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AVIS-ABVS Regionale Veneto LJUBLJANA
Rovigo, Tempio “La Rotonda”
III° Meeting Internazionale
sabato 23 ottobre 2004
pressoCen.Ser. - Sala A. Bisaglia - Rovigo
Le Leggi del volontariato in Italia ed in Slovenia
Iniziative di promozione nel mondo della scuola
AVIS ABVS Regionale Veneto - Croce Rossa Slovena di Lubiana – Rovigo, 23 ottobre 2004
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AVIS ABVS Regionale Veneto - Croce Rossa Slovena di Lubiana – Rovigo, 23 ottobre 2004
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INDICE
pag.
Programma______________________________________________ 5
Relatori
Ivan HVALA___________________________________________ 7
Francesco MAGAROTTO_________________________________ 15
Boštjan NOVAK_________________________________________ 32
Graziana FUSER_________________________________________ 37
Roberto RONDIN________________________________________ 40
Laura ELIA_____________________________________________ 42
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AVIS ABVS Regionale Veneto
3° MEETING INTERNAZIONALE
Sabato 23 ottobre 2004Cen.Ser. Rovigo Fiere - Sala A. Bisaglia
Ore 14,30 Presentazione
Prima parte Le Leggi del Volontariato in Italia ed in Slovenia
Ore 14,40 Volontariato, le basi normative importanti per la donazione di sangue
Ivan HVALAPresidente della Croce Rossa Slovena Associazione Area di Lubiana
Ore 15,00 Volontariato in Italia, le basi normative
Francesco MAGAROTTOAmministratore AVIS ABVS Veneto
Seconda Parte Iniziative di promozione nel mondo della Scuola
Ore 15,30 Sensibilizzazione sulla donazione di sangue dei giovani
Boštjan NOVAKResponsabile sanitario nazionale per la donazione di sangue della CroceRossa Slovena di Lubiana
Ore 16,00 Presentazione della ricerca associativa sul Portfolio delle competenze dellostudente nell'ambito dell'Educazione alla Convivenza Civile
Graziana FUSERResponsabile Comm. Giovani AVIS Provinciale Treviso
Ore 16,20 Presentazione CD rom per le Scuolepromosso da AVIS e FIDAS Veneto
Roberto RONDINResponsabile Comm. Promozione e Propaganda AVIS ABVS Regionale
Ore 16,40 Presentazione Giochi in scatola ed interattivi"Fiabilas" "GiocAVIS" "Blood's adventure"
Laura ELIAResponsabile Progetto AVIS Provinciale Venezia
Ore 17,15 ConclusioniMaurizio BONOTTOPresidente AVIS ABVS Regionale Veneto
Ore 17,30 Termine dei lavori
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Ivan HVALAPresidente della Croce Rossa Slovena Associazione Area di Lubiana
LE NORME NELLA SFERA DELLE ASSOCIAZIONI, ORGANIZZAZIONIUMANITARIE E NON GOVERNATIVE
Dopo le agitazioni studentesche nel 1968 (Parigi, Berlino, … Ljubljana e Belgrado) si è
sviluppata una serie di discussioni della società civile. Nell’ambito della filosofia politica
sono cominciate nelle Università le discussioni su liberalismo, di Hegel e del giovane Marx.
Cercavano le qualificazioni accademiche di questo avvenimento. La prima linea della
discussione si svolgeva nell’ ambito del motto della lotta politica. Fino agli anni ‘80. Si
pensava anche sul movimento della democratizzazione, soprattutto nei riguardi dei regimi
autoritari in Sud America e sistemi totalitari dell’ Est. Ma anche del successivo processo della
democratizzazione nelle democrazie dell’ Ovest. In verità non era la democratizzazione, ma
la liberalizzazione. L’accento politico era chiaro: la società civile e tutto quello che non è il
governo esistente, è l’opposizione dell’ esistente governo. Al livello successivo trascorreva la
discussione nel senso pragmatico, del sistema governativo. Si poneva la domanda, se non è
anche la società civile uno strumento della gestione, per il regolamento dei conflitti sociali. Si
è formata un’opinione chiara, che la società civile, è la parte opposta dello stato politico e non
soltanto dello stato laico ( lo stato laico agisce per qualcuno soprattutto come lo stato in
contrasto con la religione).
La società civile è definita soprattutto come l’attività autonoma e libera dagli individui, che si
associano volontariamente nelle associazioni che interessano. Naturalmente riflettiamo sulle
associazioni, per esempio in Slovenia, in maniera diversa rispetto ad eventuali associazioni in
Iraq o in Kosovo. Il processo dell’individualizzazione del singolo è la prima condizione per la
nascita della società civile. Dunque la società civile tenta di svilupparsi nel territorio, per
essere riconoscibile secondo i suoi propri segni distintivi: l’autonomia dallo stato o qualunque
altra rigida forma gerarchica o autocratica. Questo è uno spazio intermedio tra la sfera privata
e lo stato. In questo spazio oggi mettono mano anche le ideologie conservatrici che tentano
nuovamente di dominare così lo stato politico come la società civile e con ciò annullano la
differenza tra l’uno e l’altra. Un altro segno importante della società civile è il pluralismo, la
diversità. Naturalmente, per esempio i gruppi e i movimenti religiosi, fondamentalisti, etnico
sciovinistici e rivoluzionare militanti, non possono ascriversi nella società civile.
Quali sono dunque i segni riconosciuti della società civile:il cittadino attivo (cittadinanza) o
se aggiungiamo anche il cittadino democratico (cittadinanza), che si sa opporre al campione
autoritario dei gruppi sociali. La società civile dovrebbe soprattutto consolidare la democrazia
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come una forza sociologica reale, che soddisfa le aspettative degli individui e dei gruppi
sociali nella direzione della conformità del bene individuale e pubblico. Ristabilisce i canali
nei quali possono i cittadini non soddisfatti posso presentare i propri desideri ed interessi.
Assume determinati livelli delle decisioni, con ciò solleva da questo onere la società politica o
stato. La sua presenza è condizione obbligatoria per l’esistenza di una forza civile nel paese.
Come tale si può opporre alla politica autoritaria ed alle decisioni non legittime, anche
quando si tratta di maggioranza intollerante.
II
SLOVENIA NELLA PREPARAZIONE PER L’UE.
Dopo il 2000 sono cominciate le preparazioni per il rinnovo della legge per le associazioni,
prima di ciò era già stata approvata la legge delle fondazioni. E’ cominciata inoltre la
discussione della legge per le organizzazioni non governative e la legge per il volontariato. In
Slovenia ci sono più di 18.000 organizzazioni non governative, in gran parte sono queste le
associazione presenti, nelle quali è inserita la metà dei cittadini.
La legge sulle associazioni si avvale di un regolamento legislativo , che e’ paragonabile alla
legislazione europea occidentale, soprattutto di quella parte, che proviene dall’ affermazione
dei diritti umani. Afferma il libero principio del associazionismo con la limitazione, quando
ciò lo richiede la sicurezza dello stato e la sicurezza pubblica. La legge toglie le barriere per la
costituzione delle associazioni e soprattutto per il non profit persone giuridiche. Determina gli
ambiti legali delle associazioni straniere in Slovenia. Particolare significato è attribuito alle
associazioni, che operano per il pubblico interesse. Tali associazioni dovrebbero avere anche
le agevolazioni d’imposta, esenzioni, diverse o minori livelli di tassazione, e quindi una più
libera e normale azione. Lo stato dovrebbe perciò riconoscere formalmente la loro attività. La
legge è soltanto l’ambito. Non può prescrivere tutto quello, che è migliore per la società
civile. In questo caso lo stato è soltanto l’organo registratore, che permette alle associazioni la
loro fondazione. Per la soluzione delle eventuali controversie è prevista l’autodecisione e
naturalmente il percorso della giustizia. Con questo dovrebbe essere garantita l’ obiettività e
l’imparzialità del giudizio. Le associazioni, accanto alle attività di base possono svolgere
anche le attività profit, ma che devono essere connesse con l’attività di base, destinata ai
compiti, per quali è stata fondata l’associazione. Tale attività non può presentare la
concorrenza sleale ai soggetti economici. Naturalmente è insostituibile il lavoro degli
ispettori, ma ancora più importante è il controllo interno. Sarà attuato il registro centrale di
tutte associazioni. Per riassumere:, più libertà, il supporto e gli stimoli determinati
normativamente per potersi sviluppare, lavorare meglio, ma contemporaneamente maggiore
controllo dello stato nel caso di violazioni. La legge porta una dettagliata definizione del
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termine cosa significa azione nel pubblico interesse. Lo definisce come una attività, che
supera gli interessi dei membri e che è di generale utilità. Tali associazioni saranno
riconosciute dallo stato, ma l’attività professionale, tecnica ed amministrativa necessaria per il
riconoscimento, dovrebbe svolgersi nei competenti ministeri. E’ prevista anche la possibilità
di valutare se togliere tale status. Tali associazioni dovrebbero essere messe sotto la
dipendenza del più rigido controllo statale. Dovrebbero preparare i programmi annuali e di
medio termine ed i rapporti sull’attività prestata.
La novità molto importante è la determinazione più chiara della gestione della contabilità del
bilancio, la determinazione sulla possibilità di concordati preventivi, dell’ amministrazione
straordinaria, e del fallimento dell’associazione e naturalmente dell’ accomodamento del
divieto legale dell’ azione dell’associazione.
Le associazioni sono certamente una di quelle forme organizzative, che operano nella sfera
delle organizzazioni non governative. Il compito della legge per le associazioni non è
l’organizzazione delle domande sistematiche dell’azione delle organizzazioni non
governative.
III
LE ORGANIZZAZIONI NON GOVERNATIVE.
La legge dovrebbe determinare cosa in realtà è una organizzazione non governativa. Dopo il
2001 cominciavano a nascere due documenti strategici. Il centro per le organizzazioni non
governative ha cominciato il dialogo con il governo per i cambiamenti legislativi,
dell’educazione per il supporto amministrativo tecnico a quel settore della rete per l’azione
delle organizzazioni non governative. Contemporaneamente sono cominciate le discussioni
sulla strategia. Il documento conforme contiene la precisazione sulla missione del settore non
governativo, le comuni sfere d’ azione, i progetti. Il settore non governativo è determinato
come uno tra i tre principali settori della società moderna nel rapporto dello stato e il settore
privato, dunque il sotto sistema sociale autonomo con compiti, che non possono essere
eseguiti negli altri sotto sistemi della tematica:
- la legislazione, finanziamento, infrastruttura, gli standard;
- e nella sfera della collaborazione la strategia della collaborazione con il governo, le
unioni locali e internazionali e il pubblico in generale.
Al momento sono state definite 23 finalità strategiche e di orientamento ed in conformità a
queste sono anche elencati i progetti. Sono state individuate le competenze regionali e negli
ultimi tempi anche la nuova costruzione del terzo settore. L’inserimento delle organizzazioni
non governative è previsto nella preparazione della realizzazione:
- dei documenti strategici dello sviluppo in Slovenia.
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IV
VOLONTARIATO, LA PREPARAZIONE ALLA LEGGE, GIUGNO 2004
Vista la diversità e soprattutto sottolineata la libertà del volontariato non ce n’è bisogno di
una normativa legislativa specifica, bensì bisogna creare le condizioni stimolanti per il
volontariato e determinare il minimo degli standard dei diritti per un volontario. In prima
linea e soprattutto per il volontariato organizzato.
