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BOZZA DOCUMENTO PRELIMINARE SALUTE E DEMOCRAZIA: UN NUOVO MOVIMENTO POLITICO PER I CITTADINI.

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BOZZA DOCUMENTO PRELIMINARE

SALUTE E DEMOCRAZIA:

UN NUOVO MOVIMENTO POLITICO PER I CITTADINI.

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1. Premessa.

La costituzione della nuova formazione politica Salute e Democrazia, nasce da una attenta analisi che come cittadini abbiamo compiuto, su quella che consideriamo essere la madre di tutti i diritti delle persone, il bene primario che, ove negato o se irraggiungibile, rappresenta da solo il determinante della perdita del valore e della scomparsa sociale delle persone e delle collettività: la salute, appunto. Il diritto alla tutela della salute appartiene ai valori primari e costituisce un fondamento della civiltà dei popoli, garantito nel nostro Paese dalla Carta Costituzionale. La salute, per sua intrinseca natura, è la condizione di benessere psico-fisico della persona. Noi sappiamo che questa condizione è frutto dell’azione combinata di molti fattori sociali, dalla famiglia in primis, dall’alimentazione, dall’ambiente nel quale viviamo, dalla capacità culturale, dall’istruzione, dalla non esclusione sociale, dall’esercizio e dalla percezione della “giustizia giusta, dalla capacità di accedere ai beni della società (dall’energia alla comunicazione), oltre che dalla possibilità di fruire compiutamente dei servizi sanitari. Occuparsi delle persone e del diritto alla tutela della loro salute significa, dunque, farsi carico di tutti i determinanti primari (quelli sociali) e secondari (i percorsi sanitari) che definiscono il rischio o le opportunità di conservare o promuovere la salute al massimo livello possibile nella società. Noi da tempo registriamo e denunciamo i grandi rischi, progressivamente e pericolosamente crescente, nell’organizzazione del sistema delle tutele dei cittadini anche a causa del ritardo della classe politica ad affrontare i nodi critici della tenuta del Sistema Sanitario Nazionale. Abbiamo sentito, pertanto, forte il dovere di promuovere nel Paese la nascita di un Movimento che abbiamo voluto chiamare “Salute e Democrazia” per sottolineare una inscindibile sinergia tra due intangibili bisogni delle persone e delle società, tanto sinergici da potersi affermare che senza l’uno l’altro è irrimediabilmente compromesso. L’Italia ha vissuto negli ultimi 25 anni un forte sviluppo di questo binomio, con la nascita e la crescita del SSN, che ha rappresentato lo strumento per il superamento di squilibri sociali e la risposta più appropriata e moderna ai bisogni socio-sanitari dei cittadini italiani. Oggi che questo strumento è sostanzialmente messo in discussione da diversi fattori, e soprattutto dalla mancanza di un progetto globale di sistema

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sanitario, noi sentiamo forte il richiamo alla difesa dei valori costituzionali sulle tutele e sui diritti. 2. Il SSN: un bene di tutti, ad elevato rischio di estinzione.

Qualsiasi riflessione sul SSN italiano non può che partire dalla constatazione che esso ha reso, e continua a rendere, ai cittadini italiani un ottimo servizio. In relazione alle specifiche esigenze della popolazione italiana, con una spesa relativamente contenuta, ha saputo garantire indicatori dello stato di salute ai massimi livelli, tanto da fargli meritare di essere classificato fra i migliori Servizi Sanitari del mondo. I principi di solidarietà, universalità ed equità, cui è stato finora ispirato, lo rendono un bene fondamentale a cui i cittadini italiani sono molto affezionati e che devono impegnarsi a tutelare. Sicuramente perfettibile in molti suoi aspetti, il SSN soffre oggi l’influenza di una serie di fattori contingenti che devono essere correttamente analizzati per poter individuare i rimedi appropriati onde evitare di disperdere un patrimonio degno di un paese civile. Fattori contingenti Invecchiamento della popolazione. La popolazione non è aumentata in modo significativo, mentre è aumentato l’indice di vecchiaia dal 96,6 del 1991 al 127,0 del 2001 e si prevede arrivi a 146, 5 nel 2010 (Fonte ISTAT). Progressi della medicina e costi delle tecnologie. L’aumento delle capacità della medicina di allungare la vita e la necessità di impiegare a tale scopo tecnologie sempre più complesse e costose rappresentano uno dei fattori contingenti, in progressiva strutturazione, a maggiore impatto attuale e futuro. Aumento dei consumi. Notevolmente critica è l’aumentata richiesta di prestazioni da parte dei cittadini che esprimono con maggiore consapevolezza bisogni sempre diversi e maggiori, qualche volta inappropriatamente alimentata da una fraintesa potenziale “onnipotenza” della scienza medica, in assenza di una adeguata formazione alla cura ed alla difesa della propria salute. Limitazione delle risorse.

