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Giornale studentesco del liceo A. Scacchi Novembre 2009 anno 9 1° numero

Skakkinostri 2009/2010 n. 1

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La prima uscita di Skakkinostri dell'Anno 2009/2010

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Giornale studentesco del liceo A. ScacchiNovembre 2009 anno 9 1° numero

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Sommario

Scrive il direttore...Dopo questi 3 mesi estivi

(forse fra i più caldi di tut-ti i tempi) di beata vacanza, ci ritroviamo tutti quanti, chi più, chi meno, pronti ad affronta-re il nuovo anno scolastico che ormai è già incomincia-to da un po’ e che, almeno credo, sarà pieno di novità.Ma la cosa che più mi pre-occupa in questo mio primo editoriale è riuscire a scrive-re evitando di cadere nel banale o, peggio ancora, di ripetere ciò che prima di me hanno scritto i direttori passati. Allora l’unica cosa da fare è quella di essere pienamente sincera con voi, cari lettori, e soprattutto di non frenare l’impulso che mi spinge a scrivere di que-sta estate appena trascorsa.Ma se incominciassi a parlare della mia personale vacanza, so che ci sarebbe1motivo ben valido per cui in que-sto istante voi chiudereste il giornale e lo buttereste nel primo cestino della spaz-zatura che incontrereste.Ma non era nelle mie inten-zioni parlare di quello che ho passato: nel mondo ne sono successe di cose che personalmente credo sia-no di maggior importanza.E non bisogna neanche

andare molto lontano per trovare qualcosa di interes-sante: già a Bari molte cose

ne sono successe, a partire dalla pubblica inchiesta del-la procura di Bari su sanità, escort e quant’altro, met-tendo a dura prova la Re-gione Puglia, il Comune di Bari ma anche i piani alti del governo italiano, Presiden-te del Consiglio compreso.Oppure, come poter dimen-ticare il problema Immigra-zione, che in questi mesi si è percepito maggiormente anche a causa del “botta e risposta”, anche un po’ con-flittuale, tra Governo Italiano e Malta per il caso dei 5 eri-trei sbarcati, a quanto pare, in pessime condizioni sia fisi-che che igienico-sanitarie, a Lampedusa, dopo non esse-re stati ospitati dalle autorità marittime maltesi. E le notizie “nostrane” non finiscono qui: è stata un’estate abbastan-

za movimentata per quanto riguarda la nostra politica (credo che abbiate sentito

le affermazioni del fondato-re e leader della Lega Nord, Umberto Bossi su Inno di Mameli, dialetti nelle scuole e stipendi differenziati, no?).Ma all’estero non è stato per niente meglio: in Birmania, come credo saprete, Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la pace è stata di nuovo condannata dapprima con 3 anni di lavori forzati, poi com-mutati in 18 mesi di arresti domiciliari nella sua residen-za a Rangoon. E tutto questo non ha fatto altro che scate-nare, giustamente, le critiche da molte parti del mondo.Altro grave avvenimento che ha sconvolto il mondo intero è sicuramente la que-stione afghana riguardan-te il voto: giorni di panico sono stati quelli precedenti alle votazioni presidenziali, durante i quali la popola-zione è stata continuamen-te minacciata dai talebani.E a tutto questo non si può rimanere indifferenti.E io ho capito una cosa: in un modo o nell’altro questi avve-nimenti, che ti possono sem-brare distanti anni luce dal mondo in cui vivi, prima o poi ti toccheranno. E non te ne renderai nemmeno conto.Non te ne renderai neanche conto perché siamo troppo presi dal nostro, di mondo.Siamo così presi da noi stes-si e dallo stretto necessario che ci circonda che non fac-ciamo caso al fatto che al di

fuori del mondo “creato” da noi ce n’è un altro, forse an-cora più interessante, ma fin troppo reale da incuterci un po’ di quel timore che pro-viamo di solito per l’ignoto.E non lo facciamo per egoismo o per chissà quale altro sentimento.Lo facciamo perché la no-stra generazione, per quan-to probabilmente migliore di quelle passate, non “vive” pienamente la vita con tut-te le sue mille sfaccettature, è come se fosse rinchiusa in una campana di vetro.Non si riesce più a impressio-narsi davanti alle cose sempli-ci, ma così belle da mozzarti il fiato: qualcosa, per essere davvero impressionante in questi tempi, deve per for-za essere qualcosa di gran-dissima tecnologia, tipo un cellulare che faccia anche il caffè, non so se mi spiego.E allora penso che biso-gna fare qualcosa, qual-cosa per noi stessi, per migliorarci sempre di più.Bisogna imparare di nuovo a comunicare. Imparare a conoscere, a non smettere mai di meravigliarsi, come affermava Aristotele (certo non in queste parole, ma il concetto è quello..=D ).Imparare a mettersi in di-scussione sempre, non ac-cettare quello che la gente ti impone di vedere, ma cercare sempre di osser-vare il mondo con i propri occhi, senza intermediari.Per questo motivo vi conse-gniamo ora il primo nume-ro di SkakkiNostri: leggetelo, sfogliatelo, divertitevi con i nostri giochi; ma se davvero avete letto attentamente il mio editoriale vi chiedo una sola cosa: rifletteteci su. Ora Buon Anno a Tutti, Skakkisti.Con Affetto,

Antonella Pagano IV P

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26-27coming soon Skakki

Matti

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Sebbene la nostra scuola non disponesse dei fondi necessari, il Centro Fermi, avendoci visti im-pegnati nel progetto, ha fatto sì che anche noi, come ultima delle scuole d’Italia, costruissimo il no-stro rivelatore con i fisici del CERN.Dal 7 al 13 Giugno, abbiamo respirato l’aria del CERN, aria internazionale di cultura, scam-bio e rispetto, e con non poche difficoltà legate al nostro parlare francese baresizzato e inglese francesizzato, abbiamo lavorato alla costruzione delle camere del rivelatore di particelle MRPC (Mul-ti-gap Resistive Plate Chamber).Nell’avventura ci hanno accom-pagnati fisici di grande esperien-za e al contempo affabilità: la dott.ssa Antonella Regano dall’Univer-sità di Bari e la dottoressa Despina Hatzifotiadou, nostra referente al CERN (da noi chiamata sempli-cemente “Despina” data l’impro-nunciabilità del suo cognome, greco). Nelle attività di laborato-rio abbiamo avuto l’assistenza di due dottoresse coreane di cui ho purtroppo sempre ignorato i nomi, una delle quali parlava un simpatico ed incomprensibi-le inglese colorato di coreano ed aveva eccessi di autorita-rismo abbastanza frequenti. Non immaginiate labora-tori luccicanti e metallizzati o super elaboratori. L’altissi-ma tecnologia del CERN si basa sulla progettazione teo-rica, la quale nel caso del no-stro rivelatore è applicata a componentistica semplicissima.Abbiamo avuto infatti a che fare con lastre di vetro, pannelli in ve-tronite, vernice resistiva, “strips” di rame, saldatore, stagno, filo da pesca e tanto olio di gomito. Il rivelatore localizza il passaggio di nuclei ad alta energia tramite del-le strisce di rame poste sui pannel-li in vetronite (che sono il primo e l’ultimo “strato” di ogni camera), alle quali è collegato un sistema elettronico monitorato con un computer. La serie di lastre di ve-tro che i pannelli contengono ini-ziano e finiscono con i piani resisti-vi (due delle lastre sono verniciate con vernice resistiva, appunto), e

tutte le lastre sono separate da del comunissimo filo da pesca, il quale crea i gaps che a fine co-struzione vengono riempiti di gas; particolare non secondario consi-ste nella pulizia delle lastre, le quali devono essere prive di polvere e residui di alcun genere! Armati di panno e sgrassatore, tutti noi (prof compresi) ci siamo dati da fare, con conseguenti fatica e dolorini. Il risultato di tre giorni di lavoro sono state tre camere, che vanno a formare un rivelatore completo, capace di localizzare nel tempo e nello spazio il passaggio dei nuclei, selezionando i fenomeni meglio definiti in modo da po-ter elaborarli e confrontarli con quelli rivelati da altri apparecchi. Dopo tanto lavoro ci siamo

goduti il CERN e la bellissima Gi-nevra, avendo l’onore di visitare ciò su cui giornalisti e non fanta-sticano: LHC. Siamo stati fortunati a poter scendere sottoterra e ac-cedere ad uno dei 7 esperimenti collocati lungo tutto il percorso dell’acceleratore di particelle più grande al mondo, dato che è difficilissimo ottenere l’autorizza-zione per visitarli. Oggetto della nostra visita è stato l’esperimen-to ALICE, costruito per studiare le collisioni fra nuclei pesanti, alla ricerca di uno stato della mate-ria esistito per pochi milionesimi di secondo dopo il Big Bang.Al di fuori del CERN abbiamo assaporato la città di Ginevra, il lago, i cigni, la musica e gli orologi svizzeri; e per non trascurare il lato culturale della visita, non ci siamo

Quei pazzoidi noiosi dei “Rag-gi Cosmici”, che due anni

or sono vi hanno tenuti occupati con robacce subatomiche, buchi neri, stringhe e parrucche colora-te (?!) nei loro workshops pomeri-diani, gli svitati che intervistavano lo scheletro del laboratorio di bio-logia ed il vicepreside ottenendo le stesse risposte, al giungere delle prime giornate estive hanno visto ciò che tutti gli studenti di fisica dell’universo desidererebbero vedere: il CERN Conseil européen pour la recherche nucléaire !Ma procediamo con ordine: dopo numerosi corsi di prepara-zione sulla fisica subatomica, rela-zioni, presentazioni e workshops, il gruppo di lavoro che si era for-mato nel nostro liceo aspettava con trepidazione una risposta dal Centro Enrico Fermi per la partecipazione al progetto E.E.E (Extreme Energy Events), il qua-le, nato da un’idea del professor Zichichi, aveva come obiettivo il posizionamento di rivelatori di particelle subatomiche brevettati per essere “semplici” ed economi-ci nelle scuole di Italia, che fossero costruiti dagli studenti in prima persona, in modo tale da avere una rete di monitoraggio estesa per lo studio dei fenomeni ad alta energia: continuamente il nostro pianeta è colpito da raggi co-smici (una specie di radiazione), ma quando essi hanno energie particolarmente elevate, sono, benché più rari, molto più inte-ressanti, in quanto il loro studio permette di verificare il modello standard e la teoria del Big Bang.Ebbene, il 15 Maggio leggiamo un’inaspettata mail della coordina-trice del progetto, la professoressa Bianca Maria Fanti, che ha come oggetto: Finalmente al CERN!

risparmiati la coda chilometrica fuori dai palazzi dell’ONU per una visita guidata nei saloni dell’Orga-nizzazione delle Nazioni Unite. L’esperienza al CERN è stata bellissima sia dal punto di vista scientifico che umano: abbiamo avuto l’occasione di parlare (e avere anche un passaggio!) da uno dei creatori dei nostri rive-latori: Williams Crispin. Ci siamo trovati a pranzare vicino a studiosi giovani e non, di tutte le naziona-lità, ed abbiamo conosciuto fisici straordinari come T.R.Sherwood, l’uomo dell’arcobaleno, che ve-dendo il fenomeno al tramonto fra le limpide montagne svizzere, non ha resistito alla tentazione di spiegarci perché si fosse formato, passando poi a raccontarci della

sua attività nel mondo e al CERN. La nostra natura di italiani gio-cosi e strimpellatori ci ha subito fatti riconoscere un po’ da tutti!!!Se tutto procederà come da progetto, nella nostra scuola ar-riverà un rivelatore MRPC, che sarà gestito da noi studenti: serviranno impegno e serietà, perché si tratta una seria attività di ricerca, effettuata in collega-mento con le altre scuole d’Italia e con il Centro Fermi; il gruppo di lavoro integrerà altri studenti con nuovi corsi e nuove attività.Speriamo di potervi pre-sto dare altre buone nuove!

Federica Simone VP

Da sinistra: Despina Hatzifotiadou, Alessandro Amodio, Cosimo Tarsia Morisco, Valentino Sangiorgio, Claudia Morassutti, Federica Simone, Liliana Congedo, Federica Rullo, Bianca Maria Fanti, Antonella Regano, Flavio Leo, Lucia Sbrizzai

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Dopo vent’anni di presidenza del Prof.

Emanuele Stellacci lo Scacchi cambia. Com’è essere il nuovo arrivato?

E’ Molto dura: questo è un istituto davvero impressionante per la sua complessità e la difficoltà della direzione. Posso dire che è un’impresa da far tremare i polsi

In passato, essendo stato un professore di storia e filosofia proprio in questa scuola, come ha vissuto lo Scacchi, e come lo vive attualmente in qualità di preside?

Beh, innanzitutto provo una grande nostalgia per il lavoro di docente poiché avevo veramene una grande passione per l’insegnamento ed è la cosa che mi manca di più. La storia e la filosofia per chi ha passione sono impagabili. Fare il preside, invece, in un certo senso la abbrutisce parecchio perché bisogna occuparsi di tante faccende di tipo burocratico e quindi si ha poco tempo.

Attualmente, quali sono i suoi progetti per il nostro Scacchi?

Da un punto di vista generale, riportare lo Scacchi al centro della vita culturale di Bari. Il mio tentativo sarà quello di

rimettere un po’ d’ordine, e non parlo solo nei corridoi, ma un po’ dappertutto: nella segreteria, nella normale amministrazione, migliorare la qualità della didattica, introdurre nuove tecnologie e cercare di produrre delle iniziative culturali per far sì che il nostro istituto sia all’altezza di quello che dovrebbe essere. La mia idea è quella di proseguire sulla strada che già la scuola italiana ha intrapreso verso un maggior rigore e una linea intellettuale, soprattutto per un liceo come questo che alleva la futura classe dirigente di Bari.

Ultima domanda e forse la più cattiva: ormai su facebook girano alcuni gruppi che lamentano un cambiamento troppo radicale del nostro istituto e arrivano addirittura a definirlo come un carcere.

Che cosa ne pensa?

