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CHEMETALL S.R.L.
Via Michele Barozzi, n. 6 - 20122 - Milano
C.F. e Numero di Iscrizione al Registro Imprese: 04869140154 - N. REA: MI - 1051001
Società soggetta ad attività di direzione e coordinamento del Socio Unico Chemetall Gmbh
Capitale Sociale € 1.143.000,00 i.v. - PEC: [email protected] - www.chemetall.com
ESTRATTO
MODELLO ORGANIZZATIVO, GESTIONE E CONTROLLO
ai sensi dell’Art. n. 6, 3° comma, del Decreto Legislativo n. 231 del 08 giugno 2001
“Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone giuridiche,
delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica”
Approvato dal Consiglio di Amministrazione del 30 Aprile 2013
Il presente documento è disponibile on line sul sito web www.chemetall.com nella sezione Italy
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INDICE
PARTE GENERALE
Introduzione
1. Il Decreto legislativo 8 giugno 2001 n. 231 5
���� Destinatari della disciplina 5
���� Responsabilità degli Enti 5
���� Tipologie di reato 7
���� Criteri di imputazione dei reati presupposto all’Ente 8
1.5 Valutazione in Sede Giudiziaria - Sanzioni 10
�� Il Modello 12
2.1 Destinatari del Modello 12
2.2 Attivazione del Modello 13
2.3 Sistema disciplinare del Modello 13
2.4 Comunicazione e Formazione 16
�� Organismo di Vigilanza 16
3.1 Requisiti di eleggibilità 17
3.2 Nomina, sostituzione e revoca dei membri dell’O.d.V. 17
3.3 Convocazione e svolgimento delle attività 19
3.4 Poteri 21
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PARTE SPECIALE
1. Adozione del Modello - Chemetall 21
1.a) Storia della Società e del Gruppo, contesto di mercato 22
1.b) Struttura del Gruppo 22
1.c) Organigramma della Società 22
1.d) Rapporti con le Società del Gruppo 22
1.e) Prestazioni di servizi da o verso altre Società 22
2. Finalità del Modello 23
3. Modello e Codice Etico 24
4. Modifiche e aggiornamenti del Modello 24
5. Reati rilevanti per la Società 24
SEZIONE A) Reati commessi nei rapporti con la Pubblica Amministrazione 25
SEZIONE B) Reati societari 25
SEZIONE C) Reati contro la personalità individuale 26
SEZIONE D) Ricettazione, riciclaggio, impiego di denaro, beni o utilità di provenienza
illecita 26
SEZIONE E) Reati in materia di Sicurezza sul Lavoro 26
SEZIONE F) Reati informatici e trattamento illecito di dati 26
SEZIONE G) Reati riguardanti delitti per criminalità organizzata e di induzione a non 27
rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci alla Autorità
Giudiziaria
SEZIONE H) Delitti contro l’industria e violazione del Diritto d’Autore 27
SEZIONE I) Reati Ambientali 28
Allegati:
- Codice di Condotta Etica Aziendale
- Codice Etico per Dirigenti e Amministratori
- Politiche di Governance e Procedure: Politica sulla Saluta e Sicurezza (SHE Policy), Politica Ambientale,
Politica della Qualità, Politica della Prevenzione degli incendi rilevanti (RIR).
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Introduzione: definizioni
• Decreto: il Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231 e successive modifiche ed integrazioni;
• Società: Chemetall S.r.l.;
• Modello: il presente Modello di organizzazione, gestione e controllo;
• Gruppo Chemetall: Chemetall S.r.l. (la Società) e le società italiane controllate direttamente o
indirettamente dalla Società, ai sensi dell'art. 2359 c.c.;
• Reati: i reati di cui agli artt. 24, 24-bis, 25, 25-bis, 25-bis.1, 25-ter,
25-quarter, 25-quiquies, 25-sexies, 25-septies, 25-octies, 25-novies, 25-decies 25-undecies,
del Decreto Legislativo 8 giugno 2001, n. 231, come meglio elencati nel paragrafo 1.3;
• Destinatari del Modello: i soggetti individuati al paragrafo 2.1 del presente Modello, che
sono tenuti al rispetto delle prescrizioni in esso previste;
• Organismo di Vigilanza (O.d.V.): l’organismo previsto dall’art. 6, comma 1, lett. b), D.
Lgs. 8 giugno 2001, n. 231 e descritto al paragrafo 3 del presente Modello;
• Datore di lavoro: il soggetto titolare del rapporto di lavoro con il lavoratore, o comunque il
soggetto che, secondo il tipo e l'organizzazione dell'impresa, ha la responsabilità dell'impresa
stessa ovvero dell'unità produttiva ai sensi dell’art. 2, comma 1, lett. b), D.Lgs. 81/2008).
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PARTE GENERALE
1. Il Decreto legislativo 8 giugno 2001 n. 231
Il Decreto 231/2001 (il Decreto) recante “Disciplina della responsabilità amministrativa delle persone
giuridiche, delle società e delle associazioni anche prive di personalità giuridica, a norma dell’art. 11 della
Legge 29 settembre 2000, n. 300” ha introdotto per la prima volta nel nostro ordinamento la responsabilità in
sede penale degli enti, che si aggiunge a quella della persona fisica che ha realizzato materialmente il fatto
illecito. Tale decreto introduce dunque e disciplina la responsabilità amministrativa da reato degli enti. Il
Decreto, che dà attuazione alla normativa di origine comunitaria sulla lotta contro la corruzione, costituisce
una assoluta novità per il nostro ordinamento, che non conosceva, fino al 2001, forme di responsabilità
penale o amministrativa per i soggetti collettivi, i quali potevano al massimo essere chiamati a pagare, in via
solidale, multe, ammende e sanzioni amministrative inflitte ai propri rappresentati legali,
amministratori o dipendenti.
1.1 Destinatari della disciplina
Destinatari della disciplina: Società di persone e di capitali, Società cooperative, Associazioni con o
senza personalità giuridica, Enti pubblici economici, Enti privati concessionari di un pubblico servizio.
Soggetti esclusi dalla Legge (“Zona Franca”): Stato - Enti pubblici territoriali - Enti pubblici non
economici - Enti che svolgono funzioni di rilievo costituzionale (Partiti politici, Sindacati).
Soggetti esclusi nella relazione ministeriale (“Zona d’ombra”): Aziende Ospedaliere - Istituti di
assistenza - Scuole e Università pubbliche - Ordini e Collegi professionali - A.C.I. - C.R.I..
1.2 Responsabilità degli Enti
La nuova responsabilità attribuita agli enti si fonda sul seguente modello punitivo: il legislatore individua
alcune tipologie di reati, i cui autori sono sempre persone fisiche, che possono essere commessi
nell'interesse o a vantaggio dell'ente; individua poi un particolare legame tra autore del reato ed ente,
tale per cui si possa desumere che l'autore del reato abbia agito nell'ambito delle attività svolte per
l'ente; fa derivare dal legame tra persona fisica-ente e dal legame tra reato-interesse dell'ente una
responsabilità diretta di quest'ultimo; sceglie un particolare sistema punitivo per l'ente, che prescinda da
quello comunque applicabile alla persona fisica.
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La responsabilità dell’ente sorge quindi se:
- è commesso un reato a cui il Decreto collega la responsabilità dell’ente;
- il reato è stato commesso da un soggetto che ha un particolare legame con l’ente;
- esiste un interesse o un vantaggio per l’ente nella commissione del reato.
L'ente risponde di un illecito amministrativo ed è punito con una sanzione amministrativa, ma il
meccanismo di irrogazione delle sanzioni è basato sul processo penale, l'Autorità competente a contestare
l'illecito è il Pubblico Ministero e l'Autorità competente ad irrogare le sanzioni è il Giudice penale.
La responsabilità amministrativa dell'ente è autonoma rispetto a quella della persona fisica che commette il
reato e sussiste, quindi, anche se l'autore del reato non è stato identificato o se il reato si sia estinto per una
causa diversa dall'amnistia.
La responsabilità dell'ente, in ogni caso, si aggiunge e non sostituisce quella della persona fisica autrice del
reato.
In forza dell'art. 4 del Decreto, l'ente può essere chiamato a rispondere in Italia di reati presupposto
commessi all'estero. Il Decreto, tuttavia, subordina questa possibilità alle seguenti condizioni:
- non procede lo Stato del luogo in cui è stato commesso il reato;
- la società ha la propria sede principale nel territorio dello Stato italiano;
- il reato è commesso all'estero da un soggetto funzionalmente legato alla società;
- sussistono le condizioni generali di procedibilità previste dagli articoli 7, 8, 9, 10 del codice
penale per poter perseguire in Italia un reato commesso all'estero.
