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la scuola... cosi' e' se vi pare In quest'anno di novità e di inizio di una nuova dirigenza cogliamo l'occasione, anche se in ritardo, per dare il benvenuto alla nuova dirigente e per augurarLe ed augurarci un sereno e proficuo svolgimento dell'anno sco- lastico in corso. Questo è ciò che ci ha detto la preside quando siamo andati a intervistarla... Innanzitutto preside, cosa ci può del suo nuovo istituto, dopo 18 anni in cui la scuola è stata guidata dal preside Mauriello? Svolgere la funzione dirigenziale presso il liceo scientifico “A. Volta” è per me motivo di onore. Mi auguro di essere adeguatamente coadiuvata da tutto il personale scolastico, dagli studenti e dalle famiglie. L’inizio di quest’anno è stato ca- ratterizzato da un episodio in par- ticolare. Cosa ci può dire a riguardo? Si è trattato di un grava episodio, frutto di disattenzione e di immatu- rità da parte del ragazzo che ha com- piuto un gesto scriteriato. La scuola ha saputo rispondere in maniera tempestiva ed adeguata, richiedendo l’immediato intervento delle forze dell’ordine affinchè il colpevole fosse immediatamente individuato. D’altro canto il consiglio di classe ha prov- veduto a sanzionare il comporta- mento dello studente, sperando comunque in una possibile quanto auspicabile riabilitazione. Cosa pensa dei docenti, degli stu- denti e dell’istituto in sé? Penso che i docenti siano tra i più ac- creditati del territorio, così dicasi per il personale ATA. Gli studenti, poi, sono certamente motivati allo studio e molto educati e garbati nei com- portamenti. Tutti requisiti, questi, per il successo scolastico. Cosa può dire ai ragazzi che hanno manifestato per tutto lo scorso anno e anche nell’anno corrente contro la riforma Gelmini? Sono per la libertà di pensiero e di manifestazione. Ciò che conta è che non si strumentalizzino particolari situazioni, al solo fine di omogeneiz- zarsi nella massa. La scuola deve svi- luppare una autenticità di pensiero critico, vero sale della democrazia. Quali pensa debbano essere i prov- vedimenti da attuare in ambito scolastico? In ambito scolastico applicheremo la normativa in vigore, attueremo la ri- forma della scuola secondaria supe- riore e ne trarremo sicuramente i frutti per rendere sempre più com- petitivo il titolo di studi acquisito a fine del percorso liceale che, dal prossimo anno, dovrebbe anche pre- vedere accanto al liceo scientifico or- dina mentale, anche l’indirizzo scientifico-tecnologico. Ciò che a noi sta a cuore è migliorare la didattica laboratoriale. gianmarco saurino istruzioni per i lettori di giornale di Horst bienek Verificate ogni parola verificate ogni riga non dimenticate mai con una tesi è possibile esprimere anche l’antitesi. Diffidate dei titoli scritti in grassetto nascondono le cose più impor- tanti diffidate degli articoli di fondo delle inserzioni delle quotazioni delle lettere al direttore e delle interviste di fine setti- mana anche i sondaggi di opinione sono manipolati le notizie varie escogitate da redattori furbette. Diffidate della terza pagina delle critiche teatrali, i libri per lo più sono migliori dei loro recensori leggete quello che loro hanno sottaciuto diffidate anche dei poeti in loro tutto suona più bello, anche più atemporale ma non è più vero,né più giusto. Non prelevate niente senza averlo verificato Né le parole né le cose né il conto e neppure la bici- cletta né il latte e neppure l’aragosta né l’uva e neppure la neve afferratelo, assaggiatelo,rigiratelo da tutte le parti mettetelo fra i denti come una moneta resiste? Ne siete contenti? Il fuoco è ancora fuoco e il fogliame fogliame l’aereo è aereo e la rivolta rivolta una rosa è ancora una rosa? non smettete mai di diffidare dei vostri giornali anche quando cambiano i redat- tori o i governi. Rivolta... Il solito giornalino scola- stico (che poi tanto scontato non è) scritto da alunni per la scuola ma pagato dagli stessi ideatori... Sbaglio o qualcosa non quadra? L’esperienza dell’anno scorso ci aveva coinvolto, così anche se l’economia non tira e la scuola “a quanto pare “ non fa ecce- zione, ci siamo “rimboccati le mani- che”, abbiamo aguzzato l’ingegno ed ecco l’idea geniale: autotassarci . Che senso di libertà dà l’autonomia e il non dover chiedere MA… C’è sem- pre un MA… I conti non tornavano e conta e riconta la cifra restava sempre troppo alta, non c’era il de- naro per pagare la stampa e non solo... Come fare? Eliminiamo il gra- fico ma conta e riconta la cifra resta troppo alta. Sperimentiamoci nella composizione del menabò e chie- diamo solo il costo della stampa. La cifra sembrava più ragionevole an- corché alta... A questo punto vi chie- derete forse dove abbiamo trovato quel gruzzoletto di monete che in- sieme alla buona volontà ci ha con- sentito di lavorare. Sicché anche quest’anno il giornale è sotto i vostri occhi... Magia! Si trattava SOLO di cercare un mecenate disponibile a fi- nanziare il giornalino redatto da un povero gruppo di scellerati… Ed ecco l’illuminazione: voce gentile,occhi dolci ed una sola do- manda: “Papà per caso conosci qual- cuno che potrebbe aiutarci a realizzare il nostro giornalino pre- standoci qualche sommetta di de- naro per pagarlo?” Cambio di intonazione, più da intellettuale”Sai la crisi economica ha provocato grandi disagi e sia noi che la nostra scuola ha perso tutte le sue ingenti ricchezze”… Domanda inconsueta? Probabile... Ma una cosa è certa: la ri- chiesta fatta al paziente genitore è stata accolta e alcuni finanziatori sono caduti nella nostra rete e il giornalino è nelle vostre mani... Sap- piamo che non è perfetto,sappiamo che l’aiuto di un giornalista e di esperti avrebbe giovato al nostro prodotto e ci scusiamo per gli even- tuali errori e le numerose imperfe- zioni. Ma credeteci: lo abbiamo fatto tutto da soli. annalisa longo ancora rivolta RiVolta non finisce qui. Abbiamo inten- zione di proseguire la nostra avventura aperta a coloro che vogliono viaggiare con noi. Chiunque abbia idee, argomenti da esporre, aiuti da elargire può contattare la redazione di RiVolta personalmente (ci trovate tutti i giorni, dalle 8.30 alle 13.20 nella nostra sede principale) o inviare articoli, spunti, riflessioni, sugge- rimenti, partecipare a forum,nonché trovare copia del giornale, agli indirizzi: http://www.voltaerivolta.com [email protected] DIRETTORE COORDINAMENTO EDITORIALE Lucia Pedone WEBMASTER Domenico Tortorella REDAZIONE Giorgio Castriota Skanderbegh Alessandro Ciccarelli Gianmarco D’Urso Vincenzo De Marzo Giuseppe De Rosa Matteo De Rosa Federica Frisenna Francesca Ippolito Stefano Ippolito Annalisa Longo Francesco Mammola Alessio Mariani Valentina Marinacci Antonio Masucci Luca Miele Carolina Miraglia Mauro Mongiello Tommaso Moscatelli Lorenzo Padula Fabrizia Romeo Daniele Roselli Alessandro Salvato Gianmarco Saurino Dimitri Vitale PROGETTAZIONE GRAFICA Inedito s.r.l. c/o Mediafarm via San Severo, km 2,00 - Foggia tel 0881 588611 - fax 0881 588612 IMPAGINAZIONE Dimitri Vitale STAMPA Tipografia Cappetta anno2>numero1 Chiuso in redazione giovedì 10 dicembre 2009

RiVolta n°1 anno 2

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Il Giornale del Liceo Scientifico A. Volta di Foggia

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Page 1: RiVolta n°1 anno 2

la scuola... cosi' e' se vi pareIn quest'anno di novità e di inizio di una nuova dirigenza cogliamo l'occasione, anche se in ritardo, per dare

il benvenuto alla nuova dirigente e per augurarLe ed augurarci un sereno e proficuo svolgimento dell'anno sco-

lastico in corso. Questo è ciò che ci ha detto la preside quando siamo andati a intervistarla...

Innanzitutto preside, cosa ci può

del suo nuovo istituto, dopo 18 anni

in cui la scuola è stata guidata dal

preside Mauriello?

Svolgere la funzione dirigenziale

presso il liceo scientifico “A. Volta” è

per me motivo di onore. Mi auguro

di essere adeguatamente coadiuvata

da tutto il personale scolastico, dagli

studenti e dalle famiglie.

L’inizio di quest’anno è stato ca-

ratterizzato da un episodio in par-

ticolare. Cosa ci può dire a

riguardo?

Si è trattato di un grava episodio,

frutto di disattenzione e di immatu-

rità da parte del ragazzo che ha com-

piuto un gesto scriteriato. La scuola

ha saputo rispondere in maniera

tempestiva ed adeguata, richiedendo

l’immediato intervento delle forze

dell’ordine affinchè il colpevole fosse

immediatamente individuato. D’altro

canto il consiglio di classe ha prov-

veduto a sanzionare il comporta-

mento dello studente, sperando

comunque in una possibile quanto

auspicabile riabilitazione.

Cosa pensa dei docenti, degli stu-

denti e dell’istituto in sé?

Penso che i docenti siano tra i più ac-

creditati del territorio, così dicasi per

il personale ATA. Gli studenti, poi,

sono certamente motivati allo studio

e molto educati e garbati nei com-

portamenti. Tutti requisiti, questi,

per il successo scolastico.

Cosa può dire ai ragazzi che hanno

manifestato per tutto lo scorso

anno e anche nell’anno corrente

contro la riforma Gelmini?

Sono per la libertà di pensiero e di

manifestazione. Ciò che conta è che

non si strumentalizzino particolari

situazioni, al solo fine di omogeneiz-

zarsi nella massa. La scuola deve svi-

luppare una autenticità di pensiero

critico, vero sale della democrazia.

Quali pensa debbano essere i prov-

vedimenti da attuare in ambito

scolastico?

In ambito scolastico applicheremo la

normativa in vigore, attueremo la ri-

forma della scuola secondaria supe-

riore e ne trarremo sicuramente i

frutti per rendere sempre più com-

petitivo il titolo di studi acquisito a

fine del percorso liceale che, dal

prossimo anno, dovrebbe anche pre-

vedere accanto al liceo scientifico or-

dina mentale, anche l’indirizzo

scientifico-tecnologico. Ciò che a noi

sta a cuore è migliorare la didattica

laboratoriale.

gianmarco saurino

istruzioni per i lettori di giornale

di Horst bienekVerificate ogni parola

verificate ogni riga

non dimenticate mai

con una tesi

è possibile

esprimere anche l’antitesi.

Diffidate dei titoli

scritti in grassetto

nascondono le cose più impor-

tanti

diffidate degli articoli di fondo

delle inserzioni

delle quotazioni

delle lettere al direttore

e delle interviste di fine setti-

mana

anche i sondaggi di opinione

sono manipolati

le notizie varie escogitate

da redattori furbette.

Diffidate della terza pagina

delle critiche teatrali, i libri

per lo più sono migliori dei loro

recensori

leggete quello che loro hanno

sottaciuto

diffidate anche dei poeti

in loro tutto suona

più bello, anche più atemporale

ma non è più vero,né più giusto.

Non prelevate niente senza

averlo verificato

Né le parole né le cose

né il conto e neppure la bici-

cletta

né il latte e neppure l’aragosta

né l’uva e neppure la neve

afferratelo, assaggiatelo,rigiratelo

da tutte le parti

mettetelo fra i denti come una

moneta

resiste? Ne siete contenti?

Il fuoco è ancora fuoco

e il fogliame fogliame

l’aereo è aereo e la rivolta rivolta

una rosa è ancora una rosa?

non smettete mai

di diffidare dei vostri giornali

anche quando cambiano i redat-

tori

o i governi. Rivolta... Il solito giornalino scola-

stico (che poi tanto scontato non è)

scritto da alunni per la scuola ma

pagato dagli stessi ideatori... Sbaglio

o qualcosa non quadra? L’esperienza

dell’anno scorso ci aveva coinvolto,

così anche se l’economia non tira e la

scuola “a quanto pare “ non fa ecce-

zione, ci siamo “rimboccati le mani-

che”, abbiamo aguzzato l’ingegno ed

ecco l’idea geniale: autotassarci . Che

senso di libertà dà l’autonomia e il

non dover chiedere MA… C’è sem-

pre un MA… I conti non tornavano

e conta e riconta la cifra restava

sempre troppo alta, non c’era il de-

naro per pagare la stampa e non

solo... Come fare? Eliminiamo il gra-

fico ma conta e riconta la cifra resta

troppo alta. Sperimentiamoci nella

composizione del menabò e chie-

diamo solo il costo della stampa. La

cifra sembrava più ragionevole an-

corché alta... A questo punto vi chie-

derete forse dove abbiamo trovato

quel gruzzoletto di monete che in-

sieme alla buona volontà ci ha con-

sentito di lavorare. Sicché anche

quest’anno il giornale è sotto i vostri

occhi... Magia! Si trattava SOLO di

cercare un mecenate disponibile a fi-

nanziare il giornalino redatto da un

povero gruppo di scellerati… Ed

ecco l’illuminazione: voce

gentile,occhi dolci ed una sola do-

manda: “Papà per caso conosci qual-

cuno che potrebbe aiutarci a

realizzare il nostro giornalino pre-

standoci qualche sommetta di de-

naro per pagarlo?” Cambio di

intonazione, più da intellettuale”Sai

la crisi economica ha provocato

grandi disagi e sia noi che la nostra

scuola ha perso tutte le sue ingenti

ricchezze”… Domanda inconsueta?

