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MINIPIN PROVE DI FANTASY Classe quinta—anno scolastico 2016-17 Un breve brano del libro “Minipin” di Roald Dahl è diventato il pretesto per scri- vere un nostro racconto fantasy, integrando al suo interno proprio quel blocco di testo. Nessuno di noi aveva letto il racconto per intero. Non sapeva cosa fosse davvero accaduto prima e che cosa sarebbe successo dopo, nella storia “vera”. Il libro è arrivato in classe dopo che noi avevamo scritto i nostri racconti. Abbiamo iniziato ad ascoltarne la narrazione e abbiamo concluso che, in alcuni casi, siamo stati più creativi noi. Con tutto il rispetto per il grandissimo Scrittore che è per noi Dahl. Forse, anche giustamente, il preferito.

PROVE DI FANTASYIl libro è arrivato in classe dopo che noi avevamo scritto i nostri racconti. Abbiamo iniziato ad ascoltarne la narrazione e abbiamo concluso che, in alcuni casi,

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MINIPIN

PROVE DI FANTASY

C lasse qu in ta—anno s co las t i co 2016 -17

Un breve brano del libro “Minipin” di Roald Dahl è diventato il pretesto per scri-

vere un nostro racconto fantasy, integrando al suo interno proprio quel blocco di

testo.

Nessuno di noi aveva letto il racconto per intero.

Non sapeva cosa fosse davvero accaduto prima e che cosa sarebbe successo dopo,

nella storia “vera”.

Il libro è arrivato in classe dopo che noi avevamo scritto i nostri racconti. Abbiamo

iniziato ad ascoltarne la narrazione e abbiamo concluso che, in alcuni casi, siamo

stati più creativi noi. Con tutto il rispetto per il grandissimo Scrittore che è per noi

Dahl.

Forse, anche giustamente, il preferito.

Page 2: PROVE DI FANTASYIl libro è arrivato in classe dopo che noi avevamo scritto i nostri racconti. Abbiamo iniziato ad ascoltarne la narrazione e abbiamo concluso che, in alcuni casi,

MINIPIN—GIOVANNI

se scendi, verrai ingoiato in un boc-cone. Ma non puoi neanche startene lì per sempre. Ad un certo punto vide una specie di volpe su piccoli razzi. Quando fu giunta lì, sull'al-bero, la volpe disse che si chiamava FOX 51 e disse che era venuta fin lì per aiutarlo. Insieme sconfissero il mostro traendolo in inganno (mentre Piccolo Bill lo distraeva, FOX 51, con i suoi piccoli razzi colpì il mo-stro) e, finalmente, riuscirono ad uscire dalla foresta. Piccolo Bill non dimenticò mai il cagnolino dalmata che aveva incontrato. Tornò a riabbracciare la sua famiglia e rac-contò tutta la storia. Inoltre, non dimenticò mai il suo amico FOX 51.

Quando piccolo Bill, quella mattina, stava andando a scuola, non sapeva che, di lì a poco, la sua vita sarebbe totalmente cambia-ta. Stava passando vicino alla foresta di Bo-sconero quando, ad un tratto, sentì un uggio-lare tenue, quasi piangente. Piccolo Bill si incuriosì, lasciò lo zaino vicino al vialetto e andò a controllare cosa stesse piangendo. Trovò un piccolo cane dalmata, senza colla-re, impigliato nei piccoli rami di un cespu-glio di more. Controllò l'orologio, si accorse che era molto tardi, quindi decise di lasciare perdere la scuola e soccorrere quel cagnoli-no. Lo aiutò ad uscire dal cespuglio senza farsi male. Cercò di uscire dal bosco attraver-so il sentiero, ma giunto ai confini scoppiò un grosso incendio. Tutte le piante avevano iniziato a rincorrere Bill accendendosi di fuoco. Bill era quasi giunto ai confini dell'altro lato quando, improvvisamente, cadde e si ruppe una gamba. Il cane lo aiutò a uscire dal bo-sco, poi, tutto d'un tratto, il tunnel si chiuse. Sentì dentro un uggiolare fortissimo. Improv-visamente tutto il bosco fu ricoperto di fuoco e l'uggiolio del cagnolino cessò assieme al fuoco. Piccolo Bill rientrò nel bosco e trovò il dalmata, per terra, colpito da un'arma che giaceva senza vita.

Bill si accorse che un toro rosso lo stava inseguendo. Quando fu più vicino si accorse che non era un toro, bensì un minotauro. Si mise a correre a perdifiato e trovò un albe-ro, l'unico non bruciato.

Piccolo Bill salì sull’albero e qualcosa di strano cominciò ad accadere. Tut-to intorno a lui e non solo sul pode-roso tronco, ma anche su tutti i rami più grossi, si stavano aprendo minu-scole finestrelle con affacciate tan-te altre minuscole teste, alcune di uomini e altre, chiaramente, di don-ne. Qua e là si vedevano occhieggiare anche testoline di bambino, non più grosse della capocchia di un fiammi-fero, che sbirciavano silenziose e immobili. –Ma… ma…. Chi siete?- chiese Piccolo Bill. –Siamo i Minipin- disse una voce leggera,- e questa fo-resta è nostra. Aspetta che mi avvicino, così mi sen-ti meglio. Sei in un bel pasticcio, eh? Adesso non puoi scendere, perché,

immobili. –Ma… ma…. Chi siete?- chiese Piccolo Bill. –Siamo i Minipin- disse una voce leggera,- e questa fo-resta è nostra. Aspetta che mi avvicino, così mi sen-ti meglio. Sei in un bel pasticcio, eh? Adesso non puoi scendere, perché, se scendi, verrai ingoiato in un boc-cone. Ma non puoi neanche startene lì per sempre. I Minipin tirarono fuori archi, scudi e spade. Mentre i Minipin cercavano di buttare Bill giù dall'albero arrivò Scibor, un uomo alto e forzuto con un mitra e due spade. Sterminò i Minipin e la tigre. Ma la tigre aveva già bruciato l'albero. S chibor scappò, ma Bill non riuscì a scappare. Schibor gli fece una tomba d'oro, tornò a casa sua a testa bassa e decise di non avere più a che fare con le armi.

