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Radioprotezione e qualità d’immagine Bixio Monti Scuola Superiore Medico Tecnica Locarno Anno 2010-2011

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Radioprotezione e qualità d’immagine

Bixio Monti Scuola Superiore Medico Tecnica

Locarno Anno 2010-2011

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COPERTINA ...................................................................................................................................... 1

INDICE ................................................................................................................................................ 2

ABBREVIAZIONI .............................................................................................................................. 3

ABSTRACT........................................................................................................................................ 4

1 INTRODUZIONE, OBIETTIVO E STRATEGIA ADOTTATA .................................................. 5

1.1 INTRODUZIONE ........................................................................................................................... 5

1.2 OBIETTIVO.................................................................................................................................. 6

1.3 METODO E STRATEGIA ADOTTATI ............................................................................................... 6

2 QUADRO TEORICO ..................................................................................................................... 7

2.1 DOSIMETRIA ............................................................................................................................... 7

2.2 DANNI DA RADIAZIONI................................................................................................................. 7

2.2.1 Danni deterministici......................................................................................................... 8

2.2.2 Danni stocastici................................................................................................................ 8

2.3 I PARAMETRI D'ESECUZIONE DELL'ESAME RADIOGRAFICO ........................................................ 9

2.3.1 Il funzionamento del tubo radiogeno ............................................................................ 9

2.3.2 Lo spettro d'emissione.................................................................................................. 11

2.3.3 Conseguenze delle scelte dei kV e dei mAs sulla dose erogata ...........................12

2.4 LE LEGGI SULLA RADIOPROTEZIONE ........................................................................................12

2.5 LA QUALITÀ DELL'IMMAGINE .....................................................................................................14

2.5.1 La radiazione diffusa.....................................................................................................14

2.5.2 Risoluzione spaziale .....................................................................................................14

2.5.3 Risoluzione di contrasto ...............................................................................................14

2.5.4 L'indice d'esposizione ...................................................................................................15

2.5.5 La griglia antidiffusione.................................................................................................15

3. RISULTATI ...................................................................................................................................16

3.1 ACQUISIZIONE DEI DATI ............................................................................................................16

3.2 TRATTAMENTO DATI..................................................................................................................19

3.3 RISULTATI .................................................................................................................................27

3.5 CONCLUSIONI...........................................................................................................................30

RINGRAZIAMENTI .........................................................................................................................31

BIBLIOGRAFIA...............................................................................................................................32

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Abbreviazioni

Sv Sievert, unità di misura della dose equivalente

Gy Gray, unità di misura della dose assorbita

kV multiplo di Volt

mA sottomultiplo di Ampere

mAs millesimo di Ampere per secondo

TRM Tecnico in Radiologia Medica

LrAP Legge sulla radioprotezione

ROI Region of Interest

SD Deviazione standard

IE Indice d’Esposizione

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Abstract

Nell’osservare la realizzazione di alcune radiografie al torace tramite dispositivi

mobili, sono rimasto colpito dal fatto che, per compensare i tipici influssi degli

apparecchi mobili con conseguenze qualitativamente negative sull’immagine

radiografica, venissero a volte effettuate con dei parametri d’esecuzione differenti da

quelli normalmente usati, parametri che comportano un aumento di dose erogata al

paziente. Mi sono chiesto in quale misura vari la dose in funzione dei parametri

d’esecuzione e, rispettivamente, in quale misura varino i parametri qualitativi

dell’immagine radiografica prodotta.

Cercando di identificare le relazioni tra qualità dell’immagine e dosi mi sono prefisso

di trovare dei suggerimenti che vadano nella direzione della radioprotezione.

Sono state effettuate delle radiografie, tramite un sistema radiografico portatile, di un

fantoccio (ETR-1 Wellhofer) con differenti parametri d’esecuzione. Nel fantoccio sono

presenti delle strutture le cui immagini radiografiche permettono delle misure sulla

risoluzione spaziale e sulla risoluzione di contrasto. Sono stati registrati anche gli

indici d’esposizione e i parametri d’esecuzione dell’esame relativi ad ogni radiografia.

Con il dispositivo radiografico analizzato, 110kV si può ottenere, rispetto a 125kV, un

incremento nella risoluzione spaziale di circa l’8% senza significativi aumenti nella

dose erogata. A 100kV non si hanno, rispetto a 110kV, apprezzabili aumenti della

risoluzione spaziale nonostante un incremento nella dose del 21%. A 80kV si ha,

rispetto a 125kV, un incremento della risoluzione spaziale del 38% ma con un

incremento di dose del 213%.

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1 Introduzione, obiettivo e strategia adottata

1.1 Introduzione

La motivazione del mio lavoro nasce dall'osservazione che nell'esecuzione delle

radiografie del torace al di fuori del reparto di radiologia, eseguite cioè tramite un

dispositivo radiografico mobile (come presso le cure intense e nelle varie sale del

pronto soccorso), al fine di ottenere delle immagini qualitativamente simili a quelle

ottenute nel reparto di radiologia con dispositivi radiografici fissi, a volte si ricorre alla

somministrazione al paziente di una dose più elevata.

