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Rapporto sulla protezione internazionale in Italia 2015 ANCI CARITAS ITALIANA CITTALIA FONDAZIONE MIGRANTES SPRAR IN COLLABORAZIONE CON UNHCR

Rapporto R sulla protezione internazionale in …...Rapporto sulla protezione internazionale in Italia, 2015 Comitato di direzione Manuela De Marco Caritas italiana Daniela Di Capua

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Rapporto sulla protezioneinternazionale in Italia 2015

ANCICARITAS ITALIANACITTALIAFONDAZIONE MIGRANTESSPRARIN COLLABORAZIONE CONUNHCR

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SPRAR Sistema di Protezioneper Richiedenti Asilo e Rifugiati

in collaborazione con

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Rapporto sulla protezioneinternazionale in Italia 2015

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Rapporto sulla protezioneinternazionale in Italia, 2015

Comitato di direzione

Manuela De MarcoCaritas italiana

Daniela Di Capuaservizio Centralesprar

Oliviero Forti Caritas italiana

Federico FossiUnhCr

Annalisa Giovannini Cittalia

Delfina LicataFondazione Migrantes

Camilla OrlandianCi

Luca Pacini anCi

Don Gian Carlo PeregoFondazione Migrantes

Carlotta Sami UnhCr

Comitato di redazione

Alessandra CaldarozziCittalia

Federico FossiCristina FranchiniUnhCr

Monia GiovannettiCittalia Caporedattore e curatrice del Rapporto

Chiara MinicucciCittalia

Mariacristina MolfettaFondazione Migrantes

Barbara Slamic anCi

Si ringraziano per la collaborazione

Mario Affronti Società Italiana diMedicina delleMigrazioniMigrantes palerMo

Marco Anselmi Fondazione Migrantesosservatorio vie di FUga

Jacopo Baron Fondazione Migrantesosservatorio vie di FUga

Lucio Bartalottaservizio Centralesprar

Caterina BocaCaritas italiana

Josephine La SpinaMaurizio MolinaAndrea De Bonis UnhCr

Stefano De CarloMediCi senza Frontiere(MsF)

Domenico Desideriservizio Centralesprar

Angela GalloCittalia

Salvatore Geraci Caritas roMaSocietà Italiana diMedicina delleMigrazioni

Giovanni GodioFondazione Migrantesosservatorio vie di FUga

Victor MagiarCittalia

Aberto Barbieri MediCi per i dirittiUMani (MedU)

Valentina Itri arCi

Angelo MalandrinoVice Capo DipartimentoLibertà Civili eImmigrazioneMinistero dell’interno

Nicolò MarchesiniCittalia

Mario MorconeCapo DipartimentoLibertà Civili eImmigrazioneMinistero dell’interno

Filippo Miraglia arCi

Maria Silvia Olivieriservizio Centralesprar

Mirtha Sozzi Fondazione Migrantesosservatorio vie di FUga

Progetto grafico e impaginazione

HaunagDesignRoma

Finito di stampare nel settembre 2015da Digitalia LabRoma

Il presente Rapporto èstato chiuso con leinformazioni disponibilial mese di luglio 2015

isbn: 978-88-6306-046-1

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7 Prefazione 9 Introduzione

10 Raccomandazioni

Capitolo 1 13 La protezione internazionale in Italia nel 2014

14 1.1 Dinamiche migratorie e flussi legati alle migrazioni forzate

22 1.2 Politiche di accoglienza e protezione internazionale in Italia

30 1.3 Le novità normative in tema di protezione e tutela dei richiedenti asilo e rifugiati

Capitolo 2 63 Il fenomeno dei richiedenti protezione internazionale in Italia e il sistema di accoglienza nazionale

66 2.1 L’arrivo di migranti via mare e le domande di protezione internazionale

66 2.1.1 Gli sbarchi sulle coste italiane74 2.1.2 Le domande di protezione internazionale

presentate in Italia 77 2.1.3 Le decisioni delle Commissioni

territoriali relative alle domande di protezione internazionale nel 2014 e primi cinque mesi del 2015

84 2.1.4 Le strutture governative e il sistema di accoglienza e assistenza per migranti

91 2.1.5 I permessi di soggiorno101 2.2 La rete dello sprar:

il quadro dell’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati

114 L’accoglienza nella rete dello sprar: 2014115 L’accoglienza nella rete dello sprar: 2015

151 Mappe. L’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati nelle regioni Italiane

Capitolo 3 175 I migranti forzati nel mondo178 3.1 I migranti forzati nel mondo178 3.1.1 Introduzione182 3.1.2 Rifugiati 188 3.1.3 Soluzioni durevoli in favore dei rifugiati193 3.1.4 Sfollati interni (IDPs)195 3.1.5 Richiedenti asilo202 3.1.6 Apolidi202 3.1.7 Altri gruppi o persone di competenza 206 3.2 I rifugiati e richiedenti asilo in Europa 206 3.2.1 Le richieste di protezione internazionale

in Europa 213 3.2.2 Decisioni sulle domande

di protezione internazionale

Capitolo 4 223 Profughi e richiedenti protezione internazionale e disastri ambientali

224 Lo scenario

235 Glossario

239 Profili dei soggetti promotori del Rapporto

Indice

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Prefazione

Forse il dato più incontestabile, tra tutti quelli relativi allemigrazioni, è che nessuna politica si è rivelata capace di im-pedire, finora, i movimenti di quanti attraversano il Medi-terraneo e i Balcani per cercare in Europa un’opportunità divita e di futuro. Nessuna. Non le frontiere e il filo spinato,non i muri e le motovedette, non i cani e i blocchi navali, nonle polizie e le barriere elettroniche e i terreni minati. Se ve-rifichiamo quanto accade sul confine tra gli Stati Uniti e ilMessico o sulle alture del Sinai, possiamo renderci contoagevolmente di come le parole degli imprenditori politicidell’intolleranza, a destra, ma anche a sinistra, prima diessere efferate sono puerili. Parole, appunto, solo parole: fi-nalizzate a rassicurare forse, attraverso minacce roboanti epromesse irrealizzabili, più chi le pronuncia che gli stessiascoltatori e destinatari. Quelle minacce e quelle promesse provengono, infatti, damembri di un ceto politico che vorrebbe governare un con-tinente che, per età dei suoi abitanti, è il più vecchio del pia-neta. Nel 2050, il 34% dei cittadini europei avrà superato la sogliadei sessant'anni. E già ora, in Italia, un abitante su cinque sitrova nella fascia oltre i sessantacinque. La previsione è che,entro 15 anni, supererà quella soglia un italiano su 4. E nel2015 il rapporto tra nascite e decessi ha raggiunto il livellopiù basso di sempre, cioè -1,1%. In estrema sintesi, si puòdire che quella italiana è una comunità nazionale in via diestinzione. Di fronte a processi così profondi e di così lungagittata, davvero qualcuno può seriamente pensare che la so-luzione sia quella di “bombardare i barconi”? E non va di-menticato, soprattutto, che i barconi costituiscono, in buonasostanza, il principale mezzo di trasporti per chi voglia rag-giungere l’Europa muovendo da quella parte del mondo. Sitratta di un tragico e crudele paradosso: il proposito dell’Italiae dell’Europa è di far saltare la sola via di fuga e il solo stru-mento di salvezza a disposizione di chi ha già attraversatodeserti, conosciuto campi e prigioni, subito sevizie e torture,patito fame e sete. Dietro lo schermo della “lotta ai trafficantidi esseri umani”, e dietro l'obiettivo di affondare i loro mezzi,si concentrano, così, energie e strumenti militari, volume difuoco e tecnologie, indirizzati contro i più facili dei bersagli– i barconi – e, di conseguenza, i più vulnerabili tra gli uomini:i profughi. Insomma, si vede solo l’effetto – quello ultimo –e lo si vuole colpire, ignorando totalmente le cause. Ne deriva che, tutte le ragioni (vicine, lontane e lontanissime)delle migrazioni vengono trascurate, schiacciate dalla so-vraesposizione mediatica e politica del soggetto e dell’atto

finale – gli scafisti e i loro barconi, appunto - di un processoe di un percorso infiniti. Si tratta, in ogni caso, di una strategiafallimentare. E come potrebbe funzionare quando le vie dellafuga sono segnate da vicende come quella del marocchinodi ventisette anni morto asfissiato in una valigia nel tentativodi entrare in Spagna? O come quella del bambino di ottoanni, proveniente dalla Nigeria, fotografato ai raggi X del si-stema di controllo mentre cercava di passare la frontiera,nascosto in un trolley? Se questi rappresentano due casiestremi, sono migliaia e migliaia i racconti di fuggiaschi ar-rivati in Europa aggrappati tra le ruote dei camion a mezzometro dal suolo, di persone che rischiano di soffocare persettimane ammassate nelle stive, o di quelle che attraversanoi deserti o che viaggiano a piedi per anni. Sono storie di esseriumani, ridotti alla fragile materialità del loro corpo in fuga,e che comunicano, come già detto, un unico messaggio: nien-te e nessuno potrà fermare i movimenti migratori di bambinidonne uomini e vecchi. Questa è nè più nè meno che la realtà.È come se venisse applicato in gran parte del mondo unasorta di blocco delle migrazioni legali, così che è l'irregolaritàa connotare la grandissima parte dei flussi di migranti e ri-chiedenti asilo. E ciò alimenta l'attività dei "trafficanti diesseri umani" e il volume di affari di quella che è, nei fatti,un'agenzia di viaggi illegale e parallela agli esili canali con-venzionali, inaccessibili a chi non possieda un nulla osta eun visto. Un lasciapassare, dunque, che viene rilasciato soloa chi è titolare di passaporti preziosi, come quelli europei edi altri paesi occidentali. Gli esclusi da questo privilegio simettono in cammino e affrontano la sorte.È da questo dato di realtà che la politica dovrebbe partire.Dunque, la via più lungimirante da intraprendere è quelladella pianificazione di grandi politiche nazionali e sovrana-zionali e di importanti investimenti: in economia e intelli-genza, in cooperazione internazionale e accordi bilaterali,in progetti di partenariato e in corridoi umanitari, in pianidi reinsediamento e di ammissione umanitaria. È certamentetutto assai arduo, ma l’ostacolo principale non è la comples-sità dell’impresa e i lunghi tempi che richiede. L'ostacolovero è di natura culturale e coincide proprio con il mancatoriconoscimento di quel presupposto e con le profonde im-plicazioni politiche che ne derivano. Tra esse è determinantel’assenza di una linea europea sull’asilo comune a tutti i paesie, ancor prima, quella di un sistema che eviti ai richiedentiprotezione la necessità di quei viaggi così insidiosi e letalisia via mare che via terra. L’Europa, almeno per quel che riguarda il primo punto, cerca

Luigi Manconi

Presidente dellaCommissione per la promozione e la tutela dei diritti umani del Senato

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preeFazione

di correre ai ripari colmando il vuoto attraverso lo strumentodelle direttive: e, in particolare, l’Italia entro qualche mesedovrà recepire quella sull’accoglienza (2013/32/UE). Essaprevede una riforma dell’attuale sistema, che si è rivelatoconfuso e destinato pressoché esclusivamente a far fronte asituazioni di emergenza. La nuova impostazione prevedehub regionali dove ospitare i richiedenti asilo appena arrivatiper identificarli e avviarli alla procedura. Da qui saranno,poi, indirizzati verso i posti disponibili all’interno del circuitoSprar (sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati), cheresta tuttora la strategia di accoglienza più avanzata. Si trattadi una rete di strutture individuate sul territorio dagli entilocali e gestite da cooperative e associazioni competenti inmateria. Qui emerge in tutta la sua cruciale importanza ilruolo delle amministrazioni locali e quello dell’Anci, che svol-ge la funzione di indirizzo e di coordinamento degli enti in-teressati a partecipare. La peculiarità di questi progetti con-siste nella centralità che viene data – che si intende dare –alla persona accolta. Lo scopo principale dello Sprar è, infatti, quello di “rendereliberi i titolari di protezione internazionale dallo stesso bi-sogno di accoglienza”, come si legge in questo Rapporto del-l’Anci. I richiedenti asilo, una volta terminato quella tipologiadi percorso, hanno maggiori possibilità di altri di inserirsinel tessuto sociale che li ha accolti. E in questo caso il termineaccoglienza può assume davvero un significato pieno: dallafornitura del vitto e dell’alloggio all’assistenza nell’attuazionedel percorso di integrazione nella comunità. Una comunitàche dovrebbe – questo è il fine e, allo stesso tempo, il pas-saggio più arduo - pensare a loro come già a cittadini a pienotitolo. Ecco perché tutte le istituzioni coinvolte, dai comunialle scuole di italiano alle Asl, sono chiamate a compiere almeglio il proprio lavoro. Le condizioni, almeno quelle primarie ed essenziali, ci sono.Il quadro di riferimento è quello più opportuno. E, infatti, ilconnotato più qualificante di uno Sprar saggiamente gestitoè il fatto che l’accoglienza viene realizzata all’interno di ap-partamenti o strutture di piccole dimensioni, distribuite sututto il territorio nazionale. Si tratta di un modello diffusoe che – almeno nelle intenzioni – evita di concentrarsi in al-cune aree cittadine, in genere le più periferiche. Una simileimpostazione è ciò che più si avvicina a quanto indicato dal-l’Unione europea. Per capirci, l’intento è di non riprodurre situazioni comequella di Tor Sapienza, a Roma, dove uno dei centri di acco-glienza era collocato all’interno di un territorio cui si accedeva

da un viale, diventato col tempo una sorta di mercato delledroghe a cielo aperto; e all’interno di un’area nella quale sitrovavano anche un altro centro con centinaia di ospiti, unostabile occupato da stranieri e un altro da cittadini italiani,vittime della «emergenza abitativa». E, poco lontano, uncampo nomadi. Insomma, la crisi di quel sistema di acco-glienza degli stranieri si sommava al fallimento dell’ediliziapopolare, di cui Tor Sapienza è un esempio tutt’altro cheraro. È esattamente quanto va evitato con la massima cura.Ciò detto, nemmeno il piano europeo è esente da inconve-nienti e contraddizioni, e se non sarà adeguatamente rea-lizzato, potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio. Il rischio,infatti, è che gli hub si trasformino in una copia degli attualie tanto criticati Cara (centri di accoglienza per richiedentiasilo e rifugiati). Qui, a causa dei tempi lenti delle Commis-sioni territoriali, le persone possono rimanere anche venti-quattro mesi invece delle tre settimane previste. E, aspettoancor più preoccupante, al termine di quel periodo, nellamaggior parte dei casi, non hanno gli strumenti essenziali(la conoscenza della lingua, delle norme e delle regole) peraffrontare una vita autonoma nella società italiana. Sarebbe,dunque, importante non solo velocizzare la procedura di ri-conoscimento della protezione ma anche uniformare le mi-sure di accoglienza adottate, in modo da non creare disparitàtra un centro e l’altro e tra le diverse aree geografiche del-l’Italia e dell’Europa. Qui il ruolo delle amministrazioni localie della Associazione nazionale dei comuni può confermarsi,ancor una volta, determinate. Dal momento che quegli enti “di prossimità” hanno l’espe-rienza più diretta delle forme concrete dell’accoglienza, deisuoi successi e delle sue sconfitte, delle sue opportunità edelle sue contraddizioni, le amministrazioni locali possonosvolgere un prezioso ruolo “di governo”, ma anche di pres-sione e di lobbing affinché le normative si adeguino ai mo-vimenti e alle esigenze reali delle persone. E non solo: siaperché dipendono da quegli stessi enti gli effetti dell’impattoche l’accoglienza ha sulla popolazione locale, sia perché sonosempre essi i primi interlocutori e i più diretti destinataridelle possibili reazioni negative, le amministrazioni sonochiamate a un compito davvero impegnativo. In altre parole,dipenderà in primo luogo da esse se le tensioni inevitabilitra residenti e nuovi arrivati si riveleranno componibili, me-diabili e negoziabili: o se, al contrario, daranno luogo a con-flitti laceranti. Ovvero, se l’integrazione, certo faticosa e per-sino, in determinate circostanze, dolorosa, potrà realizzarsi.Con beneficio di entrambi: residenti e nuovi arrivati.

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Introduzione

È sempre difficile racchiudere un anno in poche righe,soprattutto quando i dodici mesi che lo compongono sonostati scanditi da un numero così elevato di eventi connessi almondo migratorio, alcune volte tragici, altre paradossali, nondi rado incomprensibili. Eppure il 2014, e parte del 2015, po-tremmo sintetizzarli con tre parole chiave, che evocano al-trettanti aspetti della recente storia delle migrazioni forzate:Mare Nostrum, Europa, Rifugiati. Tre dimensioni di una vi-cenda umana senza precedenti, che ha coinvolto una vastaarea del nostro pianeta che ha come fulcro il Mediterraneo.1.Ed è proprio da lì che vogliamo iniziare la nostra rifles-sione introduttiva al Rapporto 2015, da quel mare che ha in-ghiottito e continua ad inghiottire migliaia di persone ognianno, così come accadde la notte del 3 ottobre 2013 quando368 persone persero la vita davanti alle coste di Lampedusa.Una tragedia a cui il governo italiano ha saputo risponderecome mai prima nessun altro paese era stato in grado di fare.Pochi mesi, infatti, sono stati sufficienti per mettere in motouna operazione di ricerca e soccorso in mare senza precedenti.Con Mare Nostrum, oltre 170 mila persone sono state trasferitein sicurezza sul territorio italiano, davanti allo stupore di unaEuropa divisa tra sentimenti di solidarietà manifestata, manon agita, e reazioni di incomprensibile chiusura. Un atteg-giamento che ha pesato sul destino di migliaia di persone,che hanno dovuto fare i conti con un progressivo cambio dipasso e che ha costretto il nostro paese ad abbandonare unabuona prassi. Il passaggio da Mare Nostrum a Triton ha ri-schiato di alimentare l'insicurezza e la morte nel Mediterra-neo, diventando il paradigma di una Europa dove gli Stati sidimostrano incapaci di affrontare con realismo e lungimiranzaun fenomeno globale. Purtroppo in questi due anni molte voci hanno attraversatoil vecchio continente denunciando il presunto effetto richiamodi Mare Nostrum, ovvero avallando l’idea che un’operazionedi soccorso e salvataggio in mare fosse semplicemente l’alibiper legittimare un servizio di trasporto tra l’Africa e l’Europa.L’Italia è stata così indotta a consegnare nelle mani dell’agen-zia Frontex questa operazione. E non è bastata l’ecatombe diaprile 2015, un naufragio che è costato la vita ad altre 800persone, per convincere i detrattori di Mare Nostrum del fattoche non può essere una operazione di salvataggio in mare adattrarre rifugiati in Europa, quanto piuttosto i numerosi con-flitti alle sue porte.2.Nonostante ciò i paesi europei hanno continuato a man-tenere un atteggiamento ostile rispetto ad una qualsivogliaforma di solidarietà verso i richiedenti la protezione interna-

zionale. La pur condivisibile proposta di un’agenda Europeasull’immigrazione nella primavera del 2015 ne è stata la ri-prova lampante in quanto poco efficace nei contenuti e pernulla sostenuta dai governi nazionali. Anche questa voltal’Europa ha perso una preziosa occasione per dimostrare quel-lo spirito originario che ha animato i padri fondatori. L’Europanon è più in grado di mostrare il suo volto migliore, quellosolidale, ed ogni Paese rimane arroccato sui propri egoismi.La tentazione è quella di cancellare dal nostro campo visivoe di interesse i troppi, scomodi, esseri umani disperati che siaffidano a mercanti brutali su carrette sovraccariche. Ma que-ste persone esistono e la loro condizione interpella la coscien-za di tutti.Con l’agenda europea abbiamo assistito ad un dibattito, atratti indegno, sulla proposta di ripartizione dei richiedentila protezione internazionale attraverso il sistema delle quoteche ha mostrato, però, tutta la debolezza del suo impianto.Non solo la proposta di una allocazione su base volontaria,ma numeri assolutamente sottodimensionati rispetto agli at-tuali flussi hanno vanificato ogni sforzo di raggiungere unapproccio condiviso alla gestione dell’accoglienza. Pur con-dividendo, quindi, lo spirito di chi ha voluto finalmente pro-porre una suddivisione delle responsabilità tra i 28 paesi del-l’UE, siamo rimasti delusi dalla risposta degli Stati. Molti,troppi hanno reagito male all’idea che tutti debbano sentirsiresponsabili di accogliere e integrare i richiedenti la protezioneinternazionale sui loro territori. Nonostante ciò, abbiamo ri-levato con favore e soddisfazione l’impegno profuso da alcunipaesi che stanno sopportando il carico maggiore: Svezia, Ger-mania e Italia in primis. 3.Il crescente numero di rifugiati che si sta riversando inEuropa attraverso il Mediterraneo, ma sempre di più ancheattraverso le rotte balcaniche, sta decisamente mettendo allaprova il sistema di accoglienza di molti paesi, che rispondonoa questa pressione in modi diametralmente opposti. Da unaparte la Germania, in queste settimane, sta adottando delledecisioni coraggiose, come la scelta di sospendere il Regola-mento Dublino per i cittadini siriani e di attivare al contemponumerose iniziative di accoglienza straordinaria; dall’altral’Ungheria che innalza una barriera per bloccare dalla Serbial’ingresso dei rifugiati sul suo territorio. L’Italia, dal cantosuo, è in prima linea nelle operazioni di salvataggio in maree nell’accoglienza di decine di migliaia di persone. Il nostrosistema, seppur ancora fortemente disomogeneo e non benstrutturato nella prima accoglienza e anche attraversato dapreoccupanti casi (emblematica la riprovevole vicenda di ma-

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introdUzione

Alle frontiereUn approccio orientato alla tutela dei diritti umaniNell’applicare le misure di accesso allaprocedura per il riconoscimento dellaprotezione internazionale, l’Unione Eu-ropea si trova a fronteggiare due diffe-renti esigenze, troppo spesso affrontatein maniera antitetica: da un lato il con-trollo delle frontiere esterne, anche se-condo politiche e strategie volte a ga-rantire la sicurezza interna dei singoliStati membri e del territorio nell’Unionenel suo complesso; dall’altro l’effettivaprotezione dei migranti forzati.Tale contrapposizione ha impedito unagestione armonica del binomio “frontie-re/asilo” e ciò ha comportato l’imple-mentazione di politiche e interventi adintermittenza. In questo senso, per assicurare un’armo-nizzazione tra gli interventi di controllodelle frontiere e, al tempo stesso, le ga-ranzie di protezione è necessario pro-muovere un approccio orientato allatutela dei diritti umani. I recenti acca-dimenti al confine greco-macedone met-tono in evidenza come l’Europa debbaadoperarsi sempre più sia per rafforzarela capacità di governo del fenomeno daparte degli Stati membri, , sia per farsipromotrice del diritto di chi (fugge dacontesti di guerra, persecuzione, violen-za, di ottenere comprensione, protezio-ne ed assistenza da parte dei paesi terzidi transito. Senza dimenticare la parti-colare considerazione in favore dellepersone più vulnerabili e il loro dirittoa mantenere l’unità familiare, messo adura prova dalle vicende sopra richia-mate.

Nello specifico, si raccomanda di prevedere:� che L’Unione Europea ottemperi ai

suoi obblighi internazionali per la pro-tezione dei diritti umani alle sue fron-tiere esterne, sostenendo e rafforzan-do sempre più le operazioni di ricercae salvataggio;

Raccomandazionifia Capitale) di gestione non trasparente delle risorse, nel2014 ha retto a numeri che sembravano ingestibili e che nel2015 probabilmente verranno superati, ma che certamentesaremo in grado di affrontare con la collaborazione di tuttele regioni e i comuni e con la rete straordinaria, e unica a li-vello europeo, dell’associazionismo e del volontariato.La capacità del paese nell’affrontare un fenomeno dalle pro-porzioni importanti, non può essere compromessa dai ripetutitentativi da parte di alcune forze di strumentalizzare unaquestione dal carattere eminentemente umanitario. Senzadubbio le vicende giudiziarie che hanno caratterizzato gli ul-timi mesi sono cadute come un macigno sul sistema nazionaledi accoglienza. Ma nonostante ciò non ne hanno fortunata-mente compromesso il valore né indebolito la determinazionedi decine di realtà che, insieme agli enti locali, sono attiva-mente ed onestamente impegnate sul territorio. Tuttavia nonpuò essere taciuto il fatto che il nostro governo abbia cedutoad alcune spinte securitarie nel momento in cui trovandosia recepire le due direttive europee sull'accoglienza dei richie-denti asilo e sulle procedure per l'accesso alla protezione in-ternazionale, abbia formulato la previsione del trattenimentonei Centri di identificazione ed espulsione (Cie) anche di queirichiedenti asilo per i quali sussisterebbe il pericolo di fuga,individuato con riferimento ad un ventaglio eccessivamenteampio di situazioni. Tale previsione rischia di condurre alladetenzione di molte migliaia di richiedenti asilo effettiva-mente aventi titolo ad una forma di protezione che ad ogginon chiedono asilo al loro arrivo in Italia, confidando di poterraggiungere altri Paesi europei.Mai come in questo momento sarebbe più appropriato l’ag-gettivo “incerto” per descrivere il futuro dell’accoglienza edella tutela dei rifugiati in Italia. È vero, però, che dallo scorsoanno vi è l’impegno di tutti, a partire dalle Istituzioni, di im-plementare un sistema nazionale in grado di dare una rispostaa coloro che raggiungono il nostro paese. L’intesa Stato - Re-gioni - Enti Locali del 10 luglio 2014 è una sorta di spartiacquetra il vecchio e il nuovo, tra l’approccio emergenziale e l’ideadi un sistema nazionale di accoglienza. Purtroppo molti degliimpegni presi e formalizzati in quell’occasione attendono an-cora delle risposte che, in alcuni casi, risentono di atteggia-menti ostili a livello locale e regionale, con l’effetto di rallen-tare l’implementazione di molte previsioni e di innescare ul-teriori tensioni anche tra l’amministrazione pubblica centralee locale.Ma la vera forza dell’accordo è lo spirito di condivisione chenei fatti si traduce in un impegno trasversale che deve riguar-dare tutti gli attori coinvolti: organizzazioni, Istituzioni edenti locali. Ognuno con la propria responsabilità, ognunocon un preciso impegno di collaborazione. Ed è proprio conquesto spirito che consegniamo ai lettori il secondo Rapportosulla Protezione Internazionale in Italia, augurandoci chealla imminente pubblicazione del bando per l’ampliamentodella rete sprar, partecipino il maggior numero di comunipossibili soprattutto dai territori ancora meno rappresentatinella rete, perchè questo rappresenta indubbiamente un passoimportante per l’applicazione concreta dell’intesa.

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introdUzione

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� che venga impedita la restrizionedella libertà di movimento e rispet-tato il diritto di lasciare qualsiasi pae-se, incluso il proprio, anche attraver-so un rapido accesso ai documentidi identità e di viaggio;

� che si adottino linee guida comunieuropee per la gestione dell’ingressonel territorio europeo di richiedentiprotezione internazionale;

� che, nei casi di crisi umanitaria chedeterminano flussi eccezionali diprofughi, vengano ampliati i canaliumanitari di ingresso in Europa an-che attraverso il rilascio di visti darichiedere alle ambasciate dei paesidi transito ed origine, facilitando l’ac-cesso anche nei paesi terzi a amba-sciate di Stati Membri diversi daquelli per i quali si intende chiedereil visto di ingresso;

� che si estendano i programmi di am-missione umanitaria attraverso unmaggiore coinvolgimento di tutti i28 paesi dell’Unione Europea e unmaggior investimento nei program-mi di re insediamento;

� che la previsione di distribuire i ri-chiedenti la protezione internazio-nale giunti in Europa tenga in debitoconto le condizioni di tutela e acco-glienza offerte dai singoli Stati mem-bri e avvenga attraverso quote ingrado di rispondere all’effettivobisogno;

� che si favorisca una stretta collabo-razione, soprattutto a livello nazio-nale, tra le forze di polizia di fron-tiera e di pattugliamento dei confinicon le organizzazioni non governa-tive e gli altri enti di tutela impegnatiin programmi di supporto e assisten-za ai migranti in arrivo sul territoriodella UE per richiedere protezioneinternazionale;

� che venga predisposto un program-ma di formazione e aggiornamen-to a livello europeo, rivolto soprat-tutto alle forze di polizia di frontierae di pattugliamento, nel quale possa-no essere inseriti moduli che favori-

scano la conoscenza della specificitàdei migranti forzati ed in particolaredelle categorie più vulnerabili;

� che si avvii la sperimentazione diprocedure comuni per l’identifi-cazione dei migranti, che possanoessere applicate in tempi certi, conmisure puntuali e definite, nel rispet-to dei diritti umani fondamentali edella dignità delle persone;

� che si lavori ad una Revisione del Re-golamento di Dublino anche alla lucedi una maggiore facilitazione del ri-congiungimento familiare con pa-renti già presenti nei paesi dell’Unio-ne Europea;

� che vengano attivati presso tutti i va-lichi di frontiera (aeroportuali, ma-rittimi e terrestri) e le aree di ingres-so o di transito – come le stazioni fer-roviarie delle principali città - servizidi assistenza e orientamento in favo-re di cittadini stranieri intenzionatia richiedere protezione internazio-nale o a continuare il proprio viaggioverso altri Paesi. Tali servizi potrannoessere gestiti da organizzazioni nongovernative e altri enti di tutela, svi-luppando forme di collaborazionecon le forze di polizia, conformandosialle comuni linee guida di interventoe ai programmi di formazione;

� che l’Unione Europea effettui pe-riodiche missioni di monitoraggiopresso le aree di frontiera e di in-gresso.

A livello nazionaleRicomposizione di un sistema unico di accoglienzaLa strutturazione di un sistema unicodi accoglienza in Italia – del quale par-lano da anni Ministero dell’Interno, Re-gioni, anCi, UnhCr, enti di tutela e as-sociazioni – per diventare effettivo devenecessariamente riuscire a superare ladicotomia tra prima e seconda acco-glienza, che in termini operativi si è neltempo tradotta in differenti obiettivi tral’uno e l’altro livello, nonché in standardd’intervento differenziati, con una pro-pensione alla bassa soglia nella fase diprima accoglienza. E’ peraltro auspicabile il coinvolgimentosempre più ampio di tutti gli attori coin-volti nella gestione del fenomeno, intutte le fasi dell’accoglienza, che devonoandare dal primo soccorso, alla presain carico globale delle persone fino al-l’inclusione di queste nel tessuto socialedei territori, nella consapevolezza chele scelte operate nella prima fase hannoinevitabili conseguenze anche nell’at-tuazione di quelle successive Nella ricomposizione di un sistema uni-co, è necessario dunque che medesimelinee guida e identici standard - nonchépuntuali e stringenti controlli sull’uti-lizzo dei fondi - disciplinino comune-mente tutte le misure di accoglienza egli interventi adottati, , con il comuneobiettivo di favorire in ogni singola per-sona la riconquista dell’autonomia per-sonale e l’emancipazione dal bisognostesso di accoglienza, a partire dai sog-getti più vulnerabili, tra cui i minoristranieri non accompagnati, che, tra il2014 e i primi mesi del 2015, hannoscontato una tempistica eccessivamentelunga nell’avvio del sistema di acco-glienza ad esso dedicato, rimanendo inmolti casi senza soluzioni adeguate.

Nello specifico, si raccomanda di prevedere:� l’adozione di standard unici in

ogni contesto di accoglienza, strut-

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turale o straordinario che sia (Cara,hUb, sprar, centri polifunzionali cit-tadini, centri attivati in maniera tem-poranea per rispondere a eventuali“emergenze” nella gestione degli ar-rivi), a partire dalle linee guida dellosprar, costruite nel corso degli annidal basso, con il fondamentale con-tributo di operatrici e operatori ter-ritoriali;

� la predisposizione di programmi diformazione e aggiornamento rivoltisia a forze dell’ordine che ad opera-tori dell’accoglienza, analogamentea quanto suggerito a livello europeo;

� modalità di raccordo tra i diversicontesti di accoglienza anche at-traverso una regia territoriale incapo agli enti locali direttamente in-teressati e alle regioni, con struttu-rate modalità di scambio e di colla-borazione con gli enti di tutela;

� la ricomposizione dell’accoglienzadi tutti i minori stranieri non accom-pagnati nell’ambito dello sprar, fa-vorendo adeguate qualifiche aglioperatori e la promozione di formediversificate di accoglienza, valoriz-zando anche la rete già esistente dicomunità a favore di minori vittimedi tratta, che prevedano anche per-corsi di tutoraggio/accompagna-mento e di affidamento familiare,sempre con programmi orientati alrispetto del superiore interesse delminore;

� modalità comuni di monitoraggioe di valutazione degli interventi intutti i contesti di accoglienza, checonsentano di verificare l’efficienzae l’efficacia degli interventi adottati, nonché di far emergere i possibilimodelli replicabili e sostenibili, siain termini qualitativi (sulla base deicomuni standard), sia di ottimizza-zione delle risorse economiche, dellestrategie politiche e organizzative.

Politiche e strategie L’inserimento socio-economicoIl periodo trascorso in accoglienza è persua natura di carattere temporaneo epertanto occupa solamente una brevefase della vita in Italia dei richiedenti etitolari di protezione internazionale eumanitaria. Pertanto, l’idea che l’accoglienza possaessere di per sé l’unica risposta ad ogniesigenza e bisogno delle persone rischiadi rappresentare un limite. Durante ilperiodo di accoglienza è necessario met-tere gli ospiti in condizione di acquisirestrumenti che possano consentire lorodi sentirsi padroni della propria vita edi agire autonomamente, una volta usci-ti dai programmi di assistenza. Gli in-terventi si incentrano, pertanto, sull’ap-prendimento dell’italiano, sulla cono-scenza e sull’accesso ai servizi, sulla in-dividuazione di proprie reti sociali di ri-ferimento, ecc., e non può essere datoper scontato che da questo possano au-tomaticamente scaturire una autonimialavorativa ed abitativa. Nessun sistemadi accoglienza potrà mai essere da solosufficiente alla riuscita dei percorsi diinclusione sociale dei propri beneficiari.Infatti, a poco può giovare l’esponen-ziale aumento della capienza della retedella prima e della seconda accoglienza(così come accaduto nel 2014 con loSprar, passato da 3.000 a oltre 20.000posti), laddove non vengano previste alivello regionale e nazionale politiche,strategie e programmi che abbiano l’ob-biettivo e la forza di favorire e accom-pagnare l’inserimento sociale ed econo-mico di richiedenti e titolari di protezio-ne internazionale e umanitaria.

Nello specifico, si raccomanda di prevedere:� politiche e programmi specifici, a

livello nazionale e regionale, voltia facilitare l’inserimento socio-eco-nomico-abitativo di titolari di pro-tezione internazionale e umanitaria,adottando una loro equiparazione –per un periodo di tempo limitato suc-cessivamente al riconoscimento della

stessa protezione – alle categorie inItalia maggiormente svantaggiate,ivi incluse misure di sostegno all’im-prenditoria, di previdenza sociale edi sgravi fiscali;

� il rafforzamento delle azioni di ac-compagnamento ai percorsi di in-clusione socialedurante il periodo diaccoglienza, attraverso l’integrazionedi risorse economiche sui territori, cre-ando a livello locale modelli virtuosidi inserimento socio-economico, chepossano costituire opportunità per leintere comunità cittadine;

� in nome della sopra menzionata ot-timizzazione delle risorse, la facili-tazione del dialogo interistituzio-nale – anche a livello di ministeri edi assessorati – che possa supportarelo sviluppo di programmi integrati,in favore di titolari di protezione in-ternazionale, migranti economici,cittadini europei e italiani.

La cura dell’informazione sul temadelle migrazioni forzateÈ necessario, anche in collaborazionecon l’Associazione La Carta di Roma, fa-vorire la formazione degli operatori del-la comunicazione e un’informazionecorretta, diffusa e puntuale sui nuovi fe-nomeni delle migrazioni forzate, cosìche non si creino i presupposti per unalettura ideologica nell’opinione pubblicaforiera talvolta di contrapposizioni econflittualità sociali. Risulta utile e im-portante che una corretta informazioneparta anche dagli ambiti scolastici. A ta-le proposito si auspica che il MiUr possafavorire una diffusa e corretta informa-zione sulle migrazioni forzate e sul di-ritto alla protezione internazionale trai docenti e gli studenti delle scuole diogni ordine e grado. In un senso più am-pio, è evidente quanto lo sviluppo di unacultura dei diritti in generale, dei dirittiumani in particolare, del rispetto deglialtri e del contesto socio-culturale diognuno, non potrà che favorire positi-vamente il giusto approccio ai temidell’accoglienza, della diversità e del-l’interazione pacifica fra i popoli.

Raccomandazioni

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La protezioneinternazionale in Italia nel 20141

Capitolo 1 /

1 A cura di Caritas Italiana, Cittalia e Fondazione Migrantes

1

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

Guerre e crisi nel mondo a fine 2014e nel primo semestre del 2015L’Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo2 se-gnala, a fine 2014, 33 guerre in atto, 13 situa-zioni di crisi e 16 missioni ONU attive. Duranteil primo semestre del 2015 nessuno di questiscenari è purtroppo andato a concludersi, anzisi è assistito all’acuirsi e al cronicizzarsi di alcunesituazioni.Nello specifico dei continenti, l’Africa detiene ilprimato con 13 conflitti (Algeria, Ciad, Costad’Avorio, Liberia, Libia, Mali, Nigeria, RepubblicaCentrafricana, Repubblica Democratica del Con-go, Sahara Occidentale, Somalia, Sudan e SudSudan); 4 situazioni di crisi (Burkina Faso, Etio-pia, Guinea Bissau e Uganda) e 9 missioni ONU.Segue l’Asia con 10 conflitti (Afghanistan, Cina– Tibet, Filippine, India, Iraq, Kashmir, Kurdi-stan, Pakistan, Thailandia, Yemen), 5 situazionidi crisi (Birmania/Myanmar, Cina/Xinjiang,Corea, al confine tra Nord e Sud) e 1 missionedi pace. In Europa, invece, vi sono 5 conflitti(Cecenia, Cipro, Giorgia, Kosovo, Ucraina), 3situazioni di crisi (Irlanda del Nord, Armenia-Azerbaijan e Paesi Bassi) e 1 missione di pace.A seguire il Medio Oriente con 3 guerre (Israele– Palestina, Libano, Siria) e 4 missioni di pacee l’America con 2 conflitti (Colombia e Haiti),1 situazione di crisi (Messico) e 1 missione dipace.Da questo lungo e triste elenco è evidente chele situazioni di tensione, discriminazione, vio-lenza e violazione dei diritti umani nel mondosono davvero molte.Alcune di queste crisi durano da anni mentre al-tre sono nate e sono cresciute negli ultimi tempi.Alcune sembrano più lontane, altre sono o og-gettivamente più vicine o sembrano tali perchési è avuto modo di incontrare e conoscere per-sone che da quei luoghi fuggivano. Tutti questi scenari hanno in comune una graveconseguenza: la messa in fuga di un numero tan-to maggiore di persone (anche tra coloro cheinizialmente provano a rimanere nel propriopaese) quanto più lungo e cruento diventa il con-flitto o quanto più perdurano nel tempo le situa-

zioni di insicurezza, violenza e violazione deidiritti umani.

Quante sono le persone in fuga nel mondo e da che cosa fuggono, oltre che dai conflitti armatiEsaminare le situazioni e i numeri che provo-cano oggi la fuga di migliaia e migliaia di per-sone è alquanto complesso sia per l’articolazionedella cosiddetta “geografia dei conflitti” sia perl’eterogeneità delle fonti statistiche e della pro-blematicità dell’argomento trattato. Si fugge, in primo luogo, dall’elevatissimo nu-mero di situazioni di guerra e di instabilità nelmondo. Si pensi al conflitto in Siria al momentoconsiderata la più grande crisi umanitaria dopo

2 aa.vv., Atlante delle guerree dei conflitti del mondo -sesta edizione -, Terra Nuo-va, Firenze, 2015, pp. 12-13.

1.1 Dinamichemigratorie e flussi legati alle migrazioni forzate

INOLTRE

01

BURKINA FASO

02 ETIOPIA

03 GUINEA BISSAU

04 UGANDA

05

05

MESSICO

06 BIRMANIA MYANMAR

07 CINA XIN JANG

08 COREA NORD-SUD

10

14

15

09 IRAN

10 KIRGHIZISTAN

11 IRLANDA DEL NORD

12 NAGOMO KARABAKH

PAESI BASCHI13

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

15

la seconda guerra mondiale e all’aumento dellezone di conflitto in Nigeria, Repubblica Centra-fricana, Mauritania e Ucraina. Non è difficile ca-pire che molti focolai di tensione di questi ter-ritori sono alimentati anche dalla volontà di con-trollo di quattro risorse fondamentali: il petrolioin Nigeria, il coltan in Congo, l’acqua in Palestinae il gas in Ucraina.In secondo luogo si fugge dalle disuguaglianzeeconomiche. Il mondo è abitato da 7 miliardi e200 milioni di persone: tra questi, l’1,75% dellapopolazione (126 milioni di persone) usufruiscedel 56% del reddito mondiale, mentre all’altroestremo il 23% della popolazione (1 miliardo e300 milioni di persone) vive in condizioni di po-vertà estrema, situazioni che si acuiscono di an-

no in anno3.Si fugge anche dalle disuguaglianze nell’accessoal cibo. Secondo i dati della FAO4, ogni anno sisprecano nel mondo 1,3 miliardi di tonnellatedi frutta, ortaggi, prodotti della terra che fini-scono nell’immondizia anziché sulle tavole dellefamiglie. Si stima anche che 100 milioni di esseriumani non hanno cibo e almeno 800 milioni so-no a rischio di fame. D’altra parte la capacità diproduzione agricola cresce ogni anno del 15%,il che porta a concludere che paradossalmentenon è il cibo che manca ma la capacità e la vo-lontà di distribuirlo equamente.Oltre al cibo un altro grande problema è l’accessoall’acqua. Si pensi che in Siria, prima del 2011,800 mila persone sono dovute scappare a causa

3 aa.vv., Atlante delle guerree dei conflitti del mondo -sesta edizione -, Terra Nuo-va, Firenze, 2015, p. 15.

4 ibid, pp. 15-16.

01

MISSIONE ONU

02

03

04

06

07

08

01

08 16

13

12

06

03

01

07

15

09

05

02

04

1411

UNTSO

02 UNMDGIP

03 UNFICYP

04 UNDOP

05 UNIFL

06 MINURSO

07 UNMIK

08 UNMIL

09 UNOCI

10 MINUSTAH

11 UNAMID

12 MONUSCO

13 UNISFA

14 UNMISS

15 MINUSMA

16 MINUSCA

01

01

ALGERIA

02

02

CIAD

03

03

COSTA D’AVORIO

04

04

LIBERIA

05

05

LIBIA

06

06

MALI

07

07

NIGERIA

08

08

REP. CENTRAFRICANA

12

12

SUDAN

13

13

SUD SUDAN

14 COLOMBIA

15 HAÏTI

16

16

AFGHANISTAN

17

17

CINA / TIBET

18

18

FILIPPINE

19

19

INDIA

09

09

R.D. DEL CONGO 20

20

IRAQ

23

23

PAKISTAN

24

24

THAILANDIA

25

25

YEMEN

26

26

ISRAELE PALESTINA

27

27

LIBANO

28 SIRIA

29

29

CECENIA

30

30

CIPRO

31

31

28

GEORGIA

10

10

SAHARA OCCIDENTALE 21

21

KASHMIR 32 KOSOVO

11

11

SOMALIA 22

22

KURDISTAN 33

32

33

UCRAINA

CONFLITTI

09

10

11

12

13

Figura 1.1

Conflitti, Missioni Onu,Inoltre.

Situazione aggiornata adicembre 2014

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

della siccità che ha portato alla crisi e all’insta-bilità sociale. Il grande Eufrate era allora prati-camente a secco a causa della costruzione dellegrandi dighe in Turchia. Oggi tale situazione lasi sta rivivendo in Kirghizistan dove la costru-zione di diverse grandi dighe sta lasciando senzarisorse idriche gli uzbeki e i kazachi. È, quindi,palese la drammatica relazione tra costruzionedi grandi dighe e siccità che sta portando oggimolte popolazioni dell’Asia centrale alla alla fugadalla propria terra.Si fugge anche a causa del fenomeno del “LandGrabbing”. Sono tanti i paesi che stanno com-prando terre molto produttive in Africa per ga-rantirsi il cibo in futuro. Si stima che sono già560 milioni gli ettari di terra che sono passatisotto il controllo di multinazionali, fondi di in-vestimento e governi, strappati ai paesi africanipiù poveri anche con relativa facilità, a causadella distribuzione comunitaria e/o rotatoriadella terra, priva cioè di atti formali di proprietà.Nel 2014 ne sono stati censiti oltre 10 mila chehanno portato alla morte più di 18.000 personenel mondo.L’insieme di tutti questi fattori fin qui descritti èla causa di un numero sempre più alto di spo-stamenti forzati che coinvolge un ventaglio dipersone sempre più eterogenee ma unite dalladisuguaglianza e dalla ricerca di un luogo mi-gliore dove vivere soli o con la propria famiglia.Alla fine del 2013, l'UnhCr5 ha tracciato attra-verso il suo annuale Global Trends il seguentetriste panorama: 16,7 milioni di rifugiati fuori dal loro Paese di

origine; 33,3 milioni di sfollati interni fuggiti da guerre

o persecuzioni;1,2 milioni di domande d’asilo presentate nello

stesso anno. La somma di tutti questi elementi, relativi al2013, contano quindi un totale di 51,2 milionidi persone sradicate dai loro luoghi di origine,residenza e di vita.Confrontando il rapporto UnhCr del 2013 conquello del 20156, relativo ai dati del 2014, si toc-ca con mano il senso dell’aumento della mobilitàforzata che sta portando alla crescita delle si-tuazioni di instabilità e di crisi del mondo: 19,5milioni di rifugiati fuori dal loro Paese di origi-ne; 38,2 milioni di sfollati interni fuggiti daguerre o persecuzioni; 1,8 milioni di domanded’asilo presentate nello stesso anno per un totaledi 59,5 milioni di persone sradicate dai loro luo-ghi di residenza e di vita, più di 8 milioni di per-sone in un solo anno. Si tratta del più alto in-cremento registrato tra un anno e l’altro oltreche della cifra più elevata dalla seconda guerramondiale.Focalizzando l’attenzione sull’Europa e l’Italia

è dunque vero che ci si ritrova di fronte a unasituazione mai registrata prima, ma è altrettantovero che, rispetto al quadro mondiale ricostruitofino a questo momento, quanto accade nei luo-ghi geograficamente a noi più prossimi è davverouna minima parte. I dati confermano quantodetto: la grande maggioranza di chi è costrettoa scappare (circa l’86%), infatti, rimane vicinoa casa, ovvero nel primo luogo sicuro, mentremeno del 10% arriva in Europa e, di questi, soloil 3% circa giunge in Italia.

Due esempi tra tutti: i siriani e gli eritreiPer rendere evidente quanto finora descrittosaranno presi in considerazione due casi tra tuttii possibili: la guerra in Siria, iniziata nel 2011eppure ancora molto acuta, e le violazioni deidiritti in Eritrea che vanno avanti da molti annie che provocano una costante fuoriuscita di per-sone da quel Paese.La scelta è ricaduta su questi due territori pro-prio perché nel 2014 si è trattato delle primedue nazionalità di persone sbarcate in Italia.In Siria, dopo 4 anni di un conflitto sempre piùcruento secondo il bilancio realizzato dal-l’UnhCr7 vi sono stati circa 220.000 morti e 7,3milioni di persone che hanno dovuto lasciare leloro case. Di questi, circa 4 milioni sono diventatirifugiati.Scendendo ancora più nel dettaglio, la maggio-ranza di questi ultimi (3,2 milioni) si trova almomento in Turchia (1.560.000), in Libano(1.150.000) e in Giordania (623.000); sono peròaltrettanto numerose le loro presenze in Iraq(234.000), in Egitto (138.000), in Libia e in Tu-nisia, in Algeria e in Marocco.In particolare, nel 2014 circa un milione e mezzodi siriani sono stati obbligati a lasciare le propriecase e la maggioranza ha trovato ospitalità neipaesi sopraelencati. Nello stesso anno, invece,si conta che meno di 175.000 di questi sirianiabbiano fatto domanda d’asilo in Europa. Se poisi guarda all’Italia, sempre nel 2014 sono arrivatiquasi 43.000 siriani ma meno di 500 si sono fer-mati nel nostro Paese e qui hanno fatto domandad’asilo. Gli altri, una volta sbarcati, hanno pre-ferito eludere i controlli, non lasciare le proprieimpronte digitali e fare domanda d’asilo in altripaesi europei (per esempio in Germania e in Sve-zia dove sono numerose, nel 2014 e nel primosemestre del 2015, le domande d’asilo di siriani). L’altro caso è quello degli oltre 34.000 eritreisbarcati in Italia nel 2014. Di questi, stando sem-pre ai dati dell’UnhCr8, meno di 500 hanno inol-trato domanda d’asilo nel nostro Paese; tutti glialtri hanno preferito proseguire il loro viaggioe depositare la propria richiesta d’asilo in altrenazioni europee.

5 UnhCr, Global Trends2013, p. 2,http://www.unhcr.org/5399a14f9.html.

6 ivi7 ibid p. 13,

http://www.unhcr.org/556725e69.html.

8 UnhCr, Asylum Trends2014, p. 11,http://www.unhcr.org/551128679.html.

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Da quali Paesi arrivano in Italia e inEuropa le persone in fuga e qualirotte hanno dovuto seguire, nel2014 e nel primo semestre 2015Si è detto che la maggior parte di coloro chesono costretti a fuggire preferisce fermarsi nellaprima zona sicura incontrata dal luogo di par-tenza. Coloro che invece scelgono di andare piùlontano passano attraverso pochi programmi diresettlement esistenti oppure, in mancanza dicanali umanitari che l’Europa fatica ad aprirein maniera stabile, si affidano alle sempre piùefferate organizzazioni criminali. Queste ultimestabiliscono i prezzi, le condizioni e le rotte dei

viaggi in cui un’umanità già dolente viene ulte-riormente saccheggiata e spesso perde la vita,nei deserti o nei mari che è costretta ad attra-versare.Le persone in fuga che incontriamo nel nostroPaese provengono in gran parte dall’Africa SubSahariana e dal Medio Oriente. Questo anda-mento, iniziato nel 2013, si è rafforzato nel 2014e i dati disponibili fino a giugno 2015 conferma-no la stessa tendenza. A causa infatti delle numerose situazioni di in-stabilità, conflitto e guerra presenti in numerosipaesi africani e mediorientali, la pressione mi-gratoria nel mondo è cresciuta e ha fatto con-

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18

1. la protezione internazionale in italia nel 2014

in segUito al naUFragio di Lam-pedusa, il Governo italiano, decidedi rafforzare il dispositivo nazionaleper il pattugliamento del Canale diSicilia autorizzando l’operazioneMare Nostrum, una missione mili-tare e umanitaria con la finalità diprestare soccorso ai migranti, pri-ma che potessero ripetersi altri tra-gici eventi nel Mediterraneo.

L’Operazione consisteva nel potenzia-mento del dispositivo di controllo deiflussi migratori già attivo nell’ambito del-la missione Constant Vigilance, che laMarina Militare svolgeva dal 2004 conuna nave che incrociava permanente-mente nello Stretto di Sicilia e con aero-mobili da pattugliamento marittimo.L’Operazione Mare Nostrum aveva dun-que una duplice missione:• garantire la salvaguardia della vita in

mare; • assicurare alla giustizia quanti lucrano

sul traffico illegale di migranti. Il dispositivo vedeva impiegato il perso-nale e i mezzi navali ed aerei della Ma-rina Militare, dell’Aeronautica Militare,dei Carabinieri, della Guardia di Finanza,della Capitaneria di Porto, personale delCorpo Militare della Croce Rossa Italiananonché del Ministero dell’Interno – Po-lizia di Stato imbarcato sulle unità dellaM.M. e di tutti i Corpi dello Stato che, avario titolo, concorrono al controllo deiflussi migratori via mare (si vedano i datiriportati nel capitolo 2). L’Operazioneprende avvio il 18 ottobre 2013 e terminail 31 ottobre 2014 in concomitanza conl’inizio della nuova Operazione denomi-nata Triton (originariamente chiamataFrontex Plus) che, a differenza di MareNostrum, consiste principalmente in una

operazione di sicurezza delle frontieredell’Unione Europea condotta da Frontexcon l’obiettivo di controllare le frontierenel Mar Mediterraneo e attraverso con-tributi volontari da parte della maggiorparte degli Stati membri dell’Ue. Dal 1°novembre, Triton, è operativa nel Medi-terraneo centrale, per quanto riguardal’Italia non oltre le trenta miglia maritti-me dalla costa, con un budget mensile dipoco meno di tre milioni di euro e per-sonale e mezzi aeronavali ridotti (solo65 le persone coinvolte, oltre a tre navid’altura, due navi di pattuglia costiera,due motovedette, due aerei e un elicot-tero) messi a disposizione da 24 Statimembri, è infatti di portata ben diversarispetto all’iniziativa italiana (che ope-rava peraltro anche in acque internazio-nali). Il dispositivo attualmente impiegato ècostituito da due aerei, due elicotteri, seipattugliatori d’altura, sei pattugliatoricostieri, cinque imbarcazioni per il con-trollo costiero, messi a disposizione daotto Stati, cioè Italia, Belgio, Svezia, Spa-gna, Malta, Regno Unito, Norvegia e Is-landa. Tale assetto potrà essere ulterior-mente implementato nel tempo, attesoche alcuni Stati hanno già manifestatola disponibilità a fornire mezzi navali sianell’ambito dell’operazione Triton che aldi fuori di essa.

Le proposte di UNHCR: il Central Mediterranean Sea InitiativeNell’alveo del processo di riflessione av-viato nel contesto della Task Force Me-diterraneo dell’Ue e in presenza delladrammatica situazione alle frontiere ma-rittime dell’Ue, l’UnhCr ha elaborato unaCentral Mediterranean Sea Initiative,che prevede un piano in dodici punti perprevenire le morti nel Mediterraneo e

ipotizza un ruolo più attivo da partedell’UE9. Le proposte si rivolgono a tre principaliaree di intervento: A. Proposte avanzateall’interno dell’Unione Europea; B. Pro-poste avanzate in collaborazione con ipaesi di primo asilo e di transito; C. Pro-poste avanzate in collaborazione con ipaesi d’origine. Nella prima area vi rien-trano: attività volte a rafforzare la ricercae il soccorso in mare nel Mediterraneoper identificare imbarcazioni in difficoltàe i rifugiati e gli immigrati che traspor-tano; azioni di incoraggiamento ai co-mandanti delle imbarcazioni affinché in-traprendano operazioni di soccorso dovenecessario, senza il rischio di subire delleaccuse; l’istituzione di meccanismi piùefficaci e prevedibili per identificare luo-ghi sicuri per lo sbarco dei rifugiati e mi-granti soccorsi. Nella seconda area rien-trano le proposte volte a potenziare le at-tività di raccolta, analisi e condivisionedei dati sui movimenti via mare nel Me-diterraneo, l’aumento della conoscenzadi percorsi, motivazioni e profili di arrivicome base per la costruzione di valuta-zioni e risposte condivise; sviluppare ul-teriormente il capacity - building istitu-zionale nei paesi di primo asilo e di tran-sito; aumentare i programmi di informa-zione di massa sui media locali e lungole vie di transito per informare i cittadinidei rischi legati agli attraversamenti;creare alternative di migrazione legaleai pericolosi viaggi irregolari, compresoil re insediamento e l’accesso facilitatoal ricongiungimento familiare. Nella ter-za area viene proposto di continuare asostenere programmi di soccorso e di aiu-to allo sviluppo nei paesi di origine peraffrontare le varie richieste umanitariee di diritti umani.

Mare Nostrum e Triton 9 Vedi UnhCr, CentralMediterranean Sea Initia-tive (CMSI): EU solidarityfor rescue-at-sea and pro-tection of refugees and mi-grants, 13 May 2014(http://www.refworld.org/docid/538d73704.html)

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

19

� quella Occidentale per le persone che scap-pavano dal Mali, dal Gambia e dal Senegal;

� quella Centrale per le persone in uscita dallaNigeria, dal Ghana e dal Niger;

� quella Orientale per le persone che fuggivanodalla Somalia, dall’Eritrea e dal Darfur in Sudan.

L’aumento dell’instabilità in Libia ha portato inparte ad unire questi tre sentieri all’altezza deldeserto del Sahara e a trasformare in principaleper i trafficanti la via che va dalle coste della Li-bia all’Italia, conosciuta anche come rotta delMediterraneo Centrale.Se si guardano sia i dati di Frontex11 che quellidell’ioM12, si nota che, a partire dai primi mesidel 2015, si sta affermando in modo consistenteanche una seconda rotta più Egea che coinvolgeinvece la Grecia e la Turchia. Sempre secondole fonti menzionate, però, le rotte più usate daitrafficanti verso l’Europa, concentrate quasi tuttenel Mediterraneo, nel 2014 e nel primo semestre2015 sono le seguenti:� Via del Mediterraneo Centrale: nel 2014 è

la via più battuta. Come suddetto, parte dal-l’Africa Settentrionale e negli ultimi anni sem-pre più spesso dalla Libia, dove vengono fattearrivare le persone in fuga da numerosi Paesidell’Africa Sub Sahariana ma anche del Me-dioriente. Questa rotta, attraverso imbarca-zioni sempre più precarie, porta in Italia o aMalta. Nel 2014 in Italia sono, infatti, sbarcatepiù di 170.000 persone in fuga, di cui oltre43.000 erano siriane e più di 33.000 eritree,seguite da quasi 26.000 persone di diversipaesi Sub Sahariani. I numeri degli arrivi inEuropa attraverso questa via sono triplicatinel 2014 rispetto al 2013, cioè quanto più èaumentata l’instabilità della Libia tanto piùla rotta che la attraversa si è andata accredi-tando come quella principale che viene usatadai trafficanti di esseri umani. La maggioran-za delle persone che arriva in Italia con que-sto percorso è costituita da uomini; inoltre,nel 2014, si è registrato il 15% di minori (dicui ben 14.300 non accompagnati) e circal’11% di donne.

� Via del Mediterraneo Orientale: è la secon-da via più usata dai trafficanti. Secondo Fron-tex13 nel 2014 più di 50.000 persone sonotransitate dalla Turchia e dalle aree limitrofeverso la Grecia e, anche se in misura inferio-re, verso la Bulgaria e Cipro. È una rotta cheha una sua diramazione via mare e una se-conda diramazione via terra. Le nazionalitàpiù frequenti nel 2014 su questa rotta sonostate quelle dei siriani (quasi 31.000), seguitida afghani (circa 15.000), somali (quasi1.500) e iracheni (500).

� Via del Mediterraneo verso la Puglia e laCalabria: è seguita dalle imbarcazioni che

fluire nel Mar Mediterraneo alcune delle vie prin-cipali usate dai trafficanti di esseri umani. Va ri-cordato inoltre che l’instabilità sempre più gene-rale in cui si è venuta a trovare la Libia dopo l’in-tervento armato della nato, la caduta di Ghed-dafi e una serie di alterne vicende, ha reso questoPaese già dal 2013, poi via via sempre di più nel2014 e anche nei primi mesi del 2015, quello diuna delle rotte principali utilizzata dai trafficantiverso l’Europa. Già negli anni precedenti, per lepersone in fuga dall’Africa, si erano attestate prin-cipalmente soprattutto tre direttrici10:

10 aa.vv., Futuri contrabban-dati, il pericoloso percorsodei migranti dall’Africa al-l’Europa, maggio 2014,http://www.globalinitia-tive.net/download/global-initiative/Global%20Ini-tiative%20-%20Futuri%20contrab-bandati%20-%20Mag-gio%202014.pdf

11 Frontex, Annual RiskAnalysis, 2015, pp. 16-25,http://frontex.europa.eu/assets/Publications/Risk_Analysis/Annual_Risk_Analysis_2015.pdf

12 IOM - Mediterranean Up-date Missing Migrant Proj-ect, 9 June 2015,http://missingmigrants.iom.int/sites/default/files/documents/IOM-Mediter-ranean-Update-9June2015.pdf.

13 Frontex, Profughi nel Medi-terraneo, chi sono, quantisono, da dove vengono equanti ne muoiono, artico-lo 21/04/2015,http://www.giornaletti-smo.com/archives/1789693/profughi-nel-mediter-raneo-quanti-dove-vengo-no-quanti-ne-muoiono/

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

� Via del Mediterraneo Occidentale: è quellache va dall’Africa settentrionale alla Spagna.Sempre secondo Frontex15 nel 2014 l’hannopercorsa 7.842 persone: la maggioranza era-no persone in fuga dal Camerun (circa 1.500),seguite da coloro che fuggivano dall’Algeria(800 circa) e dal Mali (più o meno 700).

� Via dall’Africa Occidentale al Mediterraneo:è probabilmente la rotta meno in voga al mo-mento e meno seguita da richiedenti asilo. Nel2014 solo 276 persone sono infatti arrivate in Eu-ropa in questo modo ed erano originarie più chealtro del Marocco, della Guinea e del Senegal.

partono dalla Turchia e dalla Grecia e chehanno come meta le coste di Puglia e Cala-bria. Fino al 2013 hanno transitato di qui piùche altro siriani, pakistani e altri migranti intransito dal Pakistan. Nel 2013 Frontex haconteggiato circa 5.000 persone che hannoseguito questa via14. La novità consiste nelfatto che, da settembre 2014, grosse navi car-go hanno cominciato a salpare con famigliesiriane a bordo da Mersin, in Turchia, diret-tamente verso l’Italia (viaggio che costa trai 5.000 e i 6.000 euro a persona ma per il mo-mento ha altissimi esiti di buona riuscita).

la CoMMissione eUropea per il periodo2014-2020 ha semplificato la program-mazione dei finanziamenti destinati al so-stegno delle politiche in materia di immi-grazione degli Stati membri prevedendodue unici strumenti finanziari: il FAMI-Fondo Asilo Migrazione e Integrazione(AMIF - Asylum Migration IntegrationFund) e il Fondo Sicurezza Interna (Fsi).Obiettivo principale del Fami è quello di“contribuire alla gestione efficace dei flus-si migratori e all’attuazione, al rafforza-mento e allo sviluppo della politica co-mune di asilo, protezione sussidiaria eprotezione temporanea e della politicacomune dell’immigrazione, nel pieno ri-spetto dei diritti e dei principi riconosciutidalla Carta dei diritti fondamentali del-l’Unione europea”. Il Fondo, progettatoper migliorare la gestione dei flussi mi-gratori nell’Unione in conformità con lapolitica comune in materia di asilo, pro-tezione sussidiaria e protezione tempora-nea e della politica comune di immigra-zione, subentra a tre dei quattro Fondispecifici che formavano il programmaquadro “SOLID” (Solidarietà e gestionedei flussi migratori), ovvero il Fondo eu-ropeo per i rifugiati, il Fondo europeo peri rimpatri e il Fondo europeo per l’integra-zione dei cittadini di Paesi terzi. Con la di-minuzione del numero dei Fondi, e dei re-lativi regolamenti, la Commissione ha vo-luto contribuire allo snellimento delle pro-cedure e ad una maggiore consapevolezzadelle regole di base. Nello specifico, il Fon-do Asilo Migrazione e Integrazione si con-

centrerà sulla gestione integrata della mi-grazione, sostenendo tutti gli aspetti delfenomeno migratorio, incluso l’asilo, lamigrazione regolare, il rimpatrio dei cit-tadini stranieri e l’integrazione. Il pro-gramma FAMI mira in particolare ad al-cune azioni:• rafforzare e sviluppare il Sistema Eu-

ropeo Comune di Asilo;• supportare la migrazione legale nel-

l’Unione in linea con le esigenze eco-nomiche e sociali degli Stati membri epromuovere l’effettiva integrazione deicittadini di Paesi terzi, compresi i ri-chiedenti asilo e i beneficiari di prote-zione internazionale;

• migliorare strategie di rimpatrio eque edefficaci negli Stati membri, con accentosulla sostenibilità del rimpatrio e riam-missione effettiva nei Paesi di origine;

• migliorare la solidarietà e la ripartizio-ne delle responsabilità tra gli Statimembri, in particolare quelli più espostiai flussi migratori e di asilo.

Il Fondo inoltre finanzia  azioni mirate ri-volte a cittadini di Paesi terzi o ad apolidi,inclusi i loro familiari, che:• sono rifugiati o richiedenti asilo;• sono beneficiari di protezione sussidia-

ria o hanno presentato domanda perquesta forma di protezione;

• godono della protezione temporaneaai sensi della direttiva 2001/55/CE;

• sono reinsediati in uno Stato membro,sono legalmente residenti in uno Statomembro o sono in corso di acquisizionedi residenza legale in uno Stato membro;

• sono nel territorio di un Paese terzo eintendono migrare verso l’Ue, rispet-tando le misure e/o condizioni di pre-partenza specifiche;

• godono del diritto di soggiorno in unoStato membro ai sensi della direttiva2004/83/CE o della direttiva2001/55/CE, e hanno scelto di utiliz-zare il rimpatrio volontario;

• non soddisfano più le condizioni di in-gresso e/o soggiorno in uno Statomembro.

Per assicurare inoltre la corrispondenzatra politiche nazionali e le priorità indivi-duate invece a livello comunitario, la Com-missione ha avviato inoltre con ciascunoStato membro il cosiddetto Dialogo Poli-tico un processo di consultazione volto araggiungere un’ intesa comune sulle stra-tegie da attivare nel nuovo ciclo di pro-grammazione dei fondi. Ad oggi l’Italia èin attesa dell’approvazione della Program-mazione Pluriennale del Fami da partedella Commissione Europea

Riferimenti e fonti• sito web Ministero dell’Interno www.interno.it

- Sito web Commissione Europea – DG Affari Inter-ni http://ec.europa.eu/home-affairs/funding/be-yond/funding_intro_en.htm.

• Regolamento (UE) N. 514/2014 del ParlamentoEuropeo e del Consiglio del 16 aprile 2014 recantedisposizioni generali sul Fondo asilo, migrazione eintegrazione e sullo strumento di sostegno finan-ziario per la cooperazione di polizia, la prevenzionee la lotta alla criminalità e la gestione delle crisi.

• Regolamento (UE) N. 516/2014 del ParlamentoEuropeo e del Consiglio del 16 aprile 2014 che isti-tuisce il Fondo Asilo, migrazione e integrazione,che modifica la decisione 2008/381/CE del Con-siglio.

Fondo Asilo, Migrazione e Integrazione (FAMI)

14 ibid, p18http://www.giornaletti-smo.com/archives/1789693/profughi-nel-mediterra-neo-quanti-dove-vengono-quanti-ne-muoiono/

15 ivi

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

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� Rotta Balcanica: è una via di terra per en-trare in Europa e in Italia, usata nel 2014 da43.357 persone con un incremento del 117%.In un anno è diventata la terza rotta per nu-mero di arrivi e nel 2015 è ulteriormente cre-sciuta diventando la prima via di ingresso. Èstata percorsa soprattutto da persone in fugadal Kossovo (quasi 22.000), dall’Afghanistan(più di 8.000) e dalla Siria (quasi 7.500). Inparticolare, le persone in fuga dal Kossovo sisono concentrate negli ultimi mesi del 2014,quando sono circolate delle voci secondo cuisarebbe stato più facile ottenere asilo per i Ko-sovari in Europa, in quanto il loro Paese nonera più considerato sicuro nelle liste francesi.In realtà, il numero di dinieghi che queste per-sone hanno ricevuto alla fine del 2014 e neiprimi mesi del 2015 ha clamorosamentesmentito quelle voci.

Da quanto descritto si desume che la maggiorparte delle persone coinvolte negli spostamentiforzati sono fuggite dall’Africa Sub Saharianae dal Medio Oriente e che i loro movimenti ob-bligati sono dovuti a una combinazione di con-flitti armati, deterioramento delle condizionidi sicurezza e mancato rispetto dei diritti umaniin numerose regioni del mondo. In queste persone si riflettono le dure condizionidi vita dei loro paesi di provenienza che le han-no portate a scappare, mentre le loro caratteri-stiche – soprattutto il genere e l’età – nonché lerotte scelte dai trafficanti di esseri umani, sonostrettamente in relazione alle politiche di asiloe alle pratiche di accoglienza dei territori versocui transitano o che vorrebbero raggiungere.

Quanti sono arrivati in Europa e quantisono morti nel Mediterraneo nel 2014e nel primo semestre del 2015Nel 2014 i 28 paesi dell’Unione Europea hannoregistrato 570.800 domande d’asilo, il 44% inpiù rispetto al 2013 (quando erano state396.700). Di queste domande, un numero im-portante (218.00) sono state presentate dallepersone arrivate in Europa attraverso il Medi-terraneo, di cui molte transitate dall’Italia(170.000). Sono stati più di 3.500, invece, coloroche, nel 2014, sono annegati durante la traver-sata del Mediterraneo. A questi arrivi occorre ag-giungere chi è entrato irregolarmente in Europa,per esempio passando in macchina dalla Turchiaalla Bulgaria (3.052), chi ha cercato di entrarecon documenti falsi (9.400) o di muoversi tra di-versi paesi europei (9.968). Altre 441.780 per-sone sono state accusate di permanenza irrego-lare e a 252.000 di queste è stato chiesto di la-sciare l’Europa. Gli effettivi rimpatri – effettuatidai diversi paesi europei verso i paesi di originedelle persone fermate in condizione irregolare16

– sono stati 161.309. Sempre nel 2014, sono statiarrestati 10.234 trafficanti di esseri umani e bloc-cate ai confini dell’Unione Europea circa 114.000persone. Intanto nel 2015, fino a metà giugno,sulle coste europee sono sbarcate attraverso ilMediterraneo 103.000 persone di cui più di54.000 in Italia, 47.000 in Grecia, 1.000 in Spa-gna e 100 a Malta. In Italia la prima nazionalitàper numero di arrivi è quella degli eritrei (circa5.300), seguiti dai somali (3.700) e dai nigeriani(2.700), mentre i siriani, contrariamente all’annoscorso, sono al quarto posto con poco più di2.000 arrivi. Sempre i Siriani sono, invece, la pri-ma nazionalità in Grecia (12.667) seguiti dagliafghani (5.200)17. Un forte campanello d’allarmeè costituito, però, dal numero dei morti nel Me-diterraneo che, nella prima metà del 2015, hagià superato le 1.800 unità. A questo va aggiuntociò che sta accadendo in Ucraina: le persone inuscita da questo paese non hanno raggiunto cer-tamente le cifre impressionanti delle persone infuga dalla Siria. Tuttavia la crisi in Ucraina è di-ventata, nel 2014, la peggiore in Europa. I datidi giugno 2015 dell’UnhCr confermano quantodetto: nel 2014 le persone in fuga da questa na-zione sono state circa 800.000, di cui 271.200hanno inoltrato domanda d’asilo in Russia18.

Dal Mediterraneo all’ItaliaGuardando con più attenzione agli sbarchi av-venuti in Italia emerge come nel 2014 le personegiunte via mare sono state più di 170.000, maquelle che hanno fatto domanda d’asilo nel no-stro Paese risultano poco più di 63.000. Dal con-fronto tra le nazionalità di chi è sbarcato e di chiha fatto domanda d’asilo emergono cose inte-ressanti. Più precisamente, i primi dieci paesi diprovenienza delle persone sbarcate sono stati:la Siria (42.425), l’Eritrea (34.329), il Mali(9.908), la Nigeria (9.000), il Gambia (8.691),la Palestina (6.017), la Somalia (5.756), il Se-negal (4.933), il Bangladesh (4.386) e l’Egitto(4.095). D’altra parte, le prime dieci nazionalitàdi chi ha fatto domanda d’asilo in Italia, nellostesso anno, sono, nell’ordine, la malese (9.800),la nigeriana (9.700), la gambiana (8.500), pa-kistana (7.100), senegalese (4.671), bengalese(4.524), afghana (4.104), ghanese (3.104),ucraia (2.075), ivoriana (1.491).È evidente, dunque, che coloro che hanno fattodomanda d’asilo nel nostro Paese nel 2014 ave-vano soprattutto nazionalità subsahariana oerano in fuga dal Pakistan, dal Bangladesh edall’Afghanistan. Questo perché la maggioranzadi siriani e di eritrei arrivati via mare o attra-verso altri percorsi, non si è tendenzialmentefermata in Italia, ha provato a non lasciare leproprie impronte digitali per poi trasferirsi inaltri paesi.

16 Frontex, Annual Risk Analy-sis, 2015,http://frontex.europa.eu/assets/Publications/Risk_Analysis/Annual_Risk_Analysis_2015.pdf

17 ioM, Mediterranean Update,9 maggio 2015,http://missingmigrants.iom.int/sites/default/files/documents/IOM-Mediter-ranean-Update-9June2015.pdf

18 UnhCr, Global Trends,Forced Displacement in2014, p. 15,http://www.unhcr.org/556725e69.html

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

Il naufragio avvenuto il 3 ottobre 2013 a Lam-pedusa, che provocò 366 morti accertati e circa20 dispersi presunti, ha rappresentato un forteimpulso all’adozione di interventi e politiche diaccoglienza a favore dei richiedenti protezioneinternazionale. Innanzitutto a seguito del nau-fragio, il Governo italiano, decide di rafforzareil dispositivo nazionale per il pattugliamentodel Canale di Sicilia autorizzando l’operazioneMare Nostrum, una missione militare e umani-taria con la finalità di prestare soccorso ai mi-granti. L’operazione, che prende avvio il 18 ot-tobre 2013 e termina il 31 ottobre 2014 consi-steva in una duplice missione: garantire la sal-vaguardia della vita in mare e assicurare allagiustizia quanti lucrano sul traffico illegale dimigranti. In secondo luogo, considerando ilgrande afflusso di cittadini stranieri richiedenti,relativamente all’accoglienza, al bando pubbli-cato il 30 luglio 2013 focalizzato sulla realizza-zione di progetti di accoglienza per circa 20.000

posti nell’ambito dello sprar per il triennio2014-2016 messi a disposizione dagli Enti localiin partenariato con le realtà del privato socialefinanziati con il Fondo nazionale per le politichee i servizi dell’asilo (Fnpsa), a giugno 2014, ilDipartimento per le liberà civili e l’immigrazionedel Ministero dell’Interno (circolare n. 7418 del20 giugno 2014) dà seguito ad una circolarecon la quale dispone il reperimento di ulterioriposti di accoglienza nei singoli territori regionaliattraverso la realizzazione di Centri di acco-glienza straordinaria (Cas) temporanei. L’intesacon la quale viene approvato il Piano nazionaleper fronteggiare il flusso straordinario di citta-dini extracomunitari, come vedremo a breve,adottata in sede di Conferenza Unificata il 10luglio 2014 contiene i criteri di ripartizione deirichiedenti protezione internazionale a livellonazionale stabilendo che l’assegnazione debbaavvenire nell’ambito dei tavoli di coordinamentoregionali.

1.2 Politiche di accoglienza e protezioneinternazionale in Italia

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Il Piano nazionale per fronteggiare ilflusso straordinario di cittadiniextracomunitari, adulti, famiglie eminori stranieri non accompagnatiL’Intesa tra il Governo, le Regioni e gli Enti lo-cali, adottata in sede di Conferenza Unificatadel 10 luglio 2014, ha approvato il Piano nazio-nale per fronteggiare il flusso straordinario dicittadini extracomunitari, adulti, famiglie e mi-nori stranieri non accompagnati.Nell’Intesa viene posta la necessità di mettere apunto un Piano operativo nazionale che forniscale linee guida per l’attivazione e la gestione diun sistema di accoglienza in grado di fronteg-giare il grande afflusso di arrivi di cittadini ex-tracomunitari. Il Piano “dovrà operare su duepiani contemporanei coniugando, da un lato, lanecessità di dare risposte immediate alle impel-lenti esigenze di accoglienza delle persone chearrivano in numeri molto elevati sulle coste me-ridionali e nei luoghi di frontiera e, dall’altro,l’assoluta e indifferibile necessità di impostaresubito un piano strutturato che permetta di ri-condurre a gestione ordinaria e programmabilegli interventi relativi sia agli adulti che ai minorinon accompagnati. E i due piani devono essereperseguiti contemporaneamente e coerentemen-te. Viene poi posta la necessità di distinguere trauna fase di soccorso (Centri di primo soccorsoe assistenza nelle regioni di sbarco o limitrofe),una di prima accoglienza e qualificazione (Cen-tri-Hub Regionali e/o Interregionali) e una diseconda accoglienza ed integrazione (Sistemasprar) e costruire un sistema che consenta iltempestivo passaggio da una fase all’altra, at-traverso l’utilizzo delle strutture già esistenti oattraverso la creazione di nuove e, allo stessomodo, è previsto il tempestivo collocamento deiprofughi secondo un condiviso piano di riparti-zione sul territorio nazionale che faccia riferi-mento, in via prioritaria, all’ampliamento dellarete sprar. Viene quindi descritto il processo diattuazione delle fasi di soccorso e accoglienzanell’ambito del sistema di accoglienza nazionale: La prima fase (soccorso e prima assistenza) do-

vrà comprendere le procedure di identificazio-

ne, un primo screening sanitario, la rispostaai necessari bisogni materiali (igiene, abbiglia-mento, ecc..), un’ampia attività informativa,nonché la prima individuazione di nuclei fa-miliari o persone vulnerabili. Tali interventisono realizzati in strutture governative a ciòdeputate e dovranno avere tempi di perma-nenza contenuti al fine garantire il massimoturn over delle presenze, evitando così la sa-turazione dei Centri stessi, e favorendo il pron-to invio degli stranieri nelle strutture di “primaaccoglienza” dislocate sui territori regionali.

Nella seconda fase (Prima accoglienza e qua-lificazione), al fine di consentire il regolareordinato afflusso verso il Sistema sprar dellepersone provenienti dalla fase di soccorso, ilMinistero dell’Interno, di concerto con le Re-gioni e con gli Enti locali e attraverso proprifinanziamenti provvede all’attivazione di Cen-tri/Hub di livello regionale e/o interregionale.

CITTADINI STRANIERIENTRATI IN MODO IRREGOLARE

IN ITALIA

PRIMA ACCOGLIENZA

Inserimentoin CARA/CPSAS/CDA

SECONDA ACCOGLIENZA

Inserimentoin progetti SPRAR

PREFETTO DISPONE L’ESPULSIONE

INTERNAZIONALE

DOMANDADI PROTEZIONE

INTERNAZIONALEPRESENTATA

DOMANDADI PROTEZIONE

INTERNAZIONALENON PRESENTATA

PRIMA ASSISTENZAIDENTIFICAZIONE

Intima a lasciareil territorio dello Statoentro 15 giorni

Figura 1.2

Il sistema di accoglienzaitaliano

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

Commissioni Competenza territoriale Sezioni Competenza territoriale

ANCONA Regioni Marche, Abruzzo

BARI Province di Bari e Matera Bari Province di Bari e Matera

BOLOGNA Regione Emilia-Romagna ForlìCompetenza prioritaria nelle province di Forlì-Cesena,Ravenna e Rimini

BRESCIAProvince di Brescia, Cremona, Mantova, Bergamo

CAGLIARI Regione Sardegna

CASERTAProvince di Caserta, Benevento e Avellino

CATANIA Province di Catania e EnnaCatania Provincia di Catania

Enna Competenza prioritaria nella provincia di Enna

CROTONE Regione CalabriaCrotone

Competenza prioritaria nella province di Crotone e Catanzaro

ReggioCalabria

Competenza prioritaria nelle province di ReggioCalabria, Cosenza e Vibo-Valentia

FIRENZE Regioni Toscana e Umbria PerugiaCompetenza prioritaria nella Regione Umbria e nellaprovincia di Arezzo

FOGGIAProvince di Foggia e Barletta-Andria-Trani

GORIZIA Regione Friuli-Venezia Giulia

LECCEProvince di Lecce, Brindisi e Taranto

MILANOProvince di Milano, Pavia, Sondrio, Varese, Lecco, Como,Lodi e Monza-Brianza

MilanoProvince di Milano, Pavia, Sondrio, Varese, Lecco, Como, Lodi e Monza-Brianza

PALERMO Province di Palermo e Messina

ROMA Regione Lazio

Roma IRegione Lazio e con competenza prioritaria nelle province di Roma, Viterbo e Rieti

Roma II

Roma III

FrosinoneCompetenza prioritaria nelle province di Frosinone e Latina

SALERNORegione Molise, province diSalerno, Napoli e Potenza

Campobasso Competenza prioritaria nella Regione Molise

SIRACUSAProvince di Siracusa, Caltanissetta e Ragusa

Caltanissetta Competenza prioritaria nella provincia di Caltanissetta

Ragusa Competenza prioritaria nella provincia di Ragusa

TORINORegioni Piemonte, Valle d’Aosta e Liguria

TorinoCompetenza prioritaria nella Regione Valle d’Aosta enelle provincie di Torino, Cuneo, Asti, Verbania, Biella,Vercelli e Novara

GenovaCompetenza prioritaria nella Regione Liguria e nella provincia di Alessandria

TRAPANI Provincie di Trapani e AgrigentoTrapani Competenza prioritaria nella provincia di Trapani

Agrigento Competenza prioritaria nella provincia di Agrigento

VERONARegioni Veneto e Trentino-Alto Adige

PadovaCompetenza prioritaria nelle province di Padova, Venezia e Rovigo

Tabella 1.1

Commissioni territorialiper il riconoscimentodella protezioneinternazionale

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

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I Centri dovranno avere le seguenti caratte-ristiche e funzioni: � capienza adeguata al bacino di riferimento

regionale o interregionale e comunque inlinea con modelli di gestione congruenticon le funzioni da svolgere;

� accoglienza riferita a stranieri che sianogià stati sottoposti alle procedure di fotosegnalamento e al primo screening sanita-rio e che abbiano espresso, nella fase di soc-corso, la volontà di richiedere protezione;

� tempo di permanenza limitato al periodonecessario alla formalizzazione della do-manda di protezione (modello C3) e allaconclusione delle procedure di esame delledomande da parte della Commissione odella Sezione territoriale competente non-ché alla individuazione della migliore col-locazione possibile nel Sistema sprar;

� assorbimento da parte dei Centri/Hub dilivello regionale di tutte le altre attività at-tualmente gestite nei Centri di accoglienzaper richiedenti asilo (Cara).

Nella terza fase (seconda accoglienza e inte-grazione), avendo confermato lo sprar comesistema unico di accoglienza delle persone ri-chiedenti o titolari di protezione internazio-nale, tale Sistema viene esteso anche all’ac-coglienza di secondo livello di tutti i minorinon accompagnati, prevedendo un ulterioreampliamento del sistema.

Il coordinamento delle misure previste nel Pianoè assicurato dal Ministero dell’Interno che si av-vale del supporto e delle indicazioni emersenell’ambito del Tavolo di Coordinamento Nazio-nale, al fine di rendere il sistema concertativocon anCi, Upi e Conferenza delle Regioni, meto-do ordinario. L’Intesa ha infatti definito il sistemadi governance nazionale e regionale prevedendoun Tavolo di coordinamento nazionale e Ta-voli di coordinamento regionali. A questa in-dicazione è stata data applicazione attraverso ilDecreto del Ministro dell’Interno del17/10/2014 che ha disciplinato funzione e com-posizione dei predetti Tavoli. Come previsto daldecreto, al Tavolo nazionale sono attribuite leseguenti funzioni:� indirizzo e programmazione delle attività fi-

nalizzate a gestire i flussi migratori non pro-grammati;

� ottimizzazione dei sistemi di accoglienza deirichiedenti e/o beneficiari di protezione in-ternazionale;

� aggiornamento del Piano Operativo Nazio-nale;

� predisposizione, ogni due anni, salva la ne-cessità di un termine più breve, del Piano na-zionale che individua le linee di interventoper realizzare l’effettiva integrazione dei be-

neficiari di protezione internazionale.Il Tavolo ha inoltre funzione di coordinamentodei tavoli regionali istituiti e presieduti dal pre-fetto del capoluogo di regione, allo scopo di at-tuare a livello territoriale, per quanto di compe-tenza, i programmi e gli indirizzi stabiliti a livellonazionale. È anche sede di condivisione e con-fronto sulla programmazione dei pertinenti fon-di europei e, in particolare, del Fondo Asilo Mi-grazione e Integrazione (FaMi). Mentre gli altriripi di coordinamento regionale attuano, perquanto di competenza, i programmi e gli indi-rizzi stabiliti dal Tavolo di coordinamento na-zionale, al fine di gestire i flussi migratori nonprogrammati e ottimizzare i sistemi di accoglien-za di richiedenti e/o beneficiari di protezioneinternazionale, nonché di facilitare i processi diintegrazione, attraverso l’attivazione, in via or-dinaria, di un’efficace cooperazione interistitu-zionale in ambito regionale. I Tavoli regionali,nel loro ambito di competenza, esercitano il mo-nitoraggio sull’attuazione del Piano nazionaleintegrazione e di tutti gli altri piani o programmiadottati dal Tavolo di coordinamento nazionalee inviano annualmente una relazione sull’attivitàsvolta nell’anno, entro il 15 gennaio dell’annosuccessivo, che include osservazioni e proposteal Tavolo di coordinamento nazionale, anche alfine di contribuire alla stesura del Piano integra-zione, tenuto conto delle iniziative assunte daiConsigli territoriali per l’immigrazione.Per garantire la sostenibilità del sistema, obiet-tivo prioritario dell’Accordo, si è reso inoltre ne-cessario affrontare il tema dei tempi di accessoalla procedura di richiesta di protezione inter-nazionale e di risposta da parte delle commis-sioni. È stata posta quindi la necessità di: � Velocizzare le procedure di identificazione e

di verbalizzazione delle richieste di asilo daparte delle Questure (prevedendo anche mag-giore disponibilità di mediatori e interpretiper la presentazione delle domande) in mododa garantire immediato accesso alla proce-dura, semplificando le modalità operativeconnesse, anche al fine dell’immediato rilasciodel permesso di soggiorno.

� Accelerare i tempi di esame delle richieste diprotezione internazionale, da parte delleCommissioni territoriali, per poter avviarenel più breve tempo possibile, ove ne sussi-stano i requisiti, i percorsi di integrazione so-ciale e di autonomia di questi cittadini.

L’ampliamento delle Commissioniterritoriali e la semplificazione del procedimento di esame delle pratiche La legge 17 ottobre 2014, n. 146, di conver-sione con modificazioni, del decreto legge n. 119

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cedimento di esame delle domande attraversol’introduzione di nuove modalità di svolgimentodel colloquio, invertendo il criterio sino ad oraseguito in base al quale il colloquio si svolgevasempre davanti alla Commissione e soltanto surichiesta dell’interessato davanti ad un solo com-ponente. Senza incidere sulla decisione finaleche rimane assunta collegialmente dalla Com-missione, il colloquio si svolge infatti di normaalla presenza di uno solo dei componenti dellaCommissione, con specifica formazione e, ovepossibile, dello stesso sesso del richiedente. Sudeterminazione del Presidente, o su richiestadell’interessato, preventivamente informato, ilcolloquio può essere svolto davanti all’intera

del 27 agosto 2014, in sostituzione del decretolegislativo 25/2008, prevede che le Commissioniterritoriali, insediate presso le prefetture cheforniscono il necessario supporto organizzativoe logistico, con il coordinamento del Diparti-mento per le libertà civili e l’immigrazione delMinistero dell’Interno, siano fissate nel numeromassimo di venti e che le sezioni possano essereistituite fino ad un numero massimo complessivodi trenta per l’intero territorio nazionale e cheoperino in base alle disposizioni che regolanol’attività delle Commissioni territoriali. Nella stessa legge 146/2014, per contribuire adaccelerare i tempi di trattazione delle istanze diasilo, è stata prevista la semplificazione del pro-

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

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Commissione. Per la determinazione della com-petenza territoriale della Commissione, è inoltreprevista l'introduzione di criteri aggiuntivi chetengano conto dei trasferimenti del richiedenteasilo da un centro all’altro, ma anche, su deci-sione del presidente della Commissione nazio-nale, del numero dei procedimenti assegnati aciascuna Commissione e di eventuali cambi diresidenza dell’interessato.

Ampliamento posti dello SPRAR –Bando 2014-2016Il Capo Dipartimento per le Libertà Civili e l’Im-migrazione con proprio decreto del 17 settembre2013, in attuazione del decreto del Ministro

dell’Interno del 30 luglio 2013 relativo alla pre-sentazione da parte degli enti locali delle do-mande di contributo per servizi di accoglienzadi richiedenti e titolari di protezione internazio-nale e umanitaria a valere sul Fondo nazionaleper le politiche e i servizi dell’asilo, prevede cheper il triennio 2014-2016, in considerazione delconsistente e continuo afflusso di cittadini stra-nieri sul territorio nazionale, la capacità ricettivadello sprar (Sistema di protezione per richie-denti asilo e rifugiati) è stabilita in 16.000 posti. Nel corso del 2014 sono stati finanziati 12.602posti strutturali, a cui si sono sommati 8.150 po-sti aggiuntivi, di cui 6.002 previsti dal decretoministeriale del 30 luglio 2013 e attivati a partireda luglio 2014 e 1.932 posti aggiuntivi attivaticon l’ulteriore decreto di ottobre dello stesso an-no. Inoltre, a seguito dell’accordo sancito il 10luglio 2014 dalla Conferenza Unificata pressola Presidenza del Consiglio dei Ministri, nell’am-bito del “Piano nazionale per fronteggiare il flus-so straordinario di migranti, adulti, famiglie eminori non accompagnati”, il Ministero dell’In-terno, in data 23 luglio 2014, ha inviato al Ser-vizio Centrale una comunicazione per avviare“un’indagine conoscitiva al fine di accertare ladisponibilità degli enti locali facenti parte dellarete sprar a incrementare i posti per l’accoglien-za di minori stranieri non accompagnati” anchenon richiedenti asilo, specificando che il contri-buto statale pro capite/pro die per questi postisarebbe stato di 45 euro. Sono stati quindi indi-viduati e attivati 216 posti aggiuntivi per minorinon accompagnati. Complessivamente, per il2014 la rete sprar ha reso disponibili 20.752posti di accoglienza, ai quali vanno aggiunti glioltre 700 posti aggiuntivi attivati da maggio2015, per un totale di 21.449 posti di accoglien-za nell’ambito del Sistema di accoglienza per ri-chiedenti asilo e rifugiati.

L’accoglienza dei minori stranierinon accompagnati e il Fondo perl’accoglienza dei minori stranierinon accompagnatiNell’accordo del 10 luglio 2014 viene confer-mata l’esigenza di ricondurre a una governancedi sistema la presa in carico dei minori stranierinon accompagnati. In quest’ottica, il sistema do-vrà articolarsi e prevedere: a) l’attivazione distrutture governative di primissima accoglienzaad alta specializzazione, che accolgano i minoristranieri non accompagnati nella fase del primorintraccio, con funzioni di identificazione, dieventuale accertamento dell’età e dello status,anche al fine di accelerare l’eventuale ricongiun-gimento con parenti presenti anche in altri Paesidell’Ue; b) la pianificazione dell’accoglienza disecondo livello di tutti i minori stranieri non ac-

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

Emilia Romagna 50

Basilicata 97

Puglia 48

Calabria 50Sicilia 191

Campania 196

Lazio 50

Liguria 50

Toscana 46

Figura 1.3

Bando FAMI - Progettifinanziati 2015

compagnati nell’ambito dello sprar, adeguata-mente potenziato e finanziato.Per fronteggiare le situazioni di afflusso sullecoste italiane di minori stranieri non accompa-gnati, nell’Accordo è stabilito che sia il Ministerodell’Interno a coordinare la costituzione di strut-ture temporanee per l’accoglienza di minori stra-nieri non accompagnati, individuate ed autoriz-zate dalle Regioni, di concerto con le Prefetturee gli Enti Locali. Contemporaneamente, il Mini-stero dell’Interno provvede anche ad aumentarein maniera congrua la capienza di posti nellarete dello sprar specificamente dedicati all’ac-coglienza dei minori stranieri non accompagnati.Coerentemente con quanto stabilito nel Piano,la legge di stabilità 2015 (L. 190/2015, art. 1,co. 181-182) istituisce, a decorrere dal 1° gen-naio 2015, il Fondo per l’accoglienza dei minoristranieri non accompagnati, nello stato di pre-visione del Ministero dell’Interno. Nel nuovo

fondo confluiscono le risorse dell’analogo Fondonazionale per l’accoglienza dei minori stranierinon accompagnati istituito presso il Ministerodel Lavoro e delle Politiche Sociali dal decreto-legge 95/2012 (convertito dalla L. 135/2012)che viene contestualmente soppresso. La stessalegge di stabilità ha previsto per il 2015 l’incre-mento di 12,5 milioni di euro del Fondo per l’ac-coglienza dei MSNA, che arriva così ad avereuna dotazione di 32,5 milioni di euro.

Gli hub e il bando SPRAR perminori stranieri non accompagnati Il 23 dicembre 2014 il Capo del Dipartimentoper le Libertà Civili e l’Immigrazione ha adottatol’Avviso pubblico per la presentazione di progettifinanziati a valere sul Fondo Asilo, Migrazionee Integrazione 2014-2020 – Assistenza Emer-genziale “Miglioramento della capacità del ter-ritorio italiano di accogliere minori stranieri non

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accompagnati”. L’Avviso prevede la realizzazio-ne, in strutture ad alta specializzazione, equa-mente distribuite sul territorio nazionale in nu-mero massimo di 2 per Regione, di attività di ac-coglienza temporanea di Msna per 800 postigiornalieri. In tali centri, dovranno essere com-plessivamente garantiti servizi di ospitalità perun breve periodo al fine di assicurare l’accoglien-za di 2.400 Msna e l’erogazione di circa 217.600giornate di accoglienza complessive nel periodofebbraio - dicembre 2015.Con i bandi di dicembre e con quello emanatoad aprile 2015 aprile il numero delle strutture(Hub) ammesse a finanziamento è stato com-plessivamente di 16: 1019 con il primo bando e6 con il secondo ed il numero dei posti comples-sivamente coperti dalle strutture in questione èdi circa 800. Mentre il 23 maggio 2015 è stato pubblicato sul-la Gazzetta Ufficiale il decreto del Ministero del-l’Interno del 27 aprile 2015 relativo alla pre-sentazione delle domande di contributo, entrofine luglio 2015, da parte degli enti locali per larealizzazione di progetti finalizzati all’accoglien-za di minori stranieri non accompagnati a caricodel Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizidell’Asilo (Fnpsa). Il decreto fissa, fino al 31 di-cembre 2016, la capacità ricettiva dello sprar- Minori in almeno 1000 posti destinati ai minoristranieri non accompagnati, mentre al relativosostegno finanziario si provvederà nel limite del-le risorse disponibili sul “Fondo nazionale perle politiche e i servizi dell’asilo”, suscettibili diincremento in corso di esercizio di bilancio ancheper effetto di manovre compensative attuate alloscopo di adeguare gli stanziamenti alla effettivaesigenza di attivazione dei servizi di accoglienzadestinati ai minori stranieri non accompagnati.In definitiva, le disponibilità di posti per i MSNAnel corso del 2015 dovrebbero essere le seguenti:778 posti in prima accoglienza, in strutture go-vernative ad alta specializzazione e un’acco-glienza di secondo livello nell’ambito dellosprar, adeguatamente potenziato, per una ca-pienza di circa 2000 posti, di cui 941 già attivia maggio 2015.