L'obiettivo di base delle norme è determinare quali sono le parti dello stato e delle
comunità locali che devono confrontarsi con le organizzazioni non governative ed altre per lo
sviluppo della società slovena che operano nel campo del volontariato.
Il volontariato è nelle società moderne uno dei valori fondamentali, importante per il Terzo
settore, e la congiunzione della propria stabilità. Sottolineato è il contributo del volontario,
che sulla base di volontariato provoca flusso a doppia direzione di donare e ricevere sulla base
solidale che rinforza la responsabilità e l'impegno di un individuo in società e contribuisce
alla crescita personale del volontario. Su questa base è stimolante lo sviluppo della
potenzialità umana, che migliora la qualità della vita ad un grandissimo numero di persone in
situazioni di disagio.
Con le norme bisogna assicurare tutte le forme del volontariato (e dell’ operatore), simile,
come è già determinato nell’ ambito dei rapporti di lavoro. Questo obbligo deve essere
assunto dall'organizzazione volontaria, che cerca la soluzione ottimale per includere
l'individuo secondo i suoi interessi.
E’ proibito usufruire il volontariato per obiettivi di lucro. Questo vale per tutti i soggetti, che
non sono le organizzazioni del volontariato (società economiche ed altri privati). Questa
disposizione è importante anche per il regolamento dei rapporti verso le altre leggi, per
esempio la Legge dei vigili del fuoco, che esattamente determina le condizioni della
partecipazione dei vigili del fuoco volontari e con questo è collegata l'assicurazione ed il
compenso monetario o la Legge della Croce rossa (prescrizioni della sfera per la donazione di
sangue, protezione civile, il lavoro preventivo sociale e sanitario).
DETERMINAZIONE DEI CONCETTI
Il volontariato attinge l'attività dell'individuo, per il quale decide liberamente e per
quell'attività non sta aspettando nessun vantaggio materiale ma è intenzionato nel bene degli
altri o rispettivamente per comune pubblico vantaggio.
Al Legislatore interessa soprattutto il volontariato organizzato. Questo si esegue nell'ambito
delle organizzazioni, che devono essere persona legale e secondo la legge non-profit. Queste
sono le società, enti (pubblici e »privati«) ed istituzioni. (Anche le istituzioni delle comunità
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religiose – la legge delle organizzazioni umanitari – in preparazione). Determinato e anche
l'ambito minimale temporale del volontariato per raggiungimento dei diritti se seguono da
quella legge e ciò comporta minimo quattro ore al mese. Il significato speciale ha
volontariato nell'ambito delle società e associazioni ed altre organizzazioni, che hanno lo stato
delle organizzazioni umanitarie. L'associazionismo e le attività degli individui in quelle
organizzazioni sono il principio d'interesse e volontario, ma tutto il lavoro dei soci in quelle
organizzazioni non si può annoverare come volontariato organizzato, dovrebbe essere
volontariato degli eletti e nominati dirigenti, esperti e dall'altra parte dei volontari, che
eseguono le attività in bene dei soci della organizzazione e degli altri.
Il Legislatore interessa il volontariato a lungo termine, che si esegue minimo 20 ore alla
settimana, anzi continuamente almeno per sei mesi. Questo è così detto servizio volontario.
Secondo i diritti il volontario per tale lavoro è assicurato e conforme al senso pari al
dipendente, ma non riceve lo stipendio.
Chi puo essere il volontario? Questo è un individuo, che ha compiuto 18 anni, che ha la
cittadinanza stabile o temporanea nella Repubblica di Slovenia o è cittadino straniero. Le
persone minori possono eseguire tale lavoro solo con il consenso scritto dai loro
rappresentanti legali.
L'organizzazione volontaria può essere solamente l'organizzazione, che acquista nuovi
volontari, li qualifica e poi li intercede ad un'altra organizzazione per il vantaggio, nell'
ambito del quale poi i volontari eseguono il volontariato (caratteristico per il volontariato
all'estero). Ma può essere anche 'organizzazione, che associa tutte queste funzioni citate.
LE CONDIZIONI PER ESEGUIRE IL VOLONTARIATO
I diritti minimi del volontario sono contemporaneamente obblighi delle organizzazioni
volontarie. Specialmente è importante, che il volontario sia completamente a conoscenza del
volontariato, preparato, avvertito sui possibili pericoli, e deve essere assicurata anche la
sicurezza del volontario. Il volontario non può essere lasciato all'organizzazione di base.
L'azione del volontario deve avere il supporto per la soluzione dei problemi e lo scambio
delle esperienze. Deve avere anche il diritto al reclamo.
Gli obblighi del volontario sono di responsabile svolgimento del lavoro (lavoro curato e
scrupoloso), considerando le regole dell'attività dell'organizzazione e con rispetto verso le
persone, secondo i codici d'etica.
Tra il volontario e l'organizzazione, i rapporti regolati dalla legge. L'accordo ha il carattere del
consenso alle condizioni e ai modi di svolgimento del lavoro volontario. In precisi casi deve
essere in forma scritta (nel caso del volontariato a lungo termine, del volontariato all'estero o
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se così è richiesto dal volontario o dall'organizzazione). Tale accordo determina il diritto del
volontario, di recedere dall'accordo, mentre l'organizzazione volontaria ha tale diritto solo nei
casi di gravi violazioni dell'accordo stesso o degli obblighi di volontario.
Il legislatore determina anche il livello minimo di qualificazione del volontario. Tale
qualificazione e specialmente importante nel campo del lavoro sociale e sanitario con le
persone. La qualificazione e gratuita però nell'ambito delle possibilità.
Il supporto personale è uno dei diritti del volontario. E' necessario l'aiuto per una comune
soluzione dei problemi essenziali con il lavoro di gruppo.
Importanti sono i diritti materiali del volontario. Il primo è il diritto di rimborso dei costi di
trasporto, ciò significa, che il volontario non esegue il proprio lavoro in proprio svantaggio
materiale. I costi sono determinati allo stesso modo che per i dipendenti. Ma ci si può
accordare anche per una cifra inferiore. Questo vale per i volontari socialmente e
materialmente provvisti, che possibilmente non chiederanno il compenso dei costi. Gli altri
costi fanno parte dell'accordo.
Il secondo diritto è il diritto al compenso che può essere anche in moneta o meno. L'obbiettivo
è il riconoscimento, che viene espresso in manifestazioni culturali o sociali per il volontario.
Un articolo speciale tratta le somme corrisposte ai volontari e alle organizzazioni di
volontariato, che hanno una tassazione agevolata (per il rimborso dei costi alla persona, che
lavora per il volontariato: amatoriale, umanitarie, per invalidi, corsi d'educazione, sanitari,
culturali, sportivi e le attività di ricerca e nelle attività delle società o loro unioni per la
realizzazione degli obbiettivi o scopi, per i quali sono state fondate le associazioni). Questa
disposizione si riferisce alle attività, che sono anche nell'ambito della legge delle società e
delle attività dei sindacati e dei partiti con il carattere profit. I contributi sono esentati fino al
livello di 500 euro annuale (il limite finale lo determina il governo e la legge).
Il volontario ha il diritto al riconoscimento dell'attività svolta a titolo di referenze per il suo
futuro.
Le regole per i reclami del volontario: il volontario può fare reclamo, se lo ritiene per la
violazione dei suoi diritti di volontario. Il reclamo può essere presentato all'organo superiore
della gestione delle organizzazioni di volontariato o a qualche altro organo, che e autorizzato
per questi scopi.
I DIRITTI ALL'ASSICURAZIONE SOCIALE
Sono determinate le più indispensabili forme (per il caso di lesioni sul lavoro o di malattia
professionale). Cosi sono assicurati anche gli studenti universitari, che lavorano tramite
Servizio studentesco. Ma il volontario può in modo esplicito accettare meno diritti.
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Nel caso di disoccupazione, i disoccupati, che svolgono il volontariato, non dovrebbero essere
danneggiati nel loro diritto all'assicurazione per disoccupazione. Ma naturalmente deve
comunque mettere a conoscenza della sua attività l'ente per occupazione.
Il volontario dovrebbe avere gli stessi diritti all'assicurazione sociale che ha un dipendente. I
costi dell'assicurazione è obbligata a coprirli l'organizzazione di volontariato, se non è
concordato diversamente. In Slovenia non sono ancora stabilite le condizioni per la messa in
pratica di tali determinazioni. Queste condizioni sono collegate con un maggiore inserimento
dello stato nelle comunità locali ai concorsi dei lavori adeguati. Su questa base si svilupperà
un istituto di vantaggio molto universale, che creerà le possibilità per lo svolgimento del
volontariato a lungo termine.
IL RUOLO DELLO STATO E DELLE COMUNITA LOCALI ALLO SVILUPPO
DEL VOLONTARIATO
Importante è, che lo stato riconosce il volontariato come grande risorsa per il miglioramento
della società, eguaglianza, diminuzione della povertà e dell'emarginazione di determinati
gruppi. Lo stato sta cercando di favorire il volontariato togliendo le barriere legali,
promuovendo il riconoscimento e creando le condizioni materiali per il suo sviluppo.
E prevista l'approvazione del programma nazionale per stimolare il volontariato (la
dichiarazione d'importanza di tale lavoro, la concretizzazione delle finalità e priorità, propria
promozione e sviluppo). Il programma determinerebbe anche le più importanti attività
concrete. Tale programma approverebbe il Parlamento della Repubblica di Slovenia sulla
proposta del governo della Repubblica di Slovenia. Perché il volontariato si estende sulle
competenze dei diversi ministeri, e stata prevista la collaborazione di più ministeri
(soprattutto seguenti: Ministero per lavoro, famiglia e affari sociali, Ministero per la scuola e
lo sport, Ministero per la salute, Ministero per la difesa). Dal citato sono evidenti le priorità
della sfera per azione dei volontari come: le attività sociali e sanitarie, partecipazione allo
sport, le attività di tempo libero, le attività della protezione delle persone umane e del
patrimonio in pericolo, … Ogni ministero collaborerebbe con tutte le organizzazioni
volontarie, che operano nella sfera della propria competenza. Nella preparazione bisogna
attirare anche le comunità locali, dove tale lavoro si svolge davvero. Il programma nazionale
dovrebbe essere approvato per il periodo di quattro anni, ma si può includere anche le linee
direttrici di lungo termine. Per il suo eseguimento e completamente responsabile il governo
della Repubblica di Slovenia, per lo svolgimento pensano nell'ambito delle proprie
competenze i ministeri (i preparatori del programma). Sono previste le relazioni annuali fino a
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giugno ogni anno al Parlamento. Le comunità locali preparano i propri programmi al territorio
più stretto.
Lo sviluppo del volontariato è strettamente legato con la collaborazione delle autorità e delle
organizzazioni volontarie, ma questo non esiste ancora su tutto il territorio. Prevista è anche
l'associazione delle organizzazioni nei centri non formali per più facile trattativa con gli
organi delle autorità e per lo svolgimento dei compiti in comune interesse.
Lo stato assume il rimborso dei costi del volontariato (la parte componente dei concorsi) – ma
spesso proprio i costi delle organizzazione volontarie non vengono prese in considerazione.
La legge sottolinea la parte dell'educazione per lo sviluppo dei valori del volontariato nella
società e lo sviluppo personale dei giovani, per sensibilizzare l'inserimento dei giovani nella
società.
CONTROLLO E LE SANZIONI
E' previsto il controllo ispezionale sull'applicazione delle leggi e altre regole, contratti di
lavoro e atti generali, sulle quali si basa il volontariato
Le sanzioni per i casi se le società economiche … usufruiscono del volontariato per lo
svolgimento delle proprie attività.