La dose più elevata é cioè il lato negativo di un sistema che può venire utilizzato per

sopperire a quella serie di fattori, tipici dell'esecuzione delle radiografie tramite

dispositivi mobili, che influiscono negativamente sulla qualità dell'immagine prodotta.

Allo stato attuale la scelta dei parametri con cui si eseguono queste radiografie, e

dunque delle dosi somministrate ai pazienti, non sono protocollati e dipendono

dunque dalle scelte dei singoli TRM che le eseguono.

Quindi, oltre ad una possibile maggior dose al paziente, questa variazione delle dosi

si ripercuote in modo non prevedibile sul rapporto costi/benefici che tali radiografie

comportano. Il primo principio della radioprotezione prevede infatti che occorre

giustificare ogni irradiazione attraverso un preciso calcolo costi/benefici, ma se il

costo (la dose assorbita dal paziente) cambia in modo non prevedibile, allora anche

la stessa giustificazione con cui si esegue la radiografia ne risente. I principi della

radioprotezione rendono anche attenti alla necessità di eseguire le radiografie con la

minima dose possibile.

Visti i danni che provocano le radiazioni e credendo importante uno sforzo verso una

possibile ottimizzazione delle dosi mi sono quindi chiesto se fosse possibile cercare

di ottimizzare la radioprotezione del paziente pur mantenendo una certa qualità

d’immagine.

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1.2 Obiettivo

Identificare e quantificare le relazioni tra parametri d’esecuzione (kV, mAs), dosi

erogate, risoluzione spaziale e di contrasto, indice d’esposizione, in modo da poter

determinare delle possibili soluzioni per valorizzare la radioprotezione del paziente

per quanto riguarda le radiografie del torace eseguite tramite un dispositivo

radiografico mobile.

1.3 Metodo e strategia adottati

In un primo tempo è stato utilizzato un fantoccio antropomorfo ma le successive

analisi non hanno permesso di trarne conclusioni significative. Perciò si è resa

necessaria una seconda serie di acquisizione dei dati tramite un fantoccio che

permettesse di misurare sia la risoluzione spaziale che la risoluzione di contrasto.

Sono state eseguite delle serie di radiografie del fantoccio. Le radiografie sono state

eseguite con differenti parametri di esecuzione. Le serie differiscono tra di loro

secondo il parametro “kV”, ossia la tensione applicata al dispositivo radiogeno (serie

1: 80kV, serie 2: 100kV, serie 3: 110kV, serie 4: 115kV, serie 5: 125kV). Per ogni serie

sono state eseguite più radiografie modificando il parametro “mAs”, ossia la quantità

di radiazioni prodotte.

Per poter comparare tra di loro le radiografie in funzione del solo parametro “kV” si è

reso necessario avere una singola immagine per ognuna delle serie. Si tratta cioè di

ricostruire i dati che corrispondono al parametro “mAs” ideale per avere una

esposizione ottimale. Infatti è la combinazione ideale tra i due parametri di

esecuzione che stabilisce il corretto indice di esposizione. Che non sempre sia

possibile ottenere questa combinazione ideale è dovuto al fatto che il dispositivo

radiografico permette unicamente la scelta di valori mAs discreti. Per ricostruire

questi dati sono state perciò analizzate le relazioni tra i parametri di esecuzione (kV,

mAs), l’indice di esposizione e i risultati misurati.

In seguito è stato possibile confrontare tra loro le caratteristiche qualitative e

dosimetriche di ogni serie.

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2 Quadro teorico

2.1 Dosimetria

Per poter quantificare le conseguenze delle radiazioni sulla materia sono state

definite due grandezze:

- La dose assorbita (A), misurata in Gray (Gy), quantifica l’energia scaricata da una

radiazione su una data massa (1 Gy = 1 J/Kg).

- La dose equivalente (H), misurata in Sievert (Sv), quantifica il danno biologico che

una data dose assorbita produce sull’organismo. Essa considera anche il tipo di

radiazione, infatti radiazioni differenti come ad esempio le radiazioni α e X producono

sull’organismo danni diversi a parità di dose assorbita.

Vale infatti la seguente relazione: H[Sv] = A[Gy] . Wr[Sv/Gy]. Wr é detto fattore di

ponderazione della radiazione e dipende dalla dannosità biologica delle radiazioni,

per quanto riguarda i raggi X é stato fissato a 1 Sv/Gy.

Una radiografia del torace in posteroanteriore richiede, secondo i valori di riferimento

europei, 0.3 mSv.

2.2 Danni da radiazioni

I danni da radiazione dipendono dall’energia che esse rilasciano nella materia che

attraversano.

Una prima classificazione dei danni é tra somatici e genetici. I danni somatici si

hanno quando l’interazione é con un tessuto biologico qualsiasi mentre i danni

genetici si hanno quando ad essere interessato é l’apparato riproduttore e il danno si

verifica sulla progenie.

I danni somatici si distinguono inoltre in due grandi gruppi:

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2.2.1 Danni deterministici

Causano una degenerazione dei tessuti, sono caratterizzati da una precisa soglia di

dose oltre la quale si manifestano con certezza determinate patologie. La dose soglia

dipende da molti fattori ma può indicativamente essere posta, nel caso di una singola

irradiazione, a 1Sv.

