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Novembre 2012
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Energie rinnovabili
Formati e colori del nuovo fotovoltaico
Approntata la nuova strategia energetica nazionale
Dal 2013 nuove classi di efficienza energetica per gli elettrodomestici
Numero 60
Tel: +39 06 70.49.53.20 Fax: +39 06 70.49.04.7 www.reloaderitalia.it [email protected]
La messa al bando dei sacchetti di plastica di nuovo in primo piano
Da Symbola e Unioncamere il Rapporto GreenItaly 2012 Realacci: “Per uscire dalla crisi e trovare il suo spazio nel mondo che cambia l’Italia deve fare l’Italia.”
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Ambiente e società
Associazione RELOADER onlus 00185 Roma ‐ Viale Carlo Felice 89
19 Gli SpecialGli SpecialGli Specialiii
Storie di riciclo
13 Giochi di riciclo con i contenitori
Una Rete di Scuole per l’Ambiente Il nuovo progetto di RELOADER per la SERR 2012 in collaborazione con tre Scuole di Roma e Provincia
Lampade fluorescenti compatte: come disfarsene
Gli USA e il riciclo
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RAERAERAEEEE
In mostra a Rimini un cassonetto intelligente per i rifiuti elettronici
FORUM RAEE Il CdC RAEE: raccolto ad oggi circa 1 milione di tonnellate di Rifiuti Elettrici ed Elettronici L’uomo e l’energia
L’importanza di ragionare in “negajoules”
di Luca Andreassi
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Anche quest’anno L’Associazione RELOA‐DER partecipa alla Settimana Europea per la Riduzione dei Rifiuti (che si svolgerà in molti Paesi Europei dal 17 al 25 novem‐bre), organizzando una serie di eventi in collaborazione con il Liceo Scientifico Ma‐jorana di Roma e gli Istituti comprensivi Ilaria Alpi di Ladispoli e Guido Pitocco di
Castelnuovo di Porto. In prima istanza l'iniziativa mira a costruire una prima ag‐gregazione di Scuole del territorio della Provincia di Roma, la cui mission principa‐le è trovare percorsi didattici condivisi, al fine di trasferire agli allievi le conoscenze in materia e stimolare comportamenti consapevoli volti alla riduzione dei rifiuti ‐ in particolare di quelli elettrici ed elettro‐nici ‐ al loro riciclo ed alla prevenzione del loro indiscriminato abbandono. Ulteriore scopo dell’evento è che gli allievi delle Scuole elementari, medie e superiori si facciano Ambasciatori, presso le proprie famiglie e la popolazione, di un “forte” messaggio di tutela dell'ambiente nella dimensione urbana. L’evento infatti si svolgerà con la collaborazione attiva dei Comuni di Ladispoli e Castelnuovo di Por‐to, e si rivolgerà oltre che agli studenti e ai docenti, a tutta la popolazione: alle fa‐miglie, ai professionisti, ai numerosi ope‐ratori della distribuzione, agli imprendito‐ri e agli enti locali. Questa iniziativa è il naturale prosieguo del progetto “Un quartiere per l’ambiente, l’esempio viene dalle Scuole”, organizzato presso l’Istituto Majorana di Roma nell’ambito della SERR
2011 e risultato candidato per il premio europeo. Gli eventi in calendario nelle tre scuole saranno artico‐lati su più sessioni. Una prima azione di informazio‐ne e divulgazione consisterà nello svolgimento di workshop rivolti agli allievi, ma aperti al pubblico,
Una Rete di Scuole per l’Ambiente Il nuovo progetto di RELOADER per la SERR 2012
in collaborazione con tre Scuole di Roma e Provincia
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Gli USA e il riciclo L’EPA, l’Agenzia per la Protezione dell’Ambiente statunitense, ha lanciato la campagna nazionale per il corretto smaltimento dei rifiuti elettronici, mentre il riciclo delle lattine segna un incremento record
Il programma di gestione dei RAEE è stata presen‐tata il 20 settembre scorso nel corso del Vintage Tech Recyclers, una manifestazione che coinvolge le aziende che operano nel riciclaggio dei rifiuti e‐lettronici e che si svolge ogni anno a Romeoville nell’Illinois. Ogni anno negli Stati Uniti si producono fino a 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici e la quantità è in crescita grazie anche alla costante uscita di nuovi modelli che condannano i vecchi alla spazzatura: a milioni di iPhone5 venduti a cascata sono seguiti milioni di pezzi da smaltire, oggetti an‐che relativamente nuovi e quindi pienamente riuti‐lizzabili attraverso il riciclaggio dei loro componen‐ti. “La quantità di rifiuti elettronici può solo crescere ‐ ha detto la responsabile dell’Agenzia Lisa P. Ja‐ckson ‐ va quindi incrementata l’attività di recupero e riciclaggio dei materiali che possono essere utilizza‐ti per la costruzione di nuo‐vi prodotti, con un rispar‐mio di danaro e di emissio‐ni”. Il programma dell’Agenzia incoraggia i grandi produttori di appa‐recchiature elettroniche a raccogliere i vecchi modelli e ad utilizzare i materiali di recupero. Le aziende che aderiscono al progetto de‐vono presentare all’EPA il loro programma di gestio‐ne chiedendone la certifi‐cazione. L'EPA stima che ogni anno negli Stati Uniti
vengano 'consumati' 135 milioni di telefoni cellulari, pari a 17.200 tonnellate. La maggior parte finisce nelle discariche e si stima che solo il 10% oggi venga raccolto per il riutilizzo o il riciclaggio. La prima a‐zienda ad aderire al programma dell'Agenzia è la Sprint, primo vettore wireless statunitense che ha già un suo programma di recupero e riciclaggio e che ha già ritirato quest'anno 40 milioni di cellulari, promuovendo anche un programma di incentivi 'buy back' ai propri clienti che acquistano nuovi mo‐delli di telefonini consegnando i vecchi. Si potrebbe dire che l’Europa insegna ancora … Ha raggiunto intanto un livello di boom il recupero delle lattine giunto a quota 65%, secondo le statistiche diffuse dalla Aluminum Association, dal Can Manufacturers Institute e dall'Institute of Scrap Recycling. Rispet‐
to al 2010 si registra un in‐cremento del 7% che fa sì che le lattine in alluminio siano i contenitori più rici‐clati al mondo. Entro il 2015 l'obbiettivo negli Stati Uniti è quello di arrivare a una percentuale di riciclag‐gio del 75%. L'energia ri‐sparmiata con le lattine riciclate nel 2011 è equiva‐lente secondo le statisti‐che a 17 milioni di barili di greggio, lo stesso quanti‐tativo necessario per pro‐durre i 29 miliardi di botti‐glie di plastica consumati ogni anno dagli americani.