Uno dei problemi fondamentali dell’Italia secondo me è che nessuno si assume più le proprie responsabilità. Io cerco di assumermele fino in fondo. Credo ci sia bisogno di garantire ai miei studenti dei diritti di cittadinanza in quanto persone che hanno diritto allo studio, di raddrizzare ciò che è invece frutto di violazione delle regole. So che girano queste voci su facebook, ma il problema non è che lo Scacchi possa diventare una prigione, ma che rischi di non perdere quelle sue cattive abitudini che sono in assoluto disaccordo con ciò che richiedono i genitori quando vengono a reclamare per ottenere un maggior controllo. Se per prigione s’intende l’esistenza di un orario

d’ingresso e uno d’uscita al di là del quale non si può entrare e uscire a piacere e il rispetto delle regole, pazienza, mi prenderò la nomea di direttore di prigione. Il mio colloquio con i rappresentanti degli studenti dura dal primo giorno, ho dato la concessione di fare un’assemblea per i ragazzi pendolari, in consiglio d’istituto mi confronto con tutti tranquillamente, ho fatto un giro delle classi per fare una presentazione… Non credo proprio di somigliare a un tiranno. Sono molto determinato a far rispettare le regole, sono disponibilissimo e non credo di aver mai calpestato il diritto di alcuno.

Paola Dabbicco III C Angela Casavola III B

Intervista “Magistrale”

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Uno dei temi più scottan-ti della politica di questi

tempi è l’immigrazione. Cer-tamente è giusto cercare di limitare, regolamentare e re-golarizzare il flusso di extra co-munitari in entrata nel nostro paese; purtroppo però il vero problema per queste perso-ne, che sono state costrette ad abbandonare il proprio paese, la propria casa, spesso

perfino la propria famiglia, è il modo in cui saranno trattate da noi italiani, un popolo che non si permetterebbe mai di giudicare una persona in base al colore della sua pelle o al suo accento. Ovviamen-te i nostri bravi politici non si sognerebbero neanche di usare gli immigrati come ca-pri espiatori per non rischiare di perdere consensi dicendo la verità, dicendo ad esem-pio che il tasso di criminalità crescente (punta di diamante delle filippiche contro gli im-migrati) è da attribuirsi, nella stragrande maggioranza dei casi, a noi italiani. Dobbiamo renderci conto che gli immi-grati sono persone come noi, che certamente preferirebbe-ro poter tornare nel proprio paese se avessero la speran-za di potersi costruire un fu-turo lì. Non molto tempo fa, durante l’assemblea di classe, mentre stavamo riassumen-do le conseguenze che il de-

creto Gelmini potrebbe avere sul nostro futuro e date le ro-see prospettive venute a gal-la, alcuni miei compagni (po-chi per fortuna) giunsero ad una triste conclusione: “l’uni-ca speranza è andare a stu-diare all’estero appena finito il liceo”. Purtroppo la cosa più assurda di questa affermazio-ne non è l’idea di arrendersi subito e senza lottare di fron-

te ad una qualsiasi ingiustizia, ma il semplice fatto che uno di questi miei compagni, più di una volta, vedendo un gruppo di ragazzi di colore, si era rivolto a me dicendomi: “ma perché non se ne stan-no a casa (al paese) loro?”Come possiamo non accor-gerci di essere nella loro stes-sa situazione? Anzi, scusate-mi, non è vero, gli immigrati sono stati costretti a fuggire per salvarsi, perché non po-tevano più lottare. Noi inve-ce abbiamo tutti i mezzi per combattere, ribellarci e far ri-spettare le nostre idee non ci costerà certo la vita o la liber-tà, ma ci arrendiamo lo stesso, senza neanche provarci. Non è giusto: è egoismo. Non ci importa del futuro nei nostri figli, del nostro paese, abban-doneremmo tutto pur di non essere travolti di persona.

Kyubi Valerio Iacovone IV P

Ma perchè non se ne stanno a casa loro?

Ormai la diffusione del fe-nomeno dei social net-

work è tale che non si parla d’altro, questi social network (abbreviato sn) stanno aven-do un impatto non poco rilevante sulle nostre vite e sulla nostra società, questo fenomeno presenta molti pro e tanti altri contro. Partendo dal fatto che da molti sn è im-possibile eliminarsi, una volta iscritti non ci si può cancellare, è forse un contratto a vita? E’ possibile che uno deve rima-nere legato al sito anche non volendo? In genere ci si iscrive per poter ampliare la propria vita sociale anche sul web. Alcuni tipi di sn come Face-book permettono infatti di entrare in contatto con milioni di persone di tutto il mondo in pochissimo tempo questo può essere utile per ritrovare un vecchio amico, un parente lontano o approfondire nuo-ve amicizie, ma tutto questo non potrebbe portare a non distinguere la realtà dal vir-tuale? Infatti molta gente pre-ferisce socializzare nelle chat che non dal vivo fino ad arri-vare ad avere relazioni molto buone con una persona in chat mentre dal vivo quella persona è trattata come una perfetta estranea. Un altro fe-nomeno in diffusione è quel-lo della pedofilia online, molti minorenni vengono adescati attraverso l’uso di foto finte e di presentazioni ideali. I sn possono anche risultare una potente arma di pubblicità esplicita e ancor più grave pubblicità occulta, attraverso gruppi che contengono frasi celebri e luoghi comuni in cui tutti un po’ ci rispecchiamo la gente è tratta in inganno, ci si iscrive e si accetta di dare la li-

bertà a facebook di utilizzare i nostri dati personali, attraverso il passaparola (cioè ognuno condivide quello che è stato condiviso dai propri amici) che è un po’ il cuore di sn come facebook, tutto raggiunge tut-ti e, non sempre tutto quello che è condiviso è quello che vuole sembrare. Potrebbero diventare invece una potente arma di condivisione di testi importanti e un vivaio di idee? Certo c’è una (piccola) parte di utenti che utilizza i sn per condividere notizie, e per fare il punto su questioni impor-tanti, l’intento di questa gente è quella di raggiungere tutti in maniera più semplice attra-verso lo strumento più veloce e più usato, se tutti usassero i sn in questa maniera ci sa-rebbe più informazione e più attenzione su alcune questio-ni sociali, politiche e anche di varia natura. Alcuni sn, come Myspace e se vogliamo anche Youtube, invece sono di na-tura multimediale servono a condividere appunto musica, video e testi, questi sono un ottima piazza per artisti emer-genti e per la diffusione della cultura musicale, ma possono anche favorire la pirateria. Al-cuni gruppi creano il proprio Myspace ancor prima di pro-vare insieme e di registrare dei pezzi, si rischia così di far diventare la musica più una questione d’immagine che di bravura. In definitiva pen-so che i sn siano un mondo in cui è impossibile restarne fuori che però va usato con cautela e sfruttato a buon fine.

Gaetano Capriati III C

L’importanza del Social Network

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Accolte nella sede del PD da Alessandro Emiliano

abbiamo subito notato uno strano fermento, gruppi di gente in discussione, manifesti, slogan: Politica, insomma. Sono prossime le primarie per il Partito Democratico e ci sono ancora liste da formare, candidati da contattare, proposte da approvare e sondaggi da fare. Abbiamo aspettato il sindaco immerse in questo particolare clima chiedendoci se fosse normale essere salutate e sentirsi rivolgere del Lei da persone sicuramente molto più grandi

e probabilmente nel pieno della scena politica barese. Qualche decina di minuti dopo finalmente percorrevamo il corridoio che ci ha condotte nella stanza più nascosta: eravamo nell’ufficio di Michele Emiliano. Buongiorno, Sindaco!Oh, finalmente…Mi stavo chiedendo come mai non mi aveste ancora intervistato, so che siete molto attenti agli eventi baresi e ho letto sempre articoli interessanti su Skakkinostri.Sapete, la gestione di una città è sempre molto complicata, è necessario avere una visione

strategica del futuro e nello stesso tempo gestire al meglio il presente facendo fronte a tutti i problemi che sorgono e controllarne tutti gli aspetti, come in una vera fabbrica. Per esempio -tuono, inizia a piovere- anche in questo momento la pioggia che vedete provocherà sicuramente dei danni da qualche parte, potrei ricevere una chiamata della sicurezza stradale da un momento all’altro. Molti canali di scolo non funzionano e molte strade, come questa -guarda fuori dalla finestra- si allagano spesso. E’ compito del sindaco

anche tenere sotto controllo questi piccoli disastri quotidiani e in una città complessa come Bari ce ne sono tutti i giorni e di tutti i tipi. Comunque, prima di essere interrotti, iniziamo pure.Bene sindaco, vorremmo che ci parlasse dagli arbori della sua carriera, come è nato in lei il desiderio di far politica? Sappiamo che è stato magistrato. Quale incontro o evento le ha fatto cambiare idea?Dovete sapere che io sono diventato sindaco per caso, non ho mai avuto molta fiducia nei politici, ero molto scettico su di loro, mi sembravano troppo lontani dai problemi della gente, troppo occupati in discussioni inutili su questioni superficiali, mentre magari la popolazione aveva bisogno di una svolta, di un sostegno. Quindi, appena ho visto la possibilità di diventare io uno di loro mi sono posto come obiettivo principale quello di essere utile alla comunità, di conoscere bene le persone, per poter meglio lavorare al loro servizio. Ho visto il mio lavoro veramente motivato solo quando il fine era di lavorare per gli altri.Mio padre aveva un’azienda qui in città anche abbastanza avviata nel suo campo e mi sarebbe spettato il compito di portarla avanti, ma ho preferito seguire gli studi da magistrato, ho vinto il concorso per Brindisi, poi sono stato spostato a Bari, nel settore antimafia, dove ho lavorato per quindici anni. Ho avuto anche la scorta per un periodo perché si era scoperto che volevano colpirmi con un missile anticarro, era il 1993.Un giorno su un sito internet della Destra era stato indetto un sondaggio per avere i pareri della gente su chi sarebbe stato il candidato scelto dalla Sinistra per le vicine elezioni comunali. La Destra aveva avuto la meglio per molti anni a Bari e gli avversari

Lunedì 21 settembre: Intervistiamo il Sindaco

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si dimostravano sempre più disorganizzati, tanto che non si capiva chi avrebbero candidato. Bene, si iniziò a fare il mio nome. Io ero all’oscuro di tutto, fino a che degli amici me lo fecero notare. La voce si sparse e in risposta Fitto, il mio principale avversario, mi scrisse una lettera attraverso un giornale in cui mi faceva notare l’incompatibilità ambientale del mio lavoro alla magistratura e la mia candidatura come sindaco. Fu lui a farmi pensare seriamente a questo ruolo politico per la prima volta. La gente continuava ad appoggiarmi e così mi candidai in una lista civica, non appartenevo a nessun partito. Venni eletto nel 2004 con tredici punti di vantaggio.I baresi mi conoscevano come un outsider, uno vicino ai problemi reali e soprattutto come un “rompiscatole“. Ho sempre avuto la paura di essere omologato agli altri per non aver la capacità di reagire e così son diventato un reazionario, molto severo con me stesso e con gli altri. Mi avevano scelto per la fiducia che riponevano in me, non per la parte politica che spalleggiavo. La toga di magistrato mi rimane cucita sulla pelle, ma sono felice di essere ricordato come sindaco, e so che per i giovani come voi, sarà così. Più tardi mi sono reso conto che era impossibile gestire una città grande come Bari senza l’apporto di un partito, nonostante fossi ancora convinto,e lo sono tuttora, che all’interno di essi ci siano troppe liti inutili, troppa perdita di tempo. Nel 2007 divenni segretario generale di “Semplicemente Pugliesi”.Chi la supporta e le fa da Team?La mia vera squadra è la città intera. Se non c’è fiducia e collaborazione da parte dei cittadini qualsiasi provvedimento, iniziativa, non funziona. Per la raccolta differenziata, per i miglioramenti sul traffico cittadino e per il trasporto pubblico servono persone oneste, trasparenti, rispettose dell’ambiente e delle

regole, senza di loro io non potrei svolgere il mio lavoro.Sappiamo di un gruppo di supporto vero e proprio che si è formato intorno a lei. Sono i ragazzi di Emilab.Sono 200 ragazzi neolaureati che mi hanno curato la campagna elettorale, che progettano gli slogan, i congressi, sono tutte persone molto in gamba. Sono loro la mia vera anima.Tra questi c’è Fabio Di Fonte, ex direttore di SkakkiNostri , lo sapeva?Fabio, la “roccia”. E’ un ragazzo geniale, molto forte, duro e pesante come una roccia, in senso positivo, ovviamente. Se si mette in testa una cosa la fa, e al meglio. Ha capacità straordinarie sul lavoro e credo sia importante che continui proprio con la Politica, sarà il mezzo che lo aiuterà a dimenticarsi di essere introverso e a formarsi pienamente come persona. Questo a lui non l’ho mai detto, mi sa che lo apprenderà leggendo il vostro giornale.Passiamo ai suoi progetti Sindaco. Le chiediamo soprattutto di quello che ha fatto e farà per noi ragazzi.Beh, quasi tutto è per i giovani, le idee si hanno sempre per loro, in funzione del futuro, sono la componente che abbiamo in mente ogni volta che pensiamo a migliorare la città. In primis la metropolitana, utilissima per raggiungere con molta più facilità e meno tempo il centro cittadino dalla periferia, poi le piste ciclabili, siamo una delle città meglio attrezzate in questo, per la sicurezza sono state montate molte più telecamere, questo ci permette di tenere direttamente sottocontrollo le zone più a rischio, importantissime le campagne sul casco, siamo stati l’unico comune in tutta Italia che oltre a “multare” si è preoccupato anche di fornire un casco a norma, questo per sfatare l’idea che le multe vengono fatte per riempire le casse dello Stato. La bonifica di Torre Quetta, questo bellissimo

spazio costiero che è rimasto chiuso per troppo tempo a causa del catrame, la riconsegna del Petruzzelli, meraviglioso teatro che ragazzi della vostra età non hanno mai avuto la fortuna di vedere, Punta Perotti, diventato il più grande parco della città. L’anno scorso è stata organizzata una grandissima manifestazione antimafia, ci sono stati concerti, eventi, in tutta la città, in tutti gli spazi disponibili, abbiamo portato la nazionale di calcio per due volte in un anno al San Nicola, è stata migliorata la zona industriale, sono stati abbassati i prezzi di alcuni terreni per permettere la gestione privata di campi sportivi. Ora, questo ovviamente non basta, sono in embrione tanti altri progetti, uno di questi è l’Obiettivo Trentamila, che prevede seicento iniziative con il piano strategico e accordi con le principali aziende del territorio per, appunto, trentamila posti di lavoro da destinare ai giovani, questo per far fronte alla diffusa disoccupazione. Non nego che sarà molto difficile da attuare, i costi altissimi, ma nei prossimi cinque anni ci riusciremo.A proposito del Petruzzelli, è possibile avere una data?6 Dicembre. L’inaugurazione è già fissata. Ci saranno visite guidate in accordo con le scuole proprio per permettere a voi ragazzi di conoscere questa bellezza che appartiene a tutta la città. Ascolterete la sua storia, le vicende politiche che purtroppo

lo hanno travolto, la difficile e lunga ricostruzione e ammirerete di persona l’interno del teatro più bello e grande, se non dell’Italia intera, di sicuro del Meridione.Altre iniziative importanti di cui informarci?Si, c’è un progetto molto ambizioso in corso. Con la collaborazione di Nichi Vendola stiamo preparando il Centro Congressi Fiera del Levante. Questo, oltre ad incrementare il diffuso turismo congressuale sarà indispensabile per la formazione professionale, per ospitare forum, assemblee,vertici politici e anche per accogliere, essendo ben organizzati, grandi personalità nazionali ed internazionali, sarà un importante luogo di incontro e scontro, una vera e propria struttura multinazionale che non avrà niente da invidiare alle altre città.

