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RASSEGNA STAMPA Mercoledì 03 dicembre 2014 Rassegna Associativa 2 Rassegna Sangue e Emoderivati 5 Rassegna Medico-scientifica, politica sanitaria e terzo settore 9 Prime Pagine 14 Sommario:

RASSEGNA STAMPA - noidellafidas.com filedi supporto e di solidarietà istituzionale, scientifica, delle società farmaceutiche, delle società di trasporto”, dicono i medici italiani

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RASSEGNA STAMPA

Mercoledì 03 dicembre 2014

Rassegna Associativa 2

Rassegna Sangue e Emoderivati 5

Rassegna Medico-scientifica, politica sanitaria e terzo settore 9

Prime Pagine 14

Sommario:

Rassegna associativa FIDAS

IL CENTRO (ed. L’Aquila)

Il loro sangue per salvare vite

Un premio ai super donatori

SULMONA Si svolgerà lunedì 8 dicembre la 55esima giornata del donatore a cura della

sezione cittadina del Vas “Renato Massaro”, presieduta da Guido Ventucci. Un appun-

tamento molto atteso tra i donatori e i cittadini che, da anni, partecipano all'iniziativa.

Alle 9 è in programma la messa al Crocifisso mentre alle 11 nella sala conferenze del

Palazzo della Provincia saranno premiati i donatori benemeriti. La sezione peligna del

Vas conta circa 600 iscritti e promuove svariate iniziative per sensibilizzare alla dona-

zione del sangue, un gesto semplice ma molto importante, soprattutto negli ultimi anni

in cui le strutture sanitarie soffrono di carenza di sacche ematiche. I donatori che sa-

ranno premiatI lunedì sono di Sulmona, Alto Sangro, Scanno, Ateleta e hanno dimo-

strato molta sensibilità e altruismo nel donare. Al termine della cerimonia di premiazio-

ne ci sarà un brindisi per lo scambio degli auguri di Natale. Ecco i loro nomi: Roberto

Agasucci, Paolo Alessandroni, Marisa Belluco, Gianni Bonitatibus, Juan Rosario Campa-

gna, Angelo Colantoni, Maurizio D'Angelo, Ada Ketty Di Bucci, Fabrizio Di Carlo, Danie-

le Di Mascio, Massimo Di Stefano, Vincenzo Frittella, Patrizio Guerrini, Sara Leone,

Ivan Marchetti, Paolo Mazzarini, Roberto Milano, Maurizio Molinaro, Gheorghie Ne-

chifor, Pasquale Notarmuzi, Angelo Ottaviani, Domenico Pasquale, Anna Peluso, Laura

Ricci, Pierino Savaresi, Daniele Scipione, Raffaele Silvestri, Carlo Spacone, Angela Spa-

da, Antonella Tarullo, Antonio Vittorio, Gianluigi Ciuffoli, Giancarmine D'Abruzzo, Ar-

mando Della Sabina, Cinzia Di Martino, Umberto Di Menna, Teresa Di Viesti, Giacomino

Fabrizi, Claudia Ranallo, Giuseppe Serafini, Marilena Tarantini, Erminia Tresca, Gaeta-

no Trozzi, Federico Cesa, Luca Leopardi.

Rassegna sangue e emoderivati

LA PRIMA PAGINA Modarelli su provvidenze per talassemia, nefropatia, emofilia di Redazione • 2 dicembre 2014

“La Regione Basilicata – dichiara il Presidente del consiglio comunale di Policoro Gianluca Modarelli (FI) nonché consigliere provinciale di Matera – con Legge Regio-nale (L.R.) 26.7.1982, n. 22 così come modificata ed integrata dalla L.R. 4.9.1989, n. 26, ha istituito le “Provvidenze in favore dei cittadini affetti da talassemia, nefropatia, emofilia”. Con determinazioni dirigenziali del Dipartimento Salute, la Regione Basilicata in data 07/10/2013 provvedeva a liquidare ai comuni i fondi a favore delle persone affette da talassemia e nefropatia; somme che consentirono di saldare i contributi dovuti per il 2011 e il 2012 più un acconto per il 2013. Da allora il vuoto. Il comune di Policoro, nonostante le ristrettezze economiche è riu-scito a garantire ancora una volta l’anticipazione dei fondi ai suoi concittadini, (62 tra nefropatici e talassemici) fino a Giugno u.s. poi per via del patto di stabilità non più. Questa è una vera e propria emergenza – continua Modarelli – che non può essere surclassata da altre questioni, seppur di rilievo, perché siamo di fronte ad un grave disagio che coinvolge non solo i soggetti affetti dalle patologie di cui alla suddetta nor-mativa, ma anche le loro famiglie. Non si può chiudere gli occhi e alzare le spalle din-nanzi a tale problema. Non si può aggravare la posizione di gente che tutti i giorni combatte con la propria malattia lasciandola sola ad affrontare anche la gravosa spe-sa economica relativa alle cure necessarie. La mia proposta – conclude Modarelli– è quella di tagliare qualche altra voce in bilan-cio ma non la spesa sociale . Auspico che l’Assessore alla Sanità dott.ssa Flavia Franconi provveda celermente al pagamento in favore dell’amministrazione, affinchè quest’ultima possa a sua volta procedere a finanziare le opportune e necessarie cure per tutti coloro che ne hanno bisogno”.