Dall'approvazione della legge è stabilito un termine annuale per l'approvazione del
programma nazionale.
Per la società civile vale il mantenimento dell’alto livello di autonomia. La sfera privata e lo
stato politico non la possono sostituire. Anche quando vogliono intervenire in questo campo,
non si tratta di un'azione incisiva. La discussione odierna è anche il bagaglio della società
civile.
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FRANCESCO MAGAROTTOAmministratore AVIS ABVS Regionale Veneto
IL VOLONTARIATO IN ITALIA
Il volontariato è un fenomeno antico che è andato via via aumentando e modificando con lo
sviluppo della società, dei sistemi economici e politici, e quindi di Welfare. Provando a
schematizzare lo sviluppo storico del volontariato potremmo dimensionarlo in tre fasi:
PRIMA FASE: IL VOLONTARIATO TRADIZIONALE O PRE-MODERNO.
E' quello della tradizionale beneficenza e si svolge nei luoghi tipici: dagli ospizi, agli
orfanotrofi dove fin dai secoli XIV e XV la pubblica pietà "conservava" orfani e trovatelli,
malati e non autosufficienti.
Con diverse accentuazioni l'approccio caritativo, perdura fino alla metà di questo secolo
limitando il proprio intervento alla persona che non riesce a garantirsi la sopravvivenza
economica e sociale.
Nella banca dati 2001 della Fondazione Italiana Volontariato le organizzazioni più antiche e
sorte prima della metà del secolo ammontano a circa il 10% del totale.
SECONDA FASE: LA NASCITA DEL VOLONTARIATO MODERNO.
Ha origine con l'affermarsi del Welfare State e quindi con le grandi riforme dell'assistenza,
previdenza e sanità che seguono le spinte alla modernizzazione prodotta dal sorpasso della
nuova società terziaria nei confronti della vecchia società industriale.
Gli intensi fenomeni di trasformazione della società, hanno contribuito ad accelerare la
dinamica e l'ampliamento dei bisogni sociali cresciuti per ventaglio di problemi o forme di
disagio (es. tossicodipendenza, figli di divorziati, minori in affidamento, handicappati
adulti), nonché per tipologia di "povertà", da quella assoluta a quella post-materialistica (i
bisogni di tipo relazionale, d'identità personale, la solitudine, la partecipazione) fino a quella
"istituzionale", riferibile alle inadempienze, ai ritardi, alle inerzie, alle inefficienze delle
risposte della pubblica amministrazione che non riescono a soddisfare pienamente e
qualitativamente la domanda reale e potenziale dei cittadini.
Da qui la emergenza di un volontariato sempre più impegnato nel fornire e sperimentare
nuovi modelli di servizio e di forme organizzative che sono poi sfociate nella nascita
dell'impresa sociale. In questo periodo il volontariato svolge un ruolo duplice, di tutela e di
vigilanza critica, ma anche di servizio, sostituendosi spesso ad uno Stato piuttosto
macchinoso e centralistico.
AVIS ABVS Regionale Veneto - Croce Rossa Slovena di Lubiana – Rovigo, 23 ottobre 2004
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Il campo di intervento privilegiato del volontariato rimane in questo periodo, che si estende
dalla metà degli anni '70 all'inizio degli anni '90, quello dei settori sociale e socio-sanitario,
con un approccio tendenzialmente orientato alla riabilitazione o recupero sociale, di soggetti
svantaggiati o segnati da emarginazione.
Si tratta di un periodo storico che vede sorgere quasi la metà delle organizzazioni di
volontariato rilevate dalla banca dati della FIVOL del 2001 (48,7%).
TERZA FASE: IL VOLONTARIATO COME SOGGETTO DELLE POLITICHE
SOCIALI.
E' la fase che inizia con la legge 266 del 1991 che legittima il volontariato (sempre più
fenomeno associativo) e lo chiama a partecipare alla riprogettazione dello Stato sociale dopo
il declino del vecchio modello e la necessità di promuovere un welfare mix di tipo
comunitario. Diviene pertanto un soggetto di programmazione delle politiche sociali locali
oltre che gestore accreditato di interventi e servizi non altrimenti reperibili e ad elevata
produzione di beni relazionali.
La sua funzione tipica di sensore dei bisogni e la capacità di stare nei processi, anche per il
suo radicamento territoriale, lo porta ad impegnarsi sempre più nel campo della prevenzione
del disagio, a operare di più sulle fasce a rischio e sui fenomeni di degrado territoriale e a
favore della comunità, per la salvaguardia di valori e risorse (artistiche, culturali, ambientali,
naturalistiche, ecc.) e quindi ad allargare lo spettro dei settori di intervento. Ciò è coerente
con una più estensiva e radicale concezione del bisogno, visto in positivo, come
mantenimento del "benessere", "salute", promozione della qualità della vita e uguaglianza di
opportunità.
L'impegno primario del volontariato risiede nella sua capacità di innescare processi educativi
che conducano al "cittadino solidale" che è in grado di farsi responsabile e partecipe del bene
comune.
Le organizzazioni non a scopo di lucro vengono viste come riferimento per dare risposte
efficaci e soluzioni operative ai bisogni e alla domanda di servizi, che connotano il welfare-
state. Esse sono un interlocutore valido e prospetticamente ad alto potenziale di sviluppo,
anche per l’occupazione, riguardo a temi forti quali il recupero di livelli di welfare
accettabili, la produzione di beni e servizi per una domanda a largo spettro di socialità o di
nicchia in settori a cui il pubblico e il privato "for profit" non sono in grado di rispondere.
Perché questa sempre maggior attenzione?:
La crisi del welfare-state che ha difficoltà a rispondere ai bisogni sociali storici delle
popolazione sia per la mancanza di risorse finanziarie che per lo sviluppo di nuovi bisogni
sociali e socio-sanitari a cui è possibile dare risposte più veloci con una "solidarietà
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organizzata" finalizzata ai risultati più che a risposte burocratiche e istituzionali.
Riassumendo: ad una non dilatabile spesa pubblica per i servizi di "benessere diffuso,
sociale e sanitario" emergono nuove domande, crescenti e diversificate.
Lo stato assistenziale eroga servizi spesso non completamente adeguati alla domanda
sociale. emerge una esigenza di partecipazione attiva dei cittadini per l'insufficiente livello di
qualità di molti servizi pubblici. Le esigenze della popolazione, poi, sono deluse dalla non
corrispondenza dei servizi stessi rispetto ai benefici attesi ed ai tributi pagati. Riassumendo:
vi è maggiore consapevolezza che i servizi pubblici non sono il contenuto simmetrico dello
scambio fra i cittadini e lo stato, del corrispettivo pagato (con tasse e imposte).
La comparsa di nuovi attori sociali. La popolazione diventa sempre più eterogenea in senso
etnico, culturale, comportamentale, religioso, ecc.
La crisi di valori, nuovi bisogni sociali, preferenze sociali, bisogno di autorealizzazione della
popolazione che muta il mix di domanda di benessere sociale e dilata le aspettative nei
confronti dello stato.
Infine il concetto che la solidarietà è un investimento per la società perché mantiene livelli
più accettabili di welfare, di equilibrio socio-economico, di tutela dei diritti dei cittadini, di
difesa dell'ambiente, di offerta socio sanitaria, integrando l'attività dello stato.
Due sono le leggi che ci riguardano direttamente: la Legge 266 del 11.8.1991 ed il D.Lgs.
460 del 4.12.1997. Ricordo però che la nostra Regione ha recepito la L. 266 e promulgato
una propria legge per il riconoscimento e la promozione delle organizzazione di
volontariato: la n. 40 del 30.8.1993. Tutte queste norme sono, in questi ultimi anni, in via di
riscrittura.
Con la Legge 266/91 vi è il riconoscimento del volontariato mentre con il D.L. 460/97
vengono chiarite le problematiche fiscali introducendo agevolazioni ed esenzioni per tutto il
3° settore e quindi anche per quella parte di esso che è il volontariato, quale organizzazione
non lucrativa di utilità sociale, meglio detta ONLUS.
Normative attuali in tema di volontariato
IL VOLONTARIATO E LA COSTITUZIONE
La Costituzione Italiana, del 1948, parla delle autonomie sociali e della possibilità di riunirsi
in associazioni, in una serie di articoli che vale la pena di citare:
ART. 2 (DIRITTI DELL'UOMO)
"La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo
sia nelle formazioni sociali, ove si svolge la sua personalità…" .
ART. 3 (UGUAGLIANZA) ''Tutti i cittadini hanno pari dignita' sociale….senza distinzione
di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e
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sociali''. Viene data alla Repubblica il compito di "rimuovere gli ostacoli d’ordine
economico e sociale che, limitando di fatto, la libertà e l'uguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese".
ART. 4 ( DIRITTO AL LAVORO)
ART. 17 (DIRITTO DI RIUNIONE)
ART. 18 (DIRITTO D'ASSOCIAZIONE)
"I cittadini hanno diritto di associarsi liberamente, senza autorizzazione, per fini che
non sono vietati ai singoli dalla legge penale".
ART.21 (DIRITTO DI MANIFESTARE IL PROPRIO PENSIERO)
“ Tutti hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e
ogni altro mezzo di diffusione.”
ART. 31 (TUTELA DELLA FAMIGLIA, PROTEGGE LA MATERNITA',
L'INFANZIA E LA GIOVENTÙ "FAVORENDO GLI ISTITUTI NECESSARI A
TALE SCOPO").
ART. 32 (TUTELA LA SALUTE COME FONDAMENTALE DIRITTO
DELL'INDIVIDUO E INTERESSE DELLA COLLETTIVITA' E GARANTISCE
CURE GRATUITE AGLI INDIGENTI NEL "RISPETTO DELLA PERSONA
UMANA").
ART. 38 (ASSISTENZA SOCIALE)
''Ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi per vivere ha diritto al mantenimento
e all'assistenza sociale……Gli inabili ed i minorati hanno diritto all'educazione e
all'avviamento professionale… L'assistenza privata e' libera''.
ART. 39 (''L'ORGANIZZAZIONE SINDACALE E' LIBERA'')
ART. 45 (MUTUALITA' E COOPERAZIONE)
"La Repubblica riconosce la funzione sociale della cooperazione a carattere di mutualità e
senza fini di speculazione privata. La legge ne promuove e favorisce l'incremento con i
mezzi più idonei e ne assicura, con gli opportuni controlli, il carattere e le finalità"
IL VOLONTARIATO ED IL CODICE CIVILE
La legislazione codicistica è anteriore (del 1942), se pur di pochi anni alla stesura della
Costituzione Italiana, ma alla lettura, la distanza sembra molto maggiore. Ne emerge la
visione di un volontariato quasi residuale.
Nel libro I al Titolo II in tema "Delle persone giuridiche" l'art. 12 "Persone giuridiche
private" cita: "Le associazioni, le fondazioni e le altre istituzioni di carattere privato
acquistano la personalità giuridica mediante riconoscimento concesso con decreto del
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Presidente della Repubblica". Solo nel 2000 (G.U. 7.12.2000 – DRP 361/00) si è proceduto
a semplificare i procedimenti di riconoscimento delle persone giuridiche private e di
approvazione delle modifiche dell’atto costitutivo e dello statuto di associazioni e
fondazioni.
