Upload
editrice-monti
View
222
Download
3
Embed Size (px)
DESCRIPTION
Il periodico dell'Istituto Padre Monti di Saronno
Citation preview
Il prato adattato a campo di calcio, che
si trova sotto gli alberi secolari del parco
dell’Istituto Padre Monti, rappresenta - in
certe istanze, in certi momenti, con certe
persone - un oggetto del contendere, ta-
lora perfino un motivo di discussione, di
fraintendimenti e di malumore.
Il fatto è che quel campo è l’unico luo-
go aperto nei dintorni. Nessuno chiede di
pagare un biglietto d’ingresso. I ragazzi,
adolescenti e giovani, vi si danno appun-
tamento, possono ritrovarsi, fare gruppo,
dare quattro calci a un pallone.
A poca distanza c’è il grande ORATO-
RIO parrocchiale, stupenda istituzione
secolare che ha tirato su generazioni di
giovani. Ancora oggi ne accoglie a centi-
naia. Un luogo educativo semplicemente
ammirevole, una preziosa risorsa sociale,
uno strumento di evangelizzazione…
Tuttavia, il fatto, puro e semplice, è
che i giovani sono molti di più, di diversa
età e provenienza; ma, cosa che più con-
ta, il fatto è che non tutti sono inquadra-
bili o inquadrati in un oratorio.
E allora c’è il “Padre Monti”! D’altra
parte, che ci sta a fare, se non accoglie
giovani?
A volte i frati e gli operatori si incupi-
scono perché questi giovani entrano a
ogni ora, perché fanno chiasso, perché
sono restii ad ogni regola, perchè non si
sa mai “cosa fanno” ragazzi e ragazze se
non controllati, perché essi creano una
responsabilità oggettiva verso chi fre-
quenta la casa, perché volentieri distrug-
gono oggetti (vedi la fontanella, riparata
decine di volte) e sporcano senza pulire…
Altre volte frati e operatori vanno in
mezzo a loro, li incontrano, ci parlano,
magari li rimproverano. Fanno amicizia.
Così, vedi Padre Elvis che gioca a calcio
con loro, come uno di loro - pantaloncini,
maglietta e scarpini - con la stessa voglia
giovane, la grinta che non fa sconti, la
libertà di correre.
Chissà se il Monti Luigi, quello origina-
le e santo, sapeva giocare a pallone.
Cris e Ale sono due di questi giovani,
due tra i tanti. Li incontri e ti succede che
esploda la meraviglia. Senza che te lo
aspetti, ti mandano riscontri di ecceziona-
le levatura. Come questa lettera:
«Caro padre A., oggi presso il
“campetto di calcio” all’interno
dell’Istituto Padre Monti abbiamo chiac-
chierato amichevolmente; lei ci ha chiesto
di mandarle notizie di noi… Cogliamo
l’occasione di ringraziare lei e tutti i re-
sponsabili dell’Istituto, perchè ci permet-
tete di usufruire del campetto di calcio.
Personalmente lo definiamo un luogo
“magico”, dove tutti i problemi e i pensieri
Giovani disoccupati e soli S O M M A R I O :
Editoriale 1
Preghiere
ascoltate
2
Luigi M. Monti
e dintorni
3
Una preghiera
per…
4
Preghiere per
le vocazioni
4
Con Maria,
come Maria
5
Parole mon-
tiane
5
Glossolalie 6
Vita di Fami-
glia
7-8
Forse non
tutti sapevate
9
I Vostri mes-
saggi
10
Vita di Fami-
glia (segue)
10
La Porta aper-
ta
11
Riconoscere
vocazioni
12
Nelle mani di
un amore più
grande
13
Anno mariano
CFIC
14
La Giovinezza
dei vecchi
15
Il mio Grazie
a Padre Monti
16
D A T A
Notiziario del Santuario del Beato Luigi Maria Monti
Anno II — n. 18 OTTOBRE 2013
SANTUARIO DEL BEATO LUIGI MARIA MONTI—SARONNO Via A. Legnani, 4 - 21047 - Saronno (VA) 02 96 702 105 02 96 703 437
e-mail: [email protected] sito web: www.padremonti.org C.F.: 93054190892
Conto corrente bancario intestato a: Istituto Padre Monti EUR IBAN: IT 88 Z 08374 50520 000008802348 - BIC (da estero) ICRA IT RR AE 0
presso BANCA DI CREDITO COOPERATIVO DI BARLASSINA – Filiale di SARONNO Causale: Offerte pro-Santuario o Sante Messe
di Aurelio Mozzetta
L’Ed
itoriale
Anno mariano CFIC, Roma luglio 2013 - Lourdes luglio 2014: Quello che Egli vi dirà, fatelo!
Segue a pag. 2
P A G I N A 2 qui ho posto il cuore
A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3
GIOVANI DISOCCUPATI E SOLI
della vita, in quelle
scarse 2 ore di gioco in-
sieme a tutti gli altri, spa-
riscono e sul nostro volto
compare un sorriso di
felicità. È tanto semplice
quanto potente, come un
piccolo pallone sia in gra-
do di unire le persone e
creare dei legami di ami-
cizia così forti. Ed è una
cosa meravigliosa. La
ringraziamo di cuore e le
auguriamo tanta gioia e
serenità. Distinti saluti.
Cris e Ale».
Mi viene da pensare
che il senso più pregnan-
te di queste parole giova-
ni era stato perfettamen-
te compreso da giganti
della santità e della peda-
gogia come Filippo Neri,
La Salle, don Bosco, Pa-
dre Monti, Baden Powell,
Maria Montessori e deci-
ne di altri…
E mi chiedo dove
siano e cosa facciano
l’infinità di personaggi
della politica e
dell’informazione che
rovinosamente ignora-
no perfino l’esistenza
di questi nostri giovani
- e sono essi ad averne
in mano il destino so-
ciale! - mentre invece
dimostrano di posse-
dere una bocca estre-
mamente larga, piena
zeppa di parole. Vuote
e dannose.
Cris e Ale sono di-
plomati e disoccupati.
Come mille altri, si
dirà, non scopri mica
l’acqua calda, sai?
Il magone viene su
al pensiero che questo,
come i morti in Siria, non
fa neppure notizia! Non
fa vendere e non porta
voti! Ma non si può sem-
pre esporsi alla sindrome
del «è colpa degli al-
tri» (piove, governo la-
dro!), così rimandi giù la
rabbia che senti dentro le
vene e ti chiedi: Ok, cosa
possiamo fare? Cosa di
più di quello che già fac-
ciamo? Cosa di meglio?
Poi comprendi che la
domanda vera non è su
quella linea (con al centro
ancora e sempre noi), ma
è altrove, centrata su di
loro. Ascoltarli. Proprio
qui passa la realtà: questi
nostri giovani non sono
solo disoccupati, sono
soli e abbandonati a se
stessi.
Aurelio Mozzetta
>>> segue dalla
prima pagina
I BAMBINI DI SIRIA:
I bambini di Siria sono belli.
I bambini di Siria sorridono.
Hanno capelli al vento i bambini di Siria
e giocano correndo come matti.
I bambini di Siria son felici,
sono figli amati.
