Publius Aelius Traianus HadrianusPolitica estera
Nato probabilmente ad Italica presso Hispalis (Siviglia) in Betica,
parente di Traiano (il padre ne era cugino da parte di madre). Dopo
aver vinto i Sarmati in Mesia, rinunciò all'espansionismo traianeo,
dedicandosi a consolidare i confini dell’impero. Abbandona così la
dispendiosa difesa della Mesopotamia, innalzando una fortificazione
in Britannia (il vallo di Adriano) per separarare la zona
controllata dai Romani dalla Caledonia (Scozia) e rafforza il limes
germanico-danubiano, organizzando un sistema di reparti mobili
detti vexillationes.
Il vallo di Adriano
In seguito ad una ribellione guidata da Simon Bar Kokeba
Gerusalemme viene distrutta (135) e ricostruita con il nome di
Aelia Capitolina: un tempio di Giove sostituisce quello di
Salomone
Politica interna
Durante il suo impero si rafforza, a spese del senato, il ruolo del
consilium principis, gruppo stabile di consiglieri, che diventa
guida amministrativa dello stato.
Particolare valorizzazione è riservata ai cavalieri, a cui sono
riservate nuove cariche come l'advocatus fisci, rappresentante del
fisco imperiale nei processi.
A livello giuridico viene fissato stabilmente ad opera di Salvio
Giuliano come edictum perpetuum l'editto pretorio, cioè la
proclamazione dei principi di giustizia che ogni pretore doveva
effettuare all'inizio della sua carica.
Dal punto di vista religioso Adriano alterna la valorizzazione
della tradizione con l'apertura ai culti orientali (misteri
eleusini).
Il rapporto con le province
Con Adriano viene meno l'idea di un impero fortemente centralizzato
sulla capitale, in cui l'imperatore soggiornò il meno possibile, a
favore delle province, a cui dedicò lunghi viaggi, dalla Gallia
alla Spagna, dall'Asia Minore alla Grecia all'Africa,
interessandosi all'aspetto amministrativo non meno che a quello
culturale ed artistico.
Particolare diffusione nelle province ha il fenomeno
dell'evergetismo, cioè la realizzazione di opere pubbliche a spese
dell'imperatore stesso o anche, in nome dell'imperatore, a spese
delle élites locali che garantiscono con tali benemerenze
l'appoggio dei cittadini e soprattutto dell'imperatore al loro
primato politico ed economico nella realtà locale.
Atene, Arco di Adriano
Il legame privilegiato di Adriano con Atene è testimoniato anche da
opere momumentali come l'arco, dedicato in occasione del suo
adventus, il monumentale tempio di Zeus Olimpio, rimasto incompiuto
per secoli ed ora completato, e la biblioteca presso l'agorà
romana
Atene tempio di Zeus Olimpio
Atene, Biblioteca di Adriano
Adriano costruttore
Importantissima anche l'attività edilizia a Roma di Adriano, che si
cimentava in prima persona come architetto, suscitando le critiche
di Apollodoro di Damasco, che probabilmente per questo ci rimise la
vita.
Fra le opere più importanti occorre ricordare
il rifacimento del Pantheon a Roma (già edificato da Agrippa), con
la realizzazione di un'enorme cupola,
il gigantesco tempio doppio di Venere e Roma sopra i resti della
domus aurea di Nerone,
l’enorme villa – una vera e propria città - presso Tivoli (Villa
Adriana), ricca di edifici e statue fantasiosamente ispirati ai
luoghi e protagonisti dei suoi viaggi, in cui Adriano passò, sempre
più isolato ed intrattabile, gli ultimi anni.
Il pantheon
Interno del Pantheon
Struttura del Pantheon: 43,44 m di diametro x 43,44 di
altezza
Tempio di Venere e Roma
Tempio di Venere
Tempio di Roma
Il quartiere imperiale
Busto di Antinoo (110-130) da Villa Adriana
E' stata recentemente identificata a villa Adriana la collocazione
dell'Antinoeion il tempio dedicato ad Antinoo, il giovane
originario della Bitinia, a cui Adriano si era legato e che morì in
circostanze misteriose in Egitto. Adriano, suscitando notevole
scandalo a Roma, lo divinizzò e ne impose il culto in tutto
l'impero, favorendo le realizzazione di centinaia di statue, di cui
tuttora se ne conserva un numero sorprendente
Antinoeion
Ninfeo-stadio
Piccole terme
Il Canopo
Il Canopo
La Piazza d'oro
Pallidula rigida nudula,
che ora ti allontanerai in luoghi
incolori, ardui e spogli
Mausoleo di Adriano
Castel Sant'Angelo oggi
Titus Aurelius Fulvus Boionius Arrius Antoninus Pius
Lanuvio 86 – Lorium 161; imperatore dal 138
L'impero di Antonino Pio, particolarmente lodato dagli scrittori
antichi, è caratterizzato da un mite tradizionalismo, a livello
politico e religioso, che si esprime anche nel recupero della sede
stanziale di Roma da parte dell'imperatore e nella valorizzazione
del ruolo dell'imperatrice Faustina, dopo l'eccentrica condotta di
Adriano.