Il Capo II "Delle associazioni e fondazioni" detta le norme che riguardano l'operatività
delle associazioni, delle fondazioni, degli enti riconosciuti e delle fondazioni
prevedendo controlli per la costituzione (art. 12) per la modifica dell'atto costitutivo
(art. 16), per l'acquisto di beni immobili e l'accettazione di donazioni, eredità e legati
(art. 17 soppresso dall'art. 13 della L. n. 127/1997). L'art. 33 al comma 3 precisa che "Gli
amministratori di una associazione o di una fondazione non registrata, benché riconosciuta,
rispondono personalmente e solidalmente, insieme con la persona giuridica, delle
obbligazioni assunte".
Il successivo Capo III "Delle associazioni non riconosciute e dei comitati" in soli 7
articoli regola quei soggetti collettivi che, pur privi di personalità giuridica, hanno una
significativa capacità giuridica potendo sia stare in giudizio (art. 36), se pur nella
persona di coloro ai quali è conferita, secondo gli accordi, la presidenza o la direzione,
sia acquistare beni tanto mobili che immobili.
Nessun divieto è posto dal legislatore quanto allo scopo dell'ente che può quindi anche
essere (o includere attività) di carattere commerciale, in tal caso diverranno applicabili però
anche le norme del Libro V, Capo III in tema "Delle imprese commerciali e delle altre
imprese soggette a registrazione" contenute negli articoli da 2188 a 2221.
Solo nel 1991, per la prima volta, viene emessa una legge specifica sul volontariato, la
n. 266/91, considerata da tutti un passaggio importantissimo da parte del legislatore perché
prende atto dell'esistenza di un vasto movimento di volontariato, (parte del Terzo Settore)
esistente nel paese. Lo scopo e' quello di favorirne lo sviluppo nell'interesse della
Comunità per il soddisfacimento delle sue esigenze di crescita sociale. Ma di questa legge
ritorneremo più compiutamente più avanti.
Proprio nello stesso periodo, nel volgere di due anni, il legislatore promulga varie leggi che
interessano direttamente o indirettamente il terzo settore: la legge sull’accesso ai documenti
amministrativi (L.241/90); sul volontariato (L. 266/91), sulle cooperative sociali (L.381/91)
e la ben nota legge sulle autonomie locali e sulla partecipazione popolare (L. 142/90).
IL VOLONTARIATO E GLI STATUTI COMUNALI
In ordine a quest’ultima legge citata (n.142/90), tutti i Comuni si sono dotati di uno Statuto
che ha previsto forme partecipative, di cittadini singoli o associati, alla vita dell’ente locale,
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impegnando gli stessi a sostenere l’associazionismo, la cooperazione e il volontariato, come
strumenti coadiuvanti la crescita individuale e sociale dei cittadini.
In questi anni si è potuto vedere che dove l’ente locale ha saputo dare spazio alla presenza,
anche critica, delle associazioni non profit, il rapporto cittadini - amministrazione è
migliorato sia in termini di partecipazione sia di risposta sociale ai bisogni del territorio.
In tutti gli statuti comunali possiamo leggere:
1. Il Comune di ………. riconosce e promuove i diritti costituzionali dell’uomo di
riunirsi in formazioni sociali ed associazioni ove si svolga la sua personalità.
2. Promuove il volontariato a fini di solidarietà e promozione sociale per soddisfare
bisogni sociali, civili, culturali e sportivi. Il Comune assicura al volontariato la
partecipazione alla programmazione e il concorso alla realizzazione degli interventi
pubblici.
3. Alle associazioni è riconosciuto il diritto: a) di presentare istanze, petizioni e proposte e
di accedere attraverso propri rappresentanti agli atti e alla informazioni concernenti l’attività
amministrativa, in relazione ai fini dell’associazione risultanti dal rispettivo statuto; b) di
partecipare, nei casi e secondo le modalità previste dai regolamenti, agli organismi consultivi
istituiti dal Comune e alla gestione o al controllo sociale dei sevizi; c) di avvalersi del
difensore civico.
4. Viene istituito un apposito albo comunale delle associazioni operanti nel territorio
comunale. Il Regolamento comunale stabilisce le modalità ed i requisiti per l’iscrizione,
nonché i criteri per l’erogazione di eventuali finanziamenti.
IL VOLONTARIATO E LA LEGGE QUADRO N.266/91
Dalla Legge Quadro sul volontariato n. 266/91 è il caso di soffermarci su alcuni articoli:
- L’art. 1 della Legge 266 del 1991 esplicita chiaramente lo spirito del legislatore: “La
Repubblica Italiana riconosce il valore sociale e la funzione dell’attività di volontariato
come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo, ne promuove lo sviluppo
salvaguardandone l’autonomia e ne favorisce l’apporto originale per il conseguimento
delle finalità di carattere sociale, civile e culturale individuate dallo Stato, dalle Regioni,
dalle Provincie autonome di Trento e Bolzano e dagli Enti Locali”.
- L'art. 2 ribadisce il concetto della gratuità della prestazione personale e spontanea con il
solo rimborso delle spese effettivamente sostenute;
- L'art. 3 obbliga l'inserimento negli statuti dell'assenza di fini di lucro, la democraticità
della struttura, l'elettività e la gratuità delle cariche associative e delle prestazioni
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degli aderenti, l'obbligo di rendicontazione annuale con approvazione assembleare
ecc.;
- L'art. 4 obbliga le associazioni a provvedere ad una copertura assicutiva per i propri
aderenti contro malattie ed infortuni connessi all'attività svolta a favore dell'ente, nonché
per la responsabilità civile verso terzi.
- L'art. 5 precisa che le risorse economiche, in caso di scioglimento dell'associazione
devono essere devolute ad altre organizzazioni che perseguano analoghe finalità
- L'art. 6 prevede l'iscrizione nel Registro Regionale delle Organizzazioni di
volontariato. Questo articolo si collegherà con il D.L. 460/97 per il riconoscimento di
diritto come ONLUS delle associazioni ivi iscritte
- L'art. 7 prevede che solo le organizzazioni iscritte ai registri ed in regola con i principi
democratici di cui agli articoli precedenti possono sottoscrivere convenzioni con gli
enti pubblici
- L'art. 8 riguarda le agevolazioni fiscali. Infatti non vengono considerate cessioni di beni
né prestazioni di servizi, ai fini IVA, le operazioni effettuate dalle organizzazioni di
volontariato. Aggiunge inoltre che i proventi derivanti da attività commerciali e
produttive marginali (occasionali) non costituiscono redditi imponibili ai fine IRPEG
qualora sia documentato il loro impegno per i fini istituzionali.;
- l'art. 10 prevede norme regionali e delle provincie autonome per favorire le iniziative e lo
sviluppo del volontariato del territorio
- l'art. 12 prevede l'istituzione di un Osservatorio Nazionale per il Volontariato
- L’art.15 prevede la costituzione di Centri di Servizio per il volontariato per
l’erogazione di servizi, utilizzando risorse derivanti da una quota di utili delle
Fondazioni bancarie. Nel Veneto la quota per il biennio 2003-2004 a disposizione per il
volontariato della Regione è stata di circa 10 milioni di Euro.
IL VOLONTARIATO ED IL DECRETO LEGISLATIVO N. 460/97
Il legislatore ha voluto promuovere ed incentivare il mondo del non profit con lo
strumento della detassazione, delle agevolazioni, delle esenzioni, dei benefici fiscali. E'
infatti un provvedimento fiscale.
La prima parte del decreto disciplina gli enti non commerciali, dell'art. 1 all'art. 9. La
seconda parte tratta le organizzazioni non lucrative di utilità sociale che chiameremo per
semplicità ONLUS. Gli articoli di maggior interesse sono:
L'art. 10 che definisce le ONLUS come organismi che operano in settori precisamente
determinati (e ne fa l'elenco) di interesse collettivo, con lo scopo di perseguire esclusive
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finalità di solidarietà sociale e quindi di risposta verso situazioni di svantaggio, di
difficoltà, di debolezza, di emarginazione. L'AVIS rientra nei settori di assistenza sociale e
socio sanitaria ed in quello di assistenza sanitaria, per talune attività. Lo stesso articolo parla
poi delle finalità che le ONLUS devono perseguire e specifica che la qualifica si acquisisce
di diritto qualora l'organizzazione di volontariato sia iscritta nei registri istituiti dalle
Regioni ai sensi della L. 266/91;
L'art 12 stabilisce che, ai fini delle imposte sui redditi, lo svolgimento delle attività
istituzionali e di quelle direttamente connesse al perseguimento di esclusive finalità di
solidarietà sociale, ad eccezione delle società cooperative, non concorrono alla formazione
del reddito imponibile. Qundi non vi è tassazione per le attività svolte.
L'art. 13 tratta delle liberalità e della loro possibile detrazione fiscale (da parte di chi ha
fatto il contributo) a condizione che siano dimostrabili e quindi con pagamento bancario o
postale e che l'associazione sia iscritta ai registri della L. 266/91 e quindi ONLUS di diritto;
all'art. 14 si prevede che le cessioni di beni e servizi verso terzi o enti pubblici non sono
soggette a IVA mentre nessuna agevolazione è prevista per l'IVA negli acquisti;
Seguono esenzioni dall'imposta di bollo (art. 17); dalle tasse di concessione (art. 18); dalle
imposte di successione e donazione (art. 19); dell'INVIM e imposte sostitutiva (art. 20); da
tributi locali; se concordati con i Comuni (art. 21); dall'imposta di registro sugli atti a titolo
oneroso di beni immobili (art. 22);dall'imposta sugli spettacoli (art. 23); agevolazioni per
lotterie, tombole e pesche di beneficenza (art. 24);
All'art. 25 si ricordano gli obblighi ed adempimenti contabili, del rendiconto annuale e
delle facilitazioni per le ONLUS che svolgono solo attività istituzionali e attività connesse;
All'art. 28 sono previste sanzioni e responsabilità dei rappresentanti legali per
dichiarazioni false che consentano detrazioni fiscali dalle imposte ai donatori di fondi.
Una questione delicata e' quella della sovrapposizione concettuale tra volontariato e
ONLUS: il legislatore, non ha semplificato nè razionalizzato, ma solo aggiunto agevolazioni
al tappeto esistente, ha permesso che le organizzazioni di volontariato (nonché le
cooperative sociali e le ONG, Organizzazioni non governative) entrino di diritto nel
comparto ONLUS, purché in regola con le rispettive legislazioni. Infatti l'art.10, c.8 ha
previsto espressamente che sono fatte salve le previsioni di maggior favore previste nelle
normative specifiche di riferimento.
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ORGANIZZAZIONI NON LUCRATIVE DI UTILITA' SOCIALE(ONLUS)
DEFINIZIONE
Per la prima volta la legge n. 460 del 4/12/1997 all'articolo 10 definisce le organizzazioni
non lucrative di utilità sociale (Onlus), come "organismi che operano in settori
precisamente determinati di interesse collettivo, con lo scopo di perseguire esclusive
finalità di solidarietà sociale".
Non si considerano Onlus gli enti pubblici, le società commerciali diverse da quelle
cooperative, le fondazioni bancarie, i partiti e movimenti politici, le organizzazioni sindacali
e le associazioni di datori di lavoro e di categoria.
ATTIVITA' DELLE ONLUS: SETTORI POSSIBILI.
L'articolo 10 prevede i seguenti settori ove una Onlus può espletare la propria attività :
assistenza sociale e socio sanitaria ;
assistenza sanitaria ;
beneficenza ;
istruzione ;
formazione ;
sport dilettantistico ;
tutela, promozione e valorizzazione delle cose di interesse artistico e storico ;
tutela e valorizzazione della natura e dell'ambiente;
promozione della cultura e dell'arte ;
tutela dei diritti civili ;
ricerca scientifica di particolare interesse sociale.