La responsabilità dell'ente sorge nei limiti previsti dalla legge. Il primo e fondamentale limite consiste
nel numero chiuso dei reati per i quali l'ente può essere chiamato a rispondere. Ciò significa che l'ente
non può essere sanzionato per qualsiasi reato commesso nell'ambito dello svolgimento delle sue
attività, bensì soltanto per i reati selezionati dal legislatore ed espressamente indicati dalla legge. Il
Decreto, nella sua versione originaria, nelle sue successive integrazioni, nonché le leggi che espressamente
richiamano la disciplina del Decreto, indica agli artt. 24 e seguenti i reati (c.d. reati presupposto) che
possono far sorgere la responsabilità dell'ente. Il limite alla applicabilità del D.Lgs. 231/2001 ai soli
reati presupposto è logico e comprensibile: non avrebbe senso punire l'ente per la commissione di reati che
non hanno alcun legame con la sua attività e che derivano unicamente dalle scelte o dagli interessi della
persona fisica che li commette. Si tratta di categorie di reati molto diverse tra loro. Alcuni sono tipici ed esclusivi della
attività di impresa; altri, invece, normalmente esulano dall'attività di impresa vera e propria, e attengono alle
attività tipiche delle organizzazioni criminali.
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1.3 Tipologie di reato
Quanto alla tipologia dei reati cui si applica la disciplina in esame, il legislatore delegato ha operato
una scelta minimalista rispetto alle indicazioni contenute nella Legge delega (L. n. 300/2000). Infatti,
delle quattro categorie di reati indicate nella Legge n. 300/2000, il Governo ha preso in considerazione
soltanto quelle indicate, nella Sezione III, dagli artt. 24 e seguenti e 25 e seguenti, evidenziando nella
relazione di accompagnamento al D.Lgs. n. 231/2011, la prevedibile estensione della disciplina in
questione anche ad altre categorie di reati.
L'enumerazione dei reati è stata infatti ampliata successivamente a quella originaria contenuta nel
Decreto. Di seguito si riporta l’elenco inclusivo delle estensioni intervenute sino a tutto il Agosto 2013, data
dell’ultima modifica introdotta con D.L. 14/08/2013, n. 93, Gazz. Uff. del 16/08/2013, n. 191.
Art. 24 - Indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato o di un ente pubblico o per il
conseguimento di erogazioni pubbliche e frode informatica in danno dello Stato o di un ente pubblico.
Art. 24-bis - Delitti informatici e trattamento illecito di dati.
Art. 24-ter - Delitti di criminalità organizzata.
Art. 25 – Concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità e corruzione.
Art. 25-bis - Falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e in strumenti o segni di
riconoscimento.
Art. 25-bis.1 - Delitti contro l’industria e il commercio.
Art. 25-ter - Reati Societari.
Art. 25-quater - Delitti con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico.
Art. 25-quater.1 - Pratiche di mutilazione degli organi genitali femminili.
Art. 25-quinquies - Delitti contro la personalità individuale.
Art. 25-sexies - Abusi di mercato.
Art. 25-septies - Omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commesse con violazione delle norme
sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro.
Art. 25-octies - Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita.
Art. 25-novies - Delitti in materia di violazione del diritto d’autore.
Art. 25-decies - Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità
giudiziaria.
Art. 25-undecies - Reati ambientali.
Art. 25-duodecies - Impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare.
Art. 26 - Delitti tentati.
Alla data di approvazione del presente Modello, i reati presupposto appartengono alle categorie come sopra
indicate e sono suscettibili di essere ulteriormente ampliati in futuro.
Non tutti i reati presupposto indicati dal Decreto sono rilevanti per la Società, bensì soltanto quelli
indicati nella parte speciale del presente Modello.
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1.4 Criteri di imputazione dei Reati Presupposto all'Ente
Se è commesso uno dei reati-presupposto, l'ente può essere punito solo se si verificano certe condizioni,
che vengono definite criteri di imputazione del reato all'ente. Tali criteri si distinguono in "oggettivi" e
"soggettivi.
Il primo criterio oggettivo è che il reato sia stato commesso da parte di un soggetto legato all'ente da
un rapporto qualificato appartenente ad una di queste due categorie:
• soggetti in «posizione apicale» : soggetti che rivestono funzioni di rappresentanza; Amministratori,
Direttori generali nonché le persone che esercitano, anche di fatto, la gestione dell'ente;
Rappresentanti Legali a qualsiasi titolo; Preposti a sedi secondarie; Amministratori di Divisioni; in
sostanza tutti coloro che hanno potere autonomo di prendere decisioni in nome e per conto della
società. In tale ottica, la struttura del sistema di deleghe di poteri e di funzioni riveste particolare
importanza nella logica complessiva di definizione del presente Modello di organizzazione, gestione e
controllo;
• soggetti «subordinati», tutti coloro che si trovano in rapporto di subordinazione; Soggetti che eseguono
nell’interesse dell’Ente le decisioni intraprese dal vertice; Lavoratori dipendenti; Collaboratori; Agenti;
Parasubordinati; Distributori; Fornitori; Consulenti; Soggetti non appartenenti al personale dell’Ente ai
quali è stato affidato un incarico da svolgere sotto la direzione e la sorveglianza dei soggetti apicali.
E' evidente l'esigenza della legge di evitare che l'ente possa sfuggire a responsabilità, delegando a
collaboratori esterni attività nell'ambito delle quali può essere commesso un reato.
Il secondo criterio oggettivo è l'interesse o vantaggio dell'Ente. Il reato deve, quindi, riguardare l'attività
della società, ovvero la società deve avere avuto un qualche beneficio, anche potenziale, dal reato. Le
due condizioni sono alternative ed è sufficiente che sussista almeno una delle due:
- interesse: inteso come finalizzazione della condotta all’utilità della Società, indipendentemente
dalla circostanza che poi tale obiettivo sia stato conseguito;
- vantaggio: quando sussiste la concreta acquisizione di una utilità per la società, intesa come
risultato positivo, economico o di altra natura.
La legge non richiede che il beneficio ottenuto o sperato dall'ente sia necessariamente di natura
economica: la responsabilità sussiste non soltanto allorché il comportamento illecito abbia determinato
un vantaggio patrimoniale, ma anche nell'ipotesi in cui, pur in assenza di tale concreto risultato, il reato
trovi ragione nell'interesse della società. Anche il miglioramento della posizione sul mercato dell'ente,
l'occultamento di una situazione di crisi finanziaria, la conquista di un'area territoriale nuova sono risultati
che coinvolgono gli interessi della società, senza procurarle un immediato beneficio economico. Si
osserva che il concetto di interesse può essere esteso quando il reato è commesso da soggetti qualificati
di altra società appartenente al gruppo. Il reato commesso nell'interesse dell'intero Gruppo può essere
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qualificato come commesso anche nell'interesse della Società. In tale ottica, la Società ritiene
opportuno che tutte le società appartenenti al gruppo si dotino di un proprio Modello. Il presente
Modello contiene inoltre disposizioni specifiche per regolare, ai fini della disciplina del Decreto, le
prestazioni di servizio tra società appartenenti al Gruppo.
La Società non è responsabile se il reato è stato commesso nell’interesse esclusivo dell’autore.
Si configura una attenuazione della pena qualora la persona fisica abbia agito nel prevalente interesse
proprio o di terzi ovvero se l’Ente non ha ricavato alcun vantaggio o ha ricavato un vantaggio minimo.
Secondo quanto disposto dal D. Lgs. 231/2001, la responsabilità aziendale è evitabile e non punibile se
viene provato che:
- è stato adottato ed efficacemente attuato un Modello di Organizzazione e Gestione idoneo a prevenire il
reato che si è verificato;
- è stato costituito un Organismo di Vigilanza con il compito di vigilare sul funzionamento del Modello
adottato;
- il reato è stato commesso da un soggetto che ha eluso fraudolentemente il Modello di Organizzazione e
Gestione.
Il reato non è rimproverabile all'Ente se l'Ente dimostra che, prima della commissione del reato, ha
adottato ed efficacemente attuato modelli di organizzazione, gestione e controllo idonei a prevenire
reati della specie di quello verificatosi; che l’Organismo di Vigilanza ha vigilato sul funzionamento e
l'osservanza dei modelli e ne ha curato l’aggiornamento.
La Società è colpevole solo se ha voluto o agevolato la commissione del reato e risponde del reato solo in
caso di mancata adozione e mancato rispetto di standard doverosi attinenti alla sua organizzazione e allo
svolgimento della sua attività politica di impresa carente, per deficit strutturali dell'organizzazione
aziendale e per mancata prevenzione del rischio / reato.
Il Modello opera quale causa di non punibilità dell'ente sia che il reato presupposto sia commesso da
un soggetto apicale sia che sia stato commesso da un soggetto subordinato. Tuttavia, il Decreto è più
rigoroso e lascia meno possibilità di difesa se il reato è stato commesso da un soggetto apicale.
