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Se il testo diventa immagine Ho già parlato delle narrazioni nascoste in un’immagine , dunque del passaggio dalla figura al racconto. Oggi, invece, voglio inoltrarmi in un altro affascinante percorso, quello riguardante il potenziale visivo dei testi scritti. Le lettere, i grafemi , infatti, oltre ad avere un senso e un suono legato alle convenzioni linguistiche, sono anche segni tracciati sul foglio (ed è dalle immagini, d’altra parte, che derivano… come la A deriva dall’ideogramma della testa di un toro). Ed essendo segni, sono leggibili anche come immagini , al di là del significato semantico che possiedono. Se n’erano già accorti i miniatori medievali quando trasformavano il capolettera in una piccola opera d’arte figurativa basandosi sulle forme geometriche delle varie iniziali.

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Se il testo diventa immagine

Ho già parlato delle narrazioni nascoste in un’immagine, dunque del passaggiodalla figura al racconto.

Oggi, invece, voglio inoltrarmi in un altro affascinante percorso, quello riguardante ilpotenziale visivo dei testi scritti.

Le lettere, i grafemi, infatti, oltre ad avere un senso e un suono legato alle convenzionilinguistiche, sono anche segni tracciati sul foglio (ed è dalle immagini, d’altra parte,che derivano… come la A deriva dall’ideogramma della testa di un toro).

Ed essendo segni, sono leggibili anche come immagini, al di là del significatosemantico che possiedono.Se n’erano già accorti i miniatori medievali quando trasformavano il capolettera inuna piccola opera d’arte figurativa basandosi sulle forme geometriche delle varieiniziali.

Alcuni tipi di scrittura, come quella araba, quella cinese o quella giapponese, siprestano in modo particolare ad essere osservate per le loro caratteristiche estetiche.Scrivere con queste calligrafie è già di per sé una forma d’arte!

Il nostro alfabeto, se da un lato proviene dagli ideogrammi, non ha la stessaimmediatezza visiva delle grafie orientali. Tuttavia, nella disposizione delle lettere sipuò realizzare una composizione figurativa.

Questo avveniva fin dall’epoca classica con i cosiddetti Carmina figurata e poi, nel XXsecolo con i calligrammi e le poesie visuali.

Si tratta di testi poetici distribuiti lungo un’immagine legata al contenuto stesso. Unodei più famosi autori di calligrammi è stato il poeta francese Guillaume Apollinaire (ècelebre quello a forma di torre Eiffel del 1918 con cui manda saluti dalla Francia).

Degli stessi anni sono altre forme di testi visivi nei quali interviene anche l’effettoonomatopeico delle parole. È il caso delle Parole in libertà (o Parolibere) di FilippoTommaso Marinetti, il poeta futurista autore del celebre Zang Tumb Tumb.

Si tratta di un esperimento che aprirà nuovi orizzonti alla letteratura e alla grafica. Leparole non hanno più neanche un significato vero e proprio, evocano rumori, boati,sibili di proiettili in un incredibile effetto sinestetico.

Si è senz’altro ispirato alle parolibere il sudcoreano Ji Lee con il suo recente progettoWord as image. Una serie di parole con forte caratterizzazione visiva, che oltre allagrafica fortemente visuale, sono supportate da efficaci animazioni.

Qualcosa del genere ha fatto anche il creativo indiano Kapil Bhagat che hareinterpretato i nomi dei maggiori scienziati esprimendone in chiave grafica il settoredi ricerca.

Ma torniamo all’inizio del Novecento, quando un altro artista, Paul Klee, partendodalla pittura giungeva alla scrittura in modo completamente diverso creando, inquesto caso, un rapporto tra testo, forme e colori.

L’opera più interessante da questo punto di vista è Dapprima innalzatosi dal grigioredella notte, una poesia scritta in tedesco dallo stesso pittore nel 1918 e rappresentatacon un delicato acquerello.

Ogni lettera è inserita in un quadrato, a sua volta suddiviso in altre formegeometriche dalla lettera che contiene. Le varie parti hanno colorazioni diverse, talida far percepire come figura lo sfondo dietro ogni lettera.

Le scelte cromatiche variano in base ai concetti espressi nel testo, così al grigioredella notte corrispondono dei toni spenti, al fuoco fa riscontro una dominante rossa,al blu una prevalenza di toni freddi.

Negli anni Trenta Klee porta alle estreme conseguenze il rapporto tra testo eimmagine inventando i cosiddetti pseudo-grafemi, segni minimi di un nuovoalfabeto primitivo, incontaminato ma altamente espressivo (e non a caso ricordatanto le scritture orientali).

Negli anni Venti, intanto, era esploso il fenomeno Dada, con la sua dirompentecreatività, che coinvolse, naturalmente, anche la grafica e la letteratura. Sembranoparolibere anche quelle di Tzara, Ball e Hausmann ma in questo caso non si cerca unnuovo significato, anzi è meglio che non ce ne sia più alcuno!

