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QUADERNI PARMENIDE Rivista di cultura e didattica ANNO X | 20 | MAGGIO 2015 ISTITUTO SUPERIORE PARMENIDE VALLO DELLA LUCANIA SALERNO

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QUADERNIPARMENIDERivista di cultura e didattica

ANNO X | 20 | MAGGIO 2015

ISTITUTO SUPERIORE PARMENIDEVALLO DELLA LUCANIA SalERnO

QUADERNI PARMENIDE

Rivista semestraledellIstituto di Istruzione Superiore ParmenideVallo della LucaniaAnno X n 20 maggio 2015

DirettoreFrancesco Massanova

RedazioneSanta Aiello, Eugenia Rizzo

CopyrightIstituto di Istruzione Superiore ParmenideVia L. Rinaldi, 184078 Vallo della LucaniaTel /fax 0974/4147

www. liceoparmenidevallo. it

Stampa Editrice Gaia Srl - www. editricegaia. it

In copertina: Marc Chagall, Les Amoreux

Indice

EditorialEFrancesco Massanova pag. 7

lamorE dalla a alla Z 11Vincenzo Guarracino

lEttura di Verso il mare della dimenticanza di Josif BrodskiJE di il nostro amore come Bisanzio di HEnrik nordBrandt (n. 1945) 15Carlo Di Legge

PoEsiE scEltE 23Vincenzo Guarracino

ritorno di unEmoZionE 31Santa Aiello

amorE, lEttEratura, BEllEZZa a scuola 37Teresa Apone

comE PEtali di rosa. il Bacio damorE nEllartE 43Antonella Nigro

costruirE la civilt dEllamorE 57Antonio Landolfi

DIDATTICA E LAboRAToRI

alcEo, PoEta Politico 65Eugenia Rizzo

lamorE 73Sabrina Del Gaudio

il draBBlE. anima vagantE 77Angela DAngelo

amorE E amiciZia 81Elene Sagaria

amorE Patologico. crEdEvo fossE un sogno 85Gabriella Giordano

Quando lamorE ti salva 95Gabriella Di Lorenzo

una strana fiaBa 99Mariagabriella Leo

ParolE cHE riEmPionoil vuoto dEllanimo 105Giulia Di Leo

APPENDICE

Hai dEtto cHE vErrai la sEralE ParolE cHE non vEngono dEttE 111Carlo Di Legge

lamorE 117Antonio Rizzo

Hanno collaborato a questo numero:

Francesco Massanova Dirigente IstitutoVincenzo Guarracino Critico letterario e poetaCarlo Di Legge ex Dirigente Istituto e poetaSanta Aiello Docente IstitutoAntonio Landolfi Docente IstitutoAntonella Nigro Docente IstitutoEugenia Rizzo Docente IstitutoTeresa Apone ex Docente Istituto

Studenti:Angela DAngelo V b liceo classico; Sabrina Del Gaudio I b scienze umane; Giulia Di Leo IV D liceo linguistico; Gabriella Di Lorenzo IV A scienze umane; Gabriella Giordano IV A liceo classico; Mariagabriella Leo IV A liceo classico; Martina boccia, Francesca Maio, Alice Pugliese, Carmela Veneri, Stefania Sansone e Flora Pellegrino V A liceo classico; Elene Sagaria II D liceo linguistico.

francEsco massanova

EDIToRIALE

editoriale 9

Lamore dalla A alla Z, in senso lato, un tema talmente vasto ed infinito, che certamente non potrebbe essere esaurito neppure con lultimo respiro dellultimo uomo sulla terra, e, daltra parte, per chi ha una visione da cre-dente, non importa in quale Dio, lamore prima di ogni cosa esiste, in quanto ci che ha dato il via al tutto.

Cosa dire, dunque, sullargomento? Vivere lamore pu essere la cosa pi semplice del mondo, ma anche la pi difficile, dipende tutto da cosa si in-tenda per amore e soprattutto se esso implichi reciprocit o meno. Amare inevitabile e parlare damore difficile, si rischia di essere banali o astrusi. Tuttavia una considerazione voglio azzardarla, vivere richiede amore per la vita e soprattutto per se stessi, e a tal proposito penso che solo chi si ama o, se vogliamo dirlo diversamente, si stima, riesca ad amare il mondo che lo circonda. Pensiamo pertanto alla responsabilit che grava sulla scuola e su ogni singolo docente nel far crescere e consolidare lautostima dei ragazzi ed instillare in essi una sana percezione del proprio io .

La giornata della poesia dedicata allamore dalla A alla Z che ha preso spunto dallultimo libro del prof. Vincenzo Guarracino e che ha visto la par-tecipazione, oltre che dello stesso autore, di alcuni dei poeti le cui liriche compongono la raccolta, stata molto intensa e suggestiva. Gli alunni pre-senti nellauditorium del seminario diocesano di Vallo della Lucania, hanno dimostrato il loro apprezzamento per gli interventi, partecipando in vario modo al convegno: declamando testi di autori noti, ma anche proprie com-posizioni, cantando, danzando, ma, soprattutto, prestando una attenzione tanto pi significativa in questo tempo in cui la superficialit sembra farla da padrona. Quale forma letteraria pi indicata della poesia per parlare damore da sempre? Ci ribadito dal prof. Guarracino nella prefazione del libro nel quale lamore considerato sotto varie sfumature, ma sempre come naturale

10 FraNCeSCo MaSSaNoVa

rapporto tra esseri umani, per citare lautore: questa naturalit ad essere rappresentata nei testi che qui presentiamo, in una gamma vastissima che abbraccia il rapporto tra gli esseri, che si cercano, si uniscono, si perdono, ma anche i sentimenti pi intimi che legano reciprocamente figli e genitori tra loro. Ed esattamente questo concetto ad essere emerso dalla declamazio-ne delle poesie dei poeti intervenuti e che ringrazio: Vincenzo bruno, Fabio Dainotti, Carlo Di Legge, Rino Mele, omar Pirrera, Renzo Vassalluzzo .

Dicevo sopra che non semplice parlare dellamore come parte integrante della nostra vita ed oggi stato acceso un riflettore che ha evidenziato diversi aspetti di un sentimento che presenta molte sfaccettature, cosicch anche a noi stato dato modo di focalizzare lattenzione sugli effetti damore nel nostro vissuto.

Un grazie va alle ottime professoresse Santa Aiello ed Eugenia Rizzo che, con la consueta professionalit, hanno curato lorganizzazione della giornata della poesia e naturalmente la redazione di questo numero della rivista. Gra-zie, infine, a quanti, docenti e alunni, hanno dato un significativo contributo con i loro articoli.

voncEnZo guarracino

LAMoRE DALLA A ALLA Z

laMore dalla a alla z 13

Amore, veramente pigliando e sottilmente considerando, non altro che unimento spirituale dellanima e della cosa amata: la definizione che di tale sentimento ne d Dante (Convivio, III, 2, 3), anche se corretta in linea di principio, appare quanto meno inadeguata, se si considera che sembra esclu-dere i sensi che tanta parte hanno nella sua nascita e nel suo consolidamento, come tutti ben sanno per diretta esperienza.

Certamente unimento spirituale (voler bene, bene velle, lo chiama Catullo nel C. 72), ma anche attrazione fisica, passione, che interessa luo-mo nella sua integralit.

in virt di questultima che luna persona sopra tutte cose desidera du-sare gli abbracciamenti dellaltra, e di comune volere compiere, tutte cose nel comandamento dello amore, come dice il celebre Andrea Cappellano, nel suo Trattato dAmore, 5. Anzi, a guardar bene, proprio questo secondo aspetto, quello della sua forza irresistibile a volte anche tormentosa, ci che da sempre filosofi e poeti hanno evidenziato.

Da Saffo, a Catullo, a Leopardi, per restare a poeti che di questo sentimen-to hanno fatto il fulcro essenziale della loro poesia, proprio questa ambiva-lenza che viene rilevata e sottolineata.

Della prima, di Saffo dalla chioma viola, basti citare il celebre frammento in cui si parla degli effetti devastanti di Eros, il giovane Dio dellamore: Eros mha squassato, come/ vento che sul monte sabbatte sulle querce.

Di Catullo, la celebre definizione dellamore come estasi e tormento, conse-gnata al carme 85: odi et amo. Quare id faciam, fortasse requiris. /Nescio, sed fieri sentio et excrucior (odio e amo. Come questo sia possibile/mi sfugge, ma lo sento ed uno strazio).

Di Leopardi, infine, chi non ricorda lattacco del canto Il pensiero dominan-te: Dolcissimo, possente/dominator di mia profonda mente; /terribile, ma caro/dono del ciel (vv.1-4)?

14 ViNCeNzo GuarraCiNo

Ma che vuol dire esattamente la parola amore? Legato etimologicamente allaccadico amaru (conoscere), il verbo amare, come precisava anche il vescovo Isidoro di Siviglia, (dilectiocarnalis, attrazione sessuale, Etimo-logie, VIII, 2,7), implica essenzialmente un forte coinvolgimento dei sensi, la parte cio istintuale delluomo, che a partire dalla vista si tramuta in deside-rio di possesso, di accoppiamento e di conoscenza in senso biblico, prima di tradursi in un fatto spirituale, in unimento de lanima.

Humanum amare est, sosteneva Plauto (Mercator, 319), e noi non ab-biamo motivo di dubitare o di mettere in discussione la sua necessit, tutta intrinseca al fatto stesso di essere propria delluomo a livello sia fisico sia soprattutto spirituale, intimo.

proprio questa naturalit ad essere rappresentata nei testi che qui pre-sentiamo in una gamma vastissima che abbraccia il rapporto tra gli esseri che si cercano, si uniscono, si perdono, ma anche i sentimenti pi intimi che legano reciprocamente figli e genitori tra loro. Testi raccolti, per lo pi inediti, nel gran mare della poesia contemporanea (tutti scrivono, si dice): senza esclusioni o gerarchie, con le credenziali evidenti di una democrazia della scrittura.

E con unambizione: di riuscire a dar voce ed evidenza, attraverso le figure che si organizzano in un gioco caleidoscopico attraverso i testi, al gran voca-bolario del senso amoroso, sul modello di quel geniale ed inarrivabile libro di Roland barthes, che Fragments dun discourse amoreux (1977).

carlo di lEggE

LETTURA DI VERSo IL MARE DELLA DIMENTICANzADI joSIF bRoDSkIj E DI IL NoSTRo AMoRE CoME bISANzIo

DI HENRIk NoRDbRANDT

Iosif Aleksandrovic Brodskij, noto anche come Joseph Brodsky, (Lenin-grado, 24 maggio 1940 New York, 28 gennaio 1996), stato un poeta, sag-gista e drammaturgo russo naturalizzato statunitense. brodskij fu insignito del Premio Nobel per la letteratura nel 1987 e nel 1991 fu nominato poeta laureato (United States Poet Laureate). Scrisse principalmente in russo, fatta eccezione per i saggi, che scrisse in inglese. considerato uno dei maggiori poeti russi del XX secolo.

lettura di verso il mare della dimenticanza di joSiF brodSkij e di il nostro amore come bisanzio di heNrik NordbraNdt 17

Verso il mare della dimenticanzadi josif brodskij

Non necessario che tu mi ascolti, non importante che tu senta le mie parole,

no, non importante, ma io ti scrivo lo stesso(eppure sapessi com strano, per me, scriverti di nuovo,com bizzarro rivivere un addio...)Ciao, sono io che entro nel tuo silenzio.Che vuoi che sia se non potrai vedere come qui ritorna primaveramentre un uccello scuro ricomincia a frequentare questi rami,proprio quando il vento riappare tra i lampioni, sotto i quali passavi in

solitudine.Torna anche il giorno e con lui il silenzio del tuo amore.Io sono qui, ancora a passare le ore in quel luogo chiaro che ti vide amare

e soffrire...Difendo in me il ricordo del tuo volto, cos inquietamente vinto;

so bene quanto questo ti sia indifferente, e non per cattiveria, bens solo per la tenerezza della tua solitudine, per la tua coriacea fermezza,

per il tuo imbarazzo, per quella tua silenziosa giovent che non perdona.Tutto quello che valichi e rimuovitutto quello che lambisci e poi nascondi,tutto quello che stato e ancora , tutto quello che cancellerai in un colpo

di sera, di mattina, dinverno, destate o a primaverao sugli spenti prati autunnali tutto rester sempre con me.Io accolgo il tuo regalo, il tuo mai spedito, leggero regalo,

18 Carlo di leGGe

un semplice peccato rimosso che permette per alla mia vita di aprirsi in centinaia di varchi

sullamicizia che hai voluto concedermie che ti restituisco affinch tu non abbia a perderti.Arrivederci, o magari addio.Lbrati, impossssati del cielo con le ali del silenziooppure conquista, con il vascello delloblio, il vasto mare della

dimenticanza.