DAILYWIRED.IT

Perché si prova a curare ebola con il sangue di chi è guarito

Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, trasfusioni di sangue dei superstiti aiutano i malati, come il paziente italiano, a combattere il virus Si chiama plasma di convalescenza. In altre parole, la componente del sangue di persone che sono state infettate da un virus e hanno superato la malattia. E potrebbe essere una terapia pre-ziosissima per le persone contagiate da ebola. Proprio come il medico italiano in cura allo Spallanzani di Roma. Nel suo caso, il plasma è arrivato dalla Germania “grazie a una catena di supporto e di solidarietà istituzionale, scientifica, delle società farmaceutiche, delle società di trasporto”, dicono i medici italiani. Era stata l’Organizzazione mondiale della sanità, oltre tre mesi fa, a sottolineare che “il trat-tamento di pazienti con trasfusioni sanguigne dai sopravvissuti alla malattia dovrebbe avere priorità immediata tra tutte le terapie sperimentali in considerazione per l’epidemia”. Il prin-cipio segue un po’ quello dei vaccini: i sopravvissuti all’ebola dovrebbero, almeno in linea teorica, aver sviluppato anticorpi efficaci contro il virus, e dunque trasfusioni del loro sangue potrebbero aiutare il sistema immunitario dei malati a difendersi più facilmente. Sempre se-condo le stime dell’Oms, tali trattamenti, effettuati con sangue prelevato da volontari, potreb-bero essere pronti prima della fine dell’anno. Marie-Paul Kieny, vice direttore generale per il sistema sanitario e l’innovazione, ha fatto appello a tutte le nazioni perché aiutino gli stati dell’Africa occidentale a prelevare in sicurezza il sangue dei sopravvissuti e iniettarlo nei ma-lati.

In realtà, non si conosce ancora bene l’effetto delle trasfusioni. Nel 1995 la pratica fu usata per trattare otto pazienti del Kikwit, in Congo, che ricevettero plasma di cinque convalescenti: in quel caso, solo uno dei malati non sopravvisse. Un tasso di mortalità del 12,5%, significati-vamente più basso rispetto a quello dei pazienti non trattati con la terapia (allora pari all’80%). In ogni caso, naturalmente, otto pazienti sono troppo pochi per giungere a una conclusione sull’efficacia del trattamento; e, inoltre, dal momento che i livelli di anticorpi non sono unifor-mi in tutti i convalescenti, alcuni scienziati ritengono che le trasfusioni potrebbero addirittura avere l’effetto diametralmente opposto.

La Fondazione Bill & Melinda Gates, nel frattempo, ha annunciato che metterà a disposizio-ne quasi sei milioni di dollari per supportare i paesi colpiti dall’epidemia a valutare potenziali terapie, tra cui, per l’appunto, quella delle trasfusioni di plasma di convalescenza: “Insieme alla tecnologia di inattivazione del patogeno”, scrive la Fondazione, “il plasma di convale-scenza rappresenta un potenziale cammino verso lo sviluppo di una terapia efficace per le per-sone colpite da ebola. La Fondazione Gates sta fornendo finanziamenti a Clinical Research Management e a un’ampia gamma di partner privati per studiare il plasma di convalescenza che sarà donato dai sopravvissuti, in accordo con quanto stabilito dall’Oms”. Il plasma sarà trasfuso da donatori sicuri, che non hanno altre malattie del sangue, e gli anticorpi saranno raccolti con il metodo della plasmaferesi: il sangue sarà prelevato, se ne estrarrà la parte liqui-da (il plasma, per l’appunto, contenente gli anticorpi) e sarà quindi reiniettato nel donatore. Una pratica che dovrebbe permettere donazioni molto frequenti, una ogni due settimane.

