17
Il prato adattato a campo di calcio, che si trova sotto gli alberi secolari del parco dell’Istituto Padre Monti, rappresenta - in certe istanze, in certi momenti, con certe persone - un oggetto del contendere, ta- lora perfino un motivo di discussione, di fraintendimenti e di malumore. Il fatto è che quel campo è l’unico luo- go aperto nei dintorni. Nessuno chiede di pagare un biglietto d’ingresso. I ragazzi, adolescenti e giovani, vi si danno appun- tamento, possono ritrovarsi, fare gruppo, dare quattro calci a un pallone. A poca distanza c’è il grande ORATO- RIO parrocchiale, stupenda istituzione secolare che ha tirato su generazioni di giovani. Ancora oggi ne accoglie a centi- naia. Un luogo educativo semplicemente ammirevole, una preziosa risorsa sociale, uno strumento di evangelizzazione… Tuttavia, il fatto, puro e semplice, è che i giovani sono molti di più, di diversa età e provenienza; ma, cosa che più con- ta, il fatto è che non tutti sono inquadra- bili o inquadrati in un oratorio. E allora c’è il “Padre Monti”! D’altra parte, che ci sta a fare, se non accoglie giovani? A volte i frati e gli operatori si incupi- scono perché questi giovani entrano a ogni ora, perché fanno chiasso, perché sono restii ad ogni regola, perchè non si sa mai “cosa fanno” ragazzi e ragazze se non controllati, perché essi creano una responsabilità oggettiva verso chi fre- quenta la casa, perché volentieri distrug- gono oggetti (vedi la fontanella, riparata decine di volte) e sporcano senza pulire… Altre volte frati e operatori vanno in mezzo a loro, li incontrano, ci parlano, magari li rimproverano. Fanno amicizia. Così, vedi Padre Elvis che gioca a calcio con loro, come uno di loro - pantaloncini, maglietta e scarpini - con la stessa voglia giovane, la grinta che non fa sconti, la libertà di correre. Chissà se il Monti Luigi, quello origina- le e santo, sapeva giocare a pallone. Cris e Ale sono due di questi giovani, due tra i tanti. Li incontri e ti succede che esploda la meraviglia. Senza che te lo aspetti, ti mandano riscontri di ecceziona- le levatura. Come questa lettera: «Caro padre A., oggi presso il “campetto di calcio” all’interno dell’Istituto Padre Monti abbiamo chiac- chierato amichevolmente; lei ci ha chiesto di mandarle notizie di noi… Cogliamo l’occasione di ringraziare lei e tutti i re- sponsabili dell’Istituto, perchè ci permet- tete di usufruire del campetto di calcio. Personalmente lo definiamo un luogo “magico”, dove tutti i problemi e i pensieri Giovani disoccupati e soli SOMMARIO: Editoriale 1 Preghiere ascoltate 2 Luigi M. Monti e dintorni 3 Una preghiera per… 4 Preghiere per le vocazioni 4 Con Maria, come Maria 5 Parole mon- tiane 5 Glossolalie 6 Vita di Fami- glia 7-8 Forse non tutti sapevate 9 I Vostri mes- saggi 10 Vita di Fami- glia (segue) 10 La Porta aper- ta 11 Riconoscere vocazioni 12 Nelle mani di un amore più grande 13 Anno mariano CFIC 14 La Giovinezza dei vecchi 15 Il mio Grazie a Padre Monti 16 DATA Notiziario del Santuario del Beato Luigi Maria Monti Anno II n. 18 OTTOBRE 2013 SANTUARIO DEL BEATO LUIGI MARIA MONTISARONNO Via A. Legnani, 4 - 21047 - Saronno (VA) 02 96 702 105 02 96 703 437 e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org C.F.: 93054190892 Conto corrente bancario intestato a: Istituto Padre Monti EUR IBAN: IT 88 Z 08374 50520 000008802348 - BIC (da estero) ICRA IT RR AE 0 presso BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI BARLASSINA Filiale di SARONNO Causale: Offerte pro-Santuario o Sante Messe di Aurelio Mozzetta L’Editoriale Anno mariano CFIC, Roma luglio 2013 - Lourdes luglio 2014: Quello che Egli vi dirà, fatelo! Segue a pag. 2

Qui ho posto il cuore ottobre 2013

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Il periodico dell'Istituto Padre Monti di Saronno

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Page 1: Qui ho posto il cuore ottobre 2013

Il prato adattato a campo di calcio, che

si trova sotto gli alberi secolari del parco

dell’Istituto Padre Monti, rappresenta - in

certe istanze, in certi momenti, con certe

persone - un oggetto del contendere, ta-

lora perfino un motivo di discussione, di

fraintendimenti e di malumore.

Il fatto è che quel campo è l’unico luo-

go aperto nei dintorni. Nessuno chiede di

pagare un biglietto d’ingresso. I ragazzi,

adolescenti e giovani, vi si danno appun-

tamento, possono ritrovarsi, fare gruppo,

dare quattro calci a un pallone.

A poca distanza c’è il grande ORATO-

RIO parrocchiale, stupenda istituzione

secolare che ha tirato su generazioni di

giovani. Ancora oggi ne accoglie a centi-

naia. Un luogo educativo semplicemente

ammirevole, una preziosa risorsa sociale,

uno strumento di evangelizzazione…

Tuttavia, il fatto, puro e semplice, è

che i giovani sono molti di più, di diversa

età e provenienza; ma, cosa che più con-

ta, il fatto è che non tutti sono inquadra-

bili o inquadrati in un oratorio.

E allora c’è il “Padre Monti”! D’altra

parte, che ci sta a fare, se non accoglie

giovani?

A volte i frati e gli operatori si incupi-

scono perché questi giovani entrano a

ogni ora, perché fanno chiasso, perché

sono restii ad ogni regola, perchè non si

sa mai “cosa fanno” ragazzi e ragazze se

non controllati, perché essi creano una

responsabilità oggettiva verso chi fre-

quenta la casa, perché volentieri distrug-

gono oggetti (vedi la fontanella, riparata

decine di volte) e sporcano senza pulire…

Altre volte frati e operatori vanno in

mezzo a loro, li incontrano, ci parlano,

magari li rimproverano. Fanno amicizia.

Così, vedi Padre Elvis che gioca a calcio

con loro, come uno di loro - pantaloncini,

maglietta e scarpini - con la stessa voglia

giovane, la grinta che non fa sconti, la

libertà di correre.

Chissà se il Monti Luigi, quello origina-

le e santo, sapeva giocare a pallone.

Cris e Ale sono due di questi giovani,

due tra i tanti. Li incontri e ti succede che

esploda la meraviglia. Senza che te lo

aspetti, ti mandano riscontri di ecceziona-

le levatura. Come questa lettera:

«Caro padre A., oggi presso il

“campetto di calcio” all’interno

dell’Istituto Padre Monti abbiamo chiac-

chierato amichevolmente; lei ci ha chiesto

di mandarle notizie di noi… Cogliamo

l’occasione di ringraziare lei e tutti i re-

sponsabili dell’Istituto, perchè ci permet-

tete di usufruire del campetto di calcio.

