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R.U.lab, come fiori selvatici

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Laboratorio di progettazione partecipata della Città di Terlizzi

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Come FIori selvatici

Terlizzi, 20 maggio 2011

“La felicità è avere accanto una persona signifi cativa.”

dalla voce di un bambino di nove anni.

La vita lavora per solchi in campagne già arate

e per forza di cammini non segnati,

che in ogni caso esistono,

perché vengono dagli altrove quotidiani.

L’urbanistica impara dalla vita comune

la ragionevolezza delle linee d’ombra.

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Il governo di un territorio passa attraverso l’adattamento progressivo alle istanze della comunità che lo abita, in un rapporto causa-eff etto che deve essere effi ciente, effi cace, rapido, come rapida è la società in cui vive l’uomo moderno.

I piani urbanistici ingessati e intoccabili sono un ricordo del passato, soppiantati oramai da nuovi strumenti normativi che consentono alle comunità di intervenire a modifi care le sorti di quelle porzioni di territorio che necessitano di vitalità, di nuove prospettive, di adattarsi alle mutate istanze.

Ecco quindi che un’area in parte degradata e inospitale può diventare un fenomenale attrattore di energie, di strategie e idee di assoluta lucidità, perché partorite dalle menti che quotidianamente si rapportano al luogo della trasformazione e al tessuto sociale che si dipana attorno ad esso.

La partecipazione sperimentata con il R.U.LAB di Terlizzi, il laboratorio di rigenerazione urbana che ha riguardato le

aree delimitate da viale dei Garofani e via Torino, è stata una fenomenale esperienza collettiva che ha mobilitato non solo il quartiere oggetto dell’intervento ma l’intera città nelle sue declinazioni più signifi cative. Le competenze esperte della scuola e del mondo dello sport si sono coniugate con quelle dei pianifi catori, degli operatori della sanità, dei commercianti, ma anche con quelle di cittadini più distanti ma ugualmente interessati all’evoluzione di aree storicamente reiette e urbanisticamente squilibrate.

Ne è scaturita una elaborazione di grande qualità che ricuce, integra, rigenera, ridà luce e prospettiva al quartiere, dà risposte concrete alla comunità e al suo ambiente.

È stata una grande occasione di crescita, ora bisogna mettersi all’opera per trasformare le idee in tangibile realtà

.

Vincenzo di TriaSindaco di Terlizzi

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La Partecipazione non è un gioco senza regole, senza vincitori né vinti. Ancora di più, nei processi di rigenerazione urbana come in quelli legati allo sviluppo locale, è in gioco il destino ed il futuro di intere comunità, dei soggetti che ne fanno parte (vi partecipano…), con tutto il proprio vissuto di speranze e di problemi, di risorse e di libertà, espresse e represse.

La posta in gioco della partecipazione nei processi di rigenerazione urbana, in ultima analisi, è la capacità di ricondurre in modo utile, realistico e sostenibile, questo patrimonio di risorse identitarie e di parzialità, anche piene di confl itto e antagonismi, verso soluzioni attendibili, che segnino il cammino futuro in un progetto orientato e condiviso.

Un progetto di città, che faccia emergere il tratto comunitario della cittadinanza, che restituisca spirito pubblico nella rappresentanza politica, che trasferisca il dono che ciascuno di noi può fare, con un passo indietro del proprio interesse particolare, in un cambio di passo generale, aperto, inclusivo di chi è indietro o sia stato messo nella condizione di esservi, restituendo parola e protagonismo ai viventi senza nessuno dimenticare: perché ciò che è buono è tale se lo è per tutti, giovani, donne, adulti, anziani, bambini, diversamente abili, lì dove tutti sono attori e protagonisti del proprio futuro.

La regola del gioco è la consapevolezza che si costruisce mettendo a disposizione il proprio sapere, giuste ed accessibili informazioni, una discussione aperta sul merito e non il pregiudizio o la difesa occulta di piccoli o grandi interessi.

Il R.U.Lab ha terminato la sua corsa e molti cittadini di Terlizzi pregustano la partecipazione a corse e sfi de future in cui disporsi ad aprir bocca…….

Chi ha vinto? Ha vinto la città, la sua Amministrazione comunale, che ha puntato su questa inquieta scommessa diffi cile, perché dirompente sugli equilibri delle consuete e talvolta indecifrabili appartenenze politiche, hanno vinto gli anziani, depositari misconosciuti di saperi ed esperienza, hanno vinto i bambini della scuola Pappagallo, architetti del futuro, e gli scout, connettori di un’analisi sociale al dettaglio degli individui, le famiglie residenti di Via Torino e di tutte le vie Torino possibili, ha vinto la passione, l’entusiasmo e la competenza dei giovani ma esperti animatori del R.U.Lab, che ringrazio per il lavoro svolto così come ringrazio tutti i vincitori.

Francesco MilellaSoc. Coop. Ricerca e Sviluppo

“Che è la corsa scompigliata? - domandò Alice. Non le premeva

molto di saperlo, ma il Dronte taceva come se qualcheduno

dovesse parlare, mentre nessuno sembrava disposto ad aprire bocca

o becco...

La corsa è fi nita! - e tutti lo circondarono anelanti

domandando: - Ma chi ha vinto?

Lewis Carrol - Alice nel paese delle meraviglie

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IL rULAB Ew

:

uno spazio apertopresso la Pinacoteca De Napoli

una lavagna in stradacon il menú deglieventi del giorno

un insieme dimappe urbane poco tecniche

per capire meglio il quartiere e il progetto

una seriedi incontri informali

ma strutturatidi ragionamento

collettivo

un laboratoriocon le classi quarte

della scuola primariaDon Pappagallo

un dialogocon i commercianti

a Largo Torino

un insieme di colloqui e di interviste ad

abitanti del quartiere, ad associazioni attive

a professionistia persone

una ricognizionedella qualitá urbana

affi data agli scout

una nube di storie.

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Il Rulab signifi ca

che è una Rivoluzione Urbanistica Laboratoriale. Laboratorio di Rigenerazione Urbana...

La Rigenerazione Urbana...Laboratorio. Si fanno cose nuove e si fanno nuove cose tutti insieme.

Si impara pure a lavorare in gruppo. Esperimenti. Inventare. O trasformare. Le cose per cambiare il mondo. Il Rulab servirebbe per cambiare il futuro. Per l’uomo, per essere più avvantaggiato. Creare divertendosi.

Il Rulab signifi ca

che è un laboratorio dove i bambini progettano le loro idee.

Il Rulab signifi ca

imparare nuove cose e anche imparare a stare insieme.

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che è una Rivoluzione Urbanistica Laboratoriale. Laboratorio di Rigenerazione Urbana...

La Rigenerazione Urbana...Laboratorio. Si fanno cose nuove e si fanno nuove cose tutti insieme.

Si impara pure a lavorare in gruppo. Esperimenti. Inventare. O trasformare. Le cose per cambiare il mondo. Il R.U.Lab servirebbe per cambiare il futuro. Per l’uomo, per essere più avvantaggiato. Creare divertendosi.

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Il R.U.Lab signifi ca

che è un laboratorio dove i bambini progettano le loro idee.

Il R.U.Lab signifi ca

imparare nuove cose e anche imparare a stare insieme1.

Scuola Don Pappagallo,

il Posto delle Nuvole,

25 maggio 2011

1 Le voci dei bambini spiegano cos'è il R.U.Lab. Cfr. il blog del R.U.Lab.Visualizza il link dal seguente QR-Co-de:

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Strategie del R.U.Lab,il Laboratorio di Rigenerazione Urbana di Terlizzi

R.U.Lab è un processo decisio-nale inclusivo avviato dal Comune di Terlizzi per la Rigenerazione Urbana. Ha un polo di riferimento strategico, un PIRU formulato per un cuore urbano agente fra centro consolidato e fasce delle periferie.

Il carattere di media scala dell’intervento è una cifra genera-tiva dell’interscalarità:

attiva percorsi di conoscenza collettiva ravvicinati, propriamen-te di quartiere, di vita quotidiana e di prossimità;

innesca reti informali di coo-perazione, per il reciproco rico-noscimento dell’essere presenti, vicini perché immersi in un territo-rio comune di problemi e di valori;

travalica l’ambito attraverso gli argomenti, le storie individuali e collettive, utilizzando gli im-maginari, e infi ne trabocca fi no a cementare una visione strategica vasta, con principi strutturali del futuro urbano fondati sulla coope-razione, con il linguaggio naturale dell’urbanistica, con la consistenza concreta di assi visionari sostenuti dai cittadini e dalle pratiche socia-li del contesto locale del PIRU.

La dimensione allargata del quartiere è un nodo spazio-tem-porale in cui giocare i passaggi di scala.

La dimensione intergeneraziona-le degli attori che entrano in gioco

è lo spazio della concertazione fra punti di vista molto diversi. Per at-tivare questa scala del tempo del-le persone, individuale e colletti-va, si affi da l’innesco a un punto di infi ammabilità molto basso.

Il destino del cambiamento di un pezzo signifi cativo di città e degli immaginari concreti è gassoso e celeste. Riguarda pezzi di cielo locale attraversato dalle nuvole. Mobili, singolari, veloci e lente, amiche e in confl itto. I vapori si formano. Il processo non li disper-de. Il R.U.Lab li raccoglie, in una quantità tale che in presenza di ossigeno (le storie e le narrazioni dei problemi e dei valori) e di un innesco (l’architettura dei processi partecipati) abbia luogo il feno-meno della combustione. Il fl ash point di questo combustibile del futuro, la temperatura più bassa alla quale si formano vapori, è nel-la vita quotidiana delle persone. In un quartiere simbolo e sintesi concreta dell’arco della vita e del-lo spazio della città. In una sfera che accoglie il mercato rionale e il vuoto, la grande scuola storica di Terlizzi e gli edifi ci dell’istruzione abbandonati, gli alberi inaccessi-bili e recintati, i transiti informali e diffi cili delle persone, gli intorni abitativi di cesura e cortina, gli imbuti di attraversamento di cui è sconosciuta la proprietà e la responsabilità e, ancora, la vita urbana densa del centro, con la sua strada verde pedonale e poi

le zone opposte più recenti, oltre le cortine, con gli anelli abitati, con le strade veloci, con pezzi di verde, di case e di famiglie verso la campagna sempre più giovani, con i passeggini, con i nonni, con i ragazzi, con la chiesa e il calcetto.

La scuola di Don Pappagallo, con le sue memorie, le sue genera-zioni, le insegnanti e le famiglie, 700 bambini nel presente, infi ni-tamente moltiplicati nel tempo attraverso quattro generazioni contemporanee, ciclicamente rigenerate. Queste cose sono al centro della storia. E il centro è il cuore del PIRU. Il PIRU interessa la città. Interessa il futuro interscala-re delle persone e delle cose. Crea interessi. Ed è anche luogo della combustione, dove si depositano e si concentrano e i vapori, dove si formano le nuvole.

Il fl ash-point è molto basso. E’ negli immaginari dei bambini, che raccolgono e operano la fusione delle generazioni, che transitano di scala, che producono pratiche e politiche rigenerative, strategie e scenari di governance.

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Il quartiere di intervento e l'area d'indagineil Laboratorio di Rigenerazione Urbana di Terlizzi

L’ambito urbano di rigenera-zione individua un brano di città caratterizzato da uno stato gene-rale di dismissione. Questo stesso tratto si racconta come contrap-punto, come fatto distinto rispetto al contesto urbano di riferimento.

Le evidenti funzioni di servizio evaporate, i tratti architettonici costitutivi, il sistema estetico e percettivo generale, la presenza non occasionale e poco valorizza-ta del verde, la sensibile pendenza orografi ca, sono impronta dell’area e immagine identitaria. Non sfug-ge l’interposizione della zona di intervento tra i due assi viari, Via Torino e Viale dei Garofani, che nel disegno dell’assetto funzionale complessivo della città, collegano circolarmente le aree periferiche tra loro.

Viale dei garofani è defi nito “già extramurale Bitonto-Molfetta”.

L’ambito, un grande trapezio molto allungato sulla direttrice maggiore, segue la stessa logica circolare delle due strade su cui principalmente si appoggia.

E’ una chiusura del cerchio im-maginario della città, in direzione nord-est/sud-ovest. Discende dal-la logica espansiva urbana moder-na, che legava e direttamente lega

la vivibilità di queste aree all’uso delle automobili.

Il quasi perfetto susseguirsi pa-rallelo delle strade radiali di chiu-sura - via Torino in parte, viale dei Garofani, via Federico II – racconta un ambito funzionale a connettere le direttrici principali di entrata e di uscita della città (viale Roma e via Sarcone). Il nostro luogo, per proprio disegno e per intuizione di progetto, adotta l’asse radiale.

La scelta dell’area sembra è an-che molto intuitiva e fi glia di una rifl essione compiuta. Allargando lo sguardo, si percepisce lo stesso brano trapezoidale prescelto come maglia interessante, perché si po-siziona al margine tra due tessuti urbani ben distinti: quello storico compatto e quello moderno.

La maglia è margine, tra due città, per molti aspetti distinte.

La direttrice principale NW-SE è asse prospettico identitario, per il nesso fra due epicentri sociali: la scuola e li mercato. Prende tutta-via interesse e valore la direttrice trasversale, da Sud-Ovest a Nord-Est: la direttrice che taglia perpen-dicolarmente l’asse e che connette i due distinti tessuti urbani.

Le osservazioni sul campo e i primi contatti con i cittadini

allargano il contesto territoriale di riferimento, fi no ad uno spazio d’indagine ben più ampio, che taglia trasversalmente la città, arrivando a contenerne almeno un quinto. Quest’area macroscopica di rifl essione e ricerca, è uno spa-zio geografi co e identitario quasi universale, con tutte le pratiche umane dell’immaginario cittadi-no: da quelle del tessuto storico compatto di largo Don Pappagallo, al senso delle periferie nelle aree 167, con margini aperti e sospesi.

La perimetrazione macroscopica, utile per tutti i lavori del labora-torio, è un campagna di luoghi importanti e di contesti allargati. E’ soprattutto territorio di con-nessioni e transiti fra le identità. Piazzetta Amendolagine, il largo di via Torino verso le stradine di accesso dal centro storico, Viale Roma, le palazzine montate a spi-na di pesce come gioco di pezzi di Lego tra viale dei Garofani e viale Federico II, i campetti sportivi di via Sarcone, la Chiesa della Stella, l’intera area residenziale della 167, il complesso di via Frattac-chia. Sono luoghi della prossimità, delle trasmutazioni e dei transiti. Metafore costruite dello scambio. Spazi delle voci diverse. Snodi di comunità. Parti in ascolto. Sistemi

di comprensione testuale.

Il Tavolo dei Segnali, le Bussole Viaggianti, gli incontri-metaplan e il nomadismo dei muri del R.U.Lab, sono macchine che nelle mani dei cittadini funzionano subito. Auto-generative per forza di ascolto e di parola. Strumenti di testimonianza. Sistemi mobili per rappresentare contesti. Segnalazioni, proposte, rifl essioni hanno spesso forato i margini: superando perimetro e cornice, hanno attivato migrazioni transcalari del senso.

L’intera rifl essione sugli ingressi all’area è stata una pratica utilissi-ma. Il contesto dei percorsi pedo-nali informali apre varchi in quelli già disegnati sul progetto. La vita lavora per solchi in campagne già arate e per forza di cammini non segnati, che in ogni caso esisto-no, perché vengono dagli altrove quotidiani.

L’Urbanistica impara dalla vita comune la ragionevolezza delle linee d’ombra.

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IdentitA` fisica del R.U.Lab

I percorsi di partecipazione sono nomadi. Camminano fra la gente. Si fanno con i piedi, come in Urba-nistica. Occorre essere nomadi per abitare.

I processi decisionali inclusivi sono fi ori servatici. Non si piegano alle pratiche uguali. Richiedono il riconoscimento dei valori comuni, dei colori, delle identità fragili. Vi-vono fra i sassi, lungo sentieri leg-geri. A volte radicano improvvisa-mente per forza di vento. Inattesi, ma defi nitivamente riconoscibili.

I percorsi di partecipazione sono leggeri. Di carta. Testimo-niando il senso diventano solidi, muri e case. Opus, lavoro e opera. Infi ne si devono raccogliere, come i fi ori selvatici, come le famiglie la sera, per abitare e di nuovo costru-ire.

Il Comune di Terlizzi ha scelto le metafore della propria identi-tà, i fi ori selvatici, la casa, i muri e le opere. Nel cuore, laddove si conservano, ha fatto sbocciare il R.U.Lab. Negli spazi vuoti, pronti ed essenziali di un pezzo della Pi-nacoteca De Napoli. Al piano terra, nel centro della città.

Una pinacoteca serve a racco-gliere le opere d’arte. A conser-varle. Perché le opere d’arte sono oggetti futuri. Come nei mondi di Borges, i quadri sono cose di un tempo ribaltato. Resisteranno dopo di noi, dopo i nostri sguardi.

Una pinacoteca raccoglie la vita per sempre. La voce delle perso-ne, allo stesso modo, resiste nella memoria plurale degli altri. Una pinacoteca per questo può racco-gliere voci del presente e futuri urbani. Documentarli tutti, su un unico piano. Su muri liberi di carta. Con nuvole di parole. Con cassette degli attrezzi per comunicare e raccontare. Con idee che si incon-trano come nuvole e che abitano il paesaggio. Con la realtà. Tutti insieme. Politici, cittadini, esperti, mercanti, bambini, anziani, asso-ciazioni, passanti, abitanti.

In pinacoteca, si possono costru-ire quadri di realtà. Gli autori sono le persone.

Nel R.U.Lab si ascolta. Si docu-menta in tempo reale.

Il blog rulabterlizzi.wordpress.com racconta le cose mentre accadono, un giorno dopo l’altro, una pagina dopo l’altra. E’ tutto trasparente, visibile, documentato. Vero.

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9 maggio 2011l'incontro con la Pubblica Amministrazione

Il gruppo: Vincenzo Di Tria - Sindaco di Terlizzi, Michele Be-rardi - Assessore LL.PP, Marghe-rita Bufi - dirigente scolastico Istituto Don Pappagallo, Stefano Caldarola - responsabile dei pro-cedimenti Uffi cio Commercio, Angela Carnicella - funzionario Servizi Sociali, Massimo Casa-massima - funzionario tecnico LL.PP, Marianna Cicolella - refe-rente Informagiovani, Giampa-olo De Donato - funzionario dei Servizi Tecnici, Francesco Gian-ferrini - dirigente Servizi Tecnici, Maria Mangiatordi - Assessore alle Politiche per lo Sviluppo e politiche del lavoro, Santa Mastropasqua - Assessore alla Coesione Sociale, Giovanna Spa-da - Assessore alla Legalità ed Aff ari istituzionali, Nicolò Visag-gio - funzionario tecnico settore Urbanistica, Vincenzo Zanzarella - Dirigente S.U.A.P.

La storia del R.U.Lab inizia con un percorso partecipato rivolto alla Pubblica Amministrazione. Sindaco, assessori, dirigenti e funzionari del Comune di Terliz-zi lavorano utilizzando i principi operativi del metaplan.

Nasce una visione trasversale dell’ambito urbano di rigenerazio-ne e delle relazioni con il conte-sto, dal punto di vista integrato dei settori. Con il metaplan la Pubblica Amministrazione costru-

isce una SWOT: una bussola dei punti di forza, delle debolezze, delle minacce e delle opportuni-tà, identifi cando con precisione sulle mappe questi elementi della scena urbana: un paesaggio di partenza di un percorso a più voci.

Il Dirigente del settore Lavori Pubblici, autore del sistema archi-tettonico che forma il Programma Integrato di Rigenerazione Urbana fra viale dei Garofani e via Tori-no, racconta la soluzione. L’area è inserita nel più vasto ambito di riferimento, assunto come spazio stabile dell’indagine.

I confi ni sono permeabili, ma coerenti rispetto al sistema dei transiti, degli attraversamenti, delle grandi morfologie e degli usi. Rispetto a questa geografi a, il dirigente narra le vocazioni al cambiamento delle altre aree urbane.

Il meccanismo di lavoro colletti-vo è fondato su alcuni principi ge-nerali integrati di funzionamento, conservati per l’intero processo:

l’identifi cazione di problemi e di valori

la declinazione identitaria delle questioni con una semplice codifi -cazione cromatica.

Si chiede ai partecipanti di scri-vere ogni elemento signifi cativo su un foglio mobile, esplicitan-done la natura: giallo per i fatti economici, verde per gli aspetti

culturali, azzurro per la natura am-bientale, arancione per elementi di derivazione sociale. Questa modalità consente di apprezzare lo sfondo delle cose e conduce le persone fuori dagli schemi con-sueti dei settori d’appartenenza. In ogni caso, la provenienza dell’os-servazione assume una conta-minazione costruttiva in radice e converge dentro un’inaspettata integrazione delle visioni e delle competenze.

Metaplan e swot, fondendosi su un unico piano orizzontale, produ-cono aggregati sensibili di scena interscalare. Questo risultato è dovuto al meccanismo geografi co di posizionamento delle questioni.

Al gruppo è fornita una bussola d’orientamento: occorre identifi -care:

nel quadrante S i punti di forza (valori) interni all’ambito di riferi-mento che la rigenerazione urba-na può raff orzare e strutturare;

nel settore W i punti di debolez-za (problemi) interni all’ambito di riferimento che la rigenerazione urbana deve superare;

nel quadrante O, le opportuni-tà, i valori esterni al territorio di riferimento non infl uenzabili dalla rigenerazione, ma per essa poten-zialmente vantaggiosi;

nel settore T, le minacce, esterne che occorre aggirare.

E’ appunto il riconoscimento dell’internità e dell’esternità di valori e problemi rispetto all’am-bito, ad inserire nessi interscalari ed uno sguardo fondato su legami trasversali.

In ognuno dei quattro quadranti, avviene il deposito immediato delle rifl essioni e la successiva clusterizzazione collettiva.

Questi i caratteri e i raggruppa-menti1:

1 Il colore dei fogli mo-bili è una delle regole fondamentali del R.U.Lab. Viene scelto da ogni par-tecipante che si esprime inserendo un argomento per foglio. Con il colore, problemi e valori dichiarano la propria identità, l’impronta e l’origine, la de-clinazione e la provenienza. La scelta del colore riguarda la sfera soggettiva, il punto di vista individuale, che af-ferma la natura (ambientale, sociale, economica, culturale) delle singole questioni. I raggruppamenti succes-sivi, in quadricromia, derivano invece da decisioni collettive e restituiscono un sistema di conoscenza delle cose ispirato al principio di integrazione, che regge la rigenerazione urbana. Le lettere A, E, C, S richiamano i colori e le corrispondenze. A = Ambiente e Territorio (blu), E = Economia (gial-lo), C = Cultura e formazione (ver-de), S = Società (rosa/arancio).

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S -Punti di Forza dell’am-bito di rigenerazione

Centralità dell’area:

rispetto al contesto (S), rispetto all’abitato (A); fulcro di attività innovative collegabili al MAT (C); zona di pregio (A), volano per la città (A); focus su un’area stori-camente degradata (A); spazio di risoluzione defi nitiva e completa di questioni decennali (S).