Probabile... Ma una cosa è certa: la ri-

chiesta fatta al paziente genitore è

stata accolta e alcuni finanziatori

sono caduti nella nostra rete e il

giornalino è nelle vostre mani... Sap-

piamo che non è perfetto,sappiamo

che l’aiuto di un giornalista e di

esperti avrebbe giovato al nostro

prodotto e ci scusiamo per gli even-

tuali errori e le numerose imperfe-

zioni. Ma credeteci: lo abbiamo

fatto tutto da soli.

annalisa longo

ancora rivolta

RiVolta non finisce qui. Abbiamo inten-zione di proseguire la nostra avventuraaperta a coloro che vogliono viaggiare connoi. Chiunque abbia idee, argomenti da

esporre, aiuti da elargire può contattare la redazione di RiVoltapersonalmente (ci trovate tutti i giorni, dalle 8.30 alle 13.20 nellanostra sede principale) o inviare articoli, spunti, riflessioni, sugge-rimenti, partecipare a forum,nonché trovare copia del giornale, agliindirizzi:http://www.voltaerivolta.com [email protected]

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COORDINAMENTO EDITORIALE

Lucia Pedone

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REDAZIONE

Giorgio Castriota Skanderbegh

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Gianmarco D’Urso

Vincenzo De Marzo

Giuseppe De Rosa

Matteo De Rosa

Federica Frisenna

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Mauro Mongiello

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tel 0881 588611 - fax 0881 588612

IMPAGINAZIONE

Dimitri Vitale

STAMPA

Tipografia Cappetta

anno2>numero1

Chiuso in redazione

giovedì 10 dicembre 2009

Page 2: RiVolta n°1 anno 2

la scuola che vorreiDa una breve inchiesta...

Per qualcuno la scuola va bene così.

Maggiori fondi per le attività.

Migliore gestione dei fondi statali, da

non incentrare solamente sugli IDEI.

Maggiore interattività e più tempo

da dedicare a discussioni con i pro-

fessori su temi vari

svecchiamento del rapporto fra

alunni e insegnanti nonché dei mezzi

per l'apprendimento (zaini di 20 kg

nell'era dei computer).

Maggiore utilizzo delle strutture già

presenti e abbandonate a loro stesse

sottoporre i professori a test che ac-

certino la loro idoneità a trattare con

la componente umana

scuola a tempo pieno (con inter-

vallo) e abolizione dello studio a

casa.

Informazioni sulla Politica, la sua sto-

ria e le sue motivazioni nonché sulle

istituzioni e il loro funzionamento.

Maggiori informazioni sull'orienta-

mento e stage per reali collegamenti

col mondo del lavoro.

Conoscenza della realtà economica e

politica della propria regione e del

proprio paese.

Ampia scelta di corsi extracurricu-

lari: giornalismo, musica, teatro, arti

manuali, cucina, ricamo, Economia

domestica, sessuologia (corso di

prima educazione con accesso a corsi

di galateo per gli alunni – richiesta di

un docente).

Corsi di approfondimento prope-

deutici all’approfondimento delle di-

scipline più richieste in ambito

universitario.

Per le aule: armadietto contenente

almeno gli oggetti indispensabili per

il normale svolgimento delle Lezioni

(vocabolari, fogli ecc.) per evitare di

caricare gli alunni con ulteriori pesi,

aule dotate di computer.

Presenza di un intervallo.

Organizzazione delle ore in modo da

lasciare il sabato libero.

Giorgio castriota

skanderbegh

La nostra scuola è stata scenario, a

fine ottobre, di un incidente al-

quanto increscioso, che ha determi-

nato la diffamazione della stessa e del

ragazzo protagonista.

Di conseguenza, dopo tutto quello

che abbiamo letto e sentito tramite

i mass media locali e nazionali, noi

studenti del Liceo Scientifico

“A.Volta” vogliamo fare chiarezza

sull’accaduto, intervistando Vin-

cenzo Maddalena, il feritore.

Allora Vincenzo, ci puoi descrivere

dettagliatamente cosa è successo in

quella sfortunata mattinata?

“Volentieri” -afferma Maddalena-

“stavo rimettendo in ordine i libri

che avevo sul banco e riponendoli in

cartella, per fare spazio ho dovuto

togliere la valigetta della pistola, pog-

giandola sul banco. In seguito l’ho

aperta perché mi ero ricordato che

c’era un colpo in canna. Per evitare

incidenti, temendo che qualche altra

persona la prendesse e, ignaro che

fosse carica e sparasse, ho deciso di

scaricare l’ultimo piombino, l’unico

metodo per farlo nelle pistole ad aria

compressa, è sparare. Ho aperto la fi-

nestra, ho mirato verso l’asfalto sot-

tostante e ho fatto fuoco.

Incosapevole di quello che era suc-

cesso, ho chiuso la finestra e ho ripo-

sto l’arma sotto il banco. Il

rappresentante della nostra classe mi

aspettava dietro la porta per chiu-

derla, poiché tutta la classe si era già

avviata verso l’aula magna dell'Isti-

tuto per assistere alla visione di un

filmato. Poiché l'aula era occupata,

nel tragitto per spostarci in un'altra

aula video, siamo stati fermati dal vi-

cepreside, che ha chiesto le chiavi

della nostra classe al rappresentan-

tedi classe' senza spiegarcene le ra-

gioni. Fermo presso la cattedra dei

collaboratori scolastici all’ingresso,

ho notato, seduto e silenzioso, un ra-

gazzo che sanguinava leggermente.

Gli ho subito ho chiesto cosa gli

fosse accaduto, la risposta mi ha

spiazzato del tutto. Mi ha detto di

essere stato probabilmente colpito

dal piombino di una pistola,mentre

,all'esterno della scuola,sostava sotto

la tettoia del corridoio che collega la

palestra all’Istituto. Confuso e in-

quieto, in un primo momento ho

pensato che qualcuno si fosse im-

possessato della mia pistola e avesse

sparato al ragazzo; ma chi avrebbe

potuto farlo visto che la nostra aula

era stata chiusa, e che soprattutto la

nostra classe era riunita al com-

pleto.Appena giunti in aula video ci

fu ordinato di non uscire per nessun

motivo poiché i Carabinieri,giunti

immediatamente, ci avrebbero inter-

rogato tempestivamente. Dopo i

primi tre compagni di classe, sono

stato chiamato io . L'interrogatorio è

stato lungo e la verbalizzazione delle

mie dichiarazioni è avvenuta in que-

stura. le forze dell’ordine hanno sta-

bilito che si era trattato di un vero e

proprio incidente, che il piombino,

che era stato sparato per terra, era a

sua volta rimbalzato e aveva colpito

accidentalmente il ragazzo.”

Vincenzo, sinceramente, cosa si

prova ad essere “famosi” triste-

mente?

“È stato tutt’altro che piacevole, ov-

viamente. Ma aldilà del mio errore,

mi ha deluso profondamente essere

stato additato come “bullo” o come

protagonista di una “sparatoria” in

stile far west, da quasi tutti i mass

media, e in particolare da giornali lo-

cali come l’Attacco, evidentemente

solo in cerca di scoop e non di vere

e proprie notizie. E così il pensiero

della gente è stato influenzato nega-

tivamente, perché so che s’è parlato

quasi ovunque dell’accaduto, anche

nel mio paese (Troia n.d.r.) e solo le

persone veramente informate sui

fatti mi hanno “difeso”. Ovviamente

nei limiti del possibile, poiché lo am-

metto, l’errore c’è stato e di certo non

era da trattare con leggerezza.”

Ti saresti punito?

“Si, perché ho sbagliato” –è la rispo-

sta secca del ragazzo, che scuotendo

la testa continua- “ poiché mi rendo

conto che ciò che è successo avrebbe

potuto avere risvolti molto più gravi,

a partire dai danni fisici al ragazzo

che ho accidentalmente colpito.”

E cosa ne pensi della punizione che

hai ricevuto? Dei quindici giorni di

sospensione e del lavoro “social-

mente utile” che svolgi nel frat-

tempo?

“A parer mio, è stata la più giusta pu-

nizione che mi potessero assegnare.

Ho avuto la possibilità di non per-

dere giorni effettivi di scuola, poiché

risulto assente dalle lezioni ma pre-

sente nell’istituto. In più ho avuto la

possibilità di conoscere il personale

scolastico, in particolare la Preside e

il professor Amorico, che si sono da

subito dimostrati comprensivi e di-

sponibili nell’aiutarmi nel reintegro

scolastico. Tuttavia mi ha deluso il

comportamento di alcuni professori

interni all’istituto, che esagerando

l’incidente e vestendo i panni di

“moralizzatori” chiedevano la mia

espulsione da tutte le scuole d’Italia

o comunque una punizione molto

più forte.”

Ti sei reso conto della pubblicità

negativa che hai fatto alla classe,

che viene addirittura additata

dalle matricolette dell’istituto?

“Sinceramente, e penso di parlare

anche a nome dei miei compagni di

classe, il pensiero infantile delle “ma-

tricolette” non ha nessuna impor-

tanza, poiché è dettato da una

informazione totalmente o parzial-

mente distorta. Spero che leggendo

questa intervista si rendano conto

che l’atteggiamento assunto finora è

stato sbagliato e superificiale”.

In conclusione, Vincenzo, ti vorrei

chiedere se hai avuto modo di con-

frontarti e chiarirti con il ragazzo

vittima dell’incidente.

“Certo, sentivo di doverlo fare. Ap-

pena ho avuto modo, ci siamo incon-

trati a Troia, essendo un mio

compaesano, e gli ho chiesto scusa

per il danno fisico e morale che gli

ho procurato. Quello che mi ha stu-

pito positivamente è stata la com-

prensione, sia da parte del ragazzo

che da parte della sua famiglia, e ciò

mi ha fatto ancor più mortificare per

avergli fatto del male”.

Vuoi aggiungere qualcos’altro?

“Penso l’intervista parli da sé, e spero

che facendo capire a tutti la dina-

mica dell’accaduto, si possa final-

mente chiudere questo brutto

capitolo della mia vita, di quella del

ragazzo e della storia della nostra

scuola.”

tommaso moscatelli

g.c.s.

Il recente lutto che hacolpito la famiglia delnostro compagno Nuri

Spanjolli ci fa obbligo diriflettere, pur nella tri-stezza del momento,sulle nostre azioni e

sulla necessità di mag-giore responsabilità dicui farci carico. Resta ilmomento attuale che è

quello del lutto e del do-lore a cui ci associamo ea cui partecipiamo as-

sieme alla famiglia.

la redazione

Intervista a vincenzo-Al caponeil ragazzo con la pistola

nota della redazioneDai commenti che si potranno leg-

gere nelle pagine seguenti, si evince

chiaramente come le opinioni sul-

l'accaduto siano divergenti:

per alcuni la punizione è stata

troppo mite, per altri giusta.

Poiché è impossibile chiarire gli av-

venimenti e noi crediamo che i

fatti, così come spiegato chiara-

mente dal professor Panebianco (v.

Le pagine seguenti), per essere tali

debbano essere comunque raccon-

tati e quindi raccontati variamente,

riteniamo che valga sempre il con-

cetto di giustizia come carità e che

qualunque tipo di giustizia, che

non voglia configurarsi come giu-

stizialismo, debba mirare al recu-

pero di chi sbaglia.

Tuttavia non pochi per noi, sono

stati i dubbi di peccare di eccessivo

garantismo e buonismo, soprat-

tutto alla luce di atteggiamenti su-

perficiali e leggeri, che anche negli

ultimi giorni hanno causato un tra-

gico incidente e tuttavia speriamo

che un minimo di riflessione, non

solo su quello che è accaduto, ma

su quello che sarebbe potuto acca-

dere, possa agire da correttivo su

chi troppo facilmente si perdona, si

auto-assolve e si chiama fuori dalle

proprie responsabilità.

Con l'augurio che nessun altro

gesto inconsulto possa causare ac-

cidenti irreparabili.

