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La settimana di cittanuova.it Direttore responsabile - Michele Zanzucchi Mail - [email protected] ANNO I - N. 0 - APRILE 2012 ANNO I - N. 18 - OTTOBRE 2012 - La settimana di cittanuova.it - Direttore responsabile Michele Zanzucchi - Mail [email protected] SOMMARIO Elisir di lunga vita per il Colosseo di Mariagrazia Baroni pag. 2 Imparare e narrare oggi il Concilio di Massimo Toschi » 3 Fondi pubblici ai partiti: ora basta di Marco Fatuzzo » 4 Sindaci uniti contro lo spreco di Chiara Andreola » 6 Il valore per eccellenza: la verità dei fatti di Victoria Gómez » 8 Morire per la propria terra. Come don Puglisi di Roberto Mazzarella » 9 La Georgia ha il suo presidente miliardario di Michele Zanzucchi » 10 Eric Hobsbawm, tra secolo breve e storia totale di Marco Luppi » 12 Anticorruzione. Un cammino a ostacoli a cura di Giustino Di Domenico » 13 Tra i monasteri dell'isola di San Patrick di Oreste Paliotti » 14 Il 2 ottobre del 1869, 143 anni fa, nasceva nello Stato indiano del Gujarat, il Mahatma Gandhi, l'uomo "dalla grande anima", destinato a cambiare il suo Paese e a divenire un modello di pace universalmente riconosciuto. Il suo compleanno è stato festeggiato ufficialmente dalle autorità e folkloristicamente dal popolo che si è travestito come Gandhi, sfilando per le vie delle città. UN FATTO UNA FOTO

SOMMARIO - Città Nuovaeditrice.cittanuova.it/FILE/PDF/web422015.pdfO Dio o Mammona: così la Scrittura. In termini laico-politici: o si persegue il bene comune o l’interesse personale

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La settimana di cittanuova.it

Direttore responsabile - Michele Zanzucchi

Mail - [email protected]

ANNO I - N. 0 - APRILE 2012

ANNO I - N. 18 - OTTOBRE 2012 - La settimana di cittanuova.it - Direttore responsabile Michele Zanzucchi - Mail [email protected]

SOMMARIOElisir di lunga vita per il Colosseo di Mariagrazia Baroni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 2Imparare e narrare oggi il Concilio di Massimo Toschi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 3Fondi pubblici ai partiti: ora basta di Marco Fatuzzo . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 4Sindaci uniti contro lo spreco di Chiara Andreola . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 6Il valore per eccellenza: la verità dei fatti di Victoria Gómez . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 8Morire per la propria terra. Come don Puglisi di Roberto Mazzarella . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 9La Georgia ha il suo presidente miliardario di Michele Zanzucchi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 10Eric Hobsbawm, tra secolo breve e storia totale di Marco Luppi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12Anticorruzione. Un cammino a ostacoli a cura di Giustino Di Domenico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 13Tra i monasteri dell'isola di San Patrick di Oreste Paliotti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 14

Il 2 ottobre del 1869, 143 anni fa, nasceva nello Stato indiano del Gujarat, il Mahatma Gandhi, l'uomo "dalla grande anima", destinato a cambiare il suo Paese e a divenire un modello di pace universalmente riconosciuto. Il suo compleanno è stato festeggiato ufficialmente dalle autorità e folkloristicamente dal popolo che si è travestito come Gandhi, sfilando per le vie delle città.

UN FATTO UNA FOTO

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29-09-2012

Architettura

ELISIR DI LUNGA VITA PER IL COLOSSEO A dicembre parte il restauro dell’Anfiteatro Flavio finanziato da Tod’s. Ma nell’agenda dei lavori c’è anche una "distanza di sicurezza" di 15 metri dal monumento e la pedonalizzazione dei Fori

di Mariagrazia Baroni

A Roma molte cose sanno d’eterno . E le premesse che anche il restauro del Colosseo potesse prendere questa piega c’erano tutte fin dal lontano 2010, da quando cioè, non si riusciva a trovare uno sponsor per il monumento simbolo dell’Urbe .

Alla fine, però, si è fatto avanti l'imprenditore Diego Della Valle e così a dicembre partirà la prima tranche del progetto triennale finanziato da Tod’s: ponteggi per 915 giorni sul Colosseo per realizzare le nuove cancellate di chiusura del primo ordine, mappare lo stato di conservazione del monumento ed attuare una serie di interventi ai prospetti con tecniche conservative oramai consolidate di pulitura con acqua nebulizzata, stuccature e trattamento degli elementi metallici .A questa fase ne seguirà un’altra di 18 mesi in cui si provvederà ad allestire un Centro Servizi – con i classici bar e shop – tra via Celio Vibenna e la piazza del Colosseo, mentre l’ultima tranche riguarderà il restauro degli ambulacri, di buona parte degli ipogei e della messa a norma degli impianti tecnologici .

Ma Roma non si priverà della vista del Colosseo nemmeno per un giorno . Per questo resterà comunque aperto al pubblico nei tre anni dei

restauri e con buona pace dei cinque milioni di turisti annui e dei romani tutti .

Ma in agenda per il Colosseo c’è in serbo ancora dell’altro . In questi giorni si sta concludendo un tavolo tecnico tra Ministero dei beni culturali e comune di Roma per la messa a punto di un “piano di decoro” per la capitale che riguarda il centro storico . Ma si parla anche di un provvedimento in fase di programmazione per una fascia di rispetto attorno al monumento con sensori a distanza massima di 15 metri e di misure restrittive, se non del traffico pubblico, almeno di quello privato .

L’idea – rilanciata in queste settimane da Italia Nostra e Legambiente – consiste nell’avviare la pedonalizzazione attorno alla zona monumentale . Ma non è del tutto nuova . Il decentramento del traffico in zone meno monumentali lo chiedevano a gran voce alcuni studiosi nei primi del Novecento, nonché un altro storico dell’arte e sindaco di Roma, Giulio Carlo Argan, che a tal proposito coniò lo slogan: «O le auto o i monumenti» .Staremo a vedere . Quel che è certo al momento è che si attendono mesi di intenso lavoro attorno al monumento simbolo della città . Speriamo anche un po’ di pace .

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30-09-2012

50 anni dal Vaticano II

IMPARARE E NARRARE OGGI IL CONCILIONon una celebrazione di circostanza o una nostalgica memoria: va riproposto il Vangelo dei poveri che Giovanni XXIII consegnò non solo ai padri conciliari ma ad ogni cristiano. Oggi tutti devono mostrarlo vivo

di Massimo Toschi

Cinquanta anni fa, papa Giovanni inaugurava, l'11 ottobre, il Concilio Vaticano II . Cinquanta anni è un tempo giubilare, in cui nell’antico Israele si rimettevano in comune le proprietà, i beni, le terre . Oggi questo significa rimettere in comune tutte le grazie che dal Concilio e dal beato Giovanni XXIII sono scese su di noi e che spesso abbiamo sperperato e dilapidato .Il papa aveva pensato al Concilio come alla risposta della Chiesa alla indicibile tragedia della Seconda guerra mondiale . In questo senso si esprime nel radiomessaggio a un mese dall’apertura . Non si intendeva offrire una teologia o una prassi diplomatica, ma rendere visibile la forza inerme del Vangelo, che è la forma della vita della Chiesa e dei credenti, e per questo li plasma secondo il servizio, che ha il prezzo della vita .