Commento

Una malinconica poesia del premio nobel brodskij, dal tono molto elevato, direi universale: il poeta riesce a offrire, qui, limmagine di come la malinco-nia che pure un sentimento non idoneo alla produttivit e allefficienza riesca propria ed essenziale, adatta allumanit, allessere uomo in generale.

I versi ci aprono la prospettiva del silenzio: lemozione parla allemozione, ma non di necessit allaltro: non certo che laltro ascolter. Senonch lal-tro in poesia, come pure luno che scrive luno e laltro, in poesia, non sono necessariamente lautore e linterlocutore reale a cui la poesia rivolta, da cui la poesia occasionata. Non necessario, se non allo storico della letteratura o al critico, sapere chi era laltro in realt, un nome, una persona: luno e laltro in poesia sono in universale, sono tutte le donne, tutti gli uomini. Luno come laltro divengono luno e laltro in universale. Il poeta scrive e sente come tutti gli uomini farebbero, portando in luce un modo di sentire che ogni uomo pu riconoscere come suo; linterlocutore a cui la poesia si rivolge sente e legge come tutti gli uomini potrebbero leggere e sentire. Il poeta parla per tutti.

I versi ci aprono la prospettiva del silenzio perch certamente la donna una volta amata non legge e non ascolta, non nel momento in cui i versi ven-gono sentiti e scritti, e non certo che legger o ascolter. Ma importante per quanto strano rivivere un singolo addio, un singolo evento di cui la vita delle emozioni di un individuo tessuta, perch un silenzio entri in un altro silenzio, e nel silenzio continui a svolgersi un capitolo dellemozione che non termina con un addio lemozione di un addio che nel tempo si prolunga e si dirama intricandosi in centinaia di varchi.

La malinconia va con la nostalgia, che della malinconia in questo caso sentimento-parte. Nostalgico evocare con il ritorno della primavera, stagione

lettura di verso il mare della dimenticanza di joSiF brodSkij e di il nostro amore come bisanzio di heNrik NordbraNdt 19

del rifiorire della vita, ci che nei fatti non pi ma continua nei sentieri dellemozione: luno qui in quegli stessi luoghi in cui laltro non pi eppure, mistero del nostro modo di percepire/concepire il tempo, passava in solitudine. Alle notti si succedono i giorni ma nella stessa modalit del silenzio: silenzio dellamore, parola delladdio che prosegue nel tempo i suoi effetti.

Nostalgico, ricordare i tratti dellamata, quelli che sono pi inerenti alla dimensione di quel legame: linquietamente vinto ricordo del tuo volto, ancora, sebbene tale ricordare a lei sia indifferente; tali tratti vengono de-scritti con somma maestra e con somma benevolenza, con quella serenit che pu soltanto derivare da uneducazione sentimentale condotta senza posa, dal modo di sentire proprio di un animo superiore, appunto universal-mente condivisibile.

La permanenza di ci che stato, in quanto stato per noi importante, viene garantita e gelosamente custodita nel segreto dellanima, del modo di sentire del poeta. Persino ci che forse laltra canceller viene mantenuto in essere nella memoria, poich questo un modo tutto umano di conservare il trascorso, tenendolo a memoria, perch continui a parlarci, possibilmente educandosi, affinch ne siamo pi degni, e anche siamo degni di quel che viene, qualunque cosa sia.

Problematica, almeno nella traduzione peraltro assai condivisa la penul-tima parte: Io accolgo il tuo regalo tu non abbia a perderti. Interpreto che qualcosa accolgo, ovvero il leggero regalo che risulta un semplice peccato rimosso; qualcosa ti restituisco, ovvero lamicizia che hai voluto concedermi. ora, il regalo e lamicizia sono lo stesso? Ma, se sono lo stesso, com possibile che lo stesso venga accolto e insieme restituito? Direi di no, che non sono lo stesso: il regalo infatti era laddio, e il rifiuto quindi di un rapporto damore in senso stretto; e il regalo viene accolto perch un uomo magnanimo e grande in sentimenti come un vero poeta non pu fare diver-samente; viene accolta la volont dellaltra, la volont di un addio, perch questa relazione per qualche motivo era impossibile ma anche consentisse alla vita, come ogni addio, ancora di aprirsi in centinaia di varchi. Se la-more, vissuto adeguatamente, consente alla vita di aprirsi, e cos esaltarsi, lamore che intristisce per qualche mancata realizzazione costringe la vita a essere vissuta come fosse una privazione; allora pu essere laddio allamore che consente alla vita, dopo o durante lelaborazione del lutto, di aprirsi comunque e diversamente il dolore a volte pu essere forte e fertile di conseguenze positive quanto lamore e la gioia. Ma lamicizia, che veniva

20 Carlo di leGGe

invece concessa, viene restituita, perch laltra non abbia a perdersi nei meandri di quel sentimento, comunque problematico da costituire come da mantenere, sembra. Un capolavoro di concisione e di potenza, nella tristezza ma anche nellaugurio Librati, impossessati del cielo , sono i tre versi conclusivi, di cui non tento neanche un commento, lasciando a ogni lettore la suggestione che il lettore merita, e che i versi meriterebbero.

lettura di verso il mare della dimenticanza di joSiF brodSkij e di il nostro amore come bisanzio di heNrik NordbraNdt 21

Il nostro amore come bisanzioHenrik Nordbrandt (n. 1945)

Devessere statalultima sera. Devesserci statoimmaginoun alone sui voltidi chi si affollava nelle vieo sostava in piccoli gruppiagli angoli delle strade e nelle piazzee parlava a bassa voceun alone che doveva ricordarequello che ha il tuo voltoquando ne scosti i capellie mi guardi.Immagino che non parlasseromolto, e di cosepiuttosto indifferenti,che cercassero di parlaree si bloccasserosenza aver detto quanto volevanoe cercassero ancorae rinunciassero ancorae si guardasseroe abbassassero gli occhi.Le antichissime icone per esempiohanno in s quellalonecome il bagliore di una citt in fiammeo lalone che la morte imminentetrasmette alle foto dei morti precoci

22 Carlo di leGGe

nella memoria dei superstiti.Quando mi volto verso di tenel letto, ho la sensazionedi entrare in una chiesadistrutta dalle fiammemolto tempo fain cui solo il buio negli occhi delle icone rimastopiene delle fiamme che le hanno cancellate

a cura di vincEnZo guarracino

PoESIE SCELTE

poeSie SCelte 25

VINCENZo bRUNo

Alla mia sposa

Velata da una nebbia sottile,ti vedo vorticare nel Nullainfinito a rapire i miei pensieri.Sei tu, dolce compagna, fonteinesauribile di un amor che squarciai misteri dellEterno, al crepitaransimando delle fogliesulla strada disseccata dei miei sogni.

Di gioia, piango, e non di doloreper te, che sei specchio della miaanima, sorgente radiosa di carit.

A te, luce iridiscente, che col tuo amorehai inondato come stellala mia esistenza: il mio Grazie!

da Il sole della vita, 2009

RivoluzioneSe fondamentale ogni storia, a maggior ragione lo quella che cattura e

catalizza ogni energia proponendosi, unica e insostituibile, come la Storia per antonomasia, legata com alla figura di riferimento di tutta la vita. In essa, lIo scopre e celebra se stesso nellaltra, che si rivela come autentica stella polare dellesistenza.

26 a Cura di ViNCeNzo GuarraCiNo

FAbIo DAINoTTI

Nelle pene damoreA Rosetta

Nelle pene damore accovacciati,guardiamo fuori e guardiamo noi stessi;le spalle curve, camminiamo oppressie di contento dolore accigliati.

Solo piet proviamo e come odiare?Cammina in luce grigia che la stringe,tra un clangore dangoscia che la spinge;la nostra pace imparer ad amare.

(inedito)

ossimoroChe cosa vuol dire amare? Ed davvero unarte che si pu apprendere,

come auspica Fabio Dainotti? Legato etimologicamente allaccadico amaru (conoscere), il verbo amare implica un coinvolgimento dei sensi, la parte istintuale, che, come si tramuta in desiderio di possesso, di biblica cono-scenza, cos immette nellindividuo un elemento di sconvolgimento, di per-dita delle reali dimensioni delle cose, per tradursi in uninsostenibile ossimo-ricit, in un contento dolore, cosa cui non ci si puo davvero abituare e che quanto mai arduo imparare ad accettare.

poeSie SCelte 27

RINo MELE

La donna del giardino delle rose

Il vento sapre osceno quando nudafermi la corsa sulle rocce pi aspre e il nero dellevoraci magnolie gridae cadendo inizi una segreta danza, come se tuttoIntorno-bandiere, lenzuolo, panno, garzae infiniti nastri-muovesse un affanno dolce, il respirose chiede il tuo corpo un dio. Forsestenti a riconoscere la voce che vorrebbe portartilontano, chi sia luomosenza capelli, il bastone da aruspice, Edipoe Tiresia insieme, quali ombre lo seguano, il padreLaio che domanda di tee offre cavalli e draghi per farti scampare al buioche sappressa, i palazzi sconvolti, le case, gli arginisenza difese, le strade invase dai fiumie questi ghiacciati nellincendio, come strade.(2001, inedito)

Corpo tutto un gioco di attese: la rima attende il verso che ne lo specchio,

il corpo della donna, come una casa che aspetta di essere abitata, aspetta un dio a coinvolgerlo in una danza segreta ed essenziale. La scena quella di un desiderio che sogna di trovare appagamento in una forma, prima di intraprendere lavventura dellesistere, una volta riconosciuti faticosamente i suoi fantasmi. a partire da ci che Rino Mele descrive il sogno di unione con unimmagine, in cui si ripete il romanzo familiare di uninfinita peripezia sullorlo sempre di una maceria, di un abisso.

28 a Cura di ViNCeNzo GuarraCiNo

oMAR PIRRERA

Il tuo risveglio

Amore,potesse il tuo risvegliofugare le mie pene.Invecesparsi intorno i capellidormied il rosso desiderio della boccati rassomiglia ad un fiore addormentato.

