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Membro dell’ EFAH European Federation Against Hunting www.abolizionecaccia.it numero 3 2009 BOLLETTINO DELLA LEGA PER L’ABOLIZIONE DELLA CACCIA In caso di mancato recapito inviare all’ufficio CMP Roserio - Milano per la restituzione al mittente previo pagamento resi. Anno XXXII, n. 3 2009 Poste Italiane Spa spedizione in abbonamento postale D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 2, DCB Milano quest’anno è toccata al frosone ma... Ultim’ora: La Commissione Europea ha deciso di rivolgersi alla Corte di giustizia perché ingiunga all’Italia di impedire la caccia a specie protette in Lombardia. Un procedimento è in corso per diverse regioni che hanno concesso deroghe non conformi alle normative Ue sull’attività venatoria, ma Bruxelles ha deciso di “intervenire con un’urgenza” dopo che la Lombardia ha varato una nuova legge che consente la caccia a quattro specie protette fino al 31 dicembre 2009.(ANSA).

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Membro dell’ EFAH European Federation Against Huntingwww.abolizionecaccia.it numero 3 2009

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Ultim’ora: La Commissione Europea ha deciso di rivolgersi alla Corte di giustizia perché ingiunga all’Italia di impedire la caccia a specie protette in Lombardia. Un procedimento è in corso per diverse regioni che hanno concesso deroghe non conformi alle normative Ue sull’attività venatoria, ma Bruxelles ha deciso di “intervenire con un’urgenza” dopo che la Lombardia ha varato una nuova legge che consente la caccia a quattro specie protette fino al 31 dicembre 2009.(ANSA).

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6 OTTOBRE 2009:Il TAR del VeneTo con un nuoVo decReTo cAuTe-lARe boccIA lA secondA delIbeRA RegIonAle, Il “lodo gAlAn bIs”, In TemA dI cAccIA In deRogA.

salvi decine di migliaia di uccelli protetti. la seconda sezione del TAR del Veneto in seguito ad un ricorso della lAc e “ad adiuvandum” delle asso-ciazioni enPA, lAV, legAmbIenTe, lIPu e WWF, ha sospeso con decreto cautelare presidenziale la delibera n.3255 sulla *caccia in deroga* per la stagione 2009/2010, approvata in emergenza il 30/10/2009, con la quale veniva concessa la caccia di storno, Pispola, Fringuello e Peppola, tutte specie protette dalla legge statale e dalla direttiva comunitaria n. 409/79/ce, l’abbattimento delle quali è considerato reato dalla legge sulla caccia.

Questa è la seconda bocciatura di una delibera regionale del Veneto sulla caccia in deroga nell’arco di soli sette giorni, dato che lo stesso TAR, con decreto cautelare del 30/10/2009, aveva bocciato la precedente delibera del 6/10/2009 per gli stessi identici motivi.Va infatti ricordato che la giunta galan, su proposta dell’assessore e cacciatrice elena donazzan, venerdì 30 ottobre scorso, si era riunita “in emergenza”, addirittura di notte pres-so il genio civile di Padova, proprio per raggirare il primo decreto del TAR e riapprovare una delibera fotocopia di quella bocciata sulla caccia in deroga.Il ricorso evidenziava la mancanza del parere dell’Ispra (Istituto supe-riore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), lo stato di conservazio-ne sfavorevole per le specie di uccelli oggetto delle deroghe e, in partico-lare, il ricorso reiterato da parte della Regione alla caccia in deroga non come fatto eccezionale, straordinario, così come prescritto dalla direttiva

comunitaria “uccelli”, ma come fatto “ordinario” e continuativo negli anni.un modo di procedere che aggrava le violazioni già effettuate negli anni passati e che hanno convinto la com-missione europea ad aprire nel 2004, su ricorso della lAc del Veneto, una procedura d’infrazione contro l’Italia, la n. 2004/4926, dedicata proprio alle deroghe di caccia della Regione Veneto, procedura ormai arrivata all’esame della corte di giustizia.“Questa è una sonora nuova scon-fitta della Giunta Galan in tema di caccia in deroga” ha commentato Andrea Zanoni presidente della lAc del Veneto “è una vittoria della legalità su un modo di gestire la cosa pubblica nell’interesse di una minuscola lobby e a danno della collettività.Bisogna dire a gran voce che il problema non è sull’essere favore-voli o meno alla caccia agli uccelli protetti bensì sul rispetto o meno delle normative dell’Unione Europea, sul rispetto dei pronunciamenti giuridici, sul rispetto dei contribuenti

sui quali vanno a gravare questi costosi giochetti della Regione. In Italia serve una legge che imponga a questi amministratori di pagare di tasca propria le loro azioni ammini-strative illegittime svolte in chiave propagandistica ed elettoralistica a spese dei contribuenti e a vantaggio di una minoranza che rappresenta una percentuale della popolazione da prefisso telefonico. Infine voglio ringraziare i nostri legali, l’avvocato Claudio Linzola del foro di Milano e l’avvocato Maria Caburazzi del foro di Venezia senza la determinazio-ne dei quali non saremo giunti in tempi da record a presentare il nuovo ricorso e ad ottenere questa seconda importantissima vittoria.”

Il 24 novembre, l’incredibile: la giunta regionale del veneto, con straordinaria improntitudine, appro-va una terza delibera per la caccia in deroga a storno e peppola.

La LAC: atto gravissimo, domattina presenteremo un nuovo ricorso al TAR.

A che punto siamo con la modifica della legge sulla caccia, la 157/92, sottoposta a un attacco senza pre-cedenti da parte delle associazioni venatorie, e dal loro portavoce, il senatore Orsi?ecco In sInTesI le RIchIesTe AVAnZATe dAI cAccIAToRI, PRImA dellA chIusuRA esTIVA delle commIssIonI:- l’esclusione dalla tutela del piccione domestico inselvatichito, delle nutrie e delle specie alloctone;- il diritto delle Regioni di dotarsi degli istituti regionali per la fauna selvatica;- la possibilità di catturare e detenere per l’utilizzo a fini di richiamo tutte le specie cacciabili, soppri mendo l’obbligo dell’anello inamovibile;- l’estrapolazione dell’INFS dall’ISPRA;- la creazione di un ufficio ministeriale per la caccia con la partecipazione di tutte le organizzazioni portatrici di interesse;- il limite del 30% del territorio precluso alla caccia (20% in Zona Alpi);- l’inserimento delle aree demaniali e della rete Natura 2000 nel territorio a programmazione venatoria;- l’estensione dell’addestramento cani con sparo su selvaggina proveniente da allevamento a tutto l’anno;- il divieto di istituzione di aree protette se i proprietari o conduttori rappresentanti la maggior parte del territorio interessato manifestino il loro diniego;- l’eliminazione dell’obbligo della scelta di caccia in via esclusiva;- l’adeguamento dei massimali per la copertura assicurativa;- l’età minima per l’abilitazione all’esercizio venatorio a 16 anni, richiesta in seguito ritirata dal sen. Orsi;- l’ammissione dei fucili a canna rigata a più di tre colpi;- il diritto per ogni cacciatore di cacciare in tutti gli ATC della regione di residenza venatoria, con pacchetto di giornate per spostarsi su tutto il territorio nazionale per la caccia alla migratoria;- l’inserimento del concetto della fauna come risorsa per l’imprenditore agricolo;- caccia dalla prima decade di settembre alla terza decade di febbraio ed aggiunta delle oche e del piccione selvatico all’elenco delle specie cacciabili;- l’eliminazione delle giornate di silenzio venatorio;- caccia fino ad un’ora dopo il tramonto agli ungulati e da appostamento ai turdidi ed agli acquatici; abbattimenti degli animali “problematici” anche tramite cacciatori autorizzati ed in periodi diversi da quelli consentiti per la caccia;- il trasporto della armi scariche ed in custodia all’interno delle aree protette;- il ripristino della caccia da natante;- il ripristino della caccia su terreno coperto di neve e su terreno allagato;- l’uso degli zimbelli, dell’anatra germanata, del piccione domestico e della civetta nella caccia da appostamento;- la reintroduzione della possibilità di acquistare e vendere esemplari di fauna;- la limitazione del divieto di caccia sui valichi montani alla sola migratoria;- la conversione di alcune sanzioni penali in sanzioni amministrative per infrazioni “minori”.

In PRoPosITo, lA lAc hA FATTo osseRVARe:- gli istituti regionali per la fauna selvatica appaiono uno sperpero ed un inutile doppione;- l’uso di richiami senza anello impedisce di attestarne la legittima provenienza (cosa impossibile con un pezzo di carta, associabile a qualsivoglia animale vivo della stessa specie, anche di origine illegale: in molte province esistono richiami “immortali” di cui non si comunica la morte, figuriamoci se l’attestazione fosse solo cartacea...), e ne favorirebbe il mercato nero;- l’organismo nazionale di consultazione esiste già, se solo il governo lo facesse funzionare, ed è il Comitato Tecnico Venatorio Nazionale;- le aree demaniali sono prioritarie per individuare zone protette senza contenziosi, e svolgono una funzione che agevola il raggiungimento della superficie protetta obbligatoria;- le prove e gare cinofile con sparo non possono avvenire a caccia chiusa perchè non esiste una licenza di porto d’armi/tiro che contempli tale possibilità; - l’assenso dei proprietari all’istituzione di un’area protetta è inconciliabile con il raggiungimento della percentuale obbligatoria di aree protette a fini faunistici, che peraltro vanno scelte in base ad esigenze ecologiche e naturalistiche, e non di tipo catastale; - l’abolizione dell’opzione di caccia, ed il nomadismo interregionale, incrementerebbe la pressione venatoria, specie sulle specie migratrici, patrimonio di interesse internazionale, rendendo peraltro inutile il ruolo dell’ATC di legame responsabile cacciatore-territorio; - la caccia da parte dei sedicenni, prevista dalla direttiva UE armi, è una facoltà per la quale ogni Stato, come afferma la direttiva stessa, può adottare norme più restrittive; in Francia (caso spesso citato) - l’accompagnatore usa lo stesso fucile dell’accompagnato minorenne; - le giornate di silenzio venatorio consentono la sosta e l’alimentazione indisturbata per due soli giorni la settimana e sono indispensabili; - la caccia per periodi e per specie c’è già: è il vigente art. 18 della legge 157/92: è però tecnicamente assurdo cacciare a febbraio i riproduttori che hanno superato la selezione invernale; - la caccia da natante e su neve è per antonomasia antisportiva e troppo a sfavore della preda; - è quasi impossibile allevare civette da zimbello; si creerebbe solo una legalizzaizone strisciante di animali saccheggiati in natura; - i valichi montani vanno preservati da ogni disturbo venatorio; la scarsità della vigilanza in campo agevolerebbe la caccia illegale ai migratri con la scusa della caccia alla fauna stanziale; - quali sarebbero mai le violazioni minori nel campo del bracconaggio, che si chiede di depenalizzare? E a che pro e in favore di chi?

