23
SCIENZA E TECNOLOGIA 64 STC 04 E Originale: Inglese Assemblea parlamentare NATO PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI PROGETTO DI RELAZIONE GENERALE PIERRE CLAUDE NOLIN (CANADA) PRESIDENTE E RELATORE GENERALE AD INTERIM * Segretariato internazionale 15 aprile 2004 * Sino all’approvazione da parte della Commissione Scienza e Tecnologia il presente documento riflette unicamente le opinioni del relatore. I documenti dell’Assemblea sono disponibili sul sito http: //www.nato-pa.int

PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

  • Upload
    vocong

  • View
    214

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

SCIENZA E TECNOLOGIA

64 STC 04 E Originale: Inglese

Assemblea parlamentare NATO

PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI

PROGETTO DI RELAZIONE GENERALE

PIERRE CLAUDE NOLIN (CANADA) PRESIDENTE E RELATORE GENERALE AD INTERIM *

Segretariato internazionale 15 aprile 2004

* Sino all’approvazione da parte della Commissione Scienza e Tecnologia il presente documento riflette unicamente le opinioni del relatore.

I documenti dell’Assemblea sono disponibili sul sito http: //www.nato-pa.int

Page 2: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

i

INDICE

Page

I. Introduzione............................................................................................................................. 1 II. Il regime di non-proliferazione nucleare .................................................................................. 2

A. il trattato di non proliferazione Nucleare......................................................................... 2 B. il ruolo dell’IAEA e il protocollo aggiuntivo...................................................................... 3 C. IL TRATTATO SULLA MESSA AL BANDO TOTALE DEI TEST NUCLEARI................ 4 D. IL GRUPPO DEI FORNITORI NUCLEARI..................................................................... 5

III. ALCUNI CASI RECENTI DI PROLIFERAZIONE NUCLEARE.............................................. 5 A. COREA DEL NORD....................................................................................................... 5

1. Le attività "proliferatrici" della Corea del Nord .......................................................... 7 B. IRAN............................................................................................................................... 8 C. PAKISTAN ................................................................................................................... 10 D. LIBIA ............................................................................................................................ 12 E. IL MERCATO NERO DELLE ARMI NUCLEARI .......................................................... 14

IV. IL POTENZIAMENTO DEL REGIME DI NON-PROLIFERAZIONE NUCLEARE.................. 16 A. le PROPOSTE DEL PRESIDENTE BUSH.................................................................. 17 B. le PROPOSTE DI MOHAMED EL BARADEI ............................................................... 18 V. CONCLUSIONI ............................................................................................................ 21

Page 3: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

1

I. INTRODUZIONE

1. Le armi nucleari sono gli strumenti di distruzione di gran lunga più potenti che l’uomo abbia mai costruito. Infatti, c’è chi sostiene che le armi atomiche e nucleari siano le uniche vere “armi di distruzione di massa”. Per oltre cinquant’anni la comunità internazionale ha lottato per rende più difficile e dissuadere dall’acquisto e dallo sviluppo di tali armi. Tuttavia la messa a punto, a livello internazionale, di un sofisticato regime giuridico di non-proliferazione, imperniato sul Trattato di non proliferazione (TNP) del 1968 nonché l’impegno diplomatico legato ad esso, non hanno impedito l’acquisto di armi nucleari da parte dei paesi.

2. Una trentina di Stati ha cercato di acquisire armi nucleari nel corso del tempo, nove dei quali sono riusciti nell’ intento. Di questi nove Stati cinque (Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti) sono riconosciuti nel TNP come Stati nucleari e godono di prerogative speciali loro accordate dal diritto internazionale. Altri tre paesi (India, Israele e Pakistan) sono in possesso di armi nucleari pur non avendo firmato il TNP. Nel decennio successivo alla fine della guerra fredda una serie di eventi sembrava segnare la fine di quella che veniva definita l’”era nucleare”. La Russia e gli Stati Uniti hanno firmato accordi per ridurre i due massimi dispositivi nucleari del mondo. La Bielorussia, il Kazakistan e l’Ucraina hanno eliminato unilateralmente tutte le armi nucleari ereditate dall’Unione sovietica. Il Sudafrica ha smantellato le proprie armi atomiche facendo sì che l’Africa divenisse un continente libero da armi nucleari. Negli anni novanta la comunità internazionale ha concluso una serie di accordi e negoziati volti a rafforzare il TNP.

3. Nel 1998, tuttavia, sia l’India e il Pakistan hanno condotto test nucleari e dichiarato la propria intenzione di schierare armi atomiche. Si ritiene che l’India attualmente sia in possesso di una quantità sufficiente di plutonio utilizzabile a fini militari per la produzione 50 - 90 testate nucleari. Alla fine del 2002, dopo aver acconsentito, a metà degli anni novanta, di congelare il proprio programma di armi nucleari, la Corea del Nord ha ammesso di aver portato avanti un programma clandestino di produzione di uranio arricchito ed ha costretto gli ispettori dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (IAEA) a lasciare il paese. In seguito Pyongyang ha riattivato i propri impianti di produzione di plutonio ed ha abbandonato il TNP. Nel 2003 la scoperta che l’Iran aveva costruito una struttura per l’arricchimento dell’uranio e un impianto di produzione di acqua pesante ha destato preoccupazioni sul rispetto del TNP da parte di Teheran. Anche se nel dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004 è stato scoperto che il paese è in possesso dei disegni di un progetto di costruzione di una centrifuga utilizzabile per l’arricchimento dell’uranio, disegni che erano stati nascosti dagli ispettori dell’IAEA. Infine, in seguito all’annuncio della Libia, avvenuto nel dicembre del 2003, che il paese avrebbe abbandonato i propri programmi di costruzione di armi proibite, da alcune indagini è emerso il ruolo del dott. Abdul Qadeer Khan, padre della bomba nucleare pakistana, che avrebbe fornito a Iran, Corea del Nord e Libia i disegni e la tecnologia necessari per la produzione di armi nucleari. A queste rivelazioni è seguita la scoperta dell’esistenza, su scala mondiale, di un mercato nero del nucleare che si estende dall’Europa all’Asia orientale e che vede coinvolti sia imprese e intermediari privati sia Stati.