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aventi come tema la riduzione ed il recupero di imballaggi, materiali e RAEE. Ai workshop inter‐verranno come relatori gli studenti del quinto anno del Majorana che hanno partecipato all’evento 2011, esponendo i risultati delle ricer‐che condotte nell’ambito dei loro percorsi di‐dattici dello scorso anno. Una seconda serie di azioni avrà carattere comunicazionale, per pro‐muovere nel pubblico visioni adeguate e relativi comportamenti: una mostra multimediale (video, foto, manifesti, creazioni di moda e di oggetti di arredo realizzati con materiali ricicla‐ti); la distribuzione di un opuscolo divulgativo su come ridurre i RAEE e come disfarsene. Gra‐zie al partner Biolù si potrà portare anche una dimostrazione di spesa a “impatto zero” con
prodotti e imballaggi biocompatibili. La terza azione consiste nell’allestimento di laboratori di recupero, riuso e trasformazione artistica dei rifiuti (carta, plastica, RAEE): gli studenti daran‐no una nuova vita ai rifiuti, la cui raccolta sarà da loro stessi promossa nel territorio. Per que‐sta azione è previsto un premio all’elaborato più originale. La quarta azione, di carattere o‐perativo, consisterà in tre sessioni, una per ogni Scuola, di raccolta RAEE gratuita, previo volan‐tinaggio promozionale degli studenti nel quar‐tiere Spinaceto e nelle due città che ospiteran‐no gli eventi. Grazie alla partecipazione del Consorzio ECOLAMP sarà possibile promuove‐re in particolare la raccolta di lampadine e altre sorgenti luminose. Marina Melissari
Lampade fluorescenti compatte: come disfarsene In vista del bando delle lampadine a incandescenza ecco le indicazioni per il corretto smaltimento di quelle Lfc
La nuova Direttiva Europea RAEE esclude defini‐tivamente dai rifiuti speciali le lampadine a fila‐mento incandescente che non contengono so‐stanze nocive e per questo spiega Giancarlo De‐zio, direttore generale del consorzio Ecolight,
possono an‐dare nella dif‐f e r e n z i a t a . Non è così invece per le Lfc a rispar‐mio energeti‐co che, aven‐do all'interno seppure in maniera limi‐tata una so‐stanza perico‐
losa come il mercurio, devono essere portate all'isola ecologica oppure, al momento dell'ac‐quisto di una nuova lampadina, possono essere riconsegnate al negoziante. La legge vale anche per i Led che, “devono essere portati al rivendi‐tore o all'isola ecologica” ma, avverte Dezio “bisogna fare attenzione perché il contenitore della raccolta dei Led è diverso da quello per le Lfc”. Il Led, infatti, “deve essere conferito insie‐me all'elettronica di consumo" mentre le lampade fluorescenti compatte vanno nel gruppo R5 dei RAEE. Il non corretto smaltimento delle lampadi‐ne a basso consumo presenta dei rischi: “Essendo fragile, la lampadina compatta fluorescente po‐trebbe rompersi, disperdendo nell'ambiente il mercurio, un prodotto altamente nocivo. Per que‐sto è bene ricordare di non tenerle in giacenza in casa una volta esaurite”
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Si chiama RAEE Parking ed è un prototipo realizzato con l’obiettivo di aumentare la rac‐colta dei piccoli RAEE, composti di materiali riciclabili in quasi il 95 % dei casi, fornendo ai cittadini un sistema di conferimento automa‐tico, capace anche di tracciare il singolo rifiu‐to. Il prototipo è stato sviluppato nell’ambito del progetto europeo IDENTIS WEEE (Identification DEterminatioN Traceability Integrated System for WEEE), è promosso dal consorzio Ecolight, dalla multi ‐ utility della Regione Emilia Romagna HERA e dal consorzio spagnolo Fundación Ecolum, ed è stato presentato in anteprima alla sedicesi‐ma edizione di Ecomondo, la Fiera interna‐zionale del Recupero di Materia ed Energia e dello Sviluppo Sostenibile. Si tratta di un con‐tenitore scarrabile a conferimento controlla‐to, a cui si può accedere mediante una tesse‐ra di riconoscimento. L’utente dovrà indicare il tipo di RAEE da conferire e, all’apertura au‐tomatica di uno sportello, potrà deporlo su un ripiano, cosicché il RAEE potrà essere pe‐sato e censito dagli appositi apparecchi di cui è guarnita la macchina. Tutti i RAEE così rac‐colti saranno perfettamente tracciati e gesti‐ti da un computer centrale. Una volta che i contenitori interni saranno pieni, sarà il com‐puter a registrare e ad inviare a destinazione la richiesta di svuotamento. Viste le sue di‐mensioni (circa 7 metri per 3), il RAEE Parking può essere posizionato in grandi spa‐
zi, come i parcheggi, possibilmente in prossi‐mità di grandi centri di vendita. «In questo modo ‐ sostiene Giancarlo Dezio di Ecolight ‐ anche il circuito della distribuzione può essere maggiormente coinvolto nella raccolta dei RA‐EE: per esempio, il conferimento potrebbe es‐sere effettuato con una carta di riconoscimen‐to elettronica, magari affiliata allo stesso pun‐to vendita, innescando scale virtuose di accu‐mulo di punti oppure per accedere ad una par‐ticolare scontistica. Sono solamente possibili‐tà che, in ogni caso, dovranno essere vagliate in un secondo momento». Il RAEE Parking al‐larga la ‘famiglia’ dei cassonetti intelligenti progettati nell’ambito di IDENTIS WEEE, af‐fiancandosi al “RAEE mobile” ‐ una stazione itinerante condotta da un operatore, che da‐rà appuntamento ai cittadini in luoghi e orari predeterminati, per la raccolta di RAEE di tut‐te le taglie e tipologie ‐ e al cassonetto stra‐dale dedicato ai piccoli rifiuti elettrici, en‐trambi promossi da Hera ed esposti in set‐tembre a Ravenna in occasione dell’evento “Fare i conti con l’ambiente”. Per vedere all'opera i nuovi contenitori bisognerà aspet‐tare gennaio 2013 quando saranno posiziona‐ti per circa due anni in alcuni quartieri di Bo‐logna, Ravenna, Castenaso, Lugo in Emilia Romagna, Saragozza in Spagna e Bucarest in Romania. La sperimentazione durerà due anni e si concluderà nel 2015 con la raccolta dei dati e una valutazione finale. RB
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Promosso quest'anno da ASSORAEE insieme con il CDC RAEE ‐ ANCI ‐ ANIE ‐ FEDERAMBIENTE ‐ CONFCOMMER‐CIO ‐ FEDERDISTRIBUZIONE e FISE Assoambiente, Il con‐vegno “Verso l’attuazione della nuova Direttiva: traguardi raggiunti e obiettivi futuri” ha proposto momenti di rifles‐sione e confronto tra i protagonisti del sistema di gestio‐ne RAEE, sui fattori di forza e le criticità analizzati dal pro‐prio punto di osservazione, così come sulle necessità e le sfide rappresentate dall’imminente recepimento della nuova Direttiva Europea. Ecco alcuni dati forniti dal Presi‐dente del Centro di Coordinamento RAEE Danilo Bonato: ammonta a quasi un milione di tonnellate il totale dei ri‐fiuti raccolti nei primi 4 anni di attività dal Sistema nazio‐nale di gestione dei RAEE; dal 2009 a oggi sono state trat‐
tate circa 50 milioni di lampade a risparmio energetico evitando la dispersione nell'ambiente di 365 tonnellate di polveri di mercurio altamente nocive; nel passaggio alla televisione digitale terrestre sono stati recuperati e tratta‐ti oltre 15 milioni di vecchi televisori ormai obsoleti. Anche sul fronte dei cambiamenti climatici la raccolta dei RAEE ha dato il suo contributo positivo. Con il solo riciclo dei frigoriferi e dei climatizzatori “si stima siano state evitate ‐ continua Bonato ‐ emissioni per ben 9 milioni di tonnellate equivalenti di CO2. Infine la presenza di un sistema multi ‐ consortile coordinato dal CdC RAEE ha garantito un servizio omogeneo su tutto il territorio nazionale, con oltre 500.000 missioni di ritiro presso 3.400 centri di raccolta con un tasso di qualità del servizio ormai stabilizzato al 98%”.