L'ente deve anche dimostrare che le persone hanno commesso il reato eludendo fraudolentemente il
Modello.
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Nell'ipotesi di reati commessi da soggetti in posizione subordinata, l'ente può essere chiamato a
rispondere invece solo qualora si accerti che la commissione del reato è stata resa possibile
dall'inosservanza degli obblighi di direzione o vigilanza. Si tratta, in questo caso, di una vera e propria
colpa di organizzazione: la società ha acconsentito indirettamente alla commissione del reato, non
presidiando le attività e i soggetti a rischio di commissione di un reato presupposto.
1.5. Valutazione in sede Giudiziaria - Sanzioni
La Legge richiede alla Società di adottare tutte le misure possibili usando tutta la diligenza possibile,
tuttavia per la Società non è sempre possibile eliminare a priori tutte le situazioni di rischio di reato, ne
consegue che la commissione di un reato non comporta di per sé l’inefficacia di un modello.
La valutazione in sede Giudiziaria riguarderà:
- la commissione di un reato presupposto da parte di un soggetto apicale o di un subordinato;
- interesse o vantaggio della Società;
- efficacia del Modello nel prevenire il reato in contestazione;
- implementazione del Modello: protocolli di prevenzione e procedure operative;
- controllo sul Modello: Organismo di Vigilanza;
- motivo dell’inefficacia del Modello.
L'ente ritenuto responsabile per la commissione di uno dei reati presupposto può essere condannato a
quattro tipi di sanzioni, diverse per natura e per modalità di esecuzione:
1) La sanzione pecuniaria
Si applica sempre in caso di condanna. L’entità della sanzione pecuniaria è determinata dal giudice
attraverso un sistema basato su «quote» e dipende della gravità del fatto, dal grado di responsabilità
della società, dall'attività svolta per eliminare o attenuare le conseguenze del fatto e per prevenire la
commissione di altri illeciti. L’importo è determinato giudice in base alle condizioni economiche e
patrimoniali della società allo scopo di assicurare l’efficacia della sanzione.
2) Le sanzioni interdittive
Le sanzioni interdittive previste dal Decreto sono:
- l'interdizione, temporanea o definitiva, dall'esercizio dell'attività;
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- la sospensione o la revoca delle autorizzazioni, licenze o concessioni funzionali alla commissione
dell'illecito;
- il divieto di contrattare con la pubblica amministrazione, salvo che per ottenere le prestazioni di un
pubblico servizio;
- l'esclusione da agevolazioni, finanziamenti, contributi o sussidi e l'eventuale revoca di quelli già concessi;
- il divieto, temporaneo o definitivo, di pubblicizzare beni o servizi.
Non si applicano sempre, possono essere applicate in aggiunta alle sanzioni pecuniarie ma soltanto se
espressamente previste per il reato per cui si procede e solo se sussiste uno dei due seguenti
presupposti:
- profitto di elevata entità;
- precedente illecito e dunque reiterazione di illeciti��
Le sanzioni interdittive hanno ad oggetto la specifica attività alla quale si riferisce l'illecito dell'ente,
normalmente temporanee, per una durata compresa tra tre mesi e due anni, oppure in via definitiva nei
casi espressamente previsti di particolare gravità.
Esse possono essere applicate anche in via cautelare, prima della sentenza di condanna, su richiesta del
Pubblico Ministero, qualora sussistano gravi indizi della responsabilità dell'ente e vi siano fondati e
specifici elementi da far ritenere il concreto pericolo che vengano commessi illeciti della stessa indole
di quello per cui si procede.
Non si applicano in caso di ravvedimento operoso post reato.
3) La confisca
Sempre disposta se vi è condanna.
Consiste nell'acquisizione da parte dello Stato del prezzo o del profitto del reato o di un valore ad essi�
equivalente.
4) La pubblicazione della sentenza di condanna
Disposta a discrezione del Giudice nei casi di applicazione di una Sentenza interdittiva.
Consiste nella pubblicazione della condanna una sola volta, per estratto o per intero a spese dell'ente, in
uno o più giornali indicati dal Giudice nella sentenza nonché mediante affissione nel Comune ove l'ente�
ha sede.
La condanna definitiva dell'ente è iscritta nell'anagrafe nazionale delle sanzioni amministrative da reato
dell'ente: archivio contenente tutte le decisioni relative a sanzioni divenute irrevocabili applicate agli enti
ai sensi del Decreto.
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2. Il Modello
Il Modello è quindi un complesso di principi, strumenti e condotte che regolano l’organizzazione e la
gestione dell’impresa, nonché gli strumenti di controllo. Esso varia e tiene conto della natura e delle
dimensioni dell’impresa e del tipo di attività che essa svolge. Le regole e le condotte previste dal
presente Modello servono, innanzitutto, a garantire che l’attività svolta dalla Società rispetti la Legge
ed il Codice Etico. Queste regole devono consentire alla Società di scoprire se ci sono delle situazioni
rischiose, ovvero favorevoli alla commissione di un reato rilevanti per il Decreto. Individuate tali
situazioni a rischio, il Modello deve poterle eliminare attraverso l’imposizione di condotte e di
controlli.
In merito all’efficacia di un modello organizzativo il Decreto prevede che esso abbia il seguente
contenuto minimo:
- siano individuate le attività della società nel cui ambito possono essere commessi reati;
- siano previsti specifici protocolli diretti a programmare la formazione e l’attuazione delle
decisioni della società, in relazione ai reati da prevenire;
- siano individuate le modalità di gestione delle risorse finanziarie idonee ad impedire la
commissione di reati;
- sia introdotto un sistema disciplinare idoneo a sanzionare il mancato rispetto delle misure
indicate nel Modello;
- siano previsti obblighi di informazione nei confronti dell’Organismo di Vigilanza;
- in relazione alla natura e alla dimensione dell’organizzazione, nonché al tipo di attività svolta,
siano previste misure idonee a garantire lo svolgimento dell’attività nel rispetto della legge e a
scoprire ed eliminare tempestivamente situazioni di rischio.
2.1 Destinatari del Modello
Il presente Modello si applica:
a) a coloro che svolgono, anche di fatto, funzioni di gestione, amministrazione, direzione o controllo
nella Società o in una sua unità organizzativa autonoma;
b) ai dipendenti della Società, ancorché distaccati all’estero per lo svolgimento dell’attività;
c) a tutti coloro che collaborano con la Società in forza di un rapporto di lavoro parasubordinato
(collaboratori a progetto, prestatori di lavoro temporaneo, interinali, ecc.);
d) a coloro i quali, pur non appartenendo alla Società, operano su mandato o per conto della stessa
(quali, ad esempio, promoter, agenti o consulenti);
e) a coloro che agiscono nell’interesse o anche nell’interesse della Società in quanto legati alla Società
da rapporti giuridici contrattuali o da altri accordi (quali, ad esempio, partner in joint venture o soci
per la realizzazione o l’acquisizione di un progetto di business).
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L’Organismo di Vigilanza, sentiti il Consigliere Delegato, il Responsabile Risorse Umane e il
Responsabile dell’area alla quale il contratto o rapporto si riferiscono, determina le tipologie di
rapporti giuridici con soggetti esterni alla Società, ai quali è opportuno applicare, in ragione della
natura dell’attività svolta
Tutti i destinatari del Modello sono tenuti a rispettare con la massima diligenza le disposizioni
contenute nel Modello e le sue procedure di attuazione.
Il presente Modello di organizzazione, gestione e controllo costituisce regolamento interno della
Società, vincolante per la medesima.
2.2 Attuazione del Modello
Con riferimento all’efficace attuazione del Modello, il Decreto prevede la necessità di una verifica
periodica e di un aggiornamento del Modello, qualora emergano significative violazioni delle
prescrizioni in esso contenute ovvero qualora intervengano mutamenti nell’organizzazione o
nell’attività della società.
Esso viene portato a conoscenza di tutto il personale attraverso i mezzi e le forme ritenuti più idonei:
strumenti informatici, seminari, formazione del personale, etc..
Il Modello deve sempre essere tempestivamente modificato o integrato con delibera del Consiglio di
Amministrazione, anche su proposta dell’Organismo di Vigilanza, quando:
- siano intervenute violazioni o elusioni delle prescrizioni in esso contenute che ne abbiano dimostrato
l’inefficacia o l’incoerenza ai fini della prevenzione dei Reati;
- siano intervenuti mutamenti significativi nel quadro normativo, nell’organizzazione o nell’attività
della società.
Il Presidente del Consiglio di Amministrazione, in tal caso, deve convocare il Consiglio di
Amministrazione affinché adotti le delibere di sua competenza.
Le modifiche delle procedure aziendali necessarie per l’attuazione del Modello avvengono ad opera
delle Funzioni interessate.
L’Organismo di Vigilanza è costantemente informato dell’aggiornamento e dell’implementazione
delle nuove procedure operative e può esprimere parere sulle proposte di modifica.