Non conoscono la paura i bambini di Siria,
quando mamma e papà li abbracciano.
I bambini di Siria sono rimasti soli.
I bambini di Siria son diventati tristi,
chi ha spento il loro sorriso?
I bambini di Siria sono morti.
Saronno, sera del 7 settembre 2013,
Giornata di digiuno e preghiera
per la pace in Siria
(facendo eco a Rafael Alberti,
“I bambini dell’Estremadura”)
P A G I N A 3
La Tomba del Beato
Monti nella Cripta del
Santuario di Saronno
Luigi Monti è un
giovane eroico.
Quando il colera
si abbatte su
Brescia, egli alza
la mano, si pre-
senta e rinchiude
la porta del
Lazzaretto dietro
di sé. Vi trascorre
internato qualche
mese: dal Giugno
al Settembre del
1855. Ha la pos-
sibilità di eser-
citare le sue
competenze d’in-
fermiere e la sua
carità cristiana.
qui ho posto il cuore
Luigi
Maria e
dintorni
Chi non ha paura del colera, alzi la mano Colera. Una malattia.
Micidiale fino al secolo
scorso.
Da Wikipedia: colera è
una malattia infettiva del
tratto intestinale, caratte-
rizzata dalla presenza
di diarrea profusa, spes-
so complicata conaci-
dosi, ipokaliemiae vomito.
È causata da un batt-
erio Gram-negativo a for-
ma di virgola, il Vibrio
cholerae. Le manifesta-
zioni del colera sono va-
riabili da uno stato asin-
tomatico a uno di diarrea
profusa, in assenza
di dolore addominale e
tenesmo rettale, che com-
pare dopo 24-48 ore di
incubazione. In questo
caso si può arrivare fino
a una perdita di un litro
di feci in un'ora con con-
seguente stato
di disidratazione che può
culminare in uno stato
di shock ipovolemico.
Di tutto questo, nell’Ot-
tocento, non se ne sape-
va nulla.
Le persone colpite, per
lo più, morivano in fretta.
I medici restavano a guar-
dare. I rappresentanti ci-
vili e politici, al massimo,
aprivano dei “Lazzaretti”.
Qualcuno, tuttavia, in
quei lazzaretti ci doveva
andare, fosse solo per
spostare i morti.
Non è una scelta facile. È
davvero eroico spendere
le proprie energie per
soccorrere qualcuno con
il rischio di essere conta-
giati ed il concreto peri-
colo di morire con gli as-
sistiti.
Luigi Monti è un giovane
eroico.
Quando il colera si ab-
batte su Brescia, egli alza
la mano, si presenta e
rinchiude la porta del
Lazzaretto dietro di sé. Vi
trascorre internato qual-
che mese: dal Giugno al
Settembre del 1855. Ha la
possibilità di esercitare le
sue competenze
d’infermiere e la sua cari-
tà cristiana.
E credo ne abbia usata
tanta. Chi per varie ragio-
ni ha assistito una perso-
na malata incapace di
trattenere le feci, sa per-
fettamente come l’odore
ti si appiccichi addosso.
Immaginiamoci di farlo
per tanti ammalati nello
stesso tempo e vivere in
un ambiente saturo dei
gas intestinali. Aggiun-
gete il vomito e ne avete
il quadro completo.
Il lavoro di Luigi è quello
di pulire gli infermi e
quando possibile soste-
nerli nel transito della
morte.
Un duro compito, ma
Luigi è un uomo sano
e forte. Uscirà da que-
sta esperienza con la
determina-
zione di e-
sercitare
l’attività di
infermiere.
È stato ri-
sparmiato
dal colera.
Lo accom-
pagna al
convento
presso San
Barnaba una
lieve febbre
causata dal-
la stanchez-
za, la gioia
di aver do-
nato del
“suo me-
glio”.
Don Luigi
Dossi inve-
ce ha con-
tratto il co-
lera in forma leggera.
Alla malattia si accom-
pagnava spesso la tri-
stezza causata dal ru-
de comportamento di
infermieri prezzolati
raccolti fra il peggio
della popolazione.
Questo aspetto lo fa
riflettere. Confronta,
viceversa,
l’amorevolezza e la
delicatezza con cui le
compagne della De
Rosa – suor Crocifissa
- accudiscono le don-
ne. Medita. Immagina
un gruppo di infermie-
ri religiosi. Cerca qual-
cuno attorno a sé.
Non temere.
Marco
A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3
P A G I N A 4
Una
preghiera
per...
qui ho posto il cuore
PER CHI SOFFRE:
- Per Elisabetta, in lotta
con il tumore dal 2004,
perché abbia ancora forza
di lottare e speranza, anche
se le è difficile
Per una mamma, affranta
dal dolore per la malattia
dei suoi figli. Maria, nostra
madre, la sostenga.
Per F., in difficoltà con la
propria vocazione. Il Signo-
re e la Madonna, siano af-
fianco e facciano compren-
dere che ostacoli e difficoltà
servono a costruire, non a
distruggere un progetto di
vita.
PER I DEFUNTI:
- Hna. Carmen Natividad
Moya, delle Figlie
dell’Immacolata Concezione
della Carità, morta a Salta
(Argentina) il 21 agosto
scorso.
- per il caro amico Paolo,
morto a 62 anni, lo scorso
22 agosto, causa tumore.
- per Marisa, moglie di
Adolfo, morta dopo lunga
malattia, il 7 settembre.
- per Andrea, che si è
suicidato. Il Signore lo rice-
ve tra le sue braccia amoro-
se, per accogliere ed asciu-
gare ogni dolore patito.
- P. Luigi, dei Rogazioni-
sti, morto in India il 12 set-
tembre. Ciao, amico caro!
La grazia di compiere la tua volontà Preghiera
per le
vocazioni
Inviateci le vs. intenzioni di preghiera a: [email protected]
“La preghiera, figli e fratelli miei carissimi, apre il tesoro del cuore di Dio”. Padre Monti
PREGHIAMO PER LA PACE:
perché PACE ci sia dato di
vivere, in unità con il Creatore
e le sue creature.
Mio Dio,
ti offro tutte le azioni che sto per fare in questo giorno,
nelle intenzioni e per la gloria del sacro cuore di Gesù.
Voglio santificare i battiti del cuore,
i pensieri e le opere più semplici,
unendoli ai suoi meriti infiniti;
voglio riparare le mie colpe
gettandole nella fornace del suo amore misericordioso.
O Signore,
ti chiedo per me e per coloro che mi sono cari
la grazia di compiere perfettamente la tua santa volontà,
di accettare per amor tuo
le gioie e le pene di questa vita passeggera,
per essere un giorno riuniti nel cielo
per tutta l'eternità.
(S. Teresa di Gesù Bambino)
A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3
P A G I N A 5
Nella sua vita, pur es-
sendo l'Immacolata e la
Mater Dei e pur avendo
grande fiducia e fede nel
Padre Altissimo, Maria non
venne risparmiata dal dub-
bio nè dalle domande né
dalle incomprensioni.