Emiliano ci ha lasciate per andare a pranzo-party con un centenario, “Anche questo è uno dei compiti del sindaco”, ci ha detto sorridendo. Non aveva ancora smesso di piovere e molte strade erano allagate, chissà come avrà squillato il suo cellulare mentre noi andavamo via.

Viviana Sebastiano IV PAntonella Pagano IV P

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Animali come cani e gat-ti sono soggetti a virus,

chiamati lentivirus, che non sono dannosi all’uomo, ma animali come scimmie e scimpanzé sono soggette a lentivirus molto vicini all’HIV umano. I virus di queste due specie sono considerati i predecessori della pandemia dell’HIV/AIDS che nei giorni d’oggi sta colpendo il mondo, in particolare il continente africano. Un’importante doman-da da porsi è come un virus che nelle scimmie uccide solo nell’1% dei casi, si sia trasformato in un virus che nell’uo-mo uccide nel 99% dei casi? Per rispondere a questa domanda si sono formulate alcune teorie, ma queste non sono ancora state di-mostrate: la teoria del genocidio dice che le nazioni occidentali hanno prima conta-minato l’Africa e poi lasciatala morire; la te-oria del cacciatore che dice che i cacciatori e i macellai, entrando in contatto con il san-gue delle scimmie, sia-no stati contagiati da questo virus che pian piano si è trasformato e la teoria iatrogena che da la colpa alle missioni umanitarie che, vaccinando la popolazione contro varie malattie, non abbiano usato strumenti ste-rili trasmettendo il virus delle scimmie di persona in perso-na che, come nella teoria del cacciatore, si è trasformato

adattandosi al DNA umano. Attualmente possiamo dire che l’Aids ha ucciso più di 21milioni di persone tra cui 4milioni di bambini, per non parlare di quelli rimasti orfani che solo nell’Africa subsaha-riana sono più di 12milioni. Questi numeri però cresce-ranno se gli aiuti non arri-veranno in tempo. Questo

succede a causa delle case farmaceutiche che produco-no farmaci brevettati, cioè a uso esclusivo della casa pro-duttrice, che sono troppo costosi per essere acquistati da continenti che purtroppo sono definiti del 3°mondo. Il costo elevato di questi medi-cinali è dovuto al fatto che il ricavato serve a mandare avanti la ricerca per poter creare altri farmaci più effica-ci. Allo stesso tempo queste

case farmaceutiche non vo-gliono che questi continenti siano raggiunti da medici-nali generici, il quale costo è molto più economico rispet-to a quelli brevettati, perché hanno paura che questi prendano il sopravvento ri-ducendo l’acquisto dei loro medicinali. Il costo moderato di questi medicinali è dovu-

to al fatto che le case far-maceutiche non investono molto nella ricerca avendo già un prodotto che riesce a combattere l’Aids. In questo modo, pur avendo i rimedi, l’Aids continua a espandersi e a uccidere. Un’altra deci-mazione a causa dell’Aids, nel continente africano, sta avvenendo in Swaziland, uno stato confinante con il Sudafrica e con il Mozambi-co. Lo Swaziland è un paese

ancora governato da una monarchia assoluta, qui le donne sopravvivono fino a 31 anni a causa dei loro mariti che non vogliono sot-toporsi al test dell’HIV (solo un quarto della popolazione ha accettato di sottoporsi a questo test) costringendo le loro mogli a non usare il pre-servativo perché altrimenti

sono definite prostitu-te. Questo è il paese con la percentuale di malati di Aids più alta al mondo. Il re, Mswati III, tiene in vita un’epo-cale tradizione di poli-gamia, infatti a 39 anni ha già 13 mogli. Ogni anno le ragazze del paese eseguono una danza rituale inseguito alla quale il re sceglie-rà tra loro la sua nuo-va consorte. E a causa dell’esempio scorretto del re ai cittadini non importa della strage che sta avendo luogo nel loro paese. Ovvia-mente non mancano le discriminazioni per chi è affetto da questa malattia, che nel loro paese non si può cu-rare. I malati di Aids, aiutati da pochi, sono

costretti ad andare avanti finché la loro malattia non prende il sopravvento. Biso-gna essere consapevoli del fatto che l’Aids non si ferma solo nella casa accanto ma che è capace di espandersi più velocemente di quanto lo si pensi e per evitare ciò bisogna prevenire e istru-ire le persone che anco-ra non sanno come farlo.

Ilaria Zacchè II B

L’AIDS...un pò di storia

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Signore e signori vi pre-sento la star del Tubo

più cliccata del momento: il suo nome è Guglielmo, in arte Willwoosh, ha 21 anni, abita a Roma e tra un impe-gno e l’altro trova il tempo per creare video amatoriali da postare su YouTube... No tranquilli, non è uno di que-gli annunci che si trovano sui siti web d’incontri per sca-poli incalliti, ma è tutto quel-lo che ci è permesso sapere su questo simpatico e spi-gliato universitario romano con del talento da vendere.Con uno spiccato senso d’humor ci ripropone in chia-ve comica le questioni più banali e quotidiane di questo mondo in modo così geniale da essere riuscito a incollare

migliaia di spettatori, italiani e non, allo schermo del loro pc, raggiungendo più di 20’000 iscrizioni al suo canale.Dal gioco “Tabù” a come i passeggeri di un autobus ascoltano la musica, riesce sempre a trovare particolari piuttosto imbarazzanti nei nostri abituali comportamen-ti per riderci sopra, sminuirli e far passare l’imbarazzo. Ad esempio, chi di noi non si è mai trovato davanti a una persona che ci è stata appe-na presentata ma della quale non ricordiamo assolutamen-te il nome? O chi a San Va-lentino, a suo (e mio) parere stupida e smielata festa degli innamorati, non si è trovato a essere scaricato o a rifiuta-re un ammiratore che aveva

trovato finalmente il coraggio di dichiararsi? Questi sono solo 4 dei suoi 23 video po-stati in meno di 2 anni, dalla data della sua iscrizione al sito.E non è finita qui! Scorrendo fra le sue produzioni trovere-te un paio di titoli in inglese, come “My reaction to Twili-ght” o “Me, horror movies and existential questions”; Willwoosh infatti , poten-doselo permettere grazie all’ accento perfettamente “english” che si ritrova, po-sta anche video in lingua straniera poiché la metà dei suoi fan sono anglofoni.Geniale,cliccatelo! Fongo Angela Casavola IIIB

Gutube

Chi non conosce almeno una persona che ha problemi

col proprio corpo ?Che rifiuta di mangiare per non ingrassare ?Beh se prendiamo in considerazione un gruppo di 100 persone ,all’interno ve ne troveremo almeno 70 che non trovano perfetto il proprio aspetto .Negli ultimi anni sono stati effettuati molti studi sui disturbi alimentari degli adolescenti ,la colpa non si sa a chi darla ,c’è chi l’attribuisce alla moda ,chi hai problemi familiari ,chi hai prototipi irraggiungibili come le dive (chi non desidererebbe avere delle labbra all’Angelina Jolie o un fondoschiena alla Beyoncè Knowles ?). Risale solo a poco più di un anno fa la foto di Isabelle Caro(modella francese), per la campagna contro l’anoressia di Oliviero Toscani ,è stata scelta solo per pubblicizzare un nuovo marchio ,questo è il lato shockante ,il modo in cui viene utilizzata questa ragazza che da anni è afflitta

da quella grave malattia e che è arrivata a pesare 31 kg .All’ Anoressia si associano molte altre malattie come : tumori ,malattia di Crohn ,demenza ,colite ulcerosa, AIDS .Le ragazze si sentono escluse ,escluse dal mondo che le ha accolte facendole nascere per poi rigettarle come se fossero una macchina da rottamare .La bulimia si associa come l’anoressia alla famiglia dei disturbi alimentari ,un soggetto rigetta tutto ciò che ha interiormente ,più che il cibo ,rigetta l’anima,la disperazione ,brutti momenti ...Per affrontare più profondamente quest’argomento ho intervistato una ragazza Sonia Nardella ,lei ha risposto ad alcune domande che gli ho posto ,sperando di aiutare le ragazze che sono mangiate da quella malattia.Sonia,per te il tutto da dove è inco-minciato , c’è un momento preciso ?Sì,quando ho scoperto che

mio padre aveva il cancro.All’inizio come ti sentivi ?Beh….all’inizio sei consapevole di fare qualcosa che non ti fa altro che male ,però non sai che di lì a poco ti ammalerai .C’era qualcuno che sapeva di te e di cosa stessi facendo ?All’inizio no ,col tempo una mia amica mi scoprì .I tuoi genitori quindi non ne erano a conoscenza ?No.Oltre al cancro di tuo padre c’erano altri elementi che ti spingevano a rigettare cibo ?In quel periodo seguivo una dieta per perdere un po’ di peso ,avendo perso già tutti i liquidi non riuscivo più a dimagrire e diciamo che vomitare l’avevo visto anche come un aiuto non solo come uno sfogo .Aiuto quindi per dimagrire ?Sì.Qual è stato il crepuscolo che ti è riuscito a far uscire da quel periodo ?

Anoressia...Bulimia...

Il giorno in cui una mia amica mi seguì in bagno facendo capire tutto alla prof. che era presente e di conseguenza la prof. venne a parlarmi .Quindi riconosci nella prof. l’aiuto ?Certo,se non fosse stato per lei io sicuramente avrei continuato .Cosa ti diceva affinchè smettessi ?Mi fece riconoscere le qualità che avevo dentro me stessa ,perché il quel periodo le misi da parte ,nello specchio non vedevo altro che un orribile ragazza obesa,ero io ;più in là parlò con mia madre per saperne di più riguardo mio padre ,in modo da potermi tranquillizzare .Tuo padre adesso come sta ?Mio padre fortunatamente benissimo .Quindi un aiuto in più che ti ha dato la forza di smettere ?Assolutamente sì .Vorresti dire qualcosa a tutte quelle ragazze che sono nella difficoltà in cui eri ?Certo…vorrei dire che so che è difficile smettere una volta che inizi ,io ho smesso perché grazie al cielo ho avuto un supporto sia morale che fisico da parte della mia famiglia e di chi mi stava attorno ,per fortuna mi hanno presa in tempo e quindi ci sono riuscita con le mie forze ad uscirne fuori;mi riferisco a chi ormai è affetto da questa malattia da diverso tempo,l’aiuto di un buon dottore è indispensabile ,l’aiuto di uno psicologo che faccia capire nel vero senso della parola ciò che si sta perdendo ,perché vivere quella malattia significa perdere qualcosa di importante ,cioè la voglia di vivere .Grazie Sonia spero che tu divenga il crepuscolo ed un modello per tutte quelle ragazze che lì fuori ,nel mondo fiutano la propria immagine .Nel mondo bisogna iniziare a vedere le persone come sono fatte interiormente ,perché la bellezza col passare degli anni svanisce .

Stefano Di Pasqua IIIB

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Immaginate le nostre edicole: mucchi di copertine, prime

pagine da scoop, testate, volti, frasi d’effetto. Tutto questo è informazione, libertà, possibilità di conoscere, è avere la realtà con tutti le sue stragi e lieti eventi sotto i nostri occhi, ogni giorno. Insomma, capita a tutti di sentirsi più immersi nel mondo con le dita impiastricciate dall’inchiostro dei quotidiani. Questi ingombranti rotocalchi fanno la nostra storia in tempo reale e nessuno penserebbe di eliminarne qualcuno o di limitare la loro massiccia presenza sul panorama italiano. Ma la libera stampa non è solo questa. Ci sono centinaia di riviste che periodicamente si prendono il compito di informarci della vita privata di tutti i “Vip” del mondo. Sono mostrati in coppia o in dolce compagnia, perfettamente agghindati per una delle sfarzose serate e, la pagina successiva, in topless. Di questi personaggi ci è dato di conoscere le mete estive, i cibi preferiti, la taglia di reggiseno, il numero di divorzi, i posti in cui passano il tempo con i figli, ecc. Sono come protagonisti di un enorme reality di cui settimanalmente prendiamo visione andando in edicola con un misero euro, e non serve aver fatto qualcosa di importante per entrare nella classe degli “eletti” , basta la giusta compagnia e un’infima presenza come valletta o ospite in tv.Sapevo dell’esistenza di alcuni tra i più”informati e aggiornati” grazie alla pubblicità, ma quest’estate, quando mi è capitato di vederne dal vivo, non ho resistito. La curiosità di capire chi fossero quelle due donne in copertina, a me ignote, mi ha fatto comperare la mia prima rivista di gossip.

Chi è Diva e Donna ha Visto Di Più della Novella del 2000...