Page 3: RiVolta n°1 anno 2

Umberto personale ATA

“Da anni imparo a conoscere tutti i

ragazzi che frequentano questa

scuola. Conosco bene anche il prota-

gonista dell'episodio: un bravo ra-

gazzo, di buona famiglia,

educato..per questo nel suo gesto ri-

conosco solo una grande superficia-

lità, sono sicuro delle sue buone

intenzioni. Si è trattato di un inci-

dente e bene che non sia finito in tra-

gedia.

Comunque bisogna onorare il com-

portamento corretto della scuola,

prontissima ad informare le forze

dell'ordine.

Per quanto riguarda la punizione, ri-

tengo che sia stata più che giusta,

Vincenzo è stato un ottimo collabo-

ratore, sempre disponibile. Ha dimo-

strato di aver capito la gravità

dell'azione ed è stata un'esperienza

formativa anche per capire cosa la-

vora alla base dell'organizzazione di

una scuola al di là delle lezioni.”

Prof.ssa Bernardinetti

“È un episodio che va ricondotto al

contesto scolastico in cui non si fa vi-

vere ai ragazzi l'importanza della le-

galità. Si è perso il senso del rispetto

delle norme e la trasgressione è di-

ventata ormai all'ordine del giorno,

anche per eventi che fanno meno

“rumore” , come un telefonino ac-

ceso durante la lezione o il fumo in

bagno, e per questo quasi trascura-

bili. Ritengo che la sanzione inflitta

al ragazzo sia stata utile per una sua

riflessione e comprensione dell'er-

rore, ma soprattutto esemplare per

coloro che trasgrediscono.”

Anonimo

“C'è stata una paurosa disinforma-

zione. Sono state date troppe ver-

sioni della vicenda ed è difficile

risalire alla verità; tuttavia da ciò che

è stato ritenuto più attendibile,

penso che l'azione sia stata dettata

solo da leggerezza. Non ci si aspetta

questa superficialità da un ragazzo di

vent'anni, forse non si rende ancora

conto delle responsabilità delle sue

azioni e spero che la punizione gli sia

stata d'aiuto.”

Luca II D

“Sono venuto a conoscenza dei fatti

per voci di corridoio, non sono bene

informato ma conosco il ragazzo e

credo sia stata solo una bravata. La

punizione è stata anche eccessiva

data la fortunata conclusione, bene

che non sia andata peggio al ferito.”

Alfonso IV D

“Vogliamo chiamarla bravata, ragaz-

zata...è stata solo una cretinata che ha

rovinato il nome della scuola, da

sempre seria e che ospita studenti

modello. Sono amareggiato dal fatto

che studenti di altre scuole possano

ora guardarci con occhio diverso. La

pena è stata troppo leggera, io avrei

proposto una sospensione a tempo

più prolungato.”

Prof.ssa Spada

“È un fatto di estrema gravità che ha

anche gettato fango sull'immagine

della scuola. Non la ritengo una bra-

vata in quanto stiamo parlando di un

vent'enne, non di un ragazzino, che

dovrebbe avere consapevolezza delle

proprie azioni, dunque non escludo

che si sia trattato di una forma di

bullismo. Dopotutto deteneva

un'arma!

La sanzione è stata a mio parere

troppo soft, l'avrei espulso da tutte

le scuole come esempio di rispetto

delle regole; non credo che un po' di

“lavoro sociale” gli abbia fatto impa-

rare la lezione. E chi ci assicura che

non accada nuovamente un episodio

del genere con conseguenze magari

più gravi?!”

Giuseppe V F

“Hanno fatto troppo rumore per poi

non prendere provvedimenti seri.

fabrizia romeo

una pagina nera

ciak... si giraIl giorno 12 novembre la classe V E

che per tre anni ha seguito il pro-

getto Donatello cinema, ha parteci-

pato alla prima giornata del XIV

convegno nazionale dell' Agis a

Roma. L'AGIS è l'ente preposto a

tutte le attività di spettacolo (teatro,

cinema, musica...). Si è trattato di

una full immersion in un mondo

nuovo che ci sembra tanto lontano,

quello dello spettacolo. In realtà si

tratta della nostra quotidianità, della

nostra storia, messa in scena molte

volte per renderla comprensibile.

Luciana della Fornace, presidentessa

dell'Ente, dopo averci permesso di

entrare, ci ha fatto sedere ai piedi dei

direttori regionali e dei presidi poi-

ché la saletta del convegno era già

tutta occupata. Quasi subito è stato

proiettato un cortometraggio diretto

da Zeffirelli per promuovere il turi-

smo a Roma che aveva come prota-

gonisti l’attrice Monica Bellucci e il

cantante Andrea Bocelli e che alter-

nava alla vista splendida di alcune

delle piazze e dei monumenti più

belli di Roma, spezzoni di film fa-

mosi da Fellini ad altri registi noti.

Nota curiosa è che, in quella sede ab-

biamo appreso che Roma è la più

grande città europea, addirittura Pa-

rigi è dodici volte più piccola, Lon-

dra poco più piccola.

Tematica centrale della mattinata, la

Storia: la sua importanza per capire

il nostro modo di agire, di pensare,

nonostante l'impossibilità di rico-

struirla e leggerla in modo oggettivo

ed esaustivo. Impossibile raccontare

i fatti passati e presenti senza tenere

conto di una serie di informazioni,

tra le molteplici disponibili, selezio-

nate da singoli studiosi, in base alla

rilevanza del tutto soggettiva delle

stesse per chi le esamina. Impossi-

bile, quindi una ricostruzione ogget-

tiva, compito degli storici è

avvicinarsi il più possibile alla verità,

salvo revisioni se si presentano ele-

menti nuovi da considerare.

Erano presenti anche Luigi Magni,

Franco Nero, Enzo G. Castellari e il

presidente dell’ANEC Paolo Protti

che ha prodotto e fatto visionare un

cortometraggio sulla memoria sto-

rica delle sale cinematografiche al

centro delle città e sulla loro spari-

zione a favore delle multisale.

Passaggio importante quello di Carlo

Verdone che, a detta di tutti, si è ri-

velato molto più profondo di quanto

non siano i personaggi dei suoi film,

anche nell'argomentare il suo pros-

simo sceneggiato che sarà nelle sale

a gennaio.

Infine visione un anteprima nazio-

nale dopo il Festival di Roma, del

film (500) giorni insieme, prima

opera dell'americano Marc Webb e

già successo in America. Rientro a

Foggia entro la mezzanotte.

f.r.

Il giorno 13\11\09 a Bari presso la

fiera del Levante si è tenuta una gior-

nata dedicata all'orientamento uni-

versitario.

Treno regionale 7,55, arrivo a Bari

alle 10 circa.

Autobus direzione fiera preso alle

10,15 con arrivo al Campus dopo 15

minuti.

Dopo la registrazione di ogni singolo

studente e dopo la consegna del

braccialetto per avere accesso al

campus gli studenti provenienti da

tutta Italia hanno iniziato il loro giro

all'interno dell'edificio diviso in tre

sezioni: rosso, blu e gialla.

Gli studenti del Volta hanno parte-

cipato a scelta alle conferenze delle

11 e delle 12.

Successivamente tutti gli studenti

hanno fatto un giro nell'edificio per

raccogliere informazioni, attraverso i

rappresentanti delle varie università

e vari opuscoli che presentavano le

offerte formative e i piani di studio.

Attraverso questa esperienza molti

di noi si sono fatti un'idea esaustiva

delle varie opportunità che le uni-

versità Italiane propongono.

Alcuni, già avendo le idee chiare

sulla facoltà da prendere, hanno

scelto la città nella quale frequentare

l'università.

L'organizzazione non era delle mi-

gliori, in quanto all'interno della fiera

la folla che si accalcava dinanzi gli

stand non permetteva ad alcuni stu-

denti di ricevere informazioni.

Diverse facoltà non avevano suffi-

cienti opuscoli e questo non ha per-

messo ad alcuni di essere informati

in modo efficiente.

Dopo una breve pausa pranzo e una

passeggiata siamo tornati in stazione

e siamo partiti per Foggia con arrivo

alle ore 15.44.

gianmarco d'urso

francesco mammola

il travaglio dei disorientati

Cosa hanno in comune uno studente

di 18 anni e un dottorando di 30

anni? Apparentemente nulla. Pro-

fondamente diverso il loro percorso

formativo, diverse le materie da stu-

diare, diversi i anche i costi legati allo

studio. Il 17 novembre quindi, gior-

nata internazionale per il diritto allo

studio, lo studente medio e il dotto-

rando hanno condiviso la stessa mo-

bilitazione, hanno trovato un punto

di

contatto su due aspetti: l'opposi-

zione di ispirazione sociale alle

nuove leggi governative che puntano

alla riorganizzazione amministrativa

e didattica (riforma Gelmini n.d.r)

quale elemento di giustificazione po-

litica dei tagli finanziari e l'uscita dal

precariato. Con il pretesto di creare

uno sbarramento sociale atto a creare

competitività esasperata, aumento

dei costi del sapere creando vere e

proprie barriere all'accesso, al vin-

colo del ceto familiare nelle politiche

di welfare.

Una manifestazione con tali motiva-

zioni, quindi, dovrebbe coinvolgere

tutta, o quasi, la popolazione legata

in qualche modo al mondo della

scuola, ma purtroppo come tutto, da

noi è stato preso con superficialità.

Della nostra scuola si è registrata una

scarsissima partecipazione al corteo

che ha percorso una parte della no-

stra città, e in seguito, al sit-in tenu-

tosi innanzi alla provincia nuova.

Questo ha fatto dispiacere gli orga-

nizzatori e noi rappresentati d'Isi-

tuto, poiché dopo così tanto lavoro

per tentare una maggior informa-

zione, con lo scopo di coinvolgere un

sempre più grande numero di stu-

denti, avere un risultato così è mor-

tificante. Ma d'altronde si sa, lo

sciopero, oggi, non è più un motivo

per lottare per i propri diritti, ma

una bella occasione di farsi una pas-

seggiata al Multisala con gli amici.

t.m.

che bello... di nuovo sciopero

Page 4: RiVolta n°1 anno 2

Dataico Albertin, fratello di Sami, di madre finalndese e padre italiano. La famiglia ha vinto il ricorso presso la Corte

di Strasburgo per l’eliminazione del Crocifisso dagli uffici pubblici.

Ma sarà proprio vero che l’abito non fa il monaco???Vero è che le teorie di Lombroso sembrerebbero confermarlo... mah!!!

Ne abbiamo trovate di peggiori ma non ci regge lo stomaco di pubblicarle.

Grazie Europa, tu sì che sai difendere la laicità e le minoranze!Corte di Strasburgo

La corte è formata da tanti giudici quanti sono gli Stati Parte della Convenzione dei diritti dell’uomo. E’ divisa in

quattro sezioni, all’interno di ogni sezione sette giudici risolvono i casi davanti alla corte.

La corte europea non risolve inderogabilmente ogni margine di ambiguità dei rapporti tra paesi differenti ma stabilisce

un quadro di riferimento entro cui i giudici comuni sono chiamati a muoversi.

Sicché in un’eventuale contenzioso tra un cittadino che abbia avuto risolto il caso davanti alla corte di Strasburgo e

un tribunale italiano il giudice cui è affidato il processo deve tener conto della sentenza della corte europea.

religione-religioni a scuolaTutto nasce il 23 Luglio 2002

quando la signora Soile Laustri ri-

corre ad un tribunale italiano per-

ché vengano tolti i Crocifissi dalle

aule della scuola pubblica di Abano

Terme, poiché essi costituirebbero

un ostacolo alla cultura laica alla

luce della quale sono stati educati i

suoi due figli.

Dopo numerosi ricorsi, il 13 Feb-

braio 2006, il Consiglio di Stato re-

spinge nuovamente il ricorso,

poiché ritiene che il Crocifisso rap-

presenti i valori della vita civile.

Ma poche settimane fa, la Corte

Europea di Strasburgo ha espresso

un’altra sentenza; ordina di togliere

qualsiasi riferimento religioso dai

luoghi pubblici.

Da sempre nel corso della storia si è

ricorso a dei simboli per rappresen-

tare qualcosa o esprimere un con-

cetto; il Crocifisso è un simbolo

universale, portatore di ideali quali

il rispetto, la fratellanza, l’ugua-

glianza, valori che a prescindere se

uno sia credente o meno, vanno ap-

prezzati e praticati.

La cosa davvero contestabile è il

pretesto utilizzato dalla signora, in

rappresentanza del suo gruppo di

atei, per eliminare ogni simbolo re-

ligioso nei luoghi pubblici; infatti il

giovane Sami Albertin, figlio di Sail,

«si sentiva osservato» dagli occhi dei

crocifissi appesi nella sua classe.

La Corte di Strasburgo afferma che

il crocifisso "lede la libertà religiosa

degli alunni e rappresenta una vio-

lazione dei genitori ad educare i

figli secondo le loro convinzioni".

Ma io mi chiedo, può un crocifisso

interferire sulla psicologia di un

non credente?