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L’insufficiente finanziamento del SSN rappresenta un fattore di forte ciriticità.. Nel valutare questo aspetto è però importante considerare che se il finanziamento della spesa sanitaria è aumentato negli ultimi anni, esso è cresciuto meno delle reali necessità. Tutto ciò ha determinato una erogazione progressivamente insufficiente di servizi a fronte della costante crescita dei bisogni e quindi una oggettiva inadeguatezza dei livelli assistenziali, anche in relazione alla adozione di strumenti gestionali di mero razionamento. La spesa sanitaria privata invece è, conseguentemente da lungo tempo, in costante aumento. Il SSN, dunque, ha cercato di far fronte ai fattori contingenti sopra accennati con una “capacità di acquisto” sostanzialmente invariata, scaricando in gran parte sulla spesa sanitaria privata l’aumentato fabbisogno. Doppia via assistenziale. E’ sempre più evidente il consolidarsi di un doppio livello di erogazione dei servizi nella disponibilità dei cittadini: uno efficiente per quanti possono disporre di risorse proprie anche per aggirare liste d’attesa, sempre molto lunghe, e un altro insufficiente (quando non palesemente inadeguato) per coloro che non possono disporre di risorse per tutelare in modo appropriato la propria salute. Da questo punto di vista, la libera professione esercitata nell’ambito delle strutture pubbliche (vedi l’intra moenia), ne è un esempio illuminante. L’assenza di una “regia” nazionale. A partire dagli anni ’90 si è andato intensificando il processo di delega alle Regioni delle competenze in materia di tutela della salute. Un processo colmato con la riforma del Titolo V della Costituzione nel 2001, nella quale si prevede che la sanità sia materia di legislazione concorrente tra Stato e Regioni. Dobbiamo constatare che tale modello è oggi entrato in crisi soprattutto per l’assenza di un bilanciamento dei poteri regionali in sede di programmazione nazionale della sanità. In altri termini la delega alle Regioni (che la nuova riforma costituzionale della Casa delle Libertà amplifica ulteriormente) non è stata supportata da un rafforzamento dei poteri di indirizzo e controllo dello Stato a garanzia del raggiungimento di standard di qualità, efficienza ed equità, uniformi in tutto il Paese. Fattori strutturali Rigidità del sistema. Nonostante le numerose riforme del SSN, questo, dal punto di vista dell’impiego delle risorse, è rimasto sostanzialmente rigido. In vaste aree del Paese la maggiore offerta di servizi ospedalieri rispetto a quelli territoriali è

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rimasta di fatto invariata, nonostante una domanda di salute, profondamente diversa dal passato, che richiede sempre più assistenza domiciliare, semiresidenziale e residenziale. La formazione La formazione di tutti gli operatori sanitari , ma anche dei cittadini, non ha avuto quei giusti adeguamenti che sarebbero stati necessari per rendere equilibrato e di qualità l’incontro fra la domanda e l’offerta. Inoltre l’appannarsi, negli ultimi 10 anni, dei principi di solidarietà e di equità nei valori di riferimento della politica e della popolazione, sta sempre più limitando la possibilità di orientare l’impiego delle risorse per benefici essenziali collettivi. Obsolescenza di mezzi e strutture. Sempre in grave ritardo è il ricambio del parco tecnologico e l’adeguamento delle strutture del SSN. Ciò pone la sanità pubblica, spesso, in svantaggio competitivo rispetto ad una sanità privata a maggiore capacità imprenditoriale e di investimento. Mancanza di reti telematiche. La quasi totale assenza di interconnessioni moderne tra i vari spezzoni del SSN e tra le diverse funzioni professionali in esso esercitate, costituisce un altro grave fattore di criticità del sistema sanità, criticità che produce a cascata molte altre distorsioni strutturali tra le quali una vera e efficace continuità assistenziale. Inadeguatezza della ricerca scientifica. In ritardo e inadeguata appare la ricerca scientifica italiana, a causa, in larga misura, di insufficienti finanziamenti e di una politica di supporto del tutto carente. In particolare, la ricerca pubblica sembra perdere la sfida con quella privata e ciò contribuisce alla selezione di modelli di ricerca non sempre indipendenti e alla perdita di risorse umane troppo spesso costrette a lasciare il Paese a causa della scarsità dei mezzi istituzionali disponibili per la ricerca scientifica. Anche i modelli strutturali della ricerca e della sperimentazione, troppo spesso affidati alla sola Università e senza un adeguato coinvolgimento delle realtà ospedaliere e territoriali di eccellenza delle quali il Paese può vantarsi, appaiono inadeguati alla reale rappresentanza scientifica delle professioni. La ricerca territoriale appare, in questo senso totalmente dimenticata. Sono questi, in sintesi, i principali elementi di sofferenza del SSN che impongono una forte riflessione da parte del tessuto sociale e politico del Paese

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al fine di definire un progetto di rilancio e di rafforzamento del nostro sistema sanitario. 3. Perché un nuovo movimento.

La costituzione di una nuova formazione politica esige una verifica preliminare su diversi aspetti, per poter poi sviluppare in modo coerente il progetto politico di responsabilizzazione diretta delle cittadinanze del Paese intorno ad un modello di difesa dei diritti e di garanzia delle tutele. a. Esiste una carenza di leadership e di rappresentanza politica sia sulle linee

guida e sulle idee che dovrebbero permeare i diritti e le tutele. Troppo stridente appare l’eccessivo economicismo determinato dalla prevalenza delle logiche finanziarie e di bilancio rispetto ai reali bisogni delle persone e delle comunità.

b. Ci sono nella società risorse organizzative, economiche, umane, professionali

sufficienti per presentare capillarmente la nuova identità, saldarla quale risposta alle aspettative insoddisfatte dei cittadini (oltre ad ansie e angosce sociali), trasformando positivamente queste ultime in senso di mobilitazione, impegno e appartenenza ad una visione di valori e idee.

c. Sono presenti nel Paese molte risorse, costruite sulle decennali battaglie per

l’affermazione di diritti parziali e di rivendicazione di bisogni, che non attendono altro che di essere unificate attorno ad un progetto comune di diritto alle tutele e di rappresentanza collettiva.

d. La nuova identità, resa tangibile ed identificabile dal Programma, può avere

forza di attrazione sufficiente per raccogliere un consenso sociale non marginale ma di vera e propria delega e rappresentanza politica.

e. C’è nel Paese un forte bisogno di cambiamento non più riferito esclusivamente

a modelli di poteri ideologici o autoreferenziali, che potrebbe essere intercettato dal movimento Salute e Democrazia.