Poi si è passati in settembre/inizio ottobre alla fase di presentazione di emendamenti da parte dei senatori al testo base del relatore (risultati circa 1200 emendamenti tra migliorativi e peggiorativi, e ora il relatore dovrebbe proporre alla commissione cosa recepire e cosa no; ma c’è una fase di stallo, sia perchè il pdl non è sospinto dal governo, sia perchè il parlamento sino a natale è impegnato con la legge finanziaria.

CACCIA, DUE ImPORTANTI PRONUNCE DEL TAR LOmBARDIA -SEZIONE BRESCIAIl TAR della lombardia - sezione di brescia ha accolto la richiesta presentata dall’av-vocato claudio linzola della lAc e ha sospeso l’apertura anticipata dal 3 al 17 set-tembre (l’apertura generale della caccia è fissata per il 20 settembre) ad alcune specie, tortora, merlo, cornacchia grigia e cornacchia nera in Provincia di brescia.Anche nel 2007, il TAR sezione di brescia annullò una delibera della giunta bre-sciana di approvazione del calendario venatorio provinciale che prevedeva la cac-cia anticipata a tortora e merlo, con la seguente motivazione: le due specie sono ancora in periodo riproduttivo in questa stagione (settembre) e quindi protette dalla direttiva europea sugli uccelli, e che la tortora è in netta diminuzione a livello continentale. la seconda questione è inerente al divieto di caccia in diversi di va-lichi montani non tutelati e molto importanti per la migrazione dei piccoli uccelli migratori. con un’ordinanza cautelare del 26 giugno 2009 il TAR - sezione di brescia aveva accolto il ricorso presentato dalla lAc per l’annullamento di una deliberazio-ne del consiglio provinciale bresciano che prevedeva una parziale tutela dei valichi di colle san Zeno e giogo del maniva (nei due siti sono state realizzate stazioni di monitoraggio con centro di cattura e inanellamento).ma il TAR ha ritenuto non sufficientemente motivate le determinazioni della Provin-cia, poiché le misure adottate dalla stessa per il monitoraggio offrono una minore tutela rispetto al divieto di caccia, e quindi deve determinarsi nuovamente. con un provvedimento urgente del 24 agosto 2009 la giunta provinciale ha deliberato di vietare la caccia vagante all’avifauna migratoria, ad eccezione della beccaccia con l’uso del cane, nel raggio di mille metri dalla sommità del “colle san Zeno e coppel-la”, e di disporre la stessa misura con la medesima eccezione anche per “giogo del maniva”. e’ un risultato parziale, ma clamoroso. negli anni passati diverse manife-stazioni sono state organizzate a colle san Zeno a tutela degli uccelli migratori. da anni le associazioni ambientaliste chiedono il divieto dell’attività venatoria nelle zone montane particolarmente interessate dai flussi migratori. Ricordiamo che la questione valichi montani si trascina dal 2007, anno del primo ricorso della lAc contro la Provincia di brescia per il divieto di caccia sui valichi interessati al flusso migratorio dell’avifauna. Tutto questo dimostra che la giunta provinciale di brescia sia molto “smemorata” (preapertura), restia ad ottemperare le pronunce del TAR (valichi) ed in entrambi i casi usa i soldi dei contribuenti per compiacere la parte più retriva dei cacciatori e promuovere una campagna elettorale alle prossime ele-zioni amministrative regionali per alcuni futuri candidati.

SCANDALO NELLA GESTIONE vENATORIA DELLA PROvINCIA DI BRESCIA.nel giro di poche settimane si è assistito a un susseguirsi di gravissimi episodi nella lotta al bracconaggio sul territorio provinciale. Qualche settimana fa gli agenti del noA, nucleo operativo antibracconaggio del corpo Forestale dello stato, hanno sequestrato per la terza volta nel giro di pochi anni, l’imponente roccolo abusivo a capovalle (mai smantellato dalle autorità competenti).settimana scorsa si assisteva a un altro sequestro da parte del noA a Vezza d’oglio di un roccolo funzionante autorizzato dalla Provincia. si aggiunge ora la fresca notizia ancora più vergognosa di una nuova operazione di successo da parte dei colleghi del corpo forestale dello stato del «nipaf», il nucleo investigativo di po-lizia ambientale e forestale, per il sequestro dell’impianto di cattura al giogo del maniva che avrebbe dovuto servire per scopi scientifici e che era gestito dal re-sponsabile dell’osservatorio ornitologico bresciano che in più occasioni ha opera-to, in cambio di cospicua remunerazione, per conto della Provincia. gli sono stati trovati in casa e in macchina decide di uccelli vivi in attesa di essere venduti e più di un centinaio di esemplari surgelati, tra cui un martin pescatore, regoli, scriccioli, pettirossi, balie. la lAc si costituirà parte civile nel procedimento contro questo inanellatore “scientifico”Ancora una volta fatti, non chiacchiere, a chi racconta dell’efficacia dei controlli della Polizia Provinciale deputata a verificare l’attività degli impianti di cattura, ma sulla quale pesa sempre una forte pressione politica, perché più fai e più disturbi qualcuno. se queste attività delinquenziali vengono scoperte solo dal corpo Fore-stale tra mille difficoltà logistiche e con fondi quasi sempre insufficienti, ci si inter-roga sul perché queste gravi episodi non siano stati portati alla luce dalla Polizia Provinciale.

SI FARA’ NELLA PRImAvERA DEL 2011 IL REFERENDUm PIEmONTESE CONTRO LA CACCIA NEGATO PER 24 ANNI.Ho ancora vivo il ricordo quando nella primavera del 1987 in una sala di pro natura a torino un grup-po di coraggiosi oppositori della caccia decisero di “scendere in campo” proponendo un referendum regionale cHe non avrebbe abolito del tutto la cac-cia (era impossibile l’abolizione totale attraverso l’abrogazione di norme regionali), ma cHe l’avrebbe ridotta ai minimi termini.

la sezione di torino della lac ancora non esisteva e sarà fondata solo due anni dopo nel 1989.

la regione impedì il voto popolare prima attraver-so una “legge truffa” cHe accoglieva solo alcuni marginali aspetti del quesito referendario e suc-cessivamente attraverso provvedimenti illegittimi e illiberali. la storia, da me ricostruita, di tutti i refe-rendum contro la caccia in italia è stata pubblicata nel 1998 su “lo strillozzo dei vent’anni”. di quei coraggiosi del 1987 siamo rimasti attivi in pocHi. qualcuno se ne è andato per sempre come tea scabello.

ora dopo più di venti anni di battaglie legali tena-cemente e ostinatamente combattute in piemonte la giustizia civile di questo paese delle banane Ha dato ragione ai cittadini truffati e Ha decretato cHe il re-ferendum regionale contro la caccia si dovrà fare... nel 2011! dopo 24 anni.

cHi ci restituirà le centinaia di milioni di animali in-giustamente uccisi? cHe giustizia è quella cHe arriva dopo 24 anni? cHi ci restituirà 24 anni di vita vissuta per abolire quello cHe avrebbe già dovuto essere abolito? l’amico piero belletti, compagno di tante battaglie anticaccia, Ha sintetizzato la storia vera del refe-rendum regionale piemontese contro la caccia del 1987. la pubblicHiamo su questo numero dello stril-lozzo (a pagina 11) affincHé resti perpetua testimo-nianza della barbarie cHe in questo paese qualcuno cHiama democrazia.

lo scritto di piero rimanga ai posteri e venga custo-dito e conservato come la stele di rosetta.

LOmBARDIA 157/92 ORSI

- numero 3 2009

di Roberto Piana

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brescia valli bresciane: campo antibracconaggiosi è concluso ai primi di novembre il campo contro il bracconaggio ai piccoli uccelli dell’anno 2009. Il fenomeno, che sembrava in regresso negli ultimi anni, ha ripreso virulenza, soprattutto per quel che riguarda le reti, alcune lunghe anche 20 metri, che sono passate dalle 106 del 2008 alle 167 di quest’anno.gli archetti ritrovati sono stati più di 2000, e bisogna ricordare che si riesce a ritrovare e a denunciare solo una minima parte delle trappole per la caccia illegale effettivamente montate nei boschi della Valcamonica, Valsabbia e Valtrompia. le reti sono state scoperte anche nei pressi dei capanni, e nella maggior parte dei casi avevano accanto le minuscole gabbie dei richiami, con uccelli protetti e non: passere scopaiole, frosoni, zigoli, verdoni, codibugnoli e fringuelli, merli, tordi, senza dimenticare gli immancabili pettirossi. I volontari della lac provenienti dalla lombardia, dal Veneto, dalla Toscana e dal lazio e del Komitee gegen den Vogelmord, hanno avuto giornate massacranti ma ripagate da buoni risultati: decine di bracconieri sono stati colti in flagrante e denunciati dagli agenti del noA, che negli anni ha perfezionato il metodo delle indagini, ottenendo a volte risultati troppo scomodi. Quest’anno, ad esempio, le pattuglie erano state richiamate a Roma ben due settimane prima del previsto, e solo grazie all’intervento dalle associazioni ambientaliste e a un’interrogazione parlamentare sono rimaste nelle valli ancora una settimana. Quello del noA, nucleo specializzato nella lotta contro il bracconaggio, è un lavoro indispensabile in tutta Italia, perché il fenomeno è ovunque preoccupante. le polizie locali non riescono a coprire tutto il territorio, e spesso non intervengono in alcune situazioni “scomode”. un centinaio gli uccelli sequestrati e consegnati ai centri recupero per la cura e la riabilitazione.