Interazione e Cerniera: centralità strategica dell’identità di cerniera (A); spazio di interazio-ne fra le generazioni (S); legami e interazioni fra le istituzioni (S); dimensione di raccordo fra centro e periferia (A); ambito di colle-gamento fra le parti (A); luogo di percorsi pedonali dedicati (S); im-portante snodo per i servizi e per il commercio (E); luogo importante per i nuovi obiettivi della viabilità (A).

Scuola, Polo dell’Animazio-ne e della Cura: punto culturale di riferimento (C), centro di forma-zione e di aggregazione (C); spazio formativo di animazione territo-riale e di nuove opportunità per i giovani (C); cammino verso la cura del malessere sociale (S).

La grande scala urbana dell’intervento: un grosso polo diversifi cato e positivo (A); un vuoto capiente per potenzialità funzionali (A); una nuova possi-bilità di vivibilità e appetibilità da conferire al mercato rionale esistente, in una sede propria e pubblica (E).

W – Punti di Debolezza dell’ambito di rigenerazione

Servizi e infrastrutture: carenze infrastrutturali per il commercio mercatale (A); assenza di parcheggi (A); ambiente privo di aree verdi a misura d’uomo (A); luogo a rischio, non controllato, privo di tutele (A); assenza di poli-

tiche ecosostenibili (A); assenza di percorsi ciclabili (S).

Luoghi della socialità limi-tati: carenza di spazi di aggre-gazione diversi dalla scuola (C); funzioni della formazione compro-messe dai limiti dei contenitori (C); delocalizzazione del luna park (E).

Incuria e risarcimento: assenza di verde attrezzato (A); assenza di progettazione integrata mirata (S); mancanza di aree at-trezzate per i cani (A); area incolta (A).

Dimensione economica e residenziale: sostenibilità eco-nomica delle attività culturali (E); mancata riqualifi cazione dell’am-bito urbano (S); mezzi pubblici poco frequenti fra periferia e centro (S); carenza di strutture commerciali (C); residenze senza standard (A); aspettative dei resi-denti e dei proprietari (A)

O – Opportunità esterne all’ambito di rigenerazione

Potenziamento economico: potenziamento di altre attività commerciali (E); organizzazione di spazi ampi e serviti (S); assenza di alta concorrenzialità economica esterna (E)

T – Minacce esterne all’ambito di rigenerazione

Viabilità e traffi co a scala urbana: viabilità debole per il commercio (E), sovraccarico della viabilità del centro urbano (A), ingestibilità del traffi co (S).

Vandalismo e abusivismo: vandalismo (C), abusivismo nel commercio (E), fenomeni di illega-lità (S), servizi di bassa qualità (E).

Bassa cultura della rete: as-senza di reti fra le associazioni del territorio (C), sovrapposizione di interventi concentrati e ridondanti

(S), assenza di spazi verdi vivibili (A), basso sviluppo della cultura della rete (C).

Il quadro di riferimento della SWOT è arricchito con il con-temporaneo deposito a sistema di ragionamenti individuali, fusi sull’unico piano liquido del Muro Nomade durante la riaggregazione dei contenuti: la scrittura del muro nomade consente la fi ssazione discorsiva e l’ancoraggio di nuvole di senso, fra i pensieri di persone diverse.

Questi i principali ragionamenti.

L’identità di cerniera. Un ambito inattuato, uno snodo fra le aree di completamento di primo novecento e le zone della nuova edilizia degli anni ‘90. E’ una cerniera collante sociale, d’interazione intergene-razionale. In questo quadro, una popolazione scolastica grande, con le diffi coltà di programma-zione scolastica e le necessità di servizi contrapposte ai vuoti delle infrastrutture. Nella cerniera, lo svantaggio della periferia e l’ipotesi di nuovi percorsi di mobilità dolce, principalmente pedonali e dedicati, con un’azione combinata educativa rivolta ai genitori e alle famiglie, attraverso il mondo dell’infanzia. Un’area di relazioni con il territo-rio urbano: dall’integrazione con la scuola alla scala del quartiere, fi no a raggiungere la dimensione urbana, attraverso la costruzione di legami fra i servizi.

Le aree sono di margine. Disse-minate e mai considerate, Ambiti di frangia a eff etto defl agrante. Degradate perché non utilizzate, sia dal pubblico, sia dal privato.

L’intervento del PIRU in sintesi. E’ un fatto prioritario, per demolire i volumi scolastici abbandonati ad alto rischio, per defi nire un’area mercatale e risolvere le carenze e i rischi igienico-sanitari della vendita rionale di strada. L’Istituto Don Pappagallo ha un’architettura

storica occlusa e senza prospettiva. La demolizione attiva un polo della qualità urbana, con una scuo-la restituita; la nuova palestra è destinata ai 700 alunni. Incassata e integrata funziona per la scuo-la e per la comunità. I parcheggi interrati sono connessi a 1.000 mq di sviluppo d’area mercatale, con un mix funzionale di residenza e di attività d’interesse pubblico. Questo sistema combinato crea vantaggi economici strategici. E’ una scom-messa sulla qualità integrata, so-prattutto sulla qualità dell’edilizia residenziale sociale, pensata con valore aggiunto rispetto al privato. E’ un esperimento. Una riqualifi ca-zione a scala urbana.

Il gruppo della PA ha generato un sistema di parole chiave per esplorare l’impronta identitaria del processo, da porre a base della comunicazione.

La scuola. Vivente. Il percorso comune. Identità. Appartenenza. Mi-glioramento dei luoghi. Riqualifi ca-zione urbana e sociale. Integrazione fra persone, servizi, spazi, quartieri. Link. Foresta ordinata. Interazione fra potenzialità. Il riscatto. La fore-sta. Creazione e partecipazione. La cerniera.

Tutti gli elementi di SWOT sono stati dotati di numeri progressivi ed è avvenuta la localizzazione su ortofoto di quelli con esplici-to riferimento posizionale. E’ la prima disseminazione concreta. Il riconoscimento nei luoghi fi sici di problemi e valori reali.

A = Ambiente e Territorio (blu),

E = Economia (giallo),

C = Cultura e formazione (verde),

S = Società (rosa/arancio).

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ComunicAzione come disseminAzione

quello che avete fatto voi.

Nella villetta della scuola c’era un segno, S2, che era scritto in verde,

e Terlizzi in nero. Il segno verde vuol dire le cose che dobbiamo

rispettare e conservare.2

Io stavo andando in giro con mianonna e ho trovato sul marciapiede

W5. Mia nonna ha detto: che cosa signifi ca? E io ho detto: sono

dei segni di un progetto e forse saranno dei luoghi importanti, che

forse sono rischiosi.

Io quando ho fi nito il catechismo, allora sono passato per andare a

casa e ho trovato un W7, vicino alle villette, però della 167. Lì c’è.

2 Ma che sono questi segni? La comunicazione spiegata dai bambini. R.U.Lab Primario, Scuola Don Pappa-gallo, 25.5.11 - Visualizza il link dal seguente QR-code:

Io invece i segni li ho trovati, uno vicino all’oratorio della Stella

Nuova, uno alle giostrine della Pappagallo, un altro vicino al

benzinaio di viale Federico II e uno alle villette sempre della 167. 3

Per defi nizione, la comunicazio-ne è un’impronta, lasciata da un’i-dentità specifi ca riconoscibile. Un trasferimento di un immaginario nella realtà. Un fatto generativo. E’ lasciare traccia. E’ segnare.

Il percorso con la Pubblica Am-ministrazione del 9 maggio 2001 lascia tracce signifi cative: ricono-sce valori e problemi, li localizza sulle mappe. Il fatto non è margi-nale.

Le carte urbanistiche troppo spesso sono inabili. Ipovedenti e

3 S e W per strada, testimonian-ze dei bambini sui segni trovati per caso. Visualizza il link dal seguente QR-code:

“Alcuni simboli servono per migliorare, altri per conservarli,

altri per cambiarli. Ci sono alcuni simboli diversi. Non sono tutti dello

stesso signifi cato.

Io e un mio amico, su questa mappa che abbiamo trovato,

abbiamo composto un tris come quello e abbiamo messo in ogni

punto il segno e cercavamo di comporre forse la prima lettera del...non sapevamo. E allora ci siamo ripromessi di andare a

cercare ancora per tutta la città.

E allora io e il mio amico una sera siamo andati in giro per tutto il

paese, cioè fi no a dove potevamo arrivare. Seguendo la cartina che voi ci avete dato, che avevamo in

più, siamo riusciti a trovare dei segni e li abbiamo messi su un foglio. Noi abbiamo cercato di

comporre un tris. Ed era uguale a

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della società5.

In quest’atto collettivo di fi ssa-zione, condiviso dalla Pubblica Amministrazione, il R.U.Lab ha trovato la strada della comunica-zione.

Il riconoscimento puntuale di valori e problemi, numerabili ed enumerati, richiedeva il loro tra-sferimento nella realtà concreta, per valutare il gioco distributivo delle forze e delle debolezze: un gioco territoriale concreto, non sempre neutro, per quanto iterabi-le e sistematico.

E’ nata l’identità del processo come disseminazione. Un gioco di carta e matita astratto a in-formazione perfetta. Che sanno fare tutti. Notissimo ai bambini. Intergenerazionale. Trasparente. A eff etto concreto.

Nei giochi a informazione per-fetta, ogni giocatore conosce tutte le mosse eseguite dagli altri gio-catori. Fra questi abbiamo scelto il tris. Servono pochi secondi per i preparativi. E’ immediato e uni-versale. E’ dai cinque anni in su. Per esso, la fortuna è ininfl uente. Occorre tattica e strategia.

Il tris ha regole evidenti. E’ abi-tato da pesi opposti. Da scelte che

5 Cfr. Formez, In Signifi cati di governance, a cura di FORMSTAT e del-lo staff Linea Osservatorio Progetto Governance - Visualizza il link dal QR-code di fianco.

cambiano in base alla distribuzio-ne locale delle presenze. I nostri fattori, positivi e negativi sono i valori (S) e i problemi urbani (W) enumerati, ma anche gli elementi chiave che appaiono inaspettati nello schema sistematico: Terlizzi, l’identità; D.P.R.U., il Documento Programmatico.

L’immagine fi nale è vincente: è sempre possibile dare un’al-ternativa ai valori (S) e aff ermarli defi nitivamente.

Un gioco di carta e matita che attiene alla scrittura, individuale e convergente. Un gioco sulle re-gole. Le questioni concrete appa-iono nel tris, così come nella città. Lo spazio temporale ha forma di laboratori. Laboratorio sulle regole (rules), sui giochi, sui pesi.

Il fondo del gioco è una lavagna. Storica. Polverosa di tracce. Della Scuola di Don Pappagallo. Perime-tra lo spazio. Lo rende signifi cati-vo.

Un R.U.Lab e un R.U.Lab. La Ri-generazione Urbana come regole, norme, processi, comportamenti che infl uiscono sulla vita comuni-taria. R.U.Lab.

Valori e problemi sono stati realmente disseminati, prima sulle mappe, poi nella città concreta. Di sera, sono comparsi i primi valori e i primi problemi. Fissati a terra per strada, accanto alle panchine segnate con il nastro carta, per

comunicare indizi. Principalmente l’indirizzo del R.U.Lab, quello della Pinacoteca.

Scritture, rosse e verdi. Statiche. Fissate in posti unici. La gente le ha viste. Alcuni bambini hanno cercato e collezionato i segni, componendo una sicura mappa della mente e dello spazio urbano. Hanno visto i manifesti più grandi, in periferia, i 6 per 3. Il R.U.Lab e il gioco del tris. E hanno iniziato a giocare in anticipo quel gioco di carta e matita. Dopo qualche giorno, sarebbero stati coinvolti a scuola in una concreta avventura di futuro, tutta giocata sulle cose reali e sulle Grandi Nuvole. Chia-mati dal Comune di Terlizzi a deci-dere la governance. Come cittadini esperti di domani.

C’è un pezzo di comunicazione che si muove e va in giro. Che fa outreach, ricerca fuori.

Flyer e locandine come fi ori selvatici rari. Temporanei. Transi-tanti per poche ore e vaganti per i luoghi. Consegnati nelle mani degli abitanti. Mobili.

afone. Altre volte, raggiungendo evoluzione tecnica, maturano convinzioni singolari: sono auto-referenziali e convinte di essere aperte e guardate da troppe persone aff ette da disturbo della comprensione del testo4.

Nel nostro caso la carta è una foto dall’alto, suffi cientemente dettagliata. Chi governa e dirige ci ha messo sopra cose concrete, fatti puntuali. Che stanno lì e non altrove. La carta è la realtà concre-ta.

Il governo diventa governance se lascia impronte e incide la realtà. Il termine “governance” defi nisce lo spazio del processo attraverso cui collettivamente risolviamo i nostri problemi e rispondiamo ai bisogni

4  Questi soggetti han-no un Q.I. nella norma, manifeste ed eclatanti diffi coltà nel capire i testi, ma competenze suffi cienti nella lettu-ra strumentale.

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La Ricerca-Azione

La Ricerca Azione è uno stru-mento di azione sociale nel quale la produzione di conoscenza è connessa e fi nalizzata al cambia-mento, tramite il coinvolgimento diretto dei cittadini come princi-pali attori sociali della rigenera-zione urbana. Entro tale approccio emerge l’interesse per gli aspetti comunicativi e interattivi della pianifi cazione, che permettono un avvicinamento delle pratiche alla vita reale degli abitanti.

Nel percorso di progettazione partecipata per la rigenerazione urbana del comune di Terlizzi, la Ricerca è stata applicata alla raccolta di documenti, di testimo-nianze orali e di patrimonio nar-rante; l’Azione è stata l’animazione territoriale e la capacità collettiva di trasformare problemi in linee strategiche di cambiamento, che si sono fi ssati in incontri strutturati, secondo le tecniche della proget-tazione partecipata, fi no a fi ssare il senso di un PIRU modifi cabile collettivamente.

Le fasi hanno consentito di transitare da un momento pura-mente conoscitivo dei fenomeni ad uno in cui è stato possibile fornire indicazioni sulla possibilità di risoluzione dei problemi aff ron-tati durante l’indagine. Pertanto, la fase conoscitiva è avvenuta trami-te le tecniche che attengono alla classica ricerca sociale del territo-

rio: l’osservazione dei luoghi e le interviste strutturate agli abitanti6.

L’osservazione è stata applicata per studiare i caratteri ambien-tali, sociali, economici e culturali dell’area di indagine, e ha consen-tito di entrare in contatto con la comunità e con gli attori sociali di riferimento. La somministrazione di 20 interviste strutturate, ha permesso di vagliare le istanze dei cittadini e comprendere al me-glio le percezioni che gli abitanti hanno del quartiere, le relazioni e il suo utilizzo, il signifi cato che attualmente ricopre e le idee sulla trasformazione urbana.

La fase di azione prende avvio con l’esperienza di costruzione collettiva della “mappa della qualità urbana”, pensata secondo codici di forze, debolezze, oppor-tunità e minacce: una fotografi a della realtà scattata da un gruppo

6 L’osservazione è una tipica tecnica utilizzata nelle indagi-ni di sociologia urbana per rilevare il contesto fi sico-sociale del territorio e le interazioni formali e non tra gli indi-vidui (Cit. G. Toriano, Metodi e tecniche della ricerca sociale, ed. Pensa Multi-media, Lecce, 2005, p.169).

L’ intervista strutturata è un’in-tervista n.discorsiva, cioè la tecnica di interrogazione basata su domande aperte, ovvero quelle alle quali l’inter-vistato può rispondere liberamente e con parole sue alle domande poste. Dall’intervistatore» (op. cit. p.173)

di giovani esploratori: il Gruppo Scout Agesci Terlizzi. Gli esiti con-vergono in una macro swot viag-giante, restituita cartografi camen-te con l’analisi delle frequenze dei dati tramite i software GIS e SPSS.

Outreach e colloqui informali coinvolgono una serie di soggetti non facilmente reperibili, per pro-muovere azioni parallele di inclu-sione sociale e di comunicazione del R.U.Lab.

Altra esperienza viaggiante è prodotta trasferendo al mercato il Tavolo dei segnali del R.U.Lab.

Viene generalmente utilizza-to un campionamento per aree, applicabile allo studio dei territori urbani. L’ambito di indagine è diviso in quattro microaree, per la somministrazione di interviste strutturate, secondo un campione ragionato.

Suddivisione territoriale in microaree:

Microarea 1: Largo Pappagallo, via Settembrini, via Tamborra, via Bisceglia, via Brin, via La Mura, via Bonghi, via De Lucia, Piazza Meda-glie D’Oro.

Microarea 2: Largo Ginestra, viale Roma, Piazza Amendolagine, via Sauro, via Brancaleone, via Ca-rignano, via Ricasoli, via Rattazzi, via Bertani, via Acton.

Microarea 3: via Torino, via Ales-

“E per noi ogni giorno è prezioso. E abbiamo i racconti. E sappiamo

riparare le cose, voi no. E anche se il vento ci soffi a contro, abbiamo

sempre mangiato pane e tempesta, e passeremo anche questa”.

(Stefano Benni)

6.1 La Ricerca-Azione, una nota metodologica

Alcuni soggetti deboli, proprio perché reduci da un lungo silenzio,

sono una miniera inesplorata di idee.

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sandria, viale dei Garofani, viale Federico II, via Sarcone.

Microarea 4: viale Moro, via Almirante, via Gramsci, via Einaudi, via De Nicola, via Nenni, via Amen-dola, via Togliatti.

La Ricerca-Azione ha percorso l’osservazione diretta e i racconti degli abitanti, ha attraversato tutte le esperienze del R.U.Lab e le li-nee di azione partecipate. E’ entra-ta in futuri urbani paralleli, dentro

i racconti straordinari e catastrofi ci di amministratori viaggianti nel tempo dentro il gioco dello Sce-nario Workshop. Infi ne è tornata indietro, ad osservare un PIRU che cambia, nelle mutazioni concrete

di progetto, prodotte in tempo dalla Pubblica Amministrazione. Infi ne si è fermata, per ascoltare relazioni e ragionamenti identitari, fra le sfere di governo.

6.1 L'ambito dell'indagine, l'osservazione diretta e i racconti degli abitanti

L’area prescelta è una porzione del tessuto della città compresa tra la zona est e nord est rispetto al centro storico. Un borgo com-patto, delimitato da Largo Pappa-gallo fi no a via Acton, volto verso la villa del passeggio: da viale Roma, passando per Largo Gine-stra, a Piazzetta Amendolagine.

Il settore a nordest è di recente espansione e fa riferimento alla zona 167 Chicoli. Le vie convergo-no attorno ad un cuore comune: il rione compreso tra viale dei Garo-fani e via Torino, oggetto del PIRU.

L’intero ambito sembra svilup-pato per cerchi concentrici, con funzioni proprie, a volte autosuf-fi cienti, a volte dipendenti dalle zone attigue. Morfologia territo-riale e reti viarie hanno concorso a cenni di isolamento spaziale delle zone, a svantaggio di una integrazione e di una intercon-nessione dei luoghi. Il distacco si legge anche nelle architetture, che attestano un movimento e una discontinuità nelle forme: il primo e il secondo comparto, con edifi ci ancora storici, in pietra dura, che mostrano orgogliosamente i propri blocchi litici; il terzo, una vecchia area agricola con produzione di ortaggi, risucchiata dal boom edi-lizio e dalla richiesta di casa degli anni ‘70: via Torino e Viale dei Ga-rofani; il quarto, zona Chicoli, con un abitato residenziale compatto

degli inizi degli anni Ottanta.

In particolare, il distacco fra le aree si legge e si infi ttisce lungo Viale dei Garofani e viale Aldo Moro. Il primo è caratterizzato dalla presenza di un edifi cato residenziale con aree esterne, di ridotte dimensioni, destinate in parte a parcheggio, in parte ad aiuole, in parte a passaggi pedo-nali, non del tutto sicuri e for-malmente defi niti come tali. Per motivi controversi e non del tutto chiari, le aree esterne, attigue agli edifi ci, non posseggono una chiara titolarità della proprietà e del relativo diritto di godimento. Questa situazione ha provocato atteggiamenti e azioni: dall’assen-za di manutenzione del verde con conseguente relativo degrado e rischi e ambientali, a recinzioni e innalzamenti di piccoli muri; sino alla formazione di barriere archi-tettoniche con scarsa sicurezza per la mobilità pedonale.

La parte posteriore degli edifi ci si aff accia su viale Federico II, ar-teria a doppia corsia per lo scorri-mento del traffi co e collegamento con la zona 167 Chicoli. Anche questa via presenta problemi legati alla sicurezza pedonale, a causa dell’assenza di marciapiedi e di passaggi pedonali sicuri.

Il tema della mobilità chiarisce quanto interconnessioni assenti e

frattalizzazione della città provo-chino senso di marginalità e di isolamento reale, con una genera-zione concreta di isole chiuse.

“Dalla 167 siamo molto distan-ti! Come distanza dalla zona di via Torino non è molto, però per raggiungerla bisognerebbe fare un percorso abbastanza lungo, perché non è possibile tagliare. Da poco sono stati aperti dei varchi, prima non c’erano ed erano completa-mente isolati; l’unica strada per rag-giungere la 167 era quella davanti alla caserma dei carabinieri. Mentre adesso, grazie a questi varchi pe-donali aperti, è possibile accedere alle zone centrali più facilmente.” (intervista n. 12).

Il quadro appena descritto indica l’esistenza di problemi di diversa natura, riconducibili, per lo più, al tema della sicurezza urbana, canalizzata sia in termini di sicurezza per la mobilità (in particolare per viale dei Garofani e viale Federico II) che di sicurezza statico-strutturale di alcuni edifi ci in stato di abbandono presenti su via Torino.

Dalla storica Scuola Elementare Don Pietro Pappagallo, si sviluppa un’asse con i vecchi edifi ci: l’ex Istituto Magistrale in abbandono e per questo soggetto ai ripetuti atti vandalici; il vecchio palazzetto dello sport di pertinenza del Ma-

gistrale, con problemi di agibilità e sicurezza; l’Ente Pugliese per la Cultura Popolare e l’Educazione Professionale, che ostruisce uno degli ingressi più esemplari della Scuola Pappagallo (il grande por-ticato); ed infi ne un’area incolta di proprietà indivisa, utilizzata come spazio per le giostre durante le feste patronali e come toilette in-formale per gli animali domestici.

Elemento caratterizzante del rione è il mercato quotidiano in Largo Torino che off re prodotti alimentari, con strutture poco con-sone alla vendita e con servizi non adeguati, se non del tutto assenti.

La conoscenza stanziale quo-tidiana dell’abitato e delle vie, ha permesso di toccare il tessuto sociale, perché lo spazio non può prescindere dalle persone, per la sua forza di integrazione funziona-le alla vita umana.

Un quartiere non è solo un posto in cui gli abitanti agiscono e inte-ragiscono infl uenzati esclusiva-mente da fattori socioeconomici, spesso esterni e globalizzati, ma un luogo di signifi cato aff ettivo. In questa prospettiva, se la città è un passaggio in cui possono avveni-re incontri marginali e causali, il quartiere è soprattutto il cortile e il vicinato, è un’area pubblica dove gli incontri sono prevedibili:

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un luogo dove ci si sente a casa7.