Ai loro occhi non dovrebbe appa-

rire come 2 pezzi di legno incrociati

tra loro?

“Lo Stato e la Chiesa cattolica

sono, ciascuno nel proprio ordine,

indipendenti e sovrani. I loro rap-

porti sono regolati dai Patti Latera-

nensi. Le modificazioni dei Patti,

accettate dalle due parti, non ri-

chiedono procedimento di revi-

sione costituzionale.” Pertanto

l’affissione del Crocifisso non è im-

posta per legge ma è espressione di

libera volontà.

In uno stato laico anche la cultura

deve essere laica, ma ciò non sem-

pre accade. Infati una disciplina

come la Religione e per religione si

intende la religione cattolica, pre-

suppone una totalità di studenti

cattolici. E’ vero che chi non pro-

fessa questa religione può chiedere

l’esonero dall’insegnamento-appren-

dimento, nel rispetto della laicità,

ma il voto del docente di religione

ha rilevanza sostanziale in sede di

scrutinii e questo può essere vissuto

come un’eccessiva ingerenza da

parte della Chiesa nello Stato.

Dal mio punto di vista sarebbe

molto meglio che la disciplina di

Religione si trasformasse in insegna-

mento di Storia delle Religioni da

affrontatare in modo approfondito.

matteo de rosa

Page 5: RiVolta n°1 anno 2

VIA IL CROCIFISSO! DIAOLOGO FRA UN ATEO,UN CRISTIANO

E UNA LAICAFrancesco: Ehi! Ciao. Hai sentito

che casino in questi giorni? In televi-

sione, sui giornali si parla in conti-

nuazione della sentenza della Corte

Europea che ha eliminato il segno

del crocifisso dalle aule scolastiche.

Luigi: Beh! Cosa ci vedi di tanto

strano! La famiglia veneta che ha in-

trapreso la battaglia giudiziaria nei

confronti dello Stato Italiano ha ra-

gione, perché ogni famiglia deve

avere la libertà di educare i propri

figli secondo le proprie convinzioni.

Anzi ognuno è libero di adorare chi

e che cosa vuole.

Laura: anche Satana?

Luigi: certo, anche Satana.

Francesco: Ma dai, cosa dici! Intanto

bisogna distinguere tra bene e male;

il Crocifisso non è simbolo del male.

Stiamo perdendo i principi più sani,

i valori dell’amore verso noi stessi,

verso la famiglia e verso il prossimo.

Si stanno perdendo i valori della vita!

E sono convinto che l’amore e la fede

verso il Cristo aiuta alla formazione

e alla crescita morale delle persone.

Laura: oh ma perché, in Italia, il

Crocifisso è obbligatorio per legge

nei pubblici uffici?

Franceso e Luigi: Nooo... a questo

punto stai?

Laura: E allora che vuole l'Europa?

Fa una legge per abolire una legge

che non c'è? Intanto mette lingua nel

nostro privato e ci forza ad abolire i

nostri simboli e la nostra cultura.Io

non sono una cattolica, ma certo

sento che tutto questo viola la mia

libertà.

Luigi: Sai, se nelle aule c’è il croci-

fisso, gli alunni avvertono di essere

educati in un ambiente scolastico

che ha il marchio della religione cat-

tolica e potrebbe dare fastidio ai ra-

gazzi che appartengono a minoranze

religiose o sono atei. La scuola deve

tendere al pluralismo educativo e

non a quello religioso.

Francesco: Il crocifisso non è solo un

simbolo religioso, ma è il simbolo di

un uomo come noi, che ha offerto la

sua vita per salvare gli uomini, che è

rappresentato con le braccia aperte,

come simbolo di amore e di acco-

glienza verso tutti. E’ il segno di of-

ferta di amore di Dio, di unione e di

accoglienza per tutta l'umanità e non

deve essere considerato come un

segno di divisione, di esclusione o di

limitazione della libertà.

Laura: Se l'Europa fosse giusta do-

vrebbe impedire abitudini usi sim-

boli e costumi di interi gruppi

umani: a me potrebbe dare fastidio

il burqa, ad un altro il pane azzimo,

ad un altro ancora il kefia, il kebab e

la Regina. Allora l'Europa che fa? Per

non offendere nessuno proibisce

tutto? Non diventa così un regime

totalitario?

Luigi: Ma cosa ti può ispirare un

pezzo di legno con un uomo nudo e

sanguinante inchiodato su di esso? E’

solo un’immagine macabra!

Francesco: Il Crocifisso è un sim-

bolo della nostra tradizione e rispec-

chia l'identità cristiana dell'Italia.

Intorno ad esso abbiamo costruito

due secoli di storia e di cultura ita-

liana.

Luigi: Non sono assolutamente d’ac-

cordo con quello che dici, sono tutte

parole inutili! Io ribadisco che una

società democratica, uno Stato laico,

dove non esiste alcuna legge che san-

cisce la religione cattolica come reli-

gione di Stato, deve rispettare le

diverse religioni e non identificarsi

con nessuna.

Francesco: Ma perché 20 anni fa il

crocifisso non dava fastidio?

Laura: uno stato laico e non laicista,

per definirsi democratico, dovrebbe

rispettare le diversità,qualunque altra

soluzione sarebbe frutto di doppio-

pesismo e parzialità e potrebbe

avere derive totalitarie nell'ansia di

cancellazione.

Luigi: Ti sembra logico che nelle

aule dei tribunali dove è affissa la di-

citura “La legge è uguale per tutti”,

debba esserci anche il Crocifisso?

Come può sentirsi giudicato serena-

mente un cittadino islamico?

Francesco: Ti pare che Cristo sia un

doppiopesista e che i giudici italiani

applichino la legge coranica o quella

della Bibbia ? Non abbiamo forse

una costituzione laica e codici di

leggi che ad essa si ispirano?

Luigi: Una persona che crede in Dio,

non ha bisogno di dimostrarlo con

un segno! In casa tua puoi fare quello

che vuoi, ma non devi pretendere

che si faccia anche negli ambienti

pubblici come la scuola.

Laura: È vero, la religione è un fatto

intimo e personale, l'esposizione del

Crocifisso non aiuta a credere meglio

e di più e non intende, con la sua sola

esposizione, convertire nessuno; la

verità è che l'Europa ha voluto of-

fendere l'Italia e continuare a negare

parte della sua storia.

Francesco: Il Crocifisso è il più alto

simbolo di laicità ovvero il simbolo

della prepotenza dei forti contro i

deboli che 2000 anni fa uccisero un

uomo che professava l’amore, la non

violenza e il rispetto verso gli altri.

Dopo 2000 anni c'è ancora qualcuno

che massacra la memoria e la figura

di quest’uomo…… ma Gesù lo per-

donerà!

Luigi: Ma che dite non capite

niente! Che significa per voi laicità?

Francesco e Laura: Sei tu che non

hai capito niente- e noi non vo-

gliamo neppure sentirci cittadini di

un Europa che mente sulle sue ori-

gini

Francesco: Per me laico non significa

cancellare usi, costumi, religione,

storia,o cultura di singoli gruppi, ma

rispetto della legge e della costitu-

zione anche nelle diversità.

Luigi: Resto della mia idea.

Francesco: Peggio per te!

Laura: Allora parlare non è servito

a niente?

Francesco: Chi lo sa!

Luigi, Francesco e Laura esistono

e avranno parlato veramente?

daniele roselli

Page 6: RiVolta n°1 anno 2

Da questo numero proponiamo ai lettori del nostro giornale articoli di opinionisti e intellettuali di chiara fama ap-parsi sui più noti quotidiani con lo scopo di aprire un dibattito su argomenti che, di volta in volta, ci hanno inte-ressati. In questo numero proponiamo un articolo che tratta un tema trasversale a tutti i nostri studi: lapossibilità, data la complessità del sapere, di accedere ad una verità esaustiva nella storia, nella scienza, nell’in-formazione. Speriamo che il dibattito possa aprirsi ed essere vivace.

Come si sa, non esiste una defini-

zione “scientifica” della stupidità.

Ciascuno ha i suoi criteri per distin-

guere fra gli intelligenti e gli stupidi.

La mia definizione prediletta di “stu-

pido” è la seguente: “Stupido è colui

che crede che la verità sulle faccende

umane sia scritta su una roccia e che,

per impadronirsene, bastino due

cose: saper leggere e guardare la roc-

cia giusta”. Impressiona quante per-

sone, in buona fede, credano che la

verità, storica o politica, sia una e

inequivocabile (priva di ambiguità)

e che basti essere intellettualmente

onesti per conoscerla. Queste per-

sone che non sono sfiorate dal dub-

bio che “tentare di conoscere la

verità” sia un'attività complicatis-

sima, che la “verità”sui fatti umani e

sociali sia una meta cui possiamo (e

dobbiamo) tendere ma senza garan-

zie di poterla raggiungere. E che

“tentare di conoscere la verità” sia un

processo che non ha mai fine.

Quando crediamo di averla afferrata,

ecco che nuove informazioni, nuove

idee, nuove interpretazioni, nuove

prospettive, ci costringono a rivedere

i nostri convincimenti e a riprendere

la faticosa strada della “ricerca della

verità”.

Molte persone, pur senza averlo mai

sentito nominare, credono, come il

grande storico prussiano Leopold

von Ranke, che i fatti parlino, che

cercare la verità consista solo nel

mettere insieme i “fatti”. Ranke era

tutt'altro che uno stupido e, difatti,

nella sua grandiosa opera storica non

si attenne a questo programma. Se lo

avesse fatto non ci avrebbe lasciato

le sue superbe interpretazioni della

storia europea. Che cosa c'è di sba-

gliato nel credere che i “fatti par-

lino”? C'è di sbagliato l'idea che la

ricostruzione dei “fatti” non com-

porti l'intervento di punti di vista e

interpretazioni. Quando rico-

struiamo una vicenda complessa, di

storia o di cronaca, che cosa fac-

ciamo in realtà? Selezioniamo una

serie di eventi (scartandone molti

altri) e stabiliamo delle connessioni

fra gli eventi selezionati. Ne nasce

una interpretazione. Si badi: non è

umanamente possibile tener conto

di tutti gli eventi potenzialmente in

gioco nella situazione data (sono

pressoché infiniti). Dunque dob-

biamo selezionare. E selezioniamo,

inevitabilmente, sulla base dei nostri

pregiudizi, valori, conoscenze pas-

sate. Nella selezione introduciamo

un punto di vista soggettivo. Due

storici ugualmente bravi possono be-

nissimo arrivare a spiegazioni/inter-

pretazioni diverse di grandi eventi

come, poniamo la rivoluzione fran-

cese o la resistenza italiana. Arrivano

a spiegazioni diverse soprattutto per-

ché fanno selezioni parzialmente di-

verse (lo storico A ritiene che si

debba dare molta importanza a certi

eventi, lo storico B pensa al contrario

che si debba dare più importanza ad

altri eventi). Il dibattito storiografico

si nutre di queste contrapposizioni.

Confrontando poi le diverse tesi

degli storici possiamo farci una no-

stra idea (provvisoria) sulla que-

stione esaminata. E questa “nostra

idea”, a sua volta, implicherà un'in-

terpretazione. Le scienze umane non

prevedono il futuro ma allargano le

nostre conoscenze sul mondo,ne

danno interpretazione sempre più

sofisticate. Ma su un punto hanno

fallito. Non sono riuscite a convin-

cere tanti del fatto che il mondo

umano è complesso e che le verità

su di esso non sono scolpite su una

roccia.

angelo panebianco

il falo' della verita'

Il sistema più semplice per cancel-

lare i fatti è – molto banalmente –

quello di non parlarne. Ignorarli. E

sostituirli con altri della stessa specie

e importanza, usati come diversivi,

come coprenti. Non sempre, però, i

fatti sostitutivi sono disponibili

quando occorrono: in questo caso,

non resta che inventarne qualcuno di

sana pianta, oppure gonfiarne uno già

esistente, ma di poco conto.

Si chiama Arte del parlar d'altro, o

per noi comuni mortali, disinforma-

zione

Se le notizie fanno paura, le parole

che le raccontano ne fanno ancor di

più. In fondo è la parola che si con-

ficca nella memoria e aiuta a ricor-

dare questo o quel fatto,

richiamandolo come il sibilo agli ul-

trasuoni che fa scattare il cane. Così

le parole diventano più importanti

dei fatti. Perchè, giocando con le pa-

role, si possono manipolare i fatti e,

alla fine della catena, tutta la memo-

ria collettiva.