Sulla base di questi presupposti riteniamo, pertanto, siano maturate nel Paese le condizioni per la crescita di un modello di cittadinanza collettiva, il Movimento

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per la salute appunto, capace di dare ascolto, presenza, espressione e organizzazione ma anche rappresentanza istituzionale. 4. Aree, Vissuti e Contenuti potenziali per la nuova formazione

La definizione “Movimento per la salute” potentemente evocativa e simbolica, fortemente radicata nell’immaginario collettivo con connotati ad elevato contenuto ansiogeno (malattie, sofferenze, morte), rischierebbe di ridurre la sua efficacia mobilitante per la nuova formazione :

1. se la salute non fosse intimamente interconnessa ai valori della tutela della qualità e dignità della vita, intesa non più in senso privilegiato, discrezionale, individualistico e narcisistico, come diffuso negli ultimi 25 anni dai modelli di successo politico, economico e dagli orientamenti valoriali veicolati dai mass media. Salute intesa, dunque, come condizione di benessere socialmente pianificato e garantito che include, tra gli altri, la tranquillità della vecchiaia, il diritto a lavorare, ad avere un’adeguata formazione scolastica e professionale, un ambiente dignitoso, una giustizia “giusta” e rapida

2. se nella parola salute non si riassumesse l’intero Stato sociale, l’intero sistema di protezione sociale del cittadino, in chiave moderna e non semplicemente o prevalentemente assistenziale.

Soprattutto negli ultimi anni abbiamo assistito ad un progressivo indebolimento dello Stato sociale, solo in parte giustificato dall’ impossibilità di far fronte alla crescita della domanda di salute per le insufficienti risorse a disposizione. Il problema, di una parte rilevante della nostra classe politica e non solo, è fondamentalmente culturale più che di risorse economiche. Manca una vera progettualitò sociale attraverso una visione prospettica, di come vivranno, come lavoreranno, che relazioni avranno tra loro le persone, le famiglie, le istituzioni. Salute, Istruzione, Lavoro, Ambiente e Giustizia sono aspetti cruciali, banco di prova del grado di salute sociale di ogni Paese e rispetto ai quali in Italia si è addirittura arretrati con una caduta di tensione e progettualità politica che va rapidamente recuperata. I limiti culturali vengono sempre più evidenziati da una parte dall’incapacità della classe dirigente del nostro Paese di trovare le giuste soluzioni mediane tra un insostenibile assistenzialismo tout court e un liberismo spinto e dall’altra di

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trovare la necessaria e indispensabile integrazione tra pubblico e privato per migliorare il sistema di protezione sociale. Un quadro progressivo di deregulation tende a generare nel cittadino un allontanamento dalla politica, percepita come non più protettiva e tutelante, soprattutto nelle condizioni di maggiore criticità. Ogni giorno molte famiglie, non solo appartenenti alle fasce socialmente ed economicamente più deboli, ma anche del ceto medio, vengono spinte verso la “fascia di povertà”, soprattutto quando devono affrontare al loro interno, e molto spesso in solitudine, il gravissimo problema della non autosufficienza di uno dei loro componenti. Oltre alla disoccupazione anche lo stesso precariato lavorativo, laddove si prolunghi in maniera eccessiva nel tempo, incide nella tutela della salute. Anche in tema di istruzione sono strutturalmente presenti tensioni politiche e sociali. Le famiglie, non adeguatamente sostenute, devono affrontare sforzi enormi per una istruzione dei giovani per un sempre maggiore numero di anni. Per avere la ragionevole certezza di ottenere un posto di lavoro sempre più bisognerà conseguire, oltre la laurea, corsi di specializzazione e master formativi di vario livello. La mancata difesa in chiave moderna dello Stato sociale ha aumentato la forbice della disparità tra ricchezza e povertà. Questa rapida disamina descrive uno scenario che ci consente di cogliere e rappresentare le aspettative e gli atteggiamenti dei cittadini e delle persone, quale bacino potenziale della nuova formazione politica e di calibrare un programma, una visione, delle azioni, un linguaggio che colgano l’essenza dei bisogni e raccolgano la domanda in chiave di rappresentanza politica. La nuova formazione politica si propone di riuscire, su temi forti e incisivi ad elevatissimo grado di consenso popolare, ad ottenere la fiducia e la delega di rappresentanza di un elettorato che oggi non ha aspettative, se non decrescenti, e che oscilla tra la delusione repressa e la rabbia protestataria. 5. Un posizionamento forte per la nuova formazione politica

La sfida dell’identità di una nuova formazione è il basamento sul quale costruire qualsiasi progetto politico. Finite le ideologie, una nuova formazione assume un’identità se riesce a formulare e fondere programmi, valori, idee forza distintive, con competenze e capacità prefigurando un modello di vita e di società nella quale si possa identificare l’elettore, mobilitando le sue aspirazioni e aspettative.

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La salute, in chiave sociale, diventa l’elemento simbolico di sintesi e identità politica, di cui è alfiere e paladino il nuovo movimento-formazione. Il percorso originale del programma parte dalla protezione e tutela sociale del cittadino per formarsi in progetto di governo di un moderno Stato sociale con valori antichi (ma attuali) e universali. Aspetti concreti e tangibili della vita quotidiana delle persone trasposti nella dimensione alta della politica, con obiettivi immediatamente percepibili e misurabili per qualificare l’intero programma su tutta la sfera di attività dello Stato sociale. Programma che a sua volta deve confermare le competenze e la capacità di governo politico non della sola salute intesa come aspetto settoriale. Il Programma focalizzato può generare all’interno di un partito una forte distintività e per l’intera coalizione potrebbe diventare un valore aggiunto trasversale. Assumere una connotazione di movimento con capacità di governo, è una scelta che potrebbe diventare vincente quale mezzo per riavvicinare cittadini distratti o delusi. Nella fase di posizionamento e lancio della nuova formazione il Programma sarà sottoposto alla valutazione ed all’adesione super partes di semplici cittadini ma anche di personaggi rappresentativi pubblici (università, altre professioni sanitarie, cultura, economisti, esperti di politiche sociali ecc…) che considerano lo stato sociale una priorità per il Paese. 6. Un programma per le persone

Non è facile riassumere in poche righe un programma per le persone realizzabile in tempi certi. Ma il forte slancio che anima il Movimento deve consentire, in uno con una grande chiarezza programmatica, di porre in campo una nuova determinazione ideale nella definizione delle cornici dei singoli elementi del “Progetto per le persone” che ispirerà l’azione di governo del Movimento. Il nostro progetto si caratterizza nello slogan “Diritti e Tutele: una società della responsabilità”. Su questo slogan vogliamo costruire i dieci principali punti di programma che, dentro il progetto globale di tutela, caratterizzino il nostro impegno futuro. 1. La tutela della Famiglia come nucleo primario della società. Noi siamo fortemente convinti che una società della responsabilità si costruisce a partire dalla fortificazione dei suoi pilastri fondamentali. Tra questi la famiglia appare certamente come uno dei più importanti.

