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The Italian Job BASILICATA coast to coast Essere in Basilicata Essere nel senso di trovarsi con secon gli altri e con la terra nuova Essere nel senso di RI-trovarsi 47 46

Regione Basilicata - Basilicata Coast to coast

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Regione Basilicata - Soul Running Luglio 2012

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Page 1: Regione Basilicata - Basilicata Coast to coast

TheItalianJob

BASILICATAcoast to coast

Essere in Basilicata.

Essere nel senso di trovarsi , con se’é ,con gli altri e con la terra , nuova. Essere nel senso di RI-trovarsi.

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Essere dentro un’avventura, scappando, anche un po’ incoscientemente, dal lavoro che incombe, da un magazine

che chiede di essere terminato, ma che ha troppe belle idee sul tavolo perché questo avvenga. E allora lo tieni aper-

to come se fosse un laboratorio, notte e giorno, con la grafica che ti odia (ma un po’ ti ama perché con te finalmente

fa il suo lavoro), con lo stampatore che incontri con le riviste nel baule a Brescia est perché sei sempre all’ultimo minuto

e con il distributore che ancora non capisce che lavoro fai veramente, perché gli spodesti tutti i suoi canoni di periodicità

con la tua teoria folle: “si esce solo se c’è qualcosa da raccontare!”

E qui da raccontare c’è tanto!

Per tanti questa è follia, per me è quantomeno lucida. Mi pervade, mi

conquista, mi spinge a raggiungere i miei obiettivi, anche per vie tortuo-

se, che spesso passano dove a priori mai avresti detto.

E’ così che mi sono ritrovato, in tutti i sensi, in una regione di cui la

maggior parte di noi conosce solo tre o quattro cose e spesso per sentito

dire: “sassi di Matera, Maratea e il suo mare, l’Aglianico, vino DOC ed il

Moliterno, formaggio DOP, noi lo conosciamo così ma in realtà gli hanno

pure rubato il nome dato che quello che a noi vendono con quell’appella-

tivo non è altro che una normale formaggella non stagionata nel fondaco

come dovrebbe prevedere la tradizione, ma noi in questo pezzo faremo

finta che nulla sparisca dalla Basilicata e l’ottimo latticino dop fatto a

Moliterno si può quindi chiamare Moliterno….appunto….

Se credessi al caso mi sarei ritrovato per questo motivo in Basilicata

e tutto sarebbe più semplice con una bella impresa di trail, una bella

scrollata di spalle, un articolo scritto su una bella regione e via. Ma per

fortuna (il caso….appunto) c’è sempre quella voglia, quella sensazione

che non ti lascia mai in pace e mi sono lasciato adottare dalla Basili-

cata, dai suoi appassionati abitanti e dalle sue appassionate vicende.

Come successe tanto tempo fa in un viaggio in Nepal, l’obiettivo finale

è passato in secondo piano. In effetti non so cosa scrivere sulla mia

avventura di running e lo lascerò fare ad Andrea. Io ho la testa piena

di emozioni, gli occhi pieni di immagini che non se ne vanno, il cuore

pieno di affetto per chi me ne ha da dato. Tanto in così poco tempo.

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I ragazzi della pro loco di Moliterno con la loro ironia ed allegria,

Gaetano con la usa cultura su Viggiano e generosità, Don Pierino di Aliano

con le sue scorciatoie, …………di Policoro con la sua magnifica ospitali-

tà, Andrea che ci è venuto ad incontrare in the middle of nowhere, Michele

con la sua amicizia, Antonio (RAI) con la sua simpatia e Antonio con la sua

immediata voglia di realizzare qualcosa per la sua terra.

Essere in viaggio. Questa è la sensazione costante con cui si torna a casa

dalla Basilicata. Terra per chi ama viaggiare, per chi conosce la differenza

tra vacanza e viaggio, tra guardare e osservare, tra sentire ed ascoltare.

Essere in viaggio è fonte di vita, di gioia, di speranza.

Il viaggio ti fa sentire parte di un costante movimento. quasi una grande

migrazione. In fondo la vita stanziale ti raggira, ti fa pensare che l’immobi-

lità sia una scelta matura e responsabile.

Mi sono chiesto: “Quando un’idea diventa un fatto? “

Beh innanzitutto quando è buona. E poi quando si incontrano persone che

hanno voglia di fare. Persone che hanno obiettivi comuni.

Fare un progetto insieme è un po’ come sposarsi, non si sa se è per sem-

pre ma i presupposti devono far si che ci si creda come se lo fosse, e che

ci si creda in due.