GIORNALE DELL’UMBRIA.IT

Sangue infetto, la mala burocrazia

Lo Stato paga gli arretrati ai malati che ha in carico, mentre non dà soldi alle Regioni e così tanti altri restano a bocca asciutta

La vicenda del sangue infetto ha il sapore amaro della beffa. Perché sono centinaia le vite rovinate da una trasfusione di sangue “malato” e molte altre perché l’infezione è stata passata da persone care (mariti a mogli, madri a figli, solo per fare degli esempi). Una vita di cure da pagare. Certo, lo Stato risarcisce, ma con tempi lunghi. Poi la “palla” è passata alle Regioni, ma da Roma non arrivano i fondi necessari. E, ancora, c’è quella mancata rivalutazione che lascia l’assegno scarno. Trecento umbri che negli anni ‘80 e ‘90 hanno contratto i virus dell’epatite C o dell’Aids per colpa di trasfusioni o emo-derivati infetti. Sacche di sangue “guasto” in circolazione tra gli anni Settanta e Novanta, non controllato dal Servizio sanitario naziona-le e proveniente da zone a rischio come le carceri dell’Arkansas, le bidonvilles sudamericane, Romania, Polonia e Afri-ca. Il plasma serviva per la produzione di farmaci salvavita per emofiliaci e talassemici. Per questo migliaia di italiani scoprirono di aver contratto i virus dell’epatite C e dell’Aids. Ospedali e Asl nulla poterono, perché quelle sacche erano consegnate per buone. Non è come adesso, dove l’eccellenza passa anche per i controlli e le cure adeguate. Nella regione, secondo i dati del Ministero, sono 253 i richiedenti e 107 gli indennizzati (anche se sarebbe meglio parlare di coloro che sono in lista per essere risarciti). Per anni hanno lottato per ottenere un assegno bimestrale, in genere tra i 500 e i 700 euro al mese, a seconda della gravità dei danni subiti. Da luglio, però, i danneggiati da sangue infetto rischiano di non ottenere neppure questa piccola cifra. Le Regioni, in-fatti, potrebbero essere costrette ad interrompere il pagamento degli indennizzi, perché non ci sono più risorse perché lo Stato non versa più il denaro e i pochi assegni fin qui pagati vengono dalle casse regionali. «Il problema principale è costituito dalla mancata rivalutazione della parte dell’assegno alla voce indennità - afferma Marcello Barni del patronato Inas - L’assegno è composto dall’indennità integrativa speciale e dall’indennizzo. Quest’ultimo è stato rivalutato, dopo anni di blocco, con la legge 210. Poi lo Stato si è accorto che non ci sono i fondi e non ha rivalutato più la cifra. A questo dobbiamo aggiungere che le Regioni sono in forte difficoltà in quanto lo Stato non versa i soldi». Le Regioni hanno anticipato, dai bilanci sanitari, le cifre da dare agli “infettati”, ma ritengono che si tratti di anticipi che lo Stato deve restituire. Una situazione che ha portato ad un altro paradosso in questa intricata vicenda. Dal 2001 lo Stato ha trasferito alle Regioni la competenza, un delega che, però, è risultata essere solo formale in quanto le risorse non sono mai state trasferite. Risorse che non coprono, ad esempio, gli arretrati che stanno arrivando in questi giorni ad alcuni malati. Quelli che ave-vano avuto il riconoscimento del danno prima del 2001 sono rimasti a carico del ministero e hanno ricevuto gli arretrati: assegni da 15 a 20mila euro. Chi ha ottenuto il riconoscimento dell’invalidità dopo tale data, invece, è stato preso in carico dalla Regione. Che non può pagare gli arretrati e la rivalutazione.

Rassegna medico-scientifica e

politica sanitaria

SANITÀ.ILSOLE24ORE.IT

ANTEPRIMA/ Confermata multa Antitrust a Roche e Novartis per cartello sui prezzi: 180 milioni di euro

È confermata la multa di oltre 180 milioni di euro inflitta dall'Antitrust a Roche e Novartis

per un cartello sulla vendita di farmaci destinati alla cura della vista. Lo ha deciso il Tar del

Lazio che ha respinto i ricorsi delle due aziende farmaceutiche.

La sanzione dell'Antitrust confermata dai giudici amministrativi era stata inflitta nel marzo

scorso. L'autorità ritenne che Roche e Novartis avessero realizzato un "cartello" che ha

condizionato le vendite dei principali prodotti destinati alla cura della vista, ovvero "Avastin"

e "Lucentis".

«I due gruppi - era scritto sul sito dell'Antitrust - si sono accordati illecitamente per ostaco-

lare la diffusione dell'uso di un farmaco molto economico, Avastin, nella cura della più diffu-

sa patologia della vista tra gli anziani e di altre gravi malattie oculistiche, a vantaggio di un

prodotto molto più costoso, Lucentis, differenziando artificiosamente i due prodotti». Per il

Ssn, l'intesa avrebbe comportato un esborso aggiuntivo stimato in oltre 45 milioni di euro

nel solo 2012, con possibili maggiori costi futuri fino a oltre 600 milioni di euro l'anno. In

considerazione della particolare gravita' dell'illecito, l'Autorità inflisse al gruppo Novartis

una sanzione di 92 milioni di euro e al gruppo Roche una sanzione di 90,5 milioni.