Il piccolo Bill era un umano di piccole di-mensioni. Aveva dieci anni appena compiuti. Bill stava andando a giocare nella foresta con la fionda. Sentì un grande rumore e vide arrivare una specie di tigre con due gigante-sche ali impetuose che volava a tutta velocità verso di lui. La tigre aveva due occhi nerissi-mi e, dalla spina dorsale, le uscivano delle grandi fiamme blu.

Il piccolo Bill iniziò a scappare di qua e di là. Vennero in suo aiuto i Clipon, un branco di piccoli orchi armati di balestre. I Clipon spezzarono le ali alla Stirfe. I Clipon scapparono da tutte parti. Intanto il piccolo Bill scappò, cercò un posto dove rifugiarsi. Trovò un grande albero di Sequoia e decise di salirci...

Piccolo Bill salì sull’albero e qualcosa di strano cominciò ad accadere. Tut-to intorno a lui e non solo sul pode-roso tronco, ma anche su tutti i rami più grossi, si stavano aprendo minu-scole finestrelle con affacciate tan-te altre minuscole teste, alcune di uomini e altre, chiaramente, di don-ne. Qua e là si vedevano occhieggiare anche testoline di bambino, non più grosse della capocchia di un fiammi-fero, che sbirciavano silenziose e

MINIPIN—FILIPPO

Pagina 2 PROVE DI FANTASY

Page 3: PROVE DI FANTASYIl libro è arrivato in classe dopo che noi avevamo scritto i nostri racconti. Abbiamo iniziato ad ascoltarne la narrazione e abbiamo concluso che, in alcuni casi,

MINIPIN—FEDERICO

Bill non credeva ai suoi occhi: piccole crea-ture grandi come formiche verdi, era impos-sibile vederli sull'albero perché si mimetizza-vano. Bill iniziò ad urlare appena seppe tutta la terribile notizia, cioè che non poteva scende-re dall'albero. Il giorno seguente, alle due del mattino, Bill si svegliò per sconfiggere il terribile mostro, ma rischiò la sua vita e si arrese. Iniziò a scavare un tunnel nell'albero, grande e profondo, così avrebbe potuto scappare assieme con tutti i Minipin. Nel tragitto incontrò il signor Spaik, un vec-chio amico di Bill, che aveva avuto tutto il tempo di stare lì sotto. Quindi conosceva molto bene quei tunnel, così lo seguirono tutti. Il viaggio fu lungo e pericoloso; incontrarono serpenti velenosi e ragni, ma arrivarono tutti in salvo. I genitori di Bill decisero di tenere tutti i Minipin, tanto ci stavano dentro una tazzina da caffè. E vissero tutti felici e contenti.

Molto tempo fa, un bambino di nome Bill viveva con la sua famiglia in una piccola casa in mezzo alla foresta. Vivevano molto stretti in quella piccola casa. Erano in quattro: lui, suo fratello, sua mam-ma e suo papà. Ma, dato che erano poveri, non avevano molto cibo; quindi la mamma lo mandava a prendere le mele. Dato che c'era un albero proprio li vicino,

Piccolo Bill salì sull’albe-ro e qualcosa di strano cominciò ad accadere. Tutto intorno a lui e non solo sul poderoso tronco, ma anche su tutti i rami più grossi, si stavano aprendo minu-scole finestrelle con affacciate tante altre minuscole teste, alcune di uomini e altre, chiara-

mente, di donne. Qua e là si vedeva-no occhieggiare anche testoline di bambino, non più grosse della capoc-chia di un fiammifero, che sbirciava-no silenziose e immobili. –Ma… ma…. Chi siete?- chiese Piccolo Bill. –Siamo i Minipin- disse una voce leggera,- e

questa foresta è nostra. Aspetta che mi avvi-cino, così mi senti meglio. Sei in un bel pasticcio, eh? Ades-so non puoi scende-re, perché, se scen-di, verrai ingoiato in un boccone. Ma non puoi neanche startene lì per sem-pre.

ca che salvò Bill e volle sconfiggere Came-rupt. Purtroppo non ci riuscì e fu sconfitto. Allora iniziò a scappare a gambe levate. E Capitan America non riuscì a sconfiggere il malefico Camerupt, però non morì. Allora chiese a Bill se lo avrebbe aiutato e Bill accettò. Purtroppo persero e Capitan America morì mangiato. Bill stava correndo, ma inciampò e il mostro lo mangiò.

Il Piccolo Bill si era trasferito da un po’ di tempo in una foresta magica. Bill però non sapeva che fosse magica e i suoi genitori neppure. Allora i genitori di Bill andarono a prendere della legna e, non sapendo che era magica, vennero mangiati da un gigantesco albero. Spensierato Bill volle guardare dove fossero finiti i suoi genitori, poi vide questo albero gigantesco e camminò fino ad arrivare all'al-bero. Poiché era incuriosito Bill ci volle salire, però incontrò dei Minipin che gli bloccavano la strada.

Piccolo Bill salì sull’albero e qualcosa di strano cominciò ad accadere. Tut-to intorno a lui e non solo sul pode-roso tronco, ma anche su tutti i rami più grossi, si stavano aprendo minu-scole finestrelle con affacciate tan-te altre minuscole teste, alcune di uomini e altre, chiaramente, di don-ne. Qua e là si vedevano occhieggiare anche testoline di bambino, non più grosse della capocchia di un fiammi-

fero, che sbirciavano silenziose e immobili. –Ma… ma…. Chi siete?- chiese Piccolo Bill. –Siamo i Minipin- disse una voce leggera,- e questa fo-resta è nostra. Aspetta che mi avvicino, così mi sen-ti meglio. Sei in un bel pasticcio, eh? Adesso non puoi scendere, perché, se scendi, verrai ingoiato in un boc-cone. Ma non puoi neanche startene lì per sempre. Per sconfiggere i Minipin avrebbe dovuto prima superare delle sfide perché sennò sa-rebbe morto. Il mostro era gigantesco e si chiamava Ca-merupt. Aveva mangiato i suoi genitori e Bill ne aveva molta paura. La foresta era invasa dai Minipin, che sono piccoli, ma sono degli esseri spregevoli che hanno conquistato la foresta. Il piccolo Bill, preoccupato, voleva scappare, ma non poteva perché sennò sarebbe stato mangiato dal mostro. Allora gli venne in soccorso Capitan Ameri-