La loro comparsa può essere immediata o comunque palesarsi entro brevi periodi, a

dipendenza della dose. Precocità e gravità delle patologie indotte sono proporzionali

alla dose.

Essendo i valori soglia ben al di sopra delle dosi utilizzate in radiodiagnostica questo

argomento non é ulteriormente trattato in questo lavoro.

2.2.2 Danni stocastici

Non sono caratterizzati da soglie ma sono il risultato della somma di tutte le

radiazioni assorbite nel corso della vita: non richiedono il superamento di una certa

soglia per potersi manifestare.

Sono a carattere probabilistico ma la loro insorgenza aumenta con l'aumentare della

dose. Una maggior dose non causa maggiori danni, ma solo un aumento della

probabilità di manifestazione.

Consistono in danni al nucleo cellulare e in particolare al DNA. La loro comparsa

avviene dopo anni, a volte dopo decenni dall'irradiazione.

É importante capire che sono il risultato di ogni minimo contributo di dose, ci danno

quindi l’informazione che qualsiasi irradiazione, seppur apparentemente

insignificante, va se possibile evitata.

Di questa categoria fanno parte sia i danni somatici che quelli genetici. Per quanto

riguarda i danni genetici stocastici possiamo distinguere inoltre tra aberrazioni

cromosomiche, quali malformazioni congenite, e mutazioni genetiche, quali

l’aumentata frequenza delle naturali mutazioni tra una generazione e l’altra.

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2.3 I parametri d'esecuzione dell'esame radiografico

I parametri d'interesse per il mio lavoro sono quelli che l'operatore, il Tecnico di

Radiologia Medica, sceglie durante l'esecuzione dell'esame, nello specifico i kV e i

mAs.

2.3.1 Il funzionamento del tubo radiogeno

Per capire meglio il significato di kV e mAs trattiamo brevemente il funzionamento del

tubo radiogeno di cui vediamo uno schema:

Figura 1

Sul catodo K é presente una spiralina (come nelle vecchie lampadine ad

incandescenza) che, alimentata da una tensione Uh, per effetto Edison (detto anche

effetto termoelettrico o ancora effetto termoionico)1 produce una nube di elettroni

proporzionale ai mAs impostati. Questi elettroni vengono prodotti nella fase

precedente l'esposizione radiografica e al momento dello “scatto” vengono accelerati

in direzione dell'anodo A dall'applicazione di una alta tensione tra anodo e catodo,

questa alta tensione Ua é definita dal parametro kV. La durata di questa

accelerazione dipende anch'essa dagli mAs impostati, in quanto sono il prodotto dei

mA per un secondo d'esposizione. Dato che l'esposizione per motivi di praticità non

può durare un intero secondo, i mA verranno aumentati dalla macchina in maniera

1 http://it.wikipedia.org/wiki/Effetto_termoionico

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indirettamente proporzionale alla diminuzione della durata dell'esposizione stessa.

Esposizioni prolungate possono infatti introdurre sull'immagine delle sfumature

cinetiche, ovvero risentire dei fisiologici movimenti degli organi.

Per completezza d'informazione, due sono i modi con cui la radiazione X viene

prodotta, dipendenti da come l'elettrone interagisce con il materiale metallico

dell'anodo:

1. L'elettrone interagisce con il campo elettrico di un nucleo di un atomo subendo una

decelerazione ed una relativa perdita d'energia che viene emessa sotto forma di

fotoni X. Questo fenomeno é noto come l'effetto di frenamento2.

2. L'elettrone interagisce con uno degli elettroni più interni di un atomo dell'anodo:

l'elettrone viene diffuso fuori dall'atomo e produce una vacanza elettronica, un vuoto

che viene subito riempito da un elettrone che si trova in un'orbita più esterna. Nel

cambio d'orbita, essendoci tra le due orbite una differenza energetica, l'elettrone che

ne prende il posto emette a sua volta un fotone con energia corrispondente alla

differenza energetica tra le due orbite. Questo fenomeno prende il nome di

radiazione caratteristica3 e dipende strettamente dal tipo di materiale bersaglio e dai

suoi livelli energetici.

Figura 2

I raggi X generati sono in quantità direttamente proporzionale ai mAs impostati e con

2 http://it.wikipedia.org/wiki/Bremsstrahlung

3 http://en.wikipedia.org/wiki/X-ray_fluorescence#Characteristic_radiation

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energia direttamente proporzionale al valore kV impostato.

I kV determinano cioè l'energia del fascio di raggi X, più alti i kV, più alta l'energia del

fascio radiante.

I mA determinano invece la quantità di raggi X prodotti, più alti i mA, più raggi

vengono prodotti.

2.3.2 Lo spettro d'emissione

Ho deciso di illustrare brevemente lo spettro d’emissione del tubo radiogeno per far

comprendere che anche con scelte di kV elevati abbiamo comunque la generazione

di raggi X a bassa energia.