Inutile dire che mi è stato aperto un mondo di volti sconosciuti e di nomi che sembrava scontato dovessi ammirare. Ho letto quelle sole due pagine di articoletti (in tutta la rivista!) che mi informavano su età, nuovi “amori” e appuntamenti dal chirurgo plastico e ho continuato a non capire. Ho trovato collegamenti con tutti i programmi televisivi che mi son sforzata di evitare per interi inverni di reality e real/talent show e a quel punto mi si sono schiarite le idee… C’era più gente nuda o parzialmente “coperta” che parole. Una ragazza con un seno assolutamente sproporzionato e totalmente in vista era classificata come una “Gieffina” e altre tre erano “Star del talent show”. Ho visto per la prima volta le fattezze dei nostri principi e principesse eredi e ho tirato un sospiro di sollievo al pensiero della saggia scelta

sulla repubblica di 50 anni fa. Ho scoperto anche un ideale di bellezza tutto tracciato da queste riviste che propongono un titolo tipo:”Con le stelle più belle in Costa Azzurra” contornato da fotografie del sessantottenne Roberto Cavalli o quelle dei “Due stilisti,ex compagni di vita,ma sempre insieme sul lavoro,separati in casa ma non sullo yacht!”, e già, notizia sconvolgente! Ma La palma del più sexy va a Montovoli (anche questo mai sentito prima) e mi si presenza un ragazzo in asciugamano, con sopracciglia scure e capelli ossigenati e per finire, con un orecchino molto evidente all’ orecchio sinistro, a quanto pare, protagonista del film tratto dall’ultimo capolavoro di Moccia, c’era da aspettarselo… Ma quello che più di tutto mi ha lasciata incredula, era nella sezione giochi (ai quali si sarebbe dovuto specificare

“0-3 anni“, data la complessità delle definizioni da cruciverba!), bisognava collegare delle immagini tra loro, con il titolo di: “Ok, il petto è giusto”…Avete bisogno di altri commenti…? E se questo non vi dovesse fermare dal comprare certe assurdità, soprattutto se siete maschi assetati di pelle scoperta, vi informo che la maggior parte delle foto decenti sono al 87% ritoccate, e quelle da paparazzi vi faranno crollare i miti di sempre tra cellulite, smagliature, rughe e maniglie dell’amore. Il mondo presentato da queste riviste è lontano anni luce dai veri problemi, dalla disastrata scena politica, dalle assemblee internazionali, dai fatti di cronaca e persino dagli eventi socio-culturali. E’ umiliante anche solo posare per una pubblicità di intimo su queste riviste, le modelle sono piene di piercing, tatuate e anche loro a rappresentare questo ideale di bellezza che comprende solo pance piatte, seni sodi e sederi da urlo. Se questo è quello che ci si sforza di far credere alla gente, se questo è tutto quello di cui sono capaci di informarci, forse dare la possibilità a chiunque di aprire un giornale e scrivere quello che vuole non è proprio un’ottima mossa, la democrazia è uno strumento che bisogna saper usare. Abbiamo fin troppa gente che si lascia condizionare, che vede solo gli aspetti della vita presentati in tv o su queste riviste, abbiamo fin troppe informazioni sull’ultima fiamma di Walter Nudo e troppo poche su quello che succede in Israele. Usiamo il cervello, anche in edicola.

Viviana Sebastiano IV P

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Perugia. 1-5 Aprile 2009. Grandi personalità di tutto

il mondo sono accorse per l’annuale edizione del Festival Internazionale del Giornalismo. Il programma è intensissimo: ci sono mostre, conferenze, dibattiti, incontri, presentazioni di libri, rassegne stampa, seminari, cineforum e concerti. La città è un formicaio di idee e incontri professionali. L’atmosfera è da vero regno dell’informazione. Tutti gli avvenimenti di qualsiasi parte del mondo gratuitamente a disposizione per chiunque. Un maxischermo in corso Vanucci, proprio di fronte al Teatro Pavone e una folla interminabile di gente si ferma ad ascoltare l’intervista a Travaglio, discusso giornalista contemporaneo. Sala dei Notari, Riccardo Barenghi e Michele Serra(nomi forse a molti sconosciuti, me compresa prima del FdG) ci parlano di satira giornalistica, sono loro le così dette “penne feroci” della scena italiana. Hotel Brufani, incontro con i Vanguard, in cinque per la prima volta in Italia, ci parlano del loro innovativo modo di concepire l’informazione e di diffonderla. Arrivano nelle zone più “calde” del pianeta, nei posti off-limits per i media tradizionali e vivendo in prima persona le problematiche mondiali ci informano di condizioni tragiche, situazioni di guerra, estrema povertà, disordini civili e ingiustizia. E’ in questo particolarissimo clima che noi, membri di numerose redazioni di giornalini studenteschi, ci siamo incontrati per la prima volta ed abbiamo dato vita al C.I.S.S. (Convegno Italiano Stampa Studentesca).Per SkakkiNostri siamo partiti in cinque. La nostra avventura è iniziata di Venerdì, lunghe ore di viaggio e coincidenze ferroviarie e ci siamo ritrovati la mattina successiva in un edificio centrale di Perugia a discutere con una decina di studenti-giornalisti di uno dei licei scientifici della città umbra. Dopo qualche tempo se ne sono aggiunti altri, provenienti da tutta Italia. E così, in una sala conferenze poco più grande della nostra

aula magna, abbiamo iniziato a far conoscenza e a barattare i rispettivi giornali. Impossibile descrivervi l’emozione di essere lì, tutti con una gran voglia di condividere esperienze scolastiche e di vita. Ci siamo sentiti davvero parte di un progetto importante. Raccontavamo la storia del nostro giornalino, parlavamo della sua organizzazione e della partecipazione da parte della scuola e abbiamo scoperto una miriade di modi di intendere e di

fare giornalismo. Puntualissimo nelle uscite mensili lo Zabaione del Parini di Milano, coraggiosamente autofinanziato il Clacson di Bologna, un vero e proprio diario scolastico il 5+ di un liceo triestino, concentrato sulla scena politica L’Idea di Napoli.Confrontandoci con gli altri ragazzi abbiamo scoperto di essere una delle scuole più fortunate, e questo ci è sembrato strano in quel momento così come ora lo sarà per voi. Si è discusso infatti di censura, finanziamenti e dipendenza dalle autorità scolastiche, problemi che effettivamente non abbiamo mai avuto. Sono state riportate esperienze che hanno visto l’istituzione di un’editoria studentesca come una vera conquista. I “colleghi” bolognesi da anni si impegnano portando personalmente la bozza ogni mese in stamperia e sono stati costretti ad utilizzare i loro soldi per la prima uscita, e di conseguenza

il loro non è un giornale gratuito.Ma questo non li blocca dallo scrivere e dal far uscire un numero, ogni mese, puntuale. Ma nel confronto con le altre redazioni ho notato una differenza, a malincuore. I nomi riportati a fine articoli erano sempre diversi e vari. Questo significa che molti ragazzi prendono parte al giornale e che una gran parte della scuola sente il bisogno di esprimersi su di esso, di comunicarci attraverso. Punti a nostro favore erano

invece l’aspetto, migliorato dalla copertina a colori e, in molti numeri passati, l’impaginazione e la cura che ogni pagina mostrava. Sugli argomenti trattati nel corso degli anni c’era molto in comune e gli eventi più importanti di cui noi studenti ci siamo sentiti in obbligo di informare e discutere erano spesso identici. Non mancano approfondimenti sulle tecnologie, recensioni sui film di maggior successo tra i “teenagers”, componimenti poetici, racconti di concerti vissuti e gli immancabili giochi “fai da te” a fine giornale. Siamo quindi a buon punto a livello nazionale, ma si può far di più(questa era d‘obbligo). Per questo nuovo anno ci impegniamo per ottenere un’aula, libera anche di mattina, che diventerà la nostra sede di redazione e nella quale, si spera, ci verrà messo a disposizione un computer per poter svolgere il lavoro che altrimenti, come si

è fatto fino ad ora, diventa un compito a casa per alcuni di noi. Ma ciò che serve di più è cambiare il senso di quello che facciamo. Skakkinostri va sentito parte integrante della vita scolastica di ognuno, il risvolto incoraggiante e a misura di studente di una scuola che a volte sentiamo lontana, che frequentiamo per cinque lunghi anni e nella quale non lasciamo il segno, se non con l’ennesimo pastrocchio sul muro. Fate di questi fogli un immenso spazio per fare la differenza e per rimanere indelebili tra questi mille(e più) studenti.Lì a Perugia, con tutte le differenze dalle altre redazioni e i km di distanza che ci separano, nel pieno delle nostre riunioni, completamente autogestite, sentivamo forte lo spirito e la passione che ci spinge tutt’ora a perdere alcune ore dei nostri incasinatissimi pomeriggi per riportare esperienze, informazioni, opinioni, pensieri. In sintesi : scrivere.Questa minifuga è stata per noi un momento di crescita, in tutti i sensi. Ci sono anni scolastici, come lo scorso, in cui capita di arrivare a Maggio con l’uscita di un solo numero, mentre quella del secondo, pronto da mesi non avviene a causa di spazi vuoti. Il CISS ci è servito anche a questo, e non è un caso se qualche settimana prima di scuola eravamo tutti qui, per decidere come impostare questo numero. Il primo convegno si è concluso il 5 Aprile e ci ha lasciati tutti più ricchi ed energici e con la promessa di rivedersi il successivo anno scolastico. Tanti progetti web hanno avuto il via dopo questa esperienza e tanto altro è in costruzione (Visitate http://licei.thetamarind.eu/ ). Nessun adulto esterno si è intromesso per coordinare le nostre riunioni e tutto è andato per il meglio. Ecco come dimostrare di poter contare, anche prima dei vent’anni. Viviana Sebastiano IV P

FdG : C.I.S.Siamo stati!

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Quella notte aveva seguito una serata in cui avevo

mangiato pesante, anche se dubito che fu questo a provocarmi quelle allucinazioni che alla mia vista parvero così reali.Spensi la tv e mi alzai dal divano. Andai in bagno e mi lavai i denti; subito dopo seguii la strada per il letto. Il corpo sul materasso si rilassò, ritrovando la pace che da tempo non riusciva a trovare. Mi sarei addormentato subito, pensai, ma sbagliai; troppi pensieri in mente, primo fra tutti il desiderio di trovare una donna che mi amasse per quello che ero. La solitudine è una brutta bestia che ti uccide. Non voglio esagerare, però. Adoravo stare da solo, certe volte, ma altre sentivo un vuoto implacabile. Sentivo come una sensazione sgradevole allo stomaco, come se qualcosa lo attanagliasse per cercare di fargli espellere qualcosa. Ma pazienza. Avrei aspettato. Lì per lì volevo dormire, avevo un maledetto sonno ogni sera, dopo che l’insonnia mi era passata e mi aveva torturato per mesi.Scrutavo il buio osservando i contorni spigolosi dei mobili e il punto luminoso alla base del televisore che indicava lo stand-by. Fuori diluviava e goccioline sottili di pioggia battevano forte sulla finestra come aghi sulla pelle, distogliendo la mia mente dal pensiero di lasciarmi cullare da Morfeo.In quegli istanti in cui ero perso tra la pioggia e i miei pensieri bagnati, mi parve arrivasse all’udito un leggero gocciolio sul pavimento proveniente dal soffitto. Non vi badai. In quel momento un leggero torpore. Chiusi gli occhi. In quello che doveva essere l’inizio di un sogno, tentai di capire il luogo nel quale mi trovavo. Ero nella mia stanza da letto che adesso, però, non era buia, ma luminosa. A guardarla meglio, mi accorsi dell’innaturale presenza di una luce abbagliante proveniente da un po’

tutte le parti. Tutto pareva bianco.Mi rizzai a sedermi sul materasso e appoggiai le mani su questo. Toccavo il materasso ma sentivo le mani affondare come in una fanghiglia, in una melma polposa che mi insudiciava le mani e il resto del corpo lì appoggiato. Abbassai lo sguardo, ma tutto era come se non ci fosse nulla sul materasso che non fosse proprio di questo. Accasciai la testa sul cuscino e osservai il soffitto. Non riuscivo a spiegarmi come mai quel luogo mi paresse così familiare, ma al contempo così alieno da ciò che ricordavo essere la mia dimora.Il soffitto era lì, sopra di me che lo contemplavo. Lo scrutavo, più che altro; qualcosa non andava, ma cosa?. Notai una macchia scura al centro. Cos’era? Un grumoso punto al centro della volta della stanza così scuro, così vicino al colore del sangue.Mi parve dopo un po’ di scorgere un aumento del diametro della macchia. Identificai precisamente il rosso come suo colore. La fissai a lungo, quindi, per un po’ mi parve di vedere tutto rosso.È solito l’olio allargarsi da un punto centrale verso tutte le direzioni che da questo partono, descrivendo così concentriche circonferenze. Questo, in pratica, era quello che stava accadendo alla sostanza sul soffitto.Dopo un po’ che il mio occhio era intento a contemplare questo accadimento, la mia mente, per tramite dell’organo visivo, entrò a conoscenza del fatto che ormai la tonalità dominante dell’una volta bianca volta era diventato il rosso. Codesto liquido era quindi ormai in prossimità degli spigoli della pareti della stanza, e soleva il mio pensiero cadere sulla considerazione che di lì a un’infinitesimale frazione di tempo, avrebbe cominciato a scivolare abbondantemente seppur molto lentamente lungo i muri.Par strano che non mi provocò alcuna fase di disgusto questo spettacolo, forse perché fin troppo in profondità abituato io a seguire certe scene nel cinema cui solevo

