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sopravvivere alla sete: i qanat. «Erano tunnel · già la noria, una ruota idraulica mossa dalla corrente del fiume in cui era immersa, mu- I ~ zione scendevano nei condotti e creavano

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sopravvivere alla sete: i qanat. «Erano tunnelsotterranei in leggera pendenza, che capta-vano le acque delle falde che scorrevano nelsottosuolo e le trasportavano anche per cen-tinaia di chilometri fino al centro abitato»,continua Temporelli. Questi tunnel eranoscavati a mano da operai speciali1Zati, che adistanza regolare realizzavano pozzi verticalida cui estrarre i detriti della lavorazione.

Ancora oggi, migliaia di chilometri di qa-not sono in funzione in Iran. Ma se ne trova-no persino a Palermo, dove li fecero costruiregli Arabi. li principio era simile a quello dellefoggare, sorta di sorgenti artificiali costrui-te in Nord Africa. «Si tratta di una serie diantiche gallerie scavate sotto il deserto persfruttare la forte variazione di temperaturatra il giorno e la notte. Le gocce d'acqua chesi formavano per condensa nei pozzi di aera-

~saggio sull'argomento. Gli antichi abitantidella Mesopotamia, infatti, riempirono alcu-ne tavolette con norme rivolte a chi utilizza-va i canali. Una del 1700 a.C. suggeriva: "sulpunto di coltivare il tuo campo, abbi cura diaprire i canali di irrigazione in modo che l'ac-qua non raggiunga un livello troppo alto".

Acqua e tasse. Nella piatta valle del Ni-lo, dove mancavano sorgenti e acquedotti, gliegiziani si rifornivano direttamente dal fiumegrazie allo shaduf «Funzionava secondo ilprincipio della leva: era un lungo bracciopoggiato su un perno, con contrappeso inpietre e un contenitore di pelle fissato all'al-tra estremità» dice Temporelli. Con questomeccanismo, molto simile a un'altalena adue posti, un uomo poteva sollevare da soloanche 3 mila litri d'acqua in un giorno. GliEgizi consideravano la loro terra un "dono

di Rapi" (cioè la divinità del Nilo, padredegli Dei) e per meglio gestire questo regaloinventarono il "Nilometro". Quello dell'isoladi Elefantina era costituito da una scalinatadi 90 gradini che scendeva fino al fiume. An-no dopo anno, i sacerdoti segnavano il livellodelle piene e annotavano benefici e disastri.Al di là dell'osservazione statistica, il siste-ma aveva la sua importanza: l'inondazionearrivava a Elefantina venti giorni prima chea Tebe e gli amministratori avevano cosìil tempo di prepararsi. Non solo: gli Egizinotarono un legame tra l'altezza della pienae la ricchezza dei raccolti e l'applicarono alcalcolo delle tasse dovute dagli agricoltori.

Canali sotterranei. I Persiani dell'odier-no Iran non avevano di questi problemi. Inpieno deserto e senza fiumi nelle vicinanze,nel 3000 a.C. trovarono un altro sistema per

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una popolazione armena distrusse la lororete di irrigazione e inondò le loro terre; suofiglio Sennacherib, per placare la rivolta deisudditi, nel 689 a.C. rase al suolo Babiloniae ordinò di deviare uno dei principali canalidi irrigazione per sommergerne le rovine; ilre Assurbanipal, nel 653 a.C., combattendocontro gli Elamiti svuotò i pozzi per asseta-re le truppe nemiche. Vincitore, si dice chebloccò il fiume Ulai (oggi Karun) con unadiga costruita con i corpi dei soldati uccisi.

Per evitare queste macabre sorprese, i piùprevidenti si aotarono di cisterne: in epocabizantina la più grande era la YerebatanSarayi (cisterna-basilica), fatta costruire aCostantinopoli nel 542 dall'imperatore Giu-stiniano. I suoi 80 mila metri cubi di capacità(40 volte la quantità d'acqua consumata inun anno da ogni italiano) erano sufficienti, incaso di assedio, per il palazzo imperiale.

La coclea. In Occidente, i Greci furonograndi teorici di idraulica. A uno di loro,Archimede, si attribuisce l'invenzione dellacoclea: si faceva ruotare una specie di elicadentro un tubo immerso nell'acqua e illiqui-do viaggiava all'interno della spirale fino aessere scaricato dalla parte superiore dellavite. Pare però che già tre secoli prima, nelVI secolo a.C., i Babilonesi irrigassero i lorogiardini pensili grazie a questo strumento.Quando Archimede riuscì a spiegarne ilfunzionamento, in Mesopotamia si usavagià la noria, una ruota idraulica mossa dallacorrente del fiume in cui era immersa, mu- I

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zione scendevano nei condotti e creavano unflusso d'acqua» spiega Altamore.

Gli ingressi ai condotti venivano spessonascosti, per evitare che i nemici potesseroapprofittarne: in passato, infatti, più di un resfruttò il potere dell'acqua per mostrare lasua forza. Per mettere in difficoltà i beduiniche volevano penetrare in territorio egiziano"si costruiranno i Muri del sovrano (cioèuna diga) per non permettere agli asiaticidi entrare in Egitto. Dovranno domandarel'acqua come un favore per abbeverare leloro mandrie", si legge in un bellicoso papiroscritto nel li millennio a.C.

Assetare, cioè vincere. Il controllodell'acqua era così importante, infatti, chediventò ben presto uno strumento di guerra.II re assiro Sargon li, nell'VIli secolo a.C.,al termine di una campagna militare contro

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che molto lontane: la condotta correva sottoterra, ma quando doveva superare fiumi odislivelli veniva sostenuta da arcate sovrap-poste e da ponti. Le complicazioni idraulicheerano notevoli» assicura Temporelli.

Ben 11 acquedotti alimentavano l'Urbe ei Romani erano convinti che qualunque cittàper essere tale dovesse avere questo servizio:perciò, nel II secolo d.C., l'imperatore Traia-no ordinò a Plinio il Giovane, governatorespeciale della Bitinia (vicino alla Turchia)di completare l'acquedotto di Nicomedia.L'opera aveva già "bruciato" 3 milioni emezzo di sesterzi (una cifra faraonica), maTraiano volle portarla a termine.

Fatica sprecata: dopo la caduta dell'Impe-ro romano, la maggior parte degli acquedot-ti, priva di manutenzione, smise di funziona-

re. Per tutto il Medioevo la tecnologiaidraulica si fermò. Come ha scritto lo

storico Lawrence Wright: "Quando" le legioni romane si ritirarono, tutta

l'Europa chiuse i rubinetti. Per ria-prirli si sarebbe dovuto aspettare un

millennio". IJMaria Leonarda Leone

.,nita di contenitori che pescavano l'acqua.Questo sistema diede il via allo sfruttamentodell'energia idrica per le macine dei mulini o,come fecero i cinesi, per alimentare i manticidelle fonderie e per fabbricare la carta.

Raffinati romani. I Romani, ormai pa-droni delle tecniche dell'epoca, arrivaronoa procurarsi litri e litri d'acqua in eccessoanche per abbellire le città. Per alimentarele numerose fontane, le terme e le ville del-l'Urbe costruirono ~andissimi acquedotti(il primo nel 312 a.C.), molto più complessidei condotti sotterranei realizzati dai Greci.«Erano impianti alimentati da sorgenti an-

Giorgio Temporelli, Francesco Mantelli. L'acquanella storia (Franco Angeli).Giuseppe Altamore. L'acqua nella storia. DaiSumeri alla battaglia per l'oro blu (SugarCo).

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