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The Oxyrhynchos Papyri, Part XXXII, Vol. XXXIV, Vol. XXXV by E. Lobel; M. L. West; E. G. Turner; L. Ingrams; P. Kingston; P. Parsons; J. Rea Review by: Orsolina Montevecchi Aegyptus, Anno 48, No. 1/4, RACCOLTA DI SCRITTI IN ONORE DI ARISTIDE CALDERINI II (GENNAIO-DICEMBRE 1968), pp. 252-256 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/41216202 . Accessed: 10/06/2014 14:40 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aegyptus. http://www.jstor.org This content downloaded from 62.122.77.94 on Tue, 10 Jun 2014 14:40:33 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

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The Oxyrhynchos Papyri, Part XXXII, Vol. XXXIV, Vol. XXXV by E. Lobel; M. L. West; E. G.Turner; L. Ingrams; P. Kingston; P. Parsons; J. ReaReview by: Orsolina MontevecchiAegyptus, Anno 48, No. 1/4, RACCOLTA DI SCRITTI IN ONORE DI ARISTIDE CALDERINI II(GENNAIO-DICEMBRE 1968), pp. 252-256Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/41216202 .

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del codice (cfr. Aegyptus 47, 1967, pp. 281-2) ora si aggiunge, ad opera di uno studioso diverso, l'edizione del brano contenuto nelle pagine 123-132. Secondo lo schema editoriale già collaudato, nella introduzione, dopo alcune som- marie notizie, è approfondito il problema del testo tramandato dal papiro, soprattutto in rapporto al cod. 88, alla versione siriaca di Paolo di Telia, a quella greca di Teodozione nonché al testo masoretico. L'edizione del testo con apparato critico è illustrata da un commento (a fronte) che appare quali- ficativamente valido e privo di notizie superflue.

Il desiderio di far corrispondere alle righe del testo il relativo commento crea una inevitabile disarmonia tipografica: con questa non solo è disturbata la sensibilità del lettore moderno ma - cosa più grave - il foglio del libro antico perde tutta la propria reale dimensione, frantumato e dissolto in pagine di pochissime righe o di una soltanto (per non parlare delle fastidiose pause di intere pagine bianche).

S. Daris

The Oxyrhyncho8 Papyri, Part XXXII, edited with notes by E. Lobel, with contributions by M. L. West and E. G. Turner, London, Egypt Ex- ploration Society, 1967; Vol. XXXIV, edited with translations and notes by L. Ingrams, P. Kingston, P. Parsons, J. Rea, 1968; Vol. XXXV, edited with notes by E. Lobel, 1968.

A brevissima distanza di tempo la ormai leggendaria collezione dei pa- piri di Ossirinco ci ha dato due nuovi volumi interamente di papiri letterari (XXXII e XXXV) e due che contengono testi letterari e documenti (XXXIII e XXXIV). Del voi. XXXIII abbiamo già dato notizia (Aegyptus, 1967, pp. 96-98); presentiamo qui gli altri tre volumi.

Dobbiamo alla dottrina e alla sperimentata abilità di un maestro quale il Lobel la pubblicazione dei testi letterari dei volumi XXXII e XXXV, testi che per la maggior parte sono costituiti ciascuno da innumerevoli frammenti minuscoli, tali da mettere a prova la sagacia di chi si proponga di riconoscerli e di interpretarli. Il voi. XXXII raccoglie testi lirici, soprattutto di lirica corale, fra i quali emergono tre gruppi di frammenti probabilmente di Ste- sicoro (Geryonis, Eriphyle e Iliou per sis), secondo l'ipotesi dell'editore, che poggia su elementi linguistici e metrici, oltre che sulla presenza nel primo gruppo di un Tapuóvac (2617), dell'isola delle Esperidi, dei buoi, di Eracle e di altri elementi nel secondo gruppo (2618), di elementi riferentisi ad am- biente troiano nel terzo gruppo (2619).

I nn. 2620-2637 sono costituiti da gruppi di frammenti di versi lirici (2620- 2622; 2627-2629; 2632-2635), e da altri più precisamente identificabili come lirica corale (2623-2626; 2630-2631). Seguono infine due commentari di lirica corale (2636; 2637), che s'aggiungono agli ormai numerosi u7rojjt.v^aTa noti attraverso i papiri. I nn. 2638-2651 appartengono alla Teogonia di Esiodo e risalgono al II-III secolo, ad eccezione del 2644, che appartiene ad un codice papiraceo del V-VIP, e del 2650, che è pure un codice papiraceo del IV-V*' Vi è inoltre un Addendum al 2364 (un frammento della stessa mano): il 2364

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dallo Snell era stato assegnato ai ditirambi di Bacchilide; il Lobel trova nel frammento aggiunto qualche elemento accostabile a Pindaro piuttosto che a Bacchilide, ma mostra un prudente scetticismo nei riguardi delle ipotesi fon- date unicamente sul lessico.