4. Gli sviluppi recenti assumono una dimensione ancora più preoccupante alla luce degli attentati dell’11 settembre e della lotta internazionale contro il terrorismo. Il fatto che gli “Stati in disgregazione” o i paesi sostenitori di gruppi terroristici abbiano l’opportunità di procurarsi più facilmente armi nucleari ed armi chimiche e biologiche è la principale minaccia per la sicurezza mondiale. In particolare, l’esistenza di una rete in grado di fornire tecnologie per la produzione di materiale utilizzabile per le armi rende estremamente urgente la necessità di intensificare le misure di non-proliferazione.

5. Il TNP costituisce la principale base giuridica per un regime internazionale che sia grado di impedire la diffusione delle armi nucleari. Grazie ad esso diversi Stati hanno abbandonato i propri programmi di armi nucleari. Tuttavia il trattato ha subito anche diverse battute d’arresto. Inoltre il regime di non-proliferazione nucleare è figlio della Guerra fredda, periodo nel quale è stato

Page 4: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

2

progettato e concepito. Sono numerosi coloro che, come il relatore, ritengono che sia possibile, oltre che necessario, rafforzare questo regime adeguandolo alle minacce con cui si deve confrontare il ventunesimo secolo.

6. Proposte intese a rafforzare il regime di non-proliferazione nucleare e a contrastare la diffusione di armi nucleari sono state presentate recentemente sia dal presidente degli Stati Uniti George W. Bush che dal direttore generale dell’IAEA, il dott. Mohamed El Baradei. Pur con lievi differenze di approccio in alcuni aspetti, entrambe le proposte sembrano convergere su alcuni elementi importanti: rafforzamento dell’IAEA nella sua attività di contrasto della proliferazione nucleare (innanzitutto attraverso la richiesta, rivolta a tutti gli Stati, di firmare il Protocollo aggiuntivo contenente garanzie supplementari); controlli più severi delle esportazioni di materiale e di tecnologia nucleare e controllo delle fasi critiche del ciclo di produzione del combustibile nucleare, come la produzione di nuovo combustibile, la trasformazione del materiale utilizzabile a fini militari e lo smaltimento del combustibile irradiato e delle scorie radioattive.

7. Nella presente relazione sarà fornita una breve descrizione del regime di non-proliferazione attualmente in vigore e di altre iniziative volte a contrastare l’acquisizione illecita di materiale e tecnologie nucleari. Seguirà un’analisi degli avvenimenti più recenti nel campo della proliferazione nucleare, con particolare riferimento a Iran, Libia, Corea del Nord e Pakistan. Infine, il relatore illustrerà le proposte recenti volte a rafforzare il regime di non-proliferazione nucleare allo scopo di formulare una serie di raccomandazioni che saranno sottoposte all’approvazione della Commissione nel corso della sessione autunnale.

II. IL REGIME DI NON-PROLIFERAZIONE NUCLEARE

A. IL TRATTATO DI NON PROLIFERAZIONE NUCLEARE

8. Il Trattato di non proliferazione nucleare (TNP) del 1968 è la struttura portante del regime internazionale di non-proliferazione. Il TNP con i suoi 188 membri, è l’accordo multilaterale sul controllo degli armamenti dall’adesione più ampia e dai risultati più significativi nella storia: solo tre Stati - India, Israele e Pakistan - non lo hanno firmato e un solo paese, la Corea del Nord, lo ha abbandonato. I membri del TNP si suddividono in due gruppi: da una parte i cinque stati detentori di armi nucleari (Cina, Francia, Russia, Regno Unito e Stati Uniti) e dall’altra gli Stati non detentori di armi nucleari. I due gruppi hanno assunto impegni l’uno nei confronti dell’altro. I cinque Stati nucleari sono tenuti a fornire agli Stati non detentori l’attrezzatura necessaria per i loro programmi di produzione di energia dal nucleare a fini civili, di porre fine alla produzione di armi nucleari e di smantellare gran parte dei loro depositi di tali armi. Come contropartita per l’assistenza ai programmi nucleari a fini civili i non detentori si impegnano a non utilizzare questa attrezzatura per costruire armi nucleari. Pertanto il TNP ha lo scopo di impedire la diffusione “verticale” delle armi nucleari da parte delle attuali potenze nucleari e la loro diffusione “orizzontale” ad opera dei paesi aspiranti – con il risultato di un congelamento di fatto della diffusione delle armi nucleari ai livelli del 1968.

9. Tutte le parti del Trattato, compresi gli Stati in possesso di armi nucleari, vengono invitati, ai sensi dell’Articolo VI, di “portare avanti in buona fede negoziati” su misure efficaci per porre fine “in tempi brevi” alla corsa agli armamenti nucleari e per smantellare i loro arsenali. Sia nelle conclusioni della Conferenza di revisione del TNP del 1995 che nel Documento finale della Conferenza di revisione del 2000 i cinque Stati detentori di armi nucleari si sono impegnati a ridurre i propri arsenali nucleari ai sensi dell’Articolo VI. Nel documento del 2000 essi si sono altresì impegnati ad adottare tredici misure pratiche, tra cui la ratifica del Trattato sul bando totale dei test nucleari (CTBT); l’attuazione del Trattato sulla riduzione delle armi strategiche offensive (START) II e la firma del Trattato START III; il mantenimento del Trattato per la difesa contro i missili balistici (ABM); l’adozione di misure concrete per l’abbassamento del livello operativo delle armi nucleari e una riduzione del ruolo assunto dalle armi atomiche in termini di capacità. Molti

Page 5: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

3

paesi che non sono in possesso di armi nucleari ritengono che gli obblighi al disarmo sanciti dall’Articolo VI rimangono sostanzialmente disattesi nonostante le riduzioni concordate a livello bilaterale da Russia e Stati Uniti e quelle unilaterali attuate da tutti gli Stati ad eccezione della Cina.

10. Anche se nel 1968 gli Stati senza armi nucleari acconsentito a che l’IAEA effettuassero ispezioni al fine di assicurare che i loro programmi nucleari si limitassero agli usi pacifici, il TNP non traccia un limite invalicabile oltre il quale un’attività viene considerata finalizzata alla produzione di armamenti, - ad esempio non bandisce o limita la produzione di plutonio o uranio arricchito, entrambi materiali indispensabili per la produzione di una testata nucleare. Questo elemento rappresenta il punto di maggiore debolezza, visto che i paesi non detentori possono acquistare i componenti necessari separatamente per assemblarli e costruirsi l’arma nucleare “in casa”. Gli avvenimenti più recenti in Corea del Nord, in Iran, in Libia e Pakistan ne sono una chiara dimostrazione.