RIcoRdIAmo che lA lAc ognI Anno oRgAnIZZA coRsI PeR lA PRePARAZIone e PeR lA seleZIone deI VolonTARI PeR I cAmPI AnTIbRAcconAggIo; se AmI LA nATuRA e vuoI fARe quALCosA dI ConCReTo, non C’è nIenTe Come un’AzIone dIReTTA PeR senTIRsI uTILe e PeR esseRLo dAvveRo.

Quali siano gli effetti reali delle leggi pro-caccia della Regione lombardia su-gli uccelli migratori lo hanno osservato i circa 50 volontari del campo antibracco-naggio organizzato dal cAbs (commit-tee Against bird slaughter) in collabora-zione con la lega Abolizione caccia e il centro soccorso Animali di modena, che si è concluso ai primi di novembre.nelle valli di brescia, dove da sempre il bracconaggio con reti e archetti imperversa con virulenza, quest’an-no i gruppi ambientalisti che rastrellano il territorio della Provincia in cerca di trappole si sono imbattuti in numerosi impianti illegali di reti predisposte per la cattura dei frosoni. Questo uccellino (vedi foto in copertina) è un splendido fringuello dal piumaggio variopinto e dal poderoso becco in grado di fran-tumare anche i semi più duri di cui si nutre. molto schivo, abita le dense foreste di querce del centro

europa, che lascia in autunno per svernare in piccoli stormi in Italia. Protetto dal 1982 dalla legislazione italiana, non è quest’anno sfuggito alle doppiette dei cacciatori lombardi. la Regione infatti, non contenta di veder dichiarate illegittime negli ultimi 15 anni tutte le sue iniziative mirate ad ingrassare i carnieri dei cacciatori, per questo autunno ha deciso di dare il via alla caccia in deroga non solo di pispola, fringuello e peppola, ma anche di introdurre nei carnieri da caccia il frosone. Il risultato è in bella mostra per chiunque si avventuri nei boschi bresciani: frosoni sparati e abban-donati ai margini dei capanni da caccia da una forma di prelievo venatorio inutile e sprecone e soprattutto centinaia di bracconieri che nei boschi catturano uccelli con le reti per alimentare il mercato nero dei ri-chiami vivi. senza frosoni da richiamo il cacciatore non può attrarre gli altri uccelli in migrazione intorno al suo capanno da caccia, quindi la richiesta è molto alta. e infatti quest’anno proprio tutti si devono procurare frosoni da richiamo.

QUEST’ANNO TIRA IL FROSONEquesto

autunno va di moda il frosone

da sparare.

L’esposizione al piombo o ai suoi sali, soprattutto a quelli solubili, o all’ossido PbO2, può causare nefropatie, caratte-rizzate dalla sclerotizzazione dei tessuti renali, e dolori addominali colici.” uno studio della university of Colorado (health effects of low dose lead exposure in Adults and children, and Preventable Risk Posed by the consumption of game meat harvested with lead Ammunition) ha dimostrato che anche l’esposizio-ne a piccole quantità di piombo – inferiori a 25 microgrammi per decilitro (μg/dL) – può provocare ipertensione, indebolimento della funzionalità renale, declino delle capacità cognitive e problemi all’apparato riproduttore.Il pericolo aumenta se si parla di bambini o addirittura feti. Il loro sistema nervoso è ancora in fase di costituzione ed è quindi particolar-mente sensibile agli effetti nocivi del piombo che possono provocare danni alla crescita e allo sviluppo neurocognitivo già a concentrazioni inferiori a 10 μg/dl. In questo caso non è stato neanche possible iden-tificare una soglia minima al di sotto della quale possa essere escluso qualsiasi rischio.lo studio epidemiologico e la valuta-zione del rischio conseguente hanno indicato che il consumo regolare di selvaggina abbattuta con fucile e munizione al piombo può causare degli aumenti anche sostanziali dei livelli di piombo nel sangue in particolare nei bambini. un altro studio (lead bullet Frag-ments in Venison from Rifle-killed deer: Potential for human dietary exposure”, realizzato da scienziati del The Peregrine Fund, Washington Animal disease diagnostic laborato-

ry, department of Veterinary clinical sciences - Washington state univer-sity, department of biology - boise state university, school of earth & environmental sciences - Washing-ton state university) ha verificato la presenza di piombo nelle carni di cervo coda bianca americano (Odocoileus virginianus) abbattuti con carabina e munizione tradi-zionale di piombo rivestito di rame, normalmente utilizzata per questo tipo di caccia. 30 carcasse sviscerate di cervo sono state radiografate per individuare la presenza di frammenti di piombo. Tutte hanno evidenziato la presenza di frammenti di metallo (media geometrica = 136 frammenti, raggio = 15–409) e una notevole dispersione di questi frammenti.le carcasse sono quindi state portate a differenti macellatori e la carne confezionata è stata sottoposta a una fluoroscopia che ha rilevato la presenza anche nel prodotto pronto per il consumo di frammenti nell’80% delle confezioni (24 cervi su 30). Il 32% dei 234 pacchetti di carne conteneva almeno un frammento e frammenti identificati come piombo dall’IcP erano presenti nel 93% di 27 campioni. l’analisi degli isotopi ha permesso di confermare che il piombo individuato apparteneva a quello contenuto nella munizione utilizzata e non era già presente nel corpo dell’animale abbattuto.Il passo successivo è stato quello di alimentare dei maiali con questa carne per verificare la disponibilità biologica del piombo individuato, ovvero la sua capacità di passare all’interno dell’organismo. le concen-trazioni medie di piombo nel sangue di questi maiali hanno raggiunto i 2,29 μg/dl (con un picco a 3,8 μg/

dl) due giorni dopo l’assunzione della carne contaminata dal piombo. un valore significativamente più elevato di quello di un gruppo di maiali di controllo che in media ha fatto registrare un valore di 0,63 μg/dl. La conclusione degli scienziati è che esiste un rischio oggettivo per la salute legato all’assunzione di carne di selvaggina abbattuta con munizione al piombo.la presenza significativa di residui di piombo nella carne di selvaggina è stata accertata anche da una ricerca svolta dalla scuola di medicina della university of north dakota (Qualita-tive and Quantitative detection of lead bullet Fragments in Random Venison Packages donated to the community Action Food centers of north dakota) che ha analizzato confezioni di carne di ungulato donate dall’associazione di cacciatori “hunters For The hungry” (caccia-tori per gli affamati) a dei centri di assistenza sociale.utilizzando sia la tomografia com-puterizzata ad alta risoluzione che la fluoroscopia a raggi X è stato possi-bile accertare un oggettivo rischio per la salute dei consumatori dovuto alla significativa presenza di residui di piombo.Vale la pena ricordare che gli studi qui citati si occupano di ungulati che sono stati abbattuti con carabina e pallottola di piombo rivestita di rame. Questa pallottola, entrando nel corpo dell’animale, può defor-marsi e quindi disperdere residui anche significativi, come è stato dimostrato. Cosa succede quando si utilizza una munizione spezzata, quella tradizionalmente utilizzata per la

caccia a tutti gli animali più piccoli di un ungulato, dalla lepre al fagiano, sino addirittura agli uccelli di piccola taglia (merli, tordi, allodole se non addirittura fringuelli e peppole quan-do autorizzati “in deroga”)?In questi casi la munizione è composta di pallini di piombo più o meno piccoli, senza alcun rivesti-mento, che si disperdono nel corpo dell’animale: non solo si possono deformare, rompere e disperdere, ma anche restando intatti in alcuni casi sono così piccoli (il caso estremo è rappresentato dalla munizione del Flobert, veramente minuscola) da venire normalmente mangiati assieme alla carne. è lecito quindi ipotizzare che cibarsi di tale tipo di selvaggina esponga a rischi ben superiori a quelli posti dalla carne studiata in America.cerchiamo di riassumere. Il piombo è velenoso anche in piccole concen-trazioni. le munizione di piombo utilizzate nella caccia disperdono piombo all’interno della carne e que-sto, una volta ingerito da chi mangia questa carne, viene assorbito dal suo organismo, intossicandolo. e il cerchio si chiude con la prova definitiva. se ricordiamo che “il piombo è un metallo velenoso che può danneggiare il sistema nervoso e causare malattie del cervello” abbiamo forse la chiave di lettura di certi comportamenti venatori, specie da parte di chi vanta una tradizione familiare di cacciatori che l’hanno cresciuto a selvaggina.

Ora tutto è più chiaro.

QuAlI Possono esseRe I suoI eFFeTTI sullA sAluTe dell’uomo che sI cIbA dI AnImAlI AbbATTuTI con munIZIone dI PIombo? diverse recenti ricerche mettono in evidenza due aspetti: il piombo è dannoso anche a concentrazioni mol-

to più basse di quanto si pensasse e nella carne della selvaggina resta più piombo del previsto. la conclusione è che mangiare carne di selvaggina può nuocere alla salute. non solo de-gli animale – questo era certo – ma anche a quella umana (29/09/09)Alcune ricerche recentemente

pubblicate negli stati uniti gettano nuova luce sulle conseguenze che l’assunzione di piombo attraverso la carne delle selvaggina abbattuta può avere sulla salute delle persone. gli effetti sulla salute degli animali (diretti con l’abbattimento e indiretti, con la morte per saturnismo causata

dall’ingestione di piombo da parte di uccelli acquatici) e dell’ambiente erano già noti: col piombo non si scherza.“Il piombo è un metallo velenoso, che può danneggiare il sistema nervoso (specialmente nei bambini) e causare malattie del cervello e del sangue.

da Tutela fauna: www.tutelafauna.it

PIOmBO E DIETA DEL CACCIATOREIl PIombo è un meTAllo Velenoso mA è Anche Il comPonenTe PRIncIPAle delle munIZIonI usATe nellA cAccIA.