Personalmente lo definiamo un luogo

“magico”, dove tutti i problemi e i pensieri

Giovani disoccupati e soli S O M M A R I O :

Editoriale 1

Preghiere

ascoltate

2

Luigi M. Monti

e dintorni

3

Una preghiera

per…

4

Preghiere per

le vocazioni

4

Con Maria,

come Maria

5

Parole mon-

tiane

5

Glossolalie 6

Vita di Fami-

glia

7-8

Forse non

tutti sapevate

9

I Vostri mes-

saggi

10

Vita di Fami-

glia (segue)

10

La Porta aper-

ta

11

Riconoscere

vocazioni

12

Nelle mani di

un amore più

grande

13

Anno mariano

CFIC

14

La Giovinezza

dei vecchi

15

Il mio Grazie

a Padre Monti

16

D A T A

Notiziario del Santuario del Beato Luigi Maria Monti

Anno II — n. 18 OTTOBRE 2013

SANTUARIO DEL BEATO LUIGI MARIA MONTI—SARONNO Via A. Legnani, 4 - 21047 - Saronno (VA) 02 96 702 105 02 96 703 437

e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org C.F.: 93054190892

Conto corrente bancario intestato a: Istituto Padre Monti EUR IBAN: IT 88 Z 08374 50520 000008802348 - BIC (da estero) ICRA IT RR AE 0

presso BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI BARLASSINA – Filiale di SARONNO Causale: Offerte pro-Santuario o Sante Messe

di Aurelio Mozzetta

L’Ed

itoriale

Anno mariano CFIC, Roma luglio 2013 - Lourdes luglio 2014: Quello che Egli vi dirà, fatelo!

Segue a pag. 2

Page 2: Qui ho posto il cuore ottobre 2013

P A G I N A 2 qui ho posto il cuore

A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3

GIOVANI DISOCCUPATI E SOLI

della vita, in quelle

scarse 2 ore di gioco in-

sieme a tutti gli altri, spa-

riscono e sul nostro volto

compare un sorriso di

felicità. È tanto semplice

quanto potente, come un

piccolo pallone sia in gra-

do di unire le persone e

creare dei legami di ami-

cizia così forti. Ed è una

cosa meravigliosa. La

ringraziamo di cuore e le

auguriamo tanta gioia e

serenità. Distinti saluti.

Cris e Ale».

Mi viene da pensare

che il senso più pregnan-

te di queste parole giova-

ni era stato perfettamen-

te compreso da giganti

della santità e della peda-

gogia come Filippo Neri,

La Salle, don Bosco, Pa-

dre Monti, Baden Powell,

Maria Montessori e deci-

ne di altri…

E mi chiedo dove

siano e cosa facciano

l’infinità di personaggi

della politica e

dell’informazione che

rovinosamente ignora-

no perfino l’esistenza

di questi nostri giovani

- e sono essi ad averne

in mano il destino so-

ciale! - mentre invece

dimostrano di posse-

dere una bocca estre-

mamente larga, piena

zeppa di parole. Vuote

e dannose.

Cris e Ale sono di-

plomati e disoccupati.

Come mille altri, si

dirà, non scopri mica

l’acqua calda, sai?

Il magone viene su

al pensiero che questo,

come i morti in Siria, non

fa neppure notizia! Non

fa vendere e non porta

voti! Ma non si può sem-

pre esporsi alla sindrome

del «è colpa degli al-

tri» (piove, governo la-

dro!), così rimandi giù la

rabbia che senti dentro le

vene e ti chiedi: Ok, cosa

possiamo fare? Cosa di

più di quello che già fac-

ciamo? Cosa di meglio?

Poi comprendi che la

domanda vera non è su

quella linea (con al centro

ancora e sempre noi), ma

è altrove, centrata su di

loro. Ascoltarli. Proprio

qui passa la realtà: questi

nostri giovani non sono

solo disoccupati, sono

soli e abbandonati a se

stessi.

Aurelio Mozzetta

>>> segue dalla

prima pagina

I BAMBINI DI SIRIA:

I bambini di Siria sono belli.

I bambini di Siria sorridono.

Hanno capelli al vento i bambini di Siria

e giocano correndo come matti.

I bambini di Siria son felici,

sono figli amati.

Non conoscono la paura i bambini di Siria,

quando mamma e papà li abbracciano.

I bambini di Siria sono rimasti soli.

I bambini di Siria son diventati tristi,

chi ha spento il loro sorriso?

I bambini di Siria sono morti.

Saronno, sera del 7 settembre 2013,

Giornata di digiuno e preghiera

per la pace in Siria

(facendo eco a Rafael Alberti,

“I bambini dell’Estremadura”)

Page 3: Qui ho posto il cuore ottobre 2013

P A G I N A 3

La Tomba del Beato

Monti nella Cripta del

Santuario di Saronno

Luigi Monti è un

giovane eroico.

Quando il colera

si abbatte su

Brescia, egli alza

la mano, si pre-

senta e rinchiude

la porta del

Lazzaretto dietro

di sé. Vi trascorre

internato qualche

mese: dal Giugno

al Settembre del

1855. Ha la pos-

sibilità di eser-

citare le sue

competenze d’in-

fermiere e la sua

carità cristiana.

qui ho posto il cuore

Luigi

Maria e

dintorni

Chi non ha paura del colera, alzi la mano Colera. Una malattia.

Micidiale fino al secolo

scorso.

Da Wikipedia: colera è

una malattia infettiva del

tratto intestinale, caratte-

rizzata dalla presenza

di diarrea profusa, spes-

so complicata conaci-

dosi, ipokaliemiae vomito.

È causata da un batt-

erio Gram-negativo a for-

ma di virgola, il Vibrio

cholerae. Le manifesta-

zioni del colera sono va-

riabili da uno stato asin-

tomatico a uno di diarrea

profusa, in assenza

di dolore addominale e

tenesmo rettale, che com-

pare dopo 24-48 ore di

incubazione. In questo

caso si può arrivare fino

a una perdita di un litro

di feci in un'ora con con-

seguente stato

di disidratazione che può

culminare in uno stato

di shock ipovolemico.

Di tutto questo, nell’Ot-

tocento, non se ne sape-

va nulla.

Le persone colpite, per

lo più, morivano in fretta.

I medici restavano a guar-

dare. I rappresentanti ci-

vili e politici, al massimo,

aprivano dei “Lazzaretti”.

Qualcuno, tuttavia, in

quei lazzaretti ci doveva

andare, fosse solo per

spostare i morti.

Non è una scelta facile. È

davvero eroico spendere

le proprie energie per

soccorrere qualcuno con

il rischio di essere conta-

giati ed il concreto peri-

colo di morire con gli as-

sistiti.

Luigi Monti è un giovane

eroico.

Quando il colera si ab-

batte su Brescia, egli alza

la mano, si presenta e

rinchiude la porta del

Lazzaretto dietro di sé. Vi

trascorre internato qual-

che mese: dal Giugno al

Settembre del 1855. Ha la

possibilità di esercitare le

sue competenze

d’infermiere e la sua cari-

tà cristiana.

E credo ne abbia usata

tanta. Chi per varie ragio-

ni ha assistito una perso-

na malata incapace di

trattenere le feci, sa per-

fettamente come l’odore

ti si appiccichi addosso.

Immaginiamoci di farlo

per tanti ammalati nello

stesso tempo e vivere in

un ambiente saturo dei

gas intestinali. Aggiun-

gete il vomito e ne avete

il quadro completo.

Il lavoro di Luigi è quello

di pulire gli infermi e

quando possibile soste-

nerli nel transito della

morte.

Un duro compito, ma

Luigi è un uomo sano

e forte. Uscirà da que-

sta esperienza con la

determina-

zione di e-

sercitare

l’attività di

infermiere.

È stato ri-

sparmiato

dal colera.

Lo accom-

pagna al

convento

presso San

Barnaba una

lieve febbre

causata dal-

la stanchez-

za, la gioia

di aver do-

nato del

“suo me-

glio”.

Don Luigi

Dossi inve-

ce ha con-

tratto il co-

lera in forma leggera.

Alla malattia si accom-

pagnava spesso la tri-

stezza causata dal ru-

de comportamento di

infermieri prezzolati

raccolti fra il peggio

della popolazione.