Ecco perché alcuni luoghi, come gli istituti di formazione, diven-tano importanti, sia nel pieno del loro attivismo (la scuola Pappa-gallo), che nel pieno del proprio attestato declino e degrado (l’Isti-tuto Magistrale) ed ancora, come una piccola villetta e un mercato entrano nei racconti degli abitanti.

Il lavoro, l’istruzione, la famiglia e il godimento dello spazio sono elementi cardine per una sosteni-bilità umana. Lo sguardo sociale delle persone ricade in luoghi signifi canti e il fulcro d’azione è quel cuore comune che unisce i confi ni dell’area.

Il rione di via Torino è defi nito e identifi cato dai Terlizzesi con diverse accezioni.

La cosa dipende prevalentemen-te dall’età, perché le generazioni hanno ricordi diversi, ma simili per alcuni versi. Il rione è ”il magistra-le” o “il professionale” per chi ha frequentato queste scuole; è “alle giostre”, per chi è padre e madre di fi gli piccoli; è “la casa del Vesco-vo”, per chi è stato protagonista di una storia lunga ormai quanto una vita ed ha visto i cambiamenti del luogo; è “la fi nanza”, per chi ha iniziato a frequentare la zona da quando c’era la caserma della fi nanza poi trasferitasi; è la “Stella” per chi identifi ca i luoghi di culto come fatto importante di comuni-tà.

La qualità urbana percepita dagli abitanti del quartiere oscilla tra negatività e positività, in base al mondo esperienziale di ognuno; per i tanti fattori mobili, ambienta-

7 M . B e r g a m a s c h i , M.Colleoni, F.Martinelli (a cura di), “la città: bisogni, desideri, diritti. Dimensio-ni spazio-temporali dell’esclusione ur-bana”, ed. Franco Angeli, Milano, 2009, p. 80.

li e sociali. A tratti essi sono ricordi e questioni deplorevoli, a tratti pezzi non negoziabili della propria storia.

“D: Nel quartiere quali sono i luoghi più signifi cativi?

R: Storicamente, per quelli della mia generazione, sono la zona prospiciente il Magistrale. C’era un campo di calcetto ed era una zona abbastanza centrale; si facevano dei tornei di calcetto, e quindi tutti andavano a vedere le partite. Si or-ganizzavano squadre di calcetto per quartieri e quindi i più intrapren-denti si organizzavano con attività per strada.

D: Quando si sono perse queste pratiche sociali?

R: Prima degli anni ‘90.

D: Da quel momento c’è stato uno spopolamento del quartiere, in particolare da un punto di vista di aggregazione spontanea e informale?

R: C’è stato un degrado aggrega-tivo; questo si è verifi cato anche perché c’è stato un degrado aggre-gativo sociale. C’è stata una sorta di crollo di interesse di queste forme di aggregazione spontanee. Questi sono gli anni in cui Terlizzi ha subi-to l’onda della tossicodipendenza ed un’intera generazione è rima-sta bloccata e bruciata da questi fenomeni. Anche persone appar-tenenti a fasce sociali medio alte, se pur non colpite direttamente, hanno vissuto a pieno il fenomeno. Pertanto, vi sono stati una serie di fenomeni legati alla tossicodipen-denza, come furti e microcriminali-tà” (intervista n.6).

La testimonianza riporta in maniera sintetica un processo di trasformazione socializzante di alcuni luoghi riferito ad un pe-riodo che va dalla fi ne degli anni ’70 ai primi decenni degli anni’80.

Il fenomeno desocializzante si è acuito intorno al 2000, quando l’Istituto Magistrale è stato chiuso:

“Il traffi co di gente quando c’era la scuola funzionante, c’erano i gio-vani, davano vivacità al quartiere” (intervista n. 1).

“Io personalmente, dal 1985 mi sono sempre trovato bene. Non lo cambierei. In particolare via Acton, la nostra palazzina, è un comples-so recintato, restaurato, il grado di vivibilità è alto, quando scendo giù mi sembra di stare in villeggiatura, quindi anche questa sensazione, ti permette di accettare tutto quello che c’è intorno…” (intervista n. 7).

Oltre al gradimento dello spazio, si evince quanto la casa, fattore in-timo e personale, possa produrre appagamento rispetto a un mondo esterno diverso, a volte inammis-sibile.

“Un quartiere in cerca d’identità, perché comunque legato alla zona pedonale, alla villa, e quindi è tutto rivolto verso viale Roma. Poi ha questa grossa presenza della scuola che per quanto possa sembrare essere destinata alla formazione e agli alunni, in realtà è una presenza che si vede, è importante e impo-nente. Poi c’è la zona dove fanno le giostre, il circo. Comunque la zona è legata all’area pedonale, quindi è subordinata ad essa e per questo non ha dei caratteri specifi ci di identità…” (intervista n.6).

Dai racconti emerge la presenza di alcuni luoghi signifi cati, attinen-ti a caratteri prevalentemente am-bientali e sociali: via Torino è uno snodo strategico. Consente colle-gamenti veloci con il resto della città; in particolare, nelle ore di chiusura al traffi co di viale Roma e durante l’orario di ingresso e di uscita da scuola, la strada diventa cerniera essenziale per la mobi-lità urbana carrabile. Gli aspetti

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squisitamente sociali, attengono al tempo libero e agli incontri in-formali, molti dei quali signifi cativi per determinate fasce di età.

L’oratorio della Chiesa della Nuova Stella è uno dei luoghi di socializzazione e di svago per gli adolescenti del quartiere Chico-li. Piazzetta Amendolagine è un posto di divertimento per la quasi totalità del mondo dell’infanzia: la sua posizione centrale rispetto alla villa permette una diversifi -cazione del gioco infantile e del relax adulto. Dalle nove di sera Largo Ginestra si popola di nuove generazioni. I più piccoli rincor-rono palle sospese e i più grandi occupano le sedute di marmo, concedendosi in chiacchiere, in fatti di vita quotidiana e in nuovi amori adolescenziali.

Largo Torino, una piccola fa-scia di marciapiede arredata con panchine in ferro e alberi, è luogo privilegiato di osservazione.

La diff erenza di questa parte di città rispetto agli altri luoghi è il suo essere intergenerazionale, ma tacitamente vissuto da diff erenti classi di età in momenti diversi della giornata. Al mattino, ospita anziani, molti dei quali si concedo-no una pausa e una chiacchierata dopo aver fatto la spesa quotidia-na al mercato; il primo pomeriggio ci sono pochi bambini accom-pagnati dai genitori, mentre dal tardo pomeriggio fi no alle nove la villetta è vissuta dai ragazzi fi no ai 16 anni.

Dalle 21.00 in poi, quando il buio si fa fi tto e l’illuminazione pubblica non assolve al suo dove-re di sicurezza urbana, le panchine si popolano di giovani in cerca di evasione e di privacy. La scarsa illuminazione favorisce pratiche di vita discutibili: alcool, droghe leggere e svaghi spesso illeciti

diventano dominanti e i resti di questo consumo fi nisce sull’asfal-to e nelle aiuole.

“Mi capita di trascorrere del tempo nella piazzetta vicino alla fontana. Precisamente, due anni fa, mio fi glio aveva un’amichetta e ci incontravamo là, ci incontravamo il pomeriggio presto e si poteva stare fi no alle sei e mezza! Poi basta! Ar-rivavano gruppi di ragazzini e face-vano di tutto di più, con le bottiglie di vino; non era più possibile stare lì, oppure passavano le macchine, fumavano. Un bellissimo ricordo non ce l’ho! Parlo degli ultimi anni, è una zona morta! Non ha più nien-te!” (intervista n.4)

“La piazzetta è un luogo di incon-tro. Ci sono dei tempi precisi. Prima ci sono i vecchietti sulle panchine, poi i giovani a tarda ora, verso le dieci. Hanno la possibilità di par-cheggiare. La cosa che manca, è un punto di incontro dove poter consumare qualcosa. Prima c’era un bar e si riunivano, ora continua-no ad incontrarsi, anche perché è un luogo dove si possono estrania-re dal caos. Si sta più tranquilli, la zona non è illuminata. Diverso è il discorso nella traversa Acton. Sono più piccoli i ragazzi che si incontra-no lì, più portati a fare marachelle. Fino a poco tempo fa avevamo la recinzione bassa. Scavalcavano. Ne hanno fatto di cotte e di crude. Ora un po’ meno, perché abbiamo alzato la ringhiera, messo la luce; sono dei dissuasori. Prima abbiamo trovato di tutto, accendini, cuc-chiaini; quindi abbiamo eliminato le zone buie, perché le zone buie portano a questo. Adesso ci sono i bambini che giocano nel cortile e ci preoccupiamo dei nostri fi gli.” (intervista n. 7)

Fenomeni del tutto simili si riscontrano sotto i porticati degli edifi ci di viale dei Garofani, una sorta di incivility, come direbbero

gli anglosassoni: un progressivo decadimento fi sico degli ambienti urbani, dovuto alla presenza di individui che sporcano, vivono la strada, sviliscono l’immagine pubblica dello spazio.

Mobilità inadeguata, edifi ci abbandonati ed uso improprio dei luoghi, causato da atteggiamenti individuali dannosi, provocano in alcuni soggetti forme di insicurez-za urbana che si collegano ad una sempre più pressante richiesta di qualità della vita. La domanda di sicurezza non è direttamente col-legata a fenomeni criminali, ma al desiderio di vivibilità, di libertà di muoversi, di usufruire degli spazi. Per questo, la domanda di sicurez-za entra in frizione con la doman-da di uso della città ed il diritto alla sicurezza con il diritto alla città: il poter vivere lo spazio urba-no in ogni sua parte e momento, senza limiti spaziali e temporali. Il diritto alla città che vive, senza mai fermarsi.

Gli abitanti hanno imparato a riconoscere il pericolo dai segnali ambientali, come il microvandali-smo (le cabine telefoniche rotte, l’alto volume degli stereo ed i rumori, i graffi ti e le scritte sui muri, il degrado degli edifi ci e la sporcizia delle strade, il livello di illuminazione).

Durante l’indagine sono state rilevate azioni capaci di contrasta-re il pericolo urbano, come quel-le intraprese dai condomini del Palazzo Fracchiolla, i quali hanno sperimentato positivamente stra-tegie di sicurezza che attengono al modello del Panocticon diretto a contrastare il pericolo con una funzione latente di ridurre la pau-ra. Il modello panopticon (che fa riferimento all’edifi cio settecente-sco proposto da Bentham) si basa sul principio che il controllo possa indurre nei sorvegliati compor-

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tamenti positivi. Secondo questo modello, la società sicura è quella dove vige il principio della tra-sparenza: solo eliminando angoli oscuri e innalzando recinzioni si può debellare il crimine e ridurre l’insicurezza.8

Queste strategie non eliminano ovviamente la percezione del pe-ricolo in maniera diff usa e soppri-mono il principio fondante della città moderna europea in cui la sicurezza è diritto di ogni cittadi-no, indipendentemente dal potere d’acquisto o dalla ricchezza; il mo-dello panopticon, al contrario, fa dipendere la sicurezza dal potere d’acquisto di ciascuno.

Vi sono zone urbane che biso-gna difendere, gruppi sociali che bisogna tutelare, gruppi sociali che sono in grado di pagarsi la sicurezza. Per gli altri, c’è la rispo-sta istituzionale che si dimostra sempre più spesso largamente insuffi ciente.

L’utilizzo del quartiere è preva-lentemente di tipo residenziale e formativo, per l’enorme bacino di utenza della scuola primaria Don Pietro Pappagallo.

Un ruolo rilevante è giocato dal mercato rionale quotidiano, che accoglie otto bancarelle: due di frutta e verdura, due di prodotti di salumeria, una di legumi, due di pesce e un biscottifi cio. I mercanti hanno assunto un ruolo conso-lidato che, oltre alla dimensione puramente economica e qualita-tiva dei prodotti, attiene a forme di riconoscimento umano: le voci dei mercanti sono voci di vicina-

8 G.Amendola, La pau-ra diff usa e la domanda di sicurezza nella città contemporanea, in La sicu-rezza nella progettazione urbana, Atti del convegno, Bologna 13 Novembre 2000, pp.13-28.

to e di richiamo dell’intera città. Infatti, il mercato riesce ad attrarre clienti da ogni parte. E’ un merca-to a scala urbana, che però non vive condizioni di vendita agevoli: strutture precarie, bancarelle spar-tane soggette alle intemperie, con eff etti negativi sulla vendita, con-dizioni igieniche sanitarie al limite del possibile (una fontana dell’ac-qua pubblica risolve in parte il problema idrico delle pescherie. E a fi ne giornata gli odori assediano largo Torino). Altri fattori negativi del mercato riguardano l’assenza di aree destinate a parcheggio e i conseguenti ingorghi che si creano durante le ore di vendita: automobili parcheggiate in modo selvaggio ostacolano la viabilità e ostruiscono gli accessi agevolati alle stesse bancarelle.

“D: quali sono i problemi del mercato?

R: Tutti! Vivibilità, viabilità. Qui si crea un macello tra le macchine che devono parcheggiare, i camion che devono scaricare e se mettiamo anche il camion della spazzatura si crea un caos assurdo! Sono 5 anni che ci dicono che devono fare i gab-biotti. Qui se poco poco il tempo si mette storto, dobbiamo chiudere e la giornata va male! Comunque il problema serio è la copertura, io sono più esposto, perché non posso prendere umidità diretta e indiretta, ho la frutta secca anche. Quando piove a vento chiudiamo. Non è fattibile. Il vento, gli ombrelloni se si alzano in volo provocano danni” (intervista n. 17).

Nel tempo vi sono state forme di reazione e tentavi di risoluzione dei problemi su iniziativa degli stessi commercianti, come la co-stituzione di un consorzio tramite l’accesso a fondi strutturali euro-pei, il Consorzio delle Bontà, com-posto da nove commercianti. La richiesta è stata quella di affi ttare

parte del suolo incolto per l’in-stallazione di stalli coperti idonei alla vendita e protetti dagli agenti atmosferici. L’ipotesi non ha avuto esito e il tentativo di miglioramen-to è caduto.

Oltre al mercato rionale sono presenti altri esercizi commerciali, prevalentemente di tipo alimen-tare, alcuni studi professionali (medici e commercialisti), assicu-razioni, una palestra privata con un numero consistente di utenti e con prospettive di ampliamen-to per assolvere alla domanda di sport e di esercizio fi sico.

Le forme dell’economia stabi-liscono una sinergia ampia con il resto della città, ma non riescono a rispondere ad una domanda sempre più diff usa di utilizzo pie-no degli spazi.

Il quartiere potrebbe avere un ruolo forte nello sviluppo di Ter-lizzi: la sua centralità e l’off erta di strutture e servizi agirebbe verso l’integrazione con le altre parti ur-bane, attivando percorsi di nuova mobilità.

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W. I problemi che deve risolvere la rigenerazione urbana: Bonifi ca delle aree abbandonate (A)Carenza igienico-sanitaria di Largo Torino (A)Mercato poco ordinato e sporco (E)Carenza di servizi (E)Carenza di spazi culturali e ricreativi per i giovani (C) Spazio ridotto della cultura (C)Basso scambio di esperienze (E)Bassa partecipazione (S)

S. I valori che la rigenerazione urbana deve aff ermare:La crescita della cittadinanza attraverso i momenti educativi (C)La solidarietà intergenerazionale (C)L’aff ermazione dei percorsi di crescita individuali (C)I luoghi di aggregazione e di scambio (S)La concorrenza leale (E)La capacità della collettività di autogestirsi (S)Il sostegno alle aggregazioni sociali esistenti (S)Gli spazi dello sport e della socialità (S)L’attenzione ai portatori di disabilità (S)L’adeguamento dei servizi per lo sviluppo (E)Reagire alle diffi coltà quotidiane (E)La dimensione del polmone verde (A)Gli spazi di educazione al rispetto del verde (C) La valorizzazione delle aree attraverso l’arredo urbano (A)Il territorio come bene comune da custodire (A)L’identità dei luoghi verdi e degli aff etti (A)L’ordine e la pulizia (A)La razionalizzazione del traffi co (A)Lo snellimento del traffi co di accesso a scuola (AQuali relazioni curare fra l’ambito del PIRU e la città?L’essere presenti (S)La sensibilizzazione civica per la mitigazione della velocità veicolare nel centro (A)La perequazione della rigenerazione urbana (S)Il piano della mobilità (A)

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19 maggio 2011Commissione Urbanistica al R.U.Lab

La Commissione Urbanistica visi-ta gli spazi del R.U.Lab, si insedia e attiva ragionamenti sul percorso collettivo della Rigenerazione Urbana.

Fatti urbani di forza e di debo-lezza sono elencati con i codici utilizzati dalla Pubblica Ammi-nistrazione il 9 maggio, per le sfere AMBIENTE (A), SOCIETÀ (S), ECONOMIA (E), CULTURA (C).

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R.U.Lab Primario: Un Laboratorio Primario per la Rigenerazione Urbana

8.1 16 maggio 2011, Pubblica Amministrazione a Scuola

Il R.U.Lab con la Pubblica Ammi-nistrazione e l’Uffi cio Urbanistica presenta alle classi quarte dell’I-stituto Don Pappagallo il pro-gramma di riqualifi cazione fra via Torino e l’ex Magistrale.

Si sceglie il quarto anno per dare continuità alla strategia, per trasferire la storia, l’avventura e le intese possibili nel successivo anno scolastico.

L’obiettivo è aprire gli immagi-nari strategici dei bambini per una rigenerazione urbana a più scale.

5 incontri di 30 minuti con circa 180 bambini. Con l’Ing.Francesco Gianferrini Dirigente del Settore e autore del progetto, con l’Assesso-re ai LL.PP. Michele Berardi.

Il tecnico progettista e il politico raccontano ai bambini, alle mae-stre e ai genitori rappresentanti di classe. Il meccanismo narrativo è costante. Parla del 2016, delle scelte dominanti che fra cinque anni faranno del luogo un posto diverso. Descrive lo spazio della scuola, la grande palestra, il si-stema verde, le aree abitative del nuovo mercato.

L’esperto e la guida vanno a scuola con pezzi di futuro. Racco-glieranno scenari, molto più vasti. Ancora non lo sanno. Ma hanno fi ducia.

Infatti i bambini sono costruttori

del futuro urbano interscalare. Sono g-local, cittadini globali-lo-cali. Sanno essere squadra. Sanno fare la cosa più importante del mondo: sanno giocare.

Giocare è una cosa seria.

Giocando si inventano mondi, cose mai viste. Chi gioca, gioca per gli altri.

Ad ogni gruppo di bambini è proposta un’identità, per costruire un mondo in una stanza.

L’identità sostiene il sogno degli altri. Sempre. Serve a giocare.

Ecco le voci delle Identità, per l’esercizio del Diritto di Sognare:

Voce della Guida

(il Politico):

Io sono uno che vede, ascolta e decide con gli altri, uno trasparente,

io sono un Bambino Costruttore del futuro urbano,

mi piace dare l’esempio e la fi ducia,

guidare l’avventura della mia città.

Io sostengo il sogno degli altri.

Voce dell’Esploratore

(l’Esperto):

Io sono un esperto di avventure, di sogni e di mondi nuovi,

io sono un Bambino Costruttore del futuro urbano,

mi piace scoprire, inventare, trasfor-mare cose,

e vi spiego come si fa.

Io sostengo il sogno degli altri.

Voce del Produttore

(l’Operatore Economico):

Io promuovo gli scambi dei valori e i giochi per vincere insieme,

io sono un Bambino Costruttore del futuro urbano,

faccio il massimo con poche risorse

e produco i risultati che contano.

Io sostengo il sogno degli altri.

Voce del Cittadino

(Il Cittadino):

Io sono protagonista della mia città, al curo e la proteggo ora,

io sono un Bambino Costruttore del futuro urbano,

mi piace giocarci dentro

ed essere l’arcobaleno del mio quartiere.

Io sostengo il sogno degli altri.

Bambini costruttori del Futuro Urbano. Divisi in squadre.

Ci sono 43 guide, 45 esplora-tori, 45 produttori e 45 cittadini.

L’infanzia è all’origine dei più grandi paesaggi. Le nostre

solitudini infantili ci hanno dato le immensità primitive.1

(Gaston Bachelard)

Progettare è una pratica esperta.Riguarda il mondo degli adulti,le responsabilità e le decisioni.I grandi insegnano ai bambini

che l’esperto è quello bravo,quello che ci dice come si fa.

C’è qualcosa però che non torna:le città non sono mai

come nei nostri sogni.

Eppure non sogniamomacchine volanti,

ma una vita felice e semplice, camminare, giocare,

guardare il cielo e andare in bicicletta.

Rivelandoci i nostri bisogni,i bambini sono consapevoli

del cuore del progetto.

Sono i primi portatori di interessi,gli attori protagonisti

del futuro urbano,la cifra di un Governo

con il Territorio.

1 Gaston Bachelard, La poetica della rêverie, Dedalo, Bari, 1972, pag. 112.

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La Scuola diventa protagonista del paesaggio urbano futuro.

178 alunni attivano le visioni dell’anno 2016.

4 metaplan e 2 tempeste di cer-velli in un solo giorno.

In 4 ore un pezzo di quartiere transita in un’unica mappa di futuro.

Nasce un’unica bussola per la città, fondata sulle persone, sugli scambi, sull’ambiente, sulle inven-zioni.

Guide, Produttori, Esploratori e Cittadini, in gruppi separati, per costruire gli immaginari concreti dei pezzi dominanti della trasfor-mazione urbana.

5 argomenti per 5 grandi scenari: lo spazio della scuola, la grande pa-lestra, gli alberi e il verde, il mercato e la piazza, il movimento. 5 diversi colori e tanti fogli mobili.

Un’idea per ogni foglio. In pochi minuti convergono le cose più importanti, quelle irrinunciabili e si formano le famiglie dei pensieri. Dentro questa guerriglia di idee, velocissime, numerose e sovrab-bondanti, che si attaccano da sole e a volte cadono per eccesso di peso, come in un falso autunno, c’è una storia di legami.

Nei gruppi si parte dal colore della scuola e inizia il racconto sul muro. Un Muro Nomade lungo 90 minuti. Il Muro si costruisce in-sieme. Ognuno porta un mattone

colorato. Il suo.

La malta è fatta di parole. Le pa-role assicurano i legami e la tenuta delle idee.

I ragionamenti di tutti convergo-no in una plenaria ristretta di Bam-bini Costruttori: 40 inventori di futuro, da tutte le quarte classi, dal gruppo generativo dei 178. Qua-ranta. Sicuramente rappresentati-vi. Guide, Esploratori, Produttori e Cittadini. Insieme a tutti i colori e a tutte le storie. Arcobaleni visio-nari. Galassie.

L’intero sistema di conoscenza dei 5 settori (scuola, palestra, par-co, mercato e movimento) viene portato a fusione e transita nel R.U.Lab, in pinacoteca. In una stan-za del pensiero collettivo infantile.

