SCUOLA DI FORMAZIONE TEOLOGICA - la tua diocesi sul web · La santità della Chiesa si manifesta e si deve continuamente ... La spiritualità cristiana non è (di regola) una fuga

SCUOLA DI FORMAZIONE TEOLOGICA

Introduzione alla Teologia MoraleLa Morale dopo il Concilio Ecumenico Vaticano II

lunedì 27 febbraio 2012

LA SVOLTA DEL VATICANO II

… che a differenza di altri Concili non proclama alcun dogma, non pubblica Decreti dottrinali e neanche “anatemi”!


AD ESEMPIO IL CONCILIO TRIDENTINO

Aveva riformato la Chiesa ribadendo la sana dottrina: Decreti e Canoni;

Aveva introdotto una “base” comune circa le conoscenze: Catechismo ad parochos;

Aveva stabilito il numero e la forma dei Sacramenti, con i criteri di validità e liceità;


LO STESSO È AVVENUTO COME CONSEGUENZA ANCHE PER IL VATICANO II

Anche se - solo per esemplificare - i Canoni del Tridentino obbligano gravemente in coscienza.

Non sono “solo” definizioni dottrinali: chi non vi aderisce, anathema sit!

La conseguenza “pratica” è immediata……!!!


LA “PREOCCUPAZIONE” DEL VATICANO II È PER I PASTORI

Si tratta esplicitamente di TM in Optatam totius, il Decreto del 28 ottobre 1965 dedicato alla Formazione Sacerdotale;

«Il sinodo ecumenico, ben consapevole che l’auspicato rinnovamento di tutta chiesa in gran parte dipende dal ministero sacerdotale animato dallo spirito di Cristo, afferma solennemente l’importanza somma della formazione sacerdotale».


IN PARTICOLARE OT 16

Dopo aver affermato che alla base di tutta la Teologia, come propria «anima» deve stare lo studio della Sacra Scrittura, affinché lo studio serva non solo per annunziarla, esporla e difenderla nel ministero sacerdotale, ma divenga anche alimento per la vita spirituale;

il Decreto si sofferma sulle singole discipline teologiche, chiedendo che vengano rinnovate da un contatto più vivo con il Mistero di Cristo e la Storia della Salvezza.


ARRIVIAMO ALLA TM…!

«Si ponga speciale cura nel perfezionare la TM in modo che la sua esposizione scientifica, maggiormente fondata sulla sacra Scrittura, illustri l’altezza della vocazione dei fedeli in Cristo e il loro obbligo di apportare frutto nella carità per la vita del mondo».


ESPOSIZIONE SCIENTIFICA BASATA SULLE SCRITTURE

Quindi tutta la Teologia (compresa la TM) è una scienza: criteri interpretativi della realtà ed una sua “cornice”;

La TM è basata sulle Scritture, ossia non è un insieme di regole da scoprire ed applicare, quanto una nostra risposta alla Storia della Salvezza cui Dio ha dato inizio con la Creazione.


ALTEZZA DELLA VOCAZIONE IN CRISTO

Dio chiama (a cosa…?) / l’uomo risponde;

Vocazione «alta»: la vita cristiana non è rinuncia o remissività, quanto una vita piena e riuscita;

Esemplarità (normatività) della vicenda di Gesù: il cristiano vive, nel suo stato di vita, una vera e propria imitatio Christi.


OBBLIGO DI FRUTTI (NELLA CARITÀ)

La chiamata “esige” la risposta dell’uomo: in quanto credenti, richiesti di alcuni frutti («dai loro frutti li riconoscerete»);

La “legge” somma è quella dell’Amore (Charitas), che spinge ad un comportamento oggettivamente diverso: non è solo un sentimento, ma coinvolge tutta la persona (volontà?).


PER LA VITA DEL MONDO

Il credente è anche un buon cittadino: la sua fede non lo estranea dalle vicende della storia!

La sua familiarità e vicinanza con l’Altissimo lo “obbliga” ad occuparsi di coloro nei quali Egli ha desiderato immedesimarsi e farsi incontrare («Ogni volta che [non] avete fatto… ai miei fratelli più piccoli, [non] l’avete fatto a me»)!


NO, GRAZIE!

Feuerbach = il credere produce alienazione;

Marx = la religione come oppio dei popoli;

Nietzsche = il cristianesimo contrario alla passione ed alla vita.


TUTTO QUI…?

Due altri aspetti sono da tenere presenti nei documenti del Vaticano II:

L’immagine della Chiesa data dai primi capitoli di Lumen gentium;

Il “metodo” di Gaudium et spes.


PROCEDIAMO CON ORDINE


LUMEN GENTIUM

Costituzione Dogmatica sulla Chiesa, 21 novembre 1964

“Ovviamente” è CRISTO la luce di tutti i popoli, e la Chiesa (che è in Lui come sacramento, cioè segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano) è il riflesso di questa luce!