2.3 Sistema disciplinare del Modello
Al fine di una corretta applicazione, il Legislatore ha stabilito che il Modello non possa prescindere da
un sistema disciplinare efficace.
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Il Modello, infatti, costituisce un complesso di norme alle quali il personale dipendente deve attenersi
scrupolosamente e la cui inosservanza deve comportare l’adozione di provvedimenti disciplinari
applicati in conformità a quanto stabilito dal CCNL applicabile e dallo Statuto dei lavoratori.
Le specifiche fattispecie sanzionatorie (comportamenti attivi od omissivi per i quali sono previste
sanzioni) derivanti dal mancato rispetto del Modello, esposte di seguito, sono incluse nel Regolamento
Aziendale consegnato al personale all’inizio del rapporto di lavoro).
Il sistema sanzionatorio del presente Modello è un sistema autonomo di sanzioni finalizzato a
rafforzare il rispetto e l’efficace attuazione del Modello.
L’applicazione delle misure sanzionatorie stabilite dal Modello non sostituisce eventuali ulteriori
sanzioni di altra natura (penale, amministrativa, civile e tributaria) che possano derivare dal medesimo
fatto di reato.
Ogni violazione del Modello o delle procedure stabilite in attuazione dello stesso, da chiunque
commessa, deve essere immediatamente comunicata, per iscritto, all’Organismo di Vigilanza, ferme
restando le procedure e i provvedimenti di competenza del titolare del potere disciplinare.
Il dovere di segnalazione grava su tutti i destinatari del presente Modello.
Ricevuta la segnalazione, l’Organismo di Vigilanza deve immediatamente dare corso ai necessari
accertamenti, garantendo la riservatezza del soggetto nei cui confronti procede.
Le sanzioni per le violazioni delle disposizioni del presente Modello sono adottate dagli organi o dalle
funzioni aziendali che risultano competenti, in virtù dei poteri e delle attribuzioni loro conferiti dallo
Statuto o dai regolamenti interni della Società. Valutata la violazione, l’O.d.V. informa
immediatamente il titolare del potere disciplinare, che darà corso al procedimento disciplinare di sua
competenza al fine delle contestazioni e dell’eventuale applicazione delle sanzioni.
A titolo esemplificativo, costituiscono infrazioni disciplinari i seguenti comportamenti:
- la violazione, anche con condotte omissive e in eventuale concorso con altri, dei principi e delle
procedure previste dal presente Modello o stabilite per la sua attuazione;
- la redazione, eventualmente in concorso con altri, di documentazione non veritiera;
- l’agevolazione, mediante condotta omissiva, della redazione da parte di altri, di documentazione non
veritiera;
- la sottrazione, la distruzione o l’alterazione della documentazione inerente la procedura per sottrarsi
al sistema dei controlli previsto dal Modello;
- l’ostacolo alla attività di vigilanza dell’O.d.V.;
- l’impedimento all’accesso alle informazioni e alla documentazione richiesta dai soggetti preposti ai
controlli delle procedure e delle decisioni;
- la realizzazione di qualsiasi altra condotta idonea a eludere il sistema di controllo previsto dal
Modello.
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Sanzioni e misure disciplinari
Le trasgressioni del Modello e delle sue procedure di attuazione sono accertate e sanzionate ai sensi di
legge e secondo le specifiche norme del CCNL applicato per il personale dipendente.
Qualora il fatto costituisca violazione anche di doveri discendenti dalla legge o dal rapporto di lavoro,
tali da non consentire la prosecuzione del rapporto di lavoro neppure in via provvisoria, potrà essere
deciso il licenziamento senza preavviso, a norma dell’art. 2119 c.c., fermo il rispetto del procedimento
disciplinare.
La violazione del Modello che abbia comportato l’iscrizione del dipendente o della Società nei registri
degli indagati della competente Procura della Repubblica costituisce infrazione con carattere di
particolare gravità, ai sensi e per gli effetti di cui alle specifiche norme del CCNL applicato per il
personale dipendente.
Se la violazione riguarda un Amministratore della Società, l’Organismo di Vigilanza deve darne
immediata comunicazione al Consiglio di Amministrazione e al Collegio Sindacale, ove esistente,
mediante relazione scritta.
Nei confronti degli Amministratori che abbiano commesso una violazione del Modello o delle
procedure stabilite in attuazione del medesimo, il Consiglio di Amministrazione può applicare ogni
idoneo provvedimento consentito dalla legge, fra cui le seguenti sanzioni, determinate a seconda della
gravità del fatto e della colpa, nonché delle conseguenze che sono derivate alla Società:
a) richiamo formale scritto;
b) sanzione pecuniaria pari all’importo da due a cinque volte gli emolumenti calcolati su base mensile;
c) revoca, totale o parziale, delle eventuali procure.
Qualora la violazione dell’amministratore sia tale da ledere la fiducia della Società nei suoi confronti,
il Consiglio di Amministrazione convoca l’Assemblea, proponendo la revoca dalla carica.
In caso di violazione da parte di un componente del Collegio Sindacale, l’Organismo di Vigilanza
deve darne immediata comunicazione al Consiglio di Amministrazione mediante relazione scritta. Il
Consiglio di Amministrazione, qualora si tratti di violazioni tali da invocare la giusta causa di revoca,
propone all’Assemblea l’adozione dei provvedimenti di competenza e provvede agli ulteriori
incombenti previsti dalla legge.
Per i soggetti esterni o le controparti contrattuali destinatarie del Modello, secondo quanto previsto dal
paragrafo 2.1, l’Organismo di Vigilanza, sentiti il Responsabile Risorse Umane e Formazione e il
Responsabile dell’area alla quale il contratto o rapporto si riferiscono, stabilisce altresì per ciascuna
tipologia di rapporto le misure sanzionatorie applicabili nei casi di violazione delle previsioni del
Modello o delle procedure stabilite per la sua attuazione, nonché individua le modalità di applicazione
delle stesse.
Qualora si verifichino fatti che possono integrare violazione del Modello da parte di questi soggetti,
l’Organismo di Vigilanza informa mediante relazione scritta il Presidente del Consiglio di
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Amministrazione, il quale, sentito l’Amministratore Delegato, il Responsabile Risorse Umane e
Formazione e il Responsabile dell’area alla quale il contratto o rapporto si riferiscono, valuterà le
modalità per procedere all’accertamento della violazione. Nei confronti dei destinatari del Modello
appartenenti a questa categoria si applicano le misure sanzionatorie predeterminate ai sensi del punto
precedente.
2.4 Comunicazione e formazione
La Società si impegna a garantire la diffusione e la conoscenza effettiva del Modello a tutti i
dipendenti e ai soggetti con funzioni di gestione, amministrazione e controllo, attuali e futuri.
Il Modello è comunicato a cura del Responsabile Risorse Umane e Formazione, attraverso i mezzi
ritenuti più opportuni, purché idonei ad attestare l’avvenuta ricezione del Modello da parte del
personale della Società.
L’O.d.V. determina, sentiti il Consigliere Delegato e il Responsabile dell’area alla quale il contratto o
rapporto si riferiscono, le modalità di comunicazione del Modello ai soggetti esterni alla Società
destinatari del Modello.
La Società si impegna ad attuare programmi di formazione, con lo scopo di garantire l’effettiva
conoscenza del Decreto, del Codice Etico e del Modello da parte di tutti i dipendenti e dei membri
degli organi sociali della Società. La formazione è strutturata in relazione alla qualifica dei soggetti
interessati e al grado di coinvolgimento degli stessi nelle attività sensibili indicate nel Modello. Le
iniziative di formazione possono svolgersi anche a distanza o mediante l’utilizzo di sistemi
informatici. La formazione del personale ai fini dell’attuazione del Modello è gestita
dall’Amministratore Delegato e dal Responsabile Risorse Umane e Formazione, in stretta
cooperazione con l’Organismo di Vigilanza.
3. Organismo di Vigilanza
In attuazione del Decreto, è istituito dalla Società un Organismo di Vigilanza, (indicato anche con
C.O., Compliance Officer) dotato di autonomia e indipendenza nell’esercizio delle proprie funzioni,
con i poteri ed i compiti definiti dall’art. 6, comma 1, lett. b), del D. Lgs. n. 231/2001.
All'Organismo di Vigilanza è assegnata la responsabilità di sorvegliare la conformità dell'attività agli
standard e alle procedure definite nel Modello. In particolare, il Decreto assegna all'Organismo di
Vigilanza i seguenti compiti:
- sull’osservanza del Modello da parte degli organi sociali, dei dipendenti e dei consulenti della
Società;
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- sull’efficacia del Modello in relazione alla effettiva capacità di prevenire la commissione dei reati di
cui al Decreto;
- sulla effettiva attuazione delle prescrizioni del Modello nell’ambito dello svolgimento delle attività
della Società;
- sull’aggiornamento del Modello, laddove si riscontrino esigenze di adeguamento dello stesso in
relazione a mutamenti della struttura e organizzazione aziendale o del quadro normativo di
riferimento.