Il 2015 e ciò che rimane ancora da fare…Nel 2015, a seguito dell’intensificarsi degli ar-rivi di profughi sulle coste italiane, il Presidentedell’ANCI20 ha richiesto con urgenza al Presidentedella Conferenza Unificata la piena applicazionedi quanto previsto nell’Accordo del 10 luglio 2014.Nella comunicazione in questione viene rilevatala mancata piena attuazione di due strumenti es-senziali a rendere ordinario il sistema di acco-glienza in Italia. Da una parte l’attivazione degliHub regionali di medie dimensioni, previsti per

garantire la diffusione della prima accoglienzasu tutto il territorio nazionale all’interno di unprocesso di maggiore programmazione e moni-toraggio. La costituzione degli Hub permetterebbeinfatti di superare la logica emergenziale che pre-vede ancora l’utilizzo dei CAS da parte delle Pre-fetture per la prima accoglienza a seguito dellosbarco. L’altro aspetto evidenziato riguarda lestrutture di prima accoglienza e l’ampliamentodei posti sprar per l’accoglienza dei minori stra-nieri non accompagnati presenti sul territorio.Per rendere pienamente operativa tale indicazio-ne è necessario, infatti, un adeguato accompa-gnamento, in termini di linee guida e normativaregionale, che ne permetta la piena implemen-tazione. Così come, dal momento in cui l’Intesaprevede la coerenza dei temi dell’accoglienza conquelli dell’integrazione, facendo riferimento inparticolare al Piano nazionale per l’individuazionedelle linee di intervento per realizzare la pienaintegrazione socio-lavorativa dei beneficiari diprotezione internazionale – Fondi FAMI e Fondistrutturali –, per l’Anci risulta dunque fondamen-tale l’adozione21 del Piano Nazionale Integrazionenella misura in cui esso possa, inter alia, definireuna strategia unitaria e strumenti efficaci per su-perare la posizione iniziale di sostanziale svan-taggio in cui si trovano i beneficiari di protezioneinternazionale, promuovendo una reale egua-glianza di opportunità fondata sulla piena auto-nomia del titolare di protezione e sulla sua realecapacità di accedere al sistema economico e so-ciale del Paese di accoglienza. Il Piano NazionaleIntegrazione dovrebbe essere focalizzato princi-palmente sugli aspetti afferenti al raggiungimentodell’autonomia. A tal fine il Piano dovrebbe pre-vedere la strutturazione di un programma nazio-nale per il sostegno all’inserimento lavorativo ealloggiativo e dovrebbe essere previsto un mag-giore coinvolgimento degli Enti locali, ed in par-ticolare dei servizi sociali, nei processi d’integra-zione degli ospiti dei centri. In tal senso appareopportuno da un lato favorire l’accesso alla resi-denza, in accordo con le vigenti previsioni nor-mative, e dall’altro sostenere i percorsi dei richie-denti e beneficiari di protezione in attività di vo-lontariato a livello locale, come indicato nella cir-colare del Capo Dipartimento Libertà Civili e Im-migrazione del 27 novembre 2014. Il Piano Na-zionale Integrazione avrebbe il compito di stimo-lare un’uniformità d’indirizzo nei differenti con-testi regionali delle misure volte a favorire il con-creto accesso alle cure mediche ed alla formazio-ne professionale. Infine, con riferimento al dirittoalla salute, infine, il Piano Nazionale Integrazionedovrebbe fornire indicazioni sulla applicazionein tutto il territorio nazionale delle Linee Guidadi cui all’art.27, comma 1-bis, del D.Lgs 251/07,come modificato dal D.Lgs 18/14.

19 In Sicilia 4, in Campania 2,in Emilia, Liguria, Calabriae Lazio rispettivamente 1in ciascuna regione.

20 Lettera del presidente Fas-sino al presidente Chiam-parino del 4 marzo 2015.

21 Bozza Piano Operativo 21maggio 2015.

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Dal punto di vista normativo, il 2014 si aprecon l’entrata in vigore del Regolamento ue n.604/2013 del Parlamento Europeo e del Con-siglio (cd “Dublino III”). Abrogando il prece-dente Regolamento Ue n. 343/2003, vengonocosì aggiornate e modificate le procedure chestabiliscono i criteri e i meccanismi per la deter-minazione dello Stato membro competente adesaminare la domanda di protezione interna-zionale presentata da un cittadino straniero oda un apolide. Partendo da un presupposto in-dicato dapprima nella Convenzione di Dublino,e nel Regolamento n. 343/2003 successivamen-te, la domanda di protezione può essere esami-nata da un solo Stato membro, e qualora al ter-mine della procedura di determinazione, la com-petenza sia attribuita ad uno Stato membro di-verso da quello in cui si trova il richiedente pro-tezione internazionale, questi dovrà essere tra-sferito. L’obiettivo del regolamento consiste nel-l’eseguire il maggior numero possibile di trasfe-rimenti su base volontaria, fornendo al richie-dente le informazioni adeguate ad un correttosvolgimento del procedimento. In ogni caso, ilsistema ha predisposto anche criteri per l’appli-cazione dei trasferimenti sotto scorta, o comun-que controllati, ma sempre nel rispetto dei dirittiumani dell’individuo. Non solo. Nelle premessedel Regolamento 604/2013 si dà spazio e im-portanza alla giurisprudenza che negli anni iTribunali dei Paesi membri, cosi come le Cortieuropee, vanno formulando in materia di tra-sferimenti, competenze, adeguatezza dei sistemidi asilo, ecc. In questo caso, infatti, nell’applica-zione del Regolamento e dei criteri di trasferi-mento, i Paesi membri sono chiamati a tenereconto della giurisprudenza pertinente, soprat-tutto dinanzi situazione di particolare carattereumanitario. Il Regolamento 604/2013, come già anticipato,affonda le sue radici nella nota Convenzione diDublino, dalla quale prende anche il nome, ve-nendo denominato Dublino III, e negli anni, oltread aver subito modifiche sostanziali, è stato spes-so oggetto di critiche, relative, in particolare, aicriteri di determinazione dello Stato competente,

nonché ai tempi di determinazione e trasferi-mento, ed all’opportunità di applicare il Rego-lamento stesso in sostanza. Il nuovo testo si pro-pone di superare queste, così come le altre cri-ticità. Le modifiche più rilevanti riguardano: l’in-troduzione del colloquio individuale; la defini-zione più estesa di “familiare” e l’introduzionedel concetto di “parente”; una maggiore atten-zione verso il Minore non accompagnato e la suavolontà di chiedere protezione; il divieto di tra-sferire il richiedente, pur sussistendone i criteri,verso un Paese membro nel quale questi possaessere oggetto di trattamenti inumani e degra-danti; una gestione più coordinata dei trasferi-menti ed uno scambio di informazioni tra i Paesimembri coinvolti per eseguire il trasferimentotenendo conto di tutti gli interessi e le posizioniin campo; termini determinati per le prese e leriprese in carico; la possibilità di trattenere ilcittadino straniero per il quale è in corso la pro-cedura di definizione dello Stato membro com-petente ma solo qualora sussista il pericolo difuga; la possibilità che gli Stati membri preve-dano, nel proprio ordinamento giuridico nazio-nale, che il ricorso avverso il provvedimento Du-blino, o la richiesta di riesame, produca un effet-to sospensivo sul provvedimento di trasferimentoimpugnato, in attesa dell’esito del procedimentoanche in forma automatica. Posto che il Rego-lamento prevede una gerarchia di criteri da ap-plicare per la determinazione dello Stato mem-bro competente, e quelli riguardanti la presenzadei familiari e dei parenti, nonché il possesso diun visto o di un titolo di soggiorno, costituisconoi primi criteri, mentre solo successivamente deveessere preso in considerazione quello del Paesedi primo ingresso, vediamo quali sono le defini-zioni di familiare e di parente.Si definiscono familiare22: il coniuge del richie-dente o il partner non legato da vincoli di ma-trimonio con cui abbia una relazione stabile,qualora il diritto o la prassi dello Stato membrointeressato assimilino la situazione delle coppiedi fatto a quelle sposate nel quadro della nor-mativa sui cittadini di paesi terzi; i figli minori,a condizione che non siano coniugati e indipen-

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

1.3 Le novità normative in tema di protezione e tuteladei richiedenti asilo e rifugiati

22 Tenuto conto delle diversedefinizioni di familiare, ilrequisito determinante èche il rapporto di parentelasia già costituito nel Paesedi origine ed al momentodella presentazione delladomanda si trovino in unaltro Stato membro.

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per il seMestre di Presidenza italia-na dell’Unione Europea da luglio a di-cembre 2014, l’UNHCR ha avanzato alGoverno italiano una serie di raccoman-dazioni.

Partendo dalla premessa che seppurmolto sia stato fatto negli ultimi 15 anni,da Tampere in avanti, e più precisamen-te nel quadro del programma di Stoc-colma, con l’adozione degli strumentiin materia di asilo della seconda fase,seguendo il parere espresso dal-l’UNHCR, ancora molte sono le sfideda affrontare per raggiungere un Siste-ma Comune Europeo di Asilo (CEAS),che offra “uno status appropriato a qual-siasi cittadino di un paese terzo che ne-cessiti di protezione internazionale”, nelpieno rispetto della Convenzione del1951 e in particolare del principio dinon-refoulement, oltre che del diritto diasilo sancito dagli articoli 18 e 19 dellaCarta dei Diritti Fondamentali dell’Ue.A fronte di queste considerazioni,l’UNHCR incoraggia l’Italia, nel suo ruo-lo di Presidenza del Consiglio, a intra-prendere in sede di Consiglio le adegua-te discussioni in materia di controlli del-le frontiere, di condivisione delle re-sponsabilità e di politiche a livello di Ue,affinché tali misure prestino attenzioneall’accesso al territorio e alla protezionedi coloro che cercano asilo e rafforzinola solidarietà tra gli Stati membri del-l’Ue, con i paesi di transito e con quellidi primo asilo. Occorre quindi:

• Vigilare sulla corretta attuazione delRegolamento sulla sorveglianza dellefrontiere di mare coordinata da Fron-tex per garantire il rispetto del princi-pio di non-refoulement, il soccorso inmare e lo sbarco in condizione di sicu-rezza, anche per i richiedenti asilo;

• Coordinare il follow-up e l’attuazionedi un piano d’azione a partire dallaComunicazione sui lavori della TaskForce per il Mediterraneo, in relazioneall’asilo e alla garanzia di protezioneper coloro che ne fanno richiesta;

• Considerare la partecipazione allaTask Force per il Mediterraneo da par-te di organizzazioni internazionali eattori della società civile impegnatiin questo campo;

• Garantire che la gestione delle fron-tiere venga condotta con un’atten-zione alla protezione e nel rispettodei diritti fondamentali;

• Sostenere i paesi terzi nel consoli-damento dei propri sistemi di asilo.

L’UNHCR avanza poi alla Presidenza ita-liana ulteriori raccomandazioni, esor-tandola, ad esempio, a prestare parti-colare attenzione alla situazione dei si-riani, garantendo l’ammissione nel ter-ritorio a tutti coloro che provengonodalla Siria in cerca di protezione negliStati membri e accesso a procedure diasilo eque ed efficaci e ad adeguate con-dizioni di accoglienza ai richiedenti asi-lo. Viene poi chiesto all’Italia di prestareil proprio aiuto agli Stati membri nel-l’intraprendere un’adeguata pianifica-

zione nazionale di emergenza nel casodi numeri significativi di richiedenti asi-lo, e per garantire un coordinamento euna preparazione più efficace su basecollettiva a livello di Ue. In merito all’at-tuazione della legislazione europea inmateria di asilo, l’UnhCr, in collabora-zione con la Commissione e l’easo invitala Presidenza italiana a mantenere lasorveglianza a livello di Consiglio sulrecepimento e sul processo di attuazio-ne in corso, valutando, in particolare,l’impatto e ogni tendenza pertinentenell’applicazione del nuovo regolamen-to Dublino e della Direttiva qualificherifusi, nei loro primi mesi di operativitàa livello nazionale. In continuità con lacampagna globale per l’eliminazionedell’apolidia entro dieci anni, l’UnhCrincoraggia l’Italia a sostenere e promuo-vere l’adesione alla Convenzione del1954 e alla Convenzione del 1961 daparte degli Stati membri che ancora nonl’hanno fatto e a sostenere e promuoverel’adozione da parte degli Stati di misureaggiuntive per la tutela delle personeapolidi nell’Ue. Infine, nell’ambito di di-spositivi volti a combattere la tratta diesseri umani viene chiesto di migliorarela protezione delle vittime di tratta nelsistema asilo e di adottare misure voltea garantire che vengano stabiliti mec-canismi di coordinamento e di rinvio trai sistemi di protezione per le vittime ditratta e quelli destinati alla protezioneinternazionale.

Raccomandazioni UNHCR

1. la protezione internazionale in italia nel 2014

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dentemente dal fatto che siano figli legittimi,naturali o adottivi secondo le definizioni del di-ritto nazionale. Se il richiedente è un minore enon è coniugato, si definiscono familiare, il pa-dre, la madre o un altro adulto responsabile peril richiedente in base alla legge o alla prassi delloStato membro in cui si trova l’adulto. Qualorainvece il minore (non coniugato) sia già ricono-sciuto beneficiario di protezione internazionale,il padre, la madre o un altro adulto responsabilein base alla legge o alla prassi dello Stato mem-

bro in cui questi si trova saranno considerati fa-miliari. L’introduzione del concetto di parente è indub-biamente una novità. Se adulti, sono definiti pa-renti, la zia o lo zio, il nonno o la nonna del ri-chiedente, che si trovino nel territorio di unoStato membro, indipendentemente dal fatto cheil richiedente sia figlio legittimo, naturale o adot-tivo secondo le definizioni del diritto nazionale.Evidenziando come, in ogni caso, ciascuno Statomembro può decidere di esaminare una doman-

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da di protezione internazionale presentata daun cittadino di un paese terzo o da un apolide,anche se tale esame non gli compete in base aicriteri stabiliti nel Regolamento, lo Stato mem-bro che ha ricevuto una domanda di protezioneinternazionale e ritiene che un altro Stato mem-bro sia competente per l’esame della stessa puòchiedere a quest’ultimo di prendere in carico ilrichiedente quanto prima e, al più tardi, entro3 mesi dalla presentazione della domanda. Nelcaso in cui la procedura di determinazione delloStato membro competente si sviluppi intorno alcriterio di primo ingresso e soggiorno, fondamen-tali saranno invece l’accertamento degli elementidi prova e delle circostanze indiziarie che dimo-strano che il richiedente ha varcato illegalmente,per via terrestre, marittima o aerea, in prove-nienza da un paese terzo, la frontiera di uno Sta-to membro. Per prove si intendono prove formali.Per circostanze indiziarie si intendono elementiindicativi che, pur essendo oppugnabili, possonoessere sufficienti, in alcuni casi, a seconda delvalore probatorio ad essi attribuito, valutabilecaso per caso. “In mancanza di prove formali, lo Stato membrorichiesto si dichiara competente se le circostanzeindiziarie sono coerenti, verificabili e sufficiente-mente particolareggiate per stabilire la competen-za”. Tornando alla procedura di determinazione,lo Stato membro interpellato, procede alle ve-rifiche necessarie e delibera sulla richiesta dipresa in carico entro 2 mesi, a decorrere dal ri-cevimento della richiesta23. La mancata rispostaentro la scadenza del termine di 2 mesi equivaleall’accettazione della richiesta e comporta l’ob-bligo di prendere in carico la persona. Il trasfe-rimento avviene non appena ciò sia material-mente possibile e comunque entro 6 mesi a de-correre dall’accettazione della richiesta, o delladecisione definitiva su un ricorso o una revisionein caso di effetto sospensivo. Se il trasferimentonon avviene entro il termine di 6 mesi, lo Statomembro competente è liberato dall’obbligo diprendere o riprendere in carico l’interessato ela competenza è trasferita allo Stato membro ri-chiedente. Questo termine può essere prorogatofino a un massimo di un anno se non è stato pos-sibile effettuare il trasferimento a causa delladetenzione dell’interessato, o fino a un massimodi diciotto mesi qualora questi sia fuggito. Percompletezza, si sottolinea come il Regolamentopreveda anche la procedura di ripresa in caricoqualora sia stata presentata una nuova domandadi protezione in uno Stato membro diverso daquello in cui è stata presentata la prima doman-da. In questo caso, la domanda di ripresa in ca-rico dovrà essere inviata allo Stato membro ori-ginariamente competente entro 3 mesi, se le pro-ve su cui si basa la richiesta sono diverse dai dati

23 Il termine può essere ridot-to ad un mese se lo Statomembro richiedente ha in-vocato l’urgenza.

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ottenuti dall’analisi del sistema Eurodac, mentreil termine di presentazione sarà di 2 mesi, nelcaso contrario. In ultimo, il Regolamento pre-vede che in ogni momento, e prima che vengaadottata la decisione, pur non sussistendo criterideterminati, lo Stato membro può chiedere a unaltro Stato membro di prendere in carico un ri-chiedente, se questi acconsente, “al fine di pro-cedere al ricongiungimento di persone legate daqualsiasi vincolo di parentela, per ragioni uma-nitarie fondate in particolare su motivi familiario culturali, anche se tale altro Stato membro nonè competente ai sensi dei criteri predefiniti”. Con la Circolare n. 2237 del 23 gennaio 2014,il Ministero dell’Interno, Dipartimento dellapubblica sicurezza, Direzione centrale dell’im-migrazione e della polizia delle frontiere, forni-sce chiarimenti in materia di applicazione delRegolamento 604/2013. Illustrando quelle chesono le principali novità del nuovo sistema Du-blino III, infatti, il Ministero raccomanda la ne-cessità che le operazioni svolte dalle Questurecompetenti siano effettuate con la massima tem-pestività ed accuratezza, soprattutto al fine diacquisire “tutte le informazioni relative alla con-dizione del richiedente la protezione internazionalee della composizione del suo nucleo familiare”. In-troducendo il criterio per cui il rapporto di pa-rentela può essere dimostrato con ogni ragione-vole prova, occorre riservare maggiore tempoed attenzione alla compilazione del formularioC3 – sottolinea il Ministero nella Circolare - alfine di acquisire le informazioni necessarie alladeterminazione dello Stato membro competente.La compilazione sarà completata, quindi, dalcolloquio personale effettuato da personale qua-lificato, secondo i criteri della riservatezza, edin una lingua comprensibile al richiedente pro-tezione, posto che il Reg. 604/2013 consente alrichiedente di poter integrare quanto dichiaratocon altre informazioni o documenti, fino a quan-do non è stata emessa la decisione di trasferi-mento. Per facilitare le operazioni di colloquioe raccolta delle informazioni, in attesa che laCommissione Ue approvi la modulistica dispostadal Regolamento, il Ministero invita le questuread adoperare uno schema predisposto ed alle-gato alla Circolare stessa, disponibile sul sistemaVestanet, da far compilare e sottoscrivere al ri-chiedente o al legale rappresentante/tutore, al-

legandolo infine al modello C3 nel sistema Ve-stanet. Al termine della compilazione, al richie-dente protezione verrà consegnata sia la copiadel C3, quanto quella dello schema sopra men-zionato. Come già osservato, il nuovo Regola-mento prevede la necessità che il richiedente siainformato delle disposizioni sul sistema DublinoIII e venga intervistato per poter far emergere icriteri gerarchici applicabili. Il colloquio personale così come previsto dal Re-golamento può essere omesso, sottolinea il Mi-nistero, se il richiedente ha fornito tutte le in-formazioni “pertinenti ed esaustive”. In ogni caso,Dublino III stabilisce che il diritto del richiedenteprotezione a ricevere le informazioni relativealla procedura di determinazione dello Statomembro competente è correlato alla consegnadi un opuscolo informativo. Poiché l’opuscolonon è stato ancora redatto dagli uffici compe-tenti, nella circolare, il Ministero invita le Que-sture ad informare oralmente il richiedente pro-tezione. Rispetto alla categoria del minore nonaccompagnato, nel Regolamento 604/2013 sisottolinea come la volontà del minore sia con-dizione imprescindibile per la valutazione dellacompetenza, anche in presenza di familiari nelterritorio di un altro Paese membro. Per questomotivo l’accettazione della determinazione dellacompetenza di un altro Stato membro deve es-sere debitamente sottoscritta nel modulo delcolloquio svolto. La comunicazione delle deci-sioni di presa e ripresa in carico vanno obbliga-toriamente notificate ai sensi dell’art. 13 comma7 del Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286“Testo unico delle disposizioni concernenti la disci-plina dell’immigrazione e norme sulla condizionedello straniero” (Testo unico sull’immigrazione).Una volta determinata la competenza in capoad un altro Stato membro diverso da quello incui il richiedente si trova, occorre dare inizioalle attività di trasferimento. Secondo il nuovoRegolamento le attività di trasferimento devonoessere precedute da uno scambio di informazionitra gli Stati membri, al fine di assistere adegua-tamente il richiedente. La competenza a trasmet-tere le informazioni allo Stato membro compe-tente ricadono nella sfera di responsabilità del-l’ufficio denominato Unità Dublino del Diparti-mento per le Libertà Civili e l’Immigrazione. Aquesto ufficio dovranno quindi essere inviate e

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comunicate tutte le informazioni relative allacondizione personale dell’interessato, anchequelle relative alle condizioni di salute, attra-verso la compilazione da parte delle autorità diPS della sezione del modulario del colloquio spe-cificamente dedicata a questi aspetti. Sulla pos-sibilità di applicare la normativa sul tratteni-mento ex art. 13 comma 4 bis del testo unicosull’immigrazione nei confronti del richiedenteper il quale è in corso la procedura di determi-nazione, il Ministero invita le Questure ad effet-tuare una opportuna valutazione caso per caso,“nel rispetto del principio di proporzionalità e qua-lora non possano essere applicate misure meno co-ercitive di quella in esame”.Il perdurare della guerra in Siria ha inevitabil-mente determinato conseguenze, anche dal pun-to di vista amministrativo, per i cittadini sirianigià soggiornanti in Paesi diversi. Con la Circo-lare n. 3 del 24 gennaio 2014, il Ministerodell’Interno, Dipartimento per gli affari internie territoriali, Direzione centrale per i servizi de-mografici. Area III - Stato civile, di concerto conil Ministero degli Affari esteri, ha comunicato

che la tutela consolare dei cittadini siriani resi-denti in Italia è affidata all’Ambasciata della Re-pubblica Araba di Siria a Vienna in Austria. Leattività amministrative che questi debbono com-piere, in particolare la richiesta del rilascio delnulla osta ex art. 116 del c.c., decisivo per con-trarre matrimonio in Italia, potrà essere richiestoe rilasciato dalla suddetta autorità diplomatica.Proseguendo il lavoro di trasposizione delle Di-rettive europee, con il Decreto legislativo 13febbraio 2014, n. 12, pubblicato nella Gazzettaufficiale n. 45 del 24 febbraio 2014, ed in vigoredal 11 marzo 2014, viene attuata la Direttiva2011/51/Ue, che modifica la direttiva2003/109/Ce del Consiglio per estenderne l’am-bito di applicazione ai beneficiari di protezioneinternazionale. Il titolare di protezione interna-zionale quindi, contrariamente a quanto previstonella direttiva 109 del 2003, può richiedere ilrilascio del permesso di soggiorno Ue per sog-giornanti di lungo periodo rilasciato a tempo in-determinato: una disposizione, questa, forte-mente voluta anche a seguito della tragedia del3 ottobre 2013, in cui persero la vita centinaia

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di migranti, nel tentativo di raggiungere le costeitaliane. In seguito, infatti, con il Consiglio deiMinistri del 10 ottobre 2013, per far fronte alleproblematiche generate dal fenomeno dell’im-migrazione, furono stanziati fondi ad hoc e fuapprovato lo schema del Decreto legislativo ditrasposizione della direttiva che consente il ri-lascio del pds di lungo periodo anche ai titolarii protezione internazionale, al fine – si legge -di favorire l’integrazione degli stessi. Ai sensi dell’art. 9 del tUi, le autorità di PS com-petenti possono autorizzare il rilascio del pdsUe di lungo periodo qualora il cittadino stranie-ro, regolarmente soggiornante in Italia da alme-no 5 anni, sia in possesso dei requisiti di redditoe di alloggio predeterminati, nonché in seguitoal superamento del test di lingua italiana. Per ititolari di protezione internazionale sono previ-ste delle eccezioni all’applicazione dell’articolo9 e delle condizioni per il rilascio sopra indicate:non è richiesta la documentazione relativa al-l’idoneità dell’alloggio, ferma restando la neces-sità di indicare un luogo di residenza, mentre èrichiesta la prova che dimostra la disponibilitàdi un reddito non inferiore all’importo annuodell’assegno sociale24. In questo caso, coloro chesi trovano nelle condizioni di vulnerabilità exarticolo 8, comma 1, del decreto legislativo 30maggio 2005, n. 140, ed hanno usufruito di “unalloggio concesso a titolo gratuito, a fini assisten-ziali o caritatevoli, da parte di enti pubblici o pri-vati riconosciuti”, dovranno dimostrare un im-porto minore poiché la loro condizione di acco-glienza consente di rideterminare il reddito con-correndo con questo nella misura del 15%. Inol-tre, i titolari di protezione internazionale nondovranno sottoporsi al test di lingua italiana. Ilcalcolo del periodo di soggiorno decorre dal mo-mento della presentazione della domanda diprotezione internazionale. Una volta autorizzatoil rilascio del documento di soggiorno a tempoindeterminato, il titolare della protezione nonperde il diritto allo status riconosciuto: per que-sto motivo gli sarà rilasciato un pds Ue di lungoperiodo nelle cui annotazioni viene apposta ladicitura “protezione internazionale riconosciutadall’Italia”. La revoca o la cessazione dello statusdi protezione determinano in ogni caso il rifiutoo la revoca del pds Ue di lungo periodo, anchese con la cessazione, qualora i requisiti previstiper il rilascio del pds Ue di lungo periodo sussi-stano, potrà essere rilasciato senza l’annotazio-ne. L’annotazione è un aspetto importante e ri-levante: non essendo contemplato un meccani-smo europeo di trasferimento della Responsa-bilità della protezione interazionale, lo Stato chene ha decretato il riconoscimento rimarrà in ognicaso competente, pur soggiornando, il titolaredello status, in un altro Stato membro dell’Unio-

ne Europea25. La caratteristica di questo docu-mento, infatti, oltre a consentire un soggiornoindeterminato, è anche la possibilità di trasferirsiin un altro Stato membro dell’Ue e soggiornarviper un tempo superiore ai tre mesi altrimentipossibili, e per motivi di lavoro o familiari26. Il beneficiario di protezione internazionale a cuil’Italia abbia riconosciuto lo status, titolare dipds UE di lungo periodo trasferitosi in un altroStato membro e da questi allontanato, potrà es-sere riammesso in Italia qualora, e nel frattempo,benefici ancora della protezione. Nel caso invecericorrano i presupposti di cui all’articolo 20 deldecreto legislativo 19 novembre 2007, n. 25127,l’allontanamento può essere effettuato fuori dalterritorio dell’Unione europea, sentito lo Statomembro che ha riconosciuto la protezione in-ternazionale, fermo restando il rispetto del prin-cipio di non respingimento previsto dall’articolo19, comma 1 del tUi.Sul rilascio ai titolari di protezione internazio-nale del permesso di soggiorno Ce per lungo sog-giornanti, la Circolare del Ministero dell’In-terno del 20 marzo 2014, fornisce indicazioniin merito all’applicazione da parte delle Que-sture. In particolare, nella Circolare si fornisconochiarimenti in merito ai codici che le Autoritàdi PS territoriali dovranno usare per la distin-zione tra le categorie di titolari di pds Ue di lungoperiodo. Si riportano in questa sede alcuni aspet-ti estratti dalla circolare: il familiare del titolaredi status di protezione internazionale che inten-da richiedere il medesimo titolo di soggiorno atempo indeterminato dovrà essere sottopostoall’esame di lingua italiana poiché le disposizionilegislative non ne prevedono l’esclusione; qua-lora venga effettuata da parte di un altro Statomembro una richiesta di riammissione di un ti-tolare di status di rifugiato, entro 30 giorni dalricevimento della richiesta di informazione saràil Punto di contatto nazionale (che con il Decretoè stato riconosciuto nella Direzione Centrale del-l’Immigrazione e della Polizia delle Frontiere –Servizio Polizia delle Frontiere e degli Stranieri, IDivisione Stranieri) ad effettuare le comunica-zioni richieste, così come questi sarà a sua voltal’organo autorizzato a richiedere informazioniad altri Stati membri, qualora fosse l’Italia a do-vere effettuare una riammissione. In ultimo, ilMinistero comunica di aver interpellato il Mini-stero dell’Economia per verificare se i titolari distatus di protezione internazionale siano esentatidall’onere del versamento del contributo di 200euro, richiesto nel caso di primo rilascio e rin-novo del pds Ue di lungo periodo. Sin dalle primefasi di applicazione della procedura vi sono dub-bi interpretavi, peraltro anticipati dalla stessacircolare del Ministero, e che portano, ad esem-pio, la Questura di Milano – Ufficio immigrazio-

24 Per l’anno 2014 l’assegnosociale annuo è stabilito ineuro 5.818,00.

25 L’Accordo europeo sul tra-sferimento della responsa-bilità dei rifugiati firmatoa Strasburgo il 16/10/1980 e ratificato dall’Italiacon legge n. 438 del30/07/1985 consente, do-po due anni di regolarepermanenza continuativaed effettiva in un altro Pae-se, anche il trasferimentodella responsabilità delladeterminazione dello sta-tus. Nel caso di trasferi-mento, al titolare di pdsUE di lungo periodo verràmodificato il campo delleannotazioni in cui era stataindicata la responsabilitàdello Stato che aveva de-cretato lo status. In ognicaso si ricorda che l’art.78del Trattato sul Funziona-mento dell’Unione Euro-pea, al comma 2, si propo-ne l’attuazione con unaprocedura legislativa ordi-naria di misure relative al-la definizione di uno statusuniforme in materia di sta-tus di rifugiato o di prote-zione sussidiaria.

26 In questo caso occorre ve-rificare le condizioni di ap-plicazione della direttiva2003/109/CE nello Statomembro in cui si decide ditrasferirsi.

27 “Fermo restando quantoprevisto dall'articolo 19,comma 1, del testo unicodelle disposizioni concer-nenti la disciplina dell'im-migrazione e norme sullacondizione dello straniero,di cui al decreto legislativo25 luglio 1998, n. 286, ilrifugiato o lo straniero am-messo alla protezione sus-sidiaria e espulso quando:a) sussistono motivi per ri-tenere che rappresenti unpericolo per la sicurezzadello Stato; b) rappresentaun pericolo per l'ordine ela sicurezza pubblica, es-sendo stato condannatocon sentenza definitiva perun reato per il quale e pre-vista la pena della reclusio-ne non inferiore nel mini-mo a quattro anni o nelmassimo a dieci anni.”

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L’Agenda è stata presentata come  unarisposta europea che combina la poli-tica interna ed estera, sfrutta al meglioagenzie e strumenti europei e coinvolgetutti gli attori: Stati membri, istituzioniUe, organizzazioni internazionali, so-cietà civile, autorità locali e paesi terzi. Diversi sono i contenuti presenti nel-l’agenda che poggia fondamentalmentesu quattro pilastri: ridurre gli incentivialla migrazione irregolare, gestire lefrontiere, rendendole sicure e salvandovite umane, onorare il dovere moraledi proteggere e infine implementare unanuova politica di migrazione regolare.L’impianto dell’Agenda è apparso fin dasubito particolarmente sbilanciato ver-so un approccio securitario che preve-de il contrasto all’attività illecita deitrafficanti, i ritorni dei migranti neipaesi di provenienza, il controllo deiconfini dell’Unione Europea e il raffor-zamento della comune politica euro-pea sull’asilo. Accanto a queste previsioni di medio elungo periodo, la Commissione Euro-pea ha presentato anche delle iniziativeda avviare a breve termine tra cui l’im-plementazione di un sistema di salva-taggio di vite in mare attraverso un con-sistente aumento dei finanziamenti alleoperazioni Triton e Poseidon, che sisvolgono sotto il mandato dell’agenziaeuropea Frontex. Con riferimento alle misure da avviare

nell’immediato, per la prima volta è sta-ta proposta l’attivazione di un sistemadi emergenza, previsto all’articolo 78,paragrafo 3 del Trattato sul Funziona-mento dell’Unione Europea, per aiutaregli Stati membri interessati da afflussiimprovvisi di migranti. Si tratta di unmeccanismo temporaneo di redistribu-zione nell’Ue delle persone con eviden-te bisogno di protezione internazionale.Si è stabilita per il 2015 una quota di20.000 migranti da ricollocare nei di-versi paesi dell’Unione, che sembra pe-rò del tutto insufficiente, tenendo contodell’attuale flusso di arrivi via mare,che supera notevolmente quello regi-strato nel 2014. Nei fatti la Commissio-ne ha proposto di alleggerire il peso chealcuni Stati (vedi l’Italia, la Germania,la Svezia o l’Ungheria) devono soppor-tare a causa del massiccio arrivo di pro-fughi sui loro territori. Ciò avverrebbeattraverso un meccanismo di redistri-buzione negli altri 24 paesi dell’Unioneche, in alcuni casi, ospitano numeriparticolarmente modesti di richiedentiasilo. Nonostante le quote paventate sianocomunque esigue, le reazioni dei sin-goli paesi sono state a prevedibilmentesorprendenti. Vi è stata una forte op-posizione da parte di paesi quali laGran Bretagna, l’Ungheria, la Repub-blica Ceca e la Repubblica Slovacca. Bu-dapest (tra i principali oppositori delle

quote intra-Ue) ha addirittura iniziatoa costruire un muro di oltre 170 chilo-metri tra Ungheria e Serbia per bloc-care il flusso dei migranti in arrivo daiBalcani.Tra le misure da attuare nell’immediatoè stato proposto anche un programmadi reinsediamento Ue per offrire ai rifu-giati in Europa 20.000 posti distribuitisul territorio di tutti gli Stati membri.Anche in questo caso si tratta di una mi-sura assolutamente inadeguata in quan-to non risponde, neppure lontanamen-te, all’esigenza di dare una risposta amilioni di persone che oggi vivono am-massate nei campi profughi allestiti alleporte d’Europa, in condizioni fortemen-te discutibili. In tal senso è paradigma-tica la condizione dei cittadini sirianioggi fuggiti in Turchia, Iraq, Giordaniao Libano.Infine è stato previsto di varare un’ope-razione di politica di sicurezza e di di-fesa comune (psdC) nel Mediterraneovolta a smantellare le reti di trafficantie contrastare il traffico di migranti, nelrispetto del diritto internazionale. A talproposito è stata avanzata la proposta,questa volta accolta unanimemente dai28 Stati membri, di intervenire anchemilitarmente in Libia al fine di seque-strare e distruggere i barconi prima chepartano così come di distruggere i de-positi di carburante e le strutture di at-tracco.

Agenda europea sull’immigrazione

a segUito dei tragiCi avveniMenti accaduti nel Mediterraneo nel corsodel 2015 e di fronte alla massiccia ripresa di arrivi in Europa di richie-denti protezione internazionale, nel mese di maggio 2015 la Commis-sione Europea ha presentato un’Agenda sulla migrazione in cui vengonodelineate sia le misure previste nell’immediato per rispondere alla si-tuazione di crisi nel Mediterraneo, sia le iniziative da varare negli annia venire per gestire meglio la migrazione in ogni suo aspetto.

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ne – a ritenere di dover fornire chiarimenti conuna propria Circolare del 13 maggio 2014. Silegge ancora nella circolare della questura diMilano, che i titolari di protezione internazio-nale, per quanto esenti dal pagamento del con-tributo di rilascio e rinnovo del permesso di sog-giorno, non risultano esserlo qualora richiedanoil rilascio del pds Ue di lungo periodo. Si legge,infatti, nella nota di chiarimenti che, ai fini delrilascio del permesso di soggiorno CE per sog-giornanti di lungo periodo, “lo straniero deve ef-fettuare il versamento del contributo di € 200,00ai sensi dell’art. 5 comma 2 ter del D. L.vo n.286/1998 (che non è stato modificato dal suddettoD. L.vo e che espressamente individua le categoriedi stranieri esentati da tale onere)”. Si ricorda,inoltre, come anche i familiari del titolare di pro-tezione che intendano richiedere il rilascio delpermesso Ue di lungo periodo debbano dimo-strare una serie di condizioni, diverse da quellepreviste per i titolari di status di protezione in-ternazionale, “atteso che: deve essere presente sulterritorio nazionale da almeno cinque anni; deveessere effettuato il versamento del contributo di €200,00; deve essere effettuato il test di lingua ita-liana; non deve essere documentata l’idoneità al-loggiativa, fermo restando la necessità di indicareun luogo di residenza”28. L’entrata in vigore dell’art. 4 bis del tUi, e la sot-toscrizione da parte dei cittadini stranieri chehanno fatto ingresso in Italia a partire dal marzodel 2012 dell’Accordo di integrazione, è stataoggetto di numerose comunicazioni intervenutenel corso del 2014, per una migliore applicazio-ne dello strumento e per ottimizzare l’operativitàdelle pubbliche amministrazioni chiamate ad

esaminare gli esiti degli accordi sottoscritti. L’Ac-cordo, infatti, è articolato per crediti da conse-guire nel periodo di validità del permesso di sog-giorno, e la sua stipula rappresenta condizionenecessaria per il rilascio ed il rinnovo del per-messo di soggiorno, tanto che la perdita inte-grale dei crediti determina la revoca del permes-so di soggiorno e l’espulsione dello straniero dalterritorio dello Stato.Secondo quanto riportato dall’art. 4 bis del tUi,la revoca del permesso di soggiorno e la conte-stuale espulsione per il mancato raggiungimentodegli obiettivi sottoscritti nell’Accordo non haluogo nel caso in cui il cittadino straniero sia ti-tolare di “permesso di soggiorno per asilo, per ri-chiesta di asilo, per protezione sussidiaria, per mo-tivi umanitari, per motivi familiari, (…)”. Con laCircolare n. 824 del 10 febbraio 2014 il Mi-nistero dell’Interno,Dipartimento per le libertàcivili e l’immigrazione, Direzione centrale perle politiche dell’immigrazione e dell’asilo, UfficioI – Pianificazione delle politiche dell’immigra-zione e dell’asilo, nel fornire indicazioni opera-tive per la verifica dell’accordo, trascorsi oramaii due anni previsti, ribadisce come, nel caso dellecategorie sopra menzionate, sia esclusa la san-zione prevista. Qualora quindi l’Accordo sia statosottoscritto “gli Sportelli Unici non dovranno pro-cedere alla verifica dell’adempimento dell’Accordo,per ragioni di semplificazione e di economicitàamministrativa, (…) e gli Accordi esenti da verificaverranno chiusi automaticamente dai sistema conla causale “Chiuso per esenzione”. Con il Decreto legislativo 21 febbraio 2014,n. 18 di attuazione della direttiva 2011/95/Ue,recante Norme sull’attribuzione, a cittadini nonUE o apolidi, della qualifica di beneficiario di pro-tezione internazionale, uno status uniforme per irifugiati o per i beneficiari della protezione sussi-diaria, nonché sul contenuto della protezione ri-conosciuta, pubblicato in Gazzetta ufficiale n. 55del 7 marzo 2014, ed in vigore dal 22 marzo2014, viene compiuto un altro importante pas-saggio verso l’adeguamento del sistema di asiloitaliano ai parametri dell’Unione Europea. Lemodifiche incidono sui presupposti e sul conte-nuto dello status di rifugiato ed anche sui pre-supposti, sul contenuto e sui diritti acquisiti aseguito del riconoscimento della protezione sus-sidiaria: di fatto, producono un cambiamentosostanziale del più generale concetto di prote-zione internazionale poiché, ridefinendo i dirittiche il titolare di protezione sussidiaria si vedericonosciuti, equiparano sempre di più le due fi-gure giuridiche che invece si fondano su presup-posti differenti e quindi si sviluppano in manieradifferente, ed alle quali sono stati ricondotti finoad oggi diritti differenti, proprio a sostegno dellaloro distinzione. Le motivazioni addotte ed elen-

28 Con la Circolare del 27gennaio 2015 il Ministerodell’Interno ha chiarito chei titolari di protezione in-ternazionale che richiedo-no un permesso di soggior-no Ue per soggiornanti dilungo periodo, sono esen-tati dall’obbligo di pagareil contributo economico di200 euro previsto dal TUI.

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cate nella premessa della Direttiva 95/2011 sonodiverse, seppure ritorni spesso il principio chemuove da sempre il Sistema di asilo europeo,secondo cui occorra uniformare le legislazionidei vari Stati membri per diminuire il più pos-sibile gli spostamenti dei richiedenti tra un Paesee l’altro. In sostanza si dice che “Il ravvicinamentodelle norme relative al riconoscimento e agli ele-menti essenziali dello status di rifugiato e dellostatus di protezione sussidiaria dovrebbe contri-buire a limitare il movimento secondario dei ri-chiedenti protezione internazionale tra gli Statimembri, nei casi in cui tali movimenti siano dovutiesclusivamente alla diversità dei quadri giuridici”.Procedendo per ordine, tra le modifiche intro-dotte dal D.lgs. 18/2014 al Decreto qualifichedel 2007, si riportano alcune tra le più rilevanti.È introdotta la definizione di “beneficiario di pro-tezione internazionale” con lo scopo di ricono-scere, in capo al titolare di uno dei due statusun’unica denominazione e condizione giuridica.È perfezionata la categoria degli atti di persecu-zione, annoverando tra le forme di persecuzioneche il rifugiato dichiara di aver subito o di potersubire, anche quelle conseguenti il rifiuto di pre-stare il servizio militare e quindi “le azioni giu-diziarie o sanzioni penali sproporzionate o discri-minatorie che comportano gravi violazioni di di-ritti umani fondamentali in conseguenza del ri-fiuto di prestare servizio militare per motivi di na-tura morale, religiosa, politica o di appartenenzaetnica o nazionale”. Peraltro, fino ad ora, questotipo di situazione, denunciata da molti richie-denti, non trovava un inquadramento giuridicodeterminato, seppure nelle “Linee guida per lavalutazione delle richieste di del riconoscimentodello status di rifugiato – Commissione Nazio-nale asilo”, la “Pena sproporzionatamente severaper la renitenza alla leva e diserzione” viene ri-portata tra i casi umanitari ai quali può esserericondotto il rilascio del pds per motivi umanitariex art. 5 comma 6 del D.lgs. 286/98.Tra i motivi che determinano gli atti di persecu-zione, la Convenzione di Ginevra annovera an-che l’appartenenza ad un particolare gruppo so-ciale. Secondo l’art. 8 del D.lgs. 251/2007 il par-ticolare gruppo sociale “ è quello costituito damembri che condividono una caratteristica innatao una storia comune, che non può essere mutataoppure condividono una caratteristica o una fedeche è così fondamentale per l’identità o la coscienzache una persona non dovrebbe essere costretta arinunciarvi, ovvero quello che possiede un’identitàdistinta nel Paese di origine, perché vi è percepitocome diverso dalla società circostante. In funzionedella situazione nel Paese d’origine, un particolaregruppo sociale può essere individuato in base allacaratteristica comune dell’orientamento sessuale,fermo restando che tale orientamento non includa

atti penalmente rilevanti ai sensi della legislazioneitaliana”. Con le modifiche del D.lgs. 18/2014,ai fini della determinazione dell’appartenenzaa un determinato gruppo sociale o dell’indivi-duazione delle caratteristiche proprie di talegruppo, si dovrà tenere conto anche “delle con-siderazioni di genere, compresa l’identità di gene-re”, intendendo, evidentemente, i casi di quantisi percepiscono, e quindi si identificano, comeuomo, donna, o in qualcosa di diverso da questedue polarità.Rispetto ai soggetti che avrebbero potuto offrireprotezione al richiedente prima della fuga dalsuo Paese, viene mantenuta la disposizione percui sono annoverati anche i partiti o le organiz-zazioni, comprese le organizzazioni internazio-nali che controllano lo Stato o una parte consi-stente del territorio, ma il D.lgs. 18/14 attribui-sce alla Commissione esaminatrice l’onere di ve-rificare che queste organizzazioni, se presenti,avrebbero realmente avuto la volontà e la capa-cità di offrire protezione in maniera effettiva enon temporanea. Anche il concetto di “soggettivulnerabili” subisce delle integrazioni e, a quelleindicate dal D.lgs. 140/2005, ovvero i minori, idisabili, gli anziani, le donne in stato di gravi-danza, i genitori singoli con figli minori, le per-sone che hanno subito torture, stupri o altre for-me gravi di violenza psicologica, fisica o sessuale,vengono integrate le categorie dei minori nonaccompagnati, le vittime della tratta di esseriumani, le persone con disturbi psichici. Rispettoquest’ultima categoria, ed in particolare in ma-teria di assistenza sanitaria, è prevista l’adozionedi linee guida per la programmazione degli in-terventi di assistenza e riabilitazione nonché peril trattamento dei disturbi psichici dei titolaridello status di rifugiato e dello status di prote-zione sussidiaria che hanno subito torture, stuprio altre forme gravi di violenza psicologica, fisicao sessuale, compresi eventuali programmi di for-mazione e aggiornamento specifici rivolti al per-sonale sanitario. La realizzazione delle linee gui-da e del loro contenuto però, dovrà essere atti-vata con risorse finanziarie disponibili a legisla-zione vigente poiché non sono previsti capitolidi spesa nuovi a seguito dell’entrata in vigoredel D.lgs. 18/2014.Il permesso di soggiorno rilasciato per protezio-ne sussidiaria avrà una durata di 5 anni, comeil pds rilasciato per il titolare di status di rifugia-to, e non più di 3 anni, come previsto nella pre-cedente versione del decreto qualifiche e, con-trariamente alla precedente legislazione, comesi anticipava, il titolare di status di protezionesussidiaria potrà effettuare il ricongiungimentofamiliare con i propri familiari alle stesse con-dizioni del titolare di status di rifugiato, non es-sendo più obbligato a dimostrare il possesso dei

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requisiti abitativi ed economici previsti in pre-cedenza.Infine si riporta il testo dell’articolo 34 della Di-rettiva 95/2011, “accesso agli strumenti di inte-grazione”, secondo cui: “al fine di facilitare l’in-tegrazione dei beneficiari di protezione interna-zionale nella società, gli Stati membri garantisconol’accesso ai programmi d’integrazione che consi-derano adeguati, in modo da tenere conto delleesigenze particolari dei beneficiari dello status dirifugiato o dello status di protezione sussidiaria,o creano i presupposti che garantiscono l’accessoa tali programmi”. Il D.lgs. 18/2014 sviluppa ilcontenuto dell’articolo 34 ma non prevede ri-sorse economiche aggiuntive per le azioni chevengono previste, stabilendo che “per favorirela promozione delle iniziative necessarie a superarela condizione di svantaggio determinata dalla per-dita della protezione del Paese di origine e a ri-muovere gli ostacoli che di fatto ne impedisconola piena integrazione, è previsto un Tavolo di co-ordinamento nazionale insediato presso il Mini-stero dell’Interno - Dipartimento per le libertà civilie l’immigrazione con l’obiettivo di ottimizzare i si-stemi di accoglienza dei richiedenti e/o titolari diprotezione internazionale”. Il Tavolo dovrà pre-disporre, ogni due anni, salva la necessità di untermine più breve, un Piano nazionale che indi-vidua le linee di intervento per realizzare l’effet-tiva integrazione dei beneficiari di protezioneinternazionale, con particolare riguardo all’in-serimento socio-lavorativo, anche promuovendospecifici programmi di incontro tra domanda eofferta di lavoro, all’accesso all’assistenza sani-taria e sociale, all’alloggio, alla formazione lin-guistica e all’istruzione nonché al contrasto dellediscriminazioni.Il Tavolo è composto da rappresentanti del Mi-nistero dell’Interno, dell’Ufficio del Ministro perl’integrazione, del Ministero del lavoro e dellepolitiche sociali, delle Regioni, dell’Unione delleprovince d’Italia (Upi) e dell’Associazione nazio-nale dei comuni italiani (anCi), ed è integrato,in sede di programmazione delle misure di cuialla presente disposizione, con un rappresen-tante del Ministro delegato alle pari opportunità,un rappresentante dell’Alto Commissariato delleNazioni Unite per i Rifugiati (UnhCr), un rap-presentante, della Commissione nazionale peril diritto di asilo e, a seconda delle materie trat-tate, con rappresentanti delle altre amministra-zioni o altri soggetti interessati. Non sono pre-viste risorse economiche per il tavolo, tantomenoper la realizzazione del Piano nazionale.Si riporta inoltre anche la disposizione che, inmateria di riconoscimento delle qualifiche pro-fessionali, dei diplomi, dei certificati e degli altrititoli conseguiti all’estero dai titolari dello statusdi rifugiato o dello status di protezione sussidia-

ria, dispone l’attivazione delle amministrazionicompetenti per individuare sistemi appropriatidi valutazione, convalida e accreditamento checonsentono il riconoscimento dei titoli ai sensidell’articolo 49 del decreto del Presidente dellaRepubblica 31 agosto 1999, n. 394, anche in as-senza di certificazione da parte dello Stato incui è stato ottenuto il titolo, laddove il protettointernazionale dimostri di non poter acquisirela suddetta certificazione29.Con il Decreto legislativo del 4 marzo 2014,n. 24, pubblicato in Gazzetta ufficiale n. 60 del13 marzo 2014 ed entrato in vigore il 28-3-2014si provvede all’attuazione alla direttiva2011/36/Ue, relativa alla prevenzione e repres-sione della tratta di esseri umani e alla protezionedelle vittime, che sostituisce la decisione quadro2002/629/GAI. Il decreto porta modifiche siaal codice penale, che al codice di procedura pe-nale, nonché all’articolo 18 del tUi. Inoltre, ri-conoscendo la possibilità che la procedura di tu-tela delle vittime di tratta e sfruttamento e laprocedura di riconoscimento della protezioneinternazionale possano essere tra loro connesse,pone in essere l’avvio di un coordinamento trale amministrazioni che si occupano di tutela eassistenza delle vittime di tratta e quelle chehanno competenza in materia di asilo, anche alfine di determinare, qualora risultino necessari,meccanismi di rinvio tra i due sistemi di tutela.L’articolo 10 comma 2 del decreto quindi preve-de che comunque, nell’ipotesi prevista al comma1 dell’articolo 18 del tUi “allo straniero sono for-nite (…), ove ne ricorrano i presupposti, informa-zioni sulla possibilità di ottenere la protezione in-ternazionale ai sensi del decreto legislativo 19 no-vembre 2007, n. 251.” Analogamente, il Decretomodifica anche il decreto legislativo 28 gennaio2008, n. 25, (cd decreto procedure), ed all’art.32 inserisce, il comma 3 bis in cui si legge che“La Commissione territoriale trasmette, altresì,gli atti al Questore per le valutazioni di competenzase nel corso dell’istruttoria sono emersi fondatimotivi per ritenere che il richiedente è stato vittimadei delitti di cui agli articoli 600 e 601 del codicepenale”. Vista la situazione di particolare emer-genza, già vissuta sin dai primi mesi del 2014ed intensificatasi nell’estate con l’aumento deiflussi di ingresso, “il Governo cerca di trovaresoluzioni per fare fronte alle crescenti esigenze,determinate anche dalle crisi internazionali inatto in Paesi del bacino del Mediterraneo, connesseagli interventi di assistenza ai richiedenti la pro-tezione internazionale”, ed apporta modifichealla procedura di riconoscimento della prote-zione internazionale nell’ambito con il Decre-to-legge 22 agosto 2014, n. 119 convertitocon legge 17 ottobre 2014, n. 146, pubblicatain Gazzetta ufficiale n. 245 del 21-10-2014 “Di-

29 “1. I cittadini stranieri, re-golarmente soggiornanti inItalia che intendono iscri-versi agli ordini, collegi edelenchi speciali istituitipresso le amministrazionicompetenti, nell’ambito del-le quote definite a normadell’articolo 3, comma 4,del testo unico e del presenteregolamento, se in possessodi un titolo abilitante al-l’esercizio di una professio-ne, conseguito in un Paesenon appartenente all’Unio-ne europea, possono richie-derne il riconoscimento aifini dell’esercizio in Italia,come lavoratori autonomio dipendenti, delle profes-sioni corrispondenti. (…)2. Per le procedure di rico-noscimento dei titoli di cuial comma 1 si applicano ledisposizioni dei decreti le-gislativi 27 gennaio, 1992,n. 115, e 2 maggio 1994, n.319, compatibilmente conla natura, la composizionee la durata della formazioneprofessionale conseguita.(…)” art 49 DPR394/1999.

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sposizioni urgenti sul contrasto alla violenza inoccasione di manifestazioni sportive, il riconosci-mento della protezione internazionale, e per assi-curare la funzionalità del Ministero dell’Interno”.In particolare, sono aumentate da 10 a 20 il nu-mero delle Commissioni territoriali per il rico-noscimento della protezione internazionale,mentre si dispone che possono raggiungere ilnumero massimo di 30 le cd sezioni delle Com-missioni. Per far fronte all’aumento del numerodelle Commissioni esaminatrici, riguardo all’or-ganizzazione delle attività ed alla sede logisticadelle Commissioni stesse, il decreto legge prima,e la legge, successivamente, dispongono che sia-no insediate “presso le prefetture che fornisconoil necessario supporto organizzativo e logistico,con il coordinamento del Dipartimento per le li-bertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’In-terno”. I membri effettivi e supplenti delle Com-missioni territoriali partecipano a un corso diformazione iniziale ed a periodici corsi di ag-giornamento, organizzati dalla Commissionenazionale, anche in collaborazione con l’UnhCrl’ e con l’Ufficio europeo di sostegno per l’asilo.È confermata l’indipendenza di giudizio e di va-lutazione tra le diverse commissioni e le annessesezioni, mentre viene ribadito come il trasferi-mento del richiedente protezione presso un altroservizio di accoglienza o un centro di tratteni-mento, determina anche il trasferimento dellacompetenza ad esaminare e decidere sulla do-manda di protezione, verso la Commissione delluogo in cui insiste il nuovo centro. Il criteriodella predeterminazione della competenza puòessere derogato con provvedimento del Presi-dente della Commissione nazionale per il dirittodi asilo tenendo conto del carico di lavoro di al-cune Commissioni, anche determinato dal tra-sferimento di residenza o domicilio. In ogni ca-so, e sempre per far fronte all’esigenza di man-tenere la procedura entro tempi di determina-zione e definizione, viene stabilito che “il collo-quio si svolge di norma alla presenza di uno solodei componenti della Commissione, con specificaformazione e, ove possibile, dello stesso sesso delrichiedente”. La Commissione territoriale, ed an-che il Giudice, in caso di impugnazione, acqui-sisce, anche d’ufficio, quelle informazioni, rela-tive alla situazione del Paese di origine ed allaspecifica condizione del richiedente, che ritienenecessarie a integrazione del quadro probatorioprospettato dal richiedente, mentre la decisionemantiene la sua natura collegiale ed il membrodella Commissione che ha effettuato singolar-mente il colloquio sottopone la proposta allaCommissione che decide secondo i criteri dellamaggioranza già previsti dal D.lgs. 25/2008.I flussi massicci di ingressi registrato fino a quelmomento, e le polemiche suscitate nei mesi pas-

sati circa l’applicazione delle disposizioni in ma-teria di fotosegnalamento ed avvio delle proce-dure di riconoscimento della protezione inter-nazionale, inducono la necessità di fornire ul-teriori indicazioni operative da parte del Mini-stero dell’Interno alle autorità di PS presenti sulTN. Si legge, infatti, nella Circolare n. 28197del 25 settembre 2014, che “alcuni Stati mem-bri lamentano, con crescente insistenza, il mancatofotosegnalamento di numerosi migranti che, dopoessere giunti in Italia, proseguono il viaggio versoi Paesi del nord Europa”. Per questo motivo, il Mi-nistero fornisce delle linee di indirizzo operativo,“cui attenersi per il corretto adempimento delleprocedure di fotosegnalamento, per armonizzarele procedure in uso e per corrispondere ai moltepliciquesiti recentemente pervenuti.” Dopo aver af-frontato la situazione, attraverso considerazionidi carattere generale, in cui si stabilisce l’utilitàdi far fronte al fotosegnalamento al momentodel trasferimento nelle diverse località del tn incui i migranti sono stati assegnati, poiché risultapiù complesso farlo al momento dello sbarco, sistabiliscono piani di intervento diversi. Il con-trollo sanitario dei migranti costituisce il primostep dopo il salvataggio. Il cd “filtro sanitario”viene effettuato prima dello sbarco, ed al fine diindividuare casi che necessitano di accertamentiulteriori o terapie particolari, da inviare negliospedali del luogo di arrivo. Il filtro viene com-piuto dai medici della Marina Militare, se tra-sportati su navi di quella Forza Armata, o delMinistero della Salute, se soccorsi da unità dellaGuardia di Finanza, della Capitaneria di Portoo da mercantili in transito. I medici provvedonocosì ad individuare i casi che, nell’immediatezza,necessitano di accertamenti ulteriori e di terapie,inviandoli presso gli ospedali dei luoghi di ap-prodo. È quindi rilasciata una certificazione me-dica cumulativa che attesta I’ assenza di malattieinfettive e contagiose in atto nel gruppo dei mi-granti, al fine di proseguire l’iter di accoglienza.Nel certificato sono indicate tutte le informazionisulle condizioni del migrante. Qualora nella vi-sita emergano particolari malattie contagiose ocomunque patologie particolari, l’iter di acco-

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il progetto praesidiUM “Poten-ziamento dell’accoglienza rispettoai flussi migratori che interessanol’isola di Lampedusa” è stato avvia-to nel 2006 dal Ministero dell’In-terno, in partnership con la CroceRossa Italiana (Cri), l’Organizza-zione Internazionale per le Migra-zioni (oiM) e l’Alto Commissariatodelle Nazioni Unite per i Rifugiati(UnhCr).

Tra il marzo 2007 e il febbraio 2008, ilprogetto è stato esteso anche alla Siciliacon l’obiettivo di consolidare il modellodi intervento multi-agenzia già svilup-pato nella prima annualità e permetterealle Organizzazioni partner di assisteree individuare le diverse categorie di mi-granti inclusi i gruppi vulnerabili ai finidel trasferimento da Lampedusa neiCentri idonei della Sicilia. A partire dalfebbraio 2008, in ragione dell’incremen-to dei flussi di minori stranieri non ac-compagnati, il progetto ha coinvolto an-che Save the Children Italia. Nel con-tempo, l’oiM e l’UnhCr hanno esteso illoro campo di intervento rispettivamentealla Sardegna, alla Calabria e alla Pu-glia.La quarta fase del Progetto Praesidiumha avuto come obiettivo il rafforzamentodella capacità di gestione dei flussi mi-gratori misti che interessano in partico-lare la frontiera sud dell’Italia e il con-solidamento dei risultati ottenuti nelcontesto delle fasi precedenti.A partire dalla prima metà del 2009, acausa delle politiche di gestione dei flussimigratori misti adottate dal Governo ita-liano che hanno determinato una dra-stica riduzione del flusso migratorio viamare verso Lampedusa, le suddette Or-

ganizzazioni hanno deciso, d’intesa conil Ministero dell’Interno, di rimodulareil proprio intervento estendendo le pro-prie attività in altre Regioni.Nel 2010 le Organizzazioni hanno ulte-riormente ampliato il proprio ambito diintervento e hanno dislocato i proprioperatori anche in altri luoghi di arrivodei migranti e in altre aree a forte pres-sione migratoria, come le Marche (Savethe Children) e la Campania (oiM), inparticolare presso l’area di Castelvoltur-no (Ce). Il Progetto Praesidium, in ra-gione dei differenti mandati delle quat-tro organizzazioni, ha potuto raggiun-gere un insieme eterogeneo di benefi-ciari, che riflette la composizione deiflussi migratori misti: i migranti volon-tari, i richiedenti asilo, i minori stranieri,le vittime della tratta, con particolare ri-guardo per coloro i quali si trovavano inuna condizione di particolare vulnera-bilità a causa del loro stato di salute, ov-vero delle violenze e dei traumi subitinei Paesi di origine o di transito duranteil viaggio verso l’Italia. In considerazionedella complessità degli arrivi via mare,e vista la sovrapposizione dei bisogni deibeneficiari, l’oiM, l’UnhCr, la Cri e Savethe Children Italia hanno operato in si-nergia al fine di garantire la massima ef-ficacia dell’intervento, valorizzando nelcontempo l’approccio multi-agenziaadottato d’intesa con il Ministero dell’In-terno. Per il 2014 l’azione congiunta del-le organizzazioni è stata ulteriormentepotenziata, anche grazie al contributodel Fondo europeo per le frontiere ester-ne. Oltre che intervenire presso tutti iluoghi di sbarco e nei centri di accoglien-za, le organizzazioni effettueranno un’at-tività di monitoraggio sugli standard diaccoglienza nei centri, per assicurare lemigliori condizioni e il rispetto dei dirittiumani.

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Mi ChiaMo g., sono nato ad AddisAbeba, in Etiopia, nei primi anni‘80. Mio padre è eritreo, mia ma-dre etiope e io ho entrambe le cit-tadinanze dalla nascita.

Sono rifugiato politico, lo status mi èstato riconosciuto da una CommissioneTerritoriale italiana. Io però non ho po-tuto fermarmi in Italia perché mancava,non solo il lavoro ma anche qualsiasiprospettiva per il futuro. Ora vivo a Mal-ta e faccio il lavapiatti in un ristorante. Ho vissuto in Etiopia fino al 1997, annoin cui si è riacutizzato il conflitto traEtiopia ed Eritrea. Io e la mia famiglia,essendo per metà eritrei, siamo staticacciati dal Paese e tutti i nostri beni so-no stati espropriati. La polizia etiope ciha prelevato di notte dalla nostra casae deportato in Eritrea, ad Asmara, nelquartiere di Khwta. Noi ci siamo poi spo-stati nella città di Adena Fassit, dove sia-mo rimasti per 3 mesi prima di andaread Assab, dove viveva un mio cugino.Qui studiavo e lavoravo come gommistanell’officina di mio cugino. In Eritrea il servizio militare è obbliga-torio e tutti i ragazzi vengono costrettiad arruolarsi nell’esercito al compimen-to del diciottesimo anno d’età o al ter-mine della settima classe di scuola. Mol-ti dichiarano un’età falsa, cercando cosìdi evitare l’arruolamento forzato, maspesso questo non funziona, poiché suc-cede che vengano denunciati dalle per-sone del loro stesso quartiere.Nel 2005 alcuni militari sono venuti aprelevarmi a scuola e mi hanno portatonel campo di addestramento militare diSawa. Lì l’addestramento e le condizionidi vita erano molto dure. Venivamo sve-gliati la mattina all’alba e costretti amarciare tutto il giorno. Il cibo era scar-

so e di pessima qualità e le punizionicorporali erano frequenti e severe. Poi-ché avevo origini etiopi, e soprattuttoin quel periodo l’Etiopia rappresentavail nemico, il trattamento riservatomi eraancora peggiore: non mi veniva maiconsentito di riposarmi e venivo picchia-to più frequentemente degli altri. Dopocirca due mesi passati al campo sonoriuscito a scappare confondendomi trale reclute che avevano terminato il pe-riodo di addestramento e stavano par-tendo per il fronte.Sono andato a Porto Sawa e poi a AdenaFassit, a circa 25 chilometri da Asmara,dove sono rimasto nascosto per due me-si e mezzo. Lì vivono molti Etiopi de-portati che si aiutano a vicenda e io sonoriuscito a mantenermi grazie a dei soldiche la mia famiglia mi inviava. Anchelì, però, ero in pericolo, dato che eroconsiderato un disertore dall’esercitoeritreo e in Eritrea i disertori vengonofucilati. La mia famiglia, inoltre, miaveva informato che l’esercito avevafatto dei rastrellamenti nel quartieredi Assab in cui vivevano per cercarmi. Sono quindi scappato in Etiopia, adAddis Abeba, dove sono rimasto per 8mesi. Sul confine tra Eritrea ed Etiopiai militari che controllavano la frontie-ra mi hanno intercettato e mandato inun campo profughi vicino al confine,dove sono rimasto per due giorni. Dalì sono poi fuggito, insieme ad altridue disertori eritrei, passando attra-verso foreste e strade secondarie.Anche ad Addis Abeba dovevo viverenascosto, per evitare di essere nuova-mente deportato in Eritrea. Ero quindiospite presso amici e conoscenti, cam-biavo spesso casa e, appena ne ho avu-ta la possibilità, ho lasciato il Paese.Sono andato a Bahri, un quartiere diKhartoum, in Sudan, dove sono rima-

sto per un anno facendo lavori saltua-ri. Lì l’UnhCr mi ha rilasciato un do-cumento che attestava il mio status dirifugiato, ma non vi era nessuna ga-ranzia reale di protezione. Diversepersone eritree che conoscevo, per lamaggior parte disertori, sono, infatti,state rimandate in Eritrea, dove sonopoi state fucilate o sono morte in car-cere. Anche a Bahri, infatti, vi eranofrequenti rastrellamenti da parte delleautorità eritree che cercavano i diser-tori. Nei primi mesi del 2009 sono quindipartito per la Libia. Ho pagato 450 $a dei trafficanti sudanesi che mi han-no portato, insieme ad altre 175 per-sone, fino al confine con la Libia. Ab-biamo viaggiato per 25 giorni attra-verso il deserto a bordo di camion sco-perti.In Libia ho vissuto a Tripoli, dove cer-cavo di stare nascosto ed uscire il me-no possibile, dato che non avevo unpermesso di soggiorno.A giugno 2011, è scoppiata la guerrain Libia e la situazione era sempre piùpericolosa per cui ho deciso d’imbar-carmi e sono arrivato a Lampedusa.Dall’isola sono stato trasferito a Tori-no, qui ho fatto domanda di asilo e so-no stato riconosciuto rifugiato politiconel 2012. Purtroppo in Italia non solonon riuscivo a trovare un lavoro maavevo serie difficoltà a trovare un po-sto dove vivere e per questo dopo unlungo periodo di attesa per avere i do-cumenti ho deciso di seguire il consi-glio di un mio amico di infanzia chemi aveva chiamato invitandomi a rag-giungerlo a Malta perché c’era la pos-sibilità di avere un lavoro. Così ho fatto,ho trovato un lavoro e un alloggio e oravivo nell’isola da cui molti altri migrantivogliono partire per raggiungere l’Italia!

Storia di G., un ragazzo eritreo

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glienza, di fatto, è sospeso, poiché il cittadinostraniero viene inviato presso una struttura ospe-daliera del territorio. Viste le particolari emer-genze, in termini di possibilità di contagio sani-tario, ad ogni sbarco, il Ministero della Saluteemette tempestivamente un bollettino di aggior-namento e lo inoltra agli enti sanitari compe-tenti, ed anche alla Direzione Centrale di Sanitàdella Polizia di Stato che opera un monitoraggiocontinuo in merito ed è in costante contatto coni medici della Polizia di Stato sia dei luoghi doveavvengono gli sbarchi che di quelli dove sonotrasferiti i migranti che peraltro, qualora risultinecessario, possono mettere in atto ogni misuradi tutela nei riguardi del personale della Poliziadi Stato.In merito all’attività di identificazione e fotose-gnalamento, il Ministero ne ribadisce l’obbliga-torietà, indipendentemente dal possesso di do-cumentazione idonea all’identificazione: il cit-tadino straniero deve sempre essere sottopostoal fotosegnalamento ed al rilevamento delle im-pronte digitali, qualora sia stato fermato mentreattraversava la frontiera in maniera irregolarevia terra, via mare o via aria, o nel caso in cuisia soccorso in alto mare e sia condotto sul ter-ritorio dello Stato30. Nella circolare quindi, il Mi-nistero ricorda la procedura per una corretta ap-plicazione delle disposizioni in materia di iden-tificazione, rilevamento delle impronte digitali,assegnazione della motivazione e conseguenteinserimento nei sistemi aFis e eUrodaC da partedella polizia scientifica. Rispetto alla banca datieUrodaC, si sottolinea l’importanza di eseguirecorrettamente l’inserimento, al fine di facilitareil riconoscimento da parte degli altri Stati mem-bri di cittadini stranieri presenti sul loro terri-torio che hanno già presentato istanza di rico-noscimento della protezione internazionale inaltri Paesi. I casi di rifiuti di rilevamento delleimpronte digitali sono stati innumerevoli, e leforze dell’ordine hanno segnalato anche episodie condotte di difficile gestione. Per questo mo-tivo, nella circolare, il Ministero ricorda qualifattispecie di reato possono configurarsi laddoveil cittadino straniero rifiuti di sottoporsi al foto-

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30 Regolamento (CE) nr.2725/2000.

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Una famiglia siriana rischia la morte nel Mediterraneo

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Una madre racconta la fuga dellasua famiglia dalla Siria, attraversoi pericoli del deserto e del mare

“Mi è diFFiCile pensare al futuroin questo momento”, dice Houdamentre siamo sedute vicine, nelcortile del centro di accoglienza diLampedusa. Mentre il sole estivopicchia cocente, si lascia sfuggireuno stanco sospiro. “Il mio futuroè nelle mani degli altri.”

Ondate di calore brillano e danzano conla polvere, facendo sembrare i bambiniche ci giocano accanto quasi un mirag-gio. Anche Houda, che con il suo velomarrone si staglia contro le pareti im-biancate a calce, difficilmente può cre-dere che la sua famiglia ce l’abbia fattafino a questo punto. In alcuni momentia bordo della barca, mentre attraversa-vano il mare aperto, il futuro sembravaesistere appena.All’interno di questi edifici in blocchi dicemento, oltre un migliaio di migrantie rifugiati come Houda e la sua famigliaaspettano di essere trasferiti sulla ter-raferma. Hanno rischiato tutto per ar-rivare qui, fuggendo da guerre e violen-ze in patria, o dall’estrema povertà, pri-ma di intraprendere un viaggio attra-verso il Mediterraneo per cercare sicu-rezza in Europa. Anche se la sua fami-glia qui è finalmente al sicuro, per Hou-da l’acqua e il calore servono come co-stante promemoria dei pericoli che han-no affrontato durante il cammino.La loro vita è andata in pezzi quando ilquartiere di Damasco dove vivevano èstato terribilmente assediato. Prima del-la guerra avevano due case nella capi-tale siriana, dove suo marito si guada-gnava da vivere trasportando generi ali-mentari. Ma quando una delle due caseè stata bombardata, la famiglia è statacostretta a fuggire. Per finanziare la lorofuga hanno dovuto vendere rapidamen-

te anche la seconda. Il primo porto doveabbiamo fatto scalo era in Libano, ricor-da Houda, mentre suoi figli si riunisco-no attorno a lei per ascoltarla. Malak,la più giovane, mi offre un biscotto. Co-me sua madre, è una bimba pacatamen-te determinata e non accetterà un nocome risposta. Successivamente la fa-miglia è volata in Algeria e, volendo lot-tare per ottenere la miglior vita possi-bile, ha preso contatto con un contrab-bandiere. Houda ricorda che ha dettoalla famiglia: “Posso portarvi in Libia.Ho due automobili”. E così hanno gui-dato attraverso il deserto. A casa la guer-ra si intensificava, e la famiglia ormaicontava 22 membri. Hanno trascorsoquattro lunghi giorni salendo e scen-dendo dune di sabbia. Erano compressiall’interno delle due vetture, con pocospazio a disposizione per muoversi e, avolte, il caldo che diveniva insopporta-bile. “È stato difficile,” dice Houda. “Matornare indietro non era un’opzione”. Èstato durante il viaggio nel deserto cheil marito di Houda, Mohammed, ha avu-to un collasso. Oggi, nel centro di acco-glienza di Lampedusa, riconosce a ma-lapena i suoi figli. In Libia la vita nonera molto migliore. La famiglia allargataha trascorso quattro mesi in una casa,tutti ammassati in una camera singola,aspettando che i contrabbandieri li por-tassero in Europa via mare. Vivevano dicibo in scatola e pane. Poi è arrivato fi-nalmente il momento di partire.“Alle due di notte ci hanno detto di an-dare alle barche”, dice Houda. “Per sa-lire sulla prima abbiamo dovuto entrarein acqua. Era molto profonda e con noic’erano perecchi bambini. Alle 3.00 era-vamo tutti a bordo”. Mentre parliamo,decine di rifugiati e migranti appena ar-rivati sono davanti all’ingresso, in pa-ziente attesa di essere esaminati dalle

guardie e dagli operatori sanitari cheindossano delle maschere. Sono arrivatila sera prima, e molti di loro sono an-cora bagnati e tremanti per l’odissea inmare. Houda conosce quella sensazio-ne. “Fino a quando non sorge il sole, alle9 di mattina, rimani zuppo nei tuoi ve-stiti”, mi dice. Houda e la sua famigliahanno trascorso in mare 16 ore, stipaticon centinaia di altri disperati su unabarca traballante, con l’unica speranzadi stare andando verso un luogo più si-curo. Anche se l’imbarcazione era do-tata di un generatore per pomparel’acqua fuori bordo, erano terrorizzatiche si potesse rompere e che la barcacosì instabile potesse affondare. “C’èvoluto molto tempo, perché la barcatrasportava troppe persone”, diceHouda sommessamente. “Siamo do-vuti andare molto lentamente. Se fos-simo andati più veloci la barca si sa-rebbe rovesciata”.“Ovviamente temevamo di morire”, con-tinua. “Pensavo che sarei potuta soprav-vivere e i bambini morire. O che forse ibambini sarebbero sopravvissuti e io sa-rei morta. Abbiamo visto la morte in fac-cia quando eravamo in Siria e ora la af-frontiamo qui”. Dopo un’operazione diricerca e soccorso di sette ore, incredi-bilmente tutti i 22 membri della fami-glia di Houda sono stati portati al sicuro.Ma quello che hanno passato lascia ci-catrici profonde.Adesso, a tre giorni dal salvataggio,Houda spera che riescano ad arrivarein Olanda, anche se si preoccupa per ifigli che ha dovuto lasciare indietro. “Seanche andassi in Olanda e mi desseroun palazzo non potrei essere felice, per-ché sarei comunque lontana da un figlioe da due figlie”, si lamenta. Raccontache le sue figlie sono sposate in Siria,mentre suo figlio è in Libia in attesa di

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imbarcarsi a sua volta. Nonostante tutto,i suoi figli qui al centro di accoglienzasono ancora in grado di ridere e sorride-re. Noor, una loquace bambina di noveanni, ridacchia quando disegno una fac-cetta stupida nel mio taccuino. Le chiedocosa spera per il futuro. “Mi piacerebberiavere quello che ho perso”, dice, e la

madre mi spiega che le è caduta in mareuna borsa di gioiellini, impacchettataprima della loro precipitosa fuga dallaSiria. In Olanda la piccola Noor ha in-tenzione di comprare moltissimi anellie cerchietti. “Voglio avere una cameracon un bel lettino”, mi dice. “E dipingerele pareti di rosa”. Per Houda il futuro è

molto più difficile da immaginare. Lasua famiglia resterà nel centro di acco-glienza di Lampedusa per circa una set-timana, prima di essere trasferita sullaterraferma. Da lì, dovranno ricostruirele loro vite spezzate e mettere nuove ra-dici lontano da casa. Houda sente che ilsuo viaggio è appena iniziato.

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il sig. t.l. è fuggito dal suo Paese nel marzo 2013 in seguito ad alcunevicende personali che ne avevano messo in pericolo la vita. Insegnantepresso una scuola superiore da quasi 30 anni, infatti, si oppone adalcune modifiche normative imposte al corpo docenti e manifesta ilproprio dissenso prima nel proprio istituto, successivamente duranteincontri pubblici. La sua puntuale e ferma opposizione alle nuove re-gole, che secondo il sig. T.L erano in contrasto con quelle vigenti finoad allora ed illegittime, provoca dapprima dei richiami formali da partedei suoi superiori mentre, successivamente, la chiamata alle armi el’obbligo di presentarsi entro beve tempo presso il confine del Paeseper prestare il proprio servizio, decisione inaspettata vista l’età del sig.TL oramai prossima al pensionamento. Per questi motivi, i figli del sig.TL residenti all’estero decidono di aiutare il genitore a lasciare il Paeseprima possibile. Vista l’età cercano di far autorizzare un ingresso regolaredel genitore in un Paese dell’Unione Europea. Il figlio del sig. TL vivein Svizzera dove ha ottenuto lo status di rifugiato da anni. Non riuscendoa far ottener un visto, anche solo turistico, dalle autorità consolari sviz-zere, il sig. TL si rivolge alla Rappresentanza consolare italiana in XXXed ottiene finalmente un visto turistico. Giunto in Italia però, imme-diatamente, prosegue il suo viaggio verso la Svizzera, dove lo attendevasuo figlio. Una volta in Svizzera presenta la domanda di riconoscimentodello status di rifugiato ma, dopo pochi mesi, L’istruttoria si concludecon la decisione emessa ai sensi del Reg. 604 del 2013, cd Dublino III,che riconosce l’Italia come il Paese competente ad istruire la domandadi asilo. Nella valutazione della domanda del sig. TL, quindi, erronea-mente era stato applicato il dispositivo che stabilisce che la competenzaa decidere sulla domanda di protezione sussista in capo al Paese cheha emesso il visto di ingresso, qualora esistente, senza tenere in consi-derazione come i criteri gerarchici enunciati negli articoli 7 e seguentidel Regolamento Dublino, prevedano che il criterio predominante ècostituito dalla presenza dei familiari in uno dei Paesi aderenti al re-golamento stesso. Il sig. TL ha rispettato la decisione ed è giunto poco dopo in Italia dove, aseguito della procedura, ha ottenuto il riconoscimento dello status dirifugiato. Ad oggi non è stato possibile consentire il ricongiungimentocon il figlio residente regolarmente in Svizzera per via dei requisiti ri-chiesti dalle procedure previste ed il sig. TL, malgrado avesse potutonella fase preliminare della domanda ottenere di vivere vicino suo figlio,continua a soggiornare in Italia presso un centro di accoglienza. 

Le persecuzioni di T.L. e il sistema Dublino

Storie /

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segnalamento: “articolo 4 del TULPS, laddove èdisposto che la persona che non è in grado o si ri-fiuta di provare la propria identità ovvero nei cuiconfronti si nutrono sospetti sull’identità possa es-sere sottoposta, dall’Autorità di pubblica sicurezza,al rilevamento delle impronte digitali. (…) articoli650 e 651 del c.p., in cui è sanzionata, rispettiva-mente, l’inosservanza dei provvedimenti dell’au-torità e il rifiuto di dare indicazioni sulla propriaidentità personale. (…) articolo 495-ter del c. p.(…) che, nel far riferimento, seppur indirettamen-te, al rifiuto di sottoposizione al rilevamento delleimpronte digitali, punisce colui che altera partidel proprio o dell’altrui corpo al fine di impedirela propria o altrui identificazione; peraltro l’arti-colo 381, comma 2, lettera m-quater), del c.p.p.espressamente dispone l’arresto facoltativo in fla-granza”. Non manca il riferimento agli atti di na-tura amministrativa: gli eventuali provvedimentidi rimpatrio, dovranno essere preceduti dallavalutazione della situazione personale del cit-tadino straniero e per questo sarà utile sottoporload un colloquio attento durante il quale, peral-tro, potrebbero emergere condizioni e presup-posti per verificare e disporre l’applicazione del“dispositivo di cui all’articolo 5, comma 6 del tUiche prevede il rilascio di un permesso di soggiornoper motivi umanitari, ai sensi dell’articolo 11,comma 1 lettera c ter) del novellato DPR 394/99.”Con la legge 7 ottobre 2014, n. 154, pubblicatanella Gazzetta ufficiale n. 251 del 28-10-2014edin vigore dal 12-11-2014 di “Delega al Governoper il recepimento delle direttive europee e l’attua-zione di altri atti dell’Ue - Legge di delegazione eu-ropea 2013 - secondo semestre”, all’articolo 7 inparticolare, la Camera dei deputati ed il Senatohanno approvato la “Delega al Governo per l’ado-zione di un testo unico delle disposizioni di attua-zione della normativa dell’Unione europea in ma-teria di protezione internazionale e di protezionetemporanea”. Con questa disposizione, il Gover-no è delegato ad adottare, entro il 20 luglio2019, “un decreto legislativo recante un testo unicodelle disposizioni legislative vigenti che, in attua-zione dell’articolo 10, terzo comma, della Costi-tuzione, recepiscono gli atti dell’Unione europea,adottati ai sensi dell’articolo 78 del Trattato sulfunzionamento dell’Unione europea, che regolanoil diritto di asilo, la protezione sussidiaria e la pro-tezione temporanea”. In particolare il Governo

viene autorizzato alla trasposizione della diret-tiva 2013/32/Ue del Parlamento europeo e delConsiglio, del 26 giugno 2013, che modifica ladirettiva 2004/83/CE, cd direttiva qualifiche,già attuata in Italia con D.lgs. 251/2007, nonchédella direttiva 2013/33/Ue del Parlamento eu-ropeo e del Consiglio, del 26 giugno 2013, re-cante norme relative all’accoglienza dei richie-denti protezione internazionale, che modificala direttiva 2003/9/CE già attuata in Italia conD.lgs. 140/2005. Nello stesso articolo si con-templa la possibilità che entro 24 mesi dall’en-trata in vigore dello stesso decretò legislativo ilGoverno possa adottare disposizioni integrativee correttive. La Circolare del 20 febbraio 2015 del Capo Di-partimento per le Libertà Civili e l’Immigrazione,fornisce alcuni chiarimenti, attraverso l’illustra-zione del quadro normativo, circa i tempi di per-manenza dei richiedenti/titolari di protezioneinternazionale all’interno dei Centri di acco-glienza. Nella Circolare viene infatti specificatoche hanno accesso alle misure di accoglienza irichiedenti asilo che ne fanno richiesta e cherisultano privi di mezzi sufficienti al propriosostentamento (art. 5.2 del D.lgs. n. 140/2005,in linea anche con la direttiva 2013/33/Ue). Èinvece sempre disposta l’accoglienza nei Cara(o nelle strutture temporanee utilizzate con lemedesime finalità) dei richiedenti asilo che sitrovano in una delle condizioni previste dal-l’articolo 20 del D.lgs. n.25/2008, per il tempofissato nella stessa disposizione. Successiva-mente, il richiedente che necessita di accoglien-za ai sensi dell’art. 5 del D.lgs n. 140, è trasfe-rito nelle strutture della rete sprar; in man-canza di posti nello sprar il richiedente rimanein accoglienza nei centri governativi (compresele strutture aperte in via temporanea) fino aquando non diventa possibile il trasferimentonello sprar (art. 6, comma 3, D. lgs. N. 140).A seguito della decisione di rigetto della do-manda da parte della Commissione territorialeper il riconoscimento della protezione interna-zionale, lo straniero è comunque autorizzatoa rimanere nel territorio nazionale: a) fino allascadenza del termine per l’impugnazione; b)fino alla decisione sull’istanza di sospensionepresentata ai sensi dell’articolo 19 del D.lgs.n.150. Nelle ipotesi indicate il richiedente ri-mane in accoglienza nei centri in cui si trova.I beneficiari di protezione internazionale, inbase alle linee guida per la presentazione delledomande di contributo per l’accesso al Fnpsa,allegate al dM 30 luglio 2013, possono rimanerein accoglienza nello sprar per un periodo disei mesi, prorogabili, in determinate circostanzee con una valutazione caso per caso, per ulte-riori sei mesi.

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all’arrivo dei migranti31

Falsi allarmismi sanitari

Focus /

Abbiamo già scordato le fila di bare nel-l’hangar di Lampedusa? Che cosa succedea quelli che arrivano? Come sono trattatii rifugiati? Quale tipo di regia mette incampo il nostro Paese nella fase dell’ac-coglienza e per il riconoscimento del di-ritto? A queste ed altre domande abbiamocercato di dare risposta nel tentativo, se-condo lo stile della nostra società scien-tifica, di rispondere al bisogno di salutereale e non presunto. Non ci siamo sof-fermati sull’allarme sanitario di tipo in-fettivologico-tropicalistico che così tantointeressa l’opinione pubblica con gli or-gani di stampa adeguatamente aizzate daun certo tipo di informazione sanitaria disapore allarmistico-catastrofistico. Trat-tasi, per noi che ci occupiamo dalla finedel secolo scorso degli aspetti sanitari le-gati al fenomeno migratorio, del solito enoioso cliché: i migranti, qualunque sianoil motivo e il modo del loro arrivo, porta-no povertà, disoccupazione, delinquenzaed, in campo sanitario, malattie. L’allarmeè legato al fatto che in generale trattasidi malattie che dalle nostre parti eranoscomparse o quasi, come la malaria e lalebbra o comunque sotto controllo comela Tubercolosi e l’Aids. È il ritorno costan-temente sciocco della “Sindrome di Sal-

gari” (Colasanti, 1991)32 e della conse-guente caccia ai moderni “untori” di man-zoniana memoria33. In realtà i migrantiforzati sono generalmente giovani, inbuono stato di salute ed anche per lorovale il dato dell’effetto migrante sano(Parkin, 1992), una sorta di selezione na-turale all’origine, per cui decide di emi-grare solo chi è in buone condizioni di sa-lute, e che in generale si è applicato soloalla tipologia del migrante economico, ilcui progetto di vita implica in partenza con-dizioni di piena integrità psico-fisica.

Se ne è discusso appena unanno fa, a maggio 2014, adAgrigento nel corso del XIIICongresso Nazionale dellaSocietà Italiana di Medicinadelle Migrazioni (SIMM) daltitolo “Responsabilità edequità per la salute deimigranti: un impegno dacondividere”, in cui unasessione è stata dedicata altema dell’accoglienza e dellatutela dei migranti forzati.

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Caso 1È gente forte e coraggiosa (Affronti, 2013)B. I., Guinea Conakry

A fine del 2008, in seguito alla morte delpresidente della Repubblica della GuineaCoinakry, Lansana Contè, l’esercito guinea-no attua un colpo di Stato militare sospen-dendo ogni attività politica e sindacale esciogliendo l’Assemblea Nazionale. Ciò haportato a numerose manifestazioni pacificheda parte della popolazione, sfociate in durerepressioni da parte dell’esercito che ha uc-ciso e violentato molti civili. In una di queste repressioni, che ha visto lamorte di circa 300 persone, I. ha perso il pa-dre, restando definitivamente orfano (avevaperso già la madre in tenera età). Nonostante il lutto, decide di continuarel’attività commerciale di famiglia (negoziodi alimentari) con il fratello maggiore. Du-rante questo periodo lui e il fratello subisco-no numerose aggressioni da parte di alcunigruppi etnici sostenitori del regime militaredi Moussa Dadis Camara, con l’accusa disostenere economicamente il capo dell’op-posizione, Cellou Dalein Diallo, in quantocommercianti. L’ultima di queste aggressioniha visto la morte del fratello maggiore in se-guito ad accoltellamento e lo stesso I. riportaferite da pugnale sul dorso e numerose bru-ciature alle braccia. Infatti, gli aggressori,dopo averli colpiti più volte, danno fuoco alnegozio di alimentari. In seguito a ciò, te-mendo per la propria incolumità e non ve-dendo prospettive di futuro nella propriaterra, I. decide di intraprendere il lungo viag-gio, durato circa 4 anni, che lo porterà inItalia. Passando per le tappe “obbligate” diSenegal, Mauritania, Marocco e Algeria,raggiunge la Libia. Qui rimane tre mesi la-vorando come muratore per mantenersi eraccogliere la quota dovuta allo scafista(850 dineri) che lo avrebbe portato in Ita-lia. Il 13/05/14 I., di notte, si imbarca conpiù di altri 100 migranti e, dopo una tra-versata durata più di 17 ore, tra freddo, fa-me e sete, vede finalmente le “grand bateauitalien” di Mare Nostrum arrivare verso diloro a salvarli dall’acqua e ridare loro lasperanza di una nuova vita.

31 A cura della Società Italia-na di Medicina delle Migra-zioni.

32 “…Salgari scriveva sognan-do di mondi dove quei datidi diversità, che egli traevadalla consultazione nellebiblioteche, servivano adalimentare la categoria delmeraviglioso dei suoi libri”.

33 durante il racconto anam-nestico, un giovane pa-ziente palermitano recen-temente visitato per febbreprolungata, faceva risalirela causa della sua febbresconosciuta, ad un periodo

ben preciso della sua vitaallorquando da camionista– trasportava gasolio –viaggiava per mare daLampedusa a Porto Empe-docle ed in una di questetraversate si trovò con unacinquantina di sbarcatiafricani sud-sahariani re-spirando la stessa aria edutilizzando gli stessi servi-zi igienici. Dopo quel fatto,ecco la febbre. “Dottore,secondo me e non solo, al-tri medici la pensano allostesso modo, non può nonesserci una relazione, chelei, in quanto esperto in

questo campo, deve trova-re!” Per la cronaca il pa-ziente era affetto da Feb-bre Mediterranea Familia-re. Forse, ho pensato den-tro di me, una possibilevendetta del “Mare No-strum”! Marenostrina è,infatti, il nome dato allapyrina, proteina basica di781 aminoacidi, che ha lafunzione di regolare i me-diatori dell’infiammazioneche in questi pazienti è al-terata a causa della muta-zione del gene codificatoreresponsabile della malattia(gene MEFV).

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Focus /

stiche: di queste, 8 infestazioni, 5 sindromirespiratorie febbrili, 6 gastroenteriti e 1caso di sospetta tubercolosi polmonare.Anche in riferimento al fenomeno relati-vamente nuovo dei cosiddetti transitantipresenti per brevi periodi in insediamentispontanei nei pressi delle stazioni dellegrandi città o in edifici occupati, i dati di-mostrano malattie della cute, scabbia so-prattutto, e malattie aspecifiche dell’ap-parato respiratorio e digerente con pochicasi di sospetta Tubercolosi polmonare -poi non confermate -, malaria e varicella(INMP e ASL Roma B, 2015). Dunque i da-ti rivelano l’inconsistenza di certi allarmi-smi che hanno fin qui fatto da contrappun-to agli sbarchi: il viaggio risulta esseretroppo lungo perché si concretizzi la mi-naccia di Ebola (la malattia si manifesta esi estingue in poche settimane, spesso assaiprima che il percorso migratorio si con-cluda); ma spesso troppo breve perché sisviluppino altre malattie come la tuberco-losi, nonostante le condizioni di grave de-privazione che accompagnano i migrantiin fuga (Baglio, 2015). Il nostro punto divista, al contrario, è la tutela della salutedi una popolazione fondamentalmente sa-na nel tentativo che non cada nel circuitoperverso della malattia. In questa logicail problema è il riferimento alla norma rap-presentato dall’articolo 10 (Lo stranieroal quale sia impedito nel suo paese l’effet-tivo esercizio delle libertà democratichegarantite dalla Costituzione italiana, hadiritto all’asilo nel territorio della Repub-

blica) e dall’articolo 32 (La Repubblica tu-tela la salute come fondamentale dirittodell’individuo e interesse della collettività,e garantisce cure gratuite agli indigenti)della Costituzione: il primo ci ricorda il va-lore della dignità umana, uguale per tuttigli individui; il secondo, che significativa-mente parla di individui e non di cittadini,sancisce un diritto alla salute e alle cureche va al di là dello status giuridico del-l’essere umano. La questione non è soloquella di prevenire la morte di tanti richie-denti asilo, e di farlo in modo onorevole,per la loro dignità, onorando l’art. 10, maanche di tutelarne la salute una volta sbar-cati, secondo quanto ci richiede l’art. 32(Mazzetti, 2014). I principali problemi clinici che i richie-denti asilo presentano al momento dellosbarco sono essenzialmente legati alle con-dizioni del loro percorso migratorio e nona malattie infettive da importazione: colpidi calore, colpi di sole, assideramento (se-condo le condizioni climatiche in cui av-viene la navigazione), lesioni da decubitodovuti alla posizione forzata senza possi-bilità di movimenti sui barconi, aggravatada agenti chimici quali l’acqua salmastrao il gasolio che spesso sporcano i luoghi incui i naviganti si siedono, disidratazione,che hanno determinato ad esempio casidocumentati di gravi insufficienze renali,senza dimenticare però le condizioni pa-tologiche di natura infettiva legate, co-munque, alla promiscuità ed al sovraffol-lamento come la scabbia.

34 “Rientra l’allarme vaiolo abordo: era varicella. La na-ve Orione approda a Cata-nia. Le analisi eseguite alloSpallanzani di Roma han-no smentito che si trattassedella rara malattia infetti-

va”. Repubblica.it, Paler-mo cronaca, luglio 2014.

35 “..proprio nello stesso perio-do F. De Lorenzo, ministrodella sanità, istituisce per laprima volta una commis-sione ministeriale che ha il

compito di affrontare il pro-blema della salute degli im-migrati. Non è casuale chea parteciparne siano chia-mati quasi esclusivamentetropicalisti ed infettivologi”(Geraci, 2005).

Eppure resiste nell’immaginario collettivoil mito del migrante vettore di temibili pe-stilenze: un’affermazione che non trovaconferma nei dati epidemiologici ma cherischia di dirottare le politiche e le risorseverso strategie sanitarie difensivistiche co-me i controlli alle frontiere o gli screeningdi massa. Tutti ricordiamo il caso sospettodi “vaiolo delle scimmie” di un migrantea bordo della nave militare Orione direttaa Pozzallo nel luglio 2014, poi rivelatosiuna semplice varicella34, e la notizia chedecine di militari addetti a controllare erecuperare in mare i migranti fossero statiinfettati dalla tubercolosi. Così come allafine degli anni Ottanta del secolo scorso35,si proponevano controlli alle frontiere,così ora ritornano le stesse proposte ed, inogni caso, le parate di tute giallo-arancio-ne insieme a guanti e mascherine dannola sensazione visiva che non di corpi di uo-mini, donne e bambini provati dal doloree dalla sofferenza del lungo viaggio si trat-ta, ma di bombe di parassiti, virus e batteriinnominabili.Malgrado l’inadeguatezza dei sistemi in-formativi attuali a rilevare i bisogni di sa-lute di questa particolare popolazione, visono diverse evidenze che l’effetto migran-te sano si eserciti anche sui profughi chesbarcano sulle coste italiane. La sorve-glianza sindromica (Bella, 2014) effettua-ta tra maggio 2011 e giugno 2013 dall’Isti-tuto Superiore di Sanità su circa 5.000 per-sone ospiti di centri di accoglienza hanno,infatti, messo in luce solo 20 allerte stati-

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Caso 2Lo sbarco dei Mille a… Palermo con unadiecina di scabbie e di varicelle. Considerazioni di un medico suifatti narrati da “La 7” il 19.04.15sera, in merito al pericolo dicontagio della popolazione a causadel mancato controllo.