GROSSE NOVITÀ

Capitolo I: Il MISTERO della Chiesa (realtà complessa, duplice elemento umano-divino);

Capitolo II: fra le tanti immagini, risalto a quella di POPOLO di Dio (sacerdozio comune battesimale, con diversi ministeri al servizio dell’unico popolo);

Capitolo III: c’è una gerarchia (collegio episcopale e primato petrino).


E I LAICI?

Capitolo IV:a loro modo partecipi della missione di Cristo e della Chiesa (carattere secolare);

Vera uguaglianza quanto alla dignità e all’azione nell’edificare il corpo di Cristo;

Chiamati a rendere presente la chiesa là dove loro operano (sale della terra)


VOCAZIONE UNIVERSALE ALLA SANTITÀ NELLA CHIESA (LG 39-42)

Capitolo messo PRIMA dei numeri dedicati ai religiosi: non è più solo per chi appartiene ad uno “stato di perfezione”, la santità è possibile a tutti!

La santità della Chiesa si manifesta e si deve continuamente manifestare nei singoli in forme diverse, perché ognuno tende alla perfezione della carità e edifica gli altri nel proprio genere di vita.

Santità oggettiva e santità soggettiva.


MAESTRO E MODELLO, AUTORE E PERFEZIONATORE = GESÙ

«Siate perfetti come è perfetto il vostro Padre celeste» (Mt 5,48)

Resi figli con il Battesimo e quindi partecipi della vita divina, con l’aiuto di Dio bisogna mantenere, perfezionare e vivere la santità ricevuta

Livello “etico” della vita cristiana che scaturisce dal Battesimo.


PER TUTTI!!!

La pratica dei “consigli evangelici” è una via privilegiata (indole escatologica), ma non è la sola:

«Tutti i fedeli cristiani, di qualsiasi stato o ordine, sono chiamati alla pienezza della vita cristiana e alla perfezione della carità:

santità che promuove un tenore di vita più umano anche nella stessa società terrena».


SANTITÀ NON “SOLO” PER IL PARADISO…

«Per raggiungere questa perfezione, i fedeli impegnino le forze ricevute secondo la misura del dono di Cristo, affinché seguendo le sue orme (…) si dedichino con tutto il cuore alla gloria di Dio e al servizio del prossimo».

Imitazione di Gesù + grazia divina + testimonianza + carità viva e concreta.


AD OGNUNO LA PROPRIA “FORMA” DI VITA SANTA

«Nei diversi generi di vita e di occupazione è sempre l’unica santità che viene vissuta da coloro che sono mossi dallo Spirito di Dio (…) Conformemente ai propri doni e alle proprie funzioni, ognuno deve avanzare senza esitazioni sulla via della fede viva, che tiene desta la speranza e opera mediante la carità» (LG 41);

Così i Vescovi, i Preti, gli altri Ministri, i Chierici, i Laici dedicati a tempo pieno alle opere apostoliche…


MA… FERMI UN ATTIMO!

Perché stiamo parlando di santità delle diverse condizioni di vita, quando dovremmo parlare di Teologia Morale?

Perché la vita del credente è una vita buona ad imitazione del Maestro, Gesù, e quindi espressione concreta (pratica) delle tre virtù teologali di Fede-Speranza-Carità!


ALCUNE CATEGORIE “LAICALI”:

Sposi e Genitori: sostenendosi vicendevolmente nella grazia ed istruendo i figli nelle virtù evangeliche;

Lavoratori: attraverso la propria occupazione, aiuto ai concittadini e promuovere a migliori condizioni la società ed il mondo


UNA VITA PRATICAMENTE BUONA, SECONDO IL VANGELO

«Nelle varie condizioni, occupazioni e circostanze in cui vivono, anzi proprio per mezzo di esse, i fedeli cristiani saranno sempre più santificati, se sapranno prendere tutto con fede dalla mano del Padre celeste e cooperare con la volontà divina. Col loro stesso servizio temporale, manifesteranno la carità con cui Dio ha amato il mondo».


QUINDI:

La vita quotidiana del Cristiano è la strada stessa attraverso la quale si diventa santi: per entrare in Paradiso bisogna vivere bene la propria vita (non quella degli altri…);

La spiritualità cristiana non è (di regola) una fuga mundi, quanto un “prendersi cura” manifestando l’amore del Padre!


I MEZZI PER ATTINGERE A QUESTA CARITÀ DIVINA

«Ogni fedele ascolti volentieri la Parola di Dio» (per compiere la Sua volontà);

«Partecipi frequentemente ai sacramenti, specialmente all’eucaristia, e alle altre celebrazioni liturgiche»;

«Si applichi con costanza alla preghiera, all’abnegazione di se stesso, al servizio attivo dei fratelli e all’esercizio di ogni virtù».