MINIPIN—ANABEL

Pagina 3 Volume 1, Numero 1

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MINIPIN—ALICE

gli chiesero di partecipare alla battaglia e, così, aiutare l'eroe Minipiniano di nome Eu-calipto. Però non avrebbe dovuto aiutarlo solo in caso di pericolo. Fatti i bagagli, i Minipin raggiunsero una galleria sotterranea che si dirigeva verso la tana del mostro. Dopo un bel po', ripassando tutto, affilando i pugnali e i coltelli, salirono in superficie per affrontare la loro più grande paura: il Mostro di Mostrolandia. Allora iniziarono a pugnalarlo alle spalle e lo indebolirono pian pianino. Quindi Bill si ricordò che lui aveva il compi-to di pugnalarlo al cuore e, per poco non finì nella sua bocca. Dopo il mostro afferrò Bill e se lo buttò in bocca. Fu allora che, come per magia, arrivò Euca-lipto e fu lui a pugnalarlo al cuore. Così uscì un sangue argento che il vecchio saggio alchimista raccolse per usarlo nelle pozioni ed esperimenti. Tornarono all'albero pronti per banchettare. Fecero tornare Bill alla sua normalità e lo salutarono per sempre (forse)... Allora, tornò a suonare nella sua banda per Sua Maestà, la regina Elisabetta II.

Era il 1952 e, nella città di Londra, si stava svolgendo una magnifica parata in onore di sua Maestà, la regina Elisabetta II. C'erano vari quartieri, uno di quelli era quel-lo di Leisteer; nella parata c'era un bambino (anzi ce n'erano tanti) ma uno in particolare attirò l'attenzione. Si chiamava Bill, anzi Piccolo Bill. Era il suo cognome; era scritto sul suo tamburo. Mentre marciavano verso sua Maestà, la regina, camminarono lungo la via che passa-va per il bosco e Bill si distrasse vedendo qualcosa di luminescente alla fine del bosco. Così, senza farsi vedere da nessuno, lasciò il tamburo per terra e prese a correre verso quella bellissima luce. Mentre andava avanti, vide un albero gigan-tesco e volle salirci.

Piccolo Bill salì sull’albero e qualcosa di strano cominciò ad accadere. Tut-to intorno a lui e non solo sul pode-roso tronco, ma anche su tutti i rami più grossi, si stavano aprendo minu-scole finestrelle con affacciate tan-te altre minuscole teste, alcune di uomini e altre, chiaramente, di don-ne. Qua e là si vedevano occhieggiare anche testoline di bambino, non più grosse della capocchia di un fiammi-fero, che sbirciavano silenziose e

immobili. –Ma… ma…. Chi siete?- chiese Piccolo Bill. –Siamo i Minipin- disse una voce leggera,- e questa fo-resta è nostra. Aspetta che mi avvicino, così mi sen-ti meglio. Sei in un bel pasticcio, eh? Adesso non puoi scendere, perché, se scendi, verrai ingoiato in un boc-cone. Ma non puoi neanche startene lì per sempre. Bill chiese ai Minipin cosa fossero e cosa stessero facendo. Loro, in coro, risposero: “Siamo i dei guer-rieri, ma anche degli abili alchimisti, soprat-tutto lui il vecchio saggio dei Minipin. Ora, dai, vieni con noi, così ci aiuterai a liberarci da quel cattivo e brutto mostro.” Era peloso con dei denti aguzzi come rasoi ed era enorme. Poi continuarono: “Vieni dentro, sennò ci sentirà!”. Allora, bevendo un bicchierino di acqua blu, Bill divenne piccolo come i Minipin ed entrò in una delle finestrelle dei Minipin. Li dentro incontrò molti alchimisti e dei valorosi guerrieri che gli insegnarono tutte le arti della guerra e della respirazione (quello che noi chiamiamo yoga). Un giorno lo portarono nella stanza dei con-gressi e lì la situazione si fece drammatica;

lì per sempre. Bill era in pericolo, perché l'albero stava per mangiarlo, ma saltò dall'altra parte. Tornò a casa correndo e disse alla mamma che non c'erano più mele. "Vabbè!". Disse la mamma. Piccolo Bill andò a letto e si disse: "Domani andrò a fare i conti con quell’albero.". E si addormentò. Il giorno dopo Bill, andò di mattina nella zona dell'albero e gli disse: "Fatti vedere!". “Tu piccolo essere non mi fai paura!". Escla-mò l’albero. "Perché sei così cattivo?". Chiese Bill. “Non sono affari tuoi!". Disse l'albero. Allora piccolo Bill andò in casa e prese tutte le sue decorazioni primaverili e uscì di casa e gliele mise attorno. “Perché l'hai fatto?". Chiese l’albero. “Perché lui è buono”. Disse un Minipin. "Allora facciamo PACE!". Propose l’albero. E così accadde. Evviva!!!!

Piccolo Bill si era appena trasferito in un boschetto, lui veniva da un paesino molto più lontano da lontano. Il giorno dopo piccolo Bill andò a scuola. Tornato a casa, Piccolo Bill non riuscì nean-che fare un respiro che... "Bill!! Potresti andare a raccogliere delle mele da quell’albero?". "Certo!". Rispose Bill e andò.