La sua domanda
all'angelo, la reazione che
ha nel giorno del ritrova-
mento al Tempio, quando
cerca di riportare Gesù a
casa con i parenti, ne dan-
no chiara evidenza.
Anche Maria ha vissu-
to momenti difficili nel suo
percorso di fede.
La Notte Oscura è una
verità che si ritrova costan-
te nella vita dei grandi spi-
rituali. Anche Maria l'ha
vissuta come altri santi.
L’esperienza di oscuri-
tà aiuta il cristiano e l'uo-
mo di
fede a
ripar-
tire
con
umil-
tà,
come
la not-
te per-
mette
all'uo-
mo di
rialzarsi la mattina con più
forza.
L'oscurità non toglie
niente alla fiducia che l'uo-
mo deve avere nella sua
relazione a Dio. La fiducia
venne rinovata dopo ogni
notte oscura.
Questo, Maria l'ha vis-
suto rinnovando la propria
fiducia in Dio e andando
fino in fondo della sua mis-
sione. Dopo la Resurrezio-
ne, la consapevole fiducia,
diventa certamente com-
pleta e acquista un signifi-
cato maggiore della sua
maternità, della coscienza
della divinità del suo figlio
e della coscienza che ha
del ruolo di Lui.
La fiducia rinnovata in
Dio permette all'uomo di
vincere la notte oscura e le
difficoltà legate alla fede.
Anche Maria ha vis-
suto l’oscurità della non
comprensione. Perché?
Come? Quando? Spesso
sono queste le nostre do-
mande … Da Lei e
nell’obbedienza, possia-
mo imparare che solo la
fiducia in Dio, ma anche
nei responsabili, ci per-
mette di andare avanti.
P. Emmanuel Mvomo
Con
Maria,
come
Anche se è
una vita
monotona, i
momenti di
meraviglia
sono presenti
perché Maria
vive in
profondità la
sua
vocazione.
Lo stesso
possiamo
dire della
nostra vita
di comunità.
qui ho posto il cuore
Padre Monti ricorda Fr. Bonifacio (Il 4 dicembre 1897, Padre Monti scrive una appassionata lette-
ra a tutti i religiosi, ricordando la figura di Fratel BONIFACIO
PAVLETIC, morto il 4 novembre, e tra le altre cose afferma):
… all’animo nostro è motivo di commozione non meno che di
conforto la santa morte dell’amato nostro Fratello Bonifacio (…)
non dubitiamo di proporlo ad esempio di tutti voi carissimi
Figli, sicuri che memoria sì chiara sarà per apportare bei frutti
di religiosa perfezione. (…) Le virtù e l’eroismo da lui addimo-
strato massimo negli ultimi tempi del viver suo sono invero cose degne di memoria e
d’imitazione. In quali e quante virtù si segnalasse questo santo Religioso non è mestieri
ricordarlo a voi che in lui senza eccezione avvisaste sempre per ogni minima cosa la più
accurata aggiustatezza qual egli fu nell’orazione, nell’obbedienza, nel silenzio, nella mode-
stia, nell’ufficio, nella fraterna dilezione chi fra noi lo ignora? Noi sappiamo che egli ebbe
tal purità e rettitudine d’intenzione che mai, per quanto ci costa, trascurò alcuna benché
minutissima regola con animo deliberato.
Le Parole
montiane
L’esperienza di oscurità e di fiducia
A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3
P A G I N A 6
UN SORRISO
DELICATO
Una bimba discute con la
maestra delle balene. L'inse-
gnante dice che è fisicamen-
te impossibile per una bale-
na inghiottire un uomo, per-
ché nonostante sia enorme
la sua gola è molto stretta.
La piccola replica che Giona
era stato inghiottito da una
balena. Irritata, l'insegnante
ripete che una balena non
può in alcun modo inghiotti-
re un uomo. Allora la bimba
risponde: "Quando andrò in
paradiso lo chiederò a Gio-
na". L'insegnante chiede:
"Cosa farai se Giona è anda-
to all'inferno?”. E la piccola:
"Allora glielo chiederà lei".
Una maestra d'asilo sta
osservando la classe mentre
disegna. Si avvicina un po' a
tutti e si ferma accanto ad
una bambina, chiedendo
che cosa stesse disegnando.
Risposta: "Sto disegnando
Dio”. L'insegnante dice: "Ma
nessuno sa com'é fat-
to Dio". E la bimba:
"Tra un minuto lo sa-
pranno".
Un'insegnante di ca-
techismo sta spiegan-
do i dieci Comanda-
menti a bambini di 5 e
6 anni. Mentre spiega
il comandamento
“Onora tuo padre e tua
madre”, chiede: "Ce
n'é uno che ci insegna
come si trattano i fra-
telli e le sorelle?". Sen-
za batter ciglio un
bimbo risponde: "Non
uccidere".
I bambini sono stati
fotografati in classe e
l'insegnante tenta di
persuaderli ad acqui-
stare una foto di grup-
po. "Pensate che bello
quando guarderete la
Dalle
Comunità di
Padre Monti
nel mondo
qui ho posto il cuore
GLOSSAILE
LANCIA
L’APPELLO A
PARLARE
PULITO, SERENO,
SENZA
VOLGARITA’ ,
SENZA
PAROLACCE E
SENZA TERMINI
EQUIVOCI
foto e direte: 'Toh c'é
Jennifer, ora è
avvocato’, oppure
'guarda Michael, ora é
un medico’. Una voci-
na dal fondo: “Guarda,
questa era la maestra,
è morta".
I bimbi di una scuola
elementare vengono
fatti allineare per il
pranzo. C'é un vassoio
di mele esposte con
un bigliettino che di-
ce: "Prendetene solo
UNA. Dio vi guarda".
Lungo la fila, ad un
altro tavolo, c'é una
pila di dolcetti al cioc-
colato. Un bimbo met-
te un bigliettino con
scritto: "Prendete tutti
quelli che volete. Dio
sta guardando le me-
le”.
Non c’è
bisogno di
volgarità per
sorridere e
per ridere.
Non c’è bisogno di volgarità per sorridere e per ridere.
L’INQUINAMENTO di cui soffre il nostro mondo è anche quello CULTURALE. Forse
è il più pericoloso, visti i tempi e la loro statura. Qualcuno si preoccupa dei VA-
LORI che scompaiono, oltre che (giustamente) del buco dell’ozono, delle api, del-
le balene e dei cagnolini beagle?
GLOSSOLAIE LANCIA L’INVITO A PARLARE PULITO, SERENO, SENZA VOLGARITÀ,
SENZA PAROLACCE E SENZA TERMINI EQUIVOCI.
A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3
P A G I N A 7
I SANTI: PATRIMONIO DELL’UMANITÀ è stato il tema suggestivo della Festa 2013.
Si sono susseguiti eventi di rilevanza nazionale (VI° Forum Nazionale Paulo FREIRE), di pre-
ghiera continuata (Triduo, Adorazione, Eucaristia), di forte spiritualità (celebrazione di
Compieta con la rappresentazione dell’Oratorio “Judas Maccabeus”, con The Sunlight Go-
spel Choir), di cultura (presentazione del libro “Il Dokita” di Omar Viganò), di festa
(Giornata dei Donatori di Tempo) e di gioco (gonfiabili e ludobus per i bambini)…
Padre Monti non finisce mai di stupire. E noi dobbiamo sempre dire grazie!