L'energia del fascio radiante come abbiamo visto é in relazione al valore dei kV

impostati. Dato però che i fenomeni di generazione della radiazione non avvengono

sempre allo stesso modo, ovvero nel caso del frenamento, data la sua traiettoria,

l'elettrone non cede sempre la stessa quantità d'energia, abbiamo uno spettro

d'emissione che considera una grande variabilità energetica. Nel grafico sottostante

é riportato lo spettro d'emissione di un tubo radiogeno con anodo in tungsteno ed

una tensione applicata di 100kV:

Figura 3

Per diminuire il contributo dei raggi con poca energia, il cui influsso sulla formazione

dell’immagine è minore, l’apparecchio radiografico prevede, per legge, una filtrazione

tramite uno spessore minimo di alluminio di 2.5mm. Questo spessore limita in

maggior misura i raggi con energie basse rispetto a quelli con energie alte.

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L'energia media dei fotoni emessi é 2/3 del valore dei kV impostati.

2.3.3 Conseguenze delle scelte dei kV e dei mAs sulla dose erogata

A dipendenza dell'energia del fascio radiante e della sua intensità, che come

abbiamo visto sono rispettivamente riconducibili ai parametri kV e mA, la radiazione

X interagisce in modo differente quando attraversa la materia.

Alti valori energetici (parametro kV elevato) conferiscono al fascio radiante una

elevata capacità di penetrazione, ciò significa che la sua probabilità d'interagire con

la materia é bassa. La loro bassa probabilità d'interazione con la materia determina

una ugualmente bassa cessione d'energia. Nonostante quindi che il loro potenziale

energetico sia elevato, la quantità di energia che scaricano sulla materia é

relativamente bassa.

Al contrario, fasci di radiazione con energie basse subiranno nel loro attraversare la

materia molte più interazioni ed andranno di conseguenza a scaricare in proporzione

molta più energia.

2.4 Le leggi sulla radioprotezione

A livello di direttive europee, in riferimento alla radiodiagnostica per immagini:

“Le esposizioni mediche di cui all'articolo 1, paragrafo 2 devono mostrare di essere

sufficientemente efficaci mediante la valutazione dei potenziali vantaggi diagnostici o

terapeutici complessivi da esse prodotti, inclusi i benefici diretti per la salute della

persona e della collettività, rispetto al danno alla persona che l'esposizione potrebbe

causare, tenendo conto dell'efficacia, dei vantaggi e dei rischi di tecniche alternative

disponibili, che si propongono lo stesso obiettivo ma che non comportano

un'esposizione, ovvero comportano un'esposizione inferiore alle radiazioni

ionizzanti”4

A livello Svizzero, la legge federale sulla radioprotezione, all'articolo 5, stabilisce che:

“Un’attività è giustificata, ai sensi dell’articolo 8 LRaP, qualora i vantaggi ad essa

4 Direttiva europea 97/43/Euratom

http://eurlex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:31997L0043:IT:HTML , 1.2011

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connessi superino nettamente gli svantaggi dovuti alle irradiazioni e qualora non

siano disponibili soluzioni complessivamente più favorevoli all’uomo e all’ambiente

che non comportino esposizione a radiazioni.”5

Mentre l'articolo 6 della stessa legge specifica:

“Per attività giustificate la radioprotezione è ritenuta ottimale qualora:

a. le diverse soluzioni adeguate siano state valutate e confrontate dal punto di vista

della radioprotezione;

b. sia possibile ricostruire il processo decisionale che ha portato alla soluzione

scelta;

c. si sia tenuto conto del rischio di incidente e dello smaltimento delle sorgenti

radioattive.”6

La legge sulla radioprotezione prevede dunque che ogni somministrazione di

radiazioni a scopi medici debba essere giustificata da un preciso calcolo

costi/benefici che allo stato attuale, come visto sopra, non é ottimale.

Stabilisce che la dose somministrata al paziente sia la più bassa possibile.

Stabilisce che si devono valutare diverse soluzioni per l’esecuzione dell’esame (ad

es. scelta dei kV per avere comunque una qualità accettabile).

Interessante per la giustificazione del mio lavoro di diploma anche il punto b.

dell'articolo 6 della LrAP in quanto la variabilità soggettiva dei parametri d'esecuzione

degli esami radiografici in questione non permette la ricostruzione del processo

decisionale che ha portato alla richiesta di una radiografia.

5 Art 5 della LraP http://www.admin.ch/ch/i/rs/814_501/a5.html, 1.2011

6 Art 6 della LraP http://www.admin.ch/ch/i/rs/814_501/a6.html, 1.2011

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2.5 La qualità dell'immagine

La qualità dell'immagine ottenuta con dispositivi mobili dipende da differenti fattori.

Quelli considerati in questo lavoro comprendono unicamente i parametri

d’esecuzione. Altri fattori, come ad esempio la perpendicolarità tra il fascio radiante

centrale e il piano d’esposizione, vengono mantenuti in questo studio costanti e

quindi resi ininfluenti sui risultati.

2.5.1 La radiazione diffusa

Nel passaggio dei raggi X nella materia, alcuni di essi interagiscono e perdono la loro

energia causando la produzione di fotoni la cui traiettoria é deviata rispetto al fascio

primario. Questi raggi non contengono informazione utile alla costituzione

dell'immagine e si dicono radiazione diffusa. La radiazione diffusa risulta

sull'immagine come rumore e produce una diminuzione nella risoluzione spaziale e di

contrasto.

Per ridurre questa conseguenza si ricorre in genere a griglie antidiffusione.