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lA TecnIcA dI TRAPPolAggIo conoscIuTA come PARAny e PRATIcATA In sPAgnA In TuTTA lA RegIone dI VAlenZA e nel sud dellA cATAlognA è sTATA dIchIARATA IllegAle gIà A PAR-TIRe dAl 2002. ciononostante degli studi di mo-nitoraggio portati avanti dalle associazioni protezioniste locali hanno dimostrato come questa caccia sia sopravvissuta al bando e portata avanti illegalmente e praticamente senza controlli fino ad oggi. Questo è stato possibile grazie all´atteggiamento di tolle-ranza assunto dalle autorità locali e dai partiti politici, che addirittura hanno - in forma malcelata - inco-raggiato il bracconaggio nei parany valenziani.

si stima che in tutta la regione un milione e mezzo di passeri-formi vengano catturati e uccisi ogni anno in queste strutture nel corso di un solo mese.la tecnica di caccia del parany con-siste nel creare una cintura di alberi, sagomati in modo tale da ospitare sostegni orizzontali, a mo´ di rami posticci sui quali sono posti dei bastoncini di vischio. Questi com-plessi arborei, quasi sempre posti in proprietà private e recintate, sono estremamente caratteristiche e visibili a grandi distanze. Ricorda-no molto i nostri roccoli. gli uccelli migratori sono attratti nei parany di giorno, ma soprattutto di notte, grazie all´uso di richiami elettronici: nel momento in cui l´uccello si posa sui sostegni orizzontali posti fra gli alberi, tocca le barrette di vischio

che, appiccicandosi al piumaggio, lo rendono inabile al volo facendolo cadere al suolo. Qui, tutto intorno al parany, una rete viene tesa perché gli uccelli non fuggano camminan-do. Quando l´uccellatore arriva, li raccoglie e uccide, schiacciandogli la testa. Il parany è nelle intenzio-ni destinato alla cattura dei tordi, 4 specie dei quali sono legalmente cacciabili in autunno, anche se co-munque non attraverso un meto-do di massa e non-selettivo come questo. In questo senso il parany già contravviene alla direttiva uc-celli dell´ue. A questo si aggiunge l´altissimo tasso di cattura di specie non cacciabili, che raggiunge il 23%: le capinere e i pettirossi sono le vit-time più comuni dei paranyers.nonostante la assoluta illegalità dei parany, le autorità locali non solo hanno finora tollerato que-sta pratica, ma le hanno prestato il loro supporto. Il partito di go-verno nel Parlamento valenzia-no ha recentemente proposto una modifica nella legge vena-toria regionale perché si torni ad autorizzare questa forma di uccellagione. è probabile che in settembre questi impianti tor-

nino ad essere legali, giusto in tempo per la passata dei tordi in ottobre. la campagna pro-parany è orche-strata non solo dal partito PP (e altri partiti minori locali), ma riceve il supporto anche delle sedi regionali del Psoe, partito di governo nazio-nale. nel caso che una tale riforma della legge venisse approvata, ci si troverebbe davanti ad una chiara e intollerabile violazione della norma-tiva comunitaria. non solo sarebbe un danno per la fauna migratoria di passo sulla spagna, ma creereb-be un grave precedente per tutti gli altri stati membri che volessero intraprendere il cammino di legitti-mare forme di caccia non-selettive e di massa dietro la giustificazione di „tradizionali“.le associazioni ambientaliste spa-gnole stanno inviando alla com-missione europea un dettagliato dossier sulla situazione dei parany in spagna. Per aumentare la pres-sione sul governo spagnolo chie-diamo a tutti di inviare una lettera di protesta alle autorità spagnole interessate perchè tolgano il loro supporto a questa iniziativa filove-natoria.

Un testo di protesta con i relativi indirizzi viene offerto qui sotto:

SPAGNA - LA CAmPAGNA PARANy

ora, per dare maggiore incisività alle voci di richiamo, gli uccellatori devono cercare di far cantare forzatamente i loro richiami, di fargli fare la “primavera”, alterando artificialmente il loro orologio biologico. e questo viene ottenuto attraverso la pratica della muta artificiale (müda). Pur essendo questa in realtà diversificata per ogni specie (praticamente nulla per la cesena che tutto l’anno continua il suo “ciac” perentorio, abbastanza semplice per fringuelli, peppole e lucherini, richiede invece accorgimenti particolari per i tordi), i lineamenti generali sono comuni: all’inizio della primavera gli uccelli vengono messi in un locale buio perché non possano percepire il cambio di stagione, poi verso la fine di giugno si strappano le piume della coda ed alcune delle ali per incoraggiare la muta di tutto il piumaggio. Verso la metà di agosto si fa filtrare gradualmente sempre più luce nella stanza cosicché gli uccelli, complice anche il forzato cambiamento di piumaggio, prendano i primi mesi d’autunno per la vera primavera, “inondando con i loro canti d’amore tutto il territorio circostante il roccolo”. nel caso che fossero svogliati l’alimentazione infonde l’ardore necessario per il canto: sembrerebbe che, aggiunto a farina di polenta e miglio, il formaggio grana tritato, col suo potere calorico, provochi un eccitamento benefico sui maschi; altre tecniche alimentari consigliavano invece, prima dell’arrivo dei mangimi artificiali, l’uso di uvetta, carne cotta, uova bollite, miele, pinoli, noci.... A fianco della muta una seconda maniera tradizionale di ingannare gli uccelli veniva messa in atto; si trattava di accecare i volatili con degli aghi di modo che, non potendo questi percepire più la luce, ignari delle stagioni e privati della comunicazione visiva, fossero spinti a cantare nel momento stesso in cui erano esposti alla luce solare. gli uccelli caduti nelle reti erano destinati al consumo; il roccolatore, una volta sceso a recuperarli li uccideva

“Sì qualcuno gli schiaccia la testa, ma ai voglia a schiacciargli la testa! E invece li prendono e li picchi sul cemento… qualcuno gli schiaccia qua (sullo sterno)… di solito si schiacciava la testa, ma quando hai schiacciato la testa anche a 100 uccelli ti fa male il dito, poi anche le ossa che ci sono dentro ti rompono tutta la pelle (…) Tanti per non rovinarli li schiacciano lì sul petto. Secondo ecco che è poi bisogna vedere se hai fretta o non hai fretta. Perché se hai fretta li picchi in terra, se non hai fretta li uccidi più bene ma…. (ride) sono sempre uccisi neh!” (A.)

la fretta o meno derivava dalla frequenza di passaggi

durante la giornata. Questa iniziava prima dell’alba, quando il roccolatore con l’aiuto di lampade a petrolio prendeva i richiami dallo sgabuzzino e metodicamente li disponeva ai loro posti:

”Fissa alle filagne gli eventuali zimbelli. Ha finito prima che a oriente la prima luce lattiginosa dell’alba incominci a spegnere le stelle. Già un merlo ha iniziato sottovoce a provare il canto. E’ ora di salire la scaletta del castello, di accendere una sigaretta o la pipa e di mettersi in ascolto ed in osservazione davanti alla finestrella. In una mezzora o poco più tutta la batteria dei richiami fa sentire le sue voci di saluto al nuovo giorno. Il merlo batte e ribatte una sghignazzata. I tordi levano canzoni melodiose nella semioscurità. Le due passere scopaiole si localizzano con il sommesso tintinnio del loro appello da presso. Una peppola fa udire la sua voce sgraziata ma perentoria. Si svegliano i fringuelli, ed i lucherini si chiamano da pianta a pianta. E’ la singolare ed armoniosa atmosfera d’aspettativa di un mattino alla tesa. Ed ecco i primi zirli dei tordi in arrivo. Le “primavere” ne hanno fermato il volo nei boschi prossimi. Ora giungono. Se ne sentono la risposta ed il frullo delle ali. Si appoggiano sugli alberi e poi scendono a terra, attratti al suolo dal movimento dei conspecie sul terreno e nelle gabbie corridore. Li si vede camminare nello spiazzo nella luce ancora incerta. Tra non molto sarà il momento di tirare la pertica dello spauracchio, di soffiare nel fischietto, di alzare un grido, di battere i piedi sull’impiantino di assi provocando un fuggi fuggi generale verso le finestre delle spalliere e della rete”

due momenti si alternano nella prassi, quello idillico di pace e canto – sottolineato volutamente dal racconto liricheggiante – e quello del rumore e dello spavento (che l’autore del brano astutamente cita senza raccontare): il sibilo dello sbrof1, il fischietto, il battere sulla lamiera o sulle assi che creano il panico fra gli uccelli spingendoli verso la trappola. A questo punto l’uccellatore può decidere di scendere a finire i malcapitati o attendere la “passata” successiva: nella stanza ci sono sempre tre o più sbrof da lanciare in successione senza recuperare quelli già utilizzati.

”E ne ho lanciati giù otto o dieci di sbrof, ne ho lanciati perché era pieno il roccolo, non c’era un ramellino da appoggiarsi su. Poi finiscono nella rete.” (A.)

nelle buone giornate il lavoro è continuo:

”Ma però quell’anno lì un giorno non so se ne avevo presi.. 900 e qualcosa. Venivano a sciami, 15-20 per volta. Era faticoso. Nel giro di non so 3 o 4 giorni, l’ultimo giorno quando andavo giù contro la rete mi veniva un… ripugnare, una ripugnanza a forza di… li prendevi e li picchiavi a terra..” (A.)

”Ma il più delle volte si parlava della giornata, del lavoro, dell’uccellagione. E spesso si ricordava il famoso 26 ottobre 1945, giorno nel quale ci fu per tre ore consecutive un passaggio di fringuelli che avanzavano a gruppi di trentacinque/quaranta. A causa del tempo nuvoloso, però, solo quattordici si fermarono ai richiami e caddero nelle reti. Nello stesso giorno, comunque, per merito del sambel, lo zimbello, caddero nelle rete centotredici montà, le peppole. Lo zimbello era composto da peppole molto ubbidienti e da fringuelli che si alzavano con eleganza fin quasi ad un metro da terra.”

1. straccio nero legato ad un palo, catapultato in avanti all’improvviso per mezzo di un contrappeso azionato da dentro il castello.