11. Voci critiche affermano che il TNP non è in grado di dissuadere i paesi non detentori dall’acquisto di armi nucleari. In considerazione del fatto che l’acquisizione di tecnologia nucleare è un “diritto inalienabile” di tutti gli Stati, i paesi non detentori hanno il diritto a un proprio programma nucleare. Taluni sostengono che questo fattore ha facilitato l’accessibilità dei programmi nucleari in particolare da parte di Stati che altrimenti non avrebbero imboccato la strada del nucleare. Altri sostengono invece che, se non fosse stato per il TNP, molti altri Stati avrebbero potuto acquistare armi nucleari. Inoltre, senza le disposizioni e le misure incentivanti, la Bielorussia, il Kazakistan e l’Ucraina non avrebbero ceduto gli armamenti ereditati dal regime precedente, il Sudafrica non avrebbe rinunciato alle proprie armi nucleari né l’Argentina e il Brasile avrebbero abbandonato i propri programmi in questo settore.

12. Nel 1995 è stato dichiarato che il trattato rimane in vigore a tempo illimitato, anche se l’Articolo X consente agli Stati di abbandonarlo con un preavviso di tre mesi e il rilascio di una dichiarazione nella quale devono essere descritti “gli eventi eccezionali che [lo Stato] ritiene mettano a rischio i suoi interessi supremi”. Ma soprattutto il testo non si pronuncia sulle conseguenze di un’eventuale violazione del trattato e delle azioni consistenti nel trasferire, accettare o sviluppare illegalmente armi nucleari. Le violazioni sono oggetto di inchiesta da parte dell’IAEA che successivamente deve riferire al Consiglio di sicurezza dell’ONU, anche se non è chiaro quale azione possa intraprendere quest’ultimo. Sebbene il trattato venga sottoposto a revisione ormai ogni cinque anni e gli emendamenti possano essere approvati con la maggioranza dei voti, esso non è flessibile sulla questione degli stati nucleari esterni al suo regime, cioè l’India, il Pakistan e Israele. L’articolo IX.3 definisce come Stati in possesso di armi nucleari quelli che hanno prodotto e portato alla detonazione armi nucleari prima del 1° gennaio 1967. Questa disposizione fa sì che sia impossibile per gli Stati non firmatari in possesso di armi nucleari di aderire al TNP senza rinunciare a tali armi.

13. Tutti i membri della NATO sono convinti sostenitori del TNP, considerato un “meccanismo preminente per la non-proliferazione e il disarmo”. Rispondendo alle raccomandazioni formulate lo scorso anno dall’AP NATO, l’allora Segretario generale Lord Robertson ha sottolineato che il “pieno rispetto del TNP è un interesse precipuo dell’Alleanza.”

B. IL RUOLO DELL’IAEA E IL PROTOCOLLO AGGIUNTIVO

14. L’IAEA è l’autorità internazionale con compiti di ispezione e di verifica del TNP. Nell’ambito della sua attività essa ha maturato un’esperienza ormai ultraquarantennale. Fondata nel 1957, l’Agenzia con il suo sistema di garanzie è stata uno strumento ineguagliabile di lotta contro la proliferazione nucleare. I suoi ispettori verificano che il materiale nucleare e le attività ad esso connesse non siano destinati a fini militari; essi ispezionano le installazioni nucleari e strutture affini nell’ambito di accordi di garanzia stipulati con oltre 140 Stati impegnatisi a non detenere armi nucleari. Inoltre l’IAEA affianca la comunità internazionale negli sforzi per il disarmo nucleare.

Page 6: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

4

15. Fino agli anni novanta il sistema dell’IAEA si è concentrato in particolare sulle attività e i materiali nucleari dichiarati. Ma in seguito alla scoperta, in seguito alla Guerra del Golfo del 1991, che l’Iraq aveva messo a punto un programma clandestino di sviluppo di armi nucleari nonostante l’esistenza di un accordo globale di garanzia tra Baghdad e l’Agenzia, ha costretto l’IAEA a concentrare la propria azione in misura sempre maggiore sulle attività e i materiali non dichiarati. Indagini condotte in seguito alla guerra in Iraq del 2003 hanno confermato che le ispezioni dell’Agenzia sono state efficaci in quanto hanno portato alla cancellazione del programma nucleare iracheno prima del 1998. I realtà l’Agenzia aveva distrutto la maggior parte, se non la totalità, delle infrastrutture nucleari esistenti in Iraq in attuazione della risoluzione ONU 687. L’attività in Iraq ha consentito all’IAEA di sviluppare l’esperienza e la competenza professionale necessaria per rafforzare le proprie capacità di verifica e di ispezione, come hanno dimostrato l’esperienza nordcoreana e quella iraniana.

16. Nel 1997 il Consiglio dei governatori dell’IAEA ha approvato il modello del Protocollo aggiuntivo all’Accordo sulle garanzie che conferisce all’Agenzia l’autorità giuridica di procedere a verifiche più estese nei paesi che hanno accettato di sottoscriverlo. In base al Protocollo aggiuntivo gli Stati devono fornire all’IAEA una dichiarazione estensiva contenente informazioni su tutti gli aspetti delle loro attività nel settore nucleare. Viene loro chiesto inoltre di concedere all’Agenzia più ampi diritti di accesso alle loro strutture e di permetterle di utilizzare le tecnologie più avanzate. Fino al mese di marzo 2004 solo 81 Stati membri dell’IAEA hanno firmato il Protocollo aggiuntivo.

17. L’IAEA esegue ispezioni in centinaia di impianti nucleari in tutto il mondo, essendosi il suo mandato notevolmente ampliato negli ultimi dieci anni. Nonostante le responsabilità crescenti ad essa affidate nel settore dell’ispezione, in oltre quindici anni il bilancio dell’Agenzia non ha subito alcun aumento in termini reali. Nel 2003 il Consiglio dei Governatori ha approvato un aumento di 15 milioni di dollari rispetto al bilancio precedente, che ammontava a 260 milioni, e prevede un ulteriore incremento di 25 milioni entro il 2007.