Questo aspetto lo fa

riflettere. Confronta,

viceversa,

l’amorevolezza e la

delicatezza con cui le

compagne della De

Rosa – suor Crocifissa

- accudiscono le don-

ne. Medita. Immagina

un gruppo di infermie-

ri religiosi. Cerca qual-

cuno attorno a sé.

Non temere.

Marco

A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3

Page 4: Qui ho posto il cuore ottobre 2013

P A G I N A 4

Una

preghiera

per...

qui ho posto il cuore

PER CHI SOFFRE:

- Per Elisabetta, in lotta

con il tumore dal 2004,

perché abbia ancora forza

di lottare e speranza, anche

se le è difficile

Per una mamma, affranta

dal dolore per la malattia

dei suoi figli. Maria, nostra

madre, la sostenga.

Per F., in difficoltà con la

propria vocazione. Il Signo-

re e la Madonna, siano af-

fianco e facciano compren-

dere che ostacoli e difficoltà

servono a costruire, non a

distruggere un progetto di

vita.

PER I DEFUNTI:

- Hna. Carmen Natividad

Moya, delle Figlie

dell’Immacolata Concezione

della Carità, morta a Salta

(Argentina) il 21 agosto

scorso.

- per il caro amico Paolo,

morto a 62 anni, lo scorso

22 agosto, causa tumore.

- per Marisa, moglie di

Adolfo, morta dopo lunga

malattia, il 7 settembre.

- per Andrea, che si è

suicidato. Il Signore lo rice-

ve tra le sue braccia amoro-

se, per accogliere ed asciu-

gare ogni dolore patito.

- P. Luigi, dei Rogazioni-

sti, morto in India il 12 set-

tembre. Ciao, amico caro!

La grazia di compiere la tua volontà Preghiera

per le

vocazioni

Inviateci le vs. intenzioni di preghiera a: [email protected]

“La preghiera, figli e fratelli miei carissimi, apre il tesoro del cuore di Dio”. Padre Monti

PREGHIAMO PER LA PACE:

perché PACE ci sia dato di

vivere, in unità con il Creatore

e le sue creature.

Mio Dio,

ti offro tutte le azioni che sto per fare in questo giorno,

nelle intenzioni e per la gloria del sacro cuore di Gesù.

Voglio santificare i battiti del cuore,

i pensieri e le opere più semplici,

unendoli ai suoi meriti infiniti;

voglio riparare le mie colpe

gettandole nella fornace del suo amore misericordioso.

O Signore,

ti chiedo per me e per coloro che mi sono cari

la grazia di compiere perfettamente la tua santa volontà,

di accettare per amor tuo

le gioie e le pene di questa vita passeggera,

per essere un giorno riuniti nel cielo

per tutta l'eternità.

(S. Teresa di Gesù Bambino)

A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3

Page 5: Qui ho posto il cuore ottobre 2013

P A G I N A 5

Nella sua vita, pur es-

sendo l'Immacolata e la

Mater Dei e pur avendo

grande fiducia e fede nel

Padre Altissimo, Maria non

venne risparmiata dal dub-

bio nè dalle domande né

dalle incomprensioni.

La sua domanda

all'angelo, la reazione che

ha nel giorno del ritrova-

mento al Tempio, quando

cerca di riportare Gesù a

casa con i parenti, ne dan-

no chiara evidenza.

Anche Maria ha vissu-

to momenti difficili nel suo

percorso di fede.

La Notte Oscura è una

verità che si ritrova costan-

te nella vita dei grandi spi-

rituali. Anche Maria l'ha

vissuta come altri santi.

L’esperienza di oscuri-

tà aiuta il cristiano e l'uo-

mo di

fede a

ripar-

tire

con

umil-

tà,

come

la not-

te per-

mette

all'uo-

mo di

rialzarsi la mattina con più

forza.

L'oscurità non toglie

niente alla fiducia che l'uo-

mo deve avere nella sua

relazione a Dio. La fiducia

venne rinovata dopo ogni

notte oscura.

Questo, Maria l'ha vis-

suto rinnovando la propria

fiducia in Dio e andando

fino in fondo della sua mis-

sione. Dopo la Resurrezio-

ne, la consapevole fiducia,

diventa certamente com-

pleta e acquista un signifi-

cato maggiore della sua

maternità, della coscienza

della divinità del suo figlio

e della coscienza che ha

del ruolo di Lui.

La fiducia rinnovata in

Dio permette all'uomo di

vincere la notte oscura e le

difficoltà legate alla fede.

Anche Maria ha vis-

suto l’oscurità della non

comprensione. Perché?

Come? Quando? Spesso

sono queste le nostre do-

mande … Da Lei e

nell’obbedienza, possia-

mo imparare che solo la

fiducia in Dio, ma anche

nei responsabili, ci per-

mette di andare avanti.

P. Emmanuel Mvomo

Con

Maria,

come

Anche se è

una vita

monotona, i

momenti di

meraviglia

sono presenti

perché Maria

vive in

profondità la

sua

vocazione.

Lo stesso

possiamo

dire della

nostra vita

di comunità.

qui ho posto il cuore

Padre Monti ricorda Fr. Bonifacio (Il 4 dicembre 1897, Padre Monti scrive una appassionata lette-

ra a tutti i religiosi, ricordando la figura di Fratel BONIFACIO

PAVLETIC, morto il 4 novembre, e tra le altre cose afferma):

… all’animo nostro è motivo di commozione non meno che di

conforto la santa morte dell’amato nostro Fratello Bonifacio (…)

non dubitiamo di proporlo ad esempio di tutti voi carissimi

Figli, sicuri che memoria sì chiara sarà per apportare bei frutti

di religiosa perfezione. (…) Le virtù e l’eroismo da lui addimo-

strato massimo negli ultimi tempi del viver suo sono invero cose degne di memoria e

d’imitazione. In quali e quante virtù si segnalasse questo santo Religioso non è mestieri

ricordarlo a voi che in lui senza eccezione avvisaste sempre per ogni minima cosa la più

accurata aggiustatezza qual egli fu nell’orazione, nell’obbedienza, nel silenzio, nella mode-

stia, nell’ufficio, nella fraterna dilezione chi fra noi lo ignora? Noi sappiamo che egli ebbe

tal purità e rettitudine d’intenzione che mai, per quanto ci costa, trascurò alcuna benché

minutissima regola con animo deliberato.

Le Parole

montiane

L’esperienza di oscurità e di fiducia

A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3

Page 6: Qui ho posto il cuore ottobre 2013

P A G I N A 6

UN SORRISO

DELICATO

Una bimba discute con la

maestra delle balene. L'inse-

gnante dice che è fisicamen-

te impossibile per una bale-

na inghiottire un uomo, per-

ché nonostante sia enorme

la sua gola è molto stretta.

La piccola replica che Giona

era stato inghiottito da una

balena. Irritata, l'insegnante

ripete che una balena non

può in alcun modo inghiotti-

re un uomo. Allora la bimba

risponde: "Quando andrò in

paradiso lo chiederò a Gio-

na". L'insegnante chiede:

"Cosa farai se Giona è anda-

to all'inferno?”. E la piccola:

"Allora glielo chiederà lei".

Una maestra d'asilo sta

osservando la classe mentre

disegna. Si avvicina un po' a

tutti e si ferma accanto ad

una bambina, chiedendo

che cosa stesse disegnando.

Risposta: "Sto disegnando

Dio”. L'insegnante dice: "Ma

nessuno sa com'é fat-

to Dio". E la bimba:

"Tra un minuto lo sa-

pranno".

Un'insegnante di ca-

techismo sta spiegan-

do i dieci Comanda-

menti a bambini di 5 e

6 anni. Mentre spiega

il comandamento

“Onora tuo padre e tua

madre”, chiede: "Ce

n'é uno che ci insegna

come si trattano i fra-

telli e le sorelle?". Sen-

za batter ciglio un

bimbo risponde: "Non

uccidere".