IL ROCCOLO

PeR chI non conoscesse lA sToRIA deI RoccolI, come sono nATI e sVIluPPATI e come, sPeRAbIlmenTe, PAsseRAnno PResTo FRA le TecnIche dI cAccIA desueTe, PubblIchIAmo lA secondA PARTe del gusToso sTudIo che ne hA FATTo Il noToRIous AnTRoPologo nATuRAlIsTA AndReA RuTIglIAno (lA PRImA e lA secondA PARTe sI Possono leggeRe sullo sTRIlloZZo n, 1/2009e 2/2009).neI PRossImI numeRI PubblIcheRemo Il seguITo.

- numero 3 2009

3A PARTE

1. JOSÉ LUIS RODRÍGUEZ ZAPATERO. E-mail: [email protected] de la Moncloa, Avda. Puerta de Hierro, s/n. 28071 Madrid. (España)

2.- Ministerio de Medio Ambiente y Medio Rural y Marino:Elena Espinosa Mangana (Ministra) [email protected] de Medio Ambiente y Medio Rural y Marino. Plaza de San Juan de la Cruz, s/n 28071- Madrid

3.- Partido en la presidencia de les Corts Valencianes (PP):RICARDO COSTA. Secretario General del PP. E-mail: [email protected] CAMPS. Presidente del PP y de la Generalitat Valenciana. E-mail: [email protected], [email protected], [email protected] C/ Quart 102, 46008 Valencia

Estimado señor Presidente,

Es desalentador escuchar que el uso del método de caza conocido como Parany, ilegal desde 2002, es aún extendido en la Comunidad Valenciana y que el gobierno regional planea enmendar la ley de caza para otorgar cobertura legal a esta práctica.

Esto es inaceptable en la primera mitad del siglo XXI. No es tan sólo una práctica cruel para las aves capturadas, sino también masiva y no selectiva, que no afecta únicamente a las poblaciones de especies cinegéticas, sino también a un gran número de paseriformes pro-tegidos.

El Parany es un método de caza que contraviene la Directiva Aves de la Unión Europea. Conservacionistas y otros ciudadanos de la Unión Europea rechazarán cualquier tipo de maniobra legal dirigida a permitir este tipo de caza masiva y no selectiva.

Caso de ser aprobada la enmienda de la Ley Valenciana de Caza para permitir el uso del Parany, un método masivo y no selectivo de caza, ésta contravendría el Anexo VII de la Ley Española de Biodiversidad (42/2007 de Patrimonio Natural y de la Biodiversidad), la cual incorpora las disposiciones definidas por la Directiva Aves de la Unión Europea. Si la Ley Valenciana de Caza fuera modificada, ésta debería ser inmediatamente dictaminada como ilegal por el Tribunal Constitucional por contravención con la Ley Nacional Española. En caso contrario, la Unión Europea debe actuar para imponer una severa multa económica al Gobierno Español.

Usted está instado a respetar las legislaciones tanto Española como de la Unión Europea y aceptar su responsabilidad para hacer cumplir las leyes existentes con toda la autoridad de su ejercicio. El correcto desempeño y la efectividad de sus acciones serán examinados no sólo en España, sino también en Europa y en otros países alrededor del mundo.

Sinceramente,

7- numero 3 2009

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SALvI I TASSI A BOLZANORecA lA FIRmA del PResIdenTe dellA PRoVIncIA dI bolZAno, luIs duRnWAldeR, Anche Il PRoVVedImenTo che A mAggIo scoRso AVeVA decReTATo lA condAnnA A moRTe PeR FucIlAZIone dI un cenTInAIo dI TAssI, colPeVolI - A dIRe dell’AmmInIsTRAZIone - dI PRocuRARe dAnnI All’AgRIcolTuRA. Il TAR dI bolZAno, Al QuAle lA lAV sI è RIVolTA, hA PeRò RIleVATo che le Accuse mosse dAl PResIdenTe duRnWAldeR sembRAno FoRmulATe senZA un AdeguATo suPPoRTo TecnIco-scIenTIFIco che le PossA gIusTIFIcARe e hA QuIndI dIsPosTo lA sosPensIone del PRoVVedImenTo.

SALvE LE mARmOTTE A BOLZANO: due anni di ricorsi

con sentenza n. 270/2009 del 16 luglio 2009 il TAR ha accolto il ricorso n. 249/2008 presentato da lAc, lav e Wwf contro la Provincia autonoma di bolzano ed ha quindi annullato il decreto dell’Assessore provinciale per le foreste del 1° agosto 2008, che consentiva l’abbattimento delle marmotte nelle riserve per l’anno 2008. Il Tribunale ha osservato infatti che il decreto è motivato da presunti danni che le mar-motte “potrebbero” causare all’agricoltura, senza che i danni stessi siano effettivamen-te ed oggettivamente accertati, e senza specificare l’entità dei danni stessi, né le modalità di accertamento. Il Tribunale ha anche condannato la Provincia di bolzano al rimborso delle spese di giudizio in favore delle tre associazioni ricorrenti, liquidate in euro 1.500,00 per ciascuna di esse.

l’11 settembre 2009 Il Tar ha respinto il ri-corso presentato dalla lav contro il decreto che consentiva di nuovo - per tutto il mese di settembre - l’abbattimento di oltre mille marmotte. la spuntava dunque la Provin-

cia, che veniva da una serie di sconfitte legali sul tema della caccia. delusione alla lav, anche se l’avvocato mauro de Pascalis non si dava per vinto: «I tempi ormai sono strettissimi, ma non escludiamo il ricorso al consiglio di stato. di sicuro il nostro impegno non si ferma qui».In altre circostanze i giudici del Tar avevano cassato i decreti della provincia riscontran-do diverse lacune. stavolta, nel provvedi-mento che aveva stabilito la bocciatura del ricorso, veniva riconosciuta la fondatezza delle argomentazioni portate a soste-gno del decreto. nel dettaglio, i giudici notavano che a fronte di una popolazione di marmotte stimata in 50mila esemplari, l’abbattimento di mille capi rientrava nella soglia del 5% prevista dalla normativa. non solo: a differenza che in passato, la Provin-cia era riuscita a dimostrare i danni causati da un eccesso di popolazione, come le gallerie scavate sotto i masi dai roditori.l’autorizzazione all’abbattimento era stata data con il decreto del 28 agosto (firmato dal presidente della giunta luis durnwal-der) che autorizzava l’uccisione di 1026 marmotte nel corso del mese di settembre. l’associazione ha però presentato il ricorso al consiglio di stato, che nonostante i tempi strettissimi ha salvato anche per quest’anno i simpatici “ToPolonI”.

Annullato decreto per i siti di NATURA 2000A seguito di ricorso delle associazioni ambientaliste difese dall’avvocato stefutti, il TAR del lazio ha annullato parti dell’articolo 1 del decreto del ministro dell’Ambiente del 22 genna-io 2009, per violazioni delle direttive uccelli e habitat e dell’accordo in-ternazionale AeWA sulla tutela degli uccelli migratori fra Africa e europa.In particolare il TAR ha riconosciuto che è legittimo il divieto di caccia in gennaio stabilito per alcune zone, che è illegittima la cancellazione del divieto di caccia prima del 1° ottobre e che è illegittimo il rinvio alla stagio-ne venatoria successiva del divieto di usare munizione di piombo nelle zone umide.la lAc ha presentato un differente ricorso, essendo l’unica associazione che ha impugnato, oltre al decreto ministeriale del 2009, anche quello del 2007.

Emergenza uova(e non solo)NUOvO FRONTE?A lampedusa c’era un buon passo di tordi, allodole e fringillidi, purtroppo il bracconaggio era/è mostruoso, sparavano a tutto (compresi falchi e aironi), sembrava purtroppo di essere nelle isole maltesi. Riproduttori in funzione in molti luoghi e persone con i motorini pronti a recuperare e poi nascondere gli animali uccisi.A linosa invece nel periodo in cui sono stato nell’isola (19-27 ottobre) grazie all’applicazione da parte dei carabinieri del decreto di sospensio-ne della caccia del consiglio Regiona-le siciliano ci sono stati pochi spari. Purtroppo anche nell’isola il brac-conaggio era di casa, si concentra soprattutto:- in primavera quando vengono prelevati dalle cavità lungo la costa le uova di berta maggiore. Facendo parlare le persone del luogo posso ipotizzare (per difetto) che le uova sottratte ogni anno siano circa 1.000.- in autunno quando vengono utilizzati i richiami acustici per tordi e allodole, gli specchietti e le girandole per allodole e storni Tutto l’anno vengono poi cacciati i conigli con metodi leciti e non.

SICILIA vietata la caccia nelle ZPScaccia sospesa nella maggior parte delle 29 aree “Zone di Protezione speciale” ZPs) interessate dalla migrazione degli uccelli - tra cui tutte le Isole minori - e nei Pantani della sicilia sudorientale (prov. di siracusa). “danno grave ed irrepara-bile” per la fauna perché la Regione non ha tutelato le specie migratrici di rilevante importanza ornitologica. così ieri sera si è espressa la prima sezione del Tribunale Amministrativo Regionale di Palermo che ha emesso tre ordinanze di sospensione del calendario Venatorio regionale – nn. 692, 693 e 694 del 2009 - a seguito di ricorso delle Associazioni enPA (ente nazionale Protezione Animali), lAV, legAmbIenTe, mAn (Associazione mediterranea natura) e WWF (Fondo mondiale per la natura) contro il de-creto del 31 agosto 2009 dell’Assesso-re regionale all’Agricoltura e Foreste, on. michele cimino, che disciplinava la caccia nelle ZPs individuate dall’unione europea. Ancora un’altra vittoria del fronte ambientalista ed animalista contro la deregulation della caccia in sicilia: già una prima volta il TAR, con decreto urgente n. 922 del 30 settembre scorso, aveva accolto la richiesta di sospensione sui ricorsi presentati dalle Associazioni, determinando uno “stop” alla caccia nelle ZPs in via

provvisoria; adesso la sospensione della caccia è stata confermata per tutta la stagione venatoria. In sostan-za da oggi è vietata qualsiasi attività venatoria in tutte le aree di pregio ambientale indicate dalle direttive cee come ZPs - tra cui le Isole di usti-ca, marettimo, levanzo, Pantelleria, Alicudi, Filicudi, stromboli, salina, linosa e lampedusa - interessate dalla migrazione degli uccelli, nonché nelle aree umide della sicilia sudo-rientale: “Pantano morghella, Pantani della sicilia sud orientale e Pantano di marzamemi” (siracusa). Fino a quando la Regione non disciplinerà adeguatamente la tutela delle rotte migratorie, l’esercizio della caccia in tutte queste ZPs interessate dalla migrazione dell’avifauna da oggi costituisce reato punito con le sanzioni penali previste per l’attività venatoria nelle aree protette ed in periodo non consentito (art. 30, legge 157/92) (enPA, lAV, legAm-bIenTe, mAn, WWF, 14 ottobre).