FORMALITA' COSTITUTIVE E OBBLIGHI STATUTARI
Le Onlus possono costituirsi :
1-per atto pubblico ;
2-con scrittura privata autenticata ;
3-con scrittura privata registrata.
Il D.Lgs.460/1997 all'articolo 10, co.1 stabilisce che l'atto costitutivo o lo statuto devono
indicare espressamente :
- il settore o i settori di attività ;
- il perseguire esclusivamente finalità di solidarietà sociale ;
- il divieto di svolgere attività in settori diversi ad esclusione di quelli direttamente
connessi agli istituzionali, intendendo per tali quelle rientranti nei settori 2,4,5,6,9 e 10
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purché svolte nei confronti di soggetti non svantaggiati e le attività siano accessorie per
natura a quelle statutarie in quanto integrative delle stesse ;
- il divieto di distribuire, anche indirettamente utili o avanzi di gestione, nonché fondi,
riserve o capitale durante la vita dell'organizzazione.
Si possono considerare distribuzione di utili o di avanzi :
1 - le cessioni e le prestazioni rese a soci, fondatori, amministratori, revisori, collaboratori
anche gratuiti, sovventori e mecenati, ovvero loro parenti o affini stretti o loro società,
effettuate a condizioni economiche più favorevoli, ad eccezione di vantaggi ed erogazioni
aventi significato puramente onorifico e valore economico modico ;
2 - gli acquisti di beni e servizi che, senza valide ragioni economiche siano di valori
superiori a quello normale ;
3 - l'erogazione di gettoni di presenza a revisori e amministratori superiori a quanto
accordato per legge ;
4 - il pagamento di stipendi al personale superiori del 20% a quelli previsti dal contratto di
lavoro.
- l'obbligo di reinvestire gli utili o avanzi di gestione solo per le attività istituzionali o
direttamente connesse ;
- il vincolo di devolvere il patrimonio dell'organizzazione, in caso di suo scioglimento per
qualunque causa, ad altre Onlus o a fini di pubblica utilità ;
- l'obbligo gravante sulle Onlus è la redazione del bilancio o rendiconto annuale dal quale
si dovranno distinguere a livello economico gli importi relativi alle attività istituzionali da
quelle direttamente connesse.
- la disciplina del rapporto e delle modalità associative, escludendo la temporaneità della
partecipazione alla vita dell'organizzazione e prevedendo per gli associati o partecipanti il
diritto di voto ;
- l'obbligatorietà dell'uso in qualsiasi comunicazione rivolta al pubblico della locuzione
"Organizzazione non lucrativa e di utilità sociale" oppure dell'acronimo "Onlus".
ONLUS DI DIRITTO
L’art. 10 Co. 8 del D.Lgs 460/97 riconosce automaticamente la qualifica di ONLUS nel
rispetto della loro natura e finalità, per:
- gli organismi di volontariato di cui alla Legge 11.8.1991 n. 266 iscritti nei registri istituiti
dalle Regioni e dalle Provincie autonome di Trento e Bolzano;
- le organizzazioni non governative riconosciute idonee ai sensi della Legge 26.2.1987 n.
49;
- le cooperative sociali di cui alla Legge 8.11.1991 n. 381 iscritte al Registro Prefettizio.
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Questi organismi sono esonerati dall’invio della domanda di iscrizione al registro delle
Onlus.
AGEVOLAZIONI FISCALI DELLE IMPOSTE SUI REDDITI
L’art. 12 del D.Lgs 460/97 va a modificare quanto previsto dal Testo Unico delle imposte
sui redditi approvato con DPR 22 dicembre 1986 n. 917 e precisamente all’art. 111-bis,
inserendo l’art. 111-ter.
Tale articolo stabilisce che ai fini delle imposte sui redditi, lo svolgimento delle attività
istituzionali e di quelle direttamente connesse al perseguimento di esclusive finalità di
solidarietà sociale, ad eccezione delle società cooperative, non concorrono alla
formazione del reddito imponibile.
IL VOLONTARIATO E LA NORMATIVA REGIONALE DEL VENETO
Il 30.8.1993 la Regione Veneto ha recepito la normativa nazionale in materia di volontariato
(L.266/91) emettendo la propria legge n. 40 “Norme per il riconoscimento e la
promozione delle organizzazioni di volontariato”.
La semplice lettura dei primi due articoli evidenzia l’importanza dei cittadini organizzati per
il bene comune.
Art. 1
La Regione Veneto riconosce e valorizza la funzione sociale dell’attività di volontariato
come espressione di partecipazione, solidarietà e pluralismo ne promuove l’autonomo
sviluppo e ne favorisce l’originale apporto alle iniziative dirette al conseguimento di
finalità particolarmente significative nel campo sociale, sanitario, ambientale, culturale
e della solidarietà civile per affermare il valore della vita, migliorarne la qualità e per
contrastare l’emarginazione.
La presente legge stabilisce i principi e i criteri per la tenuta del registro regionale delle
organizzazioni di volontariato e per la disciplina dei rapporti tra le istituzioni pubbliche e le
organizzazioni medesime.
Art. 2 – Attività di volontariato
Ai fini della presente legge si considera attività di volontariato quelle svolta per soli fini di
solidarietà e verso terzi con l’esclusione di ogni scopo di lucro e di remunerazione, anche
indiretti. Tale attività deve essere prestata in modo diretto, spontaneo e gratuito da volontari
associati in organizzazioni liberamente costituite, mediante prestazioni personali a favore di
altri soggetti ovvero di interessi collettivi degni di tutela da parte della comunità.
Negli articoli successivi viene prevista l’istituzione del registro di cui all’art.1;
l’Osservatorio regionale sul volontariato (art.4), chiamato ad esprimere pareri e proposte
su disegni di legge attinenti i settori di intervento del volontariato, sull’istituzione dei centri
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di servizio, su progetti di cooperazione e collaborazione tra enti pubblici e volontariato oltre
alla promozione e sviluppo del non profit; la Conferenza regionale delle organizzazioni di
volontariato iscritte al registro regionale (art.7) chiamata a designare i rappresentanti, di sua
competenza, nell’osservatorio sul volontariato; la previsione di convenzioni quale strumento
contrattuale tra gli enti per l’erogazione di servizi contro corrispettivo (art. 8); promozione
regionale della formazione ed aggiornamento dei volontari (art. 11); disciplina dei contributi
alle attività del volontariato (art. 12).
Per i centri di servizio del volontariato segue poi una legge regionale integrativa (N.1 del
1995).
IL VOLONTARIATO ED IL TERZO SETTORE
Spesso il termine Terzo Settore viene erroneamente collegato al concetto di supplenza e di
residualità rapportando la sua azione ad una attività che copre gli spazi in cui non può – o
non potrà più – eseguire lo Stato e dove non ha convenienza ad operare l’impresa privata. Si
ipotizzerebbe, in questo modo, che il fondamento del non profit risieda in un duplice
fallimento: quello dello Stato e quello del mercato.
Ma quali sono gli elementi e le caratteristiche del “non profit”?
Innanzitutto deve esistere una struttura organizzata. In assenza di una realtà che colleghi
una rete di persone possiamo avere dei volontari ma non una organizzazione.
Poi deve avere un carattere privatistico, quindi escludendo qualsiasi appartenenza o
connessione istituzionale con il settore pubblico. Deve perciò essere autogestita, autonoma
ed in grado di effettuare proprie scelte e decisioni. A questo punto assume importanza
essenziale la non distribuzione di utili che non vuol dire produrre utili o residui attivi.
Un’opera solidaristica si sviluppa efficacemente se sospinta, oltre che da un originario
impulso solidaristico e da una percezione profonda e vicina dei bisogni dell’uomo, anche e
soprattutto da una grande professionalità e da una forte capacità di innovazione. Ciò
richiede inevitabilmente l’apporto di risorse finanziarie che non possono essere limitate alle
semplici donazioni o alle sovvenzioni statali.
Infine l’ultimo fattore-chiave è quello dell’adesione volontaria: sono escluse dal
campo del non profit tutte quelle organizzazioni che prevedono un’adesione obbligatoria.
Ricordo brevemente le finalità del volontariato:
rilevazione dei bisogni (troppo spesso molti bisogni rimangono insoddisfatti perché non
rilevati);
prevenzione (è necessario definire o concorrere a definire nuove e diverse forme di
intervento, agendo primariamente per la rimozione delle cause che determinano
condizione di bisogno);
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qualificazione delle prestazioni (il volontariato dovrebbe farsi carico di promuovere e
svolgere corsi di formazione, qualificazione ed aggiornamento diretto ai volontari ed al
personale addetto ai servizi pubblici e privati);
temporaneità dell’intervento supplettivo (non è compito del volontariato garantire
all’individuo la fruizione di diritti che lo Stato è tenuto a soddisfare);
sollecitazione (nello stesso momento in cui il volontariato offre prestazioni e servizi deve
segnalare e richiamare l’attenzione perché intervenga chi è preposto a fornire le
prestazioni o le disposizioni di legge);
controllo sulla qualità dei servizi (è necessario che i servizi forniti dallo stesso e dalle
strutture pubbliche siano adeguati alle necessità delle persone);
continuità delle prestazioni (trattandosi di prestazioni offerte da volontari che tendono
all’umanizzazione degli interventi e alla valorizzazione della persona non possono che
essere professionali e continuative).
Sulla base di che valori? Proviamo ad elencarne alcuni:
La centralità della persona umana
L’attenzione verso i più deboli ed i sofferenti
Il senso civico di responsabilità e di partecipazione alla vita sociale
Il rispetto per gli altri
Il senso di servizio
Il disinteresse nell’azione di solidarietà.
Le sinergie tra le componenti del Terzo Settore non possono confondere
l’importantissima finalità di coniugare solidarietà e occupazione (cooperative, imprese
sociali) col volontariato. Tante associazioni di volontariato, per motivi diversi (continuità
di servizio, necessità di significative risorse finanziarie e di personale per rispondere ad
esigenze sempre più complesse) hanno dato vita, nel tempo, ad organizzazioni non profit
per la gestione di servizi socialmente utili. Ognuno farà la sua scelta. Stiamo attenti però
che tali iniziative non siano, per le istituzioni, lo strumento per effettuare unicamente
un’azione di contenimento della spesa pubblica da un lato od un utilizzo improprio o mal
retribuito di personale da parte di sedicenti cooperative che hanno dimenticato le loro
origini.
In questi ultimi anni, in presenza di una crisi irreversibile del Welfare State così
com’è oggi strutturato, si è dilatata l’area dei diritti individuali, intesi come diritti
all’uguaglianza ma anche alla diversità. Il principio guida delle politiche sociali è quello
della promozione dell’inclusione sociale piuttosto che quello della lotta all’esclusione
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sociale. L’emergere di numerose domande di riconoscimento dei propri diritti da parte di
minoranze che diventano nuovi attori sociali spinge il volontariato ad un ruolo di
rappresentanza degli interessi di coloro che ne sono privi. Funge da stimolo e da
sollecitazione dei bisogni e dei diritti ma sollecita inoltre alla partecipazione e
responsabilizzazione di tutti per scambiare risorse e creare nuova socialità.