(inedito)

RisveglioIl soggetto amoroso, in preda a sentimenti dolorosi, contempla loggetto

del suo amore immerso nel sonno di un alone di bellezza: una situazione con-sueta, familiare, questa espressa nei versi di omar Pirrera, in cui uno sguardo innamorato trasforma lauspicio del risveglio dellamata in unalba sempre nuova della vita.

poeSie SCelte 29

RENZo VASSALLUZZo

Parola temeraria che sei Amore

Parola temeraria che sei AmoreDolce nelle consumate menzogneSe esci dalla bocca ed gi bereAllora veritiera, pur amaraCome un frutto che non si coglieE non sa decidersi a cadere.(inedito)

Valore un valore lamore, la parola amore: a pronunciarla, se ne avverte tutta

lambiguit, la sua necessaria ossimoricit. Meglio allora conservarla dentro, custodirla, non farla uscire dalla bocca. Come lantico poeta, Renzo Vassal-luzzo, consapevole che la sua parola non deve rischiare di restare esposta allincomprensione di gente strana e sconosciuta, la proclama con pudica accortezza, come una fede.

santa aiEllo

RIToRNo DI UNEMoZIoNE

ritorNo di uN eMozioNe 33

A Santarosa dinverno

Ciascuno di noi ha ricordi indelebili della vita: i luoghi, le persone, i sogni, noi stessi e la quotidianit fatta di conoscenza e crescita. Quanti attori, pi o meno belli e brutti, pi o meno positivi e negativi contribuiscono a stendere il romanzo fatto di momenti unici e irrepetibili, e quante allegre e tristi par-tenze!

In quella parte del libro della mia memoria dinanzi alla quale poco si po-trebbe leggere,.1 il vento della memoria ha soffiato un ricordo della mia infanzia: la sera prima di addormentarmi nella camera da letto di mia nonna.

La camera da letto di mia nonna era grande, con due finestre grandi, i ve-tri rotti e gli sportelli ben chiusi, soprattutto quando il freddo dellinverno spargeva aghi. Larredamento era spartano: un armadio senza specchi, una cassapanca in noce, un letto matrimoniale, un comodino, una sedia e il mio lettone. Ho dormito con i nonni fino allet di tredici anni, ma questa unal-tra storia. Le pareti della camera si specchiavano sul pavimento in cemento grigio chiaro, colore predominante. Unico decoro alla camera, una vecchia cornice con unicona del Volto Santo di Ges: biondo era e di gentile aspetto2. Cos lo ricordo. Questo cera sulla parete al lato della nonna e difronte al mio letto. Ma, nella camera da letto di mia nonna, inconsapevolmente, trovavo la mia carica interiore.

La mia famiglia gestiva un podere baronale e, come tutti i contadini del vecchio secolo, lavorava dalle dodici alle quattordici ore al giorno in modo duro per assicurare la sopravvivenza di tutti minacciata dalle dure condizioni di vita. A volte, lesistenza era fatta di stenti economici, paura, fatica e isola-mento. Allora un turpiloquio di carattere religioso metteva le cose a posto.

1 Dante Alighieri, Vita Nova, L. I.2 Dante Alighieri, Divina commedia. Purgatorio, canto III, v. 107.

34 SaNta aiello

Allora si imprecavano i Santi, la Madonna, Dio, cio tutti, bisognava scen-derli tutti. Allora si d il caso che mio nonno era davvero bravo.

Mio nonno, il patriarca di giorno bestemmiava, mia nonna di sera pre-gava. Prendeva dalla sedia il suo rosario sgangherato, non di quelli moderni colorati e brillanti, e pregava. Tutte le sere pregava. Mio nonno bestemmiava, mia nonna pregava. E, tutte le sere alzando il tono della voce concludeva le sue preghiere con: Dolce cuore del mio Ges fa che tami sempre pi, dolce cuore di Maria siete la salvezza dellanima mia.3 A volte, quando la stanchezza era pi pesante abbreviava le preghiere, ma la conclusione era sempre la stessa: Dolce cuore del mio Ges fa che tami sempre pi, dolce cuore di Maria siete la salvezza dellanima mia. Io trattenevo il respiro e poi mi addormentavo cullata da quelle dolci parole, immaginando come in una favola, quel volto bello e biondo con un cuore tra le mani trafitto da spine e rosso di sangue grondante. Immaginavo, perch licona era oscurata dal buio, la Citilena4 era spenta sul tavolo in cucina. Questo avveniva tutte le sere per tredici anni. Quanta dolcezza, amore e bellezza mi hanno nutrita, e forse oggi ancora vivo di rendita.

Il 16 giugno 2012, a Salerno, devo incontrare il mio ultimo amore, per ora. Scendo dal treno frettolosamente e nella piazza della Stazione mi sento rapita dal suono di unallegra banda musicale. Non riesco a realizzare subito lav-venimento, ma un antico sentimento gioioso mi pervade, mi guardo intorno, e solo in quel momento mi appare il Volto Santo di Ges portato in proces-sione e in quell istante ho avuto la sensazione che il tempo si fosse fermato.

Il ricordo mi porta l dove il mio cuore doveva andare, a mia nonna, alla camera da letto, a quella vecchia cornice Del tempo passato non c pi traccia, il secolo scorso con la sua velocit ha accorciato le distanze, ha cam-biato lo stile di vita, ha violentato la natura, ha modificato i caratteri distintivi di: amore, amicizia, solidariet, religione. E, quellicona tanto cara non c pi. Dopo cinquantanni cambiato tutto, tranne la memoria.

Ma, ora ci sei tu, e la mia preghiera di giubilo per la tua presenza.Ti intravedo nel passeggino, sgambetti gioiosa, braccine aperte, mentre ti

avvicini. In lontananza il colore azzurro del mare fa da sfondo. Dolce color doriental zaffiro/che saccoglieva nel sereno aspetto/del mezzo, puro infino

3 Giaculatoria.4 Lampada ad uso domestico. La lampada utilizzava come combustibile lacetilene, un gas pi

leggero dellaria C2H2, prodotto dalla reazione chimica generata dal contatto dellacqua con il carburo di calcio CaC2.

ritorNo di uN eMozioNe 35

al primo giro/a li occhi miei ricominci diletto/tosto chio usci fuor de lau-ra morta/che mavea contristati li occhi e l petto5. Questi versi di Dante rendono bene lidea della forte e amorevole emozione che mi ha travolta dallistante della tua nascita e continua ancora. A volte, la vita sofferenza fisica e spirituale, ma sempre desiderio damore e aspirazione alla vita a quellamore salvifico che sa di dolce. ora che il cerchio si chiuso e io non sono pi nipote ma nonna prego anchio, anche se in modo diverso.

Dolce zaffiro dellanima mia/non conosci la profondit delle mie ferite/ma le hai accarezzate.

Quanto scritto non vuol essere un confronto fra generazioni, ma piuttosto il tentativo di quanto si pu esprimere con un unico linguaggio, quello della-more, ma soprattutto come il recupero delle sue radici trascende le indivi-dualit e si pone al servizio del bello, del Vero, dellUno.

E non oso azzardarmi in analisi teologiche, voglio soltanto testimoniare une-mozione personale di nipote e nonna derivata anche dallammirazione di cose belle. Unemozione, forza propulsiva che conduce il cuore e la mente a consi-derare i valori pi alti della vita e al desiderio di vita, unitamente a quellanelito allAssoluto che da sempre luomo inconsapevolmente si porta dentro.

Il Divino che da sempre si incarna nella storia e nella vita degli uomini e che immensamente ci supera e insieme ci completa.

Aristotele diceva: La memoria lo scriba dellanima.Ti prego, oh memoria, sii sempre lo scriba dellanima mia!

5 Dante Alighieri, Divina commedia. Purgatorio, canto I, vv. 13-18.

tErEsa aPonE

AMoRE, LETTERATURA, bELLEZZA A... SCUoLA

aMore, letteratura, bellezza a... SCuola 39

Pochi anni fa mi sono ritrovata a leggere in classe un monologo di Luciana Littizzetto, omettendo le cattive parole (anche se i nostri alunni le conoscono comunque).

Come mai questa scelta e cosa diceva di cos importante quel monologo?Il monologo invitava le donne, le ragazze a difendersi in amore, a non

fraintendere lamore con il possesso e la gelosia esasperata. Mi era piaciuto perch era semplice, diretto e adeguato a colpire con la sua immediatezza il pubblico giovanile. Ritenni allora opportuno farne una lezione perch mi accorgevo che molte ragazze, come me forse alla loro et, avevano le idee un po confuse in merito e questo, a volte, pu essere fuorviante e pericoloso. Gli alunni apprezzarono molto, segu un dibattito e credo che quella lezione sia stata importante per loro, ritengo abbia costruito qualcosa.

La scuola spesso si ritrova ad essere maestra di vita anche senza volerlo e senza metterci volontariamente lintenzione, come quella volta.

Di solito quando inizia lanno scolastico, nel triennio espongo il concetto di letteratura cercando di non presentarlo direttamente agli alunni, ma di far-lo venire fuori dalle loro parole. Sono io a fare domande, orientandoli nelle risposte. Spesso la definizione viene fuori cos. Riescono a definire il concetto con le loro conoscenze, poi io aggiungo dellaltro. Sintetizzo qui di seguito le mie parole: la letteratura siamo noi, siamo ci che leggiamo nei testi. Nei testi riscopriamo noi stessi, pertanto la letteratura vita.Vita che ha unanima attraverso le parole. Tutto questo anche arte, cos come un bel quadro che contempliamo in un museo. Questarte fatta di parole che suggeriscono in noi immagini, emozioni, stati danimo.

Leggo a questo punto qualche poesia, spesso Linfinito di Leopardi o altro e chiedo a loro se sono capaci di scrivere un testo del genere.

Cos nasce la prima lezione di letteratura italiana nel terzo anno. Ma i miei

40 tereSa apoNe

alunni, se li ho seguiti anche al biennio, attraverso il testo antologico e lepica hanno gi letto testi e libri e sono stati avviati a questo discorso.

Anche nel biennio la letteratura si intreccia con la vita, la morte, lamo-re, lodio, la felicit, il pericolo, la solitudine e tutto luniverso interiore delluomo.

Lamore prevale tra questi sentimenti.Esso prospetta una dimensione esi-stenziale difficile, bifronte, come ci hanno insegnato un po tutti i poeti, oltre che la nostra esperienza. Alla loro et questo universo si dischiude come primo momento di esperienza piena della vita. Quasi tutte le alunne o gli alunni hanno vissuto la prima cotta o linnamoramento e un testo chiave che tocca questo tema e che spesso propongo come esercizio di analisi testuale il sonetto di Dante Alighieri Tanto gentile e tanto onesta pare.

Tanto gentile e tanto onesta parela donna mia, quandella altrui saluta,chogne lingua devn, tremando, muta,e li occhi no lardiscon di guardare.Ella si va, sentendosi laudare,benignamente dumilt vestuta,e par che sia una cosa venutada cielo in terra a miracol mostrare.Mostrasi s piacente a chi la mirache d per li occhi una dolcezza al core,che ntender no la pu chi no la prova;e par che de la sua labbia si movaun spirito soave pien damore,che va dicendo a lanima: Sospira.1

ora devo aprire una parentesi di ordine metodologico-didattico che an-che un po uno sfogo come docente. Lanalisi testuale , di cui sono imbot-titi, farciti, esame di stato, libri di testo e programmi, rimane sterile esercizio se non accompagnata allamore per la letteratura. Sforneremo tecnici, spe-cializzati e non persone umane, capaci di capire, sentire e giudicare se non trasmetteremo insieme a questo lavoro la passione per la letteratura. E questa passione si emana!

1 Dante Alighieri, Vita nova, cap.XXVI.

aMore, letteratura, bellezza a... SCuola 41

La si trasmette in tanti modi , uno di questi fare entrare in piena empatia lallievo con il contenuto del testo. Tutto il resto cornice che amplifica, completa la comprensione, ma limpatto col testo, secondo me, deve essere prima di tutto emotivo.