versare una buona parte della mia paga mensile per vecchi splatter ancora in proiezione. Ma forse il mio pensiero non ricadeva sul liquido essendomi reso conto del fatto che, all’improvviso, la testa non accettava più il naturale fatto di dover restare attraccata al suo solito posto. Ce l’avevo tra le mani, e mi rendevo conto che il sangue mi colava dai lembi di collo che ancora erano ancorati al corpo e i bulbi oculari si stavano lentamente ma inesorabilmente gonfiando. Il sangue che colava da queste parti ormai resesi indipendenti del mio corpo pensò bene di scivolare lungo il lercio lenzuolo melmoso per andare presto ad aggiungersi a grumoso liquido in terra. Incoscienti forse di ciò che facevano, le mie mani cominciarono a battere l’una contro l’altra, come risvegliatesi d’improvviso per applaudire qualcuno di cui avevano graziosamente apprezzato l’esibizione da poco conclusasi.Come tutta questa situazione non fosse abbastanza, in qualche modo cercai di rendermi conto del perché di quella trasformazione avvenuta al mio letto che da semplice oggetto adibito ad uso riposo, s’era preso briga di diventare niente meno che una tavola rotonda rotante in orario verso. Questa rotazione porto alla conclusione che il mio sangue si mischiasse piacevolmente al resto che già s’era agglomerato un po’ tutt’intorno alla stanza, delineando quindi ora un’ estrema colorazione sul porpora che difficilmente qualsiasi apprezzatore del detto colore avrebbe dissacrato.Mentre la mia testa osservava la scena, stupidamente sogghignava, forse divertita da chissà quale cosa della situazione squallida nella quale era capitata.Incessanti le mie mani continuavano la loro gratitudine verso il circense appena esibitosi, incoscienti forse del fatto che il loro colore ora era molto vicino al resto della stanza.D’improvviso, l’armadio che avevo di fronte, dono di un noto

falegname straniero a mia madre per le sue esuberanti prestazioni in materia di seduzione, si aprì.C’erano tre ripiani e due cassetti. Questi ultimi si aprirono e delle bambole decapitate ne uscirono, saltellando allegramente verso quello che era stato trattato degnamente come un letto. Le gioconde bamboline avanzavano con uno strano passo, di certo non usuale per un esercito di bambole che erano state private di teste. Si avvicinarono al mio corpo che, come mi accorsi in quel momento, era privo di qualsiasi cosa potesse coprire seppure minimamente le mie vergogne.Queste mie simpaticissime visitatrici erano intanto approdate al mio corpo e , pian piano, avviarono l’arduo compito di estirpare i peli con tanto di radici dalle gambe.Le mie mani erano ormai diventate due tizzoni ardenti, e il loro colore faceva tanto pendant con l’arredamento da poco riverniciato della stanza. D’improvviso esplosero, lasciando al loro posto i polsi doloranti e afflitti per la perdita di due care compagne.E sentii che le bambole erano arrivate alle cosce…Un improvviso mordermi d’orecchio mi fece sussultare, non lasciandomi però privo di un senso di godimento per quello che era appena successo.Il mio capo si voltò, notando felicemente che la buongustaia di padiglioniauricolari era un’avvenente signora vogliosa di nuove esperienze nel campo tanto prediletto dalla mia povera madre.La dolce meretrice era appoggiata selvaggiamente contro il muro, e i suoi gelati occhi da pantera incontrarono i miei arrossati occhi da torturato medievale, perché approssimativamente li immaginavo così.Una lancinante fitta al pube mi avvertirono dell’avvenuto travalico delle bamboline dalle gambe al basso ventre, ma non era loco né tempo di prestarvi attenzione.

Deliri giovanili

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Ciò che in quel momento mi affascinava e importunava i miei pensieri, era la statuaria visione che poco prima aveva tentato invano di rendermi privo della facoltà d’udire da una parte del capo.Senza pudore l’osservavo, essendo anche io nella sua profonda crisi fondiaria a causa della quale m’era difficile procurarmi di che vestire e coprirmi.Si rese pari a me nella posizione e raggiunse il mio corpo resosi galantemente giaciglio per l’occasione. Per quanto mi piacesse quella situazione, cercavo di muovere le braccia come per ritrovare la perduta libertà, ma mi accorsi che impossibile era reso questo compito da due legacci che attiravano le mie braccia al letto.La mia testa ebbe la graziosa idea di ritornare al posto che le era stato riservato tempo addietro, ma la sostenuta signorina non accettò come buona l’idea, respingendo il mio capo e mandandolo al posto da dove era venuto.Calorosamente sentivo l’amoroso contatto della donna.Calorosamente sentivo un desiderio lussurioso di profonda conoscenza del corpo della mia amica, la quale approvò e certo non tardò a farmi sentire il suo indice di gradimento della situazione in atto.Forse non del tutto contenta, cominciò ad aspirare morbosamente il sangue che copiosamente sprizzava dalle vene e dalle arterie insite nel mio collo.Per una volta incurante di una situazione del genere, ero intento in ciò che prima avevo accarezzato come una piacevole idea.Una volta terminato il sangue, cominciò a ingurgitare svariati pezzi di carne dal mio collo, pur mantenendo viva in me la consapevolezza che sapeva che mi trovavo ancora lì per renderle un non proprio leggero compito.D’improvviso mi resi conto di non essere più in presenza della mia compagna ma forse di sua nonna, essendo notevolmente aumentata l’età della mia concubina. Ma questo

poco m’importava, perché intanto avevo intrapreso quel compito e intendevo portarlo a termine. Nel culmine del mio interessamento per la vecchia megera, convenni con l’idea d’esser particolarmente fecondo in quel periodo.Proprio allora tutto il sangue sul soffitto ci avvolse, rendendoci un tutt’uno con lui. Forse per questo la vecchiaccia iniziò a non avere più quella sua forma originale e a sciogliersi non appena colpita sul capo da una quantità così esorbitante di materiale indefinibile.Proprio in quel momento tutte le bamboline che s’erano bloccate nell’atto di guardarmi lavorare da vero uomo, pensarono bene di unirsi in un rituale collettivo che prendeva spunto da ciò che avevo appena finito di fare.E poi sputai sangue che s’aggiunse a quello sul mio corpo. Quindi la finestra si aprì e volò nella stanza un condor che si posò sul mio petto. Questo impuntò il becco sul mio torace e pensò bene di affondarlo per nutrirsi di ciò che avevo all’interno.Il condor uscì da dove era entrato e, dalla finestra una cascata di sangue mi travolse, e tutta la stanza ne fu piena fino all’orlo, manco non lo fosse già stata abbastanza.A quel punto,chiusi gli occhi, forse perché nauseato da quello scempio.Li riaprii e scrutai il buio. Ero freddo e stavo sudando. Avevo i muscoli irrigiditi e atrofizzati e i capelli mi ricadevano sulla fronte bagnata.Accesi la luce e guardai la stanza. Tutto pareva aver ripreso la posizione originale e nulla pareva essersi mai mosso da lì.Spensi la luce e la mia testa si girò. Tranquillamente pensò bene di andare a cercare il corpo dove da anni prestava continuo servizio.

Dedicated to…........

Dopo una stressante giornata scolastica sono

di ritorno a casa. Ripenso continuamente a ciò che mi ha detto Andrea. Non posso credere che abbiamo litigato. Sono distrutta. Non saprei come andare avanti senza la nostra amicizia. Arrivo a casa e apro meccanicamente la porta, lascio cadere la sacca sul divano e mi precipito sul letto. Silenzio assoluto. Mio padre non è ancora tornato e nessuno può consolarmi…non mi ci vuole molto per addormentarmi…E’ veramente meraviglioso trovarsi all’improvviso sulle ali di un angelo bianco dai morbidi capelli neri, sospesa nel vuoto sotto una pioggia fitta e fredda che ti sfiora il viso e ti lascia un brivido dentro. E non puoi fare nient’altro che tenerti forte a lui per cercare la protezione di cui hai bisogno, e allora ti fa sentire sicura, ti protegge dalla pioggia e insieme andate sempre più su fino a raggiungere l’immensità. Ad un certo punto cominci a guardarti intorno ed a renderti realmente conto di ciò che sta accadendo, allora l’angelo si gira verso di te e subito vieni rapita dall’azzurro dei suoi occhi, così ne rimani intrappolata e attraversi una nuova dimensione, nella quale riesci ad intravedere il profondo dell’oceano; poi distogli frettolosamente lo sguardo, ma ora la tua attenzione cade sulle sue labbra, cercano di dirti qualcosa, poi ascolti attentamente e riesci a capire che ti sta sussurrando, con una voce calda e dolce, la parola “amore”. Allora capisci che la parola “amore” racchiude in sé tanti significati: pace,

f r a te l l anza ,g ius t i z i a…s i , l’amore, un qualcosa di molto potente e incomprensibile che possiede il mondo. Poi una luce fioca mi sveglia… il sogno finisce…e mi ritrovo con un qualcosa in più,un desiderio in più da realizzare. Ho sempre reputato i sogni uno sfogo dei nostri

desideri, quei desideri più proibiti, quelli che solo noi conosciamo. Quelli che la nostra mente realizza e che forse li rende più reali della realtà stessa…siamo esseri tanto fragili, ma anche combattivi, si, combattivi…sappiamo lottare duro per difendere la persona cui si vuole bene, per difendere i nostri diritti, a volte sappiamo essere sicuri e felici solo se abbiamo un amico che ci sostiene, quell’ amico che ci conforta nei momenti più difficili ,che ci regala calore con la strinta di un forte abbraccio, quello che si distingue dagli altri perché grida forte il tuo nome…se colui ti gira le spalle diventi fragile. Ma ognuno ha una propria missione da compiere…ed ognuno di noi deve stringere forte i denti e andare avanti superando gli ostacoli più alti e cercando di realizzare il sogno che tiene racchiuso in sé.

Carmela Buico IV P

Un sogno

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My dear friend, I want to describe some of the

places for visiting in my city.Bari is a seaside town and the old town overlooks the sea front which is the longest in Italy. Proceeding along the seafront,we suggest you to go southwards where you can discover the splendid buildings built in the reign of Umberto Ist,

such as the Kursaal Santalucia Theatre in liberty style. Following the sea front you come to the Palace of the Provincial Council whit its Picture Gallary.The new part of Bari was founded by Joachim Murat in 1813. In the Carrassi Quarter you can find the Russian Orthodox Church with its green domes, dedicated to S.Nicola, and the Park of Largo 2 Giugno.The old town preserves the history of the city. The old quarter was surrounded by a boundary wall of which only the side on the sea now remains, “la Muraglia”(the Wall), which was lapped by the sea until 1930. Towards Piazza Del Ferrarese is very enchanting. In front of the Corso Cavour, there is a Margherita Theatre(the restoration is not yet ended). Proceeding along the Wall which overlooks the Basilica of S.Nicola. There are two feasts that celebrate the Patron Saint: the first from 7th to 10th

May,which attracts pilgrims from all over the world. It is celebrate with an extraordinary historic parade where the statue of the Saint is carried out to sea on a fishing boat. In Bari you can find the Norman-Swebian Castle built outside the old quarter and protected by a moat. The castle is surrounded by two orders of walls, the taller and narrower are

those inside built by the Normans.Sparano Street is worth mentioning:it is famous for its shops of luxuri goods,such as the wonderful Palazzo Mincuzzi. Corso Vittorio Emanuele is rich in restaurants, a large tree-lined road ideal for walking leisurely. Here you can find the Palace of the Prefecture near Piazza Massari. Opposite the Palace of the Prefecture stands the Town Hall and the Piccinni Theatre. Following the tree-lined boulevard of Corso Cavour,on the left we have:the buildings of the Bank of Italy,the Chamber of Commerce and the Petruzzelli Theatre. On the right side of the theatre you have the Palazzo dell’Acquedotto Pugliese built in 1932.

De Giosa Mariagiovanna IB

Non è questo il racconto di gesta impressionanti,ma

neppure quel che si direbbe semplicemente

“un racconto un po’cinico”;per lo meno,non vuole esserlo.E’un segmento di due vite raccontate nel momentoin cui hanno percorso insieme un determinato tratto,con la stessa identita’di aspirazioni e sogni.”L’uomo la cui effigie appare sugli spalti degli stadi,nei cortei,nei raduni,e la cui persona è adorata da giovani di tutto il mondo, Ernesto Che Guevara, usa queste parole per descrivere ilviaggio che ha segnato il suo destino, un viaggio che è stato capace di cambiarlo,di farlo entrare a contatto con realta’ diverse, di farlo immergere nella miseria umana,di far trasparire, piu’che mai, quanta ingiustizia regni nel mondo.Ernesto si prefisso’come obbiettivo esplorare il continente latinoamericano, basandosi sull’improvvisazione,avendo come piano percorrere 8000 km,in soli 4 mesi, a bordo della vecchia Poderosa (una Norton 500), alla guida dellaquale ci sarebbe stato Alberto Granado, suo compagno d’infanzia,nonchè di studi.I due amici percorsero lo stesso cammino dei conquistadores spinti pero’da altri impulsi,certamente non disottomissione e conquista: attraversarono i prati verdidell’Argentina, la neve del Cile, il misterioso Peru’, la Cordigliera delle Ande, Cuzco, Macchu Picchu, lo squallore di Lima, il Rio delle Amazzoni fino a giungere nel lebbrosario di San Pablo.Quel vagare senza meta per l’America latina, la consapevolezza che per gli indigeni l’orizzonte piu’ lontano fossequello del nuovo giorno, gli occhi di questi che urlavano aiuto

perchè costretti a vivere da stranierinella loro stessa terra, furono tasselli fondamentali senza i quali l’io interiore del futuro rivoluzionario,non si sarebbe evoluto, e non avrebbe abbandonato i vecchi progetti per far spaziare i nuovi, senza cui Ernestonon sarebbe diventato il comandante “Che Guevara”.Egli comprese che gli indigeni seppur di grande inventiva e solida intuizione matematica,non conoscevano le armi,e in questo consisteva la loro debolezza perchè non puo’ esistere rivoluzione alcuna senza l’attrezzatura necessaria.La violenza è un male ma quando i dirittiumani vengono ridotti a cartastraccia e vige l’arrogante sfruttamento, è necessaria.Al termine del viaggio sapeva che avrebbe sgozzato colui che gli sarebbe stato nemico,che avrebbe macchiatole sue mani di sangue,che avrebbe urlato e assalito trincee, che sarebbe stato sempre dalla parte del popolo e questeimmagini cominciarono ad affiorare nella sua mente, anticipando la storia futura.“Gia’sento dilatarsi le mie narici,assaporando l’odore acre della polvere e del sangue,della morte nemica;gia’si contrae il mio corpo,pronto al combattimento e preparo il mio essere come un tempio sacro in cui risuoni di nuove vibrazioni e nuove speranze il grido belluino del proletariato trionfante.”