Il volontariato deve essere, sempre più, artefice di una istanza pedagogica (cultura
della cittadinanza attiva e solidale) ed entrare in un progetto di trasformazione sociale in
cui può recitare la parte di un co-protagonista tra i più consapevoli.
IL VOLONTARIATO E GLI ENTI PUBBLICI
La sfida del volontariato d'oggi è la partecipazione alla progettazione dei servizi. Di
fronte al progressivo sgretolamento dello stato sociale bisogna pensare ad una più ricca
articolazione delle politiche sociali. Il volontariato ed il terzo settore dovranno avere la
forza di proporsi andando oltre ai compiti di mera delega ma facendo propri compiti di
gestione di aree di servizi. Facendo inoltre emergere le contraddizioni dello stato
sociale, pensando e proponendo ipotesi di intervento, magari sperimentale, laddove le
istituzioni sono assenti svolgendo un ruolo stimolatore e non certo per sostituirsi alle
istituzioni.
La prima condizione perché vi sia convivenza, vicinanza, collaborazione, integrazione
TRA DIVERSI di qualunque tipo è che sia riconosciuta la diversità e la specificità
come valore.
La legge 266/91 dà copertura soltanto al volontariato organizzato (che ricordo è lavoro di
servizio spontaneo, gratuito, gratuito) nei suoi rapporti con le istituzioni. Le cooperative
sociali sono imprese sociali, non sono volontariato, anche se utilizzano l’apporto di
volontari.
L’associazionismo sociale non è volontariato di servizio perché il suo obiettivo specifico è la
crescita e l’interesse degli associati e un’azione culturale e politica generale, mentre
l’obiettivo specifico del volontariato è il servizio alle persone in difficoltà.
Questo non significa che abbia maggior valore l’una o l’altra componente del Terzo Settore,
significa soltanto che sono diverse.
La gratuità del volontariato può dare un contributo fondamentale all’impresa sociale,
cioè al lavoro pagato non profit: può conservare nei servizi alla persona lo spirito di
servizio, l’attenzione alla persona, la preminenza del bene comune, che sono valori
connaturati con il volontariato. Questo contributo emergerà maggiormente nelle imprese
sociali nate dal volontariato stesso per dare una risposta di continuità in un determinato
problema (tossicodipendenza, handicap, disabilità ecc.).
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Anche tra il volontariato e l’associazionismo sociale si può sviluppare sinergia:
l’associazionismo sociale può diventare come il vivaio che produce volontari e volontariato
di servizio promuovendo iniziative non profit.
Il volontariato a sua volta può essere il primo passo dei cittadini verso la gestione
amministrativa dei comuni e degli altri enti locali. Persone con un senso più spiccato
della partecipazione e più consci dei bisogni comuni.
RISORSE FINANZIARIE ED ECONOMICHE
Le organizzazioni di volontariato hanno varie strade per raggiungere il risultato di aumentare
le risorse necessarie per la loro attività o per specifici progetti:
il found raising
la sponsorizzazione di privati
il contributo di enti pubblici
la copartecipazione al progetto di privati, aziende ed enti pubblici
i contributi europei su progetti di una certa rilevanza e relativi ad un territorio non
limitatissimo.
Chi sono gli enti pubblici erogatori di contributi e sottoscrittori di convenzioni?
Quasi tutti. Dai Comuni, alle aziende USL, alla Provincia, alla Regione (specificatamente
l'Assessorato alle politiche sociali, volontariato e non profit e l'Assessorato alle politiche
socio - sanitarie), al Comitato di Gestione e relativi Centri di Servizio.
AUTHORITY ONLUS E CONTROLLI
L’Authority sulle Onlus, che ha compiti di indirizzo, di promozione e di vigilanza sugli
enti ed organizzazioni non profit, ha sede a Milano presso gli uffici del Ministero delle
Finanze. Composta da 30 persone e denominata “Commissione Onlus” avrebbe dovuto
essere costituita dal gennaio 1998 ma ha avuto la propria legittimazione solo nel 1999 con il
collegato fiscale della Finanziaria e con decreto della Presidenza del Consiglio del 26.9.00,
mentre è stato approvato solo agli inizi del 2000 il regolamento che garantirà l’uniforme
applicazione delle normative in vigore (L. n. 266/91 D.L. 460/97 ecc.) avuto riguardo ai
requisiti soggettivi di coloro che ne fanno parte e che beneficiano di specifiche agevolazioni
fiscali e contabili.
Il controllo può essere effettuato anche attraverso l’emissione di pareri obbligatori e
vincolanti che dovrebbero consentire a tutti maggiore chiarezza evitando incertezze per gli
operatori e per gli enti che rientrano nell’area non profit.
La Commissione Onlus può intervenire in via formale e sostanziale sull’intero settore non
lucrativo e solidaristico in genere, effettuando una vera e propria attività accertativa e di
ispezione in merito ai seguenti aspetti principali:
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1. atto costitutivo e/o statuto (redazione dell’atto, settore di attività, attività principale e
attività connesse, ecc.);
2. perdita di qualifica;
3. anagrafe unica delle Onlus (con le comunicazioni di inizio, modifica o cessazione di
attività);
4. impostazione fiscale e contabile secondo quanto previsto dagli art.27 e 28 del D.L.
460/97.
Il Garante all’italiana sembra avere una impronta marcatamente ministeriale, sia per la
composizione che per la funzione prioritaria di controllo sull’osservanza delle regole fiscali
fissate dal legislatore che di aiuto alla crescita.
CONSIDERAZIONI FINALI
Permettetemi ora una riflessione finale sul nostro essere volontari non profit in una società
che tende a delegare al privato molte attività.
Il volontariato raccoglie in origine volontà discontinue, collegate tuttavia alla continuità del
progetto. Proprio il perseguimento dello scopo, in presenza di una volontà fluttuante,
obbliga le organizzazioni a chiedere agli aderenti di limitare la discontinuità.
Sulla continuità da assicurare si fanno le prime selezioni. Nasce così un nucleo stabile, che è
anche quello destinato a lungo andare e per ovvi motivi a fare la cultura dell'associazione.
Quanto più ampio diventa il raggio d'azione, quanto più sofisticato diventa il modulo
d'azione, tanto più deve crescere l'organizzazione e con essa la "competenza". Non basta
mettere a disposizione la volontà di fare: bisogna mettere a disposizione la volontà di
imparare a fare, in relazione agli scopi. Il volontariato non è solo quello che fa
volontariamente, è anche quello che fa sapientemente.
C'è, nella configurazione più compiuta, ossia nella maturità delle associazioni di
volontariato, un nucleo non volontario che garantisce la durata dell'opera e la costanza delle
iniziative. Con l'andar del tempo nessuno sarà in grado di giustificare il volontariato se ad
esso fa riscontro dilettantismo e faciloneria o anche solo "buona volontà". Si esige invece
competenza, efficienza, professionalità.
L'Ente Pubblico richiede prestazioni di volontariato nella presunzione di affidabilità etica e
tecnica. Non solo etica, non solo tecnica. Il fatto di metterle in campo entrambe fa la forza
originale ed originaria del volontariato.
Perché l'aspettativa pubblica possa essere fronteggiata convenientemente, le condizioni
"etiche" devono essere rispettate: onestà, serietà, trasparenza, generosità. Devono essere
rispettate anche le condizioni "tecniche" e da questo punto di vista la qualificazione è un
fatto strategico e fattore della sua persistenza.
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Pare assodato che nel volontariato alcune dimensioni debbano non essere volontarie ma
affidate a professionisti attingibili sul mercato delle professioni, esperti della formazione dei
quadri dirigenti, all'Università.
E chiaro che i volontari fanno il volontariato: ma anche nei volontari deve crescere la
consapevolezza che sono finiti i tempi pionieristici e che nuove esigenze implicano una
revisione delle condizioni di adesione all'azione volontaria.
In questo senso la formazione del volontario è quella che si fa a chi ha già deciso di esserlo
ed è inserito nel processo ma è anche quella rivolta al volontario potenziale che può così
confrontarsi in anticipo sulle "richieste" che gli saranno rivolte.
Dopo quanto detto, proviamo ora a pensare al domani.
In prospettiva futura non remota il volontariato deve ulteriormente attrezzarsi per poter
giocare più ruoli (a "tutto campo") nello scenario delle politiche sociali di cui è diventato
attore riconosciuto.
Ciò significa doversi confrontare con una serie di problemi aperti quali:
dare priorità ai processi formativi che qualifichino ulteriormente il movimento
mettendolo in grado di sostenere la propria azione su piano relazionale, tecnico specifico,
organizzativo, manageriale, progettuale e di valutazione degli esiti prodotti;
essere capace di una progettualità consapevole e di medio termine, per meglio affrontare i
problemi e la gestione delle risorse partendo dalla definizione dei bisogni
inserire per una rigorosa valutazione dei risultati conseguiti; senza tale capacità
progettuale è difficilmente sostenibile un ruolo di affiancamento e di proposta reale nei
confronti delle istituzioni pubbliche;
operare in connessione alle altre forze del territorio, sapere fare rete, gestire alleanze,
integrarsi con istituzioni e altre realtà di Terzo Settore, mantenendo però al contempo
quella funzione di "coscienza critica e costruttiva" che è nel proprio DNA specifico;
realizzare coordinamenti e collegamenti all'interno del volontariato superando tendenze
alla separatezza e frammentarietà degli interventi e delle rappresentanze;
mantenere viva la propria specificità all'interno del Terzo Settore, per tensione etica e
obiettivi non rinunciabili (umanizzazione, personalizzazione, aderenza ai bisogni e ai
valori) e non sacrificabili a logiche di compromesso e di competitività nella gestione di
servizi appaltati dal pubblico e senza rinunciare a perseguire attivamente e gestire
efficientemente le risorse economiche provenienti dalla società civile (donazioni e
contributi di imprese).
Troppi o troppo ambiziosi? Credo di no, ce la possiamo fare!
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Boštjan NOVAKResponsabile sanitario nazionale per la donazione di sangue della Croce Rossa Slovena
di Lubiana
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GRAZIANA FUSERResponsabile Commissione Giovani AVIS Provinciale di Treviso
PRESENTAZIONE PORTFOLIO DI EDUCAZIONE ALLACONVIVENZA CIVILE
Questo nuovo prodotto che Avis Nazionale presenta alle scuole è il risultato di un lavoro di
ricerca condotto tra dirigenti scolastici, docenti di scuole differenti e dirigenti associativi
appartenenti a varie regioni Italiane. La ricerca è durata un biennio e si è basata
prevalentemente sul lavoro a distanza, sulla comunicazione in rete e su momenti di incontro,
con il coordinamento del responsabile scientifico: il prof. Piero Cattaneo. Il prof. Cattaneo,
docente di Pedagogia Sperimentale presso l'Università Cattolica di Milano e dirigente
Scolastico, collabora volontariamente come Consulente della Commissione Nazionale Avis
Scuola.
Nell'ambito della riforma scolastica (L.53/2003 e successivi decreti di attuazione) appena
entrata in vigore, il Ministero dell'Istruzione dà delle Indicazioni Nazionali, spetta poi alle
singole scuole attivare azioni formative (Unità Didattiche di Apprendimento) che
garantiscano agli allievi le competenze in uscita. Entrambe le componenti confluiscono quindi
nel Piano di Studio Personalizzato.
"Il kit dei materiali didattici rappresenta quindi, nell'ambito della riforma del sistema
scolastico italiano, la volontà di Avis di collocarsi come risorsa sul territorio nazionale per le
scuole impegnate a promuovere, sviluppare e sostenere iniziative nell'ambito della solidarietà
e della donazione.