Un sondaggio Ipsos di qualche setti-

mana fa confermava tre dati interes-

santi. Il primo è che in Italia il 54 per

cento delle persone si informa pre-

valentemente attraverso la televi-

sione (il 25 per cento con i

quotidiani, il 12 su internet e il 3 con

la radio). Il secondo è che il 53 per

cento degli italiani considera i mezzi

d’informazione molto o abbastanza

autorevoli, mentre il 41 pensa che

non lo siano. Il terzo è che le persone

convinte dell’autorevolezza dei

mezzi d’informazione sono le stesse

che guardano la tv, e appartengono

ai ceti più popolari. L’aspetto preoc-

cupante di tutto questo è che la

spaccatura del paese sembra essere

più profonda di una semplice divi-

sione tra nord e sud, ricchi e poveri

o destra e sinistra. È una frattura nar-

rativa: gli italiani sono convinti di

guardare tutti lo stesso film, ma i

film sono due – uno raccontato dalla

tv, l’altro dal resto dei mezzi d’infor-

mazione – e i personaggi e la storia

sono molto diversi.

Uno dei maggiori programmi televi-

sivi, a detta di molti, è sicuramente

Porta a Porta su rai1, la rete ammira-

glia del cosiddetto servizio pubblico.

Il maestro ineguagliato nell'arte del

parlar d'altro è proprio il suo con-

duttore, Bruno Vespa.

Dopo la condanna in primo grado di

Cesare Previti al processo Sme per

corruzione del giudice Renato Squil-

lante, Vespa si occupa del Viagra

(trovando probabilmente un collega-

mento tra la famosa pillola blu, l'av-

vocato e il suo ex-padrone, l'attuale

premier Italiano).

Quando il tribunale di Milano con-

danna Marcello Dell'Utri per estor-

sione insieme ad un boss mafioso, a

Porta a Porta si parla di calcioscom-

messe con Aldo Biscardi e Maurizio

Mosca. Quando il Parlamento euro-

peo boccia Rocco Buttiglione, aspi-

rante commissario UE, per le sue

celeberrime tirate contro le donne e

i gay, Vespa convoca Alba Parietti e

alcuni malati in stato comatoso per

raccontare il loro improbabile risve-

glio dal coma. Quando il centrosini-

stra vince in sette collegi su sette le

elezioni suppletive del 2004, a Porta

a Porta si discute dell'Isola dei Fa-

mosi, con Simona Ventura & Co.

Quando il tribunale di Palermo con-

danna Dell'Utri a nove anni per

mafia e quello di Milano dichiara Sil-

vio Berlusconi responsabile del reato

di corruzione del giudice Squillante,

ma lo salva per prescrizione grazie

alle attenuanti generiche, ecco un

bella puntata sui reality show con

Del Noce, don Mazzi, Crepet, Zec-

chi, Paola Perego, Carmen Di Pietro

e le gemelle Lecciso.

Quando Previti viene condannato

definitivamente in Cassazione a sei

anni, l'amico Bruno opta per un

tema ben più attuale: la dieta medi-

terranea.

Un altro rifugio sicuro contro il lo-

gorio dell'attualità più scomoda sono

il gossip, l'enogastronomia, il tempo

che fa, il traffico sulle strade. Le no-

tizie di alleggerimento, da eccezione,

diventano la regola dei notiziari tele-

visivi e, di conseguenza, dei giornali,

sempre più a rimorchio della TV.

Una ricerca dell'Isimm del 2006,

analizza i tre giornali Rai dal punto

di vista della qualità complessiva del-

l'informazione, e non solo del minu-

taggio riservato a questa o quella

forza politica. L'indagine esamina

Tg1, Tg2 e Tg3 in un mese cam-

pione, dal 18 ottobre al 18 novembre

2005; e tre rubriche di approfondi-

mento, Porta a Porta, Punto e a Capo

e Ballarò, in due mesi campione, dal

18 ottobre al 18 dicembre 2005. I ri-

sultati vengono presentati nel feb-

braio dell'anno successivo:

“La maggior parte delle notizie poli-

tiche dei Tg italiani nasce dalle di-

chiarazioni degli attori politici,

singoli o partiti e gruppi; seguono

poi gli eventi istituzionali; visite e in-

contri del capo dello Stato e attività

dei presidenti di Camera e Senato.

La rappresentazione della politica in

televisione sembra ridursi al rac-

conto delle prese di posizione. Le di-

chiarazioni degli attori della politica

vengono grandemente privilegiate ri-

spetto ai fatti e ai contenuti. Si può

dubitare che, seppure questa moda-

lità possa corrisponde ad una certa

interpretazione del pluralismo, essa

sia utile per avvicinare i cittadini alla

politica stessa e contribuisca alla co-

struzione di un cittadino realmente

informato sui fatti”.

giuseppe de rosa

informazione e disinformazioneDa un po' di tempo a questa parte la

situazione dell'informazione italiana

è finita sotto la lente d'ingrandi-

mento di numerosi analisti e polito-

logi: da un lato c’è chi ritiene che il

panorama editoriale sia egemoniz-

zato dall'attuale Presidente del Con-

siglio. Dall'altro c'è chi possiede una

visione “militare” dell'informazione.

che vede numerosi organi di stampa

di sinistra attaccare il gioverno e il

suo operato. C'è la radio che attra-

verso i GR e le sue trasmissioni svol-

gono un servuzui d’informazione

costante. Infine c’è internet: un gran

mare pericoloso in cui si può trovare

di tutto. Ritengo che prima di avven-

turarsi bisognerebbe ben equipag-

giarsi e fare attenzione. Ognuno di

questi mezzi offre pun punto di

vista. Appunto! Un punto di vista

che non è l’unico e il solo sicché

quando condividiamo una tasi do-

vremmo avere cultura ed educa-

zione sufficienti per rispettare le

antitesi e per incuriosircene.

mauro mongiello

informazione e mass media

Page 7: RiVolta n°1 anno 2

(500) giorni insiemeÈ arrivata in Italia lo scorso 27 no-

vembre la commedia romantica più

divertente, ma non per questo su-

perficiale, dell’anno. A dispetto di un

cast che non può vantare nomi

troppo famosi, è possibile notare fin

dal principio la cura riposta nella rea-

lizzazione del film.

La nostra storia comincia sulle ma-

linconiche note di “There is a light

that never goes out” dei The Smiths

(grande attenzione è stata riservata

alla colonna sonora, tant’è che si po-

trebbe parlare di un enorme video-

clip) quando Sole (Zooey

Deschanel), una ragazza che appa-

rentemente non desidera vincolarsi a

una persona, e Tom (Joseph Gor-

don-Levitt), che ha una concezione

dell’amore diametralmente opposta

alla sua, si scambiano le loro prime

parole.

Badate bene però, questa non è una

storia d’amore. È una storia sul-

l’amore.

Sulla falsariga di Memento (2000) di

Christopher Nolan, lo spettatore è

coinvolto in continui “viaggi del

tempo” che, pur non causando smar-

rimento, gli permettono di capire

l’esito della relazione soltanto alla

fine quando può rimettere tutti i

pezzi del puzzle in ordine cronolo-

gico. Questa soluzione permette al

regista di inserire abilmente gag co-

miche basate sulla somiglianza delle

scene in momenti diversi della loro

relazione.

Questo è (500) giorni insieme: un

lunghissimo flashback che porta lo

spettatore stesso a fare un salto nel

passato, data l’estrema verosimi-

glianza della vicenda.

È una commedia che non annoia

mai, a partire dai titoli di testa fino

alla fine.

dimitri vitale

costanza d�altavilla: una donna intraprendente intervista a NarcisoAnno di nascita e luogo?

Sono nata nel 1154 a Palermo senza

aver mai conosciuto mio padre Rug-

gero che mi ha lasciato prima ancora

che nascessi dalla sua terza moglie.

Ci chiarisca la vicenda dei suoi

voti.

In realtà sono stata allevata in colle-

gio nella mia Sicilia con una pro-

fonda devozione per il Signore, ma

non ho avuto la “chiamata”, anche se

avrebbe risolto più facilmente gli in-

trighi della mia vita.

Perché dunque si è allontanata dal

convento?

All'età di 31 anni sono stata costretta

a lasciare tutto quello che era stato

la mia vita di clausura per conoscere

un mondo totalmente nuovo per

me. L'imperatore Federico aveva

proposto il matrimonio con suo fi-

glio Enrico che vidi per la prima

volta all'altare. Già da quel giorno ri-

conobbi l'arroganza e la superbia di

quell'uomo, mio futuro marito che

ha complicato la mia esistenza già

dalla consumazione del matrimonio

che aprì i mie occhi a un mondo

tanto corrotto da suggellare

un'unione al solo scopo di procreare.

Qual era l'opinione di suo marito

nei suoi confronti?

Come tutte le donne dell'epoca, ero

considerata una macchina da lavoro

e lui non sprecava parole per la mia

persona se non il considerarmi quasi

“marcia” per gli anni che avevo in

più.

Voci di corridoio nonché il suo

stesso marito.

In effetti Ruggero sarebbe stata la

persona indicata per me, ma non ho

mai peccato di adulterio più che mio

marito, per il patto sacro che ci le-

gava.

Per quanto riguarda la gravi-

danza, cosa ci sa dire?

Il mio Signore mi ha concesso il

dono di un figlio quando ormai nes-

suno ci credeva più e anche mio

marito dubitava della sua podestà,

ma all'età di quarant'anni ho dato alla

luce Federico, un raggio di sole nella

mia vita.

I nove mesi sono stati duri ma il mio

medico credeva nella mia forza. Il

padre di mio figlio per la sua arro-

ganza, rischiava di non veder nascere

il futuro imperatore quindi decisi di

raggiungerlo in Sicilia e, allestita una

tenda in piazza, ho permesso a tutte

le donne del paese, cui era consen-

tito assistere, di testimoniare la verità

che era nel frutto della mia gravi-

danza.

f.r.

Salve Narciso, vorrei che quest’in-

tervista potesse fornire un’imma-

gine diversa dalla solita, a lei

attribuita, di persona molto vani-

tosa ed egocentrica.

In un mondo dove conta molto ap-

parire crede proprio che potrei ri-

nunciare alla fama della mia

bellezza?

Quindi non le secca essere conside-

rato un futile superficiale vanesio?

No! Dal momento che riesco ad es-

sere ricordato, che m’importa delle

critiche? Un fiore bellissimo porta il

mio nome che resta sinonimo di in-

namoramento e amore. La rievoca-

zione della mia immagine e del mio

nome mi lusinga.

E la punizione divina che ha rice-

vuto?

Se fu punizione essa fu la punizione

più ingiusta mai data.Io sono stato

fedele, il più fedele degli esseri vi-

venti, tanto da preferire,per raggiun-

gere l’unico che avrei potuto amare,

me stesso,

tuffarmi nell’acqua e congiungermi

finalmente con la mia amante (la mia

immagine).

Le piacerebbe essere ricordato per

altre caratteristiche o è soddisfatto

così?

Sono soddisfatto così. Voi umani tra-

dite spesso i vostri sogni e le vostre

aspettative. Io, invece, vivo in pe-

renne armonia con quel me stesso

che non ho mai tradito e la bellezza

resta la mia suprema rappresenta-

zione.

francesca ippolito

“Al cor gentil rempaira sempre

amore”....

Ad un qualsiasi ragazzo queste pa-

role appaiono lontane, incomprensi-

bili, non attuali, noiose.

Ma ad un'analisi più approfondita

del linguaggio ci si rende conto che

questo altro non è che un codice che

esprime un concetto, una visione

della vita, certamente non attuale,

ma espressione dei tempi che fu-

rono.

La letteratura dipinge intere civiltà e

compie la stessa trasmissione di pen-

sieri, valori ed emozioni che oggi ci

arriva dalla musica, vera rivelatrice

(nel bene e nel male) del nostro

tempo.

Se pensiamo infatti agli ultimi 30

anni, la musica ha assunto sempre

più una posizione di “disimpegno”

politico e questo non è altro che la

trasposizione di quanto accade nella

società e in particolar modo nei gio-

vani, sempre meno interessati a ciò

che li circonda e più propensi all'eva-

sione e all'introspezione.

Sono molte le analogie compositive

fra musica e letteratura: La storia è

piena di poeti cosiddetti “impegnati”

e di poeti che, invece, narrano dei

propri sentimenti, delle proprie

emozioni, fungendo così da spec-

chio del proprio tempo, della pro-

pria società.

Analogamente la musica degli ultimi

decenni è piena di cantautori che

cantano di disagi, frustrazioni ed in-

giustizie, così come di cantanti

“meno impegnati” che trattano di

amore, emozioni e sentimenti

(escludendo le solite canzonette

prive di effettivo valore compositivo

ma non commerciale).

E sono proprio questi che oggi de-

nunciano e raccontano il nostro

tempo utilizzando un linguaggio

(quello musicale) estremamente di-

namico e coerente con la nostra so-

cietà,un linguaggio che più

velocemente arriva a cogliere l'atten-

zione dei giovani (e non solo) e a

scuotere i loro animi, rispetto ad un

endecasillabo apparentemente lon-

tano.