Piccolo Bill salì sull’albero e qualcosa di strano cominciò ad accadere. Tut-

to intorno a lui e non solo sul pode-roso tronco, ma anche su tutti i rami più grossi, si stavano aprendo minu-scole finestrelle con affacciate tan-te altre minuscole teste, alcune di uomini e altre, chiaramente, di don-ne. Qua e là si vedevano occhieggiare anche testoline di bambino, non più grosse della capocchia di un fiammi-fero, che sbirciavano silenziose e immobili. –Ma… ma…. Chi siete?- chiese Piccolo Bill. –Siamo i Minipin- disse una voce leggera,- e questa fo-resta è nostra. Aspetta che mi avvicino, così mi sen-ti meglio. Sei in un bel pasticcio, eh? Adesso non puoi scendere, perché, se scendi, verrai ingoiato in un boc-cone. Ma non puoi neanche startene

MINIPIN — LUDOVICA

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do sarebbe giunto al limitare della foresta avrebbe pur dovuto scendere. Poi, stufo di fare Farzan, ci pensò altri cinque minuti. Infine disse: "Avrei un'idea, ma mi servireb-be l'aiuto di qualcun altro.". Detto fatto. Arrivò in un batter d'occhio Sa-brina Tarr e tirò dieci miliardi di pugni al "Lupo", così che i Minipin persero il control-lo su di lui. La belva scappò via come un fulmine. Ora però dovevano liberare la povera foresta ed, in un batter d' occhio, si ritrovarono cir-condati da miliardi e triliardi di Minipin. Erano talmente tanti che occuparono tutta la foresta. Piccolo Bill e Sabrina Tarr si misero d'accor-do: avrebbero usato la tecnica taglia-muori. Sabrina Tarr prestò una sciabola anche a lui e cominciarono a tagliuzzare i Minipin. Una cosa orrenda da vedere, ma il sangue dei Minipin avrebbe poi risanato la foresta. Però erano troppi per due sole persone, quin-di Sabrina Tarr chiamò i suoi fratelli super-eroi: Giorgio Tarr, Paola Tarr e Rachele Tarr, la sua gemella. In pochi minuti i Minipin furono sconfitti e Piccolo Bill potè tornare a casa, pensando alla ramanzina infinita che la sua mamma gli avrebbe fatto per essersi avventurato da solo nella foresta dei Minipin. Però era stato un eroe e aveva conosciuto Sabrina Tarr e i suoi fratelli. Quella leggenda dei Minipin era, finalmente, stata annullata.

Era una bella giornata di sole. Piccolo Bill decise di andare a fare una pas-seggiata nella foresta di Oscuralis Minipin per curiosare in giro. Tutti nel villaggio parlavano dei mostriciat-toli che vivevano in quella foresta, ma lui non ci credette fino a quel giorno... Era incredibile quella foresta: frutti neri e chiome viola, a triangolo o quadrato… C'era veramente tutto di tutti i colori, di tutte le forme possibili, anche inesistenti. Piccolo Bill decise di intraprendere una lotta contro se stesso: l'albero più grande e più imponente che avrebbe trovato l'avrebbe scalato e poi, ovviamente sarebbe tornato a terra e, dopo, ancora a casa. Cerca e ricerca ne trovò uno abbastanza alto, salì e si mise di vedetta per scorgere il più grosso e lungo fra tutti. Dopo molti sforzi eccolo: il più alto e pode-roso albero della foresta. Una volta che lo ebbe raggiunto lo vide da vicino: era vera-mente grosso.

Piccolo Bill salì sull’albero e qualcosa di strano cominciò ad accadere. Tut-to intorno a lui e non solo sul pode-roso tronco, ma anche su tutti i rami più grossi, si stavano aprendo minu-scole finestrelle con affacciate tan-te altre minuscole teste, alcune di uomini e altre, chiaramente, di don-ne. Qua e là si vedevano occhieggiare anche testoline di bambino, non più grosse della capocchia di un fiammi-fero, che sbirciavano silenziose e immobili. –Ma… ma…. Chi siete?- chiese Piccolo Bill. –Siamo i Minipin-

disse una voce leggera,- e questa fo-resta è nostra. Aspetta che mi avvicino, così mi sen-ti meglio. Sei in un bel pasticcio, eh? Adesso non puoi scendere, perché, se scendi, verrai ingoiato in un boc-cone. Ma non puoi neanche startene lì per sempre. Piccolo Bill disse: "Allora siete voi, quegli esserini malefici che occupano la foresta! Non avete il diritto di rovinarla!”. "Se avessi potuto fare qualcosa, avresti dovu-to farla prima, ma ora sei bloccato!”. Disse il capo dei Minipin. Il povero Piccolo Bill era molto intelligente e cercò un modo per ingannare i Minipin. Era davvero molto difficile perché i Minipin avevano detto che, se fosse sceso, sarebbe stato ingoiato. "Ma da cosa?”. Si chiese più volte Piccolo Bill. Il brutto, era che non lo sapeva e, quindi, se doveva giocare d'astuzia era quasi impossibi-le. Poi, come un lampo nella testa, gli venne in mente un'idea: si sarebbe dondolato appen-dendosi all'albero come per scendere, per vedere se la creatura si sarebbe fatta viva. Infatti il suo piano funzionò. La creatura comparve dal terreno e Piccolo Bill capì subito che si trattava di un Lupis Mannarum Gigantesum. Lui provò, dopo essere risalito, a saltare da un albero all'altro, co-me Farzan, ma non poteva continuare così perché il "Lupo" lo avrebbe seguito e quan-

MINIPIN—MATILDE C.