8.2 17 maggio 2011, Metaplan e Muro Nomade dei Costruttori

8.3 Muro Nomade. IdentitA` e idee vaganti

Il Muro Nomade è uno stru-mento per il racconto dei discorsi collettivi: è una mappa concettua-le scritta in tempo reale davanti ad un gruppo di persone.9

Raccoglie tutti gli interventi. Ar-gomenti e questioni sono connes-si nel momento in cui si formano su un foglio di grande formato. La scrittura che evolve e permane aiuta tutti a essere sempre dentro i discorsi. Il percorso di scrittura,

9 Un’applicazione ini-ziale di Muro Nomade per la narrazio-ne complessa a più voci si è avuta il 29.1.2009, per il Laboratorio sull’e-sperienza Vision 2020 (7° giornata della Scuola di Partecipazione CAST della Regione Puglia per la Provincia BAT, a cura di FormezPA). Il video è vi-sualizzabile sul QR-Code a sinistra.

quando volge al termine, genera il muro.

Chi scrive è un modellatore della forma della mappa, un medium per le narrazioni del gruppo, un Murat(t)ore. Un mura(t)tore non costruisce il muro, un mura(t)tore lo fa parlare. Scrive le parole degli altri, scrive i legami fra le cose.

Le persone riconoscono sul muro il senso collettivo della parola e la propria presenza nel discorso. Il muro è nomade perché alla fi ne si fotografa e si stacca. Si può portare altrove, in un altro luogo, per generare un nuovo racconto. Oppure si può collegare ad un altro muro e generare un ambiente favorevole: una stanza del pensiero collettivo, un sistema

di voci moltiplicate, in un tessuto coerente di pensiero.

Il muro off re una documentazio-ne dei discorsi immediatamente riproducibile: può essere tradotto in formato di ipertesto e posto in rete. L’unità discorsiva è utilizzabi-le per la gestione dei confl itti.

La sua chiave è la contempo-raneità, ma anche la mobilità del muro ed il precipitare delle parole dentro un fl usso. La visione diven-ta collettiva, perché i linguaggi, i saperi esperti e quelli naturali accettano la fusione del senso. I muri urbani sono il luogo ed il tempo di questo passaggio di stato.

Muro Nomade. IdentitA` e idee vaganti !!

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8.4 Muro Nomade di Don Pappagallo, coscience rEveuse della rigenerazione urbana

8.5 Racconto del Muro Nomade dei 178 bambini

C’è una dimensione autogenera-tiva della progettazione partecipa-ta infantile. Il muro nomade ne è il motore. Il muro nomade dei bam-bini è gassoso, universale e ragio-nevole. Specifi co e appropriato. E’ fatto di nuvole che transitano e si legano. I bambini unifi cano gene-razioni e storie remotissime at-traverso la pratica collettiva della rêverie. Restituiscono un sistema coerente di reazioni a catena. Un linguaggio generativo con fi nalità fertile sensiente.

Il mondo della rêverie infantile è grande. I bambini sono costruttori del mondo adulto perchè off rono strade per tornare a casa, fi no alla

dimora delle rêveries: le rêveries che ci hanno aperto il mondo. Abitiamo meglio il mondo se lo abitiamo come i bambini abitano le immagini e le nuvole. Nella loro rê l’immagine supera tutto.

La rêverie dell’infanzia ci resti-tuisce la bellezza delle immagini prime. Dentro questa benefi ca unione dell’immaginazione e della memoria, si trova la chiave del futuro: la complicità costante fra bambini e nonni, abitanti possibili di una città fondata sull’apprezza-mento delle nuvole10.

10 Fra i siti più suggesti-vi, si segnala quello della Società di Apprezzamento delle Nuvole, visibile

nel QR-Code in alto. Un universo di immagini ad accrescimento collettivo continuo. Già nel 2006, il sito web è stato visitato ogni mese da più di sette milioni di persone.

Lo spazio della Scuola è fatto per giocare, ci sono macchine per divertirsi e giostre comunali. E’ un posto per giocare in gruppo, un’a-rea informatica collegata al giar-dino, per fare merenda e picnic. Lo spazio della scuola è una zona per dipingere, per i concorsi di dise-gno. E’ il luogo della musica e una giostra galattica. E’ un teatro dei burattini. Ha un posto speciale: un porticato per uscire e per entrare. Lo spazio della scuola è uno spazio cinema grande, un cinema 8D. Ha un tunnel per la grande palestra, per muoversi coperti, con i sentieri delle maestre, a scrittura digitale, con le regole per la palestra, con cose nuove per la scuola.

Lo spazio della scuola è una Scuola-Parco gigantesca, una Scuola-Quartiere, con sedie volanti

e tavoli giganti, con le penne co-lorate per imparare a studiare, per scrivere e per leggere. Con mappe di percorso.

La Grande Palestra ha tutti gli sport possibili, sport diversi in gior-ni diversi, la pallavolo e la palla-canestro, il movimento e la danza. Ha tanti canestri e tante reti. Con le fi nestre aperte, è piena di giochi e di materassi. Si nuota fra i colori, come una piscina di palline, grande e colorata. Sulla grande palestra c’è l’osservatorio delle grandi nuvole, delle stelle e della luna. La grande palestra è per tutti, è per quelli abili e per quelli diversi. E’ un centro medico. Ha una coperta di fi ori. La grande palestra è coperta dal giar-dino. E’ piena di desideri e di diverti-mento. E’ uno spazio per sognare.

Gli alberi e il verde hanno la frutta colorata, le molle e le altale-ne, prati fi oriti e colorati. La scuola si fa all’aperto e i compiti si fanno sotto i grandi alberi. Ci sono zone domestiche per gli animali domesti-ci, con i nonni addestratori, i nonni del gioco e i nonni domatori. Fra gli alberi e il verde ci sono gli spazi d’ombra per riposare. Fra gli alberi e il verde, ci sono tanti fi ori alberi, per osservare la natura, Fra gli albe-ri e il verde, le biblioteche viaggian-ti entrano ed escono dalla scuola. Fra gli alberi e il verde, le bibliote-che mobili sono alberi biblioteche e alberi castelli magici. Le biblioteche mobili sono i nonni che racconta-no. Fra gli alberi e il verde ci sono i nonni albero. Ci sono tanti alberi da proteggere e spazi d’ombra per riposare in una calda notte d’estate,

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8.6 Bussola di Pappagallo. Anno 2016, come fiori selvatici

dopo una lunga giornata di lavoro. Fra gli alberi e il verde, c’è un giar-dino paradiso per chi lavora. Fra gli alberi e il verde ci sono incontri volanti per caff è e cioccolate. Fra gli alberi e il verde ci sono i giorni picnic. In giro per il parco ci sono nonni e bambini, ci sono bambini e nonni curatori del verde. Fra gli al-beri e il verde, ci sono gli alberi con le ali, alberi giganti e prati galleg-gianti, c’è uno spazio per sognare e uno per desiderare.

La piazza e il mercato sono

colorati e aperti fi no a sera. La piazza e il mercato hanno la banca delle medicine. La piazza e il mer-cato fanno scambi con la scuola e legano con altri mercati. Il mercato è aperto tutti i giorni. Al mercato si scambiano le idee. La piazza e il mercato hanno i magazzini della merce avanzata, per scambiare alimenti con cose da fare per curare il mercato. La piazza e il mercato hanno bancarelle delle cose della scuola, per scambiare giochi e libri: soldi che valgono più dell’euro. La

piazza e il mercato hanno banchi colorati per cose interessanti. La piazza e il mercato hanno gli skate-board e i giochi e le panchine per i nonni. La piazza è una macchina a energia solare.

Infi ne voglio un grandissi-mo movimento, voglio correre e camminare lento. Voglio usare meglio le auto, con le regole delle macchine amiche, macchine piene di persone. Voglio organizzarmi, chiamare gli amici per comprare insieme al mercato. Voglio convin-

cere i miei genitori, con un bonus per comprare le bici. Voglio andare a piedi e con le bici. Voglio stare in un quartiere di ciclisti, lenti se van-no a piedi e veloci solo sui roller. Voglio fare il Bambino Vigile, per le auto sulle piste ciclabili. Voglio spostarmi sui treni. Voglio le auto elettriche disponibili per i cittadini, giù nel parcheggio, che le prendono e le lasciano. Voglio reti e strade e percorsi progettate dai disabili. Voglio un grandissimo movimento, con me, come forza e come energia.

Ci sono argomenti interscalari che traboccano e superano l’area del PIRU, il quartiere di studio. Pervadono la vita. Segnando il destino urbano migliore. Transita-no. Diventando sestante e bussola universale. Sono le cose impor-tanti. Elementari e di ogni giorno. I bambini costruttori le distribuisco-no in quattro quadranti.

L’uso della bussola è fonda-mentale in mare aperto, in vasti spazi, dove non ci siano punti di riferimento. Evita lo smarrimento. Segna la rotta.

Il Quadrante delle Persone, la Dimensione della Cittadinanza

Le persone hanno accesso ovun-que. Gli sport che non vanno nella grande palestra li portiamo in città, collegati a rete con i percorsi, con segnali inventati dai bambini, con vialetti “sentieri” delle maestre, protetti da bambini vigili viaggianti, che danno l’esempio, con le mae-stre in pensione. Le reti e i percorsi sono tanti. Ci sono percorsi orari speciali, attrezzati per gli animali. Ci sono caff è volanti per animare

gli incontri, in giro per la città. Le persone imparano cose per essere felici. Si diventa felici giocando. Perché la felicità è avere accanto una persona signifi cativa. Gli incon-tri servono a fare molta amicizia. I bambini sono i Piloti della Felicità. Ogni giorno fanno inviti ai vari nonni. Inviti a sorpresa. I bambini scelgono il gioco. I bambini sono attivatori dell’amicizia. Le amicizie fra i bambini sono a catena. Si può parlare e ascoltare tutti.

Il Quadrante degli Scambi, la Dimensione dell’Economia

Gli scambi funzionano con lega-mi a rete fra i mercati, mercati delle idee nelle piazze, scambi di giochi e di libri, con banchi colorati per cose interessanti, con Cassetti dei Sogni apri e chiudi. Scambi di alimenti, per azioni di qualità e di protezione sul quartiere, con magazzini delle cose in più quotidiane.

Il Quadrante e la Dimensione dell’Ambiente

L’Ambiente è fatto di reti. Reti di sport, reti di riposo, reti di libri. Gli

spazi sono fatti per osservare. Gli spazi sono fatti per sognare e per desiderare. La Città è una Scuola-Parco. Le reti e i percorsi sono pro-gettati dai diversamente abili e da tutti. Per l’ambiente vale l’alleanza, fra nonni e bambini.

Il Quadrante delle Invenzioni Urbane, la Dimensione dell’Inno-vazione

Le invenzioni della Città sono (come) piscine. Divertenti. Per le gare e per rilassarsi. Le invenzioni della Città sono cose pubbliche. Si usano pagando con regole e idee. Per vivere meglio. Per essere sicu-ri. Le invenzioni della Città sono Castelli di Avvistamento, giostre gonfi abili a sorpresa. Arrivano di mattina presto, negli spazi vuoti. Per magia. I castelli avvistano le persone e l’ambiente. Le invenzioni della Città sono giochi di quartiere improvvisi. I nonni sono i maghi delle giostre e dei castelli. Li con-trollano e li fanno funzionare. I nonni e le invenzioni della città sono improvvisi. Come fi ori selva-tici.

La gente vuole leggere storie che pervadono la vita, che portino

notizie dal mondo dello scrittore al mondo che abitiamo tutti noi.

I lettori vogliono sapere che cosa signifi ca essere per un istante

qualcun altro, così da poter capire, in un senso più profondo, che cosa signifi ca essere se stessi. E’ questo

il potere miracoloso dell’invenzione narrativa, il potere che Keats

chiamava “immaginazione simpatetica”.

Joseph O’Connor

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8.7 I punti programmatici per la scala urbana, la Bussola dal Futuro

8.8 18 maggio 2011, il Deposito delle Nuvole

8.9 18 maggio 2011, Mappa delle Relazioni Primarie

1. Dimensione della Cittadinan-za, le persone

Città accessibile a tutti. Reti, percorsi e sentieri per lo sport in città. Segnali inventati dai bambini.

Bambini e maestre in pensio-ne, tutori viaggianti. Incontri animati in giro. Imparare cose per essere felici. Si diventa felici giocando. Bambini piloti della felicità. Inviti a sorpresa. Coin-volgimento inatteso degli an-ziani. Amicizie a catena. Parlare liberamente e ascoltare tutti.

2. Dimensione dell’Economia, gli scambi

Reti fra i mercati. Mercati delle idee. Scambi di giochi e di libri. Cassetti dei Sogni. Banco alimentare stabile nei mercati. Economia di scambio: alimenti per servizi di utilità pubblica. Magazzini delle cose in più quo-tidiane comuni. Economia dell’u-so funzionale del dono.

3. Dimensione dell’Ambiente

Reti. Di sport, di riposo e di libri. Spazi. Per osservare, sogna-re e desiderare. La Città Scuola-Parco. Progettazione integrale e diff usa della città minuta. I diversamente abili come esperti primari. Alleanza per l’ambiente, fra nonni e bambini.

4. Dimensione dell’Innovazione

L’innovazione è un fatto pub-blico. E’ un fatto di luoghi, che si usano scambiando risorse, per essere sicuri e vivere meglio. L’innovazione è nei vuoti urbani, disseminata nei quartieri. Sboc-cia improvvisa come fatto neces-sario e inevitabile, di comunità. E’ radicata nell’immaginario locale, ritorna ciclicamente. L’innovazione ha, negli aggregati selvatici, una direzione certa. I fi ori selvatici sono persone e castelli di avvistamento di tutela locale. L’innovazione accade con il riconoscimento degli altri. Nonni e nipoti sono innovatori, esploratori, sentinelle d’avvista-mento e produttori di futuro.

Tessuti di comunità. 178 carte per 178 bambini, che tracciano con le proprie famiglie la mobilità fra casa e scuola, i luoghi più importanti, le case degli amici. Un patrimonio collettivo del movimento. Un sistema di luoghi signifi cativi dell’immaginario infantile.

Com’è fatta la mia nuvola! I bambini scoprono a scuola un deposito delle nuvole: una bussola per l’immaginario che raccoglie tutto il cielo del 2016 inventato. Devono scegliere una nuvola e disegnarla. Le nuvole sono raggruppate per ambiti coerenti. Il giorno dopo restituiscono 178 mondi.

La fi ssazione della nuvola individuale è un esercizio di solitudine. Un compito a casa per la coscience rêveuse. E’ la pagina bianca che dà il dirit-to di sognare.

Vanno vengono

ogni tanto si fermano e quando si fermano

sono nere come il corvo sembra che ti guardano con

malocchio

Certe volte sono bianche e corrono

e prendono la forma dell’airone o della pecora

o di qualche altra bestia ma questo lo vedono meglio i

bambini che giocano a corrergli dietro per

tanti metri Certe volte ti avvisano con rumore

prima di arrivare e la terra si trema

e gli animali si stanno zitti certe volte ti avvisano con rumore

Vanno vengono

ritornano e magari si fermano tanti giorni

che non vedi più il sole e le stelle e ti sembra di non conoscere più

il posto dove stai

Vanno vengono

per una vera mille sono fi nte

e si mettono lì tra noi e il cielo per lasciarci soltanto una voglia di

pioggia.

(Fabrizio De André, Le Nuvole)

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8.10 24 maggio 2011, R.U.Lab Primario delle maestre. Per intervenire fra scuola e parco.

Lo spazio della Scuola

• L’accesso e l’uscita degli alunni pone oggi un problema di sicurez-za.

• Gli attuali spazi seminterrati disponibili non sono utilizzati: sono aree potenziali per laboratori e attività.

• Lo spazio mensa è insuffi ciente.

• Non ci sono aree ricreative per il dopo mensa, interne ed esterne, per aree lettura e per il gioco.

• I servizi igienici non sono ade-guati e suffi cienti.

• Il cortile centrale non è utilizza-to: la pavimentazione non è ade-guata, non esiste illuminazione, c’è troppo sole e riscaldamento eccessivo.

• L’apertura del sistema cortile-porticato in progetto non garan-tisce la sicurezza e la privacy dei bambini a scuola: occorre una protezione d’ambito.

• Esigenze della Grande Palestra

• Deve essere assicurato un colle-gamento diretto fra lo spazio della scuola e la palestra.

• Il collegamento deve garantire:

la sicurezza della scuola, la disci-plina dell’entrata e dell’uscita, la protezione completa dagli agenti climatici.

• La Scuola, il mondo dell’infanzia e quello esperto delle associazio-ni sportive devono progettare la palestra fi no al livello esecutivo in modo partecipato.

• Deve essere garantito l’accesso a tutte le fasi successive di proget-to delle competenze, delle cono-scenze esperte e delle capacità dei diversamente abili.

• La dimensione prioritaria della palestra è quella dell’identità infantile: le strutture e le attrezza-ture devono essere coerenti con il mondo dei bambini, garantendo la conservazione delle dotazioni e la sicurezza degli attrezzi.

• L’uso della palestra deve essere riservato alla scuola durante le attività scolastiche.

• La palestra deve favorire un interazione fra interno ed esterno verde.

• La palestra deve favorire negli usi uno scambio identitario inter-generazionale.

• Esiste una forte domanda di nuoto.

Scuola e spazio aperto: gli alberi e il verde

• Il parco è un patrimonio colletti-vo centrato sull’infanzia.

• La sicurezza integrale e l’igiene ambientale degli spazi aperti sono fattori dominanti.

• I nessi economici nel progetto, per l’attuazione e la conservazio-ne del verde, hanno alta rilevanza.

• Il verde deve esprimere una chiara dimensione funzionale, esperta e sostenibile.

• La manutenzione del verde è un elemento fondamentale delle previsioni.

• Occorre privilegiare impianti arborei autoctoni e a basso poten-ziale allergenico per i bambini.

• Occorre curare i giochi di pros-simità.

• Le zone arboree devono essere intense, per aree gioco destinate alle intergenerazioni: agli anziani ed ai bambini.

19 insegnanti ragionano insieme sulle questioni funzionali e sulla so-luzione tecnica dell’Amministrazione Comunale: depositano le esigenze dell’istituto scolastico, i nodi del progetto, i principi operativi per i legami fra scuola e nuova palestra. Viene utilizzato un muro nomade per ragiona-re sulle questioni della trasformazione urbana programmata.

Il sistema dei contenuti secondo le docenti

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8.11 25 maggio 2011, R.U.Lab Primario. Planning for Real, 'il Posto delle Nuvole'. Primo tempo

“Allora il Buddha si rivolse a Kashyapa e a tutti gli altri grandi discepoli dicendo: “Le tue parole corrispondono al vero. Il Buddha ha infi nite virtù tanto che nessuno può o riuscirebbe ad elencarle tutte. Sappi Kashyapa che il Buddha è il re del Dharma. Tutto ciò che dico è assolutamente vero. Discepoli miei, il Buddha conosce il fi ne ultimo cui tendono tutte le dottrine, così come conosce quello che gli esseri viventi hanno nel cuore e ciò che stanno facendo.

Kashyapa, supponi che gli alberi e l’erba dei prati di migliaia di mondi, incluse le erbe che crescono nei boschi, nelle foreste, sui monti, nelle valli, in pianura o accanto ai fi umi, di forma e nomi diversi, siano sovrastate da una grande nube. Immagina poi che, da questa nube immensa, prenda a riversarsi una grande, leggera e benefi ca pioggia. Tutte le piante sono bagnate dalla medesima acqua, sia che abbiano radici forti e profonde, che giovani e deboli. I tronchi, i rami e le foglie

degli alberi, i prati e le erbe che crescono nei boschi e nelle foreste, sono tutti irrorati dall’acqua.Ecco quindi che i vecchi alberi, quelli giovani, quelli più alti, quelli medi e quelli molto bassi, ricevono tutti l’acqua di questa grande pioggia. Tutte le piante ricevono quest’acqua, chi più chi meno, e l’acqua è la stessa per tutte le piante, e proviene da una sola unica nube. In base alla loro età, dimensioni e specie, le varie piante prendono più o meno acqua da

quella che viene riversata in modo equanime su tutte loro, e l’acqua così assimilata le fa crescere e fi orire. Sebbene crescano tutte sulla stessa terra, ogni pianta produce così diversi fi ori e frutti, ma tutte hanno ricevuto la stessa acqua dalla stessa nube.”

dal Sutra del Loto,(capitolo quinto).

Il R.U.Lab inventa un gioco di cooperazione per la scala del progetto.

Nel Posto delle Nuvole 42 alunni dell’Istituto Don Pappagallo identifi ca-no l’immaginario dell’intervento di Rigenerazione Urbana.

La grande nuvola dei fi ori selvatici

Prima di iniziare i bambini ascoltano le nuvole. Due minuti lunghissimi dentro il silenzio, con il fruscio dei vapori e delle nebbie celesti.

Poi insieme raccontano la voce delle nuvole:

La voce delle nuvole è tonda.

corre e consiglia.

Cantando balla.

Si muove e gioca,

si tiene per mano.

Insegna e consiglia,

salta due volte

e immagina il futuro.

Dentro la Bussola-Deposito delle Nuvole i bambini scelgono quelle dominanti nascoste: le Grandi Nu-vole. 4 per ogni ambito del proget-to. Le Grandi Nuvole sono quelle importanti, quelle che si spostano e che costruiscono il cielo comu-ne, l’identità collettiva del luogo.

In ogni contesto (lo spazio della scuola, la grande palestra, gli alberi e il parco, la piazza del mercato) le 4 grandi nuvole sono nuclei generativi a gemmazione continua. Per questo moto maieu-tico ci sono 5 squadre e un’unica Nave-R.U.Lab.

Ci sono 5 Comandanti delle Nuvole, per sviluppare con l’equi-paggio i temi delle aree-progetto.

Ogni squadra esplora. E trova le Parole delle Nuvole: le relazioni fra le parti e fra le funzioni.

Le identità delle parti transitano dalle singole metafore al funzio-namento reale degli spazi.

L’Innovazione è allo stato gas-soso. Sostiene la teoria dell’azio-ne di massa. Ogni immaginario, pur agendo individualmente per moto casuale, compone modelli maggiori a cascata, uscenti dalle Grandi Nuvole. Questo paesaggio celeste e concreto è un nuovo layer di fondazione e provenien-za. E’ l’impronta dell’infanzia, una fi ligrana essenziale su cui agirà la rifl essione del mondo esperto ed adulto.

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8.12 27 maggio 2011, R.U.Lab Primario. Planning for Real, secondo tempo. l'evoluzione nomade

Il progetto si sviluppa per punti signifi cativi e per maggiori detta-gli. Nebulose di idee e immaginari concreti, attivati dai comandanti delle nuvole e da più di 30 bambi-ni navigatori.

Il parco è nella scuola, la scuola è nel parco.

La Scuola-Cinema a 8 Dimensio-ni. Tunnel Arcobaleni della Notte. Laboratori di scienziati. Laboratori delle Emozioni. Laboratori dei Fiori Colorati, della Frutta e del Verde. Segni e segnali dal futuro. Tut-to l’immaginario precipita in un campionato del mondo. Dove si batte ogni record di Cacciatori delle Nuvole. I cacciatori sono veloci, almeno quanto i vapori. Viaggiano a più di 60 nuvole all’ora.

In questo paesaggio complesso e reale, il progetto di rigenerazione urbana è pronto ad evolvere.

E’ una tempesta. E’ la pioggia che cade.

Il posto delle Grandi Nu-vole: il racconto del plan-ning for real

Lo Spazio della Scuola è il grande cortile.