A tale scopo prima di parlare del sonetto sopra citato, chiedo ai miei allievi di spiegarmi le sensazioni che provano quando si innamorano. Con un po di ritrosia mi parlano di loro, delle loro sensazioni ed emozioni. A questo punto leggo la lirica e faccio notare come in fondo il loro approccio alla-more, soprattutto nella fase iniziale, identico a quello del poeta fiorentino. Lidealizzazione, la lingua che si inceppa, la dolcezza penetrante dello sguar-do dellinnamorato/a che colpisce dritto il cuore, lincapacit degli occhi di sostenere lo sguardo

Tutto uguale, irrimediabilmente identico, anche se il contesto distante anni-luce. Qui si innesta la lezione sul Medioevo e sul dolcestilnovo, legato alla nascita dei Comuni e della societ borghese. La struttura del sonetto la conoscono gi, come prerequisito e la ricavano da soli, cos come le figure retoriche. Ma senza parafrasi e comprensione del testo tutto sarebbe pi dif-ficile

Unaltra volta mi sono ritrovata, sempre nella stessa classe a fare una lezio-ne molto ardita e difficile sulla libert dellamore. Un ragazzo omosessuale aveva scritto una lettera ad un quotidiano in occasione di un fatto eclatante avvenuto a Notre-Dame: un esponente di destra si era tolto la vita per prote-stare contro la legge sui matrimoni gay deliberata dallAssemblea Nazionale francese. I ragazzi stessi me ne avevano parlato.

La Presidente della Camera boldrini, aveva risposto a quel ragazzo, la sua lettera commentava anche un altro fatto molto tragico, il suicidio di una ra-gazza di nome Carolina che aveva toccato molto i ragazzi. Le due lettere era-no molto belle e ricche di drammaticit, spunti anche sul difficile rapporto generazionale. Le abbiamo lette in un silenzio assordante e poi ne abbiamo discusso.

Perch leggere quelle due lettere?Perch a volte noi insegnanti percepiamo qualcosa: disagi, chiusure, raz-

zismo, pregiudizi, difficolt E quando ci avviene, abbiamo il dovere mo-rale di intervenire nel modo giusto ,indicando una strada attraverso linfor-mazione, la conoscenza e il dialogo, anche se questo ci costa coraggio e fatica.

La scuola anche questo ed in questi casi le programmazioni possono fer-marsi un attimo e intersecarsi alla lezione.

Unaltra lezione legata allamore quella sulla bellezza.

42 tereSa apoNe

La giovinezza felice perch ha la capacit di vedere la bellez-za. Chiunque sia in grado di mantenere la capacit di vedere la bellezza non diventer mai vecchio

Franz kafka

Amore, arte, vita si nutrono del valore della bellezza. Educhiamo i nostri allievi al bello. bella una poesia, un quadro, un paesaggio, un gesto, un film, unopera darte, un viaggio. Pi capacit avranno ora, da adolescenti, di introiettare (meglio ancora da bambini!) questo valore estetico, interiore, morale, migliore sar la loro capacit di diventare adulti pi completi.

Infine, credo, che la scuola debba educare anche alla felicit ma di que-sto parler forse unaltra volta

offro solo al lettore pochi e bellissimi versi sulla felicit di Alda Merini au-gurando ad ogni allievo di farla propria soprattutto nei momenti di maggiore difficolt

La miglior vendetta?La felicit. Non c niente che faccia pi impazzire la gente del vederti felice.

Alda Merini

antonElla nigro

CoME PETALI DI RoSAIL bACIo DAMoRE NELLARTE

CoMe petali di roSa 45

Presentare un saggio sul bacio nellarte potrebbe, a primo acchito, apparire pleonastico, ma va evidenziato come il tema sia talmente affascinante e com-plesso da riservare ancora numerose sorprese semantiche e iconografiche. Partendo dal principio che molte credenze sostengono che con il bacio gli es-seri umani confondano le loro anime, nel senso etimologico di versare, tra-sferire se stessi nellaltro, chiaro che il bacio esprime certamente lo scambio dei sentimenti e la manifestazione dellamore, ma tutto ci accade attraverso le labbra, le shakespeariane porte del respiro1. Questo carica il gesto di una potente valenza simbolica, che fa del bacio un suggello deternit, poich legato indissolubilmente al concetto di vita.

Da qui il significato che assume il bacio in altri campi quali quello religioso, nel quale un atto cerimoniale di amore, benedizione, riconoscimento e ri-conciliazione, ad esempio, rispetto alle sacre reliquie. Con il bacio nuziale la cultura occidentale ha unito la dimensione sacra a quella passionale-amoro-sa, bench fiabe europee come La bella addormentata nel bosco di Perrault o biancaneve dei Grimm contrassegnino lavvento del vero amore con un bacio che risveglia lanima piuttosto che suscitare il desiderio.

Il bacio, indiscutibilmente, porta con s un miracoloso potere, una magica facolt e una forza legata spesso al prodigio. Appunto, il bacio del risveglio alla vita delle eroine fatate, ma non solo, annoveriamo tra i molti esempi quello del mito di Apollo e Cassandra: con un bacio che Apollo contamina il dono della profezia che aveva precedentemente concesso alla figlia di Priamo2.

1 W. Shakespeare, Romeo e Giulietta, traduzione di Gabriele baldini, Rizzoli, Milano 2001, (atto V, scena III) p.124.

2 Apollo accetta di concedere a Cassandra la facolt di predire gli eventi futuri a condizione che, una volta edotta, ella diventi la sua amante. Dopo averle accordato il prezioso dono, per, Cassandra si rifiuta al dio. Apollo deciso a punire limpudente, tuttavia non pu disfare ci che ha fatto, dunque,

4 agosto 2015

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Il bacio trova in questo mito, un significato di appropriazione dellaltro e di tradimento che non pu non ricordare il bacio di Giuda3 con un capovolgi-mento per cui il bacio damore diviene bacio di morte. Il bacio pu, natu-ralmente, veicolare anche un tipo diverso di ribaltamento: Francesco dAssisi pone le proprie labbra su quelle di un ripugnante lebbroso, donandogli il bacio della pace, esprimendo, cos, un amore spirituale, sacro, che traspor-ta lessere pi disprezzato dellepoca nella pi intima e profonda interiorit del santo,4 cos come San Paolo affida ad un bacio un importante messaggio di speranza e concordia, quando conclude affermando: salutate tutti i fra-telli con il bacio santo5.

le domanda un unico bacio. Cassandra acconsente e Apollo approfitta del confondersi dei loro respiri per corrompere il dono della preveggenza, in modo tale che nessuno mai creda alle profezie da lei pronunciate. Cassandra , cos, condannata, per sempre, a dire la verit senza mai essere ascoltata.

3 C. Morel, Dizionario dei simboli, Giunti, Firenze 2006, p.114.4 The Archive For Research In Archetypal Symbolism, Riflessioni sulle immagini archetipiche,

Taschen, Modena 2011, p. 374.5 Prima lettera ai Tessalonicesi (1-5-27).

Se le accezioni di questo gesto sono, come si detto, molteplici e sfaccettate, sintende circoscrivere la seguente dissertazione esclusivamente a degli esempi artistici di bacio damore, escludendo gli altri significati, seppur molto interes-santi, per conferire allargomentazione una coerenza e una logicit contenutisti-ca e visiva, altres non saranno proposti, volutamente, i baci pi famosi dellarte

CoMe petali di roSa 47

figurativa come quello di Gustav klimt o di Francesco Hayez cos da portare lat-tenzione sulla rappresentazione pittorica di baci bellissimi ma poco conosciuti.

Uno dei baci pi celebri dellarte medie-vale quello affrescato da Giotto e rap-presentante lincontro tra Anna e Gioac-chino alla Porta doro (Incontro di Anna e Gioacchino alla Porta Aurea, 1303-1305, Cappella degli Scrovegni, Padova, parti-colare). Labbraccio tra i due sposi tene-ro e partecipato, mentre il bacio di Anna ritratto con delicatezza infinita attraver-so il dettaglio delle lunghe dita affusolate che, affondando tra i riccioli della barba canuta dellamato, accarezzano il viso di Gioacchino cingendogli dolcemente la nuca. La scena appare naturale, disinvol-ta, realistica pervasa da grande intensit.

Giotto riprende un soggetto tratto dal-le rielaborazioni inserite nella Leggenda Aurea di jacopo da Varagine e stabilisce, attraverso un equilibrato e accuratissimo rapporto tra i volumi e i colori pastello, uno spazio che diviene luogo dazione dei personaggi e dei loro movimenti. Tutto narrato in una luce sapientemente bilan-

ciata tra toni chiari e scuri: le donne che, meste, accompagnano Anna, il pastore che si congeda da Gioacchino, lamore ritrovato tra gli sposi dopo la loro separazione, la felicit per lannuncio della nascita di Maria.6

Lo stesso tema sar ripreso e reinterpretato da bartolomeo Vivarini (Incon-

6 Dopo essere stato allontanato dal Tempio di Gerusalemme a causa della sua sterilit (e quindi privo della benedizione di Dio), Gioacchino si rifugia in ritiro presso i pastori delle montagne. Nel frattempo Anna, convinta di essere rimasta vedova, riceve un miracoloso annuncio da un angelo che le rivela che presto avr un bambino. Nel frattempo, anche Gioacchino sogna un angelo, che confortan-dolo gli chiede di tornare a casa dalla moglie. La scena mostra, dunque, lincontro tra i due, che avviene davanti alla Porta Aurea di Gerusalemme, dopo che entrambi sono stati avvisati da messaggeri divini.S. Zuffi, Amore ed erotismo, Electa Mondadori, Milano 2008, p.40.

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tro tra Gioacchino ed Anna, 1473, Santa Maria For-mosa, Venezia) e dal Maestro di Moulins (Incontro alla Porta Aurea, 1488, Londra, National Gallery), ma, in entrambe le rappresentazioni pittoriche, aleggia unimpostazione di severa moralit, che allontana i personaggi dalla tenerezza e dalla com-mozione caratterizzanti, invece, laffresco di Gotto e che ne fanno un unicum del bacio in ambito tre-centesco.

La fontana della giovinezza (1430)7, affresco at-tribuito a Giacomo jaquerio, presente nella sala baronale del Castello della Manta a Cuneo, tema caro alla cultura del tempo e narra di una leggen-daria fonte che dava, a chi vi si immergeva, eterna giovinezza ed immortalit. jaquerio, che vanta col-laborazioni importanti con i maggiori esponenti del Gotico Internazionale, non artista isolato a tratta-re largomento, infatti famosa sar lopera, danalo-go contenuto, di Lucas Chanach il Vecchio (1546), ma sicuramente invenzione del pittore torinese il particolare della coppia che si scambia un bacio appassionato tra le acque della miracolosa sorgente.

Famoso il bacio ritratto nel 1531 da Antonio Allegri detto Correggio tra Gio-ve ed Io, (kunsthistorisches Museum, Vienna), bellissima sacerdotessa di Era

7 Il ciclo di affreschi del Castello ispirato al Roman de Fauvel un testo del XIV secolo, di cui si conserva una copia manoscritta nella biblioteca dei marchesi di Saluzzo che avevano ereditato il Ca-stello. Lopera narra le avventure di Fauvel, uno strano personaggio dalla testa equina, che dopo mille vicissitudini giunge finalmente alla fontana della giovinezza dove, bagnandosi, ritrova energie e forze nuove per ricominciare il suo viaggio. Nellaffresco della Manta sono presentate, in sequenza narrativa, le tre scene principali: il corteo degli sciancati e dei vecchi, il bagno nella fontana e la riconquista della giovinezza. A destra sfilano infermi di tutte le condizioni sociali re, vescovi, cardinali, paesani che si affannano per raggiungere la fonte e, svestiti dei loro pesanti indumenti, vi si immergono. Al centro della scena rappresentato il bagno nelle acque terapeutiche capaci di risanare dai mail fisici e ritem-prare le energie del corpo, ma anche ritrovare la gioia damare e la passione amorosa perduta, come ben esemplificato dalle coppie che si abbracciano e si baciano con rinnovato ardore. Immergersi nella fontana significa, quindi, recuperare la forza per dedicarsi alle cacce, ai tornei, agli amori, ovvero a tutti quei passatempi che riempivano le giornate di Valerano Saluzzo e della sua corte.S. Camagni, Erotismo e fervore religioso nel medioevo, RL Gruppo Editoriale, Ravenna 2008, p. 62.Sullo stesso argomento Il Quattrocento in Arte e erotismo a cura di Marco bussagli e Stefano Zuffi, Mondadori Electa, Milano 2015, p. 55.