Il giorno 18 aprile u.s., nottetempo, tramiteil 118, due giovani cittadini dalla pelle scuraed ignoti arrivano, dopo un breve passaggioal Pronto Soccorso, nel reparto di MedicinaInterna del Policlinico di Palermo, dove ilpiano di contingenza dell’Assessorato allaSalute della Regione Sicilia (Assessorato,2014), ha previsto la pronta disponibilitàdi due posti letto per l’accoglienza sanitariadegli sbarcati, dopo il primo filtro al porto.Diagnosi d’ingresso: varicella il primo escabbia il secondo. Si viene a sapere che idue giovani sono stati prelevati nelle adia-cenze della locale Stazione Centrale dovegiacevano per terra sotto una coperta im-provvisata da almeno tre giorni. Non si rie-sce a comunicare per problemi linguistici.Le condizioni generali sono scadenti; pessi-me quelle igieniche. Si vedono sui loro corpigli effetti della traversata. I due ragazzi sem-brano subire passivamente. È evidente unisolamento comunicativo. All’ingresso i pa-zienti vengono subito soccorsi, visitati e ri-focillati, non senza preoccupazioni derivantisoprattutto dal fatto di ricoverare nella stes-sa stanza la varicella e la scabbia, per il restonessun allarme visto che trattasi di malattieben note dalle nostre parti. Grazie all’inter-vento del mediatore di madrelingua, gliignoti sono: il Sig….. nato a…..il….. ed ilSig…….nato a…..il….. I due sono sbarcatia Palermo il 14 u.s. e subito dopo si sono re-cati alla Stazione Centrale, sfuggendo fa-cilmente al personale che doveva trasferirliin uno dei tanti centri di accoglienza (CAS)dislocati nel palermitano. Uno dei due eramolto preoccupato in quanto doveva rag-giungere al più presto Roma da dove imbar-carsi per New York dove era atteso dal fra-tello. Nei tre mesi precedenti i due hannovissuto in un hangar a Tripoli in attesa dellosbarco assieme ad altre 1500 persone circa,uomini, donne, bambini. In situazione dipesante promiscuità, sono stati picchiati eseviziati. Uno di loro è stato torturato conla corrente elettrica. Hanno assistito impo-

invasa da un numero considerevole di sbar-cati soprattutto ragazzi che cercavano intutti i modi di scappare, per evitare di farsiidentificare, verso le loro mete come i nostripazienti. Resistere nei pressi della stazionesperando che la varicella e la scabbia li ab-bandonassero quanto prima. Del resto cosatemere? Erano persone invisibili soprattuttoagli agenti di polizia. Si sa, le maglie deicontrolli devono essere abbastanza largheda poter permettere la fuga dei richiedentiasilo, minori compresi. Le statistiche ci di-cono che 2 persone su 3 che arrivano in Ita-lia vanno via dal nostro paese e le cose noncambieranno certo se non si decide di mo-dificare il trattato di Dublino. Nel frattemposi arrangino pure, vadano via al più prestoanche con la varicella e la scabbia. Solo noidobbiamo correre il rischio di venire conta-giati?

tenti ad episodi di stupro e violenze varie edanche a decapitazione di alcuni compagnidi viaggio. Alla fine sono stati fortunati adessersela cavata con una scabbia ed una va-ricella soltanto!!Trattasi quindi dello sbarco avvenuto a Pa-lermo il 14 aprile. In quella occasione è stataraggiunta la cifra record di 1200 persone.Il sistema di accoglienza al porto palermi-tano, malgrado la presenza della varie au-torità civili, militari e sanitarie, con televi-sioni al seguito, è andato in tilt. In verità inpassato Palermo si era distinta per efficienzaed efficacia degli interventi almeno nellaprimissima accoglienza. Forse per questomotivo l’assessorato regionale alla salute ela direzione sanitaria dell’ASP, che coordinagli interventi al porto, hanno accettato lasbarco dei …mille. Il risultato è stato chegià dalle prime luci dell’alba Palermo è stata

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Focus /

Altro problema è quello legato alla gravi-danza o al parto: molte profughe appro-dano in stato di gravidanza, anche avan-zata, o subito dopo aver partorito. In ge-nere si tratta di vittime di gravidanze for-zate, avviate a seguito di stupri spesso ri-petuti.Una volta sbarcati, i richiedenti asilo sonoammassati in ricoveri di cui non riusciamoa conoscere nel dettaglio le caratteristicheigieniche; non riusciamo nemmeno a co-noscere la qualità nutrizionale dei cibi chevengono loro somministrati.Le informazioni parlano di ricoveri stra-ordinariamente sovraffollati, con carenzadi servizi igienici e di acqua corrente, conprotezione da agenti termici (caldo e fred-do) del tutto non appropriata, soprattuttoin alcuni periodi dell’anno e in certe con-dizioni climatiche. Condizioni igieniche di questo tipo sonopatogene. Agevolano lo svilupparsi di pa-tologie infettive delle vie respiratorie, in-fezioni gastro-intestinali e altri disturbidel tubo digerente, patologie muscolo-scheletriche e aggravano quadri clinicipreesistenti. Creano inoltre le premesseper il diffondersi di epidemie. Molti richiedenti asilo, infine, sono stativittime di torture, violenze e altri eventitraumatici, come la minaccia di perderela propria vita, o aver assistito alla morteviolenta di altri vicino a loro.Aver subito esperienze di questo tipo puòdeterminare quadri clinici psichiatrici an-che molto gravi: disturbo post-traumaticoda stress, crisi d’ansia, disturbi depressivi,disturbi della concentrazione, del pensieroe della memoria, disturbi somatoformi,suicidio. Per soggetti in queste condizioniè fondamentale garantire un’assistenzaclinica immediata per la gestione psichicadell’esperienza traumatica appena vissuta.Pazienti con traumi gravi che trovano buo-ne condizioni di accoglienza sviluppanopatologie meno severe di pazienti che su-biscono traumi di minore entità ma chetrovano situazioni di vita molto deterio-rate nel paese ospite. Queste situazionicliniche richiedono la predisposizione dipresidi appropriati in grado di dare le ri-sposte necessarie come il servizio di et-nopsicologia del Policlinico di Palermo oil progetto “Ferite invisibili” di Roma attivida metà degli anni 2000, proprio per ri-spondere alla domanda di salute di questaparticolare utenza.

un’altra parte. A lungo ci siamo incontratiprima che apparisse nel colloquio qualcheframmento di storia; incontri fatti di silen-zi, di narrazioni strozzate, mozzate. Il corpo è l’unico testimone possibile di unastoria connotata dalla violenza estrema:un corpo mutilato e martoriato. Così, de-licatamente e molto lentamente, D. mostrale cicatrici: la schiena segnata dalle frusta-te; le gambe che portano le cicatrici di pro-fonde abrasioni; la bocca (proprio il luogodella parola) martoriata. D. non può ancora raccontare; mi dice “nonpuoi immaginare e io non posso descrivere”. D. era stato un giovane universitario, nelsuo paese, facente parte di un gruppo stu-dentesco che manifestava contro il Governo.A quel tempo dunque fu arrestato e gli fuconcessa la scelta di diventare un soldatofilo-governativo, per evitare l’arresto. Si

Caso 3Nella storia dell’attività clinicadel Servizio di Etnopsicologiaci sono tutte quelleesperienze di psicopatologiae malessere quali esiti diviolenze estreme intenzionalie torture. (Monti, 2015)

È stata questal’esperienza di D.

D. è un giovane ragazzo somalo, giuntopresso il Servizio in seguito ad una segna-lazione da parte del legale che seguiva lapratica riguardante la sua richiesta di asilopolitico. L’avvocato mi invia D. perché quan-do lo incontrava non si riusciva a metterein piedi una storia che avesse dei contenuti,affinché si potesse avallare la richiesta diprotezione internazionale in sede di Com-missione. Il ragazzo, dall’aspetto mingherlino, comefosse gracile di salute, dimesso, a capo chi-no, in effetti di poche parole, si aggiravaradente le pareti dell’ambulatorio, primadi accomodarsi, come spaventato e al tempostesso come volesse accertarsi bene dei con-fini della stanza: sembrava proprio stesseridisegnando le pareti, la porta, le apertureinterne della stanza (che comunica conun’altra stanza adiacente a quella dove era-vamo noi, adibita ai colloqui). Così, in questa atmosfera quasi finta, deli-cata, come se stessi dinanzi ad un essereevanescente e fragile, al tempo stesso quasiintoccabile e irraggiungibile, iniziamo aconoscerci. Mi presento, spiego il mio lavoroe chiedo a lui se conosce le ragioni che han-no spinto il suo avvocato a inviarlo in que-sto luogo. Lui è con un sorriso quasi accen-nato (che gli rimarrà addosso per lungotempo) e siede dinanzi a me quasi fosse da

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trattava di sparare contro i suoi amici e col-leghi. D. decise di non aderire e fu la pri-gione. Venne spedito in un posto che non fumai decifrato nelle sue ricostruzioni. Fu te-nuto rinchiuso per circa un anno, periododurante il quale egli subì terribili violenzepsicologiche (disorientamento spazio-tem-porale: rinchiuso in una stanza senza fine-stre, veniva accesa la luce senza intervallidi tempo regolari; inoltre, lo stesso accadevacon la somministrazione dei pasti) e cor-porali, come vessazioni fisiche e torture aidenti.C’è voluto più di un anno per costruire unastoria coerente e una narrazione possibile,aprendo poi al lavoro di elaborazione e diricucitura dell’identità. Quando lo conobbinon c’era più traccia del giovane studenteidealista e rivoluzionario; la tortura avevaraggiunto il suo obiettivo: distruggere lapersonalità.

Lunghi anni di studio hanno ormai con-fermato che i migranti qui da noi si am-malano a causa delle precarie o inadegua-te condizioni di vita cui sono spesso co-stretti, e non certamente per le malattieche importerebbero dei loro paesi d’ori-gine: le loro malattie sono socio-culturalie non etniche. Il rischio è che gli immigratisi integrino con la società ospite condivi-dendo, però, la stratificazione sociale piùsvantaggiata finendo per sviluppare il pro-filo di salute della disuguaglianza. La sfidadi oggi è quella di una completa integra-zione sociale di questi nuovi cittadini e,per quel che riguarda la sanità, la garanziadi una reale fruibilità dei servizi e delleprestazioni. Trattasi in definitiva di unaquestione di responsabilità e di equità perla salute di una popolazione che ha giàsofferto molto e che ha solo bisogno di ac-coglienza benevola e di pace.

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

dei richiedenti e titolari di protezioneinternazionale36

Diritto alla residenza

Focus /

In Italia, l’iscrizione nelle liste anagrafichedella popolazione residente di un comuneafferisce al diritto costituzionale di circo-lare e soggiornare liberamente sul terri-torio nazionale (art. 16 Cost.) e nel con-tempo è requisito essenziale per poter ef-fettivamente esercitare altri diritti fonda-mentali. È in ragione di ciò che l’iscrizioneanagrafica rappresenta un presuppostoper qualsiasi processo d’integrazione deglistranieri, compresi i richiedenti e i bene-ficiari di protezione internazionale. Infattile funzioni principali dell’anagrafe sonoquelle, da un lato, di rilevare la presenzastabile delle persone nel territorio di undeterminato comune per consentire aipubblici poteri di pianificare i servizi daerogare alla popolazione e, dall’altro, diconsentire alle persone l’accesso effettivoa determinati diritti sociali e l’esercizio dialcuni diritti civili e politici, nonché perfacilitare l’adempimento di alcuni obblighi,inclusi quelli tributari. In materia di integrazione dei titolari diprotezione internazionale, l’iscrizione ana-grafica nelle liste della popolazione resi-dente in un determinato comune meritaparticolare attenzione in quanto connessoalla possibilità di fruire concretamente del-la protezione riconosciuta. Si registranosostanziali difficoltà per i richiedenti asiloe per i beneficiari di protezione interna-zionale nell’effettivo accesso all’iscrizioneanagrafica. Nella prassi di alcuni comuni,ad esempio, l’iscrizione anagrafica vienesubordinata alla produzione del passapor-to rilasciato dal paese di origine. Si trattadi una prassi errata perché tale documen-to, pur richiesto in generale per l’iscrizioneanagrafica degli stranieri, non può essereprodotto dai richiedenti asilo e rifugiati acausa dell’impossibilità per essi di richie-derne il rilascio alle autorità del propriopaese. Tali difficoltà sono state rilevate,ad esempio, dal Commissario per i DirittiUmani del Consiglio d’Europa che nel rap-

porto sulla sua visita in Italia nel luglio del2012 ha avuto modo di sottolineare come“alcuni enti locali impongono requisiti do-cumentali irragionevoli, se non addiritturadelle restrizioni per l’iscrizione anagraficae la residenza, che sono fondamentali peraccedere a molti programmi di assistenzasociale”. Altro aspetto critico attiene ai cen-tri di accoglienza, dove i richiedenti asiloe i beneficiari di protezione internazionalesono ospitati, che in alcuni casi non sonoconsiderati dagli uffici anagrafe dei comu-ni quali dimore abituali, sebbene l’art. 6,comma 7 del Testo Unico delle leggi sul-l’Immigrazione emanato con d.lgs. 286/98consideri verificata la “dimora abituale”nei casi di documentata ospitalità in uncentro di accoglienza, una volta decorsi 3mesi di permanenza. Il diritto di residenza si esercita mediantel’iscrizione nelle liste anagrafiche della po-polazione residente in un determinato co-mune, la cui tenuta è affidata al sindaco,nella sua veste di Ufficiale di Governo.L’iscrizione è il presupposto per esercitareeffettivamente determinati diritti fonda-mentali e civili, come le prestazioni di as-sistenza sociale, alcune prestazioni sani-tarie, l’accesso agli alloggi di edilizia resi-denziale pubblica e i diritti politici. In que-sto contesto, di centralità della residenzaanagrafica nel nostro ordinamento, si in-serisce la norma secondo cui le iscrizionie variazioni anagrafiche dello stranieroregolarmente soggiornante si effettuanoalle medesime condizioni degli italiani(art. 6, co. 7, testo unico delle leggi sul-l’immigrazione, emanato con d. lgs. n.286/1998, di seguito definito come “TUimmigrazione”), il che presuppone che lostraniero ai fini dell’iscrizione anagraficaha il medesimo trattamento previsto peri cittadini italiani con il solo presuppostoulteriore della regolarità del soggiorno,anche in forza di quanto previsto dal com-ma 2 dello stesso art. 6, che richiede allo

straniero l’esibizione del permesso di sog-giorno in sede di “rilascio di licenze, au-torizzazioni, iscrizioni ed altri provvedi-menti di interesse dello straniero comun-que denominati”. L’iscrizione anagrafica,oltre che diritto, costituisce anche un do-vere a cui sia il cittadino che lo stranierosono chiamati ad ottemperare. L’art. 2 del-la Legge anagrafica (legge n. 1228/1954)ne fa esplicita prescrizione, anche nei con-fronti delle persone sulle quali si esercitapotestà genitoriale o tutela. La funzioneamministrativa concernente le anagrafi èesercitata dal comune, ma è disciplinatacon leggi e regolamenti dello Stato e ri-sponde a esigenze nazionali statistiche, dicontrollo e amministrazione della popo-lazione (art. 117 Cost.; art. 14 Testo UnicoEnti Locali), al punto che, in alcuni casi,l’Ufficiale d’anagrafe ha poteri di iniziativapropri, se il cittadino non ottempera (art.15 Regolamento anagrafico approvato cond.p.r. 223/1989), e ha obblighi di iscrizio-

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

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ne d’ufficio alle anagrafi (art. 5 legge n.1228/1954). Anche i titolari dello statusdi rifugiato, dello status di protezione sus-sidiaria o del permesso di soggiorno permotivi umanitari possono circolare e sog-giornare liberamente sul territorio nazio-nale (art. 29, comma 1 d. lgs. n. 251/2007)e pertanto sono titolari del diritto ad essereiscritti nelle liste anagrafi che di un comuneal pari degli italiani e degli altri stranieriregolarmente soggiornanti, con alcune par-ticolarità connesse con la loro peculiarecondizione, che si descriveranno nei suc-cessivi paragrafi . Nel caso dei rifugiati laresidenza è anche oggetto della Conven-zione relativa allo status dei rifugiati fir-mata a Ginevra il 28 luglio 1951, ratificatae resa esecutiva con legge n. 722/1954.Nello specifico l’art. 26 prevede che “cia-scuno Stato contraente concede ai rifugiatiche soggiornano regolarmente sul suo ter-ritorio il diritto di scegliervi il loro luogodi residenza”. Di rilievo per l’ordinamento

italiano è anche il successivo art. 27, il qua-le fa obbligo agli Stati contraenti di rila-sciare i documenti d’identità “a tutti i ri-fugiati che risiedono sul territorio e nonpossiedono un titolo di viaggio valido”, inquanto l’iscrizione anagrafica è prerequi-sito necessario al rilascio della carta diidentità. Anche i richiedenti asilo, sia inattesa di audizione presso la Commissioneterritoriale per il riconoscimento della pro-tezione internazionale, sia in fase del-l’eventuale ricorso giurisdizionale, hannodiritto all’iscrizione anagrafica in quantotitolari di un permesso di soggiorno. Sievidenzia infine che l’assenza di iscrizioneanagrafica non può rilevare ai fini del ri-lascio o del rinnovo del permesso di sog-giorno per richiesta asilo o protezione in-ternazionale, posto che il permesso di sog-giorno è rilasciato dal Questore del luogodi dimora e che, come già precisato, è laregolarità del soggiorno ad essere il pre-supposto per l’iscrizione anagrafica e non

il contrario. L’iscrizione anagrafica è il pre-supposto per l’esercizio di importanti di-ritti sociali fondamentali ai fini dell’inte-grazione sociale degli stranieri; in parti-colare per: • l’accesso all’assistenza sociale e la

concessione di eventuali sussidi o age-volazioni previste da ogni comune, adesempio quelle basate sulle condizionidi reddito, verificate mediante l’indica-tore ISEE, erogati dalla pubblica am-ministrazione o da soggetti dalla stessadelegati;

• l’accesso ad altri rilevanti diritti so-ciali, tra i quali la partecipazione a ban-di per l’assegnazione di alloggi di edi-lizia residenziale pubblica, i sussidi peri canoni di locazione o l’acquisto dellaprima casa;

• l’iscrizione al Servizio Sanitario Na-zionale per gli stranieri regolarmentesoggiornanti (per gli irregolari si vedanel proseguo);

36 Tratto da “Linee guida suldiritto alla residenza deirichiedenti e beneficiari diprotezione internazionalea cura di Servizio CentraleSPRAR UNHCR ASGI Anu-sca, 2014. Scaricabile allapaginahttp://www.sprar.it/ima-ges/QuadernoSC_linee-guida.pdf

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

Focus /

• diritti di partecipazione popolare al-l’amministrazione locale, previsti daglistatuti comunali;

• la facoltà di presentare determinatedichiarazioni da rendersi davanti al-l’Ufficiale di Stato civile in materia dicittadinanza.

L’iscrizione anagrafica è anche il presup-posto: • per il rilascio della carta di identità e

delle certificazioni anagrafiche; • per chiedere e ottenere il consegui-

mento della patente di guida italiana ola conversione della patente di guidaestera.

Il legame tra residenza e integrazione ap-pare ancora più evidente se si considerache, in ragione della progressiva localiz-zazione del sistema di welfare, in molti casile normative regionali e locali in materiadi accesso ai servizi e alle prestazioni socialie/o all’edilizia residenziale pubblica pre-vedono requisiti ancora più restrittivi, trai quali la residenza prolungata nel tempoin un determinato territorio. La mancanzadi iscrizione anagrafica non preclude tut-tavia l’esercizio dei diritti fondamentali,garantiti a prescindere dalla condizione diregolarità del soggiorno, tra i quali:• il diritto allo studio del minore: i mi-

nori stranieri hanno il diritto all’istru-zione e alla formazione indipendente-mente dalla regolarità della posizionein ordine al loro soggiorno e dal pos-sesso di qualsiasi documentazione. Se-condo quanto stabilito dall’art. 45 delRegolamento di attuazione del TU im-migrazione “i minori stranieri privi didocumentazione anagrafica ovvero inpossesso di documentazione irregolareo incompleta sono iscritti con riserva.L’iscrizione con riserva non pregiudicail conseguimento dei titoli conclusividei corsi di studio delle scuole di ogniordine e grado”. È, perciò, illegittimala prassi di alcuni comuni di richiedere

l’iscrizione anagrafica come requisitoper le iscrizioni alle scuole della fasciadell’obbligo, o dell’infanzia, oppure perla concessione di agevolazioni econo-miche relative ai servizi a domanda in-dividuale (mense, trasporto scolasticoetc.)

• il diritto alla salute per i cittadini stra-nieri irregolarmente soggiornanti, ga-rantito con riguardo alle cure urgentied essenziali, ancorché continuative(art. 35 TU immigrazione). Diritto a cuiè correlato il divieto di segnalare la con-dizione di irregolarità di soggiorno pergli stranieri irregolari. I titolari di per-messo di soggiorno per richiesta di asi-lo, i titolari di protezione internazionalee i titolari di permesso per motivi uma-nitari hanno l’obbligo di iscrizione alservizio sanitario nazionale e, in mate-ria di assistenza sanitaria, hanno il me-desimo trattamento previsto per i cit-tadini italiani (art. 34 TU immigrazionee art. 27 d. lgs. n. 251/2007).

In mancanza di iscrizione nelle liste dellapopolazione residente, gli stessi, come glialtri stranieri non residenti, dovrebberoessere iscritti nella ASL del luogo del do-micilio indicato nel permesso di soggiornoper tutta la durata di validità del permessodi soggiorno (art. 42, comma 2, Regola-mento di attuazione del TU immigrazioneapprovato con D.P.R. n. 394/1999). Tut-tavia con specifico riferimento ai richie-denti la protezione internazionale, l’Ac-cordo della Conferenza Stato-Regioni deldicembre 2012 “Indicazioni per la correttaapplicazione della normativa per l’assi-stenza sanitaria alla popolazione stranierada parte delle Regioni e Province Autono-me italiane”, prevede che per questa par-ticolare categoria, ai fini dell’iscrizione alSSN, si deve prescindere dall’indicazionedi domicilio riportata nel permesso di sog-giorno e, in assenza di residenza, si devefare riferimento all’autocertificazione di

effettiva dimora o alla dichiarazione diospitalità. Lo stesso Accordo prevede chegli stranieri in possesso di richiesta o dipermessi di soggiorno per status di rifu-giato, protezione sussidiaria, motivi uma-nitari in fase di prima iscrizione possonoiscriversi al SSN temporaneamente, per ladurata del permesso di soggiorno nellaASL in cui dichiarano di domiciliare, conl’obbligo, nella fase di rinnovo del permes-so di soggiorno, di richiedere la variazionedi domicilio alla Questura competente edi presentare alla ASL il permesso di sog-giorno riportante il domicilio effettivo. Laresidenza in Italia oltre a garantire l’acces-so a una serie di diritti fondamentali, as-sume un ruolo centrale anche fra le mo-dalità di acquisto della cittadinanza daparte dello straniero. La normativa italia-na, infatti, prevede diversi modi di acqui-sto della cittadinanza: matrimonio, bene-ficio di legge e naturalizzazione. Quest’ul-tima, che maggiormente interessa i bene-ficiari di protezione internazionale, è dettaanche cittadinanza “per residenza” inquanto consiste nella concessione, me-diante atto pubblico, della cittadinanzaitaliana allo straniero che abbia avuto nelpaese un determinato periodo di “residen-za legale”, concetto che si definirà meglionel paragrafo successivo. Si tratta di con-cessione della cittadinanza e non di acqui-sto, a differenza della cittadinanza per ma-trimonio e beneficio di legge, in quanto laresidenza legale sul territorio italiano nonrealizza un diritto dello straniero a diven-tare cittadino, ma solo un interesse cheverrà valutato discrezionalmente dallapubblica amministrazione non come inte-resse dello straniero a diventare cittadino,bensì come interesse dello Stato ad acco-gliere un nuovo membro nella comunitànazionale.

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

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Fuggire o morire

Il rapporto Fuggire o Morire di MEDU sibasa sulle informazioni e le testimonianzeraccolte da Medici per i Diritti Umani neiprimi 6 mesi di attività del progetto “ONTO: Stopping the torture of refugees fromSub-Saharan countries along the migra-tory route to Northern Africa” presso iCentri di Accoglienza Straordinaria (CAS)per richiedenti asilo in provincia di Ragusae il Centro di Accoglienza per RichiedentiAsilo (CARA) di Mineo, in provincia di Ca-tania. Nel rapporto sono inoltre riportatidati e testimonianze raccolti nel corso diundici mesi di attività presso alcuni inse-diamenti informali di migranti forzati aRoma (edifici occupati, baraccopoli, sta-zioni ferroviarie37). Nel rapporto sono pre-sentate in particolare le conoscenze acqui-site sulle rotte migratorie e il traffico di es-seri umani lungo il percorso verso il NordAfrica oltre che sul tipo di violenze e tor-ture che i migranti subiscono nel corso diquesto lungo viaggio. Il rapporto analizzainoltre le conseguenze psicologiche e fisi-che del trauma vissuto dai migranti nel lo-ro paese d’origine o nel corso del percorsomigratorio.Rotte MigratorieDalle interviste condotte dai ricercatori ME-DU in Sicilia e a Roma, sono emerse dueprincipali rotte migratorie. La maggior par-te dei migranti intervistati in Sicilia prove-niva dai paesi dell’Africa occidentale e avevaviaggiato attraverso il Niger e la Libia (Rottadell’Africa occidentale). I migranti intervi-stati a Roma, provenivano invece dal Cornod’Africa, e avevano viaggiato dall’Eritrea odall’Etiopia attraverso il Sudan e la Libia(Rotta dell’Africa orientale).

“Eravamo 120 in una barca che poteva ospi-tare massimo 50 persone. Per 3 giorni nonho potuto sedermi né dormire. Poi, il 24agosto, la barca ha iniziato ad affondare.Le persone hanno iniziato ad agitarsi e abuttarsi in mare, anche se non sapevano

nuotare. Altri prendevano le taniche di ben-zina e le buttavano in mare, usandole perrestare a galla. Ma la benzina è acida, cosìmolti di noi si sono ustionati. Ho visto 12persone morire in mare, incluso un mioamico. Avevamo fatto il viaggio insieme dal

Mali e lui è morto davanti ai miei occhi” .M.K., 26 anni dal Senegal

intervista raccolta presso il CAS di Ragusa Ibla

“L’attraversamento del deserto dal Sudan allaLibia è stato molto pericoloso. Avevamo sol-

Focus /

Rotte migratorie dai paesi sub-sahariani verso l’Europa*

37 Edificio occupato di Colla-tina, baraccopoli di PonteMammolo, centro infor-male Baobab, stazione Ter-mini.

* Da un estratto del Rapporto di MEDU (Medici per iDiritti Umani) Fuggire o morire. Rotte migratorie daipaesi sub-sahariani verso l’ Europa. Luglio 2015.

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Focus /

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

tanto una bottiglia di acqua a persona e quasiniente da mangiare. Eravamo tutti ammas-sati sullo stesso pick up che viaggiava ad altavelocità. Alcune persone sono cadute, ma sonostate lasciate lì. Ci sono voluti quattro giorniper attraversare il confine”.

Y.D., 20 anni dall’Eritreaintervista raccolta a Ponte Mammolo (Roma),

settembre 2014

L’ultimo tratto del viaggio è lo stesso perentrambe le rotte e prevede l’attraversa-mento del Mediterraneo dalle coste libi-che all’Italia, in condizioni drammatiche,a bordo di imbarcazioni gestite dai traffi-canti. Il viaggio dall’Eritrea all’Italia durain media 16 mesi con una permanenzamedia di 5 mesi in Libia. Pochi giorni do-po l’arrivo nei porti dell’Italia del Sud, imigranti eritrei raggiungono Roma o Mi-lano dove si fermano per pochi giorni oqualche settimana, prima di continuareil viaggio verso la loro destinazione finale:i paesi dell’Europa del Nord ed in parti-colare la Germania e i paesi scandinavi.Nel rapporto è stata esaminata in parti-colare la rotta dell’Africa occidentale. Tuttii migranti intervistati da MEDU nei centridi accoglienza in Sicilia sono partiti dallacosta libica. Prima di allora, sono stati co-stretti ad attraversare vari paesi del Saheloccidentale fermandosi lungo il percorsoin piccole città. La durata media del viag-gio dal Paese di origine all’Italia è di 22mesi. La maggior parte dei migranti in-tervistati è partita tra il 2012 e il 2014 edè arrivata in Italia alla fine del 2013 o2014 (con l’eccezione di 4 persone chesono arrivate all’inizio del 2015). Quattroquinti dei 100 richiedenti asilo hanno di-chiarato che la Libia è il paese dove hannotrascorso la maggior parte del tempo,mentre i restanti intervistati hanno citatodiversi paesi dell’Africa occidentale. Inmedia, i richiedenti asilo hanno trascorso13 mesi in Libia. Il viaggio verso l’Italia

viene facilitato da trafficanti di migrantie da gruppi criminali in grado di offrirevari “servizi”, dal trasporto alla corruzionedi funzionari di frontiera. Le testimonian-ze raccolte all’interno dei centri di acco-glienza in Sicilia confermano che il busi-ness dell’immigrazione nel deserto del Sa-hara, in Libia e nel Mar Mediterraneo ègestito sia da gruppi di trafficanti alta-mente organizzati sia da individui nonprofessionisti che agiscono da soli, o cheforniscono un “servizio” specifico concor-dato economicamente. I diversi attori so-no responsabili dell’organizzazione di di-verse tratte del viaggio: dal paese di ori-gine dei migranti fino al Niger o al Sudan;da lì al confine libico; dal confine ad unpunto di raccolta della costa; e, infine,dalla Libia verso l’Italia attraverso il Me-diterraneo. La rete del traffico è una ca-tena a maglie lente, in cui anche un sin-golo individuo può inserirsi e sfruttare imigranti vulnerabili, attraverso sequestri,lavoro forzato o estorsione di denaro.Questi fattori rendono ancor più difficileil suo smantellamento.I richiedenti asilo provenienti dall’Africaoccidentale intervistati da MEDU in Siciliahanno dichiarato di essere entrati in con-tatto con almeno due differenti tipi di traf-ficanti per raggiungere l’Italia: uno re-sponsabile di organizzare il viaggio daAgadez (Niger) verso la Libia e l’altro diorganizzare il viaggio attraverso il MarMediterraneo. La maggior parte di essi,ha raccontato dell’estenuante viaggio at-traverso il deserto tra Agadez (Niger) eGatron o Sabah (Libia), indicato a voltecome “la strada per l’inferno.” Durante iltragitto nel deserto, i migranti hanno sof-ferto gravi privazioni di acqua e cibo, con-dizioni di caldo estremo e soprattutto so-no stati testimoni della morte di altri mi-granti, a causa dell’eccesso di velocità edella guida pericolosa, o della denutrizio-ne e/o disidratazione. Una minoranza di

loro ha riferito di essere stato picchiatodalla polizia ai posti di controllo.

“Ho visto molte persone morire nel deserto.La Hylux (tipo di veicolo utilizzato dai traf-ficanti, ndr) andava ad altissima velocitàcosì le persone cadevano e venivano lasciatenel deserto. Il deserto è pieno di tombe. Hovisto così tanti corpi morti, sia di personecadute dal veicolo che di persone morte disete. I trafficanti non se ne preoccupano af-fatto perché sanno che nessuno verrà rite-nuto responsabile per la morte di queste per-sone durante il viaggio”.

E.C., 19 anni dalla Nigeriaintervista raccolta presso il CAS Le Mole

L’attraversamento dei paesi del Sahel oil passaggio tra la Nigeria e il Niger sem-brano più facili, a causa dei legami etnicitransfrontalieri e della corruzione dellapolizia e delle milizie del luogo. Nel Rapporto viene trattato anche il temadel costo del viaggio: 56 dei 100 richie-denti asilo intervistati in Sicilia hannodichiarato di non ricordare (o erano ri-luttanti a farlo) l’esatta somma di denaropagata per il viaggio, o che qualcun altro(ad esempio la famiglia/amici o altre per-sone incontrate lungo il cammino) ha pa-gato per loro, ma non sapevano quanto.In base ai dati forniti da 38 persone del-l’Africa occidentale, il costo medio delviaggio sarebbe di circa 1.000 euro. Dueimmigrati dal Bangladesh e uno dal Pa-kistan invece hanno dichiarato di averspeso tra 4.500-5.000 euro, poiché la ta-riffa includeva anche il costo per il volodal loro paese alla Libia. I dati raccolti tra i 400 eritrei ed etiopinegli insediamenti informali a Roma in-vece, suggeriscono un costo medio di cir-ca 3.600 euro, di cui tra i 1.300 e 1.600euro per attraversare il Mar Mediterra-neo dalla Libia all’Italia. Ulteriori approfondimenti sono necessarisu questo aspetto, poiché i dati raccolti

SNEGAL

MALI

Bamako

Gao

Niamey

Arlit

Agadez

Dirkou

Madama

TamanrassetAl Qatron

Sabha

Ghadamis

MisurataAl Khums

RagusaMineo

RomaITALIA

Lampedusa

Tripoli

Agedabia

Bengasi

Deb-Deb

Zuwara

NIGER

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ERITREA

LIBIA

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Il Cairo

Alessandria

Kassala

Khartoum

Shagrab

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Kano

Lagos

GAMBIA

GUINEA

COSTA D’AVORIO

GHANA

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NIGERIA

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TOGO

LIBERIA

MAURITANIA

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SUD SUDAN

CAMEROON

ALGERIA

TUNISIA

SIERRALEONE

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Principali paesi coinvolti

Rotte dall’Africa OccidentaleRotte dall’Africa OrientaleRotte via mare dall’Africa OccidentaleRotte via mare dall’Africa Orientale

Principali snodi di traf!co

Città di transito

Campi rifugiati in Africa Orientale

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

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Figura 1.4

Rotte di immigrazione dalNord Africa verso l’Italia

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MALI

Bamako

Gao

Niamey

Arlit

Agadez

Dirkou

Madama

TamanrassetAl Qatron

Sabha

Ghadamis

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Lampedusa

Tripoli

Agedabia

Bengasi

Deb-Deb

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ETIOPIA

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LIBIA

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ALGERIA

TUNISIA

SIERRALEONE

GUINEA-BISSAU

Principali paesi coinvolti

Rotte dall’Africa OccidentaleRotte dall’Africa OrientaleRotte via mare dall’Africa OccidentaleRotte via mare dall’Africa Orientale

Principali snodi di traf!co

Città di transito

Campi rifugiati in Africa Orientale

fino ad ora circa i costi delle differentirotte, sono molto variabili e a volte noncoerenti.

Torture e trattamenti crudeli,inumani e degradantiTutti i 100 richiedenti asilo intervistatida MEDU in Sicilia e tutti i 400 intervistatia Roma hanno riferito di essere stati vit-time di qualche tipo di trattamento cru-dele, inumano o degradante (CIDT), so-prattutto in Libia. Inoltre, per quanto ri-guarda specifiche vulnerabilità, in Sicilia61 richiedenti asilo sono stati vittime ditortura o di violenza estrema; 15 presen-tavano disturbi psicologici non collegatidirettamente ad uno specifico episodio diviolenza; 5 persone avevano problemi disalute fisica; 2 erano minori non accom-pagnati. A Roma, quasi un quarto degliimmigrati visitati era costituito da mino-renni. Tra i richiedenti asilo intervistatiin Sicilia, l’81% è stato rinchiuso, legatoo bendato, carcerato o sequestrato (so-prattutto in Libia); il 92% ha dichiarato

di essere stato vittima di violenze e ag-gressioni, spesso percosse; il 97% ha di-chiarato di essere stato privato di cibo edi acqua; il 40% ha affermato inoltre diessere stato privato di cure mediche. Lastragrande maggioranza delle violenze siè verificata in Libia, ma anche in Niger enel deserto. Tra i 400 migranti forzati dall’Eritrea ed Etiopia contattati a Roma, il98% ha dichiarato di essere stato privatodi cibo e acqua. Diversi pazienti hanno di-chiarato di essere stati vittime di violenze,soprattutto percosse, e in alcuni casi ditorture da posizione (sospensione) e bru-ciature. La maggior parte delle violazionisi è verificata in Libia, ma anche nel de-serto attraverso il Sudan e la Libia.Secondo le testimonianze raccolte, lamaggior parte dei migranti è stata dete-nuta in prigione, in centri di detenzioneper migranti e in case informali “di rac-colta” in Libia.“Per arrivare dal Sudan alla Libia, ho pa-gato 2.400 dollari per me e le mie due ni-poti. Quando siamo arrivate a Tripoli, in Li-bia, siamo state tenute in prigione per quat-tro mesi. I trafficanti ci spostavano spesso

perché c’erano sempre bombardamenti esparatorie. Tentavano di nasconderci. Laprigione era sovraffollata. A causa dell’ariacattiva, la mia asma era terribile e non riu-scivo a respirare. A volte mi permettevanodi dormire fuori, ma altre volte no. In pri-gione eravamo 70-80 persone con un solobagno. Ci hanno dato pasta bollita due volteal giorno, per quattro mesi. Hanno picchia-to due volte la mia nipote di 11 anni e moltevolte quella di 17. Urlavano e puntavanola pistola. Io ho chiesto delle medicine e unavolta sono riuscita a pagare uno spray perl’asma. Poiché non avevo soldi per pagareil viaggio per l’Italia, costringevano la mianipote maggiore a lavorare, pulire e cuci-nare. Poi venivano la notte, la portavanofuori dalla prigione e abusavano sessual-mente di lei. Io soffrivo molto perché nonpotevo proteggerla né fare alcunché per aiu-tarla. Quando i trafficanti hanno capitoche realmente non avrei mai potuto pagare,hanno lasciato partire me e la mia nipotepiù piccola gratuitamente, ma hanno trat-tenuto in prigione la mia nipote più grande.Io ho il contatto telefonico dei trafficanti,ma non so come liberarla. Mi hanno chiesto

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Focus /

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1. la protezione internazionale in italia nel 2014

di pagare 1.800 dollari di riscatto, ma dalmomento che non posso pagarli, continua-no ad abusare di lei. Voglio disperatamentesalvarla e raggiungere la Svezia il più prestopossibile. Lì cercherò di ottenere il denaroper pagare il riscatto”.

S.K., 67 anni dall’ Eritrea intervistata presso il Centro di accoglienza

informale Baobab, Roma, giugno, 2015.

Secondo le testimonianze raccolte sia inSicilia che a Roma, le forme più comunidi maltrattamenti, violenze e torture sonostate: percosse e altre forme di traumacontusivo; privazione di cibo e acqua e dicondizioni igienico-sanitarie minime; per-cosse ai piedi (falaka, una forma di torturache consiste nel colpire le piante dei piedidella vittima con un oggetto duro che puòessere una frusta, una verga od un oggettosimile); posizioni di sospensione o stres-santi (ammanettamento, posizione in pie-di per un tempo prolungato , ecc); minac-ce di violenze ai danni dei migranti e delleloro famiglie; oltraggi sessuali, religiosi ealtre forme di trattamenti degradanti; pri-vazione di cure mediche in caso di neces-sità; obbligo di assistere a torture e mal-trattamenti. Le violenze si sono verificatesoprattutto in Libia.Per quanto riguarda l’identità degli autoridelle torture, dei maltrattamenti e delleviolenze, tra i paesi del Sahel e nel Niger(soprattutto tra Niamey e Agadez), essisono stati descritti principalmente comeagenti di polizia e soldati (ai posti di con-trollo ufficiali) o banditi e ribelli (ai falsiposti di controllo). Tuttavia, da Agadezfino alla Libia e prima di imbarcarsi perl’Italia, i migranti provenienti dall’Africaoccidentale intervistati in Sicilia hannoidentificato un insieme più ampio di au-tori: agenti di polizia, che possono arre-stare e recare gravi percosse e torture aimigranti irregolari mentre sono detenutio sequestrati; militari libici, che infliggono

trattamenti crudeli, inumani e degradanti,gravi privazioni e torture ai detenuti neicampi militari o in luoghi di sequestro, so-prattutto in cambio di denaro; bande ar-mate come gli Asma Boys, che gestiscono“luoghi speciali” dove i migranti vengonoquotidianamente picchiati e seviziati perdenaro e che sono responsabili di attacchiviolenti con bastoni e coltelli nelle strade,all’interno dei Foyer (dormitori) e nellecase private; gruppi armati di trafficantiprofessionisti, come autisti e intermediari,in particolare nel deserto del Sahara e almomento di imbarcarsi per l’Italia, quan-do colpiscono violentemente i loro clientiper accelerare le procedure oppure pervenderli o rapirli in cambio di denaro; ci-vili libici e uomini di affari che possonosfruttare i migranti trattandoli comeschiavi e costringendoli a condizioni divita insopportabili; libici o anche africanisub-sahariani che gestiscono Foyer e cheusano violenza nei confronti di coloro chenon riescono a pagare la rata mensile. Lasituazione è simile per gli eritrei intervi-stati a Roma, che hanno dichiarato di es-sere stati vittime di violenze inflitte dasoldati libici, miliziani, agenti di polizia etrafficanti professionisti.Nel rapporto viene analizzato anche il le-game tra i trattamenti inumani e degra-danti, la tortura e il disagio mentale. InSicilia, 62 richiedenti asilo hanno ricevutoassistenza psicologica e/o psichiatrica.Tra questi il 90% ha dichiarato di aver sof-ferto CIDT / tortura (nel 71% dei casi inLibia) e nell’ 86% dei casi mostrava segnifisici compatibili con le violenze riferite.Tra i singoli disturbi relativi all’Asse I38 delDSM IV TR39 prevalgono le diagnosi di:disturbo d’ansia NAS40 (20), episodio de-pressivo maggiore (17), disturbo da stresspost traumatico (13), disturbo dell’umoreNAS (8), disturbo da incubi (8), ipocon-dria (8), disturbo distimico (3), insonnia(3), altri disturbi (6). Una diagnosi di co-

morbilità psichiatrica era presente in 28dei 62 pazienti (45%) e, in particolare, icasi più frequenti sono stati quelli in cuiera presente un episodio depressivo mag-giore che accompagnava un disturbo dastress post traumatico.“Ho lasciato la Liberia all’inizio del 2014con il mio fratello minore. Mio padre eraun combattente ed è stato ucciso nel 2003.Mia madre ci ha detto che i suoi nemici vo-levano uccidere anche me e mio fratello, cosìsiamo stati costretti a partire. Prima di ar-rivare in Sicilia, sono stato detenuto per cin-que mesi in una prigione libica dove sonostato torturato e ferito ai piedi e ai polsi.Ho perso mio fratello nel naufragio dellabarca nel Canale di Sicilia nell’agosto 2014.Non lo dimenticherò mai. Di notte sognosempre mio fratello morto, le persone chevolevano uccidermi, quello che mi hannofatto in prigione, e il mare. A volte, di gior-no, penso a tutto ciò e mi sembra vero. Vedodelle immagini di quello che è accaduto. Hopaura, aiutatemi…”.

K.K., 21 anni dalla Liberia sbarcato in Sicilia il 24 agosto, 2014.

38 La classificazione multias-siale del DSM-IV compren-de cinque assi: Asse I: Di-sturbi Clinici/Altre condi-zioni che possono essereoggetto di attenzione clini-ca; Asse II: Disturbi di Per-sonalità/Ritardo Mentale;Asse III: Condizioni Medi-che Generali; Asse IV: Pro-blemi Psicosociali ed Am-bientali; Asse V: Valutazio-ne Globale del Funziona-mento.

39 Diagnostic and StatisticalManual of Mental Disorders(DSM IV TR), AmericanPsychiatric Association,2000.

40 NAS= Non Altrimenti Spe-cificato.

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Focus /

1. la protezione internazionale in italia nel 2014

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38 La classificazione multias-siale del DSM-IV compren-de cinque assi: Asse I: Di-sturbi Clinici/Altre condi-zioni che possono essereoggetto di attenzione clini-ca; Asse II: Disturbi di Per-sonalità/Ritardo Mentale;Asse III: Condizioni Medi-che Generali; Asse IV: Pro-blemi Psicosociali ed Am-bientali; Asse V: Valutazio-ne Globale del Funziona-mento.

39 Diagnostic and StatisticalManual of Mental Disorders(DSM IV TR), AmericanPsychiatric Association,2000.

40 NAS= Non Altrimenti Spe-cificato.

Puppet

A Sutera, un comune di circa 1.400 abi-tanti in provincia di Caltanissetta, donnerifugiate e richiedenti asilo, accolte nelprogetto sprar della città, di concerto coni residenti, hanno avviato un piccolo la-boratorio artistico nell’ambito del progettoIArt promosso dall’Associazione IWorld.Il progetto nasce nell’ambito di un net-work di comuni siciliani che hanno costi-tuito un polo museale sull’arte contem-poranea, denominato IArt.“Tutto è partito dopo l’incontro con la gio-vane scultrice Marina Iodice che, giuntaa Sutera e scoperto il nostro progetto diaccoglienza, ha deciso di coinvolgere ledonne rifugiate in attività artistiche dandoil via ad un laboratorio d’arte”, spiega ilcoordinatore del progetto sprar di Sutera.Sono state così realizzate delle piccolesculture morbide chiamate“puppet” che,composte esclusivamente da materiali direcupero, sono state presentate alla citta-dinanza nel corso di un evento pubblico(che si è svolto il 18 aprile 2015 presso ilCentro Culturale Polivalente ospitato nellaex chiesa degli Agonizzanti a Sutera) ediffuse nel paese come veri e propri og-getti di arredo urbano simbolo di inclu-sione e integrazione sociale. “Attraversoquesto laboratorio – prosegue – abbiamovalorizzato l’incredibile manualità delledonne accolte, ciò ci ha spinti a pensareche potremmo presto avviare dei veri epropri laboratori di sartoria coinvolgendoanche gli stessi residenti”. Il laboratorio di “puppet” ha visto il coin-volgimento di circa una decina di donnerifugiate e richiedenti asilo provenientiper lo più da Eritrea, Afghanistan, Nepal,Mali e Nigeria con la partecipazione attivaanche di alcune donne del paese. L’obiet-tivo delle attività realizzate è stato proprioquello di sottolineare la necessaria colla-borazione tra residenti e beneficiari delprogetto sprar per favorire l’incontro e ildialogo tra culture diverse a partire dalla

riappropriazione degli spazi pubblici. Inquesta direzione infatti è stata promossal’iniziativa del “puppet crossing”, ovverola diffusione e lo scambio nel paese di que-ste sculture in tessuto imbottito che, at-traverso la loro struttura, “comunicanouna nuova identità ludica, dinamica e mo-dificante degli spazi e degli arredi urbani”terreno di incontro tra i cittadini e i bene-ficiari dello sprar. “Il Comune di Sutera sta anche pensandodi creare una struttura ad hoc dove acco-gliere queste sculture per dare un seguitoal progetto. Al momento sono state tra-sferite nel museo cittadino”, precisa il co-

ordinatore.Decisivo per la riuscita delle attività è statoanche il diretto coinvolgimento della cit-tadinanza che, come una sorta di “opera-tori grezzi” dello sprar facilitano il per-corso di accoglienza dei rifugiati e per-mettono l’instaurarsi di reti di relazioneper una città più accogliente. “Se voglia-mo rendere strutturali iniziative comequeste – conclude il coordinatore - è ne-cessario rendere protagonisti anche glistessi residenti e la comunità locale tutta.Una rete solidale e di accoglienza non puòprescindere dalla collaborazione con lacittadinanza”.

Le sculture dell’accoglienzaA Sutera un laboratorio artistico di donne rifugiate

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italiaU

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

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Il fenomeno deirichiedenti protezioneinternazionale in Italia e il sistema diaccoglienza nazionale1

Capitolo 2 /

1. A cura di Cittalia

2

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Gli sbarchi

Operazione Mare Nostrum

Oltre 170.000 gli sbarchi sulle coste italiane nel 2014

Oltre il 70%dei migrantisbarcati in Italianel 2014arrivano comeprimo approdo inSicilia

97.000 circai migranti soccorsi dal 1 gennaio al 31 ottobre 2014

60.000 circai migranti che dall’iniziodell’anno fino al 23 giugno 2015 sonosbarcati in Italia

Principali paesi di origine

SiriaEritreaMali

Principali paesi di partenza

LibiaEgittoTurchia

Oltre

100.000 i migrantisoccorsi nelperiodo della suaoperatività(18 ottobre 2013 –31 ottobre 2014)

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

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65.000 circale domande di protezioneinternazionalepresentate in Italia nel 2014Oltre il doppio delledomande presentate nel2013

Principali paesi diorigine dei richiedentiprotezioneinternazionale

NigeriaMali Gambia

77% dei ricorsi chiusisono statiaccolti

77% i permessirilasciati perrichiesta di asilo

8% i permessirilasciati permotivi umanitari

4% i permessirilasciati per ilriconoscimentodello status dirifugiato

7% i permessi rilasciatiper la protezioneumanitaria

4% i permessi rilasciatiin base allaConvenzioneDublino

La protezione internazionale in Italia

Le regioni con ilnumero più alto dipresenze nellestrutture diaccoglienza

SiciliaLazioPuglia

Circa 70.000 i migranti presenti nellestrutture di accoglienza (CAS– CPSA/CDA/CARA – SPRAR)al 31 dicembre 2014

Le regioni con ilnumero più alto dipresenze nellestrutture diaccoglienza

SiciliaLazioLombardia

Circa 82.000 i migranti presenti nellestrutture di accoglienza (CAS– CPSA/CDA/CARA – SPRAR)al mese di giugno 2015

Oltre 7.000 i ricorsi presentati verso i dinieghi overso protezionidiverse dalriconoscimento dellostatus di rifugiato

19% lo status diprotezionesussidiaria

6% lo status di rifugiato

25% proposte di rilasciodi un permesso disoggiorno per motivi umanitari

Oltre

47.000 i permessi disoggiornorilasciati nel 2014afferenti al dirittodi asilo

50% dei richiedentihanno ottenutoalmeno una formadi protezioneinternazionale

25.000 circale domande di protezioneinternazionale presentate neiprimi cinque mesi del 2015

28% proposte dirilascio di unpermesso disoggiorno per motiviumanitari

Oltre

36.000 le istanzecomplessivamenteesaminate dalleCommissioniterritoriali nel 2014

60% dei richiedenti hannoottenuto almeno unaforma di protezioneinternazionale

22% lo status diprotezionesussidiaria

10% lo status di rifugiato

I permessi di soggiornoLe strutture governative e il sistemadi accoglienza e assistenza

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Secondo i dati dell’Alto Commissariato oNU peri rifugiati (UNHCR), sono 59,5 milioni i migrantiforzati alla fine del 2014, in aumento rispettoall’anno precedente quando erano 51,2 milioni2.Le crisi di molti paesi del sud del Mediterraneo(la Libia su tutti) e la presenza di numerosi con-flitti nell’Africa Sub-Sahariana (Nigeria, Mali,Gambia, Somalia, Eritrea, ecc.) rappresentanoil primo impulso al continuo afflusso di migrantiche approdano via mare sulle coste italiane. In-fatti, uno degli effetti diretti della situazione geo-politica internazionale, che vede intensificarsinumerose situazioni di crisi a sud del Mediter-raneo, è l’aumento degli arrivi via mare e l’in-cremento delle domande di protezione interna-zionale. Nel 2014, i migranti giunti sulle costeitaliane sono stati oltre 170.000 e quasi 65.000sono state le istanze di protezione internazio-

nale. Dal 1999 (figura 2.1), dopo un primo con-sistente numero di sbarchi di migranti prove-nienti in particolare dall’Albania a seguito dellaguerra del Kosovo, tra il 2000 e il 2007 gli arrivisulle coste italiane si presentano con un flussocostante. Dal 2008 al 2013 l’andamento deglisbarchi diviene invece instabile, riflettendo lecondizioni politiche-economiche e sociali deipaesi di origine dei migranti. Sono infatti il 2008,2011, 2013 e 2014 gli anni che maggiormenteevidenziano questa situazione: la prima emer-genza Nord Africa (2008), l’esodo seguito aglieventi che hanno caratterizzato la cosiddettaPrimavera Araba (2011) e il manifestarsi e ria-cutizzarsi di conflitti vecchi e nuovi in numerositerritori del Nord Africa e del vicino MedioOriente (2013-2014). È proprio il 2014 a mo-strare in modo accentuato questa tendenza, conun progressivo e consistente aumento del nu-mero di sbarchi (170.000).Nel 2014, l’andamento mensile degli sbarchi evi-denzia (figura 2.2), con numeri elevati durantetutto l’anno (il numero dei migranti non scendemai al di sotto dei 2000 arrivi mensili), un in-cremento continuo da gennaio a settembre,quando si tocca il picco massimo di 26.107 arrivi.Nei mesi successivi il numero dei migranti giuntivia mare sulle coste italiane fa registrare una lie-ve contrazione, mantenendosi tuttavia sempreoltre i 6mila arrivi mensili (dicembre 2014). Neiprimi mesi del 2015 la tendenza mostra numerisuperiori rispetto al 2014, maggiori di oltre 1000unità mensili rispetto allo stesso mese dell’annoprecedente.

Figura 2.1

Migranti sbarcati sulle coste italiane. Anni 1999-2014. Valori assoluti

Fonte: elaborazione Cittalia su dati Ministero dell’Interno

2 Si vedano i dati riportatinel capitolo 3 a cura diUNHCR.

2.1.1 Gli sbarchi sulle coste italiane

2.1 L’arrivo di migranti via mare e le domande diprotezione internazionale

1999 2001 20142002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 20132000

0

50.000

150.000

200.000

100.000

Figura 2.2

Confronto arrivi mensili. Anni 2014-2015 (al 2 marzo).Valori assoluti

Fonte: elaborazione Cittalia sudati Ministero dell’Interno

gennaio

15.679

3.459

14.599

22.64224.019 24.776

26.107

11.138 9.3066.313

marzo dicembreaprile giugnomaggio luglio agosto settembre ottobre novembrefebbraio

2.171

4.423

3.335

5.459

2014

2015

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

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In tutti gli anni, la Sicilia è la regione in cui av-viene il numero maggiore di sbarchi (tabella2.1). Nel 2014 il 71% degli immigrati che sbar-cano in Italia arrivano come primo approdo inSicilia, la seconda regione è la Calabria, con deinumeri sensibilmente inferiori (13%), la terzala Puglia (10%). Nel dettaglio, in Sicilia, nellaprovincia di Agrigento, sono arrivati via mareun numero di poco superiore a 15mila migranti,mentre nelle isole di Lampedusa, Linosa e Lam-pione, i migranti sbarcati sono stati poco più di4mila, un numero sensibilmente inferiore aglianni precedenti ed in particolare al 2011 quandol’isola di Lampedusa fu la terra di primo sbarcoper oltre 50mila migranti. Dal 2011 al 2013, so-no sempre le coste della Sicilia ad accogliere ilnumero maggiore di sbarchi: nel 2013 i migrantiarrivati sulle coste dell’isola sono l’88,3% del to-tale degli sbarchi registrati in Italia; erano il 64%nel 2012 e il 91,3% nel 2011. Nel 2013 è la Ca-labria la regione che dopo la Sicilia presenta ilnumero maggiore di sbarchi, posizione che ap-parteneva alla Puglia nei due anni precedenti.Nel dettaglio degli sbarchi avvenuti in Sicilia trail 2011 e il 2013, sono le coste di Lampedusa,

Linosa e Lampione ad accogliere nella quasi to-talità gli sbarchi avvenuti nella provincia di Agri-gento; tale tendenza è totalmente invertita nel2014. Dall’inizio dell’anno, sull’isola di Lampe-dusa sono infatti giunti 4.194 stranieri, controgli oltre 15mila approdati sulle coste di altre lo-calità della provincia di Agrigento. Mentre neisoli primi cinque mesi del 2015, sull’isola di Lam-pedusa sono giunti 8.592 stranieri (di cui 6852uomini, 846 donne e 894 minori) a seguito di66 eventi di sbarco. Dal confronto tra i primi cin-que mesi del 2014 e quelli del 2015, in quest’ul-timo periodo è di oltre 4.000 il numero di mi-granti in più sbarcati in Italia. Sulle coste dellaCalabria si è registrato l’incremento percentualemaggiore di sbarchi (oltre il 700%), di poco in-feriore quello rilevato per la Puglia (oltre il400%). Per la Sicilia, al contrario, tra i due pe-riodi si rileva una lieve flessione di sbarchi.Inoltre, all’inizio dell’anno fino al 23 giugno20153 sono giunti in Italia 59.606 migranti nelcorso di 428 eventi di sbarco, dato sostanzial-mente identico a quello dell’analogo periodo del2014, ove si erano registrati 59.522 arrivi nelcorso di 375 eventi di sbarco.

Tabella 2.1

Sbarchi nelle regioniitaliane. Anni 2011-2014.Confronto al 1 giugno2014-2015. Valori assoluti

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

3 Audizione del Ministrodell’Interno Alfano del 23giugno 2015 davanti allaPrima Commissione Per-manente (Affari costitu-zionali, affari della Presi-denza del Consiglio e del-l’interno, ordinamentogenerale dello Stato edella Pubblica Ammini-strazione).

Località 2011 2012 2013 2014 2014(al 01/06)

2015(al 01/06)

Sicilia* 57.181 8.488 37.886 120.239 41.759 34.830

Puglia 3.325 2.719 1.030 17.565 538 2.772

Calabria 1.944 2.056 3.980 22.673 743 6.074

Sardegna 207 4 29 166 4 1.202

Campania 0 0 0 9.351 0 2.081

Friuli-Venezia Giulia 35 0 0 0 0 0

Liguria 0 0 0 106 0 499

Totale 62.692 13.267 42.925 170.100 43.044 47.458

*dettaglio Sicilia

Lampedusa, Linosa e Lampione 51.753 5.202 14.753 4.194

Altre località della prov. Agrigento 806 551 2.937 15.366

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Tabella 2.3

Nazionalità dei migranti.Anni 2012-2015 Valori assoluti.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

* il dato potrebbericomprendere immigrati peri quali sono ancora in corsole attività di identificazione

Nazionalità 2012 Nazionalità 2013 Nazionalità 2014 Nazionalità 2015 al 1/06

Tunisia 2.268 Siria 11.307 Siria 42.323 Eritrea 10.983

Somalia 2.179 Eritrea 9.834 Eritrea 34.329 Somalia 4.565

Afghanistan 1.739 Somalia 3.263 Mali 9.908 Nigeria 4.349

Eritrea 1.612 Egitto 2.728 Nigeria 9.000 Siria 3.160

Pakistan 1.247 Nigeria 2.680 Gambia 8.691 Gambia 2.902

Egitto 1.223 Gambia 2.619 Palestina 6.082 Senegal 2.293

Bangladesh 622 Pakistan 1.753 Somalia 5.756 Sudan 2.212

Siria 582 Malì 1.674 Senegal 4.933 Mali 1.924

Nigeria 358 Senegal 1.314 Bangladesh 4.386 Costa d’Avorio 1.112

Gambia 348 Tunisia 833 Egitto 4.095 Etiopia 814

altre 1.089 Altre 4.920 altre* 40.597 altre* 13.144

Totale 13.267 Totale 42.925 Totale 170.100 Totale 47.458

PAESE DI PARTENZA

2012 2013 2014 2014 (al 1/06)

2015 (al 1/06)

eventi sbarcati eventi sbarcati eventi sbarcati eventi sbarcati eventi sbarcati

Algeria 1 4 2 24 15 155 1 4 3 27

Egitto 19 1.401 80 9.215 59 15.283 12 2.559 9 2.291

Grecia 89 2.782 59 1.892 52 1.480 13 347 22 753

Libia 51 5.087 230 27.314 826 141.484 226 39.676 287 43.328

Marocco 0 0 1 7 0 0 0 0 0 0

Montenegro 0 0 1 8 0 0 0 0 0 0

Siria 0 0 13 1.480 1 61 0 0 0 0

Tunisia 112 2.294 68 908 102 1.297 17 217 18 259

Turchia 26 1.699 29 2.077 56 10.340 5 241 8 800

Totale 298 13.267 483 42.925 1.111 170.100 274 43.044 347 47.458

Tabella 2.2

Paese di partenza dei migranti. Anni 2012-2015. Valori assoluti.

Fonte: elaborazione Cittalia su dati Ministerodell’Interno

Degli oltre 170mila migranti giunti sulle costeitaliane nel 2014, la quasi totalità (l’83%) sonosalpati dalle coste libiche (tabella 2.2), mentrein percentuali molto minori sono coloro che sonopartiti dall’Egitto (9%) e dalla Turchia (6%). Ri-spetto al 2013 il numero delle partenze dalla Li-bia è aumentato di circa il 420%, mentre l’in-cremento percentuale maggiore si riferisce alnumero di migranti partiti dall’Algeria. Nel 2014,infatti, vi è stato un incremento di sbarchi avve-nuti sulle coste italiane di oltre il 500% rispettoal 2013. Anche per il 2015, come per il 2014, iprincipali paesi di partenza dei migranti sonola Libia (la stragrande maggioranza di migrantigiunge dalle coste di questo paese), l’Egitto, laTurchia e la Grecia (significativo è il caso greco,nel 2015, rispetto allo stesso periodo dell’annoprecedente, il numero di migranti sbarcati inItalia è oltre il doppio). È interessante notarecome, tra i due periodi di riferimento, in media,per ciascuno dei paesi di partenza, ad eccezionedella Libia, che mantiene tuttavia un numeromedio di migranti per imbarcazione elevato

(151 nel 2015 erano 174 nel 2014), nei primicinque mesi del 2015 il numero di migranti pre-senti in ciascun evento di sbarco è sempre mag-giore. Sembra prevalere la tendenza ad acco-gliere su singole imbarcazioni un numero sem-pre maggiore di migranti, con le implicazioni dirischio che questo può comportare ma anchemettendo in luce la sempre maggiore specula-zione economica perpetrata dagli scafisti.È di nazionalità siriana il numero maggiore dimigranti sbarcati sulle coste italiane nel 2014:sono circa il 25% del totale (tabella 2.3); la se-conda nazionalità è l’eritrea con il 20%. Questodato conferma la tendenza già registrata nel2013 quando le prime due nazionalità sono stateugualmente, anche se con percentuali inferiori,quella siriana (17%) e quella eritrea (16%).Questa tendenza trova conferma parziale neiprimi cinque mesi del 2015 quando se è sempredi nazionalità eritrea il numero maggiore di mi-granti sbarcati in Italia, i siriani scendono allaquarta posizione (sono il 7% dei migranti sbar-cati in Italia) dopo somali e nigeriani.

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Dal 2011, anno in cui hanno avuto avvio glieventi legati alla primavera araba, al 2014, inItalia vi sono stati 801 sbarchi provenienti dallaTunisia (tabella 2.4). Il numero maggiore si rilevaappunto nel 2011, decrescendo via via negli annisuccessivi, con una contrazione maggiore nel2013. Al numero di sbarchi corrisponde propor-zionalmente il numero di migranti giunti sullecoste italiane: oltre 28mila nel 2011 contro i circa1.300 del 2014. In quest’ultimo anno, nella quasitotalità sono uomini, con una significativa per-centuale di presenze di minori che dal 2011 al2014 ha mostrato in proporzione al numero di

adulti un significativo incremento: pari al doppiodelle presenze. Dei tunisini rimpatriati con lascorta (tabella 2.5), il numero maggiore di rim-patri è avvenuto nel 2011, decrescendo negli annisuccessivi, ed è stato effettuato prevalentementecon voli charter. Nel 2014 gli sbarchi provenienti dalla Libia sonofortemente aumentati rispetto agli anni prece-denti (tabella 2.6). Se raffrontato al 2013, il nu-mero di stranieri provenienti dalla Libia è oltrecinque volte superiore. Tra il 2011 e il 2014, men-tre la percentuale di donne arrivate in Italia pro-venienti dalla Libia è rimasta pressoché stabile,quella degli uomini è lievemente diminuita alcontrario del numero di minori che è invece au-mentato.

ANNO SBARCHI STRANIERI SBARCATI

TOTALE Uomini Donne Minori

2011 519 28.123 26.776 236 1.111

2012 112 2.294 2.166 19 109

2013 68 908 804 15 89

2014 102 1.297 1.173 25 99

Sbarchi provenienti dalla Tunisia e dalla Libia

ANNO TUNISINI RIMPATRIATI

TOTALE con voli charter con voli di linea o traghetti

2011 4.120 3.942 (114 voli) 178

2012 2.420 2125 (84 voli) 295

2013 870 724 (40 voli) 146

2014 1.290 1.162 (47 voli) 128

Tabella 2.6

Sbarchi provenienti dallaLibia. Anni 2011-2014. Valori assoluti.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministerodell’Interno

ANNO EVENTI DI SBARCO STRANIERI SBARCATI

TOTALE Uomini Donne Minori

2011 101 28.431 23.409 3.035 1.987

2012 51 5.087 3.450 858 779

2013 230 27.314 20.408 3.404 3.502

2014 826 141.484 108.144 14.741 18.599

Tabella 2.4

Sbarchi provenienti dallaTunisia. Anni 2011-2014Valori assoluti.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministerodell’Interno

Tabella 2.5

Tunisini rimpatriati. Anni 2011-2014. Valori assoluti.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministerodell’Interno

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I dimenticati della terra

Eritrea

Focus / Paese

teatRo Di MoltepliCi CoNitti, l’Eri-trea è un Paese isolato che sta lentamenteperdendo più generazioni di giovani, tuttiin fuga verso terre dove i diritti umani sia-no una reale possibilità. Il popolo eritreoè circondato da anni da un silenzio me-diatico tanto da meritarsi l’appellativo “idimenticati della terra”. Pur essendo un piccolo Paese del Cornod’Africa l’Eritrea riveste un’importanzastrategica per la sua posizione di retroter-ra del Canale di Suez. La sua storia recen-te è caratterizzata dal primato di aver ot-tenuto per ben due volte l’indipendenza:la prima nel 1952 dal protettorato britan-nico e la seconda nel 1993 anno in cui ot-tiene definitivamente l’indipendenzadall’Etiopia. Infatti, dopo la colonizzazio-ne britannica, l’Etiopia ingloba l’Eritrea(1962), e con questa operazione causa unconflitto trentennale, alla fine del qualel’Eritrea ottiene l’indipendenza, sancitada un referendum popolare. Il presidente dell’Eritrea è Isaias Afewerki,unico eletto fin ora dalla dichiarazione diindipendenza del 1993; esponente delFronte popolare per la democrazia e lagiustizia (PFDJ). Se nei primi anni il Paesesembra muoversi verso una democrazialibera e multipartitica la situazione che siconcretizza è quella di una progressivamilitarizzazione che porta l’Eritrea a en-trare in conflitto con tutti i paesi vicini,anche se il conflitto più grave è quello chescoppia nel 1998 con l’Etiopia per unacontroversia sul confine della regione delGash-Barka, che non era mai stato trac-ciato con precisione. Il conflitto si inter-rompe nel 2000 a seguito dell’interventodella United Mission in Eritrea and Ethio-pia (Unmee) che impone ai due stati un

cessate il fuoco. Il compito di tracciarenuovamente i confini viene affidato aduna Commissione Internazionale ma ilverdetto non viene accettato dall’Etiopia.Da allora la condizione rimane invariatasia sul piano dei confini sia su quello delrapporto tra i due stati, anzi nel 2012un’incursione delle truppe etiopiche interritorio eritreo fomenta nuove e gravitensioni. Afewerki ha lentamente stretto l’interapopolazione sotto una vera e propria dit-tatura che ferocemente contrasta ogni for-ma di opposizione politica e di rapportocon l’esterno. Due episodi tracciano il qua-dro di una situazione allarmante. La pri-ma quando nel 2011 l’intera regione delCorno d’Africa si trova a far fronte allapeggiore carestia mai avvenuta dal 1960.Il governo di Aferweki nega la situazionedi emergenza e rifiuta, in linea con l’at-teggiamento isolazionista, anche gli aiutialimentari esteri. La seconda quando nelgennaio 2013 un gruppo di soldati si ri-bella al governo di Asmara, occupa il Mi-nistero dell’Informazione e costringe ungiornalista a leggere un comunicato in cuisi esige l’attuazione della Costituzione, latenuta delle elezioni e il rilascio di prigio-nieri politici. Nonostante la rivolta sia im-mediatamente soffocata essa rivela unmalcontento generale e diffuso. Gli osser-vatori internazionali continuano a denun-ciare le gravissime condizioni in cui si tro-va il popolo eritreo costretto alla leva ob-bligatoria per aumentare l’efficienza del-l’esercito in costante allarme per la con-tesa dei confini con l’Etiopia. Infatti la levaobbligatoria, in origine di diciotto mesi,viene estesa molto oltre il termine (puòdurare anni) e ai cittadini al di sotto dei

cinquanta anni è negato l’ottenimento diun visto per lasciare il Paese. Le famiglie di coloro che lasciano l’Eritreaclandestinamente rischiano multe e de-tenzione e in diversi casi i migranti stessi,se scoperti, vengono giustiziati a sanguefreddo ma nonostante questa situazionel’Eritrea rimane una delle nazioni ai primiposti per flussi migratori in uscita. I rap-porti statistici prodotti dall’UNHCR negliultimi quindici anni (2000-2014) eviden-ziano una crescita progressiva e costantedelle richieste d’asilo provenienti dall’Eri-trea, soprattutto dal 2010 al 2014, annoin cui il Paese ha fatto registrare 53.662richieste (attestandosi come il quinto Pae-se al mondo per numero di richieste). Aquesto dato è necessario aggiungere mi-gliaia di sfollati interni prodotti dai diversiconflitti e le centinaia di profughi che so-no riusciti a fuggire nei paesi limitrofiall’Eritrea. Il popolo eritreo sta vivendouna vera e propria crisi umanitaria a cau-sa delle gravi limitazioni della libertà chesfociano spesso in episodi di torture, lun-ghe prigionie e continue violazioni deidiritti umani: la Costituzione non è maistata attuata, non si sono mai tenute ele-zioni e di fatto il Paese è diventato mo-nopartitico. Il governo nega l’accesso alleprigioni non solo ai rappresentati delleorganizzazioni umanitarie ma anche aglistessi familiari dei prigionieri. In Eritreamanca completamente la libertà diespressione, tutti gli organi di informa-zione sono sottoposti al controllo gover-nativo e nessuna NGO può operare nelPaese né redigere e pubblicare rapportisulla situazione dei diritti umani.A cura di Fondazione Migrantes e Osservatorio Vie di Fuga

Popolazione 6.3 milioni Fonte: UNDpSuperficie 117.600 km² Fonte: UNData 2014Aspettativa di vita alla nascita 62.8 anni Fonte: UNDpRifugiati all’estero 363.077 rifugiati e 53.662 richiedenti asilo

alla fine del 2014 Fonte: UNHCR, Global Trends 2014Indice salute materno-infantile 152a su 178 Fonte: Save the Children 2014

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La pace intrappolata tra petrolio e religione

Nigeria

Focus / Paese

CoN i sUoi 166 MilioNi di abitanti la Ni-geria è il più popoloso Stato dell’Africa.Nel Paese sono presenti più di 250 gruppietnici che, differenti quanto a sviluppo so-cio-culturale ed economico, convivono inequilibrio precario, causa di un perennestato di tensione. Dalla dittatura alla democraziaLa Nigeria è una Repubblica Federale, pro-clamata ufficialmente nel 1963. Tra la me-tà degli anni ’60 e la fine degli anni ’90 lastoria politica nigeriana conosce scontriviolenti e un susseguirsi di colpi di statomilitari, determinati dall’incapacità di ge-stire un’adeguata rappresentanza alle di-verse etnie. L’evento più drammatico le-gato a questa incapacità è la secessionedel Biafra nel 1967: la regione, a preva-lenza Ibo, dichiara la propria indipenden-za dal Governo Federale e ne segue unadurissima guerra civile che produce mi-gliaia di vittime per poi concludersi conuna resa. Le prime elezioni libere avven-gono nel 1999. Olusegun Obasanjo, rap-presentante del People’s Democratic Party(PDP), viene eletto Presidente Federale epoi riconfermato nelle successive elezionidel 2003. Nel 2007 si svolgono nuove ele-zioni, vinte da Umaru Yar’Adua delfinodell’ex Presidente ed anch’esso esponentedel PDP. Queste votazioni sono duramentecontestate dai partiti delle opposizione perbrogli elettorali, accusa sostenuta ancheda numerosi osservatori internazionali.Sono anni di grandi cambiamenti. Nel1999 alcuni Stati del Nord a maggioranzamusulmana decidono di ignorare il vetocostituzionale introducendo nei propri ter-ritori la Sharìa (legge islamica). Questoatto è il preludio della nascita di Boko Ha-ram, un’organizzazione militarizzata di

matrice islamico-radicale. Nel 2005 nasceil Movimento per l’Emancipazione del Del-ta Niger (Mend) che se inizialmente riven-dica una maggior partecipazione della po-polazione ai proventi dell’attività estrattivacon il passare del tempo perde la spintaideale e si trasforma in una sorta di cartellomilitare, dedito al furto, ai sequestri e alcontrabbando di petrolio. Nel 2010 a cau-sa della morte di Umaru subentra al potereGoodluck Jonathan, già vicepresidentedel Paese. Tale carica viene confermataufficialmente nelle elezioni dell’aprile2011. A marzo 2015 si tengono nuove ele-zioni che vedono la vittoria dell’ex gene-rale Buhari, a capo del partito All Progres-sive Congress.Petrolio e religione: cause di una pa-cificazione impossibileI numerosi conflitti che sono avvenuti eche tutt’oggi sono protagonisti della vitanigeriana sono legati a due questioni di-stinte: petrolio e religione. I conflitti legatialla questione del petrolio avvengono prin-cipalmente in prossimità del Delta del Ni-ger, zona che nell’ultimo decennio è statamaggiormente sfruttata per l’estrazionedel greggio dalle più grosse compagnie pe-trolifere internazionali tra cui Shell ed Eni.I profitti dell’estrazione arricchiscono solol’élite politica, mentre il Delta del Niger ri-mane una delle regioni più povere dell’Afri-ca. Il Mend ha ingaggiato una vera e pro-pria battaglia con il potere centrale nige-riano, battaglia che si è conclusa formal-mente nel 2009 quando il Governo ha com-prato una fragile pacificazione con i diversicapi del Movimento, senza però risolverele cause del conflitto. Per quanto riguardala questione religiosa la natura degli scontrinasce dalla compresenza del culto islamico,

prevalentemente professato nel nord e delculto cristiano, più presente al sud. La si-tuazione si è aggravata a partire dagli anni2000 con l’introduzione della Sharìa e conla nascita e il rafforzamento, anno dopoanno, dell’organizzazione islamica fonda-mentalista Boko Haram. Il termine derivadalla lingua hausa e, liberamente tradotto,significa “l’educazione occidentale è sacri-lega”; il nome è infatti dovuto alla dura op-posizione del gruppo all’Occidente, intesocome il corruttore della purezza dell’Islam.Fra il 2009 e l’inizio del 2015 Boko Haramgrazie alla strategia di bombardare le città,compiere rapimenti e attacchi kamikaze,assaltare l’esercito riesce a conquistare va-ste aree della Nigeria oltre a gettare il Paesenel caos e nella paura.Nigeria cerca ItaliaNel 2014 la Nigeria, con più di 22.000 do-mande, è l’ottavo Paese per numero di ri-chieste di asilo registrate nei 44 Paesi in-dustrializzati e analizzati nei rapportiUNHCR (Fonte UNHCR Asylum lvels andtrends in industrialized countries 2014).L’Italia è in assoluto la principale meta deinigeriani: nel 2014 sono state 10.138 lerichieste di asilo, nel 2013 invece 3.545.Secondo le cifre della Commissione Na-zionale per il diritto di asilo la Nigeria è ilprimo o il secondo paese per origine pre-sente in Italia dal 2008. A un numero ele-vato di domande di asilo non corrispondeun altrettanto numero di risposte positiveda parte delle Commissioni Territoriali,infatti ai nigeriani raramente viene rico-nosciuto lo status di rifugiati mentre è piùfacile che venga loro riconosciuta una pro-tezione umanitaria. A cura di Fondazione Migrantes e Osservatorio Vie di Fuga

Popolazione 166.6 milioni Fonte: UNDp 2012Superficie 923.768 km² Fonte: UNDp 2014Aspettativa di vita alla nascita 52.3 anni Fonte: UNDpRifugiati all’estero 53.662 Fonte: UNHCR, Global Trends 2014Domande di asilo inoltrate in Italia nel 2014 10.138 Fonte: Commissione Nazionale per il diritto di Asilo 2015

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Tabella 2.7

Mare Nostrum 2014.Eventi e migranti soccorsi(dal 1 gennaio al 31ottobre).Valori assoluti

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

Totale eventi Totale migranti soccorsi529 96.626

di cui

Interventi Marina Militare

Interventi misti

Primo intervento CP/GDF/Unità SM Primo intervento MM

Eventi Soccorsi Eventi Soccorsi Eventi Soccorsi

434 8.111 79 12.332 16 3.183

Soccorsi in mare: Operazione Mare NostrumDal 1 gennaio 2014 al 31 ottobre dello stessoanno, complessivamente la Marina Militare hacondotto 988 interventi in mare per un totaledi 154.226 stranieri soccorsi. Gli stranieri soc-corsi dalle operazioni di rintracci sulle costesono stati 3.577, mentre quelli soccorsi da mer-cantili su disposizioni della Capitaneria di portosono stati 28.661 ed i soccorsi nell’ambito delleoperazioni gestite dall’Agenzia Frontex e nel-l’Operazione Mare Nostrum rispettivamente25.362 e 96.626.L’Operazione Mare Nostrum, avviata il 18 ottobre2013, a seguito del naufragio del 3 ottobre allargo di Lampedusa che ha provocato 366 morti

accertati e circa 20 dispersi presunti, ha termineil 1 novembre 2014. Nel 2014 l’operazione rea-lizza 529 interventi per un totale di 96.626 mi-granti soccorsi (tabella 2.7). Gli interventi dellaMarina Militare sono stati 434 per un totale81.111 soccorsi, contro i 16 eventi del Primo In-tervento della Marina Militare che ha soccorso3.183 migranti, mentre sono stati 79 gli eventidi primo intervento realizzati congiuntamenteda Capitaneria di Porto, Guardia di Finanza eUnità di Soccorso in mare per un totale di12.332 migranti soccorsi. Nel complesso, l’Ope-razione Mare Nostrum nel periodo della sua ope-ratività (18 ottobre 2013 – 31 ottobre 2014) harealizzato 563 interventi in mare per un numerodi migranti soccorsi pari a 100.949, mentre sonostati 270 gli arresti e 8 i sequestri.

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Soccorso in mare

Storie /

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Ieri, nel 2011, la fuga dalla Libianello sfacelo della guerra civile (edell’intervento militare occidenta-le): quasi storia, ormai. Oggi unpermesso di soggiorno per motiviumanitari, un lavoro, una casa inaffitto, una rete di relazioni. Inmezzo, il soccorso in mare a 500profughi e migranti su un barconeche girava a vuoto nel Canale diSicilia. Quella che segue è la testi-monianza di A. T., 25 anni, ivoria-no, residente a Torino.

«È andata bene, nel senso che non èmorto nessuno. Però sulla barca a uncerto punto ci siamo detti che era megliopregare ognuno il suo Dio. Seguo anco-ra oggi le notizie, nei mesi scorsi ho sen-tito che da una barca sono stati gettatiin mare dei cristiani. Mi pare strano,non posso dire, forse è cambiato qual-cosa. Noi però abbiamo pregato ognunoil nostro Dio, davvero. Sulla barca era-vamo circa 500, non sapevamo bene do-ve andavamo. Alla partenza funzionavacosì: prendevano qualcuno che non nesapeva molto più di noi, “guardate, larotta è quella, si fa così”, e via. Un’incer-tezza totale. Qualcuno diceva che sta-vamo andando in Brasile, o in Francia.Poco da mangiare, e io vomitavo sem-pre, anche l’acqua. E poi quel mare tuttointorno: un grande vuoto, fino a dove ilcielo e l’acqua si toccano. Anche se ungiorno abbiamo trovato dei pescatori,forse tunisini, che ci hanno indicato ladirezione: “Dovete andare di là”. Alla fi-ne dopo quattro giorni di viaggio ci hatrovati una nave della Marina italiana.Bisognava salire su una scialuppa, di-cevano “prima le donne e i bambini”,però sono stati momenti difficili. Nellaconfusione la barca ondeggiava, quelliche stavano di sotto avevano i piedinell’acqua. Ci hanno portati a Lampe-

dusa, e lì al centro d’accoglienza in pul-lman. Allora dal centro non si usciva.Mi hanno detto che l’isola è bella ma ionon ho visto niente… Dopo tre, quattrogiorni ci hanno traghettato sul conti-nente. Sono passato per diverse città fi-no a Settimo, vicino a Torino, nel centrodi accoglienza della Croce Rossa».

Facce da mercenari«Io sono di Daloa, in Costa d’Avorio, lacittà di mio padre. Mia madre invece èmaliana. Ho lasciato la Costa D’Avorioda ragazzo per raggiungerla in Mali(non la vedo da anni, anche se ci tele-foniamo sempre). Poi passando per l’Al-geria sono andato a cercare lavoro inLibia: Ghadames, Bengasi, Sirte, Tripo-li. Là si costruiva, c’era da fare, anchese al 90% in nero e nei lavori che i libicinon facevano volentieri, come l’aiutomuratore o l’inserviente negli alleva-menti di polli. Nel 2011 è scoppiata laguerra ed è cambiato tutto. Io e altri inuna zona controllata dai ribelli siamostati perfino arrestati, sospettavano dinoi perché molti neri facevano i mer-cenari per Gheddafi. Poi ci hanno libe-rato, ma io avevo perso i risparmi di dueanni e mezzo. Non potevo tornare inAfrica in quelle condizioni. E ho decisodi attraversare. Siamo partiti da Tripoli,nel territorio ancora di Gheddafi, vicinoa un campo militare, nel maggio 2011.Praticamente erano gli uomini di Ghed-dafi a metterti sulle barche, per vendet-ta contro l’intervento degli occidentaliche aiutavano i ribelli. Io per il viaggioho pagato 200 dinari, 130 euro circa,ma so di altri che non hanno dovuto pa-gare».

Se la vita è fuori«E oggi, che cosa faccio oggi qui a Tori-no, mi chiedi? Ti ricordi che l’anno scor-so facevo un tirocinio in una gastrono-mia artigianale? Ecco, proprio lì a no-vembre mi hanno fatto un contratto fulltime da apprendista per tre anni. Ne

avevo già trovato uno part time in unapizzeria, grazie a Non solo asilo (un pro-getto della Cooperativa Orso e della Pa-storale Migranti di Torino con il sostegnodella Compagnia di San Paolo, ndr), madopo questa offerta ho dovuto lasciarlo.Adesso ho un lavoro a tempo pieno, unacasa in affitto, ho fatto formazione e hopreso anche la patente come era in pro-gramma con Non solo asilo. Così eragiusto lasciare il mio posto a chi è appe-na arrivato e ne ha bisogno. Ho ancorala protezione umanitaria, ma dovreipassare al permesso per lavoro.Intanto avevo anche lasciato il centro diSettimo: avevo conosciuto una signorache ci insegnava l’italiano di base, e do-po un po’ lei mi ha ospitato a casa suacon suo figlio. Abitano qui vicino, ci ve-diamo ancora di continuo. Sono statofortunato. Mi dicono “bravo”, ma io pen-so che ho solo trovato le persone giusteal momento giusto. Ho amici che dopoanni non sono riusciti a sistemarsi e nonhanno ancora imparato l’italiano. In piz-zeria invece eri obbligato a imparare... Al centro di Settimo ti accorgevi che nonera vera vita. Mangiavamo pasta, gio-cavamo a pallone, ma io ingrassavo emi annoiavo. La vita vera era fuori, bi-sognava uscire. Prendevo un mese dipermesso per andare a raccogliere fruttaa Rosarno, o a Saluzzo. Ho anche rubatoil treno per arrivare perché non avevosoldi. A Saluzzo era meglio, dopo un po’in nero ti mettevano in regola per qual-che giorno, sui cinque euro all’ora. ARosarno era più dura, per ogni cassettadi frutta ti davano un euro, e fare unadecina di cassette in un giorno per meera il massimo. Al ritorno però almenoavevo i soldi per pagare il biglietto.Adesso chissà che cosa porterà il futuro.Ma penso che per quelli come me la cosapiù bella, potendo, sarebbe tornare inAfrica e investire laggiù, non solo i ri-sparmi ma anche tutte le esperienze cheabbiamo vissuto. Là ce n’è più bisognoche qui».

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2.1.2 Le domande diprotezione internazionalepresentate in Italia

Domande presentate nel corso del 2014 e nei primi 5 mesi del 2015Nel 2014 sono state presentate complessiva-mente circa 65mila domande di protezione in-ternazionale, con un forte aumento rispetto al2013 quando sono state circa 27mila. La quasitotalità delle domande sono presentate da uo-mini (92,3%), in percentuale maggiore rispettoall’anno precedente (86,3%). I minori stranierinon accompagnati che nel 2014 hanno presen-tato domanda di protezione internazionale so-no stati 2.584, un numero tre volte superiorea quello rilevato nel 2013 quando le domandesono state 805. Tendenza che non si riscontra invece per i mi-nori accompagnati; le domande presentate nel2014, infatti, pur essendo in numero superioreal 2013 (1.942 contro 1508) non mostrano undivario tanto accentuato. Nei primi cinque mesi del 2015 sono state pre-sentate circa 25mila domande di protezione in-ternazionale e nella quasi totalità di casi da uo-mini (90%), mentre la stragrande maggioranzadei richiedenti asilo (il 64%) sono di origineafricana (i primi tre paesi sono Nigeria, Gambiae Senegal), a cui seguono coloro che sono ori-ginari dell’area asiatica (24%) e di quella eu-ropea (11%). Significativi sono anche alcuniaumenti nel numero di richieste rispetto al2013 ed in particolare proprio per quanto ri-guarda le prime tre nazionalità di provenienza(tabella 2.9). Da evidenziare inoltre l’ingressodell’Ucraina4 fra le prime dieci nazionalità, con-siderando le vicende politiche di quel paese(infatti nel 2013 il numero di richiedenti eraquasi nullo) e con un aumento progressivo didomande. Se infatti nel 2014 i richiedenti asiloprovenienti da questo paese sono stati poco piùdi 2.000, nel 2015 lo stesso numero è stato rag-giunto nei soli primi cinque mesi (figura 2.6).L’andamento delle domande presentate in Italianel corso degli ultimi 15 anni presenta un trenddiscontinuo, in diminuzione dal 2000 al 2005dopo l’alto numero di istanze presentate nel’99 da cittadini provenienti dal Kosovo, e poiin aumento significativo sino al 2008 (oltre31.000 domande), per fare ritorno nel biennio2009-2010 ad un livello simile a quello regi-strato nel 2001, ovvero poco sopra alle 12.000richieste di protezione internazionale. Nel2011, a seguito della ripresa dei flussi migratori

dal Nord Africa seguiti ai moti di indipendenzanati all’interno dei movimenti delle cosiddettePrimavere Arabe, le domande di protezione in-ternazionale presentate sono state oltre 37.000(il 208,1% in più rispetto al 2010), mentre nelcorso del 2012 vi è stata una nuova forte dimi-nuzione di domande (20.000 in meno rispettoall’anno precedente), quando nel 2013 si regi-stra appunto una consistente ripresa di doman-de presentate: circa 27mila. Dal confronto tranumero di domande presentate alle Commis-sioni territoriali e numero di sbarchi sulle costeitaliane, emerge tra il 1999 e il 2014 un sostan-ziale sincronismo tra i due eventi, dove, conl’eccezione di tre annualità: 2009, 2010 e 2012,in tutti gli anni considerati, il numero delle do-mande presentate è sempre inferiore al numerodei migranti sbarcati (figura 2.3). La forbicetra numero di sbarchi registrati e numero didomande presentate si allarga in misura con-siderevole negli anni in cui più sostenuto è ilflusso degli arrivi: coincidente con le maggioriemergenze umanitarie degli ultimi quindici an-ni (1999: Kosovo; 2011: Primavere Arabe;2013: emergenze umanitarie e guerre internenei paesi del Nord Africa e del vicino Oriente). Nel 1999 il numero di domande presentate alleCommissioni territoriali sono il 50% del nume-ro di migranti sbarcati e valori inferiori si rile-vano nel 2005 e 2006 quando le domande sonorispettivamente il 41 e 47% del numero dei mi-granti sbarcati. Tale forbice assume valori an-cora più elevati nel 2014 quando tra il numerodegli sbarchi (di poco superiore ai 170.000) eil numero di domande presentate (circa65.000) si registra una discrepanza di oltre100mila unità: poco più di un terzo di coloroche sono giunti via mare ha presentato doman-da di asilo (il 38%). Da considerare, oltre al nu-mero di coloro che sono arrivati via mare, an-che coloro che sono giunti sul territorio italianoattraverso il confine terrestre, la via dei Balcanioccidentali, la Western Balcan Route. Attraverso la rotta dei Balcani le migrazioni av-vengono spesso a piedi, ma il più delle volte imigranti sono stipati in camion o vagoni ferro-viari. Da Frontex5 emerge un rapporto sul grandeflusso di migranti provenienti dalla rotta bal-canica: un fenomeno in forte aumento. Nel2014, infatti, i passaggi illegali dei confini dellaUE sono stati oltre il doppio di quelli registratinel 2013; mentre da gennaio a maggio 2015sono stati circa 55mila i migranti irregolari chehanno seguito la rotta dei Balcani Occidentalidiretti verso l’Ungheria, superando la frontieraserba, avendo come destinazione finale la Ger-mania e il Nord Europa. Nel complesso, nei primi cinque mesi del 2015

4 Per un approfondimentosulla situazione economi-co-politica del paese si ri-manda all’apposita schedain questo volume.

5 Frontex, Migratory RoutesMap , http://frontex.eu-ropa.eu/trends-and-rou-tes/migratory-routes-map/

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

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il numero di “attraversamenti illegali” alla fron-tiera UE ha coinvolto circa 150mila persone:47mila migranti (il 30%) hanno seguito la rottadel Mediterraneo Centrale; circa 103mila (qua-si il 70%) hanno seguito principalmente la rottadel Mediterraneo Orientale dalla Turchia allaGrecia e la Bulgaria (48.015 attraversamenti)e la rotta dei Balcani Occidentali (50.430).Più specificatamente, prestando attenzione aidati relativi alla nazionalità di coloro che hannofatto richiesta di asilo e rapportandoli con lenazionalità degli sbarcati, risulta mancante ilsegmento più significativo di coloro che sono“potenziali richiedenti” giunti in Italia a seguitodi un sbarco, ovvero siriani, eritrei, somali e pa-lestinesi, i quali rappresentano oltre il 50% ditutti coloro che sono giunti in Italia via mare(tabella 2.8). Particolarmente elevato è infattiil numero di siriani ed eritrei che dopo esseresbarcati in Italia preferiscono proseguire il viag-gio e presentare domanda di asilo in altri paesieuropei per ricongiungersi agli altri componentiil proprio nucleo famigliare.

Figura 2.3

Confronto andamentodomande protezioneinternazionale presentatealle Commissioniterritoriali e sbarchi. Anni 1999-2014. Valori assoluti

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

1999

2001 20142002 20042003 2005 2008 200920072006 2010 2011 20122000 2013

0

100.000

50.000

150.000

200.000

Domande pervenute

Sbarchi

Tabella 2.8

Confronto nazionalitàsbarcati e richiedentiprotezioneinternazionale. Anno 2014.Valori assoluti.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministerodell’Interno

Sbarcati Richiedenti

Siria 42.323 505

Eritrea 34.329 480

Somalia 5.756 812

Egitto 4.095 671

Palestina 6.082 nd.

altro 77.515 10.9526

Totale 170.100 64.886

6 In questo dato è ricompre-so anche il numero dei ri-chiedenti asilo palestinesiper i quali non è possibileisolarne il dato specifico.

Tabella 2.9

Principali nazionalità deirichiedenti asilo Italia.Anno 2014. Valori assoluti e variazionepercentuale.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministerodell’Interno

Primi 10 paesiRichiedentiasilo 2014

Var. %2013/2014

Nigeria 10.138 188

Mali 9.771 441

Gambia 8.556 386

Pakistan 7.191 122

Senegal 4.678 358

Bangladesh 4.582 888

Afghanistan 3.180 55

Ghana 2.178 277

Ucraina 2.149 6.221

Costa D'Avorio 1.511 483

altro 10.952

Totale 64.886

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Figura 2.4

I primi dieci paesi diorigine dei richiedentiprotezione internazionale.Anno 2014.Valori assoluti.

altro

Costa D’Avorio

Ghana

Afghanistan

Bangladesh

Senegal

Gambia

Pakistan

Mali

Nigeria

0 2.000 4.000 6.000 10.0008.000

Ucraina

Figura 2.5

Domande di protezioneinternazionale presentate.Distribuzione regionale.Anno 2014.Valori percentuali

5,2 | Piemonte

2,0 | Liguria

4,1 | Toscana

12,1 | Lazio

8,8 | Calabria

7,5 | Campania

1,1 | Basilicata

10,3 | Puglia

1,4 | Abruzzo

1,6 | Molise

1,4 | Umbria

2,7 | Marche

5,9 | Emilia Romagna

3,7 | Veneto

2,9 | Friuli-Venezia Giulia

8,4 | Lombardia

0,1| Valle d’Aosta

17,5 | Sicilia

2,1 | Sardegna

1,1 | Trentino-Alto Adige

Dalla distribuzione regionale delle domande diprotezione internazionale presentate (figura2.5), Sicilia, Lazio e Puglia sono le tre regionicon la percentuale più alta di istanze presentate:18% 12% e 10% sul totale delle istanze presen-tate in Italia.

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

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altro

Ghana

Costa D’Avorio

Bangladesh

Afghanistan

Ucraina

Mali

Senegal

Pakistan

Gambia

Nigeria

0 2.0001.000 3.000 4.000

2.1.3 Le decisioni delleCommissioni territorialirelative alle domande diprotezione internazionalenel 2014 e primi cinquemesi del 2015

Nel corso del 2014, le istanze complessivamen-te esaminate dalle Commissioni territorialisono state 36.330. Per 11.770 persone, ovveroal 32% delle domande esaminate (figura 2.7),è stata riconosciuta una forma di protezione in-ternazionale; in particolare, lo status di rifugiatoè stato riconosciuto a 3.649 stranieri (10%) e laprotezione sussidiaria è stata accordata a 8.121richiedenti (il 22%). Sommando a questi coloroa cui è stato proposto il rilascio di un permessodi soggiorno per motivi umanitari (10.091, parial 28%), l’esito positivo delle domande in terminidi riconoscimento di una qualche forma di pro-tezione è stato del 60%, mentre coloro a cui nonè stata riconosciuta alcuna forma di protezionesono 13.327 (e rappresentano oltre il 37% degliesiti sul totale delle istanze esaminate).