C. IL TRATTATO SULLA MESSA AL BANDO TOTALE DEI TEST NUCLEARI

18. Il Trattato sulla messa al bando totale dei test nucleari (CTBT) è attualmente lo strumento più incisivo e probabilmente più efficace a sostegno della non-proliferazione in quanto vieta la detonazione di qualsiasi tipo di ordigno nucleare e ha allestito una rete estesa di monitoraggio e di verifica atta a garantire l'immediata individuazione di dette detonazioni. Il trattato in questione è stato adottato dall'Assemblea generale delle Nazioni Unite nel 1996 e, nel marzo 2004, è stato firmato da 171 Stati, nonché ratificato da 110 di essi. Il CTBT entrerà in vigore una volta trascorsi 180 giorni dalla sua ratifica da parte dei 44 Stati indicati nell'allegato 2. Questi 44 Stati hanno partecipato ufficialmente alla sessione del 1996 della Conferenza sul disarmo e possiedono tutti impianti per la produzione di energia nucleare o reattori nucleari di ricerca. Tra gli Stati citati nell'allegato 2, 32 hanno ratificato il trattato, ivi compresi tre (Francia, Russia, Regno Unito) che sono detentori di armamenti nucleari, e solo tre Stati (India, Corea del Nord e Pakistan) non lo hanno firmato. Gli Stati Uniti hanno firmato il CTBT ma non lo hanno ratificato. Tuttavia, dal 1992 gli USA rispettano una moratoria su tutti i test nucleari e finanziano in modo continuativo il sistema di monitoraggio e di verifica del CTBT, il che lascia presupporre una loro probabile tacita adesione.

19. Il trattato ha stabilito l'istituzione di un Segretariato tecnico provvisorio del CTBT, incaricato dell'attuazione del sistema di verifica e della creazione di un Centro internazionale dati che riunisce, elabora e trasmette ai membri tutte le informazioni ricevute dal sistema di monitoraggio. Detto sistema, che sarà costituito da 321 postazioni di monitoraggio (oltre la metà delle quali sono già attive) e da 16 laboratori sparsi in 90 paesi, utilizza quattro tecnologie di verifica: sismica, ad

Page 7: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

5

infrasuoni, idroacustica (utilizzate, rispettivamente, per il controllo degli ambienti sotterranei, sottomarini e atmosferici) e al radionuclide (per l'individuazione di detriti radioattivi provenienti da esplosioni nell'atmosfera o liberati da esplosioni nucleari sotterranee o sottomarine). Nel caso in cui una delle stazioni di monitoraggio della rete, o i mezzi tecnici a livello nazionale, individuino una presunta esplosione nucleare, ciascun Stato firmatario può chiedere che sia effettuata un'ispezione in loco.

20. A causa dell'incertezza in merito alla tempistica dell'entrata in vigore del CTBT, da qualche tempo il sostegno della comunità internazionale nei confronti di questo trattato sta sfumando, il che sembra essere il risultato sia delle preoccupazioni nutrite da alcuni Stati circa l'aumento dei costi del sistema di monitoraggio e della mancata ratifica da parte degli Stati Uniti, sia della notizia secondo cui Washington avrebbe autorizzato alcuni studi finalizzati ad un'eventuale messa a punto di tipologie nuove, o modificate, di armi nucleari e ridotto la moratoria imposta sull'esecuzione di test nucleari da tre anni a diciotto mesi.

D. IL GRUPPO DEI FORNITORI NUCLEARI

21. Il Gruppo dei fornitori nucleari (Nuclear Suppliers Group, NSG) si è costituito nel 1974 all'indomani del primo test nucleare condotto dall'India, confermando così che una tecnologia nucleare indirizzata a scopi pacifici può essere deviata verso altre finalità. Organizzazione su base volontaria di 40 membri, l'NSG ha adottato una serie di raccomandazioni per il controllo delle esportazioni, così come alcune procedure per lo scambio di informazioni che consentono di individuare qualsiasi nuovo sviluppo in materia di proliferazione nucleare. I membri dell'NSG, tra i quali figurano tutti i membri della NATO, i paesi dell'Unione europea e la Russia, devono aderire al regime di non-proliferazione stabilito dal TNP e possedere un sistema di controllo delle loro esportazioni basato sulla propria legislazione nazionale e conforme ai principi guida dell'NSG.

22. Una prima serie di raccomandazioni verte sull'esportazione di articoli specialmente concepiti per un utilizzo nel nucleare, come le materie fissili, i reattori, gli impianti e le apparecchiature utilizzate per il ritrattamento, l'arricchimento e la trasformazione delle materie fissili. Una seconda serie di raccomandazioni regola l'esportazione di articoli e di tecnologie legati al nucleare "a doppio uso". Le raccomandazioni dell'NSG vengono rubricate e pubblicate dall'IAEA ad uso dei suoi membri. Gli Stati membri dell'NSG recentemente hanno assunto delle iniziative destinate a potenziare il regime di non-proliferazione avviando colloqui con paesi esterni al gruppo, come la Cina, l'Egitto, l'Indonesia, l'Iran, la Malesia e il Messico, così come con l'India, Israele e il Pakistan. Di recente, si è appreso che Pechino avrebbe manifestato l'intenzione di aderire all'NSG nel maggio del 2004.

III. ALCUNI CASI RECENTI DI PROLIFERAZIONE NUCLEARE

A. COREA DEL NORD

23. Tra tutti i casi recenti di proliferazione nucleare che esamineremo, quello della Corea del Nord è senza alcun dubbio il più inquietante e il più delicato, a causa della portata e del livello avanzato dei suoi programmi, nonché della natura del regime di governo attualmente in carica.