IDENTIS WEEE, è un progetto finanziato all’interno del programma “LIFE+ politica e governance ambientali”. Prevede un investimento di 3,5 milioni di euro e mira ad incrementare la raccolta dei rifiuti elet‐tronici, in particolare quelli di piccole di‐mensioni, introducendo degli innovati metodi di raccolta che garantiscano an‐che una completa tracciabilità dei RAEE.
RAEE Parking è stato progettato come uno strumento alternativo ai centri di raccolta comunali, che permetta ai cittadini di smaltire in una sola volta piccoli elettrodomestici, cellulari, lampadine a risparmio energetico, monitor e pile.
In mostra a Rimini un cassonetto intelligente per i rifiuti elettronici
ECOMONDO - FORUM RAEE
Il CdC RAEE: raccolto ad oggi circa 1 milione di tonnellate di Rifiuti Elettrici ed Elettronici
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Energie rinnovabiliEnergie rinnovabiliEnergie rinnovabili
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Iridescente e impermeabile come le ali delle farfalle
Si tratta di un nuovo materiale progettato proprio ispirandosi alle moltepli‐ci qualità delle ali dai colori cangianti delle farfalle. È stato sviluppato dai ricercatori della University of Pennsylvania a Philadelphia, che hanno pub‐blicato la ricerca sulla rivista Advanced Functional Materials. Guidato dalla professoressa Shu Yang, per creare l'innovativo materiale il team ha utiliz‐zato principalmente la tecnologia laser. Mediante la litografia olografica, sono riusciti a ricreare le proprietà riflettenti delle ali con un tipo di mate‐riale chiamato “photoresist, dalla struttura 3D e reticolata”. Hanno poi ap‐plicato un solvente, lavando via tutto il photoresist toccato dal laser. Han‐no così ottenuto una struttura tridimensionale in grado di influenzare la luce che lo colpisce. Proprio come le ali di una farfalla. I ricercatori hanno, infine, utilizzato un prodotto per irruvidire la superficie e renderla resisten‐te all'acqua. L'obiettivo primario dei ricercatori, in realtà, era proprio quel‐lo di creare ‘rivestimenti idrofobi’ che contribuissero a migliorare i pannelli solari, mantenendoli puliti e asciutti e, quindi, più efficienti. Sono numero‐se le potenziali applicazioni: una versione a basso costo di questa tecnolo‐gia potrebbe essere utilizzata per coprire edifici ed abbellirli nello stesso tempo con un colore luminoso e molto decorativo. L'edificio "farfalla" sa‐rebbe collegato a un chip che potrebbe permettere al proprietario di cam‐biare i colori e la trasparenza a seconda dei gusti. Poiché il materiale è resi‐stente all'acqua, non sarebbe nemmeno necessario pulirlo molto spesso.