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La grave crisi che ha vissuto l’istituzione famigliare negli ultimi vent’anni rappresenta una delle motivazioni del forte disagio che le giovani generazioni vivono e subiscono ed una delle cause delle tensioni sociali moderne. Una politica di fortificazione sociale della famiglia, che inizi con il sostegno alla maternità responsabile e si sviluppi con molte misure di supporto alle giovani coppie (accesso al credito agevolato, facilitazioni per la prima casa, supporto al lavoro domestico, domiciliazione famigliare per gli anziani soli, supporto famigliare al disagio sociale, ecc.) rappresenta un impegno forte per la nuova formazione politica che il Movimento vuole essere. Rafforzare i rapporti tra la famiglia e gli altri momenti istituzionali della società (la scuola, la sanità, la formazione professionale, la cultura, ecc.) deve essere la motivazione per restituire alla comunità famigliare la ragione di una sua forte presenza nella struttura sociale e rappresentarne per ciò l’asse portante. La sempre più avvertita necessità di rafforzarne la presenza nella società impone scelte di politica economica, fiscale, culturale, sociale di investimento e di sostegno alla famiglia come interesse forte della comunità tutta. 2. L’orientamento alla salute come modello per la tutela della vita. Il concetto di tutela della salute ha subito negli ultimi anni una trasformazione culturale fortemente positiva, soprattutto in relazione al forte impulso delle attività di prevenzione e di promozione della stessa. Queste attività vanno potenziate e maggiormente caratterizzate come impatto concreto sugli stili e organizzazione della vita delle persone. Occorre introdurre nella nostra società un nuovo concetto: la promozione del benessere attraverso l’adozione di Percorsi di Orientamento alla Salute (POS). I percorsi di orientamento alla salute corrispondono a tutte le azioni, organizzate ed orientate, che devono essere realizzate su tutti i campi delle vita delle persone affinché siano garantite al massimo livello in ogni epoca della vita. Questo processo di tutela presuppone un cittadino responsabilizzato, informato, formato, soggetto attivo del suo benessere sociale, affiancato da un sistema di tutele sanitarie e sociali mirate e personalizzate in un piano di salute individuale capace di evolvere adattandosi alle esigenze della persona anche quando è ammalata per garantire la migliore qualità di vita. In tale logica bisognerà porre la massima attenzione al ” prendersi cura” oltre che curare. Nel praticare una qualsivoglia terapia per curare malattie importanti, occorre porre in essere tutte le misure atte a salvaguardare, il più a lungo possibile, la percentuale di salute residua

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Su questo nuovo approccio, che rappresenta una autentica scommessa programmatica, il movimento Salute e Democrazia intende investire in modo assolutamente prioritario. 3. Il lavoro come modello per lo stato di salute. Il disagio che la condizione di perdita del lavoro o la sua mancanza determina nelle persone, con la destrutturazione della cittadinanza sociale (compromissione dei rapporti famigliari, allontanamento dalle regole di convivenza, crescita della ribellione e dell’antagonismo sociale, perdita dei valori etici e personali, ecc.) è condizione sufficiente per comprendere il valore profondo che il lavoro ha nella vita delle persone. Il benessere psico-fisico dipende in larga misura anche da questo parametro sociale, indicatore forte anche dello stato di salute di una società riconosciuto tra i principi fondamentali della carta costituzionale. Gran parte delle sicurezze sociali individuali e collettive dipendono dalla capacità di garantire una attività lavorativa ai cittadini. Questa garanzia va collegata in modo equilibrato ad altri parametri del lavoro stesso, quali stabilità, flessibilità organizzativa, qualità, durata oraria, ciclo di vita lavorativa e altri elementi strutturali e funzionali sui quali sarà necessaria una appropriata azione di mediazione per rispondere in modo corretto alle esigenze si sicurezza sociale dei lavoratori ed alle esigenze forti in materia di mercato e competitività. La flessibilità organizzativa del lavoro ci appare, in modo particolare, elemento di valutazione sul quale esercitare una sintesi importante tra la sicurezza nel tempo e l’esigenza di rispondere in modo elastico alle sollecitazioni del mercato. 4. Pari diritti per pari dignità. Indispensabile appare la scelta di garantire medesime opportunità a tutte le persone, intesa come disponibilità dei sistemi di rappresentanza e di cittadinanza nei diversi momenti di vita della società tra tutti i suoi attori. Le donne dovranno essere “proprietarie ed amministratrici” dirette del loro ruolo nella società civile, nel tessuto economico, nel comparto produttivo e dirigenziale, nella economia domestica, nella propria vita privata e pubblica. Dovranno cioè costruire in modo altrettanto solido l’altra parte della società conquistando lo spazio che meritano e che è giusto abbiano. La tutela della famiglia, e a partire dal suo ambito far crescere la rappresentanza del ruolo delle donne, è punto programmatico irrinunciabile in un contesto sociale di disgregazione e di perdita valoriale. I diritti dei bambini e degli anziani devono essere patrimonio privilegiato delle azioni di tutela della pari dignità delle persone e devono costituire specifica