20 sett 09liberazione di un biancone ferito e riabilitato, in val Lerone (GE) nel Parco del Beigua

Pubblichiamo una foto della schiaccia trovata all’Isola del giglio durante i turni di sorveglian-za antibracconaggio di cui abbiamo ampia-mente parlato nel numero 2/2009. la situazione sull’isola è tutt’ora grave e sono in programma nuovi interventi lAc.

Foto eseguita dalla guardia venatoria luigi Favara alle ore 15,20 del 20 maggio 2009 in località cala cannelle con il gabbiano rimasto intrappola-to sotto una “schiaccia”.

LA CACCIA CAUSEREBBE L’AUmENTO NUmERICO DEI CINGHIALInorbert happ, il più noto esperto di cinghiali in germania, ed egli stesso cacciatore, afferma, a proposito dei danni arrecati dai cinghiali all’agricoltura: “I rapporti sociali disordinati nelle popolazioni di cinghiali con riproduzione incontrollabile sono da imputare esclusivamente all’esercizio venatorio”. Anche il prof. Josef h. Reichholf, direttore della divisione Vertebrati della collezione zoologica di monaco di baviera e docente di biologia e conservazione della natura nelle due università di monaco, ritiene che quando in un territorio vengono uccisi molti animali mediante la caccia, che avviene soprattutto in autunno ed in inverno, i sopravvissuti hanno un migliore apporto nutritivo. “gli animali così rinforzati si riproducono in primavera più presto e con maggior numero di discendenti”. secondo lo scienziato, attraverso la caccia le specie animali che sono già rare divengono ancora più rare, e quelle che sono comuni diventano ancora più comuni.

raffaella annacondia, mi 50vittorio baresi, mi, 50federica bellandi, ge, 50sonia benassi, mi, 50bernardo bernardini, li, 200guido bertolino, to, 100anna borello, mi, 100lucia maria bortolomasi (libreria biblos), im, 50stefano cappai, bo, 100

luigi capriata, mi, 100giovanna carcano, co, 50clelia ciresa, bg, 50giuliana colantoni, rm, 200milena coletto, to, 200francesco costa, vi, 50maddalena dell’acqua, mi, 90ans gelderman, rm, 100nel ricordo di Aldo e Federico Maffey

nicolas gray, le, 100giovanni lees, rm, 50francesco mantia, tn, 70anna martellotti ed elio durante (ba), 500marilena mazzanti, mi 70 maria gabriella montefusco, mi, 50raffaella natalello, bo, 50tatiana omini, mi, 60tommaso perlatti, fi, 50

fiorella persegoni, mi, 50paolo poli, pc, 50prada, mi, 90giovanni salomone, cn, 100adria senigaglia, (pv), 50giovanni viassolo, sv, 200

Ecco una drammatica segnalazione dai guardaparco di monte Rufeno (vT)con grande tristezza e rammarico ieri mattina ci hanno contattato da un pae-sino (s.casciano dei bagni-sI) confinante con la nostra Area Protetta di monte Rufeno per l’identificazione di un canide morto nei pressi del paese...giunti sul posto abbiamo constatato che l’animale in questione era un giovane maschio di luPo di circa due anni, il quale è stato ucciso con un’arma da fuoco; per l’uccisione è stato utilizzato un fucile e una munizione spezzata - pallettoni da *persone primitive giunte fino al XXI

secolo* così critico per l’ ambiente ... e il bello è che per puro spregio lo hanno portato proprio a ridosso del paese per mettere in evidenza la loro bravata ... Per il resto comunque è stato avviato tutto l’iter inerente a questo tipo di reato. Vi prego di diffondere più possibile queste fotografie per sensibilizzare quanti an-cora ritengono che il lupo sia un animale “nocivo”! noi guardiaparco di monte Rufeno vi ringraziamo per il vostro aiuto.

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dall’ estero

ARgenTInA

VIeTATA cAccIA Alle ocheA seguito di proteste internazionali per l’abbattimento di specie minac-ciate di oche in Argentina, il governo di buenos Aires ha vietato la caccia a tutte le specie di oche, con effetto immediato. la motivazione del divie-to è il comportamento irresponsabile dei cacciatori stranieri, che da anni penetrano nei territori protetti e vi abbattono specie protette di uccelli. le agenzie di viaggio promettevano ai loro clienti cacciatori bottini gior-nalieri di 200-300 oche. la decisione è stata presa dopo una campagna di stampa condotta dall’associazione tedesca “Komitee gegen den Vogel-mord e.V.” e da quella argentina “Aves Argentinas”

VIeTATo commeRcIo delle FocheIl consiglio dei ministri ha adottato formalmente il nuovo regolamento sulle foche, proposto dalla com-missione ue e già approvato dal Parlamento europeo, che vieta l’importazione nell’unione europea delle pelli di foca e dei prodotti derivati. secondo la norma salva-foche, l’arrivo sul mercato ue sarà consentito solo ai prodotti della caccia tradizionale, legata a motivi

di sopravvivenza, praticata dalle popolazione di Inuit che abitano in Alaska, canada, groenlandia e Russia. I prodotti frutto della caccia condotta per una gestione sosteni-bile delle risorse marine potranno essere commercializzati solo senza scopo di lucro e l’importazione sarà concessa solo se di natura occasion-ale, esclusivamente per beni di uso personale dei viaggiatori. Il divieto di commercio riguarda tutti i prodotti derivati da tutte le specie di foche e include pelli, organi, carni, olio e grasso. diversi stati membri della ue hanno già adottato o intendono adottare norme che proibiscono il commercio di prodotti derivati dalle foche, ed il regolamento rende omo-genee le diverse norme, in modo da evitare frammentazione e distorsione del mercato europeo. la norma salva-foche entrerà in vigore venti giorni dopo la pubblicazione sulla gazzetta ufficiale dell’ue e le regole armoniz-zate diventeranno efficaci nove mesi dopo, dando a commissione e stati membri il tempo di mettere a punto le necessarie misure di attuazione.

ChE IN ITAlIA I TEmPI dEllA gIUSTIZIA SIANO lUNghI NON è UNA NOVITà. lA qUESTIONE dEl REFERENdUm REgIONAlE SUllA CACCIA IN PIEmONTE, TUTTAVIA, CI SEmbRA PARAdOSSAlE.Ecco una breve cronistoria dei fatti.

• Nella primavera-estate del 1987 vengono raccolte le firme per l’abrogazione parziale della l.R. 60/79, che disciplina l’attività venatoria in Piemonte. le principali richieste contenute nel quesito sono la limitazione delle specie cacciabili (che passerebbero da 41 a 4), il divieto di caccia nelle giornate di domenica, il divieto di cacciare su terreno coperto da neve, nonché la limitazione dei privilegi concessi alle aziende faunistico-venatorie, le ex riserve private di caccia.

• Nel 1988 la Regione Piemonte dichiara la richie-sta ammissibile, ma, subito dopo, vara una nuova normativa, la l.R. 22/1988, e, conseguentemente, dichiara la cessazione delle operazioni referenda-rie, essendo mutata la norma oggetto di consulta-zione. da notare che la nuova legge recepisce solo in piccolissima parte le richieste referendarie: ad esempio, le specie cacciabili sono ancora ben 29...

• Il Comitato promotore impugna il provvedimen-to davanti al TAR Piemonte, ma questo si definisce incompetente, vertendo l’oggetto della domanda sulla lesione di un diritto soggettivo, ed essendo quindi competente il giudice ordinario.

• Il Comitato inizia una battaglia legale davanti al giudice ordinario, che transita attraverso tre gradi di giudizio. Il Tribunale di Torino rigetta la do-manda del Comitato. la Corte d’Appello di Torino, invece, lo accoglie, in quanto la Regione non aveva previsto il confronto della nuova disciplina con la vecchia e quindi non aveva valutato se le istanze dei promotori erano state accolte o meno. la Corte di Cassazione rigetta il ricorso della Regione e, per-tanto, conferma il disposto della pronuncia della Corte d’Appello.

• Nel 2002 la Regione nomina una Commissione, affinché valuti se la nuova disciplina aveva o meno recepito le istanze referendarie. questa concludeva

i suoi lavori con esito positivo.• La Regione dichiara nuovamente l’annullamen-

to delle operazioni referendarie.• Il Comitato ricorre al TAR Piemonte, chiedendo il

giudizio d’ottemperanza sulla decisione della Corte d’Appello. la domanda viene respinta per difetto di giurisdizione, trattandosi di materia di competenza del giudice ordinario. la sentenza viene ricorsa in Consiglio di Stato, che conferma però la sentenza del TAR. Piemonte.

• Nel 2006, il Comitato inizia la causa davanti al Tribunale di Torino per ottenere l’abrogazione del nuovo decreto di annullamento del referendum.

• Il 5 settembre 2008, il Tribunale di Torino ac-coglie le istanze dei promotori il referendum e riconosce il loro pieno diritto alla prosecuzione del processo referendario.

• La Regione ricorre in Appello. • Alla prossima udienza, già fissata per il giorno 21 settembre 2010 i legali delle parti (Comitato e Regione) preciseran-no le conclusioni e la sentenza verrà con ogni pro-babilità depositata a gennaio, febbraio del 2011.