L’Organismo di Vigilanza, nella prima seduta utile successiva alla nomina, si dota di un proprio
Regolamento di funzionamento, approvandone i contenuti e presentandolo al Consiglio di
Amministrazione.
Tutti coloro che sono tenuti all’osservanza del presente Modello sono obbligati a segnalare in tempo
all’Organismo di Vigilanza eventuali violazioni da essi riscontrate. L’Organismo di Vigilanza è tenuto
a relazionare all’Organo Amministrativo sui casi di inosservanza del Modello rilevati.
3.1 Requisiti di eleggibilità …OMISSIS…
3.2 Nomina, sostituzione e revoca dei membri dell’O.d.V.
L’Organismo di Vigilanza è nominato dal Consiglio di Amministrazione, con provvedimento motivato
rispetto a ciascun componente, scelto esclusivamente sulla base dei requisiti di professionalità,
onorabilità, competenza, indipendenza e autonomia funzionale.
…OMISSIS…
3.3 Convocazione e svolgimento delle attività
…OMISSIS…
Tutti i dipendenti e i membri degli organi sociali della Società si impegnano, nel rispetto delle finalità
del presente Modello a collaborare con l’O.d.V., segnalando i fatti che integrano o possono integrare
una violazione del Modello o delle procedure stabilite per la sua attuazione. I dipendenti della Società
riferiscono preferibilmente al proprio diretto superiore gerarchico, ma possono altresì rivolgersi
direttamente all’Organismo di Vigilanza.
In ogni caso, i responsabili delle funzioni interessate dalle attività a rischio comunicano all’Organismo
di Vigilanza ogni informazione utile per agevolare lo svolgimento delle verifiche sulla corretta
attuazione del Modello. In particolare, devono comunicare periodicamente, o almeno una volta
all’anno, all’Organismo di Vigilanza lo stato di attuazione dei protocolli di prevenzione delle attività a
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rischio di propria competenza, nonché l’indicazione motivata dell’eventuale necessità di modifiche ai
protocolli di prevenzione.
I collaboratori e tutti i soggetti esterni alla Società destinatari del Modello, come stabiliti al paragrafo
2.1), sono tenuti nell’ambito dell’attività svolta per conto o nell’interesse della Società a segnalare
direttamente all’O.d.V. le violazioni del Modello o delle procedure stabilite per la sua attuazione,
purché tale obbligo sia specificato nei contratti che legano tali soggetti alla Società.
L’Organismo di Vigilanza deve essere immediatamente informato a cura degli organi o delle funzioni
competenti: dei procedimenti disciplinari azionati per violazioni del Modello; dei provvedimenti di
archiviazione di tali procedimenti con le relative motivazioni; dell’applicazione di una sanzione per
violazione del Modello o delle procedure stabilite per la sua attuazione.
Le segnalazioni di violazioni al Modello sono conservate a cura dell’O.d.V. in un archivio informatico
e/o in uno cartaceo, di cui deve essere garantita la riservatezza.
I componenti dell’Organismo di Vigilanza, nonché i soggetti dei quali l’Organismo, a qualsiasi titolo,
si avvale sono tenuti all’obbligo di riservatezza su tutte le informazioni delle quali sono venuti a
conoscenza nell’esercizio delle loro funzioni o attività. La Società adotta misure idonee affinché sia
sempre garantita la riservatezza circa l’identità di chi trasmette informazioni all’O.d.V.. E’ vietata
qualsiasi forma di ritorsione, discriminazione o penalizzazione nei confronti di coloro che effettuano
in buona fede segnalazioni all’O.d.V..
La Società si riserva ogni azione contro chiunque effettua in mala fede segnalazioni non veritiere.
3.4 Poteri
L’Organismo di Vigilanza dispone di autonomi poteri di iniziativa e di controllo, tali da consentire
l’efficace esercizio delle funzioni previste nel Modello, nonché da successivi provvedimenti o
procedure assunti in attuazione del medesimo. All’Organismo di Vigilanza non competono, né
possono essere attribuiti, neppure in via sostitutiva, poteri di intervento gestionale, decisionale,
organizzativo o disciplinare, relativi allo svolgimento delle attività della Società.
L’Organismo di Vigilanza svolge le sue funzioni coordinandosi con gli altri organi o funzioni di
controllo esistenti nella Società. In particolare:
- si coordina con la funzione Risorse Umane e Formazione per gli aspetti relativi alla formazione del
personale;
- collabora con il Consigliere Delegato, con l’Organo Amministrativo, per gli aspetti relativi
all’interpretazione e all’aggiornamento del quadro normativo di riferimento del Modello nonché per
l’elaborazione delle clausole contrattuali che regolano l’applicazione del Modello ai soggetti esterni
alla Società;
- si coordina con le aree e/o funzioni aziendali interessate dalle attività a rischio per tutti gli aspetti
relativi alla implementazione delle procedure operative di attuazione del Modello.
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L’Organismo di Vigilanza, nel perseguimento della finalità di vigilare sull’effettiva attuazione del
Modello adottato dalla Società, è dotato dei seguenti poteri e doveri, che esercita nel rispetto delle
norme di legge, nonché dei diritti individuali dei lavoratori e delle persone interessate:
a) svolgere o provvedere a far svolgere, sotto la sua diretta sorveglianza e responsabilità, attività
ispettive periodiche;
b) accedere a tutte le informazioni concernenti le attività sensibili della Società, come meglio elencate
nella Parte Speciale del Modello;
c) chiedere informazioni o l’esibizione di documenti in merito alle attività sensibili a tutto il personale
dipendente della Società e, laddove necessario, agli amministratori, al collegio sindacale ed al
revisore, ai soggetti nominati in ottemperanza a quanto previsto dalla normativa in materia di
antinfortunistica, di tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro;
d) chiedere informazioni o l’esibizione di documenti in merito alle attività sensibili a collaboratori,
consulenti, agenti e rappresentanti esterni della Società e in genere a tutti i soggetti destinatari del
Modello, individuati secondo quanto previsto al precedente paragrafo 2.1, sempre che l’obbligo di
ottemperare alle richieste dell’O.d.V. sia espressamente previsto nei contratti o nei mandati che legano
il soggetto esterno alla Società;
e) ricevere periodicamente informazioni dai Responsabili delle funzioni e/o aree interessate dalle
attività a rischio, di cui alla Parte Speciale del presente Modello;
f) ove necessario per lo svolgimento delle proprie funzioni, chiedere informazioni agli Organismi di
Vigilanza delle società appartenenti al Gruppo;
g) avvalersi dell’ausilio e del supporto del personale dipendente della Società;
h) avvalersi di consulenti esterni per problematiche di particolare complessità o che richiedono
competenze specifiche, in particolare, in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro;
i) proporre all’organo o alla funzione titolare del potere disciplinare l’adozione delle sanzioni
disciplinari come previste al precedente paragrafo 2.3;
l) sottoporre il Modello a verifica periodica e se necessario proporre al Consiglio di Amministrazione
modifiche o aggiornamenti;
m) coordinare, in unione con il Responsabile Risorse Umane e Formazione, la definizione di
programmi di formazione del personale;
n) redigere periodicamente, e comunque almeno annualmente, una relazione scritta al Consiglio di
Amministrazione, con i contenuti minimi indicati al precedente punto 3.3;
o) informare il Presidente del Consiglio di Amministrazione e l’Amministratore Delegato di fatti
urgenti e rilevanti emersi nello svolgimento della propria attività;
p) individuare e aggiornare periodicamente, sentiti il Responsabile Risorse Umane e Formazione, il
Responsabile Affari legali ed il Responsabile dell’area alla quale il contratto o rapporto si riferiscono,
le tipologie di rapporti giuridici con soggetti esterni alla Società ai quali è opportuno applicare il
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Modello, nonché determinare le modalità di comunicazione del Modello a tali soggetti e le procedure
necessarie per il rispetto delle disposizioni in esso contenute.
L’Organismo di Vigilanza dispone di autonomi poteri di spesa sulla base di un preventivo annuale,
approvato dal Consiglio di Amministrazione, su proposta dell’Organismo stesso.
L’Organismo di Vigilanza può impegnare risorse che eccedono i propri poteri di spesa in presenza di
situazioni eccezionali e urgenti, con l’obbligo di dare informazione al Consiglio di Amministrazione
nella riunione immediatamente successiva.
Il potere di verifica e di controllo non può essere utilizzato dall’O.d.V. per ingerirsi nelle
responsabilità dei soggetti nominati ai sensi delle leggi di settore, ma esclusivamente allo scopo di
verificare l’effettiva applicazione delle regolamentazioni vigenti.