Page 8: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

6

Nell'ambito del programma nucleare nordcoreano è possibile distinguere quattro fasi. Nel corso della prima (1959-1980), Pyongyang ha concentrato i suoi sforzi sulla ricerca e sulla formazione di base, soprattutto grazie all'aiuto dei sovietici. La seconda fase (1980-1994) è stata quella dello sviluppo e dell'eventuale sospensione del suo programma per la produzione di plutonio. La Corea del Nord ha costruito una serie di impianti nucleari su scala industriale negandone recisamente l'esistenza fino al 1992, anno in cui ha concluso con l'IAEA un accordo che prevedeva ispezioni complete. Successivamente, il rifiuto della Corea del Nord di cooperare con l'IAEA è stato all'origine della crisi nucleare del 1993-94 e dell'Accordo-quadro del 1994, firmato con gli Stati Uniti, che congelava gli impianti per la produzione di plutonio del paese e li poneva sotto la sorveglianza dell'IAEA. La terza fase (1994-2002) è quella relativa al periodo del congelamento nucleare, nel corso della quale le riserve conosciute di plutonio del paese (circa 25-30 chili di barre di combustibile nucleare irraggiato) sono state poste sotto la sorveglianza dell'IAEA. L'ultima fase, che va dal 2002 fino ad oggi, e che è stata descritta in modo particolareggiato nella relazione generale della Commissione Scienza e Tecnologia [155 STC 03 E], è quella che ha visto la Corea del Nord riattivare i suoi impianti per la produzione di plutonio ed affermare di avere estratto tutto il plutonio dalle sue barre di combustibile usato.

24. Nel corso della visita in Corea del Nord del Segretario di Stato aggiunto James Kelly, avvenuta nell'ottobre 2002, alcuni funzionari nordcoreani avrebbero riconosciuto l'esistenza di un programma segreto per l'arricchimento dell'uranio. Successivamente, la Corea del Nord ha dichiarato nullo l'Accordo-quadro del 1994 e ha intimato all'IAEA di porre fine alle sue ispezioni entro la fine dell'anno. Nel gennaio del 2003, Pyongyang ha riavviato il reattore di 5 MW elettrici di Yongbyon e ha annunciato che il suo ritiro dal TNP sarebbe stato effettivo a partire dal 10 aprile 2003. Alcuni paesi, come il Regno Unito, ritengono che il ritiro della Corea del Nord dal TNP non abbia alcuna validità, in quanto il paese non ha rispettato le condizioni per il ritiro stabilite dall'articolo X del Trattato. In seguito, la Corea del Nord ha annunciato di aver sottoposto a ritrattamento tutte le sue scorte di combustibile irraggiato, ovvero una quantità di plutonio sufficiente a produrre da cinque a sei bombe nucleari. Contrariamente alle sue capacità di arricchimento dell'uranio che, stando all'opinione più diffusa, sarebbero ancora lontane dall'essere operative, la produzione di plutonio da parte della Corea del Nord costituisce un tema di grave preoccupazione dall'inizio degli anni '90.

25. Benché i funzionari americani non siano stati in grado di confermare le dichiarazioni di Pyongyang, l'8 gennaio 2004 una delegazione americana non ufficiale ha visitato il reattore di 5MW elettrici di Yongbyon confermandone il normale funzionamento, nonché la concreta possibilità che le sue barre di combustibile siano in grado di arrivare a contenere fino a sei chili di plutonio all'anno. Inoltre, la delegazione ha confermato che le 8.000 barre di combustibile nucleare irradiato rimosse dal reattore nel 1994 non si trovavano più nella vasca di raffreddamento, come previsto dall'IAEA. Tuttavia, la delegazione non è stata in grado di identificare con certezza il metallo e la polvere presentati loro dai nordcoreani come plutonio ottenuto dal riprocessamento delle 48 tonnellate di combustibile usato.

26. Come indicato nel rapporto dello scorso anno, i colloqui a tre che hanno avuto luogo il 24 e il 25 aprile 2003 tra la Corea del Nord, gli Stati Uniti e la Cina non hanno consentito di uscire dalla crisi. La delegazione americana, guidata dal Segretario di Stato aggiunto James Kelly, ha ribadito la posizione americana secondo la quale la Corea del Nord deve disarmare "completamente, in modo irreversibile e verificabile" prima di poter ottenere qualsiasi tipo di contropartita di tipo politico o economico. Alla fine, è stata Pechino a farsi promotrice di un accordo mediante il quale la Corea del Nord ha accettato di prendere parte a una serie di colloqui a sei (Corea del Nord, Stati Uniti, Cina, Giappone, Corea del Sud, Russia). I primi di questi incontri hanno avuto luogo dal 27 al 29 agosto a Pechino ma non hanno portato a nessun accordo in merito ad un progetto di comunicato.

Page 9: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

7

I cinesi hanno pubblicato una dichiarazione nella quale si affermava che tutte le parti concordavano sull'opportunità di ricercare una soluzione e di ritrovarsi per una nuova sessione di colloqui a sei. La Corea del Nord continuava ad insistere sulla sua volontà di portare avanti il disarmo in più fasi, ognuna delle quali avrebbe dovuto essere affiancata da contropartite, mentre gli Stati Uniti si rifiutavano di fornirle il benché minimo aiuto fintantoché il paese non si impegnava ad andare oltre un congelamento e a smantellare l'insieme del suo programma nucleare in modo concreto e verificabile. Inoltre, la Corea del Nord intendeva approfittare di questi dialoghi a sei per condurre, in modo discreto, una serie di trattative bilaterali intense con gli Stati Uniti, mentre Washington insisteva nel rifiutare qualunque negoziato bilaterale serio con Pyongyang.

27. Un'altra serie di colloqui a sei è stata avviata a Pechino il 25 febbraio 2004. Prima della riunione, l'amministrazione americana aveva richiesto, con l'appoggio del Giappone, che la Corea del Nord smantellasse tutti i suoi programmi di sviluppo del nucleare e tutti i suoi armamenti nucleari come condizione preliminare per ottenere qualsiasi tipo di aiuto. Gli Stati Uniti si sono opposti alla proposta dei nordcoreani, appoggiata dalla Cina e, in parte, dalla Corea del Sud, di congelare il loro programma relativo agli armamenti nucleari in cambio di concessioni politiche ed economiche da parte di Washington. Benché gli Stati Uniti, a quanto pare, siano tornati sulle loro posizioni iniziali, concedendo di offrire alla Corea del Nord aiuti economici in cambio della promessa di un congelamento seguito da un effettivo smantellamento degli impianti per la produzione di armi nucleari, proprio prima dell'inizio dei colloqui, tali colloqui non hanno fatto registrare alcun progresso. I passi avanti più importanti sono arrivati dalle proposte delle due Coree relative alla prima fase di arresto del programma nucleare nordcoreano. Il Nord si è offerto di congelare il suo programma in cambio di un aiuto. Il Sud ha proposto di fornire energia fintantoché il congelamento fosse restato una tappa importante sulla strada di uno smantellamento futuro. La Cina e la Russia hanno accettato di unirsi alla Corea del Sud per fornire un aiuto al Nord. Tuttavia, gli Stati Uniti continuavano ad insistere su uno "smantellamento completo, verificabile ed irreversibile". Tutti i partecipanti hanno convenuto di ritrovarsi in seguito in gruppi di lavoro ristretti e di tenere successivamente una nuova sessione formale di incontri prima della fine di giugno.