Pagina 5 Volume 1, Numero 1

Page 6: PROVE DI FANTASYIl libro è arrivato in classe dopo che noi avevamo scritto i nostri racconti. Abbiamo iniziato ad ascoltarne la narrazione e abbiamo concluso che, in alcuni casi,

Adesso non puoi scendere, perché, se scendi, verrai ingoiato in un boc-cone. Ma non puoi neanche startene lì per sempre. Piccolo Bill, incuriosito, chiese: "Caro Mini-pin, ma che tipo di creature siete? Troll, elfi in miniatura?". Un Minipin barbuto, che sembrava il capo, disse: "Siamo un incrocio tra elfi e luccio-le!". Piccolo Bill, allora, decise di restare sull'al-bero e capire che cosa fossero quel ruggito e quei passi così minacciosi. La creatura barbuta gli spiegò che quella creatura aveva scelto lui come spuntino: il bambino avrebbe dovuto sostenere varie battaglie contro di esso; per riacquistare la sua libertà! E, proprio in quel momento, apparve dalla fronda dell'albero un ragazzo; che avrà avuto la sua stessa età. Il Minipin disse: "Lui è Jeorge, il nostro eroe, ti aiuterà ad affrontare le lotte!" "Il mostro cattivo ti vuole mangiare e si chia-ma Brock" –spiegò Jeorge- "dobbiamo scon-figgerlo, Piccolo Bill!". Allora i due ragazzi giocarono d'astuzia: Jeorge si travestì da Piccolo Bill e Piccolo Bill da Jeorge: così il mostro avrebbe attac-cato Jorge e lui, essendo molto più allenato, l'avrebbe annientato! Tutto stava andando secondo i piani; quando Piccolo Bill cadde dall'albero e... il mostro lo vide... ma non lo ingoiò! Infatti voleva solo avere degli amici e una casa per il suo immenso corpo! Il mostro, effettivamente, era ricoperto di rametti; si sentiva a casa! Jorge salvò Piccolo Bill da sotto il masso in cui si era incastrato e il mostro abitò nella foresta. I Minipin vennero ad abitare nel villaggio dove tutti accolsero Piccolo Bill e... anche Jeorge; che venne adottato dal sindaco! Tutti guardarono il filmato che aveva girato Piccolo Bill e ... vissero tutti felici e contenti!

Molto tempo fa, in un paese chiamato Wim-pinpuf, abitò un bambino che tutti chiamava-no Piccolo Bill. Era molto stimato da grandi e piccini perché suo nonno e suo padre avevano costruito la prima scuola del paese... e anche il primo ospedale! Tutti si aspettavano che lui, un giorno, diventasse ancora meglio dei suoi parenti, costruendo il primo teatro del paese! Un giorno, il Piccolo Bill volle mettersi alla prova: voleva scalare la gigantesca sequoia che si trovava nella foresta ai margini del paese. Il 12 Maggio decise che avrebbe com-piuto l'impresa il giorno 31 dello stesso me-se. Quando lo vennero a sapere i suoi genito-ri, dissero che il loro figlioletto stava dando onore al loro nome! Il 31 Maggio, il Piccolo Bill disse ai suoi genitori: "Oggi è il grande giorno!”. Sua madre, Rosalinda, si mise a piagnucolare che non voleva vederlo scalare quell'enorme albero! Suo padre, Ernesto, la consolò e re-galò al figlio una telecamera, con cui avrebbe potuto filmare la scena. Fuori da casa, tutti i suoi compagni lo saluta-rono con affetto; la sua maestra gli accarezzò i capelli castani e gli disse: "Spero che tu non ti ferisca... perché sennò non posso insegnarti i verbi lunedì.". Lui scoppiò a ridere mentre, vicino a lui, era "apparso" un uomo con lo sguardo serio: era il sindaco! Gli fece gli auguri e lo accompa-gnò davanti alla foresta dove sarebbe dovuto entrare... e ci entrò!

Dopo mezz’ora era nella foresta a "combattere" con le piante urticanti, quando sentì un ruggito innaturale e dei passi molto rumorosi... Proprio in quel momento, si accorse dov'era: ai piedi della grande sequoia. "A occhio" -pensò il Piccolo Bill- "sarà alta circa due chilometri e mezzo...". Però il rumore si faceva sempre più vicino; Piccolo Bill non aveva altra scelta... doveva scalare la grande sequoia!

Molto velocemente, Piccolo Bill salì sull’albero e qualcosa di strano co-minciò ad accadere. Tutto intorno a lui e non solo sul poderoso tronco, ma anche su tutti i rami più grossi, si stavano aprendo minuscole finestrel-le con affacciate tante altre minu-scole teste, alcune di uomini e altre, chiaramente, di donne. Qua e là si vedevano occhieggiare anche testoli-ne di bambino, non più grosse della capocchia di un fiammifero, che sbir-ciavano silenziose e immobili. –Ma… ma…. Chi siete?- chiese Piccolo Bill. –Siamo i Minipin- disse una voce leg-gera,- e questa foresta è nostra. Aspetta che mi avvicino, così mi sen-ti meglio. Sei in un bel pasticcio, eh?

MINIPIN— MATTEA

Pagina 6 PROVE DI FANTASY

Page 7: PROVE DI FANTASYIl libro è arrivato in classe dopo che noi avevamo scritto i nostri racconti. Abbiamo iniziato ad ascoltarne la narrazione e abbiamo concluso che, in alcuni casi,

MINIPIN—SVEVA (PRIMA PARTE)

"Ciao Bill, sono una sequoia alta cinquecen-tomila metri. Adesso chiudi gli occhi e na-sconditi tra le mie foglie.". Io feci così, dopo un minuto mi trovai in un centro di controllo e non ci credevo ancora. Lì c'era fashion Tiger, una supereroina tutta tigrata. Mi disse: "Ecco il piano: lancerò giù dall’al-bero un pupazzo che assomiglia a te. I Mini-pin crederanno che sia tu, intanto noi andre-mo via con l'aeroplano!" -E aggiunse- "Muoviamoci!" Costruimmo il pupazzo e tutto andò per il meglio. I Minipin erano occupati a divorare "Bill". Noi uccidemmo il mostro. Con qua-ranta lance e una spada gli tagliammo l'acu-ma (la parte più importante) e morì. Sco-primmo che tutti i Minipin erano alimentati da quella specie di lucertola mangia umani, quindi erano stati sconfitti. Io e Fashion Tiger trovammo la mia fami-glia: era rinchiusa nel covo segreto dei Mini-pin. La supereroina mi disse: "Vedi questa mappa Bill? Dimostra che tu hai super poteri, perchè loro sono la tua famiglia d'adozione, io sono la tua vera madre e tu sei mio figlio!" Io risposi: "Tu mia madre?! Come?! Non è possibile, che tu sia mia madre!". Lei rispose: "Sì, i Minipin ti avevano cattura-to e io non ti trovavo più. Quindi se vuoi, ecco, beh, potresti venire a vivere con me e tuo padre, Alessandro, detto ALESSAN-DRIK.". E io accettai. Vivemmo tutti felici e contenti. Allora scrissi nel cielo con il mio fiato ag-ghiacciante: “Ciao, io sono BILL e sono felice!!!!!!”