Papa Giovanni ha detto in modo irreversibile che il Vangelo è il Vangelo, il Vangelo sono i poveri e i poveri sono il Vangelo . Il Vangelo non è per la Chiesa, ma per i poveri . La Chiesa, nella sua povertà e nella sua piccolezza, è e deve essere la casa dei poveri . Non si tratta di realizzare strategie pastorali, ma di condividere la vita . E la gioia di una buona notizia e di un buon annuncio .

Dice il profeta che la parola di Dio è come la pioggia, non ritorna in cielo se non ha fecondato la terra, così il Vangelo dei poveri, consegnato da Giovanni XXIII, è una parola irreversibile . Non si torna indietro . Non c’è Ior

che tenga, non c’è curia che tenga, non c’è nostalgia del preconcilio che tenga, non c’è disegno politico di una cristianità che tenga . Di questo non bisogna avere paura . Il Vangelo dei poveri è davanti a noi, così come il Concilio e papa Giovanni che, con la sua umile risolutezza, l’ha aperto . Essi ci indicano la strada, che è vivere sulla frontiera dell’impossibile, là dove solo Dio opera, senza ricerca di mezzi umani, senza protezioni, senza alleanze di potere: inermi e disarmati, come il Signore sulla croce .

Annunciare il perdono nel tempo della violenza è vivere sulla frontiera dell’impossibile; riconoscere il volto di Gesù nel volto sofferente di un bambino palestinese è vivere sulla frontiera dell’impossibile, rifiutare la guerra e la sua cultura e testimoniare la pace crocifissa è vivere sulla frontiera dell’impossibile, vivere la fraternità a partire dal più piccolo, dalle vittime è vivere sulla frontiera dell’impossibile . Riconciliare le persone, le comunità, i popoli, per mezzo della parola della croce è vivere sulla frontiera dell’impossibile .

Tutto questo va narrato con la nostra vita, in forza di quella fontana di grazia che papa Giovanni ci ha donato quell’undici ottobre . L’eucaristia, il battesimo, la parola ci consegnano il mistero dei poveri nella storia e ci danno la forza, per non rimanere prigionieri della paura, che ha il solo risultato di consegnarci alla nostalgia del passato .

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1-10-2012

Politica

FONDI PUBBLICI AI PARTITI: ORA BASTAO Dio o Mammona: così la Scrittura. In termini laico-politici: o si persegue il bene comune o l’interesse personale. Tertium non datur. Gli abusi? Da sanzionare penalmente e con l’obbligo di restituzione del maltolto

di Marco Fatuzzo

Crisi, ma non per tutti Le imprese italiane (grandi, medie, piccole) soffrono i morsi della crisi . Non tutte, però . I partiti politici sono, nel nostro Paese, le imprese più redditizie, grazie al denaro pubblico . Lo certifica la magistratura contabile: dall'inizio della Seconda Repubblica (1994), a fronte di 579 milioni di euro di spese elettorali complessive, hanno ricevuto dallo

Stato 2,25 miliardi di euro, vale a dire il 389 per cento in più . Il computo è stato fatto dalla Corte dei Conti nel referto dei controlli sulle spese elettorali dei partiti nelle ultime elezioni politiche, quelle del 2008 .

I magistrati contabili hanno rilevato la totale assenza di una «correlazione fra contributo

Mai come oggi bisogna narrare papa Giovanni e il Concilio, per consegnarli ai nostri figli e ai popoli della terra, per mostrare che non è il Vangelo che cambia, ma siamo noi che cominciamo a comprenderlo meglio .Noi oggi possiamo dire questo perché qualcuno ha raccontato a noi il Concilio . Penso al lavoro instancabile e alla sapienza dei tempi di Pino Alberigo, senza il quale oggi noi saremmo più ciechi, più sordi, più zoppi, e non potremmo vedere la luce del Concilio, ascoltare il suo annuncio, correre verso il Vangelo, che a partire dal Concilio è tornato a essere al centro della Chiesa e del mondo, là dove tutti sono attirati dal mistero di un patibolo .

Certo in questo tempo ci sono stati e ci sono cattivi pastori di Israele e cattive curie, ma la consolazione e la speranza non sono lì . Esse abitano nel sangue delle vittime, il cui grido sale fino a Dio, e abitano nella casa dei senza dignità e dei senza storia . Anche noi dobbiamo tornare lì, per vivere la nostra conversione come luogo di incontro con tutti i fratelli . Allora sgorga l’unità,

anche se le divisioni sembrano infinite .Parlare del Concilio e di papa Giovanni non è guardare all’indietro come la moglie di Lot, che rimase pietrificata: è la parola di Dio per il nostro presente e il nostro futuro . C’è un unico rischio oggi: ridurre il Concilio a una devozione, doverosamente da ricordare, ma senza impegno, come si ricorda a età avanzata la nostra giovinezza . Il Concilio non è una devozione ma un evento dello Spirito, che infiamma i cuori dei credenti per la martyria della vita .

Molte cose oggi ci scandalizzano nella Chiesa e nella curia romana, ma questo non può distogliere dall’ascolto di Giovanni XXIII e del Concilio, che nella tormenta della storia anticipano il tempo del regno e indicano la via di Dio per la conversione e la purificazione della Chiesa e di ciascuno di noi . Così oggi si sanano le ferite prodotte dalla durezza del cuore e dal desiderio del potere di coloro che vogliono «ridurre la casa di preghiera in una spelonca di ladri» .