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attenzione in campo legislativo e assicurativo, ad evitare che prestazioni di tutela sociale siano selezionate su discriminanti d’età (oltre che di censo). Tutelare il diritto alla pari dignità per tutelare il diritto a star bene. 5. Il diritto alla informazione per crescere meglio. La crescita sociale di un popolo e di una comunità sono direttamente proporzionali alla propria capacità di attingere alla informazione ed alla comunicazione nel modo più ampio e libero possibile. La capacità di comunicare in modo libero ed indipendente (particolarmente in modo terzo rispetto al potere politico ed economico) rappresentano valori e prerogative di libertà ed indipendenza di popoli e persone. Lo sviluppo propulsivo della tecnologia informatica deve rappresentare il volano per la diffusione del sapere e per la sua disponibilità piena in tutte le parti della società. Una politica di agevolazione delle reti e della connettività rappresentano valori primari del programma di governo di una forza politica moderna e innovativa. 6. Un ambiente più pulito per vivere sano. Quanto siano intrinsecamente legati i temi della salute personale e quelli della salute ambientale e della produzione, è facilmente intuibile. La battaglia all’inquinamento ambientale e produttivo è elemento assolutamente prioritario per un movimento che intende tutelare la salute individuale e della comunità come interesse collettivo. Non vi possono essere obiezioni di nessun genere alle valutazioni sull’impatto ambientale degli insediamenti produttivi o infrastrutturali, di servizio, o quanto altro possa incidere con effetti negativi sulla salute ambientale e personale. Lavorare per ridurre gli inquinamenti e gli inquinanti, abbassare il livello delle emissioni in atmosfera, operare per ridurre le malattie correlate all’inquinamento e le morti evitabili, restituire misura umana alle città, valorizzare le attività produttive biologiche, proteggere i mari e le coste dall’inquinamento umano, sono valori di programma che riteniamo altamente qualificanti nella tutela generale della salute delle persone. 7. La giustizia giusta. Obiettivo prioritario in tema salute e giustizia è quello di garantire a tutti i cittadini un sistema giudiziario equo e civile. Non è ammissibile che la pena non costituisca una certezza del diritto. Solo così potrà essere perseguita la finalità medesima della punizione, cioè il recupero della persona che ha violato la legge. Con questo principio appare contrastante la lentezza del sistema giudiziario.

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Ma in modo particolarmente negativo giudichiamo le distorsioni che produce l’attesa del giudizio, fin troppo lunga nella gran parte dei casi, e troppo spesso destinata a provocare nelle persone la sensazione del linciaggio morale e fisico ancor prima della definizione del giudizio di colpevolezza. La malattia sociale che ciò determina non può essere considerata degna della civiltà dei paesi occidentali più moderni. Il diritto alla tutela della privacy degli inquisiti non può in alcun modo essere violato dal diritto della collettività a conoscere e sapere. Allo Stato compete il dovere delle tutele dei diritti individuali. 8. La scuola come veicolo della formazione sociale. Non possiamo pensare che i nostri figli saranno capaci di vivere in modo socialmente responsabile se non saremo in grado di educarli al corretto rapporto con le istituzione e con gli altri cittadini. In questo senso la famiglia e la scuola rappresentano le due più importanti strutture sociali che garantiscono la crescita delle nuove generazioni. Occorre portare nella scuola una possente presenza dei contenuti sociali educativi e non solo culturali, anche con il recupero di modelli scolastici di educazione civica e di formazione civile e istituzionale. La cultura della salute, del rispetto delle regole, del rispetto degli altri, dell’ambiente, del proprio corpo, dei più deboli, dei minori, delle donne sono temi che vanno inseriti organicamente e permanentemente nei corsi scolastici fin dai primi gradi di istruzione. L’informatica e la telematica devono rappresentare strumenti comuni di organizzazione del sapere e di promozione dell’istruzione e della cultura, per avvicinare il paese all’Europa e per avvicinare i ragazzi ed i giovani alla società della modernità. Promuovere, quindi, investimenti forti nella modernizzazione degli strumenti e delle strutture scolastiche saranno parola d’ordine prioritaria. 9. La partecipazione come vera democrazia. Noi ci impegnamo a tutelare il diritto dei cittadini alla partecipazione responsabile e consapevole alle attività di promozione politica e sociale, alla realizzazione del programma di governo. Le consultazioni dei cittadini, anche sostanziali e non solo formali, rappresentano obiettivo programmatico. La creazione delle Consulte dei cittadini e delle collettività, in ambito sociale, lavorativo, professionale, culturale, sono l’impegno di governo che noi assumiamo.

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La partecipazione dei cittadini in rappresentanza delle Consulte alle azioni di definizione dei progetti attuativi del programma e alle azioni di controllo dell’operato politico-programmatico sono impegni non derogabili. 10. L’esclusione come causa di malattia. La malattia come causa di esclusione. Una società moderna e civile deve considerare tutti i suoi componenti come parti intangibili della propria integrità. Un sistema di piena partecipazione e di rifiuto dell’esclusione sociale, razziale, ideologica, economica e culturale delle proprie individualità e collettività, rappresenta la premessa del nostro modello di ordinamento sociale. La mancanza o il difetto di questa premessa rappresenta la condizione di malattia sociale che emargina le persone, particolarmente quelle con maggiori sofferenze personali e sociali. La diversità, le disabilità, le differenze socio-economiche e culturali sono una ricchezza sociale se contribuiscono a legare tra loro i cittadini e le comunità. Noi non potremmo permettere che esse diventino causa di malattia e, dunque, motivo di ulteriore esclusione da una società giusta. I servizi alle persone dovranno avere proprio questi soggetti come destinatari privilegiati. I malati cronici, gli anziani, i bambini, i poveri, saranno maggiormente tutelati in una società che avrà nella protezione sociale a matrice laica e/o religiosa insieme il contrappeso al liberismo economico sfrenato e alla semplice logica ragionieristica dei bilanci economici. 7. Un programma per la sanità.