L’andamento dei riconoscimenti di protezioneinternazionale dal 2008 al 2014 evidenzia unsostanziale equilibrio nel trend di rilascio di unaqualche forma di protezione (figura 2.8), condelle punte più elevate nel 2008 per i riconosci-menti di protezione sussidiaria (circa 7.000) e,ancor più evidente, nel 2012 per la protezioneumanitaria (circa 6.000), per poi tornare ad au-mentare nel 2014 con andamento sincronico.

37%

28%

22%

10%

3%

Diniego

Umanitaria

Sussidiaria

Rifugiati

altri esiti

Figura 2.6

I primi dieci paesi diorigine dei richiedentiprotezione internazionale.Anno 2015 (al 31 maggio). Valori assoluti.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

Figura 2.7

Decisioni sulle domandedi protezioneinternazionale esaminate.Anno 2014. Valori percentuali.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Nei primi cinque mesi del 2015 (figura 2.9) lapercentuale di coloro a cui è stata riconosciutaalmeno una forma di protezione internazionaleè leggermente inferiore a quella rilevata nel2014 (pari al 50% delle domande esaminate),mentre, proporzionalmente, aumentano i dinie-gati (47%).

Ricorsi presentati e istanze in attesa di audizione

Nel 2014, i ricorsi presentati presso la giuri-sdizione ordinaria verso i dinieghi o verso pro-tezioni diverse dal riconoscimento dello statusdi rifugiato sono stati 7.343; di questi solo 558sono stati chiusi e nel 77% (430) con esito po-sitivo, ovvero sono stati accolti. A gennaio 2015,le istanze in attesa di audizione risultavano es-sere poco più di 50mila (tabella 2.10). È la Siciliala regione con la percentuale più alta di istanzein attesa di audizione (19%) a cui seguono il La-zio (13%) e la Lombardia (9%). Strettamente collegata al tema dell’alta percen-tuale di istanze in attesa di audizione è la criti-cità, sollevata in vari contesti istituzionali, deitempi, notevolmente dilatati, che intercorronodal momento della formalizzazione della do-manda all’audizione presso le Commissioni ter-ritoriali: noti sono i casi in cui le audizioni sonofissate dopo un anno dalla presentazione delladomanda (Roma, Crotone, Bari, Gorizia i casipiù eclatanti).

Figura 2.8

Andamentoriconoscimenti protezione internazionale.Anni 2008-2014.Valori assoluti.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

0

2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

5.000

20.000

10.000

15.000

Rifugiato

Protezione Sussidiaria

Protezione Umanitaria

Figura 2.9

Decisioni sulle domandedi protezioneinternazionale esaminate.Anno 2015 (al 31 maggio). Valori percentuali.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

47%

3%

25%

19%

6%

Diniego

Proposta di protezioneumanitaria

Protezione sussidiaria

Status di rifugiato

Irreperibili

Tabella 2.10

Richieste di asilo in attesadi audizione. Anno 2014 e2015 fino al 27 gennaio,distribuzione regionale.Valori assoluti e percentuali.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

RegioneRichiedenti asilo

in attesa di audizione

Percentuale su totale

Abruzzo 986 2,0

Basilicata 374 0,7

Calabria 2.619 5,2

Campania 3.678 7,3

Emilia Romagna 3.057 6,1

Friuli-Venezia Giulia 1.432 2,9

Lazio 6.650 13,3

Liguria 1.161 2,3

Lombardia 4.664 9,3

Marche 1.625 3,2

Molise 873 1,7

Piemonte 2.792 5,6

Puglia 3.785 7,6

Sardegna 866 1,7

Sicilia 9.687 19,3

Toscana 2.093 4,2

Trentino-Alto Adige 647 1,3

Umbria 926 1,8

Valle d'Aosta 71 0,1

Veneto 2.123 4,2

Totale 50.110 100

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

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Il dramma di una terradivisa fra filo-occidentalie filorussi

Ucraina

Focus / Paese

La fine delle ostilità non è la finedella storia. Al contrario è l’iniziodi una crisi umanitaria che ilmondo deve affrontare al piùpresto.

Bryce Perry International Rescue Committee

l’UCRaiNa Dalla Ne Del 2013 sta vi-vendo una crisi – che si è trasformata in unconflitto – che ha già fatto più di 5.000 vit-time e che non accenna a rientrare. Nono-stante il conflitto coinvolga le maggiori po-tenze mondiali trova poco spazio sulla stam-pa nazionale e internazionale ma ancor me-no spazio trovano coloro, decine di migliaia,che fuggono dal Paese per cercare asilo.Scoppia la crisiNel dicembre 2013 violente manifestazio-ni di piazza duramente represse dalle forzedell'ordine agitano l’Ucraina, le protestesono legate alla mancata sottoscrizione diun accordo di associazione con l’UnioneEuropea e proseguono nel mese successi-vo, nonostante l'emanazione di severiprovvedimenti volti a limitare il diritto amanifestare e la libertà di espressione. Il22 febbraio 2014, dopo un inasprimentodegli scontri che non accennano a dimi-nuire, e grazie alla mediazione dell’UnioneEuropea, il Parlamento ucraino vota unarisoluzione che fissa al 25 maggio 2014 leelezioni presidenziali anticipate, desti-tuendo l’allora Presidente Janukovič, filo-russo e responsabile del mancato accordodi cui sopra, con l’accusa di avere violatoi diritti umani. A seguito di tali eventi, nelmarzo 2014 forze filorusse assumono ilcontrollo delle basi militari ucraine in Cri-

mea (dove i Russi sono i due terzi della po-polazione, essendo la Crimea stata donatada Kruscev all’Ucraina nel 1954), e il Con-siglio supremo della Repubblica autonomadi Crimea vota la secessione dall’Ucrainae la richiesta di annessione alla Federazio-ne Russa. La decisione è confermata conil 97% dei voti favorevoli da un referen-dum popolare. Nonostante il mancato ri-conoscimento della comunità internazio-nale e l’emanazione di sanzioni da partedi Stati Uniti ed Unione europea, il 18 mar-zo Putin firma il trattato di adesione dellaCrimea alla Federazione Russa.Le elezioni e la spaccatura interna:Donetsk e LuganskAlle elezioni presidenziali trionfa l'indu-striale Porošenko, filo-occidentale, favo-revole all'integrazione con l'Unione euro-pea e alla cessazione dei conflitti, il qualenel mese di agosto scioglie il Parlamentoe indice nuove elezioni. Le consultazioni, svoltesi a ottobre, sonoperò disertate dall'elettorato delle regioniorientali di Donetsk e Lugansk, che ribel-landosi al potere centrale si proclamanorepubbliche indipendenti, usufruendo delsostegno delle truppe russe schierate alconfine. Nei mesi successivi si susseguonosconfinamenti di mezzi militari e trupperusse in territorio ucraino; il settore orien-tale del Paese diventa teatro di sanguinosiscontri tra i separatisti e l’esercito ucraino,e solo nel febbraio 2015 a Minsk (Bielo-russia), grazie alla mediazione di Germa-nia e Francia, le parti trovano un’intesaper il cessate il fuoco, che si rivela estre-mamente fragile perché dopo soli quattromesi, a inizio giugno, vi è la ripresa deicombattimenti fra le forze di Kiev e i ribelli

filorussi.Chi parte e chi resta: i profughi e glisfollati interniDall’inizio della guerra un milione diUcraini ha dovuto abbandonare la propriacasa. Il Governo, nonostante abbia prov-veduto a far evacuare alcuni territori e ab-bia allestito dei centri di raccolta a Kiev haestrema difficoltà a sfamare gli sfollati e atrovare alloggi. Le condizioni a nord di Do-netsk e a Luhansk sono le più preoccupan-ti: la fornitura di acqua ed energia elettricaè stata spesso interrotta a causa di attacchie bombardamenti e i combattimenti hannoreso estremamente difficile la consegnadegli aiuti umanitari ai molti civili intrap-polati nelle zone di conflitto. Moltissimepersone hanno passato l’inverno in riparidi fortuna, spesso scantinati o edifici gra-vemente danneggiati, oltre a essere sottoil costante rischio di venire bombardati.Le scuole sono state chiuse o abbandonatee in molte zone sono rimasti solo gli an-ziani e gli ammalati, cioè chi non aveva lapossibilità di fuggire.Secondo l’UNHCR il numero totale di ucrai-ni che hanno presentato domanda di asiloo di permessi di soggiorno o altre formedi soggiorno legale nei paesi limitrofi è pa-ri a 674.300 unità, tra cui 542.800 in Rus-sia e 80.700 in Bielorussia. Mentre il nu-mero dei cittadini ucraini che hanno cer-cato una forma di protezione internazio-nale nei 44 paesi, analizzati nei rapportiUNHCR, è passato da 1.431 a 15.717, paria un incremento del 998% (Fonte UNHCRAsylum levels and trends in industrializedcountries 2014).A cura di Fondazione Migrantes e Osservatorio Vie di Fuga

Popolazione 42.873 milioni Fonte: UNDp 2014Superficie 603.700 km² Fonte: UNDp 2014Aspettativa di vita alla nascita 68.5 Fonte: UNDp 2014Rifugiati all’estero 237.636 rifugiati e 15.095 richiedenti asilo

alla fine del 2014 Fonte: UNHCR, Global Trends 2014Minoranza russa 18% della popolazione totaleEmigrati nel mondo 6.5 milioni Banca Mondiale 2010

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

e gli altri Paesi europei

L’Italia

Focus /

Dai Dati eURostat7 nel 2014 in Europail numero di richiedenti asilo ha rag-giunto la quota di circa 627mila perso-ne (il 44% in più rispetto all’anno pre-cedente). Dal confronto tra il numerodi domande presentate nei singoli pae-si8 e la media ponderata9, sono Germa-nia, Svezia, Italia e Francia i paesi adavere un numero di domande di prote-

zione internazionale superiore alla me-dia ponderata europea (tabella 2.11).Complessivamente, gli esiti positivi, ov-vero le domande a cui viene riconosciu-ta una qualche forma di protezione in-ternazionale sono il 37% del totale. Alla maggioranza assoluta di domandeviene invece opposto un esito negativo(i dinieghi raggiungono il 63%). Dal

dettaglio del singolo paese, sono la Sve-zia e l’Italia i paesi che attribuiscono al-le domande il numero più alto di deci-sioni positive (rispettivamente 62 e58%). Al contrario, l’Ungheria è il paesein cui gli esiti positivi ottengono i rico-noscimenti più bassi.

In Europa, al 56,5% delle decisioni conesito positivo è stato riconosciuto lostatus di rifugiato, al 32,4% la prote-zione sussidiaria e all’11% è stato rila-sciato un permesso di soggiorno per

motivi umanitari10 (tabella 2.12). Al-l’interno di ciascun singolo paese, lostatus di rifugiato viene riconosciutoin percentuale maggiore nel RegnoUnito, Belgio, Germania e Francia; al-

l’interno di questa selezione di paesi,solo l’Italia presenta una percentualedi riconoscimenti di status di rifugiatoinferiore a quella europea (pari al24%).

Paesi/Esiti Status rifugiato Protezione sussidiaria Proposta umanitaria

Germania 79,2% 12,8% 8,0%

Francia 78,6% 21,4% -

Svezia 33,3% 60,2% 6,5%

Italia 17,7% 37,1% 45,2%

Regno Unito 82,7% 1,4% 15,9%

Belgio 81,1% 18,9% -

Europa 56,5% 32,4% 11,1%

Media pond. UE 12.501 4.031 2.763

% Media ponderata UE 23,7 7,6 5,2

Paesi Domande v.a.

Decisioni v.a.

Esiti positivi

Dinieghi

Germania 202.815 141.880 33,5% 66,5%

Francia 64.310 105.595 19,5% 80,5%

Svezia 81.325 53.180 62,1% 37,9%

Italia 64.625 35.235 58,5% 41,5%

Regno Unito 31.945 38.985 36,1% 63,9%

Belgio 22.850 28.380 30,0% 70,0%

Ungheria 42.775 6.285 8,8% 91,2%

altro 116.070 81.255 38,7% 61,3%

Totale UE 626.715 490.795 37,4% 62,6%

Media ponderata UE 58.432

Tabella 2.12

Confronto forme diprotezione internazionalericonosciute. Paesi UE.Anno 2014. Valori percentuali

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Eurostat

Tabella 2.11

Confronto domande diprotezione internazionalee esiti. Paesi UE. Anno 2014. Valori assoluti e percentuali

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Eurostat

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

81

Per quanto riguarda il Paese di prove-nienza del richiedente protezione in-ternazionale, come possiamo vederenella tabella seguente, le domande pre-sentate dai siriani ottengono la percen-tuale più alta di esiti positivi (dall’87 al99%) in Svezia, Francia, Germania e

Regno Unito. I richiedenti asilo dellastessa nazionalità ricevono invece esitopositivo per il 64,3% delle domandeesaminate in Italia e del 69,2% in Un-gheria. Dalla tabella seguente si evidenzia unanotevole differenziazione di valutazio-

ne delle istanze di asilo da parte dei sin-goli paesi, dal momento in cui le per-centuali di esiti positivi e riconoscimen-to di una qualche forma di protezioneinternazionale si differenzia sostanzial-mente a seconda della nazionalità delrichiedente.

Paesi Germania Svezia Italia Francia Ungheria Regno Unito

Siria 93,6 99,8 64,3 95,6 69,2 86,9

Serbia 0,2 2,6 37,0 32,2 0,0 0,0

Afghanistan 66,1 74,1 95,4 83,0 26,2 36,9

Eritrea 85,7 99,9 89,3 26,7 100,0 86,4

Pakistan 27,5 31,4 51,6 8,0 3,6 22,5

Albania 2,5 1,4 50,0 9,5 0,0 17,8

Kosovo 1,7 9,9 50,0 9,6 0,3 10,0

Russia 19,1 38,9 77,8 24,4 0,0 36,8

Irak 87,3 49,7 90,9 94,3 66,7 34,7

Nigeria 29,2 32,6 41,6 9,2 4,2 19,4

Somalia 54,7 69,0 94,7 23,2 92,9 48,8

Totale 41,6 76,6 58,5 21,6 9,4 38,6

Tabella 2.13

Percentuale esiti positividelle prime nazionalità inEuropa per domandeesaminate. Dettaglio per paese. Anno 2014.Valori percentuali

Fonte: elaborazioneFondazione Leone Moressasu dati Eurostat

7 Eurostat, newsrealease, 20march 2015.

8 Quella riportata è una sele-zione di paesi europei indi-viduati in base alle specificheparticolarità dei modelli diaccoglienza previsti.

9 La media ponderata è calco-lata considerando la somma

del numero di domande diprotezione internazionalepresente in ciascun Paeserapportato alla popolazioneresidente nel singolo Paese.Assumendo come presuppo-sto il fatto che la dimensionedi ciascun paese, in terminidi popolazione residente, èuna variabile rilevante e non

eludibile per l’elaborazionedi una corretta fotografia delquadro dell’accoglienza.

10 I permessi per motivi umani-tari sono regolati dalle nor-mative nazionali, per questomotivo non sono presenti inalcuni paesi europei, comeFrancia e Belgio.

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Storie /

p. m. 25 anni e i. c. 27 anniP. e I. arrivano a Palermo nell’esta-te del 2014. Si incontrano per laprima volta a Torino dove nasceràla loro amicizia condividendo lastessa casa assegnata ad entrambida un progetto spRaR.

“Sono partito dalla Nigeria all’inizio digiugno 2014 e prima di arrivare in Italiaho attraversato il Niger e la Libia”, ci rac-conta P., mentre I. è scappato dal suopaese nel febbraio 2014. Entrambi, dietnia Esan, provengono dall’Edo State,da due piccoli villaggi chiamati Ishan eAuchi, ma ad accomunarli non è soloquesto, ciò che li lega infatti, è il motivodella fuga: entrambi sono scappati dallaNigeria a causa degli attacchi e delleviolenze di Boko Haram che stanno tra-gicamente colpendo la popolazione ni-geriana. Sono passati per il Niger perraggiungere poi la Libia viaggiando sucamion e furgoni. I. ha lavorato qualchemese in Libia: “ho fatto il muratore percinque mesi a Tripoli ed ho messo daparte i soldi che mi servivano per lascia-re l’Africa”. P. invece ha dovuto andar-sene quasi subito dalla Libia a causa del-la guerra: “ Sono arrivato dopo aver at-traversato il Niger, anch’io con la spe-ranza di restare a lavorare un po’ lì maera impossibile”. Così si è imbarcato perl’Italia con una nave: “In 24 ore sono ar-rivato a Palermo, le condizioni di quelviaggio erano terribili: non avevamo nécibo né acqua”. Anche I. racconta diquel viaggio in nave con lo stesso terroree la stessa angoscia, il ricordo impressonella memoria di quei cinque giorni lo

porterà con sé per tutta la vita.P. è passato per Messina, fermandosidue settimane e due giorni, e dove è sta-to costretto a lasciare le sue improntedigitali, secondo la prassi. Riesce a que-sto punto a partire per Torino, città incui vive da quasi un anno in attesa di es-sere ascoltato dalla commissione fissataper il 15/03/2016. Ci racconta che an-che i suoi familiari sono dovuti scappa-re: “La mia famiglia si trova ora a Sokotoli sento molto poco, posso parlare conloro solo una volta ogni due settimane”.Ma loro a differenza sua vivono ancorain Nigeria, a Sokoto dove sono riuscitia trovare un riparo e un lavoro nel set-tore agricolo. P. e I. frequentano i corsial CTP di via Bologna a Torino e i corsidi italiano nella speranza di poter im-parare la lingua e trovare finalmente unmodo per mantenersi ed essere autono-mi economicamente.

e.o. 21 anniE. condivide un appartamento aTorino nord con altri ragazzi nige-riani. Quando entriamo nella suastanza veniamo per un attimo ca-tapultati in un altro mondo: ovun-que vediamo immagini sacre e sim-boli religiosi e come in una grandeChiesa Evangelica tutto sembravamuoversi al ritmo melanconicodella musica liturgica, che forteusciva da un piccolo stereo.

Prima di entrare in camera, quasi a ri-spettare la sacralità del luogo E. cichiede di toglierci le scarpe e di aspet-

tarlo mentre finisce le sue preghierequotidiane. Dopo alcuni minuti ini-ziamo a parlare e subito ci raccontadi quanto sia stata importante la pre-ghiera per la sua sopravvivenza du-rante il viaggio dalla Nigeria. “Dio miha salvato perché lo pregavo conti-nuamente di farmi arrivare vivo, nonsarei mai potuto sopravvivere in maretutti quei giorni senza cibo e senza ac-qua.” Dal racconto di E. si capisce chele condizioni del viaggio sono statedurissime e questi sette terribili giorniin mare si aggiungono ad altri inter-minabili giorni di viaggio che dallaNigeria gli hanno fatto attraversare ilNiger prima e la Libia poi. La minacciadi morte l’ha spinto a scappare dal suovillaggio natale: “i miei fratelli mi han-no minacciato di morte, volevano uc-cidermi per motivi economici, crede-vano che io avessi rubato dei soldi chenon mi spettavano”. Una faida fami-liare probabilmente per un’eredità chespettava a lui e che i fratelli non hannomai accettato: “io ero il preferito dimio padre e questo a loro non andavabene, quando mio padre ha cercato didifendermi, hanno minacciato anche

Storie di giovani nigerianiai tempi di Boko Haram U

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

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lui ed ora vive in un altro villaggio”.A Torino E. frequenta la chiesa delquartiere ed è ascoltando la messa tut-ti i giorni che ha potuto imparare l’ita-liano e conoscere la comunità dellaparrocchia: “il parroco ci aiuta molto,spesso ci regala cibo e vestiti, qui stobene perché ho una casa”.In Italia la sua nave è arrivata ad Agri-gento l’estate del 2014 e poco dopo èstato mandato a Messina dove è rima-sto due settimane e due giorni “A Mes-sina ci hanno sistemato in baracchefatiscenti, era proprio una specie dibaraccopoli, e per di più ci davano damangiare solo una volta al giorno”.Adesso a Torino E. sta frequentandodei corsi della scuola del CTP, in Ni-geria l’aveva dovuta abbandonare permotivi economici: “ho studiato fino al-la seconda elementare però poi nonpotevo continuare perché dovevo aiu-tare mio padre nei lavori del campo”.

a.s. 22 anni“Sono partito da Auchi con dueamici, siamo scappati perché ri-schiavamo di morire”. Così inizia ilracconto di A. quando gli chiedia-mo di parlarci della sua vita in Ni-geria e dei motivi che l’hanno spin-to a partire.

“Avevamo tutti paura della situazioneche c’era, degli attentati di Boko Ha-ram e di quello che ci poteva succe-dere”: ma quello che lo aspetta du-rante il suo viaggio non sarà meno ri-schioso. Quando arriva in Libia infattiA. non riesce neanche a provare cosasia la tranquillità e la libertà: “erava-mo arrivati da pochi giorni in Libia esubito ci hanno arrestati solo per ilfatto di essere nigeriani”. A. purtrop-po viene subito a contatto con il raz-zismo delle forze dell’ordine libichee con la violenza dovuta unicamenteal colore della pelle ed alla provenien-za: “lì sono rimasto 5 mesi in carcereprima di riuscire a scappare, non cel’avrei fatta a sopravvivere, mangia-vamo pochissimo ed eravamo in un-dici in una cella, litigavamo continua-mente e le guardie si divertivano a ve-derci litigare”. Quando ci racconta lasituazione del carcere ci rendiamo

conto che rischiare la vita per evadereera l’unica via d’uscita da quella situa-zione invivibile: “ le condizioni igie-niche erano terribili, non c’erano lettie le malattie erano diffusissime. Lagente non si lavava perché era peri-coloso persino farsi la doccia”.Dopo la fuga A. riesce a trovare lavoroa Tripoli e per tre mesi vive clandesti-namente. Grazie a questo lavoro puòmettere da parte i soldi per il viaggioverso l’Europa. Da questo momentoin poi le cose non saranno così sem-plici per lui: “durante il viaggio in bar-ca ho visto persone morire accanto ame, e ho visto gettare i loro corpi inmare”. La sua sopravvivenza la deve solo allaforza di non arrendersi e al non per-dere la speranza nonostante le diffi-coltà del viaggio: “mi bagnavo il visoe il corpo con la poca acqua che riu-scivo a trovare e che mi ha permessodi sopravvivere. Non ho mai visto ilvolto di chi guidava quella barca, era-vamo in tanti lì dentro, tutti attaccatie stipati sottocoperta lungo lo scafodella nave, se ripenso a come abbia-mo viaggiato non sarei neanche par-tito (risata ironica)”.Arrivato a Torino viene accolto pressole strutture spRaR presenti sul terri-torio ed ora vive con alcuni connazio-nali in un appartamento nella zonanord della città.

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2.1.4 Le strutturegovernative e il sistema di accoglienza e assistenza per migrantiLa forte dinamicità che ha caratterizzato negliultimi anni i contesti politico-economico e so-ciale dei paesi del Nord Africa e del vicino Mediooriente ha determinato massicci afflussi di mi-granti verso l’Italia. Per far fronte alla richiestadi accoglienza e assistenza degli stranieri, sonostate predisposte specifiche strutture dedicatea questo scopo che, tuttavia, si caratterizzano,sia nelle funzioni attribuite che nella capienzaprevista, per la loro mutevolezza, legata alla spe-cificità della misura e della tipologia dei flussidi migranti in arrivo.In Italia, al 31 dicembre 2014, i migranti presentinelle varie strutture di accoglienza risultano qua-si 70.000. Nei Cpsa, CDa e CaRa gli immigrati ac-colti ed assistiti erano 9.592, nei Centri di Acco-glienza Straordinaria (Cas) attivati a seguito dellacircolare dell’8 gennaio 2014 del Ministero del-l’Interno in considerazione del grande afflussodi cittadini stranieri richiedenti protezione in-ternazionale, a fine dicembre erano presenti35.499 persone mentre nelle strutture attivenell’ambito del Sistema di Protezione per Richie-denti Asilo e Rifugiati (spRaR) quasi 24.000 mi-granti tra richiedenti e rifugiati.Il trend della presenza mensile dei migranti nellevarie strutture di accoglienza mostra un incre-mento graduale e costante, passando dalle 17mi-la presenze di gennaio alle circa 70mila di di-cembre, senza mostrare segnali di arresto nean-che nei mesi invernali, più a rischio per gli at-traversamenti in mare (figura 2.10).

Presenze di richiedentiprotezione internazionale nelleregioniSono la Sicilia, la Lombardia e la Campania leregioni ad ospitare nel 2014 la percentuale piùalta (rispettivamente 15,3, 12,2 e 10,4%) di ri-chiedenti asilo nelle strutture temporanee (Cas)e sono le stesse regioni, anche se in posizionidiverse, a far registrare le percentuali maggioridi accolti nei primi sei mesi del 2015 (tabella2.14). Ai migranti accolti nei Cas, la Sicilia som-ma coloro che sono accolti nei CaRa/ CDa/Cpsa:nel 2014 sono infatti il 46,5% del totale dellepresenze nelle stesse strutture di accoglienzadislocate nel territorio nazionale, mentre nel2015 la percentuale aumenta al 50%. La Puglia, dopo la Sicilia, è la regione che sianel 2014 (con il 25,3%) che nel 2015 (con il22,4%) ospita la percentuale più elevata di ri-chiedenti asilo in queste strutture. Relativamen-te invece alle presenze di richiedenti asilo e ri-fugiati nelle strutture dei centri spRaR, nel 2014il Lazio e la Sicilia ne ospitano il numero mag-giore (22,6% e 19,7%); le stesse regioni e conpercentuali analoghe ritroviamo ai primi dueposti al 31 maggio 2015.

Figura 2.10

Migranti presenti nellestrutture di accoglienza(strutture temporanee,CPSA/CDA/CARA, SPRAR)- Ripartizione per mese.Anno 2014. Valori assoluti.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

gennaio

0

20.000

30.000

40.000

10.000

50.000

60.000

70.000

marzo maggio luglio settembre novembre dicembreottobreagostogiugnoaprilefebbraio

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Numero di strutture e posti di accoglienza nei CASSono in maggioranza le regioni (nel complesso13) in cui il numero di posti medi per strutturaè superiore a quello nazionale (posti medi perstruttura: 22,5). La Sicilia è la regione in cui lestrutture temporanee presenti sul territoriohanno il numero medio di posti più alto rispettoal resto delle regioni italiane (figura 2.11). So-

no infatti 53 i posti che in media ciascuna strut-tura siciliana mette a disposizione per l’acco-glienza dei migranti, contro i 50 della Basili-cata, i 46 del Molise e i 41 della Calabria. Alcontrario, le regioni in cui le strutture tempo-ranee presenti sui territori dispongono del nu-mero più basso di posti medi per singola strut-tura sono: l’Umbria (11), la Toscana (13),l’Emilia Romagna (15), il Piemonte (17) e laLombardia (18).

Tabella 2.14

Presenze nelle strutturetemporanee CAS. Anni 2014 e 2015 (al 30 giugno). Valori assoluti e percentuali.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

Territorio Stranieri presenti nelle strutture temporanee CAS

2014 2015 (al 30 giugno)

v.a. Percentuale su totale v.a. Percentuale su totale

Sicilia 5.440 15,3 5.960 11,8

Lazio 2.805 7,9 2.948 5,8

Puglia 1.572 4,4 1.631 3,2

Campania 3.706 10,4 4.587 9,0

Lombardia 4.333 12,2 7.339 14,5

Calabria 1.683 4,7 1.649 3,3

Emilia Romagna 2.643 7,4 3.774 7,4

Piemonte 2.343 6,6 3.768 7,4

Toscana 1.887 5,3 3.750 7,4

Veneto 1.809 5,1 4.099 8,1

Marche 1.252 3,5 1.732 3,4

Friuli-Venezia Giulia 1.180 3,3 1.766 3,5

Liguria 956 2,7 1.272 2,5

Sardegna 894 2,5 1.584 3,1

Molise 713 2,0 953 1,9

Umbria 672 1,9 901 1,8

Abruzzo 637 1,8 1.228 2,4

Basilicata 449 1,3 668 1,3

Trentino-Alto Adige 463 1,3 1.000 2,0

Valle d'Aosta 62 0,2 102 0,2

Totale 35.499 100 50.711 100

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Figura 2.11

CAS – Posti medi perstruttura. Distribuzioneregionale. Anno 2015 (al 19 maggio)

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

17,0 | Piemonte

25,0 | Liguria

13,4 | Toscana

24,5 | Lazio

40,8 | Calabria

38,6 | Campania

50,0 | Basilicata

29,4 | Puglia

32,0 | Abruzzo

46,2 | Molise

10,8 | Umbria

23,1 | Marche

15,0 | Emilia Romagna

16,6 | Veneto

23,8 | Friuli-Venezia Giulia

18,0 | Lombardia

20,7 | Valle d’Aosta

52,5 | Sicilia

31,5 | Sardegna

27,5 | Trentino-Alto Adige

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

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Territorio Stranieri presenti nei centri governativi CARA/CDA/CPSA

2014 2015 (al 30 giugno)

v.a. Percentuale su totale v.a. Percentuale su totale

Sicilia 4.464 46,5 4.990 49,9

Lazio 875 9,1 892 8,9

Puglia 2.426 25,3 2.230 22,3

Campania 0 0,0 0 0,0

Lombardia 0 0,0 0 0,0

Calabria 1.236 12,9 1.305 13,0

Emilia Romagna 0 0,0 0 0,0

Piemonte 0 0,0 0 0,0

Toscana 0 0,0 0 0,0

Veneto 0 0,0 0 0,0

Marche 87 0,9 109 1,1

Friuli-Venezia Giulia 203 2,1 252 2,5

Liguria 0 0,0 0 0,0

Sardegna 301 3,1 230 2,3

Molise 0 0,0 0 0,0

Umbria 0 0,0 0 0,0

Abruzzo 0 0,0 0 0,0

Basilicata 0 0,0 0 0,0

Trentino-Alto Adige 0 0,0 0 0,0

Valle d'Aosta 0 0,0 0 0,0

Totali 9.592 100 10.008 100

Tabella 2.16

Presenze nei centriSPRAR. Anni 2014 e 2015 (al 31 maggio). Valori assoluti e percentuali.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

Territorio Stranieri presenti nei centri SPRAR

2014 2015 (al 31 maggio)

v.a. Percentuale su totale v.a. Percentuale su totale

Sicilia 4.685 19,7 4.305 20,4

Lazio 5.398 22,6 4.746 22,5

Puglia 2.101 8,8 1.979 9,4

Campania 1.335 5,6 1.031 4,9

Lombardia 1.138 4,8 928 4,4

Calabria 2.010 8,4 1.882 8,9

Emilia Romagna 1.056 4,4 927 4,4

Piemonte 1.401 5,9 1.054 5,0

Toscana 697 2,9 613 2,9

Veneto 468 2,0 386 1,8

Marche 794 3,3 657 3,1

Friuli-Venezia Giulia 484 2,0 456 2,2

Liguria 436 1,8 319 1,5

Sardegna 108 0,5 121 0,6

Molise 415 1,7 424 2,0

Umbria 399 1,7 420 2,0

Abruzzo 296 1,2 227 1,1

Basilicata 392 1,6 407 1,9

Trentino-Alto Adige 223 0,9 174 0,8

Valle d'Aosta 0 0,0 0 0,0

Totali 23.836 100 21.056 100

Tabella 2.15

Presenze nei centrigovernativiCARA/CDA/CPSA. Anni 2014 e 2015 (al 30 giugno). Valori assoluti e percentuali.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

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Figura 2.12

Presenze di richiedentiasilo e rifugiati nei centriCAS- CARA/CDA/CPSA eSPRAR. Anno 2015 (al 30 giugno).Valori assoluti.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

2.000

500

5.000

2.000

500

5.000

2.000

500

5.000

Accolti CARA/CDA/

Accolti CAS

Accolti SPRAR

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Presenze di richiedenti asilo e rifugiati nelle strutturetemporanee, nei centrigovernativi e nei centri SPRARogni 1.000 abitanti.

La Sicilia è la regione con il rapporto più alto trapresenze di migranti nelle strutture dei centriCas, CaRa/Cpsa/CDa e spRaR e popolazione re-sidente. Al 31 dicembre 2014 sono infatti 30 i mi-granti ospitati in queste strutture ogni 1000 cit-tadini residenti nell’isola, quando in media, al li-vello nazionale, i richiedenti asilo e rifugiati ac-colti nelle stesse strutture in rapporto al totaledella popolazione residente sono poco più di uno(tabella 2.17). Presenze che scendono a 21 in Ca-labria (la seconda regione per numero di presenzeogni mille abitanti) e a 8 in Lazio, Puglia, Lom-

bardia, Emilia Romagna e Friuli Venezia Giulia.Mentre a livello nazionale, nel dettaglio dellepresenze in ciascuna tipologia di struttura di ac-coglienza, non è mai raggiunta l’unità: ogni milleabitanti le presenze nei Cas corrispondono a 0,6,nei centri dello spRaR a 0,4 e nei CaRa/Cpsa/CDaa 0,2, a livello regionale è sempre la Sicilia a mo-strare i numeri più alti, ad eccezione delle pre-senze nei CaRa/Cpsa/CDa dove è superata dallaCalabria (sono 7 i migranti accolti ogni mille abi-tanti, contro i 6 della Sicilia). Sicilia e Calabria,a cui si aggiunge la Puglia, sono inoltre le unicheregioni a mostrare un sostanziale equilibrio dipresenze in ciascuna delle tre tipologie di strut-ture, a differenza delle altre regioni dove, ad ec-cezione del Lazio, in tutte si rileva una presenzamaggiore di migranti nelle strutture temporaneepiuttosto che nei CaRa/Cpsa/CDa o nello spRaR.

Tabella 2.17

Presenze di richiedentiasilo e rifugiati nellestrutture temporanee, neicentri governativi e neicentri SPRAR ogni 1.000abitanti. Distribuzione regionale.Anno 2014.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

RegioneCAS CARA/CPSA/CDA SPRAR

TotaleOgni 1.000 abitanti Ogni 1.000 abitanti Ogni 1.000 abitanti

Sicilia 13,1 6,1 10,2 29,5

Lazio 3,2 0,2 4,6 8

Puglia 2,4 2,7 2,8 8,2

Campania 4,5 - 1,9 6,2

Lombardia 7,0 - 1,3 8,3

Calabria 6,8 7,1 6,8 20,7

Emilia Romagna 5,6 - 2,1 7,7

Piemonte 5,6 - 1,3 6,9

Toscana 5,5 - 1,9 7,4

Veneto 3,3 - 0,7 3,8

Marche 4,2 0,2 2,5 6,9

Friuli-Venezia Giulia 4,4 1,4 1,7 7,6

Liguria 2,8 - 0,8 3,6

Sardegna 3,4 0,5 0,2 4,2

Molise 4,6 - 2,6 7,2

Umbria 1,5 - 1,2 2,7

Abruzzo 1,9 - 0,9 2,7

Basilicata 1,6 - 1,3 2,9

Trentino-Alto Adige 0,9 - 0,4 1,3

Valle d’Aosta 0,4 - - 0,4

Italia 0,6 0,2 0,4 1,1

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1. I Centri di Primo Soccorso e Acco-glienza (CPSA) sono strutture allestitenei luoghi di maggiore sbarco, dove gli

stranieri vengono accolti e ricevono le prime curemediche, vengono fotosegnalati e viene accertatal’eventuale intenzione di richiedere protezioneinternazionale e poi smistati verso altri centri. Icentri attualmente operativi sono: - Agrigento, Lampedusa (Centro di primo soc-

corso e accoglienza); - Cagliari, Elmas (Centro di primo soccorso e

accoglienza, con funzioni di CaRa); - Lecce - Otranto (Centro di primissima acco-

glienza); - Ragusa, Pozzallo (Centro di primo soccorso

e accoglienza).

2. I Centri di accoglienza (CDA) e Cen-tri Accoglienza per Richiedenti Asilo(CARA) sono strutture destinate a ga-

rantire una prima accoglienza allo stranieroirregolare rintracciato sul territorio nazionale.L’accoglienza nel centro è limitata al tempostrettamente necessario per stabilire l’identitàe la legittimità della sua permanenza sul ter-ritorio o per disporne l’allontanamento. I Ca-Ra sono strutture nelle quali viene inviato eospitato lo straniero richiedente asilo privodi documenti di riconoscimento o che si è sot-tratto al controllo di frontiera, per consentirel’identificazione o la definizione della proce-dura di riconoscimento dello status di rifu-giato.

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Figura 2.13

Presenze nei centrigovernativi per richiedentiasilo (CARA-CPSA-CDA)presenti in Italia.Anno 2015 (al 30 giugno).

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

Friuli-Venezia GiuliaGorizia (Gradisca d’Isonzo)

252

642

1.440

1.305

3.422

127921

0

520230

892

148

0

109

MarcheAncona (Arcevia)

PugliaFoggia (Borgo Mezzanone)

PugliaBari (Palese)

PugliaBrindisi (Restinco)

PugliaLecce

(Don Tonino Bello)

CalabriaCrotone (Loc. S.Anna)

SiciliaTrapani (Salina Grande)

SiciliaRagusa (Pozzallo)

SiciliaAgrigento (Lampedusa)

SiciliaCaltanissetta(Contrada Pian del Lago)

LazioRoma (Castelnuovo di Porto)

SardegnaCagliari (Elmas)

SiciliaCatania (Mineo)

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2.1.5 I permessi di soggiornoNel 2014 i permessi di soggiorno rilasciati e re-lativi al diritto di asilo sono stati complessiva-mente 47.368, di questi, la maggior parte sonostati rilasciati per richiesta di asilo (77%). Numeridecisamente inferiori, al di sotto del 9%, riguar-dano i permessi per motivi umanitari (8,1%) e

per la protezione sussidiaria (6,6%), a cui seguo-no quelli relativi alla Convenzione Dublino(4,3%) e i permessi rilasciati a seguito del rico-noscimento dello status di rifugiato (4%). Neiprimi cinque mesi del 2015 i permessi per richie-sta di asilo, rapportati al totale dei permessi ri-lasciati nello stesso periodo e concernenti il di-ritto di asilo, raggiungono percentuali superioria quelle del 2014 (sono infatti l’82% del totale).

Figura 2.14

Permessi di soggiornorilasciati. Distribuzioneregionale. Anno 2014. Valori percentuali.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

5,2 | Piemonte

1,7 | Liguria

5,4 | Toscana

10,1 | Lazio

5,4 | Calabria

7,4 | Campania

1,2 | Basilicata

9,0 | Puglia

2,0 | Abruzzo

1,4 | Molise

1,4 | Umbria

3,3 | Marche

6,0 | Emilia Romagna

3,9 | Veneto

3,3 | Friuli-Venezia Giulia10,0 | Lombardia

0,2 | Valle d’Aosta

20,5 | Sicilia

1,9 | Sardegna

1,2 | Trentino-Alto Adige

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92

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Figura 2.17

Prime nazionalità pernumero di Province Valori assoluti.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

La nazionalità nigeriana è la prima in 34 pro-vince, mentre il Mali lo è in 29 e il Gambia in 24.Il Mali e la Nigeria, essendo la prima nazionalità

in un numero maggiormente diffuso di provinceed essendo ugualmente presenti tra le prime trenazionalità in modo diffuso sul territorio na-zionale (in 82 province la nazionalità maleseè presente tra le prime tre nazionalità, la Nige-ria lo è in 70 province), mostrano come ci siauna ripartizione dei migranti equilibrata tra iterritori e un sistema diffuso di integrazione eaccoglienza.

Status di rifugiato 1.894

Richiesta Asilo 36.501

Motivi umanitari 3.814

Protezione sussidiaria 3.124

Protezione temporanea 2

Convenzione Dublino L. 523 del 1/6/92 2.033

Totale 47.368

Status di rifugiato 487

Richiesta Asilo 19.039

Motivi umanitari 1.396

Protezione sussidiaria 845

Convenzione Dublino L. 523 del 1/6/92 1330

Totale 23.097

82%6%

4%6%

2%

Richiesta Asilo

Convenzione Dublino L. 523 del 1/6/92

Motivi umanitari

Protezione sussidiaria

Status rifugiato

Tabella 2.19

Permessi di soggiorno -Primi rilasci. Anno 2015 (al 31 maggio).Valori assoluti.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

Figura 2.16

Permessi disoggiorno - Primirilasci. Anno 2015(al 31 maggio)Valori percentuali.

77%8%

7%

4%4%

Richiesta Asilo

Motivi umanitari

Protezione sussidiaria

Convenzione Dublino L. 523 del 1/6/92

Status di rifugiato

Convenzione Dublino L. 523 del 1/6/92

Tabella 2.18

Permessi di soggiorno -Primi rilasci. Anno 2014.Valori assoluti.

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

Figura 2.15

Permessi disoggiorno - Primi rilasci. Anno 2014.Valori percentuali

Afghanistan

Pakistan

Gambia

Mali

Nigeria

0 10 20 30

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

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La mappa che segue mostra graficamente comela principale area di provenienza di migranti a cuiè stato rilasciato un permesso di soggiorno siaquella dell’Africa Occidentale con una distribu-zione omogenea su tutto il territorio nazionale.

Senegal

Nigeria

Mali

Gambia

Pakistan

Bangladesh

Afghanistan

Somalia

Eritrea

Egitto

Ucraina

dati non disponibili

Africa occidentale

Africa orientale e Corno d’Africa

Africa settentrionale e Medio Oriente

Asia e Paci�co

Europa

Figura 2.18

Permessi di soggiorno perprimo paese diprovenienza. Aree diprovenienza. Anno 2014.Valori assoluti

Fonte: elaborazione Cittaliasu dati Ministero dell’Interno

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

dalle operazioni di ricerca esoccorso in mare al supportomedico agli sbarchi11

Medici Senza Frontiere

Focus /

Da maggio 2015, MSF ha lanciato perla prima volta operazioni di ricerca e soc-corso nel Mar Mediterraneo, a bordo ditre navi la MY Phoenix (in collaborazionecon il MOAS), la Bourbon Argos e la Di-gnity I. Un’operazione decisa in via stra-ordinaria per far fronte al drammatico au-mento di persone recuperate – e decedute– quest’anno nel Mediterraneo. La Bourbon Argos, ha iniziato le ope-razioni il 9 maggio. È un’imbarcazioneadattata in modo specifico per attività diricerca e soccorso, con una capacità dimanovra rapida per rispondere a richiestedi emergenza.Speciali container medici sono stati fissatisul ponte in modo che la barca sia equi-paggiata con un pronto soccorso, un’areadi osservazione, un ambulatorio, un’in-fermeria, delle latrine, un magazzino eun obitorio. L’equipaggio a bordo è com-posto da 26 persone tra cui personale spe-cializzato in operazioni di ricerca e soc-corso in mare e personale medico. MSFha anche lanciato un’operazione congiun-ta con il MOAS (Migrant Offshore Aid Sta-tion). La nave MY Phoenix ha a bordoun’équipe di 5 operatori di MSF che lavo-rano in collaborazione con l’equipaggiospecializzato in ricerca e soccorso del MO-AS per fornire cure mediche, dall’assisten-za di base alla rianimazione e all’assisten-za respiratoria avanzata. L’équipe è inoltrein grado di fornire cure ostetriche e di sta-bilizzare i pazienti che richiedono ulterioricure mediche fino al trasferimento agliospedali sulla terraferma. Infine, per raf-forzare le nostre operazioni di ricerca esoccorso nel Mar Mediterraneo, il 13 giu-gno è salpata dal porto di Barcellona laDignity I. Sulla nave un equipaggio di 18persone, incluso lo staff medico. Le navi di Medici Senza Frontiere impe-gnate in attività di ricerca e soccorso inmare nel Mediterraneo hanno soccorsoad oggi più di 7.500 persone.

Supporto medico agli sbarchiNel maggio 2014 la prefettura di Ragusaha preso contatto con Medici Senza Fron-tiere per chiedere supporto nell’ambitodell’assistenza medica durante gli sbarchial porto di Augusta. Un team di medici,infermieri e mediatori è stato presente du-rante ogni sbarco – e fino al momento incui i migranti non lasciavano il porto - daagosto a dicembre.

Durante questo periodo ci sono stati 51sbarchi per un totale di 14.938 arrivi. Ilteam di Medici Senza Frontiere ha effet-tuato 2.594 visite mediche. Questa espe-rienza ci ha permesso di capire meglioquali fossero i bisogni delle persone nellefasi immediatamente successive allo sbar-co e quindi anche di proporre servizi piùadeguati. Cosa per noi importantissima, siamo riu-

“Mi CHiaMo iDowy e ho 4 figli. Veniamo dalla Nigeria, ma abbiamo vissutoin Libia per 4 anni, dove abbiamo avuto una vita normale, lavoravamo evivevamo tutti insieme. Un giorno alcuni ragazzi sono entrati con una pi-stola, ci hanno minacciati, hanno preso mio marito e hanno cercato di uc-cidermi. Ci siamo dovuti nascondere e ho deciso di partire per salvare imiei figli. Non so davvero dove andremo, ma...ho i miei figli e devo pren-dermi cura di loro”.

Idowy e i suoi figli, sono stati salvati nel Mediterraneo durante l’operazionedi ricerca e soccorso della nave Bourbon Argos di MSF, il 7 giugno 2015.

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

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sciti a confermare che generalmente lepersone arrivano sane. In un momentodove la paura era altissima, anche a causadello scoppio dell’epidemia d’Ebola inAfrica Occidentale, e dove spesso il dibat-tito pubblico e i media descrivevano i mi-granti come portatori di malattie, mostra-re che queste paure erano infondate è sta-to cruciale. La maggior parte delle pato-logie trattate erano infezioni dermatolo-

giche e respiratorie, malattie croniche co-me il diabete e traumi. I sintomi di questepatologie erano sorti in gran parte duran-te il viaggio (71%).

Salute MentaleA fronte di condizioni fisiche generalmen-te buone, si presentavano però importantivulnerabilità. Il 31% dei nostri pazientiera infatti riconducibile a categorie par-ticolarmente vulnerabili12. Inoltre era evi-dente che molte persone presentavanochiara sofferenza psicologica, avendo vis-suto traumi importanti prima e duranteil viaggio. Questa condizione ci è stata confermatadall’esperienza fatta da un gruppo di psi-cologi di Medici Senza Frontiere nella pro-vincia di Ragusa dove, in modo proattivo,si è offerto un servizio di supporto pisco-logico a tutti i nuovi arrivati nei centri diaccoglienza. Il servizio, attivato nel gen-naio del 2014, si è rivelato importantissi-mo e ha esposto la criticità del percorsomigratorio. Più del 90% delle persone in-contrate ha riportato di aver vissuto untrauma13 prima o durante il viaggio. Circail 30% dei pazienti seguiti soffriva di sin-drome da stress postraumatico.

Primo soccorso psicologicoNonostante le operazioni di soccorso inmare (Mare Nostrum), durante i cinquemesi di lavoro ad Augusta il team di Me-dici Senza Frontiere ha ricevuto un grannumero di persone sopravvissute a nau-fragi (8% di tutti gli arrivi) che avevanoquindi rischiato la propria vita o avevanovisto un proprio caro morire. Il nostropersonale medico ha spesso ascoltato per-sone e pazienti che avevano bisogno diraccontare la loro storia, il proprio doloree speranza.Nel corso di una testimonianza, una don-na somala ci ha raccontato di essere statasequestrata dai trafficanti tre volte prima

di arrivare in Europa. Ci ha rivelato di averpassato ventitré giorni nel deserto libico,senza acqua, né cibo e di aver visto dodicipersone del suo gruppo morire di fame estanchezza. Questi compagni di viaggiodeceduti lungo un cammino che sfida lerisorse umane, sono sepolti in mezzo aldeserto. Ci ha detto: “Così è morta unaragazza adolescente di circa sedici anni;ho preparato con le mie stesse mani il suocorpo per la sepoltura secondo la tradi-zione musulmana.”Un’attività di primo soccorso psicologicoè diventata quindi necessaria e un proget-to ad hoc per supportare proprio personesopravvissute a eventi così traumatici èstato avviato nel 2015 con l’obiettivo dipoter intervenire nei momenti più critici. Nel primo intervento, effettuato il 15 mag-gio 2015, il nostro team composto da me-diatori, psicologi e medici ha risposto auna segnalazione del Ministero dell’Inter-no. Su una barca, a causa di un’avaria almotore che aveva provocato fumi tossici,17 persone avevano perso la vita. La fuo-riuscita di benzina inoltre aveva causatoustioni serie a circa 50 persone. Il nostroteam, oltre a supportare il team medicodell’ASP locale per il trattamento delleustioni, ha offerto supporto psicologico acirca 18 persone che presentavano segnidi forte stress. Inoltre il team ha fornitoinformazioni legali, supporto emozionalee ha allestito un punto di comunicazioneper telefonare alle famiglie. In totale circa350 persone hanno beneficiato di questoservizio.

11 A cura di Medici Senza Frontiere Italia.12 Minori non accompagnati, neonati, donne in-

cinte, disabili, anziani o genitori soli con figlio.13 Rischiare la vita, conflitto armato,

detenzione/rapimento, membro della famigliaucciso, lavoro forzato, tortura, violenza fisica,violenza psicologica, testimone di violenza sualtre persone, testimone di morte di altre per-sone, violenza sessuale.

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Con riferimento ai permessi di soggiorno ri-lasciati e relative tipologie, le prime dieci pro-vince sono: Roma, Catania, Milano, Bari, Cro-tone, Trapani, Caltanissetta, Agrigento, Foggiae Napoli. Nel 2014 nella provincia di Roma èstato rilasciato il numero più alto di permessi disoggiorno (8%), a cui seguono le province diCatania (6%), Milano (4,5%), Crotone (3,4%)e Caltanissetta (3,1%). In prevalenza la stra-grande maggioranza di permessi di soggiornoviene rilasciata per le richieste di asilo; quelli ri-lasciati per la protezione sussidiaria sono in nu-mero prevalente nella sola provincia di Brindisi(sono il 63% sul totale dei permessi rilasciatinella provincia), mentre è nella provincia di Ca-

tania che i permessi per la protezione umanitariasono rilasciati in numero maggiore alle altre ti-pologie (sono il 37% del totale). Nel 2014, complessivamente, nella quasi totalitàdei casi (92%) i permessi di soggiorno sono statiriconosciuti a uomini. Le province in cui i per-messi rilasciati alle donne raggiungono le per-centuali maggiori sono Roma (17%), Catania eMilano (8%). Dal confronto interno alla singolaprovincia, invece, quelle che mostrano, in rap-porto agli uomini, una percentuale più elevatadi permessi rilasciati alle donne sono Reggio Ca-labria (35%), Viterbo (21%), Firenze (20%) eVenezia (19%).

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

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Provincia Permessi di soggiorno

rilasciati

Percentualedi permessi

di soggiornorilasciati sul totale

Percentualeasilo sul totale

permessirilasciati nella

provincia

Percentualerichiesta asilo

sul totalepermessi

rilasciati nellaprovincia

Percentualesussidiaria sul

totalepermessi

rilasciati nellaprovincia

Percentualeumanitaria sul

totalepermessi

rilasciati nellaprovincia

Percentualealtri

Agrigento 1.479 3,1 2,1 94,8 0,8 1,6 0,7

Alessandria 142 0,3 0,7 89,4 0,0 2,1 7,7

Ancona 381 0,8 1,3 73,2 1,3 1,0 23,1

Arezzo 74 0,2 1,3 96,0 0,0 2,7 0,0

Ascoli Piceno 236 0,5 0,4 87,7 3,0 8,9 0,0

Asti 339 0,7 0,0 96,8 0,3 2,9 0,0

Avellino 202 0,4 1,0 98,0 0,0 1,0 0,0

Bari 490 1,0 0,2 97,8 0,2 0,2 1,6

Barletta Andria Trani 1.912 4,0 8,2 39,6 31,7 9,5 11

Belluno 186 0,4 0,0 99,5 0,0 0,5 0,0

Benevento 289 0,6 0,0 100,0 0,0 0,0 0,0

Bergamo 488 1,0 1,2 98,0 0,2 0,4 0,2

Biella 158 0,3 0,0 87,3 0,6 0,6 11,4

Bologna 639 1,3 0,9 86,1 1,1 2,7 9,2

Bolzano 237 0,5 0,8 70,9 0,8 1,3 26,2

Brescia 246 0,5 2,0 82,5 6,5 8,5 0,4

Brindisi 340 0,7 10,3 11,8 63,2 14,4 0,3

Cagliari 415 0,9 24,6 35,9 19,3 20,0 0,2

Caltanissetta 1.487 3,1 5,2 58,2 6,3 10,6 19,7

Campobasso 510 1,1 1,0 92,7 0,4 1,2 4,7

Caserta 1.041 2,2 0,5 80,2 1,0 17,1 1,2

Catania 2.795 5,9 14,4 17,8 30,3 37,1 0,4

Catanzaro 213 0,4 2,8 52,1 3,8 41,3 0,0

Chieti 260 0,5 1,9 97,7 0,4 0,0 0,0

Como 245 0,5 1,2 86,5 0,4 0,4 11,4

Cosenza 180 0,4 2,2 94,4 0,0 3,3 0,0

Cremona 257 0,5 0,0 90,3 0,0 2,7 7,0

Crotone 1.622 3,4 11,0 55,1 18,5 12,6 2,8

Cuneo 315 0,7 1,0 92,4 0,3 5,4 1,0

Enna 447 0,9 0,4 96,0 2,0 1,6 0,0

Ferrara 398 0,8 1,5 82,7 7,3 6,5 2,0

Firenze 383 0,8 3,7 89,0 1,6 2,9 2,9

Foggia 1.129 2,4 0,2 94,1 1,3 2,4 2,0

Forlì Cesena 246 0,5 0,8 96,7 1,2 1,2 0,0

Frosinone 345 0,7 2,6 92,8 1,2 3,2 0,3

Genova 93 0,2 0,0 62,4 1,1 35,5 1,1

Gorizia 481 1,0 0,8 97,3 1,0 0,6 0,2

Grosseto 187 0,4 0,0 95,7 0,0 4,3 0,0

Imperia 132 0,3 0,8 97,7 0,0 1,5 0,0

Isernia 152 0,3 2,0 92,8 1,3 2,6 1,3

La Spezia 278 0,6 0,0 98,9 0,0 0,0 0,0

L'Aquila 132 0,3 6,1 6,1 2,3 4,5 0,0

Latina 262 0,6 0,8 92,7 0,0 6,5 0,0

Lecce 533 1,1 0,2 76,7 1,1 1,1 20,8

Lecco 248 0,5 3,2 91,1 0,4 0,8 4,4

Livorno 446 0,9 0,9 96,9 0,2 0,7 1,3

Lodi 172 0,4 2,3 89,0 1,2 3,5 4,1

Lucca 240 0,5 0,0 90,4 0,4 2,5 6,7

Macerata 361 0,8 0,6 91,1 0,3 0,8 7,2

Mantova 233 0,5 0,0 96,6 0,0 1,7 1,7

Massa Carrara 162 0,3 1,9 93,2 0,0 3,1 1,9

Tabella 2.20

Permessi rilasciati etipologie di permessi disoggiorno. Anno 2014. Valori assoluti e percentuali.

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Provincia Permessi di soggiorno

rilasciati

Percentualedi permessi

di soggiornorilasciati sul totale

Percentualeasilo sul totale

permessirilasciati nella

provincia

Percentualerichiesta asilo

sul totalepermessi

rilasciati nellaprovincia

Percentualesussidiaria sul

totalepermessi

rilasciati nellaprovincia

Percentualeumanitaria sul

totalepermessi

rilasciati nellaprovincia

Percentualealtri

Matera 215 0,5 0,9 95,8 0,0 3,3 0,0

Messina 109 0,2 2,8 82,6 3,7 11 0,0

Milano 2.131 4,5 0,5 84,5 1,6 6,0 7,4

Modena 274 0,6 2,6 83,9 3,3 5,1 5,1

Napoli 1.156 2,4 1,2 94,6 0,8 2,8 0,7

Novara 141 0,3 0,7 94,3 1,4 3,5 0,0

Nuoro 159 0,3 1,3 95,0 0,0 3,8 0,0

Oristano 101 0,2 1,0 99,0 0,0 0,0 0,0

Padova 294 0,6 2,7 86,1 1,0 5,1 5,1

Palermo 874 1,8 3,0 86,4 2,9 6,3 1,5

Parma 293 0,6 0,0 92,2 1,0 2,4 4,4

Pavia 277 0,6 1,1 93,9 0,7 1,8 2,5

Perugia 445 0,9 0,2 97,3 0,7 1,1 0,7

Pesaro e Urbino 505 1,1 0,2 96,4 0,2 1,2 2,0

Pescara 185 0,4 0,0 96,8 0,5 2,2 0,5

Piacenza 202 0,4 1,0 95,5 0,5 2,0 1,0

Pisa 172 0,4 1,7 88,4 0,6 3,5 5,8

Pistoia 252 0,5 0,4 95,6 0,0 2,8 1,2

Pordenone 199 0,4 0,0 80,9 0,0 2,0 17,1

Potenza 360 0,8 0,0 99,2 0,0 0,0 0,8

Prato 269 0,6 0,0 86,2 0,4 5,2 8,2

Ragusa 513 1,1 18,3 36,6 17 21,8 6,2

Ravenna 352 0,7 0,3 92,0 0,3 2,6 4,8

Reggio Calabria 153 0,3 2,0 85,0 3,9 7,8 1,3

Reggio Emilia 287 0,6 1,7 90,6 0,3 5,6 1,7

Rieti 270 0,6 0,0 94,8 2,6 1,9 0,7

Rimini 152 0,3 0,7 88,8 0,0 10,5 0,0

Roma 3.766 7,9 8,3 61,1 9,8 16,1 4,8

Rovigo 166 0,4 4,8 90,4 0,6 3,0 1,2

Salerno 546 1,2 1,5 95,2 0,2 3,1 0,0

Sassari 231 0,5 0,9 97,4 0,0 0,4 1,3

Savona 290 0,6 0,0 98,3 0,0 1,4 0,3

Siena 236 0,5 0,0 98,3 0,4 0,0 1,3

Siracusa 373 0,8 1,3 84,7 6,7 6,7 0,5

Sondrio 253 0,5 0,0 97,2 0,0 2,8 0,0

Taranto 369 0,8 0,8 96,7 0,5 0,3 1,6

Teramo 368 0,8 0,5 98,6 0,0 0,8 0,0

Terni 228 0,5 0,9 96,1 1,8 1,3 0,0

Torino 913 1,9 11,9 59,1 8,0 10,7 10,2

Trapani 1.623 3,4 3,6 86,6 5,2 4,2 0,4

Trento 316 0,7 0,9 82,6 0,3 2,2 13,9

Treviso 248 0,5 1,2 89,1 0,0 2,0 7,7

Trieste 349 0,7 0,3 59,9 3,7 1,7 34,4

Udine 546 1,2 2,2 90,7 2,7 2,7 1,6

Varese 169 0,4 18,3 68,0 5,3 4,7 3,6

Venezia 227 0,5 4,4 76,7 3,1 7,5 8,4

Verbano Cusio Ossola 147 0,3 3,4 94,6 0,7 1,4 0,0

Vercelli 188 0,4 0,5 97,3 0,5 1,1 0,5

Verona 455 1,0 0,0 76,3 0,7 4,6 18,5

Vibo Valentia 372 0,8 0,5 97,8 0,5 1,1 0,0

Vicenza 295 0,6 2,7 92,5 0,7 3,4 0,7

Viterbo 154 0,3 0,0 90,3 1,9 0,6 7,1

TOTALE 47.407 100 4 77 6,6 7,9 4,5

Tabella 2.20

Permessi rilasciati etipologie di permessi disoggiorno. Anno 2014. Valori assoluti e percentuali.

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

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Provincia Sul totale provinciale

Sul totale nazionale

0-17 18 e oltre 0-17 18 e oltre

Agrigento 14,1 85,9 12,8 2,8

Alessandria 1,4 98,6 0,1 0,3

Ancona 2,4 97,6 0,6 0,8

Aosta 0,0 100,0 0,0 0,2

Arezzo 0,4 99,6 0,1 0,5

Ascoli Piceno 1,2 98,8 0,2 0,7

Asti 5,4 94,6 0,7 0,4

Avellino 3,1 96,9 0,9 1,0

Bari 0,4 99,6 0,4 4,2

Belluno 6,5 93,5 0,7 0,4

Benevento 3,1 96,9 0,6 0,6

Bergamo 1,8 98,2 0,6 1,0

Biella 1,9 98,1 0,2 0,3

Bologna 5,6 94,4 2,2 1,3

Bolzano 5,1 94,9 0,7 0,5

Brescia 0,4 99,6 0,1 0,5

Brindisi 4,1 95,9 0,9 0,7

Cagliari 0,7 99,3 0,2 0,9

Caltanissetta 2,7 97,3 2,4 3,2

Campobasso 1,6 98,4 0,5 1,1

Caserta 0,5 99,5 0,3 2,3

Catania 2,1 97,9 3,5 6,0

Catanzaro 6,6 93,4 0,9 0,4

Chieti 0,8 99,2 0,1 0,6

Como 1,6 98,4 0,2 0,5

Cosenza 3,3 96,7 0,4 0,4

Cremona 2,3 97,7 0,4 0,5

Crotone 0,9 99,1 0,9 3,5

Cuneo 0,3 99,7 0,1 0,7

Enna 2,0 98,0 0,6 1,0

Ferrara 1,8 98,2 0,4 0,9

Firenze 7,3 92,7 1,7 0,8

Foggia 2,9 97,1 2,0 2,4

Forlì-Cesena 6,1 93,9 0,9 0,5

Frosinone 2,6 97,4 0,6 0,7

Genova 1,1 98,9 0,1 0,2

Gorizia 0,0 100,0 0,0 1,1

Grosseto 3,2 96,8 0,4 0,4

Imperia 1,5 98,5 0,1 0,3

Isernia 0,7 99,3 0,1 0,3

l'Aquila 0,8 99,2 0,1 0,3

La Spezia 2,2 97,8 0,4 0,6

Latina 8,0 92,0 1,3 0,5

Lecce 0,0 100,0 0,0 1,2

Lecco 1,6 98,4 0,2 0,5

Livorno 0,9 99,1 0,2 1,0

Lodi 4,1 95,9 0,4 0,4

Lucca 0,0 100,0 0,0 0,5

Macerata 2,5 97,5 0,6 0,8

Mantova 4,7 95,3 0,7 0,5

Massa Carrara 0,6 99,4 0,1 0,4

Matera 8,8 91,2 1,2 0,4

Provincia Sul totale provinciale

Sul totale nazionale

0-17 18 e oltre 0-17 18 e oltre

Messina 20,2 79,8 1,3 0,2

Milano 5,5 94,5 7,2 4,4

Modena 0,4 99,6 0,1 0,6

Napoli 0,8 99,2 0,6 2,5

Novara 0,0 100,0 0,0 0,3

Nuoro 0,0 100,0 0,0 0,3

Oristano 2,0 98,0 0,1 0,2

Padova 3,4 96,6 0,6 0,6

Palermo 5,3 94,7 2,8 1,8

Parma 0,7 99,3 0,1 0,6

Pavia 1,8 98,2 0,3 0,6

Perugia 4,0 96,0 1,1 0,9

Pesaro e Urbino 6,9 93,1 2,1 1,0

Pescara 1,6 98,4 0,2 0,4

Piacenza 2,5 97,5 0,3 0,4

Pisa 1,7 98,3 0,2 0,4

Pistoia 0,0 100,0 0,0 0,6

Pordenone 3,0 97,0 0,4 0,4

Potenza 11,7 88,3 2,6 0,7

Prato 0,0 100,0 0,0 0,6

Ragusa 2,7 97,3 0,9 1,1

Ravenna 1,1 98,9 0,2 0,8

Reggio Calabria 2,0 98,0 0,2 0,3

Reggio Emilia 2,4 97,6 0,4 0,6

Rieti 9,6 90,4 1,6 0,5

Rimini 1,3 98,7 0,1 0,3

Roma 3,6 96,4 8,3 7,9

Rovigo 3,6 96,4 0,4 0,3

Salerno 0,2 99,8 0,1 1,2

Sassari 0,4 99,6 0,1 0,5

Savona 2,4 97,6 0,4 0,6

Siena 0,0 100,0 0,0 0,5

Siracusa 26,3 73,7 6,0 0,6

Sondrio 0,4 99,6 0,1 0,6

Taranto 22,5 77,5 5,1 0,6

Teramo 1,4 98,6 0,3 0,8

Terni 10,1 89,9 1,4 0,4

Torino 1,8 98,2 1,0 2,0

Trapani 3,8 96,2 3,7 3,4

Trento 3,2 96,8 0,6 0,7

Treviso 2,0 98,0 0,3 0,5

Trieste 1,4 98,6 0,3 0,8

Udine 3,5 96,5 1,2 1,2

Varese 4,7 95,3 0,5 0,4

Venezia 6,6 93,4 0,9 0,5

Verbano Cusio Ossola 3,4 96,6 0,3 0,3

Vercelli 1,1 98,9 0,1 0,4

Verona 2,9 97,1 0,8 1,0

Vibo Valentia 5,1 94,9 1,2 0,8

Vicenza 1,0 99,0 0,2 0,6

Viterbo 0,6 99,4 0,1 0,3

Totali 3,4 96,6 100 100

Tabella 2.21

Permessi di soggiornorilasciati per fasce d'età.Distribuzione provinciale.Anno 2014. Valori percentuali.

Page 101: Rapporto R sulla protezione internazionale in …...Rapporto sulla protezione internazionale in Italia, 2015 Comitato di direzione Manuela De Marco Caritas italiana Daniela Di Capua

100

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Provincia Sul totale provinciale

Sul totale nazionale

Femmine Maschi Femmine Maschi

Agrigento 2,9 97,1 1,1 3,3

Alessandria 16,2 83,8 0,6 0,3

Ancona 2,9 97,1 0,3 0,9

Aosta 2,7 97,3 0,1 0,2

Arezzo 4,7 95,3 0,3 0,5

Ascoli Piceno 12,4 87,6 1,1 0,7

Asti 5,0 95,0 0,3 0,4

Avellino 2,7 97,3 0,3 1,1

Bari 3,1 96,9 1,5 4,3

Belluno 10,8 89,2 0,5 0,4

Benevento 4,2 95,8 0,3 0,6

Bergamo 5,1 94,9 0,6 1,1

Biella 2,5 97,5 0,1 0,4

Bologna 14,9 85,1 2,4 1,3

Bolzano 11,0 89,0 0,7 0,5

Brescia 3,7 96,3 0,2 0,5

Brindisi 2,4 97,6 0,2 0,8

Cagliari 11,3 88,7 1,2 0,8

Caltanissetta 1,9 98,1 0,7 3,4

Campobasso 4,3 95,7 0,6 1,1

Caserta 8,2 91,8 2,2 2,2

Catania 11,1 88,9 7,9 5,7

Catanzaro 2,3 97,7 0,1 0,5

Chieti 6,9 93,1 0,5 0,6

Como 9,8 90,2 0,6 0,5

Cosenza 9,4 90,6 0,4 0,4

Cremona 10,9 89,1 0,7 0,5

Crotone 3,5 96,5 1,5 3,6

Cuneo 13,0 87,0 1,0 0,6

Enna 2,5 97,5 0,3 1,0

Ferrara 9,8 90,2 1,0 0,8

Firenze 19,6 80,4 1,9 0,7

Foggia 3,3 96,7 0,9 2,5

Forlì-Cesena 12,6 87,4 0,8 0,5

Frosinone 8,4 91,6 0,7 0,7

Genova 18,3 81,7 0,4 0,2

Gorizia 1,9 98,1 0,2 1,1

Grosseto 14,4 85,6 0,7 0,4

Imperia 6,8 93,2 0,2 0,3

Isernia 6,6 93,4 0,3 0,3

l'Aquila 6,1 93,9 0,2 0,3

La Spezia 1,8 98,2 0,1 0,6

Latina 5,3 94,7 0,4 0,6

Lecce 2,1 97,9 0,3 1,2

Lecco 12,5 87,5 0,8 0,5

Livorno 6,1 93,9 0,7 1,0

Lodi 16,9 83,1 0,7 0,3

Lucca 5,4 94,6 0,3 0,5

Macerata 3,6 96,4 0,3 0,8

Mantova 5,2 94,8 0,3 0,5

Massa Carrara 1,2 98,8 0,1 0,4

Matera 4,7 95,3 0,3 0,5

Provincia Sul totale provinciale

Sul totale nazionale

Femmine Maschi Femmine Maschi

Messina 12,8 87,2 0,4 0,2

Milano 14,1 85,9 7,7 4,2

Modena 3,6 96,4 0,3 0,6

Napoli 7,4 92,6 2,2 2,5

Novara 4,3 95,7 0,2 0,3

Nuoro 8,2 91,8 0,3 0,3

Oristano 3,0 97,0 0,1 0,2

Padova 15,0 85,0 1,1 0,6

Palermo 7,3 92,7 1,6 1,9

Parma 11,9 88,1 0,9 0,6

Pavia 11,2 88,8 0,8 0,6

Perugia 9,0 91,0 1,0 0,9

Pesaro e Urbino 3,2 96,8 0,4 1,1

Pescara 7,0 93,0 0,3 0,4

Piacenza 11,9 88,1 0,6 0,4

Pisa 9,9 90,1 0,4 0,4

Pistoia 6,3 93,7 0,4 0,5

Pordenone 8,0 92,0 0,4 0,4

Potenza 3,1 96,9 0,3 0,8

Prato 10,8 89,2 0,7 0,6

Ragusa 9,2 90,8 1,2 1,1

Ravenna 8,0 92,0 0,7 0,7

Reggio Calabria 34,6 65,4 1,4 0,2

Reggio Emilia 16,4 83,6 1,2 0,6

Rieti 7,4 92,6 0,5 0,6

Rimini 13,2 86,8 0,5 0,3

Roma 17,7 82,3 17,0 7,1

Rovigo 10,2 89,8 0,4 0,3

Salerno 3,1 96,9 0,4 1,2

Sassari 3,0 97,0 0,2 0,5

Savona 7,9 92,1 0,6 0,6

Siena 11,4 88,6 0,7 0,5

Siracusa 7,8 92,2 0,7 0,8

Sondrio 1,6 98,4 0,1 0,6

Taranto 7,0 93,0 0,7 0,8

Teramo 2,2 97,8 0,2 0,8

Terni 8,3 91,7 0,5 0,5

Torino 15,7 84,3 3,7 1,8

Trapani 5,4 94,6 2,3 3,5

Trento 7,9 92,1 0,6 0,7

Treviso 6,9 93,1 0,4 0,5

Trieste 4,9 95,1 0,4 0,8

Udine 6,2 93,8 0,9 1,2

Varese 16,0 84,0 0,7 0,3

Venezia 19,4 80,6 1,1 0,4

Verbano Cusio Ossola 2,7 97,3 0,1 0,3

Vercelli 3,2 96,8 0,2 0,4

Verona 9,2 90,8 1,1 0,9

Vibo Valentia 1,6 98,4 0,2 0,8

Vicenza 6,1 93,9 0,5 0,6

Viterbo 20,8 79,2 0,8 0,3

Totali 8,2 91,8 100 100

Tabella 2.22

Permessi di soggiornorilasciati per genere.Distribuzione provinciale.Anno 2014. Valori percentuali.

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

101

2.2 La rete dello SPRAR: il quadro dell’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati

il sisteMa Di pRotezioNe per Richiedenti Asiloe Rifugiati (spRaR) è stato istituito dalla leggen.189/2002, raccogliendo l’eredità del Pro-gramma Nazionale Asilo (pNa), un’esperienzaconsortile di accoglienza di comuni e realtà delterzo settore, nata nel 2001 da un protocollod’intesa tra Ministero dell’Interno, Alto Com-missariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati(aCNUR/ UNHCR) e Associazione nazionale deicomuni italiani (aNCi). Lo spRaR è oggi costituito dalla rete degli entilocali che – per la realizzazione di progetti ter-ritoriali di accoglienza di richiedenti asilo, ri-fugiati, titolari di protezione sussidiaria e uma-nitaria – accedono, nei limiti delle risorse di-sponibili, al Fondo nazionale per le politichee i servizi dell’asilo, gestito dal Ministero del-l’Interno e previsto nella legge finanziaria delloStato. L’accesso al Fondo nazionale per le po-litiche e i servizi dell’asilo è regolamentato daun decreto del Ministero dell’Interno che di-sciplina il bando per la presentazione di pro-poste di progetto di accoglienza integrata daparte degli enti locali. Il decreto – con il relativobando – è stato pubblicato a cadenza annualefino al 2008. Per il 2009/2010 il bando – e conesso, la relativa attuazione degli interventi –ha avuto cadenza biennale; dal 2011 è trien-nale.Il coordinamento del Sistema di Protezione ègarantito dal Servizio Centrale, una strutturaoperativa istituita dal Ministero dell’Interno eaffidata con convenzione ad aNCi, in base allalegge n.189/2002. Il Servizio Centrale ha com-piti di monitoraggio, informazione, promozio-ne, formazione, consulenza e assistenza tecnicaagli enti locali, nonché di gestione delle attivitàdi inserimento delle persone in accoglienza.L’accoglienza proposta dallo spRaR non èestemporanea, né tantomeno dipendente dal

Cos’è il Sistema diprotezione per richiedentiasilo e rifugiati

verificarsi o meno delle cosiddette “emergenzesbarchi”. Al contrario presuppone interventicontinuativi nel tempo, solidi e sostenibili, ga-rantiti da competenze e capacità che – nel cor-so degli anni – sono cresciute e sviluppate, finoa gettare i presupposti per il riconoscimentodi una nuova figura professionale, “l’operatoredell’accoglienza”.A livello territoriale gli enti locali, con il pre-zioso supporto delle realtà del terzo settore,garantiscono interventi di “accoglienza inte-grata” che superano la mera distribuzione divitto e alloggio, prevedendo in modo comple-mentare anche misure di orientamento e ac-compagnamento legale e sociale, nonché la co-struzione di percorsi individuali di inclusionee inserimento socio-economico. Gli enti locali,in partenariato con il terzo settore, implemen-tano progetti territoriali di accoglienza, coniu-

UNH

CR/B

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B

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102

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

gando le linee guida e gli standard dello spRaRcon le caratteristiche e le peculiarità del terri-torio. In base alla vocazione, alle capacità ecompetenze degli attori locali – nonché tenen-do conto delle risorse (professionali, struttu-rali, economiche), degli strumenti di welfaree delle strategie di politica sociale adottate ne-gli anni – gli enti locali possono scegliere la ti-pologia di accoglienza da realizzare e i desti-natari che maggiormente sono in grado diprendere in carico. Sia che si accolgano famiglie o singoli, personeportatrici di specifiche vulnerabilità o minorinon accompagnati richiedenti asilo, per ognu-no degli accolti rimane fondamentale il carat-tere temporaneo dell’accoglienza, che è semprefinalizzata alla costruzione di percorsi di au-tonomia e di inclusione sociale dei beneficiari.L’obiettivo, infatti, consiste nel rendere liberii titolari di protezione internazionale dallo stes-so bisogno di accoglienza. Anche per questole strutture dello spRaR – tendenzialmente ap-partamenti o centri collettivi medio piccoli –hanno carattere socio-educativo e mai possonoconsiderarsi alla stregua delle strutture sani-tarie.Infatti, obiettivo principale dello spRaR è lapresa in carico della singola persona accolta,in funzione dell’attivazione di percorsi indivi-dualizzati di (ri)conquista della propria auto-

UNH

CR/C

.Fo

Hle

N

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

103

nomia, per una effettiva partecipazione allecomunità locali, in termini di integrazione la-vorativa e abitativa, di accesso ai servizi delterritorio, di socializzazione, di inserimentosocio-economico. Tutti i progetti territorialidello spRaR garantiscono, dunque, attività fi-nalizzate alla conoscenza del territorio e al-l’effettivo accesso ai servizi locali. Sono previ-ste attività per facilitare l’apprendimento del-l’italiano e l’istruzione degli adulti, l’iscrizionea scuola dei minori in età dell’obbligo scolasti-co, l’accompagnamento ai servizi socio-sani-tari, nonché interventi di informazione legalesulla procedura per il riconoscimento dellaprotezione internazionale e sui diritti e doveridei beneficiari in relazione al loro status. Sonosviluppati, inoltre, percorsi formativi e di ri-qualificazione professionale per promuoverel’inserimento lavorativo, così come sono ap-prontate misure per l’accesso alla casa. Il tuttoriconoscendo in qualsiasi intervento la centra-lità della singola persona accolta.

PAROLE CHIAVE DELLO SPRAR

Carattere pubblico, sia delle risorse messe adisposizione che degli enti politicamenteresponsabili dell’accoglienza, Ministerodell’Interno ed enti locali, secondo una logica digovernance multilivello.

Sinergie, avviate sul territorio con i cosiddetti “entigestori”, soggetti del terzo settore – associazioni,ONG, cooperative - che contribuiscono inmaniera essenziale alla realizzazione degliinterventi.

Decentramento degli interventi di “accoglienzaintegrata”, diffusi su tutto il territorio nazionalecon presenza in tutte le regioni (a eccezione dellaValle d’Aosta).

Reti locali – stabili, solide, interattive – promosse esviluppate con il coinvolgimento di tutti gli attorie gli interlocutori privilegiati, per la riuscita dellemisure di accoglienza, protezione, inclusionesociale.

Competenze specifiche di operatori e operatrici,rafforzate negli anni grazie all’esperienzamaturata sul campo, alla formazione eall’aggiornamento garantiti anche a livellocentrale.

Volontarietà degli enti locali nella partecipazione allarete dei progetti di accoglienza, a testimonianzadi un impegno politico delle amministrazionilocali nella scelta di programmare sul territorio dipropria competenza interventi in favore dirichiedenti asilo e rifugiati.

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104

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

L’accoglienza nella rete dello SPRAR2014

432 PROGETTI

349PER CATEGORIEORDINARIE

52PER MINORI NONACCOMPAGNATI

31PER PERSONE CON DISAGIOMENTALE ODISABILITÀ

20.752 POSTI DIACCOGLIENZA

19.514PER CATEGORIEORDINARIE

943PER MINORI NONACCOMPAGNATI

295PER PERSONE CON DISAGIOMENTALE ODISABILITÀ

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

105

PROGETTIPRESENTI IN 93

PROVINCE (SU 110)

19REGIONI (SU 20)

22.961ACCOLTI NEL 2014

381ENTI LOCALI TITOLARI DI PROGETTO

342COMUNI

31PROVINCE

8UNIONI DI COMUNI

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106

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Nel 2014 i progetti finanziati dal Fondo Nazio-nale per le Politiche e i Servizi dell’Asilo – FNpsa,che costituiscono la cosiddetta rete strutturaledello spRaR, sono stati complessivamente 432,di cui 349 destinati all’accoglienza di richiedentie titolari di protezione internazionale apparte-nenti alle categorie ordinarie, 52 destinati a mi-nori non accompagnati e 31 a persone con di-sagio mentale e disabilità fisica. Complessiva-mente, i progetti finanziati dal FNpsa hanno resodisponibili 20.752 posti in accoglienza, di cui19.514 destinati alle categorie ordinarie, 943all’accoglienza dei minori stranieri non ac-compagnati e 295 per persone con disagiomentale e disabilità fisica. I posti strutturalmente finanziati da bando sonostati 12.602, a cui, come abbiamo già accennato,si sono sommati più di 8.000 posti aggiuntivi(6.002 posti aggiuntivi previsti dal decreto mi-

nisteriale del 30 luglio 2013, attivati da luglio2014; ulteriori 1.932 posti aggiuntivi attivati daottobre 2014; 216 posti aggiuntivi per minorinon accompagnati a 45 euro pro capite pro die).Gli enti locali titolari di progetto sono stati com-plessivamente 381, di cui 342 comuni, 31 pro-vince e 8 unioni di comuni.Nel 2014 sono stati 21.660 i beneficiari accoltinei progetti ordinari, 272 nei progetti per disabilie disagio mentale e 1.142 in quelli per minoristranieri non accompagnati, per un totale di23.074 accolti. Occorre far attenzione al fattoche di questi 23.074, 113 beneficiari sono tran-sitati in più progetti spRaR di categorie e tipolo-gie differenti (e pertanto censiti come beneficiarida tutti i progetti che li hanno presi in carico),soprattutto in seguito al trasferimento nel corsodel 2014 di molti dei beneficiari accolti nei postistraordinari attivati nel 2013 in progetti “ordi-nari”, nonché a seguito di subentrate e gravi esi-genze, emerse successivamente all’inserimentoin accoglienza nel primo progetto spRaR.Di conseguenza, il numero effettivo degli ac-colti è 22.961, ma nei grafici seguenti, che il-lustrano il dato relativo alla presenza degli ac-colti nei progetti su base regionale, è compren-sivo anche dei beneficiari transitati in più pro-getti. Del dato complessivo, oltre il 40% delle presenzesi registrano nel Lazio (22,6% del totale nazio-nale) e in Sicilia (19,7%), seguite da Puglia(8,8%) e Calabria (8,4%); nelle restanti regioniil peso di tale presenza è inferiore al 6% e vainoltre ricordato che in Valle d’Aosta non sonopresenti progetti della rete spRaR.Nel leggere tali dati si consideri che Lazio, Sicilia,Puglia e Calabria sono i territori con la maggiorecapienza dello spRaR: il complessivo di posti del-le quattro regioni è pari al 64,3% del totale.

2014

Figura 2.19

Accolti nella rete SPRAR.Anno 2014.Valori percentuali

94%

1%5%

Disagio mentale e disabilità �sica

Minori stranieri non accompagnati

Ordinari

Figura 2.20

Accolti nella rete SPRARper regione (incidenza sultotale nazionale).Anno 2014.Valori percentuali

PugliaLazio

22,6% 19,7%

8,8% 8,4%

5,9% 5,6% 4,8% 4,4%3,3%

2,9%2,0% 2,0% 1,8% 1,7% 1,7% 1,6% 1,2% 0,9%

Calabria Campania Emilia Romagna

Toscana Veneto Molise Basilicata Trentino Alto Adige

Piemonte Lombardia Marche Friuli Venezia Giulia

Liguria Abruzzo

Sicilia

Umbria

0,5%

Sardegna

5,0

10,0

15,0

20,0

0,0

L’accoglienza nei progetti territoriali

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

107

Il 61% degli accolti è richiedente protezioneinternazionale, il 15% è titolare di protezioneumanitaria, il 13% di protezione sussidiaria el’11% ha ottenuto lo status di rifugiato. Rispettoagli anni precedenti è diminuito in maniera si-gnificativa il peso percentuale dei rifugiati, a fa-vore dell’incidenza dei richiedenti protezioneinternazionale: i richiedenti rappresentano in-fatti il 60% dei beneficiari ordinari e ben l’85%dei minori stranieri non accompagnati.Se nel 2012 il numero di accolti nello spRaR ri-chiedenti asilo era il 30%, a fronte di un 70% dititolari di una forma di protezione (sussidiaria,umanitaria, o status di rifugiati), nel 2014 il rap-porto si è praticamente ribaltato, con il 61% dirichiedenti asilo accolti nello spRaR. Questa si-tuazione se, a seguito del numero crescente diarrivi sulle coste italiane, è stata determinata,da un lato, dalle richieste di inserimento nellarete dello spRaR anche di persone di recente ar-rivo da parte delle Prefetture nel corso del 2014(così come avvenuto nell’anno precedente) perfar fronte al costante aumento di presenze di mi-granti forzati sul territorio italiano, dall’altraparte riflette il generale allungamento dei tempidi presentazione e valutazione delle istanze, do-vuto a un aggravio del lavoro delle istituzionipreposte a fronte di numeri sempre più cospicuidi richieste da processare e di un insufficienteadeguamento di risorse. Questo trend, già evi-dente nel 2013, incide sui tempi di accoglienzanon solo all’interno dei CaRa e dei Cas, ma anchenei progetti spRaR dal momento in cui, standoalla Banca dati del Servizio Centrale dello spRaR,il periodo di attesa per l’audizione con le com-petenti Commissioni territoriali dei beneficiariaccolti mediamente si aggira sui 12 mesi, par-

tendo dalla prima richiesta, spesso da 2/3 mesidi attesa per la formalizzazione della domandain questura, fino alla notifica dell’audizione.Indubbiamente il protrarsi della durata dei per-messi di soggiorno per richiesta di asilo incidenettamente sui percorsi di “accoglienza integra-ta” nello spRaR: se da un lato, infatti, il turn overdei beneficiari all’interno del sistema di acco-glienza è rallentato, dall’altro la condizione dirichiedenti asilo non ha le caratteristiche di sta-bilità della protezione riconosciuta, la quale con-sente interventi in favore dell’inclusione socialemaggiormente sostenibili.Inoltre la pendenza dell’audizione con la Com-missione territoriale riconduce i diretti interes-sati in una posizione di “limbo” e di incertezzache, là dove non degenerante in gesti di esa-sperazione e insofferenza, può comportare unarassegnazione delle persone tendenti alla pas-sività.

2014

0,0

20,0

40,0

60,0

80,0

100,0

Disagiomentale

MSNARAOrdinari

14,02,014,0

26,0

10,0

14,0

42,085,060,0

18,0

3,0

12,0

Figura 2.21

Beneficiari dei progettiper tipologie di permessodi soggiorno. Anno 2014.Valori percentuali

Protezionesussidiaria

Protezioneumanitaria

Richiedenti protezione internazionale

Rifugiati

61%

15%

13%11%

Figura 2.22

Beneficiari complessiviper tipologia di permessidi soggiorno. Anno 2014.Valori percentuali

Richiedenti protezione internazionale

Rifugiati

Protezionesussidiaria

Protezioneumanitaria

Permessi di soggiorno

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108

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Figura 2.23

Beneficiari complessivi.Nazionalità piùrappresentate.Anno 2014.Valori percentuali

7,4%

Pakistan

2,6%

Gambia

2,2%

Somalia

13,8%

11,2%

Egitto

5,2%

Nigeria

12,0%

9,6%

Afghanistan

5,1%

Senegal

10,9%

EritreaMali Ghana

2014

La nazionalità più rappresentata tra i benefi-ciari nel 2014 rimane, come nell’anno prece-dente, la Nigeria con il 13,8% degli accolti, men-tre la Somalia, che nel 2013 era al secondo po-sto, è scesa al sesto posto con il 7,4%. Quest’ul-timo dato è giustificato anche dal fatto che, afronte di quasi 6.000 arrivi di cittadini somalinel corso del 2014, le domande di asilo da parteloro sono state poco più di 800. Alla Nigeria se-gue ora il Pakistan (12%), mentre sono raddop-piate le presenze dei cittadini del Mali e del Gam-bia, rispettivamente al terzo e quarto posto, pas-sando dal 5,4% all’11,2 per il primo e dal 5,3%al 10,9% per il secondo. E’ diminuita anche la presenza di beneficiarispRaR provenienti dall’Eritrea: nel 2013 eranoal quarto posto come nazionalità degli accolti(10% del totale), mentre nel 2014 sono scesiall’ottavo posto con poco più del 5%. Così comeper i somali, le domande di asilo da parte deicittadini eritrei sono state basse rispetto al nu-mero degli arrivi. Nel loro caso il divario è ancoramaggiore: a fronte di oltre 34.000 arrivi via ma-re, le domande di asilo sono state appena 480.Situazione analoga ai cittadini siriani, che – ar-rivati via mare in oltre 42.000 – hanno presen-tato appena 500 domande di asilo. Rispetto aquesti ultimi interessa registrare che 262 sonostati i beneficiari siriani dello spRaR.Anche dai dati dello spRaR emerge, dunque,quanto nei progetti migratori di eritrei, somalie siriani l’Italia sia percepita sempre meno comedestinazione finale desiderata.Anche l’incidenza dei minori nelle prime diecinazionalità dei beneficiari complessivi ha cono-

sciuto variazioni rispetto al 2013, in particolaretra gli egiziani, tra i quali i minori rappresentanoquasi il 40%; seguono i nigeriani (l’11,7% è mi-norenne), i gambiani (il 10,7%), i ghanesi(l’8,1%) e gli eritrei (l’8%).I dati per nazionalità dei beneficiari accolti nellarete dello spRaR, rispecchiano sostanzialmentequelli relativi ai richiedenti protezione interna-zionale che hanno presentato l’istanza in Italianel corso del 2014. Tra coloro che hanno sportodomanda di protezione internazionale preval-gono infatti quelli provenienti da paesi africani(4 tra i primi 5 paesi d’origine) e le prime tre na-zionalità sono la Nigeria, il Mali e il Gambia. Si-gnificativi sono anche alcuni aumenti nel nume-ro di richieste rispetto al 2013 ed in particolareproprio per quanto riguarda le prime tre nazio-nalità di provenienza così come registrato tra ibeneficiari accolti nella rete spRaR. Risultanoinvece “assenti” dal sistema di accoglienza alcu-ne nazionalità significative per numero e flussidelle domande di asilo: in particolare le personeprovenienti dal Bangladesh (sono stati oltre4.500 i richiedenti provenienti da questo Paesesu poco più di 36.000 domande complessive) edall’Ucraina diventata uno dei primi 10 Paesi diprovenienza dei richiedenti protezione inter-nazionale nel 2014.Rispetto a queste due ultime nazionalità – seb-bene il Servizio Centrale a partire dal 2014 stiaregistrando un graduale aumento di richieste diinserimento in accoglienza di cittadini ucraini -si deve tenere comunque conto del fatto che leloro comunità hanno una consolidata presenzain Italia e reti di riferimento molto forti che diper sé prevengono l’emersione del bisogno diaccoglienza.

Nazionalità

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

109

2014

Analizzando, invece, la suddivisione fra i sessirispetto alle diverse provenienze, si confermaanche nel 2014, come abbiamo avuto modo dirilevare negli anni precedenti, il carattere quasiesclusivamente maschile dei migranti accoltiprovenienti da diversi Paesi ed in particolare perquanto riguarda il Gambia (il 99,6% sono uo-mini) e il Mali (99,5%). Tra le prime dieci na-zionalità, le uniche che presentano una compo-nente femminile di rilievo sono l’Eritrea (il26,2% sono donne), la Nigeria (25,4%) e la So-malia (23,4%), mentre le restanti sette nazio-nalità presentano un’incidenza femminile al disotto del 6%.Osservando più in generale la composizione digenere dei beneficiari accolti, si nota un’ulteriorediminuzione percentuale della componente fem-minile rispetto a quella maschile, in linea con lacrescente tendenza degli anni passati: i benefi-ciari di sesso maschile sono passati dall’83,6%del 2013 all’87,8% del 2014, con un incrementodi 4,2 punti percentuali (dal 2012 al 2013 si eraregistrato un aumento di 3,5 punti percentuali).La popolazione femminile accolta nello spRaRammonta a 2.810 persone.Riguardo alle nazionalità, il 28,8% degli accoltidi sesso femminile (808 persone) proviene dallaNigeria, il 14,2% (398 persone) dalla Somalia,il 10,8% (304 persone) dall’Eritrea e il 5,7%(159 persone) dall’Egitto; le restanti nazionalitàsi collocano al di sotto del 4%.

Il 33% si pone nella fascia d’età tra i 18 e i 25anni; il 22% nella fascia tra i 26 e i 30 anni, il13% nella fascia tra o e 5 anni e l’11% nella fa-scia tra 31 e 35 anni. Rispetto ai beneficiari disesso maschile, risulta minore l’incidenza dellafascia 18 – 25 anni sul totale di genere (tra ledonne incide per il 33%, mentre tra gli uominiper il 49%), mentre è maggiore il peso delle fasce0 – 5 anni (13% tra le donne, 2% tra gli uomini)e 6 – 10 anni (4% tra le donne, 1% tra gli uomi-ni). In totale, le accolte comprese tra 0 e 10 annirappresentano il 17% dei beneficiari di sessofemminile. Inoltre, ci pare interessante segnalareche nel 99% dei nuclei monoparentali accolti ilcapofamiglia è di sesso femminile e che tra gliaccolti nel 2014 le beneficiarie sole in stato digravidanza rappresentano lo 0,6%.L’incidenza femminile è maggiore tra le personeche presentano forme di disagio mentale/psi-cologico e di disabilità (26,5%), in particolarequelle di nazionalità nigeriana: circa il 60% deibeneficiari che provengono dalla Nigeria e chepresentano fragilità psicologica o disabilità è disesso femminile. A tal proposito va ricordato co-me le donne nigeriane siano frequentementevittime, nel loro percorso migratorio, di feno-meni traumatici e violenti legati talvolta allatratta e allo sfruttamento. L’incidenza femminileè invece quasi nulla tra i minori stranieri non ac-compagnati, in sintonia con quelli che sono i datirelativi a questo fenomeno a livello nazionale(il 94% dei MSNA segnalati al Comitato minoristranieri nel 2014 è infatti di sesso maschile).

Genere

87,4%

12,6%

73,5%

1,0%

26,5%

Ordinari MSNARA Disagio mentale

99,0% Figura 2.24

Genere dei beneficiari per tipologia di progetto.Anno 2014. Valori percentuali

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Relativamente all’età dei beneficiari accolti, lacomponente maggiormente rappresentata è, an-cora una volta, quella della fascia d’età che vadai 18 ai 25 anni, che è passata dal 44% del 2013al 47% del 2014 (un incremento di 3 punti per-centuali); in crescita anche la fascia immedia-tamente successiva, che comprende le personefra i 26 e i 30 anni e che si attesta al 25% (+2punti percentuali rispetto all’anno procedente).La somma di queste due fasce di età (comples-sivamente 18-30 anni) rappresenta il 72% deltotale degli accolti, a fronte del 67% del 2013(un incremento di 5 punti percentuali sull’intera

Dai dati relativi alla composizione familiare deibeneficiari dello spRaR emerge che nel 2014 so-no state 19.817 le persone accolte singolarmente(86%), mentre 3.144 fanno parte di un nucleofamiliare (14%). Quest’ultimo dato, se parago-nato a quello del 2013 e degli anni precedenti,conferma la tendenziale flessione dei nuclei fa-miliari accolti, che nel 2014 sono in totale 1.072.La percentuale più numerosa quella delle fami-glie composte da due membri (47,2%), seguite

dai nuclei di 3 persone (26%) e da quelli di 4persone (17,4%). Le famiglie numerose, com-poste da 5 o più componenti, rappresentano il9,4% del totale (circa 2 punti percentuali in me-no rispetto al 2013). Su 1.072 nuclei familiariaccolti il 41% è monoparentale. La componentedei beneficiari singoli rappresenta la quasi tota-lità dei MSNARA accolti, mentre si assesta tra il14% e il 17% nelle categorie di ordinari e per-sone con disagio mentale.

coorte). Risultano in leggero calo sia la fascia dietà compresa tra i 31 e i 35 anni (11% attualecontro il 12% del 2013), sia quella compresa trai 36 e i 40 anni (5% contro il 6% dell’anno pre-cedente), sia quella tra i 41 e i 50 anni (3% con-tro il 4%). Al contrario, è in aumento la compo-nente dei minori dagli 11 ai 17 anni, che è pas-sata dal 3% del 2013 al 4% del 2014. Il confron-to con il panorama dell’anno precedente denota,dunque, come la componente giovanile sia incostante aumento, accentuando il fenomeno giàin precedenza rilevato. Considerando la com-ponente di genere nelle diverse fasce d’età, l’in-cidenza femminile risulta superiore dai 0 ai 5anni (46,6%) e dai 6 ai 10 anni (44,4%).