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finanziario statale e rimborso delle spese elettorali» . Il meccanismo del rimborso legato al numero dei voti anziché alle spese – rileva la relazione – ha fatto lievitare i costi delle campagne elettorali, visto che comunque i contributi statali prescindono da essi e sono molto superiori . Il dimezzamento deciso dal Parlamento nel luglio scorso, non è quindi sufficiente, giacché non intacca, se non in misura minima, il vantaggioso rapporto tra spese ed entrate . Una correlazione che, a parere della Corte dei conti, «meglio avrebbe aderito all'esito del referendum abrogativo del 1993 sul finanziamento ai partiti politici» . Un excursus degli ultimi 20 anni Non c’è chi non ricordi che nell’aprile 1993, nel clima di sfiducia susseguente allo scandalo di Tangentopoli, la stragrande maggioranza degli italiani (il 90,3 per cento) si espresse, in un referendum, a favore dell'abrogazione del finanziamento pubblico ai partiti . Tout court . Senza se e senza ma: abrogazione, voleva (e vuole ancora) dire "zero soldi pubblici ai partiti" .Il Parlamento ne prende atto, e corre ai ripari . Nel dicembre dello stesso anno, emana la legge n . 515 (con la quale modifica ed aggiorna una legge già esistente) . Non si parla più di "finanziamento pubblico" ai partiti, bensì di "rimborsi elettorali": cambia la forma, non la sostanza . La sovranità democratica dei cittadini, espressa nel referendum del 1993, elusa ed aggirata . I rimborsi entrano subito in vigore, già quattro mesi dopo, a partire dalle elezioni politiche dell’aprile 1994 . Il costo? 91 miliardi di lire (l’equivalente di 47 milioni di euro), per ciascuno dei due anni della legislatura . La stessa norma viene applicata anche dopo le successive elezioni politiche dell’aprile 1996 .

Nel gennaio 1997 il Parlamento vara una nuova legge (la n . 2), che prevede la possibilità, per i contribuenti, di destinare il 4 per mille della propria imposta sul reddito al finanziamento dei partiti politici . La presa in giro della volontà popolare continua, reintroducendo dalla finestra – di fatto – in forma indiretta il finanziamento pubblico ai partiti, che era uscito dalla porta . I cittadini destinano parte della propria imposta sul reddito allo Stato,

che poi la gira ai partiti . Una sorta di gioco delle tre carte . La gente, in larga misura, non si lascia abbindolare, e la destinazione del 4 per mille dell’Irpef ai partiti fa registrare un gettito irrisorio e comunque di gran lunga inferiore alle attese . Una novità importante, tuttavia, la legge del 1997 la introduce, prevedendo l'obbligo per i partiti di redigere un bilancio per competenza, comprendente stato patrimoniale e conto economico . Meglio che niente (prima non c’era neanche quest’obbligo) . Il controllo dei bilanci è affidato alla presidenza della Camera, mentre alla Corte dei Conti è demandato solo il rendiconto delle spese elettorali . Sistema dei controlli rivelatosi poi, alla prova dei fatti, insufficiente, vulnerabile e facilmente aggirabile .

Nel 1999 una nuova legge (la n .157) . L’esito del referendum del 1993 è ormai lontano sei anni: forse la gente ha già somatizzato . Si può allora reintrodurre il finanziamento pubblico completo per i partiti (senza nominarlo) . Il rimborso elettorale previsto da questa legge, infatti, non ha alcuna attinenza diretta con le spese effettivamente sostenute dai partiti per le campagne elettorali . La legge prevede rimborsi per cinque livelli di elezioni (Regionali, Camera, Senato, Parlamento Europeo, Referendum), erogati in rate annuali di circa 194 milioni di euro . La legge entra in vigore con le elezioni politiche del 2001 . Ma la voracità dei partiti non è ancora pienamente soddisfatta, perché la legge del 1999 prevede un quorum del 4 per cento e la durata completa della legislatura . Due paletti scomodi . Ma, per il Parlamento, non ci sono difficoltà per provvedere a superarli, nel quadriennio successivo .

Nel 2002 (con la legge n .156) il rimborso diventa annuale, e viene abbassato dal 4 all'1 per cento (quello dei partitini fai-da-te) il quorum per ottenere il rimborso elettorale . La spesa prevista, per Camera e Senato, nel caso di legislatura completa, viene più che raddoppiata, raggiungendo 469 milioni di euro .Nel 2006 (con la legge n .51) esce l’ultimo coniglio dal cilindro: l’erogazione è dovuta per tutti e cinque gli anni di legislatura, indipendentemente dalla sua durata effettiva

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1-10-2012

Iniziative

SINDACI UNITI CONTRO LO SPRECOCirca duecento primi cittadini hanno sottoscritto a Trieste una carta di impegni che anticipa i tempi dei provvedimenti europei su alimenti e trasporti

di Chiara Andreola

Che il Nordest si faccia vanto di essere una regione “sempre avanti”, è quasi un luogo comune; ma questa volta davvero Friuli Venezia Giulia, Veneto, Trentino e Alto Adige hanno battuto sul tempo non solo il resto d'Italia,

ma addirittura d'Europa . Il 29 settembre, in occasione del salone dell'innovazione Triestenext, quasi duecento sindaci si sono incontrati nel capoluogo giuliano per sottoscrivere la carta “Nordest: euroregione

(sic!) . Con quest’ultima modifica l’aumento dei rimborsi cresce in misura esponenziale . Dal 2008, infatti, i partiti iniziano a percepire il doppio dei fondi, giacché ricevono contemporaneamente sia le quote annuali relative ai tre anni virtuali rimanenti della XV (interrotta dopo due anni) che alla XVI Legislatura . Siamo all’assurdo! Dopo gli scandali, il Parlamento agisca Visto l’uso disinvolto e spregiudicato che ne fanno, meglio non mettere troppi soldi pubblici a disposizione dei partiti . Per non indurre in tentazione . E, quei pochi, siano sottoposti ad un rigido e trasparente sistema di rendicontazione e di controlli, al Parlamento nazionale come ai consigli regionali . A seguito degli scandali che, nel 2012, hanno interessato i tesorieri della Margherita e della Lega Nord, il dibattito è stato riaperto ed è approdato in Parlamento . Ma è soprattutto sotto la spinta indignata dell’opinione pubblica che, il 6 luglio scorso, il Parlamento ha emanato nuove norme (legge n .96), che prevedono il dimezzamento del finanziamento pubblico ai partiti .

All’art .1, è prevista la riduzione dei contributi pubblici per le spese sostenute dai partiti

a "soli" 91 milioni di euro annui, il 70 per cento dei quali, pari a euro 63,7 milioni, è corrisposto come rimborso delle spese per le consultazioni elettorali . Il restante 30 per cento, pari ad euro 27, 3 milioni, è erogato, a titolo di cofinanziamento, quale contributo per l’attività politica . Decorrenza: immediata? Retroattiva? No, solo a partire dalla prossima legislatura (e ti pareva!) .

All’art . 5 (questo sì, ottimo), è previsto altresì che, per aver diritto ai rimborsi per le spese elettorali, i partiti e i movimenti politici siano tenuti a dotarsi di un atto costitutivo e di uno statuto che specifichi espressamente l'organo competente ad approvare il rendiconto di esercizio e l'organo responsabile per la gestione economico-finanziaria . E, inoltre, che lo statuto debba essere conformato a princìpi democratici nella vita interna, con particolare riguardo alla scelta dei candidati, al rispetto delle minoranze e ai diritti degli iscritti . In caso contrario? I partiti inadempienti decadono dal diritto ai rimborsi per le spese elettorali e alla quota di cofinanziamento ad essi eventualmente spettante . Vogliamo augurarci che sia veramente così . Chi di dovere vigili perché lo sia .