Il che significa che ventiquattro anni dopo la rac-colta delle firme verrà forse posta la parola “fine” a quella che è un eufemismo definire una annosa vicenda. Naturalmente, sempre che non ci sia il ricorso in Cassazione….. ma c’è da dire che se la sentenza sarà, come speriamo, favorevole, essa sarà esecutiva ed il referendum dovrà celebrarsi. E questo ci pare l’aspetto forse più importante di tutta la vicenda. Il referendum popolare è l’unica forma diretta di partecipazione dei cittadini alla definizione del quadro legislativo: impedire per 24 anni che tale diritto abbia potuto concretizzarsi è un atto di una gravità eccezionale, di cui le Ammi-nistrazioni regionali che si sono succedute in que-sto periodo devono essere chiamate a rispondere, quanto meno sul piano morale e politico, se non proprio civile e penale.

Piero Belletti, componente del Comitato Promotore del Referendum regionale piemontese contro la cac-cia del 1987.

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AbRuZZo sosPesA PReAPeRTuRA...Il TAR dell’Abruzzo ha accolto pie-namente il ricorso del WWF contro la Regione Abruzzo sul calendario venatorio 2009-2010, sospendendo-ne l’esecuzione per quanto riguarda le scelte della giunta Regionale sulla preapertura alla quaglia al 6 settem-bre e sul posticipo al 31 gennaio della caccia alla beccaccia.Il TAR ha rilevato come le scelte della giunta Regionale su questi due punti non fossero adeguatamente motiva-te, nonostante vi fosse su ambedue i punti un parere contrario dell’Istituto superiore per la Protezione e Ricerca sull’Ambiente, massimo organo statale in materia di fauna.... e sosPesA lA cAccIA!sempre il TAR dell’Abruzzo ha accolto la domanda cautelare formulata da Animalisti Italiani e lAc per l’annulla-mento, previa sospensiva, della dgR n. 416/2009 con cui è stato approvato il calendario Venatorio regionale 2009/2010. l’avvocato michele Pezone ha spiegato che la Regione si è discostata dalle indicazioni fornite dall’IsPRA sul calendario venatorio, senza spiegarne il perché. diversa l’interpretazione data dall’assessore alla caccia mauro Febbo, secondo il quale il Tar non ha assolutamente chiuso la caccia ma ha sospeso soltanto la caccia alla starna, mentre ha chiesto ulteriori motiva-zioni per quanto attiene il fagiano e la lepre.

PIemonTebuone noTIZIe dAl lAgo dI ARIgnAnoIl lago artificiale di Arignano, angolo di natura della collina torinese, aveva visto due anni fa, dopo oltre venti anni di “asciutta”, il ritorno dell’acqua.e con l’acqua a poco a poco la fauna selvatica è tornata a popolare il pic-colo invaso. Quest’autunno gli ornito-logi hanno avvistato sulle sponde ad-dirittura una pittima minore e un piro piro pettorale, specie di uccelli molto rari. Purtroppo il lago era minacciato da un progetto di “riqualificazione” approvato dall’Amministrazione comunale di Arignano che avrebbe compromesso l’ecosistema. era previ-sta la realizzazione di un parcheggio su parte dell’area umida e un chiosco bar, oltre a sette ciclopiche stazioni di pesca. la lAc ha raccolto intorno a sé un gruppo di associazioni protezioni-ste e ha presentato un ricorso contro il devastante progetto. Proprio in questi giorni abbiamo avuto notizia che la Regione Piemonte, essendo scaduti i termini per la realizzazione dell’opera voluta dal comune, ha ritirato il finanziamento e il progetto di “riqualificazione” del lago per ora non si farà.

Roberto Piana

“FATTI NON FOSTE A VIVER COME BRUTI”grosso successo di pubblico e di cri-tica ha avuto lo spettacolo realizzato nella sede della lAc Piemonte in Via

ormea 24 a Torino il 9 ottobre 2009 organizzato dal centro culturale Animalista (ccA) della lAc in collabo-razione con il Teatro Zeta.Il centro culturale Animalista della lAc è in via di realizzazione presso i locali di Via ormea e prossimamente verrà ufficialmente inaugurato.l’attrice Rosanna galleggiante, assai apprezzata, accompagnata dalle musiche di mauro cavagliato e giulia cavagliato, ha recitato il primo e l’ultimo canto dell’Inferno di dante riscritti da Roberto Piana in chiave animalista.giova sottolineare che l’autore ha po-sto nel più profondo girone dell’Infer-no i cacciatori e i loro amici. Tra questi figurano nomi importanti come luciano lama, Vicepresidente del senato che nel 1990 invitò gli elettori a disertare le urne del referendum contro la caccia e mario Rigoni stern che utilizzò la sua penna per tessere le lodi della caccia in montagna. Assente perché non autorizzato da caronte dante Alighieri che ha invia-to un telegramma di auguri.

VeneTobRAcconAggIo ReAlele leggi statale e regionale sulla caccia parlano chiarissimo: per poter esercitare la caccia bisogna essere in possesso di tesserino venatorio di caccia, polizza assicurativa per la responsabilità civile verso terzi, polizza assicurativa per infortuni e

porto di fucile per uso caccia. Quanto sopra evidentemente è sfuggito al reale di spagna, Re Juan carlos, che mercoledì 7 ottobre si è recato a cac-cia nell’Azienda Faunistico Venatoria di Valle dragojesolo, nel comune di Jesolo, in provincia di Venezia, azienda di proprietà dell’industriale trevigiano giuseppe stefanel. Re Juan carlos forse era in possesso del porto d’armi, forse anche delle polizze assi-curative, ma sicuramente era sprov-visto di tesserino venatorio regionale di caccia, documento rilasciato solo ai cacciatori residenti un una regione italiana. si configurerebbe quindi l’esercizio venatorio in violazione di ben tre leggi differenti, ovvero, la regionale n. 50 del 1993, la regionale n. 1 del 1997 ed infine la statale n. 157 del 1992, che poter cacciare pre-vedono espressamente: “è necessario il possesso di un apposito tesserino rilasciato dalla regione di residenza” e che “I capi di fauna abbattuta devono essere annotati, a recupero avvenuto, sull’apposito tesserino regionale”. la sezione Veneto della lAc chiederà all’ufficio caccia della Provincia di Venezia di effettuare le verifiche del caso e, qualora fosse accertata la cac-cia senza tesserino venatorio e degli altri documenti previsti dalla legge, chiederà che venga elevata la relativa sanzione a carico del reale di spagna (lAc, sezione del Veneto,8 ottobre).

LE CHIAmAvANO “50 LIRE”le chIAmAVAno “50 lIRe” PeR le loRo dImensIonI RIdoTTIssIme: FAceVAno TAnTA TeneReZZA, eRAno deI gIocATTolInI AnImATI nePPuRe molTo cos-TosI. occuPAVAno Poco sPAZIo e RIchIedeVAno cuRe mInIme, All’InIZIo. APPunTo, All’InIZIo. mA doPo un Po’ comIncIAVAno I guAI: cResceVAno A VIsTA d’occhIo, mAngIAVAno VoRAcemenTe, sPoRcAVAno l’AcQuA e PReTendeVAno TRoPPe ATTenZIonI. così, QuAlcuno decIdeVA dI AbbAn-donARle Al loRo desTIno. sIccome sTIAmo PARlAndo dI TARTARughe AcQuATIche, Il desTIno In QuesTIone non PoTeVA esseRe AlTRo che lA moRTe. lAscIATe neI PRATI o neglI sTAgnI, le PIccole “eX 50 lIRe” eRAno Im-mAncAbIlmenTe uccIse dAl FReddo. lo conFeRmAno TuTTI I TesTI sPecI-FIcI: le TARTARughe TRoPIcAlI non Possono soPRAVVIVeRe All’InVeRno ITAlIAno. mA PeR loRo FoRTunA QuesTI ReTTIlI non sAnno leggeRe e QuIndI molTI esemPlARI, eVIdenTemenTe AnAlFAbeTI, dImosTRARono dI PoTeR sVeRnARe Anche A ToRIno. sì, A ToRIno, nel gRAnde PARco dellA PelleRInA, doVe esIsTono due lAghI ARTIFIcIAlI un TemPo Regno dI geR-mAnI e cARPe e oggI soRPRendenTI condomìnI dI TesTuggInI. cenTInAIA dI AnImAlI , semPRe PIù gRossI e AdATTATI, PoPolAno I lAgheTTI, sus-cITAndo AllegRIA, sTuPoRe e QuAlche domAndA. dA AnImAlIsTI, cosA dobbIAmo PensARe? e’ un PRodIgIo nATuRAlIsTIco o un’AbeRRAZIone FAunIsTIcA? sI deVe gIoIRe PeR lA FoRZA dellA nATuRA o sI deVe PIAngeRe PeR l’ennesImo mIsFATTo umAno?chI scRIVe non hA RIsPosTe e sI lImITA A FAR conosceRe lA QuesTIone, Anche con l’AusIlIo dI QuAlche suggesTIVA ImmAgIne.

mauro cavagliato (lAc Piemonte)Fotografie di giulia cavagliato

lA legA PeR l’AbolIZIone dellA cAccIA, seZIone del FRIulI VeneZIA gIulIA, non Può che RImAneRe sconceRTATA dI FRonTe Alle PARole del sIndAco dI sAcIle, RIchIAmATe dAllA sTAmPA locAle, con le QuAlI Il PRImo cITTAdIno hA deFInITo lA sAgRA deglI oseI “unA fesTA deLLA nATuRA”. non ResTA che chIedeRsI doVe Fosse Il sIndAco ceRAolo menTRe mIglIAIA dI AnImAlI se ne sTAVAno RInchIusI In mInuscole gAbbIe con Il cAldo ToRRIdo, InsoPPoRTAbIle PeR le sTesse PeRsone PResenTI.