2014

Età

Composizione familiare

Figura 2.25

Beneficiari per fasce d’età.Anno 2014.Valori percentuali

47%

4%0%

1%

3%

1%

3%

5%

11%

25%

18-25

26-30

31-35

36-40

41-50

51-60

0-5

6-10

11-17

61-90

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

111

La modalità prevalentedi ingresso in Italia del-le persone accolte nello spRaR è, anche nel 2014,via mare attraverso uno sbarco (76,7%): rispettoall’anno precedente si segnala un incrementodel 10%, a scapito dell’incidenza di coloro cheattraversano una frontiera portuale o aeropor-tuale. Il 9,4% ha fatto ingresso attraverso unafrontiera terrestre, il 6,4% attraverso una fron-tiera aeroportuale, il 3,7% è arrivato da Paesieuropei o rientrato in Italia in base al Regola-mento Dublino, il 2,5% è giunto attraversandouna frontiera portuale. Infine, l’1,3% è rappre-sentato dalle bambine e dai bambini nati sul ter-ritorio italiano. Gli 848 rientranti in Italia in base

al Regolamento Dublino provenivano prevalen-temente dalla Svezia (15%), dalla Norvegia(11%), dalla Svizzera (11%), dal Belgio (7,9%),dalla Germania (7,7%), dall’Austria (6,5%) edalla Grecia (6%). Per 88 persone non è statopossibile determinare immediatamente la nazio-ne da cui rientravano ed è quindi rimasta nondefinita, per essere aggiornata successivamente.Nel complesso, l’incidenza maschile è pariall’84,2% contro il 15,8% di quella femminile; iminori rappresentano il 9,5% del totale e la loroincidenza è maggiore tra i beneficiari provenientidai Paesi Bassi (il 18% delle persone rientrantida tale Paese), dalla Svizzera (12,9%), dalla Nor-vegia (12,8%), dall’Austria (10,9%), dalla Ger-mania (10,8%) e dalla Danimarca (10,6%).

Figura 2.26

Modalità di ingresso deibeneficiari in Italia. Anno 2014.Valori percentuali

2014

Modalità di ingresso

76,7%

9,4%

6,4

3,7%

2,5%

1,3%

Sbarco

Frontiera terrestre

Frontiera aeroportuale

Dublino

Frontiera portuale

Nascita in Italia

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

2014

Nonostante i rilevanti ampliamenti della ca-pacità di accoglienza del Sistema, le strutturerese disponibili dai progetti territoriali per l’ac-coglienza dei beneficiari anche nel 2014 hannogarantito quelle caratteristiche che contraddi-stinguono un sistema mirato alla singola personae alla sua specificità, adattandosi, pertanto, allevarie tipologie di accoglienza: nuclei familiario singoli, uomini o donne, donne con minori,minori non accompagnati o persone che presen-tano specifiche situazioni di vulnerabilità. Lestrutture abitative dello spRaR tendono a con-cretizzare i principi fondanti di un sistema miratoalla presa in carico di ogni singola persona e allasua specificità: sono infatti caratterizzate dallapossibilità di ospitare ciascuna un numero con-tenuto di persone, oltre che dalla collocazioneall’interno del centro abitato o comunque in unazona limitrofa e tendenzialmente ben collegatadal servizio di mezzi pubblici.Complessivamente, le strutture attivate nel 2014sono state 2.215, per un totale di oltre 20.000posti finanziati, ospitando, in media, 10 bene-

ficiari ciascuna. L’aumento di strutture nel 2014rispetto all’anno precedente è stato di 846 unitàabitative, quindi quasi raddoppiate, in conse-guenza dell’aumento dei posti finanziati. Gli al-loggi sono rappresentati principalmente da tretipologie di strutture: gli appartamenti sono1.762 (80%), i centri collettivi sono 313 (14%)e le comunità alloggio, quasi esclusivamente perminori non accompagnati, sono 140 (6%). Ri-spetto al 2013, è diminuita di 6 punti percentualil’incidenza dei centri collettivi, a favore degliappartamenti (+4 punti percentuali) e delle co-munità alloggio (+2 punti percentuali).

Figura 2.27

Tipologie di strutturededicate all’accoglienzadei beneficiari.Anno 2014.Valori percentuali

14%

80%

6%

Appartamento

Comunità alloggio

Centro collettivo

Le strutture abitativededicate all’accoglienza

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

113

2014

Durante l’anno sono uscite dall’accoglienzacomplessivamente 5.855 persone. Il 31,9% diqueste risulta aver raggiunto un avanzato per-corso di inserimento socio-economico, intesocome l’acquisizione di strumenti volti a suppor-tare l’inclusione sociale; il 32,8% ha abbando-nato l’accoglienza di sua iniziativa, scegliendoun percorso differente da quello proposto nellospRaR. Il dato relativo agli abbandoni deve ne-cessariamente essere letto anche alla luce dellaetà media degli accolti nello spRaR, che nel 2014per il 72% sono state persone giovani, tra i 18 ei 30 anni, con un progetto migratorio delineatoe impazienti di uscire dall’accoglienza. Il 30,1%delle persone uscite ha visto “scaduti i termini”,da intendersi come completamento del progettodi accoglienza, in conformità con i tempi indicatidalle Linee Guida dello spRaR e avendo benefi-ciato dei servizi messi a disposizione dal progettoterritoriale. Il 4,9% è stato allontanato; lo 0,3%ha scelto l’opzione del rimpatrio volontario e as-sistito.Rispetto al 2013, risulta incrementata di 7,8punti percentuali l’incidenza di chi ha abbando-

nato l’accoglienza di sua iniziativa, mentre di-minuisce quella relativa agli usciti per integra-zione (-4 punti percentuali) e alla “scadenza ter-mini” (-5 punti percentuali). Tali dati sono leg-gibili alla luce di due elementi chiave, che nechiariscono le cause: il primo è costituito dal da-to, più sopra illustrato, sui permessi di soggior-no: è necessario tener presente che al 31 dicem-bre 2014 oltre il 60% delle persone accolte nel2014 erano ancora richiedenti protezione e quin-di impossibilitate nel corso dei primi 6 mesi neiquali gli viene rilasciato un titolo di soggiornoper richiesta d’asilo a svolgere attività lavorativa,che rappresenta il fattore principale per intra-prendere con successo un percorso di autonomiae di inserimento sociale. Il secondo elemento,certamente non secondario, è rappresentato dal-la crisi economica, che produce effetti negativisull’occupazione generale in Italia ed in parti-colare su quelle dei cittadini stranieri, tra cui an-che i richiedenti e/o titolari di protezione inter-nazionale.Il contesto economico sta, dunque, fortementeinficiando i percorsi di inserimento socio-eco-nomico e le opportunità di acquisizione deglistrumenti di inclusione da parte dei beneficiarispRaR.

Figura 2.28

Motivi di uscitadall’accoglienza.Anno 2014.Valori percentuali

4,9%

32,8%

31,9%

0,3%

30,1%

Integrazione

Abbandono volontario

Rimpatrio volontario e assistito

Allontanamento

Dimissioniper scadenza termini

Motivi di uscitadall’accoglienza

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L’accoglienza nella rete dello SPRAR2015

430 PROGETTI

348PER CATEGORIEORDINARIE

52PER MINORI NONACCOMPAGNATI

30PER PERSONE CON DISAGIOMENTALE ODISABILITÀ

21.449 POSTI DIACCOGLIENZA

20.228PER CATEGORIEORDINARIE

941PER MINORI NONACCOMPAGNATI

280PER PERSONE CON DISAGIOMENTALE ODISABILITÀ

114

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

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PROGETTIPRESENTI IN 93

PROVINCE (SU 110)

19REGIONI (SU 20)

20.796ACCOLTI NEI PRIMI 5 MESI DEL 2015

379ENTI LOCALI TITOLARI DI PROGETTO

340COMUNI

31PROVINCE

8UNIONI DI COMUNI

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

115

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

L’accoglienza nella rete SPRARnei primi 5 mesi del 2015

Di seguito illustreremo i dati relativi ai primicinque mesi del 2015, aggiornati al 31 maggio2015: durante tale periodo, i progetti finanziatidal Fondo Nazionale per le Politiche e i Servizidell’Asilo – FNpsa sono stati complessivamente430, di cui 348 destinati all’accoglienza di ri-chiedenti e titolari di protezione internazionaleappartenenti alle categorie ordinarie, 52 desti-nati a minori non accompagnati e 30 a personecon disagio mentale o disabilità fisica. Comples-sivamente, i progetti finanziati dal FNpsa hannoreso disponibili 21.449 posti di accoglienza,di cui 20.228 destinati alle categorie ordina-rie, 941 all’accoglienza dei minori stranierinon accompagnati e 280 a persone con disa-

gio mentale e disabilità fisica. I posti struttu-ralmente finanziati da bando sono stati 12.574,a cui si sono sommati 8.875 posti aggiuntivi(5.981 attivati a giugno 2014, 1.902 a ottobre2014, 778 a maggio 2015, oltre a 214 posti ag-giuntivi per minori non accompagnati a 45 europro capite pro die). Come si noterà, nel correnteanno si sta assistendo a un proseguimento diquel processo di ampliamento straordinario cheha preso avvio, per volontà del Ministero del-l’Interno, alla fine del 2012; nell’ambito di talerilevante riorganizzazione, in termini numerici,della rete dello spRaR, i dati qui illustrati, essen-do relativi non all’intera annualità bensì a unperiodo parziale, sono da considerarsi come an-ticipazioni provvisorie di un quadro che potràconsiderarsi completo solo al termine dell’annoin corso. Gli enti locali titolari di progetto sonostati complessivamente 379, di cui 340 comuni,31 province e 8 unioni di comuni.

2015

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

117

Figura 2.29a

Posti di accoglienzacomplessivi della rete SPRAR.Valori assoluti

Nord

PIEMONTE ALESSANDRIA ALICE BEL COLLE 15 6 21

ALESSANDRIA PROVINCIA 45 55 100ASTI ASTI 30 14 44

SETTIME 15 6 21

BIELLA CONSORZIO INTERCOMUNALESERV. SOCIO ASS.- BIELLA

15 6 21

TORINO AVIGLIANA 15 6 21

CARMAGNOLA 20 8 28

CHIESANUOVA 15 10 25

CHIVASSO 15 6 21

IVREA 21 8 29

SETTIMO TORINESE 50 50 100

TORINO 269 232 501

TORRE PELLICE 15 11 26

TOTALE 540 418 958

LIGURIA GENOVA GENOVA 134 49 183

MASONE 16 14 30IMPERIA SANREMO 4 0 4

LA SPEZIA LA SPEZIA 20 20 40

SAVONA ALBISOLA SUPERIORE 25 13 38

SAVONA PROVINCIA 24 25 49

TOTALE 223 121 344

LOMBARDIA BERGAMO BERGAMO 24 14 38

BRESCIA BRENO 40 11 51BRESCIA 30 25 55

CELLATICA 30 21 51

CREMONA CREMONA 44 16 60

LECCO COMUNITA MONTANAVALVASSINA, VALVARRONE,VAL D'ESINO, RIVIERA

18 7 25

LODI LODI 24 15 39

MANTOVA MANTOVA PROVINCIA 40 9 49

MILANO CESANO BOSCONE 16 8 24

MILANO 150 142 292

MONZA 28 8 36

RHO 26 7 33

ROZZANO 21 11 32

SAN DONATO MILANESE 15 6 21

PAVIA ROMAGNESE 8 0 8

PAVIA PROVINCIA 21 27 48

SONDRIO SONDRIO PROVINCIA 15 6 21

VARESE CARONNO PERTUSELLA 25 10 35

MALNATE 19 7 26

VARESE 18 7 25

TOTALE 612 357 969

EMILIAROMAGNA

BOLOGNA BOLOGNA 108 90 198

FERRARA FERRARA 72 16 88

FORLI-CESENA FORLI' 20 18 38UNIONE COMUNI VALLE DELSAVIO - CESENA

17 6 23

MODENA MODENA 50 25 75

MODENA PROVINCIA 24 9 33

PARMA BERCETO 15 7 22

FIDENZA 45 30 75

PARMA 34 42 76

PIACENZA PIACENZA 15 6 21

RAVENNA RAVENNA 60 18 78

REGGIO EMILA REGGIO EMILIA 30 18 48

RIMINI RIMINI 20 12 32

RIMINI PROVINCIA 17 7 24

TOTALE 527 304 831

REGION

E

PROVINCIA

ENTE LOCALE

POST

I BAN

DO

POST

I AG

GIUN

TIVI

TOTA

LE

VENETO PADOVA PADOVA 26 10 36

PIAZZOLA SUL BRENTA 15 6 21

ROVIGO ROVIGO 18 7 25

VENEZIA MIRANO 15 6 21

VENEZIA 80 26 106

VERONA VERONA 33 22 55

VICENZA SANTORSO 25 14 39

TOTALE 212 91 303

FRIULI VENEZIA GIULIA

GORIZIA GORIZIA PROVINCIA 26 21 47

PORDENONE CODROIPO 17 6 23

PORDENONE 26 7 33AMBITO DISTRETTUALE6.1 - SACILE

20 8 28

TRIESTE TRIESTE 70 49 119

UDINE CIVIDALE DEL FRIULI 25 15 40

UDINE 50 17 67

TOTALE 234 123 357

TRENTINO ALTO ADIGE

TRENTO TRENTO PROVINCIA 120 29 149

TOTALE 120 29 149

2015

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118

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Figura 2.29b

Posti di accoglienzacomplessivi della rete SPRAR.Valori assoluti

Centro

TOSCANA AREZZO AREZZO 25 30 55

FIRENZE BORGO SAN LORENZO 22 16 38

FIRENZE 73 26 99

LIVORNO LIVORNO 15 6 21

ROSIGNANO MARITTIMO 18 8 26

LUCCA CAPANNORI 28 18 46

LUCCA PROVINCIA 29 8 37

MASSACARRARA

SOCIETÀ SALUTE LUNIGIANA 15 16 31

PISA SOCIETÀ DELLA SALUTEVALDARNO INFERIORE

15 6 21

SOCIETÀ SALUTE PISANA 20 16 36

UNIONE COMUNI VALDERA 25 7 32

PISTOIA PISTOIA 31 21 52

PRATO PRATO 50 30 80

SIENA SIENA PROVINCIA 15 6 21

TOTALE 381 214 595

REGION

E

PROVINCIA

ENTE LOCALE

POST

I BAN

DO

POST

I AG

GIUN

TIVI

TOTA

LE

UMBRIA PERUGIA FOLIGNO 30 9 39

MARSCIANO 23 9 32

PANICALE 7 2 9

PERUGIA 50 15 65

SPOLETO 25 10 35

TERNI NARNI 81 27 108

TERNI 65 20 85

TOTALE 281 92 373

MARCHE ANCONA ANCONA 55 16 71

SENIGALLIA 15 12 27ANCONA PROVINCIA 50 50 100

ASCOLI PICENO SAN BENEDETTO DEL TRONTO 20 10 30

ASCOLI PICENO PROVINCIA 15 15 30

FERMO PORTO SAN GIORGIO 5 0 5

SERVIGLIANO 15 6 21

FERMO PROVINCIA 20 17 37

MACERATA GROTTAMMARE 15 16 31

MACERATA 50 15 65

COMUNITÀ MONTANA MONTI AZZURRI

15 10 25

MACERATA PROVINCIA 30 15 45

PESARO-URBINOPESARO-URBINO PROVINCIA 58 12 70

TOTALE 363 194 557

LAZIO FROSINONE AQUINO 25 25 50

ARCE 25 25 50ATINA 15 25 40

CASSINO 25 25 50

FERENTINO 39 19 58

SAN GIORGIO A LIRI 15 15 30

SORA 25 25 50

UNIONE COMUNI ANTICATERRA LAVORO

25 25 50

LATINA ITRI 15 10 25

LATINA 30 41 71

MONTE SAN BIAGIO 25 12 37

PRIVERNO 15 15 30

ROCCAGORGA 20 20 40

SEZZE 25 25 50

RIETI AMATRICE 15 15 30

CANTALICE 20 27 47

CITTAREALE 15 6 21

COLLEGIOVE 15 15 30

FARA IN SABINA 15 6 21

RIETI 29 20 49

UNIONE COMUNI ALTA SABINA

25 27 52

UNIONE COMUNI BASSA SABINA

15 9 24

ROMA MONTEROTONDO 25 15 40

ROMA 2.612 645 3.257

ROMA PROVINCIA 46 300 346

SANTA MARINELLA 25 15 40

VELLETRI 50 50 100

VITERBO ACQUAPENDENTE 15 6 21

BASSANO ROMANO 15 6 21

CELLENO 25 10 35

CORCHIANO 15 6 21

VITERBO 20 8 28

TOTALE 3.321 1.493 4.814

2015

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

119

Figura 2.29c

Posti di accoglienzacomplessivi della rete SPRAR.Valori assoluti

Sud

ABRUZZO CHIETI FOSSACESIA 25 10 35

L'AQUILA L'AQUILA 15 21 36

PESCARA PESCARA 15 25 40

TERAMO ROSETO DEGLI ABRUZZI 25 25 50

TERAMO 50 50 100

TOTALE 130 131 261

REGION

E

PROVINCIA

ENTE LOCALE

POST

I BAN

DO

POST

I AG

GIUN

TIVI

TOTA

LE

MOLISE CAMPOBASSO CASACALENDA 10 3 13

GAMBATESA 15 15 30GUGLIONESI 15 6 21

JELSI 45 13 58

LARINO 20 20 40

MONTECILFONE 15 6 21

PORTOCANNONE 15 6 21

SANT’ELIA A PIANISI 15 6 21

TERMOLI 35 30 65

CAMPOBASSO PROVINCIA 38 38 76

ISERNIA AGNONE 25 25 50

SANTA MARIA DEL MOLISE 15 6 21

SANT’AGAPITO 15 10 25

TOTALE 278 184 462

CAMPANIA AVELLINO BISACCIA 15 15 30

CONZA DELLA CAMPANIA 30 12 42

ROCCABASCERANA 15 15 30

SANT'ANDREA DI CONZA 15 0 15

SANT'ANGELO DEI LOMBARDI 15 35 50

BENEVENTO SANTA CROCE DEL SANNIO 16 6 22

SOLOPACA 25 15 40

VITULANO 15 15 30

CASERTA CAPUA 15 20 35

GRICIGNANO DI AVERSA 25 12 37

ROCCA D'EVANDRO 15 9 24

SANTA MARIA CAPUA VETERE 25 10 35

SESSA AURUNCA 15 6 21

SUCCIVO 25 10 35

CASERTA PROVINCIA 35 25 60

NAPOLI CASORIA 25 59 84

ERCOLANO 15 18 33

NAPOLI 60 72 132

SAN GIORGIO A CREMANO 33 53 86

SCISCIANO 16 6 22

SALERNO CAGGIANO 15 6 21

EBOLI 25 25 50

PADULA 25 25 50

POLLA 23 12 35

PONTECAGNANO FAIANO 25 25 50

ROSCIGNO 15 15 30

SALERNO 15 10 25

SANTA MARINA 15 13 28

TOTALE 608 544 1.152

PUGLIA BARI ADELFIA 25 25 50

BARI 46 16 62

BARLETTA 15 6 21

BITONTO 50 22 72

BITRITTO 15 6 21

CASSANO DELLE MURGE 25 25 50

CORATO 30 9 39

GIOVINAZZO 15 6 21

GRAVINA DI PUGLIA 40 12 52

GRUMO APPULA 25 25 50

POLIGNANO A MARE 15 6 21

PUTIGNANO 30 10 40

SANNICANDRO DI BARI 25 25 50

VALENZANO 25 25 50

SEGUE

2015

BASILICATA MATERA GROTTOLE 15 6 21

MATERA 30 12 42NOVA SIRI 25 25 50

SALANDRA 10 0 10

POTENZA FARDELLA 15 15 30

LATRONICO 15 15 30

MURO LUCANO 25 30 55

PATERNO 12 0 12

SAN CHIRICO RAPARO 10 2 12

SAN SEVERINO LUCANO 15 15 30

SENISE 25 25 50

POTENZA PROVINCIA 35 31 66

TOTALE 232 176 408

Page 121: Rapporto R sulla protezione internazionale in …...Rapporto sulla protezione internazionale in Italia, 2015 Comitato di direzione Manuela De Marco Caritas italiana Daniela Di Capua

120

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

2015

Figura 2.29d

Posti di accoglienzacomplessivi della rete SPRAR.Valori assoluti

Sud

CALABRIA CATANZARO BADOLATO 15 15 30

BOTRICELLO 15 6 21

CARLOPOLI 15 10 25

CATANZARO 10 0 10

DECOLLATURA 15 7 22

FALERNA 25 13 38

GASPERINA 15 6 21

ISCA SULLO IONIO 15 8 23

LAMEZIA TERME 32 14 46

MIGLIERINA 15 6 21

SAN PIETRO APOSTOLO 10 10 20

SANTA CATERINA DELLOIONIO

15 35 50

SATRIANO 15 7 22

COSENZA ACQUAFORMOSA 15 37 52

CASSANO ALLO JONIO 20 9 29

CERCHIARA DI CALABRIA 15 15 30

CERZETO 15 21 36

CIVITA 15 15 30

MENDICINO 12 0 12

MONTALTO UFFUGO 25 15 40

PLATACI 15 22 37

SAN BASILE 15 6 21

SAN SOSTI 15 7 22

TREBISACCE 15 10 25

COSENZA PROVINCIA 30 12 42

CROTONE CARFIZZI 15 25 40

CROTONE 50 50 100

PETILIA POLICASTRO 20 10 30

SAN NICOLA DELL'ALTO 15 12 27

SAVELLI 15 35 50

CROTONE PROVINCIA 68 50 118

REGGIO C. AFRICO 15 15 30

BENESTARE 10 26 36

BIVONGI 25 25 50

CAMINI 15 61 76

CAULONIA 25 50 75

CONDOFURI 15 30 45

GIOIOSA IONICA 25 50 75

LAGANADI 6 0 6

MELICUCCÀ 15 6 21

RIACE 15 150 165

SANT’ALESSIO IN ASPROMONTE 15 6 21

STIGNANO 15 15 30

VILLA SAN GIOVANNI 15 29 44

REGGIO CALABRIA PROVINCIA 15 15 30

VIBO VALENTIA ARENA 15 77 92

FABRIZIA 10 0 10

POLIA 15 25 40

SAN GREGORIO D'IPPONA 15 15 30

TOTALE 883 1.083 1.966

REGION

E

PROVINCIA

ENTE LOCALE

POST

I BAN

DO

POST

I AG

GIUN

TIVI

TOTA

LE

PUGLIASEGUE

BARLETTAANDRIA-TRANI

ANDRIA 16 6 22

BARLETTA ANDRIA TRANIPROVINCIA

15 6 21

BRINDISI AMBITO TERRITORIALE N.1 -BRINDISI

20 8 28

CAROVIGNO 20 10 30

FRANCAVILLA FONTANA 24 9 33

LATIANO 7 2 9

OSTUNI 15 6 21

SAN PIETRO VERNOTICO 15 5 20

TORRE SANTA SUSANNA 25 6 31

FOGGIA CANDELA 15 15 30

CERIGNOLA 15 15 30

FOGGIA 35 20 55

LUCERA 18 17 35

MANFREDONIA 20 8 28

STORNARA 15 6 21

FOGGIA PROVINCIA 15 6 21

LECCE ARNESANO 8 3 11

AMBITO TERRITORIALE DIZONA - CAMPI SALENTINA

50 35 85

CARMIANO 16 0 16

CASTRIGNANO DEI GRECI 15 6 21

GALATINA 20 15 35

LECCE 39 11 50

LEVERANO 25 15 40

MURO LECCESE 16 16 32

NEVIANO 25 25 50

PARABITA 16 16 32

SOGLIANO CAVOUR 15 43 58

TREPUZZI 20 40 60

UNIONE COMUNI GRECIASALENTINA

20 12 32

UNIONE COMUNI TERREACAYA E ROCA

58 15 73

UNIONE COMUNI UNION TRE 31 52 83

TARANTO GROTTAGLIE 10 7 17

MARTINA FRANCA 25 31 56

MARUGGIO 25 25 50

MASSAFRA 17 7 24

PALAGIANO 18 24 42

TARANTO 15 6 21

TORRICELLA 15 15 30

TOTALE 1.170 782 1.952

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

121

2015

Figura 2.29e

Posti di accoglienzacomplessivi della rete SPRAR.Valori assoluti

Isole

SICILIA AGRIGENTO AGRIGENTO 50 140 190

ALESSANDRIA DELLA ROCCA 15 15 30

CAMMARATA 25 17 42

CANICATTI' 25 54 79

CASTELTERMINI 25 25 50

CATTOLICA ERACLEA 15 15 30

COMITINI 15 15 30

JOPPOLO GIANCAXIO 10 0 10

LICATA 25 105 130

MONTEVAGO 15 30 45

NARO 25 45 70

PALMA DI MONTECHIARO 15 35 50

PORTO EMPEDOCLE 20 20 40

RACALMUTO 25 35 60

RAFFADALI 25 15 40

REALMONTE 15 15 30

SAMBUCA DI SICILIA 15 30 45

SAN GIOVANNI GEMINI 25 25 50

SANTA ELISABETTA 15 35 50

SANTA MARGHERITA DIBELICE

15 15 30

SANT'ANGELO DI MUXARO 15 20 35

SCIACCA 20 0 20

CALTANISSETTA CALTANISSETTA 20 20 40

GELA 25 25 50

MAZZARINO 24 17 41

RIESI 25 25 50

SAN CATALDO 25 25 50

SERRADIFALCO 25 25 50

SUTERA 15 35 50

CALTANISSETTA PROVINCIA 25 57 82

CATANIA ACI SANT'ANTONIO 25 20 45

ACIREALE 50 146 196

BRONTE 40 20 60

CALTAGIRONE 25 78 103

CATANIA 80 22 102

MASCALUCIA 15 19 34

RAMACCA 25 15 40

VIZZINI 211 124 335

ENNA AIDONE 15 45 60

PIAZZA ARMERINA 25 25 50

REGALBUTO 25 25 50

MESSINA BARCELLONA POZZO DI GOTTO 35 14 49

CAPO D'ORLANDO 18 18 36

CASTROREALE 15 6 21

MESSINA 15 6 21

MILAZZO 17 22 39

MONTALBANO ELICONA 15 7 22

RODI' MILICI 15 15 30

SICILIA PALERMO BORGETTO 25 12 37

CACCAMO 24 40 64

CAMPOFIORITO 15 6 21

PALERMO 100 42 142

PETRALIA SOPRANA 90 18 108

PIANA DEGLI ALBANESI 25 25 50

SANTA CRISTINA GELA 10 2 12

RAGUSA CHIARAMONTE GULFI 25 25 50

COMISO 25 45 70

ISPICA 22 8 30

MODICA 17 8 25

POZZALLO 15 6 21

RAGUSA 38 34 72

VITTORIA 42 38 80

RAGUSA PROVINCIA 35 51 86

SIRACUSA AVOLA 15 25 40

CANICATTINI BAGNI 8 10 18

CASSARO 15 15 30

FLORIDIA 25 10 35

FRANCOFONTE 25 37 62

PACHINO 25 15 40

SIRACUSA 75 75 150

SOLARINO 25 65 90

SIRACUSA PROVINCIA 20 60 80

TRAPANI ALCAMO 50 10 60

CASTELVETRANO 50 48 98

MARSALA 125 75 200

PARTANNA 25 62 87

SALEMI 10 2 12

TRAPANI 50 50 100

VALDERICE 30 30 60

TRAPANI PROVINCIA 18 0 18

TOTALE 2.399 2.511 4.910

REGION

E

PROVINCIA

ENTE LOCALE

POST

I BAN

DO

POST

I AG

GIUN

TIVI

TOTA

LE

SARDEGNA CAGLIARI QUARTU SANT'ELENA 20 8 28

VILLASIMIUS 15 10 25CAGLIARI PROVINCIA 25 10 35

TOTALE 60 28 88

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122

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Figura 2.30a

Posti di accoglienza della rete SPRAR percategorie di progetto. Valori assoluti

Nord

PIEMONTE ALESSANDRIA ALICE BEL COLLE 21

ALESSANDRIA PROVINCIA 84 16ASTI ASTI 44

SETTIME 21

BIELLA CONSORZIO INTERCOMUNALESERV. SOCIO ASS.- BIELLA

21

TORINO AVIGLIANA 21

CARMAGNOLA 28

CHIESANUOVA 25

CHIVASSO 21

IVREA 29

SETTIMO TORINESE 100

TORINO 460 6 35

TORRE PELLICE 26

958 TOTALE 901 6 51

LIGURIA GENOVA GENOVA 166 17

MASONE 30IMPERIA SANREMO 4

LA SPEZIA LA SPEZIA 40

SAVONA ALBISOLA SUPERIORE 38

SAVONA PROVINCIA 49

344 TOTALE 323 4 17

LOMBARDIA BERGAMO BERGAMO 38

BRESCIA BRENO 46 5BRESCIA 55

CELLATICA 51

CREMONA CREMONA 47 13

LECCO COMUNITA MONTANAVALVASSINA, VALVARRONE,VAL D’ESINO, RIVIERA

25

LODI LODI 35 4

MANTOVA MANTOVA PROVINCIA 39 10

MILANO CESANO BOSCONE 24

MILANO 284 8

MONZA 36

RHO 33

ROZZANO 32

SAN DONATO MILANESE 21

PAVIA ROMAGNESE 8

PAVIA PROVINCIA 48

SONDRIO SONDRIO PROVINCIA 21

VARESE CARONNO PERTUSELLA 35

MALNATE 26

VARESE 25

969 TOTALE 921 21 27

EMILIAROMAGNA

BOLOGNA BOLOGNA 146 52

FERRARA 80 8

FORLI-CESENA FORLI' 38UNIONE COMUNI VALLE DELSAVIO - CESENA

23

MODENA MODENA 65 10

MODENA PROVINCIA 33

PARMA BERCETO 22

FIDENZA 70 5

PARMA 76

PIACENZA PIACENZA 21

RAVENNA RAVENNA 78

REGGIO EMILA REGGIO EMILIA 48

RIMINI RIMINI 32

RIMINI PROVINCIA 24

831 TOTALE 756 13 62

VENETO PADOVA PADOVA 36PIAZZOLA SUL BRENTA 21

ROVIGO ROVIGO 25

VENEZIA MIRANO 21

VENEZIA 96 10

VERONA VERONA 42 13

VICENZA SANTORSO 39

303 TOTALE 280 23

FRIULI VENEZIA GIULIA

GORIZIA GORIZIA PROVINCIA 47

PORDENONE CODROIPO 23

PORDENONE 33AMBITO DISTRETTUALE6.1 - SACILE

28

TRIESTE TRIESTE 112 7

UDINE CIVIDALE DEL FRIULI 40

UDINE 52 15

357 TOTALE 335 7 15

TRENTINO ALTO ADIGE

TRENTO TRENTO PROVINCIA 132 17

149 TOTALE 132 17

REGION

E

PROVINCIA

ENTE LOCALE

ORDINAR

I

DISA

GIO MEN

TALE

MSN

ARA

2015

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

123

Figura 2.30b

Posti di accoglienza della rete SPRAR percategorie di progetto. Valori assoluti

Centro

TOSCANA AREZZO AREZZO 55

FIRENZE BORGO SAN LORENZO 38

FIRENZE 89 8 2

LIVORNO LIVORNO 21

ROSIGNANO MARITTIMO 26

LUCCA CAPANNORI 46

LUCCA PROVINCIA 37

MASSACARRARA

SOCIETÀ SALUTE LUNIGIANA 31

PISA SOCIETÀ DELLA SALUTEVALDARNO INFERIORE

21

SOCIETÀ SALUTE PISANA 36

UNIONE COMUNI VALDERA 32

PISTOIA PISTOIA 52

PRATO PRATO 80

SIENA SIENA PROVINCIA 21

595 TOTALE 585 8 2

REGION

E

PROVINCIA

ENTE LOCALE

ORDINAR

I

DISA

GIO MEN

TALE

MSN

ARA

UMBRIA PERUGIA FOLIGNO 39

MARSCIANO 32

PANICALE 9

PERUGIA 65

SPOLETO 35

TERNI NARNI 92 6 10

TERNI 70 5 10

373 TOTALE 333 11 29

MARCHE ANCONA ANCONA 56 15

SENIGALLIA 27ANCONA PROVINCIA 100

ASCOLI PICENO SAN BENEDETTO DEL TRONTO 30

ASCOLI PICENO PROVINCIA 30

FERMO PORTO SAN GIORGIO 5

SERVIGLIANO 21

FERMO PROVINCIA 37

MACERATA GROTTAMMARE 31

MACERATA 65

COMUNITÀ MONTANA MONTI AZZURRI

25

MACERATA PROVINCIA 45

PESARO-URBINOPESARO-URBINO PROVINCIA 52 8 10

557 TOTALE 519 13 25

2015

LAZIO FROSINONE AQUINO 50

ARCE 50ATINA 40

CASSINO 50

FERENTINO 58

SAN GIORGIO A LIRI 30

SORA 50

UNIONE COMUNI ANTICATERRA LAVORO

50

LATINA ITRI 25

LATINA 71

MONTE SAN BIAGIO 37

PRIVERNO 30

ROCCAGORGA 40

SEZZE 50

RIETI AMATRICE 30

CANTALICE 42 5

CITTAREALE 21

COLLEGIOVE 30

FARA IN SABINA 21

RIETI 38 11

UNIONE COMUNI ALTA SABINA

52

UNIONE COMUNI BASSA SABINA

24

ROMA MONTEROTONDO 40

ROMA 3.226 6 25

ROMA PROVINCIA 340 6

SANTA MARINELLA 40

VELLETRI 100

VITERBO ACQUAPENDENTE 21

BASSANO ROMANO 21

CELLENO 35

CORCHIANO 21

VITERBO 28

4.814 TOTALE 4.761 17 36

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124

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Figura 2.30c

Posti di accoglienza della rete SPRAR percategorie di progetto. Valori assoluti

Sud

ABRUZZO CHIETI FOSSACESIA 35

L'AQUILA L'AQUILA 36

PESCARA PESCARA 40

TERAMO ROSETO DEGLI ABRUZZI 50

TERAMO 100

261 TOTALE 261

REGION

E

PROVINCIA

ENTE LOCALE

ORDINAR

I

DISA

GIO MEN

TALE

MSN

ARA

MOLISE CAMPOBASSO CASACALENDA 13

GAMBATESA 30GUGLIONESI 21

JELSI 58

LARINO 40

MONTECILFONE 21

PORTOCANNONE 21

SANT’ELIA A PIANISI 21

TERMOLI 65

CAMPOBASSO PROVINCIA 76

ISERNIA AGNONE 50

SANTA MARIA DEL MOLISE 21

SANT’AGAPITO 25

462 TOTALE 449 13

BASILICATA MATERA GROTTOLE 21

MATERA 42

NOVA SIRI 50

SALANDRA 10

POTENZA FARDELLA 30

LATRONICO 30

MURO LUCANO 55

PATERNO 12

SAN CHIRICO RAPARO 12

SAN SEVERINO LUCANO 30

SENISE 50

POTENZA PROVINCIA 56 10

408 TOTALE 364 44

PUGLIA BARI ADELFIA 50

BARI 45 17

BARLETTA 21

BITONTO 72

BITRITTO 21

CASSANO DELLE MURGE 50

CORATO 39

GIOVINAZZO 21

GRAVINA DI PUGLIA 52

GRUMO APPULA 50

POLIGNANO A MARE 21

PUTIGNANO 40

SANNICANDRO DI BARI 50

VALENZANO 50

SEGUE

CAMPANIA AVELLINO BISACCIA 30

CONZA DELLA CAMPANIA 42

ROCCABASCERANA 30

SANT'ANDREA DI CONZA 15

SANT'ANGELO DEI LOMBARDI 50

BENEVENTO SANTA CROCE DEL SANNIO 22

SOLOPACA 40

VITULANO 30

CASERTA CAPUA 31 4

GRICIGNANO DI AVERSA 37

ROCCA D'EVANDRO 24

SANTA MARIA CAPUA VETERE 35

SESSA AURUNCA 21

SUCCIVO 35

CASERTA PROVINCIA 60

NAPOLI CASORIA 84

ERCOLANO 33

NAPOLI 132

SAN GIORGIO A CREMANO 86

SCISCIANO 22

SALERNO CAGGIANO 21

EBOLI 50

PADULA 50

POLLA 35

PONTECAGNANO FAIANO 50

ROSCIGNO 30

SALERNO 25

SANTA MARINA 28

1.152 TOTALE 1.111 41

2015

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125

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Figura 2.30d

Posti di accoglienza della rete SPRAR percategorie di progetto. Valori assoluti

Sud

CALABRIA CATANZARO BADOLATO 30

BOTRICELLO 21

CARLOPOLI 25

CATANZARO 10

DECOLLATURA 22

FALERNA 38

GASPERINA 21

ISCA SULLO IONIO 23

LAMEZIA TERME 30 16

MIGLIERINA 21

SAN PIETRO APOSTOLO 20

SANTA CATERINA DELLOIONIO

50

SATRIANO 22

COSENZA ACQUAFORMOSA 42 10

CASSANO ALLO JONIO 29

CERCHIARA DI CALABRIA 30

CERZETO 36

CIVITA 30

MENDICINO 12

MONTALTO UFFUGO 40

PLATACI 37

SAN BASILE 21

SAN SOSTI 22

TREBISACCE 25

COSENZA PROVINCIA 42

CROTONE CARFIZZI 40

CROTONE 100

PETILIA POLICASTRO 30

SAN NICOLA DELL'ALTO 27

SAVELLI 50

CROTONE PROVINCIA 100 8 10

REGGIO C. AFRICO 30

BENESTARE 36

BIVONGI 50

CAMINI 76

CAULONIA 75

CONDOFURI 45

GIOIOSA IONICA 75

LAGANADI 6

MELICUCCÀ 21

RIACE 165

SANT’ALESSIO IN ASPROMONTE 21

STIGNANO 30

VILLA SAN GIOVANNI 44

REGGIO CALABRIA PROVINCIA 30

VIBO VALENTIA ARENA 80 12

FABRIZIA 10

POLIA 40

SAN GREGORIO D'IPPONA 30

1.966 TOTALE 1.816 14 136

REGION

E

PROVINCIA

ENTE LOCALE

ORDINAR

I

DISA

GIO MEN

TALE

MSN

ARA

PUGLIASEGUE

BARLETTAANDRIA-TRANI

ANDRIA 22

BARLETTA ANDRIA TRANIPROVINCIA

21

BRINDISI AMBITO TERRITORIALE N.1 -BRINDISI

28

CAROVIGNO 30

FRANCAVILLA FONTANA 33

LATIANO 9

OSTUNI 21

SAN PIETRO VERNOTICO 20

TORRE SANTA SUSANNA 21 10

FOGGIA CANDELA 30

CERIGNOLA 30

FOGGIA 55

LUCERA 30 5

MANFREDONIA 28

STORNARA 21

FOGGIA PROVINCIA 21

LECCE ARNESANO 11

AMBITO TERRITORIALE DIZONA - CAMPI SALENTINA

85

CARMIANO 16

CASTRIGNANO DEI GRECI 21

GALATINA 35

LECCE 50

LEVERANO 40

MURO LECCESE 32

NEVIANO 50

PARABITA 32

SOGLIANO CAVOUR 58

TREPUZZI 60

UNIONE COMUNI GRECIASALENTINA

32

UNIONE COMUNI TERREACAYA E ROCA

52 9 12

UNIONE COMUNI UNION TRE 75 8

TARANTO GROTTAGLIE 17

MARTINA FRANCA 56

MARUGGIO 50

MASSAFRA 24

PALAGIANO 42

TARANTO 21

TORRICELLA 30

1.952 TOTALE 1.818 37 97

2015

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126

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Figura 2.30e

Posti di accoglienza della rete SPRAR percategorie di progetto. Valori assoluti

Isole

SICILIA AGRIGENTO AGRIGENTO 164 16 10

ALESSANDRIA DELLA ROCCA 30

CAMMARATA 30 12

CANICATTI' 79

CASTELTERMINI 50

CATTOLICA ERACLEA 30

COMITINI 30

JOPPOLO GIANCAXIO 10

LICATA 130

MONTEVAGO 45

NARO 70

PALMA DI MONTECHIARO 50

PORTO EMPEDOCLE 40

RACALMUTO 60

RAFFADALI 30 10

REALMONTE 30

SAMBUCA DI SICILIA 45

SAN GIOVANNI GEMINI 50

SANTA ELISABETTA 50

SANTA MARGHERITA DIBELICE

30

SANT'ANGELO DI MUXARO 35

SCIACCA 20

CALTANISSETTA CALTANISSETTA 40

GELA 50

MAZZARINO 41

RIESI 50

SAN CATALDO 50

SERRADIFALCO 50

SUTERA 50

CALTANISSETTA PROVINCIA 82

CATANIA ACI SANT'ANTONIO 45

ACIREALE 174 22

BRONTE 60

CALTAGIRONE 83 20

CATANIA 96 6

MASCALUCIA 21 13

RAMACCA 40

VIZZINI 294 19 22

ENNA AIDONE 60

PIAZZA ARMERINA 50

REGALBUTO 50

MESSINA BARCELLONA POZZO DI GOTTO 49

CAPO D'ORLANDO 36

CASTROREALE 21

MESSINA 21

MILAZZO 39

MONTALBANO ELICONA 22

RODI' MILICI 30

SICILIA PALERMO BORGETTO 37

CACCAMO 48 16

CAMPOFIORITO 21

PALERMO 126 4 12

PETRALIA SOPRANA 108

PIANA DEGLI ALBANESI 50

SANTA CRISTINA GELA 12

RAGUSA CHIARAMONTE GULFI 50

COMISO 54 16

ISPICA 30

MODICA 25

POZZALLO 21

RAGUSA 54 18

VITTORIA 64 16

RAGUSA PROVINCIA 56 30

SIRACUSA AVOLA 40

CANICATTINI BAGNI 18

CASSARO 30

FLORIDIA 35

FRANCOFONTE 62

PACHINO 30 10

SIRACUSA 150

SOLARINO 90

SIRACUSA PROVINCIA 80

TRAPANI ALCAMO 60

CASTELVETRANO 82 8 8

MARSALA 184 16

PARTANNA 87

SALEMI 12

TRAPANI 100

VALDERICE 60

TRAPANI PROVINCIA 18

4.910 TOTALE 4.475 129 306

REGION

E

PROVINCIA

ENTE LOCALE

ORDINAR

I

DISA

GIO MEN

TALE

MSN

ARA

SARDEGNA CAGLIARI QUARTU SANT'ELENA 28

VILLASIMIUS 25CAGLIARI PROVINCIA 35

88 TOTALE 88

2015

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

127

4,5 | Lombardia

0,7 | Trentino-Alto Adige

4,5 | Piemonte

1,6 | Liguria

2,8 | Toscana

22,4 | Lazio

5,4 | Campania0,4 | Sardegna

9,2 | Calabria

22,9 | Sicilia

1,7 | Friuli-Venezia Giulia

1,4 | Veneto

3,9 | Emilia Romagna

2,6 | Marche

1,7 | Umbria

1,2 | Abruzzo1,3 0,0 0,0

9,1 | Puglia

1,9 | Basilicata

2,2 | Molise

2,6 4,6 2,7

3,7 4,6 6,6

1,6 3,9 3,1

2,2 0,0 1,4

1,4 0,0 2,4

1,7 2,5 1,64,6 7,5 2,9

4,5 2,1 5,4

1,6 1,4 1,8

0,4 0,0 0,0

23,5 6,1 3,8

2,9 2,9 0,2

0,7 0,0 1,8

5,5 0,0 4,4

9,0 5,0 14,5

22,1 46,1 32,5

9,0 13,2 10,3

1,8 0,0 4,7

Ordinari

Disagio mentale

MSNARA

Figura 2.31

Incidenza del numero diposti di accoglienza percategorie di progetto sultotale nazionale dellesingole categorie (datoaggregato su baseregionale). Valori percentuali

2015

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128

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

I beneficiari accolti nei progetti territorialiNei primi cinque mesi del 2015 sono stati ac-colti 19.609 beneficiari nei progetti ordinari,215 nei progetti per disabili e disagio mentalee 1.094 in quelli per minori stranieri non accom-pagnati, per un totale di 20.918 accolti. Occorretuttavia sottolineare che di questi 20.918, 122beneficiari sono transitati in più progetti spRaRdi categorie e tipologie differenti (e pertantocensiti come beneficiari da tutti i progetti che li

hanno presi in carico), per lo più a seguito di su-bentrate e gravi esigenze emerse successivamen-te all’inserimento in accoglienza nel primo pro-getto spRaR: pertanto il numero effettivo degliaccolti è pari a 20.796. Nei grafici seguenti, cheillustrano il dato relativo alla presenza degli ac-colti nei progetti su base regionale, il dato è com-prensivo anche dei beneficiari transitati in piùprogetti.

Figura 2.32

Accolti nella rete SPRAR.Anno 2015 (al 31 maggio).Valori percentuali

94%

1%5%

Ordinari

Minori stranieri non accompagnati

Disagio mentale/disabilità !sica

Figura 2.33

Accolti nella rete SPRARper regione (incidenza sul totale nazionale).Anno 2015 (al 31 maggio).Valori percentuali

20,4%

8,9%

4,9% 4,4%2,9%

2,0% 1,9% 1,5% 0,8%

22,5%

9,4%

5,0% 4,4%3,1%

2,2% 2,0% 1,8% 1,1% 0,6%

Lazio Puglia Piemonte Lombardia Marche Friuli VeneziaGiulia

Umbria Veneto Abruzzo Sardegna

TrentinoAlto Adige

LiguriaBasilicataMoliseToscanaEmiliaRomagna

CampaniaCalabriaSicilia

5,0

10,0

15,0

20,0

0,0

25,0

2015

Page 130: Rapporto R sulla protezione internazionale in …...Rapporto sulla protezione internazionale in Italia, 2015 Comitato di direzione Manuela De Marco Caritas italiana Daniela Di Capua

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

129

4,4 | Lombardia

0,8 | Trentino-Alto Adige

5,0 | Piemonte

1,5 | Liguria

2,9 | Toscana

22,5 | Lazio

4,9 | Campania0,6 | Sardegna

8,9 | Calabria

20,4 | Sicilia

2,2 | Friuli-Venezia Giulia

1,8 | Veneto

4,4 | Emilia Romagna

3,1 | Marche

2,0 | Umbria

1,1 | Abruzzo1,1 0 0

9,4 | Puglia

1,9 | Basilicata

2,0 | Molise

3,0 7,4 3,7

4,3 6,0 5,6

1,9 4,2 2,9

2,1 0 1,5

1,7 0 5,0

2,2 3,3 1,54,5 8,8 2,5

4,9 3,7 7,0

1,5 2,3 1,5

0,6 0 0

23,7 9,3 4,7

3,0 3,7 0,4

0,8 0 2,0

5,0 0 4,3

8,7 4,7 14,0

19,9 30,2 29,1

9,3 16,3 9,6

1,8 0 4,7

Ordinari

Disagio mentale

MSNARA

Figura 2.34

Accolti per categorieordinarie/disagiomentale/MSNARA (datoaggregato su baseregionale).Anno 2015 (al 31 maggio).

2015

Page 131: Rapporto R sulla protezione internazionale in …...Rapporto sulla protezione internazionale in Italia, 2015 Comitato di direzione Manuela De Marco Caritas italiana Daniela Di Capua

100,0

10,0

60,0

16,0

86,0

2,00,0

25,0

50,0

75,0

18,0

20,0

48,0

14,0 9,0 14,0

MSNARAOrdinari

3,0

Disagiomentale

Protezione umanitaria

Rifugiati

Protezione sussidiaria

Richiedenti ProtezioneInternazionale

130

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

I titoli di soggiorno dei beneficiariTra gli accolti, il 57% è richiedente protezioneinternazionale, il 16% è titolare di protezioneumanitaria, il 14% di protezione sussidiaria e il13% ha ottenuto lo status di rifugiato. Sebbenesia prematuro definire dei trend con dati parzialirelativi ai primi cinque mesi dell’anno, si puònotare che, rispetto al 2014, risulta diminuitadi 4 punti percentuali l’incidenza dei richiedentiprotezione internazionale, a favore in particolare

di coloro che hanno ottenuto lo status di rifu-giato (2 punti percentuali in più), ma anche deititolari di protezione umanitaria e sussidiaria(un punto percentuale in più per entrambe lecategorie).Tuttavia, l’incidenza dei richiedenti asilo è au-mentata di 6 punti percentuali tra i beneficiaricon disagio mentale o disabilità fisica (48%),a discapito dell’incidenza dei titolari di prote-zione umanitaria (20%). Per le altre categorie,invece, il quadro si presenta sostanzialmenteimmutato.

Le nazionalitàRispetto al 2014 si registrano alcune variazioninei primi dieci paesi di provenienza dei benefi-ciari accolti, che tuttavia confermano, da un lato,la crescita di incidenza del Mali (al quarto postocon l’11,8%, contro l’11,2% del 2014) e, soprat-tutto, del Gambia (passato dal quarto al secondoposto con il 12,7%, contro il 10,9% del 2015),e, dall’altro lato, la minor presenza di beneficiariprovenienti dalla Somalia (dal 7,4% del 2014 al5,4% dei primi mesi del 2015, passando dal sestoal settimo posto) e dall’Eritrea (dal 5,1% al

3,3%). Al primo posto troviamo sempre la Nige-ria, che aumenta la propria incidenza (dal 13,8%al 14,5%), mentre al decimo posto il Bangladeshsostituisce l’Egitto con il 2,6%. L’assenza dell’Egit-to tra le prime dieci nazionalità modifica in parteanche la classifica dell’incidenza dei minori nelleprime dieci nazionalità dei beneficiari, giacchéal primo posto ritorna la Nigeria (il 12,8% deinigeriani è minorenne); le successive nazionalitàrimangono invariate (Gambia, Ghana, Eritrea,Somalia, Senegal, Afghanistan, Mali, Pakistan),seppure si inserisce al settimo posto il Bangladeshcon un’incidenza di minori pari al 4,8%.

57%16%

14%

13%

Figura 2.36

Beneficiaricomplessivi per tipologie di permesso di soggiorno.Valori percentuali

Figura 2.35

Beneficiari dei progettiper tipologia di permessodi soggiorno.Anno 2015 (al 31 maggio).Valori percentuali

12,7%

Gambia

2,6%

BangladeshNigeria

14,5%

Pakistan

11,9%

5,4%

Somalia

2,9%

GhanaMali

Afghanistan

11,8%

6,3%

3,3%

9,3%

EritreaSenegal

2,0

4,0

6,0

8,0

10,0

12,0

14,0

0,0

8,9%

Gambia

2,7%

PakistanNigeria

12,8%

Ghana

8,7%

4,8%

Bangladesh

3,2%

MaliEritrea

Somalia

8,5%

5,9%

4,5%

7,3%

AfghanistanSenegal

Figura 2.37

Beneficiari complessivi.Nazionalità piùrappresentate.Anno 2015 (al 31 maggio).Valori percentuali

Figura 2.38

Incidenza dei minori nelleprime dieci nazionalitàdei beneficiaricomplessivi.Anno 2015 (al 31 maggio).Valori percentuali

2015

Page 132: Rapporto R sulla protezione internazionale in …...Rapporto sulla protezione internazionale in Italia, 2015 Comitato di direzione Manuela De Marco Caritas italiana Daniela Di Capua

277

Somalia

48

Costa D’Avorio

Nigeria

775

Eritrea

Egitto

187

51

Armenia

48

AfghanistanIran

Pakistan

116

7450

74

Iraq

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

131

Figura 2.39

Prime dieci nazionalitàdei beneficiaricomplessivi per genere. Anno 2015 (al 31 maggio).Valori percentuali

Afghanistan2,5 97,5

Pakistan

3,0 97,0

Bangladesh2,4 97,6

Senegal

1,1 98,9

Mali

0,6 99,4

Gambia

0,5 99,5

Ghana

6,4 93,6

Nigeria25,6 74,4

Somalia24,8 75,2

Eritrea26,9 73,1

Valori percentuali

Femmina Maschio

In merito alla suddivisione fra i sessi nei primidieci paesi di provenienza, alcune nazionalitàfanno registrare un lievissimo incremento del-l’incidenza femminile rispetto al 2014 (circa unpunto percentuale): Pakistan (3%), Somalia(23,4%), Eritrea (26,2%) e Ghana (5,5%). Al

contrario, tra i senegalesi l’incidenza maschileè aumentata di un punto percentuale (98,9%).Gambia (99,5%) e Mali (99,4%) si confermano,tra i primi dieci paesi di provenienza, quelli conla più alta incidenza maschile tra i migranti ac-colti nello spRaR.

Analizzando più in generale la composizionedi genere dei beneficiari accolti, si conferma ilcarattere sempre più maschile dei flussi migra-tori: rispetto al 2014, i beneficiari di sesso ma-schile aumentano di un punto percentuale, rap-

presentando l’88,7%, contro l’11,3% delle don-ne. Riguardo alle nazionalità, aumenta l’inci-denza delle donne di origine nigeriana sul totaledelle beneficiarie accolte (dal 28,8% del 2014 al32,9% del 2015), cui seguono le somale (11,8%),le eritree (7,9%) e le egiziane (4,9%); le restantinazionalità si collocano al di sotto del 4%.

Figura 2.40

Prime dieci nazionalitàdella popolazionefemminile accolta.Anno 2015 (al 31 maggio).Valori assoluti

2015

L’appartenenza di genere

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132

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Figura 2.42

Genere dei beneficiari per tipologia di progetto e prime tre nazionalità.Valori percentuali

Tra le tipologie di progetto, si conferma una mag-giore incidenza femminile tra le persone che pre-sentano forme di disagio mentale/psicologico edi disabilità (13%); tuttavia, rispetto al 2014, di-minuisce l’incidenza femminile sia tra i beneficiaricon le succitate vulnerabilità (tra cui si dimezzarispetto al 26,5% del 2014), sia tra i beneficiariordinari (un punto percentuale in meno rispettoal 12,6% del 2014). Inoltre, tra i beneficiari diorigine nigeriana portatori di forme di disagiomentale e di disabilità, le donne, che nel 2014costituivano il 60% di costoro, nei primi mesi del2015 rappresentano il 42,5%, una percentualecomunque significativa, sebbene minore.

Uomini

Donne

100,0

25,8

74,2

3,1

0

25,0

50,0

75,0

Pakistan

99,4

MaliNigeria

0,6

96,9

ORDINARI

Figura 2.41

Genere dei beneficiari per tipologia di progetto.Valori percentuali

Uomini

Donne50,0

25,0

100,0

75,0

0,0

88,2

11,8

87,0

13,01,4

98,6

Ordinari Disagio mentale MSNARA

ORDINARI

100,0

100,099,8 100,0

0

25,0

50,0

75,0

Mali SenegalGambia

0,2

MSNARA

2015

100,0

100,0

57,5

42,5

100,0

0

25,0

50,0

75,0

Pakistan AfghanistanNigeria

DISAGIO MENTALE

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

133

Relativamente all’età dei beneficiari accolti, siregistrano dei lievi cambiamenti rispetto al 2014:sebbene la fascia compresa tra i 18 e i 25 annicontinui a essere la componente di gran lungamaggiormente rappresentata, la sua incidenzaregistra un calo di due punti percentuali rispettoall’anno precedente, attestandosi al 45%. Al con-trario, vi è un incremento di un punto percen-tuale per la fascia compresa tra i 26 e i 30 anni(26%), nonché un incremento di un punto per-centuale per la fascia dai 0 ai 5 anni (4%), perlo più frutto di un aumento di nuove nascite inItalia. La coorte dei beneficiari compresi tra i 18e i 30 anni di età rappresenta il 71% del totaledegli accolti.Analizzando più nel dettaglio i beneficiari perfasce d’età e tipologia di progetto, si evidenziache il 73% dei MSNARA appartiene alla fasciapiù prossima alla maggiore età (17-18), il 19%alla fascia dai 15 ai 16 anni e il 6% risulta mag-giorenne al momento dell’aggiornamento deidati al 31 maggio 2015. Per quanto riguarda in-vece i beneficiari con disagio mentale e disabilità,il 56% è compreso nella fascia dai 18 ai 30 anni,il 14% nella fascia tra 0 e 17 anni e il 10% nellafascia dai 41 ai 50 anni.

Le fasce d’età

ORDINARI

2015

45%

26%

11%

5%

4%4%

3%

1% 1%0%

18-25

26-30

31-35

36-40

0-5

11-17

41-50

51-60

6-10

61-90 (0%)

Figura 2.43

Beneficiari per fasce d’età.Valori percentuali

44%

27%

12%

6%

4%3%

1%

2%

1%0%

Figura 2.43

Beneficiari per fasce d’etàe tipologia di progettoValori percentuali

DISAGIO MENTALE

30%

26%

10%

13%

5%

5%

4%4% 3%

0%

MSNARA

73%

19%

6%2%

17-18

15-16

>18

0-14

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134

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

La legge di stabilità 2015 (L. 190/2015, art. 1,co. 181-182) istituisce, a decorrere dal 1° gennaio2015, il Fondo per l’accoglienza dei minori stranierinon accompagnati, nello stato di previsione del Mi-nistero dell’interno. Nel nuovo fondo confluisconole risorse dell’analogo Fondo nazionale per l’acco-glienza dei minori stranieri non accompagnati isti-tuito presso il Ministero del lavoro e delle politichesociali dal decreto-legge 95/2012 (convertito dallaL. 135/2012) che viene contestualmente soppresso.Il nuovo fondo è incrementato di 12,5 milioni dieuro all’anno a decorrere dal 2015 (art. 17, co. 14).Inoltre, la medesima legge di stabilità (art. 1, co.183) prevede che i minori stranieri non accompa-gnati accedano ai servizi di accoglienza finanziaticon il Fondo nazionale per le politiche ed i servizidell’asilo. Resta fermo quanto previsto dall’articolo26, comma 6, del decreto legislativo n. 25/2008, re-lativo all’obbligo dell’autorità che riceve la domandadi protezione internazionale di informare immedia-

I Minori Stranieri NonAccompagnati RichiedentiAsilo (MSNARA) nella reteSPRAR: i posti diaccoglienza e gli accolti

tamente il Servizio centrale del sistema di protezioneper richiedenti asilo e rifugiati ai fini dell’inserimentodel minore in una delle strutture operanti nell’ambitodel Sistema di protezione stesso. Grazie a tale norma,l’assistenza della rete spRaR sarà estesa anche ai mi-nori stranieri non accompagnati che non abbiamopresentato domanda di protezione internazionale.Infatti, sino ad oggi, solo i minori stranieri non ac-compagnati richiedenti asilo, ai sensi del richiamatoart. 26 del D.Lgs. 25/2008, potevano essere inviatinelle strutture di accoglienza della rete spRaR. Neiprimi cinque mesi del 2015 i posti di accoglienzadedicati ai minori stranieri non accompagnati messiattivati dalla rete spRaR sono stati 941: il dato è com-prensivo anche dei 214 posti aggiuntivi loro dedicati,messi a disposizione degli enti locali in risposta allarichiesta formulata dal Ministero dell’Interno nellaCircolare del 23 luglio 2014, con un contributo sta-tale pro capite/pro die di 45 euro. Il numero di mi-nori stranieri non accompagnati richiedenti e titolaridi una forma di protezione accolti nei progetti dellospRaR è stato pari a 1.094 beneficiari. I dati relativiai minori accolti riportati nella figura sottostante,tuttavia, sono comprensivi anche dei minori transi-tati in più progetti spRaR (e pertanto censiti comebeneficiari da tutti i progetti che li hanno presi incarico), per un totale di 1.101 beneficiari.

Friuli-Venezia Giulia 15 | 16

Trentino-Alto Adige 17 | 22

Emilia Romagna 62 | 62

Veneto 23 | 55

Marche 25 | 41

Umbria 29 | 32

Molise 13 | 16

Basilicata 44 | 52

Puglia 97 | 106

Calabria 136 | 154Sicilia 306 | 320

Campania 41 | 47

Lazio 36 | 52

Piemonte 51 | 77

Liguria 17 | 17

Lombardia 27 | 28

Toscana 2 | 4

Posti per MSNARA

MSNARA accolti(Permanenze)

Figura 2.44

I posti di accoglienza e i MSNARA accolti.Anno 2015 (al 31 maggio).Valori assoluti

2015

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

135

71,9%

19,3%

6,3%2,5%

15-16 anni

0-14 anni 17-18 anni

>18 anni

Ghana

11,2%

Mali

1,8%

Somalia

Gambia

38,5%

Senegal

10,7%

3,7%

Bangladesh

2,3%

Pakistan

Nigeria Egitto

Afghanistan

8,0%

4,5%3,2%

5,4%

Figura 2.45

Fasce d’età dei MSNARA entrati in Italia.Anno 2015 (al 31 maggio).Valori percentuali

La nazionalità e le fasced’età dei MSNARA accoltiCome nel 2014, le nazionalità dei MSNARA ac-colti più rappresentate sono il Gambia (38,5%),che vede aumentare la sua incidenza di oltredue punti percentuali, seguito dal Mali (11,2%),dal Senegal (10,7%) e dalla Nigeria (8%). Anchenelle restanti sei posizioni, sebbene con un or-dine diverso, troviamo le stesse nazionalità del-l’anno precedente: Afghanistan (5,4%), Egitto(4,5%), Bangladesh (3,7%), Ghana (3,2%), Pa-

kistan (2,3%) e Somalia (1,8%).In merito alle fasce d’età, i dati confermanoquanto già anticipato nel paragrafo relativo al-l’età dei beneficiari complessivi: si registra, cioè,un decremento di circa un punto percentualedell’incidenza della fascia dai 15 ai 16 anni (dal20,2% del 2014 al 19,3%), a favore dei più pros-simi alla maggiore età, dai 17 ai 18 anni (dal70,7% del 2014 al 71,9%). Coloro che al 31maggio 2015 avevano superato i 18 anni di etàerano il 6,3%, mentre i beneficiari da 0 a 14 annirappresentavano il 2,5%.

Figura 2.46

Prime dieci nazionalitàdei MSNARA accolti nella rete SPRAR.Anno 2015 (al 31 maggio).Valori percentuali

Sbarco

Frontiera terrestre

Frontiera portuale

Frontiera aeroportuale

Dublino

91%

5%2,3%

1% 0,7%

86%

9%3% 2%

Richiedenti protezione internazionaleProtezione umanitaria

Rifugiati

Protezione sussidiaria

Figura 2.47

Modalità di ingresso deiMSNARA accolti.Anno 2015 (al 31 maggio).Valori percentuali

Modalità di ingresso inItalia e titoli di soggiornodei MSNARA accolti La quasi totalità dei MSNARA ha fatto ingressoin Italia tramite lo sbarco (91%), dato che segueil trend di crescita degli ultimi anni (nel 2013rappresentava il 70% delle modalità di ingresso).

Residuali invece gli ingressi tramite le frontiereterrestri (5%), portuali (2,3%) e aeroportuali(1%). I rientranti in base al Regolamento Dubli-no sono lo 0,7% del totale dei minori che hannofatto ingresso nel nostro Paese. L’86% è richie-dente protezione internazionale, il 9% titolaredi protezione umanitaria, il 3% è rifugiato, il 2%è titolare di protezione sussidiaria.

Figura 2.48

Tipologia di permessi disoggiorno dei MSNARAaccolti.Anno 2015 (al 31 maggio).Valori percentuali

2015

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136

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

21%

18%

16%

13%

10%

10%

4%4%

3%1%

Assistenza sanitaria

Mediazione linguistico/culturale

Assistenza sociale

Attività multiculturale

Inserimento lavorativo

Orientamento/informazione legale

Alloggio

Formazione

Altro

Inserimento scolastico minori

Istruzione/formazione (0%)

Tempo libero (0%)

Figura 2.49

Servizi erogati dai progettiterritoriali complessivi. Anno 2015 (al 31 maggio).Valori percentuali

I servizi erogati aibeneficiari complessiviNei primi 5 mesi del 2015 i progetti spRaR han-no erogato complessivamente 84.589 servizi (vatenuto tuttavia presente che uno stesso benefi-ciario usufruisce nel corso dell’anno di più ser-vizi). Tali servizi riguardano principalmente l’as-sistenza sanitaria (21,4%), la mediazione lin-guistico-culturale (17,8%), l’assistenza sociale(16,5%), le attività multiculturali (13,4%), l’in-serimento lavorativo (10,3%) e l’orientamentoe l’informazione legale (9,7%).

2015

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

137

Assistenzasociale

Assistenzasanitaria

Inserimentoscolastico

Attivitàmulticulturali

Mediazionelinguisticoculturale

IstruzioneFormazione

Alloggio

OrientamentoInformazione

legale Formazione

Inserimentolavorativo

Altro

Tempo libero

1,21,6

36,3

63,7

1,4

94,393,3 100,0 93,889,9

4,55,18,7

94,1 100,0

100,0

0,0

25,0

50,0

75,0

1,0

4,9

0,5

5,7

93,5

1,1

5,5

1,0

93,1

5,9

1,0

87,8

11,2

1,7

91,4

6,9

Ordinari

MSNARA

Disagio mentale

Figura 2.51

Servizi erogati percategorie di progetto. Anno 2015 (al 31 maggio).Valori percentuali

Disaggregando il dato sulla base dello status deibeneficiari, notiamo che il 64,6% è stato erogatoa richiedenti asilo, ben 10,8 punti percentuali inpiù rispetto al 2014; il 15,1% a titolari di prote-zione umanitaria, il 12% a titolari di protezionesussidiaria; l’8,3% a rifugiati (4,9 punti percen-tuali in meno rispetto al 2014). Analizzando in-fine il dato sulla base delle categorie di progetto,

emerge che i progetti ordinari, dati gli alti numeridi beneficiari da essi accolti, hanno erogato il92,8% dei servizi complessivi, mentre il 6% èstato erogato dai progetti dedicati ai MSNARA el’1,2% da quelli dedicati al disagio mentale e alladisabilità. Tali dati rispecchiano la ripartizionedegli accolti tra le diverse tipologie di progetto(ordinari, MSNARA e disagio mentale).

Assistenzasociale

Assistenzasanitaria

Inserimentoscolastico

Attivitàmulticulturali

Mediazionelinguisticoculturale

IstruzioneFormazione

Alloggio

OrientamentoInformazione

legale Formazione

Inserimentolavorativo

Altro

Tempo libero

11,412,1 12,0

13,0

9,1 12,234,8 14,810,7 14,0

7,68,6

8,7

43,5

6,8 9,9

15,1 14,2

7,1 9,8 10,7 8,7

66,163,8 51,269,6 65,413,0 56,871,3 58,357,9 58,5

22,2

7,8

66,7

11,1

23,8

14,915,5 11,217,8

14,218,6 16,3 18,6

14,6

R

100,0

0,0

25,0

50,0

75,0

Rifugiati

Protezione umanitaria

Richiedenti asilo

Protezione sussidiaria

Figura 2.50

Servizi erogati per statusdei beneficiari. Anno 2015 (al 31 maggio).Valori percentuali

2015

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138

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

alla tutela della salute: tra diritti e barriere14

L’accesso

Focus /

la CostitUzioNe italiaNa sancisce ildiritto alla tutela della salute per tuttigli individui presenti in Italia, anche perinteresse della collettività, e garantiscecure gratuite agli indigenti (art. 32). Ta-le indicazione si è tradotta concreta-mente con alcune norme generali comead esempio l’istituzione del ssN – Ser-vizio Sanitario Nazionale - o con la de-finizione dei lea – Livelli Essenziali d’As-sistenza -, e con norme specifiche perl’assistenza sanitaria agli stranieri con-tenute nel Testo Unico sull’immigrazio-ne15. La Costituzione all’articolo 3 spe-cifica anche che la Repubblica si impe-gna per “rimuovere gli ostacoli di ordineeconomico e sociale, che, limitando difatto la libertà e l’eguaglianza dei citta-dini, impediscono il pieno sviluppo dellapersona umana”. Dal 2001, con la rifor-ma del titolo V della Costituzione, alcu-ne competenze, come quelle sull’orga-nizzazione e sull’accesso ai servizi sa-nitari, sono state decentrate e passatealle Regioni e Province Autonome (p.a.)mentre altre, come il tema dell’immi-grazione e dei richiedenti asilo e rifu-giati, sono rimaste in capo allo Stato.Ciò ha prodotto da una parte una gran-de eterogeneità applicativa delle normesanitarie nazionali che, pur essendo de-cisamente inclusive, sono state declinatein modo diversificato in rapporto ai varigoverni locali, e dall’altra c’è tuttora unaconfusione applicativa in quanto, so-prattutto sul tema della protezione in-ternazionale, si verifica una incoerenzatra interpretazioni di amministrazionidifferenti. I grandi nodi per l’accessibi-lità ai servizi sanitari che ci trovavamoad affrontare oltre 20 anni fa, e in parterisolti con il Testo Unico del 1998, il suoregolamento d’attuazione e una speci-fica circolare ministeriale (le indicazionicontenute in questi documenti sono sta-te confermate dall’Accordo Stato Regio-

ni del 20 dicembre 2012)16, oggi assu-mono toni quasi drammatici in partico-lare per la dimensione quantitativa delfenomeno, per la complessità ammini-strativa e per la tensione politico-socia-le: l’iscrizione al ssN di cui i richiedentihanno diritto dal momento che espri-mono richiesta di protezione è condi-zionata dal possesso del codice fiscaleche molti uffici territoriali rilasciano so-lo in presenza di permesso di soggiorno(pds) o comunque è subordinato ad altridocumenti (dal cedolino al C3) nonsempre contestuali alla prima formula-zione della domanda stessa. Ciò produ-

ce il rilascio di un tesserino STP, Stra-niero Temporaneamente Presente, esca-motage amministrativo per garantire lecure a coloro che sono presenti irrego-larmente in Italia ma che, ad esempio,non garantisce il medico di medicinagenerale con la presa in carico integraleo la tessera sanitaria valida su tutto ilterritorio nazionale e per eventuali cureurgenti in altri paesi dell’Unione Euro-pea. Sempre più spesso il primo rilasciodel pds, e soprattutto il suo rinnovo, ècondizionato dal possesso di una resi-denza (alcune questure nelle grandi cit-tà non accettano quelle cosiddette “vir-

UNH

CR/F

.Mal

avo

lta

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

139

tuali”, cioè rilasciate d’ufficio pressoindirizzi di associazioni o enti comu-nali): la mancanza del pds può condi-zionare l’iscrizione al SSN o il suo rin-novo. Infine il problema della parte-cipazione alla spesa (ticket) da cui èesentato il richiedente protezione in-ternazionale per i primi sei mesi do-podiché, potendo lavorare, viene ge-neralmente equiparato ad un inoccu-pato e quindi deve pagare il ticket pergran parte delle prestazioni eventual-mente richieste. Stesso problema hail rifugiato riconosciuto che non hamai lavorato prima. Quelle appena

enunciate sono delle barriere ammini-strative, organizzative ed economiche chediscriminano il migrante forzato all’eser-cizio di un suo diritto, spesso proprio nellefasi iniziali della sua permanenza in Italia,certamente critiche anche per la salute,o nelle fasi, anch’esse particolarmente de-licate, di inserimento stabile all’atto delriconoscimento dello status (con ri-defi-nizione del proprio progetto migratorio/divita) nel tessuto sociale italiano. Accantoa queste barriere ce ne sono altre legatealla fruibilità dei percorsi assistenziali,dei servizi e delle prestazioni e quindi allacapacità di comunicare, di relazionarsi in

ambito transculturale, di capire e deco-dificare percezioni di salute connotatedalla storia precedente alla migrazione,al percorso migratorio stesso, agli even-tuali processi traumatici subiti prima edurante ed il rischio di eventi ri-trauma-tizzanti nella società di accoglienza. È an-che il tema della mediazione culturale insanità, sia in un’ottica di sistema e di sin-goli ambiti, che mai si è voluto affrontarecompiutamente generando enormi dispa-rità sul territorio nazionale e surrogati dirisposte. In questo scenario, il Ministerodella salute ha attivato un gruppo di la-voro tecnico per tracciare delle “linee diindirizzo” per la programmazione degliinterventi di individuazione precoce, as-sistenza e riabilitazione nonché per il trat-tamento dei disturbi psichici dei titolaridello status di rifugiato e dello status diprotezione sussidiaria che hanno subitoviolenze, stupri o altre forme gravi di vio-lenza fisica, psicologica o sessuale17. Unlavoro attento e complesso che prevedel’aumento diffuso delle competenze del-l’intero sistema d’accoglienza (per unaprecoce individuazione delle sofferenzepiù o meno nascoste ed evitare traumi ag-giuntivi) e della capacità di presa in caricoma che può essere vanificato dal persiste-re delle barriere sopracitate e dalla inca-pacità di una efficace comunicazione.Riteniamo che una più attenta governanceistituzionale dei percorsi di tutela sia as-solutamente necessaria per costruire unasocietà che sappia coniugare accoglienzae sicurezza, solidarietà e giustizia, equitàe salute.

Bibliografia

• Affronti M., Geraci S., Marceca M., Russo M.L. (a curadi): Salute per tutti: da immigrati a cittadini. Aprirespazi … costruire traiettorie. Atti dell’XI CongressoNazionale SIMM, Lombar Key, Bologna, 2011.

• Carletti P., Geraci S.: Una rete istituzionale nella reteper la salute degli immigrati. In Migrazioni, salute ecrisi. Coesione sociale, partecipazione e reti per unasalute senza esclusioni, Atti dell’XII Congresso Na-zionale SIMM, Pendargon, Bologna, 2012; 142:146.

• Geraci S.: La dimensione regionale: prossimità o discri-minazioni? In Atti dell’XIII Congresso NazionaleSIMM: “Migrazioni, salute e crisi. Responsabilità edequità per la salute dei migranti: un impegno da con-dividere”, Agrigento, 14/17 maggio 2014, Pendargon,Bologna, 2014; 95:109.

• Geraci S., El Hamad I.: Migranti e accessibilità ai servizisanitari: luci e ombre. In Italian Journal of PublicHealth. Year 9, Volume 8, Number 3, Fall 2011,Suppl.3; S14:S20.

• Marceca M., Geraci S.: Rifugiati, richiedenti asilo e di-ritto alla salute. In Salute globale e aiuti allo sviluppo.Diritti, ideologie, inganni, Edizioni ETS, Pisa, 2008;286:294.

14 A cura della Società Italianadi Medicina delle Migrazioni.

15 Decreto legislativo 269/98,articoli 34 e 35.

16 Dopo un lavoro durato oltre2 anni, il tavolo tecnico “Im-migrazione e servizi sanitari”della Commissione salute del-la Conferenza delle Regioni eP.A. propone un documentodal titolo “Indicazioni per lacorretta applicazione dellanormativa per l’assistenza sa-nitaria alla popolazione stra-niera da parte delle Regioni eProvince autonome”. E’ l’”au-tentica interpretazione” dellenormative in essere coerente-mente con il mandato costi-tuzionale. Il documento è ap-provato dalla Conferenza Sta-to Regioni e P.A. (rep. Atti n.255/CSR/2012) e successi-vamente pubblicato in Gaz-zetta Ufficiale (S.O. n. 32 del7 febbraio 2013).

17 Ai sensi del Decreto Legisla-tivo 251/2007 “Attuazionedella Direttiva 2004/83/CErecante norme minime sull’at-tribuzione, a cittadini di Paesiterzi o apolidi, della qualificadi rifugiato o di persona altri-menti bisognosa di protezio-ne internazionale, nonchénorme minime sul contenutodella protezione riconosciu-ta”, modificato dall’art. 1 delDecreto legislativo 18/2014con particolare riferimentoall’articolo 27, comma 1-bis.

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140

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

per Richiedenti e Titolari di Protezione Internazionale e Umanitaria18

Numero Verde

2015 Primi 5 mesiNumero telefonate: 894Delle quali fatte da nuova utenza: 197

Status giuridico utenza:Richiedenti asilo 43% Titolari di una forma di protezione 39%Diniegati 11% Altro (enti, comuni, asl, prefetture ecc). 7%

Prime dieci nazionalità utenza: Mali, Nigeria, Somalia, Gambia, Eritrea,Cina, Pakistan, Siria, Senegal,Afghanistan.

Genere utenza: Uomini 82%Donne 18%

Prime dieci province di provenienza della nuova utenza: Roma; Bari; Agrigento; Frosinone;Milano; Latina; Napoli; Padova; Catania,Terni.

Totale Ambasciate coinvolte: 19

2014Numero telefonate: 2.521Delle quali fatte da nuova utenza: 518

Status giuridico utenza:Richiedenti asilo 52% Titolari di una forma di protezione 23%Diniegati 12% Altro (enti, comuni, asl, prefetture ecc). 13%

Prime dieci nazionalità utenza: Nigeria, Eritrea, Somalia, Egitto, Mali,Pakistan, Senegal, Siria, Gambia eAfghanistan.

Genere utenza: Uomini 81%Donne 19%

Prime dieci province di provenienza della nuova utenza: Roma; Reggio Calabria; Viterbo; Milano;Crotone; Bari; Ragusa; Modena;Siracusa, Latina.

Totale Ambasciate coinvolte: 1918 A cura di ARCI Nazionale.

Il Numero Verde per Richiedenti e Titolaridi Protezione Internazionale e Umanitaria,gestito dall’ufficio Immigrazione e Asilodell’ARCI, ha istituito una linea telefonicagratuita raggiungibile sia da telefono fissoche da telefono cellulare attraverso la qua-le accedere ai servizi di assistenza e con-sulenza legale, mediazione socio – lingui-stica e accompagnamento ai percorsi di in-tegrazione. Nato nel 2006 come attività sperimentaledel Progetto Equal Integrarsi, il NumeroVerde ha continuato le sue attività grazieai fondi 8x1000 ANCI e grazie alla sceltadi altri soggetti di investire sulle compe-tenze del servizio. In particolare nel bien-nio 2013/2014 l’ufficio è stato riconosciutocome Implementing Partner dell’UNHCR nel-la gestione delle procedure di ricongiun-gimento familiare e nella gestione delleprocedure previste dalle convezione di Du-blino II e III. Inoltre l’UNAR ha stipulatouna convenzione – giugno 2013/giugno2015- attraverso la quale ha affidato all’uf-ficio il Back Office specialistico sulle discri-minazioni di cui sono vittima i richiedentie titolari di protezione internazionale.

Focus /

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

141

Assistenza e consulenzalegale� Orientamento legale sulla

normativa vigente� Spiegazione procedura

richiesta protezioneinternazionale

� Preparazione all’audizione diCommissione

� Raccolta della storia� Preparazione Scheda Paese� Accompagnamento in

Commissione� Valutazione eventuale ricorso

in caso di diniego� Ricorsi nei tre gradi di giudizio

(tribunale ordinario, corted’appello, cassazione)

� Aiuto nella stesura delriesame in autotutela

� Casi “Dublino” (orientamentolegale, eventuale ricorso alTAR, contatti con enti di tuteladel Paese in cui è previsto iltrasferimento)

� Assistenza nelle procedure diricongiungimento familiare(prima fase: rilascio delnullaosta in prefettura;seconda fase: contatti conl’ambasciata, organizzazionedei viaggi)

Mediazionesocio/linguisticaGrazie alla rete di mediatorisocio-linguistici presenteall’interno dell’associazione,sono garantite, oltre l’italiano, 21lingue: albanese, amarico, arabo,bambara, cinese, farsi, francese,inglese, kurdo, mandinga,pashtun, serbo/croato, somalo,spagnolo, sudanese, swahili,tigrino, twi, turco, urdu, wolof. Lapossibilità di parlare nelle linguemadre ha l’obiettivo di migliorarela qualità del servizio facilitandola comunicazione e il rapporto difiducia tra utenti e operatori/trici.Il servizio di interpretariatotelefonico viene messo adisposizione di tutti i servizi giàoperanti nei singoli territori.� Interpretariato a distanza

tramite conferenza a tretelefonica

� Traduzione documenti utiliprivati degli utenti utili ai finidel buon esito delle procedureintraprese.

� Traduzioni giurate� Traduzione documenti di

progetto (regolamenti,contratti ecc.)

� Interventi di mediazione inaccoglienza.

Accompagnamento ai percorsi diintegrazioneL’operaotore/trice del NumeroVerde non dice mai cosa fare maillustra tutte le possibilità,mettendo gli/le utenti incondizione di agireautonomamente, attraverso unaspiegazione puntuale ecomprensibile di come affrontarepasso per passo i passagginecessari alla risoluzione delproblema. In questo senso gli/leutenti mettono in essere scelteed azioni e non aspettanopassivamente l’aiuto esterno,spesso non necessario. Sebbenespesso l’utente è consideratodalle/gli operatrici/ori comel’unico/a interlocutore ed ognipassaggio viene effettuato previaautorizzazione e “delega” daparte dello stesso, non mancanoi casi di particolare vulnerabilità(ad esempio trasferimento diminori soli, donne vittime diviolenza, ecc) in cui il serviziooffre una sorta diaccompagnamento nel percorsodi integrazione (vedi assistenzaspecifica alle vittime di tortura).In questi casi difficilmente vieneesclusivamente fornito il contattodel servizio cercato, di solitol’operatore/operatrice contattadirettamente i referenti delservizio per “filtrare” le richiestee mediare nella relazione tral’utente e il nuovo servizio.� Segnalazioni SPRAR� Segnalazioni Prefetture� Organizzazione trasferimenti� Orientamento servizi sul

territorio� Individuazioni corsi di L2

Approfondimenti

Pratiche ricongiugimentofamliare 2013/2014Totale pratiche seguite: 75Totale pratiche chiuse: 41Totale Pratiche in corso: 34Pratiche concluse con visto: 32Pratiche concluse con diniego o rinuncia: 9

Totale nazionalità coinvolte: 10Principali:Somali 30 praticheEritrei 26praticheSiriani 7 praticheAfghani 3 praticheCiadiani 3 pratiche

Totale Ambasciate coinvolte: 19Principali: Yemen 14 praticheKenya 14 praticheSudan 12 praticheEtiopia 11 pratiche

Totale Prefetture coinvolte: 25Principali: Roma 22 praticheBari 15 praticheModena 7 praticheEnna 4 pratiche

Familiari coinvolti:Genitori 17Coniugi 56Minori 34

Nel corso dell’anno è statoavviato un percorsosperimentale di coinvolgimentodi alcuni ex utenti nella retedegli interpreti al fine dipromuovere l’empowerment dititolari di protezione le cuiprofessionalità fosserocompatibili con le attività delservizio e di coprire alcunelingue madri molto diffuse mascarsamente usate nellamediazione. In particolare èstato possibile coinvolgere:- Rifugiato Ghanese per la

lingua Twi- Rifugiato Maliano per le

lingue Bambara e Mandinga

Il bisogno di accoglienza continua arappresentare una delle richiestepiù frequenti raccolte dal servizioche, avendo instaurato un rapportodialogico con la maggior parte deisoggetti coinvolti, segue tutto ilprocedimento fino all’arrivo delbeneficiario nel progetto.

Totale segnalazioni SPRAR: 57Di cui:

34 uomini 6 donne7 minori0 nuclei

Totale inserimenti SPRAR: 30Di cui:

7 uomini6 donne7 minori

10 nuclei

Percentuale inserimenti: 53%

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Italia

Spagna

Marocco

Paesi di patenza Libia

Malta

Egitto

TurchiaGrecia

Paesi di arrivo

Via principale

Verso la fine degli anni ‘70, e per tuttoil decennio successivo, abbiamo assistitoall’esodo della popolazione vietnamita,divenuta tristemente famosa con l’espres-sione di “boat people”; negli anni ‘90 sonoseguite le migrazioni in massa da paesicome l’Albania, Cuba e Haiti; l’attenzioneinternazionale si è spostata, più recente-mente, sui movimenti via mare di somalied etiopi attraverso il Golfo diAden, di persone provenienti dalsubcontinente indiano diretti ver-so l’Australia, e sull’incessante flus-so di migranti, rifugiati e richiedentiasilo che dalle coste libiche si dirigeverso l’Europa. Pur non essendo dun-que un fenomeno nuovo, va sottoli-neato l’emergere di alcuni aspetti cherendono le migrazioni via mare piùrecenti una realtà ancora piùcomplessa rispetto al passato.Si parla oggi di flussi migrato-ri “misti” per la presenza didiverse categorie di per-sone che lasciano ilproprio paese e che presentano, di con-seguenza, diritti e bisogni differenti. Dall’inizio del 2015, nel Mar Mediterra-neo sono stati registrati circa 137.00020

arrivi via mare, la maggioranza dei qualiprovenienti dalla Siria, dall’Eritrea e dallaSomalia. C’è un legame chiaro tra il cre-scente numero di persone in fuga da per-secuzione, conflitti e violenze con l’au-mento di persone che rischia la propriavita per raggiungere l’Europa. In questaarea si segnala inoltre una mortalità più

alta rispetto alle altre aree in-teressate: dal tragico evento del 3ottobre 2013, che ha provocato lamorte in mare di 366 persone, altre tra-gedie si sono susseguite incessantemen-te21, fino a ricordare quella avvenuta loscorso 19 aprile, in cui oltre 800 migrantihanno trovato la morte nelle acque delMediterraneo. Gli spostamenti avvengo-no, perlopiù, attraverso l’utilizzo di im-barcazioni fatiscenti e non adatte alla tra-

versata, nonché di timonieri inesperti e/oimprovvisati, e frequenti sono gli inci-denti in mare causati dalle precarie con-dizioni delle barche o dall’eccessivo ca-rico di passeggeri a bordo. Le operazioni di ricerca e soccorso in maresono migliorate notevolmente negli ultimi

19 A cura di UNHCR.20 Dato aggiornato al 29 giu-

gno 2015. Fonte UNHCR,The sea route to Europe:The Mediterranean passagein the age of refugees.

21 Per l’anno 2014, il totaledei decessi e dei presuntidispersi ammonta a3.500, mentre per la pri-

ma metà dell’anno 2015 iltotale è di oltre 1.850, se-condo fonti UNHCR.

22 Secondo l’art. 33, comma1, della Convenzione del1951 sullo status dei rifu-giati “nessuno Stato con-traente potrà espellere o re-spingere (refouler) un rifu-giato verso le frontiere deiluoghi ove la sua vita o la

sua libertà sarebbero mi-nacciate a causa della suarazza, della sua religione,della sua nazionalità, dellasua appartenenza ad unadeterminata categoria so-ciale o delle sue opinionipolitiche”. Tale principio èstato incorporato nell’art.78, para. 1, del Trattatosul Funzionamento del-

l’Unione Europea (TFUE)il quale prevede che“l’Unione sviluppa una po-litica comune in materia diasilo, di protezione sussi-diaria e di protezione tem-poranea, volta a offrire unostatus appropriato a qual-siasi cittadino di un paeseterzo che necessita di pro-tezione internazionale e a

garantire il rispetto delprincipio di non respingi-mento”. Si ricorda, inoltre,che “detta politica deve es-sere conforme alla Conven-zione di Ginevra del 28 lu-glio 1951 e al Protocollodel 31 gennaio 1967 rela-tivi allo status dei rifugiati,e agli altri trattati perti-nenti”.

142

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Protezione in mare19

Focus /

La fuga attraverso il mare non è un fenomeno di questi anni. Già inpassato abbiamo assistito all’esodo forzato di popolazioni che, persfuggire a persecuzione, violenza e guerre sono state costrette ascegliere il viaggio in mare. Questa scelta ha rappresentato per moltil’unica via per poter alimentare la speranza in un futuro migliore.

Le rotte dei viaggi versol’Europa

Fonte: UNHCR / 29 giugno 2015

Page 144: Rapporto R sulla protezione internazionale in …...Rapporto sulla protezione internazionale in Italia, 2015 Comitato di direzione Manuela De Marco Caritas italiana Daniela Di Capua

anni, grazie alle moderne tecniche di co-municazione satellitari e terrestri. I se-gnali di richiesta di aiuto possono essereinfatti trasmessi rapidamente sia alle au-torità incaricate del coordinamento delleoperazioni, che si trovano sulla terrafer-ma, sia ad imbarcazioni che si trovanoeventualmente nelle immediate vicinanze. Tali operazioni rimangono comunque par-ticolarmente complesse anche in ragione

della molteplicità degli attori e degliinteressi dei soggetti coinvolti: di-

versi Stati, nel loro ambito diffe-renti autorità competenti, variassetti navali – incluse navi com-merciali – differenti categorie dimigranti tratti in salvo, nonché

le organizzazioni non-governative cheoperano nel settore e i media. Nella realtà delle operazioni in mare, conle sue diverse fasi di ricerca, di soccorso,di sbarco e di individuazione di soluzioniidonee per le persone tratte in salvo, inparticolare in presenza di rifugiati e ri-chiedenti protezione internazionale, si ri-leva un non facile bilanciamento tra il si-stema normativo nazionale e comunitariodi gestione delle frontiere e il sistema nor-mativo internazionale del diritto del mare,dei diritti umani e del diritto di asilo. Di-fatti, la politica di gestione delle frontierenazionali, e di contrasto a fenomeni comequello dell’immigrazione irregolare, trovalimiti imposti dal diritto internazionale,pattizio e consuetudinario, sulla protezio-ne dei rifugiati e richiedenti asilo e sullapiù ampia tutela dei diritti fondamentali.

In particolare, l’esigenza degli Stati di tu-telare le proprie frontiere trova un limitenell’obbligo di salvare la vita di tutte lepersone che si trovano in pericolo in ma-re – a prescindere che si tratti di acque in-ternazionali, confinanti o territoriali –principio che si affianca a quello del non-refoulement22 proprio del sistema del di-ritto dei rifugiati. L’obbligo di soccorso in mare, di naturaconsuetudinaria, ricade in primis in capoal comandante della nave23. Tale obbligo,inoltre, è stato sancito solennemente nel-la normativa nazionale e in trattati inter-nazionali: a tal proposito, si ricordano laConvenzione Internazionale per la Sicu-rezza della Vita in Mare del 1974 (Inter-national Convention for the Safety of Lifeat Sea - solas24), la Convenzione Interna-zionale sulla Ricerca e il Soccorso in mare

del 1979 (International Convention on Ma-ritime Search and Rescue - saR 25) e la Con-venzione delle Nazioni Unite sul Dirittodel Mare del 1982 (United Nations Con-vention on the Law of the Sea - UNClos26).La Convenzione saR, ad esempio, obbligagli Stati “a garantire che sia prestata assi-stenza ad ogni persona in pericolo in mare,senza distinzioni relative alla nazionalitào allo status di tale persona o alle circostan-ze nelle quali tale persona viene trovata”27

includendo quindi anche rifugiati e richie-denti asilo ed “a fornirle le prime cure me-diche o di altro genere ed a trasferirla in unluogo sicuro” 28. Tuttavia, anche quando le operazioni disoccorso vengono portate a termine, al-cune problematiche possono insorgere inrelazione alla mancanza di una documen-tazione adeguata dei migranti, nonché

23 Il comandante ha l’obbligodi prestare assistenza a co-loro che si trovano in pe-ricolo in mare, senza di-stinzioni relative alla loronazionalità, allo status oalle circostanze nelle qualiessi vengono trovati.

Secondo l’art. 98.1 della UN-CLOS “ogni Stato deve esi-gere che il comandante di

una nave che batte la suabandiera, nella misura incui gli sia possibile adem-piere senza mettere a re-pentaglio la nave, l’equi-paggio o i passeggeri:Presti soccorso a chiunquesia trovato in mare in peri-colo di vita;Proceda quanto più veloce-mente è possibile al soccor-

so delle persone in pericolo,se viene a conoscenza del lo-ro bisogno di assistenza,nella misura in cui ci si puòragionevolmente aspettareda lui tale iniziativa”.

24 La Convenzione SOLAS èstata adottata il 1 novem-bre 1974 ed è entrata invigore il 25 maggio 1980.Ad oggi, sono 162 gli Stati

contraenti della Conven-zione.

25 La Convenzione SAR è sta-ta adottata il 27 aprile1979 ed è entrata in vigo-re il 22 giugno 1985. Se-condo gli ultimi dati, laSAR è stata firmata e rati-ficata da 105 Stati contra-enti.

26 La Convenzione UNCLOSè stata adottata il 10 di-cembre 1982 ed è entratain vigore il 16 novembre1994. Ad oggi, sono stateregistrate 167 ratifiche.

27 Convenzione SAR, Capito-lo 2.1.10.

28 Convenzione SAR, Capito-lo 1.3.2.

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

143

2010

9.700

70.000

22.500

60.000

219.000

137.000(al 29 giugno)

2011 2012 2013 2014 2105

120.000

140.000

220.000

0,0

40.000

60.000

20.000

80.000

100.000

Rifugiati e migranti arrivatiin Europa via mare.

Fonte: Governi, UNHCR / 29giugno 2015

Page 145: Rapporto R sulla protezione internazionale in …...Rapporto sulla protezione internazionale in Italia, 2015 Comitato di direzione Manuela De Marco Caritas italiana Daniela Di Capua

144

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

dell’imbarcazione da cui sono stati trattiin salvo, spesso priva di una bandiera chene indichi la nazionalità29. Inoltre, ven-gono evidenziate importanti criticità a li-vello pratico - in primo luogo per le navicommerciali che si attivano nelle opera-zioni di soccorso in mare30, ma soprattuttonormativo, vista l’assenza di specificheprevisioni circa l’obbligo di sbarco dei mi-granti, e la definizione di “luogo sicuro”(place of safety). Da qui un’ampia, e peri-colosa, discrezionalità lasciata agli Statiper quanto concerne le operazioni di sbar-co nella prassi. Nel riconoscere questo problema, l’Orga-

nizzazione Marittima Internazionale (In-ternational Maritime Organization, IMO)ha apportato nel maggio 2004 degliemendamenti31 alle Convenzioni solas esaR32. Secondo tali modifiche, ai Governiviene richiesto di coordinarsi e cooperarefra loro per far sì che i comandanti dellenavi che prestano assistenza, imbarcandopersone in difficoltà in mare, siano solle-vati dai propri obblighi con una minimaulteriore deviazione rispetto alla rotta pre-vista, e che lo sbarco delle persone salvateavvenga al più presto, per quanto prati-cabile. Tali emendamenti obbligano inol-tre i comandanti a trattare con umanità

le persone soccorse compatibilmente conle possibilità della nave. Al fine di fornireuna guida alle autorità di governo e ai co-mandanti che si trovano a metter in pra-tica i sopra citati emendamenti, sono sta-te elaborate delle Linee-guida sul tratta-mento delle persone soccorse in mare33

adottate dal Comitato Marittimo per laSicurezza dell’iMo, anch’esse nel maggio2004, in base alle quali il governo respon-sabile per la regione saR in cui è avvenutoil salvataggio è responsabile di indicareun luogo sicuro ove effettuare le opera-zioni di sbarco, o assicurare che tale luogovenga fornito. Tali Linee-guida indicanoinoltre come “luogo sicuro” una localitàdove le operazioni di soccorso vengonoconsiderate concluse, e dove la sicurezzadei sopravvissuti o la loro vita non è piùminacciata, le necessità umane primarie(cibo, alloggio, assistenza sanitaria) pos-sono essere soddisfatte, ed è possibile or-ganizzare il trasporto delle persone trattein salvo verso la destinazione successivao finale. Viene infine sottolineata la ne-cessità di evitare che lo sbarco delle per-sone soccorse in mare, di richiedenti asiloe di rifugiati in particolare, avvenga in ter-ritori nei quali la loro vita e la loro libertàpotrebbero essere minacciate. Altri passi in avanti sono stati compiutinel 2009, avvertita la necessità di armo-

Focus /

gennaio

3.270

5.580 4.3607.370 7.280

10.280

17.090

29.810

16.630

40.340

26.220

43.460

febbraio marzo aprile maggio giugno

30.000

35.000

40.000

45.000

0,0

10.000

15.000

5.000

20.000

25.000

2

2014

2015

Rifugiati e migranti arrivatiin Europa via mare. Anni 2014 e 2015.