Ci trovammo in una foresta chiamata: Shar-ly. Era una giornata tranquilla, fin-ché...BUM! Ebbi un tuffo al cuore, ero inse-guito da qualcosa, ma non sapevo cosa fosse! Correvo di qua e di là, sentii "ringhi"; mentre correvo mi chiedevo cosa fosse, quindi ini-ziai a fare ipotesi nella mia testa: poteva essere un lumacone gigante, una rana a cin-quanta lingue e cose di questo tipo. Ad un certo punto mi trovai a casa. La mia dolce casetta! Entrai: non c'era nessuno, però era come la ricordavo. Con i mobili presi allo spaccio, il tappeto di camoscio, il parquet scricchiolante (che mi fu d'aiuto quando volli incastrare mia sorella Mina), la cucina anni sessanta e il vecchio calendario con su scritta la data del mio com-pleanno (venticinque dicembre). Mi accomodai, sentii il parquet scricchiolare. Ma come era potuto succedere? Non c'era nessuno oltre a me! Un ringhio, dei passi, un altro ringhio, altri passi, allora, corsi fuori, diritto al centro della foresta: lì non avrebbe potuto trovarmi. Avevo portato via solo un panino e una bottiglia d'acqua. A proposito, nella furia di scappare non mi sono presentato: sono William, meglio picco-

lo Bill. E poi vidi un albero.

Piccolo Bill salì sull’albero e qualcosa di strano cominciò ad accadere. Tut-to intorno a lui e non solo sul pode-roso tronco, ma anche su tutti i rami più grossi, si stavano aprendo minu-scole finestrelle con affacciate tan-te altre minuscole teste, alcune di uomini e altre, chiaramente, di don-ne. Qua e là si vedevano occhieggiare anche testoline di bambino, non più grosse della capocchia di un fiammi-fero, che sbirciavano silenziose e immobili. –Ma… ma…. Chi siete?- chiese Piccolo Bill. –Siamo i Minipin- disse una voce leggera,- e questa fo-resta è nostra. Aspetta che mi avvicino, così mi sen-ti meglio. Sei in un bel pasticcio, eh? Adesso non puoi scendere, perché, se scendi, verrai ingoiato in un boc-cone. Ma non puoi neanche startene lì per sempre. I Minipin avevano un'aria furba, erano picco-li con due orecchie giganti ed erano di colore blu notte!!!!! Il mostro era un aiutante dei Minipin, era brutto, pieno di brufoli, con la pelle verda-stra, occhiaie nere, due occhi rossi e tanta di quella ciccia che avrebbe riempito una pisci-na. Prima che potessi parlare, l'albero mi disse:

grosse della capocchia di un fiammi-fero, che sbirciavano silenziose e immobili. –Ma… ma…. Chi siete?- chiese Piccolo Bill. –Siamo i Minipin- disse una voce leggera,- e questa fo-resta è nostra. Aspetta che mi avvicino, così mi sen-ti meglio. Sei in un bel pasticcio, eh? Adesso non puoi scendere, perché, se scendi, verrai ingoiato in un boc-cone. Ma non puoi neanche startene lì per sempre. E giù dall'albero lo avrebbe accolto il mostro

Piccolo Bill era una specie di elfo piccolo piccolo che viveva sopra ad un albero di sequoia, con la sua specie; in tutto c'erano milleduecentocinque esserini. Piccolo Bill aveva gli occhi verdi come la chioma di un albero, il naso leggermente appuntito, la bocca con le labbra sottilissime e le orecchie corte e appuntite. Piccolo Bill, come tutti, aveva una famiglia: una mamma che si chiamava Didy, un papà che si chiamava William e due gemelle, una si chiamava Lara e l'altra Sara. Piccolo Bill andò a giocare con le sue due sorelle e trovò un posto ideale: un parchetto con davanti un albero gigantesco. Più grande della loro specie! La mamma prima che uscissero gli disse:

"Non salite sugli alberi delle altre specie.". Piccolo Bill, allora, andò a giocare a palla (con le sue due sorelle) e si accorse che all'i-nizio della foresta nevicava.

Piccolo Bill salì sull’albero e qualcosa di strano cominciò ad accadere. Tut-to intorno a lui e non solo sul pode-roso tronco, ma anche su tutti i rami più grossi, si stavano aprendo minu-scole finestrelle con affacciate tan-te altre minuscole teste, alcune di uomini e altre, chiaramente, di don-ne. Qua e là si vedevano occhieggiare anche testoline di bambino, non più

MINIPIN—OLGA

Pagina 7 Volume 1, Numero 1

Page 8: PROVE DI FANTASYIl libro è arrivato in classe dopo che noi avevamo scritto i nostri racconti. Abbiamo iniziato ad ascoltarne la narrazione e abbiamo concluso che, in alcuni casi,

MINIPIN—SVEVA (SECONDA PARTE)

"Bob è orribile, enorme... ed è fatto di ket-chup.". Disse un Minipin. "Ora dobbiamo sconfiggere il mostro insie-me.". Disse Bill. Unirono le forze, lo legarono e infine... lo mangiarono con le patatine fritte! "Ti ringraziamo Bill.". Disse un Minipin. "Ora però posso tornare a casa?". Chiede Bill. "Certo, hai sconfitto il mostro caro!". Disse una vocina lieve. Ora, Bill e Scacciapaura, avevano completa-to la missione e il mondo delle nuvole era finalmente felice e in salvo. Così costruirono una carrucola che partiva (invisibile) dal giardino di Bill fino all'albe-ro. In questo modo avrebbe potuto andare a trovarli quando voleva. "Vi saluto amici miei!". Disse Bill. E partì. Era stata un'avventura straordinaria, e, dopo la scuola, Bill tornava ancora lì a trovarli, per vivere tante nuove avventure e per mangiare un po' di patatine fritte con il ketchup. Da quel giorno, Bill non si sentì più triste e infelice, ma sempre spensierato e allegro. Ah! Ricordate che, se credete ai sogni, tutto è possibile.