Un'amministrazione rigorosa e parsimoniosa si unisce all'assenza di
spinta espansionistica e di grandi eventi conflittuali, grazie ad
una fortunata serie di circostanze. L'evento più significativo è
costituito dall'avanzamento del limes in Britannia oltre il vallo
di Adriano.
Il tempio di Antonino e Faustina nel Foro Romano
Base della colonna di Antonino Pio (161-162): Apoteosi di Antonino
e Faustina
Imperator Caesar Marcus Aurelius Antoninus Augustus
Imperator Caesar Lucius Aurelius Verus Augustus
Roma 130 – Altino 169; imperatore dal 161
Roma 121 – Sirmio o Vienna 180; imperatore dal 161
Seguace dello stoicismo ed autore di un libro di profonde
riflessioni moralistiche (Eς αυτν: a se stesso), fu imposto ad
Antonino Pio direttamente dal predecessore Adriano, e fu affiancato
inizialmente dal fratello adottivo Lucio Vero, più abile generale
(morto nel 169).
Un impero di emergenze
L'inizio del suo impero corrisponde ad una drammatica crisi in
numerosi territori di confine, dalla Britannia alla Spagna,
dall'area danubiana all'area siriaca.
Lucio Vero fu impegnato con successo in Mesopotamia contro i Parti
(161-166) per difendere il controllo romano dell'Armenia, ma la
spedizione portò alla diffusione di una devastante pestilenza
(forse epidemia di vaiolo)
Successivamente Marco Aurelio dal 167 alla morte (180) fu
personalmente impegnato nell'area danubiana contro varie
popolazione gemaniche (Quadi, Marcomanni). Muore di malattia a
Sirmium (attuale Sremska Mitrovica) o a Vindobona (Vienna), dopo
aver associato al suo potere il figlio Commodo.
Statua equestre di Marco Aurelio
Colonna di Marco Aurelio, eretta da Commodo per celebrare le
imprese del padre contro Quadi, Sarmati Marcomanni.
180-193
Particolare dalla colonna: Giove pluvio disseta la XII legio
Fulminata accerchiata dai Quadi
Marco Aurelio moralista
Ad ogni istante pensa con fermezza da Romano e maschio quale sei a
compiere ciò che hai per le mani con serietà scrupolosa e non
fittizia, con amore, con libertà, con giustizia e cerca di
affrancarti da ogni altro pensiero. Te ne affrancherai compiendo
ogni singola azione come fosse l'ultima della tua vita, lontano da
ogni superficialità e da ogni avversione passionale alle scelte
della ragione e da ogni finzione, egoismo e malcontento per la tua
sorte. Vedi come sono poche le condizioni che uno deve assicurarsi
per poter vivere una vita che scorra agevolmente e nel rispetto
degli dèi: perché gli dèi non chiederanno nulla di più a chi
osserva queste condizioni.
Τ ες αυτν, 2, 5
Caesar Lucius Aurelius Commodus Antoninus Augustus
Lanuvium 161 – Roma 192 ; imperatore dal 180
Dopo, aver siglato una pace assai impopolare con Quadi e
Marcomanni, impegna le finanze dell'impero per imporre l’immagine
del principe autocrate, circondato di onori divini; spende enormi
cifre per gli spettacoli, non disdegnando di esibirsi come
gladiatore.
In occasione di un incendio a Roma nel 180 ricostruisce parte delle
città con il nome di Colonia Commodiana; dà il proprio nome anche
ai mesi dell'anno, all'esercito, alla flotta e al senato. Dopo il
fallimento di altre congiure, viene strangolato dal gladiatore
Narcisso l’ultimo giorno del 192, a seguito di un complotto che
coinvolgeva senatori e la stessa concubina di Commodo Marcia (forse
cristiana). Viene quindi collocato sul trono imperiale
Pertinace.
Caccia grossa di Commodo al Colosseo
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Quando giunsero i giorni dello spettacolo, l’anfiteatro si
presentava stracolmo; per Commodo era stata costruita una pista
anulare, perché non corresse pericolo combattendo da vicino con le
fiere; e nel trafiggerli dall’alto e al sicuro dava prova più di
precisione che di coraggio. Rincorrendo ed incalzando cervi e
gazzelle, ed ogni sorta di animali cornuti (salvo i tori), li
colpiva, anticipando la loro corsa e freddandoli con colpi ben
assestati; leoni, leopardi e tutte le fiere più gagliarde le
saettava dall’alto, inseguendole. E nessuno vide un secondo dardo o
una ferita che non fosse mortale; mentre l’animale balzava gli
assestava il colpo sul capo o nel cuore, né il giavellotto ebbe
altro obiettivo o giunse in altra parte del corpo, senza che lo
colpisse ed uccidesse allo stesso tempo. Furono radunati per lui
animali da ogni luogo. Allora vedemmo ciò che avevamo ammirato solo
nelle descrizioni; dai territori degli Indi e degli Etiopi, dal
mezzogiorno al settentrione, tutti quegli animali che erano ancora
sconosciuti li presentò ai Romani, uccidendoli.
da Erodiano, Storia dell’impero dopo Marco Aurelio