«PERCIÒ IL VERO DISCEPOLO DI CRISTO SI CARATTERIZZA PER LA CARITÀ VERSO DIO E

VERSO IL PROSSIMO»

E’ una regola per la vita spirituale, oppure un’indicazione per la vita pratica, di tutti i giorni?

«Tutti i fedeli cristiani sono quindi invitati alla santità e alla perfezione del proprio stato, e sono tenuti a tendervi».


SE LA CARITÀ È IL MODO IN CUI LA CHIESA SI COMPRENDE…

allora chi non vive nella grazia o rimanda la propria conversione non vive nella legge cristiana.

La carità di Cristo in noi significa liberarsi gradualmente dall’antropocentrismo, dall’auto-perfezionamento, ed una impostazione di vita secondo il “nuovo comandamento”.


LITURGIA E SACRAMENTI

Come ricordato prima fra i mezzi, sono due realtà importanti per la vita morale:

in essa (in essi) si realizza un incontro personale con Cristo (≠ canali della grazia) che include gli uomini nel suo Ministero, abilitandoli così alla loro propria missione.


ANCORA SU MORALE E SPIRITUALITÀ…

Quanto affermato da LG è gravido di conseguenze: tutti sono chiamati alla perfezione (non solo qualcuno) pur con compiti differenti nell’unico Popolo di Dio;

La TM diventa così la dottrina della vita cristiana in via di sviluppo: tutti in cammino, in conversione, con una meta alta, la risposta alla Chiamata da parte di Dio.


INFINE, UNO SGUARDO A

Gaudium et spes, Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo.

Parte prima: la Chiesa e la vocazione dell’uomo

Cap. I: La dignità della persona umana;

Cap. II: La comunità degli uomini;

Cap. III: L’attività umana nell’universo;

Cap. IV: La missione della chiesa nel mondo cont…


Parte seconda: Alcuni problemi più urgenti:

Cap. I: Dignità del matrimonio e della famiglia e sua valorizzazione;

Cap. II: La promozione del progresso della cultura;

Cap. III: Vita economico-sociale;

Cap. IV: La vita della comunità politica;

Cap. IV: La promozione della pace e (…) i popoli.


PERCHÉ QUESTO SCHEMA?

Composta di due parti, ma intesa come un tutto unitario;

Detta “pastorale” appunto perché sulla base di alcuni principi dottrinali (la prima parte) vuole esporre l’atteggiamento della chiesa in rapporto al mondo ed agli uomini;

Nella seconda parte, alla luce dei principi, si prendono in esame alcuni aspetti contingenti, della vita mutevole di ogni giorno…


METODO “PASTORALE”

Alla prima parte (dottrinale) non manca l’indole pastorale, così come alla seconda (pastorale) non manca la base dottrinale;

«Dopo aver esposto di quale dignità è insignita la persona dell’uomo e quale compito, individuale e sociale, egli è chiamato ad adempiere in tutto il mondo, il Concilio, alla luce del Vangelo e dell’esperienza umana, attira ora l’attenzione di tutti su alcuni problemi contemporanei particolarmente urgenti che toccano in modo specialissimo il genere umano». (GS 46)


E, A NOI, COSA…?

Come dicevo prima, una questione di metodo!

SE la vita morale del credente è la vita buona secondo il Vangelo, una imitatio Christi continua, questo significa che alcune modi di vivere possono cambiare, con il cambiare dei secoli e delle concrete situazioni di vita.


COME PER GAUDIUM ET SPES

I principi generali rimangono sempre validi, ma la loro concreta applicazione “dipende” da tantissimi fattori;

Le “ricette” individuate da GS per quegli ambiti oggi (a solo 50 anni di distanza) potrebbero essere considerate un po’ ottimiste (addirittura naïves) o troppo complicate ed allarmiste: non sono la dottrina immutabile, il depositum fidei, ne sono “solo” un’applicazione concreta, situata nello spazio e nel tempo.


QUESTO

è il “difficile” lavoro del discernimento nella formazione del giudizio morale:

“applicare” il Vangelo ed i principi di sempre alla situazione di oggi, al mio caso particolare, alla mia situazione con le sue specificità!

Non allora dei “casi” in cui far rientrare tutta l’esistenza, ma delle leggi generali da applicare poi nel particolare.


FAC BONUM, MALUM VITA

Il principio “generalissimo” della morale (fare il bene ed evitare il male), ossia la legge naturale come partecipazione della legge divina, va poi applicato - dalla coscienza - alle singole situazioni: aiutata certamente da ciò che illumina, forma e rende vera (matura) la coscienza…

Come per tutta la vita del cristiano, anche per la vita morale abbiamo due “fonti” cui attingere: l’unica Parola di Dio che a noi giunge attraverso la Scrittura e la Tradizione.


MA QUESTO, È UN ALTRO DISCORSO…

Bis Montag!


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