Raddoppiare l'efficienza con le celle solari al silicio nero Utilizzare il nero per raddoppiare l'efficienza delle celle solari. Ci avevano già pensato due anni fa i ricercatori del‐la Technical University di Monaco, che avevano proposto dei ‘black wafer’ per produrre un fotovoltaico più effi‐ciente. Oggi ci riprovano i ricercatori del Fraunhofer Insti‐tute for Telecommunications, che hanno pensato di sfruttare delle speciali celle solari al silicio nero, progetta‐te per assorbire la parte dello spettro solare oggi ancora inutilizzata. Le celle solari attualmente convertono i tre quarti dell'energia contenuta nello spettro solare in ener‐gia elettrica, perdendo del tutto lo 'spettro infrarosso'. Circa un quarto dello spettro del Sole è costituito da ra‐diazioni infrarosse, che non possono essere convertite mediante le normali celle solari. Per superare questo limi‐te il team tedesco ha pensato di usare il silicio nero, un materiale che assorbe quasi tutta la luce solare che colpi‐sce, compresa la radiazione infrarossa, e la trasforma in energia elettrica. Il silicio nero è ottenuto dall'irradiazio‐ne del silicio standard con speciali impulsi laser a femto‐secondi, come ha spiegato il Dott. Stefan Kontermann, che ha diretto il gruppo di ricerca. “Questo ne modifica la superficie e integra atomi di zolfo nel reticolo del silicio, rendendo il materiale trattato nero. Lo abbiamo scoperto modificando la forma dell'impulso laser usato per irradiare il silicio. Abbiamo usato gli impulsi laser per modificare lo zolfo integrato, al fine di massimizzare il numero di elettro‐ni che possono risalire, riducendo al minimo il numero di quelli che possono tornare indietro e dunque di disperder‐si”. Il progetto, chiamato Customized light pulses è stato uno dei vincitori di quest'anno del concorso ‘365 Places in the Land of Ideas’. (fonte: green.me.it)
GsE, il nano-fiore fotovoltaico Strutture hi‐tech realizzate da un team di ricercatori della North Carolina State University a maggiore efficienza energeti‐ca delle batterie e delle celle solari. I nano‐fiori hanno petali di soli 20‐30 nanometri di spessore, ma a dispetto delle dimensio‐ni sono in grado di fornire una grande superficie in una piccola quantità di spazio, utile per immagazzinare l'energia nelle bat‐terie al litio o per assorbire la luce nei pannelli solari. Per crearli i ricercatori hanno utilizzato un materiale molto particolare, il solfuro di germanio (noto come GeS). Quest'ultimo, simile alla grafite, per la sua struttura atomica ha la capacità di assorbire l'energia solare e convertirla in energia utilizzabile. Ciò lo ren‐de molto interessante per l'utilizzo nelle celle solari anche per‐ché è relativamente poco costoso e non è tossico, al contrario di molti dei materiali attualmente utilizzati. Per creare i fiori di GeS, i ricercatori hanno posto la sua polvere in un forno, fino a quando non ha iniziato a vaporizzare. Il vapore è stato poi fat‐to convogliare in un'area più fredda del forno, dove la GeS ha depositato dell'aria in un foglio stratificato di soli 20‐30 nano‐metri di spessore e lungo fino a 100 micrometri. Sono stati poi aggiunti altri strati fino a creare un motivo floreale simile a quello di una margherita o di un garofano. “Per ottenere que‐sta struttura, è molto importante controllare il flusso del vapore di GeS, in modo che abbia il tempo di diffondersi in strati, piutto‐sto che aggregarsi in ciuffi” ‐ ha spiegato Linyou Cao, professo‐re di scienza dei materiali e ingegneria presso l'NC State University e co‐autore di un articolo sulla ricerca, pubblicata su ACS Nano. “La vasta area di superficie in una piccola quantità di spazio, potrebbe aumentare significativamente la capacità delle batterie al litio, per esempio, poiché la struttura più sottile con una superficie più grande può contenere più ioni di litio. Analo‐gamente, questa struttura a fiore potrebbe portare ad un au‐mento della capacità dei supercondensatori, che sono utilizzati anche per lo stoccaggio dell'energia”. (fonte: green.me.it)
Formati e colori del nuovo fotovoltaico
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L’Unione Europea ha stabilito dei nuovi para‐metri di valutazione per i cosiddetti “prodotti connessi all’energia”, in altre parole gli elet‐trodomestici. Con la finalità di fornire norme coerenti per migliorare le prestazioni ambien‐tali di tali prodotti, la nuova etichettatura ri‐porterà delle diciture differenti rispetto al passato. L’obiettivo non è solo di essere più precisi, ma anche di unificare la legislazione in tutti i Paesi del Continente. Nell’elenco dei prodotti che dovranno subire questa nuova etichettatura non ci saranno solo prodotti come gli elettrodomestici, ma anche quelli che trasferiscono o misurano l’energia intesa come gas o combustibili fossili, come ad e‐sempio le caldaie, o altri prodotti che non uti‐lizzano energia ma hanno un impatto sui con‐sumi come docce, rubinetti e finestre. Un a‐spetto molto importante è che vengono abo‐lite le classi energetiche peggiori, quelle dalla E alla G. Ciò significa che i produttori di merci
che rientrano in queste classi non potranno più produrre nulla di così scarsamente ecolo‐gico e dovranno necessariamente migliorare dal punto di vista del risparmio energetico. “Introducendo un diverso modo di calcolare l’efficienza dell’impianto, la normativa alza l’asticella dell’efficienza minima dei prodotti e mette ordine nel settore, stabilendo che se un prodotto non è efficiente non può essere ven‐duto. Così, chi è in grado di fare un apparec‐chio efficiente potrà distinguersi sul mercato ed essere premiato. E anche i consumatori a‐vranno gli strumenti per scegliere al meglio” ha dichiarato Walter Rebosio, di Mitsubishi Electric. “L’obiettivo finale è dunque di non far più scegliere al consumatore finale tra un pro‐dotto a risparmio energetico ed uno sprecone, ma tra uno con un alto risparmio ed uno con un basso risparmio, in modo da ridurre i consu‐mi energetici in ogni modo e, di conseguenza, le emissioni totali”. (Fonte: Corriere della Sera)
Dal 2013 nuove classi di efficienza energetica per gli elettrodomestici
Energie rinnovabiliEnergie rinnovabiliEnergie rinnovabili
Approntata la nuova strategia energetica nazionale Il documento è disponibile al pubblico sul sito del Ministero dello Sviluppo Economico per consultazioni e osservazioni