L’altro accorgimento possibile é quello di diminuire il valore dei kV in modo che si

generi una quantità di radiazione diffusa minore.

2.5.2 Risoluzione spaziale

La risoluzione spaziale è la capacità di un sistema di imaging di distinguere tra di loro

dei punti di un oggetto che sono separati da una piccola distanza, come due punti

adiacenti. Il termine risoluzione o distanza minima risolvibile è la distanza minima tra

oggetti distinguibili di un immagine per cui gli oggetti rimangono distinguibili..

È anche misurabile e definibile in qualità di numero di linee (distinguibili) per

millimetro.

È un indice di qualità di tutto il processo che porta alla formazione dell'immagine.

2.5.3 Risoluzione di contrasto

La risoluzione di contrasto è la capacità di un sistema di imaging di distinguere tra le

differenze in intensità di un'immagine. E' la capacità di distinguere tra loro strutture

vicine con intensità differenti, o altrimenti la più piccola variazione di intensità rilevata.

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È un indice di qualità di tutto il processo che porta alla formazione dell'immagine.

2.5.4 L'indice d'esposizione

L'indice d'esposizione è un valore che tiene conto della quantità d'esposizione

ricevuta dal detettore. Si basa su un calcolo della media dei valori di tutti i pixel

dell'immagine. Tiene conto quindi delle aree di sovra e di sottoesposizione e ritorna

un indice globale di qualità dell'immagine. L’indice di esposizione è dunque un indice

della qualità dell’immagine che deve rimanere entro certi limiti, stabiliti dalla casa che

ha prodotto apparecchiature e software. Il range ottimale dell’indice d’esposizione,

nel caso di un sistema Philips, vanno da 300 a 320.

2.5.5 La griglia antidiffusione

La griglia antidiffusione è composta da una serie di lamelle radioopache (in piombo)

intercalate da lamelle radiotrasparenti. In questo modo la radiazione che è parallela

alla griglia viene lasciata passare mentre quella che presenta un certo angolo minimo

con la griglia viene fermata.

Le peculiarità costruttive della griglia antiradiazione diffusa utilizzata in questo studio,

in particolare il come é costruita (numero di lamine di piombo, il loro spessore e la

loro altezza che in un sistema mobile sono mediate dalla necessità di ridotte

dimensioni e ridotto peso per questioni di portabilità) e il fatto che sia fissa,

influiscono negativamente sulla capacità di filtrazione della radiazione diffusa rispetto

ad una griglia mobile di un sistema radiografico fisso.

Il limite rappresentato dal modo in cui é costruita riguarda il potere di fermare la

radiazione diffusa superiore a 80kV. L'energia media della radiazione diffusa prodotta

dall'interazione con il corpo del paziente é di circa 2/3 di quella del raggio primario.

Da questo si può immaginare che già a 120Kv la griglia é posta davanti ai suoi limiti.

Il fatto inoltre che la griglia fissa non sia di tipo mobile influisce negativamente

sull'immagine togliendo informazione in punti fissi, corrispondenti alla posizione delle

lamelle di piombo.

Le griglie portatili offrono dunque una minore capacità di filtrazione della radiazione

diffusa rispetto quelle mobili dei dispositivi radiografici fissi all'interno del reparto di

radiologia. A causa di questo si verifica, sull'immagine prodotta, una minore

risoluzione spaziale e di contrasto, dipendente dalla maggior percentuale di

radiazione diffusa non filtrata.

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3. Risultati

3.1 Acquisizione dei dati

Le radiografie sono state eseguite con l’ausilio di un fantoccio ETR-1 della ditta

Wellhofer7 e di un filtro di 20 cm di acqua, posto tra il fantoccio ed il tubo radiogeno,

per riprodurre la generazione di radiazione diffusa di un paziente standard. Il

fantoccio ETR-1 della Wellhofer dispone di una serie di strutture in metallo la cui

immagine radiografica permette di valutare i parametri di qualità dell’intero processo

che porta all'immagine, come la risoluzione spaziale, la risoluzione di contrasto, la

perpendicolarità del fascio e la distorsione dell'immagine.

Figura 4

Le strutture relative alla risoluzione spaziale sono dei gruppi di tre linee metalliche

7 http://www.elimpex.com/companies/scanditonixwellhoefer/testset.htm, 1.2011

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distinti tra di loro dalla differente distanza tra le linee e loro spessore. Ad ogni gruppo

corrisponde un valore che gli é adiacente, presente sotto forma di numero in metallo,

che indica di quel gruppo il numero di linee per mm.

Di seguito viene riportata una fotografia della parte del fantoccio che serve per la

misura della risoluzione spaziale e la sua immagine radiografica.

Figura 5

Figura 6

Di queste strutture, una volta ottenuta un’immagine radiografica, ne viene valutata la

visibilità: il gruppo di linee più piccole che si possono ancora distinguere tra di loro

determina la risoluzione spaziale.

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Le strutture relative alla risoluzione di contrasto sono una serie di differenti spessori

metallici di rame, che vediamo in questa immagine radiografica.

Figura 7

Su questa scala di grigi è possibile eseguire delle misure sulla risoluzione di

contrasto tramite le ROI (vedi punto 3.2).