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a spreco zero”: una serie di soluzioni pratiche adottabili da subito, come la vendita a prezzo scontato dei prodotti in scadenza, il recupero di quanto non distribuito nelle mense e la razionalizzazione dei trasporti . A lanciare l'iniziativa “Un anno contro lo spreco” è stato Andrea Segré, fondatore dei Last Minute Market, che già nell'ottobre del 2010 aveva sottoposto al Parlamento europeo una raccolta di firme per sollecitare l'adozione di provvedimenti in questo senso a livello comunitario: «Ogni anno – ha infatti ricordato l'europarlamentare Caronna, presente alla cerimonia – in Europa viene gettato via un terzo del cibo ancora commestibile, mentre 80 milioni di persone soffrono la malnutrizione» . «L'obiettivo – ha quindi spiegato Segré – è quello di ridurre questi sprechi del 50 per cento, partendo dai campi e proseguendo su tutta la filiera: perché lo spreco è un problema di sistema, che riguarda tanto i metodi di produzione quanto quelli di distribuzione» .Si tratta infatti, come ha dichiarato l'europarlamentare Debora Serracchiani, «di una sfida culturale, che ci impone di ripensare quale tipo di consumo e di sviluppo vogliamo: non possiamo illuderci di crescere in maniera sostenibile solo non gettando il cibo se poi, come purtroppo in Italia, non si incentivano mezzi di trasporto ecocompatibili» . Il Parlamento europeo ha accolto subito la proposta, che è stata rielaborata secondo

le sensibilità di ciascuno Stato membro e sottoposta alla Commissione: nell'attesa che questa elabori delle direttive, un gruppo di sindaci – inizialmente cento, ma ora sono quasi raddoppiati – ha anticipato i tempi decidendo di adottare queste misure nelle proprie città . Tra i primi firmatari c'è appunto stato il primo cittadino di Trieste, Roberto Cosolini; ma anche alcuni governatori di regione, come il friulano Renzo Tondo e il veneto Luca Zaia, e un sindaco d'oltreconfine, Matej Arcon di Nova Gorica . «L'auspicio – ha infatti proseguito Caronna – è che nasca un movimento di amministratori locali, che promuova lo scambio di buone pratiche: perché anche non condividerle è uno spreco, in un momento in cui il tema della sobrietà riveste un'importanza decisiva» .Peraltro, ha fatto presente il suo collega Giancarlo Scottà, «l'Unione europea ha già stanziato 500 milioni di euro per far fronte al disagio alimentare, di cui 95 già disponibili per l'Italia: e chiedo la cooperazione di tutti i cittadini per far sapere alle istituzioni se questi soldi andranno a buon fine» . La cerimonia, condotta – è il caso di dirlo – dalla nota voce radiofonica di Massimo Cirri, si è conclusa con una lunga sfilata di fasce tricolori per la sottoscrizione del documento: il primo passo di un impegno che, promosso dalle istituzioni, arrivi fino al singolo cittadino . Perché, come ha ricordato l'europarlamentare Elisabetta Gardini, «la riduzione degli sprechi è la vera chiave del risparmio energetico» .

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2-10-2012

Dibattiti

IL VALORE PER ECCELLENZA: LA VERITÀ DEI FATTILa condanna a Sallusti per un articolo diffamatorio pubblicato su "Libero" alimenta la polemica. Ne parla Ignazio Ingrao, caposervizio di "Panorama" e fiduciario dell’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti del Lazio

di Victoria Gómez

La condanna a 14 mesi di carcere per Alessandro Sallusti per il reato di diffamazione e al contempo l'inviolabilità del diritto di opinione stanno interessando anche Giorgio Napolitano, capo dello Stato, e Paola Severino, ministro della Giustizia . Quest'ultima ha affermato la necessità e l’urgenza di dover trattare «con la massima serietà» la regolamentazione del «complesso rapporto tra libertà di stampa e tutela della reputazione di chi sporge querela per diffamazione» . Da parte sua, il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino, dichiara che «un’intimidazione a mezzo sentenza è un’intimidazione a tutti i giornalisti» . Abbiamo chiesto a Ignazio Ingrao, caposervizio di "Panorama" e fiduciario dell’Inpgi (Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani) del Lazio una sua opinione sul caso .

A che punto siamo nella riflessione sulla responsabilità dei giornalisti e sul diritto d'opinione?«I giornalisti non sono una casta al di sopra della legge . Se sbagliano devono pagare . Tuttavia dobbiamo chiederci se il carcere sia una sanzione proporzionata ed efficace per un reato, anche grave, di opinione . Credo di no . Ci sono, a mio avviso, altri strumenti giuridici più idonei ed efficaci . Ma sono strumenti che andrebbero rafforzati e resi più incisivi con un intervento legislativo . Mi riferisco anzitutto allo strumento della rettifica: occorre una

norma più cogente sull'obbligo della rettifica, come prevedeva una proposta di legge studiata dall'Ordine dei giornalisti . Il valore prioritario da perseguire è ristabilire la verità della notizia, nell'interesse del lettore, prima ancora che sanzionare il giornalista . In secondo luogo occorre riformare e rendere più efficace l'azione dell'Ordine dei giornalisti, che alcuni vorrebbero invece addirittura abolire . L'Ordine dei giornalisti ha il potere di comminare sanzioni a carico dei giornalisti che vanno dal semplice avvertimento fino alla sospensione o addirittura la radiazione dall'albo . La radiazione dall'albo che, di fatto, impedisce a un giornalista di continuare a svolgere la sua professione, è persino più efficace della minaccia del carcere . Infine la pena pecuniaria e il risarcimento del danno . Anche se, purtroppo, la leva del risarcimento economico a volte viene utilizzata come minaccia sugli organi di informazione per indurli a non affrontare determinati argomenti» .