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sedotta dal dio sotto forma di nu-vola. Nellopera i visi dei soggetti sono luno accanto allaltro, fer-mati in un incontro tra lumano e il divino sulla cui essenzialit pas-sionale la critica unanimemente daccordo, dal momento in cui Correggio cerca e trova la corda pi sensualmente pagana offer-ta dagli incarnati profani a tema mitologico8 e allo stesso tempo vi trasferisce il proprio modello di bellezza ispirato ai marmi anti-chi, ma ravvivato dalla fiamma di uninteriore, intensa sensualit. 9

Nonostante il titolo imposto ad alcuni dei suoi quadri, per Fra-gonard il bacio non si ruba, si scambia con reciproca parteci-pazione e convinzione10. Niente di pi vero, la seduzione descritta dal pittore sempre condivisa, fat-ta di allegra malizia, dincantevoli sorrisi, di gioie inattese, come nella rappresentazione del bacio rubato (1786, Ermitage, San Pietroburgo,

particolare) dove la fanciulla si lascia trasportare, seppur con qualche timore, dallintraprendenza del giovane. Lo sguardo di lei rivolto alla porta socchiusa dalla quale si possono intravedere dei giocatori di carte che potrebbero, ma non vorranno, interrompere il gioco damore della giovane coppia. Se a ben vedere, tutti i peccati ricadono nellampia rosa della disubbidienza, i soggetti di jean-Honor Fragonard, esponente di spicco del Rococ francese, sono porta-tori di un senso completamente nuovo di impudenza, ludica e spensierata, che

8 S. Zuffi, op. cit., p. 320.9 M. C. Chiusi, Il primo Cinquecento in Emilia in Il Rinascimento italiano, AA.VV, Mondadori

Electa, Milano 2015, p. 319.10 M. bussagli e S. Zuffi, op. cit., p.246.

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ben sposa anche le cromie scelte: luminose, trasparenti, brillanti come labito della protagonista che, tra le numerose cangianti pieghe, accompagna lo slancio esitante e innamorato che perdona e dimentica ogni peccato. Lo stesso gusto di rappresentazione gioiosa e giocosa dellamore, lo si ritrova nellopera La scom-messa persa (1759, Metropolitan Museum, New York), nella quale Fragonard dipinge unadolescente che, avendo perso una partita, ritrosa a ricevere il ba-cio promesso in caso di sconfitta. Anche qui, i sentimenti sono vissuti e raffi-gurati allinsegna di un felice divertimento, tra passatempi leziosi e baci rubati.

Del 1900 il dipinto Il risveglio di Adone del britannico john William Wa-terhouse. Il pittore, appartenente alla corrente preraffaellita, studia e inter-

11 M. Crepaldi, Preraffaelliti. Leleganza discreta dellottocento inglese, Leonardo Arte, Milano 2001.

preta il mito attraverso una lettura delicata e magica. La scena il questione bloccata nel momento in cui il bellissimo Adone assopito sta per essere ba-ciato da Afrodite, dea della bellezza, innamoratasi perdutamente del giovane mortale. Il silenzio domina la scena, mentre amorini solerti vegliano il gio-vane cacciatore addormentato circondando la coppia di delicate attenzioni. Il bacio , nel dipinto, non compiuto, fermato in uneterna contemplazione e questatmosfera dattesa trasferisce, anche nellosservatore, un sentimento destasi e dincanto tipico della raffinata cultura della Confraternita che fu rielaborata ed enfatizzata nellultima stagione preraffaellita della quale Wa-terhouse fu esponente fondamentale.11

joahnn Heinrich Fssli dipinge, nel 1786, un celebre bacio, quello tra Pa-olo e Francesca (Paolo Malatesta e Francesca da Polenta sorpresi da Gian-

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ciotto Malatesta, Aurgauer kunsthaus, Aarau), ove i due famosi cognati, cantati nellIn-ferno dantesco, sono ritratti nel momento del bacio che fu fatale per la coppia. Il pittore svizzero, attraverso uno stile neoclassico ma dispirazio-ne romantica, sottolinea, con intense sfumature giocate sui toni scuri, il pathos che ca-ratterizza gli ultimi istanti di vita dei giovani. La ricercata liricit e lintensa emozione risiedono nei dettagli che evi-denziano tenerezza e passio-nalit: nella pericolosa intimi-t di una penombra foriera di morte, ecco le mani intreccia-te indissolubilmente, le labbra

che si sfiorano, il capo di Paolo accarezzato da Francesca e, al contempo, il corsetto slacciato e la mano dellamato sul seno di lei.

jacob de backer, fiammingo, raffigura i Sette peccati capitali (1594, Museo e Gallerie Nazionali di Capodimonte, Napoli) e nellAllegoria della lussuria compare un appassionato bacio tra i protagonisti. Manierista di spicco, con-centra sullo sfondo allegorie di vizi puniti e in primo piano figure monumen-tali che rendono di forte impatto visivo la trattazione del soggetto. Lartista non si ferma a questo, ma si spinge oltre quando, le gambe della donna, gi discinta nel suo giunonico dcollet, in modo irriverente cingono luomo, esibendosi nude allosservatore.

Il bacio a Venezia di Fortunato Depero (1906, Collezione Fedrizzi, Museo Correr, Venezia), nel quale due innamorati si scambiano un bacio tra i ponti e le scale che impreziosiscono le calli di Venezia, unopera inedita se inserita nel panorama futurista dei primi decenni del Novecento al quale partecip lartista. Infatti, il trasporto affettuoso degli amanti e il contesto scelto, stri-dono fortemente con i dettami del Manifesto del 1909 nel quale, Filippo Tommaso Marinetti, fondatore del Movimento, non esiter a ribadire di vo-ler uccidere il chiaro di luna e con quello del 1910 nel quale, celebrando

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la velocit e il dinamismo, definir Venezia passatista.12 Un attacco deciso, dunque, contro ogni forma di sentimentalismo, ma anche se Depero entrer nella cerchia culturale ed artistica di balla solo nel 1914, il suo approccio allavanguardia storica sar sempre diverso, non di rifacimento e ricostruzio-ne come voleva boccioni, ma di partecipazione alla quotidianit attraverso le arti applicate. bacio a Venezia, possiede gi, nellimpostazione e nello stile, la preferenza per la comunicazione veloce ed essenziale dellarte pubblicitaria che caratterizzer gli anni pi fortunati dellartista.

Il bacio in volo di Marc Chagall dal titolo Il Compleanno (MoMA, New York) lopera nella quale lartista, in occasione del suo ventottesimo compleanno, nel 1915, celebra il grande amore della sua vita, bella Rosenfeld. Come in tutta la produzione di Chagall, anche in questo olio su cartone, egli riesce a cantare unoriginalit magica ove i temi trattati si raffinano di accenti fiabeschi uniti ai ricordi della terra natia. I due protagonisti danzano nellaria di una stanza, leg-geri e felici tra gli oggetti della quotidianit e della vita, uniti in un bacio sfiora-to, accennato ove le labbra sembrano lambire un segreto damore che va oltre il momento e abbraccia unimpalabile eternit, nella quale, con la loro antigravi-

12 Cfr. lanalisi del Manifesto Futurista di Renato barilli in Larte contemporanea. Da Czanne alle ultime tendenze, Feltrinelli, Milano 2007, pp.124-128.

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t, gli amanti sono gi proiettati.

Desiderio e incanto sono presenti costan-temente nellopera di Tamara de Lempicka e anche ne Il bacio del 1922 (collezione pri-vata) la pittrice polac-ca, presenta unimma-gine carica di fascino. La donna, a labbra socchiuse, tiene stret-tamente a s lamato che, sognate, la cinge confondendone il cor-po nelle ampie pieghe del nero palt in tono con la moda degli anni Venti. Attratta dal Cubismo, lartista lo ha interpretato per-sonalmente alla luce dellArt Dec, ma questopera da con-siderarsi un dapres del dipinto di Fran-cesco Hayez, infatti, dopo vari incunaboli la versione definitiva

mostra i due antichi amanti trasformati, protagonisti di uno spazio costruito da strade buie con alle spalle una citt contemporanea. Il capello piumato del 1859 divenuto un cilindro nero sul quale sfilano riflessi e luci artificiali, mentre la donna non si abbandona pi ad un tenero abbraccio, ma appare come una mantide che sorride soddisfatta.13

13 G. Mori, Tamara de Lempicka. La regina del Moderno, Catalogo della Mostra, 11 marzo-10 luglio 2011, Complesso del Vittoriano - Roma, Skira, Milano 2011, p.321.

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In ambito surrealista misterioso e oscuro il bacio dellopera Les Amants dipinto da Ren Magritte (1928, MoMA New York) nel quale due innamora-ti si scambiano un bacio con i volti coperti da un lenzuolo bianco. Numerose le interpretazioni fornite per la lettura dellopera, in primis quella inerente ad un dato biografico e doloroso dellartista particolarmente rilevante: la morte della madre avvenuta nel 1912 quando si suicid gettandosi nel fiume Sambre e ritrovata, poi, con la camicia da notte avvolta sul capo. Sicuramente lango-scia soffocante dellimmagine suggerisce, anche e soprattutto, un messaggio legato allimpossibilit di comunicazione tra gli esseri umani e uninquietante incapacit di conoscersi profondamente da parte di chi si crede di amare. Nei dipinti dellartista belga, una quiete grave domina su tutti gli altri aspetti compositivi, il silenzio contrassegna ogni immagine, il mistero le avvolge e ne sostiene lesistenza14, sottolineando come la dimensione onirica, indagata da breton e dai surrealisti, sia imprescindibile dalla realt e vincolante fonte di ricerca, di irrinunciabile verit e necessario smarrimento.

Aperto alle suggestioni pi diverse, Henri de Toulouse-Lautrec, condivide la cultura di fine secolo immer-gendosi nella vita notturna di Parigi, fatta di vivaci feste e tristi infamie, attraverso una scelta laica e moderna anche nella sua arte: non rinuncia alla percezione dei sensi e descrive ci che vede intorno a lui con emozione e partecipazione, con limpat-to e lincisivit di una ricerca rivolta alla comunicazione e alla corrispondenza. I suoi

esuberanti manifesti e i dinamici disegni impreziositi, spesso, da sottili e dan-zanti caricature che sottolineano lunicit di ciascuno, una diversit che egli, imprigionato comera in un corpo privo darmonia e grazia, sapeva cogliere dolorosamente pi di altri lo pongono quale artista unico nel vasto e diver-sificato panorama culturale di quegli anni. ll principio della visione si radica nella tragica crudelt e nellorgogliosa solidariet umana del suo sguardo15

14 G. Cortenuova, Magritte, Art e Dossier Giunti, Firenze 1991, p. 19.15 G. Cortenuova, Toulouse-Lautrec, Art e Dossier Giunti, Firenze 1992, p 44.

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anche quando rappresenta lamore senza inibizioni e senza veli, raffigurando nel bacio a letto (1893, Museo dorsay, Parigi) labbraccio appassionato di due ragazze come sincera comprensione degli affetti, svelando inconfessabili tab e gli splendidi e tormentati lati segreti delleros.