La sanità italiana ha bisogno, per rimettersi in linea con moderni principi di solidarietà, di equità e di universalità, di una serie di provvedimenti a breve, medio e lungo periodo, che dovranno essere inevitabilmente affrontati da chiunque vinca le prossime elezioni politiche. Tra i primi obiettivi da conseguire nella prossima legislatura c’è senz’altro quello della vittoria del NO al referendum confermativo sulla riforma costituzionale varata dalla Maggioranza di Centro Destra. Dobbiamo tuttavia convenire che anche l’attuale stesura della Costituzione (riformata dal Centro Sinistra nel 2001) ha bisogno di essere corretta, al fine di ripristinare un più adeguato equilibrio delle competenze tra Stato e Regioni, in materia di tutela della Salute. Un equilibrio da conseguire attraverso la previsione di un ruolo chiaro e condiviso di “garante” da parte dello Stato, al quale andranno delegati compiti di indirizzo, programmazione e controllo. Ciò

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soprattutto al fine del monitoraggio e rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza e al superamento delle evidenti differenze strutturali tra una realtà e l’altra del territorio nazionale. Con questo non si pone in discussione l’autonomia di iniziativa delle Regioni sul piano organizzativo e gestionale, ma si vuole far sì che tale autonomia sia esercitata in chiave di miglioramento e potenziamento dell’offerta locale e non quale elemento di divisione e frammentazione del sistema, a discapito delle realtà più disagiate del Paese. Il nostro programma in sanità è perciò un programma di governo e dovrà diventare un impegno preciso per la coalizione a cui aderiamo. Noi pensiamo di articolare il progetto sanità di “Salute e Democrazia” in una sorta di Decalogo per la salute del Sistema Sanitario, che in 10 punti sintetizzi le azioni programmatiche del Movimento. 1) Un nuovo modello di finanziamento del sistema. Un adeguamento del finanziamento ai crescenti bisogni delle persone e della collettività diventa irrinunciabile anche per non compromettere la capacità del SSN di sostenere la vita produttiva del Paese. E’ impossibile pensare di ridurre la spesa sanitaria. Fino ad ora la spesa sanitaria totale può essere paragonata ad altri paesi avanzati di Europa solo grazie all’incremento della spesa privata, e questo fenomeno costituisce un difetto da correggere piuttosto che incentivare. Inoltre la spesa sanitaria privata contiene in sé elementi di iniquità, in quanto sostenibile da chi ha capacità economica maggiore e non da chi tale capacità non ha, più accessibile ai giovani che ai vecchi. La sfida demografica che dobbiamo raccogliere è invece proprio quella di una popolazione che invecchia con un indice di dipendenza (rapporto fra la popolazione in età non attiva e la popolazione in età attiva) che dal 45,3% del 1991 è passata al 48,4% del 2001 e si prevede del 53,1% nel 2010 (dati ISTAT). In prospettiva, dunque, è necessario orientare le decisioni di governo sui seguenti obiettivi:

• Compiere il massimo sforzo per aumentare il finanziamento del SSN per ridurre l’esigenza dei cittadini a ricorrere alla spesa privata.

• Favorire l’ingresso del capitale privato con tutte le garanzie di perseguimento delle finalità del servizio pubblico: tutela della salute individuale quale interesse collettivo.

• Convogliare la spesa privata dei cittadini in un “secondo pilastro” dell’assistenza sanitaria in forme di contribuzione obbligatorie gestite

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dal pubblico o dal privato, che con meccanismo previdenziale, siano finalizzate a specifici settori di assistenza predefiniti (per esempio assistenza sanitaria agli anziani non autosufficienti) definiti nei livelli essenziali, uniformi ed appropriati di assistenza, ma sottratti alle competenze erogative del SSN.

In materia di investimenti strutturali e funzionali, si può rilevare che laddove gli stanziamenti sono stati utilizzati in modo appropriato, i servizi sanitari ne hanno ampiamente beneficiato in termini di performance sanitarie, di efficienza dei servizi e di buona gestione delle risorse. Laddove, per sprechi e cattiva amministrazione del piano finanziario di investimenti, le opere non sono state portate a termine o addirittura non avviate, i servizi hanno ulteriormente peggiorato la loro performance. Questo dimostra che è possibile investire in sanità in modo oculato, secondo programmi ben definiti per un miglior servizio ai cittadini. Se si vuole realmente dare dignità al primato della politica i tempi sarebbero maturi per considerare il comparto sanità non più come mero fattore di spesa, ma come settore ad elevata tecnologia, professionalità e produttività e conseguentemente oggetto di politiche di investimento e di potenziamento; ciò rappresenterebbe una reale opzione di sviluppo in senso lato per tutto il Paese. Inoltre l’Italia, con la sua strategica posizione geografica e attraverso un piano virtuoso di rilancio del comparto sanità, non potrà che attrarre importanti risorse economiche in ambito extra-nazionale. Per questo si ritiene necessario considerare la possibilità di effettuare un ampio studio di fattibilità teso a ridisegnare l’intera rete dei servizi sanitari italiani. Un piano del genere potrebbe costituire un tassello portante del Piano delle grandi opere e mirante proprio all’ammodernamento delle infrastrutture e dei servizi del Paese e al rilancio della stessa economia nazionale attraverso il concorso di investitori pubblici e privati. Nessuno ci garantisce che, in assenza del governo certo del sistema, molto presto non saremo messi nella condizione di scegliere, per esempio, se finanziare la dialisi , soprattutto per cittadini di età avanzata, o usare le stesse risorse per forme di vaccinazioni di massa. (un anno di dialisi costa 35 mila euro e salva una vita; con la stessa cifra è possibile salvare nello stesso periodo di tempo 4 – 5 vite di persone ultrasessantacinquenni attraverso la vaccinazione antinfluenzale).