1. Le attività "proliferatrici" della Corea del Nord

28. La Corea del Nord è dotata di un programma di missili balistici molto avanzato, avendo testato e schierato missili dotati di un raggio di azione che va fino a 1000 chilometri; inoltre, essa ha realizzato un unico test di un missile di gittata maggiore che, quando sarà messo a punto, potrebbe raggiungere l'Alaska, o perfino la costa occidentale degli Stati Uniti. Inoltre, Pyongyang ha fornito il materiale e le sue conoscenze tecniche nel settore missilistico all'Egitto, all'Iran, alla Libia, al Pakistan e alla Siria. Tra il 1987 e il 1996, Pyongyang ha esportato circa 370 missili in Medio Oriente, operazione che gli sarebbe valsa circa un miliardo di dollari.

29. La vicenda dello scambio di missili contro tecnologia militare tra il Pakistan e la Corea del Nord avvenuta agli inizi degli anni '90 è particolarmente preoccupante. Nel corso degli anni '80, il Pakistan non disponeva minimamente di un'infrastruttura industriale diversificata, né di personale qualificato, dotato di una formazione scientifica e tecnica adeguata, né di un vasto programma relativo ai veicoli per il lancio di satelliti utilizzabili per scopi civili che avrebbe potuto essere impiegato per sviluppare missili balistici. A partire dal 1987, le misure per il controllo internazionale degli armamenti messe a punto sotto l'egida degli Stati Uniti, hanno posto ulteriori ostacoli. Nel 1989, il Pakistan ha firmato un contratto con la Cina relativo all'acquisto di 34 missili balistici M-11 a combustibile solido. Ma, di fronte alla reticenza di Pechino a vendergli missili a più lunga gittata manifestatasi agli inizi degli anni '90, e in considerazione della portata relativamente limitata degli

Page 10: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

8

M-11, Islamabad si è rivolta ad altri fornitori. Nel 1992, alcuni funzionari pachistani si sono recati in Corea del Nord per studiare un prototipo del missile No-dong e, nel maggio 1993, alcuni scienziati pachistani hanno realizzato una prova di lancio di questo missile. In occasione della visita a Pyongyang del primo ministro pachistano Benazir Bhutto, avvenuta nel 1993, alcuni specialisti lasciarono intendere che il tema di un acquisto di missili sarebbe stato al centro dei colloqui in quella circostanza. La cooperazione tra i due paesi in questo settore divenne pubblica allorché il Pakistan testò un missile No-dong (ribattezzato Ghauri) nell'aprile del 1998. Il Pakistan avrebbe acquistato complessivamente da 15 a 25 missili No-dong a combustibile liquido dalla Corea del Nord.

30. Nel corso dell'estate del 2002, in considerazione degli scambi di scienziati tra i due paesi e di alcune consegne molto sospette alla Corea del Nord effettuate da aerei pachistani, alcuni analisti dei servizi segreti degli Stati Uniti giunsero alla conclusione che il Pakistan fosse all'origine della tecnologia nord-coreana per l'arricchimento dell'uranio. Islamabad confutò queste voci e, il 26 ottobre 2002, il Segretario di Stato americano Colin Powell dichiarò che il Presidente Musharraf gli aveva assicurato "al quattrocento per cento che in quel momento non stava avendo luogo nessuno scambio di quel tipo", ma, aggiunse in seguito, non aveva "parlato del passato". Pertanto, nel marzo del 2003, gli Stati Uniti imposero delle sanzioni al Pakistan per l'aiuto fornito alla Corea del Nord per procurarsi materiale di importanza cruciale. Nel gennaio del 2004, le rivelazioni fatte dal Dott. Abdul Kader Khan, il padre della bomba nucleare pachistana [si veda in seguito] confermavano che il Pakistan aveva fornito alla Corea del Nord molti dei progetti relativi alla centrifugazione gassosa nonché l'expertise scientifica e il materiale necessari alla produzione di uranio altamente arricchito. Come era prevedibile, la Corea del Nord ha smentito e ha liquidato le confessioni del Dott. Khan definendole delle "spudorate bugie" fabbricate all'uopo dagli Stati Uniti.

B. IRAN

31. Si sospetta da tempo che l'Iran stia tentando di procurarsi armi nucleari. E' noto che l'Iran è impegnato da vari decenni nella costruzione di un reattore a Bushehr e che lo scopo del suo ambizioso programma missilistico è quello di trasportare carichi nucleari. Ma, finora, si riteneva che il reattore di Bushehr costituisse l'elemento principale di un programma nucleare rudimentale. Durante lo scorso anno, tuttavia, la scoperta di un programma nucleare clandestino sofisticato ha posto l'Iran al centro del dibattito internazionale sulla non-proliferazione.

32. L'Iran si percepisce come una nazione isolata. Anni di scontri ideologici e territoriali con i suoi vicini, un lungo conflitto con l'Iraq, le sanzioni economiche e il discredito internazionale dovuto al sostegno fornito dal paese ad alcune organizzazioni terroristiche, gli hanno provocato una profonda sfiducia nei confronti delle altre nazioni e una tendenza a contare esclusivamente sulle proprie forze. Se a ciò si aggiunge che l'Iran si ritiene collocato in un ambiente nefasto, circondato da forze americane, non stupisce che l'acquisizione di armamenti nucleari sia rientrata tra i suoi obiettivi. Tuttavia, le considerazioni relative alla sicurezza geopolitica cedono in questo caso il passo all'elemento del prestigio. L'Iran è persuaso del fatto che il possesso di armi nucleari lo collocherebbe su un piano di parità sul versante economico e politico e gli garantirebbe i vantaggi e il rispetto dovuti ad una potenza nucleare, specialmente nelle sue relazioni con l'occidente. Sul piano della politica interna, alcuni esperti immaginano che il regime conservatore speri di trarre profitto dal guizzo di orgoglio nazionale che potrebbe suscitare la messa a punto di una bomba nucleare.