A oltre vent’anni dall’ultimo Pia‐no energetico nazionale e dopo settimane di anticipazioni che avevano reso ancora più febbrile l'attesa degli addetti ai lavori, il Governo ha varato la nuova Stra‐tegia energetica nazionale (Sen), avviando una consultazione pub‐blica per permettere a cittadini, associazioni e imprese di dire la propria. Lo ha comunicato, al ter‐mine del Consiglio dei Ministri del 16 ottobre scorso, il premier Mario Monti in persona, sottoli‐neando che «è la prima volta da 15 anni che l'Italia cerca una stra‐tegia complessiva». E’ toccato al Ministro Passera illustrare i con‐tenuti del provvedimento che mira a raggiungere e superare gli obiettivi europei del "pacchetto 20‐20‐20" (20% di energia da rin‐novabili, riduzione del 20% delle emissioni, +20% di risparmio e‐nergetico al 2020). In sintesi, tra gli obiettivi dell'azione strategica vi sono: la riduzione di 14 miliardi/anno della dipendenza energetica dall'estero; lo stanzia‐mento di 180 miliardi di euro di investimenti da qui al 2020, sia nella green e white economy (rinnovabili e efficienza energeti‐ca) sia nei settori tradizionali (reti elettriche e gas, rigassifica‐tori, stoccaggi, sviluppo idrocar‐buri); la riduzione di circa il 19% di emissioni di gas serra, superando gli obiettivi europei per l'Italia
pari al 18% di riduzione rispetto alle emissioni del 2005. Obiettivo prioritario della Strategia è «far sì che l’energia non rappresenti più per il nostro Paese un fattore strutturale di svantaggio competi‐tivo e di appesantimento del bi‐lancio familiare». Il Ministro Pas‐sera ha tuttavia rimarcato anche gli intenti ambientali del provve‐dimento, che individua nel 2020 l'orizzonte temporale di riferi‐mento. Per quanto riguarda le fonti rinnovabili, il Ministero si aspetta che diventino la prima fonte di energia elettrica al pari o superando leggermente il gas. Il target infatti è raggiungere un 20% di incidenza sui consumi fina‐li lordi, e cioè sul totale in termini di elettricità, calore e trasporti. Il peso dell'energia verde dovrà inoltre raggiungere almeno il 23% sui consumi primari energetici, mentre l’incidenza dei combusti‐bili fossili dovrà scendere dall’86 al 76%. Nel solo settore elettrico, infine, nel 2020 le rinnovabili do‐vrebbero riuscire a diventare, grazie agli indirizzi previsti dalla Strategia, la prima fonte del Pae‐se, al pari o superando legger‐mente il gas, rappresentando il circa il 36 ‐ 38% dei consumi (rispetto al 23% del 2010). A pro‐posito di incentivi alle rinnovabili, si prevede, nel medio‐lungo peri‐odo, la «graduale riduzione degli incentivi ‐ con un previsto annulla‐
mento, in particolare nel caso del fotovoltaico ‐ e la completa inte‐grazione con il mercato elettrico e con la rete». Il Governo ha inoltre ribadito di voler puntare sulle rinnovabili termiche, attraverso l'avvio, che dovrebbe essere im‐minente, di un Conto energia de‐dicato, da affiancare al meccani‐smo dei Certificati bianchi e a mi‐sure di incentivazione dedicate soprattutto a teleriscaldamento e teleraffrescamento. Una parti‐colare attenzione, inoltre, è stata annunciata per il recupero e la valorizzazione dei rifiuti. Per rag‐giungere gli obiettivi in materia di risparmio energetico, la Stra‐tegia energetica nazionale indivi‐dua una serie di linee program‐matiche: 1) il rafforzamento di standard minimi e normative, in particolare per quanto riguarda l’edilizia ed il settore dei traspor‐ti; 2) l’estensione nel tempo delle detrazioni fiscali, prevalente‐mente dedicate al settore delle ristrutturazioni civili, che andran‐no corrette per renderle più effi‐caci ed efficienti in termini di costo/beneficio; 3) l’introduzione
di incentivazione diretta per gli interventi della Pubblica amministrazione, impossibili‐tata ad accedere al meccani‐smo delle detrazioni e che deve svolgere un ruolo di e‐sempio e guida per il resto dell’economia; 4) il rafforza‐mento degli obiettivi e dei meccanismi dei Certificati bianchi, prevalentemente dedicati ai settori industriali dei servizi, ma rilevanti anche nei trasporti e nel residenzia‐
le, che avranno un ruolo fon‐damentale, date le potenzia‐lità dell’ambito di intervento e l’efficienza di costo che u‐no strumento di mercato co‐me questo dovrebbe garanti‐re; 5) Per affrancare l'Italia dalla dipendenza delle impor‐tazioni di energia il documen‐to di Strategia prevede an‐che di sviluppare la produzio‐ne nazionale di idrocarburi, «ritornando sostanzialmente ai livelli degli anni Novanta».
L'obiettivo generale è quello di soddisfare il 14% del fabbi‐sogno totale di gas e petrolio con la produzione interna, anche attraverso la semplifi‐cazione delle procedure di autorizzazione alle trivella‐zioni. Il governo, in particola‐re, prevede di sostituire l'at‐tuale sistema di 3 autorizza‐zioni distinte in un unico tito‐lo abilitativo, in modo da ac‐celerare l'iter per l'avvio delle trivellazioni.
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Storie di ricicloStorie di ricicloStorie di riciclo
Giochi di riciclo con i contenitori
La designer Antonietta Casini, ha creato dei divertenti origami su fogli di Carta Frutta™. con pochi gesti ecco pronti fiorellini e farfalle multicolori e una rondine rossa: possono di‐ventare vivaci segnaposti, originali chiudipac‐chi o tutto ciò che suggerisce la fantasia.
I contenitori Tetra Pak sono interamente riciclabili. Le tre componenti, carta (75%), polietilene (20%) e allumi‐nio (5%), sono interamente riciclate in una nuova carta e in un nuovo materiale plastico. Grazie all'accordo con il Comieco, i cartoni Tetra Pak opportunamente sciac‐quati e schiacciati, possono essere conferiti insieme agli altri imballaggi.
Sciacquare, schiacciare, gettare. I tre gesti per una corretta raccolta differenziata. Ma anche ritagliare, piegare, colorare … La vita di un cartone per alimenti non si esaurisce necessa‐riamente dopo essere stato un contenitore: grazie alla sua peculiare composizione il cartone Tetra Pak è leggero, sicuro
e resistente, può essere maneggiato dai più piccoli e scatenare la creatività dei più grandi: basta un briciolo di fantasia e ma‐nualità per re‐inventare un oggetto. TiRi‐ciclo.it è un sito che promuove idee e ide‐atori di creazioni esclusive, proponendo gli utilizzi più svariati dei cartoni per ali‐menti e dei materiali ottenuti dal loro rici‐clo: la Carta Frutta™ [una carta avana par‐ticolarmente adatta per la produzione di shopper e di cancelleria] e l’EcoAllene [composto da polietilene e da una picco‐la percentuale di alluminio, è un materia‐le plastico e stampabile, impiegato nell'e‐dilizia ed in bigiotteria]. Non resta a que‐sto punto che armarsi di forbici, spago e colla liquida e … provarci.