Segnalazione di Violazione al Modello di Organizzazione e Gestione ex D.Lgs. 231/2001
Le segnalazioni di violazione al Modello 231 possono essere inoltrate via posta elettronica a:
[email protected] oppure tramite posta in busta chiusa, con dicitura “Riservata Organismo di
Vigilanza”, all'indirizzo:
Chemetall S.r.l. - Organismo di Vigilanza Modello 231
Via Michele Barozzi, 6
20122 Milano
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PARTE SPECIALE
1. Adozione del Modello - CHEMETALL
In osservanza delle disposizioni del Decreto, la Società, con delibera del Consiglio di Amministrazione ha
adottato il proprio Modello di organizzazione, gestione e controllo (il presente Modello).
Il Consiglio di Amministrazione ha competenza esclusiva per l’adozione e la modificazione del
Modello idoneo a prevenire reati in genere richiamati dal Decreto e successive modificazioni. Il
presente Modello è ispirato, tra gli altri, al Codice Etico, alle Linee Guida per la costruzione dei
modelli di Organizzazione, Gestione e Controllo, elaborate da Confindustria nel documento del 31
marzo 2008, approvato dal Ministero della Giustizia, ed a quelle elaborate da Federchimica del
Dicembre dello stesso anno.
Il Modello è stato elaborato tenendo conto della struttura e dell'attività concretamente svolta dalla Società, della
natura e delle dimensione della sua organizzazione. La Società ha proceduto ad un'analisi preliminare del
proprio contesto aziendale e successivamente ad una analisi delle aree di attività che presentano profili
potenziali di rischio in relazione alla commissione dei reati indicati dal Decreto. In particolare, sono stati
oggetto di analisi: la storia della Società, il contesto societario, la struttura del Gruppo, il mercato di
appartenenza, l'organigramma aziendale, il sistema di corporate governance esistente, il sistema delle procure
e delle deleghe, i rapporti giuridici esistenti con soggetti terzi, anche con riferimento ai contratti di servizio
che regolano i rapporti infragruppo, la realtà operativa aziendale, le prassi e le procedure formalizzate e
diffuse all'interno della Società per lo svolgimento delle operazioni.
Al fini della predisposizione del presente Modello, la Società ha proceduto inoltre:
- all'individuazione delle attività sensibili in cui possono incorrere situazioni a rischio e nelle quali esiste
la possibilità che si verifichino i reati presupposto indicati nel Decreto, attraverso: la ricognizione delle
attività svolte dalla società, tramite interviste con i responsabili delle aree e/o funzioni aziendali, l'analisi
degli organigrammi aziendali e del sistema di ripartizione delle responsabilità;
- all'identificazione delle procedure di controllo già esistenti, attraverso: interviste con i responsabili
delle aree e/o funzioni aziendali, integrate con questionari di autovalutazione;
- all'identificazione di principi e regole di prevenzione: alla luce dei risultati delle due precedenti fasi,
sono stati individuati i principi, i protocolli e le regole di prevenzione nonché le procedure operative e
di condotta da attuare, al fine di prevenire, per quanto ragionevolmente possibile, la commissione dei
reati presupposto rilevanti per la Società. La Società ha tenuto conto degli strumenti di controllo e di
prevenzione già esistenti, diretti a regolamentare il governo societario, quali lo Statuto, il sistema di
deleghe e procure nonché le procedure operative redatte dalle singole funzioni aziendali.
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I risultati dell’analisi sopra descritta, ivi comprese le osservazioni che hanno consentito alla Società di
individuare protocolli specifici per specifiche aree a rischio, costituiscono presupposto e parte
integrante del presente Modello. Inoltre, per quanto concerne la possibile commissione di reati contro
la persona (art. 25-septies del Decreto), la Società ha proceduto all’analisi del proprio contesto
aziendale e di tutte le attività specifiche ivi svolte nonché alla valutazione dei rischi a ciò connessi
sulla base di quanto risulta dalle verifiche svolte in ottemperanza alla normativa speciale vigente in
materia di antinfortunistica, tutela della sicurezza e della salute nei luoghi di lavoro (D.Lgs. 81/2008).
1.a) Storia della Società e del Gruppo, contesto di mercato
…OMISSIS…
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1.b) Struttura del Gruppo
…OMISSIS…
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1.c) Organigramma delle Società Chemetall S.r.l. e Chemetall Italia S.r.l.
…OMISSIS…
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1.c) Organigramma della Società Kendell S.r.L
…OMISSIS…
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1.d) Rapporti con le Società del Gruppo
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1.e) Prestazione di servizi da o verso altre società
Qualora la Società riceva da parte di società appartenenti al Gruppo o da parte di società esterne al
Gruppo servizi che possono interessare le attività sensibili di cui alla successiva Parte Speciale,
ciascuna prestazione deve essere disciplinata da un contratto scritto.
Il contratto deve prevedere le seguenti clausole:
- l’obbligo da parte della società che presta il servizio in favore della società di attestare la veridicità e
completezza della documentazione prodotta o delle informazioni comunicate alla Società ai fini dello
svolgimento dei servizi richiesti;
- l’obbligo da parte della società che presta il servizio in favore di Chemetall di rispettare nello
svolgimento del servizio richiesto il proprio Codice Etico e quanto previsto dal proprio Modello e
dalle procedure stabilite per la sua attuazione. Qualora la società che presta il servizio in favore di
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Chemetall non sia dotata di un proprio Modello di organizzazione, gestione e controllo o qualora i
servizi erogati rientrino nell’ambito di attività sensibili non contemplate dal proprio modello, la società
che presta il servizio si impegna a dotarsi di regole e procedure adeguate e idonee a prevenire la
commissione dei Reati;
- il potere dell’Organismo di Vigilanza della Società di richiedere informazioni all’Organismo di
Vigilanza della società che presta il servizio, ovvero, in assenza di un Organismo di Vigilanza,
direttamente alle funzioni della società competenti ad erogare il servizio, al fine del corretto
svolgimento della propria funzione di vigilanza.
Qualora la Società presti in favore di società appartenenti al Gruppo servizi che possono interessare le
attività sensibili di cui alla successiva Parte Speciale, ciascuna prestazione deve essere disciplinata da
un contratto scritto, che è comunicato all’Organismo di Vigilanza, ove esistente, della società
beneficiaria del servizio.
Il contratto deve prevedere le seguenti clausole:
- l’obbligo da parte della Società di attestare la veridicità e completezza della documentazione prodotta
o delle informazioni comunicate alla società beneficiaria del servizio ai fini dello svolgimento dei
servizi richiesti;
- l’obbligo da parte della Società di rispettare nello svolgimento del servizio prestato il Codice Etico e
quanto previsto dal presente Modello e dalle procedure stabilite per la sua attuazione. Qualora i servizi
erogati rientrino nell’ambito di attività sensibili non contemplate dal presente Modello, la Società si
impegna a dotarsi di regole e procedure adeguate e idonee a prevenire la commissione dei reati previsti
dal Decreto;
- il potere dell’Organismo di Vigilanza della società beneficiaria del servizio di richiedere
informazioni all’Organismo di Vigilanza della Società erogante se esistente.
2. Finalità del Modello
Con l’adozione del presente Modello la Società intende adempiere compiutamente alle previsioni di
legge e, in specie, conformarsi ai principi ispiratori del Decreto, nonché rendere più efficace il sistema
dei controlli interni e di Corporate Governance già esistenti.
Il Modello si pone come obiettivo principale quello di configurare un sistema strutturato e organico di
principi e procedure organizzative e di controllo, idoneo a prevenire, nel limite del possibile e del
concretamente esigibile, la commissione dei reati contemplati dal Decreto. Il Modello si integra con il
sistema dei controlli e di Corporate Governance già esistente presso la Società e si inserisce nel
processo di diffusione di una cultura di impresa improntata alla correttezza, alla trasparenza e alla
legalità.
Il Modello si propone altresì le seguenti finalità:
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- un’adeguata informazione dei dipendenti e di coloro che agiscono su mandato della Società, o sono
legati alla Società da rapporti rilevanti ai fini del Decreto, circa le attività che comportano il rischio di
realizzazione dei reati;
- la diffusione di una cultura d’impresa improntata alla legalità: la Società, infatti, condanna ogni
comportamento contrario alla legge o alle disposizioni interne e, in particolare, alle disposizioni
contenute nel presente Modello;
- la diffusione di una cultura del controllo;
- un’efficiente ed equilibrata organizzazione dell’impresa, con particolare riguardo alla formazione
delle decisioni e alla loro trasparenza, alla previsione di controlli, preventivi e successivi, nonché alla
gestione dell’informazione interna ed esterna;
- misure idonee a eliminare tempestivamente, nei limiti del possibile, eventuali situazioni di rischio di
commissione dei Reati.