Posto che al sindaco sono sfuggite certe esemplari immagini, divulghiamo le foto scattate domenica 16 agosto, auspicando che lo stesso non ritrovi la festa della natura nei coniglietti, ammassati uno sull’altro, che alle 2 del pomeriggio invocano fresco ed aria, o nei pappagalli che non possono nemmeno mettere le zampe sul posatoio per mancanza di spazio, oppure nel merlo che, al posto delle piume, ha sul capo una grande crosta etc. etc.Invitiamo, infine, i cittadini di sacile che ancora si ostinano a voler questo tipo di sagra, fortunatamente la minoranza, ad osservare questi animali ed a do-mandarsi se tutto ciò non debba finire.

p.s. : è stato realizzato anche un video con le immagini in questione, pubbli-cato su you Tube al seguente indirizzo

www.youtube.com/watch?v=tCgdsWuykiq

FRIULI

Page 7: quest’anno è toccata al frosone ma - abolizionecaccia.it · Membro dell’ EFAH European Federation Against Hunting numero 3 2009 BOLLETTINO DELLA LEGA PER L’ABOLIZIONE DELLA

Lo StrillozzoPeriodico bimestrale della lAC lega per l’Abolizione della CacciaRegistrato al Tribunale di milano il 28/1/1995 al n. 37 Iscrizione al ROCn. 2721 - Edizione lACAbbonamento annuo 20,00€ da versare su ccp 31776206 intestato a: lega per l’Abolizione della Caccia milano

Finito di stampare il 4 Dicembre 2009

Redazione: guido de Filippo & Paola Verganti Amministrazione Viale Solari, 40 20144 milano Tel/fax: 02.47711806Direttore responsabile: Andrea RiscassiImpaginazione : Francesco Franciosi www.francescofranciosi.comStampa: Coop Paolo VI gorgonzola mi Stampato su carta riciclata 100%

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PrivacyIn conformità al d. lgs. 196/2003 (Codice in materia di dati personali), le finalità del trattamento dei dati relativi ai destinatari del presente periodico consistono nell’informare i lettori sulla situazione della caccia e sulle attività dell’associazione, mediante l’invio della presente rivista. l’Editore garan-tisce il rispetto dei diritti dei soggetti interessati previsti dalla suddetta legge.

ELENCO DELLE SEZIONI DELLA LAC

LAC - SEDE NAZIONALE

ABRUZZO - c/o marina Angela Anna gallo (delegata respon-sabile), Via Roma 202, 66016 guardiagrele Chtel. 0871/809598 (casa), 0871/82230 (uff.), fax 0871/82230

ALESSANDRIA - c/o Centro Servizi per il Volontariato CSVA Via Verona 1, 15100 Alessandria. delegato responsabile: Ste-fano bovone, tel. 348/8921389, [email protected]

ASTI - c/o Claudio Ferraris (delegato responsabile) Via Trento 9, 14020 Robella d’Asti AT, tel. 011/4310793

BERGAMO - c/o giuseppe mangoni (delegato responsabile), Via marconi 31, 24047 Treviglio bg, tel. 0363/47201 [email protected]

BIELLA - c/o Centro Servizio Volontariato, Via Tripoli 2413900 biella, tel. 011/4310793, [email protected] delegato responsabile: marika Solesio

BRESCIA - Via Fenarolo 36, 25122 brescia, tel. 030/2000782 e-mail [email protected], web www.lacbrescia.orgccp 11336252. Presidente: maria Consuelo bianco

CAMPANIA - c/o maria gabriella Vanin (delegata responsa-bile), Via Sebastiano Enrico de martino 9, 80062 meta NAtel. 347/3768001, 339/8531461, fax 06/55265695

CUNEO - (giovanni Salomone Presidente) c/o Enrico bonetto (delegato responsabile) 338/9103890

EMILIA ROMAGNA - c/o Carla Carrara (delegata responsa-bile), Via Vallescura 7, 40136 bologna, tel. & fax 051/582247 e-mail [email protected]

FRIULI VENEZIA GIULIA - c/o Alessandro Sperotto (delega-to responsabile), Via del boccolo 18, 33080 San quirino PN tel. 0434/91376, 347/4913282 e-mail [email protected]

FROSINONE - c/o Roberto Vecchio (delegato responsabile) Via Arcinazzo s.n.c., 03014 FIUggI FRtel. 06/59084226 (u), 333/2155403

LATINA - C/o Pietro liberati (delegato responsabile), via Col-le Segatore 8, 04010 giulianello di Cori lT, tel. 329/4955244 e-mail [email protected]

LAZIO - Via Angelo bassini 6, 00149 Roma, tel. 3385484055 ccp 38717005, e-mail [email protected] responsabile: marcello morrone

LECCO - c/o luigi Parea (delegato responsabile)Via Primule 18/a, 23864 malgrate (lC), tel. 3396657853e-mail [email protected]

LIGURIA - Via martiri della libertà 23/7, 16156 genovatel. 010/661758, e-mail [email protected]://users.iol.it/ecopol/lACliguria.htm

LOMBARDIA - Casella postale 10489, Ufficio postale Isola 20100 milano, ccp 14803209. Sede: lega Abolizione Caccia Via Solari 40, 20144 milano, tel./fax 0247711806e-mail [email protected] responsabile: graziella Zavalloni

MARCHE - c/o danilo baldini (delegato responsabile), loc. Pian di morro II° n. 4, 60043 Cerreto d’Esi (AN), 0732/677106 328/0831502 (spento in orario di ufficio)e-mail [email protected]

MODENA - c/o Emilio Salemme (delegato responsabile), Via Panni 167, 41100 modena, tel. 347/4885078e-mail [email protected]

NOVARA - c/o Centro di servizio del volontariato, Via monte Ariolo 10/12, 28100 Novara. delegata responsabile: Eleanna Zambon, e-mail: [email protected]

PADOVA - c/o monica beltrami (delegata responsabile)Via Torre Sopra 54, 35010 Campodoro Pd, tel. 331/9033161e-mail [email protected]

PAVIA - c/o Adriana Pozzato (delegata responsabile), Via Cesare battisti 32, 27020 Albonese PV, tel. 333/2177084 e-mail [email protected]

PESCARA - c/o marco Corazzini (delegato responsabile)Via Aldo moro 7, 65026 Popoli PE, [email protected]

PIEMONTE - Via Ormea 24, 10125 Torino, telefono & fax 011/6504544, e-mail [email protected], ccp 33346107, codice fiscale 97542360017. Presidente davide Pistone. Apertura al pubblico lunedì-venerdì 10-12, 14-18 sabato 10-13. Servizio di vigilanza [email protected] mercoledì 18,30-20,30

PORDENONE - c/o Alessandra marchi (delegata re-sponsabile), Piazza XX Settembre 3, 33170 Pordenone tel. 0434241292, e-mail [email protected] [email protected]

PUGLIA - c/o Francesco Fortinguerra (delegato respon-sabile), Via bezzecca 62, 71017 Torremaggiore Fg, tel. 0882/394010 (chiamare dalle ore 14 alle ore 15), codice fiscale 93038000712, email [email protected]

SARDEGNA - c/o Stefano deliperi (delegato responsabile) Via Asti 9, 09126 Cagliari, tel. 070/301639, 070/6000233 fax 070/490904.e-mail:[email protected]

SAVONA - c/o Valentina Scasso (delegata responsabile) Via mazzini 45/3, 17056 Cengio SV, tel. 333/2849538 346/3121281, [email protected]

TOSCANA - c/o Andrea Cucini (delegato responsabile)Via Coneo 14/A, 53034 Colle Val d’Elsa SI, tel. 0577/971122 oppure 338/5908134, e-mail [email protected]

TRAPANI - c/o Enrico Rizzi (delegato responsabile), via 541 n. 17, 91016 Erice Casa Santa TP, tel. 389/2721187, e-mail [email protected]

TRENTO - c/o Caterina Rosa marino (delegata respon-sabile) Via F. biasi 36, 38010 San michele all’Adige TN tel. 347 3789239, e-mail [email protected]

TREVISO - c/o Adriano de Stefano (delegato respon-sabile), Via montello 9, 31025 Santa lucia di Piave TV e-mail [email protected]

TRIESTE - c/o Walter Stefani (delegato responsabile), Via Erta di S. Anna 22, 34149 TRIESTE, tel. 338/7121635 l-V feriali ore 8-15, fax 040384097 dopo le ore 18 e-mail [email protected]

UDINE - c/o massimo deganutti (delegato responsabile), Via Cividale 114, 33100 Udine, tel. 0432/282280, 338/1980127 e-mail [email protected]

UMBRIA - C. P. 25, 06125 Ponte Valleceppi Pg, tel. e fax 075/5899283. delegato responsabile: Sergio bovi-ni detto Revoyera, Via Pinturicchio 92, 06122 Perugia tel. 339/4654706

VENETO - Via Cadore 15/C int. 1, 31100 Trevi-so, tel. 347/9385856, e-mail [email protected] www.lacveneto.it. delegato responsabile: Andrea Zanoni

VENEZIA - c/o maria Caburazzi (delegata responsabile) Via Palazzo 27, 30174 Venezia mestre VE, tel. 041/950310 348/8908586, fax 041/980544

VERCELLI - c/o Centro Servizi del Volontariato, Via g. Ferraris 73, 13100 Vercelli, tel. 340/7954182 e-mail [email protected] delegato responsabile: Elisa Fassione

VERONA - c/o miranda bizjak (delegata responsabi-le), Via belvedere 169, San Felice Extra, 37131 Verona tel. 045/533306, email [email protected]

VICENZA - Via dell’Astronautica 3/C, 36016 Thiene VI. delegato responsabile: Fabio moscato, tel. 335/6906450 e-mail [email protected]

CON LA LAC PER FARE LA SCELTA GIUSTA.

così... o così!

Casella postale 10489, Ufficio postale Isola, 20100 milano. Sede: Via Andrea Solari 40, 20144 milano, tel./fax 0247711806, e-mail [email protected]. C.F. 80177010156, ccp 31776206, CCb su Intesa San Paolo di milano, Corso garibaldi, Filiale milano 1, IbAN IT35m 03069 09441 000018051121 Presidenza: Carlo Consiglio, Via Angelo bassini 6, 00149 Roma, tel. 06/64690478, fax 06/55261729, e-mail: [email protected]