Notevole il fatto che 2639 è della stessa mano di 2485 e di PSI 1191, anzi uno dei frammenti di 2639 è contiguo ad uno di PSI 1191; proba- bilmente si tratta di un unico rotolo; mentre 2485 contiene frammenti del Io libro del Catalogo delle donne. Da segnalare anche il 2641, scritto nel verso di un registro di terreni del II ex. -Ili in., e il 2651, che è pure nel verso di un registro con liste di nomi propri.

Particolarità interessante di questo volume sono due papiri figurati del II-IIIP: il n. 2652 presenta una figura femminile designata dalla parola "Ayvoioc, il che fa pensare al prologo della Perikeiromene, pronunciato ap- punto dair'Ayvoia . Il 2653 ha una figura maschile con elmo e cimiero: poi- ché il papiro è stato trovato insieme col precedente, è attraente l'ipotesi che ambedue derivino da una copia di Menandro con illustrazioni. L'Ed. cita PSI 847, che in seguito ad un riesame compiuto dal Bartoletti è risultato es- sere un testo di Menandro con illustrazioni (St. Ital. di Filol. class., 34, 1962, pp. 21-24).

Anche il voi. XXXV interessa la lirica e la commedia, precisamente Tápxata, e contiene testi del I, II, IIIP. Si tratta per lo più di serie di fram- mentini veramente esigui, appartenenti a mss. piuttosto estesi, presumibil- mente di lirica corale, alcuni forse di Pindaro (2736, 3 fr.); altri (2735, 54 fr.) potrebbero essere attribuiti a Ibico o a Stesicoro. Il Lobel inclina per Stesi - coro, anche perché nel fr. 11 pare possibile una connessione con gli TAO-Xoc ém IleXiai .

Le altre serie di frammenti pubblicati in questo volume appartengono tutti a Commentarii di Alceo (2733 e 2734), di comici: Aristofane (2737), Eupoli (2741, Maricante, e probabilmente 2740, v. Addendum), commedia non identificata (2738, 2742), Strattis (2743, Lemnomeda?). Vi è poi una li- sta di commedie di Cratino (2739), in un ordine che non è né alfabetico né cronologico; e infine 2 colonne di un curioso Commentario (2744), in alcuni tratti discretamente conservato, contenente una trattazione notevolmente estesa sull'uccello chiamato TétptÇ (pispola?), con tre citazioni di Aristotele, da non considerarsi però come lemmata: rimane perciò oscuro a quale opera in versi o in prosa si riferisse questo commento.

I testi letterari del voi. XXXIV presentano una certa varietà: due sono neotestamentari (2683 e 2684), pubblicati da P. Parsons. Il primo, notevole per la sua antichità (IIP), contiene alcuni versetti di Mt. (XXIII, 30-34, 35- 39) non ancora testimoniati su papiro, e non deroga dalla ormai constatata preferenza per la forma del codice nei testi biblici cristiani. Il secondo (Epist. lud., 4-5, 7-8), di età posteriore (III-IV) è un foglio (4 pp.) di codice, dal for- mato insolito: cm. 5,3 di larghezza per 2,9 di altezza. L'Ed. per questa e per altre singolarità di scrittura e di testo formula l'ipotesi che si tratti di un amuleto.

Nuovi testi letterari di questo volume (pubblicati da J. Rea) sono i nn. 2685 (Euripide, fr. di uno dei due Phryxos), 2686 (Iperide, urcèp XocipecpiXou),

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2687, che è un notevole passo di Aristosseno ('Pu&fjuxà aToixeta), il quale completa P.Oxy. I, 9: il testo viene ripubblicato interamente (sono 5 colonne, la Ia molto mutila); 2688 e 2689, che sono due mss., spesso divergenti, di un « catechismo » di argomento mitologico o antiquario, simile alle Quaestiones grecae di Plutarco : esso si aggiunge agli altri « catechismi » già noti, di argo- menti svariati (suirilliade, di retorica, di filosofia, di diritto romano, di ana- tomia, di oculistica, di medicina: cfr. Pack, nn. 1207, 2277, 2287, 2288, 2340- 2343, 2601); 2690, che è probabilmente un nuovo frammento di un testo che rientra nel genere degli Acta Alexandrinorum.