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Ambiente e societ
Ambiente e societ
Ambiente e societ àà à
La parola Green Economy è ormai diventata parte del linguaggio quotidiano, tuttavia la tendenza è quella di associarla prettamente al Settore dell'energia ed in particolare alle fonti rinnovabili. Il rapporto “GreenItaly 2012, l’economia verde sfida la crisi”, presen‐tato lo scorso 5 novembre a Roma da Symbola ‐ Fondazione per le qualità italiane e Unioncamere, mostra come la Green Eco‐nomy sia in realtà una ‘filosofia’ che sta inte‐ressando tutti i settori dell'economia italia‐na e ne sottolinea il ruolo di fattore chiave per uscire dalla crisi che l'Italia sta affrontan‐do. Con questo rapporto sono stati analizza‐ti tutti gli aspetti che caratterizzano la ten‐denza delle nostre imprese ad orientarsi verso un modello green e i risultati di questo approccio, al fine di tracciare un preciso quadro della situazione del nostro Paese. I dati raccontano di un'Italia dove sta final‐mente iniziando la “rivoluzione verde”, in‐fatti dal 2009 al 2012 il 23,6% delle imprese dei settori industriale e terziario hanno inve‐
stito in tecnologie e prodotti green. Questa percentuale ad una prima considerazione non sembra molto incoraggiante, tuttavia a supportarla sono i dati emersi dallo studio condotto tra le ‘vere’ nuove imprese, ovve‐ro tutte le aziende nate da zero e non attra‐verso fusioni, cambi nome o altro, avviate nel primo semestre 2012. Di queste il 14% ha già realizzato o realizzerà entro il 2013 inve‐stimenti green. Si sta quindi diffondendo, in particolare tra i giovani, la cultura che ‘green è migliore’. Ma quali sono i reali vantaggi per un'impresa verde? Il rapporto spiega come a invogliare al cambiamento non sia solo la sensibilità ambientale, ma anche il vantag‐gio economico. I dati sulle propensioni all'e‐xport e all'innovazione indicano che le a‐ziende green sono più competitive sui mer‐cati esteri rispetto a quelle tradizionali. In merito all'export il 37,4% delle imprese che investono in tecnologie verdi è presente sui mercati stranieri contro il 22,2% di quelle che non fanno questi investimenti. Per quanto
Da quando il provvedimento di messa al ban‐do degli shopper è stato approvato in Italia, nel lontano 2007, si è assistito ad una serie di proroghe e rinvii che hanno fatto letteral‐mente slittare la data di entrata in vigore del relativo sistema sanzionatorio fino al gennaio 2014. A causa di questi ritardi si è iniziato a pensare al bando degli shopper in plastica tradizionale come la storia infinita di un prov‐vedimento che, nonostante presti molta at‐tenzione alle tematiche ambientali, non è possibile o non si vuole applicare. A smentire questa ipotesi è stato l'intervento del Gover‐no che, mediante il Dl. n. 79/2012, ha fissato come data di entrata in vigore delle sanzioni il 1 gennaio 2013. In altre parole dal prossimo anno sarà punibile chiunque immetterà sul mercato nazionale shopper che non rispon‐dono ai criteri di biodegradabilità e compo‐stabilità indicati dalla norma UNI EN 13432 del 2002, o che non sono riutilizzabili. Si defini‐scono riutilizzabili tutti i sacchetti che rispet‐tano i seguenti parametri: per gli shopper con maniglia esterna è necessario uno spes‐sore superiore ai 200 micron, se destinati
all'uso alimentare, e ai 100 micron per tutti gli altri usi; per quelli con maniglia interna invece lo spessore deve essere superiore ai 100 mi‐cron per l'uso alimentare e ai 60 micron per gli altri usi. L'anticipo di un anno dell'applica‐zione delle sanzioni è una buona notizia per la lotta contro i sacchetti inquinanti, tuttavia in merito alla questione non mancano notizie meno buone. Come per esempio il secondo richiamo della Commissione Europea, in cui si rimprovera lo Stato Italiano per aver messo al bando unilateralmente gli shopper non bio‐degradabili, mentre la Direttiva Europea di riferimento non considera la biodegradabilità come requisito indispensabile e quindi valido discrimine per la commercializzazione degli imballaggi, tra cui vi sono i sacchetti della spesa. Pertanto l'Italia avrebbe bandito un prodotto vendibile in tutto il resto d'Europa. Oltre a questo, la Commissione poi ci rimpro‐vera pure di non aver dato preliminare comu‐nicazione del provvedimento. Insomma sa‐remmo stati un po' birichini, ma a questo punto speriamo che invece di rimbrottarci ci prendano, una volta tanto, ad esempio. M T
Da Symbola e Unioncamere
il Rapporto GreenItaly 2012
La messa al bando dei sacchetti La messa al bando dei sacchetti La messa al bando dei sacchetti di plastica di nuovo in primo piano di plastica di nuovo in primo piano di plastica di nuovo in primo piano
Realacci: “Per uscire dalla
crisi e trovare il suo spazio
nel mondo che cambia
l ’ I tal ia deve fare l ’ I tal ia.”
Mirko Turchetti
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Ambiente e societ
Ambiente e societ
Ambiente e societ àà à
riguarda l'innovazione il 37,9% delle aziende che re‐alizzino eco‐investimenti ha introdotto nel 2011 del‐le innovazioni ai prodotti che realizzano o ai servizi che offrono, a fronte del 18,3% riferito a chi non in‐veste nella green economy. Un altro aspetto da non sottovalutare è rappresentato dall'impatto che questa 'rivoluzione verde' ha sull'occupazione. In‐fatti il 38,2% delle assunzioni complessive program‐mate (stagionali inclusi) dalle imprese italiane
dell’industria e dei servizi per l’anno 2012 si devono alle aziende green. E non basta, perché il 20% delle 358 mila imprese che hanno sostenuto investimenti verdi negli ultimi tre anni o lo faranno quest’anno, prevede di assumere personale nell'anno corrente. Infine circa il 30% delle assunzioni complessive non stagionali programmate per il 2012 è per figure pro‐fessionali legate alla sostenibilità. Una novità intro‐dotta da questo rapporto è l'analisi dei contratti di rete stipulati tra le aziende in una logica di network e di integrazione di filiera. Dei 458 contratti di rete stipulati nel 2012, 87 sono stati stipulati per raggiun‐gere obiettivi green. Per concludere è stata analiz‐zata la diffusione dell'approccio strategico green
nei vari settori economici e la diffusione geografica delle imprese verdi sul territorio nazionale. L'ap‐proccio green è più diffuso nel settore manifattu‐riero: il 27% di queste aziende fa investimenti green, contro le 21,7 % di quelle del settore terziario. Tra le imprese della manifattura spiccano la filiera della gomma e della plastica, la lavorazione dei minerali non metalliferi, quelle della carta e della stampa, della meccanica, mezzi di trasporto, dell’elettronica e strumentazione di precisione, dove la quota di imprese che realizzano investimenti green va ben oltre la media, con una punta record del 41% nel ca‐so del comparto chimico‐farmaceutico. Dal punto di vista geografico invece la green economy è diffusa in modo pervasivo in tutto il Paese, da Nord a Sud. La classifica regionale per numero delle imprese green sul totale è guidata dalla Lombardia, che con‐ta su 69 mila che investono nel green, seconda po‐sizione per il Veneto con quasi 34 mila imprese, ter‐za per il Lazio con 33 mila imprese. Seguono Emilia Romagna (quasi 30 mila imprese green), Campania (oltre 26 mila), Toscana (oltre 24 mila), Piemonte (oltre 23 mila), Sicilia (circa 22.500), Puglia (oltre 21 mila) e Marche (circa 10.500). “Per far ripartire il Paese non basta fronteggiare la crisi – ha concluso il Presidente della Fondazione Symbola Ermete Realacci ‐ affrontare i nostri mali antichi: il debito pubblico, l’illegalità e l’evasione fi‐scale, le diseguaglianze nella distribuzione della ric‐chezza, il sud che perde contatto, una burocrazia spe‐so soffocante. Serve una visione in grado di mobilita‐re le migliori energie per affrontare le sfide del futu‐ro. È necessario difendere la coesione sociale, non lasciando indietro nessuno e scommettere sull’innovazione, sulla conoscenza, sull’identità dei territori: su una green economy tricolore che incrocia la vocazione italiana alla qualità e si lega alla forza del made in Italy. È necessario cambiare partendo dai talenti dell’Italia che c’è. Per uscire dalla crisi e trova‐re il suo spazio nel mondo che cambia, insomma, l’Italia deve fare l’Italia”.