Fonte: Governi, UNHCR / 29 giugno 2015

29 Diversi soggetti sono tenu-ti al rispetto del diritto in-ternazionale del mare tracui, in primo luogo, lo Sta-to di bandiera dell’imbar-cazione, sulla base delprincipio dell’extra-terri-torialità della giurisdizio-ne, ma nella realtà potreb-be non essere facile indi-viduare il soggetto respon-sabile di una ipoteticaazione, anche illegale. Inbase al diritto internazio-nale, la bandiera issata dauna nave determina lafonte di diritto da applica-

re per i fatti accaduti sullastessa imbarcazione. Laproblematica più ricorren-te si riscontra quandoun’imbarcazione è total-mente priva di bandiera,e da tale assenza deriva ladifficoltà di individuare loStato responsabile. Oltrea questa ipotesi, ci si po-trebbe imbattere in un ca-so di nave con “bandieradi comodo” (detta anche“bandiera ombra” o “diconvenienza”): si tratta dinavi che issano una ban-diera di nazionalità diver-

sa rispetto a quella delproprietario dell’imbarca-zione. In questo modo, ilproprietario può trarne di-versi profitti tra cui evitareil pagamento di tasse o ot-tenere una registrazionedell’imbarcazione più fa-cile; la nazione che forni-sce la bandiera con la suanazionalità riceve, in cam-bio di questo servizio, unasomma pecuniaria.

30 Le maggiori difficoltà ri-scontrate consistono, es-senzialmente, nella devia-zione che la nave coinvol-

ta deve effettuare per leoperazioni di sbarco ri-spetto alla rotta prefissata,nel conseguente aumentodei costi di navigazione,in eventuali problemi di si-curezza per il possibile so-vrannumero delle personea bordo rispetto alla dispo-nibilità dei dispositivi disalvataggio presenti sul-l’imbarcazione, difficoltàche, secondo alcuni, po-trebbero consistere in di-sincentivi al soccorso.

31 Gli emendamenti sono sta-ti adottati nel maggio

2004 e sono entrati in vi-gore dal 1 luglio 2006.

32 Le modifiche adottate sonostate apportare all’art. 33della SOLAS e al Capitolo3.1.9 della SAR.

33 Le Linee-guida sul tratta-mento delle persone soc-corse in mare dell’IMO so-no state adottate con laRis. MSC 167(78) del Ma-ritime Safety Committee.

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

145

Spagna 1.230(31 Maggio 2015)

Malta 94(26 Giugno 2015)

Grecia 68.000(26 Giugno 2015)

Italia 67.500

(26 Giugno 2015)nizzare e rendere ef-ficienti le procedureamministrative per losbarco. Il Comitato diFacilitazione (Facilita-tion Commitee) dell’iMoha, così, definito alcuni prin-cipi essenziali enunciati nellaCircolare n. 19434:� Il servizio responsabile per gli inter-

venti di Search&Rescue coordina glisforzi con tutte le altre entità respon-sabili per le questioni riguardanti losbarco di persone salvate in mare;

� Qualunque operazione o procedura co-me lo screening e l’accertamento dellostatus delle persone salvate, che vadaoltre l’assistenza alle persone in peri-colo, deve essere eseguita dopo lo sbar-co, in un luogo sicuro;

� Tutte le parti coinvolte dovrebbero coo-perare in modo da assicurare che losbarco delle persone salvate sia esegui-to rapidamente, tenendo in considera-zione le esigenze del capitano ed i bi-sogni primari delle persone salvate.[…] Se lo sbarco dalla nave di salva-taggio non può essere predisposto ra-pidamente in un altro luogo, il Governoresponsabile dell’area saR dovrebbe ac-cettare lo sbarco delle persone salvatein conformità con le proprie leggi ed i

regolamenti sull’immigrazione in unluogo sicuro sotto il suo controllo dovele persone salvate possono avere tem-pestivamente accesso al supporto post-salvataggio;

� Tutte le parti coinvolte dovrebbero coo-perare con il Governo dell’area in cuile persone salvate sono sbarcate per fa-cilitare il ritorno o il rimpatrio dellepersone salvate. I richiedenti asilo sal-vati dovrebbero essere indirizzati al-l’autorità responsabile per un esamedella loro richiesta d’asilo.

I principi internazionali di protezione co-me stabiliti dagli strumenti internazionalidevono essere rispettati35. Un passo rilevante per quanto concernela protezione in mare è stato fatto a livellogiurisprudenziale dalla Corte Europea deiDiritti dell’Uomo di Strasburgo, con la sto-rica sentenza nel caso Hirsi Jamaa e altriv. Italia36. Tale sentenza rappresenta unostorico risultato per la definizione di al-

cuni punti fondamentali nell’ambito dellaprotezione in mare, di rifugiati e richie-denti asilo in particolare, nelle specificheoperazioni di intercettazione in alto maree nelle misure di allontanamento. Essaenuncia una serie di principi, alcuni deiquali già presenti in precedenti pronuncedella medesima Corte, tra cui in partico-lare la sentenza M.S.S. v. Belgio e Grecia37,che dovrebbero guidare le azioni degliStati per il controllo e la sorveglianza dellefrontiere nel pieno rispetto delle regolestabilite dal sistema dei diritti umani, in-ternazionale e comunitario. La Corte di Strasburgo, riconoscendo ilcarattere extraterritoriale dell’applicazio-ne della Convenzione europea per la sal-vaguardia dei diritti dell’uomo e delle li-bertà fondamentali (CeDU) del Consigliod’Europa, ha sottolineato il divieto di re-foulement anche nel contesto dei cosid-detti “respingimenti”, e ha ribadito il con-seguente obbligo positivo in capo allo Sta-to di accertamento delle condizioni realinel paese d’origine o di provenienza in

Focus /

Rifugiati e migranti arrivatiin Europa via mare. Gennaio-giugno 2015

Fonte: Governi, UNHCR / 29 giugno 2015

34 Circolare FAL n. 194 del22 gennaio 2009, Principirelativi alle procedureamministrative per losbarco di persone soccor-se in mare.

35 Obblighi, derivanti dal si-stema del diritto interna-zionale dei diritti dell’uo-mo e del diritto dei rifu-giati, di non inviare perso-ne in luoghi in cui vi sonomotivi sostanziali di cre-dere che esiste un rischioreale di forme differenti didanno irreparabile (art.33 della Convenzione sul-lo status di rifugiato del

1951 - principio di non re-foulement; art. 3 dellaConvenzione contro la tor-tura e altre pene o tratta-menti crudeli, inumani edegradanti del 1984).

36 Caso Hirsi Jamaa ed altriv. Italia (ricorso n.27765/09), sentenza del-la Grande Chambre dellaCorte Europea dei Dirittidell’Uomo del 23 febbraio2012. La Corte Europeadei Diritti dell’Uomo si èpronunciata sul respingi-mento di circa duecentomigranti, perlopiù di ori-gine somala ed eritrea, av-

venuto il 6 maggio 2009in acque internazionali,esattamente nella zonaSAR maltese. La Corte èstata adita da ventiquat-tro cittadini somali ed eri-trei. I migranti, intercet-tati da motovedette italia-ne, sono stati successiva-mente trasferiti a bordodelle navi italiane e quindiriportati in Libia, da cuierano precendemente par-titi. L’Italia è stata condan-nata per la violazionedell’art. 3 della CEDU (peraver esposto i ricorrenti alrischio di trattamenti inu-

mani o degradanti in Libiaal rischio di essere rinviatinei rispettivi paesi di ori-gine), dell’art. 4 del Pro-tocollo n. 4 (per la viola-zione del divieto di espul-sioni collettive, anche seeffettuate al di fuori delterritorio nazionale: taledivieto si applica anchequando le misure di allon-tanamento sono adottatein alto mare senza nessunatto formale preliminarein quanto tale fattispeciecostituisce de factoun’espulsione “maschera-ta”), dell’art. 13 della CE-

DU, in combinato con gliarticoli 3 e 14 del Proto-collo n. 4 (per aver privatoi ricorrenti della possibili-tà di far valere le proprieragioni davanti ad un’au-torità competente primadell’esecuzione della mi-sura di respingimento).

37 Si segnala, in particolare,il caso M.S.S. v. Belgio eGrecia (ricorso n.30696/09), sentenza dellaGrande Chambre dellaCorte Europea dei Dirittidell’Uomo del 21 gennaio2011.

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Focus /

146

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

caso di rinvio, al fine di stabilire se sussi-ste un rischio per lo straniero di subiretrattamenti inumani o degradanti o vio-lazioni dei diritti umani fondamentali;tale obbligo persiste anche in caso di ac-cordi bilaterali di riammissione, comequello stipulato tra Italia e Libia38. Un al-tro rilevante aspetto è stato sottolineatonella protezione dei richiedenti asilo: l’in-tenzione di chiedere protezione non deveessere manifestata in una forma partico-lare, e non occorre che la parola “asilo”venga espressamente pronunciata. LaCorte di Strasburgo, a tal riguardo, sot-tolinea che il fatto che lo straniero nonsia stato in grado di richiedere esplicita-mente asilo non esenta le autorità statalia sottrarsi agli obblighi derivanti dallaCeDU, in particolare dall’art. 3 della stes-sa, quanto dal divieto di refoulement39. Atal proposito, il cosiddetto ManualeSchengen40, per quanto concerne i richie-denti asilo, sebbene non introduca dellespecifiche Linee-guida per l’identificazio-ne delle persone che necessitano di pro-tezione internazionale, dispone tuttaviache “un cittadino di un paese terzo deve es-sere considerato un richiedente asilo seesprime in un qualsiasi modo il timore disubire un grave danno facendo ritorno alproprio paese d’origine o nel paese in cuiaveva precedentemente la dimora abi-tuale”41. L’elemento determinante, dun-que, è l’espressione del timore del mi-

grante di quanto potrebbe accadere incaso di ritorno. Infine, è stato ricordatoil fondamentale diritto dello stranieroall’informazione sulle procedure per ri-chiedere una forma di protezione in-ternazionale, già sancito dalla stessaCorte nel 201142, affermando che “lamancanza di informazioni costituisce unostacolo maggiore all’accesso alle proce-dure d’asilo43”. Preme ricordare come il fondamentalediritto all’informazione, sancito a Stra-sburgo nel 2011 e nel 2012, abbia tro-vato risonanza nella stesura finale dellanuova Direttiva Procedure 2013/32/UE,a conferma dello status in itinere del si-stema di regolamentazione del fenome-no in oggetto. Difatti, l’art. 8 della Diret-tiva del 26 giugno 2013 prevede quantosegue: “qualora vi siano indicazioni checittadini di paesi terzi o apolidi […] pre-senti ai valichi di frontiera […] desiderinopresentare una domanda di protezione in-ternazionale, gli Stati membri fornisconoloro informazioni sulla possibilità di far-lo”, fornendo anche adeguati servizi diinterpretazione. Inoltre, l’art. 6, comma1, della medesima Direttiva prevede chele autorità di polizia debbano ricevereistruzioni per informare i richiedenti sudove e con quali modalità presentare leistanze di protezione internazionale. Nelcaso in cui tali individui si trovino in ac-que territoriali44 di uno Stato Membro,

dovrebbe esser consentito loro di sbar-care a terra e di essere ammessi alla pro-cedura di asilo. Come risulta dall’analisieffettuata, il percorso di adattamentodel sistema di regolamentazione dellaprotezione in mare, in particolare di ri-fugiati e di richiedenti asilo, è ancora initinere ed è necessario che altre azioni,soprattutto di carattere normativo, ven-gano intraprese45. Secondo l’Alto Com-missario delle Nazioni Unite per i Rifu-giati, António Guterres, per “rendere lamigrazione, anche quella via mare, un’op-zione e non un bisogno disperato46” si ren-de necessaria anche una responsabilitàcondivisa, regionale e globale, di carat-tere umanitario insieme ad un necessa-rio ampio approccio di cooperazione allosviluppo per mirare alle motivazioni chespingono alle migrazioni forzate (lavo-rare nei paesi di origine, di transito, diprimo asilo e di destinazione), con unacondivisione degli oneri e delle respon-sabilità per una cooperazione pratica edeffettiva, nonché efficace; un coordina-mento fra gli attori coinvolti (in primis,gli Stati - non solo quelli costieri – le Or-ganizzazioni Internazionali che operanonel settore, e la società civile) per gestirela mobilità dell’essere umano con dignitàe nel pieno rispetto dei diritti fondamen-tali. Infine, è necessaria la promozionedi alternative sicure nella ricerca di pro-tezione internazionale47.

38 Caso Hirsi Jamaa ed altri v.Italia, § 129.

39 Caso Hirsi Jamaa ed altri v.Italia, § 133.

40 Manuale pratico per le guar-die di frontiera (ManualeSchengen) comune, ad usodelle autorità competenti de-gli Stati Membri per lo svol-gimento del controllo difrontiera sulle persone, isti-tuito con la Raccomanda-zione della Commissione il6 novembre 2006.

41 Manuale Schengen, p. 54. 42 Caso MSS v. Belgio e Grecia,

§ 304.43 Caso Hirsi Jamaa ed altri v.

Italia, § 204. 44 L’art. 3.1 della Direttiva

2013/32/UE dispone cheessa si applica a tutte le ri-chieste di protezione inter-nazionale presentate nelterritorio, incluse le acqueterritoriali.

45 A titolo di esempio, recen-temente il Governo Italia-no ha richiesto all’ IMOuna più precisa identifica-zione e codificazione delconcetto di “distress” rela-tivo all’imbarcazione in si-tuazione di pericolo dalmomento che, secondoquanto riferito dal Gover-no Italiano, “la diversa in-terpretazione di questo con-cetto vede la Guardia Co-stiera Italiana intervenirespesso in operazioni di soc-

corso in aree fuori della suacompetenza a causa delmancato intervento dei pae-si interessati dal passaggiodi queste imbarcazioni ca-riche di migranti”.

46 Dal settimo discorso sul te-ma della “Protection atSea” dell’Alto Commissariodelle Nazioni Unite per iRifugiati, António Guter-res, tenutosi a Ginevra il10-11 dicembre 2014.

47 Si considerano, inter alia,come alternative sicure: ilreinsediamento in un pae-se terzo, l’ampliamentodelle ipotesi di ricongiun-gimenti familiari e la con-cessione di visti per motiviumanitari o di studio.

Page 148: Rapporto R sulla protezione internazionale in …...Rapporto sulla protezione internazionale in Italia, 2015 Comitato di direzione Manuela De Marco Caritas italiana Daniela Di Capua

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

147

Storie /

CaNiCattiNi BagNi, piccola citta-dina di circa 7mila abitanti in pro-vincia di Siracusa, da circa un an-no ha avviato un progetto di acco-glienza spRaR per rifugiati e richie-denti asilo che vede tra i principalibeneficiari soprattutto donne, al-cune con disagio mentale e fisico,e nuclei familiari.

Azadeh e Jamila sono (nomi di fanta-sia), due donne rifugiate, provenientida Iraq ed Eritrea, le protagoniste di uninteressante percorso di integrazioneall’interno dello spRaR territoriale. Ac-comunate dal desiderio di rendersi utilialla comunità che le ha accolte e soprat-tutto, dalla voglia di ritornare a viverepuntando sulle proprie capacità e com-petenze, Azadeh e Jamila hanno mo-strato grande interesse per le attivitàsvolte all’interno del progetto spRaR egrazie al supporto degli operatori han-no cominciato a lavorare rispettivamen-te nell’asilo nido comunale e nella pa-sticceria cittadina. Azadeh, originaria dell’Iraq ha circa 40anni, ha un percorso complesso allespalle: è stata prima in Turchia, poi inNorvegia e in Svezia e rimandata in Ita-lia dove da Bari è giunta nel progettodi accoglienza spRaR di Canicattini Ba-gni. “Dopo un percorso di assistenzapsicologica, la beneficiaria ha manife-stato grandi capacità e abilità artistichenonché l’interesse e la voglia di lavorarea stretto contatto con i bambini. L’ideadel tirocinio presso l’asilo nido comu-nale nasce dall’inclinazione di Azadehverso l’universo dell’infanzia. Sin da su-bito si è dimostrata molto attenta aibambini presenti in struttura, con i qua-

li spesso gioca e scherza”, spiega il co-ordinatore spRaR. “Un lavoro – prose-gue - che l’ha anche aiutata a migliorarela fiducia in se stessa e nelle sue possi-bilità, soprattutto perché il riscontro èstato positivo sia da parte delle docentiche da parte dei genitori degli alunni esoprattutto dai bambini stessi che laadorano”. L’entusiasmo di genitori e in-segnanti per l’impegno di Azadeh hafatto sì che il tirocinio, inizialmente del-la durata di sei mesi, fosse prorogato dialtri sei mesi proprio per loro stessa vo-lontà. “Dal mese di febbraio inoltre l’asi-lo comunale dovrebbe prevedere anchedelle attività pomeridiane e sulla basedella bella esperienza che sta portandoavanti Azadeh con i bambini, ci sarebbela possibilità, una volta terminato il ti-rocinio formativo di dodici mesi, al ter-mine del quale la donna riceverà unaqualifica come assistente all’infanzia,di inserirla all’interno della struttura”,racconta il responsabile di progetto.I riflessi positivi di questa storia si ri-verberano anche su tutto il territorio icittadini si sono mostrati molto favore-voli all’accoglienza e hanno compresoil valore aggiunto di cui sono portatoririfugiati e richiedenti asilo alla ricercadi una seconda opportunità per ricucireil filo interrotto della loro vita. “Un per-corso quello di Azadeh – conclude il co-ordinatore – che ha avuto ed ha il van-taggio di mettere in stretto contatto ladonna con i cittadini per tessere quellarete di relazioni che permette di inte-grarsi all’interno della comunità locale,per farsi conoscere e raccontarsi a par-tire dalle cose che ama fare: lavorare astretto contatto con i bambini e dedi-carsi ad attività di riciclo di materialiusati”. Ma la storia di Azadeh non èl’unica.

Il “dolce” dell’integrazioneSempre a Canicattini Bagni una giova-ne beneficiaria del progetto, originariadell’Eritrea, sta lavorando in una pa-sticceria a Siracusa e i datori di lavoro,entusiasti del suo impegno, si sonomostrati molto propensi ad una sua as-sunzione al termine del periodo di ti-rocinio. Dopo un viaggio in Sudan eLibia, Jamila (nome di fantasia) ap-proda, nell’ottobre del 2013, al CaRadi Mineo e solo successivamente nelprogetto spRaR di Canicattini Bagni.Qui, dopo un periodo di assistenza psi-chiatrica resasi necessaria per via delleviolenze subite nel corso del suo lungoviaggio, pian piano ritorna a guardareal suo futuro. “L’idea del tirocinio inpasticceria nasce dall’inclinazione del-la beneficiaria riguardo tutto ciò checoncerne la preparazione di dolci. Sinda subito si è dimostrata molto inte-ressata a questo lavoro avendo tantavoglia di imparare ricette e tecnichenuove”.Così, con il supporto del progettospRaR territoriale comincia prima conun tirocinio in un bar a Canicattini epoi, viste le sue grandi capacità e vo-glia di lavorare, viene avviata ad unpercorso formativo della durata diquattro mesi presso una pasticceria aSiracusa. “I proprietari della pasticce-ria sono molto contenti del suo lavoro,è molto brava e con molta probabilitàal termine del periodo formativo verràassunta”, racconta il coordinatorespRaR. “Un bel segnale per la nostraospite – aggiunge - che può così comin-ciare a riprendere la sua vita in mano. Siamo infatti impegnati anche nellepratiche di ricongiungimento familiarecon suo marito che al momento è ri-masto in Eritrea”.

Dall’asilo comunale allapasticceria di quartiere a Canicattini Bagni la storia delle due donne rifugiate Azadeh e Jamila

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Storie /

peR la pRiMa volta due giovani ri-fugiati hanno partecipato ai mon-diali di vela d’altura - oRC WorldChampionship 2015, che si sonosvolti a Barcellona dal 27 giugnoal 4 luglio, a bordo dell’imbarca-zione italiana Ottovolante comegrinder e addetto all’albero. I duegiovani si sono trovati a governareil mare e non ad esserne più in ba-lìa, come nel duro viaggio che li haportati a Lampedusa e poi a Sira-cusa, dapprima in un centro di pri-ma accoglienza e poi nello spRaRterritoriale di Bronte e Giarre.

Ricomincia così la vita per Elias e Muha-med, rispettivamente originari del Gha-na e del Gambia skipper d’eccezione diOttovolante. Primo di sei fratelli, Eliasparte dal Togo e attraversa Benin e Nigerfino ad arrivare in Libia dove viene rin-chiuso in carcere per diversi anni. Ci ri-prova Elias, dei cinquecento partiti dallecoste libiche solo in centocinquanta sisalvano e arrivano a Lampedusa. Vieneprima accolto a Pozzallo e poi nel CaRadi Mineo fino ad arrivare nel progettospRaR di Bronte. Muhamed invece è mu-sulmano, la sua storia è segnata dall’uc-cisione del padre nel 2007 per motivi re-ligiosi. E così che dopo la scomparsa delpadre decide di cominciare il suo lungoviaggio: attraverso Senegal, Mali, Bur-kina Faso e Niger, Muhamed dopo trelunghi anni giunge a Siracusa dove vienetrasferito nel progetto di accoglienza del-lo spRaR di Giarre. È qui che, grazie alsupporto degli operatori dello spRaR edella Comunità di Sant’Egidio di Cata-nia, Elias e Muhamed si conoscono, strin-gono relazioni con l’equipaggio di skip-per composto da siracusani che nella vitadi tutti giorni sono liberi professionisti.Uno stretto rapporto di collaborazionee amicizia con quella che i due chiamanola loro “famiglia”, che ha voluto forte-mente che Elias e Muhamed entrasseroa far parte della squadra. “Una volta tor-nando da una regata, abbiamo assistitoad un’operazione di sbarco e salvataggio.L’idea che il mare, che per noi rappre-senta un momento di svago, per tanti uo-mini e donne sia l’unica via di fuga da

una vita drammatica, ci ha spinti a par-tecipare ai mondiali insieme a chi sinoad oggi era stato a bordo di un natantealla ricerca della propria strada”, rimarcauno degli skipper di Ottovolante. E’ que-sto lo spirito che ha caratterizzato le gior-nate degli allenamenti, a cui i due gio-vani rifugiati hanno partecipato con en-tusiasmo, desiderosi di riprendere in ma-no il timone della loro vita. “I giorni dellasettimana che preferisco sono quelli incui ci alleniamo. Mi piace stare con i mieicompagni d’equipaggio che in questi me-si sono riusciti ad insegnarci manovreche inizialmente sembravano complica-tissime. Ma soprattutto ci hanno inse-gnato ad amare il mare”, dice Mohamednei giorni precedenti la gara. MentreElias ha imparato ad “allontanare il ri-cordo delle urla e dei pianti che facevanoda sottofondo al primo viaggio dalla Li-bia verso la Sicilia. Risalire su una barcaè stata una forte emozione. Adesso il miorapporto con il mare è completamentediverso”. L’imbarcazione italiana e i duegiovani rifugiati, durante la cerimonia dichiusura del Campionato, hanno ricevutoun ringraziamento speciale dal vice pre-sidente del Real Club Nautico di Barcel-lona e presidente del Comitato organiz-zatore del mondiale 2015 Joaquin Bare-nys, che ha rimarcato: “È stata per noiuna bella opportunità avere tra i parte-cipanti un equipaggio pieno di sensibilitàe di umanità. Da parte nostra un ringra-ziamento per quello che fate e per l’esem-pio di solidarietà che avete portato almondiale”. Una competizione che ha per-messo ai due rifugiati di superare la pau-ra del mare e di dimostrare che il Medi-terraneo è anche mare di solidarietà, vitae sport. “Non ho paura del mare, ho im-parato a governarlo è stato un momentomeraviglioso”, ha dichiarato Mohamedall’agenzia di stampa spagnola eFe.

Mondiali di vela a Barcellona,Elias e Muhamed skipperd’eccezione nell’equipaggiosiracusano di “Ottovolante”

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Storie /

FaRe Rete, creare legami di soli-darietà e collaborazione attraversolo sport tra le comunità locali e iminori stranieri non accompagnatirichiedenti asilo accolti nei proget-ti spRaR, è l’obiettivo della primaedizione del “Progetto Rete” pro-mosso dalla FigC - Sezione attivitàgiovanili e scolastiche e dal Mini-stero dell’Interno con il patrociniodell’Università Cattolica del SacroCuore di Milano e con il supportodegli spRaR territoriali.

Protagonisti 114 beneficiari provenientida sedici centri di accoglienza spRaR diotto diverse regioni italiane (Sicilia, Ca-labria, Campania, Puglia, Emilia Roma-gna, Friuli Venezia Giulia, Molise e Ba-silicata) che si sono confrontati nel cor-so di due giornate in un torneo di calcioa sette che si è tenuto a Cesena il 17 e18 giugno 2015. Dieci squadre di pro-vetti calciatori sono state suddivise intre gironi, due da tre squadre e uno daquattro, al termine dei quali sono statipoi formati gli accoppiamenti per la se-conda fase, che ha permesso di stilareuna classifica dal primo al decimo posto.È stato il centro spRaR Horizont di Cal-tagirone, in rappresentanza della Sicilia,a salire sul gradino più alto del podiobattendo in finale una delle squadre pu-gliesi formata dal Terra d’Asilo di Brin-disi e dal Grottaglie spRaR minori per 5a 2. Lo spRaR di Caltagirone ha presoparte alla manifestazione con due squa-dre, accompagnate da cinque tra edu-catori e operatori delle stessa struttura,aggiudicandosi non solo il podio ma an-che la medaglia di bronzo.“Il vostro centro è risultato vincitore del

torneo non solo per le qualità del giocoda parte dei suoi partecipanti, ma so-prattutto per il forte senso di organiz-zazione e integrazione che hanno mo-strato per tutto il periodo del progetto”,è con questa motivazione che la FigC hapremiato al teatro Verdi di Cesena lospRaR di Caltagirone nel corso dell’even-to “Razzisti? Una brutta razza” a cuihanno preso parte importanti persona-lità dello sport da Antonio Cabrini a Fio-na May. I giovani ospiti del centro spRaRvincitore, provenienti soprattutto daGambia, Guinea Bissau e Senegal, si al-lenano già da oltre un anno grazie adun importante protocollo stipulato dal-l’associazione Horizont con la societàUsa Sport di Caltagirone, una collabo-razione decisiva che segna il passo diun percorso fatto di passione e dedizio-ne per lo sport. Sport che diventa mezzoattraverso cui i giovani rifugiati possonoimparare il rispetto delle regole, lo spi-rito di solidarietà e di collaborazionecon i residenti locali per riacquistare fi-ducia in se stessi e nelle proprie capaci-tà. “Il calcio è stato il loro modo per en-trare in contatto con la città. Sin daquando sono arrivati a Caltagirone ilcampo di calcio accanto al centro di ac-coglienza ha rappresentato il loro modoper esprimersi e sognare, magari, un fu-turo in una grande squadra di calcio”,racconta l’operatrice spRaR.La Federazione italiana giuoco calciopunta a realizzare una seconda edizionedel “Progetto Rete” con il sostegno e ilprotagonismo attivo dei centri di acco-glienza spRaR che ospitano i minori stra-nieri non accompagnati per dimostrarecome lo sport possa avere anche unagrande valenza sociale di aggregazionee inclusione. E chissà che tra i giovanirifugiati non si nasconda davvero unafutura promessa del calcio.

Progetto FIGC Rete un torneo di calcio per minori stranieri non accompagnati ospiti dei progetti spRaR

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

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L’accoglienza deirichiedenti asilo e rifugiatinelle regioni italiane1

1. A cura della Fondazione Migrantes in collaborazione con Cittalia

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

L’accoglienza dei richiedenti asiloe rifugiati nelle regioni Italiane

Nelle schede che seguiranno si cercherà dirappresentare, attraverso tutti i dati disponibili,il numero delle persone ufficialmente accoltenelle regioni italiane nei diversi sistemi di primae seconda accoglienza.È però indispensabile fare una premessa: nonpotendo disporre del numero della effettiva pre-senza nei territori, infatti, bisogna fare atten-zione a non confondere il numero delle acco-glienze ufficiali con quello della reale presenzadi richiedenti asilo e titolari di protezione inter-nazionale nelle diverse regioni italiane. Le fonti di seguito utilizzate, quindi, indicano ilnumero dei presi in carico dal sistema nazionaleove nei centri governativi (CDa, Cpsa, CaRa) siregistrano 10.008 persone a fine giugno 2015(12,251), nei Cas (centri di accoglienza straor-dinaria istituiti dall'inizio dell'operazione MareNostrum a partire dall'ottobre 2013 in progres-siva e continua evoluzione e diffusione nel ter-ritorio) 50.711 (62,08%) e nel Sistema Nazio-nale di Protezione per i Richiedenti Asilo e i Ri-fugiati (spRaR), a fine maggio 2015 si torva il25% delle persone in accoglienza, ovvero 21.056persone. Mancano indicazioni relative ai richiedenti asiloche arrivano via terra o che fanno domandad’asilo dopo essere arrivati nel nostro territorioper cui possono trascorrere anche due /tre mesidal momento in cui si presentano in questura aquello in cui riescono ad entrare in accoglienza.Manca, inoltre, la rilevazione precisa di quantepersone rimangono nei territori una volta uscitidai percorsi ufficiali di accoglienza. Di molti,poi, si continua a considerare la prima residenzache non corrisponde più al posto dove effettiva-mente risiedono perché sono tanti quelli che sispostano dal Sud al Nord (e viceversa) del nostroPaese alla ricerca di occasioni di lavoro: è unarealtà di cui occorre necessariamente tenereconto.Pur con questi limiti, le schede regionali qui pro-poste fotografano la situazione a livello regionalee provinciale così come si presentava a fine giu-gno 2015. Peraltro si è tentato di rilevare l’inci-denza di questo fenomeno sulla popolazione re-

sidente nella convinzione che un tema così “sen-sibile” possa essere più correttamente affrontatose inserito in un quadro di riferimento più ampioe che la procedura seguita sia una riflessione,oggettiva ed obiettiva, sull’impatto che l’arrivodei richiedenti asilo ha avuto e sta avendo suivari territori italiani. Dall’analisi dei dati emerge che il peso delle ac-coglienze a livello regionale è diversamente di-stribuito con un carico maggiore in Sicilia, dovei profughi accolti sono il 18,65% del totale na-zionale. A seguire il Lazio (10,43%), la Lombar-dia (10,10%), la Puglia (7,14%) e la Campania(6,87%).Con riferimento, invece, all’incidenza che i ri-chiedenti asilo e i rifugiati hanno sulla popola-zione regionale, il Molise è la regione più coin-volta con 4,38 presenze ogni mille abitanti se-guita dalla Sicilia (2,99 presenze ogni mille abi-tanti), dalla Calabria (2,44 presenze ogni milleabitanti), dal Friuli Venezia Giulia (2,02 presen-ze ogni mille abitanti) e dalla Basilicata (1,85presenze ogni mille abitanti).Per quanto concerne il discorso provinciale, in-vece, vi sono tre province dove il livello di acco-glienza è molto alto rispetto alla popolazioneresidente. Si tratta della provincia di Crotonecon 1.906 accoglienze (10,94 persone ogni milleabitanti, la provincia di Trapani con 3.002 ac-coglienze (6,87 persone ogni mille abitanti) se-guita dalla provincia di Agrigento che, con lesue 2.939 accoglienze, ha un tasso di 6,54 per-sone in accoglienza ogni mille abitanti.

Fonti

I dati su province/numerocomuni e numero abitantisono stati presi dai dati ISTATaggiornati al 01/01/2014;

I dati SPRAR 2015 sonorelativi ai primi 5 mesi del2015, cioè sino al primogiugno 2015;

I dati sui CAS,CDA/CARA/CPSA sono delMinistero dell’interno al 1luglio 2015.

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

153

PESCARA46 COMUNI/322.401 ABPOSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 40

SPRAR 25CAS 228CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 253

CHIETI104 COMUNI/393.734 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 36

SPRAR 22CAS 423CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 445

L’AQUILA108 COMUNI/396.701 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 35

SPRAR 30CAS 176CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 206

TERAMO47 COMUNI / 311.103 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 150

SPRAR 150CAS 401CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 551

1,09

1,77%

ABITANTI 1.333.939

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

ABRUZZO ITALIA POSTI SPRAR 261 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

227 SPRAR 21.0561228 CAS 50.7110 CDA/CARA/CPSA 10.0081.455 TOTALE PRESENZE 81.775

1.455 PRESENZE 200 x

Abruzzo

POTENZA100 COMUNI/377.258 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 285

SPRAR 271CAS 448CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 719

MATERA31 COMUNI/20.133 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 123

SPRAR 136CAS 220CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 356

1,85

1,31%

ABITANTI 578.391

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

BASILICATA ITALIA POSTI SPRAR 408 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

407 SPRAR 21.056668 CAS 50.7110 CDA/CARA/CPSA 10.0081.075 TOTALE PRESENZE 81.775

1.075 PRESENZE 200 x

Basilicata

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CATANZARO80 COMUNI/363.979 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 349

SPRAR 310CAS 366CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 676

COSENZA155 COMUNI/719.345 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 376

SPRAR 311CAS 464CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 775

CROTONE27 COMUNI/174.068 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 365

SPRAR 472CAS 129CDA/CARA 1.305TOTALE PRESENZE 1.906

REGGIO CALABRIA97 COMUNI/559.759 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 704

SPRAR 605CAS 158CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 763

VIBO VALENZIA50 COMUNI/163.382 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 172

SPRAR 184CAS 532CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 716

2,44

5,91%

ABITANTI 1.980.533

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

CALABRIA ITALIA POSTI SPRAR 1.966 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

1.882 SPRAR 21.0561.649 CAS 50.7111.305 CDA/CARA/CPSA 10.0084.836 TOTALE PRESENZE 81.775

4.836 PRESENZE 200 x

154

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Calabria

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BENEVENTO78 COMUNI/283.763 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 92

SPRAR 104CAS 564CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 668

NAPOLI92 COMUNI/3.127.390 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 357

SPRAR 288CAS 1.700CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 1.988

CASERTA104 COMUNI/923.113 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 247

SPRAR 249CAS 760CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 1.009

SALERNO158 COMUNI/1.105.485 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 289

SPRAR 220CAS 887CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 1.107

AVELLINO118 COMUNI//430.214 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 167

SPRAR 170CAS 676CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 846

0,95

6,87%

ABITANTI 5.869.965

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

CAMPANIA ITALIA POSTI SPRAR 1.152 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

1.031 SPRAR 21.0564.587 CAS 50.7110 CDA/CARA/CPSA 10.0085.618 TOTALE PRESENZE 81.775

5.618 PRESENZE 200 x

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

155

Campania

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FERRARA24 COMUNI/355.101 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 88

SPRAR 96CAS 403CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 499

BOLOGNA56 COMUNI/1.001.170 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 198

SPRAR 207CAS 855CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 1.062

MODENA47 COMUNI/700.918 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 118

SPRAR 151CAS 436CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 587

FORLì-CESENA30 COMUNI/396.636 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 61

SPRAR 57CAS 357CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 414

PIACENZA48 COMUNI/288.483 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 21

SPRAR 23CAS 260CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 283

RAVENNA18 COMUNI/392.358 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 78

SPRAR 86CAS 372CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 458

REGGIO EMILIA45 COMUNI/534.258 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 48

SPRAR 54CAS 400CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 454

RIMINI26 COMUNI/334.254 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 56

SPRAR 68CAS 355CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 423

PARMA46 COMUNI/443.176 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 173

SPRAR 185CAS 336CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 521

1,05

5,74%

ABITANTI 4.446.354

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

EMILIA ROMAGNA ITALIA POSTI SPRAR 927 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

831 SPRAR 21.0563.774 CAS 50.7110 CDA/CARA/CPSA 10.0084.701 TOTALE PRESENZE 81.775

4.701 PRESENZE 200 x

156

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

EmiliaRomagna

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LATINA33 COMUNI/569.664 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 253

SPRAR 256CAS 380CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 636

FROSINONE91 COMUNI/497.678 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 348

SPRAR 394CAS 374CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 768

ROMA121 COMUNI/4.321.244 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 3.783

SPRAR 3.719CAS 1.763CDA/CARA 892TOTALE PRESENZE 6.324

VITERBO60 COMUNI/322.195 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 156

SPRAR 132CAS 196CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 328

RIETI73 COMUNI/159.670 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 274

SPRAR 245CAS 235CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 480

1,45

10,43%

ABITANTI 5.870.451

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

LAZIO ITALIA POSTI SPRAR 4.814 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

4.746 SPRAR 21.0562.948 CAS 50.711892 CDA/CARA/CPSA 10.0088.536 TOTALE PRESENZE 81.775

8.536 PRESENZE 200 x

PORDENONE51 COMUNI/314.644 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 84

SPRAR 112CAS 219CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 331

GORIZIA25 COMUNI/141.076 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 47

SPRAR 48CAS 196CDA/CARA 252TOTALE PRESENZE 496

UDINE135 COMUNI/537.258 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 107

SPRAR 141CAS 662CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 803

TRIESTE6 COMUNI/235.700 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 119

SPRAR 155CAS 689CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 844

2,02

3,03%

ABITANTI 1.229.363

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

FRIULI-VENEZIA GIULIA ITALIA POSTI SPRAR 456 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

357 SPRAR 21.0561.766 CAS 50.711252 CDA/CARA/CPSA 10.0082.484 TOTALE PRESENZE 81.775

2.484 PRESENZE 200 x

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

157

Friuli-VeneziaGiulia

Lazio

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IMPERIA67 COMUNI/283.813 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 4

SPRAR 5CAS 224CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 229

GENOVA67 COMUNI/868.046 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 213

SPRAR 201CAS 448CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 649

SAVONA69 COMUNI/217.703 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 87

SPRAR 80CAS 361CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 441

LA SPEZIA32 COMUNI/222.377 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 40

SPRAR 33CAS 239CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 272

0,90

1,94%

ABITANTI 1.591.939

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazional

LIGURIA ITALIA POSTI SPRAR 344 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

319 SPRAR 21.0561.272 CAS 50.7110 CDA/CARA/CPSA 10.0081.591 TOTALE PRESENZE 81.775

1.591 PRESENZE 200 x

158

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Liguria

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BRESCIA206 COMUNI/1.262.295 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 157

SPRAR 200CAS 722CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 922

BERGAMO242 COMUNI/1.107.441 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 38

SPRAR 38CAS 648CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 686

CREMONA115 COMUNI/362.141 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 60

SPRAR 69CAS 408CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 477

COMO154 COMUNI/598.810 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 632CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 632

LODI61 COMUNI/229.082 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 39

SPRAR 39CAS 201CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 240

LECCO89 COMUNI/340.814 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 25

SPRAR 32CAS 349CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 381

MILANO134 COMUNI/3.176.180 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 438

SPRAR 339CAS 2.211CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 2.550

MANTOVA69 COMUNI/415.147 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 49

SPRAR 48CAS 383CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 431

PAVIA189 COMUNI/548.326 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 56

SPRAR 54CAS 500CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 554

MONZA-BRIANZA55 COMUNI/862.648 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 476CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 476

VARESE139 COMUNI/887.997 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 86

SPRAR 84CAS 529CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 613

SONDRIO78 COMUNI/182.480 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 21

SPRAR 25CAS 280CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 305

0,82

10,10%

ABITANTI 9.973.397

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

LOMBARDIA ITALIA POSTI SPRAR 969 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

928 SPRAR 21.0567.339 CAS 50.7110 CDA/CARA/CPSA 10.0088.267 TOTALE PRESENZE 81.775

8.267 PRESENZE 200 x

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

159

Lombardia

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ISERNIA52 COMUNI/87.243 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 96

SPRAR 98CAS 275CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 373

CAMPOBASSO84 COMUNI/227.482 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 366

SPRAR 326CAS 678CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 1.004

4,38

1,68%

ABITANTI 314.000

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

MOLISE ITALIA POSTI SPRAR 462 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

424 SPRAR 20.056953 CAS 50.7110 CDA/CARA/CPSA 10.0081.377 TOTALE PRESENZE 81.775

1.377 PRESENZE 200 x

ASCOLI PICENO33 COMUNI/211.756 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 60

SPRAR 60CAS 206CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 266

ANCONA47 COMUNI/497.275 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 198

SPRAR 247CAS 455CDA/CARA 109TOTALE PRESENZE 811

MACERATA57 COMUNI/321.314 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 166

SPRAR 190CAS 383CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 573

PESARO-URBINO59 COMUNI/364.385 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 70

SPRAR 86CAS 434CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 520

FERMO40 COMUNI/176.408 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 63

SPRAR 74CAS 254CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 328

1,60

3,05%

ABITANTI 1.553.138

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

MARCHE ITALIA POSTI SPRAR 657 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

557 SPRAR 21.0561.732 CAS 50.711109 CDA/CARA/CPSA 10.0082.498 TOTALE PRESENZE 81.775

2.498 PRESENZE 200 x

160

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Marche

Molise

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ASTI118 COMUNI/219.988 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 65

SPRAR 72CAS 339CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 411

ALESSANDRIA190 COMUNI/433.996 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 121

SPRAR 131CAS 446CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 577

CUNEO250 COMUNI/592.365 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 536CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 536

BIELLA82 COMUNI/182.325 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 21

SPRAR 26CAS 205CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 231

TORINO315 COMUNI/2.297.917 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 751

SPRAR 825CAS 1.354CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 2.179

NOVARA88 COMUNI/371.686 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 410CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 410

VERCELLI86 COMUNI/177.109 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 223CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 223

VERBANO CUSEO OSSOLA77 COMUNI/161.412 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 255CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 255

1,08

5,52%

ABITANTI 4.436.798

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

PIEMONTE ITALIA POSTI SPRAR 1.054 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

958 SPRAR 21.0563.768 CAS 50.7110 CDA/CARA/CPSA 10.0084.822 TOTALE PRESENZE 81.775

4.822 PRESENZE 200 x

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

161

Piemonte

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BARLETTA-ADRIA-TRANI10 COMUNI/393.769 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 31

SPRAR 47CAS 195CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 242

BRINDISI20 COMUNI/401.652 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 126

SPRAR 192CAS 319CDA/CARA 148TOTALE PRESENZE 659

BARI41 COMUNI/1.261.964 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 381

SPRAR 536CAS 163CDA/CARA 1.440TOTALE PRESENZE 2.139

LECCE97 COMUNI/807.256 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 374

SPRAR 751CAS 308CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 1.059

TARANTO29 COMUNI/590.281 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 125

SPRAR 234CAS 606CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 840

FOGGIA61 COMUNI/635.344 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 133

SPRAR 219CAS 40CDA/CARA 642TOTALE PRESENZE 901

1,42

7,14%

ABITANTI 4.090.266

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

PUGLIA ITALIA POSTI SPRAR 1.979 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

1.952 SPRAR 20.0561.631 CAS 50.7112.230 CDA/CARA/CPSA 10.0085.840 TOTALE PRESENZE 81.775

5.840 PRESENZE 200 x

162

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Puglia

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CARBONIA-IGLESIAS23 COMUNI/128.551 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 0CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 0

CAGLIARI71 COMUNI/560.827 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 88

SPRAR 121CAS 508CARA/CPSA 230TOTALE PRESENZE 859

NUORO52 COMUNI/158.980 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 215CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 215

MEDIO CAMPIDANO28 COMUNI/100.676 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 0CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 0

OLBIA TEMPIO26 COMUNI/158.518 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 0CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 0

OGLIASTRA23 COMUNI/57.699 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 0CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 0

SASSARI66 COMUNI/335.097 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 671CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 671

ORISTANO88 COMUNI/163.511 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 190CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 190

1,16

2,36%

ABITANTI 1.663.859

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

SARDEGNA ITALIA POSTI SPRAR 121 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

88 SPRAR 21.0561.584 CAS 50.711230 CDA/CARA/CPSA 10.0081.935 TOTALE PRESENZE 81.775

1.935 PRESENZE 200 x

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

163

Sardegna

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CALTANISETTA22 COMUNI/274.731 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 413

SPRAR 356CAS 467CDA/CARA 520TOTALE PRESENZE 1.343

AGRIGENTO43 COMUNI/448.831 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 1.156

SPRAR 1.186CAS 832CPSA 921TOTALE PRESENZE 2.939

ENNA20 COMUNI/172.456 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 160

SPRAR 119CAS 328CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 447

MESSINA108 COMUNI/648.371 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 218

SPRAR 197CAS 413CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 610

CATANIA58 COMUNI/1.115.704 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 915

SPRAR 673CAS 0CDA/CARA 3.422TOTALE PRESENZE 4.095

RAGUSA12 COMUNI/318.249 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 434

SPRAR 314CAS 449CPSA 127TOTALE PRESENZE 890

PALERMO82 COMUNI/1.275.598 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 434

SPRAR 387CAS 585CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 972

TRAPANI24 COMUNI/436.150 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 635

SPRAR 623CAS 2.379CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 3.002

SIRACUSA21 COMUNI/404.847 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 545

SPRAR 450CAS 507CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 957

2,99

18,65%

ABITANTI 5.094.937

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

SICILIA ITALIA POSTI SPRAR 4.910 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

4.305 SPRAR 21.0565.960 CAS 50.7114.990 CDA/CARA/CPSA 10.00815.255 TOTALE PRESENZE 81.775

15.225 PRESENZE 200 x

164

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Sicilia

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FIRENZE42 COMUNI/1.007.252 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 137

SPRAR 138CAS 932CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 1.070

AREZZO37 COMUNI/346.661 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 55

SPRAR 54CAS 398CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 452

LIVORNO20 COMUNI/340.471 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 47

SPRAR 50CAS 447CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 497

LUCCA34 COMUNI/394.600 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 83

SPRAR 101CAS 282CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 383

GROSSETO28 COMUNI/225.098 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 218CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 218

PISA37 COMUNI/420.254 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 89

SPRAR 83CAS 330CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 413

MASSA CARRARA17 COMUNI/200.325 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 31

SPRAR 23CAS 190CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 213

PRATO7 COMUNI/253.245 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 80

SPRAR 76CAS 280CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 356

SIENA36 COMUNI/270.817 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 21

SPRAR 26CAS 346CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 372

PISTOIA22 COMUNI/291.788 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 52

SPRAR 62CAS 327CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 389

1,16

5,33%

ABITANTI 3.750.511

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

TOSCANA ITALIA POSTI SPRAR 613 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

595 SPRAR 21.0563.750 CAS 50.7110 CDA/CARA/CPSA 10.0084.363 TOTALE PRESENZE 81.775

4.363 PRESENZE 200 x

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

165

Toscana

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TRENTO216 COMUNI/536.237 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 149

SPRAR 174CAS 383CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 557

BOLZANO116 COMUNI/515.714 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 617CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 617

1,11

1,43%

ABITANTI 1.051.951

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

TRENTINO-ALTO ADIGE ITALIA POSTI SPRAR 174 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

149 SPRAR 21.0561.000 CAS 50.7110 CDA/CARA/CPSA 10.0081.174 TOTALE PRESENZE 81.775

1.174 PRESENZE 200 x

TERNI33 COMUNI/231.525 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 193

SPRAR 204CAS 220CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 424

PERUGIA59 COMUNI/665.217 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 180

SPRAR 216CAS 681CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 897

1,47

1,65%

ABITANTI 896.742

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

UMBRIA ITALIA POSTI SPRAR 420 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

373 SPRAR 21.056901 CAS 50.7110 CDA/CARA/CPSA 10.0081.321 TOTALE PRESENZE 81.775

1.321 PRESENZE 200 x

166

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Trentino-Alto Adige

Umbria

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PADOVA104 COMUNI/936.233 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 57

SPRAR 73CAS 691CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 764

BELLUNO67 COMUNI/209.430 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 258CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 258

TREVISO95 COMUNI/887.722 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 649CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 649

ROVIGO50 COMUNI/244.062 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 25

SPRAR 37CAS 304CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 341

VERONA98 COMUNI/921.717 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 55

SPRAR 64CAS 754CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 818

VENEZIA44 COMUNI/857.841 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 127

SPRAR 169CAS 744CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 913

VICENZA121 COMUNI/869.813 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 39

SPRAR 43CAS 699CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 742

0,091

5,48%

ABITANTI 4.926.818

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

VENETO ITALIA POSTI SPRAR 386 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

303 SPRAR 21.0564.099 CAS 50.7110 CDA/CARA/CPSA 10.0084.485 TOTALE PRESENZE 87.775

4.485 PRESENZE 200 x

AOSTA74 COMUNI/125.591 AB.POSTI SPRAR ORDINARIE STRAORDINARI 0

SPRAR 0CAS 102CDA/CARA/CPSA 0TOTALE PRESENZE 102

0,79

0,12%

ABITANTI 128.591

persone accolteogni 1.000 abitanti

di accoglienza rispettoad accoglienzetotali nazionali

VALLE D’AOSTA ITALIA POSTI SPRAR 0 ORDINARI E STRAORDINARI 21.449

0 SPRAR 21.056102 CAS 50.7110 CDA/CARA/CPSA 10.008102 TOTALE PRESENZE 81.775

102 PRESENZE 200 x

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

167

BASILICATA

Valle d’Aosta

Veneto

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168

2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Al fine di consentire una lettura ancor più ap-profondita, a seguito delle mappe regionali siriportano tabelle che ripropongono il confrontotra il 2014 e ai primi sei mesi del 2015 delle pre-senze di richiedenti asilo e rifugiati nelle strut-ture temporanee, nelle strutture governative enei centri dello spRaR. Dalla distribuzione pro-vinciale di presenze di migranti ospitati nellestrutture temporanee (Cas) emerge come sia nel2014 che nel 2015 il numero maggiore di pre-senze di migranti si rileva nelle città capoluogo.Il confronto tra il 2014 e il 2015 mette inoltrein evidenza la grande variabilità nella gestionedei numeri dell’accoglienza nei Cas, dovuta al-l’esigenza di dare risposte immediate alle con-tingenze legate al numero di migranti sbarcatisulle coste italiane. Considerando poi le presenze medie provincialinei Cas, nel 2014 così come nel 2015 sono leprovince della Campania a far rilevare il numeropiù alto di presenze medie: ciascuna provinciaaccoglie in media nelle strutture temporanee ilnumero più alto di richiedenti asilo (741 nella

prima e 917 nella seconda annualità). Alle pro-vince della Campania seguono quelle della Si-cilia (680 e 662). Dal confronto tra il 2014 e iprimi sei mesi del 2015, la regione che vede au-mentare in modo più consistente il numero me-dio di presenze al livello provinciale è il Venetodove le presenze medie provinciali passano da258 a 585, mentre la regione in cui si registrauna contrazione, seppur lieve, di presenze medieè la Sicilia.Analizzando invece, per ciascuna provincia, lepresenze di migranti nelle strutture temporaneee nei centri di accoglienza rapportate alla popo-lazione residente, nel complesso, al livello na-zionale, nel 2014, in tali strutture è presente unmigrante ogni 1000 residenti. Le province chemostrano il numero più elevato di presenze sonoCrotone e Trapani (rispettivamente con 12 e 7migranti accolti ogni 1000 abitanti). A questedue province seguono quelle di: Vibo Valentiae Caltanissetta (5 migranti); Agrigento, Cam-pobasso, Catania e Isernia (4 migranti). Tutteprovince del Sud. Dal confronto tra centri di ac-

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coglienza, nel loro complesso, al livello nazio-nale, i Cas fanno registrare le presenze maggioridi migranti nelle proprie strutture; in particolare,le province in cui si registrano le presenze mag-giori sono Trapani e Vibo Valentia. In entrambe,ogni 1000 abitanti ci sono poco più di quattromigranti presenti in una delle strutture Cas dellaprovincia. Mentre ce ne sono poco più di duenelle province del Molise (Campobasso e Iser-nia) e tra uno e due nelle province di: Enna, Trie-ste, Caltanissetta, Agrigento, Benevento, Gorizia,Rieti, Catanzaro, Crotone, Fermo, Avellino, Nuo-ro, Ragusa, Sassari, Savona, Siracusa, Sondrio,Taranto e Vercelli.Nel 2015, al livello nazionale si rileva un lieveaumento nel numero di presenze di richiedentiasilo e rifugiati nelle strutture temporanee (Cas),nei centri governativi e nei centri spRaR (1,3ogni 1000 residenti, contro 1,1 del 2014). Leprovince con il numero maggiore di presenzesono Crotone (11 presenze ogni 1000 residenti),Trapani e Agrigento (7). Dal confronto delle pre-senze tra il 2014 e il 2015, le province di Agri-

gento e Trieste mostrano nella seconda annualitàl’incremento complessivo maggiore, dovuto, inparticolare, alle accoglienze nel centro di Lam-pedusa per Agrigento e nelle strutture dei Casper la provincia di Trieste. Agrigento è inoltrela provincia con il numero più alto di accolti neicentri spRaR ogni 1000 abitanti (circa 3), mentreCrotone lo è per il numero di presenze nei Ca-Ra/Cpsa/CDa (7,5 ogni 1000 abitanti) e Trapaniper le presenze nei Cas (5,5), seguito da Cam-pobasso, Isernia e Vibo Valentia (3).

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Tabella 2.20

Presenze in strutturetemporanee (CAS) perprovincia. Anni 2014 e 2015 (al 30 giugno). Valori assoluti e percentuali.

Provincia 2014 2015 al 30 giugno

Presenze % su totale regionale Presenze % su totale

regionale

Chieti 174 27,3 423 34,4L'Aquila 64 10 176 14,3Pescara 149 23,4 228 18,6Teramo 250 39,2 401 32,7Abruzzo 637 100 1228 100Matera 151 33,6 220 32,9Potenza 298 66,4 448 67,1Basilicata 449 100 668 100Catanzaro 368 21,9 366 22,2Cosenza 299 17,8 464 28,1Crotone 183 10,9 129 7,8Reggio Calabria 158 9,4 158 9,6Vibo Valentia 675 40,1 532 32,3Calabria 1.683 100 1.649 100Avellino 519 14 676 14,7Benevento 414 11,2 564 12,3Caserta 691 18,6 760 16,6Napoli 1322 35,7 1.700 37,1Salerno 760 20,5 887 19,3Campania 3706 100 4.587 100Bologna 622 23,5 855 22,7Ferrara 269 10,2 403 10,7Forlì Cesena 233 8,8 357 9,5Modena 307 11,6 436 11,6Parma 215 8,1 336 8,9Piacenza 226 8,6 260 6,9Ravenna 288 10,9 372 9,9Reggio Emilia 264 10 400 10,6Rimini 219 8,3 355 9,4Emilia Romagna 2643 100 3.774 100Gorizia 200 16,9 196 11Pordenone 134 11,4 219 12,3Trieste 416 35,3 689 38,8Udine 430 36,4 662 37,3Friuli V.G 1180 100 1.766 100Frosinone 315 11,2 374 12,7Latina 300 10,7 380 12,9Rieti 221 7,9 235 8Roma 1860 66,3 1.763 59,8Viterbo 109 3,9 196 6,6Lazio 2805 100 2.948 100Genova 390 40,8 448 35,2Imperia 114 11,9 224 17,6La Spezia 183 19,1 239 18,8Savona 269 28,1 361 28,4Liguria 956 100 1.272 100Bergamo 443 10,2 648 8,8Brescia 447 10,3 722 9,8Como 394 9,1 632 8,6Cremona 263 6,1 408 5,6Lecco 238 5,5 349 4,8Lodi 131 3 201 2,7Mantova 264 6,1 383 5,2Milano 946 21,8 2.211 30,1Monza Brianza 293 6,8 476 6,5Pavia 373 8,6 500 6,8Sondrio 219 5,1 280 3,8Varese 322 7,4 529 7,2Lombardia 4333 100 7.339 100Ancona 310 24,8 455 26,3Ascoli Piceno 189 15,1 206 11,9Fermo 193 15,4 254 14,7Macerata 263 21 383 22,1Pesaro Urbino 297 23,7 434 25,1Marche 1252 100 1.732 100

Provincia 2014 2015 al 30 giugno

Presenze % su totale regionale Presenze % su totale

regionale

Campobasso 504 70,7 678 71,1Isernia 209 29,3 275 28,9Molise 713 100 953 100Alessandria 239 10,2 446 11,8Asti 185 7,9 339 9Biella 122 5,2 205 5,4Cuneo 304 13 536 14,2Novara 215 9,2 410 10,9Torino 943 40,2 1.354 35,9Verbano C. O. 145 6,2 255 6,8Vercelli 190 8,1 223 5,9Piemonte 2343 100 3.768 100Bari 180 11,5 163 10Barletta Andria Trani 163 10,4 195 12Brindisi 173 11 319 19,6Foggia 85 5,4 40 2,5Lecce 355 22,6 308 18,9Taranto 616 39,2 606 37,2Puglia 1572 100 1.631 100Cagliari 241 27 508 32,1Nuoro 209 23,4 215 13,6Oristano 115 12,9 190 12Sassari 329 36,8 671 42,4Sardegna 894 100 1.584 100Agrigento 725 13,3 832 14Caltanissetta 464 8,5 467 7,8Catania 0 0 0 0Enna 302 5,6 328 5,5Messina 444 8,2 413 6,9Palermo 715 13,1 585 9,8Ragusa 395 7,3 449 7,5Siracusa 457 8,4 507 8,5Trapani 1938 35,6 2.379 39,9Sicilia 5440 100 5.960 100Arezzo 261 13,8 398 10,6Firenze 332 17,6 932 24,9Grosseto 143 7,6 218 5,8Livorno 236 12,5 447 11,9Lucca 180 9,5 282 7,5Massa Carrara 81 4,3 190 5,1Pisa 131 6,9 330 8,8Pistoia 188 10 327 8,7Prato 122 6,5 280 7,5Siena 213 11,3 346 9,2Toscana 1887 100 3.750 100Bolzano 198 42,8 617 61,7Trento 265 57,2 383 38,3Trentino A. A. 463 100 1.000 100Perugia 482 71,7 681 75,6Terni 190 28,3 220 24,4Umbria 672 100 901 100Aosta 62 102 102Valle D'Aosta 62 102 100Belluno 174 9,6 258 6,3Padova 237 13,1 691 16,9Rovigo 168 9,3 304 7,4Treviso 229 12,7 649 15,8Venezia 270 14,9 744 18,2Verona 338 18,7 754 18,4Vicenza 393 21,7 699 17,1Veneto 1809 100 4.099 100

Totale 35.499 50.711

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

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Provincia 2014 2015 al 30 giugno

Presenzecomplessive

Presenzemedie

Presenzecomplessive

Presenzemedie

Chieti 174 423L'Aquila 64 176Pescara 149 228Teramo 250 401Abruzzo 637 160 1.228 307Matera 151 220Potenza 298 448Basilicata 449 224 668 334Catanzaro 368 366Cosenza 299 464Crotone 183 129Reggio Calabria 158 158Vibo Valentia 675 532Calabria 1.683 336 1.649 330Avellino 519 676Benevento 414 564Caserta 691 760Napoli 1.322 1.700Salerno 760 887Campania 3.706 741 4.587 917Bologna 622 855Ferrara 269 403Forlì Cesena 233 357Modena 307 436Parma 215 336Piacenza 226 260Ravenna 288 372Reggio Emilia 264 400Rimini 219 355Emilia Romagna 2.643 294 3.774 419Gorizia 200 196Pordenone 134 219Trieste 416 689Udine 430 662Friuli V.G 1.180 295 1.766 442Frosinone 315 374Latina 300 380Rieti 221 235Roma 1.860 1.763Viterbo 109 196Lazio 2.805 561 2.948 590Genova 390 448Imperia 114 224La Spezia 183 239Savona 269 361Liguria 956 239 1.272 318Bergamo 443 648Brescia 447 722Como 394 632Cremona 263 408Lecco 238 349Lodi 131 201Mantova 264 383Milano 946 2.211Monza Brianza 293 476Pavia 373 500Sondrio 219 280Varese 322 529Lombardia 4.333 361 7.339 611Ancona 310 455Ascoli Piceno 189 206Fermo 193 254Macerata 263 383Pesaro Urbino 297 434Marche 1.252 250 1.732 346

Provincia 2014 2015 al 30 giugno

Presenzecomplessive

Presenzemedie

Presenzecomplessive

Presenzemedie

Campobasso 504 678Isernia 209 275Molise 713 356 953 476Alessandria 239 446Asti 185 339Biella 122 205Cuneo 304 536Novara 215 410Torino 943 1.354Verbano C. O. 145 255Vercelli 190 223Piemonte 2.343 293 3.768 419Bari 180 163Barletta Andria Trani 163 195Brindisi 173 319Foggia 85 40Lecce 355 308Taranto 616 606Puglia 1.572 262 1.631 272Cagliari 241 508Nuoro 209 215Oristano 115 190Sassari 329 671Sardegna 894 223 1.584 396Agrigento 725 832Caltanissetta 464 467Catania 0 0Enna 302 328Messina 444 413Palermo 715 585Ragusa 395 449Siracusa 457 507Trapani 1.938 2.379Sicilia 5.440 680 5.960 662Arezzo 261 398Firenze 332 932Grosseto 143 218Livorno 236 447Lucca 180 282Massa Carrara 81 190Pisa 131 330Pistoia 188 327Prato 122 280Siena 213 346Toscana 1.887 189 3.750 375Bolzano 198 617Trento 265 383Trentino A. A. 463 231 1.000 500Perugia 482 681Terni 190 220Umbria 672 336 901 450Aosta 62 102Valle D'Aosta 62 62 102 102Belluno 174 258Padova 237 691Rovigo 168 304Treviso 229 649Venezia 270 744Verona 338 754Vicenza 393 699Veneto 1.809 258 4.099 585

Totale 35.499 50.711

Tabella 2.21

CAS - Presenze medieprovinciali. Anni 2014 e 2015 (al 30 giugno). Valori assoluti.

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

Provincia CAS CARA/CPSA/CDA

SPRAR Totale

Presenzeogni 1000abitanti

Presenzeogni 1000abitanti

Presenzeogni 1000abitanti

Agrigento 1,6 - 2,7 4,3

Alessandria 0,6 - 0,3 0,9

Ancona 0,6 0,2 0,6 1,4

Arezzo 0,8 - 0,2 0,9

Ascoli Piceno 0,9 - 0,3 1,2

Asti 0,8 - 0,3 1,2

Avellino 1,2 - 0,5 1,7

Bari 0,1 1,3 0,5 1,9

Barletta Andria Trani 0,4 - 0,1 0,6

Belluno 0,8 - 0 0,8

Benevento 1,5 - 0,6 2,0

Bergamo 0,4 - 0 0,4

Biella 0,7 - 0,2 0,8

Bologna 0,6 - 0,2 0,8

Bolzano 0,4 - 0 0,4

Brescia 0,4 - 0,2 0,5

Brindisi 0,4 0,3 0,5 1,3

Cagliari 0,4 0,5 0,2 1,2

Caltanissetta 1,7 1,7 1,4 4,9

Campobasso 2,2 - 1,4 3,6

Caserta 0,7 - 0,3 1,0

Catania 0 3,1 0,7 3,8

Catanzaro 1,0 - 0,9 1,9

Chieti 0,4 - 0,1 0,5

Como 0,7 - 0 0,7

Cosenza 0,4 - 0,5 0,9

Cremona 0,7 - 0,2 0,9

Crotone 1,0 7,1 3,5 11,6

Cuneo 0,5 - 0 0,5

Enna 1,8 - 0,7 2,5

Fermo 1,1 - 0,5 1,6

Ferrara 0,8 - 0,3 1,1

Firenze 0,3 - 0,2 0,5

Foggia 0,1 1,1 0,4 1,6

Forlì Cesena 0,6 - 0,2 0,8

Frosinone 0,6 - 0,8 1,4

Genova 0,5 - 0,3 0,8

Gorizia 1,4 1,4 0,4 3,3

Grosseto 0,6 - 0 0,6

Imperia 0,5 - 0 0,5

Isernia 2,4 - 1,2 3,6

La Spezia 0,8 - 0,2 1,0

L'Aquila 0,2 - 0,1 0,3

Latina 0,5 - 0,5 1,0

Lecce 0,4 - 0,9 1,3

Lecco 0,7 - 0,1 0,8

Livorno 0,7 - 0,2 0,9

Lodi 0,6 - 0,2 0,8

Lucca 0,5 - 0,3 0,7

Macerata 0,8 - 0,8 1,6

Mantova 0,6 - 0,1 0,8

Massa Carrara 0,4 - 0,1 0,6

Provincia CAS CARA/CPSA/CDA

SPRAR Totale

Presenzeogni 1000abitanti

Presenzeogni 1000abitanti

Presenzeogni 1000abitanti

Matera 0,8 - 0,6 1,4

Messina 0,7 - 0,3 1,0

Milano 0,3 - 0,1 0,4

Modena 0,4 - 0,2 0,7

Monza Brianza 0,3 - 0 0,3

Napoli 0,4 - 0,1 0,5

Novara 0,6 - 0 0,6

Nuoro 1,3 - 0 1,3

Oristano 0,7 - 0 0,7

Padova 0,3 - 0,1 0,3

Palermo 0,6 - 0,3 0,8

Parma 0,5 - 0,4 0,9

Pavia 0,7 - 0,1 0,8

Perugia 0,7 - 0,3 1,0

Pesaro Urbino 0,8 - 0,3 1,1

Pescara 0,5 - 0,1 0,5

Piacenza 0,8 - 0,1 0,9

Pisa 0,3 - 0,2 0,5

Pistoia 0,6 - 0,2 0,9

Pordenone 0,4 - 0,4 0,8

Potenza 0,8 - 0,7 1,5

Prato 0,5 - 0,4 0,9

Ragusa 1,2 0,7 1,2 3,1

Ravenna 0,7 - 0,3 1,0

Reggio Calabria 0,3 - 1,1 1,4

Reggio Emilia 0,5 - 0,1 0,6

Rieti 1,4 - 1,8 3,2

Rimini 0,7 - 0,3 0,9

Roma 0,4 0,2 1,0 1,6

Rovigo 0,7 - 0,2 0,9

Salerno 0,7 - 0,4 1,0

Sassari 1,0 - 0 1,0

Savona 1,0 - 0,3 1,3

Siena 0,8 - 0,1 0,9

Siracusa 1,1 - 1,0 2,1

Sondrio 1,2 - 0,2 1,4

Taranto 1,0 - 0,4 1,5

Teramo 0,8 - 0,6 1,4

Terni 0,8 - 0,9 1,7

Torino 0,4 - 0,5 0,9

Trapani 4,4 0,6 1,9 7,0

Trento 0,5 - 0,4 0,9

Treviso 0,3 - 0 0,3

Trieste 1,8 - 0,6 2,4

Udine 0,8 - 0,3 1,1

Varese 0,4 - 0,1 0,5

Venezia 0,3 - 0,2 0,5

Verbano Cusio Ossola 0,9 - 0 0,9

Vercelli 1,1 - 0 1,1

Verona 0,4 - 0,1 0,5

Vibo Valentia 4,1 - 0,8 4,9

Vicenza 0,5 - 0,1 0,5

Viterbo 0,3 - 0,5 0,8

Totale 0,6 0,2 0,4 1,1

Tabella 2.22

Presenze dei richiedentiasilo e rifugiati nellestrutture temporanee, neicentri governativi e neicentri SPRAR ogni 1000abitanti. Distribuzioneprovinciale. Anno 2014.

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2. la pRotezioNe iNteRNazioNale iN italia

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Provincia CAS CARA/CPSA/CDA

SPRAR Totale

Presenzeogni 1000abitanti

Presenzeogni 1000abitanti

Presenzeogni 1000abitanti

Agrigento 1,9 2,1 2,6 6,6

Alessandria 1,0 - 0,3 1,3

Ancona 1,0 0,2 0,5 1,7

Aosta 0,8 - 0,8

Arezzo 1,1 - 0,2 1,3

Ascoli Piceno 1,0 - 0,3 1,3

Asti 1,5 - 0,3 1,9

Avellino 1,6 - 0,4 2,0

Bari 0,1 1,1 0,4 1,7

Barletta-Andria-Trani 0,5 - 0,1 0,6

Belluno 1,2 - 1,2

Benevento 2,0 - 0,4 2,4

Bergamo 0,6 - 0,6

Biella 1,1 - 0,1 1,3

Bologna 0,9 - 0,2 1,1

Bolzano 1,2 - 1,2

Brescia 0,6 - 0,2 0,7

Brindisi 0,8 0,4 0,5 1,6

Cagliari 0,9 0,4 0,2 1,5

Caltanissetta 1,7 1,9 1,3 4,9

Campobasso 3,0 - 1,4 4,4

Carbonia-Iglesias - - - -

Caserta 0,8 - 0,3 1,1

Catania 0,0 3,1 0,6 3,7

Catanzaro 1,0 - 0,9 1,9

Chieti 1,1 - 0,1 1,1

Como 1,1 - 1,1

Cosenza 0,6 - 0,4 1,1

Cremona 1,1 - 0,2 1,3

Crotone 0,7 7,5 2,7 10,9

Cuneo 0,9 - 0,9

Enna 1,9 - 0,7 2,6

Fermo 1,4 - 0,4 1,9

Ferrara 1,1 - 0,3 1,4

Firenze 0,9 - 0,1 1,1

Foggia 0,1 1,0 0,3 1,4

Forlì-Cesena 0,9 - 0,1 1,0

Frosinone 0,8 - 0,8 1,5

Genova 0,5 0,2 0,8

Gorizia 1,4 1,8 0,3 3,5

Grosseto 1,0 - 1,0

Imperia 1,0 - 1,1

Isernia 3,2 1,1 4,3

La Spezia 1,1 0,1 1,2

L'Aquila 0,6 - 0,1 0,7

Latina 0,7 0,4 1,1

Lecce 0,4 0,9 1,3

Lecco 1,0 0,1 1,1

Livorno 1,3 0,1 1,5

Lodi 0,9 0,2 1,0

Lucca 0,7 0,3 1,0

Macerata 1,2 0,6 1,8

Mantova 0,9 0,1 1,0

Massa-Carrara 1,0 0,1 1,1

Matera 1,1 0,7 1,8

Tabella 2.23

Presenze dei richiedentiasilo e rifugiati nellestrutture temporanee, neicentri governativi e neicentri SPRAR ogni 1000abitanti. Distribuzioneprovinciale. Anno 2015 (al 30 giugno).

Provincia CAS CARA/CPSA/CDA

SPRAR Totale

Presenzeogni 1000abitanti

Presenzeogni 1000abitanti

Presenzeogni 1000abitanti

Medio Campidano 0,0 - 0,0

Messina 0,6 0,3 0,9

Milano 0,7 0,1 0,8

Modena 0,6 0,2 0,8

Monza e della Brianza 0,6 - 0,6

Napoli 0,5 0,1 0,6

Novara 1,1 - 1,1

Nuoro 1,4 - 1,4

Ogliastra - - -

Olbia-Tempio - - - -

Oristano 1,2 1,2

Padova 0,7 0,1 0,8

Palermo 0,5 0,3 0,8

Parma 0,8 0,4 1,2

Pavia 0,9 0,1 1,0

Perugia 1,0 0,3 1,4

Pesaro e Urbino 1,2 0,2 1,4

Pescara 0,7 0,1 0,8

Piacenza 0,9 0,1 1,0

Pisa 0,8 0,2 1,0

Pistoia 1,1 0,2 1,3

Pordenone 0,7 0,4 1,1

Potenza 1,2 0,7 1,9

Prato 1,1 0,3 1,4

Ragusa 1,4 0,4 1,0 2,8

Ravenna 0,9 0,2 1,2

Reggio di Calabria 0,3 1,1 1,4

Reggio nell'Emilia 0,8 0,1 0,9

Rieti 1,5 1,5 3,0

Rimini 1,1 0,2 1,3

Roma 0,4 0,2 0,9 1,5

Rovigo 1,3 0,2 1,4

Salerno 0,8 0,2 1,0

Sassari 2,0 2,0

Savona 1,3 0,3 1,6

Siena 1,3 0,1 1,4

Siracusa 1,3 1,1 2,4

Sondrio 1,5 0,1 1,7

Taranto 1,0 0,4 1,4

Teramo 1,3 0,5 1,8

Terni 1,0 0,9 1,8

Torino 0,6 0,4 1,0

Trapani 5,5 1,4 6,9

Trento 0,7 0,3 1,0

Treviso 0,7 0,7

Trieste 2,9 0,7 3,6

Udine 1,2 0,3 1,5

Varese 0,6 0,1 0,7

Venezia 0,9 0,2 1,1

Verbano-Cusio-Ossola 1,6 1,6

Vercelli 1,3 1,3

Verona 0,8 0,1 0,9

Vibo Valentia 3,3 1,1 4,4

Vicenza 0,8 0,9

Viterbo 0,6 0,4 1,0

Totale 0,8 0,2 0,3 1,3

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

175

I migranti forzati nel mondo1

Capitolo 3 /

3

1 A cura di UNHCR in collaborazione con Cittalia.

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176

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

I migranti forzati nel mondo

13,9 milioni I nuovi migranti forzati nel 2014 a causa diconflitti o persecuzioni 11 milioni sono sfollatiall’interno del loro stessopaese. 2,9 milioni sono nuovirifugiati.

42.500 Persone al giornocostrette a lasciare le proprie case a causa diconflitti e persecuzioni. Il numero è aumentatodi quattro volte negli ultimi quattro anni.

Principali paesi d’asilo 1. Turchia 1,59 milioni2. Pakistan 1,51 milioni3. Libano 1,15 milioni4. Repubblica islamica dell’Iran 982.0005. Etiopia 659.5006. Giordania 654.100

10 milioni Gli apolidi nel 2014

59,5 Milioni di migrantiforzati al mondo

5,9 milionidi rifugiati sotto il mandatodell'UNHCR (42%) risiedevano inpaesi con un PIL pro capiteinferiore ai 5.000 dollari USA.

19,5 milioni di rifugiati14,4 milioni sotto il

mandatodell’UNHCR

5,1 milioni di rifugiatipalestinesiregistratidall’UNRWA

38,2 milioni di sfollatiinterni2

1,8 milioni dirichiedenti asilo

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

177

l’ 86% dei rifugiati di tutto ilmondo è ospitato inRegioni in via disviluppo

Il 53%dei rifugiati di tutto il mondo proviene da:

Repubblica araba siriana3,88 milioniAfghanistan2,59 milionie Somalia1,11 milioni

126.800 Rifugiati ritornatial loro paesed’orgine nel 2014

51% Dei rifugiati nel2014 erano minori

34.300 nel 2014domande d’asilo di minori nonaccompagnati presentate in 82 paesi,principalmente afghani,eritrei, siriani e somali.

232/1000 Il Libano ospita il più elevatonumero di rifugiati in rapportoalla popolazione nazionale,con 232 rifugiati ogni 1000abitanti.

1,7 milioninel 2014 le domande di asilo

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178

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

il numero complessivo dei rifugiati e degli sfollatiinterni assistiti dall’UNHCR nel 2014 è aumentatodi 11,0 milioni di persone, raggiungendo alla fi-ne dell’anno il livello record di 46,7 milioni dipersone.A essere sconcertante non è solo la scala dellemigrazioni forzate a livello globale, ma anchela sua rapida accelerazione negli ultimi anni.Per la maggior parte degli ultimi dieci anni, idati relativi alle migrazioni forzate variavanotra i 38 e i 43 milioni di persone ogni anno. Dal2011, però, quando si è raggiunto il livello di42,5 milioni, questi numeri sono cresciuti finoagli attuali 59,5 milioni – con un incrementodel 40 per cento in un arco di tempo di soli treanni.Tale crescita pone serie difficoltà alla ricerca dirisposte adeguate a queste crisi, che comportanosempre più migrazioni forzate multiple di singoliindividui o movimenti secondari in cerca di si-curezza.Quasi la metà di questi arrivi proveniva dallaRepubblica Araba Siriana e dall’Eritrea. Secondole informazioni in possesso dell’UNHCR, sareb-bero oltre 3.500 le donne, gli uomini e i bambiniche hanno perso la vita o che risultano dispersinel Mar Mediterraneo durante l’anno, dato chedimostra chiaramente quanto questa situazionesia diventata pericolosa e imprevedibile.Le persone che hanno cercato rifugio all’estero,soprattutto in paesi limitrofi a quello di origine,sono stati 2,9 milioni, mentre gli sfollati all’in-terno dei confini dei propri paesi sono stati 11

Il 2014 è stato caratterizzato da una crescitadrammatica e continua di esodi di massa provo-cati da guerre e conflitti, tanto da toccare ancorauna volta livelli senza precedenti nella storia re-cente. Un anno fa, l’UNHCR aveva annunciatoche il numero di migranti forzati a livello globaleaveva raggiunto quota 51,2 milioni, un livellomai visto in precedenza nel periodo successivoalla seconda guerra mondiale. Dodici mesi piùtardi, questa cifra è cresciuta fino all’incredibiledato di 59,5 milioni,2 pari all’incirca alla popo-lazione dell’Italia o del Regno Unito. Persecu-zioni, conflitti, violenza generalizzata e viola-zioni dei diritti umani hanno prodotto una ‘na-zione di migranti forzati’ tanto che, se si trattassedavvero di un paese, sarebbe il ventiquattresimoal mondo per numero di abitanti.3

Nel corso di quest’anno di crisi vorticosa, conmilioni di persone già costrette a fuggire dalleproprie case e migliaia tra di esse che hanno per-so la vita nel tentativo di trovare sicurezza, il si-stema umanitario globale è stato gravementeposto sotto pressione. Nuove crisi sono scoppiatein Medio Oriente e Africa, aggravate dalla pro-secuzione di conflitti irrisolti in Afghanistan,Repubblica Democratica del Congo, Somalia ealtrove. Oltre alla crisi in corso nella RepubblicaAraba Siriana, nuovi conflitti nella RepubblicaCentrafricana, Sudan meridionale, l’Ucraina, el’Iraq, tra gli altri, hanno causato sofferenze emassicci spostamenti forzati. Di conseguenza,

3.1.1 Introduzione

Figura 3.1

Migrazioni forzate nel XXIsecolo 2000-2014 (fine dell’anno). Valori in milioni.

60

50

40

30

20

10

0

2000 2002 2004 2006 2010 2012 20142008

Rifugiati e richiedenti asilo

Nuovi migranti forzati nel corso dell’anno *

Sfollati interni

* Sfollati interni e migranti forzati internazionali. Dati disponibili dal 2003.

2 Tra questi, 19,5 milioni dirifugiati: 14,4 milioni sot-to il mandato dell’UNHCRe 5,1 milioni di profughipalestinesi registrati pres-so l’Ente soccorso e lavoridelle Nazioni Unite per iprofughi palestinesi nelVicino Oriente (UNRWA).La cifra globale compren-de anche 38,2 milioni disfollati interni (fonte:IDMC) e vicino a 1,8 mi-lioni di persone le cui do-mande di asilo non erastata ancora pronunciataentro la fine del periododi riferimento.

3 Fonte per le popolazioninazionali: Nazioni Unite,Divisione Popolazione,World Population Pro-spects: The 2012 Revi-sion, New York, 2013. Aifini di questo confronto,la popolazione media va-riante di fertilità del 2014è stata presa in conside-razione.

3.1 I migranti forzati nel mondo

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

179

.

.

Etiopia

Turchia

Libano

Pakistan

Repubblica islamica dell’Iran

.

.

RepubblicaDemocratica

del Congo

Colombia

Iraq

Repubblica araba siriana

Sudan

.

5,000,000

1,000,000

100,000

Figura 3.2

Rifugiati, comprese lepersone in condizioniparagonabili a quelle dei rifugiati Sono indicati i primi 5 paesi

Figura 3.4

Sfollati interniprotetti/assistitidall’UNHCR, comprese lepersone in condizioniparagonabili a quelledegli sfollati interniSono indicati i primi 5 paesi

.

.

Sudafrica

Svezia

Germania

TurchiaStati Uniti

.

.

5,000,000

1,000,000

100,000

Figura 3.3

Richiedenti asilo (casi pendenti)Sono indicati i primi 5 paesi

Popolazioni di competenza dell’UNHCR per categoria. Fine del 2014

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180

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

.

.

Repubblica Dominicana

Lettonia

Myanmar

Thailandia

Costa d’Avorio

.

.

Malaysia

Afghanistan

RepubblicaDemocratica

del Congo

Uganda

RepubblicaUnita di Tanzania

.

.

Mali

RepubblicaCentrafricana

RepubblicaDemocratica

del Congo

Sud Sudan

Filippine

.

5,000,000

1,000,000

100,000

.

.

5,000,000

1,000,000

100,000

Figura 3.6

Persone apolidi sotto ilmandato dell’UNHCRSono indicati i primi 5 paesi

Figura 3.7

Altre persone dicompetenza dell’UNHCRSono indicati i primi 5 paesi

.

5,000,000

1,000,000

100,000

Figura 3.5

Rifugiati ritornati, sfollatiinterni ritornatiSono indicati i primi 5 paesi

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

181

.

.

milioni.4 A questi si aggiunge il numero recorddi quasi 1,7 milioni di persone che hanno pre-sentato domanda di asilo su base individuale du-rante il 2014. I conflitti e le persecuzioni hannopertanto costretto una media di 42.500 personeal giorno a lasciare le proprie case nel corso del2014, a fronte delle 32.200 di un anno prima.Un dato che corrisponde a un aumento di quattrovolte superiore rispetto al 2010 (10.900).La guerra nella Repubblica Araba Siriana, en-trata nel suo quarto anno nel 2014, è stata unadelle cause principali di questo incremento a li-vello globale. Con almeno 7,6 milioni di sirianisfollati all’interno della propria patria a fine an-no, la dimensione globale delle migrazioni for-zate è stata pesantemente influenzata dalla si-tuazione di questo paese. A livello globale, è si-riano uno su cinque dei migranti forzati in tuttoil mondo. Durante il 2014 il paese è anche di-ventato il più grande paese di origine di rifugiati,superando l’Afghanistan, che ha tenuto la vettadella classifica per più di 30 anni. Il costantepeggioramento della crisi nella Repubblica Ara-ba Siriana ha portato la Turchia a diventare ilpiù grande paese di asilo al mondo, una posi-zione che era stata occupata dal Pakistan perpiù di un decennio.Sebbene nel 2014 alcune novità avvenute in Afri-ca abbiano gettato una luce nuova sulle prospet-tive di alcuni rifugiati, il raggiungimento di so-luzioni durevoli rimane un sogno lontano perla stragrande maggioranza di essi. A livello glo-bale, nel corso dell’anno sono stati solo 126.800i rifugiati in grado di tornare al proprio paesed’origine, il livello annuale più basso degli ultimi

trent’anni. Per contro, nel 2014 l’UNHCR ha pro-posto per il reinsediamento 103.800 rifugiati,circa 10.000 in più rispetto al 2013. Tuttavia, afine anno il numero di rifugiati considerati in si-tuazioni protratte5 è stato di 6,4 milioni.Oggi, più della metà dei rifugiati nel mondo sonominori, una cifra che è aumentata costantemen-te. Anche il numero di minori non accompagnatio separati che hanno presentato una domandad’asilo durante l’anno ha continuato ad aumen-tare, superando la cifra di 34.000 per la primavolta da quando l’UNHCR ha iniziato a raccoglieresistematicamente tali informazioni nel 2006.Negli anni precedenti, questa cifra aveva maisuperato le 25.000 unità.Nel mese di novembre 2014, l’UNHCR ha lanciatouna campagna globale per porre fine all’apolidiaentro dieci anni, facendo affidamento sullo slan-cio suscitato da una più spiccata consapevolezzapubblica del problema e da una maggiore dispo-nibilità da parte degli Stati di far fronte al pro-blema. Si è trattato solamente del primo passodi quello che sarà uno sforzo costante che porteràa lavorare a stretto contatto con i governi e la so-cietà civile per realizzare le modifiche legislativenecessarie per prevenire nuovi casi di apolidia eper risolvere le situazioni esistenti entro il 2024.Nonostante i progressi degli ultimi anni, la rac-colta di statistiche affidabili sulla popolazionedi apolidi rimane problematica. L’UNHCR stimache a livello globale gli apolidi nel 2014 fosseroalmeno 10 milioni, ma le statistiche incluse inquesto rapporto riguardano solo circa 3,5 milionidi persone che sono state ufficialmente segnalateall’UNHCR.6

4 Fonte: IDMC.5 Vengono definite come si-

tuazioni protratte quellesituazioni in cui 25.000 opiù rifugiati della stessanazionalità si trovano inesilio da cinque o più anniin un determinato paesedi asilo.

6 Rifugiati, richiedenti asiloe sfollati interni che sonoanche apolidi non sono ri-compresi in questo dato,ma sono inclusi nei datirelativi al gruppo corri-spondente (rifugiati, ri-chiedenti asilo e sfollatiinterni).

S.H

Uq

om

i

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182

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

A fine del 2014 si stimava un numero globaledi 14,4 milioni rifugiati sotto il mandato del-l’UNHCR, comprese le persone in condizioni similia quelle dei rifugiati,7 circa 2,7 milioni in più ri-spetto alla fine del 2013 (+ 23%). Si tratta dellivello più alto dal 1995, quando a fine anno sistimava un numero di 14,9 milioni di personerifugiate. La serie storica di dati relativi ai rifu-giati indica che un tale incremento annuale nettosia quasi senza precedenti nella vita dell’UNHCR.Solo nel 1980 e nel 1990 gli incrementi netti so-no stati superiori ai 2 milioni di rifugiati regi-strati durante l’anno (rispettivamente +2,2 e+2,7 milioni).Nel corso dell’anno sono stati circa 1,55 milionii rifugiati siriani registrati per la prima volta eche hanno ottenuto protezione temporanea, so-prattutto nei paesi limitrofi, mentre altri 96.100hanno ricevuto la protezione internazionale subase individuale. Il conflitto armato, le violazionidei diritti umani e le violenze hanno anche col-pito pesantemente l’Africa sub-sahariana, dovecentinaia di migliaia di persone sono fuggite dalloro paese nel corso del 2014, in particolare dalSud Sudan, dalla Repubblica Centrafricana,dall’Eritrea, dalla Repubblica Democratica delCongo e dalla Somalia. Sono state 283.500 lepersone fuggite dagli episodi di violenza in Pa-kistan e rifugiatesi in Afghanistan, e lo stessovale per centinaia di migliaia di ucraini che sonofuggiti nella Federazione Russa e in altri paesieuropei. Ulteriori incrementi delle cifre relativeai rifugiati a livello globale sono il risultato direvisioni nelle stime dei rifugiati nella Repub-blica islamica dell’Iran, come verrà spiegato piùavanti. Il numero dei rifugiati si è invece ridottograzie al ritorno in patria di 126.800 rifugiati,principalmente nella Repubblica Democraticadel Congo, in Mali, in Afghanistan e in Angola.La tabella 1 mostra che 3,8 milioni di rifugiati,ovvero circa un quarto (27%) del totale mon-diale, risiedevano nella regione che l’UNHCR de-nomina Asia e Pacifico. Tra di essi, si contavanoquasi 2,5 milioni di afghani (64%) accolti in Pa-kistan e nella Repubblica islamica dell’Iran.L’Africa sub-sahariana ha ospitato 3,7 milioni dirifugiati (26%), provenienti soprattutto dallaSomalia (753.000), dal Sudan (627.000), dalSud Sudan (615.300), dalla Repubblica Demo-cratica del Congo (487.800), dalla RepubblicaCentrafricana ( 410.400) e dall’Eritrea (239.600).L’Europa ha ospitato circa 3,1 milioni di rifugiati(22%), provenienti in particolare dalla Repub-blica Araba Siriana (1,7 milioni), dall’Ucraina(234.600) e dall’Iraq (132.200), con la Turchiada sola ne ospita 1,6 milioni (51%). La regionedel Medio Oriente e del Nord Africa ha ospitato

circa 3 milioni (21%) dei rifugiati di tutto il mon-do, provenienti soprattutto dalla RepubblicaAraba Siriana (2,2 milioni). Infine, con 769.000rifugiati, la regione delle Americhe ha ospitatola quota più bassa (5%) dei rifugiati a livello glo-bale, con i colombiani (357.900) che continuanoa costituire la percentuale più elevata.8

La crisi siriana ha continuato ad avere un grandeimpatto sulle cifre relative alla presenza di rifu-giati nella regione del Medio Oriente e del NordAfrica. Il conflitto in corso nel paese ha portatoil numero di rifugiati siriani in Egitto, Iraq, Gior-dania, Libano e in altri paesi della regione a rag-giungere quasi quota 2,2 milioni alla fine del-l’anno. Questo dato va confrontato con gli 1,8milioni all’inizio del 2014.Con 1 milione di nuovi rifugiati siriani registratiin Turchia nel corso del 2014, la popolazionedei rifugiati in Europa è aumentata bruscamentea 3,1 milioni. Altri 79.700 richiedenti asilo sirianihanno ricevuto il riconoscimento della protezio-ne internazionale, su base individuale, in altripaesi europei. Parallelamente, tra i principalifattori che hanno provocato nuove migrazioniforzate va citato il primo conflitto armato su lar-ga scala sul suolo europeo dopo la fine delleguerre balcaniche. I combattimenti nella parteorientale dell’Ucraina hanno portato il numerototale di rifugiati nella Federazione Russa a rag-giungere la cifra di 231.800 alla fine dell’anno,con una crescita netta rispetto al dato di 3.400persone solo un anno prima. Gli ucraini rappre-sentano il 98% di tutti i rifugiati presenti nellaFederazione Russa.Nell’Africa sub-sahariana, il numero dei rifugiatiè aumentato per il quinto anno consecutivo, at-testandosi alla fine dell’anno a 3,7 milioni, circa759.000 in più rispetto all’anno precedente. Lecrisi multiple che negli ultimi anni hanno pro-dotto rifugiati in tutta l’Africa sub-sahariana han-no portato il numero dei rifugiati al livello piùalto tra quelli osservati dal 1996, quando più di4,1 milioni di persone hanno beneficiato dellostatus di rifugiato nella regione.L’esplosione di violenza in Sud Sudan ha spintoall’esodo interno 1,5 milioni di persone e indotto

3.1.2 Rifugiati

7 Tre quarti delle 694.500persone in condizioni si-mili a quelle dei rifugiatierano collocate in Bangla-desh, nella Repubblicabolivariana del Venezue-la, in Ecuador e in Thai-landia.

8 Questa cifra comprende257.100 colombiani pre-senti in Ecuador, nella Re-pubblica bolivariana delVenezuela, in Costa Ricae a Panama considerati incondizioni simili a quelledei rifugiati.

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

183

mezzo milione di persone a varcare un confineinternazionale per raggiungere i paesi circostantitra cui Etiopia (188.500), Uganda (128.400),Sudan (115.500) e Kenya (67.000). Allo stessomodo, la ripresa dei combattimenti nella Repub-blica Democratica del Congo ha provocato 1 mi-lione di nuovi sfollati interni, oltre che la fugadi migliaia di congolesi in Uganda (13.300), Bu-rundi (7.500) e Kenya (6.000)9. La RepubblicaCentrafricana è rimasto un altro punto caldo du-rante l’anno, con la migrazione forzata di160.300 persone, soprattutto in Camerun(116.600), Repubblica Democratica del Congo(19.500), Ciad (14.200) e Repubblica del Congo(11.300). È continuato l’afflusso di rifugiati eri-trei in Etiopia, con circa 40.000 persone ricono-sciute come rifugiati nel corso dell’anno, quasiil doppio rispetto all’anno precedente (21.400).Ciò ha portato a quota 123.800 il numero di ri-fugiati eritrei presenti nel paese alla fine dell’an-no. Come osservato negli anni precedenti, la vio-lenza protratta e la siccità in Somalia meridio-nale e centrale hanno continuato a costringerele persone a fuggire da quelle zone. Nel 2014,35.900 somali sono stati riconosciuti come ri-fugiati, soprattutto in Kenya (11.500), Etiopia

(6.300) e Yemen (17.600).Nelle Americhe, la popolazione dei rifugiati èdiminuita di circa il 5%, arrivando a 769.000unità. Questo calo è principalmente il risultatodi una revisione che ha portato da 200.000 a168.500 il numero di colombiani in condizionisimili a quelle dei rifugiati, revisione avvenutanella Repubblica Bolivariana del Venezuela invista di una campagna di sensibilizzazione con-giunta condotta dall’UNHCR e dalla CommissioneNazionale per i Rifugiati nel 2014.Nel complesso, gli Stati Uniti d’America hannoospitato un terzo dei rifugiati in questa regione,ovvero 267.200 persone secondo le stime del-l’UNHCR.10 Oltre la Repubblica bolivariana delVenezuela, con 173.600 rifugiati a fine anno,l’Ecuador è stato l’altro grande paese che ospitarifugiati nella regione, con una stima di 122.200rifugiati11. Nella regione Asia e Pacifico, allafine del 2014, considerando anche gli individuiin una condizioni simile a quella dei rifugiati, sistimava un numero totale pari a oltre 3,8 milionidi rifugiati, con un incremento netto di circa300.000 persone. Questa crescita si spiega inparte con il fatto che il governo della Repubblicaislamica dell’Iran ha rivisto al rialzo la stima del

Inizio 2014 Fine 2014 Differenza (totale)

Regioni definite dall’UNHCR Rifugiati Persone incondizioni

simili a quelledei rifugiati

Totale rifugiati

Rifugiati Persone incondizioni

simili a quelledei rifugiati

Totale rifugiati

Valoreassoluto

Valorepercentuale

Africa centrale e Grandi Laghi 508.600 7.400 516.000 625.000 37.600 662.600 146.600 28,4%

Africa orientale e Corno d’Africa 2.003.400 35.500 2.038.900 2.568.000 33.400 2.601.400 562.500 27,6%

Africa meridionale 134.500 - 134.500 174.700 - 174.700 40.200 29,9%

Africa occidentale 242.300 - 242.300 252.000 - 252.000 9.700 4,0%

Totale Africa* 2.888.800 42.900 2.931.700 3.619.700 71.000 3.690.700 759.000 25,9%

Americhe 514.700 291.200 805.900 509.300 259.700 769.000 -36.900 -4,6%

Asia e Pacifico 3.267.500 279.500 3.547.000 3.568.500 280.100 3.848.600 301.600 8,5%

Europa 1.771.100 11.400 1.782.500 3.089.400 18.200 3.107.600 1.325.100 74,3%

Medio Oriente e Nord Africa 2.556.600 74.000 2.630.600 2.898.500 65.400 2.963.900 333.300 12,7%

Totale 10.998.700 699.000 11.697.700 13.685.400 694.400 14.379.800 2.682.100 22,9%

9 Circa 13.300 congolesiarrivati in Uganda hannoricevuto lo status di rifu-giato prima facie, mentre13.700 hanno chiesto asi-lo su base individuale. Icittadini congolesi giuntiin Burundi e in Kenyahanno intrapreso unaprocedura individuale dideterminazione dello sta-tus di rifugiato.