3. Modello e Codice Etico
La Società ha adottato il Codice di Condotta ed Etica Aziendale dalla Capogruppo Rockwood
Holdings Inc., l’ultima versione al 23 Novembre 2009 è stata distribuita ed è presente sul web.
Il Codice Etico è strumento per natura, funzione e contenuti differente dal presente Modello. Ha
portata generale ed è privo di attuazione procedurale. Il Codice Etico indica i principi di
comportamento e i valori etico-sociali che devono ispirare la Società e le società appartenenti al
Gruppo nel perseguimento del proprio oggetto sociale e dei propri obiettivi ed è coerente con quanto
riportato nel presente Modello.
Il Modello presuppone il rispetto di quanto previsto nel Codice Etico formando con esso un corpus di
norme interne finalizzate alla diffusione di una cultura dell’etica e della trasparenza aziendale.
Il Codice Etico della Società costituisce il fondamento essenziale del presente Modello e le
disposizioni contenute nel Modello si integrano con quanto in esso previsto.
Il Codice Etico, che qui si intende integralmente richiamato, è allegato al Modello.
4. Modifiche e aggiornamento del Modello
…OMISSIS…
5. Reati rilevanti per la Società
5.1) Risk Assessment
…OMISSIS…
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A) Reati commessi nei rapporti con la Pubblica Amministrazione
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1) Art. 24 del Decreto - Indebita percezione di erogazioni, truffa in danno dello Stato o di un Ente
Pubblico o per il conseguimento di erogazioni pubbliche e frode informatica in danno dello Stato o di
un Ente Pubblico
1. Malversazione a danno dello Stato (art. 316-bis c.p.) …OMISSIS…
2. Indebita percezione di erogazioni a danno dello Stato (art. 316-ter c.p.) …OMISSIS…
3. Truffa a danno dello Stato o di un altro ente pubblico (art. 640, comma 2, n. 1 c.p.) …OMISSIS…
4. Truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche (art. 640-bis c.p.) …OMISSIS…
5. Frode informatica (art. 640-ter c.p.) …OMISSIS…
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2) Art. 25 del Decreto - Concussione, induzione indebita a dare o promettere utilità e corruzione
1. Corruzione per un atto d’ufficio (art. 318 c.p.) …OMISSIS…
2. Corruzione per un atto contrario ai doveri di ufficio (art. 319 c.p.) …OMISSIS…
3. Corruzione in atti giudiziari (art. 319-ter c.p.) …OMISSIS…
4. Induzione indebita a dare o promettere utilità (art. 319-quater c.p.) …OMISSIS…
5. Corruzione di persona incaricata di un pubblico servizio (art. 320 c.p.) …OMISSIS…
6. Istigazione alla corruzione (art. 322 c.p.) …OMISSIS…
7. Peculato, concussione, corruzione e istigazione alla corruzione di membri degli organi delle
Comunità Europee e di funzionari delle Comunità Europee e di Stati esteri (art. 322-bis c.p.)
…OMISSIS…
3) Art. 25-bis del Decreto - Falsità in monete, in carte di pubblico credito, in valori di bollo e in
strumenti o segni di riconoscimento
1. Falsificazione di monete, spendita e introduzione nello Stato, previo concerto, di monete falsificate
(art. 453, nn. 3 e 4 c.p.) e Alterazione di monete (art. 454 c.p.) …OMISSIS…
2. Spendita e introduzione nello Stato, senza concerto, di monete falsificate (art. 455 c.p.)
…OMISSIS…
3. Spendita di monete falsificate ricevute in buona fede (art. 457 c.p.) …OMISSIS…
4. Contraffazione, alterazione o uso di marchi o segni distintivi ovvero di brevetti, modelli e disegni
(art. 473 c.p.) …OMISSIS…
5. Introduzione nello Stato e commercio di prodotti con segni falsi (art. 474 c.p.) …OMISSIS…
B) Reati Societari
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1) Art. 25-ter del Decreto - Reati Societari
1. False comunicazioni sociali (art. 2621 c.c.) …OMISSIS…
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2. False comunicazioni sociali in danno della società, dei soci o dei creditori (art. 2622 c.c.)
…OMISSIS…
3. Impedito controllo (art. 2625 c.c.) …OMISSIS…
4. Indebita restituzione dei conferimenti (art. 2626 c.c.) …OMISSIS…
5. Illegale ripartizione di utili e riserve (art. 2627 c.c.) …OMISSIS…
6. Illecite operazioni sulle azioni o quote sociali o della società controllante (art. 2628 c.c.)
…OMISSIS…
7. Operazioni in pregiudizio dei creditori (art. 2629 c.c.) …OMISSIS…
8. Formazione fittizia del capitale sociale (art. 2632 c.c.) …OMISSIS…
9. Corruzione tra privati (art. 2635 c.c.) …OMISSIS…
10. Illecita influenza sull’assemblea (art. 2636 c.c.) …OMISSIS…
11. Ostacolo all’esercizio delle funzioni delle autorità pubbliche di vigilanza (art. 2638 c.c.)
…OMISSIS…
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C) Reati contro la personalità individuale
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1) Art. 25-duodecies del Decreto - Impiego di cittadini di paesi terzi il cui soggiorno è irregolare
1. Lavoro subordinato a tempo determinato ed indeterminato (D. Lgs. 286 del 22.07.1998 - Art. 22,
comma 12-bis / Art. 603-bis, terzo comma, c.p.) …OMISSIS…
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D) Reati di riciclaggio
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1) Art. 25-octies del Decreto - Ricettazione, riciclaggio e impiego di denaro, beni o utilità di
provenienza illecita
1. Ricettazione (art. 648 c.p.) …OMISSIS…
2. Riciclaggio (art. 648-bis c.p.) …OMISSIS…
3. Impiego di denaro, beni o utilità di provenienza illecita (art. 648-ter c.p.) …OMISSIS…
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E) Reati in materia di Sicurezza sul lavoro
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1) Art. 25-septies del Decreto - Omicidio colposo o lesioni gravi o gravissime commessi con
violazione delle norme sulla tutela della salute e sicurezza sul lavoro
1. Omicidio colposo (art. 589 c.p.) …OMISSIS…
2. Lesioni colpose gravi o gravissime (art. 590, comma 3, c.p.) …OMISSIS…
F) Reati informatici
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1) Art. 24-bis del Decreto -Delitti informatici e trattamento illecito di dati
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1. Falsità in documenti informatici (art. 491-bis c.p.) …OMISSIS…
2. Accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico (art. 615-ter c.p.) …OMISSIS…
3. Detenzione e diffusione abusiva di codici di accesso a sistemi informativi o telematici
(art. 615-quater c.p.) …OMISSIS…
4. Diffusione di apparecchiature, dispositivi o programmi informatici diretti a danneggiare o
interrompere un sistema informatico o telematico (art. 615-quinquies) …OMISSIS…
5. Intercettazione, impedimento o interruzione illecita di comunicazioni informatiche o telematiche
(art. 617-quater) …OMISSIS…
6. Installazione di apparecchiature atte ad intercettare, impedire od interrompere comunicazioni
informatiche o telematiche (art. 617-quinquies) …OMISSIS…
7. Danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici (art. 635-bis c.p.) …OMISSIS…
8. Danneggiamento di informazioni, dati e programmi informatici utilizzati dallo Stato o da altro ente
pubblico, o comunque di pubblica utilità (art. 635-ter c.p.) …OMISSIS…
9. Danneggiamento di sistemi informatici o telematici (art. 635-quater c.p.) …OMISSIS…
10. Danneggiamento di sistemi informatici o telematici di pubblica utilità (art. 635-quinquies c.p.) …OMISSIS…�
11. Frode informatica (art. 640-ter c.p.) …OMISSIS…
12. Frode informatica del soggetto che presta servizi di certificazione di firma elettronica
(art. 640-quinquies c.p.) …OMISSIS…
G) Reati riguardanti delitti per criminalità organizzata e reati di induzione a non rendere dichiarazioni
o a rendere dichiarazioni mendaci alla Autorità Giudiziaria
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1) Art. 24-ter del Decreto - Delitti di criminalità organizzata
1. Associazione per delinquere (art. 416 c.p., 6° comma) …OMISSIS…
2. Associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.) …OMISSIS…
3. Scambio elettorale politico-mafioso (art. 416-ter c.p.) …OMISSIS…
4. Sequestro di persona a scopo di rapina o di estorsione (art. 630-ter c.p.) …OMISSIS…
5. Associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti o psicotrope (art. 74 D.P.R. 309
del 09.10.1990) …OMISSIS…
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2) Art. 25-decies del Decreto - Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni