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L’importanza di ragionare in “negajoules”
Ovvero continuare a produrre la stessa quantità di beni e di servizi consumando meno energia, riducendo al contempo l'im‐patto ambientale e le spese economiche. E vale per tutti, nessuno escluso. Vale per le Amministrazioni Pubbliche, per le piccole, medie e grandi imprese e per i comuni cit‐tadini. L’efficienza energetica, infatti e fi‐nalmente, è oggi considerata il più impor‐tante, rapido ed efficace strumento indivi‐duato dall’Unione Europea per garantire competitività a livello globale, protezione e qualità dell’ambiente che ci circonda, ridu‐zione della dipendenza dall’estero per l’approvvigionamento di materie prime ed energia. Si stima che l’Unione Europea riu‐scirebbe a risparmiare, con adeguati inter‐venti, almeno il 20% di energia rispetto all’attuale consumo, pari a circa 60 miliardi di euro all’anno: una famiglia media po‐trebbe così risparmiare, a seconda del pro‐prio consumo d’energia, da 200 a 1.000 eu‐ro all’anno. Tanto enormi sono questi po‐tenziali risparmi da introdurre un neologi‐smo, ovvero i ‘negajoules’ che rappresen‐tano il mancato consumo di energia grazie al risparmio e che sono divenuti la più im‐portante risorsa energetica individuale. Ri‐tengo utile, però, calare queste affermazio‐ni nei vari settori della società per capire opportunità e contraddizioni, cosa si sta facendo e cosa no e molto spesso cosa si dovrebbe fare e cosa invece ancora non si fa. Cominciamo dalle Amministrazioni Pub‐bliche. Intanto l'organizzazione e le regole.
Mediamente le Amministrazioni Pubbliche ricevono centinaia di bollette di consumi di energia elettrica e termica, spesso ignoran‐do di cosa si tratti. Unica risposta a tutte queste carte? Pagare. Senza riuscire (e nemmeno provare) a capire bene cosa si stia pagando. A volte anche a fornitori dell'energia elettrica diversi! Anche per questo motivo nel 1991 (più di venti anni fa) una legge (la 10/91) ha introdotto la fi‐gura dell'Energy Manager, che i Comuni (e le Regioni, ovviamente) con consumi ener‐getici superiori a 1000 tonnellate equiva‐lenti di petrolio l'anno sono obbligati a no‐minare. Parliamo di consumi relativi a co‐muni di medie dimensioni con una popola‐zione dai 20/30 mila abitanti in su. Una figu‐ra professionale questa, che insieme all'ob‐bligo per i Comuni aventi più di 50 mila abi‐tanti di redigere il Piano Energetico Comu‐nale avrebbe dovuto consentire alle Ammi‐nistrazioni Pubbliche di migliorare l’efficienza energetica delle
città con possibili riduzioni dei consumi energetici del 10‐15%, ottenibili attraver‐so interventi tecnicamente ed economi‐camente realizzabili in molti settori (abitazioni, ospedali, scuole, industrie ecc.);
ridurre l’emissione di inquinanti climalte‐ranti, con un notevole contributo al ri‐spetto degli impegni presi dall’Italia con il Protocollo di Kyoto, mentre più diffici‐le risulta la diminuzione delle emissioni nel settore dei trasporti;
Gli speciali I N S E R T O N . 10/2012
Bisogna cambiare prospettiva. E' chiaro ormai che dobbiamo iniziare a guardare l'energia ed i problemi connessi alla sua ge‐nerazione in maniera total‐mente diversa dal passato. Ci abbiamo messo un po' di tempo, infatti, a capire che il problema non è tanto trovare nuovi giacimenti di combustibi‐li fossili ma aumentare l'effi‐cienza energetica.
Luca Andreassi Professore Associato
Università di Roma Tor Vergata Dipartimento di Ingegneria Meccanica
Assessore ai Rifiuti, Comune di Albano
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L’uomo e l’energia
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di incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili a livello urbano.