I bambini sono stati

fotografati in classe e

l'insegnante tenta di

persuaderli ad acqui-

stare una foto di grup-

po. "Pensate che bello

quando guarderete la

Dalle

Comunità di

Padre Monti

nel mondo

qui ho posto il cuore

GLOSSAILE

LANCIA

L’APPELLO A

PARLARE

PULITO, SERENO,

SENZA

VOLGARITA’ ,

SENZA

PAROLACCE E

SENZA TERMINI

EQUIVOCI

foto e direte: 'Toh c'é

Jennifer, ora è

avvocato’, oppure

'guarda Michael, ora é

un medico’. Una voci-

na dal fondo: “Guarda,

questa era la maestra,

è morta".

I bimbi di una scuola

elementare vengono

fatti allineare per il

pranzo. C'é un vassoio

di mele esposte con

un bigliettino che di-

ce: "Prendetene solo

UNA. Dio vi guarda".

Lungo la fila, ad un

altro tavolo, c'é una

pila di dolcetti al cioc-

colato. Un bimbo met-

te un bigliettino con

scritto: "Prendete tutti

quelli che volete. Dio

sta guardando le me-

le”.

Non c’è

bisogno di

volgarità per

sorridere e

per ridere.

Non c’è bisogno di volgarità per sorridere e per ridere.

L’INQUINAMENTO di cui soffre il nostro mondo è anche quello CULTURALE. Forse

è il più pericoloso, visti i tempi e la loro statura. Qualcuno si preoccupa dei VA-

LORI che scompaiono, oltre che (giustamente) del buco dell’ozono, delle api, del-

le balene e dei cagnolini beagle?

GLOSSOLAIE LANCIA L’INVITO A PARLARE PULITO, SERENO, SENZA VOLGARITÀ,

SENZA PAROLACCE E SENZA TERMINI EQUIVOCI.

A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3

Page 7: Qui ho posto il cuore ottobre 2013

P A G I N A 7

I SANTI: PATRIMONIO DELL’UMANITÀ è stato il tema suggestivo della Festa 2013.

Si sono susseguiti eventi di rilevanza nazionale (VI° Forum Nazionale Paulo FREIRE), di pre-

ghiera continuata (Triduo, Adorazione, Eucaristia), di forte spiritualità (celebrazione di

Compieta con la rappresentazione dell’Oratorio “Judas Maccabeus”, con The Sunlight Go-

spel Choir), di cultura (presentazione del libro “Il Dokita” di Omar Viganò), di festa

(Giornata dei Donatori di Tempo) e di gioco (gonfiabili e ludobus per i bambini)…

Padre Monti non finisce mai di stupire. E noi dobbiamo sempre dire grazie!

2003-2013: sono

trascorsi 10 anni

dalla

beatificazione di

padre Monti in

Piazza San Pietro

a Roma. Non un

punto di arrivo

ma un percorso

di crescita e di

ascesi per la

famiglia

montiana che ha

la mission di

portare a

compimento il

carisma di carità

del fondatore,

seppure nel

tormentoso mare

della moderna

globalizzazione.

qui ho posto il cuore

Decima Festa del Beato Monti

Nelle foto: alcuni

momenti della Festa

del Beato 2013 nel

piazza e dell’Istituto e

nel santuario del

Beato a Saronno

A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3

Page 8: Qui ho posto il cuore ottobre 2013

P A G I N A 8

Fratelli che si consacrano a Dio Vita di

famiglia

qui ho posto il cuore

Veglia di Preghiera

per la Pace in

Piazza San Pierto

a Roma e nel

Santuario del

Beato Monti di

Saronno

Sono 12 quest’anno, da 6 Paesi

diversi, i giovani Fratelli che, co-

me ormai tradizione, trascorrono

due mesi di speciale preparazione

alla professione finale dei voti,

vivendo i “luoghi del Padre Monti”

in Italia, in particolare nei punti

focali di riferimento, rappresentati

da Roma e Saronno. Abbiamo la

grazia di averli tra noi per alcuni

giorni (25 settembre - 5 ottobre),

accompagnati da P. Giuseppe e

Fratel Antonio. Padre Monti li

stringe al suo cuore, uno ad uno.

Anche tu prega per loro.

La bellezza

dell’abbraccio

benedicente.

Ordinazione e pri-

ma messa di P. Ge-

rardo Ndong, nella

Paroquia San Pedro

Apostol di Anizok

(Guinea Equatoria-

le).

Una straordinaria sera-

ta prefestiva, il sabato

che precede la Natività di

Maria e l’Anniversario

della nostra fondazione

(8 settembre 1857).

DIGIUNO E PREGHIERA

PER LA PACE, in Piazza

San Pietro e anche nel

Santuario del Beato Mon-

ti. Uniti con Papa France-

sco e con la Chiesa, dalle

ore 19 alle 24, in silen-

ziosa adorazione e pre-

ghiera.

A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3

Page 9: Qui ho posto il cuore ottobre 2013

Da ultimo sorvoliamo

l’Atlantico fino al BRASILE, a

gustare la bellezza dell’ IN-

FIORATA di FOZ

do IGUAÇU, realiz-

zata per il Corpus Domini, do-

menica 2 giugno.

Qui lascio il mio cuore

P A G I N A 9

Dal DISCORSO di P. Edmondo MITTI ai suoi ragazzi dell’Unione

Padre Monti – stralciato da un articolo del luglio-agosto 1966, a

firma Gino Zamperetti, pubblicato sul giornale dell’Unione “Il

Padre Monti”:

… fra qualche giorno partirò, e andrò lontano (missionario in

Argentina, ndr),

non so se tornerò, perché la vita è nelle mani di Dio,

ma siate certi che in questa CASA dove per vari anni ho lavorato,

dove ho vissuto la gioia e gli ideali delle vostre giovinezze,

dove ho cercato di prepararvi alla vita, di essere più che il superiore il

padre, l’amico,

dove ogni vostra preoccupazione è stata la mia preoccupazione,

LASCIO IL MIO CUORE.

… a spulciar

gli archivi e

rimescolar le

carte della

storia,

per sapere…

qui ho posto il cuore

PADRE

EDMONDO

MITTI

ai suoi ragazzi,

prima di parti-

re missionario

per l’Argentina:

siate certi che

in questa

CASA

LASCIO IL MIO

CUORE.

A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3

Page 10: Qui ho posto il cuore ottobre 2013

P A G I N A 1 0

Email e

lettere dal

mondo

Lettere alla Redazione Caro padre, ancora una volta

sono a ringraziarla per il giorna-

lino che mai si scorda di inviar-

mi! Il proposito di venire a pre-

gare sulla tomba di padre Monti

anche questa volta è andato

svanito, un lungo ricovero di 4

mesi mi ha tenuto in ospedale

ed ora intorno al 20 settembre

mi aspetta nuovamente un rien-

tro per terapie. Vi chiedo di non

dimenticarmi quando pregate

sulla Sua tomba, io non mi di-

mentico di voi, nell'offerta quoti-

diana della mia infermità. Pur-

troppo l'ultima notizia giunta

oggi è che aumenteranno la

morfina - sorella morfina, come

la chiama una carissima amica

clarissa - e a volte vorrei ribellar-

mi a tutto questo dolore, fisico e

morale, ma poi rammento la

grande fortuna di noi ammalati

che abbiamo vicino Gesù e ci

guarda e sostiene con un occhio

di riguardo. Padre Pio ci definiva

tabernacoli viventi, ma è difficile

mantenere la purezza per custo-

dirlo! Chiedo quotidianamente

di accettare i miei dolori per la

salvezza delle anime del purga-

torio e per i bisogni di quanti mi

conoscono. Chiedo anche che

non mi tolga il sorriso. E, nella

Sua grande bontà, il Signore mi

tiene sempre sorridente e un po’

"pagliaccio", cosi che rallegro i

miei compagni ricoverati ed

anche medici e paramedici. Poi

magari di notte do sfogo alle

lacrime: sono lacrime di dolore,

non di paura. Se la salita al mio

calvario finirà, allora avrò

occhi sorridenti e felici per

guardare e vedere il mio

Signore! Ma questo percor-

so nessuno può sapere

quanto dura e se dura. Mi

fido della fede. Mi racco-

mando, SEMPRE UNITI NEL-

LA PREGHIERA! Con affetto

e stima.