mendaci all’autorità giudiziaria
1. Induzione a non rendere dichiarazioni o a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria (art.
377-bis c.p) …OMISSIS…
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H) Delitti contro l’industria e violazione dei diritti d’autore
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1) Art. 25-bis.1 del Decreto - Delitti contro l’industria e il commercio
1. Turbata libertà dell’industria o del commercio (art. 513 c.p.) …OMISSIS…
2. Illecita concorrenza con minaccia o violenza (art. 513-bis c.p.) …OMISSIS…
3. Frodi contro le industrie nazionali (art. 514 c.p.) …OMISSIS…
4. Frode nell’esercizio del commercio (art. 515 c.p.) …OMISSIS…
5. Vendita di prodotti industriali con segni mendaci (art. 517 c.p.) …OMISSIS…
6. Fabbricazione e commercio di beni realizzati usurpando titoli di proprietà industriale
(art. 517-ter c.p.) …OMISSIS…
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2) Art. 25-novies del Decreto - Delitti in materia di violazione del diritto d’autore
1. Art. 171, 1° comma, lettera a-bis) L. 633/1941 …OMISSIS…
2. Art. 171-bis, L. 633/1941 …OMISSIS…
3. Art. 171-ter L. 633/1941 …OMISSIS…
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I) Reati ambientali
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1) Art. 25-undecies del Decreto - Reati ambientali
1. Specie protette animali e vegetali (art. 727-bis c.p.) …OMISSIS…
2. Distruzione o deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto (art. 733-bis c.p.)
…OMISSIS…
3. Scarichi acque reflue (art. 137 D. Lgs. 152/2006) …OMISSIS…
4. Attività di gestione dei rifiuti non autorizzata (art. 256 D. Lgs. 152/2006) …OMISSIS…
5. Bonifica dei siti (art. 257 D. Lgs. 152/2006) …OMISSIS…
6. Violazione degli obblighi di comunicazione, di tenuta dei registri obbligatori e dei formulari (art.
258 D. Lgs. 152/2006) …OMISSIS…
7. Traffico illecito di rifiuti (art. 259 D. Lgs. 152/2006) …OMISSIS…
8. Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti (art. 260 D. Lgs. 152/2006) …OMISSIS…
9. Sistema informatico di controllo della tracciabilità dei rifiuti (art. 260-bis D. Lgs. 152/2006)
…OMISSIS…
9. Impianti con emissioni (art. 279 D. Lgs. 152/2006)
10. Misure a tutela dell'ozono stratosferico e dell'ambiente (L. 549 del 28.12.1993) …OMISSIS…
11. Inquinamento doloso e colposo provocato dalle navi (D. Lgs. 202 del 06.11.2007, artt. 8 e 9)
…OMISSIS…
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048884-0011-10169-NY03.2443427.2
ROCKWOOD HOLDINGS, INC. E DELLE SUE CONSOCIATE
CODICE ETICO PER DIRIGENTI E AMMINISTRATORI
(In vigore dal 29 luglio 2005)
(nella misura consentita dalle leggi locali)
Oltre al Codice di condotta etico di Rockwood Holdings, Inc. e delle sue consociate
(indicate collettivamente con la denominazione di “Società”), i dirigenti e gli amministratori
della Società, vale a dire il Chief Executive Officer, il Senior Vice President e Chief Financial
Officer, il Vicepresidente della divisione Law & Administration e il Corporate Controller
(revisore aziendale), dovranno attenersi alle disposizioni enunciate nel presente Codice etico.
Ogni dirigente e amministratore prende atto che la Società si adopera per condurre
l’attività in modo onesto e nel rispetto di principi etici rigorosi in ogni settore e che i dirigenti
responsabili della conduzione o della supervisione della gestione finanziaria della Società
svolgono un ruolo di primaria importanza nel tutelare gli interessi di tutti coloro che investono
nella Società.
Nel perseguimento di questo obiettivo, ogni dirigente e amministratore deve ottemperare
ai seguenti principi assumendosi le seguenti responsabilità:
• Agire sempre conformemente al Codice di condotta etico della Società e al presente
Codice etico.
• Agire sempre con integrità, evitando qualsiasi conflitto d’interessi reale o apparente nei
propri rapporti personali e professionali.
• Gestire qualsiasi apparente conflitto d’interessi nei rapporti personali e professionali nel
rispetto dei più rigorosi principi etici e informare immediatamente il Vicepresidente della
divisione Law & Administration della natura di tale conflitto d’interessi o di qualsiasi
transazione o rapporto materiale che possa ragionevolmente dare luogo a tale conflitto
d’interessi.
• Fornire informazioni complete, corrette, accurate, tempestive e comprensibili nelle
relazioni periodiche che la Società è tenuta a presentare alla SEC (Securities and
Exchange Commission) e nelle altre comunicazioni pubbliche effettuate dalla Società.
• Ottemperare alle leggi vigenti, ai regolamenti e alle norme di tutti gli enti pubblici
statunitensi e di altri paesi e di tutti gli organismi regolatori pubblici e privati.
• Agire in buona fede, responsabilmente, con la dovuta attenzione, competenza e diligenza
e senza presentare fatti e circostanze in maniera fuorviante.
• Agire con obiettività, non mettendo mai il proprio parere in secondo piano.
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• Agire senza cercare di influenzare, costringere, manipolare, fuorviare o ostacolare
indebitamente o in modo fraudolento i revisori dei conti indipendenti della Società
nell’esercizio delle loro funzioni.
• Mantenere la riservatezza delle informazioni relative alla Società, tranne in caso di
autorizzazione ad agire diversamente oppure nell’eventualità in cui la divulgazione sia
legalmente dovuta, ed evitare di sfruttare a titolo personale informazioni relative alla
Società o opportunità che si siano presentate per la Società stessa.
• Tenersi aggiornati sulle questioni finanziarie emergenti relative ad azionisti, investitori e
altri componenti.
• Promuovere un comportamento onesto ed etico da parte di tutti i dipendenti della Società.
• Fare un uso responsabile di tutti i beni e le risorse della Società a lui/lei affidati
esercitando un controllo corretto su di essi e non intraprendere azioni che possano
ragionevolmente dare luogo a un deterioramento dei beni della Società e del loro valore.
• Accettare la responsabilità dell'osservanza del presente Codice.
• Sottoporre tempestivamente all’attenzione del Vicepresidente della divisione Law &
Administration e del Comitato di controllo del Consiglio di Amministrazione qualsiasi
informazione riguardante (a) carenze significative o punti deboli rilevanti
nell’organizzazione o nel funzionamento del controllo interno sulla rendicontazione
finanziaria che potrebbero ragionevolmente pregiudicare la capacità della Società di
registrare, elaborare, riassumere e dichiarare i dati finanziari o (b) eventuali frodi, più o
meno rilevanti, che coinvolgano dirigenti o altri dipendenti con un ruolo significativo
nella rendicontazione, nella divulgazione di informazioni o nei controlli interni in ambito
finanziario.
• Sottoporre tempestivamente all’attenzione del Vicepresidente della divisione Law &
Administration qualsiasi eventuale informazione di cui si dovesse venire a conoscenza e
che possa riguardare le dichiarazioni rese dalla Società nei documenti e nelle
comunicazioni ufficiali oppure possa tornare utile al Disclosure Committee
nell’adempimento delle proprie responsabilità.
• Sottoporre tempestivamente all’attenzione del Vicepresidente della divisione Law &
Administration qualsiasi informazione riguardante un’avvenuta o sospetta violazione del
Codice di condotta etico o del presente Codice etico, incluse eventuali violazioni di leggi,
norme e regolamenti finanziari o di altro tipo applicabili alla Società e alla gestione delle
sue attività o qualsiasi eventuale conflitto d’interessi reale o apparente.
Il Consiglio di Amministrazione stabilisce, oppure nomina le persone che dovranno
stabilire, le azioni del caso da intraprendere nell’eventualità di una violazione del Codice di
condotta etico o del presente Codice etico da parte di un dirigente o un amministratore. Tali
azioni dovranno mirare in maniera responsabile a scoraggiare le trasgressioni e a promuovere la
responsabilità e l’ottemperanza al Codice di condotta etico, nonché al presente Codice etico. Per
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stabilire quali siano le azioni appropriate da intraprendere in ogni singolo caso, il Consiglio di
Amministrazione o il comitato da esso designato dovranno tenere conto di tutte le informazioni a
disposizione, incluse la natura e la gravità della violazione, se quest’ultima sia riconducibile a un
episodio isolato oppure si sia ripetuta nel tempo, se la violazione appaia intenzionale o
involontaria, se il soggetto in questione sia stato precedentemente informato sul comportamento
corretto da tenere e se lo stesso soggetto abbia commesso altre violazioni in passato. Qualsiasi
violazione di questo Codice può comportare provvedimenti disciplinari che potranno consistere
in ammonimenti, periodi di sospensione non retribuiti, retrocessione a un livello inferiore,
licenziamento o denuncia delle violazioni di legge alle autorità competenti.