Certo che in tutta questa storia, come in altre, non si dovrebbero mai dimenticare quelli che sono i primi protagonisti, le vere vittime di situazioni limite la cui vicenda viene alla ribalta dell'informazione, che restano l’“anello debole” del processo comunicativo. Cosa ne pensa?«L'aspetto paradossale di questa vicenda è che proprio i protagonisti più deboli, le vere vittime di tutto questo clamore mediatico,

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Legalità

MORIRE PER LA PROPRIA TERRA. COME DON PUGLISIIl 25 maggio del 2013 padre Pino Puglisi, ucciso dalla mafia, sarà beatificato nel corso di una cerimonia che si svolgerà a Palermo. Un sacerdote che ha dato la vita per la sua terra, amandola fino alla fine

di Roberto Mazzarella

In occasione del diciannovesimo anniversario dell’uccisione di padre Pino Puglisi (nella foto), ucciso dalla mafia il 15 settembre del 1993, il cardinale di Palermo, Paolo Romeo, ha reso pubblica la data in cui sarà beatificato il sacerdote: il 25 maggio del 2013 .Qualche mese fa, come si ricorderà, si avviò con decreto di papa Benedetto XVI il percorso di beatificazione del sacerdote di Brancaccio . Il papa, con una motivazione forte e densa di significato per l’impegno cristiano nel tempo di oggi, riconobbe il martirio di Puglisi «in

odium fidei» . Nel corso della commemorazione dell’uccisione di don Puglisi, il cardinale Romeo ha ordinato quattro nuovi sacerdoti . Come non pensare a questi giovani sacerdoti come un frutto del sacrificio di don Puglisi?«Vivete il vostro sacerdozio – ha detto Romeo nella sua omelia in Cattedrale – sempre da discepoli… Una obbedienza fiduciosa che sarò certo anche faticosa . Tante saranno le proposte allettanti e gli stili di vita personalistici o autoreferenziali, che vi inviteranno a vivere un discepolato comodo e dunque un sacerdozio

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cioè la ragazza e i suoi genitori, sono rimasti privi di qualsiasi tutela, strumentalizzati da entrambe le parti . Questa vicenda è tutta focalizzata sullo scontro (utilizzato politicamente) tra il potere della stampa e il potere giudiziario . L'unico querelante è stato infatti il giudice tutelare, non i genitori della ragazza, diffamati anch'essi dall'articolo pubblicato su Libero . Nessuno sembra essersi genuinamente interessato del dramma della giovanissima donna che ha abortito» . Un problema che spesso si riscontra nel lavoro giornalistico è la non verifica delle fonti. Renato Farina, già radiato dall'Ordine dei giornalisti per i suoi rapporti con i servizi segreti durante il sequestro di Abu Omar, ha confessato di essere lui l'autore del pezzo incriminato e che le informazioni in suo possesso non erano corrette: il

giudice infatti non aveva invitato la ragazza all'aborto, ma l'aveva autorizzata secondo la legge. Qual è la sua opinione, dove sta il nodo del problema?«La verità dei fatti è il valore per eccellenza che deve guidare il nostro lavoro . Un valore da perseguire con tutti gli sforzi possibili per verificare le fonti e per controllare le notizie . Certo si può sempre sbagliare . I giornalisti non sono infallibili . È richiesto loro però di essere in buona fede e, se hanno commesso un errore, di rettificare . Non sempre questo avviene e spesso i fatti vengono anche piegati alle opinioni, per dimostrare una tesi precostituita o condurre una particolare campagna di stampa . Difendere la vita nascente è meritorio, ma se questo viene compiuto distorcendo la verità, criminalizzando le persone, diffamando la magistratura, anche questa battaglia rischia di perdere qualsiasi valore» .

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imborghesito e clericale» .Un sacerdozio imborghesito e clericale . Parole dure, me necessarie in una terra come la Sicilia, in un momento storico in cui tutto si accompagna a tutti . Dove non vi è più nulla di definito . La “zona grigia” – dove convivono il bene e il male, la mafia e l’antimafia, la fede (la caricatura della fede) con la negazione della vita – sembra essere la palude che tutto vanifica . Evitare dunque, dice Romeo, il sacerdozio imborghesito e clericale .

«Guardate, vi prego, all’esempio di don Pino, vostro confratello, ha detto ancora Romeo ai nuovi sacerdoti . Il giorno in cui il cardinale Pappalardo gli proponeva il trasferimento a Brancaccio, all’uscita dall’episcopio, un amico medico, che aveva saputo della nuova missione, affettuosamente gli domandava «Peppinu, si’ cuntentu?» (Peppino, sei contento?) . Don Pino rispondeva con semplicità e convinzione: «Al cardinale non avrei mai potuto dire di no!» . Il suo volto certo tradiva la sofferenza di “cambiare ancora una volta”, di “rimettersi in gioco” per una missione problematica . Ma nelle sue parole c’era l’allontanamento da ogni valutazione legata a preferenza, successo o merito, e una reale disponibilità all’ascolto della volontà di Dio, disponibilità ordinaria e disarmante, nell’obbedienza al vescovo . Un “perdere la vita” in una sequela autentica

dietro a Gesù, dietro al Giusto Crocifisso del quale, proprio a Brancaccio, sarebbe diventato icona con il suo martirio . La celebrazione della Beatificazione del prossimo 25 maggio si terrà a Palermo e, per permettere la partecipazione di migliaia di persone all’evento, si svolgerà all’aperto .

Qualche giorno fa sono stato vicino Firenze per partecipare all’evento che si svolge lì ogni anno, Loppianolab . Mi hanno chiesto di portare la mia esperienza nel cosiddetto “cantiere legalità” . Quale migliore buona notizia potevo portare ai lavori di Loppianolab se non quella della beatificazione di Puglisi, ucciso in odio alla fede? Quale migliore proposta potevo fare ai ragazzi colà convenuti di una vita non imborghesita e non clericale? Ma sono certo che la buona notizia sia stata apprezzata anche per un altro motivo: la voglia –anche a costo di essere odiati per questo – di riportare a Dio l’umanità . Costi quello che costi . Adesso la Chiesa ci ha voluto donare, attraverso l’esempio di don Puglisi, anche questo incoraggiamento: voler incarnare il Vangelo, renderlo parte viva della società in cui viviamo, non è roba da poco . Significa incidere con coraggio nella storia della nostra terra . Amare fino a morirne . Fino a dare la vita per la propria terra . Questo il messaggio: non sono previste mezze misure .

Elezioni presidenziali

LA GEORGIA HA IL SUO PRESIDENTE MILIARDARIOMichail Saakashvili è stato sconfitto nelle elezioni politiche da Bidzina Ivanishvili. Una coabitazione difficile

di Michele Zanzucchi

La Georgia sembra voler voltare pagina . È l’ora del cinquantaseienne Bidzina Ivanishvili (nella foto), dopo la stagione del giovanissimo

presidente Michail Saakashvili, eletto il 25 gennaio del 2004, che vinse a man bassa con la sua “rivoluzione delle rose”, cacciando il

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post-sovietico Shevarnadze con una scelta radicalmente filo-occidentale, dopo un pugno di elezioni vinte grazie ad un “sapiente” populismo, alla sua fama di “macho” tanto apprezzata dai maschi georgiani, ai dollari di provenienza statunitense e al favore dei media .