***

Grazie, vi accompagno con

la preghiera. don Franco

***

Ho letto il numero di set-

tembre e sono sempre con-

tento di partecipare a que-

sto progetto. Grazie Padre.

***

Grazie, ed auguri anche a

tutti gli amici di Saronno.

Voi, fortunati, avete la pos-

sibilità di parlare continua-

mente, ogni giorno, a tu per

tu, con Luigi Monti. Io so

che Egli conosce le nostre

situazioni e sta sicuramente

"fremendo" ma deve obbe-

dire ai piani di Dio che sa-

ranno diversi, che richiede-

ranno più tempo. Noi dob-

biamo fargli sentire la no-

stra voce, perché si deve

sentire "costretto" ad agire.

Non era Lui che ci racco-

mandava di "fare dolce vio-

lenza" al cuore di Gesù e di

Maria? Bene, ora tocca a Lui

subire la nostra "dolce vio-

lenza". Restiamo uniti nella

preghiera. Gioas

Grazie, ho ricevuto il Bolletti-

no sempre attraente e denso.

Ho solo dato uno sguardo, poi

ci sentiremo con calma, quan-

do avrò letto tutto. SR

***

Il notiziario è molto bello, così

come l’editoriale. Cercherò di

essere presente alla festa del

nostro beato padre Luigi Ma-

ria Monti. Ciao. Giovanni

***

"Qui ho posto il cuore, qui ho

posto la mente che ha tanto

cercato..."

vorrei poterlo dire anchío! A

presto e grazie.

***

Grazie per questo nuovo nu-

mero. Interessante quello di

agosto, mi ha anche dato un

frizzo leggendo nei ringrazia-

menti alcune parole scritte da

me in una mail. Di questo

appena inviato ho letto con

piacere l'editoriale. Leggerò

con calma il resto, ho so-

lo dato una sbirciata ai testi

che si riferivano ai sogni; tal-

volta cerco tracce o analogie

per comprendere le comunica-

zioni del mio inconscio, che

purtroppo usa spesso un lin-

guaggio estremamente violen-

to. Ciao AM

***

Grazie, sempre interessante.

Abbiam proprio bisogno della

benedizione del Beato! ciao

don V.

***

Grazie per l'invio di QPC set-

tembre. E con il grazie i nostri

fraterni auguri per la festa di

P. Monti. Egli ottenga ai Figli

dell'Immacolata benedizioni

sovrabbondanti.

Scriveteci

a

I Vostri

mess@ggi

qui ho posto il cuore

[email protected]

CETPRO LUIS MONTI AUDITORIO LUIS MONTI PRIMO SEMINARIO “FORMANDO EMPRESA”

Si è tenuto il primo Seminario

“FORMANDO EMPRESA” pres-

so l'auditorium del CETPRO

LUIS MONTI a Santa Eulalia

(Perù). Di questo Istituto

d’istruzione fanno parte per-

sone con spirito imprendito-

riale cristiano. Il nostro obiet-

tivo è quello di fissare nuovi

standard d’eccellenza nella

formazione di professionisti

e raggiungere livelli di suc-

cesso competitivo, connessi

con le diverse specializzazio-

ni. …tutto questo è frutto del lavoro dei Religiosi della Congregazione e dei

tanti Amici e Collaboratori impegnati nella realizzazione più adeguata del ca-

risma montiano.

Vita di

famiglia Segue da pag. 8

P. Italo introduce i lavori

del seminario

A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3

Page 11: Qui ho posto il cuore ottobre 2013

P A G I N A 1 1

Malati terminali Anche oggi, Solennità

dell’Assunta e giorno del

ferragosto, ho lavorato.

Qui non si festeggia. E

neppure lo potrei, visto

che al momento ho tre

pazienti terminali, più

altri venti "normali"... Il

lavoro è enorme e non

riesco ad andare via

quando scatta l’ora

d’uscita, perché ho anco-

ra tutto da completare. Il

lavoro è diventato diffici-

lissimo e la sera sono di-

strutta. Sono vicina a que-

ste persone e loro ricono-

scono questa vicinanza,

cercando sempre la mia

mano ed un conforto. Pri-

ma di andare via, in gene-

re passo a salutare tutti e

vedere se è tutto a posto.

Alle volte non so vera-

mente cos’altro proporre

come segnale di speran-

za... a loro e alle loro fa-

miglie. Prega, pregate

anche voi! I malati termi-

nali hanno diritto ancora

alla qualità e all’affetto di

chi li prende in cu-

ra: familiari, personale in-

fermieristico, medici, per-

sone consacrate... tutti.

Ed ora vado a dormire,

perché domani devo tor-

nare in ospedale all’alba,

per concludere ciò che

non ho fatto in tempo a

fare questa sera. Mi si

incrociano gli occhi. 8.00

–20.30 senza pause è

davvero tanto, anche per

me! Grazie dell’ascolto e

del sostegno!

BDD

I malati

terminali: sono

vicina a queste

persone e loro

riconoscono

questa

vicinanza,

cercando

sempre la mia

mano ed un

conforto.

qui ho posto il cuore

I malati

terminali

hanno di-

ritto anco-

ra alla qua-

lità e

all’affetto

di chi li

prende in

cura: fami-

liari, perso-

nale in-

fermieristi-

co, medici,

persone

consacra-

te... tutti

Quel braccio staccato

dalla croce

Credo di dover tornare in ospedale. Spero mi ridia-

no la stessa stanza, dove c'é appeso un crocifisso

con un braccio staccato. Avevo chiesto di acquistarlo,

perché mi dava la soave sensazione che si staccasse

per abbracciarmi. Poi ho deciso che il suo posto era

proprio li, appeso ai piedi di quel letto di sofferenza,

pronto ad abbracciare un altro sofferente, e allora

sono stato felice di non averlo portato via. Ma sono

certo che lo andrò a salutare! Un abbraccio fraterno e

un ricordo nella preghiera.

Guido

A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3

Page 12: Qui ho posto il cuore ottobre 2013

P A G I N A 1 2 qui ho posto il cuore

La mia amica

Marina mi ha

detto:

“Sarò eremita,

la prossima

settimana entro

tra le eremite,

ho già sistemato

tutto,

mi aspettano”.

Perché un medico

eremita...?

Rubrica a cura dei

Cercatori di Dio

Marina, incredibile, eremita Eremiti, oggi. È anco-

ra possibile? Esistono

ancora gli eremiti o le

eremite oggi? Nessuno

potrebbe crederci ma è

cosi: la mia amica Marina

si è fatta eremita, la-

sciandoci, noi suoi amici,

con un mare di perché.

Il nome Marina io lo

associo sempre alla nota

canzone “Marina, Mari-

na, Marina, ti voglio al

più presto sposar!” ed è

quello che ho pensato

fino all’ultimo. Fino a

quando a Piazza Vene-

zia, immerse nel traffico

di ritorno a casa, nella

sua vecchia 500, ci ha

detto con un fil di voce:

“la prossima settimana

entro tra le eremite, ho

già sistemato tutto, mi

aspettano”.