Tracy Amoruso IV L

Alessia Giuliani IV L

The city of Bari Revolutionary road“

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Il 9 Novembre si è tenuto il concerto dei Musical Box, cover band ufficiale

del leggendario gruppo dei Genesis, al Palatour di Bitritto in provincia di Bari. I Musical Box, per chi non li conoscesse, sono un gruppo canadese specializzato nel repertorio dei Genesis, non solo da un punto di vista musicale ma anche visuale, teatrale e concettuale. Nella loro decennale carriera, hanno ottenuto successo in tutto il mondo con l’intento di ricreare le stesse atmosfere degli storici concerti dei Genesis e di portare lo spettatore a rivivere quegli indimenticabili momenti come se gli stessi componenti del gruppo fossero sul palco. E’ tutto riprodotto alla perfezione: le luci, gli effetti speciali, le coreografie, gli strumenti; persino i trucchi, le maschere e le slides proiettate sullo sfondo durante i concerti sono gli stessi che venivano utilizzati dalla mitica Band. Per questo motivo i concerti dei Musical Box sono diventati un appuntamento imperdibile per i fan dei Genesis. Gli stessi Peter Gabriel, Steve Hackett, Tony Banks, Mike Rutherford e Phil Collins, che costituivano la line up storica del gruppo, hanno concesso ai Musical Box di utilizzarne il repertorio, affascinati dalla loro incredibile perizia artistica e tecnica. Prima però di parlare del concerto nello specifico, è necessario dare una definizione di quello che è il genere musicale in cui rientra il gruppo in questione: il Rock Progressivo. Questo genere si sviluppa in Inghilterra alla fine degli anni sessanta e nel corso degli anni settanta, il suo periodo di massimo splendore. E’ influenzato dalla musica classica, dal jazz, dal folk, dalla musica sperimentale, indiana e da quella elettronica. E’ caratterizzato dalla presenza di complessi intrecci musicali, l’abbondanza di assoli e parti prive di canto, elementi che richiedono un’elevata conoscenza delle tecniche degli strumenti,costituiti non solo da chitarra, basso e batteria ma anche da strumenti classici come pianoforte, organo, archi e fiati. In genere i brani sono tutti piuttosto lunghi, le

melodie intensamente ricercate e le progressioni armoniche cambiano continuamente: le frequenti variazioni di tempo, velocità e intensità fanno sì che i brani non mantengano mai la stessa linea dall’inizio alla fine. Un’ altra importante caratteristica che costituì un’ innovazione negli anni settanta, è la difficile comprensione dei testi: la prosa è molto curata e ricca di figure retoriche che fanno riferimento alla fantascienza, alla mitologia, alla storia, al fantasy e alla religione. Da qui la diffusione dei cosiddetti concept album, ovvero dischi nei qual vi è un’idea di fondo, un topos che viene ripreso in tutti i brani. Il rock progressivo simboleggia un genere profondamente innovativo, volto a superare i limiti di quello che era il rock tradizionale di quei tempi. In questo periodo l’intento di gruppi come Genesis, Jethro Tull, King Crimson, Gentle Giant, Yes, Emerson Lake & Palmer, Van der Graaf Generator e molti altri è quello di raccontare storie di mondi fantastici e surreali: i concerti possono essere perfettamente paragonati a degli autentici spettacoli teatrali. Basti pensare al grande Peter Gabriel che, tramite maschere, trucco e travestimenti, recita nei panni dei diversi protagonisti delle

varie storie come ad esempio: il vecchio in The Musical Box, il fiore e il diavolo in Supper’s ready. I Genesis

più interessanti, prevalentemente in ottica progressiva, sono stati proprio quelli guidati da Peter Grabriel nei primi anni settanta. Tra il 1971e il 1974 vengono, infatti, prodotti gli album più rappresentativi dell’epoca,

nei quali vi è una vera e proprio rivoluzione sonora come: Nursery Crime, Foxtrot, Selling England By The Pound e The Lamb Lies Down On Broadway. Al termine del tour di The Lamb, Peter Gabriel abbandona, tra lo stupore dei fans, il gruppo. Lo shock è grande, ma i compagni lo superano con una mossa a sorpresa, promuovendo Phil Collins, il batterista, al ruolo di voce solista e futuro leader del gruppo. Paradossalmente da quel momento i Genesis hanno ancora più successo con la produzione di album come: A Trick Of The Tail e Wind & Wuthering. Successivamente negli anni ottanta il gruppo, guidato da Phil Collins, vira verso un pop più leggero e decisamente più commerciale. I Musical Box hanno riproposto nel loro ultimo spettacolo lo stesso tipo di concerto che i Genesis hanno messo in scena nel 1976 con A Trick Of The Tail, primo album dell’epoca post Gabriel. La set list del concerto, apertosi con Dance On A Volcano, tra effetti di luci e assoli di batteria, comprendeva anche brani dei primi anni settanta come ad esempio: Firth of Fifht, con la spettacolare intro al piano, Supper’s Ready, la lunga suite di ben ventitre minuti, la struggente Carpet Crawlers

e The cinema show, con l’esaltazione delle chitarre acustiche ed elettriche. Il concerto si è concluso con Los Endos, brano strumentale dal ritmo incalzante, che i Musical Box hanno eseguito con intensità paragonabile

a quella degli stessi Genesis. Ma non è finita perché c’è ancora spazio per il bis: la ritmata I Know What I Like riesce a coinvolgere tutto il pubbico. I Know What I Like: rivivere l’emozione di uno spettacolo epocale che ha segnato la storia della musica.

Giulia Iliceto IV O

I Know What I Like

Too many men Too many people Making too many problems And not much love to go round Can’t you see This is a land of confusion.

This is the world we live in And these are the hands we’re given Use them and let’s start trying To make it a place worth living in.

“Land of Confusion”

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Prendo in mano quel filo bianco, porto l’estremità all’orecchio e

sento subito quella sensazione quasi di occlusione,come dei tappi che rendono il mondo ovattato. I suoni che provengono da fuori si fanno meno chiari. Lascio il tasto hold e spingo il pulsante centrale. E’ fatta. Metto ripetizione casuale. Non aspettavo altro che questo momento,dopo 6 ore passate tra i banchi, i professori e i corridoi dello skakki,decido che è arrivato il momento di fermare il mondo, di liberare la mente da formule,versioni e problemi e di lasciare che le cose seguano il proprio corso, senza preoccuparmene poi tanto.La musica parte.Libera. Libera da tutti i film mentali fatti durante il giorno,libera dalle litigate avute con gli amici, libera da tutte le preoccupazioni per l’insufficenza presa al compito. E tutto questo,grazie ad una semplice canzone. Incredibile che effetto possa avere su di noi la musica,eh? Riesce a farci piangere,ridere,ballare,saltare,ricordare i momenti brutti e belli o semplicemente farci sgombrare la mente da ciò che ci preoccupa.Non credo di essere la sola che prova questa sensazione,proprio perchè il linguaggio della musica,bene o male,lo capiscono tutti quanti.Tutti noi,almeno una volta al giorno,accendiamo i-tunes,la radio,l’i-pod o il computer e ascoltiamo qualcosa.Che duri solo per il tragitto casa-scuola,il tempo di una pausa tra matematica e fisica o l’intera serata passata in discoteca o ad un concerto non ha importanza.E’ così grande,il potere della musica,che è anche vietata in alcuni sport,proprio perchè rilascia una scarica di adrenalina paragonabile all’effetto del doping.Possibile che delle semplici note,messe lì

l’una di fianco all’altra,possano provocare in noi queste sensazioni?Ebbene si,abbiamo in mano,o meglio nell’orecchio,un potere così forte che non ce ne rendiamo nemmeno conto.E quando sono lì,stesa sul letto con le mie inseparabili cuffie, il mondo mi appare più chiaro,come se la nube che lo ofuscava fosse sparita tutt’a un tratto,facendomi cogliere gli aspetti più belli di quello che mi offre.Le note,una dopo l’altra, compongono qualcosa di straordinario,ma tutto ciò non dipende dal genere che si ascolta.Dall’house al rock,dalla musica classica al metal,qualsiasi pentagramma ha su di me un effetto stupefacente.Perchè la musuica va ascoltata,non sentita,sentire è un verbo che non rende quello che offre realmente.Ok,forse sto esagerando un po’,ma perchè non aumentare il fascino di questa, esaltandone gli aspetti migliori?Non credo che esisterebbe un luogo felice senza la musica.Provate ad immaginare un mondo senza di essa.A me viene in mente solo un posto buio,freddo,facce tutte uguali,apatiche,incapaci di sognare e di provare emozioni.Perchè è questa la musica: adrenalina,potenza,vita.Ammiro quelle persone che riescono a fare della musica la loro ragione di vita,che hanno imparato a conoscerla in tutte le sue sfumature e che riescono a farla apprezzare anche alla persona più menefreghista di questo mondo.Quando vedo uno di loro così appassionato,capace di cogliere ogni minimo dettaglio,mi rendo conto che in fondo è questo,il vero potere della musica,farci essere allo stesso tempo così uguali e così diversi.

Paola Dabbicco IIIC

È finita, questa volta per davvero. Oggi, 4 settembre

2009, 70 giorni dopo la sua morte, il re del pop Michael Jackson è stato sepolto nel cimitero Forest Lawn Memorial Park di Glendale. Nessuno degli 11.000 fan che aveva assistito ai “funerali in musica del cantante”, tenutisi lo scorso 9 luglio, e dell’ oltre un miliardo di persone che erano rimaste incollate davanti al video per tutto le tre ore di commemorazione ha potuto assistere alla cerimonia privata, a cui hanno assistito solo i parenti e gli amici più intimi del re del pop, circa 200 in totale. Il 5 marzo scorso annunciava il suo rientro sul palco alla 02 Arena di Londra, volendo dimostrare di essere ancora grande e dovendo far fronte a problemi economici. Fans in delirio e biglietti esauriti, come per i tempi d’ oro, ma il re non era più lo stesso, così come il suo viso, non più il suo neanche lontanamente, le mani immobili, la voce nemmeno. A poco più di cinquant’ anni (avrebbe compiuto infatti 51 anni il 29 agosto scorso),nell’ esimo colpo di scena, Michael Jackson se n’ è andato abbandonando definitivamente la scena. Aveva venduto 750 milioni di dischi, più dei Beatles e di Elvis a aveva fatto sognare il mondo con il suo moonwalk, lanciato mentre cantava Billie Jean. Il sogno del padre Joseph, ossessionato dal successo e che ha avuto come obbiettivo principale quello di fare dei suoi figli “macchine da palcoscenico” si realizzò quando con

“Thriller” ottenne il primato. Un sogno che tuttavia aveva privato il re della sua infanzia, che lo aveva fatto crescere sul palco troppo alla svelta, tuttavia non abbastanza perché sapesse gestire ciò che stava accadendo a se stesso. Nel corso degli anni Michael aveva subito numerose trasformazioni, senza che nessuno capisse davvero chi fosse, passando dal successo, considerato infatti il Re Del Pop oltre che uno dei più importanti musicisti e intrattenitori nella storia dello spettacolo ( in più di quarant’anni di carriera ottenne numerosi premi, tra cui quelli di miglior artista pop maschile del millennio ai World Music Awards del 2000 e di artista del secolo agli American Music Awards del 2002 ) all’ incubo del processo per pedofilia. Numerose sono state anche le ipotesi legate alla sua prematura scomparsa, prima attribuita ad un attacco cardiaco ma le cui tracce non sarebbero emerse dall’ autopsia sul corpo del cantante, inducendo gli investigatori a ritenere che una combinazione di sostanze abbia indotto il cuore smettere di battere. Non resta che augurarci che il Michael possa ora trovare la pace di cui più volta era stato privato dai media per via dello scandalo legato alle presunte accuse di pedofilia e alle ipotesi legate alla sua trasformazione fisica che nel corso di quarant’ anni aveva portato il cantante a mutare carnagione e fattezze. Adesso il re, l’ eterno Peter Pan, riposa nel cimitero delle star.

Alessandro Buono V B

Michael Jackson Il potere della musica

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Da appassionata di cinema,presentarvi un

film del mito americano Meryl Streep, è per me un onore.Meryl Streep,che ha fatto innamorare generazioni di ogni età, dopo il suo ultimo successo “Mamma mia” ritorna al cinema nei panni di una scrittrice di libri per aspiranti cuoche.Il film che la vedrà protagonista con Amy Adams e Stanley Tucci s’intitolerà “Julie e Julia” e uscirà nei cinema il 16 ottobre 2009.Julie Powell(Amy Adams) è una giovane trent’enne,fa una vita monotona e per niente

gratificante,vive nel Queens e lavora come segretaria.Stanca della sua vita,Julie decide di tirar fuori un vecchio libro di cucina della madre,che si intitola“Mastering the art of French Cooking”, scritto nel 1961 da Julia Child(Meryl Streep): in questo libro la nostra protagonista trova 524 ricette culinarie francesi.Così Julie, trasportata dalla

voglia di cambiare,decide di cucinare tutte le 524 ricette nella piccola cucina della sua abitazione, scommettendo con sé stessa di farcela in 365 giorni… Ce la farà?? Cosa sarebbe capace di fare un essere umano pur di sconfiggere e abbattere la noia, ma soprattutto di mettersi in gioco…voi cosa siete disposti a fare?? Cucinare?Tratto dal best seller di Julie Powell:”Julie e Julia:365 giorni,524 ricette,1 piccola cucina”, il film sarà sicuramente un successo, e non solo per il suo cast eccezionale: non è la

solita storia d’amore o il solito film d’azione, è un film (molto apprezzato anche all’ultimo festival del Cinema di Venezia) davvero eccezionale, che tratte varie e ampie tematiche.Non aggiungo altro, vi consiglio solamente di andare a guardare questo film al cinema. Potreste rinunciare a una partita di calcio, o a gironzolare in centro e passare allora un bel pomeriggio al cinema?Secondo il mio parere il Cinema è qualcosa di magico che non potrà finire mai e come diceva il Grande Maestro del Cinema Federico Fellini:”Il Cinema è il modo

più diretto per entrare in competizione con Dio…”

Roberta Pagano 1°D

Film in uscita nel mese di novembreJulie & Julia

I film in uscita nel mese di Novembre:

6/11/09

-Nemico pubblico-Enemies di Michael Mann con Johnny Depp, Stephen Dorff.