Agli inizi degli anni Sessanta lo statunitense Roy Lichtenstein inizia a pro-durre dipinti ispirati ai fumetti o ad altre immagini di largo consumo, come la tendenza predominante della Pop Art suggeriva. Lartista, prima della tra-scrizione pittorica, sceglie limmagine dal ricco repertorio offerto dai mass media, successivamente inquadra, ingrandendoli, alcuni particolari, modus operandi ben conosciuto e applicato nella costruzione della sequenza delle strisce (strip) dei fumetti. Di questa produzione fa parte il bacio intitolato We rose up slowly (1964, Ludwig Museum Modern kunst, Francoforte) che, riprende lincipit della didascalia che accompagna linquadratura zummata da Lichtenstein. A questo punto limmagine diventa altro da s: i colori piatti della stesura tipografica si trasformano in un potente veicolo visivo di grande intensit, giocati sullimmediatezza delle cromie primarie nitide ed incisive, ugualmente la linea di contorno del disegno appare nera ed evidente e sotto-linea con tempestivit landamento delle figure e dei soggetti riempiti per lincarnato con un puntinato rosa memore del retino tipografico imprigio-nandoli in volute e immaginifici ghirigori che divengono veri e propri orna-menti. Questo porta ad un ossimoro visivo e concettuale, poich da un lato limmagine del mondo pop(olare) rivalutata e valorizzata, dallaltro lartista

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pone sullo stesso livello il fumetto e la riproduzione a stampa di un quadro di Czanne, di Picasso, di Mondrian.16 E in questa duplicit va intesa la rap-presentazione del bacio: nobilitazione del sentimento (ingigantendo il detta-glio e sottraendolo da qualsiasi contesto) ma anche massificazione dellamore (riproducibilit anonima e ripetitiva dellimmagine) ad opera di una societ consumistica.

E, cos, il tema del bacio si snoda, cronologicamente, nellarte, impreziosendo tutti i periodi, i Movimenti, le Scuole, le Avanguardie, seducendo i committenti e gli artisti e, con tenerezza e passionalit, le labbra degli amanti, si sfiorano e uni-scono come petali di rosa, ingemmando le pi belle rappresentazioni damore dogni tempo.

16 Maurizio Calvesi, Pop Art, Giunti, Firenze 1999, p.19.

antonio landolfi

CoSTRUIRE LA CIVILT DELLAMoRE

CoStruire la CiVilt dellaMore 59

Aderisco volentieri allinvito che mi stato rivolto offrendo alla comune riflessione un brano di Raoul Follereau, poeta, scrittore e giornalista francese che ha fatto della sua vita un dono damore verso una minoranza sofferente dellumanit: gli hanseniani.

Ho scelto questo brano affinch, lungo la strada dellamore universale, pos-siamo essere viandanti alla ricerca incessante di coloro che legoismo e lin-differenza trascurano o dimenticano perch fa male pensare a loro.

Lamore ha vinto: le barriere sono cadutein Raoul Follereau, Uomini come gli altri (I edizione: 1958)

Il portiere dellalbergo mi telefon: Cercano di lei.Discesi.Cera nella sala una ragazza seduta, con la schiena diritta come un palo e le

mani sulle ginocchia.Una ragazza dagli occhi dolci e gravi.Mi perdoni cominci a dire so che la mia domanda le sembrer stra-

na. E dopo un silenzio Vorrei vedere le sue mani.Un po interdetto gliele mostrai. Essa prima le guard, come se non osasse

toccarle, poi si fece coraggio, le prese e continu: Io amo i lebbrosi. Sincera-mente. E vorrei aiutarli di tutto cuore. Ma non ho il coraggio di toccarli. E con voce pi bassa: Ho un po paura Per questo volevo vedere le sue mani, che hanno stretto tante mani, hanno accarezzato tanti volti di lebbrosi.

Io non la lasciai respirare. Lei ama i lebbrosi, le dissi, ma a che pro se non va a dirlo a loro?

E a che pro dirlo se non capace di mostrarlo? Lei vada a vederli. Subito.

60 aNtoNio laNdolFi

E che prenda le loro mani. Come adesso stringe le mie. Subito, subito.Questo accadeva ad Atene nel 1952.Qualche settimana dopo la giovane mi scriveva: Essi mi chiamano sua

nipote, qualche volta addirittura Signorina Follereau. Ed io sono tanto felice con loro, in mezzo a loro. Cantiamo insieme, preghiamo insieme e insieme parliamo di lei che il loro padre.

A Santa barbara, Amalia la mia nipote and a cercare altri cuori ge-nerosi.

* * *

E insieme hanno tanto scritto, tanto parlato, tanto testimoniato, tanto bri-gato che un giorno

Il 16 settembre 1955, il Parlamento greco vot una legge che aboliva la segregazione e rendeva i lebbrosi uomini come gli altri.

questa liberazione che noi abbiamo festeggiato il 29 gennaio 1956, in occasione della III Giornata mondiale dei lebbrosi.

Ci che fu quel giorno non riuscir mai a descriverlo. Per neppure a di-menticarlo.

* * *

E questo dur tre ore. E riprese lindomani e il giorno successivo, fino alla mia partenza. Perch fu necessario partire. Partire per altre lotte, verso altri mali che ancora non sono stati vinti.

* * *

Ancora una volta mi voltai per rispondere ai loro addii.Ancora una volta guardai lentrata di quello che era stato un lebbrosario.

Le bandiere greche e francesi sventolavano gioiosamente nellaria della sera. E in mezzo, sul frontone, questa iscrizione: Lamore ha vinto: le barriere sono cadute.

Nella recita che hanno composto per loccasione della mia venuta, i lebbro-si hanno messo in scena il Tempo, al quale un bambino chiede: Ma il nostro amico quando si fermer?.

E il Tempo risponde: Raoul non si fermer mai. Fino a quando ci sar sulla terra una creatura innocente che soffre, Raoul camminer. Raoul andr

CoStruire la CiVilt dellaMore 61

errando sulle montagne e sui mari, nelle foreste e sui fiumi, nelle citt e nei deserti.

Come potrei io, per un solo secondo, essere tentato di riposare?N let che avanza, n la fatica incapace di afferrarmi avranno ragione

di me.Niente e nessuno mi far rinunciare.La mia piccola nipote della Grecia e tutti i miei amici sparsi nel mondo,

e tutti coloro che rendiamo e renderemo felici, coloro che sono stati liberati, coloro che attendono la loro liberazione, tutti e specialmente i pi disgrazia-ti, i pi miserabili sanno che io non li abbandoner mai, che continuer a combattere tutti i giorni fino al giorno in cui tutti i lebbrosi saranno uomini come gli altri, fino al giorno in cui si potr leggere su tutti i lebbrosari del mondo: Lamore ha vinto: le barriere sono cadute.

Tra due mesi ripartir.Maggio 1956

DIDATTICA E LAboRAToRI

EugEnia riZZo

ALCEo, PoETA PoLITICo

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Alceo, Il tradimento di Pittaco (fr. 129 Lobel-Page )da in prima colonna del fr. 1del papiro di ossiringo 2165

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In monte bene conspicuo hoc magnum communem delu-brum Lesbii aedificaverunt, aras deorum immortalium impo-suerunt, et Iovi supplicum praesidi, et tibi, gloriosae Aeolicae deae, omnium rerum genitrici dedicaverunt, pariterque ter-tiam, hanc, Dionyso, deo induto hinnulei pelle, carne cruda vescenti, dedicaverunt.

Agite! Animum benevolum habentes, nostras preces audite et nos ab his miseriis et difficili exsilio liberate.

Hyrrae filium eorum Erinnys exagitet, quoniam aliquando iuramentum praestitimus, cum sacra fecissemus ullum ami-corum nos numquam prodituros esse, sed aut, cum mortui et terra tecti essemus, nos iacituros esse sub potestate hominum quibus tunc imperium erat, aut cum eos interfecissemus, nos populum a doloribus liberaturos esse.

Ex iis ille ventriosus falso locutus est, sed nulla religione adstrictus nostram urbem vorat.

(...) I Lesbii fondarono questo santuario splendido e gran-de, a tutti comune, e in esso posero altari degli dei immorta-li e li consacrarono a Zeus Antieo, a te, la gloriosa dea Eolia, origine di tutte le cose, e il terzo, questo qui, a Chemelio, a Dioniso crudivoro.

Suvvia, con animo benevolo, ascoltate le nostre preghiere e liberateci da queste miserie e dal difficile esilio.

Il figlio di Irra (Pittaco) perseguiti lErinni di quelli (i compagni morti), perch una volta giurammo, dopo aver fatto sacrificio, di non tradire mai neppure uno dei compa-gni, ma di giacere morti, ricoperti di terra, per mano degli uomini che allora detenevano il potere, oppure, dopo averli uccisi noi, di liberare il popolo dalle pene. Ma tra i compa-gni il pancione non parl con il cuore, e dopo aver calpesta-to senza ritegno i giuramenti ci divora la citt.

Nellambito del periodo letterario greco definito della lirica arcaica spicca il genio di Alceo, che, come afferma il Perrotta1, si caratterizza come poeta

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dellodio e della guerra civile, ma anche duna grande poesia che, per la limpi-dezza, la levit ed il nitore delle immagini pu essere avvicinata ai poeti greci pi cristallini: Archiloco, Anacreonte e soprattutto alla sua conterranea Saffo.

Questo lungo frammento, che appartiene ai canti politici detti stasiotik, ha visto la luce nel 1941, grazie ad un papiro di ossirinco pubblicato dal Lo-bel ed perci segnato con il numero 129 della raccolta di Lobel-Page. Esso fa riferimento ad alcune vicende legate alla vita del poeta2, vissuto tra la fine del VII e gli inizi del VI secolo a. C., appartenente alla superba aristocrazia eolica di Mitilene, amante della grandezza e dello sport equestre, fortemente legata ai valori dellospitalit nella quale manifestava la sua grandezza. Miti-lene era il principale centro politico di Lesbo, isola da tempo ricca e florida grazie alla fertilit del suolo, alla posizione geografica e ai commerci stretti con i paesi doriente. La ricchezza aveva prodotto lusso ed il fiorire delle arti, in particolare della musica, ma aveva anche fomentato scontri e vere e proprie guerre civili tra le classi nobili impegnate nella difesa dei propri privilegi e i popolari che aspiravano ad una partecipazione diretta alla ge-stione delle cariche pubbliche. Questi ultimi, certamente pi numerosi e pi forti, si appoggiavano spesso a degli uomini astuti e ambiziosi, abili generali o nobili convertitisi alle ideologie democratiche, i quali approfittavano della situazione per riuscire ad esercitare, in qualit di tiranni, un potere assoluto, dopo averlo conquistato con metodi rivoluzionari ed illegali. Il ceto sociale di Alceo era costituito di uomini alteri, superbi dei propri natali, dediti spesso alle gioie del convito e dellamore.3 Come nelle citt italiane del Medioevo, le rivalit familiari erano frequenti ed accadeva spesso che un uomo nuovo si ponesse a capo di una fazione contro unaltra. Nellambito di questa lotta tra fazioni si colloca la partecipazione attiva del poeta, con altri aristocratici e con Pittaco, alla congiura contro il tiranno di Mitilene Mirsilo, che era su-bentrato ad un altro tiranno, Melancro, contro il quale avevano invece lottato anni prima i fratelli di Alceo. Pittaco, per, che pure era annoverato nellanti-chit tra i sette sapienti, abbandon limpresa e si accord con Mirsilo4, men-tre la congiura fall e i congiurati vennero in parte uccisi e in parte costretti a lasciare Mitilene e a rifugiarsi a Pirra, cittadina della stessa isola di Lesbo. Tra questi vi fu anche il poeta Alceo, il quale non perdon mai a Pittaco limprov-

1 G. Perrotta, Alceo, in Atene e Roma, 1936.2 I. Lana, E. V. Maltese, Storia della civilt letteraria greca e latina, UTET, 1999, Vol.I.3 Eraclide Pontico, Fr. 163 Wehrli4 A. Lesky, Storia della letteratura greca, Il Saggiatore, 1982, pag.182.