Page 11: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

9

33. Nel corso degli anni, l'Iran ha richiesto l'aiuto di numerosi paesi per procurarsi le apparecchiature e la conoscenza necessarie alla creazione di un programma nucleare. La Germania è stata la prima a rispondere avviando, prima della rivoluzione islamica del 1979, la costruzione del reattore ad acqua leggera di Bushehr, ripresa poi dalla Russia nel 1995. Il Pakistan ha fornito i progetti per la costruzione di una centrifuga e lo scienziato pachistano Abdul Kader Khan di recente ha riconosciuto di aver venduto all'Iran materiale necessario all'arricchimento dell'uranio. Sotto la spinta di pressioni internazionali, Teheran ha riconosciuto di aver acquistato componenti nucleari sul mercato nero del nucleare, e un rapporto della polizia malese identifica l'Iran quale paese destinatario di componenti per una centrifuga, venduti dalla rete del dott. Khan, a partire dal 1994. Oltre ad alcuni missili anti-navi e ad alcune armi chimiche, la Cina ha fornito all'Iran, tra il 1990 e il 1995, tre reattori di ricerca a potenza zero un reattore di 30 KW di potenza termica e due dispositivi detti "calutroni". La Corea del Nord è stata il primo fornitore di armi convenzionali e di missili all'Iran. Teheran ha tratto profitto dal suo diritto di detenere una tecnologia nucleare a scopi civili per procurarsi, gradualmente e nell'arco di decenni, un sapere nucleare e attrezzature "a doppio uso". Nonostante la sua sete di tecnologie e di conoscenze nel settore nucleare, nulla può effettivamente dimostrare che l'Iran abbia venduto o scambiato materiali necessari alla costruzione di armi nucleari.

34. Nel corso degli anni, l'importanza del programma iraniano e l'ambiguità della sua destinazione - civile o militare - hanno alimentato varie speculazioni possibili. I dubbi si sono confermati alla fine del 2002 quando un gruppo dell'opposizione iraniana all'estero, il Consiglio Nazionale della Resistenza, ha fornito prove circostanziate circa l'esistenza di un impianto per la produzione di acqua pesante e svelato i piani per la costruzione di un reattore di ricerca all'uranio naturale ad Arak, nonché di una centrifuga a gas a Natanz. L'esistenza di questi cantieri è stata confermata in seguito da un rapporto dell'IAEA del giugno del 2003. Lo stesso gruppo dell'opposizione ha rivelato, da allora, l'esistenza di altri due impianti, una possibile installazione di centrifughe "a cascata" a Kalahdouz e un centro per la fabbricazione di combustibile ad Ardekan.

35. Durante tutto il 2003, Teheran non ha mai smesso di giocare al gatto col topo con la comunità internazionale. Una serie di ispezioni dell'IAEA hanno rivelato l'esistenza di un vasto programma nucleare clandestino di arricchimento dell'uranio (produzione per centrifugazione, separazione isotopica per irradiazione laser di vapore atomico e separazione isotopica per irradiazione laser di molecole) e, principalmente, separazione del plutonio. Queste stesse ispezioni hanno anche puntato il dito sui fornitori stranieri di materiale nucleare, come la rete del Dott. Khan e altri intermediari presenti all'interno del mercato nero. Forti di queste prove, i dirigenti europei hanno minacciato Teheran di segnalare al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite le sue violazioni del TNP, nel caso in cui Teheran si fosse rifiutata di firmare un addendum al trattato. Dopo lunghe trattative, nel dicembre 2003 è stato finalmente firmato il Protocollo aggiuntivo che autorizza ispezioni più vincolanti, obbliga il governo iraniano a dichiarare in modo più aperto, suo malgrado, le sue attività di ricerca e di sviluppo e a sospendere ogni attività nel settore dell'arricchimento dell'uranio. Sebbene l'Iran abbia più volte ribadito di non avere intenzione di dotarsi di armamenti nucleari, le sue reticenze a svelare il proprio programma hanno suscitato la sfiducia della comunità internazionale.

36. Nella sua veste di firmatario del TNP dal 1968, l'Iran è autorizzato ad avere un programma nucleare per finalità civili, ma il fatto che la maggior parte delle attività di sviluppo siano svolte all'interno di basi militari, e il livello elevato dei programmi di arricchimento dell'uranio, costituiscono una fonte di preoccupazione. Vi sono due fattori fondamentali che agiscono in tal senso: il primo è che l'Iran non ha bisogno di produrre combustibile, in quanto la Russia gli ha proposto di fornirglielo, purché l'Iran restituisca le barre di combustibile irraggiato per il ritrattamento, il che risparmierebbe al paese spese molto ingenti e servirebbe a placare i dubbi

Page 12: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

10

della comunità internazionale. Il secondo fattore di inquietudine proviene dal tasso di arricchimento dell'uranio praticato in Iran. Per un uso civile, l'uranio non ha bisogno di essere arricchito ad una percentuale superiore al 7%; in realtà, sono state trovate molte tracce di uranio arricchito al 90%, caratteristica che lo rende un materiale adatto a scopi militari. A questa obiezione i dirigenti iraniani rispondono che si trattava di residui provenienti da componenti di centrifughe importate.