Tra le innovazioni previste dalla legge di riforma, assumono particolare significato
l'introduzione:
a) dell'Educazione Civile come corpus di conoscenze e di abilità che si articolano in ben sei
educazioni: alla cittadinanza, stradale, ambientale, alla salute, alimentare, all'affettività,
b) del portfolio come strumento teso a sviluppare negli allievi consapevolezze circa il
proprio processo di apprendimento e di formazione, tanto in ambito scolastico quanto in
altre situazioni.
Il portfolio viene inteso quindi come strumento di autovalutazione da parte di ciascun
allievo, alla cui compilazione e aggiornamento possono contribuire docenti, genitori e altri
formatori con cui l'allievo ha collaborato in varie situazioni (ad es. sportive, culturali, di
impegno sociale, di volontariato, ecc.) ".
Il Kit è costituito da tre parti:
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a) "IL QUADERNO PER IL DOCENTE contenente le Linee guida per la realizzazione di
percorsi educativi e didattici funzionali all'apprendimento di saperi e abilità riconducibili
all'Educazione alla Convivenza Civile.
Sono riportate le Indicazioni Nazionali per l'Educazione alla Convivenza Civile, le mappe
delle competenze da far acquisire agli allievi nell'ambito di ciascuna delle sei educazioni,
con la definizione di tre livelli di prestazioni (base, avanzato, autonomia) e alcune Unità
di Apprendimento per ognuna delle sei educazioni. Il quaderno termina con una
bibliografia essenziale e una sitografia.
b) IL PORTFOLIO DELLE COMPETENZE INDIVIDUALI DELL'ALLIEVO
progettato e realizzato in funzione delle esigenze e delle capacità autovalutative di ogni
allievo, quindi con ampio ricorso al linguaggio iconico, grafico, all'uso di immagini allo
scopo di aiutare gli alunni nei momenti di compilazione e di aggiornamento del Portfolio".
Il Portfolio delle competenze individuali è articolato in cinque parti:
-AUTOPRESENTAZIONE e/o PRESENTAZIONE DELL'ALLIEVO (in cui ci sono
anche la presentazione della scuola e della famiglia)
-BIOGRAFIE (narrazione delle esperienze significative al di fuori della scuola per ognuna
delle educazioni, dove?, quando?, con chi?; quando senti parlare di…)
-DIARIO DI BORDO (riflessione dell'allievo sul suo stile di apprendimento: come
imparo, che cosa so fare)
-SCHEDE BANCA DATI (nel tempo aggiungo le conoscenze- competenze che via via
acquisisco)
-DOSSIER (insieme della documentazione più significativa che l'allievo decide di inserire
nel suo portfolio per dimostrare quello che sa fare: es. attestati, diplomi, prove di verifica
ecc.)
b) "CD- ROM contenente le 24 unità di apprendimento ricavate dal volume " Orientare alla
cittadinanza e alla solidarietà" (precedente lavoro effettuato dal gruppo nazionale scuola).
Esse potranno collocarsi come utili piste di lavoro per docenti e allievi, impegnati sulle
tematiche previste dalle Indicazioni Nazionali in tema di Educazione alla Convivenza
Civile."
Si sono conclusi da pochi giorni i Convegni di presentazione di questo nuovo progetto che ha
ottenuto il patrocinio del M.I.U.R. (Ministero Istruzione, Università e Ricerca Scientifica),
con il quale è stato siglato di recente un Protocollo d'Intesa. Ai lavori, coordinati dal prof.
Cattaneo, hanno partecipato i Referenti Associativi Scuola, i Rappresentanti Politici Regionali
del settore scuola (con alcuni di loro sono già stati siglati Protocolli d'Intesa Regionali), i
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Responsabili degli Uffici Regionali Scuola e molti docenti, coinvolti direttamente nella
riforma.
La scommessa di Avis è ora quella di diffondere e dare il meritato riconoscimento a tale
progetto nell'ambito delle realtà locali, affinché possa avere una diffusione capillare nelle
strutture scolastiche. ( A tale proposito sarà imminente la presentazione anche nella nostra
regione).
L'associazione è ora disponibile a consegnare un kit completo alle scuole che ne faranno
richiesta, secondo modalità che saranno stabilite dalle singole strutture associative locali.
Nota: parte della presentazione è stata tratta dalla presentazione fatta al lavoro da Piero
Cattaneo, Responsabile Scientifico della Ricerca.
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Roberto RONDINResponsabile Comm. Promozione e Propaganda AVIS ABVS Regionale
Cd rom AVIS- FIDAS“ Sangue: energia e vita”
(Diapositiva n° 1)
Questo che vi sto presentando è uno dei progetti più impegnativi ed ambiziosi della Commissione
Promozione e Propaganda. E’ stato pensato per dar supporto a quanti operano interventi informativi
e formativi nelle scuole superiori, e studiato per ottenere un coinvolgimento più attivo dei giovani.
(Diapositiva n° 2)
Lo strumento ora in uso, la videocassetta “Il filo rosso”, pur accattivante e scientificamente
rigorosa, non può offrire quell’interattività ed immediatezza a cui i giovani sono ora abituati.
(Diapositiva n° 3)
Avevamo bisogno di uno strumento adatto a ragazzi che cercano in Internet le informazioni,
abituati a saltare tra argomenti diversi alla ricerca d’approfondimenti, ormai disabituati alla staticità
di una videocassetta per le loro ricerche. Questo Cd rom ha l’ambizione di essere un modo nuovo
di avvicinarsi al giovane ed un innovativo ausilio per chi si occupa di comunicazione nella scuola.
(Diapositiva n° 4)
L’idea di base è quella di ricreare graficamente i luoghi più famigliari ad un giovane,
accompagnandolo nella scuola, nella famiglia, nello sport.
(Diapositiva n° 5)
Il Cd rom è contemporaneamente anche un vero e proprio mezzo di consultazione dove poter
trovare, oltre che notizie ed informazioni per la salute, anche documenti da consultare e stampare,
link utili per approfondire gli argomenti in Internet ed infine giochi per potersi svagare. Si sono
sfruttati tutte quelle opportunità che un supporto multimediale offre: ad esempio il passaggio del
mouse fa apparire od animare oggetti, consente di far dialogare i personaggi interagendo con loro. Il
click sopra aree attive consente di approfondire i concetti base, anche attraverso la stampa e
l’utilizzo di documenti.
(Diapositiva n° 6)
L’unione tra la trasmissione d’importanti concetti sulla salute e sulla donazione con l’aspetto
ludico del Cd rom consente di far pervenire le informazioni in modo più immediato, per
raggiungere l’obiettivo finale che è quello di dare al pubblico, solitamente giovane, motivazioni
valide ed informazioni sicure.
(Diapositiva n° 7)
La struttura del Cd è divisa in due parti, che possono essere scelte indifferentemente come partenza.
AVIS ABVS Regionale Veneto - Croce Rossa Slovena di Lubiana – Rovigo, 23 ottobre 2004
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(Diapositiva n° 8)
La prima parte contiene un filmato girato presso il Centro di Raccolta dell’Ospedale dei Colli di
Padova,
(Diapositiva n° 9)
In cui gli stessi medici spiegano che cos’è il sangue, i modi e le finalità della donazione, e mostrano
le apparecchiature e le metodiche usate.
(Diapositiva n° 10)
La seconda parte è quella più multimediale, costruita come un sito web, con una barra superiore
con vari percorsi, proprio come nella navigazione in Internet, per dar la possibilità di saltare da un
argomento all’altro fino a scoprire quello più interessante.
(Diapositiva n° 11) (Diapositiva n° 12).
Si comincia con la presentazione delle due Associazioni, la loro storia, la struttura e la presenza nel
territorio con indirizzi e telefoni delle strutture di base.
(Diapositiva n° 13)
Si passa poi ad una parte più scientifica che parla del sangue, della donazione, le metodiche, utili
consigli su cosa fare prima e dopo la donazione e notizie su tutti i Centri Trasfusionali e di Raccolta
sia pubblici che in convenzione nel Veneto.
(Diapositiva n° 14)
Vengono poi gli ambienti dove si parla degli stili di vita nelle varie situazioni: casa, scuola,
discoteca, sport ed il Centro Trasfusionale. Vengono dati utili suggerimenti interagendo con i
personaggi. In ogni ambiente il passaggio del mouse su zone ben definite attiva alcune schermate
che trattano temi specifici e danno consigli usando un linguaggio semplice pur nella correttezza
scientifica. In ogni ambiente è poi nascosto un gioco che potrà essere scoperto da chi cerca
attentamente tra le scelte proposte.
(Diapositiva n° 15)
Vengono poi illustrati alcuni esempi di comunicazione AVIS-FIDAS prodotti in questi ultimi anni
dalla Commissione, con la possibilità di visionare un filmato ed ascoltare alcuni spot radiofonici.
Un’altra scelta permette di avviare il filmato dall’interno del CD, scegliendo il “Percorso scuola”.
(Diapositiva n° 16)
Per finire una schermata permette di accedere ad alcuni giochi.
Spero che questo nostro lavoro sia utile a quanti operano nella scuola, ed ai giovani che, portandolo
a casa, potranno sfruttarne le potenzialità come strumento di ricerca e d’approfondimento.
AVIS ABVS Regionale Veneto - Croce Rossa Slovena di Lubiana – Rovigo, 23 ottobre 2004
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Laura ELIAResponsabile Progetto AVIS Provinciale Venezia
Giochiamo a voler bene all’altro?
“Si incomincia giocando, si finisce costruendo”
(Enzo Spaltro, Introduz a “Gioco e Dopogioco”, La Merdiana Edizioni, Bari 1997)
Nel 2001 l’AVIS Provinciale di Venezia decise di fare il punto sulla situazione “Scuola”: che
strumenti utilizzavano le sezioni comunali per trasmettere il tema della donazione di sangue,
come rispondevano i ragazzi, come gli insegnanti?
Da una lunga e dettagliata analisi della situazione, nacque l’esigenza, e successivamente la
convinzione, che era necessario cambiare per rinnovare nel profondo i metodi di approccio
con le nuove generazioni, a fronte dei mutamenti sociali intervenuti negli anni.
Ci si era infatti accorti che il “classico” intervento con videocassetta e spiegazione a voce di
cosa volesse dire donare e di come fosse necessario un gesto così importante, non riusciva a
catturare in maniera forte e duratura l’attenzione dei ragazzi (e, spesso, anche quella degli
insegnanti!).
Nacque così la proposta del gioco quale strumento per educare alla solidarietà.
A molti parve di parlare, inizialmente, di qualcosa di poco serio: troppo spesso noi adulti,
infatti, siamo legati alla visione del gioco come ad un’attività puramente amena, relegata
all’ambito infantile e ormai solo ricordo di una passata gioventù. Nella realtà dei fatti le cose,
però, non stanno proprio così: nel mondo dell’università sono decenni che vengono utilizzati
il gioco e la simulazione per affrontare diverse problematiche quali la realizzazione di progetti
urbanistici, o i comportamenti da tenere di fronte a malati gravi, o l’allestimento ideale di
mostre, concerti ed eventi. Nel modo aziendale, lo strumento ludico viene utilizzato per
imparare a vivere in squadra, a realizzare progetti, a raggiungere obiettivi.
Forte di queste esperienze e affrontando la vasta bibliografia sull’argomento, l’AVIS
Provinciale di Venezia decise dunque di intraprendere questa nuova strada.
