Upload
annarita
View
214
Download
0
Embed Size (px)
DESCRIPTION
saggio sulle modalità di saper vedere e leggere le opere d'arte
Citation preview
1
SAPER VEDEREDi Gaetano Barbella
Non sono pochi i miei interventi su determinate opere d’arte famose, in prevalenza pittoriche, l’ultima delle quali e l’affresco di Raffaello, “Scuola di Atene”, segnalato in occasione della quinta edizione della Carnevale della Fisica dall’organizzatrice della manifestazione, la prof. Annarita Ruberto, una cara amica alla quale sono riconoscente. In tutti i casi dei saggi suddetti ho svolto mie indagini personali entrando “dentro l’opera” per estrapolare un possibile scheletro geometrico, cosa consueta trattandosi di opere del Rinascimento. In verità questo modo di vedere le opere d’arte è solo un aspetto che viene analizzato dagli studiosi di queste cose. Prima di tutto, entrare “dentro l’opera” comporta un itinerario accademico che è tutto basato sul disegno, cosa che fa acquisire all’artista in formazione la capacità di “saper vedere”. Questo deve contare come base insostituibile.
Buona cosa costituiscono oggi le tante iniziative del Mondo Mostre, come la “Progettazione e realizzazione di eventi culturali” di Leonardo Mondadori, per il quale organizza ai Musei capitolini di Roma, dal 13 Marzo al 5 Settembre 2010, la mostra “I cento capolavori dell'Ermitage”, inaugurando le Scuderie Papali al Quirinale. Ne parla compiutamente l’amica Annarita nel il post relativo del suo blog Web 2.0. Senza contare dell'apporto di nuove tecnologie. Come per “Women In Art”: Straordinario Esempio Di Digital Art del post precedente. Di queste cose ne parlo nel commento che ho rilasciato al suddetto “Mondo Mostre” suddetto e che poi l’amica Annarita ha ritenuto di metterlo in bella mostra come approfondimento del post. Grazie mia cara amica.
Per il tema di questo scritto, non è male che io riporti quanto già esposto di cui sopra poiché mi disporrò a far vedere come affrontare una cosa assai ardua, la verosimiglianza, l’aderenza del disegno al modello di riferimento.
«È innegabile il grande beneficio offerto a tutti, magnifica occasione che incrementa lo sviluppo evolutivo delle masse di ceto sociale, fino a ieri “lontane” da tutto ciò. E così escluse dal beneficio della luce e calore solare delle opere d'arte per avvalersene nel fronteggiare eventi della vita non sempre amabili. Oggi non è più così ma c’è qualcosa che mancherebbe a gran parte di coloro che oggi sono indubbiamente ammirati al cospetto di tante opere d’arte, sia pittoriche che scultoree. Essi possono pure interessarsi alla vita degli artisti delle opere che si dispongono a vedere. E così capire il percorso da loro fatto per giungere alla finitura delle loro opere. Ma basta per entrare in sintonia con le immagini pittoriche e scultoree è vederle così come le ha viste questo o quell'artista suddetto? No, perché si tratta dei risvolti offerti dal disegno, lo stesso che si impara a scuola ma che poi si abbandona salvo alcuni che per professione o passione lo coltivano. Manca perciò l'indispensabile supporto del disegno. Si può sperimentare a occhi chiusi il beneficio di una poesia e poetare di riflesso, ma con le immagini pittoriche è un’altra cosa.
Cosa si può dire sul disegno? Il disegno ha un fascino immediato che conquista ed eccita la fantasia. Può essere bello disegnare con la mano quello che si vede, che si pensa e che si sente, ma
2
cosa occorre fare per attuarlo? Direbbe un artista: occorre cercare di distinguere ed individuare le funzioni e i momenti del disegno, in modo da ritrovare una successione logica di argomenti necessaria per acquisire un “disegno” personale. Il primo momento è quello della “conoscenza”: il disegno è un mezzo per imparare a vedere, osservare e capire, confrontare e conoscere. Esempio: chissà quante volte siamo passati, nei nostri percorsi quotidiani (per andare al lavoro, a scuola, al mercato), davanti ad un edificio importante o davanti alla facciata di una chiesa o di un palazzo particolarmente interessanti. Ebbene, se ci chiedessimo come è “fatta” quella facciata, quali siano le sue proporzioni, quanti siano i piani, quali le caratteristiche del portone e delle finestre, o qualsiasi altro particolare, sono certo che non sapremmo rispondere o risponderemmo con molta approssimazione. Perché? Ma perché siamo talmente abituati a quella facciata, a guardarla, che non l'abbiamo mai vista realmente. Così pure, se cercassimo di ricordare i particolari del volto di una persona con cui abbiamo abitudini di vita, potremmo essere in difficoltà. Ma se, per una volta, proviamo a disegnare quel viso, proviamo soltanto, allora saremo costretti a ritrovarne le forme caratteristiche, a scoprire la linea delle sopracciglia, l'attacco del lobo dell'orecchio, la curva delle narici, il profilo: a vederlo veramente. Possiamo dunque affermare che
IL DISEGNO DIVENTA UNA SCUOLA INSOSTITUIBILE A SAPER VEDERE. ».