10 In assenza di statisticheufficiali relative ai rifugia-ti, l’UNHCR si trova a doverstimare il numero di rifu-giati presenti in moltipaesi industrializzati. Lastima dei rifugiati per gliStati Uniti d’America è at-tualmente in fase di revi-sione, e ciò potrà portaread un adeguamento neiprossimi rapporti.

11 La cifra relativa all’Ecua-dor comprende 68.300colombiani che si trovanoin condizioni simili aquelle dei rifugiati. Tuttii dati dell’Ecuador si rife-riscono alla fine del 2013,in assenza di statisticheaggiornate.

Tabella 3.1

Rifugiati nelle regionidefinite dall’UNHCR. Anno 2014.

* Escluso Nord Africa

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

numero di rifugiati afghani nel paese da 814.000a 950.000, mentre sono 283.500 le persone chedal Pakistan hanno attraversato il confine perraggiungere le aree tribali nelle province afghanedi Khost e Paktika a causa di operazioni militariin corso in Pakistan nel Waziristan del Nord.D’altra parte i dati relativi ai rifugiati si sono ri-dotti a seguito del mancato rinnovo di 135.700documenti che dimostravano la registrazionedei rifugiati afghani in Pakistan. Inoltre, un ul-teriore calo di questi numeri è da imputarsi alrimpatrio volontario di 17.500 rifugiati afghanidal Pakistan e dalla Repubblica islamica del-l’Iran, così come alle partenze per il reinsedia-mento di oltre 30.800 rifugiati provenienti daMalesia, Nepal, e Thailandia, avvenuto con ibuoni uffici dell’UNHCR.Il 2014 è stato caratterizzato da un cambio diequilibrio dei due principali paesi di asilo e diorigine dei rifugiati, provocato da una combi-nazione della crisi siriana e delle migrazioni for-zate su larga scala in alcune parti dell’Africa. LaTurchia è diventata il paese che ospita il maggionumero di rifugiati nel 2014, andando a sosti-tuirsi al Pakistan, che ha occupato la vetta dellaclassifica per più di dieci anni. Il fattore che de-termina l’ordine dei quattro principali paesi diasilo dei rifugiati del mondo è la relativamenterecente crisi siriana, insieme con l’Afghanistan,che – per quanto riguarda i rifugiati – risulta es-sere la più imponente situazione protratta almondo. Complessivamente, Turchia, Pakistan,Libano e la Repubblica islamica dell’Iran hannoospitato più di 5,2 milioni, ovvero il 36%, di tuttii rifugiati a livello mondiale. Nel loro insieme iprimi 10 paesi di asilo di rifugiati hanno accoltoil 57% di tutti i rifugiati sotto il mandato del-l’UNHCR. In otto di questi paesi si è assistito a unaumento drammatico di rifugiati durante l’anno.In Turchia un milione di rifugiati siriani sono

stati registrati nel corso dell’anno e hanno rice-vuto una protezione temporanea da parte delgoverno. In combinazione con altre popolazionidi rifugiati, il numero totale di rifugiati presentiin Turchia, pari a quasi 1,6 milioni, rende per laprima volta questo paese il principale paese diasilo al mondo. La popolazione di rifugiati inPakistan è diminuita di 111.000 persone, prin-cipalmente come effetto del mancato rinnovodi 135.700 documenti che dimostravano la re-gistrazione dei rifugiati afghani. I rimpatri vo-lontari e le partenze per il reinsediamento hannoa loro volta contribuito a questo calo. Di conse-guenza, il Pakistan si è trovato ad ospitare 1,5milioni di rifugiati a fine anno, quasi tutti pro-venienti dall’Afghanistan. È la prima volta dal2002 che il paese non ricopre il posto nella clas-sifica dei principali paesi d’asilo al mondo.Con 403.600 rifugiati siriani registrati per la pri-ma volta nel corso dell’anno, il Libano continuaa essere il terzo paese di asilo. Alla fine del 2014,il Libano accoglieva 1,15 milioni di rifugiati,dato che porta al limite la capacità socio-econo-mica di assorbimento del paese. Questo dato vaconfrontato con la presenza di soli 8.000 rifugiatinel paese prima dello scoppio della crisi sirianaall’inizio del 2011.Il governo della Repubblica islamica dell’Iran harivisto la sua stima del numero di rifugiati af-ghani nel paese da 814.000 a 950.000. Nono-stante questo aumento significativo, è sceso dasecondo a quarto paese di asilo alla fine dell’an-no, con un totale di 982.000 rifugiati. Dall’iniziodell’esodo di massa dall’Afghanistan nel 1979,il Pakistan o la Repubblica islamica dell’Iran sisono classificati in cima alla classifica dei paesid’asilo in 33 degli ultimi 36 anni. Il Pakistan èstato il primo paese per 22 anni, mentre la Re-pubblica islamica dell’Iran ha tenuto questa po-sizione per altri 11 anni.

0,0 0,25 0,5 0,75 1,0 1,51,25

Top-3 30%°

Top-5 41%°

Top-10 57%°

Turchia*

Pakistan

Libano

Repubblicaislamica dell’Iran

Etiopia

Giordania**

Kenya

Ciad

Uganda

Cina***

Figura 3.8

Principali paesi di asilo.Anno 2014.Valori in milioni

* Il dato relativo ai rifugiatisiriani in Turchia è una stimagovernativa.** Comprende anche 29.300rifugiati iracheni registratipresso l’UNHCR in Giordania.Alla fine di marzo 2015 ilgoverno stima una presenzadi 400.000 iracheni.Questo dato include irifugiati e altre categorie diiracheni.*** I 300.000 rifugiativietnamiti sono ben integratie, in pratica, ricevonoprotezione da parte delgoverno cinese.° Rispetto al numero globaledei rifugiati a fine 2014.

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

185

L’Etiopia ha continuato a ricevere nuovi arrivati nel 2014, con 235.800 persone riconosciute co-me rifugiati durante l’anno, per lo più prove-nienti dal Sud Sudan (188.500), dall’Eritrea(40.000) e dalla Somalia (6.300). Dal 2008, piùdi 582 mila rifugiati sono arrivati in Etiopia ealla fine del 2014 la popolazione di rifugiati ave-va raggiunto quota 659.500 – portando l’Etiopiaa essere il quinto paese d’asilo al mondo e il prin-cipale paese di asilo di tutta l’Africa, una posi-zione che era stata ricoperta dal Kenya dal 2010.La Giordania, che ha effettuato la registrazionedi quasi 119.000 rifugiati siriani nel corso del-l’anno, è stata pesantemente colpita dalla crisisiriana. Alla fine del 2014, la popolazione totaledi rifugiati presenti in Giordania era pari a654.100 e comprendeva anche 29.300 rifugiatiiracheni.12 Il paese si è classificato al sesto postodei principali paesi d’asilo al mondo. Alla finedell’anno, con un totale di 551.400 rifugiati, ilKenya era il secondo paese di asilo dell’Africasub sahariana. Questa cifra comprendeva 78.500rifugiati che sono stati riconosciuti prima faciedurante l’anno, la maggior parte dei quali pro-venienti dal Sud Sudan (67.000). L’aumento del-la popolazione dei rifugiati a causa dei nuovi ar-rivati è stato in parte compensato da una verificadei registri di iscrizione tra i rifugiati somali neicampi di Dadaab, che ha portato alla cancella-zione di decine di migliaia di singoli registrazio-ni. Si presume che molti di questi individui sianotornati spontaneamente in Somalia. La popola-zione di rifugiati in Ciad è aumentata per il tre-dicesimo anno consecutivo, raggiungendo allafine del 2014 il nuovo livello massimo di452.900. La crescita è dovuta principalmenteall’afflusso di rifugiati dalla Repubblica Centra-fricana (14.200). I combattimenti in corso inSud Sudan e nella parte orientale della Repub-blica Democratica del Congo hanno avuto pe-santi effetti anche sull’Uganda. Circa 128.400

sud sudanesi sono stati riconosciuti prima faciecome rifugiati nel corso del 2014, così come èaccaduto per 13.300 congolesi. Alla fine dell’an-no, l’Uganda è stato il nono paese di asilo nelmondo, con una presenza di 385.500 persone,il livello più alto mai registrato.Infine, il numero di rifugiati in Cina (301.000)è rimasto sostanzialmente invariato sin dal 1980,classificando il paese al decimo posto nella clas-sifica dei paesi d’asilo nel 2014.

Paesi di origineAlla fine del 2014, la Repubblica Araba Sirianaè diventato il principale paese di origine di rifu-giati al mondo, superando l’Afghanistan, che haricoperto questa posizione per più di trent’anni.Con la Somalia che è il terzo in classifica, questitre paesi hanno complessivamente contribuitocon 7,6 milioni, ovvero più della metà (53%), alnumero totale di tutti i rifugiati sotto la respon-sabilità dell’UNHCR alla fine del 2014. Mentre l’Af-ghanistan e la Somalia si trovano da molti anninei primi tre posti di questa graduatoria, la Re-pubblica Araba Siriana non entrava nemmenonei primi 30 paesi d’origine fino a tre anni fa. Que-sta inversione di tendenza dimostra chiaramenteil rapido deterioramento della situazione in quelpaese. Con quasi 3,9 milioni di rifugiati presentiin 107 paesi, nel 2014 la Repubblica Araba Sirianaè diventata il primo paese di origine dei rifugiati.A questi vanno a sommarsi i circa 7,6 milioni disfollati all’interno del paese, dati che portano isiriani a essere la più grande popolazione di mi-granti forzati in tutto il mondo. Oggi, in media,quasi un rifugiato su quattro è siriano, con il 95%di essi che si trova nei paesi limitrofi. L’ultimavolta che è stat0 registrat0 un numero di rifugiaticosì elevato è stato nel 2001, quando in tutto ilmondo si contavano 3,8 milioni di rifugiati af-ghani. Al di fuori della regione, la Germania haospitato il maggior numero di siriani nel 2014,

12 Il governo della Giorda-nia ha stimato che alla fi-ne di marzo 2015 il nu-mero di iracheni presentinel paese fosse pari a400.000 persone. Questodato comprende i rifugia-ti e altre categorie di ira-cheni.

Figura 3.9

Principali paesi di originedi rifugiati, fine 2014Valori in milioni

° Rispetto al numeroglobale dei rifugiati a fine2014.

0 500 1000 1500 2000 2500 3000 3500 4000

Repubblica Araba Siriana

Afghanistan

Somalia

Sudan

Sud Sudan

Repubblica Democratica del Congo

Myanmar

Repubblica Centrafricana

Iraq

Eritrea

Top-3 53%°

Top-5 62%°

Top-10 77%°

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

un numero stimato di 41.000 persone. Nel 2014il conflitto nella Repubblica Araba Siriana ha co-stretto alla fuga all’estero 1.550.000 persone, so-prattutto verso i paesi confinanti. Turchia (1,56milioni; stima del governo), Libano (1,15 milio-ni), Giordania (623.100), Iraq (234.200) ed Egit-to (138.400) si sono trovati ad accogliere il nu-mero più elevato di rifugiati siriani a fine del 2014.Inoltre, circa 175.000 siriani hanno avviato la pro-cedura individuale di asilo in tutto il mondo durantel’anno, la maggior parte dei quali in Europa.

Alla fine del 2014 i rifugiati afghani erano il se-condo gruppo per ampiezza sotto il mandatodell’UNHCR, con circa 2,6 milioni di persone. Co-me negli anni precedenti, il Pakistan e la Repub-blica islamica dell’Iran sono stati i principali paesiospitanti, con rispettivamente 1,5 milioni e950.000 rifugiati. Complessivamente, questi duepaesi hanno accolto il 95% di tutti i rifugiati af-ghani a livello mondiale. Inoltre, la Germania haospitato 27.800 rifugiati afghani. Nella Repub-blica Islamica dell’Iran la revisione al rialzo daparte del governo del numero di rifugiati afghani

presenti nel paese (da 814.000 a 950.000) è statain parte compensata dall’effetto combinato deirimpatri e delle partenze volontarie per il reinse-diamento di circa 20.000 afghani. Il mancato rin-novo di 135.700 documenti che dimostravano laregistrazione dei rifugiati afghani in Pakistan hadiminuito ulteriormente la dimensione di questapopolazione. I somali continuano a classificarsi in terza posi-zione tra i gruppi di rifugiati sotto il mandatodell’UNHCR, con circa 1,11 milioni di persone allafine del 2014, una cifra quasi invariata rispettoalla fine del 2013 (1,12 milioni). Gli arrivi su largascala di centinaia di migliaia di somali in Kenyaed Etiopia che avevano caratterizzato gli anniscorsi sono rallentati considerevolmente nel 2014.Ciononostante, sono stati complessivamente35.900 i somali che hanno chiesto protezione in-ternazionale nel corso dell’anno, in particolarein Yemen (17.600), Kenya (11.500) ed Etiopia(6.300). Con una stima a fine anno di 666 milarifugiati, il numero di rifugiati sudanesi è rimastorelativamente stabile rispetto all’inizio dell’anno(648.900). Il Sudan si è pertanto classificato in

UNH

CR/i

.PRi

Cket

t

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

187

quarta posizione tra i paesi di origine dei rifugiati.Al contrario, l’esplosione di violenza in Sud Su-dan, iniziata nel dicembre 2013, ha innescato unmaggiore flusso in uscita verso i paesi limitrofi.Il numero complessivo di rifugiati sud sudanesiè cresciuto da 114.400 a 616.200 nell’arco di soli12 mesi. Alla fine dell’anno, le persone in fugadal Sud Sudan avevano trovato rifugio prevalen-temente in Etiopia (251.800), Uganda (157.100),Sudan (115.500) e Kenya (89.200). Di conse-guenza, il Sud Sudan è stato il quinto paese d’ori-gine dei rifugiati a livello mondiale. Con 516.800persone a fine del 2014, il numero di rifugiatiprovenienti dalla Repubblica Democratica delCongo ha raggiunto il livello più alto di tutti i tem-pi. Questo dato va confrontato con i 499.500 ri-fugiati di inizio anno ed è in parte il risultato delriconoscimento nel corso del 2014 dello statusdi rifugiato a 44.000 congolesi, in particolare inUganda (25.600)13, Burundi (6.800) e Kenya(3.400). Questi aumenti sono stati parzialmentecompensati dal ritorno di 25.100 congolesi nelloro paese, oltre che da 6.700 partenze per il rein-sediamento in paesi terzi. Mentre le stime dei ri-

fugiati provenienti da Myanmar (il settimo paesedi origine) sono rimaste praticamente invariate(479.000 persone), il numero di rifugiati prove-nienti dalla Repubblica Centrafricana è cresciutocon il protrarsi del conflitto e delle violenze nelpaese. Pertanto, il loro numero è aumentato da252.900 a 412.000 nel periodo di riferimento,portando la Repubblica Centrafricana all’ottavoposto della classifica dei principali paese di originedei rifugiati. Questo drammatico sviluppo è statoparticolarmente avvertito in Camerun, dove116.600 persone hanno ottenuto lo status di ri-fugiato nel corso dell’anno. La Repubblica Demo-cratica del Congo (19.500), il Ciad (14.200) ela Repubblica del Congo (11.300) sono stati glialtri paesi prevalentemente colpiti dall’afflusso.Nel 2014 l’Iraq scende al nono posto per dimen-sione del gruppo di rifugiati, con 369.900 per-sone presenti soprattutto nella Repubblica ArabaSiriana (146.200), in Germania (41.200), nellaRepubblica islamica dell’Iran (32.000)14, e inGiordania (29.300)15. Si tratta di un dato infe-riore rispetto a quanto registrato alla fine del2013 (401.500), dal momento che il governo

Figura 3.10

Numero di rifugiati perdollaro di PIL pro capite.Anno 2014

0 100 200 300 400 500

Etiopia

Pakistan

Ciad

Uganda

Kenya

Afghanistan

Repubblica Democratica del Congo

Sud Sudan

Camerun

Niger

Figura 3.11

Numero di rifugiati ogni1.000 abitantiAnno 2014

0 50 100 150 200 250

Libano

Giordania

Nauru

Ciad

Gibuti

Sud Sudan

Turchia

Mauritania

Svezia

Malta

13 Circa 13.200 congolesisono stati riconosciuti pri-ma facie, mentre 12.400sono stati riconosciuti at-traverso una proceduraindividuale di determina-zione dello status di rifu-giato.

14 Le cifre relative ai rifugia-ti iracheni nella Repubbli-ca Araba Siriana e nellaRepubblica islamica del-l’Iran sono stime del go-verno.

15 Il governo della Giorda-nia ha stimato in 400.000il numero di iracheni nelpaese alla fine di marzo2015. Tra di essi sono ri-compresi anche i rifugiatie altre categorie di ira-cheni.

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

della Repubblica islamica dell’Iran ha ridimen-sionato il numero di rifugiati iracheni nel paese,passando da 43.300 a 32.000. Con 363.100 ri-fugiati alla fine del periodo di riferimento, l’Eri-trea occupava il decimo posto tra i principalipaesi di origine. Questo dato è aumentato peril sesto anno consecutivo, a partire dal 2008,quando si stimava un numero dei rifugiati eri-trei pari a 186.400. Da allora, alla luce dei con-tinui arrivi in particolare in Etiopia e Sudan,questo numero è quasi raddoppiato. La maggiorparte dei rifugiati eritrei risiede in Etiopia(123.800), Sudan (109.200), Israele (32.700)e in Paesi europei (81.100). Tra gli altri prin-cipali paesi di origine dei rifugiati si annove-rano Colombia, Pakistan e Ucraina. Il numerodi rifugiati colombiani (360.300)16 è diminuitodi 36.300 persone rispetto all’inizio dell’anno,principalmente a causa di una revisione delnumero nella Repubblica bolivariana del Ve-nezuela. Al contrario, i dati sia per il Pakistanche per l’Ucraina sono aumentati drammati-camente. Dal Pakistan circa 283.500 individuisono fuggiti in Afghanistan a causa del con-flitto armato scoppiato nel loro paese nel corsodell’anno; allo stesso modo, i combattimentiin Ucraina orientale non solo hanno provocatola migrazione forzata all’interno del paese dipiù di 800.000 persone, ma hanno anche spinto271.200 persone a presentare domanda dellostatus di rifugiato o di protezione temporaneanella Federazione Russa.

Ai paesi in via di sviluppogran parte dell’oneredell’accoglienza Le regioni in via di sviluppo17 hanno continuatoa ricevere milioni di nuovi rifugiati - e, nel corsodegli ultimi anni, in numero sempre crescente.Vent’anni fa, le regioni in via di sviluppo ospita-vano circa il 70% dei rifugiati di tutto il mondo.A fine del 2014, questa percentuale era salitaall’86% - 12,4 milioni di persone, la cifra più altadegli ultimi vent’anni e più. I paesi in assolutomeno sviluppati18 davano da soli asilo a 3,6 mi-

lioni di rifugiati, ovvero il 25% del totale mon-diale.Il confronto con le dimensioni della popolazionedi rifugiati in rapporto al Prodotto Interno Lordo(PIL) (a parità del potere di acquisto, PPP)19-pro capite o in rapporto alle dimensioni dellapopolazione nazionale20 (22) - fornisce una pro-spettiva diversa. Quando il numero di rifugiatiper dollaro di PIL (PPP) pro capite è alto, ancheil contributo relativo e lo sforzo da parte dei pae-si, in relazione alla loro economia nazionale,possono essere considerati alti.Nel 2014, i 30 paesi con il maggior numero dirifugiati per dollaro di PIL (PPP) pro capite fa-cevano tutti parte delle regioni in via di sviluppo,e tra di essi vi erano anche i 18 paesi meno svi-luppati. Più di 5,9 milioni di rifugiati, che rap-presentano il 42% dei rifugiati nel mondo, ri-siedevano in paesi in cui il PIL (PPP) pro capiteera inferiore a 5.000 dollari.Durante l’anno l’Etiopia ha avuto il più alto nu-mero di rifugiati in relazione alla sua economianazionale, ospitando 440 rifugiati per dollarodi PIL (PPP) pro capite [si veda Figura 5]. Al se-condo posto c’era il Pakistan con 316 rifugiatiper dollaro di PIL (PPP) pro capite, seguito daCiad (203), Uganda (195), Kenya (190) e Af-ghanistan (155). Il paese sviluppato con il piùalto numero di rifugiati in relazione alla sua eco-nomia nazionale è stata la Federazione Russa,al 34° posto, con nove rifugiati per dollaro di PIL(PPP) pro capite.Queste classifiche cambiano quando il numerodi rifugiati viene confrontato con la popolazionenazionale del paese ospitante. Qui la crisi sirianamostra a pieno il suo effetto, con il Libano e laGiordania che continuano ad occupare i primidue posti. Il Libano è in cima alla classifica con232 rifugiati ogni 1.000 abitanti, seguito da Gior-dania (87), Nauru (39), Ciad (34) e Gibuti (23)[si veda Figura 6]. In altre parole, alla fine del2014 in Libano quasi un abitante ogni quattroera un rifugiato.

3.1.3 Soluzioni durevoli in favore dei rifugiatiNel nucleo principale del mandato dell’UNHCRc’è l’obiettivo di proteggere i rifugiati e trovaresoluzioni durevoli. Di conseguenza, anchequest’anno l’UNHCR ha continuato a perseguirele sue tre tradizionali possibilità di soluzionidurevoli per la popolazione dei rifugiati nel-l’ambito del suo mandato – il rimpatrio volon-tario, il reinsediamento e l’integrazione locale.È importante sottolineare che l’obiettivo finaledi tutti i rifugiati è quello di trovare una solu-zione duratura alla loro condizione. Purtroppo,

16 Questa cifra comprende irifugiati e anche le perso-ne in condizioni simili aquelle dei rifugiati inEcuador, nella Repubbli-ca bolivariana del Vene-zuela, Costa Rica e Pana-ma.

17 Si vedahttps://unstats.un.org/unsd/methods/m49/m49regin.htm#ftnc per una li-sta dei paesi compresi inciascuna regione.

18 Ibid.19 Fonte per il Prodotto In-

terno Lordo (PIL) (a pa-rità del potere di acqui-sto): Fondo Monetario In-ternazionale, World Eco-nomic Outlook Database,aprile 2015 (ultimo ac-cesso 6 maggio 2015).

20 Fonte per le popolazioninazionali: Nazioni Unite,Divisione Popolazione,World Population Pro-spects: The 2012 Revi-sion, New York, 2013. Aifini di questa analisi, èstata presa in considera-zione variante media difertilità della popolazionedel 2014.

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

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molti continuano a rimanere in esilio, in un con-testo in cui tali obiettivi sono lontani dal realiz-zarsi. Ciò è stato particolarmente vero negli ul-timi anni e si correla direttamente con la dimi-nuzione del numero complessivo di rimpatri dirifugiati.

Rimpatrio dei rifugiatiQuando vengono completamente ripristinate lecondizioni di protezione nazionale, i rifugiatipossono in genere ritornare volontariamente nelproprio paese d’origine in sicurezza e dignità. Sipuò essere tentati, quindi, di supporre che il nu-mero totale dei rimpatriati dia una misura precisadelle condizioni di sicurezza nel loro luogo diorigine. In linea di principio, tuttavia, il processodi rimpatrio volontario coinvolge molti attori ediverse parti interessate. Non è raro che guerrecivili e instabilità politica, oltre che i livelli gene-rali di insicurezza, impediscano o limitino il nu-mero dei rimpatri dei rifugiati in un determinatopaese o in una specifica località di ritorno.È opinione dell’UNHCR che il rimpatrio volontariodei rifugiati dovrebbe essere basato esclusiva-mente su decisioni libere e informate e soloquando è garantita la protezione nazionale deipropri diritti. Quando le condizioni nel paesed’origine sono considerate giuste e sicure,

l’UNHCR in collaborazione con i propri partnerpromuove e facilita il ritorno volontario dei ri-fugiati. Questi processi possono variare da ope-razioni di registrazione e monitoraggio, ad ac-cordi di rimpatrio e pacchetti di assistenza, adaccordi sui trasporti e accoglienza nei paesi diorigine. Nel corso dei processi di rimpatrio, par-ticolare attenzione è rivolta ai rimpatriati conesigenze specifiche, al fine di assicurarsi che sia-no loro garantite la necessaria protezione, assi-stenza e cura. Ciò può riguardare tra gli altridonne in stato di gravidanza e bambini. Delletre tradizionali soluzioni durevoli, il rimpatriovolontario si classifica sempre al primo posto intermini numerici. I dati disponibili indicano che,nel corso degli ultimi quarant’anni, il numerodi rimpatri dei rifugiati è sempre stato superioreal numero totale di rifugiati reinsediati. Tuttavia,considerato che il numero di rifugiati rimpatriatiha raggiunto il suo minimo storico degli ultimitrent’anni, il reinsediamento sta guadagnandosempre più terreno sia in quanto ripartizionedegli oneri che in quanto strumento di protezio-ne, come mostrato dalla Figura 8. Nel corso degliultimi vent’anni, circa 18,2 milioni di rifugiatihanno fatto ritorno al loro paese di origine, 10,8milioni dei quali con l’assistenza dell’UNHCR(60%).Nello stesso periodo, il maggior numero di rim-

Figura 3.12

Distribuzione degli arriviattraverso reinsediamentoe rifugiati rimpatriati.Anni 2005-2014

7%

93%

9%

91%

9%

91%

13%

87%

31%

69%

33%

67%

13%

87%

14%

86%

19%

81%

45%

55%

2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

Figura 3.13

Rimpatri di rifugiati.Anni 1995-2014

Valori in milioni

1995 1997 1999 2001 2003 2005 2007 2009 2011 2013 2014

2,5

2,0

1,5

1,0

0,5

0

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190

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

Figura 3.14

Reinsediamento dirifugiati. Anno 1992-2014

125,000

100,000

75,000

50,000

25,000

0

1992 1994 1996 1998 2000 20042002 2006 2008 2010 2012 2014

Totale di arrivi attraverso reinsediamento

Partenze avvenute con l’assistenza dell’UNHCR

UNH

CR/a

.mCC

oNN

ell

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

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patriati è stato registrato nel 2002, quando 2,4milioni di rifugiati sono stati in grado di tornarea casa. In generale, negli ultimi dieci anni si èassistito a un numero significativamente infe-riore di rimpatri dei rifugiati (5,2 milioni) ri-spetto al decennio precedente (13,0 milioni).Ciò implica che molti più rifugiati rimangono inesilio e in una situazione protratta.Durante il 2014, un totale di 126.800 rifugiatihanno fatto ritorno al loro paese di origine, quasitutti con l’assistenza dell’UNHCR21. Si tratta delnumero più basso registrato dal 1983, quandonel corso dell’anno avevano fatto ritorno103.000 rifugiati. Il dato del 2014 è significati-vamente inferiore al livello osservato un annoprima (414.600). Chiaramente, le guerre e l’in-sicurezza politica generale a cui si assiste negliultimi anni in tutto il mondo hanno contribuitoa rafforzare queste tendenze.Secondo i dati in possesso, i rifugiati rientratinelle proprie case nel 2014 provenivano da 37

paesi. I paesi con il maggior numero di rimpa-triati sono stati la Repubblica democratica delCongo (25.200), il Mali (21.000), l’Afghanistan(17.800), l’Angola (14.300), il Sudan (13.100),la Costa d’Avorio (12.400), l’Iraq (10.900) e ilRwanda (5.800). Complessivamente questi ottopaesi hanno avuto il 95% del totale dei rimpatridi rifugiati durante l’anno.Il numero dei paesi che ha segnalato la partenzadi almeno un rifugiato dal suo paese è sceso da93 nel 2013 a 90 in 2014. I paesi di asilo con unnumero significativo di partenze di rifugiati sonostati la Repubblica democratica del Congo(19.000), il Ciad (13.100), il Pakistan (13.000),la Liberia (12.200), la Repubblica del Congo(10.300), il Burkina Faso (7.700) e la RepubblicaCentrafricana (7.200).Nel mese di agosto 2014, un convoglio che tra-sportava 81 rifugiati originari della RepubblicaDemocratica del Congo che vivevano nella Re-pubblica del Congo ha attraversato il confinecon la Repubblica Democratica del Congo, se-gnando per il gruppo la fine di cinque anni inesilio e il definitivo rimpatrio volontario dei ri-fugiati congolesi dalla Repubblica del Congo.Questo gruppo è stato l’ultimo dei 119.000 ri-fugiati congolesi rimpatriati dalla Repubblicadel Congo con l’aiuto dell’UNHCR dal maggio2012. Facevano parte delle 160.000 personefuggite nei paesi vicini - 140.000 nella Repub-blica del Congo e 20.000 nella Repubblica Cen-trafricana - quando nel 2009 sono scoppiati degliscontri sui diritti tradizionali di pesca. Il ritornodei 20.000 rifugiati congolesi dalla RepubblicaCentrafricana si è concluso nel maggio del 2014.Altri 100.000 congolesi erano diventati sfollatiinterni nella provincia di Equateur della Repub-blica Democratica del Congo, dove sono iniziatigli scontri, ma la maggior parte di essi è tornataalle proprie case quando le condizioni sono mi-gliorate nel corso del 2011.

Reinsediamento Per definizione, il reinsediamento comporta iltrasferimento dei rifugiati da un paese di asiloa un altro Stato che ha accettato di accoglierlicome rifugiati e di concedere loro la possibilitàdi insediamento permanente. Sulla base delsuo Statuto e delle risoluzioni dell’Assembleagenerale delle Nazioni Unite, l’UNHCR ha il man-dato di promuovere il reinsediamento comeuna delle tre soluzioni durature.Il reinsediamento è uno strumento unico inquanto si tratta dell’unica soluzione durevoleche prevede il trasferimento dei rifugiati da unpaese d’asilo in un paese terzo. L’UNHCR, in col-laborazione con gli Stati, sostiene e negozial’attuazione del reinsediamento come soluzionedurevole. Nel 2014, il numero totale di paesi

21 Sulla base dei rapporticonsolidati provenienti dapaesi d’asilo (partenza) edi origine (ritorno).

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

che hanno offerto il reinsediamento è rimastoinvariato (27) rispetto all’anno precedente.L’UNHCR continua a chiedere che siano di più ipaesi che offrono posti di reinsediamento, inparticolare alla luce delle crisi umanitarie incorso in molte parti del mondo.Nel 2014, gli uffici dell’UNHCR in 80 paesi han-no presentato più di 103.800 rifugiati agli Statiaffinché fossero presi in considerazione per ilreinsediamento.22 I principali beneficiari sonostati rifugiati provenienti dalla Repubblica Ara-ba Siriana (21.200), dalla Repubblica demo-cratica del Congo (18.800), dal Myanmar(15.200), dall’Iraq (11.800) e dalla Somalia(9.400). Le donne e le ragazze a rischio rap-presentano oltre il 12% del totale delle doman-de presentate, superando per il quarto annoconsecutivo l’obiettivo del 10% fissato per dareattuazione alla Conclusione n° 105 (2006) delComitato Esecutivo23. Oltre quattro quinti delledomande presentate appartenevano a tre ca-tegorie: protezione giuridica e/o fisica (33%),mancanza di prevedibili soluzioni durevoli al-ternative (26%) e vittime di violenza e/o tor-tura (22%). Secondo le statistiche governative,26 paesi hanno ammesso un totale di 105.200rifugiati nel 2014. Si tratta non solo di un au-mento di cinque paesi rispetto al 2013, ma an-che del livello più alto dal 2009. Il livello del2014 conta 6.800 rifugiati reinsediati in più ri-spetto ai 98.400 dell’anno precedente. Il numerocumulativo di rifugiati reinsediati (900.000)nell’ultimo decennio è quasi pari a quello deldecennio precedente, 1995-2004 (923.000).Tra i 105.200 rifugiati ammessi nel corso del-l’anno, i rifugiati iracheni costituiscono il gruppopiù numeroso (25.800). Sono seguiti dai rifu-giati provenienti dal Myanmar (17.900), dallaSomalia (11.900), dal Bhutan (8.200), dallaRepubblica Democratica del Congo (7.100) edalla Repubblica Araba Siriana (6.400). Nelquadro del loro programma di reinsediamento,gli Stati Uniti d’America hanno continuato adammettere il maggior numero di rifugiati in tut-to il mondo. Hanno ammesso 73.000 rifugiatidurante il 2014, più di due terzi (70%) del totaledelle ammissioni per reinsediamento24. Tra glialtri paesi che hanno ammesso un elevato nu-mero di rifugiati si possono annoverare il Ca-nada (12.300), l’Australia (11.600), la Svezia(2.000), la Norvegia (1.300) e la Finlandia(1.100)25. Più di 80 uffici dell’UNHCR in tutto il mondo so-no stati impegnati in attività di reinsediamentonel corso dell’anno. Il maggior numero di par-tenze di rifugiati gestite dall’UNHCR hanno ri-guardato la Malaysia (11.000), la Turchia(8.900), il Nepal (8.500), la Thailandia (7.100),il Libano (6.200) e il Kenya (4.900).

22 Per informazioni detta-gliate sulle attività di rein-sediamento assistite, sivedahttp://unhcr.org/5568600f9.html.

23 Si vedahttp://www.unhcr.org/pages/49e6e6dd6.html.

24 Nel corso dell’anno fiscale2014, circa 70.000 sonostati reinsediati negli StatiUniti d’America.

25 Secondo l’Ufficio federaleper l’immigrazione e i ri-fugiati, sono stati 280 i ri-fugiati reinsediati in Ger-mania nel 2014. Altre7.403 persone sono arri-vate nell’ambito di unospeciale programma diammissione umanitaria(HAP) per i rifugiati siria-ni. Il governo tedesco nonconsidera l’HAP come unprogramma di reinsedia-mento. Altre 6.120 perso-ne sono arrivate nel qua-dro di programmi di am-missione stabiliti dagliStati federali tedeschi.

UNH

CR/f

.mal

avo

lta

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

193

Integrazione localeL’UNHCR ritiene che l’integrazione locale si rea-lizzi quando i rifugiati si integrano pienamentecome membri della comunità ospitante attra-verso processi legali, economici, sociali e cultu-rali. È importante notare che l’integrazione lo-cale dei rifugiati pone obblighi sia ai rifugiatiche ai governi ospitanti. Estendendo titolarità ediritti ai rifugiati integrati localmente, implici-tamente il governo ospite richiede ai rifugiati divivere seguendo le norme, le regole e i regola-menti del paese ospitante. Sia i paesi ospitantiche i rifugiati hanno bisogno di trovare un equi-librio nell’accettare culture, credenze e vita so-ciale diverse. Da un lato, ai rifugiati può essererichiesto di adeguarsi alle norme culturali delpaese ospitante, pur senza perdere la propriaidentità. D’altra parte, il paese d’asilo dovrà ac-cogliere popolazioni nuove e diverse che sonopotenzialmente sconosciute ai suoi cittadini. La componente giuridica del processo di inte-grazione garantisce ai rifugiati gli stessi dirittie privilegi di cui godono i cittadini del paese. Inalcuni paesi, il processo legale comporta la na-turalizzazione e l’eventuale acquisizione dellacittadinanza. Il processo di integrazione econo-mica, nel frattempo, richiede ai rifugiati di di-ventare autosufficienti, spesso perseguendo at-tività sostenibili di sussistenza commisurate conla vita economica del paese di accoglienza. Comein ogni processo sociale e culturale, i rifugiativivono fianco a fianco con la popolazione ospi-tante, liberi da discriminazioni e sfruttamento. Solo un numero limitato di paesi pubblicano sta-tistiche sui rifugiati naturalizzati. Nel 2014, lohanno fatto 27 paesi, cinque in meno rispettoall’anno precedente. Di conseguenza, misurarel’integrazione locale attraverso statistiche uffi-ciali resta una sfida, in quanto i dati sulla natu-

ralizzazione dei rifugiati sono spesso assenti.Allo stesso modo, la disponibilità di dati sullenaturalizzazioni è limitata dal fatto che i paesispesso non distinguono tra rifugiati naturalizzatie non rifugiati nei loro sistemi statistici nazionali.Di conseguenza, anche un’analisi statistica effi-cace sull’integrazione locale è fortemente limi-tata. Nel 2014, 27 paesi hanno riferito di averconcesso la cittadinanza a circa 32.100 rifugiati,in particolare in Canada (27.200), Francia(2.400), Repubblica unita di Tanzania (1.500)e Irlanda (560).

3.1.4 Sfollati interni (IDPs)Il numero globale di sfollati interni, così comedi quelli assistiti dall’UNHCR, ha continuato a cre-scere nel corso dell’anno, riflettendo il peggio-ramento della situazione in molti paesi. A finedel 2014 l’Internal Displacement MonitoringCentre (IDMC) ha stimato in circa 38,2 milioniil numero globale di persone sfollate a causa diconflitti armati, violenza generalizzata o viola-zioni dei diritti umani. Si tratta di un dato senzaprecedenti a partire dal 1989, il primo anno peril quale sono disponibili dati statistici globali su-gli sfollati interni26.Il numero di sfollati interni, compresi quelli chesi trovano in situazioni simili a quelle degli sfol-lati27, che ha beneficiato delle attività di prote-zione e assistenza dell’UNHCR si è attestato a 32,3milioni alla fine del 2014. Non si tratta solamentedel dato più alto mai registrato - e 8,3 milioni inpiù rispetto alla fine del 2013 (23,9 milioni) – marappresenta anche un aumento pari a cinque volteda quando nel gennaio 2006 è stato avviato unapproccio di cluster inter-agenzie28. Nei corsodell’anno gli uffici UNHCR hanno riportato una

4.34.9

4.6

5.1 4.0

6.0

5.1

4.64.25.4

6.6

12.8

13.7

14.4

15.614.7

15.5

17.7

23.9

32.3 38.21995

2000

2005

2010

2014

Numero complessivodi sfollati interni

causati da con!itti

Figura 3.15

Sfollati interniprotetti/assistitidall’UNHCR.Anno 1995-2014 Valori in milioni

26 Per statistiche dettagliatesugli esodi interni a livelloglobale, si consulti il sitodell’IDMC: www.internal-displacement.org.

27 Rilevate in Myanmar(35.000), Sud Sudan(155.200) e Sudan(77.300).

28 Nel dicembre del 2005, ilComitato permanente in-ter-agenzie (Inter-AgencyStanding Committee) haapprovato l’approccio a“cluster” per la gestionedi situazioni di esodo in-terno. In base a questo ac-cordo, l’UNHCR si assumela principale responsabi-lità per tre cluster diversi:protezione, alloggi diemergenza, e coordina-mento e gestione deicampi.

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

stima di 8,6 milioni di nuovi sfollati, in partico-lare in Iraq, Repubblica Araba Siriana, la Repub-blica Democratica del Congo, Ucraina, Sud Su-dan e Pakistan. Tra i paesi in cui l’UNHCR era ope-rativo, circa 1,8 milioni di sfollati interni sonotornati a casa nel periodo di riferimento, circaun quarto dei quali con l’assistenza dell’UNHCR.I dati relativi alla fine del 2014 riguardavanopopolazioni di sfollati in un totale di 24 paesi. Diversi anni di guerra civile e conflitto armatonella Repubblica Araba Siriana hanno portatoa fine 2014 a stimare un numero di sfollati in-terni nel paese pari a 7,6 milioni di persone, ilnumero più alto di tutto il mondo. Nonostantei vincoli in termini di accesso e sicurezza, l’UNHCRè stato in grado di assistere circa 4,5 milioni dipersone nel paese durante l’anno. Con 6 milioni di sfollati interni registrati dal go-verno a fine 2014, anche la Colombia ha conti-nuato a dover far fronte a un’imponente situa-zione di migrazione forzata interna. Secondo lestime del governo, circa 137.000 colombiani so-no stati sfollati nel corso dell’anno.L’Iraq ha assistito a una nuova massiccia ondatadi esodi interni a causa dell’offensiva dello StatoIslamico (o ‘ISIS’) in più parti del paese. Oltreai 1.000.000 sfollati interni già esistenti che era-no fuggiti dalle violenze negli anni precedenti,almeno 2,6 milioni di persone sono diventatesfollati interni nel corso del 2014, portando ildato di fine anno a 3,6 milioni di sfollati.Il riacuirsi del conflitto nella Repubblica Demo-cratica del Congo ha provocato l’esodo internodi 1 milione di persone nel corso dell’anno, por-tando il numero degli sfollati interni nel paesea 2,8 milioni a fine anno. Come elemento posi-tivo, si stima che 561.000 sfollati congolesi sianostati in grado di tornare a casa nel corso del

2014, non troppo tempo dopo la loro fuga.Secondo il Servizio di emergenza statale ucrai-no, i combattimenti scoppiati in Ucraina orien-tale nei primi mesi del 2014 hanno costretto nelcorso dell’anno 823 mila persone a lasciare leproprie case. Nel mese di dicembre 2013, le mi-lizie anti-Balaka hanno preso il controllo di Ban-gui, la capitale della Repubblica Centrafricana,provocando l’esodo forzato interno di quasi 1milione di persone – pari a quasi un quinto dellapopolazione del paese. Le condizioni di sicurezzanella Repubblica centrafricana sono rimaste in-stabili per tutto il 2014, con episodi sporadici diviolenza, che a volte hanno portato a flussi inuscita verso i paesi limitrofi. Circa 438.000 per-sone sono rimaste in condizioni di sfollati interni,mezzo milione in meno rispetto a fine dicembre2013. Il conflitto in Sud Sudan, scoppiato neldicembre 2013, ha provocato la migrazione for-zata di più 1,5 milioni di persone all’interno delpaese. Nonostante il ritorno di circa 200.000sfollati nel corso dell’anno, a fine 2014 si stimavaun numero di sfollati interni pari a 1,5 milioni,tra cui alcuni individui che erano già sfollati daun periodo precedente. L’effetto combinato trail conflitto in corso e il peggioramento della si-tuazione umanitaria nel paese ha anche alimen-tato un esodo di rifugiati verso Etiopia, Kenya,Sudan e Uganda, dove hanno trovato rifugiocentinaia di migliaia di sud sudanesi. Nel 2014 il riacuirsi del conflitto e i timori perla sicurezza hanno provocato l’esodo interno dialmeno 156.000 persone in Afghanistan e allafine dell’anno si stimava un numero di sfollatiinterni nel paese pari a 805.000. Nel 2014 livellisignificativi di nuovi sfollati interni a causa diconflitti o violenze sono stati segnalati anche inNigeria (837 mila persone)29, Pakistan (704 mi-

2011 2012 2013 2014*Stati 734.100 781.400 870.700 1.401.700

UNHCR 98.800 125.500 203.200 245.700

Congiuntamente** 31.700 22.800 5.800 12.900

Totale 864.600 929.700 1.079.700 1.660.300% solo UNHCR 11% 13% 19% 15%

Tabella 3.2

Nuove richieste e ricorsiregistrati. Anni 2011-2014

* Dato provvisorio.** Si fa riferimento alladeterminazione dello status dirifugiato condottacongiuntamente dall'UNHCR edai governi.

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2012 2013 2014Turchia** 26.500 44.800 87.800

Giordania 2.500 6.700 29.100

Malesia 19.400 53.600 25.700

Libano 1.800 2.800 14.500

Kenia 20.000 19.200 12.100

Egitto*** 6.700 10.800 10.000

Camerun 3.500 5.800 9.100

India 2.900 5.600 7.000

Pakistan*** 3.900 5.200 5.800

Indonesia 7.200 8.300 5.700

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

195

la) e Libia (309.000).Anche se milioni di persone sono state indotteall’esodo interno nel corso del 2014, molti altrisono stati in grado di tornare al loro luogo di re-sidenza abituale. In Mali, per esempio, circa155.000 sfollati interni sono stati in grado dirientrare a casa, provocando un calo significativonel livello complessivo di sfollati interni a fineanno (99.800). Anche la Repubblica Centrafri-cana (611.000), il Sud Sudan (200.000) e lo Ye-men (85.000) hanno riferito un numero elevatodi ritorni da parte degli sfollati.

3.1.5 Richiedenti asiloIl peggioramento della situazione umanitaria innumerosi paesi nel corso dell’anno si riflettechiaramente nei dati statistici relativi alle per-sone che presentano domanda di asilo nel pe-riodo di riferimento. Nel corso del 2014 sonostate presentate agli Stati o all’UNHCR più di 1,66milioni30 di singole domande di asilo o dello sta-tus di rifugiato in 157 paesi e territori, ovvero illivello più alto mai registrato31. Il dato provvi-sorio relativo al 2014 mostra un aumento del54% per quanto rispetto alle domande di asilopresentate globalmente nel 2013 (1,08 milioni);inoltre, si stima un aumento nei paesi industria-

lizzati pari a circa il 45%.32 Sul totale provvisoriodi 1,66 milioni di domande di asilo, si stima che1,47 milioni fossero domande iniziali33 presen-tate attraverso procedure di primo grado. Le re-stanti 189.000 richieste sono state presentatein seconda istanza, presso tribunali o corti d’ap-pello. Nei paesi in cui non esistono sistemi na-zionali di asilo o in cui gli Stati non sono in gradoo non vogliono valutare le richieste di asilo inmodo equo e efficiente, l’UNHCR può effettuarela determinazione dello status di rifugiato ai sen-si del suo mandato. Negli ultimi anni, l’UNHCRha registrato un crescente numero di singole do-mande di asilo, ma il massimo storico è statoraggiunto nel 2014, quando l’organizzazione haregistrato 245.700 richieste di asilo individuali,tra cui 11.200 in seconda istanza.

Nuove domande individuali di asilo registrate34Con un totale di 274.700 domande di asilo in-dividuali registrate, la Federazione Russa è di-ventata nel 2014 il paese con il maggior numerodi nuove domande di asilo individuali in tutto ilmondo. Questa cifra comprende circa 7.000 do-mande di status di rifugiato e circa 267.800 do-mande di asilo temporaneo. Negli anni prece-denti, il dato combinato non aveva mai superato

2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

275

250

225

200

175

150

125

100

75

50

25

0

Federazione russa

Germaia

Stati Uniti d’America

Turchia

Svezia

Sud Africa

Figura 3.16

Principali paesi didestinazione dei nuovirichiedenti asilo. Anni 2008-2014

Tabella 3.3

Nuove domande di asiloregistrate nei primi 10uffici dell’UNHCR*.Anno 2014

29 Si fa riferimento agli sfol-lati interni identificati piùdi recente, alcuni dei qua-li potevano essere sfollatigià prima del 2014.

30 Poiché al momento in cuiscriviamo alcuni paesi eu-ropei non hanno ancorapubblicato tutti i loro datinazionali in materia diasilo, c’è la possibilità chequesta cifra venga rivistaentro la fine dell’anno.

31 Questa sezione non ri-comprende informazionisugli afflussi massicci dirifugiati, né informazionirelative ai rifugiati rico-nosciuti come gruppo oprima facie.

32 Per un’analisi dettagliatadelle tendenze in materiadi asilo nei paesi indu-strializzati, si veda il Rap-porto Asylum Trends,2014, UNHCR Ginevra,marzo 2015, consultabileall’indirizzo:http://www.unhcr.org/551128679.html.

33 I dati di alcuni paesi com-prendono un numero si-gnificativo di richieste ri-petute, che implicanocioè che il richiedente hapresentato almeno unadomanda precedente nel-lo stesso o in un altro pae-se.

34 Le cifre citate in questasezione si riferiscono anuove domande di asilopresentate in primo gra-do. Ricorsi, proceduregiudiziarie, domande ri-petute o riaperte sono,per quanto possibile,esclusi.

* Escludendo ricorsi/domande di revisione.** Comprende i richiedenti asilo registrati presso l’UNHCR e i richiedenti asilo che sono stati pre-registrati, ma che sono in attesa di

registrazione ufficiale presso l’UNHCR.*** Comprende le domande di ricorso (2012-2013).

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dato va confrontato con il 30% di un anno pri-ma e dimostra la crescente importanza di que-sto gruppo tra i richiedenti asilo in questa partedel mondo, in fuga soprattutto da violenze epersecuzioni perpetrate da gruppi criminalitransnazionali organizzati. Per la prima volta,con 14.000 domande, il Messico è diventato ilprincipale paese di origine dei richiedenti asilonegli Stati Uniti d’America, seguito dalla Cina(13.700 domande) e da El Salvador (10.100domande).Alla fine del 2014 la Turchia ospitava oltre 1,5milioni di rifugiati siriani registrati, tutti copertidal Regime di protezione temporanea emessodal Governo. Al di là di questo, però, la Turchiaha assistito a un forte aumento del numero didomande d’asilo individuali registrate pressol’UNHCR in questi ultimi anni. L’Agenzia ha regi-strato 87.800 nuove domande d’asilo individualiin Turchia nel corso del 2014, la cifra più alta inassoluto e quasi il doppio rispetto al 2013

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la soglia di 5.000. Lo scoppio del conflitto nellaparte orientale dell’Ucraina ha avuto un forteimpatto sui dati del 2014, in considerazione delfatto che 271.200, ovvero circa il 99% delle do-mande presentate nella Federazione Russa sonostate sottoposte da ucraini. L’ultima volta cheun paese ha registrato una cifra comparabile èstato nel 2009, quando il Sudafrica aveva resonoto che 222.300 persone, molte delle quali pro-venienti dallo Zimbabwe, avevano presentatodomande di asilo individuali.La Federazione Russa è stata seguita dalla Ger-mania, con 173.100 nuove domande di asilo in-dividuali registrate durante il 2014. Questa cifraè significativamente superiore a quella registrataun anno prima (109.600) e rappresenta il setti-mo aumento annuale consecutivo per la Ger-mania. Rispetto al picco più basso raggiuntonel paese nel 2007 (19.200 nuove domande)queste cifre mostrano un aumento pari a novevolte in soli sette anni. Il livello del 2014 è inparte attribuibile a un maggior numero di per-sone provenienti dalla Repubblica Araba Siria-na, da Serbia e Kosovo (S / RES / 1244(1999)),35 e dall’Eritrea che hanno presentatodomande di asilo individuali in Germania. Ilnumero delle richieste di asilo sottoposte da si-riani in Germania è più che triplicato, passandoda 11.900 nel 2013 a 39.300 l’anno successivo.Anche le domande di asilo di eritrei sono quasiquadruplicate, passando da 3.600 a 13.200 uni-tà nello stesso periodo, mentre le domande pre-sentate da persone provenienti da Serbia e Ko-sovo (S / RES / 1244 (1999)) sono aumentatepassando da 14.900 a 24.10036 (+ 62%). Nelcomplesso, la Repubblica Araba Siriana è statoil primo paese di origine dei richiedenti asiloin Germania, seguita da Serbia e Kosovo (S /RES / 1244 (1999)), Eritrea, Afghanistan(9.100 domande), e l’Albania (7.900 doman-de). Secondo le stime, gli Stati Uniti d’Americahanno registrato nel 2014 121.200 domanded’asilo individuali, con un aumento pari al 44%(36.800) rispetto all’anno precedente37. Circail 42% di tutte le domande di asilo nel paesesono state presentate da richiedenti asilo pro-venienti da Messico e America Centrale. Questo

35 I riferimenti al Kosovovanno intesi nel contestodella risoluzione del Con-siglio di Sicurezza 1244(1999), di seguito citatain questo documento conla formula Kosovo(S/RES/1244 (1999)).

36 Circa il 29% di questi ri-chiedenti asilo provenivadal Kosovo (S/RES/1244(1999)).

37 Il numero stimati di indi-vidui si basa sul numerodi nuovi casi (63.913)moltiplicato per 1,393,corrispondente al nume-ro medio di individui perogni caso (Fonte: Dipar-timento statunitense del-la sicurezza nazionale); enumero di nuove doman-de d’asilo “difensive” de-positate presso l’ExecutiveOffice of Immigration Re-view (32.239 individui se-gnalati).

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(44.800 domande).38 Sulla base di questi datila Turchia si è classificata quarta per di domandedi asilo individuali a livello mondiale. Un au-mento principalmente dovuto ai richiedenti asiloiracheni, il cui numero è raddoppiato, passandoda 25.300 nel 2013 a 50.500 l’anno successivo.Di conseguenza, più della metà (58%) di tuttele domande di asilo registrate dall’UNHCR in Tur-chia sono state presentate dagli iracheni. Altriimportanti paesi di origine delle domande diasilo sono state l’Afghanistan (15.700 domande),la Repubblica islamica dell’Iran (8.200) e il Pa-kistan (1.600). La Svezia si è posizionata al quin-to posto con 75.100 nuove domande di asilo in-dividuali ricevute durante l’anno, con un incre-mento del 38% rispetto al 2013 (54.300 doman-de). Nel 2014 si è raggiunto uno dei livelli piùalti mai registrati, secondo solo a quanto rilevatonel 1992, quando più di 84.000 persone, moltedelle quali in fuga dalla ex Jugoslavia, hanno

chiesto asilo in Svezia. L’incremento è il risultatodel quasi raddoppio delle richieste di asilo pre-sentate dai siriani, passate da 16.300 nel 2013a 30.300 nel 2014. Da quanto nei primi mesi del2011 la violenza è esplosa nella Repubblica Ara-ba Siriana, circa 55.000 siriani hanno cercatoprotezione internazionale in Svezia, facendoladiventare il secondo maggior destinatario di ri-chiedenti asilo siriani in Europa, dopo la Ger-mania (59.500 richieste da parte di siriani).Tra il 2008 e il 2012 il Sudafrica è stato il paesepiù importante per numero di nuovi richiedentiasilo in tutto il mondo, posizione che ha persosia nel 2013 che nel 2014. Nel 2014, sono stateregistrate 71.900 nuove richieste di asilo, circail 3% in più rispetto al 2013 (70.000), portandoil Sudafrica alla sesta posizione per numero didomande presentate. I livelli di asilo sono gra-dualmente scesi dal picco del 2009, quando so-no state presentate 222.300 richieste, anche se,

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

197

38 Tali cifre comprendono irichiedenti asilo registratipresso l’UNHCR così comei richiedenti asilo che so-no stati pre-registrati, mache sono in attesa di regi-strazione formale pressol’UNHCR.

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

come negli anni precedenti, sono stati ancora icittadini dello Zimbabwe ad aver depositato ilmaggior numero di nuove domande di asilo nel2014 (20.400).Il numero di nuove domande di asilo individuali(63.700) registrate in Italia nel 2014 ha rappre-sentato il punto più alto mai registrato in questopaese. Il dato – che porta l’Italia alla settima po-sizione per numero di domande ricevute nel pe-riodo di riferimento - mostra un aumento del148% rispetto al 2013 (25.700 domande). IlMali è stato il principale paese di origine dei ri-chiedenti asilo in Italia (9.800 domande), se-guito da Nigeria (9.700), Gambia (8.500) e Pa-kistan (7.100). Se da un lato i siriani e gli eritreisono stati i primi per nazionalità tra coloro chesono arrivati via mare in Italia, solo un numeromolto basso di queste persone ha chiesto asiloin Italia nel corso dell’anno (rispettivamente500 e 480). La Francia si è classificata all’ottavoposto per numero di nuove domande di asilo,con 59.000 nuove richieste individuali registratenel corso del 2014 e una diminuzione del 2%rispetto al 2013 (60.200 domande). Questa di-minuzione, se pur modesta, è in parte attribui-bile a un dimezzamento del numero di richie-denti asilo dalla Serbia e Kosovo (S / RES / 1244(1999))39 (-49%) e dall’Albania (-43%). Nelcomplesso, la Repubblica Democratica del Con-go è stato il primo paese di origine dei richie-denti asilo in Francia con 5.200 domande, se-guita dalla Federazione Russa (3.600 domande)e dalla Repubblica Araba Siriana (3.100).In Ungheria durante l’anno il numero di doman-de di asilo individuali è più che raddoppiato,come mostra la registrazione di circa 41.100nuove richieste di asilo, il dato più alto mai re-gistrato nel paese e un numero significativa-mente maggiore rispetto all’anno precedente(18.600). L’Ungheria risulta pertanto nona a li-

vello mondiale, soprattutto a causa dell’aumen-to dei richiedenti asilo dalla Serbia e Kosovo (S/ RES / 1244 (1999)), dall’Afghanistan e dallaRepubblica Araba Siriana. Nel caso della Serbiae del Kosovo (S / RES / 1244 (1999)), le cifresono aumentate passando da 6.200 domandealle 21.000 dell’anno successivo (+240%).40 Ledomande di asilo degli afghani sono quasi qua-druplicate, passando da 2.300 a 8.500, mentrele richieste presentate dai siriani sono passateda 960 a 6.700 nello stesso periodo. Questi tregruppi sono stati i principali paesi di originedei richiedenti asilo in Ungheria, tanto che circa9 domande registrate su 10 provenivano da ri-chiedenti di queste nazionalità. Tuttavia, è molto elevato il numero di personeche dopo aver chiesto asilo in Ungheria si spostain un breve lasso di tempo per raggiungere altripaesi dell’Unione Europea. Con un numero re-cord di 32.400 domande d’asilo individuali re-gistrate durante l’anno (rispetto alle 18.800domande di asilo registrate un anno prima),nel 2014 l’Uganda si è classificata al decimoposto a livello mondiale. La Repubblica Demo-cratica del Congo è stato il più importante paesed’origine dei richiedenti asilo in Uganda, con13.700 domande di asilo registrate dal governodurante l’anno. Somalia (8.400 domande) edEritrea (3.700 domande) sono stati altri im-portanti paesi di origine dei richiedenti asiloin Uganda nel 2014. Nel 2014, gli uffici del-l’UNHCR hanno registrato 234.500 nuove do-mande individuali dello status di rifugiato e11.200 casi in ricorso o in procedura di revi-sione. L’ufficio presente in Turchia ha ricevutoil maggior numero di nuove richieste (87.800),seguito da quelli in Giordania (29.100), Ma-laysia (25.700), Libano (14.500) e Kenya(12.100)41. In sei casi su dieci dei principali de-stinatari delle domande di asilo individuali nel

2012 2013 2014*Stati 627.200 590.200 941.800

UNHCR 54.400 72.100 99.600

Decisioni congiunte** 18.200 500 4.400

Totale 699.800 662.800 1.045.800% solo UNHCR 8% 11% 10%

Tabella 3.4

Decisioni.Anni 2012-2014

* Dato provvisorio.** Si riferisce alla determinazione

dello status di rifugiatocondotta congiuntamente daUNHCR e governi.

39 Circa l’81% di questi ri-chiedenti asilo provenivadal Kosovo (S/RES/1244(1999)).

40 Praticamente tutti questirichiedenti asilo proven-gono dal Kosovo (S/RES/1244 (1999)).

41 L’UNHCR in Kenya sta tra-sferendo al Governo la re-sponsabilità per la deter-minazione dello status dirifugiato. A metà 2014, laprocedura di determina-zione dello status di rifu-giato veniva condotta con-giuntamente dall’UNHCRe dal governo del Kenya.Il dato di 12.100 si limitaalle nuove domande diasilo individuali registratedall’UNHCR prima dell’ini-zio del trattamento comu-ne delle domande di asilo.Durante la seconda metàdel 2014 sono state regi-strate attraverso la proce-dura congiunta circa9.500 nuove domande diasilo individuali.

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

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2014 (di cui alla tabella 3) si è registrato unaumento nel corso dell’anno. I primi cinque uf-fici dell’UNHCR per numero di domande di asiloricevute nel 2014 hanno registrato il 72% ditutte le nuove domande. Inoltre, Il lavoro svoltodall’UNHCR per la determinazione dello statusdi rifugiato (in termini di nuove domande re-gistrate) si è concentrato per quattro quinti insoli sette paesi.

NazionalitàTra gli 1,47 milioni di domande di asilo indivi-duali registrate per la prima volta nel 2014presso l’UNHCR o negli Stati membri a livellomondiale, 288.600 sono state presentate dacittadini ucraini – ovvero, in media, una do-manda ogni cinque. Anche se i richiedenti asiloucraini hanno presentato le loro domande diasilo in 67 paesi e territori, il 94% di tutte ledomande è stato registrato dalla FederazioneRussa. Altri destinatari importanti di domandedi asilo da parte di cittadini ucraini sono statila Germania (2.700 domande), la Polonia(2.100), l’Italia (2.100) e la Francia (1.400). Itassi totali di riconoscimento per i richiedentiasilo ucraini mostrano un approccio fortementedivergente, tanto che si va da oltre il 90% nellaFederazione Russa e nella Bielorussia a un datosi attesta intorno o al di sotto del 10% in Belgio,Finlandia, Francia, Polonia e Regno Unito. InCanada, Repubblica Ceca, Germania, Italia eStati Uniti d’America, i tassi totali di riconosci-mento sono stati tra il 35% e il 65%42. Nel corso del periodo di riferimento i cittadinisiriani hanno presentato 171.200 nuove do-mande di asilo individuali in 109 paesi e terri-tori diverso, a dimostrazione della portata glo-bale del fenomeno. Tuttavia, se si esclude la re-gione del Medio Oriente, dove i siriani godonodi una forma di protezione temporanea, il mag-gior numero di richieste di asilo da parte di si-riani si è concentrato in Europa, in particolareGermania (39.300) e Svezia (30.300), ma an-che in Serbia e in Kosovo (S / RES / 1244(1999)) (9.800 domande), Paesi Bassi (8.700)e Austria (7.700). In generale, nella maggiorparte dei paesi i tassi di riconoscimento per irichiedenti asilo siriani hanno superato il 90%. Il terzo gruppo di richiedenti asilo è stato rap-presentato dai cittadini iracheni, con un totaledi 100.000 nuove domande registrate nel corsodel 2014, la maggior parte delle quali in Turchia(50.500), Giordania (20.500), Libano (6.300),Germania (5.300) e Svezia (1.700). Spesso nel-la maggior parte dei principali paesi riceventii tassi totali di riconoscimento hanno superatol’80% o il 90%. Le uniche rimarcabili eccezionia questa tendenza sono state la Svezia (52%),la Georgia (39%) e il Regno Unito (37%). I ri-

2000

35 3630 27 29

36 3945

4047

39 38 3843

59

2002 2004 2006 2008 2010 2012 2014

2.00

1.75

1.50

1.25

1.00

0.75

0.50

Figura 3.17

Determinazione dellostatus di rifugiato a livelloglobale. Anni 2000-2014

Totale arretrato nelle domande di asilo (!ne anno)*

Totale domande di asilo registrate nel corso dell’anno*

* Comprende le domande nuove, i ricorsi e le procedure giudiziarie

chiedenti asilo afghani si sono classificati alquarto posto per numero di nuove domande(73.500), presentate in particolare in Turchia(15.700), Germania (9.100), Ungheria (8.500),Pakistan (5.700), Austria (5.100) e Indonesia(3.600). Anche in questo caso, i tassi totali diriconoscimento sono stati superiori al 75% inTurchia, Indonesia, Italia e Svezia, ma al di sottodel 25% in Bulgaria, Ungheria e Grecia. Dopogli afghani, si segnalano per numero i richie-denti asilo provenienti dall’Eritrea (60.000 do-mande), da Serbia e Kosovo (S / RES / 1244(1999)) (55.500),43 dalla Repubblica democra-

42 In assenza di una metodo-logia concordata a livellointernazionale per il cal-colo dei tassi di riconosci-mento, l’UNHCR utilizzadue tassi diversi per calco-lare la percentuale di do-mande di asilo accolte du-rante l’anno. Il tasso di ri-conoscimento dello statusdi rifugiato divide il nu-mero dei richiedenti asilocui è stato concesso lo sta-tus di rifugiato ai sensidella Convenzione per il

numero totale delle deci-sioni prese (status ai sensidella Convenzione, prote-zione sussidiaria e dinie-ghi). Il tasso totale di rico-noscimento divide il nu-mero dei richiedenti asilocui è stato concesso lo sta-tus di rifugiato ai sensidella Convenzione o unaforma sussidiaria di pro-tezione per il numero to-tale delle decisioni prese(status ai sensi della Con-venzione, protezione sus-

sidiaria e dinieghi). Le de-cisioni prese non sul me-rito sono, per quanto pos-sibile, escluse da entrambii calcoli. Ai fini della com-parabilità a livello mon-diale, l’UNHCR utilizza soloquesti due tassi di ricono-scimento e non riporta itassi calcolati dalle auto-rità nazionali.

43 Circa due terzi di questi ri-chiedenti asilo provenivadal Kosovo (S/RES/1244(1999)).

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i dati PRovviSoRi indicano che ilnumero di minori non accompa-gnati o separati che chiedono asi-lo su base individuale ha raggiun-to livelli senza precedenti almenodal 2006, quando l’UNHCR ha ini-ziato la raccolta sistematica diquesti dati.

Nel 2014 sono stati più di 34.300 glimSNaRa che hanno presentato nuovedomande di asilo individuali in 82paesi, di gran lunga il numero piùalto rispetto agli anni precedenti.Sono molti i paesi che hanno riferitodi non aver registrato nel corsodell’anno alcuna domanda di asiloda parte di un minore non accom-pagnato o separato, ma ci sono an-che alcuni paesi – compresi il SudAfrica e gli Stati Uniti d’America –che non sono stati in alcun modo ingrado di riportare tali informazioni. Svezia e Germania non hanno sola-mente ricevuto in totale il maggiornumero di domande di asilo in tuttal’Unione Europea, ma hanno ancheaccolto il maggior numero di mSNa-Ra tra gli 82 paesi che hanno condi-viso tali statistiche. Sono stati circa7.000 gli mSNaRa che hanno cercatoasilo in Svezia durante l’anno, quasiil 10% del totale. Nella maggior par-te dei casi si trattava di domande diasilo sottoposte da afghani (1.500),eritrei (1.500), siriani (1.200) e so-mali (1.100). Le autorità tedeschehanno registrato 4.400 domande daparte di mSNaRa e le nazionalitàprincipali sono state nuovamente gliafghani (1.050 domande), gli eritrei(920), i siriani (660) e i somali(570). Complessivamente Svezia e

Germania hanno registrato un terzodi tutte le domande di asilo di mSNa-Ra a livello mondiale (sulla base deidati disponibili). Tra gli altri paesieuropei che hanno riportato un nu-mero significativo di mSNaRa si puònominare l’Italia (2.600), l’Austria(2.100), il Regno Unito (1.900), laSerbia e il Kosovo (S / ReS / 1244(1999)) (1.600).Gli uffici dell’UNHCR in Indonesia eMalaysia hanno riferito di aver re-gistrato rispettivamente circa 1.100e 450 domande di asilo individualipresentate da mSNaRa, mentre nelleAmeriche il Canada ha registrato210 richieste. Si immagina che ilnumero di richieste d’asilo indivi-duali di mSNaRa negli Stati Unitid’America possa essere relativamen-te significativo, anche se purtropponon sono disponibili statistiche uf-ficiali.Nell’Africa sub-sahariana, il maggiornumero di domande da parte dimSNaRa è stato presentato in Kenyae Camerun, con rispettivamente2.200 e 330 richieste d’asilo. I datirelativi agli mSNaRa in Sudafrica, ilprincipale destinatario di nuove do-mande d’asilo nel continente, nonsono disponibili. A quanto risultanella regione del Medio Oriente sa-rebbero Egitto e Yemen ad aver avu-to il maggior numero di domandepresentate da mSNaRa, rispettiva-mente 540 e 390.L’analisi dei dati disponibili suglimSNaRa mostra che il principalegruppo di mSNaRa ad aver presen-tato domanda individuale di asilonel 2014 è rappresentato dagli af-ghani, con più di 8.600 domande re-gistrate, seguiti da eritrei (4.800),siriani (3.600) e somali (3.000).

Minori stranieri non accompagnati o separati richiedentiasilo (MSNARA)

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tica del Congo (48.100), dalla Somalia(41.100), dal Pakistan (35.200) e dalla Nigeria(32.100). In nove casi su dieci tra i primi paesid’origine per le domande di asilo, i paesi stannoattualmente affrontando guerre, conflitti o graviviolazioni dei diritti umani. Tuttavia, queste cifredovrebbero essere considerate solo come indi-cative, dal momento che il paese d’origine di al-cuni richiedenti asilo è sconosciuto o mantenutoriservato da parte di alcuni Stati.

DecisioniI dati provvisori indicano che nel corso del 2014gli Stati e l’UNHCR hanno preso più di 1 milionedi decisioni sulle singole domande di asilo44.Queste cifre non comprendono i casi che sonostati chiusi per motivi amministrativi senza chevenisse presa alcuna decisione45; tra questi sonostati segnalati all’UNHCR almeno 350.000 casinel 2014.Il personale dell’UNHCR ha esaminato 99.600domande, pari al 10% del totale delle decisionidi merito, in termini assoluti la cifra più altanella storia recente. Tuttavia, i dati relativi allesingole decisioni sono incompleti, poiché alcuniStati non hanno ancora pubblicato le loro stati-stiche ufficiali. Pertanto, i dati relativi alle de-cisioni prese nel 2014 citati in questo documentonon sono del tutto confrontabili con quelli deglianni precedenti. Nel corso del 2014 circa615.000 richiedenti asilo sono stati riconosciuticome rifugiati (278.000) o è stata concessa lorouna forma sussidiaria di protezione (337.000).Per contro, sono state circa 430.800 le richiesteche sono state respinte per ragioni di merito, unnumero che comprende le decisioni negative siain primo grado che in appello. Può accadere chei richiedenti asilo respinti sia in prima che in se-conda istanza risultino segnalati due volte, a se-conda dei metodi utilizzati dai governi per la se-gnalazione delle decisioni in materia di asilo.A livello globale (considerando le procedure diasilo gestite dall’UNHCR e quelle condotte dagliStati) il tasso di riconoscimento dello status dirifugiato è stato pari a circa il 27% su tutte le de-cisioni prese nel corso del 2014 mentre il tasso

44 Si fa riferimento alle deci-sioni prese a tutti i livellidella procedura d’asilo.

45 Vengono anche indicatecome decisioni “non dimerito”, il che può accade-re, tra l’altro, a causa dellamorte del richiedente,della non reperibilità perl’intervista, del ritiro delladomanda, della rinunciaalla domanda di asilo, odella determinazione chevi è un altro paese respon-sabile per l’esame delladomanda (Procedura di‘Dublino II’).

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totale di riconoscimento è stato del 59%. Il tassodi riconoscimento dello status di rifugiato è statoinferiore rispetto al 2013 (32%), mentre il tassototale di riconoscimento è stato significativa-mente più alto (43% nel 2013). Entrambi i valorisono influenzati dal livello e dal tipo di ricono-scimento ricevuto dai richiedenti asilo ucraininella Federazione Russa è cui è stata prevalen-temente concessa la protezione temporanea,piuttosto che lo status di rifugiato. Al netto ditali valori, il tasso di riconoscimento dello statusdi rifugiato è stato pari al 35% e il tasso totaledi riconoscimento al 46%, sostanzialmente inlinea con gli anni precedenti. In questo momen-to, tuttavia, i tassi di riconoscimento globali sonoancora indicativi, in quanto alcuni Stati non han-no ancora reso noto i dati in questione.Alla fine dell’anno, erano quasi 1,8 milioni lepersone ancora in attesa di decisioni sulle lororichieste di asilo, un dato che comprende richie-denti in ogni fase della procedura di asilo. Si ètrattato della cifra più alta degli ultimi quindicianni. Il maggior numero di domande pendenticonsiderando ogni livello della procedura diasilo risultava essere in Sud Africa (463.900),seguita da Germania (226.200), Stati Unitid’America (187.800), Turchia (106.400) e Sve-zia (56.800). Va notato che, nonostante il mi-glioramento delle relazioni statistiche sulle do-mande di asilo ancora pendenti, il vero numerodi casi di richieste di asilo non ancora determi-nate è sconosciuto, dal momento che molti paesinon rilevano questa informazione.

3.1.6 ApolidiRiconoscendo gli effetti devastanti della con-dizione di apolidia, l’UNHCR ha lanciato il Pianod’azione globale per porre fine all’apolidia: 2014-202446. Questo piano è stato sviluppato attra-verso consultazioni con gli Stati, la società civilee le organizzazioni internazionali e definisce unquadro di orientamento composto da 10 azioniche devono essere prese in considerazione perrealizzare l’obiettivo di porre fine all’apolidiaentro dieci anni. Per avere successo il piano do-vrà essere supporto da un miglioramento nellaraccolta dei dati demografici.Due delle azioni formali del Piano hanno diret-tamente a che fare con l’identificazione dei mi-granti apolidi e il miglioramento dei dati quan-titativi e qualitativi sulle dimensioni dell’apolidiae la situazione delle persone apolidi. Al fine diprevenire l’apolidia, il Piano d’azione globalemira anche a migliorare la registrazione dellenascite, fatto che potrebbe anche contribuirealla disponibilità di dati quantitativi relativi al-l’apolidia. Le statistiche dell’UNHCR relative aisoggetti sotto il suo mandato sull’apolidia com-

prendono principalmente gli apolidi e coloroche non vengono considerati cittadini di nessunoStato sulla base della legislazione nazionale.Tuttavia, i dati trasmessi da alcuni paesi com-prendono anche persone di nazionalità indeter-minata. I dati utilizzati in questo rapporto sonoquelli pubblicati nel documento World Popula-tion and Housing Census Programme del 2010,laddove i paesi abbiano pubblicato le statisticherelative alle persone apolidi. Inoltre, l’Ufficio halavorato di concerto con diversi organi delle Na-zioni Unite, in particolare a livello regionale, peraffinare ulteriormente le raccomandazioni sullepopolazioni apolidi da inserire nel World Popu-lation and Housing Census Programme del 2020.Di conseguenza, l’UNHCR si aspetta per i prossimianni ulteriori miglioramenti nella qualità deidati e nella copertura territoriale. Questo rap-porto comprende solamente i dati relativi a paesiche hanno reso accessibili statistiche ufficiali ostime attendibili sulle popolazioni apolidi. No-nostante l’aumento del numero dei paesi che sisono impegnati a fornire i dati e la loro maggioreaffidabilità, l’UNHCR non è stato in grado di for-nire statistiche complete sulle persone apolidiin tutti i paesi. Permane un considerevole divariotra i dati riportati in questo rapporto e la popo-lazione di apolidi stimata a livello mondiale, checonta almeno 10 milioni di persone47. Alla fine del 2014, sono stati 77 - due in più ri-spetto al 2013 (cfr. Figura 14) – i paesi che han-no reso disponibili le loro statistiche sulle per-sone che rientrano sotto il mandato dell’UNHCRsull’apolidia. Questo dato va confrontato con isoli 30 paesi che avevano elaborato statistichein merito nel 2004 e riflette gli sforzi degli ufficidell’UNHCR per raccogliere dati migliori sull’apo-lidia. Per il 2014, gli uffici dell’UNHCR hanno cal-colato una cifra pari a circa 3,5 milioni di apolidi.Sono stati compiuti nuovi progressi nella ridu-zione del numero degli apolidi attraverso l’ac-quisizione o la conferma della cittadinanza. Se-condo le informazioni disponibili al momentodella stesura del presente rapporto, almeno37.100 persone apolidi in 23 paesi hanno acqui-sito la cittadinanza nel corso del 2014. Tuttaviaè probabile che questa cifra venga aggiustata alrialzo nel momento in cui saranno resi disponi-bili i dati statistici annuali definitivi.

3.1.7 Altri gruppi o persone di competenza L’UNHCR ha continuato ad estendere le sueattività di protezione o assistenza quelle personeche ritiene essere di sua “competenza”, ma chenon rientrano in nessuna delle precedenti cate-gorie di persone. Queste attività si fondano su

46 Si vedahttp://www.unhcr.org/54621bf49.html andhttp://ibelong.unhcr.org.

47 Si veda 2013 StatisticalYearbook, pp. 41-47, peruna discussione sulle dif-ficoltà connesse al calcolodelle persone in condizio-ni di apolidia in tutto ilmondo.

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motivi umanitari o altre ragioni particolari, ehanno coinvolto per esempio ex rifugiati che so-no stati aiutati ad integrarsi a livello locale, cosìcome richiedenti asilo diniegati dagli Stati mache l’UNHCR ha ritenuto essere bisognosi di as-sistenza umanitaria.Alla fine dell’anno il numero di persone appar-tenenti a questa categoria ha superato il milione.Un quinto di essi erano ex rifugiati afghani checontinuano ad affrontare difficoltà economichee di sicurezza durante il processo di reinseri-mento. L’UNHCR continua a fornire assistenzaalla parte più vulnerabile della popolazione. Lasituazione è simile per i 109.000 ex rifugiati con-golesi che sono tornati dalla Repubblica del Con-

go e che continuano ad essere assistiti dal-l’UNHCR e dai suoi partner.Questa categoria comprendeva anche gli ex ri-fugiati angolani che non godevano più dello sta-tus di rifugiato in seguito alla cessazione avve-nuta nel 2012, ma la cui integrazione locale hacontinuato ad essere monitorata dall’UNHCR, inparticolare nella Repubblica democratica delCongo (43.900) e in Zambia (18.200). Sonosempre di più le comunità di accoglienza, diret-tamente o indirettamente coinvolte nelle migra-zioni forzate, ad essere incluse nella categoriadi “altri gruppi o persone di competenza del-l’UNHCR”, come nel caso dell’Uganda (180.000persone).

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

203

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204

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

I rifugiati e richiedenti asilo in Europa

626.715 le domande di protezioneinternazionale presentate nei 28 Stati Membri,pari al 29,6% in più rispetto al2012. Un terzo delle domande èstato presentato da donne.

23.065 le domande di protezioneinternazionale presentate daminori stranieri nonaccompagnati

Quasi il 72% le domande presentate in cinque PaesiGermania (202.815), Svezia (81.325), Italia(64.625).Francia (64.310), Ungheria (42.775)

490.475 le decisioni prese in merito allerichieste presentate: il 37% delledecisioni in prima istanza sonorisultate positive (183.385) mentre il63% delle domande ha avuto esitonegativo

UNH

CR/C

.tij

eRiN

a

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

205

Siria, Afghanistan,Kosovo, Eritrea,Serbia e PakistanTra i principali Paesi di origine dei richiedenti asilo

La metà delle decisioni positive è stataregistrata in 3 Stati membri

Germania (25,9%)Svezia (18%)Francia (11%)

56,3% dei richiedenti haottenuto lo status dirifugiato (103.600)

32,4% dei richiedenti haottenuto protezionesussidiaria (59.470)

11% dei richiedenti haottenuto il permessodi soggiorno permotivi umanitari(20.300)

UNH

CR/S

.Bal

tagi

aNNi

S

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206

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

31.945 nel 2014), mentre la Francia segnala ad-dirittura una diminuzione pari a -3,0%, passan-do da 66.265 a 64.310 domande.Se mettiamo in relazione il numero delle do-mande di protezione internazionale alla popo-lazione residente nel Paese in cui la domanda èstata presentata, scopriamo come la situazionesi capovolga. Ad eccezione della Svezia (8,4 ‰)e dell’Ungheria (4,3‰), entrambi tra i primi 5Paesi per numero di domande nell’UE, troviamoAustria, Malta e Danimarca quali Paesi con valoriattorno alle 3 domande ogni 1.000 abitanti. LaGermania, invece, accoglie un numero più limi-tato di domande ogni mille abitanti (2,5), l’Italia1,1 e la Francia 1,0.Il numero più elevato di domande di protezioneinternazionale da parte di minori stranieri nonaccompagnati appare in Svezia (7.050), seguitada Germania (4.400), Italia (2.505), Austria(1.975) e Regno Unito (1.860), per un totale di23.065 domande verso l’Unione, pari al 3,7% ditutte le domande presentate nel 2014.Osservando la nazionalità dei richiedenti pro-tezione internazionale, appare chiaro come gliultimi eventi in Medio Oriente abbiano e stianotutt’ora influenzando non solo le popolazionelocali, ma anche l’intero territorio dell’Unione.Infatti, tra il 2013 e il 2014 la crescita di doman-de provenienti da persone con nazionalità siria-na è cresciuta del +144,3%, passando da 49.980a 122.115. Seguono l’Afghanistan (41.370,+57,8%), il Kosovo (37.895, +87,4%), l’Eritrea(36.925, +154,9%) e la Serbia (30.840,+37,9%). È da notare come siano crollate le do-mande provenienti da persone con cittadinanzarussa: sino al 2013 infatti tali richiedenti eranosempre tra le prime 5 nazionalità, mentre nel-l’ultimo anno le domande si sono fermate a quo-ta 19.815 rispetto alle 41.470 dell’anno prece-dente, con un calo pari a -52,2%.

Nel 2014 sono state presentate, nei 28 Paesimembri dell'Unione Europea, 626.715 domandedi protezione internazionale, con un incrementodi quasi 200mila domande rispetto all'anno pre-cedente. Tale valore copre quasi il 95% di tuttele domande presentate all'intero continente eu-ropeo. Ad esclusione dell’anno 2010, dal 2008il trend di domande presentate è sempre statocrescente, con un’accelerata nell’ultimo biennio(2013 e 2014). La crescita annuale, infatti, si at-testa ad un 10% medio nel periodo 2008-2012,per poi salire al 28,6% nel 2013 e 45,1% nell’ul-timo anno. Se analizziamo, invece, la crescitapercentuale tenendo come base il 2008, nel2013 le domande presentate sono cresciute del90,9% e nel 2014 del 176,9%, sottoponendochiaramente l’Unione a flussi di persone persi-stenti.La Germania appare il Paese con la più alta ri-chiesta di domande di protezione internazionalenell’Unione (202.815, pari al 32,4% del totale),incrementando il numero di domande del quasi60% rispetto all’anno precedente. A notevole di-stanza seguono la Svezia (81.325), l’Italia(64.625), la Francia (64.310) e l’Ungheria(42.775). I primi 3 Paesi per numero di doman-de accolte, ovvero Germania, Svezia e Italia, co-prono più della metà (55,6%) di tutte le doman-de ricevute dall’Unione nel corso del 2014. Con-frontando i dati rispetto all’anno passato, però,è possibile notare come l’Italia registri la crescitamaggiore di domande presentate (+142,8%),passando da 26.620 a 64.625, seguita da Un-gheria (+126,3%, 18.900 contro 42.775) e Da-nimarca (+103,5%, 7.230 contro 17.715). Men-tre Paesi che tradizionalmente hanno sempre ri-cevuto un numero elevato di domande – qualiGermania o Svezia – registrano crescite attornoal 50%, il Regno Unito è, tra i Paesi demografi-camente importanti, quello che registra un nu-mero costante di domande (30.110 nel 2013 e

3.2.1 Le richieste diprotezione internazionale in Europa

3.2 I rifugiati e richiedenti asilo in Europa

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

207

Figura 3.18

Domande di protezioneinternazionale nell’UnioneEuropea (28 stati). Anni 2008-2014 Valori assoluti

Fonte: elaborazioni Cittaliasu dati Eurostat

2008 2010 2011 2014201320122009

0

100,000

500,000

400,000

300,000

600,000

200,000

700,000

Figura 3.19a

Variazione delle domandedi protezioneinternazionale nell’UnioneEuropea (28 stati) e inEuropa. Anni 2008-2014. Valori percentuali

Fonte: elaborazioni Cittaliasu dati Eurostat

2009-2010

2008-2009 2010-2011 2011-2012 2012-2013 2013-2014

0,0

20,0

30,0

10,0

40,0

50,0

-10,0EU - 28

Europa

Figura 3.19b

Variazione delle domandedi protezioneinternazionale nell’UnioneEuropea (28 stati) e inEuropa. Anni 2009-2014. Valori percentuali

Fonte: elaborazioni Cittaliasu dati Eurostat

2009 2010 2011 2012 2013 2014

120,0

140,0

160,0

180,0

0,0

40,0

60,0

20,0

80,0

100,0

EU - 28

Europa

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208

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

Figura 3.20

Domande di protezioneinternazionale in Europaper Paese. Anno 2014Valori percentuali

Fonte: elaborazioni Cittaliasu dati Eurostat

Germania | 32,4%

Svezia | 13,0%

Italia | 10,3%

Francia | 10,3%

Ungheria | 6,8%

Regno Unito | 5,1%

Austria | 4,5%

Paesi Bassi | 3,9%

Belgio | 3,6%

Altri 14 paesi UE | 3,2%

Grecia | 1,5%Bulgaria | 1,8%

Danimarca | 2,3%Polonia | 1,3%

Figura 3.21

Primi 10 paesi diprovenienza deirichiedenti protezioneinternazionale nell’UnioneEuropea (28 stati). Anno 2014.Valori assoluti

Fonte: elaborazioni Cittaliasu dati Eurostat

altro 196.365

Albania

Russia

16.826

Nigeria

19.815

Iraq

19.970

Pakistan

* United Nations Security Council Resolution 1244/99

21.310

Serbia

22.125

Eritrea

30.840

Kosovo*

36.925

Afghanistan

37.895

Siriana, Rep. Araba 122.115

41.370

0 50.000 100.000 150.000 250.000200.000

Figura 3.22

Richieste di protezioneinternazionale in UnioneEuropea (28 stati), primi 5 paesi al 2014.Anni 2008-2014.Valori assoluti

Fonte: elaborazioni Cittaliasu dati Eurostat

2008 2010 2011 2014201320122009

0

40.000

20.000

80.000

100.000

60.000

120.000

Siriana, Rep. Araba

Serbia

Eritrea

Kosovo*

Afghanistan

* United Nations Security Council Resolution 1244/99

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

209

Figura 3.23

Domande di protezioneinternazionale in UnioneEuropea (28 stati).Anno 2014.Valori assoluti

Fonte: elaborazioni Cittaliasu dati Eurostat

Da 50.001 a 100.000

100.001 e più

Da 10.001 a 50.000

Da 5.001 a 10.000

Da 1.001 a 5.000

Da 1 a 1.000

Resto d'Europa

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Da 1,51 a 3,00

Da 3,01 a 6,00

6,01 e più

Da 1,01 a 1,50

Da 0,51 a 1,00

Da 0,01 a 0,50

210

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

Figura 3.24

Domande di protezioneinternazionale in UnioneEuropea (28 stati).Anno 2014. Valori per 1.000 abitanti

Fonte: elaborazioni Cittaliasu dati Eurostat

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

211

Figura 3.25

Minori stranieri nonaccompagnati richiedentiprotezione internazionale.Anno 2014.Valori assoluti

Fonte: elaborazioni Cittaliasu dati Eurostat

Da 501 a 1.000

Da 1.001 a 5.000

5.001 e più

Da 101 a 500

Da 1 a 100

nessuno

n.d.

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6

1

3

5

4

7

6

2

9

SOMALIA

ERITREA

NIGERIA

SERBIA

KOSOVO*

SIRIANAREP. ARABA

8

* United Nations Security Council Resolution 1244/99

IRAQ

PAKISTAN

AFGHANISTAN

RUSSIA

10

ALBANIA

212

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

Figura 3.26

Primi 10 paesi di originedei richiedenti protezioneinternazionale nell'unioneEuropea (28 stati).Anno 2014.

Fonte: elaborazioni Cittaliasu dati Eurostat

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

213

3.2.2 Decisioni sulledomande di protezioneinternazionale

Nel 2014, il numero di decisioni prese in meritoalle domande di protezione internazionale è statodi 490.475, +6,1% rispetto alle 462.445 dell’an-no precedente (per l’anno 2014 non è disponibileil valore per l’Austria, quindi possiamo ipotizzareche il numero reale di decisioni prese sia più ele-vato). Di queste, il 72,9% sono state prese in pri-mo grado e il 27,1% in appello, a seguito di unricorso contro diniego. Le decisioni in prima istan-za hanno avuto un esito positivo nel 44,7% deicasi, mentre solo nel 17,6% nel caso di ricorsi.Nello specifico, 183.385 sono state le domande(primo appello e ricorso) accolte positivamentenel 2014 nell’Unione, che hanno quindi portatoad una forma di protezione internazionale – ri-

fugiato, protezione umanitaria o sussidiaria. Diqueste, il 55,2% degli esiti positivi hanno avutoluogo in Germania (25,9%), Svezia (18,0%) eFrancia (11,3%), seguite da Italia (11,3%), Re-gno Unito (7,7%) e Paesi Bassi (7,2%).Delle 183.385 persone che nel 2014 hanno ot-tenuto una qualche forma di riconoscimento,103.600 sono stati accolti come rifugiati(56,5%), 20.300 (11,1%) con protezione uma-nitaria e 59.470 (32,4%) con protezione sussi-diaria. È da notare, però, che non tutti i Paesidell’UE hanno nella propria legislazione la pro-tezione umanitaria, e tale situazione concorrenel mantenere basso il numero di coloro che ot-tengono tale status.

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214

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

Da 50.001 a 100.000

100.001 e più

Da 10.001 a 50.000

Da 1.001 a 10.000

Da 1 a 1.000

n.d.

RIPARTIZIONE DELLE DECISIONIVALORI PERCENTUALI

DECISIONIVALORI ASSOLUTI

Finlandia

Estonia

Lettonia

Lituania

Polonia

Slovacchia

Ceca, Repubblica

Ungheria

Romania

Bulgaria

Slovenia

Cipro

Grecia

Malta

Italia

Francia

Spagna

Portogallo

Lussemburgo

Belgio

Irlanda

Regno Unito

Paesi Bassi

Austria

Germania

Danimarca

Svezia

Decisione dietroricorso contro dinego

Decisionedi prima istanza

Croazia

N.D.

Figura 3.27

Decisioni in merito allerichieste presentate.Anno 2014 Valori assoluti e percentuali

Fonte: elaborazioni Cittaliasu dati Eurostat

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

215

Figura 3.28

Decisioni in merito allerichieste presentate:riconoscimento e nonriconoscimento di unaforma di protezione.Anno 2014. Valori percentuali

Fonte: elaborazioni Cittaliasu dati Eurostat

Finlandia

Estonia

Lettonia

Lituania

Polonia

Slovacchia

Ceca, Repubblica

Ungheria

Romania

Bulgaria

Slovenia

Cipro

Grecia

Malta

Italia

Francia

Spagna

Portogallo

Lussemburgo

Belgio

Irlanda

Regno Unito

Paesi Bassi

Austria

Germania

Danimarca

Svezia

D

N.D.

Croazia

RIPARTIZIONE DELLE DECISIONIVALORI PERCENTUALI

Decisione negativa

Riconoscimentodi una forma di protezione

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

Finlandia

Estonia

Lettonia*

Lituania

Polonia

Slovacchia

Ceca, Repubblica

Ungheria

Romania

Bulgaria*

Slovenia*

Cipro

Grecia

Malta

Italia

Francia*

Spagna

Portogallo*

Lussemburgo*

Belgio*

Irlanda*

Regno Unito

Paesi Bassi

Austria

Germania

Danimarca

Svezia

nella normativa nazionale.

Croazia*

N.D.

Da 5.001 a 15.000

Da 15.001 a 50.000

Da 1.001 a 5.000

Da 101 a 1.000

Da 1 a 100

RIPARTIZIONE DELLE DECISIONIVALORI PERCENTUALI

DECISIONIVALORI ASSOLUTI

Protezioneumanitaria

Protezionesussidiaria

Rifugiato

n.d.

Figura 3.29

Decisioni positive inmerito alle richiestepresentate: rifugiato,protezione sussidiaria eprotezione umanitaria(dove contemplata dallanormativa nazionale).Anno 2014 Valori assoluti e percentuali

Fonte: elaborazioni Cittaliasu dati Eurostat

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

217

Terra d’accoglienza, terra di fuga*

Pakistan

Focus / Paese

Fino all’escalationdi profughi siriani in Tur-chia nel 2014, il Pakistan è stato per oltreun decennio il Paese con il maggior nume-ro di rifugiati registrati nei propri confinia livello globale. Rimane tuttora quello conla maggiore presenza protratta di personeaccolte. Ed è il secondo Paese al mondoper l’indicatore che misura il “peso” realedei rifugiati in rapporto alla ricchezza procapite, al di là del loro numero assoluto: ilPakistan, appunto, ne ospita 316 per dol-laro di PIL pro capite (in questa “classifica”il primo Paese è l’Etiopia con 440 rifugiatiper dollaro, e l’Italia occupa solo la 59ª po-sizione, con meno di tre rifugiati per dol-laro). Nella Repubblica Islamica del Paki-stan gli insediamenti di rifugiati si concen-trano nel Nord e nei territori al confine conl’Afghanistan: un terzo vive in 76 insedia-menti, i cosiddetti “refugee village”, e dueterzi nelle città e nelle comunità rurali. Almilione e mezzo di rifugiati si aggiungonocirca 5.000 richiedenti asilo di varia pro-venienza, di nuovo soprattutto afghani, eforse un milione di afghani senza docu-menti.

Fra “sicurezza” ed emergenzaIl Paese deve farsi carico anche di quasiun milione e 380 mila sfollati interni(UNHCR, Global Trends 2014) prodotti davarie “operazioni di sicurezza” nelle “Areetribali” e nella provincia del Khyber Pa-khtunkhwa: ultima, quella scattata nelNord Waziristan con le operazioni seguiteall’attentato jihadista all’aeroporto di Ka-rachi del giugno 2014. Così, il solo 2014ha costretto alla fuga 700 mila persone.D’altro canto il Pakistan è l’epicentro dellapiù estesa “operazione” di rimpatrio a li-vello globale, che ancora una volta inte-ressa i rifugiati afghani. Dal 2002 gli af-

ghani rientrati volontariamente in patriadal Pakistan sono tre milioni e 800 mila,di cui, peraltro, appena 13 mila nell’ulti-mo anno (erano stati ancora 31 mila nel2013), sia a causa del rinnovo dei certifi-cati PoR (vedi oltre) sia, soprattutto, dellacontinua instabilità oltre confine. L’UNHCRha riconosciuto «la generosità» delle co-munità ospitanti pakistane e, al governodi Islamabad, il merito di aver prorogatosino alla fine del 2015 la validità delle Af-ghan refugees’ Proof of Registration (PoR)cards (anche se con l’esclusione di 136 mi-la rifugiati), di aver rilasciato certificatidi nascita per 800 mila bambini afghani,di aver messo a disposizione i terreni perdiversi insediamenti e di aver aperto ai ri-fugiati le porte di scuole e servizi sanitari.Ma, come rileva lo stesso Alto Commissa-riato ONU, «l’ambiente operativo per gliattori umanitari in Pakistan rimane mu-tevole, in un clima di sicurezza precariae dove le difficoltà di accesso e i problemiposti dalla situazione economica e socialehanno alte probabilità di influire sulleoperazioni di assistenza». Ad esempio,l’attacco all’Army Public School di Pesha-war del dicembre 2014, con 150 morti(quasi tutti ragazzi, l’attentato di matricetaliban più grave nella storia del Paese),ha innescato tra l’altro un’ondata di so-spetto, di arresti e intimidazioni da partedelle forze di sicurezza che tra la fine del2014 e i primi mesi del 2015 ha messo infuga migliaia e migliaia di rifugiati afghaniverso la patria d’origine.