Soddisfatto il Garante. Giovanni Pitruzzella, presidente dell'Autorità Antitrust, ha inviato

espresso «soddisfazione per la sentenza con cui il Tar Lazio ha integralmente respinto i

ricorsi delle case farmaceutiche Roche e Novartis, confermando così la correttezza della

decisione dell'Antitrust che aveva sanzionato l'illecito concorrenziale irrogando la multa di

oltre 180 milioni di euro». E specifica che «Il giudice amministrativo ribadisce così la bontà

dell'esito dell'indagine approfondita condotta dall'Autorità, in difesa della concorrenza e dei

consumatori, in un caso di particolare rilievo per gli interessi primari come quello alla salu-

te. L'Autorità garante della concorrenza e del mercato non può che riaffermare in questa

circostanza il suo pieno rispetto per le sentenze della magistratura, sia per quelle favorevoli

sia per quelle contrarie».

Reazioni alla sentenza. L'udienza del Tribunale amministrativo laziale si era tenuta lo

scorso 5 novembre. I giudici della Sezione prima del Tar hanno quindi deciso di respingere

il ricorso presentato dalle due industrie contro la multa dell'autorità garante della concor-

renza e del mercato. «Il Tar ha accolto le nostre richieste - spiega il presidente Codacons

Carlo Rienzi - Intervenendo in giudizio a tutela della collettività, infatti, avevamo chiesto ai

giudici di rigettare il ricorso delle due società, smontando punto per punto la difesa di Ro-

che e Novartis, e il Tar ci ha dato pienamente ragione, confermando la sanzione dell'Anti-

trust». «Ora chiediamo risarcimenti in favore del Servizio sanitario nazionale, poiché il car-

tello sui farmaci Avastin-Lucentis ha prodotto un danno per la collettività stimato in 1,2 mi-

liardi di euro», conclude Rienzi. Una vittoria anche per le regioni, che in questa vicenda so-

no parti lese e che hanno portato avanti la battaglia antitrust, come l'Emilia Romagna, dife-

sa dall'avvocato Rosaria Russo Valentini.

Il commento delle aziende. Novartis ha comunicato in una nota di aver ricevuto avviso di

deposito della sentenza del Tar del Lazio, ma di non aver preso visione della sentenza defi-

nitiva con le motivazioni e pertanto non può commentare in merito al razionale o al contenu-

to della sentenza del Tar: «Novartis respinge fermamente le accuse di comportamento anti-

concorrenziale e ogni accusa di condotta anti-competitiva è priva di fondamento. Adottere-

mo i necessari provvedimenti al fine di appellare la decisione dinanzi al Consiglio di Stato.

Novartis opera secondo i più elevati standard e ha sempre agito nel rispetto della normativa

italiana e del contesto regolatorio italiano ed europeo. Novartis ritiene che la decisione

dell'Antitrust sia in contrasto con la normativa europea, fondamentale al fine di assicurare la

sicurezza dei pazienti. Tutti i pazienti hanno diritto di accedere a farmaci che sono prescritti

e utilizzati conformemente alle indicazioni approvate».

Anche Roche esprime amarezza per la decisione del Tar di respingere il proprio ricorso con-

tro la sentenza dell'Antitrust. «Alla delusione per una sentenza che Roche ritiene profonda-

mente ingiusta, fa da contrappeso la convinzione di aver agito sempre nell'interesse e a tu-

tela della sicurezza del paziente. Convinta delle proprie ragioni, Roche percorrerà anche la

strada del ricorso al Consiglio di Stato. Roche auspica che in questa sede vengano appro-

fonditi gli elementi tecnico-scientifici che testimoniano come i propri comportamenti siano

stati dettati esclusivamente dalla volontà di rispettare gli obblighi normativi, a tutela della si-

curezza dei pazienti».

Non si chiude qui la vicenda: il ministero della Salute lo scorso 29 maggio aveva chiesto a

Roche e Novartis un maxi risarcimento da un miliardo e 200 milioni di euro per i danni - pa-

trimoniali (circa 45 milioni nel 2012, 540 milioni nel 2013 e 615 milioni nel 2014) e non - su-

biti dal Servizio sanitario nazionale a seguito dei comportamenti anti-concorrenziali delle ca-

se farmaceutiche. La richiesta di risarcimento è aggiuntiva alla muta confermata oggi dal

Tar del Lazio. Bisogna attendere aprile 2015, invece, per la decisione della Sezione Terza

Quater relativa alla delibera dell'Aifa che aveva riammesso l'uso off label dell'Avastin a cari-

co del Servizio sanitario nazionale, pur in maniera giudicata troppo restrittiva dagli oftalmolo-

gi che infatti hanno fatto ricorso al Tar.

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