“Perchè la vita è un brivido che vola

via,

è tutto un equilibrio sopra alla fol-

lia”

Versi come questi, struggenti, sof-

ferti e frutto di animi estremamente

profondi e travagliati, spiegano come

la vita ci appare ai giorni nostri, cioè

come qualcosa che ci sfugge, ma che

allo stesso tempo è capace di scuo-

terci come un “brivido”, qualcosa che

quando finisce pone fine alla “follia”

della realtà e pone equilibrio in un

mondo così carico di conflitti e sof-

ferenze.

La musica (quella vera) può farci so-

gnare, ha il potere di raccontare, fo-

tografare il nostro tempo: è un mo-

mento di riflessione, di arricchi-

mento, di aggregazione, ma anche di

isolamento ed evasione.

Ad essa va attribuito il giusto valore

poetico e descrittivo; chissà che fra

100 anni nelle scuole i ragazzi non

studino Vasco Rossi.

antonio masucci

musica e letteratura

The Queen is Dead è unanima-

mente considerato il miglior cd dei

The Smiths, punto focale ed apice

della loro carriera. Un successo

commerciale e di critica che si im-

porrà come pietra miliare della

musica pop moderna.

I dieci brani che compongono l'al-

bum mostrano il meglio del reper-

torio del gruppo inglese, in una

scaletta completa e senza punti de-

boli che può vantare alcuni dei

pezzi ritenuti tra i migliori della

loro intera carriera, coem "I Know

It's Over" e "There is a Light that

Never Goes Out".

Edito nel 1986, si dimostrerà un

rappresentante esemplare delle

crisi e rivoluzioni culturali di quegli

anni, grazie al contrasto tra gli ar-

peggi morbidi ed avvolgenti di

Marr e il romanticismo disilluso,

raffinato e a volte ironico di Mor-

rissey.

d.v.

Page 8: RiVolta n°1 anno 2

Tetro e ogivale è l'antico palazzo dei

vescovi, stillante salnitro dai muri, ri-

manerci è un supplizio nelle notti

d'inverno. E l'adiacente cattedrale è

immensa, a girarla tutta non basta

una vita, e c'è un tale intrico di cap-

pelle e sacrestie che, dopo secoli di

abbandono, ne sono rimaste alcune

pressoché inesplorate. Che farà la

sera di Natale - ci si domanda – lo

scarno arcivescovo tutto solo, men-

tre la città è in festa? Come potrà

vincere la malinconia? Tutti hanno

una consolazione: il bimbo ha il

treno e pinocchio, la sorellina ha la

bambola, la mamma ha i figli intorno

a sé, il malato una nuova speranza, il

vecchio scapolo il compagno di dis-

sipazioni, i1 carcerato la voce di un

altro dalla cella vicina. Come farà

l'arcivescovo? Sorrideva lo zelante

don Valentino, segretario di sua ec-

cellenza, udendo la gente parlare

così. L'arcivescovo ha Dio, la sera di

Natale. Inginocchiato solo soletto nel

mezzo della cattedrale gelida e de-

serta a prima vista potrebbe quasi far

pena, e invece se si sapesse! Solo so-

letto non è, non ha neanche freddo,

né si sente abbandonato. Nella sera

di Natale Dio dilaga nel tempio, per

l'arcivescovo, le navate ne rigurgi-

tano letteralmente, al punto che le

porte stentano a chiudersi; e, pur

mancando le stufe, fa così caldo che

le vecchie bisce bianche si risve-

gliano nei sepolcri degli storici abati

e salgono dagli sfiatatoi dei sotterra-

nei sporgendo gentilmente la testa

dalle balaustre dei confessionali.

Così, quella sera il Duomo; traboc-

cante di Dio. E benché sapesse che

non gli competeva, don Valentino si

tratteneva perfino troppo volentieri

a disporre l'inginocchiatoio del pre-

sule. Altro che alberi, tacchini e vino

spumante. Questa, una serata di Na-

tale. Senonché in mezzo a questi

pensieri, udì battere a una porta.

"Chi bussa alle porte del Duomo" si

chiese don Valentino "la sera di Na-

tale? Non hanno ancora pregato ab-

bastanza? Che smania li ha presi?"

Pur dicendosi così andò ad aprire e

con una folata divento entrò un po-

verello in cenci."Che quantità di

Dio! " esclamò sorridendo costui

guardandosi intorno- "Che bellezza!

Lo si sente perfino di fuori. Monsi-

gnore, non me ne potrebbe lasciare

un pochino? Pensi, è la sera di Na-

tale”."E' di sua eccellenza l'arcive-

scovo" rispose il prete. "Serve a lui,

fra un paio d'ore. Sua eccellenza fa

già la vita di un santo, non pretende-

rai mica che adesso rinunci anche a

Dio! E poi io non sono mai stato

monsignore"."Neanche un pochino,

reverendo? Ce n'è tanto! Sua eccel-

lenza non se ne accorgerebbe nem-

meno!”."Ti ho detto di no... Puoi

andare... Il Duomo è chiuso al pub-

blico" e congedò il poverello con un

biglietto da cinque lire. Ma come il

disgraziato uscì dalla chiesa, nello

stesso istante Dio disparve. Sgo-

mento, don Valentino si guardava in-

torno, scrutando le volte tenebrose:

Dio non c'era neppure lassù. Lo spet-

tacoloso apparato di colonne, statue,

baldacchini, altari, catafalchi, cande-

labri, panneggi, di solito così miste-

rioso e potente, era diventato

all'improvviso inospitale e sinistro. E

tra un paio d'ore l'arcivescovo sa-

rebbe disceso. Con orgasmo don Va-

lentino socchiuse una delle porte

esterne, guardò nella piazza. Niente.

Anche fuori, benché fosse Natale,

non c'era traccia di Dio. Dalle mille

finestre accese giungevano echi di ri-

sate, bicchieri infranti, musiche e

perfino bestemmie. Non campane,

non canti. Don Valentino uscì nella

notte, se n'andò per le strade pro-

fane, tra fragore di scatenati ban-

chetti. Lui però sapeva l'indirizzo

giusto. Quando entrò nella casa, la

famiglia amica stava sedendosi a ta-

vola. Tutti si guardavano benevol-

mente l'un l'altro e intorno ad essi

c'era un poco di Dio."Buon Natale,

reverendo" disse il capofamiglia.

"Vuol favorire?"."Ho fretta, amici" ri-

spose lui. "Per una mia sbadataggine

Iddio ha abbandonato il Duomo e

sua eccellenza tra poco va a pregare.

Non mi potete dare il vostro? Tanto,

voi siete in compagnia, non ne avete

un assoluto bisogno"."Caro il mio

don Valentino" fece il capofamiglia.

"Lei dimentica, direi, che oggi è Na-

tale. Proprio oggi i miei figli dovreb-

bero far a meno di Dio? Mi

meraviglio, don Valentino."E nell'at-

timo stesso che l'uomo diceva così

Iddio sgusciò fuori dalla stanza, i sor-

risi giocondi si spensero e il cappone

arrosto sembrò sabbia tra i denti.Via

di nuovo allora, nella notte, lungo le

strade deserte. Cammina cammina,

don Valentino infine lo rivide. Era

giunto alle porte della città e dinanzi

a lui si stendeva nel buio, biancheg-

giando un poco per la neve, la grande

campagna. Sopra i prati e i filari di

gelsi, ondeggiava Dio, come aspet-

tando. Don Valentino cadde in gi-

nocchio."Ma che cosa fa, reverendo?"

gli domandò un contadino. "Vuoi

prendersi un malanno con questo

freddo?"."Guarda laggiù figliolo. Non

vedi?"

Il contadino guardò senza stupore. "È

nostro" disse. "Ogni Natale viene a

benedire i nostri campi."

" Senti " disse il prete. "Non me ne

potresti dare un poco? In città siamo

rimasti senza, perfino le chiese sono

vuote. Lasciamene un pochino che

l'arcivescovo possa almeno fare un

Natale decente."

"Ma neanche per idea, caro il mio re-

verendo! Chi sa che schifosi peccati

avete fatto nella vostra città. Colpa

vostra. Arrangiatevi"."Si è peccato,

sicuro. E chi non pecca? Ma puoi sal-

vare molte anime figliolo, solo che tu

mi dica di sì"."Ne ho abbastanza di

salvare la mia!" ridacchiò il conta-

dino, e nell'attimo stesso che lo di-

ceva, Iddio si sollevò dai suoi campi

e scomparve nel buio.

Andò ancora più lontano, cercando.

Dio pareva farsi sempre più raro e

chi ne possedeva un poco non voleva

cederlo (ma nell'atto stesso che lui

rispondeva di no, Dio scompariva,

allontanandosi progressivamente.

Ecco quindi don Valentino ai limiti

di una vastissima landa, e in fondo,

proprio all'orizzonte, risplendeva

dolcemente Dio come una nube

oblunga. Il pretino si gettò in ginoc-

chio nella neve. "Aspettami, o Si-

gnore " supplicava "per colpa mia

l'arcivescovo è rimasto solo, e stasera

è Natale!" Aveva i piedi gelati, si in-

camminò nella nebbia, affondava

fino al ginocchio, ogni tanto stramaz-

zava lungo disteso. Quanto avrebbe

resistito?Finché udì un coro disteso

e patetico, voci d'angelo, un raggio di

luce filtrava nella nebbia. Aprì una

porticina di legno: era una grandis-

sima chiesa e nel mezzo, tra pochi

lumini, un prete stava pregando. E la

chiesa era piena di paradiso.

"Fratello" gemette don Valentino, al

limite delle forze, irto di ghiaccioli

"abbi pietà di me. Il mio arcivescovo

per colpa mia è rimasto solo e ha bi-

sogno di Dio. Dammene un poco, ti

prego."

Lentamente si voltò colui che stava

pregando. E don Valentino, ricono-

scendolo, si fece, se era possibile, an-

cora più pallido."Buon Natale a te,

don Valentino" esclamò l'arcive-

scovo facendosi incontro, tutto re-

cinto di Dio. "Benedetto ragazzo, ma

dove ti eri cacciato? Si può sapere

che cosa sei andato a cercar fuori in

questa notte da lupi?"

Nel racconto chiunque possiede un

po’ di Padre Eterno non vuole divi-

derlo con nessuno, finché don Valen-

tino, stremato lo ritrova presso una

grande chiesa dove l'attende l'arcive-

scovo che afferma l'inutilità di rice-

vere fuori ciò che si può trovare solo

dentro di se, Dio esiste nel cuore di

chi crede in Lui; chi lo cerca per farlo

suo lo può perdere quando pensa di

averlo trovato. Dio abita nei cuori di

chi spera di non essere solo. Talora

l'uomo che pensa di poter nutrire

questa speranza, vuole Dio a tutti i

costi soprattutto nei momenti più

difficili della vita. Il luogo che resta

vuoto non appena i protagonisti ri-

fiutano di condividere Dio con altri

simboleggia la desolazione, l'eterna

solitudine cui è sottoposto l'uomo.

L' Inferno è solitudine:l'uomo vive

questa condizione di solitudine inte-

riore ma non può stare da solo, ha bi-

sogno di vivere in comunione. La

solitudine è la sfera della paura,

paura non di qualcosa di determi-

nato ma paura della solitudine, del-

l'inquietudine e della sospensione

della propria essenza ed esistenza,

paura della morte.

a.l.

Racconto di Nataledi dino buzzati

Alda Merini nacque a Milano il 21

marzo 1931. Una data significativa, il

primo giorno di primavera, che le

aveva dato anche lo spunto per una

delle sue poesie: “ Sono nata il ven-

tuno a primavera ma non sapevo che

nascer folle, aprire le zolle potesse

scatenar tempesta”. La sua poesia

porta traccia della sua vita ed è con-

siderata un'opera di prima grandezza

nella letteratura italiana. Il 16 ottobre

del 2007 le venne concessa dalla fa-

coltà di Scienze della Formazione di

Messina, la laurea magistrale honoris

causa in “Teoria della comunicazione

e dei linguaggi”. Muore all'età di 78

anni, il 1° novembre 2009.

Che natale povero,

che natale senza intenzioni

Hanno fatto la messa prefestiva

per lasciarti andare in vacanza

E tutti che si ammazzano

per andarsi a godere la vita

Ma io dal solaio maledetto

ho salvato due statuine

E mia figlia minore,

quando eravamo poveri,

mi diceva “perché Mamma

non facciamo un bel “presepio”.

Facciamo finta che sia Natale

tanto di buoni in Italia

ce ne sono tanti.

Si è fatta la luce

intorno a un uomo solo

che cercava le tracce

di un antico Gesù

non quelle decadenti

degli uomini assetati

di un unico sapere

ma della voce interrotta

del dolore che urla

intorno alle mansarde proprie

cercando il proprio fiato

che il signore conosce.

Per cercare di approfondire il significato del Natale la redazione di RiVolta ha deciso di presentare esempi delle sueimplicazioni ed inferenze culturali facendo un tuffo nella letteratura. Difatti oltre alla scrittura creativa riteniamoche anche i testi classici siano fondamentali per carpire alcune delle sfaccettature dell'evoluzione della cultura po-polare. Rimaniamo in linea con l'idea di voler costruire un giornale 'open', perciò ci piacerebbe ricevere suggerimentiper brani da inserire su questo tema.