E’ lo spazio di tulle le esplorazio-ni. Lo spazio della scuola è il posto di tutti i racconti di tutte le gite. Lo spazio della scuola è lo spazio dei giochi e di tutte le cure. Lo spazio della scuola è una mensa arcoba-leno, con cose più buone e diverse e con il divertimento della frutta: i bambini sono a proprio agio. Lo spazio della scuola ha tutto propor-zionato ai bambini. Lo spazio della scuola è lo spazio dell’ascolto e del progetto. Lo spazio della scuola è degli esperti diversamente abili.

Grande Nuvola: il Cinema a 8 Dimensioni.

Il Cinema a 8D è nel cortile della scuola. In un cinema a 8D siamo noi i personaggi dei fi lm. Siamo gli attori e i registi. Inventiamo il fi lm. In un cinema a 8D si ascoltano le sensazioni. Se vengono al cinema a 8D, sentono le nostre emozioni quando le proviamo. Possiamo de-cidere di cambiarle, perché i sogni sono nostri e possiamo immagi-nare tutto. Con il cinema a 8D si fa musica a scuola e suoniamo noi, insieme a quelli famosi. Il cinema a 8 D è nella Scuola Parco Gigan-te. Il Cinema è gigante, la scuola è gigante per famiglie giganti, acces-sibili a tutti.

Grande Nuvola: il tunnel Laboratorio Arcobaleno per la Grande Palestra.

Il tunnel per la palestra ha un mondo fantastico dentro. Il tunnel per la palestra ha i muri continui divertenti e colorati, che diventa-no l’album dell’anno scolastico, il fotolibro parlante, con i disegni che crescono nei mesi, i disegni di un anno di scuola. Grandi. Il tunnel per la palestra ha scritture vocali, che raccontano la vita. Il tunnel per la palestra è un Laboratorio Arcoba-leno. Ha il soffi tto arcobaleno, fatto di luce e di sole, quasi trasparente. Di sera, il tunnel arcobaleno è l’Ar-cobaleno della Notte e illumina il parco. Ha scritture digitali a pavi-mento, con i segnali del futuro, con i segnali dal futuro, inventati da noi. Il tunnel arcobaleno racconta noi e la scuola. Il tunnel arcobale-no segna il percorso. I bambini fuori camminano nel parco, su strade arcobaleno.

Grandi Nuvole della Grande Palestra.

La grande palestra è una Palestra di Canestri, è una Palestra Pisci-na di palline coloratissime, è una Palestra Osservatorio delle Grandi Nuvole delle Lune e delle Stelle, è una Palestra Coperta dei Fiori (con la musica della collina). La Palestra dei Canestri è fatta per tutte le età dei bambini. Ha tutti i campi pos-sibili. Ha tutti gli attrezzi giusti. La Palestra dei Canestri ha i giochi più piccoli da tavolo. Ha gli spogliatoi. La Palestra dei Canestri ha i servizi con le Docce dal Cielo: ha la Stanza della Pioggia, con le nuvole e con l’acqua che scende dal cielo, con gli schizzi dal pavimento. La Grande Palestra Piscina di Palline Colora-tissime ha i giochi che si gonfi ano, i trampolini e un grande tappeto elastico.

La Grande Palestra Piscina di Palline Coloratissime è una Grande Palestra Piscina di Palline Coloratissime perché è anche la di-scoteca delle feste e possiamo fare tutti i tipi di danza, ogni giorno un gioco nuovo e i Tornei dei Giochi Nuovi Inventati, quelli che ancora non li conosce nessuno. La Grande Palestra è una Palestra Coperta dei Fiori. E’ un Punto LAB della Città dei Fiori. La Palestra Coperta dei Fiori con la musica è un Vulcano che Erutta. Intorno alla Palestra Coperta dei Fiori c’è il Percorso degli alberi per Bambini Avventu-rosi. La Grande Palestra è l’Osser-vatorio delle Nuvole delle Lune e delle Stelle. Ci sono gli attrezzi per guardare le stelle e tanti binocoli e cannocchiali per le nuvole.

Io sono una pioggiache cade dalla terra al cielo.

(Silvano Agosti, L’essenza di un poeta. 1991)

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Ammassi di Grandi Nuvole: il parco è nella scuola, la scuola è nel parco. Il parco è accessibile a tutti. I bambini sono Direttori della Scuola-Parco. Sono i Piloti della Felicità. Il Parco-Scuola è il Labora-torio degli Scienziati. Gli scienziati sono i bambini direttori, che inven-tano le regole del parco. Il LAB è dentro la scuola cortile. Dentro la scuola cortile, il Lab degli scienziati è anche il Laboratorio dei Fiori Colori, della Frutta e del Verde. Il Laboratorio dei Fiori Colori, della Frutta e del Verde produce alimenti per la mensa della scuola. Cucina e prepara. Per la ricreazione, nel La-boratorio dei Fiori Colori, della Frut-ta e del Verde ci sono distributori automatici di frutta e di colori. I distributori di frutta e di colori stan-no anche in palestra e sono amici dei bambini. I bambini scienziati direttori curano il parco. Piantano. Costruiscono e inventano gli attrez-zi. Studiano le case sugli alberi. Il parco è nella scuola, la scuola è nel parco. Il parco scuola costruisce reti di libri per sentirsi a casa. Il parco è una macchina dell’amicizia. Il parco è un Laboratorio dell’Amicizia e delle Emozioni. Per scienziati pazzi, che diventano gli eroi del parco. Nel Laboratorio dell’Amicizia e delle Emozioni si disegnano i segni e i segnali del parco: visivi, vocali, di odori. Il laboratorio è un Labo-ratorio del Sorriso: splende come l’arcobaleno della notte.

Nubi di Magellano11: i Pezzi

11 Le Nubi di Magellano sono due piccole galassie irregolari, che orbitano attorno alla nostra Via Lattea come satelliti. Sono visibili ad occhio nudo nel cielo notturno dell’e-misfero sud, e prendono il loro nome

di Parco. Nei Pezzi di Parco ci sono posti scuola all’aperto, spazi per osservare, spazi per desidera-re e compiti sotto i grandi alberi. Nei Pezzi di Parco ci sono zone di riposo per gli animali, raccolti di frutti, l’acqua, nonni e nipoti e i giochi dei fi ori selvatici. Nipoti e nonni sono gli animatori dei pezzi di Parco.

Grande Nuvola della Piaz-za e del Mercato. Vicino alla Grande Palestra c’è il Mercato, con la Stazione delle Bici del Par-co, dove arrivano gli autobus. La stazione è un’offi cina delle bici, che si prendono e si lasciano. Alla Stazione delle Bici del Parco c’è il magazzino degli skateboard e un pronto soccorso che non si sa mai. Alla Stazione delle Bici del Parco si organizzano circuiti di ciclismo per tutti in città. La Piazza e il Mercato hanno 4 Grandi Nuvole: le Reti fra i Mercati, il Mercato delle Idee, i Cassetti dei Sogni Apri e Chiudi, la Banca delle Medicine.

Le Reti fra i Mercati hanno bancarelle colorate e trasparenti. Le Reti fra i Mercati hanno prodotti che camminano, da vicino e da lontano, bancarelle sempre aperte e prodotti che si scambiano e cose che prendi se ti servono.

Al Mercato delle Idee si fanno off erte specialissime: nuove amicizie e nuove conoscenze. Si scambiano i libri e si scambiano i giochi.

I Cassetti dei Sogni Apri e Chiudi stanno nella Piazza e nel

dal navigatore Ferdinando Magellano, poiché furono descritte nel resoconto della spedizione da lui guidata. (fonte: Wikipedia).

Mercato. I Cassetti dei Sogni Apri e Chiudi sono coloratissimi e sono apri e chiudi perché così non si rompono quando li apri e li chiudi. Apri e chiudi e chiudi e apri. I Cas-setti dei Sogni Apri e Chiudi servono a migliorare il mondo. Ogni abitan-te del mercato ha il suo cassetto e ci mette dentro i suoi sogni. I bam-bini aprono i cassetti. Lo fanno solo loro. I bambini portano i sogni, da un cassetto ad un altro. Così i sogni vanno in giro. Entrano ed escono. E si diff ondono. I Bambini sono i Postini dei Sogni. Curano i Sogni degli Altri.

La Banca delle Medicine del Mercato serve a curare. Raccoglie i farmaci che sono rimasti, ma anche le emozioni rimaste. Quelle in più che ci sono, le emozioni di riserva che non sono fi nite. Quelle che ci sono e che non sono scadute. La Banca delle Medicine sta vicina ai Magazzini delle Cose in più. Le cose che non si usano più e che si mangiano, sono buone perché sono di tutti. Per prenderle si deve curare il Mercato, il Magazzino e la Banca.

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8.13 I punti programmatici dall'infanzia per l'attuazione del PIRU

Il cortile della scuola

Ospita la mensa all’aperto.

E’ un Laboratorio dei Fiori Colori, della Frutta e del Verde.

E’ proporzionato ai bambini.

E’ progettato dalla scuola e dai diversamente abili.

E’ un luogo di racconti.

E’ uno spazio emozionale e tea-trale dove trasformare emozioni collettive e personali.

E’ uno spazio per la musica.

Il Collegamento con la pa-lestra

E’ protetto, colorato, luminoso, trasparente.

Le superfi ci verticali ospitano i materiali grafi ci annuali della scuola.

Racconta storie.

E’ multisensoriale.

Ha scritture digitali a pavimento.

E’ il luogo dei segnali.

Segna il percorso come Arcobale-no della Notte.

La palestra

E’ progettata in modo partecipato.

Ha interni coloratissimi.

E’ multifunzionale.

E’ dedicata a tutte le età dei bam-bini.

E’ intergenerazionale.

Si possono fare le feste.

Ha gli spogliatoi.

Ha la Stanza della Pioggia.

La sua copertura è un punto lab dei fi ori della scuola-parco.

E’ un osservatorio delle nuvole e delle stelle.

Intorno alla palestra c’è il percorso degli alberi.

I percorsi sono arcobaleni colorati.

La Scuola-Parco

I bambini curano il parco.

Il parco è un Laboratorio dell’Ami-cizia e delle Emozioni.

I bambini progettano i segni e i segnali del parco.

Ci sono posti scuola all’aperto: spazi per osservare, leggere e desiderare.

Ci sono zone di riposo per gli animali.

Nonni e bambini sono animatori del parco.

Le biblioteche viaggianti animano il parco.

La Piazza e il Mercato

C’è un punto di scambio intermo-dale, una cicloffi cina, un magazzi-no di skateboard.

Il mercato è parte di una rete di mercati urbani.

I punti vendita hanno codici cro-matici signifi cativi.

Il mercato è luogo di empower-ment e di scambio economico delle idee.

I bambini sono mediatori sociali degli scambi.

La posta dei cassetti dei sogni (coloratissimi) è un luogo reale e una funzione del quartiere.

Nel mercato è attivato un banco alimentare che gestisce i prodotti invenduti con fi nalità di protezio-ne attiva del luogo.

Ci sono punti di scambio per oggetti d’uso condiviso (Magazzini delle cose in più).

Nel Mercato c’è un banco far-maceutico dove si accumulano emozioni avanzate.

Mobilità a scala di quartiere e parcheggio

Dominanza del movimento ciclo-pedonale.

Car sharing di mezzi elettrici.

Car pooling urbano e condivisione organizzata dei mezzi privati.

Bambini vigili.

Reti, spazi pubblici e percorsi pro-gettati dai diversamente abili.

I termini autogenerativi della progettazione partecipata infantile: il sistema elencale e tematico degli indirizzi per l’attuazione del PIRU

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16 - 25 maggio 2011l'esplorazione urbana degli Scout: Valutazione della QualitA` e Bussole Viaggianti.La ricerca-azione per la ricognizione della qualitA` urbana

30 “Bussole Viaggianti”, SWOT multiple da compilare durante l’esplorazione, per segnare forze, debolezze, minacce, opportunità, su tutte le tappe e sul piano delle quattro declinazioni (cultura, eco-nomia, società, ambiente);

le schede di monitoraggio diret-to tratte da una recente sperimen-tazione pilota italiana, condotta da FormezPA e da CittadinanzAttiva.

Metodologie dichiarate e con-trollabili, nelle mani dei cittadini, consentono la messa a valore dei punti di vista individuali, con l’e-missione di giudizi motivati sulle realtà, rilevanti per la tutela dei diritti e per la qualità della vita. L’esperienza del R.U.Lab avvia il ciclo della valutazione civica:

• con una raccolta dinamica dei dati, per intervento diretto degli scout;

• con l’elaborazione di informa-zioni attraverso il trattamento dei dati stessi;

• con un processo di rilettura controllabile e georeferenziato, per l’emissione di giudizi fondati e per la loro localizzazione

In una visione a lungo termine la valutazione civica ha fi nalità essenziali più generali:

il miglioramento dei servizi dal punto di vista della capacità di risposta dell’ente pubblico;

la promozione di azioni di tutela dei cittadini.

Il R.U.Lab assume come propri i principi-guida della valutazione civica:

• un lavoro in partnership fondato sulla esplicita focalizza-

zione collettiva degli obiettivi di miglioramento che si vogliono perseguire, con il coinvolgimento dei diversi tipi di energie e risorse umane disponibili;

• il superamento dell’auto-referenzialità per aff rontare gli aspetti plurali connessi alla qualità esplorata

• l’apertura agli stakeholders per la costruzione di un patrimo-nio aperto con tutti coloro che in-tendono fornire il proprio apporto

costruttivo e concreto alla sua realizzazione senza secondi fi ni. Questo principio si fonda sull’idea che il ruolo degli stakeholders nell’osservare le amministrazioni pubbliche, possa avere un eff etto positivo sulla motivazione delle amministrazioni a “fare meglio”.

La ricerca-azione attiva i presupposti di una valutazione civica della qualità urbana.

Gli Scout del gruppo AGESCI - TERLIZZI 1 sono simbolo dell’esplorazione e della fi ducia.

Il R.U.Lab affi da loro l’esplorazione dell’ambito di riferimento dividendolo in 4 settori a più tappe.

Leoni, Volpi, Tori e Pantere attivano l’analisi con due strumenti dominanti: 57

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Tab. 1 Punti di forza*

Categorie Ambientali % Categorie Sociali % Categorie Economiche % Categorie Culturali %

Verde 54,6 Luoghi della socialità 31,8 Commercio 36,4 Luoghi della socialità 4,6

Luoghi della socialità 4,6 Studi professionali 4,6 Studi professionali 6,8 Luoghi della cultura 11,4

Edifi ci privati 6,8 Luoghi pubblici 4,6 Luoghi pubblici 2,3 edifi ci pubblici 2,3

Edifi ci pubblici 4,6 Formazione 2,3 Formazione 2,3

Infrastrutture pedonali 13,6 Luoghi della politica 2,3 Valori tradizionali religiosi

4,5

Mobilità 9 Servizi sociosanitari 2,3 Luoghi della politica 2,3

Edifi ci storici 4,6 Edifi ci privati 2,3

Infrastrutture stradali 15,9

Codice stradale 2,3

Studi professionali 2,3

illuminazione 2,3

parcheggio 2,3

totale 122,9 47,9 45,5 29,7

Tab. 2 Punti di debolezza*

Categorie Ambientali % Categorie Sociali % Categorie Economiche % Categorie Culturali %

verde 6,9 Luoghi della socialità 41 Luoghi della socialità 2,3 Luoghi della socialità 6,8

Codice stradale 15,9 Edifi ci privati 11,3 Commercio 29,5 Luoghi della cultura 18,2

Edifi ci privati 13,6 Luoghi pubblici 2,3 Parcheggio 2,3

Igiene urbana 2,3 Comportamenti collet-tivi dannosi

2,3

illuminazione 6,8 Codice stradale 6,8

Mobilità sostenibile 2,3 Igiene urbana 2,3

Infrastrutture pedonali 13,6 illuminazione 13,6

mobilità 2,3 Mobilità sostenibile 2,3

parcheggio 6,8 Infrastrutture pedonali 2,3

Decoro urbano 49,9 mobilità 4,5

Infrastrutture stradali 16 parcheggio 2,3

mobilità 6,8 Decoro urbano 6,8

Infrastrutture stradali 13,7

totale 143,2 100,2 34,1 25

*Quando la somma è superiore a 100 signifi ca che sono stati rilevati più elementi categoriali

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9.1 Le bussole viaggianti, l'impronta dinamica della swot

L’affi damento agli scout dell’e-splorazione ricognitiva è un momento essenziale per fi ssare la percezione dello stato qualitativo fi sico dell’ambito urbano. In gene-rale, è parte della Ricerca-Azione, con un’oggettiva espansione del gruppo di lavoro del R.U.Lab attraverso una Cittadinanza Attiva organizzata, fondativa ed esem-plare. In questo senso la Ricerca-Azione potenzia la sua identità, la propria metafora cognitiva e costituzionale.

La ripartizione del territorio in macro zone affi date a 4 squadri-glie e la costituzione di singole tappe d’osservazione coincidenti con le strade e gli spazi principali, rende un sistema geografi co minu-to di punti di avvistamento in cui funziona la bussola della SWOT. Il moto dinamico delle bussole resti-tuisce il senso del cambiamento, delle trasmutazioni e delle stabili-tà dei fattori osservati.

Le squadre, punto per punto, usano la swot in modo integrale e integrato.

Gli scout ricorrono, per ogni qua-drante, alla codifi ca tematica del R.U.Lab: osservano punti di forza, debolezze, opportunità e minac-ce dal punto di vista ambientale, economico, sociale, culturale, con un potenziale espressivo siste-maticamente quadruplicato, per ogni tappa. Questo meccanismo laborioso, che investe gli elemen-ti fi sici e quotidiani dello spazio umano costruito, genera un’im-magine concreta della qualità

urbana, restituita attraverso uno sguardo integrato ed una dimen-sione dell’audit civico, con note di senso prevalentemente oggettive e collettive.

Gli scout sono un microcosmo di cittadini viaggianti che genera un’osservazione partecipante.

I dati raccolti sono di tipo quali-tativo e tracciano un racconto sin-tetico e puntuale. La loro analisi ne ha comportato la trasformazio-ne in dati quantitativi. Gli elementi rinvenuti sono stati raggruppati in 30 categorie tematiche ricono-scibili, con una pesatura di ogni fenomeno rilevato.

La raccolta e la decodifi ca si fondano sulla percezione degli esploratori, per una prima strada di fusione tra fattori qualitativi e quantitativi. L’analisi avviene con il software SPSS, mentre per la rappresentazione cartografi ca è utilizzato il software GIS.

Dall’analisi dei punti di forza (gli aspetti positivi interni al terri-torio) emergono con maggiore consistenza quelli relativi ai fattori ambientali (122,9%), seguiti da quelli sociali (47,9%) e da quelli economici (45,5%). I fattori cultu-rali si aggiudicano un peso inferio-re (29,7%).

I valori ambientali parlano di verde pubblico o privato (54,6%), di infrastrutture stradali (15,9%), di infrastrutture pedonali (13,6%) - i marciapiedi in buone condizioni – e di edifi ci privati recentemente

restaurati o di nuova costruzione (6,8%).

I valori sociali riguardano nella prevalenza i luoghi della socialità (31,8%), come i campi di calcetto privati in via Sarcone, la villa di viale Roma, i piccoli parchi gioco attrezzati in piazzetta Amendola-gine e nella zona Chicoli. Seguono gli studi professionali ed i luoghi pubblici (4,6%); questi ultimi si riferiscono alla presenza gene-razionale per le vie della zona, connotandone una valenza posi-tiva, in quanto sintomo di vivacità dell’ambiente esterno.

I valori economici sono attri-buiti al commercio: alla presenza di esercizi commerciali di varia natura, in particolare lungo viale Roma e con sporadiche presenze nelle zone più interne all’area di indagine.

I valori culturali sono identifi cati nei luoghi della cultura (11,4%): il caff è letterario Dada, il cinema, la sede del gruppo scout. Questi luoghi si localizzano nella zona più centrale della città (largo Pappagallo), mentre sono del tutto assenti nelle zone periferiche.

I punti di debolezza, tutti gli aspetti negativi interni al territo-rio fanno riferimento agli aspetti ambientali (143,2%), a quelli sociali (100%), economici (34%) e culturali (25%).

Le debolezze ambientali riguar-dano uno scarso decoro urbano (49,9%), il rispetto del codice stradale (15,9%), gli edifi ci privati non utilizzati e le infrastrutture pedonali assenti (13,6%).

La Guida e lo Scout pongono il loro onore nel meritare fi ducia.

La Guida e lo Scout sono leali.La Guida e lo Scout si rendono utili

e aiutano gli altri.La Guida e lo Scout sono amici di

tutti e fratelli di ogni altra Guida e Scout.

La Guida e lo Scout sono cortesi.La Guida e lo Scout amano e

rispettano la natura.La Guida e lo Scout sanno obbedire.

La Guida e lo Scout sorridono e cantano anche nelle diffi coltà.

La Guida e lo Scout sono laboriosi ed economi.

La Guida e lo Scout sono puri di pensieri, parole ed azioni.

Legge AGESCI

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Tab. 3 Opportunità

Categorie Ambientali % Categorie Sociali % Categorie Economiche % Categorie Culturali %

verde 25 Luoghi della socialità 22,7 Commercio 20,5 Luoghi della socialità 2,3

Edifi ci privati 4,6 commercio 2,3 Edifi ci privati 4,5 Luoghi della cultura 22,8

Igiene urbana 2,3 Codice stradale 2,3 Codice stradale 2,3 Edifi ci privati 2,3

Barriere architettoniche 2,3 Barriere architettoniche 2,3 formazione 2,3

mobilità 4,6 Luoghi pubblici 2,3

parcheggio 4,5 Valori tradizionali reli-giosi

2,3

formazione 2,3

Decoro urbano 2,3

totale 45,6 34,2 26 32

Tab. 4 Minacce

Categorie Ambientali % Categorie Sociali % Categorie Economiche % Categorie Culturali %

Verde 2,3 Luoghi della socialità 4,5 Luoghi della cultura 2,3 Commercio 2,3

Codice stradale 4,5 Codice stradale 4,6 Edifi ci privati 2,3 Parcheggio 2,3

Edifi ci privati 2,3 Comportamenti indivi-duali dannosi

2,3

Igiene urbana 2,3 Infrastrutture pedonali 2,3

Barriere architettoniche 6,8 Mobilità 2,3

Infrastrutture pedonali 4,5 Parcheggio 2,3

Mobilità 4,5 Condizioni abitative 2,3

Parcheggio 6,8

Decoro urbano 9,1

Luoghi pubblici 4,5

Infrastrutture stradali 6,8

Infrastrutture urbane 4,6

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Le debolezze sociali interessano i luoghi della socialità (41%) - del tutto assenti nei percorsi 3 (area del PIRU) e 4 (zona Chicoli) - l’illu-minazione pubblica (13,6%), gli edifi ci privati (11,3).

I fattori negativi dell’economia riguardano essenzialmente il commercio (29,5%), in termini di assenza di esercizi di vendita e di diversifi cazione degli stessi, men-tre quelli culturali si riferiscono in prevalenza all’assenza di luoghi di diff usione della cultura (18,2%).

Gli elementi negativi sono distri-buiti prevalentemente nelle zone interne e si riferiscono all’area compresa tra viale dei Garofani e la zona Chicoli.