La Basilicata è una sposa fedele. Grazie!

Davide Orlandi

Nel frattempo spingo un po’ di più sui pedali della mia bici da corsa nei dintorni di Milano e ogni tanto mi fer-

mo con la macchina fotografica in mano a cogliere scatti, statici, belli, ma….. dove sono Davide e Andrea?

Senza di loro qualsiasi magnifico scorcio sembra banale, sono il loro movimento, la sofferenza e il traguardo

in riva allo Ionio che rendono il paesaggio indimenticabile, la Lucania. Bisogna andare avanti…. sempre, e

io a piccoli scatti in avanti con loro. Devo precederli…..devo raggiungerli, dietro al prossimo calanco cosa

ci sarà? Che figata ragazzi!

Da troppo pochi anni dedico una parte dei miei pensieri a vivere spazi e libertà che non avevo frequen-

tato in precedenza, colpa mia si intende e scelte di vita divertenti e facili che non rimpiango

ma che risultano ormai lontane alla luce delle sensazioni attuali che provo spingendo una bici da corsa.

Alla prossima allora. Andrea Valsecchi

Solo quattro anni di bicicletta con una passione sor-

prendente e qualche migliaio di chilometri non fanno

né un biker né un vero sportivo, forse un semplice

amatore, ma che ha detto si agli amici di Soul Run-

ner per ritrarre il “Basilicata Coast to Coast” in sella

ad una mountain bike SCOTT con pedalata assistita e

ora sente per questo genere di avventura un’attrazione

irresistibile.

A quando la prossima traversata di dorsali appennini-

che? A quando il prossimo bosco di conifere da espu-

gnare usando la mountainbike per aprire ai runners

una via percorribile? A quando le prossime sferzate di

maestrale sui profili di colline punteggiate di macchie

rosse e gialle e animate dagli ondeggiamenti verdi e

argentati delle spighe? Spero presto.

PICCOLI SCATTI

IN AVANTI

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Percorrere 220 chilometri fino a qualche tempo fa non mi avrebbe

spaventato, da ciclista non sarebbe stato un gran problema, al mas-

simo un po’ di male al fondo schiena...ma farli di corsa...questo sì

che avrebbe dovuto spaventami. Per uno che corre regolarmente da

meno di un anno, regolarmente fino a un certo punto perché dedico

al trail solo qualche ora nel fine settimana, forse una distanza del ge-

nere avrebbe dovuto rappresentare una bella incognita, sicuramente

una bella sfida. Un’incognita accompagnata fin da subito però da

una sensazione di consapevole incoscienza: sapevo di non essere

allenato per un corsa del genere ma ho sempre creduto di poterla

affrontare e di portarla a termine. A tavolino, valutando dislivelli e

distanze, senza però conoscere le difficoltà che avremmo incontrato

sul terreno, abbiamo deciso le tappe: la prima, con in suoi 57 km

e oltre 2000 mt D+, rappresentava un inizio per niente semplice,

diciamo anche una “bella botta”. Non ci siamo imposti tempi o ritmi,

sapevamo di dover partire presto e che in un modo o nell’altro do-

vevamo arrivare a destinazione. Si corre, si cammina, ci si ferma ai

rifornimenti. Insomma tutto sta nel gestire forze ed energie fisiche

e sopratutto mentali: per questo non serve un allenamento, basta

conoscersi e ascoltarsi (e questo non sempre risulta facile!). Non

c’è la prestazione atletica, ce la potevo fare. Di questo ero, e lo sono

ancora, davvero convinto. Ansia? Non userei questo termine per

descrivere cosa provavo nei giorni precedenti quando con Davide

raccontavamo cosa stavamo per fare. Tutti ci chiedevano, ovviamen-

Una consapevole

incoscienza

te, se fossimo allenati, molti dopo averci scrutati bene dall’alto verso

il basso, cercando di capire se sotto gli abiti si nascondesse il tipico

fisico asciutto dell’ultra runner. Niente di più sbagliato, amiamo la

tavola e le bollicine, non siamo per niente “tirati”, ci servono muscoli

e anche le giuste riserve di grasso da consumare correndo a ritmo

blando. Siamo due persone normali, semplicemente, con un’idea un

po’ pazza in testa. Questo sì.