Ma Saakashvili, sposato ad una donna colta e affascinante, un’olandese conosciuta durante i suoi studi a Londra, ha commesso anche passi falsi, come la sciagurata guerra del 2008 contro i russi, per la riconquista dell’Ossezia del Sud . Saakashvili voleva in sostanza liberare la Georgia dalla “schiavitù russa” e traghettare il Paese verso un capitalismo all’americana, simboleggiato in alcune opere architettoniche un po’ faraoniche e un po’ pacchiane che hanno cambiato (in peggio) il volto della capitale Tbilisi, a cominciare dal “suo” palazzo presidenziale, sormontato da una cupola di vetro oblunga che ricorda quella del Capitol di Washington, illuminata di notte da luci da discoteca! C’è riuscito? Parzialmente . Certamente queste elezioni sembrano dire che anche nel Caucaso l’alternanza democratica, la prima vera transizione passata per le urne, è arrivata e si è stabilita con successo in una società post-sovietica . Un grande passo in avanti . Chi ha sconfitto Saakashvili? Bidzina Ivanishvili, un plurimiliardario (patrimonio di 5 miliardi di dollari), un self made man, visto che suo padre era un povero minatore, un uomo dal sorriso sempre pronto (come il suo predecessore), un po’ spaccone ma

nel contempo fornito di un’intelligenza politica non secondaria, visto che è riuscito a galvanizzare in un solo anno un’opposizione in liquefazione e a condurre una campagna elettorale di estrema durezza . Ma ora, appena eletto, usa già toni più concilianti, centrando il suo discorso politico sulla necessità di mettere da parte le ambizioni da grande potenza locale per centrare l’attenzione sull’economia che va male e guardare anche verso lo scomodo vicino russo, senza pretendere di scatenare guerre impossibili . C’è pure da sconfiggere una corruzione che mina la democrazia del Paese, e un ancora difficile rapporto della politica con le forze di sicurezza .

Bidzina Ivanishvili, che ha fatto fortuna soprattutto in Russia, anche se i suoi rapporti con Putin e Medvedev non sembrano dei migliori, si trova ora a gestire i grandi problemi della Georgia, in particolare lo stato di povertà acuta di larghe zone del Paese, le questioni territoriali aperte col vicino russo (Abkhazia e Ossezia del Sud) e il problema degli approvvigionamenti energetici . Senza parlare della coabitazione forzata col presidente Saakashvili, che resterà in carica per un anno ancora, fino alle elezioni presidenziali dell’ottobre 2013 . Fonti locali prevedono un iniziale fair play post-elettorale, seguito da una forte guerra politica tra presidente e premier: chi conosce Saakashvili sa che questi non mollerà l’osso del potere tanto facilmente .

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Eric Hobsbawm

TRA SECOLO BREVE E STORIA TOTALE Un ricordo di questo scrittore e storico scomparso nei giorni scorsi a 95 anni. Con i suoi libri e le sue tesi, ha influenzato la comunità scientifica e il mondo intellettuale

di Marco Luppi

La comunità scientifica e il mondo intellettuale ricordano Eric Hobsbawm, insigne storico e scrittore dell’ultimo secolo, scomparso il primo ottobre all’età di 95 anni . Nato ad Alessandria d’Egitto il 9 giugno 1917 da famiglia ebrea d’origine austriaca e rimasto orfano fin dalla tenera età, cresce nella Germania che vede l’ascesa al potere di Hitler e dell’ideologia nazista, per poi riparare a Londra insieme agli zii che assumono la tutela sua e dei suoi fratelli . Si distingue per il brillante percorso universitario e dottorale presso il King’s College di Cambridge, divenendo docente di storia al Birkbeck College di Londra fin dal 1959; negli anni, a più riprese, tiene apprezzati corsi presso la Stanford University in California, divenendo in seguito professore emerito in scienze politiche alla New school for social research di Manhattan .

Poliglotta, capace di associare alla profondità della ricerca storica un naturale talento letterario e una fluidità di scrittura, lungo la sua carriera accademica ha dedicato una parte notevole delle proprie ricerche agli sviluppi della rivoluzione industriale, alla storia della classe operaia e del mondo borghese . Attento osservatore dei dati forniti dal contesto sociale, è ricordato per la trilogia edita in Italia da Einaudi negli anni ’60: “Le rivoluzioni borghesi”, “I ribelli . Forme primitive di rivolta sociale” e “I banditi . Il banditismo sociale nell’età moderna”, opera che gli diede un’immediata notorietà . Studioso di formazione marxista e iscritto al partito comunista inglese anche in anni impegnativi per il proprio riferimento

ideologico-culturale, rimarrà celebre per aver coniato alcune definizioni cronologiche che corrispondono anche ai titoli delle sue opere più celebri, come ad esempio “Il secolo breve” (1995), che racchiude la sua rivisitazione delle vicende che abbracciano il periodo che va dalla Prima guerra mondiale alla caduta del muro di Berlino . Un pesante rilievo che viene fatto alle sue scelte metodologiche e narrative fa riferimento alla militanza che lo ha portato a sminuire la centralità di alcuni avvenimenti (il patto Molotov-Ribentropp tra URSS e Germania del 1939, la repressione sovietica in Ungheria del 1956 e il “congelamento” della primavera di Praga del 1968) e a giustificarne la diversa considerazione .

Citato ancora in tempi recentissimi dai giovani di “Occupy Wall Street”, fino all’ultimo ha continuato la sua personale battaglia culturale sulla dicotomia capitalismo-comunismo, pubblicando nel 2011 il volume “Come cambiare il mondo . Perché riscoprire l’eredità del marxismo”, nel quale ripropone quella che ritiene essere la radicalità e l’attualità del pensiero e della prassi di Marx, considerato uno tra i pensatori più diffusi e influenti nella storia del pensiero politico . Apparentemente acritico verso la rappresentazione del mondo analizzata e raccontata in una vita intellettuale e accademica piuttosto lunga, piace pensare (o almeno sperare) che il benefico tarlo del dubbio e la necessità del confronto siano cresciuti anche in Hobsbawm, secondo quanto da egli riportato all’interno di uno dei suoi più

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noti aforismi: «La maggior parte degli esseri umani si comporta come lo storico: riconosce

la natura della propria esperienza solo alla fine, retrospettivamente» .

Giustizia

ANTICORRUZIONE. UN CAMMINO A OSTACOLI Intervista a Giovanni Caso, responsabile della rete internazionale di giuristi “Comunione e Diritto” e già magistrato della Corte di Cassazione, sul disegno di legge proposto dal governo Monti

a cura di Giustino Di Domenico

Secondo stime diffuse e verosimili, la corruzione produce un danno da 60 miliardi all’anno in Italia . Il nostro Paese risulta tra i firmatari, nel 1999, di una Convenzione di Strasburgo che ha introdotto nuove figure di reati proprio per arginare e prevenire un sistema diffuso di malaffare, come dimostrano troppi episodi di cronaca giudiziaria . Dopo la firma delle convenzioni europee, occorrono le leggi statali per poterle applicare . Evidentemente gli ostacoli sono stati finora insormontabili, ma sembra che il governo Monti stia giungendo al traguardo .