In un anno di lavoro, che vide la collaborazione di una equipe di professionisti, nacquero
FIABILAS e GIOCAVIS, realizzati grazie anche al contributo dell’Assessorato alle Politiche
Sociali di Venezia ed al Fondo Interegionale AVIS-FIDAS.
Fiabilas, un gioco in scatola per i ragazzini delle scuole elementari, attraverso percorsi
emozionanti e coinvolgenti, tra fortuna e abilità, insegna l’importanza del corpo umano e,
nello specifico, del sangue e dei suoi componenti ed educa a comportamenti corretti per la
salute del corpo umano.
AVIS ABVS Regionale Veneto - Croce Rossa Slovena di Lubiana – Rovigo, 23 ottobre 2004
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Giocavis, è stato pensato per i ragazzi delle scuole medie inferiori e superiori e per adulti. Si
tratta di un gioco di simulazione indiretta che porta i giocatori, del tutto inconsapevoli, a
determinare situazioni positive o negative per se stessi e per gli altri. Attraverso la parte
finale, cioè la spiegazione degli intenti del gioco e di ciò che si nascondeva sotto alla
simulazione indiretta, il forte impatto psicologico provocato nei giocatori permette allo
strumento di essere particolarmente efficace nell’educazione alla solidarietà, all’altruismo e
alla donazione del sangue.
I due strumenti furono presentati a tutte le sezioni comunali, i cui presidenti e responsabili
scuola furono direttamente coinvolti nell’attività ludica. Nacque così una stretta
collaborazione tra il Provinciale e le sezioni comunali che decisero di aderire al progetto.
Nell’anno scolastico 2002/03, furono coinvolti 2.236 ragazzi e 105 insegnati e animatori, con
ottimi risultati monitorati attraverso la compilazione di questionari consegnati alla fine di
ogni esperienza (allegato A). Nell’anno scolastico 2003/04 furono coinvolti altri 1800 ragazzi
e 144 insegnati, arrivando a coprire zone della Provincia di Venezia non interessate l’anno
precedente. I risultati raccolti dai questionari consegnati agli insegnanti durante questo
secondo anno (allegato B), confermano il generale apprezzamento della proposta.
Nello specifico, alla domanda del questionario “crede che l’AVIS debba continuare su questa
strada, magari con la realizzazione di altri giochi?”, al 100%, e per due anni consecutivi, gli
insegnati hanno risposto positivamente.
E’ per soddisfare questa forte e chiara esigenza che, quindi, l’AVIS Provinciale di Venezia ha
deciso d’intervenire, assieme alle sezioni comunali, con la proposta ludica anche nell’anno
scolastico 2004/05 e, viste le adesioni sinora raccolte, si può presagire un altro anno d’intensa
attività con le scuole della provincia di Venezia.
Per rispondere poi all’esigenza di partecipare a giochi nuovi, per quest’anno si è
appositamente creato il gioco internet fantasy “Blood’s Adventure”. Il gioco a quiz, con temi
inerenti il sangue, le sue caratteristiche, la sua donazione, il suo utilizzo in caso di incidenti,
trapianti, ustioni, sarà il protagonista di un concorso a premi che coinvolgerà tutte le classi
quarte superiori della provincia veneziana e di quella di Pesaro-Urbino. In base ad un sistema
complesso, basato su un calcolatore automatico, sarà possibile determinare due classi
vincitrici, una della provincia di Venezia e una di Pesaro-Urbino. Ad entrambe verrà spesata
una gita rispettivamente nei territori pesaresi e nei territori veneziani. Il progetto, che ormai
raccoglie molte adesioni, è stato reso possibile grazie al contributo della Provincia e del
Comune di Venezia, del Comune di Noale, Gradara e Sasso Corvaro, nonché di numerosi
sponsor privati.
AVIS ABVS Regionale Veneto - Croce Rossa Slovena di Lubiana – Rovigo, 23 ottobre 2004
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Il gioco, ora accessibile tramite concorso e attraverso il collegamento ad Internet, sarà in una
seconda fase opportunamente adattato e riversato su CD, in modo da divenire un ulteriore
strumento per coinvolgere tutte le classi superiori nel prossimo anno scolastico.
Crediamo possa anche questo essere un ottimo mezzo per sensibilizzare alla solidarietà e alla
donazione di sangue, rendendo l’AVIS sempre più presente nel mondo della scuola attraverso
linguaggi nuovi, accattivanti ed educativi al tempo stesso.
Accanto a queste iniziative, ormai avviate, vi è poi in cantiere la realizzazione di un altro
gioco di simulazione che, opportunamente tarabile, potrà coinvolgere molte fasce d’età nel
futuro anno scolastico.
Scoperto, quindi, lo strumento gioco quale ottimo aiuto per comunicare valori profondi come
quelli della solidarietà, della cittadinanza, del dono verso l’altro e, nello specifico, del dono
del sangue, l’AVIS Provinciale di Venezia, in pochi anni, raggiungerà l’obiettivo di possedere
una piccola ludoteca e dei collaboratori esperti in conduzione ludica; questo permetterà di
fornire un valido supporto alle esigenze di comunicazione delle singole sezioni comunali.
Ma l’esperienza non si è fermata al territorio della Provincia di Venezia: da molte parti
d’Italia, infatti, diverse AVIS hanno richiesto i giochi e tuttora lavorano con le proprie scuole
grazie a questi strumenti.
Tale progetto, ormai avviato da tre anni, è stato poi frutto di uno studio, che si è concluso con
ottimi risultati, tenutosi a Tokio da ISAGA (International Simulationand Gaming
Association), ossia l’organizzazione internazionale che riunisce ricercatori professionisti che
sviluppano ed usano simulazioni, giochi e metodologie correlate.
Inoltre, l’Università di Padova, e precisamente la Facoltà di Scienze della Formazione
(indirizzo educatore socio-sanitario), ha fatto richiesta all’AVIS Provinciale di Venezia, di
ospitare quale tirocinante una laureanda, perchè potesse seguire le attività ludiche proposte
nell’anno scolastico 2003/04 e formulare una tesi sui nuovi metodi di comunicazione nel
settore del volontariato.
Come si può intendere da queste esperienze, l’aver intrapreso questa strada, oltre ad aver
permesso l’ottenimento di ottimi risultati in termini di comunicazione, ha altresì concesso
l’apertura di nuove strade, altrettanto coinvolgenti ed importanti, per rilanciare l’immagine
dell’AVIS e della sua presenza nella società d’oggi.
AVIS ABVS Regionale Veneto - Croce Rossa Slovena di Lubiana – Rovigo, 23 ottobre 2004
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PROGETTO “AVIS-GIOCO I ANNO”
Risultati questionari consegnati nell’anno scolastico 2001-2002
Aveva mai sentito parlare prima di AVIS?
si 100% no
Se si, in quale occasione?
pubblicità (giornali, radio, TV...) 6,32% presenza AVIS locale (materiale promozionale AVIS, feste cittadine AVIS, scuola...) 24,21% perché donatori (o amici e parenti donatori) 52,63% in molte occasioni 16,84%
Crede sia positivo educare alla donazione di sangue i ragazzi dell’età dei suoi alunni?
Terza elementare si 100% no
Quarta elementare si 100% no
Quinta elementare si 100% no
Come crede che i suoi ragazzi abbiano vissuto questo progetto realizzato da AVIS?
con entusiasmo e partecipazione 51,71% positivamente 16,73% divertendosi ed imparando 27,36% favorendo l’aspetto agonistico 3,15% senza risposta 1,05
Crede che AVIS debba continuare su questa strada, magari con la realizzazione di altri giochi?
si 100% no
Raccolta consigli significativi dati da insegnanti e animatori gruppi
Preparare per adulti un gioco di simulazione diretta Continuare a diffondere il valore del dono attraverso il gioco il più possibile Variando i contenuti o con altri giochi intervenire più volte durante il corso di un anno scolastico Escludere le classi terze elementari da “FIABILAS” perché bimbi troppo piccoli Consegnare sempre materiale informativo
Dati aggiornati al 15/09/03.Partecipanti
27 classi elementari: tot. ragazzi 540 - tot. insegnati 27 62 classi medie: tot. ragazzi 1240 - tot. insegnanti 62 16 classi superiori: tot. ragazzi 320 – tot. insegnanti 16 1 gruppo parrocchiale: tot: 16 giovani tra i 18 ed i 29 anni 1 comunità capi scout: tot. 20 giovani tra i 21 ed i 40 anni 5 gruppi scout: tot. 100 ragazzi tra i 10 ed i 22 anni
Sezioni coinvolte 15Località coinvolte: 19
Prima media
si 100% no
Seconda media si 100% no
Terza media si 100% no
Prima superiore
si no
Seconda superiore si no
Terza superiore si no
Quarta superiore si 100% no
Quinta superiore si 100% no
TOTALE PERSONE COINVOLTE NELPROGETTO AL 15/09/03:
2100 ragazzi a scuola105 insegnanti
136 ragazzi gruppi parrocchiali
AVIS ABVS Regionale Veneto - Croce Rossa Slovena di Lubiana – Rovigo, 23 ottobre 2004
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PROGETTO “AVIS-GIOCO II ANNO”
Risultati questionari consegnati nell’anno scolastico 2003-2004
Aveva mai sentito parlare prima di AVIS?
si 100% no
Se si, in quale occasione?
pubblicità (giornali, radio, TV...) 4,6% presenza AVIS locale (materiale promozionale AVIS, feste cittadine AVIS, scuola...) 6,9% perché donatori (o amici e parenti donatori) 30,4% in molte occasioni 48,9% conversazioni comuni 2,3% da sempre 4,6% grazie agli insegnanti 2,3%
Da osservare come, qualora gli insegnanti abbiano stilato un elenco di varie occasioni in cui avrebbero conosciutol’AVIS, preponderante comunque risulti la conoscenze diretta di donatori.
Crede che lo strumento “gioco” sia positivo a questo fine?
si 100% no
Crede sia positivo educare alla donazione di sangue i ragazzi dell’età dei suoi alunni?
Quinta elementare si 100% no
Come crede che i suoi ragazzi abbiano vissuto questo progetto realizzato da AVIS?
con entusiasmo e partecipazione 27,2% positivamente 27.2% divertendosi ed imparando 18,2% con curiosità ed interesse 20,8% non con l’adeguata maturità 2,2% inizialmente distratti poi colpiti e coinvolti 2,2% senza risposta 2,2%
Crede che AVIS debba continuare su questa strada, magari con la realizzazione di altri giochi?
si 100% no
Raccolta consigli significativi e osservazioni dati, in generale, dagli insegnanti
Apprezzato estremamente lo strumento gioco in grado di coinvolgere anche alunni solitamente pocoattenti e sensibili
Variando i contenuti intervenire più volte durante il corso di un anno scolastico Staff di collaboratori estremamente valida; buone le competenze di animazione e informative
Dati aggiornati al 24/06/04Partecipanti
30 classi elementari: tot. ragazzi 750 - tot. insegnati 60 38 classi medie: tot. ragazzi 950 - tot. insegnanti 76 4 classi superiori: tot. ragazzi 100 – tot. insegnanti 8
Sezioni AVIS coinvolte: 12 (3 hanno lavorato autonomamente con gli stessi strumenti)Località coinvolte: 16
Prima media
si 100% no
Terza media si 100% no
Quarta superiore si 100% no
Quinta superiore si 100% no
TOTALE PERSONE COINVOLTE NELPROGETTO AL 24/06/04:
1800 ragazzi a scuola144 insegnanti