A 16 anni una notizia

del genere non riuscii a

capirla. Lei ne aveva cir-

ca 30, ci stava riaccom-

pagnando a casa dopo

un ritiro vocazionale.

Perché ce lo disse così e

all’ultimo momento? Ho

sempre pensato che non

volesse più rispondere a

domande. Perché di do-

mande ce ne sarebbero

state tante. Ma nessuno

di noi la tormentò trop-

po.

Marina la conoscevo

appena. Le compagne di

viaggio mi dissero che

era medico, specializza-

to in Malattie Infettive e

che era già stata in Afri-

ca per aiutare i bambini

malati e denutriti. Tutti

si sarebbero aspettati da

lei la scelta delle missio-

ni. Non l’eremitaggio.

Perché poi? Un medico

eremita… perché?

A 16 anni seppi che

gli eremiti esistono an-

cora, non sono solo sui

libri di storia. Marina ci

spiegò che c’erano

nell’eremitaggio poche

casette, ciascuna per un

solo eremita. Una piccola

cella dove pregare, dor-

mire, studiare, lavorare.

Non era permesso uscire

liberamente. All’ora dei

pasti, un piatto caldo

veniva posto di fronte

alla cella e quando

l’eremita aveva fame,

usciva per prendere il

piatto e portarselo den-

tro. Non era possibile

parlare con le altre.

Se una persona

stava male si capi-

va soltanto dal non

aver preso il pasto

del giorno e si in-

terveniva. La dome-

nica c’era la messa

comunitaria e la

passeggiata, tutte

insieme. Non ricor-

do più molto bene,

ma mi sembra ci

disse che in quella

occasione si potevano

scambiare due parole

con le altre. Questa la

loro vita.

Tante le mie doman-

de. Perché? Perché un

medico diventa eremita?

Perché scegliere proprio

quell’eremitaggio così

isolato, solitario e imper-

vio? Perché partire per la

Francia? Avevo dimenti-

cato: l’eremitaggio di cui

parlava lei era in Francia.

Domande aperte. Che

lasciano un segno. Un

segno indelebile.

La sua stessa vita è

diventata oggi nuova-

mente domanda all’Altis-

simo: “cosa devo fare

mio Signore?”. La sua

stessa professione è di-

ventata professione nello

spirito: un medico si

deve nutrire di preghiera

per ottenere, oltre che

con le medicine, la salu-

te del corpo e dello spiri-

to. Il suo stesso coraggio

di andare in Africa a cu-

rare i bambini si stava

trasformando in corag-

gio per la solitudine a-

mante di chi non dimen-

tica il mondo, ma ce l’ha

tutto nelle sue braccia,

nel cuore e nella mente

quando prega, quando

vive come eremita una

vita non compresa. Eh sì.

Una vita così non si può

comprendere. A

tutt’oggi è per me avvol-

ta di mistero. Cosa può

portare una professioni-

sta della salute a trovare

un qualcosa di ignoto

nella solitudine e nel

profondo silenzio di una

vita solitaria come quella

di un eremita?

Nessuno di noi è an-

dato mai a trovarla. Lei

ovviamente non riceve

visite da anni. Non scrive

lettere alla sua famiglia.

Non ha internet né tele-

visione né radio. Perché

vivere così? Come si fa a

riconoscere l’autenticità

di una vocazione così

estrema?

Nonostante siano

tanti anni che non la

vedo, Marina è sempre

Marina. Quella piccola-

grande donna che co-

nobbi il giorno che mi

disse “sarò eremita”. E lo

so, prega per me. Prega

per tutti. A volte sogno

di rincontrarla, ma non è

possibile: lei è nella sua

piccola cella in Francia,

donatrice di tutto a tutti.

Riconoscere

Vocazioni

A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3

Page 13: Qui ho posto il cuore ottobre 2013

P A G I N A 1 3 qui ho posto il cuore

FEDE E VERITA’ “Se non crederete, non

comprenderete” (cfr Is

7,9). La versione greca

della Bibbia ebraica, la

traduzione dei Settanta

realizzata in Alessandria

d’Egitto, traduceva così le

parole del profeta Isaia al

re Acaz. In questo modo

la questione della cono-

scenza della verità veniva

messa al centro della fe-

de. (…) Impaurito dalla

potenza dei suoi nemici, il

re cerca la sicurezza che

gli può dare un’alleanza

con il grande impero di

Assiria. Il profeta, allora,

lo invita ad affidarsi sol-

tanto alla vera roccia che

non vacilla, il Dio di Israe-

le. Poiché Dio è affidabile,

è ragionevole avere fede

in Lui, costruire la propria

sicurezza sulla sua Parola.

(…) La saldezza che Isaia

promette al re passa per

la comprensione dell’agire

di Dio e dell’unità che Egli

dà alla vita dell’uomo e

alla storia del popolo. Il

profeta esorta a compren-

dere le vie del Signore,

trovando nella fedeltà di

Dio il piano di saggezza

che governa i secoli. (…)

Il testo di Isaia porta a

una conclusione: l’uomo

ha bisogno di conoscen-

za, ha bisogno di verità,

perché senza di essa non

si sostiene, non va avanti.

La fede, senza verità, non

salva, non rende sicuri i

nostri passi. Resta una

bella fiaba, la proiezione

dei nostri desideri di feli-

cità, qualcosa che ci ac-

contenta solo nella misura

in cui vogliamo illuderci.

Oppure si riduce a un bel

sentimento, che consola e

riscalda, ma resta sogget-

to al mutarsi del nostro

animo, alla variabilità dei

tempi, incapace di sorreg-

gere un cammino costante

nella vita.

Se la fede fosse così, il re

Acaz avrebbe ragione a

non giocare la sua vita e

la sicurezza del suo re-

gno su di un’emozione.

Ma proprio per il suo

nesso intrinseco con la

verità, la fede è capace

di offrire una luce nuo-

va, superiore ai calcoli

del re, perché essa vede

più lontano, perché

comprende l’agire di

Dio, che è fedele alla

sua alleanza e alle sue

promesse.

Richiamare la connes-

sione della fede con la

verità è oggi più che

mai necessario, proprio

per la crisi di verità in

cui viviamo. Nella cultu-

ra contemporanea si

tende spesso ad accetta-

re come verità solo

quella della tecnologia:

è vero ciò che l’uomo

riesce a costruire e mi-

surare con la sua scien-

za, vero perché funzio-

na, e così rende più co-

moda e agevole la vita.

Questa sembra oggi

l’unica verità certa,

l’unica condivisibile con

altri, l’unica su cui si

può discutere e impe-

gnarsi insieme.

Dall’altra parte vi sa-

rebbero poi le verità del

singolo, che consistono

nell’essere autentici da-

vanti a quello che ognu-

no sente nel suo inter-

no, valide solo per

l’individuo e che non

possono essere propo-

ste agli altri con la pretesa

di servire il bene comune.

La verità grande, la verità

che spiega l’insieme della

vita personale e sociale, è

guardata con sospetto. Non

è stata forse questa - ci si

domanda - la verità pretesa

dai grandi totalitarismi del

secolo scorso, una verità

che imponeva la propria

concezione globale per

schiacciare la storia concre-

ta del singolo? Rimane allo-

ra solo un relativismo in cui

la domanda sulla verità di

tutto, che è in fondo anche

la domanda su Dio, non

interessa più. È logico, in

questa prospettiva, che si

voglia togliere la connessio-

ne della religione con la

verità, perché questo nesso

sarebbe alla radice del fana-

tismo, che vuole sopraffare

chi non condivide la propria

credenza.

Possiamo parlare, a questo

riguardo, di un grande oblio

nel nostro mondo contem-

poraneo.

