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RASSEGNA STAMPA 02 agosto 2013 Rassegna Associativa 2 Rassegna Sangue e Emoderivati 5 Rassegna Medico-scientifica, politica sanitaria e terzo settore 9 Prime Pagine 16 Sommario:

RASSEGNA STAMPA - fidas.basilicata.it · (Massimiliano Coppa, Chiara Penna, Paolo Coppa e Luigi Forciniti), per i quali «le dichiarazioni dell'Azienda ... L’uomo è un donatore

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RASSEGNA STAMPA

02 agosto 2013

Rassegna Associativa 2

Rassegna Sangue e Emoderivati 5

Rassegna Medico-scientifica, politica sanitaria e terzo settore 9

Prime Pagine 16

Sommario:

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Rassegna associativa FIDAS

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SASSILIVE.IT

Fidas Grassano tra sport e solidarietà

Fidas e sport, due le iniziative messe in campo dalla sezione Fidas Grassano

che ufficialmente aprono la nona edizione di “Buon compleanno 18enne”. Do-

menica scorsa l’intero team della società sportiva di Atletica Grassano si è re-

cato presso la sede di via dei caduti per effettuare una giornata di donazione

sangue straordinaria, per rispondere all’appello dell’emergenza sangue esti-

vo. La seconda iniziativa, quella del primo torneo di calcetto Fidas organizza-

to dal gruppo “donatori”, atleti di questa disciplina sportiva, si concluderà il

4 agosto. ” La corsa fa buon sangue” ha spiegato la presidente dell’Atletica

Grassano Isabella Linsalata “una sana attività fisica garantisce: protezione ed

efficienza cardiovascolare colesterolo HDL, pressione arteriosa, aumento del-

la funzionalità cardiaca; controllo del peso corporeo; efficienza muscolo-

scheletrica; stimolazione e regolazione ormonale controllo della glicemia, sti-

molazione dell’ormone della crescita,azione psichica controllo dello stress, au-

mento della forza di volontà e dell’autostima. Concludendo se stai bene puoi

donare”.

Intanto si celebra in piazza Il vento la nona edizione di “Buon compleanno

18enne” con un canovaccio ormai consolidato da anni.

“Buon compleanno 18enne” ha commentato il presidente Dino Lafiosca

“giunta alla sua nona edizione, vuole essere per la Fidas Grassano un momen-

to comunitario, per festeggiare quanti nell’anno compiono diciotto anni, ma

soprattutto per la Fidas è un evento di promozione del dono del sangue che

segna, con il raggiungimento della maggiore età, l’inizio per poter diventare

donatori.

Questa manifestazione è cresciuta di anno in anno diventando una realtà

consolidata con un format tutto suo, la gioia dei giovani di stare insieme già

dalla mattina pranzando insieme fino a notte fonda.

I nati nel 1995 sono 64, considerando che alla prima edizione i nati nel 1987

erano 77 si comprende che negli anni a seguire si è registrato, purtroppo per

Grassano, il calo demografico che è stato costante fino a raggiungere il picco

più basso l’anno scorso con 53, per poi risalire quest’anno con appunto i 64

diciottenni”. ” Una settimana di eventi” ha concluso Dino Lafiosca ” per pro-

muovere il dono del sangue in questo periodo dell’anno particolare, che ci ve-

de sempre impegnati a rincorrere le emergenze. Abbiamo registrato con pia-

cere, con la presenza dell’Atletica Grassano, sei nuovi donatori ed una dona-

zione particolare: il passaggio di testimone da padre a figlio”.

Con molta probabilità, nell’edizione di quest’anno, a fare da padrino ai giova-

ni l’attore di numerose fiction Rai come “Un posto al sole” e “Capri” Luca

Seta.

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Comunicato stampa CONI

CONI e Adspem-Fidas insieme per incentivare la

cultura della donazione del sangue 01 Agosto 2013

CONI e Adspem-Fidas insieme per incentivare la cultura della donazio-

ne del sangue. Venerdì prossimo 2 agosto, alle ore 10.30, nella sede del

CONI Calabria (Via dei Correttori 12 - Reggio Calabria), verrà firmato

un protocollo d’intesa mirato a realizzare programmi e iniziative atte a

sensibilizzare il mondo dello sport su questo delicato e importante tema.