Nel frattempo, come hanno fatto notare Libera, Legambiente e Avviso Pubblico presentando, il primo ottobre, le statistiche e i numeri della corruzione in Italia, il fenomeno si sta aggravando conducendo alla «delegittimazione delle istituzioni e della classe politica» . Ai «meccanismi di selezione che premiano corrotti e corruttori nelle carriere economiche, politiche, burocratiche» si accompagnano fenomeni inquietanti come «il dilagare dell'ecomafia (traffici di rifiuti e il ciclo illegale del cemento)» che «quasi sempre» prosperano grazie alla «connivenza della cosiddetta "zona grigia", fatta di colletti bianchi, tecnici compiacenti, politici corrotti» .Sulla legge in materia di corruzione abbiamo

raggiunto il dottor Giovanni Caso, responsabile della rete internazionale di giuristi “Comunione e Diritto” e già magistrato della Corte di Cassazione .

Che idea si è fatto di questa legge?«Certamente questa legge contro la corruzione che il governo Monti, e in particolare il ministro Severino, vogliono fare approvare dal Parlamento, è una cosa buona, sia perché colma un vuoto che c'è nella nostra legislazione, come ci chiede insistentemente l'Europa, sia perché rappresenta un segnale per indurre gli italiani a cambiare mentalità nel senso di convincerli che il rispetto della legalità nei rapporti tra Pubblica Amministrazione e cittadini corrisponde a un bene per tutti» .

Ci sono aspetti della nuova normativa che potrebbero esse migliorati? «Positivo senz'altro è l'aver introdotto le due nuove figure di reato: cioè il reato di corruzione tra privati e il reato di traffico di influenze illecite (attività di intermediazione a fini di corruzione, ndr) . Mi sembra, tuttavia, che la legge preveda pene troppo deboli, per cui è quasi certa la prescrizione dei reati con la conseguenza che non si arriverà a sentenza definitiva di condanna . Resta comunque il fatto che già l'essere sottoposto a processo penale

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costituisce una remora alla commissione del reato . Ma, ciò che a me appare molto debole sono le conseguenze, in particolare riguardo alla non candidabilità di chi viene condannato, in quanto questo effetto viene collegato al passaggio in giudicato della sentenza, e dati i tempi lunghi dei processi e il conseguente pericolo di prescrizione del reato, si rischia di vanificare l’incandidabilità . Qui bisognerebbe essere più incisivi, stabilendo che gli effetti decorrano dal rinvio a giudizio dell'imputato, che suppone già la sussistenza di elementi sufficienti di colpevolezza, o almeno dalla sentenza di condanna di primo grado, prevedendo anche la sospensione dalla carica pubblica che l'imputato dovesse ricoprire» .

Come mai finora c'è stata resistenza all'approvazione della legge?«Ciò forse è dovuto al timore, almeno in certi settori, che essa produca una repressione

più incisiva dell’illegalità, tenendo anche conto della tendenza un po’ diffusa nel nostro costume sociale di cercare di ottenere dall'autorità pubblica qualcosa che non è dovuto ed è contro legge, che è all'origine di larga parte della corruzione dei pubblici poteri . Per cui ben venga questa legge per mettere un freno a questa deleteria tendenza, che si riflette in danno di tutti gli altri cittadini e dell’intera collettività . Dobbiamo, infine, notare che nella legge è stata tolta anche la reintroduzione del reato di falso in bilancio per pressioni che arrivano da un certo mondo imprenditoriale, ma in questo modo rischiamo che certi soggetti spregiudicati continueranno a manovrare capitali occulti sottratti col falso . A tale fine, la nuova legge dedica un'intera parte alla prevenzione della corruzione attraverso una maggiore vigilanza sulla legalità dell'operato dei pubblici amministratori» .

Itinerari

TRA I MONASTERI DELL'ISOLA DI SAN PATRICKIl “momento di gloria” di un popolo, l’irlandese, senza l’apporto del quale il nostro mondo occidentale sarebbe impensabile

di Oreste Paliotti

Chi si accinga a visitare l’Irlanda, terra disseminata di bellissimi monasteri e di innumerevoli altre testimonianze della fede cristiana del suo popolo, farebbe bene a informarsi preventivamente, purché lo trovi, su un libro interessantissimo di Thomas Cahill, saggista americano di fama internazionale: Come gli irlandesi salvarono la civiltà . «Mentre crollava l’impero romano – vi si legge –, e attraverso tutta l’Europa barbari sporchi e arruffati calavano sulle città romane saccheggiando i manufatti e bruciando i libri, gli irlandesi, che imparavano allora a leggere

e scrivere, si prefissero l’arduo compito di ricopiare tutta la letteratura occidentale, tutto ciò che gli capitava tra le mani . Questi amanuensi servirono poi da intermediari nella trasmissione delle culture greco-romana e giudaico-cristiana alle tribù europee, appena queste ultime si furono insediate tra le macerie e le vigne devastate della civiltà che avevano sopraffatto . Senza questo servizio da parte degli amanuensi, tutto ciò che avvenne in seguito sarebbe stato impensabile . Senza la missione dei monaci irlandesi che da soli, dalle insenature e dalle valli del loro esilio,

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rifondarono la civiltà europea in tutto il continente, il mondo venuto dopo sarebbe stato completamente diverso» .

Questo, in sintesi, l’argomento trattato dall’autore, la cui capacità, piuttosto rara fra gli storici, è stata di unire alla ricchezza e alla solidità delle informazioni una autentica vena narrativa . Egli ci fa rivivere il periodo più oscuro della storia europea, quella età di transizione che va dalla caduta dell’impero romano all’affermarsi di Carlo Magno . Un periodo in cui la stessa nozione di "cultura" venne radicalmente rielaborata, in entrambe le sue articolazioni fondamentali: la conservazione e la trasmissione del sapere .Nessuno, prima di Cahill, aveva con tanta abbondanza d’argomenti messo in rilievo il ruolo svolto dall’lrlanda monastica in questo processo di trasformazione intellettuale . Di conseguenza la sua ha il sapore di una "storia mai sentita”, il cui carattere avventuroso è di forte impatto su chi legge .Ma chi erano questi irlandesi di cui G . K . Chesterton scrisse: «Sono gli uomini che Dio fece matti: tutte le loro guerre sono allegre, e tutte tristi le loro canzoni»? Un ramo di quell’albero celtico che, a partire dal 600 a .C ., estese i suoi rami in tutta Europa fino a invadere il mondo greco nell’attuale Turchia, dando origine a popoli dai nomi diversi . La loro era una cultura analfabeta, seminomade, fondata sull’allevamento del bestiame e sulla pratica dello schiavismo . Piuttosto statica, per modificarla era necessario un intervento esterno . E qui Cahill passa a presentarci colui che cambiò i destini dell’isola: Patrick, san Patrizio, l’apostolo degli irlandesi .