Ho annotato alla fine, di aver tratto alcuni spunti dal “Corso di pittura e disegno" di Gaspare de Fiore, edito dalla Mondadori. È interessante a questo punto entrare “dentro l’opera”, e per questo mi avvalgo direttamente della parola del citato maestro, il prof. Gaspare de Fiore per far luce su una curiosità nell’arte di disegnare, la più difficile, o almeno tra le più ardue, La verosimiglianza, la corrispondenza al modello. Ma Gaspare de Fiore, appena nominato, ci rassicura e dice così in proposito:
LA LIBERTÀ E LA REGOLA
Sfatiamo subito quella che sembra una difficoltà insormontabile, o almeno tra le più ardue: la verosimiglianza, la corrispondenza al modello. Ogni epoca interpreta la figura umana secondo uno stile ed ogni artista, interprete della sua epoca, vede e disegna secondo la sua personalità. Sappiamo che, prima ancora di rappresentare, disegnare significa conoscere: il disegno, proprio in quanto tale, è sempre il tentativo di potenziare la realtà, di esprimere una realtà più viva di quella che normalmente vediamo. C’è l’esempio dei disegni incisi dagli egizi (ma anche di tanti disegni o delle pitture di Picasso): vedi illustrazioni di seguito. Ebbene, noteremo che in quelle immagini ci sono volti umani rappresentati di profilo: con l’occhio disegnato invece di fronte; ma sono più vivi del vero. Perché? Ma perché nel volto umano ci sono due evidenze più significative: il “profilo" e l’occhio visto frontalmente. La sintesi spontanea di questi due elementi in un disegno non è allora un mostro, ma un uomo più vero, più vivo di quello che stancamente, usualmente vediamo o, meglio, guardiamo. Con questo, non voglio assolutamente consigliarvi di disegnare in un modo piuttosto che in un altro; vorrei soltanto riaffermare la libertà della concezione e del disegno, del modo di vedere, di pensare e di interpretare.
3
Particolare di una pittura murale del XIII sec. a.C. della tomba di Sennedjem a DeirelMedineh
Gli egizi non disegnano quello che vedono, ma quello che sanno: le figure, i ritratti, seguono canoni precisi, regole geometriche e matematiche. Gli artisti egizi sanno che per rappresentare i lineamenti del volto è più efficace disegnare il profilo, che evidenzi la linea della fronte, del naso e del mento e che precisi, pur nel disegno codificato, la forma dell’occhio. Tutta la rappresentazione della figura, del resto, e guidata dallo stesso principio: la parte superiore del corpo si allarga in superficie, mentre la testa e riprodotta di profilo.
Lavinia, in una miniatura del XIII sec. tratta dall’Eneide di Heinrich von Veldeke Tubingen, Stiftung Preussischer KulturbesitzDepot der Staadtsbibliothek.
L’immagine della miniatura testimonia lo sforzo degli artisti bizantini per affermare la spiritualità intensa ed il carattere quasi magico delle figure. Gli artisti non cercano la verosimiglianza, il movimento, il volume: tendono a rappresentare una profondità di pensiero interiore negli occhi dilatati, nel pallore del volto, in figurazioni magiche nelle quali, quanto più diminuisce la forma materiale, tanto più aumenta la forza spirituale.
4
Eugène Carriere (18491906 Ritratto di donna col viso appoggiato alla mano carboncino 35,1 x 25,4 mm Parigi, Louvre, Cabinet des Dessins.
Eugene Carriere si conferma uomo del suo tempo, cercando con effetti di ombre quelle variazioni della forma che gli impressionisti cercavano con effetto di luci. Ma vi aggiunge lo spirito poetico e la sintesi personale, niente vie di superfluo, l’accessorio sparisce dinanzi all’essenziale e la maschera affiora dal fondo come una scultura bagnata di penombra, con i riflessi insieme del mistero e della vita.
Pablo Picasso (188]1973 Autoritratto 1938 carboncino su tela non fissato grandezza naturale.
Picasso interpreta la realtà secondo l’ottica cubista e supera il concetto dell’inquadratura unica e fissa, moltiplica i punti di vista, sovrappone in un unico disegno diverse immagini prese da differenti posizioni. È Picasso stesso a parlare di un occhio interiore che vede e sente emotivamente: “attraverso questo occhio della fantasia e possibile vedere, comprendere e amare al di la della vista in senso fisico; e questa visione interiore può essere tanto più intensa proprio quando le finestre sul mondo esterno sono chiuse”.