Una democrazia deboleDopo le elezioni del 2013 il governo gui-dato dal Partito del popolo pakistano hapassato la mano alla Lega musulmana pa-kistana di Nawaz Sharif, tuttora primo

ministro: per la prima volta nella storiadel Paese un governo eletto ha dato ilcambio a un altro per responso delle urne.Nel 2014 il Nobel per la pace conferitoall’attivista Malala Yousafzai ha premiatoindirettamente anche l’impegno della so-cietà civile pakistana per la democrazia ei diritti. Ma l’eredità di decenni di corru-zione, di governi militari e dello strapoteredelle forze armate e dei servizi segreti ren-de debole l’attuale democrazia. Alleata adisagio (e ambigua) degli USA nella“guerra al terrorismo”, Islamabad control-la a fatica le zone prossime al confine conl’Afghanistan, rifugio e fucina di militantijihadisti che stanno infliggendo al Paeseun’escalation di attentati. Nè riesce a ri-solvere le croniche tensioni con l’India.Nel Paese le minoranze religiose, cristiani,sikh e sciiti di etnia hazara continuano asubire violenze e persecuzioni in partico-lare per le leggi sulla “blasfemia”. Mentresul fronte ambientale il Paese subisce daanni gravi alluvioni che hanno costrettoall’esodo interno (ancora una volta) cen-tinaia di migliaia di abitanti.A fine 2014 i pakistani rifugiati nei cinquecontinenti erano quasi 336 mila (283 miladi questi, registra l’UNHCR nei GlobalTrends 2014, sono fuggiti paradossalmen-te in Afghanistan nel solo 2014 a causadelle operazioni militari in Nord Waziri-stan), mentre quelli che nell’anno hannochiesto asilo nei 44 Paesi più industrializ-zati hanno superato i 26 mila: in questiPaesi il Pakistan occupa la sesta posizionea livello globale fra le provenienze di chiè costretto a cercare all’estero protezioneda persecuzioni e violenze.

* A cura di Fondazione Migrantese Osservatorio Vie di Fuga

Popolazione 182 milioni Fonte: UNdPSuperficie 796.095 km² Fonte: UNdPAspettativa di vita alla nascita 67 anni Fonte: UNdPRifugiati nel Paese 1.505.525 alla fine del 2014

quasi tutti afghani Fonte: UNHCR, Global Trends 2014

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218

3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

Dignità (e difficoltà) ai bordidella “fortezza Europa”*

Turchia

Focus / Paese

La Turchia: un grande laboratoriosperimentale delle trasformazioniall’interno dell’universo musulmano.

F. Ambrosio L’Islam in Turchia, Carocci 2015

fa Più Notizia PeR le ambiguità del pre-sidente Erdoğan sulla guerra ai confini,per i sospetti di autoritarismo che lo stessoErdoğan attira su di sé. Oppure per l’osti-nato negazionismo sul genocidio armeno,per le tensioni fra laicità e re-islamizza-zione, o magari per le eredità di questionivecchie di decenni (che, per inciso, hannocausato la diaspora all’estero di 64 milarifugiati), fra cui l’irrisolta questione cur-da. Raro che si ricordi, invece, che la Tur-chia oggi ospita nei suoi confini oltre unmilione e 900 mila rifugiati fuggiti dallaSiria. In nessuno dei Paesi che si affaccia-no su questa catastrofe umanitaria si èraggiunta una cifra così elevata. Il datopuò essere messo a confronto con quellodei siriani che sono riusciti a chiedere asi-lo in tutta Europa dall’aprile 2011 ai primimesi del 2015, meno di 254 mila.Senza contare che la Repubblica Turca staregistrando un afflusso senza precedentidi richiedenti asilo di altre nazionalità,88 mila nel solo 2014, soprattutto irakeni.La Turchia è anche il Paese per cuil’UNHCR ha proposto alla comunità in-ternazionale il maggior numero di rifu-giati da reinsediare in Paesi terzi nel 2014,circa 15.700 persone (nell’anno ne sonoeffettivamente partiti meno di novemila).

Emergenza Siria: le risposteI rifugiati siriani sono concentrati soprat-tutto nelle province meridionali di Hatay,Gaziantep, Kilis, Sanliurfa, Mardin e inquelle poco più a Nord. Specialmente le

prime sono oggi punteggiate di campi,centri, insediamenti urbani e non urbani.259 mila persone sono ospitate in 23 cam-pi gestiti dal governo; il più grande, quellodi Suruç, ne accoglie 25 mila, soprattuttocurdi. Sin dall’inizio il Paese ha fatto fron-te all’emergenza esplosa nel 2011 constandard che l’ UNHCR ha definito «elevati»e, più di recente, con notevoli interventilegislativi e amministrativi. Dopo l’entratain vigore, nell’aprile 2014, della “Leggesugli stranieri e la protezione internazio-nale” la gestione dell’asilo è passata aun’unica struttura, la nuova Direzione ge-nerale per la gestione dell’immigrazione;mentre nell’ottobre dello stesso anno laregolamentazione della protezione tem-poranea ha stabilito un quadro legale peroffrire ai rifugiati siriani servizi e oppor-tunità. L’ UNHCR collabora con le autoritàdi Ankara nella costruzione del sistemad’asilo e presiede al coordinamento dellealtre agenzie ONU impegnate nell’emer-genza.

Emergenza Siria: le difficoltàTuttavia il quadro complessivo rimaneprecario. Alla fine del 2014, riconosceAmnesty International nel suo Annual Re-port 2014-2015, i campi a gestione gover-nativa erano «ben attrezzati». Ma la granparte dell’(allora) milione e 300 mila ri-fugiati rimasti fuori era «senza risorse,con scarsa o nessuna assistenza». Inoltre,nonostante la politica delle “frontiereaperte” professata da Ankara, Amnestyha continuato a registrare ai varchi di con-fine non ufficiali atti di violenza da partedelle guardie di frontiera: uso di armi dafuoco, percosse e respingimenti di profu-ghi verso il territorio siriano. E vi sono ledifficoltà dei curdi yazidi fuggiti dall’Iraqnell’ottenere la protezione temporanea

concessa ai siriani.Più in generale, in alcune zone i servizid’accoglienza e le amministrazioni localisono stati subissati dall’afflusso crescentedi profughi e non sono mancate tensionicon la popolazione locale. Mentre la granparte degli stessi rifugiati siriani ha ormaiesaurito i propri risparmi, una situazioneche ha innescato fenomeni di accattonag-gio, lavoro minorile e matrimoni precoci.

Cronache dal limesLa Turchia, intanto, rimane l’ultimo seg-mento della “rotta” di terra che da Orienteconduce sempre più migranti e potenzialirichiedenti asilo verso i confini dell’Ue. Idati sugli arrivi in Grecia dall’Egeo in que-sto 2015, in gran parte di profughi (181mila persone sino alla fine di agosto), cer-tificano un aumento a livelli esponenzialirispetto agli anni precedenti:È la tormentata frontiera del Mediterra-neo orientale, dove il rispetto del dirittod’asilo, anzi del diritto alla vita, è semprepiù fragile. Solo fra gennaio e agosto 2015nell’Egeo sono morti oltre 80 migranti.Mentre in primavera l’UNHCR ha chiestoalla Bulgaria e alla Turchia di fare chia-rezza sulla morte di due yazidi irakeni per-cossi e dispersi con altri compatrioti, se-condo alcune denunce, dalle guardie difrontiera bulgare e poi ritrovati senza vita,per le lesioni e il gelo, sul lato turco delconfine. Simili episodi di “respingimento”,o di intercettazione da parte degli agentiturchi, sono tutt’altro che un’eccezione.Ma la gestione del limes turco-greco-bul-garo piuttosto che Ankara chiama in causaAtene e Sofia, e ancora di più Strasburgo,e Bruxelles, e i maggiori governi dell’Ue.

* A cura di Fondazione Migrantese Osservatorio Vie di Fuga

Popolazione 74.9 milioni Fonte: UNdPSuperficie 783.562 km² Fonte: UNdPAspettativa di vita alla nascita 75.3 anni Fonte: UNdPRifugiati nel Paese 1.587.374 rifugiati e 106.378

richiedenti asilo alla fine del 20141.939.000 siriani alla fine d’agosto 2015 Fonte: UNHCR, Syria Regional Refugee Response

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

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Un rifugiato al minuto*Libano

Focus / Paese

il PaeSe dei CedRi è diventato il Paese deirifugiati. Anche senza considerare l’ormaistorica presenza palestinese, alla fine del2014 in Libano vivevano 232 rifugiati ognimille abitanti, la densità più elevata almondo rispetto alla popolazione naziona-le. Nel Paese mediorientale i rifugiati si-riani erano 18 mila nell’aprile 2012, unanno dopo 356 mila e un anno dopo an-cora, all’inizio dell’aprile 2014, avevanosuperato il milione. In quei giorni lo staffdell’UNHCR ne registrava 2.500 al giorno,più di uno al minuto. Oggi si trovano pres-soché ovunque, sia pure con maggioredensità fra Beirut e dintorni e lungo la co-sta. «Un’ospitalità eccezionale messa a du-ra prova», ha sintetizzato l’ UNHCR. Tra lucie ombre.

Un’accoglienza al limiteIl Libano non ha sottoscritto la Conven-zione di Ginevra del 1951, ma ha reagitoalla crisi umanitaria siriana tenendo apertele frontiere fino al 2014 e dotandosi di unaunità di crisi interministeriale. Lo stru-mento principale di coordinamento fra go-verno, ONG e agenzie delle Nazioni Unite(fra cui l’UNHCR) è il “ramo” libanese del-l’internazionale Regional Refugee and Re-silience Plan, il cosiddetto “3RP”.Non esistono campi ufficiali. I rifugiatihanno diritto d’accesso a gran parte deiservizi di base ma in un contesto di cre-scente vulnerabilità. In alcune cittadine evillaggi il numero di rifugiati supera quellodegli abitanti, alimentando tensioni ancheper l’uso di servizi come l’acqua, la luce,la sanità, le scuole.Due terzi della popolazione rifugiata si-riana vivono al di sotto della linea di po-vertà nazionale, mentre nel Paese sono intutto tre milioni e 300 mila, fra rifugiati elibanesi indigenti, le persone bisognose diassistenza umanitaria. A livello nazionale

si stimano già decine di migliaia di apolidi,ma oggi sono particolarmente a rischio diapolidia i bambini nati da rifugiati siriani:secondo un’indagine dell’UNHCR, setteneonati siriani su 10 rimangono privi diun certificato di nascita ufficiale a causadi una procedura complessa e onerosa. Ibambini e i ragazzi rifugiati siriani in etàscolare sono 400 mila (ben un terzo dellapopolazione rifugiata), ma solo 106 milapossono essere accolti nelle scuole pub-bliche con fondi UNHCR e UNiCef. Alla finedel giugno 2015 le agenzie dell’ONU e leONG attive nel “3RP” hanno denunciatouna grave carenza di fondi per le iniziativeassistenziali nei Paesi interessati dal Piano,Libano compreso.Subito dopo Turchia e Malaysia, il Paeseè tra quelli per cui l’UNHCR ha propostoalla comunità internazionale il maggiornumero di rifugiati da reinsediare in Paesiterzi nel 2014, quasi 9.200 persone. Nelcorso dell’anno dal Paese dei cedri ne sonoeffettivamente partiti 6.150 (quinto Paeseper partenze, dopo Malaysia, Turchia, Ne-pal e Thailandia). Ma non sono certo nu-meri in grado di dare sollievo. Tanto cheil governo presieduto da Tammam Salamha varato nel 2014 una serie di provvedi-menti restrittivi culminati, all’inizio del2015, in un drastico giro di vite sui requi-siti d’ingresso per i profughi siriani, cheora in pratica sono circoscritti ai casi “vul-nerabili” o trasferibili con il resettlement.Nei primi mesi di quest’anno la registra-zione di nuovi rifugiati nel Paese è cosìcrollata dell’80% rispetto allo stesso pe-riodo dell’anno precedente. A maggio ilgoverno ha chiesto all’UNHCR di “deregi-strare” i rifugiati registrati dopo il 5 gen-naio e di sospendere le nuove registrazionifino alla messa a punto di nuove procedu-re. E intanto anche ai rifugiati già presentiè stata imposta una tassa onerosa (200

dollari) per il rinnovo periodico del per-messo di soggiorno.

“Salvate questa speranza!”Tutto questo si svolge in un quadro com-plesso e precario, perché la guerra di Sirianon ha riversato sul Libano solo folle di ri-fugiati senza precedenti, ma ha anche cau-sato una riduzione degli scambi commer-ciali, del turismo e degli investimenti, e daun lato incursioni di jihadisti siriani in ter-ritorio libanese, e dall’altro l’interventodelle milizie Hezbollah in aiuto del regimedi Damasco. Senza contare le mai superatetensioni che rendono faticosa, da sempre,la vita del fragile “comunitarismo” libane-se a base religiosa. Nei mesi scorsi, a diecianni dall’assassinio dell’ex premier RafiqHariri (14 febbraio 2005), un disincantatoImad Salamey, docente di Scienze politi-che alla Lebanese American University,riassumeva così la situazione per la nostraagenzia ANSA: «La ragione per cui il Liba-no non è ancora esploso è che il costo diuna guerra, per tutte le parti, sarebbe piùalto di quello dello status quo». Il Paese deicedri rimane così, nonostante tutto, «ter-reno per un possibile dialogo tra mondosciita e sunnita anche nel resto della re-gione». Ma parlava non solo ai libanesi,già qualche anno fa, anche Joseph Maïla,egli stesso d’origine libanese e direttoredel Centre de recherche sur la Paix dell’In-stitut catholique di Parigi: «In Libano c’èpluralismo, ci sono intellettuali, c’è libertà.Salvare il Libano significa dare speranzaalla democrazia nel mondo arabo» (in Li-bano. Frammenti di storia, società, cultura,a cura di E. Chiti, Mesogea 2012). Salvareil Libano e i suoi rifugiati, potremmo com-pletare oggi.

* A cura di Fondazione Migrantese Osservatorio Vie di Fuga

Popolazione 4.8 milioni Fonte: UNdPSuperficie 10.452 km² Fonte: UNdPAspettativa di vita alla nascita 80 anni Fonte: UNdPRifugiati nel Paese 1.154.040 rifugiati

e 7.434 richiedenti asilo alla fine del 2014 Fonte: UNHCR, Global Trends 20141.113.941 rifugiati siriani a fine agosto 2015 Fonte UNHCR,

Syria Regional Refugee ResponseInoltre 450.000 palestinesi Fonte: UNRWa

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Storie /

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3. i migRaNti foRzati Nel moNdo

Storie /

qUaNdo tRe aNNi fa la violenza sidiffuse per le strade della città si-riana di Idlib, la maggior parte deiresidenti sbarrò le finestre e si chiu-se in casa, mentre all’esterno infu-riavano i combattimenti. Il dottorAhmed non era tra questi e deciseinvece di avventurarsi all’esternoper occuparsi dei feriti.

Il dermatologo ed esperto di piante qua-rantacinquenne ha cauterizzato feritesuperficiali (in un caso servendosi di unospiedo da barbecue riscaldato su unafiamma a gas), ha ricomposto fratture eha salvato bambini che si erano separatidai genitori. “Quando vedi un altro es-sere umano che giace in mezzo alla stra-da devi aiutarlo,” dice.Oggi Ahmed aiuta ancora i bisognosi,ma lo fa da ‘bordo campo’, piuttosto chenel bel mezzo del conflitto siriano. Lui èun rifugiato e un volontario per l'UNHCR,uno degli oltre 430 che in Libano visitanoquartieri e insediamenti per fornire ai ri-fugiati informazioni pratiche e assisten-za, ricevendo un rimborso per le spesedi viaggio e di comunicazione. Ahmed ela sua famiglia sono fuggiti in Libano nel2011 e lui lavora come volontario dal-l’inizio del 2014.Le necessità sono enormi. Nel solo Liba-no, circa 1,1 milioni di rifugiati sono re-gistrati con l'UNHCR. Non sono ospitatiin campi centralizzati, ma sparpagliatinel territorio montuoso e in quartieri ur-bani difficili da raggiungere, con stradedissestate e limitati mezzi di comunica-zione. Anche solo localizzarli può essereuna sfida. Molti arrivano in Libano conpochi soldi e nessuna informazione su

“iBRaHim vieNe dal gamBia, haventisei anni e ad agosto termineràil suo percorso di accoglienza nelprogetto SPRaR di Torre Pellice(Torino).Il suo è stato un percorso di integrazioneesemplare che lo ha visto coinvolto inmolteplici attività a diretto contatto conla cittadinanza”, racconta la responsabiledel progetto SPRaR. Ibrahim nel suo pae-se d’origine ha lavorato come meccanicoe successivamente in Libia è stato deco-ratore e giardiniere. Giunto a Torre Pel-lice nell’aprile del 2014 da Agrigento,dove è stato sei mesi in un Centro di pri-ma accoglienza, si è impegnato sin dasubito in attività di cura del verde urbanoviste le sue abilità pregresse e poi nellaconduzione del programma radiofonico“African mix” in onda sulle frequenze diRBE – Radio Beckwith. Impegno che loha contraddistinto anche negli studi. “Hafrequentato il corso per la licenza media– racconta la coordinatrice d’equipe - edha svolto una prima borsa lavoro pressoun’associazione del territorio dove ven-gono raccolti e distribuiti mobili, vestitie biciclette di seconda mano, da febbraioad aprile 2015”. Volontà, impegno ecompetenze che gli hanno permesso cosìdi entrare in contatto diretto con la co-munità locale e di tessere reti di relazioneper superare stereotipi e luoghi comunisui migranti cominciando così a guardareal suo futuro. Ibrahim è stato così sele-zionato per un progetto di inserimentilavorativi attraverso il piano Garanziagiovani a cui possono partecipare ancherifugiati e richiedenti asilo. “Da maggiosta svolgendo un tirocinio di 40 ore set-timanali presso la piscina comunale diLuserna San Giovanni che lo vede impe-gnato in attività di pulizie e riordino deimateriali. Nel contempo sta anche im-parando a nuotare”, spiega entusiasta lacoordinatrice del progetto SPRaR.Ma l’impegno di Ibrahim e la voglia dirimboccarsi le maniche non si esaurisco-no qui. Con l’avvio del nuovo bando per

il Servizio civile nazionale, supportatodal progetto SPRaR, ha deciso di candi-darsi come volontario per lavorare astretto contatto con rifugiati e richiedentiasilo di Torre Pellice. La Diaconia valde-se, che gestisce il progetto di accoglienza,ha un proprio Ufficio volontariato che sioccupa di gestire e attivare progetti divolontariato nazionale, europeo ed in-ternazionale. Tra i progetti presentatidall’ufficio per il servizio civile nazionalec'è “Giovani 2020” che prevede due di-stinte attività per i giovani volontari se-lezionati: da un lato la possibilità di in-serimento nell'équipe di lavoro del Siste-ma di protezione per richiedenti asilo erifugiati (nello specifico per i progetti diaccoglienza dello SPRaR Torre Pellice,SPRaR Torino e Prefettura sulla Val Chi-sone) “per accompagnamenti, attivitàludico-culturali e, nel caso di Ibrahim,mediazione linguistico/culturale affian-cata al mediatore d'équipe” - specificala coordinatrice SPRaR - e dall’altro atti-vità che saranno legate al progetto “Gio-vani e Territorio”, che si occupa di atti-vazione e gestione di centri educativi,progetti ed attività dedicati ad adolescen-ti e bambini. Attività che potranno ancheintrecciarsi. Passo dopo passo Ibrahimsta rimettendo assieme con entusiasmoi pezzi della sua vita per ripensare il suofuturo a partire dalle relazioni che hastretto durante il percorso di accoglienzache si avvia al termine (17 agosto 2015).Il prossimo passo sarà trovare un allog-gio, un appartamento da affittare perchéIbrahim vorrebbe continuare ad investirele sue energie in Italia. “Da febbraio 2014sta cercando una soluzione abitativa ‘al-ternativa’ e attualmente è in contatto conuna coppia nigeriana di Torre Pellice chesarebbe disposta a condividere l'appar-tamento con lui”, sottolinea la responsa-bile SPRaR. “La priorità è progettare ilmio futuro. Perché quando un essereumano non ha un futuro è come se luistesso fosse morto” dice Ibrahim (leggianche intervista a fumetti pubblicata suwww.ecomese.it).

Un filantropo naturale

Dopo essere fuggiti dal propriopaese, i rifugiati come il dottorAhmed si offrono volontari peraiutare i compatrioti siriani adadattarsi alla vita in esilio.

Dal Gambia allo SPRARdi Torre Pellice (To), Ibrahim sogna un futuro in Italia

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come ottenere i servizi essenziali. I vo-lontari come Ahmed usano i loro contattiper trovare chi ha più bisogno e per con-sigliarli sul tipo di aiuto disponibile at-traverso il governo, l'UNHCR e le sueagenzie umanitarie partner.Ahmed è un filantropo naturale. In Liba-no non è permesso esercitare il mestieredi medico senza licenza libanese. Maquando l’UNHCR l’ha avvicinato, con l’in-tenzione di renderlo un tramite per farsapere ai nuovi arrivati come ottenereassistenza medica, Ahmed ha colto l'oc-casione al volo. Questo lavoro “ha il mionome scritto sopra,” dice, mentre sorseg-gia il tè nel suo appartamento scarsa-mente ammobiliato, all’ultimo piano diun edificio di Tripoli crivellato dai pro-iettili. “Quando vedo la sofferenza e sonoin grado di dare una mano...è una sen-sazione incredibile.”Gli manca lavorare da dermatologo?“Sto lavorando come essere umano,” ri-sponde.Recentemente, nell’arco di una sola mat-tinata, ha aiutato a rintracciare un fisio-terapista per un uomo che aveva il brac-cio paralizzato per via di una ferita daproiettile, procuratasi a Homs; ha recu-perato una piccola borsa di medicine delsangue per un’anziana vittima di ictus,troppo debole per raggiungere da solala farmacia; e ha offerto consigli e unaspalla alla madre di tre bambini in diffi-coltà. Come la maggior parte dei medici

in zone di conflitto in Siria, Ahmed nonera riuscito ad aprire una sua clinica oa lavorare negli ospedali. Ma andavaspesso in giro a curare i feriti. Era un la-voro pericoloso.Una volta, durante un corteo funebredegenerato in violenza, Ahmed si erainginocchiato accanto a un uomo feritoallo stomaco e stava premendo con lamano sulla sua ferita - solo per poi ve-dere un secondo proiettile colpire l'uo-mo alla testa, uccidendolo.In un'altra occasione si è visto correreincontro una bambina di quattro anniche aveva perso di vista i suoi genitori.Insieme si sono rannicchiati in un por-tone per otto ore, mentre attorno a loroinfuriavano i combattimenti. Alla fineAhmed aveva individuato la madre dellabimba e aveva cercato di riunirle, maprima che potesse fare qualsiasi cosa ladonna era stata uccisa dal proiettile diun cecchino proprio di fronte a lui. Soloin seguito è riuscito a rintracciare il pa-dre, riportandogli la bambina.Dopo alcuni mesi passati a sopravviverenella città, Ahmed ha ricevuto una te-lefonata di avvertimento da qualcunoche aveva curato in strada. Il suo nomeera sulla lista delle persone da arrestare.Lui e sua moglie, che a quel tempo eraincinta, decisero che era tempo di fug-gire. La vita in Libano è meno pericolo-sa, ma non senza difficoltà. Ahmed vivein una parte di Tripoli che vede esplo-

sioni di violenza settaria regolarmente.I muri di cemento del suo quartiere sonoorribilmente crivellati da fori di proiet-tile, e l'edificio in cui lui e sua moglie vi-vono è circondata da posti di blocco mi-litari. Ahmed è stato arrestato almenouna volta da soldati sospettosi e preoc-cupati da chiunque si muovesse libera-mente. “Non è facile lasciare il quartiere,per non parlare di attraversare la città”,dice. Ahmed dice che rimarrà in Libanofino a quando la guerra in Siria non saràfinita. Ma a lui e sua moglie mancanoterribilmente i frutteti e i campi verdidella sua nativa Idlib, un centro agricolonella parte nord-occidentale del paese,vicino al confine con la Turchia.Ahmed aveva visitato il Libano già pri-ma della guerra, soprattutto per alcunericerche sugli usi medicinali di pianteche crescono in alta montagna - una del-le sue passioni - e dice che è contento diavervi un ruolo significativo, nonostantele difficoltà della vita qui. La sua preoc-cupazione più grande è per la prossimagenerazione, che comprende suo figlioElias, nato in Libano. “Prego che nonsiano trascinati in un circolo di rappre-saglie e di vendetta.”Per il momento, Ahmed farà il possibileper fare la differenza. “Ringrazio Dio,per lui,” esclama Huda, madre di sei figlia Tripoli, dopo la visita di Ahmed in unpomeriggio del recente inverno. “È ve-nuto ad aiutarci.”

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4. profughi ambientali

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Profughi e richiedentiprotezione internazionalee disastri ambientali1

Capitolo 4 /

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1 A cura di Caritas Italiana.

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4. profughi ambientali

di persone sfollate per motivi legati a disastriambientali, intendendo in essi compresi sia i di-sastri climatici, che quelli di natura geofisica,come le alluvioni, le tempeste, i terremoti, leeruzioni vulcaniche, gli incendi. Dalla suddettastima sono invece escluse alcune tipologie di di-sastri, come quelli di natura tecnologica (inci-denti industriali o nucleari), o biologica (es. epi-demie), ovvero i disastri ad insorgenza lenta,come la siccità. Il trend degli ultimi 6 anni attestaun andamento altalenante, con picchi partico-larmente elevati nel 2010 (42,4 milioni di sfol-lati), nel 2008 (36,5 mln) e nel 2012 (32,4 mln)e una decrescita invece nel 2011 (15 mln) e nel2009 (16,7 mln). Tornando al 2014, Il continen-te in assoluto più coinvolto è l’Asia (19 mln), inparticolare le Filippine, la Cina, l’India, l’Indo-nesia, e, a seguire, gli uSa.Diverse altre stime sono state prodotte sui nu-meri dei possibili “migranti del clima”: Myers2

stima questi migranti in circa 200 mln al 2050.L’unep valuta che solo in Africa questo numerodovrebbe attestarsi a 50 milioni entro il 2060.Graeme Pearman prevede invece che con un au-mento della temperatura di 2 gradi, ben 100 mi-lioni di persone saranno esposte entro il 2100ad un serio rischio di inondazione delle coste.

Cambiamento climatico e migrazioni: quali connessioni?I movimenti migratori tradizionalmente e anchenell’attuale fase storica sono caratterizzati del-l’estrema eterogeneità di cause che li determi-nano, e sono una complessa combinazione difattori oggettivi e soggettivi, che influenzano ladecisione o la necessità di spostarsi dal propriopaese o da quello in cui si risiede. Oltre all’influenza di guerre, conflitti civili, com-pressione delle libertà fondamentali, gravi crisipolitiche ed economiche, sempre più, nel pano-rama delle migrazioni forzate si sta cercando diapprofondire il ruolo dei disastri ambientali. Ecomunque sebbene non ci sia un rapporto di cau-salità unico 0 univoco fra il cambiamento clima-tico, i disastri, gli spostamenti e la migrazione,l’esistenza di un chiaro collegamento fra i feno-

Negli ultimi 20 anni il numero (ufficiale) regi-strato dei disastri naturali è raddoppiato. pas-sando da circa 200 a oltre 400. La maggior partedi questi avvengono in relazione ai cambiamenticlimatici, ovvero si tratta di disastri influenzatidai cambiamenti climatici in termini di frequen-za e di gravità degli episodi. Ci si riferisce dun-que a disastri meteorologici (tempeste, uragani),idrogeologici (alluvioni) e climatici (siccità) che,secondo l’un Emergency Relief Coordinator, puòessere definita come “la nuova normalità”.Il monitoraggio sistematico degli eventi cata-strofici è iniziato nei primi anni ’70 da parte delCreD (Centre for Research on the Epidemiologyof Disaster), che a partire dal 1988 ha attivatouna raccolta delle informazioni attraverso unaapposita banca dati, che registra informazionisui disastri ambientali accaduti nel mondo a par-tire dal 1900. Da questa banca dati risulta chein effetti il numero degli eventi catastrofici na-turali è aumentato, così come il numero dellepersone coinvolte; mentre le vittime sono dimi-nuite.Il CreD ha poi registrato negli anni un incremen-to delle inondazioni e delle tempeste e a livelloglobale, un maggiore interessamento rispetto aidisastri naturali dell’Asia e dell’Area del Pacifico,sia per numero di eventi che per la popolazionecoinvolta.Tuttavia i dati più attendibili per stimare la con-sistenti di questi flussi migratori sono quelli del-l’iDmC, disponibili fino all’ottobre 2014, a partiredai 6 anni precedenti. Questa stima parla, per il 2014, di 22,4 milioni

Lo scenario

2 N. Myers, Environmentalrefugees: a growing phe-nomenon of the 21 st centu-ry, in Phylosophical trans-actions of the royal society,vol. 357, n. 1420, 2002,609-13.

2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014

30,0

35,0

40,0

0,0

10,0

15,0

5,0

20,0

25,0

Figura 4.1

Persone sfollate perdisastri ambientali. Anni dal 2008 al 2014.Valori in milioni

Fonte: Internal DisplacementMonitoring Centre (IDMC)

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4. profughi ambientali

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Il Burundi è un caso ulteriore di coesi-stenza di una serie di fattori che causa-no movimenti forzati di persone. Nono-stante la recente fine della guerra civile,la siccità e il degrado ambientale hannoportato il paese ad esacerbare conflittilegati alla proprietà terriera. In questasituazione è proliferato il commerciodelle piccole armi. Sistematicamente sisente di episodi in cui individui, anchefratelli, si sparano per il possesso dellaterra. Questi violenti e costanti conflittiforzeranno sicuramente altre personein futuro a lasciare il territorio.

In Somalia è stato anche difficile perle ONG portare aiuti umanitari ad unapopolazione già in grave sofferenza peri conflitti armati. Aree che sono statebersaglio di piogge pesanti in un deter-minato periodo sono state oggetto dimassiccio stanziamento di altre popo-lazioni locali, che per sfruttare i pascoli,hanno significativamente ridotto l’areadel pascolo di chi già abitava quelle zo-ne, causando conflitti e altri spostamen-ti forzati di persone. Anche l’improvvisoabbandono di parti di territorio per mo-

tivi di conflitto, siccità, alluvioni, arrivaa causare una deprivazione, una perditatotale di risorse in quelle zone. La siccitàa sua volta può contribuire ad un’altraforma di spostamento secondaria e apiù lungo raggio: alcuni somali arrivatiin Kenya, all’inizio dichiararono alleong di essere scappati dal conflitto aMogadiscio per dirigersi verso zone dicampagna; da un successivo approfon-dimento dell’intervista è tuttavia venutofuori che a causa della siccità in corsoe del degrado ambientale delle suddettearee di primo insediamento, erano staticostretti a spostarsi nuovamente e sta-volta più lontano, in Kenya, appunto.

Il Kenya ha aderito alla Convenzionedi Ginevra, seppure con delle limitazio-ni (relative soprattutto al diritto al la-voro e alla libertà di movimento dei ri-fugiati) e consente all’unhCr di svolgerele procedure per il riconoscimento e l’at-tribuzione dello status di rifugiato a chiinvoca la protezione. Tuttavia, le causedegli esodi delle persone che arrivanoin Kenya sono varie e uno staff seniordell’unhCr ha espressamente dichiara-

to, rispetto alle interviste dei richieden-ti, che “se la siccità e il conflitto coesi-stono, non stiamo lì a spaccare il capel-lo”. Il campo profughi di Dadaab è unodei più grandi al mondo e ciononostan-te, la situazione ambientale non è mi-gliore di quella dei paesi da cui gli ospitifuggono. Nel 2009 il Kenya ha sperimentato unaterribile siccità; nei campi la disponibi-lità di acqua e legna da ardere è limitatae la competizione fra la popolazione lo-cale e gli sfollati è grande: le donne cheraccolgono la legna da ardere fuori daicampi sono a grosso rischio di stupro.Le denunce di violenze sessuali o di ge-nere sono aumentate del 30% nel2009. Quando poi, sempre nel 2009, èvenuta la pioggia, è caduta in quantitàcosì abnorme che ha causato alluvionie devastato case, cibo, inquinato l’acquae portato una serie di malattie come ilcolera.Perciò coloro che sono sfollati a causadi disastri ambientali e che sono riuscitiad avere accesso ad una qualche formadi protezione, sono ancora lontani dalricevere una protezione effettiva.

La complessa interazionetra conflitto, disastri espostamenti di persone

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3 R. C. Di Toma, Environ-mental or Climate Refugees,Tesi di Master Universita-rio in Diritti Umani e Inter-vento Umanitario, Univ. DiRavenna, a/a. 2011/2012,p. 8.

4 Cfr. F. Cristaldi, Le migra-zioni ambientali: prime ri-f lessioni geografiche, inwww.lettere.uniroma1.it,pp- 44-45

risposte più o meno adeguate alle esigenze dellapopolazione o in grado di prevenire/limitare leconseguenze disastrose dell’evento climatico. Pensiamo poi anche all’influenza delle disugua-glianze nello sviluppo: un conto sono stati glieffetti dell’uragano Katrina negli Usa o dello Tsu-nami in Giappone, un altro quelli del terremotoad Haiti. Scendendo ancora nell’analisi dei fat-tori, si possono distinguere eventi catastroficidi lungo periodo ed eventi catastrofici di breveperiodo e poi all’interno di questa classificazioneoccorre ancora distinguere fra cause geofisiche,meteorologiche, idrologiche, climatologiche,biologiche. Alla luce degli esempi illustrati, sipuò dedurre quanto possano essere complessesia le dinamiche di un disastro che della mobilitàumana e che i fattori ambientali hanno un ruoloimportante ma sono sempre collegati ad un’am-pia gamma di determinanti politiche, socio de-mografiche ed economiche3.Mentre alcune persone possono essere costrettea muoversi, altre sono costrette a rimanere ancheperché non hanno risorse per spostarsi. il mu-tamento climatico può infatti anche avere l’ef-fetto di moltiplicare i fattori di stress e le vulne-rabilità preesistenti piuttosto che a causarne dasolo il movimento.

Come si definiscono le vittime di disastriambientali? In ambito internazionale non esiste una defi-nizione univoca in grado di indicare un migrantespinto o costretto da motivazioni ambientali enonostante molte agende nazionali o di organi-smi intergovernativi dedichino spazio e interesseai temi dell’ambiente, delle migrazioni e dellosviluppo, poca attenzione viene ancora riservataalla relazione esistente fra queste tre tematiche.Questi fenomeni sono stati analizzati per lo piùseparatamente4. Alcune definizioni adottate. La prima volta cheè comparsa l’espressione “rifugiato ambientale”è stato nel 1976, ed è stata proposta dal noto ri-

meni è sempre più evidente e riconosciuto.Due tesi principali si contrappongono nel mondoscientifico: quella massimalista e quella mini-malista. La prima, più popolare fra organizza-zioni ed esperti in studi ambientali, è caratte-rizzata da un approccio che prefigura esodi dimassa direttamente conseguenti ai disastri cau-sati da cambiamenti climatici. Si tratta di unatesi che collega in un rapporto diretto, di causa-effetto, il disastro ambientale all’esodo di per-sone, e ha alimentato pertanto l’idea che i mo-vimenti legati a questi cambiamenti rappresen-tino una minaccia per la sicurezza internazio-nale. Questo approccio massimalista di Myers èstato spesso criticato perché basato su stime trop-po semplicistiche e che non tengono in conto lavariabile più complessa da calcolare: la capacitàdi resilienza e di adattamento dell’uomo rispettoal disastro. L’altra tesi, quella minimalista, trovamaggiore consenso fra coloro che lavorano nelcampo della migrazione e della protezione deiprofughi, sia a livello accademico che istituzio-nale, in quanto, sottolineando proprio la com-plessità delle determinanti coinvolte nella deci-sione di trasferirsi, e l’importanza di tenere contodella capacità di resilienza/resistenza delle per-sone coinvolte, prevede un numero senza dubbiominore di casi di sfollamento di persone in con-seguenza di un mutamento climatico.La scelta della migrazione è in relazione con lacapacità degli individui di utilizzare strategie diadattamento alternative, con il loro grado di vul-nerabilità, con l’entità della risposta istituzionale,tanto preventiva quanto ex post rispetto a deter-minati impatti climatici.Anche le cause genericamente definite comeambientali o climatiche possono sottendere in-vece un’importante azione antropica, così comegli effetti degli eventi naturali possono investireuna scala temporale molto diversa, con conse-guenze necessariamente differenti. Un conto èla devastazione di un terremoto, un’altra cosale implicazioni dell’innalzamento del livello delmare, che coinvolgono molte popolazioni ma suuna scala diacronica molto ampia, tale da per-mettere ai governi dei paesi coinvolti di trovare

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cercatore del Worldwatch Institute, LesterBrown. La definizione è stata poi ripresa nel Rap-porto unep del 1985, ma la letteratura interna-zionale, nel riferirsi a questa categoria di mi-granti, parla anche di:� L’OIM definisce migranti ambientali le “per-

sone o gruppi di persone che, a causa di improv-visi o graduali cambiamenti dell’ambiente cheinfluenzano negativamente le loro condizioni divita, sono obbligati a lasciare le proprie case, oscelgono di farlo, temporaneamente o perma-nentemente, e che si muovono all’interno del pro-prio paese o oltrepassando i confini nazionali”.

Sempre l’oim individua tre tipologie di migranteambientale:

� Environmental emergency migrant: personache migra temporaneamente a causa di undisastro ambientale come tsunami, terre-moto, uragano, ecc…

� Environmental forced migrant: persona co-stretta a partire a causa del deterioramentodelle condizioni ambientali, quali deforesta-zione, salinizzazione delle acque dolci,..

� Environmental motivated migrant; chi sce-glie di migrare in risposta a problemi chesi vanno intensificando, ovvero in rispostaalla diminuzione della produttività agricolacausata dalla desertificazione.

� Il Parlamento Europeo, in uno studio del2011, ha proposto di utilizzare due definizio-ni, l’Environmentally induced migration, perriferirsi all’intero fenomeno e l’Environmen-tally induced displacement per indicare le for-me di migrazione forzata causata primaria-mente dagli stress ambientali, raccomandan-do al contempo di tenere ben distinte le formedi stress temporaneo legate ad eventi improv-visi e le forme permanenti, dovute a catastrofidi lunga durata, in quanto sono richiesti in-terventi e forme di protezione diverse fra loro.

� L’European Migration Network, nel suoGlossario Migrazione e Asilo, utilizza varie de-finizioni: “sfollato per motivi ambientali”; “ri-fugiato per motivi ambientali” e “migranteper motivi ambientali”, senza addentrarsi inuna definizione univoca.

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nel novembre 2007 alcune regio-ni del Bangladesh sono state col-pite da un violento ciclone chia-mato Sidr che ha provocato seried ingenti danni a persone e cose.

La crisi provocata dal ciclone è statatale e di così vasta portata da indurreil Governo italiano ad adottare, con laCircolare del Ministero dell’interno -Dipartimento della Pubblica Sicurezza- Direzione Centrale dell’Immigrazionee della Polizia delle Frontiere - ServizioPolizia delle Frontiere e degli Stranieridel 9 gennaio 2008, la decisione di so-spendere temporaneamente i provve-dimenti di espulsione nei confronti deicittadini provenienti da questo Paesenonché di accelerare ed agevolare lepratiche di ricongiungimento familiarependenti. Per espressa previsione, lacircolare del 9 gennaio c.a. ha carattereesclusivamente temporaneo e non pre-vede ulteriori conseguenze, quali, adesempio, la possibilità di regolarizzarela posizione giuridica di coloro che sisono visti interessati da tale provvedi-mento. Successivamente alla sua ado-zione si sono tuttavia registrate miglia-ia di richieste di asilo presentate pressoalcune questure d’Italia. Roma, in par-ticolare, ha registrato più di 6.000 do-mande alle quali è stata riservata unaprocedura differente, per non rallen-tare le ordinarie richieste di asilo edimpedire di mandare in tilt il sistema.Temendo che “qualcuno, con intentostrumentale, stia alimentando aspet-tative infondate che non possono es-sere soddisfatte”, così come ribadito inuna recente comunicazione del 23 feb-braio 2008 , il Ministero dell’internofa presente che la concessione di qual-siasi forma di protezione internazio-

nale deve essere subordinata alla sus-sistenza di fondati motivi di persecu-zione nel Paese di origine, e l’uso stru-mentale della domanda di asilo potreb-be causare ritardi nell’espletamentodelle procedure già in corso, così comedi quelle che verranno presentate suc-cessivamente da coloro che fuggonodal proprio Paese per gravi e compro-vati motivi.Successivamente, sempre con Circolaredel Ministero dell’interno, Dipartimen-to della pubblica sicurezza, Direzionecentrale dell’immigrazione e della po-lizia delle frontiere, Servizio poliziadelle frontiere e degli stranieri del 13marzo 2008, venne disposta la cessa-zione delle misure di favore adottatenei confronti dei cittadini bengalesi,contenute nella circolare del 9 gennaio,ponendo così fine alla efficacia delleagevolazioni che l’Italia riconobbe aimigranti di quel paese. Si è trattatodunque di un provvedimento che è daun lato intervenuto a favore dei ben-galesi giù presenti sul territorio italia-no, ma in condizione di irregolarità edestinatari di un provvedimento di al-lontanamento, rispetto ai quali si è sta-bilito di sospendere il rientro in patriaa causa delle condizioni del paese, chenon avrebbero garantito una protezio-ne alla incolumità della persona; masi è trattato anche di una misura a fa-vore dei bengalesi rimasti in patria macon familiari già in Italia, accelerandole pratiche del loro ingresso sul terri-torio nazionale.Sostanzialmente non sembra vi sianoostacoli, nel nostro ordinamento, al ri-conoscimento di una forma di prote-zione alle vittime di disastri ambientali.Altro è tuttavia discutere della “consi-stenza/solidità/saldezza” della sud-detta protezione.

Ecco perché Il dibattito prevalente frai giuristi della materia, sia a livello na-zionale che internazionale, è volto acercare soluzioni che porterebbero afavorire il riconoscimento delle vittimedei suddetti disastri nella categoria deirifugiati, ovvero alla creazione dellaqualifica di rifugiati per motivi ambien-tali. I principali argomenti addetti a favoredell’esclusione del riconoscimento del-lo status di rifugiato ai profughi am-bientali sono da individuare ne:La mancanza del requisito del movi-mento oltre i confini del Paese (comegià detto, la maggior parte sfollano in-fatti all’interno dei confini nazionali);L’assenza dell’elemento individualedella persecuzione (le persone che fug-gono da disastri ambientali possonosempre rivolgersi ai loro governi perun aiuto, in linea di massima) e la pos-sibilità del ripristino della situazioneex ante nei territori oggetto di sconvol-gimenti ambientali.

Il Bangladesh e la soluzionegiuridica applicata dall’Italia.Un tipico caso di migrazione forzataper motivi ambientali

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� Fra i risultatidella Nansen Conference di Oslodel 2011, nella sezione dedicata alla prote-zione e all’assistenza delle persone sfollate,vi è l’indicazione secondo cui Le espressioni“rifugiati climatici” e “rifugiati ambientali”dovrebbero essere evitate, in quanto sono giu-ridicamente inesatte e fuorvianti. È tuttaviariconosciuta la necessità di chiarire la termi-nologia per i movimenti legati ai cambiamenticlimatici e ad altri rischi naturali. Un sugge-rimento è stato quello di utilizzare l’espres-sione “environmentally displaced persons”.

La tutela giuridica dellevittime dei disastriambientali: una stradaancora in salitaNonostante la comunità scientifica sia da anniconsapevole del ruolo del disastro ambientalenelle migrazioni, sotto il profilo della tutela giu-ridica da riconoscere alle persone, la strada èancora lontana, ed è in parte ostacolata/rallen-tata dalla circostanza che la maggior parte dellepersone che migrano per motivi ambientali ri-mangono dentro i confini della loro nazione.Come proteggere i migranti che scappando dadisastri si spostano in altri Stati è invece unaquestione tuttora aperta.Una problematica di tipo giuridico da non sot-tovalutare consiste nella difficoltà di determinareil nesso di causalità esistente fra il cambiamentoclimatico e il flusso migratorio, dal momentoche la mobilità geografica rappresenta solo unadelle possibili strategie di adattamento ai cam-biamenti del clima.Sotto questo profilo, sono già note alcune vicen-de giudiziarie che hanno riguardato sia gli abi-tanti di Kivalina, una piccola isola situata tra lacalotta polare artica e l’Alaska, sia gli abitanti/proprietari terrieri nella costa del Mississippidevastata dall’uragano Katrina5. Entrambi questicasi sono sfociati in azioni legali contro le indu-strie ritenute responsabili dei gas serra che co-stituirebbero un’interferenza sostanziale rispettoal diritto allo sfruttamento della proprietà pub-blica/privata di quei territori.La causa di Kivalina si è conclusa a sfavore dellasuddetta comunità, non essendo stato provatoil nesso di causalità fra le emissioni rilasciate daiconvenuti e i danni subiti dagli attori, nei con-fronti dei quali è stato rilevato peraltro un difettodi legittimazione attiva, ovvero non è stato ri-conosciuto un diritto sussistente ad agire in giu-dizio in relazione al danno lamentato. La causapromossa dalle vittime dell’uragano Katrina hainvece riportato una vittoria a favore degli attori,

sotto il profilo del riconoscimento della loro le-gittimazione attiva nella causa, e ciò sembra im-portante ai fini di un implicito riconoscimentodella categoria dei rifugiati climatici. Sebbene,dunque, molte evidenze empiriche porterebberoa favorire il riconoscimento della categoria deirifugiati per motivi ambientali, la costruzionedi un quadro di riferimento giuridico non è unapriorità per i governi, anche se il dibattito a li-vello internazionale è esteso.Peraltro è recentemente intervenuta una pro-nuncia negativa rispetto alla istanza di ricono-scimento dello status di rifugiato ambientale, dicui ha dato notizia Le Monde del 21 luglio 2015.Da quanto si evince nella notizia, un cittadinodi Kiribati aveva richiesto lo status di rifugiatoalla Nuova Zelanda sulla base dell’argomenta-zione secondo cui lui, sua moglie e i loro tre figli,tutti nati in Nuova Zelanda fossero in pericolomortale a Kiribati, in quanto intere zone dell'ar-cipelago, una trentina di atolli corallini, ormaia stento superassero il livello dell'acqua, venendoregolarmente invasi dal mare, rendendo inser-vibili le risorse di acqua dolce e rovinando i cam-pi coltivati.Confermando sentenze pronunciate in primogrado e in appello, la Corte Suprema della NuovaZelanda ha stabilito che il ricorrente non integrai criteri per i riconoscimento dello status di ri-fugiato. In particolare, per la Corte pur sottoli-neando che Kiribati “debba senz’altro affrontarele sfide del clima”, non ha ritenuto che il ricor-rente fosse in serio pericolo di persecuzione daparte della sua nazione.

5 Cfr. M.E. Grasso, Il muta-mento climatico e il dirittoalla salute, F. Angeli, 2012,pp. 74 e ss.

6 Cfr. M.E. Grasso, Cambia-menti climatici e rifugiatiambientali, in Ambiente &Sviluppo, 3/2012. Nell’ar-ticolo sono presenti variedefinizioni della categoriadel rifugiato ambientale,compresa quella adottatadall’OIM ovvero dall’OC-SE, ovvero diverse fontinormative, convenzioni inparticolare, che riconosco-no tale categoria (anche sepoi tali Convenzioni sonostate ratificate solo da unnumero molto esiguo diStati, per lo più africani).

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7 L’art. 2 del Manuale recitache “Ciò che si deve inten-dere per giustificato moti-vo di persecuzione dipen-de dalle circostanze parti-colari di ciascun singolocaso. Possono essere con-siderati persecuzione tantola grave violazione di dirit-ti umani, compresa unaminaccia alla vita o alla li-bertà, quanto altri tipi digravi offese tenendo pre-senti le particolari circo-stanze del caso, compresele opinioni, i sentimenti ola condizione psicologicadel richiedente asilo”.

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Nella nostra ricognizione non può mancare il ri-ferimento ad alcune legislazioni che hanno uf-ficialmente introdotto una forma di protezionetemporanea anche alle vittime di disastri am-bientali6. Così hanno fatto gli Usa, ad esempio,che con il Temporary Protected Status, ricono-scono e tutelano gli individui che “temporanea-mente non possono ritornare nel proprio paesea causa di un conflitto armato in corso, di un di-sastro ambientale o di altre situazioni straordi-narie temporanee”. In caso di disastro naturale(tra questi vengono annoverati terremoti, allu-vioni, epidemie), lo Stato d’origine deve richie-dere il tpS per i propri cittadini presenti sul ter-ritorio uSa e il Secretary of Homeland Security loconcede/riconosce su base discrezionale. Nelcaso in cui tale disastro divenga permanente, iltpS viene revocato. Nel 2010 hanno beneficiatodel tpS Honduras, El Salvador e Nicaragua.Anche in Europa qualche Stato si è mosso versoil riconoscimento della categoria delle vittimedei disastri ambientali: si tratta della Svezia edella Finlandia, che hanno inserito la categoriadei rifugiati ambientali nelle rispettive politichemigratorie nazionali.Non pare azzardato tuttavia rilevare come la so-luzione individuata dagli Usa per assicurare pro-tezione alle vittime (e forse anche dalla Sveziae dalla Finlandia), non sia così lontana da quellache anche l’ordinamento giuridico italiano am-metterebbe già in casi analoghi.Anche nel nostro ordinamento, all’art. 20 delTesto Unico sull’immigrazione, è presente unadisposizione, intitolata “Misure straordinarie di

accoglienza per eventi eccezionali”, in cui si faesplicito riferimento alla protezione temporaneada adottarsi, “per rilevanti esigenze umanitarie,in occasione di conflitti, disastri naturali o altrieventi di particolare gravità in Paesi non appar-tenenti all’Unione Europea”. Si cita dunqueespressamente il disastro naturale come una del-le cause che renda necessario tutelare i cittadinidi Paesi non ue che si trovino o siano in procintodi giungere sul territorio nazionale.Collegata a questa previsione è la misura con-tenuta nell’art. 5, comma 6, del Testo Unico sul-l’immigrazione, che riconosce l’attribuzione diun permesso di soggiorno al ricorrere di seri mo-tivi, in particolare di carattere umanitario. Chiamando in causa la posizione dell’Alto Com-missariato delle Nazioni Unite per i rifugiati –unhCr, a partire dalle caratteristiche dei rifu-giati, si rinviene l’adozione di questa definizione:“I rifugiati si distinguono per la mancanza diprotezione da parte del loro Stato e perciò spettaalla Comunità internazionale di prendersi curadella loro sicurezza. Le persone fuggite per mo-tivi ambientali, d’altro canto, possono solita-mente contare sulla protezione da parte del loroStato, anche se limitata dalla stessa capacità diprovvedere a loro con aiuti emergenziali o conl’assistenza per soluzioni di più lunga durata”.Come si vede, non c’è in questa definizione unaesclusione chiara dell’idea che si possa essereperseguitati per danni ambientali.La stessa definizione di persecuzione che non èpresente nella Convenzione di Ginevra, ma chesi rinviene, a livello internazionale, in un “Ma-nuale sulle procedure e i criteri per la determi-nazione dello Status di rifugiati”, redatto dal-l’unhCr nel 1992, contiene una definizione am-pia7, che lascia aperta una vasta casistica, im-possibile da elencare anche per la difficoltà degliStati di trovare un accordo su questo punto. In questa apertura non è mancato chi ha vistola possibilità di riconoscere lo status a colui chelascia la propria terra per motivi legati all’am-biente, individuando il nesso tra fuga e perse-cuzione nella incapacità dello Stato di interve-nire per tutelare/garantire un ambiente digni-

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Come CittaDini Di una nazione - Delta, i bengalesi sono abituatia convivere con le inondazioni e a beneficiarne, ma ora il cam-biamento climatico ha sensibilmente aumentato i fenomeni diinondazione, erosione degli argini, cicloni e altri disastri.

Il paese si trova ad affrontare l’aumento del livello del mare da un lato elo scioglimento dei ghiacciai dell’Himalaya che interessano i fiumi sull’altrolato. Un innalzamento del livello del mare di un metro farebbe finire il50% del paese sotto il livello delle acque.Un elevato numero di bengalesi ha già perso i propri mezzi di sussistenzaa causa dei disastri naturali, ed è stato costretto a cercare lavoro altrove.Oggi, la maggior parte della migrazione dei bengalesi è interna ed avvieneprevalentemente dalle aree rurali a quelle urbane. In alcuni casi è il ca-pofamiglia a migrare temporaneamente per cercare lavoro; in altri, sonointere famiglie a spostarsi e stabilirsi altrove in modo permanente.Molte persone si stabiliscono illegalmente in India alla ricerca di una vitamigliore. Spesso però finiscono per prostituirsi o a lavorare in laboratoriclandestini in condizioni di semi-schiavitù. I movimenti di massa che potrebbero verificarsi in 20 o 30 anni potrebberorappresentare anche una minaccia per la sicurezza regionale. Altri, invece,non hanno neppure i mezzi per migrare. Il traffico, in particolare di donnee i bambini, è stato aggravato dalle recenti catastrofi ed ha portato mag-giore vulnerabilità.Il Bangladesh è spesso messo in evidenza come un paese che è riuscito aridurre le vittime e le perdite economiche attraverso una buona gestionedel rischio delle catastrofi. I costi in termini di vite perse a causa di cata-strofi sono, di recente, inferiori a quelli precedenti. Un’ importante misuraè stata la costruzione di rifugi dalle tempeste nei villaggi a rischio. Questoha consentito di risparmiare vite umane, il bestiame e altri tipi di risorse.Come risultato, le persone che vivono in questi villaggi si sentono menominacciati dal rischio ambientale e sono meno propensi a muoversi.

Fonte: Poncelet, A., 2009. Bangladesh. EACH-FOR.

Il Bangladesh tra l’innalzamento del livellodel mare e lo scioglimento dei ghiacciai

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toso in cui vivere. Non è mancato tuttavia chi ha elencato una seriedi situazioni in cui può trovare applicazione laConvenzione di Ginevra, in quanto l’esposizionea impatti climatici o degrado ambientale puòequivalere a persecuzione per una ragione dellaConvenzione.Molto interessante a questo proposito la casisticadi applicabilità della Convenzione di Ginevra,secondo J. Mac Adam8: 1. Vittime di disastri naturali che fuggono per-

ché il loro governo ha consapevolmente rifiu-tato o ostacolato assistenza al fine di punirlio marginalizzarli sulla base di uno dei 5 campidella convenzione;

2. Le politiche di governo puntano a gruppiparticolari la cui sopravvivenza dipende dalladall’agricoltura in casi in cui il cambiamentoclimatico sta già compromettendo la loro sus-sistenza;

3. Un governo provoca la siccità distruggendoo avvelenando l’acqua, o contribuisce alla di-struzione ambientale inquinando terra/ma-re/fiumi..;

4. Un governo rifiuta di accettare aiuto da altriStati quando è nel bisogno, come all’indomanidi un disastro;

5. Un governo non stabiliscemisure appro-priate per la prevenzione di un disastro.

Fra le varie soluzioni giuridiche proposte vi èanche quella di spingere per l’adozione di unaspecifica Convenzione9 che tuteli la suddetta ca-tegoria. Lo strumento potrebbe teoricamente di-ventare un protocollo alla Convenzione sui ri-fugiati o alla Convenzione quadro delle NazioniUnite sui cambiamenti climatici (unfCCC). En-trambi i regimi hanno vantaggi, ma, come rile-vato dagli autori in nota, non consentono un’ade-guata protezione alle vittime dei cambiamenticlimatici. Una convenzione specifica, invece, in-tegrerebbe il diritto esistente, fornendo un forumflessibile per affrontare un problema emergente.Gli autori continuano sottolineando che il pro-blema delle migrazioni indotte dal clima è suf-ficientemente nuovo e sostanziale per giustificareil proprio regime giuridico, invece di essere ri-stretto entro un quadro giuridico che non è statoprogettato per gestire la problematica. Una con-venzione indipendente diventerebbe anche unostrumento su misura per inquadrare la comples-sità del problema e ad adottare un approccio am-pio e integrato. Infine, i negoziati per una nuovaconvenzione potrebbero uscire dal tradizionaleschema di Stato a Stato e coinvolgere le comunitàe la società civile; questi gruppi potrebbero a lorovolta aiutare ad aumentare l’attenzione sulle di-sposizioni umanitarie e a spingere gli Stati ad ac-celerare il processo negoziale.

I particolari bisogni di protezione di coloro chesono coinvolti in questi problemi e quelli chesfollano devono essere approfonditi e le rispostedevono essere maggiormente attagliate alle di-verse situazioni. Trovare però nuove soluzionigiuridiche richiederà molto tempo, e per nonsprecare quello esistente, è importante anchemigliorare e rendere più certa/solida l’applica-zione delle leggi già esistenti.Al di là della, pur fondamentale, tutela giuridica,come è possibile intervenire sulle cause di questidisastri e limitarne gli effetti? Diversi biologi/agronomi stanno studiando pos-sibili strategie di adattamento al cambiamentoclimatico per arginarne gli effetti, mutando latipologia delle coltivazioni (preferendo quelledi prodotti meno sensibili a cicloni, ad esempio),ovvero le tecniche di coltivazione, i sistemi didrenaggio. È evidente che se fossero attuate po-litiche efficienti tese alla salvaguardia della terra,gli abitanti delle zone interessate preferirebberoqueste soluzioni piuttosto che il riconoscimentodella condizione di rifugiato ambientale.In occasione dell’annuale “Dialogo internazio-nale sulle Migrazioni” organizzato dall’oim a Gi-nevra, nel 2011 si è tenuta una conferenza daltitolo “Cambiamenti climatici, degrado ambien-tale e migrazioni”, nella quale sono state indi-viduate tre aree di intervento nelle quali le isti-tuzioni sono chiamate a rafforzare le proprie ca-pacità di gestione sul fenomeno:1. Miglioramento della conoscenza della materia

e di raccolta di dati, attraverso analisi che stu-dino le relazioni fra i fattori che incidono sullemigrazioni;

2. Consolidamento del quadro giuridico, politico,istituzionale, attraverso l’armonizzazione ela flessibilità delle normative già esistentinonché il miglioramento della cooperazionefra i diversi livelli (locale, nazionale e sovra-nazionale);

3. Sviluppo delle capacità tecniche e politiche,comprese quelle di gestione e di prevenzio-ne.

Infine, si cita la raccomandazione della Confe-renza Nansen sul Climate Change and Displace-ment in the 21st Century, tenutasi a Oslo, Nor-vegia, il 5-7 giugno 2011: “La comunità inter-nazionale dovrebbe intervenire per frenare ilcambiamento climatico, migliorare radicalmentela prevenzione dei disastri, la capacità nell’in-tervenire e dare risposte efficaci, supportarel’aiuto finanziario, che è più efficace su largascala, e rafforzare la protezione per le personesfollate, sia all’interno che all’esterno del propriopaese. Dovrebbe inoltre esserci una migliore at-tenzione verso i bisogni di protezione nelle si-tuazioni di disastro ambientale”.

8 R. C. Di Toma, Environ-mental or Climate Refuge-es, Tesi di Master Univer-sitario in Diritti Umani eIntervento Umanitario,Univ. Di Ravenna, a/a.2011/2012, p. 8.

9 B. Docherty – T. Giannini,Confronting a rising tide:a proposal for a Conven-tion on climate changerefugees, in Harvard Envi-ronmental Law Review,2009, pp. 349-393.

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il gruppo Dei piCColi Stati inSulari invia di sviluppo, più noto come SIDS (SmallIsland Developing States) raccoglie 52Stati dei 193 che compongono le NazioniUnite ed è stato riconosciuto a livello in-ternazionale nel corso del Summit dellaTerra tenutosi a Rio de Janeiro nel 1992.Alla costituzione del gruppo diedero il lo-ro assenso 179 Paesi, poiché i SIDS rap-presentano “un caso unico, sia per que-stioni ambientali che per questioni riguar-danti lo sviluppo”. Pur comprendendo infatti nazioni appar-tenenti ad aree geograficamente e cultu-ralmente diverse (Caraibi, Pacifico, Africa,Oceano Indiano e Mar della Cina), il grup-po dei SIDS si misura, oggi come allora,con questioni e problemi comuni: risorselimitate, suscettibilità alle catastrofi na-turali, elevato livello di dipendenza dalcommercio internazionale, propensionea crisi dovute a shock esterni, vulnerabilitàal cambiamento climatico e all’innalza-mento del livello del mare. L’evoluzionedi questo ultimo fattore, che nel tempo havisto un interesse crescente da parte del-l’opinione pubblica del mondo globaliz-zato, è monitorata dalle Nazioni Unite at-traverso il Gruppo Intergovernativo diesperti sul Cambiamento Climatico (piùconosciuto come IPCC, acronimo inglesedi Intergovernmental Panel on ClimateChange). In maniera periodica l’IPCC dif-fonde un rapporto di valutazione, costrui-to attraverso i risultati dei più importanti

studi scientifici prodotti in merito. Nel-l’ultimo rapporto all’analisi della situazio-ne delle Piccole Isole è dedicato un capi-tolo a parte e al suo interno il tema del-l’impatto del cambiamento climatico sullemigrazioni è trattato con una sezione spe-cifica: nell’ambito di questa valutazionele migrazioni sono state generalmentepresentate come una probabile, futura ri-sposta di adattamento ai cambiamenti cli-matici, ma la consistenza e la portata delleconseguenze di questi movimenti riman-gono poco chiare. Questa stima così cauta è dovuta al fattoche, a oggi, stabilire in quale modo e so-prattutto in quale grado gli effetti del cam-biamento climatico incideranno sui pos-sibili movimenti umani nel mondo rimaneun compito molto difficile. Del resto, comeesplicitamente affermato nella sezionedel capitolo 29: “a oggi, testimonianze dimigrazioni dovute inequivocabilmenteagli effetti del cambiamento climatico nonesistono”. Questo dato è in netto contrastocon le prime stime teoriche elaborate sullemigrazioni climatiche (Myers 2002) emolti studiosi, tra i quali Colette Mortreuxe Jon Barnett del Dipartimento di Geo-grafia alla University of Melbourne hannocriticato tali stime per la loro mancanzadi empirismo, sottolineando che “Questoinutile sensazionalismo attorno al temadelle migrazioni climatiche nel Pacifico èfiorito in assenza di prove concrete […]incentivato da organizzazioni non gover-

native che desiderano sensibilizzare l’opi-nione pubblica rispetto ai rischi del cam-biamento climatico”. Questa intepretazio-ne coincide con quella di altre importantistudiose, Carol Farbotko e Heather Lazrus,che nelle loro ricerche svolte a Tuvalu han-no rilevato un forte distacco tra la perce-zione della grande maggioranza degli iso-lani – che vede la migrazione come un fe-nomeno motivato da ragioni socio-econo-miche – e quella dei volontari internazio-nali, incentrata sugli effetti del cambia-mento climatico. Alla luce di questo tipo di resoconti, il cli-matologo britannico Mike Hulme invita aprendere le distanze da quello che egli de-finisce un sempre più diffuso “riduzioni-smo climatico”, che soffermandosi unica-mente sugli effetti del cambiamento cli-matico di fatto li eleva ad unico arbitro difenomeni sociali complessi, quali ad esem-pio le migrazioni. Questo tipo di discorsosminuisce le capacità di adattamento dellecomunità locali e nel limitarne i marginidecisionali a questioni inerenti il clima ri-schia di prestarsi a una retorica che inqua-drando le migrazioni come un fenomenoinevitabile e intrinsecamente problema-tico, oscura tradizioni di mobilità e altrecause di vulnerabilità, dovute in massimaparte ai cambiamenti socio-culturali in-nescati dalla globalizzazione.

* A cura di Fondazione Migrantese Osservatorio Vie di Fuga

Cambiamento climatico e migrazione nei Piccoli StatiInsulari in via di sviluppo*

Focus /

BibliografiaFarbotko, C., Lazrus, H., Thefirst climate refugees? Contest-ing global narratives of climatechange in Tuvalu, Global Envi-ronmental Change, Vol. 22,pp. 382-390, 2012.Hulme, M., Reducing the futureto climate. A story of climate de-terminism and reductionism,Osiris, Vol. 26, pp. 245-266,2011.

Mortreux, C., Barnett, J., Cli-mate change, migration andadaptation in Funafuti, Tuvalu,Global EnvironmentalChange, Vol. 19, pp. 105-112,2009.Myers, N., “Environmentalrefugees: a growing phenom-enon of the 21st century”, inPhilosophical Transactions ofthe Royal Society B, 357(1420), pp. 609-613, 2002.

Nurse, L.A., McLean, R.F.,Agard, J., Briguglio, L.P., Du-vat-Magnan, V., Pelesikoti, N.,Tompkins, E., e A. Webb,“Small islands”, in ClimateChange 2014: Impacts, Adap-tation, and Vulnerability. PartB: Regional Aspects. Contribu-tion of Working Group II to theFifth Assessment Report of theIntergovernmental Panel on Cli-mate Change (a cura di) Bar-

ros, V.R., Field, C.B., Dokken,D.J., Mastrandrea, M.D.,Mach, K.J., Bilir, T.E., Chat-terjee, M., Ebi, K.L., Estrada,Y.O., Genova, R.C., Girma, B.,Kissel, E.S., Levy, A.N., Mac-Cracken, S., Mastrandrea,P.R., e L.L. White. CambridgeUniversity Press, Cambridge,UK e New York, NY, USA, pp.1613-1654.

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GLOSSARIO

A.C.N.U.R. (U.N.H.C.R.)È l’acronimo di Alto Commissariato delleNazioni Unite per i Rifugiati (in ingleseunhCr, United Nations High Commissionerfor Refugees), l’Agenzia delle Nazioni Uniteche fornisce protezione internazionale e as-sistenza materiale ai rifugiati e perseguesoluzioni durevoli alla loro drammatica con-dizione. È stata fondata il 14 dicembre 1950dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite,ed ha iniziato ad operare dal 1º gennaio del1951.

ApolidiaL’apolidia è la condizione di un individuoche nessuno Stato considera come suo cit-tadino per applicazione della sua legisla-zione, e al quale, di conseguenza, non vienericonosciuto il diritto fondamentale alla na-zionalità né assicurato il godimento dei di-ritti ad essa correlati.

Asilo Forma di protezione riconosciuta da unoStato sul suo territorio, fondata sui dirittidel rifugiato riconosciuti a livello interna-zionale o nazionale e sul principio del non-refoulement. È riconosciuto ad una personache non è in grado di chiedere la protezionedello Stato di cui ha la cittadinanza e/o incui è residente, in particolare per timore diessere perseguitata per ragioni di razza, re-ligione, nazionalità, appartenenza a un de-terminato gruppo sociale o per opinioni po-litiche.

C.A.R.A. Acronimo di Centro di Accoglienza per Ri-chiedenti Asilo. Struttura presente in diver-se regioni italiane, nelle quali viene inviatoe ospitato lo straniero richiedente asilo pri-vo di documenti di riconoscimento o che siè sottratto al controllo di frontiera, per con-sentire l’identificazione o la definizione del-la procedura di riconoscimento dello statusdi rifugiato. Nel primo caso, la durata del-l’accoglienza è limitata al tempo stretta-mente necessario per l’identificazione e co-munque per non più di 20 giorni. Nelle altreipotesi di accoglienza, invece, il richiedenteè ospitato nel centro per il tempo necessario

alla definizione della procedura di ricono-scimento e comunque per un periodo nonsuperiore a 35 giorni.

Commissione territorialeLe Commissioni territoriali sono organisminominati con Decreto del Ministro dell’In-terno ed insediati presso le Prefetture, pre-posti all’esame della domanda di protezioneinternazionale. Sono composte da: un fun-zionario di carriera prefettizia, con la caricadi presidente; un funzionario della Poliziadi Stato; un rappresentante dell’ente terri-toriale designato dalla Conferenza Stato–città e autonomie locali; un rappresentantedell’Alto Commissariato delle Nazioni Uniteper i Rifugiati (unhCr). Il loro numero èstato recentemente elevato da 10 a 20 unitàsul territorio nazionale, con possibilità diistituire fino a 30 sezioni delle stesse.

Dublino (Regolamento di)Il regolamento Dublino è un regolamentoeuropeo che determina lo Stato membrodell’Unione europea competente a esami-nare una domanda di asilo o riconoscimen-to dello status di rifugiato in base alla Con-venzione di Ginevra (art. 51). Nato comeConvenzione di Dublino nel 1990 è statomodificato ed aggiornato nel 2003 (Rego-lamento 2003/343/CE, c.d. Dublino II).Una nuova versione è stata pubblicata nel2013 ed è entrata in vigore il 1° gennaio2014 (Regolamento n. 2013/603/CE, cd.Dublino III). Il regolamento di Dublino miraa determinare con rapidità lo Stato membrocompetente per una domanda di asilo, sullabase del criterio prevalente secondo cuil’esame della domanda di asilo spetta al pri-mo paese in cui il richiedente abbia fattoingresso, prevedendo il suo trasferimentoin detto Stato, accertatane la competenza.Fra le finalità del regolamento vi sono quel-la di impedire ai richiedenti asilo di presen-tare domande in più Stati membri (cosid-detto asylum shopping); ovvero di ridurreil numero di richiedenti asilo “in orbita”,che sono trasportati da Stato membro a Sta-to membro senza esserne presi in carico.

E.N.A.Acronimo informalmente utilizzato per in-dicare l’Emergenza Nord Africa, ovvero ilfenomeno, verificatosi a seguito dei profon-di mutamenti politici che hanno interessatoi Paesi del Nord Africa e del Medio Orientenel corso del 2011, che ha comportato, inquello stesso anno, l’arrivo di un flusso stra-ordinario di cittadini stranieri sulle costeitaliane, fra cui anche molti minori non ac-compagnati..In virtù di tale circostanza, con il D.p.C.m.del 12 febbraio 2011 è stato dichiarato, finoal 31 dicembre 2011, lo stato di emergenzaumanitaria nel territorio nazionale, succes-sivamente prorogato, con il D.p.C.m del 6

ottobre 2011, sino al 31 dicembre 2012.

EURODACIl termine indica l’European Dactyloscopie(Dattiloscopia europea), il database euro-peo, istituito con Regolamento (CE) n.2725/2000 del Consiglio, dell’11 dicembre2000, con sede in Lussemburgo, per il con-fronto delle impronte digitali per l’efficaceapplicazione della convenzione di Dublino.Il sistema Eurodac permette ai paesi del-l’Unione europea (ue), con l’aggiunta diNorvegia, Danimarca, Islanda e Svizzera,di aiutare a identificare i richiedenti asiloe le persone fermate in relazione all’attra-versamento irregolare di una frontieraesterna dell’Unione. Confrontando le im-pronte, i paesi dell’ue possono verificare seun richiedente asilo o un cittadino straniero,che si trova illegalmente sul suo territorio,ha già presentato una domanda in un altropaese dell’ue o se un richiedente asilo è en-trato irregolarmente nel territorio dell’Unio-ne.

FRONTEX – Agenzia Europea per la Ge-stione della Cooperazione Operativadelle Frontiere Esterne dei Paesi mem-bri dell’Unione Europea.Frontex  è un’agenzia dell’Unione Europea,specializzata ed indipendente, istituita condecreto del Consiglio Europeo 2007/2004ed operativa dal 3 ottobre 2005, con sedea Varsavia. Il suo scopo è il coordinamentodel pattugliamento delle frontiere esterneaeree, marittime e terrestri degli Stati dellaue e l’implementazione di accordi con i Pae-si confinanti con l’Unione europea per lariammissione dei migranti extracomunitarirespinti lungo le frontiere. Fra i suoi compiti,si annoverano: l’assistenza agli Stati membrinella formazione professionale delle guar-die in servizio presso le frontiere esterne;l’assistenza ai controlli, i pattugliamenti ela vigilanza delle frontiere esterne; l’appog-gio agli Stati membri in operazioni di rim-patrio dei migranti irregolari; l’aiuto agliStati membri che si trovino in situazioni chenecessitano un’assistenza, operativa o tec-nica, di rinforzo nel controllo delle frontiereesterne; il coordinamento della coopera-zione attiva fra gli stati membri in materiadi gestione e controllo delle frontiere ester-ne nonché la definizione di un modello divalutazione comune e integrato dei rischi.

Ginevra (Convenzione di) Convenzione delle Nazioni Unite relativaallo status dei rifugiati adottata a Ginevrail 28 luglio 1951, entrata in vigore il 21 apri-le 1954 e successivamente emendata dalProtocollo di New York del 31 Gennaio1967. La convenzione rimane ancora oggiil cardine del diritto internazionale in ma-teria d’asilo: contiene la definizione di ri-fugiato (v. in seguito) che è tuttora in usonella maggior parte dei Paesi firmatari; sta-

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bilisce le norme minime essenziali per iltrattamento dei rifugiati, lasciando agli Statila discrezione di accordarne uno più favo-revole, e sancisce il principio di non refou-lement, ovvero di non respingimento, chevieta agli Stati firmatari di espellere o re-spingere alla frontiera un richiedente asiloo un rifugiato verso i confini di territori incui la sua vita o la sua libertà sarebbero mi-nacciate a motivo della sua razza, della suareligione, della sua cittadinanza, della suaappartenenza a un gruppo sociale o dellesue opinioni politiche.

Mare NostrumL’operazione militare e umanitaria nel MarMediterraneo meridionale denomina ta Ma-re Nostrum è iniziata il 18 ottobre 2013 perfronteggiare lo stato di emergenza umani-taria in corso nello Stretto di Sicilia, dovutoall’eccezionale afflusso di migranti. L’Ope-razione consiste nel potenziamento del di-spositivo di controllo dei flussi migratori giàattivo nell’ambito della missione ConstantVigilance, che la Marina Militare svolge dal2004 con una nave che incrocia permanen-temente nello Stretto di Sicilia e con aero-mobili da pattugliamento marittimo.L’Ope-razione Mare Nostrum ha la duplice mis-sione di garantire la salvaguardia della vitain mare ed assicurare alla giustizia tutti co-loro che lucrano attraverso il traffico illegaledi migranti. Il dispositivo vede impiegato ilpersonale ed i mezzi navali ed aerei dellaMarina Militare, dell’Aeronautica Militare,dei Carabinieri, della Guardia di Finanza,della  Capitaneria di Porto, personaledel Corpo Militare della Croce Rossa Ital-iana nonché del Ministero dell’Interno – Po-lizia di Stato imbarcato sulle unità dellaM.M. e di tutti i Corpi dello Stato che, a va-rio titolo, concorrono al controllo dei flussimigratori via mare.L’Operazione Mare Nostrum opera congiun-tamente e in sinergia con le attività previsteda Frontex.

Minore straniero non accompagnatoCittadino di un paese terzo o apolide di etàinferiore ai diciotto anni che entra nel ter-ritorio degli Stati membri senza essere ac-compagnato da una persona adulta respon-sabile per lui in base alla legge o agli usi,finché non ne assuma effettivamente la cu-stodia una persona per esso responsabile,ovvero il minore che è lasciato senza ac-compagnamento una volta entrato nel ter-ritorio degli Stati membri. A tale definizione (mutuata dall’art. 2 dellaDirettiva Europea 2001/55/EC3), va pe-raltro aggiunta quella fornita dal legislatorenel Regolamento concernente i compiti delComitato per i Minori Stranieri (D.P.C.M.del 9 dicembre 1999, n. 535), secondo cuiil minore straniero non accompagnato pre-sente nel territorio dello Stato è quel minore

non avente cittadinanza italiana o di altroPaese dell’Unione Europea e che, non aven-do presentato domanda di asilo, si trova inItalia privo di assistenza e rappresentanzada parte dei genitori o di altri adulti per luilegalmente responsabili in base alle leggivigenti nell’ordinamento italiano.

Paese di transitoPaese interessato da flussi migratori di pas-saggio. Con l’espressione, si intende per-tanto il paese (o i paesi) diverso da quellodi origine attraversato da un migrante perarrivare al paese di destinazione.

Palermo (Protocollo di)Protocollo adottato dalle Nazioni Unite aPalermo nel 2000 volto alla prevenzione,alla repressione ed alla punizione della trat-ta di persone, in particolare donne e bam-bini, allegato alla Convenzione delle Nazio-ni Unite contro la criminalità organizzatatransnazionale, entrato in vigore il 25 di-cembre 2003.

PersecuzioneInsieme di atti compiuti nei confronti diuna persona, riconducibili a motivi di raz-za, di religione, di nazionalità, di opinionepolitica, di appartenenza ad un determi-nato gruppo sociale, sufficientemente gra-vi da rappresentare una violazione dei di-ritti fondamentali dell’uomo, o il cui im-patto sia sufficientemente grave da eser-citare sulla persona un effetto analogo. Leforme che questi potrebbero assumere so-no elencate dalla legge: atti di violenza fi-sica o psichica compresa la violenza ses-suale; provvedimenti legislativi, ammini-strativi, di polizia o giudiziari, discrimi-natori o posti in essere in maniera discri-minatoria; azioni giudiziarie o sanzionipenali conseguenti al rifiuto di prestareservizio militare in un conflitto, quandoquesto potrebbe comportare un crimineo un reato; atti diretti contro un generesessuale o contro l’infanzia.

ProfugoTermine generico che indica chi lascia ilproprio paese a causa di guerre, invasioni,persecuzioni o catastrofi naturali. Si trattadunque di una condizione attinente ad unamigrazione forzata che differisce tuttaviada quella del rifugiato, la cui situazione sog-gettiva, integrando le condizioni tipichepreviste dalla normativa internazionale,comunitaria e nazionale, è riconosciuta me-ritevole di protezione attraverso l’asilo po-litico/protezione internazionale.

Protezione internazionaleNel contesto dell’ue, comprende lo statusdi rifugiato e di protezione sussidiaria qualedefinito alle lettere d) e f) dell’art. 2 dellaDirettiva 2004/83/CE.Nel contesto internazionale, fa riferimento

alle azioni della comunità internazionalebasate sul diritto internazionale e volte atutelare i diritti fondamentali di una deter-minata categoria di persone, fuori dal pro-prio paese di origine, che non godono dellaprotezione dei propri paesi.

Protezione sussidiariaProtezione concessa al cittadino di un paeseterzo o all’apolide che non possieda i requi-siti per essere riconosciuto come rifugiato,ma nei cui confronti sussistono fondati mo-tivi di ritenere che, se ritornasse nel paesedi origine, o, nel caso di un apolide, se ri-tornasse nel paese nel quale aveva prece-dentemente la dimora abituale, correrebbeun rischio effettivo di subire un grave dannoe non può o, a causa di tale rischio, non vuo-le avvalersi della protezione di detto pae-se.

Protezione umanitariaForma di protezione rilasciata a chi non in-tegra i requisiti richiesti per il riconosci-mento dello status di rifugiato o di protettosussidiario, ma nei cui confronti sussistanoseri motivi, di carattere umanitario o risul-tanti da obblighi costituzionali o interna-zionali dello Stato italiano, tali da consen-tire al richiedente il soggiorno sul territorionazionale. Pertanto, a seguito del diniego della prote-zione internazionale, la Commissione ter-ritoriale competente trasmette gli atti allaquestura per l’eventuale rilascio del per-messo di soggiorno per i suddetti motivi.

Refoulement (Non-) Principio fondamentale del diritto interna-zionale dei rifugiati, che vieta agli Stati difar tornare in qualsiasi modo i rifugiati neipaesi o nei territori in cui la loro vita o laloro libertà possano essere minacciate a mo-tivo della razza, della religione, della citta-dinanza, della appartenenza a un grupposociale o delle loro opinioni politiche. Il principio di non-refoulement è una normadi diritto internazionale consuetudinarioed è quindi vincolante per tutti gli Stati, in-dipendentemente dall’adesione alla Con-venzione di Ginevra del 1951, che all’art.33 contiene una definizione del suddettoprincipio.

Reinsediamento (programmi di)I programmi di reinsediamento sono quelliattraverso cui gli Stati terzi accolgono sulproprio territorio rifugiati che non possonoo non vogliono tornare nel proprio paese oche hanno necessità specifiche che non pos-sono essere soddisfatte nel paese in cui han-no cercato protezione. Il reinsediamento ap-pare pertanto uno strumento atto a fornireuna soluzione durevole sicura e percorribileai rifugiati e agli sfollati che vengono am-messi a beneficiare dei suddetti specifici pro-

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grammi. L’implementazione del programmaprevede un’attività coordinata intrapresadallo Stato terzo, in collaborazione con l’unhCr e altre organizzazioni non governa-tive, che comprende specifiche azioni, a par-tire dall’identificazione dei rifugiati ammis-sibili al programma, la selezione, la fornituradi servizi come l’orientamento culturale, laformazione linguistica e professionale, mi-sure volte a favorire l’accesso ad istruzionee lavoro, per favorire l’accoglienza e l’inte-grazione nel paese di destinazione.

Richiedente asilo Si configura come richiedente asilo coluiche è al di fuori dei confini del proprio paesee inoltra, in un altro Stato, una domandaper l’ottenimento dello status di rifugiatopolitico. Il richiedente rimane tale fino alladecisione in merito alla domanda presen-tata.

RifugiatoIn base all’art. 1 della Convenzione di Gi-nevra il rifugiato è colui che “temendo a ra-gione di essere perseguitato per motivi dirazza, religione, nazionalità, appartenenzaad un determinato gruppo sociale o per lesue opinioni politiche, si trova fuori del pae-se di cui è cittadino e non può, o non vuole,a causa di questo timore, avvalersi dellaprotezione di questo paese; oppure che, nonavendo una cittadinanza e trovandosi fuoridel paese di cui aveva la residenza abitualea seguito di tali avvenimenti, non può o nonvuole tornarvi per il timore di cui sopra”.

Sfollato (interno)Sfollato interno (in inglese, internally di-splaced person - Idp) è la persona o il grup-po di persone che sono state costrette a fug-gire dal proprio luogo di residenza abituale,soprattutto in seguito a situazioni di con-flitto armato, di violenza generalizzata, diviolazioni dei diritti umani o di disastriumanitari e ambientali e che non ha/hannoattraversato confini internazionali.

S.P.R.A.R.È il Sistema di protezione per richiedentiasilo e rifugiati (Sprar) introdotto dalla leg-ge n. 189/2002 raccogliendo l’eredità delProgramma Nazionale Asilo (PNA),

un’esperienza consortile di accoglienza dicomuni e realtà del terzo settore, nata nel2001 da un protocollo d’intesa tra Ministerodell’Interno, Alto Commissariato delle Na-zioni Unite per i Rifugiati e Associazionenazionale dei comuni italiani (anCi). Si trat-ta del primo sistema pubblico di accoglienzaper titolari e richiedenti protezione inter-nazionale, costituito dalla rete degli enti lo-cali che – per la realizzazione di progetti diaccoglienza integrata– accedono, nei limitidelle risorse disponibili, al Fondo nazionaleper le politiche e i servizi dell’asilo gestitodal Ministero dell’Interno e previsto nellalegge finanziaria dello Stato. L’accesso alFondo nazionale per le politiche e i servizidell’asilo è regolamentato da un decreto delMinistero dell’Interno che disciplina il ban-do per la presentazione di proposte di pro-getto di accoglienza integrata da parte deglienti locali. Il Servizio Centrale è la strutturadi coordinamento dello Sprar, ha sede aRoma e la gestione è dell’Associazione na-zionale comuni italiani (anCi).

Tratta di esseri umani Il reclutamento, il trasporto, il trasferimentodi una persona, il darle ricovero e la succes-siva accoglienza, compreso il passaggio oil trasferimento del potere di disporre diquesta persona, qualora: a) sia fatto uso dicoercizione, violenza o minacce, compresoil rapimento; oppure b) sia fatto uso di in-ganno o frode; oppure c) vi sia abuso di po-tere o di una posizione di vulnerabilità taleche la persona non abbia altra scelta effet-tiva ed accettabile se non cedere all’abusodi cui è vittima; oppure d) siano offerti o ri-cevuti pagamenti o benefici per ottenere ilconsenso di una persona che abbia il poteredi disporre di un’altra persona; a fini disfruttamento del lavoro o dei servizi prestatida tale persona, compresi quanto meno illavoro o i servizi forzati o obbligatori, laschiavitù o pratiche analoghe alla schiavitùo alla servitù oppure a fini di sfruttamentodella prostituzione altrui o di altre formedi sfruttamento sessuale, anche nell’ambitodella pornografia.

Trattenimento Forma di limitazione della libertà (perso-nale) di movimento che, per la legge italia-

na, può essere attuata nei confronti del ri-chiedente asilo/protezione internazionale,qualora si trovi nelle condizioni previstedall’articolo 1 paragrafo F della Convenzio-ne di Ginevra (6); ovvero sia stato condan-nato in Italia per uno dei delitti indicatidall’art. 380, commi 1 e 2 c.p.p., o per reatiinerenti agli stupefacenti, alla libertà ses-suale, al favoreggiamento dell’immigrazio-ne clandestina verso l’Italia e reati diretti alreclutamento di persone da destinare allaprostituzione o allo sfruttamento di minorida impiegare in attività illecite; infine qua-lora il richiedente sia già destinatario di unprovvedimento di espulsione o di respingi-mento. Competente a disporre l’accoglienzao il trattenimento presso agli appositi Centridi Identificazione ed Espulsione (C.I.E.)presenti sul territorio nazionale è la que-stura nel cui territorio insiste il Centro, ov-vero anche le altre questure d’Italia, laddovea seguito della presentazione di una do-manda di asilo vengano rilevate le ipotesipreviste per il trattenimento.

TritonOriginariamente chiamata Frontex Plus, èuna operazione di sicurezza implementatadall’agenzia europea Frontex volta a coor-dinare le operazioni di controllo dell'immi-grazione irregolare alle frontiere marittimeesterne del Mediterraneo. L’'operazione Tri-ton, sotto il controllo italiano, è iniziata il 1ºnovembre 2014 e ha sostituito la precedente.Dopo una prima previsione che ne limitavafortemente il raggio di azione e il budget adisposizione, nel mese di maggio 2015, a se-guito delle ripetute tragedie in mare in cuihanno perso la vita migliaia di migranti, siè stabilito di aumentarne sensibilmente ladotazione finanziaria e di estendere sino a138 miglia l’area operativa della missionenel Mediterraneo. La dotazione di mezzi èstata ampliata fino a prevedere: tre aerei, seinavi d’altura, dodici pattugliatori, due eli-cotteri e quindici team di esperti provenientida 26 paesi europei: Austria, Belgio, Croazia,Repubblica Ceca, Danimarca, Estonia, Fin-landia, Francia, Germania, Grecia, Islanda,Irlanda, Lettonia, Lituania, Lussemburgo,Malta, Olanda, Norvegia, Polonia, Porto-gallo, Romania, Slovenia, Spagna, Svezia,Svizzera, Regno Unito.

gloSSario XXiii rapporto immigrazione CaritaS e migranteSgloSSario Dell’oSServatorio permanente Sui rifugiati “vie Di fuga” http://viedifuga.org/?p=1186gloSSario Del laboratorio multiDiSCiplinare Sul Diritto D’aSilo, a.a. 2013/14 http://www.nonsoloasilo.org/nsa/wp-content/uploads/2012/05/Glossario-base.pdfminiStero Del lavoro e Delle politiChe SoCiali http://www.lavoro.gov.it/AreaSociale/Immigrazione/minori_stranieri/Pages/20140315_Emergrenza-Nord-Africa.aspxminiStero Della DifeSa http://www.marina.difesa.it/attivita/operativa/Pagine/MareNostrum.aspx

FONTI

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ANCI (Associazione Nazionale dei ComuniItaliani), costituisce il sistema di rappre-sentanza dei Comuni di fronte a Parla-mento, Governo, Regioni, organi dellaPubblica Amministrazione, organismi co-munitari, Comitato delle Regioni e ognialtra istituzione che eserciti funzioni pub-bliche di interesse locale. Aderiscono adanCi 7318 comuni, rappresentativi del90% della popolazione italiana. In ma-teria di immigrazione e asilo anCi, nelquadro delle posizioni definite in Com-missione Immigrazione, incoraggia l’at-tuazione di pratiche innovative, sviluppareti e collaborazioni, interviene nel di-battito nazionale su questioni di interessedei territori, quali l’esercizio della citta-dinanza, l’integrazione, l’accesso ai ser-vizi, raccogliendo le istanze dei Comunie riportandole nelle sedi proprie. Propriosull’idea di una collaborazione virtuosatra Stato centrale e territori si è focaliz-zato l’intervento di anCi in materia di im-migrazione, a partire dall’esperienza delSistema di protezione per richiedenti asi-lo e rifugiati – Sprar.

Caritas Italiana è l’organismo pastoraledella Cei (Conferenza Episcopale Italia-na) per la promozione della carità. Ha loscopo di promuovere «la testimonianzadella carità nella comunità ecclesiale ita-liana, in forme consone ai tempi e ai bi-sogni, in vista dello sviluppo integraledell’uomo, della giustizia sociale e dellapace, con particolare attenzione agli ul-timi e con prevalente funzione pedago-gica» (art. 1 dello Statuto). Tra le molte-plici attività, la Caritas Italiana opera alivello nazionale e internazionale sui temidella mobilità umana in situazioni diemergenza umanitaria, di accoglienza edi tutela. È parte di Caritas Internationa-lis, la rete mondiale presente in oltre 160paesi, e di Caritas Europa, che riuniscele Caritas di 46 paesi europei. In Italia,attraverso la rete delle 220 Caritas dio-cesane svolge una capillare azione di sup-porto ai cittadini stranieri implementan-do attività volte non solo all’accoglienzama all’integrazione di singoli e famigliepresenti sul territorio.

Cittalia - Fondazione anCi Ricerche è lastruttura dell’anCi dedicata agli studi ealle ricerche sui temi di principale inte-resse per i comuni italiani. Nata nel 2008,la Fondazione si è occupata di ambiente,istituzioni e innovazione per poi focaliz-zarsi su welfare e società, inclusione so-ciale, partecipazione e gestione degli spa-zi pubblici e politiche urbane. La missionedi Cittalia è accompagnare le città e i co-muni italiani nell’affrontare le sfide postedalla trasformazione della società e del-l’economia con l’obiettivo di svilupparepolitiche pubbliche efficaci e migliorarele loro capacità di programmazione, ge-stione e valutazione. Cittalia ricopre inol-tre il ruolo di National DisseminationPoint per l’Italia del programma europeoUrbact e ha al suo interno il Servizio Cen-trale, struttura di coordinamento del Si-stema di protezione per richiedenti asiloe rifugiati (Sprar).

Fondazione Migrantes è un organismopastorale della Conferenza EpiscopaleItaliana nato nel 1987 per promuoverela conoscenza della mobilità, con l’atten-zione alla tutela dei diritti alla persona edella famiglia migrante e alla promozio-ne della cittadinanza responsabile deimigranti. La Migrantes ha ereditato il la-voro pastorale e sociale dall’uCei, Ufficiocentrale dell’emigrazione italiana, chedagli anni ‘60 sino agli anni ‘80, in colla-borazione con altre chiese cristiane edesperienze religiose, in convenzione conl’aCnur, si è occupato di gestire gli arriviin Italia di profughi a seguito delle crisiumanitarie. Oggi la Migrantes, attraversoil supporto all’Osservatorio permanentesui rifugiati Vie di Fuga, la collaborazionecon le Migrantes diocesane e regionali econ il mondo delle cooperative e degliistituti religiosi – rappresentati in unaConsulta nazionale delle migrazioni –,la collaborazione con il Pontificio consi-glio dei migranti e degli itineranti, il Con-siglio delle Conferenze episcopali euro-pee (CCee), l’iCmC, contribuisce a infor-mare e raccontare la situazione della pro-tezione internazionale in Italia e in Eu-ropa.

SPRAR – Istituito dalla Legge n. 189 del2002, il Sistema di protezione per richie-denti asilo e rifugiati (Sprar) è costituitodalla rete degli enti locali che – per la rea-lizzazione di progetti di accoglienza in-tegrata – accedono, nei limiti delle risorsedisponibili, al Fondo nazionale per le po-litiche e i servizi dell’asilo. A livello ter-ritoriale gli enti locali, con il prezioso sup-porto delle realtà del terzo settore, ga-rantiscono interventi di “accoglienza in-tegrata” a favore di persone richiedentiasilo e rifugiate. Obbiettivo è il supera-mento della sola distribuzione di vitto ealloggio, prevedendo in modo comple-mentare anche misure di informazione,accompagnamento, assistenza e orien-tamento, attraverso la costruzione di per-corsi individuali di inserimento socio-economico. Il coordinamento e il moni-toraggio dello Sprar è affidato dal Mini-stero dell’interno ad anCi, per il tramitedel Servizio centrale.

UNHCR è la principale organizzazione almondo impegnata in prima linea a sal-vare vite umane, a proteggere i diritti dimilioni di rifugiati, di sfollati e di apolidi,e a costruire per loro un futuro migliore.Lavora in 123 paesi del mondo e si occu-pa di oltre 40 milioni di persone. Istituitadall’Assemblea Generale delle NazioniUnite il 14 dicembre 1950, da alloral’Agenzia ha aiutato più di 60 milioni dipersone a ricostruire la propria vita. Perquesto le sono stati assegnati due PremiNobel per la Pace, il primo nel 1954, ilsecondo nel 1981. Il mandato del-l’unhCr è di guidare e coordinare, a li-vello mondiale, la protezione dei rifugiatie le azioni necessarie per garantire il lorobenessere. L’Agenzia lavora per assicurareche tutti possano esercitare il diritto diasilo e di essere accolti in sicurezza in unaltro Stato. Insieme ai governi, l’unhCraiuta i rifugiati a tornare a casa, ad essereaccolti nel paese dove hanno trovato ri-fugio o in un paese terzo.

PROFILI DEI SOGGETTIPROMOTORI DEL RAPPORTO

Page 241: Rapporto R sulla protezione internazionale in …...Rapporto sulla protezione internazionale in Italia, 2015 Comitato di direzione Manuela De Marco Caritas italiana Daniela Di Capua

Finito di stampare nel mese di settembre 2015 da Digitaia Lab

Page 242: Rapporto R sulla protezione internazionale in …...Rapporto sulla protezione internazionale in Italia, 2015 Comitato di direzione Manuela De Marco Caritas italiana Daniela Di Capua

Rapporto sulla protezioneinternazionale in Italia 2015

SPRAR Sistema di Protezioneper Richiedenti Asilo e Rifugiati

In collaborazione con

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