2003-2013: sono
trascorsi 10 anni
dalla
beatificazione di
padre Monti in
Piazza San Pietro
a Roma. Non un
punto di arrivo
ma un percorso
di crescita e di
ascesi per la
famiglia
montiana che ha
la mission di
portare a
compimento il
carisma di carità
del fondatore,
seppure nel
tormentoso mare
della moderna
globalizzazione.
qui ho posto il cuore
Decima Festa del Beato Monti
Nelle foto: alcuni
momenti della Festa
del Beato 2013 nel
piazza e dell’Istituto e
nel santuario del
Beato a Saronno
A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3
P A G I N A 8
Fratelli che si consacrano a Dio Vita di
famiglia
qui ho posto il cuore
Veglia di Preghiera
per la Pace in
Piazza San Pierto
a Roma e nel
Santuario del
Beato Monti di
Saronno
Sono 12 quest’anno, da 6 Paesi
diversi, i giovani Fratelli che, co-
me ormai tradizione, trascorrono
due mesi di speciale preparazione
alla professione finale dei voti,
vivendo i “luoghi del Padre Monti”
in Italia, in particolare nei punti
focali di riferimento, rappresentati
da Roma e Saronno. Abbiamo la
grazia di averli tra noi per alcuni
giorni (25 settembre - 5 ottobre),
accompagnati da P. Giuseppe e
Fratel Antonio. Padre Monti li
stringe al suo cuore, uno ad uno.
Anche tu prega per loro.
La bellezza
dell’abbraccio
benedicente.
Ordinazione e pri-
ma messa di P. Ge-
rardo Ndong, nella
Paroquia San Pedro
Apostol di Anizok
(Guinea Equatoria-
le).
Una straordinaria sera-
ta prefestiva, il sabato
che precede la Natività di
Maria e l’Anniversario
della nostra fondazione
(8 settembre 1857).
DIGIUNO E PREGHIERA
PER LA PACE, in Piazza
San Pietro e anche nel
Santuario del Beato Mon-
ti. Uniti con Papa France-
sco e con la Chiesa, dalle
ore 19 alle 24, in silen-
ziosa adorazione e pre-
ghiera.
A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3
Da ultimo sorvoliamo
l’Atlantico fino al BRASILE, a
gustare la bellezza dell’ IN-
FIORATA di FOZ
do IGUAÇU, realiz-
zata per il Corpus Domini, do-
menica 2 giugno.
Qui lascio il mio cuore
P A G I N A 9
Dal DISCORSO di P. Edmondo MITTI ai suoi ragazzi dell’Unione
Padre Monti – stralciato da un articolo del luglio-agosto 1966, a
firma Gino Zamperetti, pubblicato sul giornale dell’Unione “Il
Padre Monti”:
… fra qualche giorno partirò, e andrò lontano (missionario in
Argentina, ndr),
non so se tornerò, perché la vita è nelle mani di Dio,
ma siate certi che in questa CASA dove per vari anni ho lavorato,
dove ho vissuto la gioia e gli ideali delle vostre giovinezze,
dove ho cercato di prepararvi alla vita, di essere più che il superiore il
padre, l’amico,
dove ogni vostra preoccupazione è stata la mia preoccupazione,
LASCIO IL MIO CUORE.
… a spulciar
gli archivi e
rimescolar le
carte della
storia,
per sapere…
qui ho posto il cuore
PADRE
EDMONDO
MITTI
ai suoi ragazzi,
prima di parti-
re missionario
per l’Argentina:
siate certi che
in questa
CASA
LASCIO IL MIO
CUORE.
A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3
P A G I N A 1 0
Email e
lettere dal
mondo
Lettere alla Redazione Caro padre, ancora una volta
sono a ringraziarla per il giorna-
lino che mai si scorda di inviar-
mi! Il proposito di venire a pre-
gare sulla tomba di padre Monti
anche questa volta è andato
svanito, un lungo ricovero di 4
mesi mi ha tenuto in ospedale
ed ora intorno al 20 settembre
mi aspetta nuovamente un rien-
tro per terapie. Vi chiedo di non
dimenticarmi quando pregate
sulla Sua tomba, io non mi di-
mentico di voi, nell'offerta quoti-
diana della mia infermità. Pur-
troppo l'ultima notizia giunta
oggi è che aumenteranno la
morfina - sorella morfina, come
la chiama una carissima amica
clarissa - e a volte vorrei ribellar-
mi a tutto questo dolore, fisico e
morale, ma poi rammento la
grande fortuna di noi ammalati
che abbiamo vicino Gesù e ci
guarda e sostiene con un occhio
di riguardo. Padre Pio ci definiva
tabernacoli viventi, ma è difficile
mantenere la purezza per custo-
dirlo! Chiedo quotidianamente
di accettare i miei dolori per la
salvezza delle anime del purga-
torio e per i bisogni di quanti mi
conoscono. Chiedo anche che
non mi tolga il sorriso. E, nella
Sua grande bontà, il Signore mi
tiene sempre sorridente e un po’
"pagliaccio", cosi che rallegro i
miei compagni ricoverati ed
anche medici e paramedici. Poi
magari di notte do sfogo alle
lacrime: sono lacrime di dolore,
non di paura. Se la salita al mio
calvario finirà, allora avrò
occhi sorridenti e felici per
guardare e vedere il mio
Signore! Ma questo percor-
so nessuno può sapere
quanto dura e se dura. Mi
fido della fede. Mi racco-
mando, SEMPRE UNITI NEL-
LA PREGHIERA! Con affetto
e stima.
***
Grazie, vi accompagno con
la preghiera. don Franco
***
Ho letto il numero di set-
tembre e sono sempre con-
tento di partecipare a que-
sto progetto. Grazie Padre.
***
Grazie, ed auguri anche a
tutti gli amici di Saronno.
Voi, fortunati, avete la pos-
sibilità di parlare continua-
mente, ogni giorno, a tu per
tu, con Luigi Monti. Io so
che Egli conosce le nostre
situazioni e sta sicuramente
"fremendo" ma deve obbe-
dire ai piani di Dio che sa-
ranno diversi, che richiede-
ranno più tempo. Noi dob-
biamo fargli sentire la no-
stra voce, perché si deve
sentire "costretto" ad agire.
Non era Lui che ci racco-
mandava di "fare dolce vio-
lenza" al cuore di Gesù e di
Maria? Bene, ora tocca a Lui
subire la nostra "dolce vio-
lenza". Restiamo uniti nella
preghiera. Gioas
Grazie, ho ricevuto il Bolletti-
no sempre attraente e denso.
Ho solo dato uno sguardo, poi
ci sentiremo con calma, quan-
do avrò letto tutto. SR
***
Il notiziario è molto bello, così
come l’editoriale. Cercherò di
essere presente alla festa del
nostro beato padre Luigi Ma-
ria Monti. Ciao. Giovanni
***
"Qui ho posto il cuore, qui ho
posto la mente che ha tanto
cercato..."
vorrei poterlo dire anchío! A
presto e grazie.