Era suonata la campanella; Bill, con il sudore sulla fronte poiché era stato punito, aveva dovuto scrivere su un foglio, per tutto il po-meriggio, "Non devo dormire mentre si fa lezione". Arrivò sera quando tornò a casa. A mezzanotte Bill si svegliò. Uscì un attimo per prendere un po' d'aria. All'improvviso volò su, sempre più su, senza fermarsi, fin-ché non arrivò fino alle nuvole. C'era una

boscaglia, Piccolo Bill salì sull’albero e qualcosa di strano cominciò ad acca-dere. L’albero era immenso, mae-stoso, alto, pieno di rami; con una chioma

foltissima. Era forte, possente e molto acco-

gliente Tutto intorno a lui e non solo sul poderoso tronco, ma anche su tutti i rami più grossi, si stavano aprendo minuscole finestrelle con affacciate tante altre minuscole te-ste, alcune di uomini e altre, chiara-mente, di donne. Qua e là si vedeva-no occhieggiare anche testoline di bambino, non più grosse della capoc-chia di un fiammifero, che sbirciava-no silenziose e immobili. –Ma… ma…. Chi siete?- chiese Piccolo Bill. –Siamo i Minipin- disse una voce leggera,- e questa foresta è nostra. Aspetta che mi avvicino, così mi sen-ti meglio. Sei in un bel pasticcio, eh?

Adesso non puoi scendere, perché, se scendi, verrai ingoiato in un boc-cone. Ma non puoi neanche startene lì per sempre. “Prima di tutto ci dobbiamo conoscere me-glio.”. Disse Bill agitato. Bill, dopo che gli avevano chiesto il suo nome, lo pronunciò. Calò un silenzio tomba-le. Arrivò il capo dei Minipin! "Tu sei il prediletto!" - sbraitò - "Lui è Ser Scacciapaura. Tu caccerai il mostro Bobildu-ro con lui!" Ma Bill non aveva la minima idea di come fare! "Io non so..."-cercò di dire Bill, ma... "ZITTO!". - Disse Ser Scacciapaura. Bill era basso, con capelli corti e castani, con l'aria un po' intontita, mentre Ser Scacciapau-ra era il contrario: alto, con capelli lunghi e biondi, con aria fiera e possente. "Subito in marcia!". Disse Scacciapaura. Presero una carrucola immensa e finirono sulla caverna di... Bobilduro. "Shhh!, zitto,o il mostro ci scoprirà!". Disse Scacciapaura. "Ok!". Replicò Bill. Ora i due si stavano dirigendo verso Bob. "Ho paura!". Disse Bill. Ma, prima che finis-se la frase, il mostro lo catturò. Ser Scaccia-paura cercò di salvarlo, ma non ci riuscì e tornò sulla carrucola. Tornato indietro, raccontò tutto ai Minipin e, insieme, partirono per salvarlo. Giunti alla grotta, i Minipin distrassero il mostro e sal-varono Bill. "Grazie amici!". Disse lui.

elettronico; era un robot comandato dagli umani che volevano scoprire cosa ci fosse in

quella foresta, visto che quegli ultimi giorni succedevano cose piuttosto strane. Le sorelle di Piccolo Bill erano state ingoiate dal mostro elettronico e anche Piccolo Bill era in pericolo!!! Così provò a saltare sull'albero in modo da far cadere le foglie su gli occhi del mostro, ma il suo piano non funzionò; allora decise di tirare fuori il suo arco e sparargli delle lance, ma il mostro era di ferro e quindi le lance ritornavano indietro. All'improvviso venne un essere della specie dei Minipin che, in passato, era della specie di Piccolo Bill; si chiamava: Lilypen. Gli mise le ali finte (ma che volavano co-munque) e anche a tutti gli esserini della foresta e così volarono via in cerca di un nuovo posto dove poter stare in pace. Vissero tutti felici e contenti.

MINIPIN—ELEONORA

Pagina 8 PROVE DI FANTASY

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MINIPIN—MATILDE B. (PRIMA PARTE)

I Minipin gli fecero bere una specie di bibita azzurra che... sapeva di aranciata! I Minipin spinsero fuori Piccolo Bill e lo fecero uscire. Piccolo Bill tornò della sua misura e disse: "Sono pronto a salvare la foresta.". Viola lo prese per mano e iniziò a volare super veloce. Dopo un istante si trovarono sul bordo di un vulcano attivo. Viola si tuffò e Piccolo Bill gridò: "Viola!". "Rilassati e tutto andrà bene.". Rispose Vio-la. Piccolo Bill, però, urlò a Viola: "Viola! Dob-biamo farci ingoiare dal mostro!". "Cosa?!". Replicò lei. "Dobbiamo farci ingoiare dal mostro, trovare il suo cuore e distruggerlo dall'interno.". "Ma ci mangerà!" Aggiunse Viola. "Non se gli voliamo subito in gola!" Viola e Piccolo Bill tornarono nella foresta e, appena i loro piedi toccarono terra, vennero ingoiati. Viola fu sveltissima a prendere la mano di Piccolo Bill e a volare dove c'era il cuore del mostro. Si trovarono davanti un miliardo di piccoli servi neri, che cercarono in ogni modo di impedire ai buoni di toccare il cuore e, alla fine, li catturarono. Viola si mise a piangere e Piccolo Bill le chiese: "Che cosa c'è?". Viola rispose: "Scusa, mi dispiace farti mori-re adesso.”. “Almeno, se dovrò morire, morirò con te!". Si guardarono per un momento e, subito dopo, morirono.