I testi letterari già noti sono in primo luogo 12 frammenti delle Argonau- tiche di Apollonio Rodio (2691-2702), editi da P. Kingston, assegnabili a di- verse epoche dal Ia al Vp, i quali ci conservano circa 124 esametri completi: essi offrono notevoli contributi alla critica del testo, presentando trenta nuove buone lezioni ignote ai mss. medievali. Un frammento di Tucidide (edito da L. Ingrams), del 200p circa, nonostante la sua esiguità ha una certa impor- tanza (tre nuove lezioni, di cui una quasi sicuramente migliore di quelle dei codici medievali).

II volume XXXIV comprende anche testi documentan (nn. 2704-2732), di epoca romana e bizantina, di notevole interesse, pubblicati per la massima parte da J. Rea. Basterà una rapida rassegna per rendersi conto del contri- buto che essi portano alle nostre conoscenze.

2704 è un editto del prefetto Titius Honoratus, e conferma la prefettura di questo personaggio nel 292.

2705: lettera ufficiale del iuridicus Claudius Herennianus, in funzione di vice prefetto (225/5) allorché M. Aurelius Epagathus fu allontanato per la complicità nella uccisione di Ulpiano.

2706, frammento assai danneggiato e quasi illeggibile, conferma l'esistenza di un archidicastes finora sconosciuto (Calpurnius Petronianus), nominato anche nel documento precedente.

2707, del VI*' è un programma di corse di cocchi e di altri spettacoli nel circo di Ossirinco: il primo del genere che ci sia pervenuto.

2708 è una petizione indirizzata a Subatianus Aquila in funzione di epi- stratego, nel 9° anno di un imperatore non indicato. L'Ed. propende per il 9° anno di Marco Aurelio e L. Vero (168/9), non ritenendo possibile il 9° anno di Caracalla (200/1), perché troppo vicino alla prefettura di Subaziano, di cui l'inizio sarebbe nel 202/3, secondo la testimonianza di Eusebio. Questa però è contraddetta da BGU XI 2024, in cui risulta che nel 204/5 era prefetto Clau- dius Iulianus. La più antica testimonianza della prefettura di Subatianus risulta quindi essere del 206 (P.Oxy. 1100). Su questo problema si veda F. Grosso in Rend. Ace. Naz. Lincei, 1967, pp. 55-65, lo stesso Rea in La parola del Passato, 1969, M. Vandoni, in Rend. Ist. Lomb., 1969, pp. 678 e sgg.

2709 è una petizione allo stratego con la richiesta di un tutore per due minori. Il documento è probabilmente del 204p. I nomi di Geta che compaiono nella datazione sono stati cancellati (ma non i titoli che seguono). Quanto al nome raro KXeuTrapouToç (gen.) che compare qui e in CP Jud. 204,1 (KXercapooc), non credo si tratti di errore dello scriba per KXeuTuarpouToç (come l'Ed. dubitativamente propone), bensì di pronuncia volgare ormai ge- neralizzata: cfr. l'italiano Piero per Pietro.

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2700 è una petizione al prefetto (traduzione dal latino) da parte di una donna, per la designazione di un tutore. La data (17 marzo 261P) presenta il consolato (finora ignoto) di Macriano (per la seconda volta) e di Quieto (forse anch'esso per la seconda volta), ed è finora la datazione più tarda di Emiliano come prefetto d'Egitto. Essa pare anche confermare che Emiliano non si pro- clamò imperatore prima della caduta di Macriano e Quieto (Stein).

2711 è una petizione al prefetto Statiliua Ammianus, il cui nomen è docu- mentato qui per la prima volta, confermando l'identificazione col personaggio omonimo noto attraverso le epigrafi.

2712 è una petizione a uno stratego designato (292/3*): vi ricorre per la prima volta il nome del prefetto Rupilius Felix, che sembra essere successo immediatamente a Titius Honoratus.

2713 è una petizione al prefetto Aristius Optatus (297*). 2714 è una ypoccpr) Xeiroópyov presentata per la nomina allo stratego,

mediante un suo delegato, da parte di due comarchi dell'Ossirinchite (256*). 2715. Presentazione al logistes di un individuo designato per una liturgia

da parte di un systates. 2716, 2717. Ricevuta di tasse (¿7rtxe9áXaiov ttóXscoc), 302/3*. 2718. Ricevuta, da parte di 5 aiSrjpoxaXxetç a un 7roXtrsuófjLEVOc di Os-

sirinco, del prezzo di chiodi e di altre forniture destinate ai bagni pubblici di Ossirinco (458*). Notevole, data la scarsità di papiri del V secolo.