***
Grazie per questo nuovo nu-
mero. Interessante quello di
agosto, mi ha anche dato un
frizzo leggendo nei ringrazia-
menti alcune parole scritte da
me in una mail. Di questo
appena inviato ho letto con
piacere l'editoriale. Leggerò
con calma il resto, ho so-
lo dato una sbirciata ai testi
che si riferivano ai sogni; tal-
volta cerco tracce o analogie
per comprendere le comunica-
zioni del mio inconscio, che
purtroppo usa spesso un lin-
guaggio estremamente violen-
to. Ciao AM
***
Grazie, sempre interessante.
Abbiam proprio bisogno della
benedizione del Beato! ciao
don V.
***
Grazie per l'invio di QPC set-
tembre. E con il grazie i nostri
fraterni auguri per la festa di
P. Monti. Egli ottenga ai Figli
dell'Immacolata benedizioni
sovrabbondanti.
Scriveteci
a
I Vostri
mess@ggi
qui ho posto il cuore
CETPRO LUIS MONTI AUDITORIO LUIS MONTI PRIMO SEMINARIO “FORMANDO EMPRESA”
Si è tenuto il primo Seminario
“FORMANDO EMPRESA” pres-
so l'auditorium del CETPRO
LUIS MONTI a Santa Eulalia
(Perù). Di questo Istituto
d’istruzione fanno parte per-
sone con spirito imprendito-
riale cristiano. Il nostro obiet-
tivo è quello di fissare nuovi
standard d’eccellenza nella
formazione di professionisti
e raggiungere livelli di suc-
cesso competitivo, connessi
con le diverse specializzazio-
ni. …tutto questo è frutto del lavoro dei Religiosi della Congregazione e dei
tanti Amici e Collaboratori impegnati nella realizzazione più adeguata del ca-
risma montiano.
Vita di
famiglia Segue da pag. 8
P. Italo introduce i lavori
del seminario
A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3
P A G I N A 1 1
Malati terminali Anche oggi, Solennità
dell’Assunta e giorno del
ferragosto, ho lavorato.
Qui non si festeggia. E
neppure lo potrei, visto
che al momento ho tre
pazienti terminali, più
altri venti "normali"... Il
lavoro è enorme e non
riesco ad andare via
quando scatta l’ora
d’uscita, perché ho anco-
ra tutto da completare. Il
lavoro è diventato diffici-
lissimo e la sera sono di-
strutta. Sono vicina a que-
ste persone e loro ricono-
scono questa vicinanza,
cercando sempre la mia
mano ed un conforto. Pri-
ma di andare via, in gene-
re passo a salutare tutti e
vedere se è tutto a posto.
Alle volte non so vera-
mente cos’altro proporre
come segnale di speran-
za... a loro e alle loro fa-
miglie. Prega, pregate
anche voi! I malati termi-
nali hanno diritto ancora
alla qualità e all’affetto di
chi li prende in cu-
ra: familiari, personale in-
fermieristico, medici, per-
sone consacrate... tutti.
Ed ora vado a dormire,
perché domani devo tor-
nare in ospedale all’alba,
per concludere ciò che
non ho fatto in tempo a
fare questa sera. Mi si
incrociano gli occhi. 8.00
–20.30 senza pause è
davvero tanto, anche per
me! Grazie dell’ascolto e
del sostegno!
BDD
I malati
terminali: sono
vicina a queste
persone e loro
riconoscono
questa
vicinanza,
cercando
sempre la mia
mano ed un
conforto.
qui ho posto il cuore
I malati
terminali
hanno di-
ritto anco-
ra alla qua-
lità e
all’affetto
di chi li
prende in
cura: fami-
liari, perso-
nale in-
fermieristi-
co, medici,
persone
consacra-
te... tutti
Quel braccio staccato
dalla croce
Credo di dover tornare in ospedale. Spero mi ridia-
no la stessa stanza, dove c'é appeso un crocifisso
con un braccio staccato. Avevo chiesto di acquistarlo,
perché mi dava la soave sensazione che si staccasse
per abbracciarmi. Poi ho deciso che il suo posto era
proprio li, appeso ai piedi di quel letto di sofferenza,
pronto ad abbracciare un altro sofferente, e allora
sono stato felice di non averlo portato via. Ma sono
certo che lo andrò a salutare! Un abbraccio fraterno e
un ricordo nella preghiera.
Guido
A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3
P A G I N A 1 2 qui ho posto il cuore
La mia amica
Marina mi ha
detto:
“Sarò eremita,
la prossima
settimana entro
tra le eremite,
ho già sistemato
tutto,
mi aspettano”.
Perché un medico
eremita...?
Rubrica a cura dei
Cercatori di Dio
Marina, incredibile, eremita Eremiti, oggi. È anco-
ra possibile? Esistono
ancora gli eremiti o le
eremite oggi? Nessuno
potrebbe crederci ma è
cosi: la mia amica Marina
si è fatta eremita, la-
sciandoci, noi suoi amici,
con un mare di perché.
Il nome Marina io lo
associo sempre alla nota
canzone “Marina, Mari-
na, Marina, ti voglio al
più presto sposar!” ed è
quello che ho pensato
fino all’ultimo. Fino a
quando a Piazza Vene-
zia, immerse nel traffico
di ritorno a casa, nella
sua vecchia 500, ci ha
detto con un fil di voce:
“la prossima settimana
entro tra le eremite, ho
già sistemato tutto, mi
aspettano”.
A 16 anni una notizia
del genere non riuscii a
capirla. Lei ne aveva cir-
ca 30, ci stava riaccom-
pagnando a casa dopo
un ritiro vocazionale.
Perché ce lo disse così e
all’ultimo momento? Ho
sempre pensato che non
volesse più rispondere a
domande. Perché di do-
mande ce ne sarebbero
state tante. Ma nessuno
di noi la tormentò trop-
po.
Marina la conoscevo
appena. Le compagne di
viaggio mi dissero che
era medico, specializza-
to in Malattie Infettive e
che era già stata in Afri-
ca per aiutare i bambini
malati e denutriti. Tutti
si sarebbero aspettati da
lei la scelta delle missio-
ni. Non l’eremitaggio.
Perché poi? Un medico
eremita… perché?
A 16 anni seppi che
gli eremiti esistono an-
cora, non sono solo sui
libri di storia. Marina ci
spiegò che c’erano
nell’eremitaggio poche
casette, ciascuna per un
solo eremita. Una piccola
cella dove pregare, dor-
mire, studiare, lavorare.
Non era permesso uscire
liberamente. All’ora dei
pasti, un piatto caldo
veniva posto di fronte
alla cella e quando
l’eremita aveva fame,
usciva per prendere il
piatto e portarselo den-
tro. Non era possibile
parlare con le altre.
Se una persona
stava male si capi-
va soltanto dal non
aver preso il pasto
del giorno e si in-
terveniva. La dome-
nica c’era la messa
comunitaria e la
passeggiata, tutte
insieme. Non ricor-
do più molto bene,
ma mi sembra ci
disse che in quella
occasione si potevano
scambiare due parole
con le altre. Questa la
loro vita.