Ecco, infatti, la ricetta che scrive Tristan Tzara per creare una poesia dadaista:

“Prendete un giornale. Prendete un paio di forbici. Scegliete dal giornale un articoloche abbia la lunghezza che volete dare alla vostra poesia. Ritagliate l’articolo. Tagliatepoi con cura tutte le parole dell’articolo e mettetele in un sacchetto. Agitate condolcezza ed estraetele collocandole nell’ordine di estrazione. Copiatele con coscienza;la poesia vi assomiglierà e sarete diventato ‘uno scrittore molto originale’ “.

Per ritrovare lo stesso interesse per il testo-immagine occorre aspettare altritrent’anni fino alla nascita dell’arte concettuale, una corrente degli anni Sessanta che

mette al centro dell’espressione artistica un ragionamento estetico, spessoautoreferenziale.

Con Joseph Kosuth, Mario Merz, Bruce Nauman e Maurizio Nannucci fanno la loroprima comparsa i testi al neon. Frasi che spesso descrivono solo se stesse ma chenella loro luminosità diventano oggetti astratti, immagini fluttuanti nello spazio,vere opere visive.

Più vicino alla poetica dell’acquerello di Klee è il lavoro di Alighiero Boetti. I suoisplendidi tessuti ricamati, realizzati negli anni Ottanta, sono griglie geometriche dilettere colorate nelle quali, però, solo poche sequenze hanno un senso ancheverbale.

Nell’opera qui sotto, ad esempio, l’autore si “firma” lungo la cornice con tanto di data e luogo, ma il resto delle lettere non parrebbero essere collegate. Sembra quasi uncrucipuzzle in versione artistica…

Operazione completamente diversa è quella che fa Emilio Isgrò con le suecancellature. L’operazione artistica, semplicissima, consiste nella cancellazione diquasi tutte le parole in una pagina tale che quelle rimaste producano un nuovosenso e le strisce nere creino una composizione geometrica astratta.

Tutto cominciò nel 1962, quando correggendo delle bozze, Isgrò si ritrovò alla fine trale mani un aggrovigliato insieme di segni e correzioni, episodio che così descrive: ”Unmare di cancellature, il cui peso era più forte delle parole”.

È molto simile il lavoro di Anna Rosa Faina Gavazzi, artista che conosciamosoprattutto per “Expédition nocturne n° 1”, l’opera cancellata che si trova alle spalledi Philippe Daverio nella trasmissione Passepartout.

Questa tecnica è chiamata anche caviardage e, sebbene sembri a prima vistaqualcosa di aridamente concettuale, può diventare un gioco estremamente creativoda fare anche a scuola.

Ecco come procedere: prendete una pagina di testo senza immagini (magari fate lafotocopia…), individuate alcune parole che possano dare un nuovo senso al testoscritto, in pratica una poesia nascosta, completate con cancellature e immagini chepossano esplicitare il significato acquisito.

Oggi esistono decine di forme di contaminazione visivo-verbale. Ne elenco alcune,ma tante dovrò rimandarle ad un altro post…

C’è l’artista svedese Thomas Broomé che disegna usando le parole come texture perriempire l’oggetto che ha quel nome.

Nell’esempio qui sotto il letto è disegnato solo con la parola bed, la porta con door ecosì via.

Un approccio simile è quello di Dan di Wordanimals che con i nomi degli animali ricreale sagome degli animali stessi.

C’è l’austriaco Anatol Knotek che usa lettere e numeri per comporre volti oppuredecostruisce singole parole per esplicitarne i significati visivi.

Di volti fatti con lettere e parole se ne trovano di tanti altri artisti come Sean Williams,che usa i testi delle canzoni per creare il volto dell’autore, Craig Ward, il cui progetto sichiama proprio words are pictures (le parole sono immagini) o Ashed Dreams.

Se volete provare ci sono dei software online che possono fare qualcosa di simile inautomatico, come Tagxedo o altre applicazioni per fare le cosiddette Tag Clouds(nuvole di parole) con forme scelte dall’utente.

Poi c’è Olivier Beaudoin che ci mostra in un simpatico video come sarebbe la naturapopolata solo di lettere dell’alfabeto…

C’è anche l’americana Cheryl Sorg che sembra quasi riprendere l’antica ricetta dellapoesia dadaista. Le sue opere tipografiche, infatti, sono strisce lunghissime,composte da parti di testi vari (ma in alcuni casi avvolge a spirale un intero canto dellaDivina Commedia…) che alla fine assumono un senso nuovo e una forma nuova.

E poi ci sono le emoticon… avete presente quelle faccine che creiamo digitando sullatestiera due-punti, trattini, parentesi chiuse o aperte?

Gualtiero e Roberto Carraro ne hanno fatto uno studio sistematico con il loroprogetto EmoticonArt, un’iniziativa che mira a studiare e valorizzare la scritturadigitale dei più giovani.

E per finire un po’ di “spiritualità”… che ne dite di questo mandala tipograficodi Ferdinand Kriwet del 1963? Io lo trovo sublime!