Le opportunità hanno un peso maggiore per i caratteri ambientali (45,6%) e si riferiscono in maniera considerevole al verde (25%), alla possibilità di riqualifi care le aree verdi abbandonate o poco curate e, in egual misura, alla mobilità e agli edifi ci privati (4,6%). Per mobilità si intende principalmen-te chiusura del traffi co in alcune vie, mentre l’opportunità relativa agli edifi ci privati è intesa come ristrutturazione con ricadute posi-tive negli altri settori.

Le opportunità sociali (34,6%) si riferiscono prevalentemente ai luoghi della socialità (22,7%), intesi sia come attivazione e costituzione concreta di luoghi di aggregazione giovanile, sia come maggiore cooperazione tra le associazioni di promozione sociale già presenti sul territorio.

Gli aspetti sociali hanno ricadute su quelli culturali (32%), proprio perché si riferiscono maggior-mente ai luoghi della cultura (32%). Luoghi della socialità e luoghi della cultura acquisiscono una doppia valenza: l’aumento dell’aggregazione e la diff usione della conoscenza nello spazio, con atteggiamenti collettivi positivi nel lungo periodo.

Peso inferiore, rispetto agli altri, assumono i caratteri economici (26%): riguardano il commercio in senso stretto (20,5%) e gli edifi ci privati con fi ni commerciali (4,5%)

Le minacce sono riferibili in maniera sostanziale agli aspetti ambientali (59%) e a quelli sociali (20,6%); gli aspetti culturali ed economici hanno un peso decisa-mente inferiore (4,6%).

Le minacce ambientali abbrac-ciano in maniera essenziale il grande tema della mobilità, distri-buito in modo uniforme (6,8%) in: barriere architettoniche, par-cheggio e infrastrutture stradali, fattori complessivamente riferibili a soste e parcamenti irregolari, tali da peggiorare la viabilità. In misura congrua (4,5%), le minacce riguardano il codice stradale e le infrastrutture pedonali, per una cartellonistica in pessime condi-zioni e per strade progettate in modo poco virtuoso, con possibili rischi negli attraversamenti pedo-nali.

I fattori di dimensione socia-le riguardano: il codice stradale (4,6%), per le possibili confl it-tualità causate dalla presenza di

dissuasori e di parcheggi irregola-ri, i luoghi della socialità (4,5%), il timore che i pochi luoghi attivi possano chiudere, come nel caso dei campi di calcetto in via Sar-cone, che attraggono un numero considerevole di giovani dall’inte-ra città.

Rilevate e percepite dal grup-po scout, in modo decisamente inferiore, sono le minacce culturali (4,6%) che si riferiscono principal-mente all’assenza di vita culturale. Quelle economiche (4,6%) parla-no del commercio, per l’assenza di esercizi commerciali ad uso quotidiano, con un conseguente spostamento degli abitanti in altre zone della città. 61

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9.2 Schede di valutazione della qualitA` urbana

56 Minacce relative alla sicu-rezza:

• 32 alberi pericolanti

• 23 parcheggi irregolari

• 8 automobili in doppia fi la

• 33 impossibilità a proseguire il cammino seguendo i percorsi pedonali

• 62 barriere architettoniche rifi uti solidi urbani:

• i cassoni della spazzatura sono distribuiti in modo coerente,

• ma non esiste servizio raccolta diff erenziata

presenza di rifi uti in strada:

• sporadica presenza di piccoli rifi uti fuori dai cassoni

igiene complessiva delle strade:

• presenza di alcuni rifi uti, ma senza porre problemi al percor-so di auto e pedoni

qualità delle aree verdi:

• le aree verdi sono poco curate con alcuni segni di degrado

• (ridotte e degradate da atti

vandalici e da escrementi di animali domestici)

decoro urbano:

• le pareti degli altri edifi ci e le altre superfi ci pubbliche sono generalmente rispettate

stato dei marciapiedi:

• i marciapiedi sono in buono stato di manutenzione (presenza di alcuni marciapiedi degradati facilmente identifi cabili)

illuminazione pubblica:

• 9 lampioni spenti o non fun-zionanti (alcuni sono datati e non hanno protezione)

superfi cie oscura:

• Le zone oscure del percor-so sono limitate e si possono facilmente evitare (zone oscure in corrispondenza dei lampioni datati)

defl usso e regime delle ac-que:

• quando piove si formano numerose pozze d’acqua ed il traffi co rallenta leggermente (in particolare vicinanze incroci e/o

marciapiedi)

disponibilità di mezzi pubbli-ci da e per la zona monitora-ta:

• su corso Vittorio Emanuele una navetta urbana

segnaletica di base (segnaleti-ca che aiuta il cittadino e il pas-sante ad orientarsi in riferimento ai principali luoghi della città):

• in qualunque area principale della zona è possibile orientarsi grazie ad una segnaletica visibi-le e chiara.

tempo libero e sport: (numero delle aree che permettono di fare attività sportiva all’aria aperta ed occupare il tempo libero)

• campo da calcio

Traffi co autoveicoli:

Lunedì [n. 3 ingorghi / 2 ore] Martedì [n. 3 ingorghi / 2 ore] Mercoledì [n. 3 ingorghi / 2 ore] Giovedì [n. 3 ingorghi / 2 ore] Venerdì [n. 3 ingorghi / 2 ore] Sabato [n. 3 ingorghi / 2 ore] Domenica [ n. 1 / 1 ora]

Gli scout arricchiscono su tre percorsi pilota la ricognizione compilando le griglie di monitoraggio diretto della qualità urbana recentemente utiliz-zate nell’ambito della Linea di Attività sulla Valutazione Civica del Proget-to Formez PON Governance, attuato con il Dipartimento della Funzione Pubblica12.

12 La sperimentazione è stata avviata uffi cialmente il 20 gennaio 2010. Ha riguardato 14 città delle regioni Campania, Puglia, Calabria e Sicilia ed è stata focalizzata sul tema della “qualità urbana” - intesa come qualità degli ambien-ti in cui i cittadini si muovono, vivono, socializzano, lavorano. I cittadini-monitori hanno raccolto dati e informazioni in alcuni quartieri e spazi delle città coinvolte, sia attraverso l’osservazione diretta sia attraverso interviste e materiali messi a di-sposizione dalle amministrazioni locali.

Cfr. sul sito internet del Formez oppure visualizza il QR-Code qui a fianco.

Percorso 1 squadriglia dei ToriTappe: via/largo Pappagallo, De

Sario, Brin, De Lucia, Bisceglie, Tamborra, Settembrini

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12 Minacce relative alla sicu-rezza

• 1 marciapiedi divelti

• 10 buche/voragini sul manto stradale

• 1 mancanza di contenitori per la raccolta diff erenziata

6 automobili in doppia fi la

rifi uti solidi urbani – presenza e qualità del servizio:

• i cassonetti della spazzatura sono pochi e non servono l’inte-ra area

presenza di rifi uti in strada:

• i rifi uti lasciati fuori dai casso-netti recano intralcio al passag-gio di auto e pedoni

• vari casi di rifi uti che fuorie-scono dai cassonetti

igiene complessiva delle strade:

• strade e marciapiedi non per-mettono un percorso agevole; presenza di escrementi canini, etc. Attenzione quando si cam-mina e si guida

qualità delle aree verdi:

• le aree verdi sono poco curate con alcuni segni di degrado

decoro urbano:

• le pareti degli edifi ci e le altre superfi ci pubbliche sono gene-ralmente rispettate

stato dei marciapiedi:

• i marciapiedi presentano una scarsa manutenzione,

• ma sono comunque agibili nella maggior parte dei casi

illuminazione pubblica:

• 1 lampioni spenti o non fun-zionanti

superfi cie oscura:

• le zone oscure del percorso sono limitate e si possono facil-mente evitare

defl usso e regime delle ac-que:

• quando piove le strade si allagano regolarmente; il traf-fi co viene rallentato, ma non si blocca

disponibilità mezzi pubblici da e per la zona monitorata:

• cimitero (n. mezzi 1)

• Ruvo di Puglia (n. mezzi 1)

• Molfetta (n. mezzi 1)

segnaletica di base: (segnale-tica che aiuta il cittadino e il pas-sante ad orientarsi in riferimento ai principali luoghi della città)

• presente soltanto in pochi casi e non ben visibile

Percorso 2

Squadriglia delle Pantere

Tappe: vie/largo Roma, Sarmi, Asti, Acton, Bertani, Rattazzi, Cari-gnano, Ricasoli, Brancaleone

23 minacce relative alla sicu-rezza

• 6 marciapiedi divelti

• 15 buche/voragini sul manto stradale

• 2 edifi ci abbandonati

• 20 automobili in doppia fi la

• 8 impossibilità a proseguire il cammino seguendo i percorsi pedonali

rifi uti solidi urbani:

i cassoni sono distribuiti opportu-namente ed esiste un servizio di raccolta diff erenziata

presenza rifi uti in strada:

• vari casi di rifi uti che fuorie-scono dai cassoni

igiene complessiva delle strade:

• presenza di alcuni rifi uti, ma

senza ostacoli al percorso di auto e pedoni

qualità delle aree verdi:

• poco curate con alcuni segni di degrado

decoro urbano:

• alcune superfi ci occultate da manifesti, scritte spray ed analo-ghi atti di vandalismo

• degrado visivo evidente

stato dei marciapiedi:

• scarsa manutenzione, ma pre-valentemente agibili

illuminazione pubblica:

• 4 lampioni spenti o non fun-zionanti

superfi cie oscura:

• le zone oscure del percorso sono limitate e si possono facil-mente evitare

defl usso e regime delle ac-que:

• quando piove si formano al-cune pozze d’acqua ed il traffi co sensibilmente rallenta

disponibilità mezzi pubblici da e per la zona monitorata:

• viale dei Garofani (n.mezzi 1)

• viale Federico II (n. mezzi 1)

segnaletica di base:

• non ci sono segnali ben visibi-li che indichino come raggiunge-re i luoghi più importanti

Percorso 3

Squadriglia delle Volpi

Tappe: vie/largo Torino, Tatulli, Alessandria, Federico II, Garofani, Asti, Sarcone

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9.3 25 maggio 2011, Metaplan degli scout, l'Impronta della qualitA` urbana

S, Punti di forza dello spa-zio urbano localeLuoghi della socialità: • caff è letterario • palazzetto dello sport molto

utilizzato ma periferico• campetti sportivi• oratorio con strutture sportive

e ricreative• villa comunale e parco co-

munale: presenze ambientali e sociali pregiate• cinema

Formazione: • Scuola Pappagallo

Qualità urbana fi sica:• via Sarcone molto illuminata• strade molto larghe

W, Punti di debolezza del-lo spazio urbano fi sicoInfrastrutture per la mobilità inadeguate: • barriere architettoniche• pista ciclabile non adeguata• molto traffi co sull’extramurale• poco parcheggio nell’area del

mercato rionale Degrado urbano:

• strutture inagibili: ex magistrale• bassa igiene nella gestione

dell’area di vendita nell’area del mercato• reti viarie con buche diff use

• locali sfi tti in largo Pappagallo• le aree libere non consentono

il gioco • deposito carburante come

vuoto urbano • mancato utilizzo dei locali

vuoti della Diocesi • palazzetto dello sport non in

condizioni ottimali Comportamenti umani indivi-duali dannosi:• macchine in doppia fi la• carenza di senso civico• poca sensibilità per la raccolta

diff erenziata• troppe macchine per brevi

tragitti• noncuranza del divieto di

transito su via Acton Scarsa produttività:

• non esistono servizi commer-ciali signifi cativi• bassa concorrenza fra le attivi-

tà economiche• le associazioni come gruppi

chiusi, limitate ai soci fondatori

O, Opportunità dell’ambi-to urbanoVuoti urbani da valorizzare:• nuove destinazioni culturali

per le strutture della Diocesi• utilizzo delle strutture private

su largo Pappagallo• valorizzazione degli edifi ci

dismessi privati• spazi liberi da riutilizzare • piste ciclabili disponibili ma

occupate• potenziamento di concorrenza

etica per le attività economiche

T, Minacce dell’ambito urbano• aree incolte• aree di margine abitative su

fronte rurale incolte e inquinate• spazio libero incolto su via Torino

L’impronta etica fi nale, conferita al R.U.Lab dagli scout, è un tra-sferimento dell’identità fonda-tiva di Baden-Powell nel lemma della rigenerazione urbana partecipata. Il gruppo sceglie le defi nizioni.

La rigenerazione urbane è:...lasciare il mondo un po’ mi-gliore di come l’hai trovato

...rispettare l’altro

...curare la felicità facendo felici gli altri

...sentirsi parte di un gruppo e lavorare per esso

...collaborare e cooperare

...educare alla legalità ed alla cittadinanza attiva.

Al termine dell’esplorazione, si attua il Metaplan della Qualità Urbana, per un ragionamento col-lettivo sul sistema delle esperien-ze. Questi in sintesi i temi emersi nell’ambito di riferimento:

Gruppo di lavoro: Paolo Altamura, Cristina Berardi, Pietro Berardi, Fran-cesca Chiapparini, Marcella Chiapperino, Carla De Chirico, Concetta De Chirico, Paola De Chirico, Raff aella De Chirico, Teresa De Sario, Martina De Scisciolo, Leonardo De Vanna, Giuseppe Giaco, Giorgio Iannelli, Laura Pellegrino, Marco Ruggiero, Mirko, Maria Pia Tatoli.

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20 maggio 2011l'incontro con il comitato degli abitanti dell'insediamento Fracchiolla

W. I punti di debolezza nel PIRUL’interruzione di via Torino prevista dal PIRU è un proble-ma

• aumenta il rischio di incidenti stradali in angolo via Torino-via Tatulli (A)

• aumenta il rischio per la pro-prietà privata (A)

• il diverso accesso alla scuola può incrementare il fl usso su via Torino (A)

• genera un angolo chiuso con conseguente rischio sociale (S)

• determina perdita di valore economico legato alle singole abitazioni (E)

• riduce le comodità abitative (E)

• incrementa il rischio di diminuzio-ne del libero parcheggio a raso (E)

• incrementa la diffi coltà di mo-vimento nei percorsi casa scuola

• quando piove (C)

• per possibili complicazioni nell’uso “veloce” del percheggio sotterraneo (A)

S. Via Torino e la piazza su Via Tatulli hanno qualità e valore unitario:La forma della piazza su via Tatulli

• con via Torino consente la fl uidità dei percorsi (A)

• è un luogo di incontro a scala urbana (S)

• costruisce nessi e scambi con parti diverse della città (E)

• è centro sociale intergenera-zionale (S)

• con la fontana AQP è un luogo di ristoro (S)

La forma di Via Torino:

• consente collegamenti veloci: è un’arteria essenziale (A)

• consente il libero parcheggio degli abitanti (E)

Il tema del parco: i fattori critici• l’incerta tutela del verde pre-

visto dal progetto (A)

• i costi di manutenzione del verde (E)

• la sostenibilità nel tempo del parco verde (A)

• la sicurezza sociale degli spazi verdi (S)

Al R.U.Lab si ragiona sulle ipotesi morfologiche del PIRU con un metaplan dei problemi e delle debolezze, costruito in dettaglio dagli abitanti, per migliorare il progetto di intervento, dal punto di vista ambientale, sociale, economico, culturale.

I principali punti di interesse del gruppo sono su via Torino, nella piazza su via Tatulli, dentro il parco previsto. Sulla forma progettuale è esplicito il confl itto, ma questo viene declinato con una focalizzazione dell’identità concreta dei problemi. Per questo, la modifi ca di via Torino nasce come cluster e le forme attuali urbane che progetto vuole cambiare come valori da tutelare.

La voce del comitato è defi -nitivamente testimoniata da un pannello dedicato.

Gruppo di lavoro: Nicola Annese, Francesco Cagnetta, Michelan-gelo De Chirico, Gaetano De Leo, Giuseppe De Nicolò, Francesco Gigli, Vincenzo La Gola.

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22 maggio 2011Metaplan degli stakeholders

W. Quali problemi la rigenerazione urbana deve risolvere?Fruibilità e sicurezza:

• insuffi ciente fruibilità archi-tettonica e sociale adeguata al contesto (A)

• inadeguatezza degli edifi ci alle esigenze sociali e culturali dei cittadini (A)

• atti vandalici nella zona del PIRU (ex istituto Magistrale) (A)

Accesso dei ragazzi alle strut-ture sportive:

• pochi spazi dedicati ai ragazzi (S)

• non ci sono strutture per la pratica sportiva gratuita (S)

• le infrastrutture sportive pub-bliche non sono realizzate (A)

• poche aree verdi attrezzate (A)

Carenza delle aree verdi:

• scarse aree per usi sociali di cittadinanza (C)

• non ci sono aree verdi per gli animali (A)

Carenza di contenitori di pro-mozione culturale:

• di strutture fi siche di forma-zione artistica e culturale (C)

• di centri multimediali di pro-mozione identitaria (E)

Aggregazioni associative e spazi dell’integrazione socia-le:

• pochi luoghi di scambio ag-gregativi (C)

• inesistenza di spazi di quartie-re per medicina territoriale e per l’handicap (S)

• inesistenza locale di incubato-ri di riferimento per le associa-zioni (C)

• bassa interazione cooperante per attività di cittadinanza attiva (C)

Gruppo di lavoro: Oronzo Am-brosini, Pierluigi Auricchio, Renato Brucoli, Massimiliano Chiapperini, Marino Ceci, Ar-cangelo Fumarola, Giorgio Iannelli, Vito De Leo, Domenico Malerba, Gioacchino Malerba, Nicolò Marziale, Teresa Marziale, Michele Mininni, Marina Sante-ramo, Mario Stragapede, Luciano Tedeschi, Carla Tricarico, Luigi Vendola

I cittadini sono portatori di interessi. Curano valori e aff rontano proble-mi. I punti di vista sono diversi. Ragionare insieme con un metaplan serve a porre il gruppo sullo stesso piano, legando le cose essenziali di ognuno in grappoli di senso per tutti. L’architetto Francesco Gianferrini racconta il progetto di rigenerazione, rifl ettendo insieme ai presenti sui problemi e sulle soluzioni.

Le persone rispondono a tre domande fondamentali. Quali valori cura-re? Quali problemi risolvere? Quali relazioni curare fra ambito del PIRU e città?

L’azione è la Rigenerazione Urbana. I codici colore sono costanti: econo-mia, società, ambiente, cultura. Consentono di percepire lo sfondo iden-titario delle singole cose importanti, il tono e il senso. I colori si possono spostare, perché spesso, per vedere meglio, occorre cambiare il punto di vista. Poi, un pezzo dei ragionamenti si infi ttisce, fi ssandosi sulla carta, in nuvole e tragitti di relazioni. Il gruppo verifi ca una costante appartenenza di ogni aggregato-nuvola alla scala del PIRU (scala del progetto - SP).

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Spazi con fi nalità economiche insuffi cienti:

• inesistenza di spazi dedicati a realtà economiche locali (E)

• poche attività commerciali (E)

Nei problemi è evidente la re-lazione fra fruibilità, accesso allo sport e dimensione del verde.

Un forte legame è reso dalla relazione fra indisponibilità delle aree verdi, dimensione associativa e contenitori culturali. La preva-lenza delle questioni si manifesta come sistema di carenze.

S. Quali valori la rigenera-zione urbana deve curare?Dimensione della Gover-nance. La legalità ne è attributo fondamentale. La costruzione della governance e dei valori della legalità è un fatto plurale che si attua attraverso un sistema supe-riore e coordinato di azioni:

• il coinvolgimento dei bambini e dei ragazzi nella progettazione (C)

• l’utilizzo di strumenti e mate-riali ecosostenibili (A)

• il Consiglio Comunale dei Ra-gazzi ed il Forum dei Giovani per defi nire strategie (A)

• l’applicazione degli istituti di partecipazione previsti a livello comunale (C)

• l’istituzione della Consulta per l’Ambiente (A)

• la cura delle associazioni come cellule fondamentali per la crescita urbana (C)

• il bilancio partecipativo per l’uso delle risorse (E)

• una comprensione collettiva degli strumenti di partecipazio-ne per una prassi continua (C)

• laboratori per lo sviluppo so-stenibile intergenerazionale (E)

Dimensione intergenerazio-nale come coinvolgimento. Le pratiche della lettura, nello spazio e nel tempo, sviluppano il coin-volgimento intergenerazionale e l’integrazione sociale. Tramandare e trascrivere è parte della scala tem-porale del coinvolgimento. Riguar-da la comunicazione e l’apprendi-mento dalle esperienze formative narranti. Il deposito patrimoniale maggiore è nella quotidianità uma-na degli anziani. I ragazzi vedono e “sentono”: l’educazione attraverso gli esempi è un meccanismo fon-damentale. L’ascolto è una pratica generativa. L’ascolto attivo è fonda-zione delle prassi di partecipazione permanenti.

Quali relazioni curare fra ambito del PIRU e città?Identità:

• valorizzare gli itinerari storici e artistici identitari (C)

• valorizzare le culture presenti nel territorio (C)

Commercio:

• favorire l’insediamento com-merciale locale (E)

• attivare l’area del PIRU per uno sviluppo delle attività com-merciali su scala urbana (E)

Parcheggi e mobilità:

• non peggiorare la viabilità della zona (E)

• valorizzare le reti esistenti (S)

• potenziare la mobilità sosteni-bile (A)

• sviluppare modalità conve-nienti per i parcheggi interrati (S)

• sviluppare modalità semplici per i parcheggi interrati (S)

Servizi socio-sanitari:

• favorire i servizi alla persona (S)

• migliorare l’off erta dei servi-zi socio-sanitari pubblici a più scale (S)

• istituire strutture socio-sanita-rie zonali (S)

• razionalizzare gli spazi di me-dicina territoriale (S)

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Ragionare con chi abitamuro nomade a crescita continua

Primo Sistema Narrativo, problemi del quartiere (W)

Aggregazione sociale: I gio-vani non hanno poli di aggregazio-ne (S), gli anziani non hanno luoghi di aggregazione (S).

Barriere urbane e basso insediamento economico: La connessione con il centro ha barrie-re signifi cative. La zona più densa su via Torino, alle spalle dell’am-bito del PIRU, è una sacca, un’area chiusa, con un bassissimo stimolo all’insediamento delle attività eco-nomiche.

Barriere, orografi a e percor-si a imbuto: la singolare distri-buzione abitativa su via Garofani, assieme alla minuta orografi a, genera barriere architettoniche in-superabili fra fabbricati interposti, stalli e passaggi a imbuto (S, A).

Proprietà delle aree di perti-nenza: non c’è chiarezza sulla pro-prietà, se pubblica o privata, delle aree pertinenziali in via Garofani e sul collegato sistema di obbligazio-ni, responsabilità, usi consapevoli dello spazio (A).

Pratiche di mobilità: chi ac-compagna i fi gli a scuola non riesce a sostare (S); ci sono cattive abitudi-ni nell’uso dei mezzi propri (C).

Vita sociale: le famiglie affi -dano totalmente alla scuola e alle parrocchie la vita sociale; le aggre-gazioni quotidiane notturne giova-nili sono sgradevoli (S, C).