Tante le mie doman-
de. Perché? Perché un
medico diventa eremita?
Perché scegliere proprio
quell’eremitaggio così
isolato, solitario e imper-
vio? Perché partire per la
Francia? Avevo dimenti-
cato: l’eremitaggio di cui
parlava lei era in Francia.
Domande aperte. Che
lasciano un segno. Un
segno indelebile.
La sua stessa vita è
diventata oggi nuova-
mente domanda all’Altis-
simo: “cosa devo fare
mio Signore?”. La sua
stessa professione è di-
ventata professione nello
spirito: un medico si
deve nutrire di preghiera
per ottenere, oltre che
con le medicine, la salu-
te del corpo e dello spiri-
to. Il suo stesso coraggio
di andare in Africa a cu-
rare i bambini si stava
trasformando in corag-
gio per la solitudine a-
mante di chi non dimen-
tica il mondo, ma ce l’ha
tutto nelle sue braccia,
nel cuore e nella mente
quando prega, quando
vive come eremita una
vita non compresa. Eh sì.
Una vita così non si può
comprendere. A
tutt’oggi è per me avvol-
ta di mistero. Cosa può
portare una professioni-
sta della salute a trovare
un qualcosa di ignoto
nella solitudine e nel
profondo silenzio di una
vita solitaria come quella
di un eremita?
Nessuno di noi è an-
dato mai a trovarla. Lei
ovviamente non riceve
visite da anni. Non scrive
lettere alla sua famiglia.
Non ha internet né tele-
visione né radio. Perché
vivere così? Come si fa a
riconoscere l’autenticità
di una vocazione così
estrema?
Nonostante siano
tanti anni che non la
vedo, Marina è sempre
Marina. Quella piccola-
grande donna che co-
nobbi il giorno che mi
disse “sarò eremita”. E lo
so, prega per me. Prega
per tutti. A volte sogno
di rincontrarla, ma non è
possibile: lei è nella sua
piccola cella in Francia,
donatrice di tutto a tutti.
Riconoscere
Vocazioni
A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3
P A G I N A 1 3 qui ho posto il cuore
FEDE E VERITA’ “Se non crederete, non
comprenderete” (cfr Is
7,9). La versione greca
della Bibbia ebraica, la
traduzione dei Settanta
realizzata in Alessandria
d’Egitto, traduceva così le
parole del profeta Isaia al
re Acaz. In questo modo
la questione della cono-
scenza della verità veniva
messa al centro della fe-
de. (…) Impaurito dalla
potenza dei suoi nemici, il
re cerca la sicurezza che
gli può dare un’alleanza
con il grande impero di
Assiria. Il profeta, allora,
lo invita ad affidarsi sol-
tanto alla vera roccia che
non vacilla, il Dio di Israe-
le. Poiché Dio è affidabile,
è ragionevole avere fede
in Lui, costruire la propria
sicurezza sulla sua Parola.
(…) La saldezza che Isaia
promette al re passa per
la comprensione dell’agire
di Dio e dell’unità che Egli
dà alla vita dell’uomo e
alla storia del popolo. Il
profeta esorta a compren-
dere le vie del Signore,
trovando nella fedeltà di
Dio il piano di saggezza
che governa i secoli. (…)
Il testo di Isaia porta a
una conclusione: l’uomo
ha bisogno di conoscen-
za, ha bisogno di verità,
perché senza di essa non
si sostiene, non va avanti.
La fede, senza verità, non
salva, non rende sicuri i
nostri passi. Resta una
bella fiaba, la proiezione
dei nostri desideri di feli-
cità, qualcosa che ci ac-
contenta solo nella misura
in cui vogliamo illuderci.
Oppure si riduce a un bel
sentimento, che consola e
riscalda, ma resta sogget-
to al mutarsi del nostro
animo, alla variabilità dei
tempi, incapace di sorreg-
gere un cammino costante
nella vita.
Se la fede fosse così, il re
Acaz avrebbe ragione a
non giocare la sua vita e
la sicurezza del suo re-
gno su di un’emozione.
Ma proprio per il suo
nesso intrinseco con la
verità, la fede è capace
di offrire una luce nuo-
va, superiore ai calcoli
del re, perché essa vede
più lontano, perché
comprende l’agire di
Dio, che è fedele alla
sua alleanza e alle sue
promesse.
Richiamare la connes-
sione della fede con la
verità è oggi più che
mai necessario, proprio
per la crisi di verità in
cui viviamo. Nella cultu-
ra contemporanea si
tende spesso ad accetta-
re come verità solo
quella della tecnologia:
è vero ciò che l’uomo
riesce a costruire e mi-
surare con la sua scien-
za, vero perché funzio-
na, e così rende più co-
moda e agevole la vita.
Questa sembra oggi
l’unica verità certa,
l’unica condivisibile con
altri, l’unica su cui si
può discutere e impe-
gnarsi insieme.
Dall’altra parte vi sa-
rebbero poi le verità del
singolo, che consistono
nell’essere autentici da-
vanti a quello che ognu-
no sente nel suo inter-
no, valide solo per
l’individuo e che non
possono essere propo-
ste agli altri con la pretesa
di servire il bene comune.
La verità grande, la verità
che spiega l’insieme della
vita personale e sociale, è
guardata con sospetto. Non
è stata forse questa - ci si
domanda - la verità pretesa
dai grandi totalitarismi del
secolo scorso, una verità
che imponeva la propria
concezione globale per
schiacciare la storia concre-
ta del singolo? Rimane allo-
ra solo un relativismo in cui
la domanda sulla verità di
tutto, che è in fondo anche
la domanda su Dio, non
interessa più. È logico, in
questa prospettiva, che si
voglia togliere la connessio-
ne della religione con la
verità, perché questo nesso
sarebbe alla radice del fana-
tismo, che vuole sopraffare
chi non condivide la propria
credenza.
Possiamo parlare, a questo
riguardo, di un grande oblio
nel nostro mondo contem-
poraneo.
La domanda sulla verità è,
infatti, una questione di
memoria, di memoria pro-
fonda, perché si rivolge a
qualcosa che ci precede e,
in questo modo, può riusci-
re a unirci oltre il nostro
"io" piccolo e limitato. È una
domanda sull’origine di
tutto, alla cui luce si può
vedere la meta e così anche
il senso della strada comu-
ne.
Nelle mani
di un
Amore più
grande
LETTERA
ENCICLICA
LUMEN
FIDEI DEL SOMMO
PONTEFICE
FRANCESCO
AI VESCOVI
AI
PRESBITERI E
AI DIACONI
ALLE
PERSONE
CONSACRAT
E
E A TUTTI I
FEDELI LAICI
SULLA FEDE
ANNO DELLA FEDE
(11 ottobre 2012 – 24
novembre 2013)
A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3
P A G I N A 1 4 qui ho posto il cuore
Il Cantico ma-
riano per eccel-
lenza, il Magnifi-
cat, ci offre una
parola-chiave
per interpretare
lo stile di Maria:
l’UMILTÀ, virtù
alla quale Dio
stesso ha guar-
dato nell’atto di
sceglierla per
un compito di
portata unica e
irripetibile.