2719 è una avocata, cioè istruzioni sull'itinerario da seguire per il reca- pito di una lettera ad Hermopolis: forse l'unica a noi pervenuta indipenden- temente dalla lettera da recapitare, e per di più molto estesa e particolareg- giata (15 rr.). Sorprendente la menzione di una casa knrdaxzyoç (finora ne conoscevamo al più di quattro piani) : può essere una casa appoggiata al « Pi- lone » del tempio (qui nominato), come suggerisce il Turner, o a un'altura.

2720. Vendita di una casa preceduta dalla ricevuta della tassa relativa al passaggio di proprietà. Si tratta di un documento agoranomico, sopravvi- venza dell'età tolemaica (siamo al tempo di Claudio).

2721. Contratto d'ingaggio di una compagnia (aujxcpcovia) composta di tre ocuXyjtocì e di una xpOTocXiaTpioc . Il contratto è concluso fra due 7rpoaT<xTat di un villaggio e il 7rpcoTocúXY)c della compagnia. (234*).

2722 è un contratto di mutuo garantito da ipoteca su di una casa con cor- tile e da 7Tocpa[i.ov^. Documento esteso e perfettamente conservato. I con- traenti sono due sacerdoti di Athena Thoeris, legati da parentela (zio e ni- pote), che portano il titolo (nuovo per noi) di 7rupoú$Y]c (154*).

2723. Vendita di un vigneto. Il contratto è una synchoresis, la forma usuale in Alessandria. Ambedue i contraenti infatti sono cittadini di Alessandria, e possiedono terreni nell'Ossirinchite. Probabilmente si tratta di una copia, o meglio di una minuta: vi sono spazi bianchi e il testo non è completo.

2724. Ricevuta di una parte di macchina idrica, analoga a P.Med. 64 (469*). I nn. 2725-2732 sono lettere private: 2725. del 71*, scritta probabilmente ad Alessandria, ci conserva il giorno

e l'ora dell'ingresso di Tito proveniente dalla Palestina (25 aprile, verso le 7 del mattino), in Alessandria (o in Memfi?) e breve cenni sul suo percorso nella città, in una notazione rapida, alla fine di una lettera d'affari. Di affari

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è anche la lettera 2726 ; 2727 contiene un invito a una gita fuori città « perché l'aria è ormai calda ». 2728 e 2729 hanno di notevole il ricorrere di una parola rara: aocjAçocTov (da avvicinare a aöcjxßa&ov di PSI 1423,23, e a aájjLoc&ov di P.Oxy. 1290), nel probabile significato di « recipiente ». E in questo senso andrà interpretata la parola in alcuni almeno dei documenti riportati in C.P. Jud. Ili 457 a-d: non si tratta quindi del sabato, come è stato supposto. La lettera 2728, a commento scherzoso del solito lamentato silenzio del destina- tario, ha la sentenza: « il silenzio è la risposta del filosofo » (l'integrazione pro- posta in nota «rcocpá <piXoaócpo[o])» mi sembra migliore di «rcapá çiXoaoçotiç]»). La lettera 2729 è ricca di riferimenti a monete, pesi e misure. Per questo, e per le frequenti espressioni del linguaggio volgare, essa meriterebbe di essere attentamente riconsiderata. Mi sembra evidente in ogni modo, dalle somme di danaro in essa menzionate, che questa lettera sia da collocarsi non prima della metà del IV secolo. Il n. 2730, al contrario, mi sembra doversi porre al più tardi all'inizio del IV (o forse alla fine del III), per ragioni interne e di stile, se non vi sono ragioni di ordine paleografico in contrario. Essa riguarda un furto e il conseguente ordine di arresto delle autorità di un villaggio. H n. 2731 è una lettera di saluti e di rimostranze (IV-V); e 2732 è una cerimo- niosa lettera d'affari del VI secolo, inviata da qualche località del Delta.

Vocaboli nuovi, finora non attestati, compaiono in alcuni di questi do- cumenti.

La sola cosa che si desidererebbe, in questi magnifici volumi, pubblicati con tanta dottrina e con una tecnica perfetta, è una maggiore copia di tavole, soprattutto per i papiri documentan . Esse costituirebbero un completamento degno, in una collezione che è veramente esemplare nel campo dei nostri studi.

Orsolina Montevecchi

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