Rischi periodici: quando ci sono le giostre, le aree d’ambito diventano parcheggio e aumenta il rischio igienico (A)

Secondo Sistema Narrati-vo, valori del quartiere (S)

Paesaggio verde: un discreto polmone di defi nizione per il siste-ma abitativo; essenze arboree locali tipiche; un sistema minuto da con-servare come forza del progetto (A).

Voci del Mercato: le voci del mercato sono un fatto identitario; il mercato rionale è un’abitudine di vita; la vicinanza del mercato riona-le è un fatto necessario (S).

Spazio informale di ag-gregazione umana: il sistema abitativo e la connotazione verde favorisce gli incontri informali dei ragazzi e lo stare insieme (S).

Terzo Sistema Narrativo, potenziare i collegamenti fra l’area del PIRU e l’ambi-to urbano:

Potenziare il TPL: Rivedere il trasporto pubblico locale in fun-zione del nuovo impianto; inserire nuove fermate; defi nire percorsi circuito e a tessuto di natura ciclo-pedonale;

Curare gli attraversamenti l’identità stradale: canalizzare i punti di attraversamento. Curare l’identità delle“strade interne” per viale dei Garofani e via Federico II.

Quarto Sistema Narrativo, problemi del progetto:

Permeabilità trasversale: valutare i percorsi e l’attraver-samento da viale dei Garofani a via Torino; verifi care il sistema a tessuto dei collegamenti.

Estetica del paesaggio: approfondire i valori estetici e paesaggistici del progetto e le sue relazioni con il quartiere.

Gli abitanti costruiscono il sistema della conoscenza. Alcuni di questi, che vivono fra Viale dei Garofani e Viale Federico II, trovano l’invito del R.U.Lab e si incontrano per ragionare sui problemi e sui valori del conte-sto, sui problemi che il progetto potrebbe suscitare, sui collegamenti fra quartiere e la zona d’intervento. Nasce una mappa cognitiva a più voci, dove le questioni sono codifi cate.

Un primo team di abitanti defi nisce il sistema di orientamento cognitivo. Il muro nomade è una mappa ed un albero di nuvole che cresce al R.U.Lab dal 27 maggio in poi, alimentato dalle persone. Ci sono crescite improvvi-se e terremoti. Ci sono crescite più lente: le persone entrano e aggiungono legami, punti dispersi, collegamenti, documenti.

Tutti utilizzano i codici del R.U.Lab (A - ambiente, E - economia, C - cultura,

S – società), per chiarire l’impronta della nuvola. Molti temi sono conte-stualmente individuati in ortofoto, sul tavolo dei segnali, e transitino nel muro come questioni generali cooperanti.

Gruppo di lavoro generativo: Francesco Camporeale, Tom-maso Carnicella, Giuseppe De Nicolo, Umberto Faccagina, Vitangelo Fontana, Pasquale Memola, Francesco Ricciotti, Antonio Rubini. 75

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ASW. Terlizzi 2021, Il futuro E` ora!Un percorso ispirato all'European Awareness Scenario Workshop

Due i futuri possibili: uno cata-strofi co ed uno straordinario.

Tornate indietro, le coppie si raccontano i futuri. Si intervistano. Esplorando futuri, praticano una ricerca-azione singolare. Ognuno è un reporter privilegiato dei futuri dell’altro. Sceglie i fatti signifi ca-tivi. Quelli dell’altro, da curare e trasferire in un sistema coerente per forza di gruppo, collettività e senso plurale.

Il meccanismo serve ad ascoltare i mondi possibili che scaturiscono dalle strade del presente.

La dimensione temporale ampia svincola dalle contingenze e tra-sferisce i piloti dentro la migliore prospettiva possibile: la visione condivisa, lo scenario strategico ultimo di convergenza, bilanciato da un sistema concreto di minacce sopravvissute.

Ogni coppia trasferisce in sintesi i fatti dominanti catastrofi ci e stra-ordinari sui fogli mobili colorati, con il rispetto del codice cromati-co. Questi aggregati nebulosi fi ni-scono in due opposti contenitori di immaginari paralleli: Da essi il gruppo attinge, per la restituzione della migliore visione condivisa di futuro. Con questa fi sica, che esplora l’orizzonte remoto, si sta-bilizza una bussola di navigazione, utile ad assestare i possibili pro-getti futuri, conferendo loro casa e ragionevole collocazione.

Le catastrofi dell’involuzione e le speranze visionarie sono nuvole incapsulate dentro 4 sfere dimen-sionali comunicanti, identiche ai codici utilizzati da tutti: economia, società, ambiente, cultura. Il mon-do possibile viene allora restituito con i segni cromatici del R.U.Lab, con i legami, l’ascolto reciproco e

la cooperazione.

I gruppi che funzionano, da 0 a 100 anni, sono mondi in una stan-za. Anche se piccoli, rappresenta-no il senso. Soprattutto se svelano fatti collettivi, trasferendo radical-mente il bene comune nell’eser-cizio di scrittura di un manifesto radicale.

Singolari sono le affi nità con il mondo dell’infanzia: simile è la scrittura visionaria concreta. Ana-loghi sono i valori ispiratori.

Le macchine del tempo, inverto-no il tempo. Oppure sono metafo-re di un reciproco avvistarsi in un altrove, che è il senso ultimo dei motori dei progetti di oggi.

Words create worlds.

(Miguel Ruiz)

Quando riguardo le foto di un workshop EASW

sono sempre sorpresa dal fatto che un sacco di gente sorrida.

(Yvonne Van Delft)

R.U.Lab, Martedì 7 giugno 2011. Un team di coppie di piloti a bordo di macchine del tempo per viaggi paralleli, nella Terlizzi del 2021. Vanno fuori, dentro gli immaginari probabili. Partono dal paesaggio di oggi per esplorare quello che potrebbe avvenire domani. Viene utilizzato uno Scenario Zero: un doppio sistema d’inquadramento, un’analisi di contesto di livello generale ed una di scala locale, desunte dall’area vasta (fonte:AV BA2015).

Gruppo di lavoro: Michele Berardi, Assessore LL.PP. Comune di Terlizzi, Maria Teresa Boragine – Psicologa, Margherita Bufi , Dirigente Istituto Don Pappagallo, Antonella Caldarola – Dirigente ASL Consultorio Fami-liare di Terlizzi, Nicola D’Aniello – UPSA Confartigianato, Giampaolo De Donato – Funzionario U.T.C. Terlizzi, Damiano De Lucia – Operatore Terapeutico, Francesco Di Palo – Resp. Uffi cio Comunicazione Pubblica Co-mune di Terlizzi, Francesco Gianferrini – Dirigente Settore Urbanistica Comune di Terlizzi, Grazia Paduanelli – Confcommercio.

Appunti di viaggio per costruire lo scenario

Sei appena arrivato nel 2021, a Terlizzi. Il tuo compagno ti ha pre-

ceduto da qualche tempo e ha dato un’occhiata. Che cosa è successo?

Raccogli la sua testimonianza. Narra le cose più importanti che ha

visto.

Uno scenario catastrofi co!

“Tutto grigio. Niente colori.

Cielo nero.

Corridoi stretti,

in cui la gente cammina in fi la.

Sussulta ogni volta che si tocca.

Molti vetri rifl ettono:

chi sta dentro vede quello che sta fuori.

Chi sta fuori avverte

solo infi ssi e vetro.

Non c’è più legno.

Uno scenario straordinario!

I giardini sono i luoghi

dei frutti perduti.

Le piazze sono profumate,

con fontane.

E a misura di bambino.

ASW, dai fogli di reportage

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13.1 Terlizzi, 7 giugno 2021 : la visione condivisa positiva, a quattro dimensioni transitanti

• una città culto dei sensi dove si pratica l’educazione all’ascolto tattile, per migliorare la vita. E raggiungere il settimo senso, il recupero e l’elogio della lentezza, per la sabbia che stride sotto i piedi nudi. Più cerchi, per accoglienze domestiche e rela-zioni

• un crocevia di strade urba-ne dalle erbe aromatiche che invadono le mani, come tessuti di olfatto. Per tornare indietro, dai profumi dell’infanzia. Per coltivare la storia. Per andare avanti.

• un sistema di orti urbani come giardini di frutti perduti, con gli anziani, patrimonio di conoscenza

• una città contagiosa, che crea contatti che genera eventi con paesi vicini, una città attrat-tiva e inclusiva

• una città di tende e di case sugli alberi per scoperte e rac-conti a due, per cose segrete da dire da tempo, a tempo

• una città che tiene i gio-vaniche incrementa le unioni, potenti e sociali, che potenzia

le informazioni per potenziare i prodotti

• una città strategica che off re valore al futuro

• una città innovativa che rea-lizza “i disegni” dei bambini, per tunnel di quartiere, e cassetti dei sogni, apri e chiudi

• una città degli epicentri della socialità e dei nuovi quar-tieri, in net e co-working evo-luto, collegati per tunnel e per cassetti

il transito nella dimensione ambientale

avviene con una città a tessuto dinamico, di scrittura viaggiante, collettiva urbana.

la Dimensione Sociale

della Città

il transito nella dimensione dell’innovazione culturale,

passa dalla sfera sociale con reti veloci e qualità del verde di paese

la Dimensione Ambientale della Città

• una città narrante per non perdere le tracce e i percorsi, sassolini bianchi per non perde-re la strada. Luoghi per leggere e per ritrovare il senso. Murattori, per muri che parlano e per muri di scritture vaganti

• una città disegnata a più generazioni con i quartieri attuati dall’intelligenza emotiva dei bambini, come Le Coriando-line13

• con nuovi quartieri fratel-lidiversi e a più scale temporali di vita

• con spazi verdi tutori per salvaguardare il territorio, lo spazio libero e agricolo

• una città tarata sul vero nu-mero degli abitanti e sul recupe-ro dell’abitato

• una città a dimensione ecologica che cambia dagli uffi ci pubblici con un benessere integrale

• una città dalle reti amicali veloci senza barriere, dai tessuti interscalare 13 Coriandoline è un

quartiere generato dal pensiero infan-tile. Visualizza il link dal QR-code.

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la Dimensione dell’Innovazione Culturale e

dell’Integrazione

• una città di valore per stare insieme con vecchi giovani, per valorizzare tempo, vita e e risorse

• una città a mobilità col-legata per la Murgia e per il territorio agricolo, per le città e per i territori vergini

• una città progettata dai cit-tadini dove la proprietà pubbli-ca è un fatto individuale

• una città delle Feste Mag-giori che accadono ogni giorno, con calendari quotidiani, appun-tamenti festosi e banditori, dove le persone scelgono cosa fare

il transito della sfera culturale nell’innovazione economica avviene ogni giorno, come una Festa Maggiore, come in reti di feste, come interazione economica, fra pubblico e privato, con i giovani, sistema cardine

la Dimensione dell’Innovazione Economica

• una città che cambia le vite generando servizi professio-nali a rotazione e integrazioni trasversali fra le competenze, fusioni, cambi-vita, cambi inte-grali di punti di vista

• una città delle piazze cer-chio con l’acqua e percorsi d’ac-qua, con le persone variamente abili

• una città Banca del Tempo che scambia e conserva memo-rie e azioni presenti, per usarle in futuro e migliorare la qualità della vita che sarà

• una città giovane con più cooperative e più occupazione, per eventi con paesi vicini, per generare un futuro strategico

• una città dalle reti econo-miche di lavoro locale di spin-ta, di botteghe aperte, di sistemi artigianali a tessuto creativo, con una formazione per l’unicità dei pezzi; attrattiva per i giovani, per forza di passioni infantili

il transito della sfera d’innovazione economica nella qualità sociale procede dalle piazze cer-chio lungo la linea dell’acqua e dei 5 sensi, con eventi fra paesi vicini, con la cura per le passioni infantili.

Ciclicità del senso, cambiamenti e transiti.

Il Manifesto di Futuro: ha dimensione sociale.

Il Motto di visione: le radici e i frutti.

Chiavi di futuro: inclusione, i bambini “disegnano” la città, tessuti dei 5 sensi per le attività umane e produttive, recupero di storie e di tracce, permeabilità di contagio e ricono-scimento, oltre i 5 sensi, il 6° senso: dall’ascolto all’intuizione di futuro imminente; 7° senso: il recupero della lentezza e dell’attimo, il tempo dell’istante.

Punti di forza: si rema tutti insieme nello stesso senso, nessuna a terra, riconoscimento del peso e del senso degli altri, festosità della vita urbana e politica (della porta) aperta.

Punti di debolezza (rischi): non sentirsi protagonisti, le fughe, non poterli trattenere qui, la bassa partecipazione, non trovare strategie di coinvolgimento.

13.2 Futuro, in sintesi

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Il tavolo dei segnali

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Il R.U.Lab va al mercato

E’ uno strumento di conoscenza ad aggregazione continua. E’ un punto di raccolta dei problemi e dei valori puntuali sulla scala del contesto urbano.

I cittadini sono esperti. Cono-scono la città in ogni sua piega perché la vivono. Sono seminatori di valutazioni. Generano il senso.

Chi entra nel R.U.Lab può in-dicare subito e precisamente i problemi e i valori sull’ortofoto

del territorio, costruire un sistema di conoscenza plurale. Ha post-it rossi e blu. Per i problemi (W) e per i valori (S). Accade nella prima stanza, vicino alla strada. Accanto alla MetaSwot generata il primo giorno dalla Pubblica Amministra-zione. Anche i fatti puntuali e unici sono declinati come questioni economiche, sociali, ambientali o culturali. Questo tono è scelto dalle persone.

Durante i metaplan il Tavolo dei Segnali si addensa. Accade quan-do le questioni dei contesti discor-sivi assumono localizzazione.

Tutti i post-it delle persone sono numerati progressivamente, codifi cati ed esposti, per restituire l’immagine viva di un contesto e un comune patrimonio.

L’urbanistica è una questione di vita quotidiana. Se deve rap-presentare il cambiamento deve cambiare, uscire dalle stanze e camminare a piedi. Tecnicamente questa cosa si chiama outreach. Più semplicemente è andare dalle persone.

Questa rigenerazione parla di

un mercato. Per questo la mappa va al mercato, in mezzo alla gente, alla verdura e alla frutta. Parla con i clienti e con i commercianti. E’ un tavolo tecnico a Largo Torino. Che spiega il progetto a tutti quelli che si fermano. Alla pari.

E infi ne i mercanti raggiungono il R.U.Lab.

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L'analisi di contesto unificataper il planning for real

In fase di restituzione, il sistema dinamico delle trenta bussole elaborate investe la disseminazione dei contenuti raccolti sul Tavolo dei Segnali e viene trasferita su un unico piano orizzontale, assieme al sistema dei valori e dei problemi georeferenziati durante tutti gli incontri strutturati.

Mentre la dimensione strategica dell’infanzia transita per forza di valori unifi cati direttamente sul tavolo come impronta generativa del PIRU, gli aggregati minuti raccolti compongono una geografi a fi ne di posizioni e un sistema-tessuto. Restituiscono un sistema di conoscenza su due scale parallele: valori e problemi della realtà, valori e problemi del programma di rigenerazione. 89

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I cittadini trasformano la rigene-razione urbana. Al R.U.Lab si vive una giornata di progettazione par-tecipata aperta a tutti, dalle 9.00 alle 21.00. Una giornata di sintesi e di ultima accumulazione.

Chiunque può scegliere libera-mente quando partecipare.

Adattiamo lo strumento del Planning for Real (Progettazione per la Realtà), con criteri operati-vi specifi ci, per rappresentare il sistema dei contributi emersi in un mese e sviluppare con le persone nuove rifl essioni.

Oggetto centrale dei lavori è l’area del progetto di rigenerazio-ne urbana fra Viale Torino e Viale dei Garofani. Un tavolo operativo in scala 1:200 è aperto a nuovi de-positi di contenuti ed alla conver-genza dei punti di vista. Accoglie, sul suo perimetro, i principali va-lori strategici disseminati da 178 bambini e dai docenti dell’Istituto Don Pappagallo.

Fuori, sulla lavagna del R.U.Lab, le “notizie dal tavolo” e i temi in corso di discussione.

Alla destra del tavolo, il quadro di sintesi emerso, con i punti di forza e di debolezza della realtà e del progetto di partenza.

L’arch. Francesco Gianferrini, dirigente e autore della solu-zione, partecipa ai lavori. Ha già adeguato il progetto di partenza:

• ripristinando il tessuto di via Torino e la continuità dello spa-zio verde;• ridefi nendo l’assetto della

palestra, per un diretto col-legamento con l’Istituto Don Pappagallo. La palestra viene ruotata di 180 gradi e sensibil-mente innalzata, per consentire pratiche sportive conformi alle norme sportive.

Questa seconda soluzione è esposta al R.U.Lab, accanto al tavolo di planning. Durante l’intera giornata, i partecipanti operano con semplici meccanismi, ispirati al principio generale dell’intera-zione costruttiva, fi ssando nuovi contributi.

Interagiscono i portatori di inte-ressi. A vario titolo.

Ragionamenti per la piazza e per il mercato:

• cooperazione e possibili intese d’attuazione con il Consorzio del-le Bontà: 10 commercianti uniti con Confcommercio;• concertazione dei tempi di

attuazione• progettazione partecipata con il

consorzio;• costruzione partecipata delle

regole etiche per il funzionamen-to e per la gestione del mercato;• cura diretta delle aree di ven-

dita• funzionalità dei banchi in accia-

io, forniti di corrente ed adeguati

alle esigenze tecniche e pratiche della vendita• autonomia energetica• recupero delle acque refl ue

grigie per l’irrigazione controllata• canali di scarico di servizio pro-

porzionati alle diff erenti attività• pendenze rilevanti per i defl us-

si d’acqua• tutela dello spazio mercatale

Ragionamenti per le attività sociali aff acciate sulla piazza e per il verde:

• proposta di servizi di idrochi-nesi per il benessere integrale umano al piano terra degli edifi ci di nuova costruzione• la dimensione sensoriale verde

come laboratorio dinamico del benessere• erbe offi cinali di interazione

per il sostegno alle diverse abilità dell’infanzia• aree giardino dei cinque sensi• polo dell’infanzia urbano e

diff uso nel verde• TVCC, videosorveglianza per

la sicurezza diff usa degli spazi aperti

Ragionamenti sulla mobilità e sui collegamenti:

• la permeabilità trasversale e i passaggi, attraverso “porte” di ac-cesso signifi cative, ad interazione dinamica umana;• potenziamento dei collegamen-

ti intermodali e localizzazione strategica delle fermate

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8 giugno 2011, planning for real, planning for PIRU

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Linee di Azione partecipata: un PIRU che cambia

Le idee degli abitanti sui cam-biamenti riguardano prevalente-mente l’area del PIRU, secondo un comune sentire di interventi diretti e immediati.

Lo stato di inagibilità degli edifi ci, dell’area incolta e del-la piazzetta in Largo Torino, ha fatto emergere aspetti valoriali e problematici, tali da fi ssarli in maniera sintetica su un program-ma di rigenerazione che, nel suo percorso di costruzione ha assun-to forme diverse rispetto al punto di partenza.

L’idea progettuale iniziale, prevedeva infatti la realizzazione di un asse attrezzato in continuità con la scuola Pappagallo: un parco urbano, una palestra seminterrata a servizio della scuola nelle ore diurne e dell’intera comunità nelle ore pomeridiane, degli edifi ci per servizi sociosanitari in sostituzio-ne della piazzetta, la realizzazione residenze sociali e private, l’area mercatale con stalli coperti, e due livelli di parcheggio interrato.

Gli elementi critici del progetto, individuati dagli abitanti, riguarda-no principalmente la trasformazio-ne della piazzetta e la pedonaliz-zazione su via Torino. Gli incontri hanno defi nito quanto questi luoghi avessero dei valori peculia-ri e consolidati nel tessuto sociale: un verde di quartiere piantumato dagli stessi abitanti ed un’agorà insostituibile, un luogo di incontro

intergenerazionale. L’interruzione di via Torino è letta come proble-ma ed elemento di rischio, perché aumenterebbe il numero degli incidenti stradali, stabilendo serie diffi coltà nel percorso casa – scuo-la (soprattutto quando piove). E porterebbe a una perdita del va-lore economico legato alle singole abitazioni.

Attualmente la viabilità consen-te nessi e scambi con parti diverse della città e possiede un’estrema fl uidità dei percorsi.

Il cambiamento recepito dal percorso di partecipazione è la conservazione dell’asse di via Torino e l’integrazione dello spazio verde esistente con il nuovo ambito mercatale. Qui cambia la vocazione stradale, ma la pedonalizzazione non esclude un transito regolamentato.

Altra criticità evidenziata attiene al futuro parco, in termini sia di manutenzione che di sorveglian-za: la tutela del verde, i costi di manutenzione, la sostenibilità nel tempo, la sicurezza sociale degli spazi. Il parco diventa luogo pro-tetto e sinergico, un pezzo di città protetto da quattro generazioni e dalla dimensione formativa della scuola. In questa visione, la soste-nibilità ambientale passa attraver-so l’installazione di un impianto di fi todepurazione delle acque grigie utilizzate dai mercanti e riutiliz-zabili per l’irrigazione del parco. Il

verde, attualmente presente, di-venta materia di progetto, evoluto, specifi co e partecipato.

Lo snodo essenziale del PIRU che cambia riguarda i percorsi dolci: l’apertura di maglie pedona-li tali da mettere in connessione il tessuto sociale con quello urbano. Il disegno architettonico iniziale circolare dei tracciati pedonali, come guida dei percorsi del nuovo asse, viene implementato da nuo-ve aperture verso le aree abitate, proprio nei pressi del condensarsi delle attuali “porte” al parco.

L’individuazione delle “porte” è fi glia di una diretta osservazione delle pratiche comuni e del coin-volgimento assiduo di cittadini che abitano il posto o che fre-quentano assiduamente l’attuale area mercatale. E’ un’ipotesi di nuova attenzione ai fl ussi di arrivo e di transito dagli abitati vicini, in particolar modo dalla fascia di palazzine che si trova tra Viale dei Garofani e Viale Federico II.

Si aprono spazi di discussione e ragionamento più vasti: si guar-da ai percorsi dolci come a segni importanti, capaci di connettere l’area periferica delle palazzine di tutta la zona ovest della città - via Federico II e Area 167 - con il centro urbano, tagliando trasver-salmente l’asse attrezzato. Nuovi percorsi dolci che attraversano il parco come connessione tra le parti di abitato, fra est ed ovest.

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Racconti strategici nel governo

Immaginare che le strade ciclo-pedonali abbiano piena dignità di reti di connessione urbana in ambiti periferici è anello essenzia-le per l’impostazione di una nuova mobilità urbana di tipo sostenibile e un passaggio obbligato ad un nuovo stile di vita.

Le strade possono tornare ad avere un ruolo socializzante come spazi in grado di esprimere la complessità della città: lungo le strade si materializza gran parte dei comportamenti degli abitanti.

Il senso del cammino si è dissol-to con la cultura dello zoning, che ha isolato la circolazione dal resto delle attività urbane, rendendo la strada solo luogo del passare e non più dello stare.14

Il PIRU assume una forma inte-grata. Diventa trama del tessuto sociale, economico e fi sico, attra-verso il perfezionamento dell’am-

14 A. Magnier, P. Russo, “Sociologia dei sistemi urbani”, ed. Il Mulino, Bologna, 2002, p. 189.

biente, di servizi decentrati e delle politiche di rigenerazione urbana, sociale ed economica.