Lo Stile di Maria Il Cantico mariano per eccellenza, il
Magnificat, ci offre una parola-chiave per
interpretare lo stile di Maria: l’UMILTÀ,
virtù alla quale Dio stesso ha guardato
nell’atto di sceglierla per un compito di
portata unica e irripetibile.
Purtroppo questo termine ha subìto nel
tempo un logoramento semantico e in
qualche caso nemmeno la letteratura
religiosa o la predicazione hanno fatto
un buon servizio. Umile è considerato,
da molti, l’atteggiamento che richiama
più una forza repressa che una forza
contagiante nel segno della debolezza, e
non certamente della potenza di domi-
nio. Il termine latino humilitas rinvia a
qualcosa che è molto terreno, carico di
vita. Il termine greco della versione origi-
naria del Vangelo di Luca è tapèinosis,
parola fortemente connotata verso ciò
che è debole. La persona che ha questa
virtù è di poco conto, insignificante, buo-
na a nulla, in italiano si può dire “tapina”.
Nel santuario montiano di Saronno la
chiesa e la cripta sono caratterizzate dal
simbolo della tau, segno biblico dei sal-
vati e anche prima lettera di tale parola
greca, carta d’identità di Maria di Naza-
reth. La vicenda spirituale di padre Luigi
Maria può essere globalmente riletta alla
luce di questa chiave interpretativa: egli
è stato - per sua stessa affermazione - un
“povero uomo illetterato che il Signore ha
adoperato” per compiere una grande
impresa carismatica. Quasi in dissolven-
za, possiamo porre la figura di Bernadet-
te Soubirous, contemporanea del Fonda-
tore, della quale il padre Sampé - primo
rettore del Santuario di Lourdes - affer-
mava: “era umanamente insignificante”.
Se rileggiamo la storia della Chiesa -
nell’accezione riduttiva che purtroppo
continua a prevalere, di istituzione giuri-
dico-ecclesiastica - vediamo che negli
ultimi secoli ha di frequente mostrato il
volto potente della sua identità sociologi-
ca di “agenzia” religiosa e sociale. Le sue
opere, per quanto meravigliose, in fili-
grana oggi manifestano fragilità che, nel
teso confronto con il secolarismo e
l’economia dominante, hanno prodotto
un’alluvione devastante (lo possiamo
constatare anche noi per quanto piccoli
siamo).
E come l’acqua raggiunge ogni luogo
senza fare sconti, così il fenomeno seco-
larizzante si allarga ovunque e non meno
nella Chiesa. Nessuno poteva immagina-
re che l’evangelica separazione tra ciò
che è di Dio rispetto a ciò che è di Cesa-
re, nel corso degli ultimi secoli avrebbe
prodotto dimenticanza di Dio. O, per lo
meno, che il rapporto di forza tra “le due
facce della medaglia” avrebbe visto la
seconda imporsi e prevalere, con uno
sbilanciamento dalle conseguenze nefa-
ste, sebbene nella coscienza dei più ri-
manga ancora indelebile, per quanto
marginalizzato, il senso religioso.
Questo è il nostro tempo, nel quale Dio
rivela la sua debolezza, se non addirittu-
ra - agli occhi di molti nostri contempo-
ranei - la sua sconfitta. Non possiamo
trascurare di volgere lo sguardo a Colui
che è stato trafitto, il Cristo che manife-
sta l’umanità di Dio e una volta per sem-
pre ha dato senso al più grande dramma
di ciò che è umano: la sofferenza, la vio-
lenza, il dolore innocente.
Sta nascendo, in questo passaggio epo-
cale, una nuova ecclesiologia più confor-
me alla radicalità evangelica: la Chiesa è
minoranza ed è chiamata ad essere testi-
mone del Vangelo attraverso la sua ta-
peinosis. Maria riemerge come modello
dell’essere della Chiesa. Pietro stesso,
per ritrovarsi, deve guardare a Maria.
“In Maria - scrive W. Kasper – è vittorio-
samente imposta la misericordia di Dio,
ella è segno che la potenza del peccato
non ha potuto vanificare il piano salvifi-
co originario di Dio per l’umanità; ella è
come l’arca sicura in mezzo al diluvio, il
resto stabilmente sano dell’umanità e
nello stesso tempo l’alba della nuova
creazione”. Non sono affermazioni irrea-
listiche, come fa pensare una mentalità
secolarizzata (che si è insinuata anche
tra noi) con la sua concezione miope e
insufficiente della realtà. Basterà pensare
quanto la figura di Maria sia riuscita a
ispirare non solo in devozione, ma anche
nell’arte e nella letteratura, nell’impegno
e nella compassione.
Fratel RUGGERO VALENTINI
(estratto dalla Lettera di Indizione
dell’Anno Mariano. Częstochowa,
Polonia. 1 giugno 2013)
Anno
Mariano
2013-2014
Madonna delle monta-gne - Fausto Conti
Istituto Padre Monti,
Saronno (Italia)
A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3
P A G I N A 1 5 qui ho posto il cuore
Un pranzetto sfumato Quando si vive in Casa di riposo è
piacevolissimo ricevere un invito a
pranzo, se non altro per non dovere
prenotare il menu interno che non of-
fre grandi alternative, specialmente se
si è diabetici!
A volte capita di voler parlare tran-
quillamente con un’amica, ma non è
possibile dividere un pasto nella salet-
ta da pranzo, troppo piccola per ag-
giungere un posto. Nei dintorni ci so-
no, però, dignitose trattorie a prezzo
fisso dove, se non si sceglie l’ora di
punta (quella dei camionisti e dei lavo-
ratori con buoni-pasto), riesci a dialo-
gare: al massimo puoi fornire
l’occasione alle graziose “chellerine” di
ascoltare brani di autobiografia a pun-
tate, che l’invitata ha bisogno di rac-
contarti, mentre fa la scarpetta per
non sciupare il sugo che gronda dai
maccheroni.
Oggi mi s’offriva un’occasione allet-
tante: un’amica di vecchia data deside-
rava festeggiare in anteprima il suo
cinquantesimo di matrimonio con me
e con una comune amica.
Conosco le sue possibilità economi-
che ed il suo buon gusto nella scelta
del locale, dove la prenotazione garan-
tiva due orette piacevolissime per tutti
i cinque sensi: il tutto condito da una
conversazione d’un certo livello.
Avevo per tempo avvertito la Capo-
sala, firmato il registro sul quale scri-
vere l’orario di libera uscita e soprat-
tutto avevo ritirato il contenitore con
la penna, gli aghi per iniettarmi
l’insulina e le sei pastigliette colorate
che mi permettono una sopravvivenza
dignitosa… Mi sono anche abbigliata
in modo adeguato e proprio ieri era
venuta la parrucchiera, che fa del suo
meglio per renderci presentabili agli
occhi spesso impietosi di giovani pa-
renti che vengono obbligati a visitare i
nonni parzialmente o non del tutto
autosufficienti.
E così è giunta l’ora tanto desidera-
ta. Arriviamo al ristorante, già siamo
attese. La cameriera ci suggerisce di
assaggiare degli invitanti stuzzichini…
Ho già l’acquolina in bocca.