La perpendicolarità del fascio viene verificata controllando che le immagini dei due

concentrici cilindri metallici al centro del fantoccio non si sovrappongano.

La distorsione dell’immagine viene verificata accertandosi che non ci siano

distorsioni nel reticolo o nei cerchi concentrici dell’immagine.

Per semplificare la procedura di posizionamento e renderla il più riproducibile

possibile, fantoccio e spessore di acqua sono stati fissati tra di loro e sul piano di

esposizione (cassetta radiografica per il sistema mobile o detettore digitale per il

sistema fisso) è stata marcata la posizione del fantoccio.

La distanza tra tubo radiogeno e superficie dello spessore di acqua è stata

mantenuta fissa a 1.2m e la posizione del tubo radiogeno del sistema portatile è

stata controllata tramite una livella a bolla in modo da rendere il raggio centrale della

radiazione perpendicolare al rilevatore di immagine.

Per ogni radiografia è stato registrato l’indice d’esposizione ed i parametri

d’esecuzione (kV, mAs).

Sono state eseguite delle radiografie anche tramite un dispositivo radiografico fisso,

questo per avere dei dati che permettessero di confermare alcune particolarità e per

avere un’idea dei parametri qualitativi di un’immagine eseguita in condizioni ideali.

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3.2 Trattamento dati

Per poter valutare la ripetibilità delle misure dell’indice della risoluzione di contrasto

sono state eseguite e confrontate tra loro 10 misure di una medesima struttura: sono

state tracciate delle ROI8 su un singolo grigio della scala di grigi della Figura 7

(pagina 18).

I valori ottenuti dimostrano variazioni al di sotto delle variazioni registrate a causa del

cambiamento dei parametri d’esecuzione.

Valori ottenuti:

numero misura 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9

valore SD 58.9 58.9 59.0 58.7 58.6 59.2 58.6 59.0 59.2 59.2

Tabella 1

Media: 58.93

Deviazione standard: 0.24

Dalle immagini delle strutture metalliche di differente spessore (Figura 7) si

ottengono delle immagini che idealmente dovrebbero essere una scala di precisi

livello di grigi uniformi, ma data la radiazione diffusa presenteranno una certa

variazione nei pixel che ne compongono l’immagine generata. Questa variazione ,

indice della risoluzione di contrasto, viene quantificata tracciando sull’immagine

radiografica una ROI che permette di calcolare il valore medio dei pixel contenuti e la

deviazione standard dei pixel rispetto quel valore. Sono state tracciate 3 ROI circolari

per i corrispondenti valori relativi agli spessori metallici di rame (0mm, 0.3mm e

0.6mm): SD0, SD0.3 e SD0.6. Le ROI, di dimensione fissa 0.8663 cm^2, vengono

tracciate al centro delle immagini prodotte dai diversi spessori.

Le immagini delle linee (Figura 6) permettono invece di valutare la risoluzione

spaziale, infatti più alta é la risoluzione più si riesce a distinguere tra di loro le linee

delle serie di linee più ravvicinate. Il numero che si trova a fianco del più piccolo

8 Una Region Of Interest è una figura chiusa che si può disegnare sull’immagine e che permette di

effettuare delle misure sui pixel che vi sono contenuti. La ROI può essere disegnata a mano libera o

avere forme geometriche semplici preimpostate.

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gruppo di linee che sono ancora distinguibili tra di loro determina la risoluzione

spaziale. Queste misure sono state effettuate per cinque volte senza riscontrare

discrepanze tra una e l’altra.

Per poter comparare tra di loro le radiografie occorre un indice che ne attesti la

qualità in generale, come l’indice d’esposizione (IE). Idealmente andrebbero

comparate tra loro immagini con indici d’esposizione uguali. Non disponendo della

possibilità di ottenerle (a causa dei valori discreti dei mAs) ho eseguito delle

regressioni per poter ricostruire i dati mancanti alla comparazione. Per fare questo

sono ricorso all’indice d’esposizione: per capire come l’IE si comporta in funzione

degli altri parametri sono stati eseguiti delle regressioni per ottenere delle formule per

potere interpolare i valori intermedi. E’ stato dunque possibile ricostruire la dose, il

valore dei mAs corrispondenti ad un certo IE, i valori della SD corrispondenti ad un

determinato mAs e i valori della risoluzione spaziale corrispondenti ad un certo kV. È

stato cosi possibile confrontare tra di loro dei dati corrispondenti ad un preciso IE, in

particolare la dose ed i mAs necessari per un dato IE.

Per stabilire la dose superficiale in entrata ho utilizzato una formula dell’Ufficio

Federale della Sanità Pubblica9 che, nonostante presenti una precisione assoluta

media del ±30%, permette di comparare con precisione le differenze relative di dose:

RSFmDFS

mmAsQ

kV

kVUmAsmGyKmGyD .)

][

][1].([.)

][100

][].(/[][

22

0

Equazione 1

U: tensione di picco in kV

Q: corrente del tubo come prodotto mA per il tempo d’esposizione in secondi

DFS: distanza tubo radiogeno – superficie

K: costante caratteristica dell’impianto radiogeno

RSF: fattore di retrodiffusione, normalmente pari a 1.35

Necessitando unicamente di un rapporto tra le varie dosi e non del loro valore

assoluto, nei calcoli non è stato necessario conoscere la costante K del tubo

radiogeno ed il fattore di retrodiffusione RSF.