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Purtroppo abbiamo certezza assoluta che, se non si abbandonerà in fretta l’abitudine di progettare per apparire e finanziare per risparmiare, la salute e la stessa vita di molti cittadini italiani sarà in grave pericolo. 2) Il riordino della rete ospedaliera. Tra le prime azioni, di grande importanza appare la razionalizzazione della rete dei presidi ospedalieri, con spostamento di parte delle risorse dall’assistenza ospedaliera (a maggior costo) a quella territoriale (a minor costo) per tutte quelle prestazioni sanitarie che trovano nel territorio la scelta di elezione. Devono al più presto essere riconvertiti i piccoli ospedali che, anche a causa degli scarsi volumi di prestazioni, non riescono a raggiungere livelli qualitativi accettabili dell’assistenza erogata. Per fare ciò è però necessario un potenziamento dell’organizzazione della rete dei professionisti e dei servizi territoriali. Lo stesso sistema dei DRG dovrebbe essere perfezionato, essere oggetto di valutazione analitica e continua da parte dell’autorità sanitaria locale territoriale. Le attività di Day Surgery, Day Hospital ed ambulatoriali ospedaliere devono essere fortemente potenziate e sostenute da una forte integrazione territoriale. Solo così potrà essere universalmente restituita all’ospedale la dignità di eccellenza che merita e che in molti casi ancora detiene. Il concreto e reale raggiungimento degli standard occupazionali di ricovero e della distribuzione nel territorio dei presidi e dei relativi posti letto deve costituire, nel primario interesse delle persone e delle comunità, un obiettivo di efficienza e di buona sanità da perseguire nel medio termine e che prescinda da nocive lotte di campanile, più orientate agli interessi privati che a quelli collettivi. 3) L’accesso alle prestazioni: liste d’attesa e intra-moenia Deve essere introdotto il concetto di attesa appropriata e non si deve pensare di risolvere l’attuale problema delle lunghe liste di attesa esclsuivamente investendo ulteriori risorse nella produzione di prestazioni di secondo livello. Ciò comporterebbe unicamente un aumento dell’offerta con tutti i noti meccanismi di induzione, molto spesso impropria, della domanda. I tempi di attesa, invece, devono essere adeguati alle reali esigenze cliniche degli assistiti. Una ecocardiografia o una Risonanza magnetica può essere necessaria in pochi giorni o poter attendere mesi a seconda della condizione clinica della persona interessata. E’ quindi opportuno parlare di “accesso professionale” alle prestazioni, regolate dai criteri di appropriatezza e di differibilità delle prestazioni, sulla base di

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linee guida condivise con gli erogatori, secondo modelli di governo clinico che definiscano ambiti di priorità e criteri applicativi condivisi. La gestione delle liste deve essere trasparente e sottratta a modelli di interesse non collettivo, scollegato da criteri di selezione delle persone che non siano quelli clinici, intangibile rispetto ad interessi professionali singoli o parziali. Il recupero dei principi etici in un campo come quello dell’accesso paritario a prestazioni e attività sanitarie deve essere obiettivo di primaria importanza e di breve termine, anche attraverso la promozione di un corretto rapporto tra appropriatezza della domanda e risposta in termini di servizi offerti. Indifferibile ci appare, da questo punto di vista, un piano generale di formazione dei cittadini e delle comunità che sappia coniugare efficacemente appropriatezza della domanda e efficienza della risposta. Deve essere corretto l’uso distorto di intra-moenia , che oggi è offerto al cittadino abbiente, per tagliare a proprie spese le code. Questo istituto contrattuale deve essere, invece, uno strumento per l’azienda sanitaria per garantire il rispetto di standard dell’offerta di prestazione. 4) La rimodulazione dell’offerta di servizi territoriali: l’integrazione socio-

sanitaria. Una nuova presenza delle comunità locali nella programmazione sanitaria: è questo uno slogan non nostalgico di vecchi comitati di gestione attraverso i quali la politica partitica “gestiva” la sanità, ma una nuova responsabilità degli Enti locali soprattutto nella necessità di integrare le politiche sociali con quelle sanitarie. La promozione, come alto valore sociale ed economico per il Paese, del ruolo del volontariato sociale in questo campo rappresenta una occasione di amplificazione della disponibilità dei servizi offerti e di controllo dei livelli erogativi raggiunti. La rete dei Distretti socio sanitari rappresenta lo strumento gestionale della integrazione socio-sanitaria. A questa rete occorre dare nuova linfa e una rinnovata attenzione organizzativa e finanziaria se si vuole spostare l’asse funzionale della sanità italiana verso modelli territoriali di assistenza certamente più efficienti. 5) La tutela degli anziani e della disabilità cronica. E’ questa una delle priorità di sistema che ha bisogno di interventi urgenti. E’ un punto del programma da affrontarsi nel breve periodo.

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Occorre prevedere la creazione di strumenti di gestione e di governo della salute delle persone anziane e dei malati cronici prevedendo: a. La creazione di un fondo specifico per la non autosufficienza, finanziato con

prelievo fiscale obbligatorio dedicato, eventualmente integrabile volontariamente per prestazioni aggiuntive.

b. il potenziamento della rete della domiciliarità, della residenzialità e semiresidenzialità (RSA, Case-alloggio, ecc.) assistenziale, portando al più alto livello possibile la cura a casa dei cittadini anziani e malati cronici, secondo principi di equità e di efficienza.

c. la trasformazione sempre più ragionevole di posti per acuti in posti per la lungodegenza e riabilitazione.

d. la realizzazione di sempre maggiori occasioni di strutture territoriali alternative al ricovero degli anziani riacutizzati.

e. la tutela dell’anziano fragile con progetti di prevenzione mirata, soprattutto in materia di solitudine sociale e assistenziale. La promozione dell’attività sociale degli anziani nelle comunità deve diventare obiettivo di primissima importanza socio-sanitaria.

f. l’attenzione mirata alla identità personale e sociale nei percorsi di assistenza del cittadino anziano, nella massima tutela della dignità umana e dei diritte e delle tutele della terza età.