L’importante accordo sarà sottoscritto dal Presidente del CONI Calabria,

Mimmo Praticò, e dal Presidente dell’Adspem Fidas Reggio Calabria,

Caterina Filippone Muscatello.

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Rassegna sangue e emoderivati

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CORRIERE DELLA CALABRIA.IT

SANGUE INFETTO | Sette indagati all'Azienda

ospedaliera di Cosenza Ci sono anche il direttore generale, Paolo Gangemi, e il ds, Francesco

De Rosa, per l'ipotesi di omessione di atti d'ufficio. La struttura com-

missariale della Regione evidenziò le inefficienze nel servizio trasfu-

sionale dell'Ao di Cosenza COSENZA I filoni dell'inchiesta sono due. Gli indagati, invece, sette. Tutti medici e dirigenti dell'Azienda

ospedaliera, che la Procura di Cosenza sentirà – alcuni sono già stati ospiti degli uffici giudiziari bruzi – per

ricostruire il tragico viaggio di Cesare Ruffolo nei corridoi e nelle stanze dell'ospedale dell'Annunziata. Il

75enne è morto dopo una trasfusione di sangue contaminato da germi. E le denunce dei familiari hanno acceso

i riflettori sulle procedure che hanno portato la sacca di sangue infetto fino al capezzale del paziente e sulle

comunicazioni farraginose tra i vertici dell'Ao e gli uffici giudiziari, che sono venuti a conoscenza – secondo i

legali della famiglia – con un certo ritardo delle cause della tragedia.

Sul registro degli indagati sono finiti i vertici aziendale e sanitario dell'Azienda ospedaliera, Paolo Gangemi e

Francesco De Rosa, e poi Marcello Bossio, direttore del Centro trasfusionale dell'Ao di Cosenza, Osvaldo Per-

fetti, direttore sanitario del presidio ospedaliero unico dell'Annunziata, Luigi Rizzuto, specialista di medicina

interna di San Giovanni in Fiore, Maria Addolorata Vantaggiato, responsabile della struttura di Rischio clini-

co, e Pietro Leo, componente della stessa struttura.

Si tratta dei primi passi di un'inchiesta che si annuncia complessa. I vertici dell'azienda sarebbero indagati per

omissione di atti d'ufficio: nell'ottobre 2012, infatti, la struttura commissariale della Regione Calabria, avrebbe

segnalato criticità riguardanti il servizio trasfusionale dell'Ao di Cosenza e gli inquirenti vogliono capire quali

provvedimenti siano stati attuati per superarle.

Bisognerà, poi, ricostruire il viaggio della sacca di sangue contaminata attraverso le strutture ospedaliere e ve-

rificare se vi siano state omissioni nel comportamento di medici e manager. Nei giorni successivi alla tragedia

era stato proprio il direttore generale Gangemi a spiegare che quella sacca, partita da San Giovanni in Fiore,

era passata da Cosenza, per poi essere dirottata ad Acri e nuovamente recapitata nel capoluogo bruzio. Una

road map letale, che avrebbe potuto essere interrotta se solo qualcuno avesse controllato il codice identificati-

vo, risalendo alla provenienza. Nei giorni precedenti al decesso di Cesare Ruffolo, infatti, in ospedale era stato

lanciato un allarme analogo: un'altra contaminazione, per fortuna finita senza vittime, ancora in una sacca pro-

veniente dal centro silano. Nonostante l'allerta, però, nessuno aveva bloccato la corsa del sangue infetto. Le

indagini sono chiamate a fare luce anche su un altro aspetto, denunciato ieri dai legali dei familiari

(Massimiliano Coppa, Chiara Penna, Paolo Coppa e Luigi Forciniti), per i quali «le dichiarazioni dell'Azienda

ospedaliera, secondo cui “ci si è mossi ben prima della Procura e tutto si è scoperto grazie all'Azienda ospeda-

liera, che ha individuato il germe nelle sacche”» confermerebbero «la responsabilità omissiva di chi doveva e

aveva l'obbligo di comunicare immediatamente all'autorità giudiziaria quanto stesse accadendo».

Il prossimo passo formale dell'inchiesta è atteso per lunedì, quando avverrà il conferimento degli incarichi ai

consulenti tecnici di pm e parte civile.