Piccolo Bill tornò a casa da scuola, felice, come sempre. Decise di cogliere un mazzo di fiori per la mamma. Mise in camera sua la cartella e andò nella foresta a cercare i fiori più belli, ma si spaventò quando vide che l'erba si stava seccando a vista d'occhio. Ad un certo punto, pensò di andare dall'albe-ro con cui parlava sempre.

Piccolo Bill salì sull’albero e qualcosa di strano cominciò ad accadere. Tut-to intorno a lui e non solo sul pode-roso tronco, ma anche su tutti i rami più grossi, si stavano aprendo minu-scole finestrelle con affacciate tan-te altre minuscole teste, alcune di uomini e altre, chiaramente, di don-ne. Qua e là si vedevano occhieggiare anche testoline di bambino, non più grosse della capocchia di un fiammi-fero, che sbirciavano silenziose e immobili. –Ma… ma…. Chi siete?- chiese Piccolo Bill. –Siamo i Minipin- disse una voce leggera,- e questa fo-resta è nostra. Aspetta che mi avvicino, così mi sen-ti meglio. Sei in un bel pasticcio, eh? Adesso non puoi scendere, perché, se scendi, verrai ingoiato in un boc-cone. Ma non puoi neanche startene lì per sempre.

"Sono d'accordo, però, cosa posso fare!?". Chiede Piccolo Bill. "Puoi chiedere aiuto a noi Minipin!" -dissero in coro tutti gli esserini.- "Sarà dura, ma possiamo farcela!". Ad un certo punto arrivò... Viola! La ragazza era in piedi davanti a Piccolo Bill, che la guardò stupito. Esclamò: "Viola! Che cosa ci fai qui? E per-ché porti una maschera sul viso?". "Il mio compito è salvare la foresta e i miei amici Minipin!". Piccolo Bill rimase stupito, ma si riprese subito per ascoltare i Minipin, che gli disse-ro: "Entra in quell'albero cavo e vedrai cosa ti accadrà.". Piccolo Bill obbedì e si ritrovò in una casa dove vide bene tutti i Minipin: era la loro casa. Scoprì che anche lui si era ridotto alla loro misura ed era rimpicciolito.

chiese Piccolo Bill. –Siamo i Minipin- disse una voce leggera,- e questa fo-resta è nostra. Aspetta che mi avvicino, così mi sen-ti meglio. Sei in un bel pasticcio, eh? Adesso non puoi scendere, perché, se scendi, verrai ingoiato in un boc-cone. Ma non puoi neanche startene lì per sempre. I Minipin erano delle creature che avevano la carnagione verde fluo (a parte i bambini che l'avevano rosso fluo con dei pallini gialli fluo!). Il Piccolo Bill chiese ai Minipin: "Ma voi, siete buoni o cattivi?". I Minipin risposero: "Ma no! Noi siamo buo-ni, è solo il nostro amico cucciolo di troll che

In un paesino in mezzo alla foresta "Meraviglia" viveva, con la sua famiglia, il Piccolo Bill. Era sabato e il Piccolo Bill non andò a scuo-la. Allora chiese alla sua mamma: "Mamma posso andare all'albero "Condito?". La mamma, che si chiamava Raffaella, gli rispose: "Certo, ma fai attenzione, perché il papà Mario ha detto che c'è l'albero pieno di fiori, che non ti punga un'ape.”. Mentre camminava, Piccolo Bill sentì un rumore e disse: "Chi va là?". Ed il rumore gli rispose: "Non avere paura di me, sono la zia Jessy, sono le mie scarpe che fanno questo rumore.". Piccolo Bill disse: "Ciao, zia Jessy, sto per andare all'albero "Condito"; non ho tempo di parlare, ciao!".

Jessy lo salutò: "Ciao.”. Arrivò così all'albe-ro "Condito".

Piccolo Bill salì sull’albero e qualcosa di strano cominciò ad accadere. Tut-to intorno a lui e non solo sul pode-roso tronco, ma anche su tutti i rami più grossi, si stavano aprendo minu-scole finestrelle con affacciate tan-te altre minuscole teste, alcune di uomini e altre, chiaramente, di don-ne. Qua e là si vedevano occhieggiare anche testoline di bambino, non più grosse della capocchia di un fiammi-fero, che sbirciavano silenziose e immobili. –Ma… ma…. Chi siete?-

MINIPIN—GAIA

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non è molto socievole, ed oggi è molto ner-voso. E' per quello che ti abbiamo detto que-sto.”. Il Piccolo Bill avrebbe dovuto superare il cucciolo di troll. Il mostro che teneva prigio-niero il Piccolo Bill era il figlio della fami-glia "Spuzzollerrimi". Il cucciolo di troll era nato che era già un gigante. Accorsero in aiuto del Piccolo Bill due eroi: la coppia di fratelli (un maschio e una fem-mina), che si chiamavano "I Fantastici due". Il Piccolo Bill parlò insieme ai Fantastici due e chiese ai Minipin: "Visto che voi siete degli alchimisti, ci potete fare una pozione?". I Minipin gli dissero: "Certo, vi faremo una pozione, così, bevendola diventerete invisibi-li!". Loro risposero: "Grazie, andiamo in labora-torio, vero?". I Minipin replicarono: "Certo!". Nel loro laboratorio i Minipin progettarono e progettarono finché... riuscì una pozione perfetta. Il Piccolo Bill e i Fantastici due bevvero la pozione e ... "Magic!" diventarono invisibili.

Quando furono al cucciolo di troll, lui non li vide! Il Piccolo Bill disse assieme ai Fantastici due: "Grazie Minipin!". Quando il Piccolo Bill tornò a casa, il papà Mario lo prese in braccio e gli chiese: "Dove sei andato finora? Sono le otto e mezza della sera!". Il Piccolo Bill disse: "Sono stato sull'albero "Condito" perché c'è stato un problemino…". E la mamma Raffaella disse: "Raccontacelo!". Il Piccolo Bill disse: "No, è una storia segreta della foresta Meraviglia.". E così finì la sua avventura.

MINIPIN—MATILDE B. (SECONDA PARTE)

MINIPIN

Classe quinta di Novaglie

Anno scolastico 2016-17

Disegni degli autori dei testi