Di seguito vi riportiamo due poesie che Alda Merini scrisse per il Mes-

saggero e che riguardano proprio il Natale.

Page 9: RiVolta n°1 anno 2

La famiglia Scantamburlo è strana,

ma sempre allegra.

Papà Annibale, nonostante abbia un

nome molto aggressivo, è il più

calmo della famiglia.

La sua abitudine peggiore è quella di

raccontare barzellette che lasciano il

resto della famiglia a dir poco anni-

chilita.

Annibale ha quattro figlie sparse per

l'Italia, che rincasano solo per tre oc-

casioni all'anno: il Natale; la Pasqua;

la salsa.

Il Natale è certamente la ricorrenza

più aspettata: in tutto il mondo c'è

calma, quiete, pace, amore, jingle

bell e tu scendi dalle stelle.

Invece, a casa Scantamburlo, c'è tut-

t'altro.

La mamma Teresa passa giornate in-

tere a cucinare e friggere cose strane

con nomi alieni; papà Annibale è co-

stretto a farle da aiuto cuoco e cer-

care di assecondare ogni richiesta di

quella macchina “crea-dolci” senza

mai fermarsi per quindici giorni e

tutta la cucina è piena di farina e

zucchero. Un disordine terroriz-

zante!

… E le quattro figlie dove sono?

La figlia maggiore, Consolata, tra-

scorre le sue ore ad adornare la casa

con fiocchi, ghirlande e candele: in 24

ore lei passa dieci ore a dormire; cin-

que ore per decidere dove posizio-

nare la ghirlanda o il fiocco di turno;

quattro ore per capire se quell'ad-

dobbo è destinato a stare in quel pre-

ciso centimetro cubo e, se le va bene,

trascorre le altre cinque ore ad am-

mirare il suo “capolavoro”, altrimenti

ricomincia la sua ricerca.

Ludmilla e Agnese vanno girova-

gando per la città in cerca di un re-

galo giusto per ogni membro della

famiglia, ma finiscono sempre per

comprare cianfrusaglie per loro

stesse.

Caterina, invece, si occupa della pre-

parazione dell'albero.

Il 24 a casa Scantamburlo regna il

caos!

Un avvenimento tipico è la caccia

dell'anguilla...

Tutto inizia la mattina, quando An-

nibale torna a casa con mille buste

della spesa e, tra queste, prende per

prima quella che contiene l'anguilla.

Le quattro ragazze, Teresa e il capo

famiglia si fermano ad ammirare

quell'essere così strano e guizzante

ma così buono. Inizia la guerra.

Caterina prende l'anguilla e fa spa-

ventare sua madre, facendole credere

che fosse un animale pericoloso.

Ludmilla, molto schizzinosa, urla in-

sieme a Teresa e Consolata ed

Agnese ridono a crepapelle.

Poi, d'un tratto, l'anguilla scivola per

terra e, tra grida, risa e scherzi, si rin-

corre per tutta la casa quell'animale,

finché non arriva Annibale a ristabi-

lire l'ordine.

Dopo aver cercato e trovato l'an-

guilla, la scruta e decide, puntual-

mente, che non è più commestibile.

Così come ogni anno la famiglia

Scandamburlo si ritrova a cenare, la

notte di Natale, con un piatto della

solita, scontata, lasagna della

mamma.

valentina marinacci

natale a casa scantamburlo

Ingredienti per 10 persone: - 400 gr. di farina - 4 uova intere - 50 gr. di burro

- 1 bicchierino di liquore di anice - 1 pizzico di sale - abbondante olio per

friggere - 1 vasetto di miele almeno da 500 gr. (possibilmente compatto mil-

lefiori) - 100 gr. di scorza di arancio candita - 100 gr. di scorza di cedro candita

- 50 gr. di scorza di zucca candita - 100 gr. di confettini multicolori piccoli -

50 gr. di "cannellini" cioè confettini con anima di anice - bicchierino di anice

Impastare la farina con il burro, le uova e il sale fino ad ottenere un compatto

e omogeneo.Aggiungere il bicchierino di anice e impastare ancora per bene;

Riporre l'impasto in un angolo del tavolo e con staccare dei pezzetti che do-

vete ridurre alla forma e dimensioni di un lungo grissino; per tale lavoro te-

nete sempre le mani e il piano di lavoro infarinati. Tagliare i "grissini" a

pezzetti lunghi all'incirca 1 centimetro. Quando avete finito questo lavor, ver-

sate l'olio in una pentola alta o padella alta con cestello o friggitrice, accendete

il fornello e scaldate a temperatura di frittura; nel frattempo mettete della

carta assorbente in una zuppiera. Quando l'olio è pronto immergetevi una

manciata di struffoli e fateli dorare. Se la farina crea schiuma a contatto con l'olio, rompere le bolle di schiuma con

la schiumarola. Tirate fuori gli struffoli con la schiumarola o il cestello, e riponeteli nella zuppiera sulla carta assor-

bente; ripetete le operazioni sopra descritte mettendo sui vari strati di struffoli altra carta assorbente. Prendete la

pentola grande, versatevi dentro il miele e mettete tutto sul fornello a fuoco moderato. Girate bene il miele con il

mestolo fino a quando non è completamente liquefatto e ben caldo. Versatevi dentro tutti gli struffoli e girateli a

fuoco basso fino a quando non sono ben impregnati di miele (non lo assorbiranno tutto). Prendete il piatto da portata,

mettevi al centro un barattolo di vetro, prendete la pentola degli struffoli e con grande abilità accostateli attorno al

vasetto fino a riempire per bene il piatto stesso. A struffoli ancora caldi, prendete i confettini, e versatene generosa-

mente a caso sugli struffoli. Fate lo stesso con i cannellini. Tagliati i canditi a striscioline fini e distribuite a caso anche

questi sugli struffoli e fate lo stesso con le scorze. Quando gli struffoli sono freddi, togliete delicatamente il vasetto

dal centro del piatto. Avrete ottenuto la forma tipica di questo dolce natalizio della tradizione napoletana.

Considerata una morality sulla falsa-

riga delle sacre rappresentazioni me-

dioevali per la semplice simbolicità

religiosa e l'aspetto melodramma-

tico, Il Canto di Natale è un dramma

in cinque atti, in cui le apparizioni

che si presentano a Scrooge si aprono

e si chiudono tra un sipario e l'altro,

anche se le cortine del baldacchino

dove dorme l'avaro rimpiazzano alla

buona il sipario teatrale. Ma il Canto

non è solo una parabola: rappresenta

infatti lo sviluppo in chiave satirica

e impegnata dei comici bozzetti dei

Pickwick Papers, scenette umoristi-

che in cui compaiono quelle allegre

e bonarie caricature destinate più

tardi a trasformarsi nei mostri grot-

teschi del Canto e più avanti in

quelli dei grandi romanzi. Mentre la

figura del vecchio zio scapolone ap-

pare tratteggiata nel bonario Pick-

wick (affiancato nelle sue peripezie

da Sam Weller), l'io cattivo di

Scrooge appare nella breve storia di

Gabriel Grub, avaro sagrestano ra-

pito da un gruppo di malvagi spiri-

telli: essi gli fanno assistere a delle

scene terribili il cui frutto finale sarà

la conversione dell'avaro. Ma si tratta

sempre dell'ennesimo bozzetto co-

mico i cui personaggi sono ancora

schizzati a matita: è solo con il Carol

che Dickens acquisisce il successo e

la capacità tecnica del romanziere. I

Canti di Natale sviluppano il suo ta-

lento drammatico: a questo si unisce

l'influenza del picaresco ereditato da

Henry Fielding di cui era lettore ap-

passionato, mentre il senso del ma-

cabro cresce dalla passione per il

romanzo gotico. Raramente però,

qualunque sia il tema trattato da

Dickens, si può parlare di realismo,

se non nel senso che i personaggi da

lui creati sono "vivi" nel loro mondo

fiabesco: si tratta di maschere in cui

i tratti umani sono deformati come

nelle vignette satiriche. I Canti di

Natale sono dunque racconti fanta-

stici, ma che racchiudono delle ve-

rità profonde. Vivono in una

dimensione tutta loro come in Sha-

kespeare a cui Dickens è non a caso

paragonato per il forte e colorito lin-

guaggio poetico appena mascherato

dall'apparenza di prosa.

f.i.

i canti di Natale

Perle ai porci - Diario di

un anno in cattedra. Da

Carogna.

di Gianmarco Perboni.

Negri, froci, giudei & co.

- L’eterna guerra contro

l’altro

di Gian Antonio Stella.

Intervista con il potere

di Oriana Fallaci.

letture consigliate

struffoli

Page 10: RiVolta n°1 anno 2

Che il Brasile sia la patria del calcio

o che gli USA siano i padroni incon-

trastati di basket e hockey, è oramai

risaputo a tutti. Non tutti sanno però

che l'Italia è spesso artefice della na-

scita di grandi e giovani campioni.

Spesso, e soprattutto, in sport meno

conosciuti, meno famosi ma a volte

più emozionanti.

È il caso del giovane 17enne foggiano

Campione Mondiale, Europeo ed

Italiano di American Kenpo Karate:

Stefano Ippolito.

Il Kenpo Karate è uno sport nato in

Cina circa tremila anni fa e si è evo-

luto in varie forme fino ad arrivare

agli anni sessanta, quando Ed Parker

ha fondato il Kenpo moderno, detto

Kenpo Karate Americano.

È un sistema di arti marziali, caratte-

rizzato dall'uso velocissimo di mosse

in rapida successione che mirano ad

indebolire l'avversario. Una disci-

plina basata sulla difesa personale,

derivante dall'antico Kung Fu. Intro-

duce principi scientifici moderni

(geometria, fisica ecc..), combinando

i movimenti circolari con i lineari

creando un flusso di colpi di velocità

assoluta.

“Vengo verso di te con le mani

vuote, non ho armi, ma se sono co-

stretto a difendermi, a difendere i

miei principi o il mio onore, sia que-

stione di vita o di morte, allora ec-

cole quì le mie armi, le mani vuote”.

Questa la frase emblematica del

grande maestro Ed Parker, scolpita

sulle palestre di tutto il mondo.

Attualmente, Larry Tatum, cintura

nera decimo dan, è il presidente del-

l'associazione LTKKA californiana,

fondata dopo aver appreso da Ed

Parker le principali tecniche. Il mae-

stro spagnolo Ricardo Cantero Gon-

zalez della Kenpo System ha creato

un'associazione italiana di kenpo,

l'AIKLT, che recluta ragazzi di tutte

le età. La sua palestra e i suoi cam-

pioni, nascono proprio qui nel capo-

luogo dauno.

“Questo sport è uno sport fantastico.

E lo dice uno che iniziato da poco,

anche se l'ha vissuto in pieno, –

spiega il giovane campione foggiano

– e può sembrare quasi eccessiva-

mente sdolcinato, ma questa disci-

plina mi ha affascinato dal primo

momento. È iniziato tutto all'incirca

3 anni fa, durante il memorial a Leo-

nardo Biagini, assistendo ad una di-

mostrazione del mio attuale maestro.

Estasiato è dir poco. Sono rimasto

colpito dalla velocità e dalla preci-

sione in cui venivano scagliati i colpi,

caratteristiche che non sono presenti

nel taekwondo, disciplina che ho

praticato sino a pochi anni fa e che

mi ha forgiato, nel fisico e nella tem-

pra, fin da quando ero bambino”.

Stefano è diventato Campione del

Mondo a soli 15 anni, mentre fre-

quentava il secondo anno al Liceo

Scientifico Alessandro Volta di Fog-

gia.

Questa vittoria non ha però alterato

i suoi obiettivi.

“Essere il campione del mondo com-

porta avere maggiori aspettative, un

maggior vanto di sicuro, ma anche

tanta voglia di lavorare sempre me-

glio, per evitare di essere scavalcati.

Con l'ultimo risultato, il primato in

Italia, le mie spalle sono sempre più

pesanti, considerando anche il pri-

mato in Europa, su nazioni da anni

avanti in questo settore rispetto al

nostro paese: Spagna, Portogallo e Ir-

landa su tutte. Ma questo significa

che sto lavorando bene e che come

al solito, i risultati, se meritati, prima

o poi arrivano”.

Il giovane foggiano ha già nella sua

bacheca personale 3 titoli: il Mon-

diale, l'Europeo e il primato Italiano,

ma ha anche alle spalle 6 cinture.

“Al momento sono cintura marrone

di 3 grado. Contando che ogni esame

è abbastanza difficile, e comprende

un uso perfetto delle forme, se-

quenze di movimenti di attacco e di-

fesa, oltre che tecniche e

improvvisazioni, più un accurata co-

noscenza della teoria, credo di riu-

scire a raggiungere il traguardo della

cintura nera 1 dan, per giugno del

prossimo anno. Sempre che tutto

vada bene, sostanzialmente”.