Strumenti semplici e dal ritorno immediato che pe‐rò in questi venti anni hanno trovato solo pochissi‐me applicazioni. Nonostante i numeri parlino chia‐ro. Per essere ancora più concreti, secondo uno stu‐dio ENEA; si valuta che una politica di interventi sui costi energetici a regime comporterebbe una ridu‐zione del 20% di energia primaria, e una diminuzione della bolletta energetica di 420 milioni di euro/anno (‐23%). E a beneficiarne, inoltre, sarebbe anche la nuova produzione attivata nel settore delle costru‐zioni che lo studio indica in circa 20 miliardi di euro con conseguente creazione di valore aggiunto per 15 miliardi di euro, corrispondente a sua volta ad un incremento del PIL dello 0,6%. Numeri di per sé e‐normi in senso assoluto che lo diventano ancora di più in tempo di crisi. Ed allora cominciamo col porci il primo perché (Non sarà purtroppo l'unico). Perché le Amministrazioni Comunali e Regionali, quasi scientificamente (penso sia l'avverbio giusto se solo il 30% delle Amministra‐zioni obbligate a predisporre il Piano Energetico lo hanno fatto) hanno ignorato indicazioni ed obblighi al fine di consumare meno, spendere meno e, non ultimo, inquinare meno. Perché proprio loro che do‐vrebbero essere da esempio e traino per la popola‐zione, come recita anche una Direttiva Europea, hanno abdicato al proprio ruolo? Difficile dare una risposta certa. E sicuramente non voglio cadere nel tranello di fare di tutta l'erba un fascio: Esistono Amministrazioni illuminate, energeticamente avan‐zate e che hanno messo in piedi tutta una serie di iniziative all'avanguardia. Ma sono la stragrande mi‐noranza. Allora, perché? Per la atavica ritrosia degli
uffici pubblici ad adottare pratiche diverse da quelle consolidate negli anni, per l'ottusità dei politici che individuano interesse negli investimenti (anche se solo in risorse umane) solo questi hanno un tempo di ritorno all'interno del loro mandato, per l'incapa‐cità di capire che i politici devono fare i politici ed i tecnici i tecnici e che sono questi ultimi a dover indi‐care le soluzioni (tecniche) per rendere più efficien‐te il sistema, per la convinzione che ci siano sempre problemi caratterizzati da priorità ed urgenze diver‐se per cui l'efficientamento energetico può passare in secondo piano. Tante idiozie, mi si consenta il ter‐mine, che impediscono di raggiungere quei risultati in termini economici ed ambientali di cui abbiamo bisogno e che abbiamo cercato di quantificare. Ed è sempre la stessa legge 10/91 che introduceva la figu‐ra dell'energy manager anche per le aziende che consumino più di 1000 tonnellate equivalenti di pe‐trolio l'anno. Quell'energy manager che, per sempli‐ficare, dovrebbe controllare se nella linea di distri‐buzione dell’aria compressa ci siano dei fori. E sì, perché un foro di 4 mm in una linea a 7 bar di pres‐sione, significa una perdita di potenza di circa 4kW ovvero una perdita di oltre 2.500 euro l’anno. Soldi che, se economizzati, anno dopo anno diventereb‐bero una buona risorsa da poter reinvestire. E' un esempio molto intuitivo che mi piace fare ai miei studenti per dimostrare quanto sia ottusa la posi‐zione di molti capi di azienda (o comunque Decision takers) i quali affermano di non voler investire in materia di efficientamento energetico della propria azienda in quanto presenterebbero tempi di ritorno troppo lunghi. Ed allora bollette in cui si paga ener‐gia reattiva perché i condensatori sono sfasati, tu‐bazioni di acqua calda o vapore non coibentate, for‐
Osservatorio sull’efficienza energetica ENI ‐ 30percento Anche in Italia, l’efficienza energetica può svolgere un ruolo importante nell’affrontare la sfida dell’energia e dell’ambiente. Il grafico mostra l’energia primaria consumata in Italia negli ultimi 35 anni e una stima dell’energia risparmiata. Quest’ultima ‐ indicata come “Negajoules” ‐ è calcolata sulla base dell’intensità ener‐getica del 1971 e rappresenta l’energia che di anno in anno evitiamo di consumare gra‐zie al fatto che dagli anni Settanta usiamo meno energia per unità di prodotto interno lordo. L’intensità energetica (il rapporto tra i consumi di energia primaria e il prodotto interno lordo) è il più classico indicatore sintetico di efficienza energetica di un Paese e riflette lo stato delle tecnologie utilizzate nonché i comportamenti energetici dei consumatori. In questo senso il grafico mostra come l’energia risparmiata grazie all’efficienza energetica sia già oggi una delle principali fonti per il nostro Paese, addi‐rittura equivalente in termini di quantità all’intero consumo annuo di gas naturale. Il risparmio totale di energia che l’Italia ha cumulato dal 1971 ad oggi equivale agli attuali consumi annui di petrolio dell’intero continente americano, quasi 11 miliardi di barili. Il processo di riduzione dell’intensità energetica in Italia è rallentato negli ultimi anni, soprattutto a causa dell’aumento dei consumi di energia di alcuni settori, ed è opinio‐
ne diffusa che ancora molto si possa fare nei prossimi anni.
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ni di cottura che hanno perso i loro rivesti‐menti isolanti, linee ad aria compressa che sono veri e proprio colabrodo. Tanto per raccontare le situazioni più comuni. Situa‐zioni, che solo con un po' di attenzione comporterebbero un risparmio energetico, economico ed ambientale assai significati‐vo. Anche qui, perché? Perché l'impostazio‐ne è stata per anni quella di garantire pro‐duzione o servizi considerando la spesa e‐nergetica una tassa inevitabile. E conside‐rando le eventuali risorse da dedicare a questo settore investibili in altri con ritorni immediati e maggiori. Anche qui, e i pochi esempi che ho fatto stanno a dimostrarlo, tutto assolutamente falso. Lo so, mi sto di‐
lungando ma sono quasi alla conclusione. Sono arrivato a noi ,ai cittadini. Anche qui le attenzioni sono molteplici ed i ritorni imme‐diati. E, ancora, un esempio molto gettona‐to coi miei studenti. Se adesso contempora‐neamente in Italia spegnessimo tutti gli standby dei nostri elettrodomestici e stac‐cassimo i vari caricatori dei telefonini, rima‐sti lì senza più cellulare attaccato, rispar‐mieremmo una quantità di energia compa‐rabile con quella di una centrale termoelet‐trica. In realtà qui la situazione è più sempli‐ce e complessa allo stesso tempo. Semplice perché si tratta di mettere in atto tutta una serie di pratiche di buon senso come stac‐care il caricabatterie del telefono dopo a‐
verlo caricato, spegnere completamente gli elettrodomestici, azionare lavastoviglie e lavatrici nelle fasce orarie di maggior con‐venienza, acquistare elettrodomestici a basso consumo energetico (quelli a tripla A per intenderci). Complesso perché si è, fi‐nalmente dico io, iniziata ad effettuare la procedura di certificazione energetica de‐gli edifici che prevede che i nuovi edifici o quelli completamente ristrutturati siano dotati di un attestato di certificazione e‐nergetica che li qualifica anche economica‐mente. Un po' come avviene per gli elet‐trodomestici. E dunque forte impulso e slancio a case con pannelli fotovoltaici e solari termici, coibentazioni a cappotto, ri‐scaldamenti a pavimento, ecc. Bene, no? Assolutamente sì, se non fosse per la gran confusione che si è creata, nel Lazio siamo
stati maestri, sulla figura del certificatore che sta portando, notizia di questi giorni, a tutta una serie di certificazioni fasulle o qualificazioni non corrette che rischia di va‐nificare tutto lo sforzo. Vedremo come va a finire. Insomma, le prospettive sono buone ma la strada è lunga e tortuosa. Mi piace conclu‐dere con una sorta di motto. Che vale per tutti. Dal cittadino all'azienda alla Pubblica Amministrazione. Ognuno deve verificare che tutti i sistemi utilizzatori di energia all’interno dell’organizzazione (casa, azien‐da, Comune) siano riforniti di tutta l’energia di cui necessitano, quando la ne‐cessitano e nella forma in cui la necessita‐no, al costo più basso possibile e che l’energia fornita venga utilizzata nella ma‐niera più efficiente possibile.
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