6) La sanità in rete e la tecnologia informatica. Un paese moderno non può avvalersi di una sanità scollegata e che opera a compartimenti stagni e non comunicanti tra loro. Deve essere costruita la rete dei servizi sanitari, dotando il Sistema della tecnologia di rete necessaria a far comunicare in modo efficiente gli operatori ed i presidi. La trasmissione della carta deve diventare sempre più residuale e la comunicazione elettronica sempre più diffusa per consentire al cittadino di entrare nella comunità sanitaria in modo sempre più democratico (fruizione equa e diffusa dei servizi) ed efficiente (maggiori prestazioni a costi minori). La creazione del Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) deve rappresentare l’obiettivo di breve-medio termine del SSN. Il FSE, che è la sintesi informatica degli eventi sanitari di una determinata persona, consentirà al cittadino di disporre in ogni luogo delle proprie informazioni sanitarie, raccolte in modo elettronico e disponibili mediante le reti telematiche su specifica autorizzazione delle persone interessate. Con questo strumento il cittadino sarà accompagnato in modo semplice dai suoi dati clinici, potrà fruire di servizi a distanza molto più semplicemente e molti teleconsulti potranno essere

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realizzati richiamando a distanza o trasmettendo le informazioni elettroniche senza bisogno di spostare le persone. Le Regioni devono essere coordinate e orientate a principi informatici strutturali generali e coerentemente ordinati tra loro, in logica antidevolutiva, al fine di dotare tutto il Sistema sanitario di una sanità elettronica in una rete unitaria. In tal modo i cittadini italiani si sentiranno un po’ più uguali tra loro di quanto non lo siano oggi. 7) L’appropriatezza delle azioni assistenziali. La nuova filosofia del sistema sanitario deve essere caratterizzata dal principio della “appropriatezza”. Questo criterio deve rappresentare il principio ispiratore di tutti i professionisti del sistema e degli erogatori delle attività e dei servizi socio-assistenziali. Vanno creati i processi di promozione e misurazione dell’appropriatezza, che non deve essere intesa come uno strumento del controllo economico ma della efficacia e della efficienza del sistema. Devono essere creati in ogni Regione “osservatori per l’appropriatezza” per garantire che ogni azienda sanitaria persegua prioritariamente l’obiettivo di offrire risposte di qualità per le reali esigenze reali dei cittadini. 8) La continuità dell’assistenza H24 Deve essere perfezionata la continuità assistenziale del territorio, intesa come capacità organizzativa dell’assistenza primaria e territoriale di rispondere in modo tempestivo alle richieste dei cittadini, soprattutto nell’assistenza domiciliare e residenziale, creando e favorendo le condizioni perché i diversi professionisti del sistema territorio si possano efficacemente coordinare. I diversi modelli organizzativi (équipe territoriali. UTAP, Nuclei di cure primarie, ecc.) dell’assistenza globale rappresentano altrettante scommesse su cui investire da subito e per i prossimi lustri. 9) La modulazione del sistema domanda-offerta. Devono essere maggiormente dettagliati i livelli di assistenza essenziali, appropriati ed uniformi, che le Regioni devono offrire a tutti i cittadini e di cui lo Stato deve essere garante su tutto il territorio nazionale. I presidi sanitari dovranno offrire le prestazioni secondo modelli programmati in relazione alle specifiche esigenze dei cittadini interessati ed alla possibilità di distribuire i sistemi di offerta su basi territoriali coerenti con logiche di efficienza ed economiche di scala . Le ASL non dovranno, in questo senso,

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essere autarchiche su tutta la gamma di prestazioni necessarie e il sistema di compensazioni dovrà essere orientato alla sussidiarietà reciproca tra Aziende differenti e tra regioni differenti (in relazione alla complessità tecnologica prestazionale). Se i servizi sanitari possono rappresentare occasioni di sviluppo di interi territori e comunità (ospedali, poliambulatori, laboratori, ecc.), essi devono realizzare un sistema dell’offerta equilibrato e orientato a rispondere a interessi collettivi (orientamento della domanda in modelli a responsabilità condivisa). La domanda e l’offerta, in questo senso, dovranno essere correttamente guidati da criteri di appropriatezza e di efficienza. 10) La formazione dei professionisti e dei cittadini. Occorre ridisegnare la formazione dei professionisti, attraverso un nuovo sistema di accreditamento e di riformulazione delle specifiche competenze che tenga conto delle diverse esigenze che provengono dai contesti socio-sanitari nazionali e regionali, dalle esigenze specifiche delle Aziende Sanitarie Locali e dalle specifiche necessità formative dei medici. Il progetto formativo deve essere coerente con i bisogni sanitari dei cittadini e dovrà costituire specifico obiettivo di ciascun professionista e della comunità professionale. Nuovo e più responsabile dovrà essere il ruolo degli Ordini professionali, realmente orientati alla tutela delle persone rispetto alla qualità professionale. La formazione della popolazione in età scolare ed in ogni altra occasione, passaggio tanto fondamentale quanto fino ad ora trascurato, deve essere orientata ad esprimere una domanda appropriata e responsabile. 8. Conclusioni

Questo documento rappresenta le linee generali del progetto politico del Movimento, ne esprime l’atto progettuale di nascita, lo apre alla gente comune, al mondo politico, a quello delle professioni, ai soggetti collettivi. Esso vuole essere un primo momento di riflessione comune. Come tutti i lavori in corso, non vuole avere la presunzione di rappresentare la complessità del mondo, ma rappresenta un momento di confronto evolutivo del progetto politico. Progetto che nasce e che dovrà compiersi con un percorso di arricchimento, culturale, programmatico e di valori che il progressivo aggregare

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delle comunità e delle individualità porterà con sé, fino a costruire, mattone dopo mattone, la casa dei diritti. Di quelli negati, in primo luogo. Di quelli incompiuti, poi. I cittadini vogliono poter partecipare ad una nuova forma di organizzazione sociale in prima persona, senza deleghe permanenti e con la capacità di verificare continuamente obiettivi, percorsi, impegno e risultati raggiunti al fine di contribuire con orgoglio a far crescere il nostro Paese con la certezza di sentirsi garantiti da un welfare moderno ed efficace.

Salute e Democrazia