“L'ultima gara è stata veramente

ardua – continua Stefano - L'Italia

sta migliorando nel suo collettivo, e

sta forgiando ottimi atleti. Alla gara

era presente il coordinatore dell'Eu-

ropa Adolfo Luelmo, cintura nera ed

ottavo dan, che vive a Madrid ma

che spesso fa un salto a Foggia, es-

sendo stato l'allenatore del mio mae-

stro Gonzalez e avendo intrattenuto

con lui un ottimo rapporto negli

anni”.

Al di là di ciò che si può pensare

però, il Kenpo non richiede grandi

qualità iniziali, ma solamente grande

volontà.

“Chiunque può fare Kenpo. E' uno

sport sano e dal punto di vista ana-

grafico non c'è limite di età, basti

pensare che i maestri più forti del

mondo hanno all'incirca sessant'anni,

ma riescono comunque ad essere le-

tali e velocissimi. Dal punto di vista

fisico, non è necessario avere deter-

minate caratteristiche. A Madrid,

nella gara in cui sono diventato cam-

pione del mondo, si è piazzato al se-

condo posto un ragazzo con un

handicap alla gamba.

Tutte queste vittorie sono il frutto di

grandi sacrifici, – conclude il cam-

pione foggiano - dall'alimentazione

sana alla fatica giornaliera. C'è tanta

gente che vorrei ringraziare. Dap-

prima i miei familiari e gli amici che

mi hanno sempre sostenuto e inci-

tato anche prima delle partenze per

le gare, e, in particolare, mio padre

che mi è sempre stato vicino, met-

tendomi a mio agio prima delle fi-

nali. Un grazie speciale va al mio

maestro. E' grazie a lui e ai suoi inse-

gnamenti se ho raggiunto tutti i tra-

guardi di cui ora sono veramente

entusiasta”.

stefano ippolito

kenpo karate... che passione!

Page 11: RiVolta n°1 anno 2

barzelletteUn matematico non prendeva mai l'aereo perché aveva trovato

troppo alta la probabilità che su un aereo ci fosse una bomba.

Un giorno un collega se lo trova accanto su un aereo; stupito gli

chiede come mai aveva cambiato idea.

- Ho calcolato la probabilità che su un aereo ci siano due bombe:

è praticamente nulla! - dice indicando una strana valigetta che

tiene stretta tra le mani.

Gesù, da due anni è in viaggio per portare la buona novella. Si ac-

corge che spesso incontra un uomo di circa 55-60 anni. Lo vede

sempre camminare da solo e guardarsi intorno.

Un giorno, impietosito, si ferma a parlare con lui:

"Buon uomo, come si chiama? Dove va, sempre così solo, senza

nessuno che lo aiuti o che lo accompagni?" L'uomo risponde: "Mi

chiamo Giuseppe, faccio il falegname. Sono molto preoccupato...

avevo un figliuolo, ma da tempo si è allontanato. Non so dove

possa essere. Non so come sta, cosa faccia. Io lo cerco, da tanto,

lo cerco. Ho bisogno di rivederlo. Devo ritrovarlo." Gesù si com-

muove, apre le braccia e, trattenendo le lacrime sussurra:

"Babbo..."

L'uomo lo guarda estasiato, i suoi occhi brillano di commozione e

felicità, spalanca le braccia e grida, pieno di gioia:

"Pinocchio!"

girovagando...

La leggenda di Otranto parte da un

importante fatto storico: l'assedio e

l'occupazione della città da parte

delle truppe saracene di Mechmèt

Pascià. L'attacco partì dal mare, nel-

l'agosto del 1480. Per diversi giorni i

cannoni delle navi turche lanciarono

contro le mura di Otranto palle di

pietra e di piombo, alcune delle

quali fanno ancora da battistrada,

adagiate al suolo agli angoli della città

vecchia. Fu una svolta nella storia

della guerra, una delle prime grandi

esibizioni dell'artiglieria del mare.

I turchi sbarcarono e il 15 agosto lo

scontro si trasformò in una battaglia

di terra.Fino a notte alta le armate

cristiane difesero coraggiosamente le

spiagge e le terre del Salento contro

i furiosi guerrieri del Sol Levante.

Alla fine, lo sforzo risultò inutile.

Meglio armati ed in numero prepon-

derante, i soldati di Allah conquista-

rono la città.

Ottocento persone furono decapi-

tate dai saraceni.

Ossa e teschi si vedono ancora, in ap-

posite teche della famosa Cattedrale

di Otranto.

Un forte ruolo aveva avuto, negli

scontri e nei duelli del 15 agosto, il

Conte di Conversano Giulio Anto-

nio Acquaviva, luogotente del Re di

Napoli Alfonso d'Aragona. Abile

spadaccino aveva fatto strage di sa-

raceni ma, alla fine, era stato ammaz-

zato, decapitato da un colpo di

scimitarra turchesca.

Stando alla leggenda, il 'cavaliere

senza testa' aveva però continuato a

combattere, seminando morte e sgo-

mento tra i nemici.

Poi il fido corsiero si era dileguato

nelle campagne ed aveva portato il

Conte decapitato al Castello di Ster-

natia.

Nel cortile del palazzo, il cavallo si

fermò e il cavaliere cadde al suolo

per sempre.

Nella Chiesa Maggiore di Sternatia il

cadavere del Conte fu ricomposto e

sepolto. poi fu traslato in altra cap-

pella.

A Conversano, capitale del feudo

degli Acquaviva, nella Chiesa di S.

Maria dell'Isola, fastigi e preghiere

circondano il cenotafio di Giulio An-

tonio.

Questa leggenda concorda in gran

parte con la verità storica, anche se -

a quanto pare - il Conte morì nel

1481, e non nell'80, combattendo

contro i turchi a Muro Leccese. Fu

effettivamente decapitato da un fen-

dente nemico e il corpo morto,

fermo sull'arcione, fu trasportato dal

cavallo al Castello di Sternatia. I ca-

valieri allora erano bardati di corazze

e legami metallici, al punto che quasi

facevano un blocco unico con il ca-

vallo. Ciò spiega l'arcano del guer-

riero che rimaneva in sella senza

testa.

L'idea dello spettro però sopravvive

e più d'uno racconta di aver visto,

nelle notti di agosto, un cavallo mon-

tato da un cavaliere senza testa che

agita la spada nell'aria, cercando la

guerra e l'avventura sulla linea degli

antichi bastioni di Otranto.

Tutto si svolge in un luogo relativa-

mente vicino alla vecchia fortezza

sul mare, quella che ispirò, nel 1764,

allo scrittore inglese Horace Walpole

il primo 'romanzo gotico', che ap-

punto si intitola The Castle of

Otranto.

Nel libro l'atmosfera è terrifica,

degna di un horror che la realtà non

asseconda, con il sole e le palme di

una città che guarda al mare e al-

l'Oriente.

Otranto, però, ha anche memorie

truci e solenni, come quelle che ven-

gono dall'enorme mosaico pavimen-

tale della Cattedrale.

Qui c'è un altro mistero, forse più

grande di quello del Cavaliere fanta-

sma.

C'è un altro Cavaliere, che appar-

tiene ai miti e alle saghe del Nord

Europa e che stranamente è ritratto

nel medioevo del Sud.

Questo Cavaliere si chiama Re Artù

castelli infestati

Lotte di potere

Le elezioni i guadagni

il potere gli inganni

dei cavalier gli ammonimenti

in questo secolo frustranti io canto.

*

Cominciar quivi una crudel battaglia

come a piè si trovar tre cavalier e contro a lor due in-fanti

privi di brandi e muti, gli con gli altri si travagliaro;

di essi due, pur com avesser gli elmi arditi e baldi,

trasser la lingua e minacciando corser

dove poco di lor si potea temer

Più volte s'eran già non pur veduti

m'al paragon de l'arme conosciuti.

Colpi, i due dier di spalle per por gli un gli altri sotto e

al fin della tenzon, poich' eran scortesi entrambi

tre furo' i feriti e gli altri restar franchi.

(Che Ariosto Ci Perdoni).

a buon intenditore...

gossipForti della loro maggiore età ed in preda ad un delirio dionnipotenza, due pulzelle hanno deciso di evitare l’inter-rogazione di geografia generale - udite, udite - autorizzan-doSI all’uscita anticipata con tanto di falsificazione deldocumento ufficiale (registro di classe). Tempestivamentescoperte hanno già ricevuto la santa e meritata punizione.L’atleta (esperto nella corsa) si è opportunamente scon-

trato, lungo la pista, con il primo amore della sua vita - Au-guri!

Lancillotto e badate bene non Orlando, sì baldo perché delRegno Unito figlio, in linea con le migliori regole di caval-leria, ha offerto rose rosse, sicuro della vittoria, all’ ago-gnata e reticente lei. Che tempi ragazzi!Il triangolo delle Bermuda (ai vertici tre fanciulle dei tre liceidi Foggia) ha mietuto un’altra vittima. Allo sfortunato ric-ciolotto: riprova con una linea retta.

Page 12: RiVolta n°1 anno 2

La redazione augura un buon Natale e un felice anno nuovo alla preside e professoressa

Gabriella Grilli.

Auguri ai docenti e agli alunni.

Auguri a chiunque aprira' questo giornale e lo sfogliera'.

Un grazie ed un augurio speciale al sig. Longo, alla sua famiglia e ad Annalisa che si e' atti-

vata per consentirci di realizzare questo progetto.

Grazie ed auguri a Tonia e a tutto il personale che ha avuto pazienza e ci ha ospitato.

Ancora cordiali ed affettuosi auguri al preside Mauriello.

Auguri alle professoresse Aulisa-Ficca-Solimando.

Auguri ai professori Scapicchio-Scopece.

Non li abbiamo dimenticati.

Auguri al dr. Sergio De Nicola con cui abbiamo iniziato questa attivita' e che non ha avuto

tempo per venirci a trovare... non abbiamo mai pensato che non sia venuto perche'

adesso e' una persona importante.

repetita iuvantFermi davanti un quadro rosso e blu

ascoltiamo la spiegazione della

guida.... e...

“Prof. Ha visto quel quadro rosso e

blu di Russolo?... forse anche il gio-

rale potrebbe chiamarsi come il qua-

dro...”

La RiVolta... ri Volta.. Volta rivolta al

Volta-nhohoho!!... rivolta il Volta-

forse ma... Volta per Volta... tutti per

uno uno per tutti- uno per Volta...

alla cattedra 2, che incubo!... una cosa

alla volta... anche meno se possibile-

laprossima Volta... e rimandiamo

sempre...

Una cosa alla Volta... che stile!

Volta... dar volta al Volta e siamo

noi... Ancora Volta... sempre Volta!!!

Alla maniera del Volta?

“Va bene per me, il titolo può essere

questo se a tutti gli altri sta bene”.

Riguardiamo il quadro: vitalità, vi-

brazioni, dinamismo, movimento,

luce, contro tonalità fredde e spente,

chiari di luna, nature morte e passa-

tismo.

Questo è il futurismo insieme all'en-

tusiastico elogio della macchina,

della velocità, della tecnica. In un

presente come il nostro, non radical-

mente di verso dalle prefigurazioni

futuriste, così tecnologicamente

avanzato ed avanzante, come non

cogliere la provocazione di un qua-

dro che ci colpisce per intensità e vi-

vacità di colori ma anche per la forza

di movimento della follia e del pro-

pagarsi del suo impatto nello spazio?

A destra del quadro ci riporta ad un

viaggio nel tempo e nel passato, per

un ritorno al futuro, nella misura in

cui, ogni attimo, ogni evento modi-

fica il futuro e per un attimo ci sen-

tiamo forti ed entusiasti, padroni di

noi stessi e non più schiavi della

macchina e della tecnica, perché, ta-

lora, con i ritrovati della tecnologia

ci si trova a disagio.

Forse oggi dovremmo tornare ad

un'opera di umanesimo delle mac-

chine per un ritorno ad un futuro

possibile per l'uomo, alla voglia di

muovere, rivoluzionare, cercare li-

bertà, salvezza, verità, una religione,

un'etica politica, un'etica economica,

uno scopo.

Benvenuto RiVolta!

la redazione

siamo belli e intraprendenti...

Infine, delle doverose considerazioni

di natura tecnica. I nostri piani pre-

vedono l'uscita di quattro numeri; a

giudicare dall'entusiasmo - nono-

stante le inevitabili difficoltà - che ha

accompagnato interamente la pro-

gettazione e la gestazione del primo,

l'idea sembra ambiziosa ma realista.

Non fosse che per un "dettaglio". Il

nostro budget adesso come adesso è

limitato e non permette di realizzare

tutte le nostre idee. Per ora è possi-

bile solo la realizzazione di un se-

condo numero, ma faremo di tutto

affinché il nostro progetto si realizzi

nella sua totalità.

A risentirci...

la redazione