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viso voltafaccia, tanto che in questi versi lo apostrofa come un vero e proprio tiranno, per giunta subdolo e fedigrafo. Alceo partecip successivamente ad una seconda congiura che port alluccisione di Mirsilo, con la speranza che il partito aristocratico potesse tornare al potere, ma venne deluso dalla piega degli eventi e dal conferimento proprio a Pittaco della carica suprema di esimnete, cio arbitro delle parti in conflitto, incarico che fu affidato dagli Ateniesi a Solone allincirca nello stesso periodo. Egli fu quindi costretto di nuovo a prendere la via dellesilio.

Queste vicende costituiscono sicuramente la base da cui si sviluppa il con-tenuto di questode che inizia con uninvocazione (vv. 1-9) alla triade di dei i cui altari sono stati collocati dai Lesbi nel medesimo temenos: Zeus Antieo, protettore dei supplici, la dea Eolia, forse Demetra, Era o una divinit locale, e Dioniso Chemelio, epiteto da connettere forse con kemas, cerbiatto, per la pelle che il dio indossava e crudivoro, con allusione ai riti dionisiaci, nei quali si mangiava la carne cruda delle vittime. A queste tre divinit, nei vv. 9-12, il poeta rivolge la sua invocazione a liberare lui e i suoi compagni dal-le sofferenze dellesilio. Invoca poi (vv. 12-14) la maledizione dei caduti sul capo di Pittaco , detto il figlio di Irra con tono di disprezzo, poich il padre di Pittaco un barbaro nativo della Tracia. Nei versi 14-20, Alceo ricorda il solenne giuramento prestato dai congiurati (), costituito di una parte negativa: non tradire mai nessuno dei compagni, e di una positiva, arti-colata in due proposizioni disgiuntive, per mezzo di ...: morire per mano degli uomini che allora dominavano o, dopo aver uccisi questi, liberare il popolo dalle sofferenze .

Il termine viene utilizzato in Alceo, come in omero, Esiodo ed Alcmane, per indicare lintero corpo dei cittadini dello Stato, con la sola eccezione delle massime autorit: non la plebe contrapposta alle famiglie nobili, ma lintera popolazione che include anche la nobilt, contrapposta al governo in carica, sia che si tratti di una tirannide, di una monarchia o di una oligarchia. difficile credere che nel pensiero di Alceo vi fosse una com-ponente democratica, piuttosto, come sottolinea A. Lesky, il riferimento alla liberazione del popolo comune a chi, in tutti i tempi, mira al potere.

Nei versi 21-24, Pittaco, il pancione, viene accusato di non essere stato sincero nel momento in cui giur insieme agli altri, poich, dopo aver calpe-stato i giuramenti, divora la citt: il verbo , divora in nesso evidente con lavidit del pancione.

I toni di acceso odio di questo frammento rendono ancora pi incerta quale sia stata la conclusione del rapporto contrastato di amicizia-inimicizia tra il

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poeta e Pittaco. Diogene Laerzio5 ed altri riferiscono che Pittaco avrebbe perdonato Alceo con la bella sentenza: il perdono meglio della vendetta.

Dai versi emerge un Alceo battagliero e collerico, che trasforma in canto anche lodio. Ma di questo poeta rimangono versi nei quali si avverte strug-gente il sentimento del trascorrere del tempo e dellalternarsi veloce ed ine-sorabile delle stagioni. Per soffocare i tristi pensieri che conducono allim-magine fredda della via verso lAcheronte6, che allontana per sempre dalla pura luce del sole, il poeta rivolge costantemente ai suoi compagni di convito linvito a bere. I valori del mondo omerico, tra cui il desiderio delleroe di sopravvivere nella fama dopo la morte, non hanno pi piena corrispondenza in questa societ. Il mondo di Alceo sembra esaurirsi nelle passioni e nei sentimenti terreni, non nutre aspirazioni consolatorie dopo la morte. A lui non interessa neppure esprimere i valori guida del suo gruppo e proprio in questo si distingue dal poeta beotico Pindaro (fine VI secolo), che indirizza tutta la sua opera verso lespressione di una concezione aristocratica. Alceo possiede il dono dellimmediatezza con la quale riesce a rendere immagini e situazioni anche quando costretto a servirsi di allegorie, come quella della nave nel mare in tempesta che simboleggia le difficolt politiche del presente. La limpidezza e la spontaneit dellespressione che lo caratterizzano balzano dal confronto con orazio7 che molto si ispir ad Alceo, curando, per, con maggiore attenzione formale, la struttura sintattica dellode.

Una questione interessante rappresentata dal diverso rapporto tra autore e pubblico nellet arcaica e in epoca moderna. Nella storia letteraria greca, il rapporto tra autore e pubblico era molto stretto e, quando Alceo parlava del pancione o della congiura, il pubblico che ascoltava lode era gi al cor-rente di quali sventure si trattava ed il poeta quindi poteva sorvolare sui fatti che i destinatari del canto gi conoscevano. Si pu essere quindi daccordo con il giudizio di Giovanni Tarditi8 per il quale un carattere peculiare della lirica greca quello di poesia legata ad un preciso ambiente, ad una determi-nata situazione. Lo scrittore ed il poeta di oggi, invece, quando attende alla stesura di unopera, non pu definire con esattezza quale sia il pubblico che

5 Diog. Laert. I, 76.6 Alceo, Fr.38 LP7 o. Hoffmann, A. Debrunner, A. Scherer, Storia della lingua greca, Gaetano Macchiaroli Edito-

re, Napoli, 1969.8 b. Gentili, La metrica dei Greci, Casa Editrice G. DAnna, Messina-Firenze.9 F. Montanari, Da omero agli Alessandrini, NIS, 1991.

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legger la sua opera. Quello che conta lopera. Ma non dobbiamo per que-sto ritenere che il successo dei poeti lirici greci presso il pubblico del tempo fosse dovuto allattualit delle tematiche affrontate, o, in epoca moderna, debba essere riassorbito, alla luce dellinterpretazione critica marxista, nelle categorie della politica e delleconomia. La letteratura greca poggiava sul gu-sto dellascolto, sullarte della parola, sulla profondit dei sentimenti espressi e sono questi i contenuti che noi, moderni lettori, dobbiamo recuperare ed evidenziare, come gi hanno saputo cogliere e mettere a frutto i grandi poeti del Novecento, da Quasimodo ad Ungaretti a Montale, che hanno amato e tradotto i lirici greci, traendone una fonte per la loro ispirazione.

dEl gaudio saBrina

LAMoRE

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Lamore quel qualcosa che molto spesso viene tralasciato e abbandona-to da qualche parte in noi stessi, perch considerato troppo frivolo, sciocco, superficiale. Noi cerchiamo di farlo scomparire, ma quando ci accorgiamo che l, per farci capire chi siamo, limportanza di noi stessi, rimaniamo in-differenti, diventiamo statue e cominciamo a vagar nelle ombre del passato, e in un attimo ci ritroviamo in una vita futura, troppo lontana, dove non stato compiuto nulla, tutto rimasto uguale, tutto freddo, sembrer strano ma lamore proprio questo, ci fa capire chi siamo ed importante per ogni essere vivente su questa terra. Ci fa capire limportanza di ci che ci circonda, che da un momento allaltro con un semplice schiocco di dita potr scompa-rire e con esso far scomparire anche noi. Per le nostre vite lamore un ele-mento fondamentale, perch ci fa capire gli errori che stiamo commettendo. Amore non vuol dire solo amare una donna o un uomo, ma vuol dir anche vivere ogni attimo della propria vita con gioia e solidariet. E non confondere lamore con la follia e lorrore come in tempi storici, e mai per amor proprio e per soddisfar le proprie gioie, far soffrir gli altri, perch questo non amore, ma atti di brutalit di cui vergognarsi atti di ignoranza dell io stesso, lio umano rimasto fisso su un pensiero preciso che non si riesce ad abbattere per la paura di cambiare, di fare un passo, un passo verso il recente lignoto senza un appoggio morale, ed interiore. Ci si culla sul presente spoglio di passione, sentimenti, cos da fermarci, bloccarci sul circostante mondo il mondo delle-sistenza basata orami sulleternit del nulla.

Ci si dimentica cos del vero principio della vita: lamore. Quel sentiero formato di petali che ci conduce verso le strade giuste della vita autentica che solo esso, lAmore, ci pu mostrare, facendoci riflettere su chi siamo davvero.

angEla dangElo

IL DRAbbLE ANIMA VAGANTE

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Il drabble Anima vagante si ispira al celeberrimo romanzo Cime Tempe-stose scritto dalla giovane scrittrice inglese Emily bront, vissuta tra il luglio del 1818 e il dicembre del 1848.

Fin dalla sua pubblicazione nel 1847, Wuthering Heights ha conquistato lattenzione e laffetto di tantissimi lettori per la descrizione e la narrazione dellamore tragico ed appassionato tra Catherine ed Heathcliff nonch per la straordinaria ed inconsueta analisi psicologica dei personaggi.

Il seguente testo, composto da cento parole, titolo compreso, rievoca il tor-mento e langoscia di Heathcliff dopo la morte di Catherine; lamore condu-ce luomo sullorlo della pazzia, fino al punto che la sua ragione non distingue pi tra lillusione e la realt: anzi, la realt che diviene illusione.

Anima vagante

Lacerata dal vento, la brughiera ondeggia; un essere diafano piange lacrime di sangue, cerca di entrare in una casa. Dalledificio, un lamento di straziante disperazione umana. Una mano di carne, di Heathcliff,ed una mano spettra-le, di Catherine, si sfiorano. Si stringono in una morsa eterna, contatto im-memore tra corpo ed anima di uno stesso essere. Un lampo, Catherine vaga nella brughiera, poi sparisce, lesta, la luna scivola sul suo corpo invisibile; Heathcliff la invoca, tra gli urli dellinferno dilagante. Disperato, una larva umana, cerca di riprendere il controllo della realt. Ma dove inizia e dove finisce questa realt?

Ci che caratterizza Cime Tempestose limpulsivit e la profondit dei sen-timenti dei personaggi; lamore tra Catherine ed Heathcliff non lascia spazio

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a compromessi: irrazionale e violento come un temporale che si abbatte improvvisamente sulla brughiera.

Di qualunque sostanza siano fatte le anime, le nostre sono uguali dice Catherine . Il mio amore per Heathcliff somiglia alle rocce eterne sotto di noi () una sorgente di gioia poco visibile, ma necessaria. Io sono Heathcliff () lui sempre, sempre nella mia mente () Non come un piacere, non pi di quanto io sia un piacere per me stessa, ma come il mio stesso essere.

Come il mio stesso essere (). Queste parole riecheggiano a lungo nella mente del lettore, costretto a sospendere la lettura per riprendere fiato. Sorge spontanea una domanda: il discorso di Catherine il vaneggiare senza senso di unadolescente innamorata oppure il tentativo di dar voce ad un senti-mento forte che lacera la sua volont e la consuma giorno dopo giorno?

Esiste realmente un amore tanto sublime e spaventoso da condurre alla to-tale felicit e alla totale disperazione? oppure soltanto il risultato dellestro creativo dellautrice del romanzo?