-Anno uno di Harold Ramis con Jack Black, Michael Cera,Oliver Platt.

13/11/09

-2012 di Roland Emmerich di John Cusack e Danny Glover.

-Gli abbracci spezzati di Pedro Almodovar con Penelope Cruiz, Luis Homar, Blanca Portillo.

-Marpiccolo di Alessandro di Robilant con Giulio Beranek ,Anna Ferruzzo.

-Un alibi perfetto di Peter Hyams con Michael Douglas, Amber Tamblyn.

-Godd morning Amandi Claudio Noce.

-Il canto delle spose di Karin Albou con Lizzie Brochere e Olympie borval.

18/11/09

-New moon di Chris Weitz con Robert Pattinson. Kristen Stewart,Taylor Lanter.

20/11/09

-Ce ne è per tutti di Luciamo

Melchionna con Lorenzo Balducci, Stefania Sandrelli, Ambra Angiolini, Jordi Mollà, Micaela Ramazzotti.

-Segreti di famiglia di Francis Coppola con Vincent Gallo, Flaus Maria Brandauer.

-La prima linea di Renato de Maria con Riccardo Scamarcio e Giovanna Mezzogiorno.

27/11/09

-Dorian Gray di Oliver Parker con Ben Barnes, Colin Firth Fiona Show.

-La dura verità di Robert Luketic con Gerard Butter, Katherine Heigh.

-500 giorni insieme di Mark Webb con Zooey Deschanel.

-Cado dalle nubi di Gennaro Nunziante con Checco Zalone, Dino Abbrescia, Giulia Michelini, Fabio Troiano, Raul Cremona, Francesca Chillemi, Anna Ferruzzo.

-Triage di Danis Tanovic con Colin Ferrell, Christopher Lee.

-Meno amle che ci sei.di Luis Pietro con Claudia Gerini, Chiara Martegiani, Alessandro Sperduti, Stefania Sandrelli. Buona visione!!!

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Si è tenuta a Milano la Fashion Week,una

settimana di pura moda,tra le passerelle delle migliori griffe. Un evento mondano imperdibile per gli stilisti più famosi e non,che propongono nella capitale della moda i loro capi e le loro collezioni. La settimana della moda uomo milanese,è stata caratterizzata da una serie di sfilate “di qualità”. È infatti parere comune,che gli stilisti abbiano mirato per questa stagione,più alla qualità che alla sontuosità,rendendo i capi meno appariscenti e più alla portata dell’uomo comune. Le parole d’ordine sono classe e semplicità, riscontrabili in quasi tutte le sfilate. Le eccezioni si chiamano Gucci e Vivienne Westwood. In questi due casi abbiamo una totale rottura degli schemi ! Gucci infatti porta sulle passerelle un uomo “pop”,che indossa abiti a fantasie principalmente sulle tonalità del grigio,del nero,del bordeaux e del blu elettrico; questi abiti vengono abbinati a

cravatte sottili e camicie dai colori molto accesi come il rosso,il blu elettrico,il verde acido e il giallo. Un abbinamento

a dir poco innovativo! Vivienne Westwood fa ancora di più e unisce agli abbinamenti innovativi la sua famosa eccentricità. I capi della sua sfilata,che lei stessa ha definito “Peep show” (sexy cabine dove si esibivano ballerine in strip tease),sono particolari ed estrosi : tartan,pantaloni alla zuava,cavallo basso e gonne da uomo. Il tutto in colori vivaci e fantasie geometriche e floreali. Collezioni come quella di Gianfranco Ferrè

però,riportano l’ordine sulla passerella: abiti strutturalmente perfetti e lineari,cappotti dal collo ad imbuto e la spalla

alta napoleonica, sciarpe avvolgenti e corpose, dai colori semplici ma eleganti come il nero e il bianco. Un uomo sofisticato e austero, come per i capi di Versace e Disquared2. Per Burberry c’è un ritorno alle origini con abiti semplici ma rifiniti nei minimi dettagli,per un look romantico ed elegante. Lo testimoniano i colori usati,come il nero e il rosso,il bianco e il cammello. Cappotti in cashmere cotto,camicie bianche

con papillon in lana cotta e pantaloni stretti alla caviglia riportano al passato inglese. Missoni rispolvera l’uomo che ama vivere “on the road”, dall’abbigliamento casual e sportivo. Le fantasie riproposte sulle lunghe sciarpe o sui maglioni sono ipnotiche e geometriche nelle tonalità del rosso,del grigio,del blu e del beige. I pantaloni sono aderenti e stretti alla caviglia e le giacche lineari e portate sbottonate, caratteristica dell’uomo casual. Costume National ripropone un look retrò anni ’50,molto sobrio e austero,in nero e grigio. Ennio Capasa,lo stilista della griffe ha dichiarato:”Ho voglia di fluidità e sobrietà,morbidezza e relax,e di questo penso ci sia bisogno”. Osservando la sfilata non si può che notare che è riuscito pienamente nel suo intento. I cappotti in tessuti pregiati e morbidi,sono estremamente sobri e austeri,mentre i pantaloni sono o largi e comodi,o stretti e calzanti. Le camicie sono tutte in seta e la maglieria è lavorata in cashmere o lambswool.18

Fashion WeekRubrica a cura di Claudia Grassi IV A

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Come tutte voi fashion victim già sapete ,la

moda non è altro che una serie ininterrotta di corsi e ricorsi… Impossibile negarlo dopo un intero anno che potremmo catalogare come “Vintage”. L’estate ormai al termine ce l’ha confermato ampliamente e ci ha preparate ad un autunno/inverno dal gusto altrettanto retrò. Quindi per iniziare,il consiglio spassionato che posso darvi è : non buttate mai via nulla di ciò che contiene il vostro armadio perché massimo vent’anni e tornerà di moda! Infatti quest’autunno vedrà il ritorno di due colori che,nonostante la loro praticità e il loro essere in un certo senso “eterni”,erano stati messi completamente da parte : il bianco e il nero. In tinta unita,assieme,da

soli,combinati o a fantasie,ma sempre di tendenza. Tra i due spicca sicuramente

di più il nero,pratico e sexy,ottimo in qualunque occasione! Immancabili grigio,verdone,beige,bordeaux,blu notte e viola,colori che l’eccentricità della passata estate aveva quasi completamente eliminato dalla scena e dalle passerelle. Come avrete capito quindi,quest’autunno bandisce i colori vivaci e caldi,ma non per questo è da ritenersi meno eccentrico dell’estate ormai terminata! Già,perché di ritorno-udite udite- c’è il MACULATO!Tigrato,zebrato,leopardato… Generalmente accompagnato dal nero. Un azzardo che sta spopolando tra le passerelle delle migliori griffe. Ma “eccentricità” è anche la parola chiave per descrivere le scarpe,principalmente con il tacco, dell’autunno 2009. Prima di tutto eccentrico è

il tacco,altissimo e di forme assolutamente inusuali come per i tacchi portati

in passerella da Emporio Armani,Sergio Rossi e Alberta Ferretti. Particolare è anche il plateau,altissimo nella maggior parte dei casi,ma che rende sicuramente più comoda qualsiasi scarpa alta. Molto in voga le francesine e le peep-toe da portare con un calzino corto o una parigina (ma attenzione,non dai colori troppo appariscenti!). Per quanto riguarda le borse devo annunciare con enorme tristezza a chi,come me, ama le big bag molto capienti e decisamente comode,il ritorno delle pochette e delle piccole tracolle. Sono proprio loro le borse che spopolano sulle passerelle!Ultra piatte,in vernice o in suède,poco comode a mio avviso,ma indubbiamente molto chic. Per il pomeriggio la nuova proposta è la hobo bag. A forma di uovo, comoda e abbastanza capiente,decisamente consona ad un abbigliamento casual. Per quanto riguarda l’abbigliamento si riconferma la vita alta sia per i pantaloni che per i jeans. Di tendenza il pantalone gessato e lineare,il fuseaux aderente o a costine,i jeans baggy (una novità assoluta sulle passerelle!) e ampi pantaloni principalmente in tweed. Da accompagnare al pantalone o ad un altro capo molto glamour come il tubino,c’è il must assoluto del cinturone

colorato e nella maggior parte dei casi in cuoio! Questo bellissimo accessorio, si accompagna bene anche ad altri capi immancabili per quest’autunno come i cardigan e le camicie stile cowboy,quadrettati o tartan. Anche il cappello è un protagonista indiscusso tra i capi alla moda dell’autunno 2009: tra tutti il basco,la cloche e la maxicuffia in lana. Su questi possiamo variare come vogliamo con i colori e accompagnarli a maxi sciarpe in lana coloratissime. Sarà uno dei pochi modi per dare un tocco di colore ai capi autunnali,tendenzialmente più spenti. Per quanto riguarda i gioielli vediamo sempre di più i bongles,bombati o sottili,da portare tutti assieme mescolando colori,materiali e misure. Anche le spille diventano un dettaglio immancabile! Piccole ma luminose,da appuntare sul colletto,sui foulard o sui cappelli. Basti pensare che Audrey Hepburn se le applicava anche tra i capelli! Di moda anche gli anelli…sia fedi sottili che grandi anelli con pietre colorate. Immancabili anche le collane extralong e catene dorate o argentate.

AUTUNNO 2009 Cosa vestiremo e ameremo

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Scrivo questo articolo non come tifosa, ma come

persona umanamente colpita dalla vicenda che ormai da 5 anni tormenta un giocatore di calcio, molto noto nel campionato italiano: Adrian Mutu.Era il 2003 quando Mutu, dopo una strabiliante stagione al Parma, lasciava la squadra emiliana per tuffarsi in quello che è, o forse era, data la recente riaffermazione del calcio spagnolo, il campionato più spettacolare d’Europa: la Premier League.Fortemente voluto da Abramovich, Adrian firma per il Chelsea, segnando anche un gol nella partita di esordio. Un avvio promettente. O almeno, così sembrava. Mutu, infatti, dopo splendide performance iniziali, non segna più, e la metropoli londinese, con le sue innumerevoli, ma spesso buie prospettive, porterà l’atleta rumeno a rifugiarsi nella droga. La situazione precipita. In un controllo a sorpresa, l’attaccante viene trovato positivo alla cocaina, con conseguente squalifica per doping sancita dalla Fifa e multa da 20.000 £. Ma non basta. Il Chelsea, forse per rimediare al danno di immagine subito, o forse per qualche altro motivo che non è dato sapere (c’è chi avanza l’ipotesi di un complotto), licenzia in tronco il giocatore, annunciando una battaglia legale senza precedenti, con richiesta di circa 17 milioni di

euro come risarcimento danni. Una cifra esorbitante, anche per un calciatore.Adrian, però, non si dà per vinto. Dopo aver trascorso alcuni mesi in Romania, allenandosi con la sua squadra di origine, la Dinamo Bucarest,

l’attaccante torna in Italia grazie all’intervento di Luciano Moggi che lo porta a Livorno, in attesa del suo tesseramento presso la Juventus. Permettetemi di dirlo, ma questo è l’unico merito che riconosco al dirigente juventino, responsabile delle note vicende che tanto fango hanno gettato sul calcio italiano. Nel frattempo, le udienze si susseguono, accompagnando il calciatore in quella che è la sua squadra attuale, la Fiorentina.A Firenze Adrian rinasce. Partendo dai risultati positivi della sua seconda e ultima stagione a Torino, Mutu diventa uno dei leaders della squadra gigliata, servendo

splendidi assist a Luca Toni e trascinando i viola durante la coppa Uefa l’anno seguente, competizione nella quale andrà a segno per 6 volte. E così si arriva alla stagione 2008/2009. Nonostante gli infortuni, l’attaccante realizza ben 13 reti,

inclusa una splendida tripletta a Marassi contro il Genoa, tripletta che, tra l’altro, si rivelerà determinante nello spareggio Champions proprio contro i liguri. Ma ecco che il 31 luglio, poco prima dell’inizio della nuova stagione, il Tribunale sportivo di Losanna si pronuncia definitivamente sulle vicende del giocatore, condannandolo a pagare quei 17 milioni richiesti da Abramovich. Non un euro di meno.E’ la rabbia, una rabbia intensa, il sentimento che si impadronisce del calciatore, costretto a pagare per l’ennesima volta, dopo la squalifica e il licenziamento dal club, quell’errore giovanile che

continua a logorargli l’anima. Inoltre, il Chelsea minaccia di richiedere una squalifica definitiva del giocatore qualora il pagamento della multa dovesse tardare, allontanandolo per sempre dai campi da gioco all’età di soli 30 anni. Tra l’ironia di chi vorrebbe organizzare una raccolta fondi a favore di Mutu (vedi il “Mututhon” di Gene Gnocchi) e un’interrogazione in parlamento, il rumeno promette un ulteriore ricorso alla Corte internazionale dei Diritti dell’Uomo dato che, anche se calciatore, comunque di un lavoratore comunitario si tratta!Personalmente, sono rimasta colpita dalla vicenda non tanto per l’esorbitanza della cifra richiesta, quanto per il continuo accanimento ai danni del giocatore, il quale, in un’intervista rilasciata a Sky, ha dichiarato che, prima ancora del calciatore, quel problema ha toccato la Sua Persona, e pagare nuovamente un errore giovanile è quanto mai ingiusto e privo di senso. Se la società, in quel momento difficile, gli fosse stata vicina (comportamento tra l’altro adottato dalla maggioranza dei club calcistici nei casi di doping), la storia avrebbe avuto ben altri esiti, evitando la strumentalizzazione di una vicenda umana che, purtroppo, getta un’altra ombra sul gioco del calcio, tramutandolo da quello sport magico e ricco di valori nel solito (squallido) affare di soldi.