Rapito sedicenne sulle coste della Britannia, dove era abituato agli agi e alla prevedibilità della civitas romana, era finito a pascolare gli armenti di un signorotto irlandese . Solo dopo anni di servitù poté recuperare la libertà e ritornare fra i suoi . Ma col pensiero riandava sempre alla terra del suo esilio . Ordinato sacerdote e vescovo, vi rimise piede nel 432, pronto ad affrontare i rischi e le fatiche dell’evangelizzazione .Caso eccezionale, l’Irlanda fu l’unica terra

in cui il cristianesimo venne introdotto senza spargimento di sangue . Patrick fondò dappertutto vescovati, monasteri e conventi, divenendo irlandese a tutti gli effetti .Certo, le sue sole doti di spontaneità e calore umano, di coraggio, lealtà e generosità non potevano bastare a far convertire un popolo di ostinati come gli irlandesi . Determinante fu l’aver fatto leva su alcuni aspetti caratteristici della loro cultura quali il coraggio, il misticismo naturale che li portava a credere nella sacralità del mondo . Non solo, ma egli aveva compreso che il cristianesimo, «pur non essendo legato indissolubilmente al costume romano, non poteva sopravvivere senza l’istruzione romana . E così i primi cristiani irlandesi furono anche i primi irlandesi a saper leggere e scrivere» .

I complessi monastici sorti «si trasformarono rapidamente nei primi nuclei abitati, in centri propulsori di una prosperità, estesa all’arte e agli studi, senza precedenti»: centri in cui, oltre a leggere i testi sacri, veniva letteralmente divorata tutta la letteratura pagana greca e latina che capitasse a tiro e cominciavano ad essere trascritte le tradizionali leggende orali, un’intera letteratura che altrimenti ci sarebbe del tutto ignota . Risalgono a quest’epoca i libri stupendamente miniati, che costituiscono oggi il vanto di biblioteche inglesi, francesi, svizzere, tedesche, svedesi, italiane e perfino russe .Dall’inizio del sesto secolo la mappa dell’Europa occidentale era stata irrimediabilmente alterata da ondate successive di barbari germanici, che avevano devastato ogni cosa al loro passaggio . In questo sfacelo tutte le grandi biblioteche erano scomparse . Unici custodi del sapere, grazie ai libri portati in salvo con sé, gli anacoreti e monaci rifugiatisi in Irlanda .Ma a causa degli insediamenti pagani dei sassoni nell’Inghilterra del sud, l’isola era tagliata fuori dal continente . Occorreva «ricollegare l’Europa al suo stesso passato attraverso l’Irlanda degli scribi» .Questo passo fu opera di Columcille, il più degno figlio spirituale di san Patrick . Dopo aver fondato in Irlanda monasteri a tutto spiano, questa singolare figura di monaco-guerriero-umanista fu esiliato – era il 564 – a Iona, isola al largo della costa occidentale scozzese

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Direttore responsabile: Michele Zanzucchi - Redazione: Maddalena Maltese, Sara Fornaro, Roberta Ruggeri

Progetto Grafico: Umberto Paciarelli

Gruppo editoriale Città Nuova. Autorizzazione tribunale di Roma n. 339/2009 del 06/10/2009

che divenne poi un trampolino di lancio per numerose nuove fondazioni, cominciando dalla terra di Scozia . Ondate di suoi intrepidi figlioli – tra cui primeggiano Columbanus e Gall – si sparpagliarono allegramente in tutta Europa, fondando monasteri famosi, che col tempo sarebbero diventati città . Naturalmente, «ovunque andassero, gli irlandesi portarono con sé i loro libri, molti dei quali non erano stati più visti in Europa da secoli; e li portavano legati alla cintola come simbolo di trionfo, proprio come, nei tempi antichi, gli eroi irlandesi portavano legate alla cintura le teste dei loro nemici» .

Non contenti di ciò, intraprendevano – siamo alla fine del sesto secolo – un’invasione spirituale dell’lnghilterra, dove avventurieri pagani di origine germanica avevano invaso gli antichi territori cristianizzati della Britannia . Questo cristianesimo celtico era destinato alla fine a incontrare il più severo cristianesimo romano che avanzava in direzione opposta: quello diffuso da Agostino di Canterbury, inviato da papa Gregorio Magno e considerato l’apostolo d’Inghilterra . «Alla seconda metà del settimo secolo, l’impulso missionario irlandese era al suo culmine, per giunta rafforzato da fresche ondate di missionari inglesi ( . . .) Alla metà dell’ottavo secolo gran partedella Frisia, della Sassonia, della Turingia e della Baviera, nonché parte della Danimarca, avevano ricevuto la Parola di Dio» .Con l’avvento di Carlomagno, prende l’avvio il primo Rinascimento dell’Europa medievale: una fioritura culturale dalla vita breve, iniziò tuttavia di un graduale risveglio dell’istruzione e degli studi nelle rare e povere scuole continentali superstiti . Il più splendido germoglio di

questa primavera europea fu ancora un irlandese: Giovanni Scoto Eriugena, il famoso pensatore emulo di Agostino e di Platone . Ma intanto, nell’isola di Patrick, le grandi civitates monastiche cadevano una dopo l’altra davanti ai terribili vichinghi . Era la fine di un’era: «L’Irlanda non avrebbe mai più recuperato la leadership culturale della civiltà europea . Era stata emarginata di nuovo . Ciò malgrado, la via irlandese era già diventata il lievito della civiltà medievale» . Nei secoli successivi l’isola, ormai colonia d’Inghilterra, divenne nazione-martire . Spopolata dalle carestie e dalle emigrazioni in massa, alla vigilia della prima guerra mondiale era ridotta alla stregua di un paese del terzo mondo . «Saranno necessari i movimenti culturali e politici irlandesi del ventesimo secolo per restituire a questo popolo distrutto una parvenza della sua autostima» .

La conclusione di questa carrellata attraverso i secoli suona come un monito . «La fine di Roma ci istruisce su ciò che avviene in modo inevitabile quando popolazioni impoverite e in rapida espansione, i cui costumi e valori sono compresi in debole misura, premono ai margini di una società ricca e organizzata» .Per Cahill, fiducioso proprio a motivo dell’esempio irlandese, il futuro della nostra civiltà «potrebbe germinare oggi non in una sala del consiglio di Londra o in un ufficio di Washington o in una banca di Tokyo, ma in qualche angolo sconosciuto ai media, dove dei generosi esseri umani si impegnano ad amare i reietti in modo straordinario . (…) Se "noi" potremo salvarci, non sarà grazie ai romani – presi da Cahill a simbolo dei potenti che presumono di avere nelle mani i destini del mondo – ma ai santi» .