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LA STAMPA (Torino) Regina Margherita, dona il plasma ma gli iniettano acqua distillata

Il donatore ricoverato al pronto soccorso presenta denuncia.

Il pm Guariniello apre un’inchiesta. Un medico dell’ospedale Infantile è indagato per le-sioni

MASSIMILIANO PEGGIO

È finito al pronto soccorso per una principio di «emolisi», processo di distruzione dei globuli rossi nel sangue, dopo una donazione di plasma al centro trasfusioni degli ospedali Sant’Anna- Regina Margherita. Vittima di un errore. È accaduto ad un donatore di sangue di 45, torinese. Al termine della procedura, gli è stata inietta-ta una sacca di acqua distillata al posto di una di soluzione fisiologica. Il medico che ha eseguito l’iniezione è ora indagato per lesioni colpose. L’indagine L’episodio risale allo scorso aprile. Il pm Raffaele Guariniello ha aperto un fascicolo, inviando i carabinieri del Nas a verificare le procedure seguite dal centro nel corso delle donazioni di sangue. Una cosa è certa. La sacca di acqua distillata non doveva esserci. In quegli ambulatori non viene utilizzata nelle procedure di prelievo. Un grave errore. Forse nella fornitura della casa, la stessa che produce la soluzione fisiologica idrosalina, uti-lizzata per compensare la diminuzione di liquidi nel corpo. Un’operazione di routine durante le fasi di dona-zione. La sacca sbagliata conteneva 450 millilitri di acqua distillata. L’intero contenuto è finito nel sangue del donatore, che poi si è sentito male. Portato in ospedale, è rimasto una notte intera in osservazione, al pronto soccorso delle Molinette. La denuncia L’uomo è un donatore abituale, di casa nel centro trasfusioni del Regina Margherita diretto dal dottor Mauro Pagliarino. Nella denuncia che inviato alla procura di Torino, l’uomo ha raccontato nei dettagli la sua disav-ventura. «La flebo - ha raccontato - mi è stata fatta subito, all’inizio del primo ciclo di donazione. In tutto ne ho fatti due. Mi sono sentito subito male. Quando ho detto che avvertito bruciori al petto, mal di testa e male al braccio, mi è stato risposto che poteva succedere in alcuni casi, e che non dovevo preoccuparmi». La proce-dura per l’estrazione del plasma è più complessa di quella del sangue. Dura molto di più. Occorre essere «collegati» ad una macchina che scompone gli elementi del sangue. La procedura si chiama «aferesi». Il san-gue prelevato da una vena dell’avambraccio, come nella donazione tradizionale, finisce in un circuito sterile: mediante un processo di centrifugazione e filtrazione, la macchina separa gli emocomponenti in plasma e pia-strine. «Dopo aver finito il secondo ciclo di prelievo, nel corso del quale mi ero di nuovo sentito male - ha spiegato in denuncia l’uomo - sono andato in bagno. Mi sono spaventato per il colore dell’urina». Più scura del solito, per la concentrazione di globuli rossi. «Appena ho riferito la cosa al personale, mi hanno fatto un prelievo di sangue per controllare le mie condizioni e hanno capito che qualcosa non andava. Per questo mo-tivo mi hanno subito portato in ospedale. Li mi hanno fatto altre analisi e hanno scoperto l’errore. Sono sono stato ricoverato». I controlli Dalla denuncia presentata in procura sono scattati gli accertamenti. Il pm Raffaele Guariniello ha inviato i carabinieri del Nas a controllare il centro trasfusioni, per verificare le procedure di sicurezza adottate negli ambulatori. Nel corso dell’ispezione, effettuata alcune settimane dopo l’incidente, i militari avrebbero scoper-to nel magazzino altre sacche di acqua distillata tra quelle di soluzione idrosalina, con etichette del tutto simi-li. Presenza anomala, a detta dei responsabili del centro, rispetto alla procedure abitualmente adottate a favo-re dei donatori. L’errore, quindi, si sarebbe potuto ripetere, osservano gli investigatori. Il medico, indagato per lesioni colpose, avrebbe però dovuto verificare l’etichetta prima di posizionare la sacca.

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Rassegna medico-scientifica e

politica sanitaria

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