Federica Loiacono V I

17 MILIONI! TANTO FA IL CALCIATORE

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21

Con questo articolo, ha ufficialmente principio il

mio impegno nella restaurata redazione 2009-2010 del nostro ormai attempato e celebre giornalino Skakki Nostri. Celebre in tutta Italia, dato il successo che ha riscosso nell’ ultimo festival del giornalismo tenutosi a Perugia e a cui ho personalmente partecipato. Durante gli scorsi anni, oltre ad aver prodotto fin troppo sporadici articoli su diverse tematiche, ho svolto all’ interno della redazione, il ruolo di disegnatore. Quest’ anno ho scelto di occuparmi principalmente di una tipologia di articoli d’ opinione: sarò … un’ opinionista sportivo. So che lo sport non è molto amato da circa la metà dei nostri fedelissimi lettori (quella femminile), ma cercherò di rendere le mie “opinioni” il più interessanti possibili; per quanto possa relativamente interessare alle nostre amate lettrici il risultato positivo o negativo che otterrà l’ AS BARI, la squadra cittadina appena promossa nella massima serie.Cercherò di occuparmi dei diversi eventi sportivi che caratterizzeranno lo scenario cittadino, nazionale e mondiale ma non potrò esimermi dal commentare più volentieri le vicende che nel corso della stagione, o dell’ anno scolastico, coinvolgeranno la squadra bianco-rossa o Valentino Rossi, pilota che anche quest’ anno ha monopolizzato il Motomondiale. E discuterò in questo primo articolo proprio del

Motomondiale, che perde in questo agosto ormai agli sgoccioli uno dei suoi protagonisti, Casey Stoner. Non negherò sin da ora di aver da sempre espresso maggiore simpatia nei confronti del nostro connazionale Vale, otto volte campione del mondo in varie classi del Motomondiale ma è

innegabile che il giovane pilota Australiano, sin dal 2007, anno del suo ingaggio nella squadra ufficiale Ducati Marlboro, come compagno di Loris Capirossi, abbia dato del “filo da torcere” al pesarese Rossi, dominando e diventando campione del mondo, strappando il successo a Valentino Rossi sin dal 1° gran premio della stagione, a Losail in Qatar, dove Stoner vince la sua prima gara nella classe MotoGP portando alla vittoria una casa italiana nella classe regina del motomondiale dopo più di 30 anni. Nel 2008 fu tempo di rivincita per Rossi. Nonostante l’ avvento di piloti esordienti nella classe regina

come Jorge Lorenzo e Andrea Dovizioso, abbia lasciato presagire l’ esordio di nuove rivalità tra i piloti della Moto GP, il duello che ogni domenica infiammava gli spettatori del mondo intero era combattuto dai soliti protagonisti. Casey Stoner sulla rossa Desmo 16 e Valentino Rossi, in sella alla

Yamaha YZR-M1. La prima gara del Motomondiale 2009, ha visto protagonista in Quatar il biondo australiano che nelle tra gare successive ha ottenuto piazzamenti deludenti fino a quando è arrivato il gran premio del Mugello in cui riesce a spuntarla su Jorge Lorenzo e Valentino Rossi, dopo una gara rocambolesca e ricca di colpi di scena a causa del maltempo e della regola del flag-to-flag. Vittoria dal sapore particolare per la Ducati, essendo stata la prima in assoluto della casa bolognese nel circuito “di casa”, dopo ben 7 anni di dominio incontrastato da parte di Rossi. Tra i Gran Premi di Catalogna

e di Assen, entrambi vinti da Valentino sullo spagnolo Jorge Lorenzo, Stoner incappa in un malore allo stomaco che debilita le prestazioni del pilota che inizia a palesare un calo prestazionale nella seconda parte di gara, dopo degli avvii brillanti. I sintomi manifestatisi in Casey, sono stati associati alle condizioni di elevato stress al quali sono sottoposti i piloti, sintomi che possono accompagnare Stoner per mesi interi. Lunedì 10 agosto, il team director Ducati Livio Suppo ha annunciato che la cosa migliore per Casey sarebbe stata quella di fermarsi, per evitare il peggiorare del problema. Decisone molto sofferta presa con tutto il team, deluso ma che ha agito in vista del bene del pilota 23enne.Stoner non disputerà i prossimi tre Gran Premi, il GP ceco di Brno, di Indianapolis e di San Marino e sarà sostituito dal finlandese Mika Kallio del team Pramac Racing. Non ci resta che attendere quindi il ritorno in pista del biondo australiano, sperando che una volta tornato in forma possa concederci performance come quelle che ci ha concesso fino ad ora, performance capaci di tenere col fiato sospeso migliaia di fan incollati al teleschermo fino al LAST LAP.

Alessandro Buono VB

Casey Stoner

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La poesia

Sento un bisogno irrefrenabile,sento muoversi la mano, da sola,

come per magia.Sarà forse quel masso che ho sul cuore?

L’anima sente ormai il bisogno di sfogarsi , offusca la mente e prende il comando...

è così che è nata la poesia?Non lo sapremo mai , o , ancora una volta,

ci lasceremo prendere dall’illusionee continueremo a credere in un’ ispirazione

improvvisa,in una musa forse ...

Noè solo il cuore che,

disperato, cerca di venire a galla,

di farsi sentire,e di sentirsi ,

prima di tornare gonfio di rabbia, dolore o felicità,

sereno e libero,anche solo per un attimo.

Marina Viola IIIB

Le iridi rispecchiano tutto

Le iridi, mi han detto, rispecchiano tuttonel mio cuor , ormai, convivo con il lutto

nell’aver perso qualcuno a me, si, molto caroqualcuno che talvolta possa prendermi la mano

nere creature sboccian distantinella mia mente ci son sogni infrantisperanze distrutte, rovinate dal tempo

tristezza infinita nel cor mio sento

sebbene le labbra scarlatte sorridanvoglia di morir lentamente si avvicina

in questo angolo buio che tutto confondela mia anima risplende, come sangue sulle sponde

ordunque ditemi voi, potrò mai esser felice?lacrima d’argento, si rinnegan le mie vite

ma qualcuno si, c’è, arrivato come d’incantooscuro come la morte, freddo come il mio canto

giocan le mie dite, divertite, con le suesu questa terra adesso siamo soli, tutti e duei miei occhi oltremare son attratti sol da ei

le sue labbra sulle mie sono magiche, oserei.

Zoey IV O22

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Qualcosa di teCome il vento soffi fra i miei rami.

Alito leggeroMa pesante come il cielo.

Spero tu mi dica che mi ami.

Frana su di me questa pazza vogliaAdesso che sei qui vicina

Brilla nel mio cuore quella vecchia cicatriceIo solo ne conosco l ’origine,Orizzonte del mio passato.

Togli dai miei occhi questo pianto,Rimargina la mia ferita,Ignora ciò che è stato,

Ama quel che sono, bacia con affanno.

The English Corner This past summer I couldn’t help noticing that I rather read, watch

tv, listen to music… well, pretty much do everything in English, it’s

so much fun! That’s why I thought “Can it be I’m the only one

who loves expressing herself in a foreign language?” So I got the

brilliant idea to offer our beloved school newspaper a column

entirely dedicated to the most diffused language all over the world!

Here you’ll have the chance to publish your personal song lyrics,

poems, stories, opinions, everything as long as it’s in English. You

may feel uncomfortable sending stuff thinking that something might

not be correct, strictly referring to the grammar… well no worries,

because I, Victoria Bruno, am going to take care of possible errors

with you. I hope you like this new idea and that you are brave enough

to try it out.

Victoria Bruno III F

YOUI FOUND YOU IN A DREAM

AND I LOST YOU IN THE MORNING.

I FOUND YOUR EYES

BUT I LOST THEIR BLUE LIGHT.

I TOOK YOUR HAND

SO I TOUCHED YOUR SOUL.

I SAW YOUR SMILE

AND I MISSED YOU.

Filippo Parisi III F

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Ape Amore1° Asilo Vipere Formiche

PAROLE IN COMUNE

Mela Libro 2° Amici Borsa Oca

N.B. Le soluzioni di questi giochi li troverete nel prossimo numero!

N

trova la parola in relazione con le altre

REBUSMANIA

parole:12 2 7

2°facilitato

suggerimento:nei rebus il pappagallo

si indica con un sinonimo

di tre lettere ed è difficile che la signorna abbia

voglia di camomilla....

super rebus

impossibileparole:

7 5 2 5

portatemi la soluzione e

vi premierò con ben 2 euro !!!

Kyubi (Valerio Iacovone IV P)

1) Lo è Benedetto XVI8) Iniziali di Rubicondi9) La più piccola parte di ogni elemento presente in natura11) Prima persona singolare12) Napoli13) Consentito dalla legge16) Imposta Comunale sugli Immobili18) Australian Eletric Vehicle Assocation20) Lo dice il dispettoso21) A noi23) Al centro d’olimpo24) Ogni alunno ne ha uno27) Piò essere di Mameli o alla gioia28) Né tua Né mia29) La si usa per viaggiare30) Bari

1) Ogni anno allo Scacchi ce ne sono dei nuovi2) Può essere nero, giallo, rosa, bianco, ecc …3) un uomo non definito ...4) Uno dei personaggi più famosi di Spielberg5) Paura6) Un po’ di immagini7) Confini di Congo10) Macchina inglese13) Non qui14) Bevanda delle cinque15) Lo sono le pecore17) Catullo ne ha molti19) Azienda Mobilità e Trasporti Autofiloviari di Bari21) Il pasto della sera22) Il nome di Cassina25) Snob senza vocale26) Non odia

ORIZZONTALI VERTICALI

suggerimenti:1. Cosa c’è nel riqua-

dro?2. È in compagnia o no? 3. Dov’è di preciso? 4. Sapreste dirlo uti-

lizzando una parola desueta?

e mo basta vi ho aiutato anche troppo...

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Sudoku

Trova le differenze della 2°, 3° e 4° vignetta rispetto alla prima

BUTTATEMPI

Strabuzza gli occhi e trova i sei oggetti ordinari con cui è stato composto

questo disegno

5 8 33 8 4

9 5 63 1 2

7 3 46 4

2 1 36 8 7

9 5 4

Ogni riferimento alle nostre

assemblee d’ Istituto è puramente

casuale! - signori, ho convocato questa assemblea per discutere

dell’assenteismo...

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DirettriceAntonella PaganO IV P

Caporedattori Angela Casavola IIIB

Paola Dabbicco IIIBViviana Sebastiano IV PValerio Iacovone IV P

RedazioneTracy Amoruso IV L

Alessandro Buono V BGaetano Capriati III CAlessia Giuliani IV L Claudia Grassi IV ASonia Ragno III E

Antonella Recchia III IFederica Loiacono V I

WebmasterLuca Leonardo Scorcia

[email protected]

Hanno collaborato per questo numeroVictoria Bruno II FCarmen Buico IV P

Martagiovanna De Giosa II BBarbara fidanza IV OSimona Fiore IV HGiulia Iliceto V O

Roberta Pagano I D Filoppo Parisi III F

Claudia Romeo III BFederica Simone V P

Fabio Trigiante V I Marina Voila IV BIlaria Zacchè II B

[email protected]

mandateci i vostri articoli, riflessioni, compiti in classe,

racconti, esperienze, figuracce, poesie,

fumetti, giochi e tutto quello che la vostra

fantasia può produrre: noi vi pubblicheremo!!!

Più che il dispiacere è la rabbia l’unico

sentimento che proviamo nel sapere che state leggendo queste pagine solo a fine Ottobre, se non addirittura Novembre. Stiamo lavorando sodo da Agosto, riempiamo la bacheca Facebook della Redazione di annunci su riunioni e scadenze varie da Settembre e, con nostra grande sorpresa, numerose sono state le risposte. Tanti ragazzi sono stati disposti a darci una mano per preparare disegni, articoli, arricchire… Dopo aver ottenuto tutto il materiale possibile, i nostri caporedattori hanno sgobbato alla grande, lavorando nei ritagli di tempo (spesso anche fino a notte inoltrata, e non sto dicendo fandonie). Può sembrarvi strano, ma impaginare è la parte più lunga e complessa di tutto quello che precede l’uscita di un giornale. Ma siamo comunque riusciti a finire nei primi giorni di Ottobre. Mancava “solo” la fase della stampa del giornale. Le virgolette sottolineano quanto eravamo convinti che sarebbe stata la parte più facile di tutto quanto. Proprio questo, invece,

si è rivelato l’ostacolo che ci ha portato via più tempo. Tempo di attesa, stupore, incredulità e rabbia. Questo non ci ha permesso di far uscire il primo numero di SkakkiNostri in tempo (avevamo scelto la terza settimana di Ottobre). Ebbene si, vi scriviamo il 20 ottobre, non sappiamo ancora quando si potrà riuscire a toccare con mano e a sentire l’odore della carta appena stampata di quelle pagine che con tanta fatica abbiamo creato. Infatti, come forse già saprete, per poter mandare in tipografia il giornale servono i fondi messi a disposizione dei ragazzi, e per ottenerli abbiamo ossessionato le varie autorità scolastiche. Tutto sembrava più facile di quanto non fosse e l‘abbiamo scoperto solo alla fine. Un sabato fa ci è stato comunicato che per poter mandare Skakkinostri in tipografia avremmo dovuto scrivere una Richiesta Formale in cui spiegavamo qual è il nostro progetto e le modalità con cui vogliamo realizzarlo ( numero di pagine del giornale, numero di copie da far stampare, se avevamo pensato

già a una tipografia a cui rivolgerci…). Ora, non abbiamo la necessità di trovare un capro espiatorio. Capiamo bene che, con il cambio al timone di quest’anno, numerose sono le novità anche per segretari e per tutti coloro che lavorano nell’ambiente amministrativo della nostra scuola, ma ciò che più ci infastidisce è sapere che esiste una Burocrazia così rigida( e spesso inutile) che non ti permette di realizzare una cosa a cui hai dato anima e corpo, che ti ha fatto perdere tempo, arrivare a casa per pranzare alle quattro, contattare disegnatori, scrittori, organizzare la struttura di quella che rimane solo un‘idea virtuale prima delle stampa…Nonostante tutto ci è impossibile spegnere quella forza d’animo che ha caratterizzato il nostro lavoro finora. Non vogliamo fermarci al primo ostacolo. Il nostro obiettivo è quello di portare su ogni banco una copia di SkakkiNostri, e se ora state leggendo queste pagine, forse finalmente ci saremo riusciti.

La Redazione

Finalmente ci siamo

alla prossima!!!!