La cooperazione tra cittadini, istituzione e tecnici defi nisce il lemma rigenerazione urbana come progettazione rivolta alle cose e all’immaginario, ai piedi della città (la dimensione dei cinque sensi) e alla città gigante (la scala territoriale, futura e vasta nel suo complesso), ai suoi aspetti sociali e temporali, al suo essere edifi cio del senso.

L’ascolto della Ricerca Azione si conclude nei futuri possibili dei settori amministrativi, negli am-biti di un intervento integrato per l’accrescimento della qualità della vita15.

Ecco alcune testimonianze

15 La qualità di vita o “benessere” della popolazione di una comunità, città o nazione, è un argo-mento chiave collettivo, in economia, scienze politiche, urbanistica e socio-logia. Quando una città ha una buona qualità di vita, la maggioranza della sua popolazione può fruire di una serie di vantaggi politici, economici e sociali che le permettono di sviluppa-re con discreta facilità le proprie po-tenzialità umane e condurre una vita relativamente serena e soddisfatta. Cfr. Wikipedia: visualizza il link dal QR-code di fi anco.

sull’identità dei settori, sulle linee strategiche future, sulla cura dei legami essenziali fra sfere di go-verno.

L’assessore Mangiatordi e la dimensione economica:

“La vocazione economica di Ter-lizzi è propriamente agricola, con specifi cità nel settore del fl orivivai-smo, essendo anche punto di riferi-mento per l’intera zona barese, fog-giana e, in parte, tarantina. La sua ampiezza ha fatto sì che rientrasse all’interno del Piano Strategico dell’area metropolitana. L’agricol-tura è il settore fi orente con sboc-chi occupazionali con particolare riferimento alla fl oricoltura e ha visto l’alternarsi delle generazioni. Il ricambio generazionale è quello

che sta consentendo visioni più mo-derne: le aziende hanno creato siti internet, hanno capito che è neces-sario commercializzare all’esterno. Inoltre le nuove generazioni hanno professionalità agricole, tecnica-mente formate, capacità spendibili

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anche per l’utilizzo dei fi tofarmaci. Il ricambio generazionale non è solo relativo al lavoro manuale, ma attesta un arricchimento della pro-fessionalità che prima non c’era”.

Le future linee strategiche del settore economico convergono in due contenitori principali: il Gal e il Distretto Pugliese del Florovivai-smo:

“Da poco abbiamo costituito il GAL. La maggior parte dei fi nan-ziamenti sono quelli veicolati dalla Regione, dal Governo e dalla Comu-nità. Parlare di sviluppo in maniera strategica e lungimirante signifi ca valorizzare il GAL, che punta alla di-versifi cazione dell’agricoltura e alla trasformazione dei prodotti agricoli. E’ un’opportunità importante per rendere più competitivo il settore, insieme alla valorizzazione della formazione. Importante è unire agricoltura, valorizzazione del terri-torio e turismo, che è di tipo interat-tivo, che si cimenta nella raccolta delle olive. Occorre essere insieme, cooperare, uscire dalla scatola dei settori. Un segno di cooperazione a Terlizzi è la cooperativa “Agricol-tura e Progresso”. E’ stato un primo tentativo ben riuscito: gente che si mette insieme, che raccoglie il pro-dotto e per conto dei contadini ne fa la commercializzazione su grosse catene.

L’altro strumento strategico è il “Distretto Pugliese del Florovivai-smo”, che ha avuto riconoscimento il 6 maggio. Impone la logica della cooperazione: mettersi insieme e guardare in grande. Il distretto vuole diff ondere il settore in tutta la Regione Puglia, che attualmente ha solo tre poli: Terlizzi, Taviano, Leverano. Se c’è buona volontà, basta poco per decollare. L’Olanda sta guardando alla Puglia per il settore del fl orovivaismo, perché si sono inaspriti i rapporti con Israele: abbiamo un potenziale di produ-

zione che interessa agli Olandesi. Il nostro limite è nella fornitura da farsi in maniera congiunta.

Altre cosa è la capacità di po-tenziare i trasporti. Questo non dipende dagli imprenditori ma dal Pubblico. Siamo molto deboli sulla logistica del fi ore reciso, che ha una vita breve e che richiede delle basi specifi che. Noi le potremmo avere: abbiamo l’aeroporto a Bari. A volte la merce la portiamo a Latina. Agli imprenditori bisogna chiedere di credere di più nella collaborazione, al Pubblico, un’attenzione maggio-re per le infrastrutture dedicate”.

I legami strategici con gli altri settori riguardano il settore am-bientale (per lo smaltimento dei rifi uti prodotti in agricoltura), quel-lo culturale (per lo sviluppo del settore turistico), quello dei servizi sociali (con l’attivazione dei corsi di formazione contro la dispersio-ne scolastica):

“Con il settore ambientale ci sono strette sinergie, come lo smaltimen-to dei rifi uti prodotti in agricoltura, ma anche la nuova ottica del GAL è testimonianza di questa forte collaborazione.

Stessa cosa avviene con l’Asses-sorato alla Cultura: condivido la delega al turismo, cultura e possibi-lità di sviluppo economico. Ci sono stati esperimenti molto belli per valorizzare i luoghi del mercato: la fl oricoltura è stata associata alla musica. Ci sono state le tappe di alcuni festival che sono stati fatti all’interno delle serre: c’era la cultu-ra associata ai fi ori.

Per i servizi sociali la connessione è inevitabile. C’è uno stretto lega-me. I servizi sociali sopperiscono a mancanze che per la maggior parte delle volte provengono dall’assen-za del lavoro. Abbiamo attivato un corso di formazione rivolto a ragazzi che hanno abbandonato le

scuole per conferire la qualifi ca di fl orivivaista”.

L’assessore Mastropasqua defi ni-sce l’identità del suo settore:

“Il settore dei servizi sociali è molto delicato nel complesso di una città. Riguarda le persone nei momenti più fragili della vita. E quei momenti arrivano all’improvvi-so. Per questo dai servizi sociali non passano solo i poveri e gli indigenti. Prima o poi ci passano tutti. Le fasi della vita toccano i momenti di fragilità. Ma anche nei momenti di normalità, per esempio quando i bambini vanno a scuola, il settore è trasversale rispetto a tutti gli altri aspetti della vita urbana. Trasver-sale perché rivolto non solo ai cittadini, ma anche a ditte, aziende, cooperative, che off rono e gestisco-no servizi. È un settore che intera-gisce con tutti i settori. La coesione sociale riguarda l’urbanistica, le attività produttive, la scuola...”

Le future linee strategiche della scala sociale sono particolarmen-te rivolte all’edilizia residenziale pubblica, per evitare processi di ghettizzazione dei ceti sociali e fa-vorire un’integrazione delle classi:

“Quotidianamente interagiamo con gli altri settori, è impossibile non avere rapporti di collabora-zione. Un esempio è il diritto alla casa e il rapporto diretto con gli uffi ci tecnici. Lo sviluppo della città inevitabilmente ha ricadute sulla coesione sociale. La scelta che ha fatto Terlizzi di distribuire l’edili-zia residenziale pubblica su tutte le lottizzazioni, è stata una scelta strategica, in modo da evitare le ghettizzazioni della popolazione”.

I legami con le altre sfere di go-verno si fondano su una continua cooperazione:

“La strategia è sempre fondata

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su una forte collaborazione tra le persone che lavorano negli altri settori. Il bilancio di previsione ha inevitabilmente delle ricadute sulla coesione sociale. Oltre ai docu-menti contabili e di sviluppo della città, orientati alla coesione, ci sono le relazioni che si intrattengono quotidianamente con gli operatori agenti nel sociale”.

L’assessore Berardi, ragiona su Urbanistica e Lavori Pubblici:

“È uno dei settori più importan-ti. Perché in un Comune come il nostro di 27.000 persone evidente-mente l’Assessorato all’Urbanistica e ai Lavori Pubblici assorbe il 70% di tutti i provvedimenti amministra-tivi. Attraverso l’attività edilizia si reggono le sorti dello sviluppo, per-ché con i tagli dei fi nanziamenti, gli investimenti ordinari vengono dal settore dei lavori pubblici. Grande parte e grande dispendio di forze ri-vestono le attività di manutenzione, come quella dei servizi scolastici, quella delle strade, dei servizi di pri-ma urbanizzazione. Probabilmente insieme ai Servizi Sociali questo è l’assessorato di front offi ce per le esigenze della socialità. È importan-te, perché disegna le strategie del futuro della città, attraverso visioni di sviluppo, predisponendo tutti quei provvedimenti che dovrebbero facilitare la crescita socioeconomi-ca della città”.

Le future linee strategiche riguardano lo svecchiamento del Piano Urbanistico, con ricadute sul diritto alla casa e sul diritto al lavoro:

“In questo secondo mandato si è messo a frutto tutto il lavoro sotterraneo del Piano Regolatore, perché avevamo uno strumento molto antico e di diffi cile attuazio-ne. Attraverso un lavoro costante si è cercato di facilitarne l’attuazione. La circostanza che diverse lottizza-zioni sono state approvate testi-monia la bontà del lavoro fatto. Come l’edilizia privata e l’edilizia residenziale pubblica, esse daranno una risposta al problema della casa da una parte, ed una al problema del lavoro. Si è avuta un’attenzione signifi cativa per utilizzare effi cace-mente tutti i fi nanziamenti pubblici per la realizzazione di nuove opere per la comunità. Con questo nuovo mandato si sono portati a termine appalti provenienti dal precedente e se ne sono iniziati di nuovi, con l’obiettivo di consegnarli entro la fi ne del tempo di governo. Con un monitoraggio giornaliero le opere sono andate tutte a buon fi ne, non si sono interrotte, non sono andate in contenzioso. Allo stesso tempo, abbiamo avuto un’attenzione par-ticolare per l’edilizia scolastica. La Scuola Pappagallo è la dimostra-zione di come l’Amministrazione abbia inteso investire le risorse, con un risultato evidente.

I legami strategici si integrano con il settore dei servizi sociali attraverso la realizzazione di un centro familiare. Con il settore culturale si condivide il recupero dell’ex-macello, secondo il pro-gramma regionale Bollenti Spiriti:

“I legami strategici con il settore economico sono impliciti. E’ stata importante la grande sinergia e il gioco di squadra tra gli amministra-tori. Si sono create cooperazioni molto profi cue per il futuro urba-no. Con i servizi sociali si è data la possibilità di candidare progetti che sono stati fi nanziati, come L’Imma-colata Concezione e il recupero dei locali sottostanti la scuola Pappa-gallo. Per quest’ultima verranno realizzati luoghi in cui famiglie e ragazzi potranno trovare persone qualifi cate per superare condizioni di confl itto. Con il settore culturale abbiamo ugualmente operato in sinergia, come nel caso del recupe-ro del vecchio mattatoio MAT, che vedrà giovani attivi nella musica e nel teatro. Un altro fatto importante è stato quello della Pinacoteca De Napoli.”

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Le parole delle persone, contano.

Una delle cose straordinarie riguardo agli eventi umani

è che l’impensabile diventa pensabile.

(Salman Rushdie)

La Governance è Politica Aperta. Le nuvole ne sono la metafora. Contengono la cifra del Ricono-scimento, della Collettività, del Cambiamento.

Il cambiamento è il senso del cantiere. Per questo, forse, ci ostiniamo a chiamare così gli spazi della partecipazione.

Le decisioni partecipate sono imperfette alchimie. Per questo sono anche laboratori.

Quando le cose cambiano attraverso gli incontri, avvengono trasmutazioni telluriche, stabiliz-zazioni del senso e si scoprono le nuove rotte.

Questo pezzo di storia deve ancora essere scritto. E’ un avvi-stamento e un’idea di governo.

E’ una terra e un patto.

Per fare un patto serve fi ducia e impegno. Servono regole e obietti-vi comuni. Servono i punti pro-grammatici delle cose.

Questo è il patto di attuazione di una rigenerazione urbana scrit-ta dalla Città di Terlizzi. Lo fi rma l’Amministrazione Comunale.

Lo fi rmano tutte le persone che lo hanno costruito modifi candolo, con transiti di parole e di senso, con le storie ed i racconti.

Lo fi rmano i bambini di Terlizzi, le maestre e i genitori.

Chi non lo fi rma non è mai ulti-mo e non è fuori dal patto. Questa storia lo riguarda, perché parla della vita concreta, di tutti i solchi e di ogni posto che prima o poi ospiterà le nuvole.

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Verso le intese. La costruzione del Patto

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1. Il processo di rigenerazione urbana è un fatto sociale. Riguarda la dimensione della Cittadinanza. E’ fondato sugli scambi di conoscenza e sui valori intergenerazionali.

2. La realizzazione di Programmi Integrati di Rigenerazione Urbana (P.I.R.U.) nella città di Terlizzi cura la dimensione ambientale e intergenerazionale, l’accessibilità di tutte le persone, la qualità dl vivere e dell’a-bitare e il Diritto di Sognare.

3. L’attuazione dei P.I.R.U. è fondata sull’innovazione dei rapporti umani e sul perseguimento della felicità, inteso come riconoscimento incrementale delle persone signifi cative.

4. Gli esiti e i contenuti del processo partecipato avviato con il RULab sono gli elementi direttori per l’at-tuazione della Rigenerazione Urbana nel Comune di Terlizzi.

1. I livelli di progettazione dei P.I.R.U. sono partecipati. Gli uffi ci comunali di competenza, mantenendo il governo tecnico ed amministrativo delle scelte possibili, aprono tavoli pubblici di confronto per l’evoluzio-ne collettiva delle soluzioni, coerentemente con i tempi di attuazione dei programmi e delle opere previste.

2. La progettazione si fonda sul principio di comprensione pubblica dei problemi e dei valori dei principali benefi ciari della rigenerazione urbana. I bambini, gli anziani e i soggetti diversamente abili sono intesi come principali esperti in problemi e valori.

3. I soggetti pubblici e privati, le associazioni no-profi t e, più generalmente, i benefi ciari o destinatari delle funzioni urbane previste dai P.I.R.U. cooperano nella defi nizione delle soluzioni tecniche.

4. L’impianto dei P.I.R.U. è ispirato dal riconoscimento delle funzioni a scala urbana, con particolare riferi-mento ai transiti pedonali e alle pratiche d’uso degli spazi pubblici.

1. L’intero impianto programmatico ed attuativo del P.I.R.U. di Via Torino è coerente con il mondo dell’in-fanzia, degli anziani, dei diversamente abili. Esso costituisce una proposta di ricucitura di funzioni a scala urbana per l’integrazione comunitaria e la qualità di vita dei residenti e dei destinatari delle funzioni stesse, migliorando le condizioni di attrattività dell’area e della città di Terlizzi e la mobilizzazione delle risorse pubbliche e private al quadro generatore degli investimenti di rigenerazione.

2. L’Istituto Don Pappagallo partecipa alla defi nizione della Rigenerazione Urbana nel tempo, mediante percorsi didattici dedicati per la progettazione, l’attuazione, la protezione, l’animazione e la promozione degli spazi oggetto di trasformazione e costruzione.

3. L’attuazione della piazza e del mercato parte del P.I.R.U. di Via Torino e le relative regole di funzionamento si basano sulla trasparenza, sull’etica, sulla cooperazione sociale. Il mercato promuove attività di socializzazione e di sostenibilità economica ed ambientale.

4. L’attuazione del P.I.R.U. cura la mobilità sostenibile, mediante soluzioni e sistemi di pratiche collettive.

5. Gli spazi pubblici del P.I.R.U. sono multisensoriali, promuovono la conoscenza e l’intelligenza emotiva.

6. Il P.I.R.U. persegue il consolidamento della memoria individuale e collettiva, mediante attività intergenerazio-nali che curino e proteggano il valore delle persone.

La Città di Terlizzi, 28 giugno 2011

Art.1La Rigenerazione Urbana come Bussola del Futuro

Art.2Progettazione Partecipata

dei P.I.R.U.

Art.3Primi Punti programmatici

sull’area di Via Torino

PATTO DI ATTUAZIONE DELLA RIGENERAZIONE URBANA

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Anyway, Accessalento, la valu-tazione delle strutture dal punto di vista dei diversamente abili

http://www.accessalento.it/chi.htm

Bauraum, case sugli alberi

http://www.baumraum.de/index.php?pid=5

Le Coriandoline. Le case amiche dei bambini e delle bambine

http://www.coriandoline.it/ita/in-dex.html

Il giardino dei cinque sensi. Concorso di idee Ortinparco 2010, progetto fi nalista

http://europaconcorsi.com/projects/129976-Il-giardino-dei-cinque-sensi

Il giardino dei suoni, dei colori, degli odori e dei sapori. Laborato-rio sugli spazi

http://www.tempiespazi.it/spazi/suoni/home.htm

Il mercato delle idee. Per una città dai processi decisionali inclusivi. Concorso di idee

http://europaconcorsi.com/projects/27263

Sensational Park. Nabito Arqui-tectura, Frosinone, 2009-11

http://www.spaziouno.org/2009/12/sensational-park/

2A+P/A progetto realizzato in spagna con i cittadini di Calaf su uno spazio residuale urbano

http://www.2ap.it/en/projects/lu-gar_especifi co/index.html

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Biblio-linkografia del reale

Geodesign, istallazione, 2a+p Architettura, Torino 2008

http://www.2ap.it/en/projects/geo-design/index.html

Formez, In Signifi cati di gover-nance, a cura di FORMSTAT e dello staff Linea Osservatorio Progetto Governance

http://db.formez.it/fontinor.nsf/0/9ED118F5F3010FAEC125710A0058493B/$fi le/Signifi cati%20di%20GO-VERNANCE.pdf

G. Amendola, La paura diff usa e la domanda di sicurezza nella città contemporanea, in La sicurezza nella progetta-zione urbana, Atti del convegno, Bologna 13 Novembre 2000.

G. Bachelard, La poestica delle Rêverie, Dedalo, Bari, 1972.

G. Bachelard, Il diritto di sognare, Dedalo, Bari, 1987.

M. Bergamaschi, M. Colleoni, F. Martinelli, La città: biso-gni, desideri, diritti. Dimensioni spazio-temporali dell’esclu-sione urbana, ed. Franco Angeli, Milano, 2009.

A. Magnier, P. Russo, Sociologia dei sistemi urbani, ed. Il Mulino, Bologna, 2002.

G. Toriano, Metodi e tecniche della ricerca sociale, ed. Pensa Multimedia, Lecce.

Banca delle Immagini:l’album del Rulab in rete

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Credits

Staff del R.U.Lab:

Graziana Basile, ricercatrice sociale

Cirino Carluccio, pianifi catore territoriale

Fedele Congedo, architetto, coordinatore del R.U.Lab

Testi e immagini:

Graziana Basile, Cirino Carluccio, Fedele Congedo

Collaborazioni:

Livianna Curri, facilitazione

Donata Bologna, progetto grafi co e impaginazione

R.U.Lab è il Laboratorio Partecipato di Rigenerazione Urbana

della Città di Terlizzi a cura di

Comune di Terlizzi

Soc. Coop. Ricerca & Sviluppo

Si ringraziano l’Amministrazione Comunale, i tecnici e i funzionari del Co-mune di Terlizzi, i bambini e il personale docente dell’Istituto Scolastico Don Pappagallo, la Dirigente Prof.ssa Margherita Bufi , gli Scout del gruppo AGE-SCI - TERLIZZI 1, le associazioni, i professionisti, i commercianti e i cittadini che hanno costruito insieme l’esperienza.

Molti cittadini hanno costruito scenari collettivi e

paesaggi. Tanti hanno portato tasselli di mosaico, elementi

grandi e piccoli, non meno signifi cativi. Il cambiamento è

la cifra del meccanismo. La vita è cambiamento.

Queste storie di legami e di incontri sono prassi

dell’abitare e transiti. Equilibri fra azioni di progettazione

partecipata, dall’alto in basso, e forze deboli, ugualmente

essenziali e signifi cative, che procedono, dal basso in

alto. I cammini incrociati sono il luogo speciale del

riconoscimento.

R.U.Lab

Pinacoteca De Napoli

maggio - giugno 2011

rulabterlizzi.wordpress.com

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indice

1. Strategie del R.U.Lab, il Laboratorio di Rigenerazione Urbana di Terlizzi

2. Il quartiere di intervento e l’area d’indagine

3. Identità fi sica del R.U.Lab

4. 9 maggio 2011, l’incontro con la Pubblica Amministrazione

5. ComunicAzione come disseminAzione

6. La ricerca-Azione 6.1 La Ricerca Azione, una nota metodologica 6.2 L’ambito dell’indagine, l’osservazione diretta e i racconti degli abitanti

7. 19 maggio 2011, Commissione Urbanistica al R.U.Lab

8. R.U.Lab Primario, un Laboratorio Primario per la Rigenerazione Urbana 8.1 16 maggio 2011, Pubblica Amministrazione a Scuola 8.2 17 maggio 2011, Metaplan e Muro Nomade dei Costruttori 8.3 Muro Nomade. Identità e idee vaganti 8.4 Muro Nomade di Don Pappagallo, coscience rêveuse della rigenerazione urbana 8.5 Racconto del Muro Nomade dei 178 bambini 8.6 Bussola di Pappagallo. Anno 2016, come fi ori selvatici 8.7 I punti programmatici per la scala urbana, la Bussola dal Futuro

8.8 18 maggio 2011, il Deposito delle Nuvole 8.9 18 maggio 2011, Mappa delle relazioni primarie 8.10 24 maggio 2011, R.U.Lab Primario delle maestre. Per intervenire fra scuola e parco

8.11 25 maggio 2011, R.U.Lab Primario. Planning for Real, il Posto delle Nuvole. Primo tempo. 8.12 27 maggio 2011, R.U.Lab Primario. Il Posto delle Nuvole.Secondo tempo: l’evoluzione nomade.

8.13 I punti programmatici dall’infanzia per l’attuazione del PIRU

9. 16-25 maggio 2011, l’esplorazione urbana degli Scout: Valutazione della Qualità e Bussole

Viaggianti. La ricerca-azione per la ricognizione della qualità urbana 9.1. Le bussole viaggianti, l’impronta dinamica della swot e la valutazione

9.2 Schede di valutazione della qualità urbana

9.3 25 maggio 2011, Metaplan degli scout, l’Impronta della Qualità Urbana 10. 20 maggio 2011, l’incontro con il comitato degli abitanti dell’insediamento Fracchiolla

11. 22 maggio 2011, Metaplan degli stakeholders

12. Ragionare con chi abita con un muro nomade a crescita continua

13. ASW. Terlizzi 2021, Il futuro è ora!

13.1 Terlizzi, 7 giugno 2021: la visione condivisa positiva, a quattro dimensioni transitanti 13.2 Futuro in sintesi, il Manifesto

14. Il Tavolo dei Segnali

15. Il R.U.Lab va al mercato

16. L’analisi di contesto unifi cata per il planning for real

17. 8 giugno 2011, planning for real, planning for PIRU

18. Linee di Azione partecipata: un PIRU che cambia

19. Racconti strategici nel governo

20. Verso le intese, la costruzione del Patto

21. Bibliolinkografi a del reale

. Credits

. Tavole narrative del percorso

. Lavagna

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