9 Circolare R-06-04 www.bag.admin.ch, 1.2011

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Segue la tabella con i dati misurati, le prime due colonne contengono i parametri di

esecuzione.

Tabella 2

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22

Le dosi nella precedente tabella sono state calcolate grazie alla Equazione 1 di

pagina 20 e sono state arbitrariamente normalizzate ad 1 sul valore 125kV con 3.2

mAs.

Di seguito sono riportati i grafici, basati sulla precedente tabella, delle relazioni tra

dose ed indice d’esposizione con le relative formule di interpolazione e l’indice di

correlazione utilizzati per calcolare i dati della Tabella 3 che segue a pagina 26. In

questi grafici si nota come l’indice di esposizione sia correlato con la dose assorbita

in modo pressoché perfetto, infatti l’indice di correlazione media è 0.973 che

corrisponde ad un indice di 0.987. Normalmente si ritiene una correlazione valida

se l’indice è superiore a 0.4. La correlazione risulta perfetta se r=1.

Tramite questi grafici è stato possibile ricostruire la dose necessaria per un

indice di esposizione ideale.

y = 129.34x + 42.451 r² = 0.889

0100200300400

0.00 1.00 2.00 3.00

ind

ice

esp

osi

zio

ne

dose relativa

80kV

y = 236.16x + 34.707 r² = 0.9917

0200400600800

0.00 1.00 2.00 3.00

ind

ice

esp

osi

zio

ne

dose relativa

100kV

y = 275.39x + 44.519 r² = 0.9947

0

200

400

600

800

0.00 1.00 2.00 3.00ind

ice

esp

osi

zio

ne

dose relativa

110kV

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23

Figura 8

Seguono i grafici di correlazione tra la SD e i mAs dove si nota la corrispondenza tra

il parametro mAs e l’indice sulla risoluzione di contrasto SD. L’indice medio di

correlazione e’ pari a 0.91 ed 0.95.

Tramite questi grafici è stato possibile ricostruire la SD corrispondente ad un

certo valore di mAs.

y = 265.48x + 55.229 r² = 0.9953

0

200

400

600

800

0.00 1.00 2.00 3.00ind

ice

esp

osi

zio

ne

dose relativa

115kV

y = 312.21x + 7.8911 r² = 0.9983

0

200

400

600

0.00 0.50 1.00 1.50 2.00ind

ice

esp

osi

zio

ne

dose relativa

125kV

y = 0.5675x2 - 16.094x + 163.5

r² = 0.8539

40.00

60.00

80.00

100.00

0.0 10.0 20.0 30.0

S

D

mAs

80kV

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24

Figura 9

Infine i grafici relativi alle corrispondenze tra indice di esposizione e risoluzione

spaziale. In questo ultimo caso i valori di r sono, seppur non ottimali, accettabili per

affermare che esiste una relazione: è 0.554 e 0.744. La spiegazione del valore

non ottimale è che, nella analisi della risoluzione spaziale, nella fase di lettura dei

risultati alcuni valori sono stati sottostimati ed alcuni sovrastimati: infatti i valori

leggibili sulle immagini sono discreti (vedi Figura 5, pagina 17).

y = 0.1474x2 - 3.9993x + 71.1 r² = 0.9193

40.00

50.00

60.00

70.00

0.0 5.0 10.0 15.0

S

D

mAs

100kV

y = 0.5085x2 - 7.7301x + 76.359 r² = 0.9037

40.00

45.00

50.00

55.00

60.00

0.0 5.0 10.0 15.0

S

D

mAs

110kV

y = 0.6567x2 - 8.9556x + 77.094 r² = 0.8683

40.00

45.00

50.00

55.00

60.00

0.0 5.0 10.0

S

D

mAs

115kV

y = 3.6686x2 - 28.714x + 106.42 r² = 1

40.00

45.00

50.00

55.00

60.00

0.0 2.0 4.0 6.0

S

D

mAs

125kV

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y = 562x - 1302 r² = 0.585

0

100

200

300

400

2.4 2.5 2.6 2.7 2.8 2.9IE

Risoluzione Spaziale

80kV

y = 749.17x - 1402.2 r² = 0.5868

0

200

400

600

800

2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6

IE

Risoluzione Spaziale

100kV

y = 874.17x - 1647.2 r² = 0.6241

0

200

400

600

800

2.1 2.2 2.3 2.4 2.5 2.6

IE

Risoluzione Spaziale

110kV

y = 985x - 1699 r² = 0.4271

0

200

400

600

800

1.95 2 2.05 2.1 2.15 2.2 2.25

IE

Risoluzione Spaziale

115kV

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26

Figura 10

Nella seguente tabella vengono riportati, per ogni valore del parametro kV, i valori

calcolati grazie alle regressioni:

Tabella 3

In questa ultima tabella sono riportati unicamente i dati ricostruiti, in modo da avere

sempre lo stesso Indice di Esposizione.