I preparativi sono stati frenetici, non tanto per la corsa ma sopratutto

per organizzare il lavoro in vista di una settimana di assenza: scadenze,

telefonate, mail...sono arrivato al giorno della partenza di nuovo con-

sapevolmente incosciente di quanto avrei dovuto fare da lì a un paio di

giorni: 220 km di corsa. L’unico vero punto di domanda, purtroppo, era

posizionato sul mio ginocchio sinistro che non ha retto due allenamenti

di oltre 45 km, fatti forse troppo ravvicinati tra loro...insomma si è infiam-

mato, sono stato fermo più di 10 giorni e il timore che potesse tornare a

far male era l’unica cosa che mi spaventava. Non tanto per me, ma per

il fatto che saremmo partiti in due, avremmo dovuto correre insieme...

il rischio di poter diventare una zavorra, l’anello debole del team, questo

si che mi inquietava. Non tanto per il risultato visto che non eravamo lì

per fare un record, dovevamo “solo” fare qualcosa che nessuno aveva

mai fatto prima, ma piuttosto perché l’avventura era nostra, è nostra, e

bisognava viverla fino in fondo.

In cuor mio sapevo che sarebbe successo, ho cercato il più possibile di

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BASILICATAcoast to coast

SoulRUNNING

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5958spingere in un angolo della mia mente il pensiero di dovermi fermare

ma a un certo punto ti trovi costretto a mettere sui piatti della bilancia

i pro e i contro. Non voglio soffermarmi sulla cronaca, semplicemente

a malincuore non sono riuscito ad accompagnare Davide per tutto il

percorso. Sono riuscito a correre una porzione di ogni tappa, fin dove

mi è stato possibile, all’incirca un centinaio di chilometri. Fallimento?

Non l’ho mai visto in questo modo, forse perché guidando la macchina

seguendo la traccia sul Garmin per incrociare Davide, sempre seguito

da Andrea che a bordo della sua mountainbike fotografava e filmava,

e il percorso nei punti stabiliti è stato comunque una forma di parte-

cipazione all’impresa, non ho abbandonato il campo e con qualche

antidolorifico sono sempre riuscito ad agganciarmi per correre le fasi

iniziali o finali di ogni tappa. Quei 30 chilometri del terzo giorno, con la

salita finale ad Aliano dove siamo arrivati davvero esausti ma con uno

grande cambio di ritmo negli ultimi chilometri, rimarrà un ricordo inde-

lebile. Così come l’arrivo, che ho potuto solo filmare, sulla spiaggia di

Policoro, sferzata dal maestrale e con quei colori caldi che solo il tardo

pomeriggio può regalarti. Il Team ha portato a casa un viaggio unico

che molti hanno seguito e sicuramente qualcuno ci ha invidiato. Grazie

Davide, Andrea, Marcella e Michele.

Un lungo viaggio in auto carico di aspettative quel-

lo che ci ha portato da Milano a Maratea.

Un giorno di maggio, l’unico del mese, pieno di sole,

di luce. Attraversando il nostro paese da nord a sud.

Si viaggiava in pianura, passando per l’Emilia,

forte e sincera, non sapevamo ancora che que-

ste sue caratteristiche sarebbero state messe a

dura prova dal terremoto di li a poco. Poi giù verso

le colline della Val di Chiana, morbide, vellutate.

Passando in un Lazio che ad un milanese sembra

irreale. A dieci chilometri da Roma con greggi di

pecore, campagne a perdita d’occhio, colline di

tufo che contrastano con il verde dei campi, viali di

cipressi. Incredibile! Quando esci da Milano incon-

tri solo fabbriche e stabilimenti, orribili a vedersi,

fino almeno a Brescia.

Lentamente il verde acceso ha lasciato spazio

a prati con rocce bianche affioranti, l’abbazia di

Monte Cassino ci guardava passare mentre ci ab-

bassavamo verso Napoli e l’incombente Vesuvio.

Prati, vegetazione rada e bassa, rocce. Questo

pensavamo di incontrare in Basilicata. Niente di

più sbagliato. Maratea ci ha accolto in una serata

scura per i temporali, percorrendo una strada, ab-

barbicata alla scogliera di oltre 400 metri di altez-

za. le montagna alle nostre spalle si immergevano

a picco nel mare blu scuro ed il profilo del golfo di

Policastro ci indicava la direzione da percorrere.

Un sole piccolo sulla linea dell’orizzonte che sem-

brava più che altro un effetto di fata morgana da

bucanieri del XVI secolo.

Maratea ci accoglie così. Una splendida cena di pe-

sce “pied dans l’eau” e profumi di mare e pitosforo.