La domanda sulla verità è,

infatti, una questione di

memoria, di memoria pro-

fonda, perché si rivolge a

qualcosa che ci precede e,

in questo modo, può riusci-

re a unirci oltre il nostro

"io" piccolo e limitato. È una

domanda sull’origine di

tutto, alla cui luce si può

vedere la meta e così anche

il senso della strada comu-

ne.

Nelle mani

di un

Amore più

grande

LETTERA

ENCICLICA

LUMEN

FIDEI DEL SOMMO

PONTEFICE

FRANCESCO

AI VESCOVI

AI

PRESBITERI E

AI DIACONI

ALLE

PERSONE

CONSACRAT

E

E A TUTTI I

FEDELI LAICI

SULLA FEDE

ANNO DELLA FEDE

(11 ottobre 2012 – 24

novembre 2013)

A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3

Page 14: Qui ho posto il cuore ottobre 2013

P A G I N A 1 4 qui ho posto il cuore

Il Cantico ma-

riano per eccel-

lenza, il Magnifi-

cat, ci offre una

parola-chiave

per interpretare

lo stile di Maria:

l’UMILTÀ, virtù

alla quale Dio

stesso ha guar-

dato nell’atto di

sceglierla per

un compito di

portata unica e

irripetibile.

Lo Stile di Maria Il Cantico mariano per eccellenza, il

Magnificat, ci offre una parola-chiave per

interpretare lo stile di Maria: l’UMILTÀ,

virtù alla quale Dio stesso ha guardato

nell’atto di sceglierla per un compito di

portata unica e irripetibile.

Purtroppo questo termine ha subìto nel

tempo un logoramento semantico e in

qualche caso nemmeno la letteratura

religiosa o la predicazione hanno fatto

un buon servizio. Umile è considerato,

da molti, l’atteggiamento che richiama

più una forza repressa che una forza

contagiante nel segno della debolezza, e

non certamente della potenza di domi-

nio. Il termine latino humilitas rinvia a

qualcosa che è molto terreno, carico di

vita. Il termine greco della versione origi-

naria del Vangelo di Luca è tapèinosis,

parola fortemente connotata verso ciò

che è debole. La persona che ha questa

virtù è di poco conto, insignificante, buo-

na a nulla, in italiano si può dire “tapina”.

Nel santuario montiano di Saronno la

chiesa e la cripta sono caratterizzate dal

simbolo della tau, segno biblico dei sal-

vati e anche prima lettera di tale parola

greca, carta d’identità di Maria di Naza-

reth. La vicenda spirituale di padre Luigi

Maria può essere globalmente riletta alla

luce di questa chiave interpretativa: egli

è stato - per sua stessa affermazione - un

“povero uomo illetterato che il Signore ha

adoperato” per compiere una grande

impresa carismatica. Quasi in dissolven-

za, possiamo porre la figura di Bernadet-

te Soubirous, contemporanea del Fonda-

tore, della quale il padre Sampé - primo

rettore del Santuario di Lourdes - affer-

mava: “era umanamente insignificante”.

Se rileggiamo la storia della Chiesa -

nell’accezione riduttiva che purtroppo

continua a prevalere, di istituzione giuri-

dico-ecclesiastica - vediamo che negli

ultimi secoli ha di frequente mostrato il

volto potente della sua identità sociologi-

ca di “agenzia” religiosa e sociale. Le sue

opere, per quanto meravigliose, in fili-

grana oggi manifestano fragilità che, nel

teso confronto con il secolarismo e

l’economia dominante, hanno prodotto

un’alluvione devastante (lo possiamo

constatare anche noi per quanto piccoli

siamo).

E come l’acqua raggiunge ogni luogo

senza fare sconti, così il fenomeno seco-

larizzante si allarga ovunque e non meno

nella Chiesa. Nessuno poteva immagina-

re che l’evangelica separazione tra ciò

che è di Dio rispetto a ciò che è di Cesa-

re, nel corso degli ultimi secoli avrebbe

prodotto dimenticanza di Dio. O, per lo

meno, che il rapporto di forza tra “le due

facce della medaglia” avrebbe visto la

seconda imporsi e prevalere, con uno

sbilanciamento dalle conseguenze nefa-

ste, sebbene nella coscienza dei più ri-

manga ancora indelebile, per quanto

marginalizzato, il senso religioso.

Questo è il nostro tempo, nel quale Dio

rivela la sua debolezza, se non addirittu-

ra - agli occhi di molti nostri contempo-

ranei - la sua sconfitta. Non possiamo

trascurare di volgere lo sguardo a Colui

che è stato trafitto, il Cristo che manife-

sta l’umanità di Dio e una volta per sem-

pre ha dato senso al più grande dramma

di ciò che è umano: la sofferenza, la vio-

lenza, il dolore innocente.

Sta nascendo, in questo passaggio epo-

cale, una nuova ecclesiologia più confor-

me alla radicalità evangelica: la Chiesa è

minoranza ed è chiamata ad essere testi-

mone del Vangelo attraverso la sua ta-

peinosis. Maria riemerge come modello

dell’essere della Chiesa. Pietro stesso,

per ritrovarsi, deve guardare a Maria.

“In Maria - scrive W. Kasper – è vittorio-

samente imposta la misericordia di Dio,

ella è segno che la potenza del peccato

non ha potuto vanificare il piano salvifi-

co originario di Dio per l’umanità; ella è

come l’arca sicura in mezzo al diluvio, il

resto stabilmente sano dell’umanità e

nello stesso tempo l’alba della nuova

creazione”. Non sono affermazioni irrea-

listiche, come fa pensare una mentalità

secolarizzata (che si è insinuata anche

tra noi) con la sua concezione miope e

insufficiente della realtà. Basterà pensare

quanto la figura di Maria sia riuscita a

ispirare non solo in devozione, ma anche

nell’arte e nella letteratura, nell’impegno

e nella compassione.

Fratel RUGGERO VALENTINI

(estratto dalla Lettera di Indizione

dell’Anno Mariano. Częstochowa,

Polonia. 1 giugno 2013)

Anno

Mariano

2013-2014

Madonna delle monta-gne - Fausto Conti

Istituto Padre Monti,

Saronno (Italia)

A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3

Page 15: Qui ho posto il cuore ottobre 2013

P A G I N A 1 5 qui ho posto il cuore

Un pranzetto sfumato Quando si vive in Casa di riposo è

piacevolissimo ricevere un invito a

pranzo, se non altro per non dovere

prenotare il menu interno che non of-

fre grandi alternative, specialmente se

si è diabetici!

A volte capita di voler parlare tran-

quillamente con un’amica, ma non è

possibile dividere un pasto nella salet-

ta da pranzo, troppo piccola per ag-

giungere un posto. Nei dintorni ci so-

no, però, dignitose trattorie a prezzo

fisso dove, se non si sceglie l’ora di

punta (quella dei camionisti e dei lavo-

ratori con buoni-pasto), riesci a dialo-

gare: al massimo puoi fornire

l’occasione alle graziose “chellerine” di

ascoltare brani di autobiografia a pun-

tate, che l’invitata ha bisogno di rac-

contarti, mentre fa la scarpetta per

non sciupare il sugo che gronda dai

maccheroni.

Oggi mi s’offriva un’occasione allet-

tante: un’amica di vecchia data deside-

rava festeggiare in anteprima il suo

cinquantesimo di matrimonio con me

e con una comune amica.

Conosco le sue possibilità economi-

che ed il suo buon gusto nella scelta

del locale, dove la prenotazione garan-

tiva due orette piacevolissime per tutti

i cinque sensi: il tutto condito da una

conversazione d’un certo livello.