I dati ricostruiti sono le caratteristiche dosimetriche e qualitative di ipotetiche

immagini aventi un indice di esposizione ideale, in modo da poterle comparare

tra di loro.

y = 775x - 1300 r² = 0.5456

0

200

400

600

1.95 2 2.05 2.1 2.15 2.2 2.25IE

Risoluzione Spaziale

125kV

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3.3 Risultati

L’indice della risoluzione di contrasto SD non si comporta come aspettato. Dovrebbe

infatti aumentare all’aumentare del valore dei kV, come confermato da acquisizioni

effettuate con un dispositivo fisso. Dai risultati ottenuti con il dispositivo mobile non lo

si può quindi confermare.

Sistema radiografico mobile:

Tabella 4

Sistema radiografico fisso:

Tabella 5

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Una possibile spiegazione dell’inconsistenza dell’indice SD risiede nel

riposizionamento cassetta-fantoccio che occorre effettuare, unicamente con il

dispositivo mobile, tra una acquisizione e l’altra: è infatti possibile che seppure

piccole variazioni nella geometria influiscano sui risultati.

E’ da notare comunque che la risoluzione di contrasto, nel caso di radiografie del

torace, non ha particolarmente importanza in quanto il parenchima polmonare

presenta già un forte contrasto con l’aria contenuta nei polmoni. Si può quindi

affermare che nel caso specifico di questo lavoro la risoluzione spaziale è la

componente più importante nella determinazione della qualità dell’immagine

prodotta.

La risoluzione spaziale mostra una chiara proporzionalità inversa con il parametro

kV, ossia aumenta al diminuire del valore dei kV.

Figura 11

Come si vede nella figura 11 esiste una chiara correlazione anche tra i valori

ricostruiti della risoluzione spaziale e i valori dei kV. Il corrispondente indice di qualità

della correlazione è 0.94.

Per quanto riguarda la dose, rispetto a 125kV, si nota un significativo incremento a

80kV (+100%), mentre a 100kV aumenta del 20% e sembra rimanere invariata tra

110 a 125kV.

R² = 0.8898

1.50

2.00

2.50

3.00

70 80 90 100 110 120 130

Ris

olu

zio

ne

Sp

azia

le (

ln/m

m)

Tensione (kV)

Risoluzione spaziale - kV

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Figura 12

0.50

1.00

1.50

2.00

2.50

7090110130

D

o

s

e

kV

kV/Dose

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30

3.5 Conclusioni

• Con il sistema radiografico portatile analizzato, si evidenzia che a 110kV si può

ottenere, rispetto a 125kV, un incremento nella risoluzione spaziale di circa l’8%

senza però dover aumentare in modo significativo la dose erogata. Questo risultato

mostra come sia possibile, rispetto ad una acquisizione a 125kV, aumentare la

qualità dell’immagine senza aumentare la dose assorbita dal paziente.

• A 100kV non si hanno, rispetto a 110kV, apprezzabili aumenti della risoluzione

spaziale nonostante un incremento nella dose del 21%. Questo risultato dimostra i

vantaggi della scelta dei 110kV rispetto a 100kV.

• A 80kV si ha, rispetto a 125kV, un incremento della risoluzione spaziale del 38%

(valore che corrisponde alla risoluzione spaziale ottenibile con il dispositivo fisso) ma

con un incremento di dose del 213%, sempre rispetto a 125kV.

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Ringraziamenti

Al professor F. Bezzola, per i suggerimenti.

Al Signor D. Gatti, per aver fornito il secondo fantoccio.

Al reparto di radiologia dell’Ospedale regionale di Bellinzona e Valli, in particolar

modo al capo reparto F. Mascaro per la disponibilità dell’apparecchio radiografico

portatile.

Al reparto di radioterapia dell’Ospedale regionale di Bellinzona e Valli, per la

disponibilità del fantoccio antropomorfo.

Al professor C. Naiaretti, per le indicazioni metodologiche.

Al professor G. Pioda, per i consigli su come trattare i dati.

Al reparto di radiologia dell’Ospedale Civico di Lugano, in particolare al capo reparto

E. Rezzonico, per la disponibilità dell’apparecchio radiografico portatile e fisso.

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Bibliografia

Ordinanze:

UFSP, Divisione radioprotezione. Ordinanza sulla radioprotezione (OraP) del

22.6.1994 (stato al 1 gennaio 2008).

Materiale in rete:

A pilot study of chest X-ray doses and dose variability within the West Midlands

Regional Health Authority, http://iopscience.iop.org/. Visitato il 2.10.2010

Direttiva europea 97/43/Euroatom,

http://www.salute.gov.it/ipocm/resources/documenti/Direttiva_97-43.pdf. Visitato il

5.10.2010

Patient dose optimization in plain radiography based on standard exposure factors,

http://bjr.birjournals.org/cgi/content/full/77/922/858. Visitato il 5.10.2010

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http://bjr.birjournals.org/cgi/content/full/75/898/837, Visitato il 5.10.2010.

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riferimento (LDR) nelle esposizioni a scopo medico,

http://ec.europa.eu/energy/nuclear/radioprotection/publication/doc/109_it.pdf . Visitato

il 27.03.2011

Direttiva europea 97/43/Euratom,

http://eurlex.europa.eu/LexUriServ/LexUriServ.do?uri=CELEX:31997L0043:IT:HTML.

Visitato il 1.1.2011