Si pu capire che il carattere dei protagonisti stato forgiato sul modello della natura aspra e ribelle della brughiera, che era tanto cara ad Emily.

Quando Catherine muore, Heathcliff la maledice: secondo lui, la giovane donna sar costretta a tornare sulla terra per punirlo e perseguitarlo. Il deli-rio, che genera le allucinazioni, permette ad Heathcliff di vedere lo spettro di Catherine vagare nella brughiera; una gioia selvaggia simpossessa di lui, che dice: La notte scorsa ho visitato la soglia dellinferno. oggi sono in vista del paradiso: ce lho davanti agli occhi, appena a pochi passi. () Sono troppo felice, eppure non lo sono ancora abbastanza. Lestasi dellanima uc-cide il mio corpo, ma non basta a soddisfarla.

Lamore di Catherine ed Heathcliff va oltre la morte; entrambe anime dannate, vagheranno per leternit nella brughiera di Wuthering Heights, mano nella mano come il sospiro lieve del vento fra lerba.

ElEnE sagaria

LA FELICIT STA NELLE PICCoLE CoSE

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Nelle prove oCSE-PISA, che sono state proposte nelle scuole italiane, ho trovato una domanda a cui ho dato una risposta forse approssimata. La do-manda era: quanto sei felice, da 1 a 10? Una risposta dicevo approssima-ta; infatti, come si fa a misurare la felicit? Sappiamo che cos e dove essa risiede? Se in quella mattinata di prove avessi avuto le risposte alle mie domande avrei, forse, risposto diversamente e con maggiore convinzione. Per la domanda stata, per me, intrigante; e mi ha portato a cercare delle possibili risposte ai miei interrogativi.

j. Lenon scriveva: quando avevo cinque anni, mia madre mi ripeteva sem-pre che la felicit la chiave della vita. Quando andai a scuola, mi doman-darono come volessi essere da grande. Io scrissi: felice. Mi dissero che non avevo capito il compito; e io disse loro che non avevano capito la vita.

Condivido: la felicit la chiave della vita! Ma dove sta la felicit? Non facile dirlo forse la dove siamo noi, alla

nostra portata, nelle piccole cose della vita quotidiana; e non credo possa essere quantificata, come invece mi stato chiesto di fare nelle prove scola-stiche. A volte la formula della felicit pu anche essere semplice, immediata: un s, un no, una piccola conquista.

Secondo il World Happiness report, invece, la felicit in relazione al be-nessere economico. Il tasso di felicit stato, quindi, calcolato in base al benessere economico, al prodotto interno lordo, allaspettativa di vita, al sostegno sociale nei momenti difficili, alla percezione della corruzione, alla diffusione della generosit e alla libert di fare le proprie scelte. Dalle sta-tistiche -che circolano, in particolare sulla rete- risulta che ultimamente il mondo leggermente pi felice, noi italiani molto meno. Tuttavia come giustamente stato osservato sono presenti in questo sondaggio numerose contraddizioni: i Paesi del Costa Rica e del Messico, ad esempio, sono risul-

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tati pi felici degli Stati Uniti, il che contraddittorio; perch, altrimenti, non ci sarebbero fughe clandestine da questi paesi verso gli Stati Uniti. Si pu giungere cos allopposta conclusione? ovvero che la felicit consista nello stare bene con se stessi, nel ripiegare nel proprio io, nella propria interiorit? Sicuramente no. Russel dice che non c nulla di grande nelluomo intro-spettivo. La felicit non nasce dallintrospezione. Infatti, pi sono le cose alle quali un uomo si interessa e maggiori occasioni di felicit egli ha. Per fare un esempio: Luomo a cui piacciono le fragole conosce un piacere che laltro (colui a cui non piacciono) non conosce. Le argomentazioni di Russel (La conquista della felicit) le condivido, sostegno la mia convinzione: la felicit sta nelle piccole cose.

qualcosa di personale, a volte fondata su eventi occasionali. Cos pu essere felice il tifoso che vede la sua squadra vincere, chi ama la lettura e si immerge in essa, chi ammira un panorama o guarda un bel film... Pu dare felicit il sorriso di un bambino, le attenzioni dei genitori e dei nonni, un voto positivo a scuola, sentirsi accettati, amati, apprezzati La felicit, pertanto, non si conquista solo nello scalare i monti pi alti, nel raggiungere le mete pi difficili, altrimenti sarebbe un privilegio di pochi. Per fortuna, non cos: la felicit devessere, , per tutti! C chi dice che nella vita non ci si pu inte-ressare di tutto, ma bene interessarsi a tutte quelle cose che sono necessarie per riempire la nostra giornata. Sono daccordo. Sono proprio le piccole cose della quotidianit, infatti, che ci permettono di liberare il fanciullino che in noi, sorridere alla vita, essere felici.

gaBriElla giordano

AMoRE PAToLoGICoCREDEVo FoSSE UN SoGNo

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jonas: si chiamava Nick. Aveva 16 anni. Era una ragazza qualunque. Studia-va, usciva con le amiche, aveva una famiglia perfetta. Poi ad un tratto Nick non era pi la stessa. Era unaltra. Unaltra Nick. Era profondamente cam-biata. E lunico colpevole del suo cambiamento ero io, suo fratello.

jonas, il fratello di Nick, aveva iniziato a frequentare le discoteche, essendo pi grande di lei di 4 anni: ogni sera andava l in compagnia dei suoi amici. Un giorno Nick chiese al fratello di portarla con s in discoteca, per una sera soltanto. Nick non voleva che i loro genitori lo sapessero, per cui uscirono in gran segreto e da soli.

Lei, lunghi capelli castani ed occhi azzurri; lui capelli biondi ed occhi az-zurri. Erano Nick e jonas. Arrivati in discoteca cambi tutto

Nick: Il cuore mi batte e lo sento pulsare nelle vene. Non so cosa fare. Non sono mai stata qui. Mi volto, ma jones non c. Dov mio fratello. Per-ch non qui con me. Mi siedo ad un bancone ed ordino del mojito: forte. Mi gira la testa. Non riesco a vedere jonas, non vedo niente. Sento una mano che mi afferra la spalla sinistra. jonas. Scusami, Nick, ero andato a cercare i miei amici. Non devi scusarti, hai fatto bene. Vieni, ti porto da loro.

jonas: Ragazzi, lei mia sorella, la mia splendida Nick. Guardate come bella!. Prendo la mano di mia sorella e la faccio volteggiare. Paul le si avvi-cina e le si presenta: un tipo simpatico. Arrivano bill, Sam e Luke. La vedo a suo agio: brava la mia Nick. Ecco i miei amici. ops, non c Henry. C qualcuno che non ti ho presentato, Nick. Ragazzi, Henry qui!.

Nick: Che simpatici gli amici di jonas. Paul il pi simpatico. Stessa cosa si pu dire di bill. Sam intelligente ed ha un suo fascino. Luke un po timido, ma mi trovo bene anche con lui. Ad un tratto mi volto e mi trovo davanti un incanto: accidenti, bellissimo! un demone con gli occhi color argento, i capelli sul biondo ramato emi guarda! oddio, se non fosse per

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la presenza di jonas e dei ragazzi sono certa che sprofonderei!.jonas me lo presenta: Nick, lui Henry; sai, un pezzo grosso dellin-

dustria. Ha 21 anni Non sento le parole di jonas perch sono pi con-centrata a contemplare lui, Henry, che non smette di fissarmi. Mi sento le farfalle nello stomaco. Mi sono innamorata! Cavolo, lho appena conosciuto! Mi porge la sua mano: liscia, ha delle dita lunghe e affusolate

Se vuole, signorina Nick, mi concede un ballo? Si!!!.jonas: si sono innamorati quella sera stessa ed hanno iniziato a frequentar-

si. Quando avevo modo di vedere mia sorella le chiedevo come stava, se era felice. E lei mi rispondeva: oh, jonas, davvero un sogno. Dopo due mesi Nick inizi a cambiare: portava abiti pi alla moda, rientrava in tarda serata e stava sempre attaccata ad un cellulare. Inizi a non studiare pi di tanto, a volte non andava neanche a scuola, ed io temevo che lo stare con Henry non fosse poi molto positivo.

Nick: Henry davvero carino. Mi porta dei regali, usciamo insieme e mi ama. Sono felice, non posso farci niente: tutto merito suo.

jonas: al 5 mese del loro fidanzamento mia sorella ed Henry erano sempre pi uniti. Lei follemente innamorata di lui e lui che la accontentava e le portava ci che pi poteva piacere a lei. Ma non gli ho mai chiesto se amava mia sorella. Speravo di s. La notte di Capodanno, Nick mi disse che avrebbe festeggiato con Henry. Va bene, Nick. Come vuoi. La mattina successiva (era Capodan-no) ci scambiammo gli auguri, ma era triste. Coshai, Nick? Niente. Se ne and in camera sua ed io la seguii. Fu allora che mi accorsi che aveva dei lividi sulle braccia. Piangeva. Non dirmi che stato Henry?.

Nick: Piango, s piango. Non mi mai capitato per un ragazzo. Il mio Henry, il mio caro Henry, mi ha picchiata: vuol dire che non mi vuole pi. Non gli ho fatto niente di male e lui mi ha picchiata. Non preoccuparti, jonas, va tutto bene. Sto bene.

Dimmi cosa successo. okay. Ero andata da lui per festeggiare il no-stro primo Capodanno. Era nervoso e, senza un motivo preciso, ha iniziato a respingermi. Quando gli ho chiesto il perch, lui, stanco di sentirmi, mi ha picchiata; poi mi ha detto di non dire a nessuno quello che era successo.

jonas: dopo quella rivelazione sono andato in discoteca per vedere i miei amici e per dirgliene due ad Henry: ero furioso. Appena lho visto gli ho detto di lasciare stare mia sorella e di non permettersi mai pi di toccarla. Si scusato: sembrava pentito. Sono tornato a casa pi tranquillo. Ma il po-meriggio seguente, rientrato a casa dopo il lavoro, ho sentito mia sorella che piangeva. Quel verme di Henry laveva picchiata di nuovo per avermi rivela-

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to la verit. Suggerii a Nick di non stare pi con lui, ma di concentrarsi su se stessa. Niente da fare, era troppo innamorata, non voleva lasciarlo.

Nick: Anche se mi ha picchiata due volte senza motivo, non ho intenzione di lasciarlo!.

jonas: cos continuarono a stare insieme e nei mesi seguenti non accadde nulla di strano. Intanto Nick aveva iniziato a sentirsi con un compagno di classe, David, considerandolo un amico. Ma quando Henry lo venne a sape-re, la picchi di nuovo e le butt via il telefono. Nick non sapeva cosa fare, se continuare a stare con un uomo geloso e possessivo che non ti ama, oppure lasciarlo e dimenticare la loro storia. Io le suggerii di lasciarlo perch non la vedevo felice e alla fine mi ascolt. Pass un po di tempo e mia sorella sem-brava essersi ripresa. Ma ecco che Henry ricomparve mandandole continui messaggi e dicendole di voler riprendere la loro storia. Lei lo ignor, ma un giorno si present dopo la scuola portandole uno di quei regali che a lei piacevano. Nick lo rifiut e lui la picchi di nuovo. A breve inizi un incubo vero e proprio: Henry la perseguitava mattina, pomeriggio e sera. Non la lasciava in pace. Era un tormento. Mi sentivo in colpa, ero io lunico respon-sabile del casino in cui si trovava mia sorella, io lavevo portata in discoteca e glielo avevo fatto conoscere. Il peggi arrivo quando le rub tutte le pas-sword, incominci ad infastidire anche i suoi amici ed a minacciarla. La mia rabbia era al culmine: decisi di attuare un piano. Avevo avvertito la polizia e avevo fatto incontrare mia sorella co