Avevo per tempo avvertito la Capo-

sala, firmato il registro sul quale scri-

vere l’orario di libera uscita e soprat-

tutto avevo ritirato il contenitore con

la penna, gli aghi per iniettarmi

l’insulina e le sei pastigliette colorate

che mi permettono una sopravvivenza

dignitosa… Mi sono anche abbigliata

in modo adeguato e proprio ieri era

venuta la parrucchiera, che fa del suo

meglio per renderci presentabili agli

occhi spesso impietosi di giovani pa-

renti che vengono obbligati a visitare i

nonni parzialmente o non del tutto

autosufficienti.

E così è giunta l’ora tanto desidera-

ta. Arriviamo al ristorante, già siamo

attese. La cameriera ci suggerisce di

assaggiare degli invitanti stuzzichini…

Ho già l’acquolina in bocca.

Mi affretto ad aprire il contenitore

per iniettarmi l’insulina… e m’accorgo

che l’infermiera ha caricato la penna

sbagliata, quella che devo usare alle

22 d i sera per copr i re l e

ventiquattr’ore!

Non intendo obbligare le amiche a

tornare indietro. Telefono alla Caposa-

la per sentire che cosa posso fare, ma

la risposta già la conosco: SOLO AS-

SAGGIARE QUALCOSA. Poi, al ritorno,

visto che i valori saranno sicuramente

sballati, la dottoressa provvederà a

come rimediare.

Il mio pranzetto consiste in uno

spicchio di melone, una fettina traspa-

rente di prosciutto, un assaggino di

roastbeef e una ciotola di insalata

scondita. Le amiche, per solidarietà,

non straviziano, ma al dolce mi conce-

do anch’io un cappuccino decaffeinato

e intensifico la conversazione che, an-

zi, si prolunga col contributo di tutte.

A casa le cose s’aggiustano. La

prossima volta controllerò da me la

scatoletta dei medicinali.

Un po’ di digiuno non ci ha tolto il

piacere di stare insieme e di preparare

un microprogetto per settembre, per

tenere viva l’amicizia, che è un dono

grande!

SIL

La

Giovinezza

dei vecchi

Quando si vi-

ve in Casa di

riposo è piace-

volissimo rice-

vere un invito a

pranzo, per te-

n e r e v i v a

l’amicizia, che è

un dono gran-

de!

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Page 16: Qui ho posto il cuore ottobre 2013

P A G I N A 1 6 qui ho posto il cuore

(un GRAZIE A

PADRE MONTI

tutto particola-

re, fatto di ami-

cizia, intuito,

creatività e la-

voro. Mescolan-

do insieme que-

sti ingredienti si

ottiene, come

risultato, un ca-

polavoro:

l’amore di Dio,

manifestato nei

nostri rapporti

umani, diventa

PREGHIERA. Due

contributi ugua-

li e diversi, però

preziosi per la

forza

dell’amicizia)

Con ogni vera amicizia, rafforziamo le basi su cui poggia la pace in tutto il mondo (Ghandi) (un GRAZIE A PADRE MONTI tutto parti-

colare, fatto di amicizia, intuito, creativi-

tà e lavoro. Mescolando insieme questi

ingredienti si ottiene, come risultato, un

capolavoro: l’amore di Dio, manifestato

nei nostri rapporti umani, diventa PRE-

GHIERA. Due contributi uguali e diversi,

però preziosi per la forza dell’amicizia)

Un gruppo di amici, in una caldissima

giornata di luglio, si interrogava su che

cosa avrebbero potuto donare a Padre

Aurelio, nel giorno del suo compleanno,

per esprimergli riconoscenza, affetto e

vicinanza. Nel Santuario il festeggiato

stava celebrando la Messa. Tra i numero-

si presenti, c’era un bravo collega di san

Giuseppe, che, alzando gli occhi verso il

grande Crocifisso posto sopra l’altare,

pensò: “Ho trovato! Quel Cristo ha qual-

che ferita da rimarginare ed io sono in

grado di ripararla”. Terminata la funzio-

ne, comunicò la sua idea al gruppo e

subito uno di loro si fece avanti ed escla-

mò: “Conta pure sul mio aiuto”. Fu im-

mediatamente coinvolto un terzo, in gra-

do di allestire l’impalcatura per arrivare

alla Croce. Dimentichi dell’afa soffocan-

te, ben presto si misero al lavoro, mentre

il resto del gruppo trepidava e per il loro

equilibrio a rischio e, pur conoscendo la

loro abilità, augurandosi che fossero in

grado di riparare un’opera d’arte di gran-

de valore. Gesù sorrideva e si lasciava

perfino delicatamente lavare dalle loro

gocce di sudore.

A lavoro ultimato padre Aurelio sorrise:

felice! Gli avevano donato proprio ciò

che desiderava!

Il crocifisso ligneo che domina il Santuario del

Beato Monti di Saronno

Grazie Amici! Quanto mi piace il Crocifisso della chiesa

dell’Istituto Padre Monti! Mi ha sempre

colpito la sua imponenza, la bellezza, il

colore caldo del legno. E stranamente non

l’ho mai colto come segno di crocifissio-

ne, ma vi ho sempre visto il Signore che

abbassa il capo, mentre si appresta a

scendere quel gradino, per accoglierci

tutti e abbracciare forte ciascuno di noi.

Tutte le volte che entro lì dentro ho la

stessa sensazione di sentirmi attesa e

presto abbracciata. Da un po’ di tempo

però osservavo le fessurazioni del legno e

mi dicevo che quei piccoli squarci rompe-

vano in qualche modo questa visione se-

rena. Una sera dello scorso inverno, tra

amici, alla presenza di Padre Aurelio, tra

tante cose si parlava anche di questo e

della difficoltà, oltre al costo, di un even-

tuale restauro. Nulla viene per caso, natu-

ralmente! Nel gruppo c’è un amico che ha

passato la vita tra i legni e si offre di re-

staurarlo. In breve coinvolge un’altra per-

sona (“il suo maestro” dice) e durante

l’estate, proprio nei giorni di massimo

caldo, in silenzio e con la pazienza umile

che li contraddistingue, lavorano con abi-

lità e restituiscono il Crocifisso alla Comu-

nità nel suo primo splendore. Con gioia

l’ho ritrovato così al ritorno dalle vacanze,

attesa appunto dal padrone di casa, con

una veste nuova per l’occasione.

DDM

Il mio

Grazie a

Padre

Monti

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nel Cuore della Carità Montiana

QUI HO POSTO IL CUORE

Direttore: Saverio Clementi. Redazione: Aurelio Mozzetta, Raffaele Mugione

Hanno collaborato per questo numero:

Aurelio Mozzetta, Marco Perfetti, Emmanuel Mvomo, CFIC Brasil, SIL, DDM,

BDD, Guido, I cercatori di Dio, Ruggero Valentini, Raffaele Mugione

www.padremonti.org

Direzione: Via San Giacomo, 5

21047 – Saronno (VA) : 02 96 702 105 : 02 96 703 437 e-mail:

[email protected]

sito web: www.padremonti.org

(Nessun collaboratore percepisce compenso. Questo Notiziario è

realizzato da volontari)

Santuario del Beato Luigi Maria Monti Saronno

Orario delle Celebrazioni del Santuario

GIORNI FERIALI

6.30 Lodi del Mattino (lunedì in cripta)

7.00 Santa Messa (lunedì in cripta)

9.00 Santa Messa

18.50 Rosario e Vespro

TUTTI I GIOVEDI’

18.30 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni

DOMENICA E FESTIVI

8.30 Lodi del Mattino

9.00 Santa Messa

19.00 Santa Messa

SACERDOTI A DISPOSIZIONE IN SANTUARIO

P. Aurelio Mozzetta, rettore P. Pierino Sosio

P. Roy Puthuvala P. Elvis Lukong