Prendersi qualche giorno per camminare nei vicoli

verticali di quest’antica comunità è un obbligo per

chi, come noi, decide di avventurarsi in questa re-

gione. Maratea stupisce per il suo fascino, la sua

storia, la sua azzardata ed acrobatica architettura.

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Coccola i suoi ospiti con cibi deliziosi, un artigianato di classe e prodotti tipici da rapinare e portare a casa. Ancora

inebriati da tutto ciò, ci troviamo sulla spiaggia di Fiumicello, 400 metri sotto Maratea, spiaggia solitamente abituata

a vedere ozi, giochi e amori estivi e che oggi diventa teatro alle 6 del mattino della partenza del nostro Coast to

Coast by Running. 215 km di corsa, dalla costa tirrenica alla costa ionica attraversando buona parte del territorio

lucano inseguendo un film il cui fil rouge è godi fino in fondo la tua vita, agisci perché lo vuoi, fallo perché ti piace.

Attraversa la tua terra, conoscila, se vuoi amala per arrivare dove volevi…..magari a riposarti. Insomma il nostro

modo di interpretare il running: SOUL!

Il percorso è tortuoso ed unico, passa dal cuore storico di Maratea, Trecchina paese dal pane più buono di tutta la

Lucania, Lauria, passando per boschi splendidi, vecchie chiese e passi di vera montagna con un libeccio umido e

freddo che sferza noi runner e fa subito capire chi comanda in questa regione: madre natura!

Inoltrandosi nel parco del Monte Serino ci troviamo dove meno ci aspettavamo d’essere. Trenta chilometri di crinale

tra boschi infinti che, man mano che si sale, lasciano spazio a cespugli di ginestre. Giallo intenso. Profumi. Isolamen-

to vero altro che le Alpi. Meraviglioso.

Moliterno. D’ora in avanti per me sarà sinonimo di accoglienza, amicizia, storia ed ottima cucina. Paese arroccato sulla cima

scoscesa di una collina in posizione dominante. Storia di cultura, di voglia di farsi conoscere, di lavorare perché la propria

terra possa essere apprezzata. Così com’è. Vera e Verace. Grazie per l’insegnamento Daniele & C. by Pro loco di Moliterno!

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Tramutola. Silente, calma, con un’antica signora in ginocchio

al lavatoio in piazza a sciacquare i panni a mano, circondata

dalle oche. Un’immagine da vecchia stampa trovata in un

mercatino dell’antiquariato. L’ospitalità della Casina Rossa

dove tutto è curato. Dove ti senti del posto.

Viggiano. Che fa da cappello al monte su cui è appoggiata.

Che è ricca di storia e d’arte, dove la massoneria nei secoli

ha lasciato tracce e culture, Dove la Madonna nera, protettrice

della Basilicata ha trovato casa. Paese di grandi tradizioni.

Infinito. Nulla. Quello che viene dopo da Viggiano ad Aliano

è questo. Cinquanta chilometri di natura. Prima selvaggia

verde, ingombrante, poi secca, aspra con profili di argilla

inaspettati che all’improvviso incorniciano panorami di ca-

lanchi, spazzati da un maestrale che finalmente squarcia il

cielo, riempiendo di colori il nostro passaggio.

Aliano. Terra d’esilio di Carlo Levi. Poesia su mattoni. Case

costruite al confine tra aria e sabbia che guardano il mondo

da tutte le angolazioni. Lo sguardo vola altissimo da Aliano.

Ti conquista. E Don Pierino, indiscusso leader del paese sa

tutto ed aiuta tutti. Favola.

Canyon e vallate di argilla, prima altissimi e severi, profon-

di. Poi più bassi, docili, morbidi che fanno spazio a distese di

papaveri e grano. Così fino a Craco. Spettro di se stesso. Mo-

numentale. Poi laghi verdeazzurri circondati da distese di fiori

rossi, viola e gialli, Spruzzi di vernice fresca.

Ed ancora l’infinito greto del fiume Sinni che disseta distese di

aranci e pruni.

Si sale ancora. Non finisce più. I chilometri si allungano.

Miraggio. Blu. Mare.

Policoro. Gentilezza. Accoglienza. Attenzione.

L’arrivo, l’agognata meta del Coast To Coast. Ma è anche la

fine, in fondo non la voglio. Stavo bene, anzi meglio! Correvo!

Basilicata mon amour. Grazie. A presto. Davide Orlandi