Mi affretto ad aprire il contenitore
per iniettarmi l’insulina… e m’accorgo
che l’infermiera ha caricato la penna
sbagliata, quella che devo usare alle
22 d i sera per copr i re l e
ventiquattr’ore!
Non intendo obbligare le amiche a
tornare indietro. Telefono alla Caposa-
la per sentire che cosa posso fare, ma
la risposta già la conosco: SOLO AS-
SAGGIARE QUALCOSA. Poi, al ritorno,
visto che i valori saranno sicuramente
sballati, la dottoressa provvederà a
come rimediare.
Il mio pranzetto consiste in uno
spicchio di melone, una fettina traspa-
rente di prosciutto, un assaggino di
roastbeef e una ciotola di insalata
scondita. Le amiche, per solidarietà,
non straviziano, ma al dolce mi conce-
do anch’io un cappuccino decaffeinato
e intensifico la conversazione che, an-
zi, si prolunga col contributo di tutte.
A casa le cose s’aggiustano. La
prossima volta controllerò da me la
scatoletta dei medicinali.
Un po’ di digiuno non ci ha tolto il
piacere di stare insieme e di preparare
un microprogetto per settembre, per
tenere viva l’amicizia, che è un dono
grande!
SIL
La
Giovinezza
dei vecchi
Quando si vi-
ve in Casa di
riposo è piace-
volissimo rice-
vere un invito a
pranzo, per te-
n e r e v i v a
l’amicizia, che è
un dono gran-
de!
A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3
P A G I N A 1 6 qui ho posto il cuore
(un GRAZIE A
PADRE MONTI
tutto particola-
re, fatto di ami-
cizia, intuito,
creatività e la-
voro. Mescolan-
do insieme que-
sti ingredienti si
ottiene, come
risultato, un ca-
polavoro:
l’amore di Dio,
manifestato nei
nostri rapporti
umani, diventa
PREGHIERA. Due
contributi ugua-
li e diversi, però
preziosi per la
forza
dell’amicizia)
Con ogni vera amicizia, rafforziamo le basi su cui poggia la pace in tutto il mondo (Ghandi) (un GRAZIE A PADRE MONTI tutto parti-
colare, fatto di amicizia, intuito, creativi-
tà e lavoro. Mescolando insieme questi
ingredienti si ottiene, come risultato, un
capolavoro: l’amore di Dio, manifestato
nei nostri rapporti umani, diventa PRE-
GHIERA. Due contributi uguali e diversi,
però preziosi per la forza dell’amicizia)
Un gruppo di amici, in una caldissima
giornata di luglio, si interrogava su che
cosa avrebbero potuto donare a Padre
Aurelio, nel giorno del suo compleanno,
per esprimergli riconoscenza, affetto e
vicinanza. Nel Santuario il festeggiato
stava celebrando la Messa. Tra i numero-
si presenti, c’era un bravo collega di san
Giuseppe, che, alzando gli occhi verso il
grande Crocifisso posto sopra l’altare,
pensò: “Ho trovato! Quel Cristo ha qual-
che ferita da rimarginare ed io sono in
grado di ripararla”. Terminata la funzio-
ne, comunicò la sua idea al gruppo e
subito uno di loro si fece avanti ed escla-
mò: “Conta pure sul mio aiuto”. Fu im-
mediatamente coinvolto un terzo, in gra-
do di allestire l’impalcatura per arrivare
alla Croce. Dimentichi dell’afa soffocan-
te, ben presto si misero al lavoro, mentre
il resto del gruppo trepidava e per il loro
equilibrio a rischio e, pur conoscendo la
loro abilità, augurandosi che fossero in
grado di riparare un’opera d’arte di gran-
de valore. Gesù sorrideva e si lasciava
perfino delicatamente lavare dalle loro
gocce di sudore.
A lavoro ultimato padre Aurelio sorrise:
felice! Gli avevano donato proprio ciò
che desiderava!
Il crocifisso ligneo che domina il Santuario del
Beato Monti di Saronno
Grazie Amici! Quanto mi piace il Crocifisso della chiesa
dell’Istituto Padre Monti! Mi ha sempre
colpito la sua imponenza, la bellezza, il
colore caldo del legno. E stranamente non
l’ho mai colto come segno di crocifissio-
ne, ma vi ho sempre visto il Signore che
abbassa il capo, mentre si appresta a
scendere quel gradino, per accoglierci
tutti e abbracciare forte ciascuno di noi.
Tutte le volte che entro lì dentro ho la
stessa sensazione di sentirmi attesa e
presto abbracciata. Da un po’ di tempo
però osservavo le fessurazioni del legno e
mi dicevo che quei piccoli squarci rompe-
vano in qualche modo questa visione se-
rena. Una sera dello scorso inverno, tra
amici, alla presenza di Padre Aurelio, tra
tante cose si parlava anche di questo e
della difficoltà, oltre al costo, di un even-
tuale restauro. Nulla viene per caso, natu-
ralmente! Nel gruppo c’è un amico che ha
passato la vita tra i legni e si offre di re-
staurarlo. In breve coinvolge un’altra per-
sona (“il suo maestro” dice) e durante
l’estate, proprio nei giorni di massimo
caldo, in silenzio e con la pazienza umile
che li contraddistingue, lavorano con abi-
lità e restituiscono il Crocifisso alla Comu-
nità nel suo primo splendore. Con gioia
l’ho ritrovato così al ritorno dalle vacanze,
attesa appunto dal padrone di casa, con
una veste nuova per l’occasione.
DDM
Il mio
Grazie a
Padre
Monti
A N N O I I , N U M E R O 1 8 – O T T O B R E 2 0 1 3
nel Cuore della Carità Montiana
QUI HO POSTO IL CUORE
Direttore: Saverio Clementi. Redazione: Aurelio Mozzetta, Raffaele Mugione
Hanno collaborato per questo numero:
Aurelio Mozzetta, Marco Perfetti, Emmanuel Mvomo, CFIC Brasil, SIL, DDM,
BDD, Guido, I cercatori di Dio, Ruggero Valentini, Raffaele Mugione
www.padremonti.org
Direzione: Via San Giacomo, 5
21047 – Saronno (VA) : 02 96 702 105 : 02 96 703 437 e-mail:
sito web: www.padremonti.org
(Nessun collaboratore percepisce compenso. Questo Notiziario è
realizzato da volontari)
Santuario del Beato Luigi Maria Monti Saronno
Orario delle Celebrazioni del Santuario
GIORNI FERIALI
6.30 Lodi del Mattino (lunedì in cripta)
7.00 Santa Messa (lunedì in cripta)
9.00 Santa Messa
18.50 Rosario e Vespro
TUTTI I GIOVEDI’
18.30 Adorazione Eucaristica per le Vocazioni
DOMENICA E FESTIVI
8.30 Lodi del Mattino
9.00 Santa Messa
19.00 Santa Messa
SACERDOTI A DISPOSIZIONE IN SANTUARIO
P. Aurelio Mozzetta, rettore P. Pierino Sosio
P. Roy Puthuvala P. Elvis Lukong