37. L'IAEA ha adottato un atteggiamento sfumato nei suoi negoziati con l'Iran. Dal canto loro, gli Stati Uniti hanno chiesto all'IAEA di dichiarare formalmente se le attività dell'Iran fossero conformi o meno al TNP. Se una violazione del trattato venisse constatata dall'IAEA, allora essa dovrebbe riferirne al Consiglio di Sicurezza dell'ONU. L'eventualità che tale ricorso si verifichi dipenderà dal livello di cooperazione futura da parte dell'Iran. A titolo esemplificativo, una risoluzione recente dell'IAEA richiedeva di adire il Consiglio delle violazioni del TNP commesse dalla Libia a "fini informativi". Qualora dovesse verificarsi la circostanza di un reiterato occultamento di parti del suo programma nucleare da parte dell'Iran, il caso della Libia potrebbe servire da precedente per una reazione internazionale nei confronti delle violazioni del TNP commesse dall'Iran e il Consiglio sarebbe tenuto a prevedere una condanna ed eventuali sanzioni. Tale eventualità ha avuto l'effetto di rendere più fragili i negoziati in corso, in quanto alcuni membri temono che una pressione eccessiva sull'Iran possa condurre il paese ad interrompere qualsiasi cooperazione con l'ONU o, peggio ancora, a ritirarsi dal TNP, come ha già fatto la Corea del Nord. Le dichiarazioni ufficiali rivelano le difficoltà dell'esercizio di queste delicate evoluzioni diplomatiche. In data 2 marzo, El Baradei si è congratulato con l'Iran per la sua cooperazione con gli ispettori, ma ha ammesso, al tempo stesso, che l'aggiornamento di alcuni elementi del programma nucleare iraniano tenuti segreti in precedenza aveva comportato un ritardo nella costruzione di un clima di fiducia tra gli interlocutori. Il punto più basso nei rapporti tra gli interlocutori è stato raggiunto il 13 marzo, all'indomani della pubblicazione da parte del Consiglio dei Governatori dell'IAEA di una risoluzione che condannava fermamente l'Iran per non avere divulgato, o spiegato, l'esistenza di centrifughe P-2 (di fabbricazione pachistana), di alcune iniziative di ricerca e sviluppo e di tracce di uranio arricchito. In risposta a quello che qualificava come "tono insultante" della risoluzione, l'Iran ha espulso gli ispettori dell'IAEA. Dopo faticose trattative, l'Iran ha finalmente annunciato che autorizzava il ritorno degli ispettori per il 27 marzo. Per alcuni, il ritardo provocato in tal modo al procedere delle ispezioni fornirebbe argomenti a coloro che ritengono che l'Iran stia cercando di guadagnare tempo per poter fabbricare una bomba in tempi rapidi. Nel frattempo l'Iran continua a negare di aver avuto un programma di armamenti nucleari e a sostenere che non è questo il suo scopo. D'altro canto, gli esperti stimano che il periodo di tempo di cui l'Iran avrebbe ancora bisogno per poter arrivare a produrre una bomba nucleare va dai 24 mesi fino a tre-cinque anni.

C. PAKISTAN

38. Il programma relativo agli armamenti nucleari del Pakistan venne avviato da Zulfiqar Ali Bhutto, all'epoca ministro dell'energia e delle risorse naturali, che sarebbe poi divenuto Presidente e Primo ministro nel 1972, poco dopo la perdita dalla parte orientale del paese (l'attuale Bangladesh) a seguito del conflitto del 1971 con l'India. Gli esperimenti nucleari condotti dall'India nel 1974 hanno dato un colpo di acceleratore al programma nucleare del Pakistan. Nella seconda metà degli anni '70 i pachistani si sono sforzati di acquisire la tecnologia e le conoscenze necessarie all'arricchimento dell'uranio.

Page 13: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

11

39. L'arrivo, avvenuto nel 1975, di Abdul Kader Khan ha svolto un ruolo di primo piano. Il Dott. Khan è un metallurgista formatosi in Europa che ha successivamento importato nel suo paese il know-how legato alle tecnologie per la centrifugazione dei gas, da lui acquisito lavorando in un impianto per l'arricchimento dell'uranio nei Paesi Bassi. Egli avrebbe inoltre introdotto nel suo paese tecnologie per l'arricchimento dell'uranio acquisite in Europa in modo fraudolento. Il Dott. Khan è stato incaricato della costruzione, dell'equipaggiamento e del funzionamento del laboratorio di ricerca di Kahuta, creato nel 1976. Sotto la sua direzione, il Pakistan ha allestito una vasta rete clandestina che gli ha consentito di acquisire i materiali e le tecnologie di cui aveva bisogno per sviluppare le sue capacità di arricchimento dell'uranio. La Cina ha aiutato il Pakistan per la fornitura del materiale, della conoscenza scientifica e dell'assistenza tecnica legate al nucleare. Nel 1985, il Pakistan ha oltrepassato la soglia della produzione di uranio per scopi militari. Si pensa che nel 1986 il paese disponesse di una quantità di materia fissile sufficiente a produrre una bomba, e che nel 1987 fosse in grado di procedere ad un'esplosione nucleare. Il 28 maggio 1998, il Pakistan annunciava di aver realizzato con successo cinque test nucleari. Il Pakistan non ha firmato il TNP né il Trattato sulla messa a bando totale dei test nucleari (CTBT); il paese non sottoscrive neppure la no-first-use-doctrine (dottrina del non ricorrere per primi alle armi nucleari), come indicato nelle dichiarazioni rese dal Presidente Pervez Musharraf nel discorso tenuto nel maggio del 2002.

40. Si ritiene che il Pakistan abbia prodotto da 580 a 800 chili di uranio altamente arricchito, ovvero una quantità sufficiente a produrre da 30 a 50 armi nucleari. Si presume che tali ordigni siano stoccati in componenti separati tra loro, ovvero con il nucleo fissile separato rispetto agli esplosivi non nucleari, ma che potrebbero essere assemblati in poche ore, o in pochi giorni. Il Pakistan dispone anche di missili con gittate che variano dai 280 ai 2000 chilometri e in grado di trasportare testate nucleari.

41. A seguito degli interrogatori voluti dalle autorità pachistane, il Dott. Khan ha riconosciuto che, nel corso degli ultimi quindici anni, egli aveva comunicato all'Iran, alla Corea del Nord e alla Libia i piani e le tecnologie per la produzione di combustibile necessario alla fabbricazione di ordigni nucleari. Egli ha anche presentato una domanda di grazia e, il 5 febbraio 2004, il Presidente Musharraf gli ha concesso la grazia presidenziale, con un'azione ampiamente pubblicizzata dai media. Il Dott. Khan ha dichiarato di aver organizzato questa condivisione di tecnologie per deviare l'attenzione dal programma nucleare del Pakistan e per sostenere la causa musulmana. Queste rivelazioni e le relative indagini sono state successive alle confessioni rese da funzionari iraniani e libici all'IAEA, rispettivamente nei mesi di novembre 2003 e di gennaio 2004, in merito all'aiuto fornito dal Pakistan ai programmi nucleari dei loro rispettivi paesi. Stando alle rivelazioni di una personalità pachistana ben informata, nell'ottobre 2003, il Pakistan e l'Arabia Saudita hanno concluso un accordo segreto per la cooperazione nucleare che fornirebbe ai sauditi la tecnologia per gli armamenti nucleari in cambio di consegne di petrolio a basso costo. I governi dei due paesi hanno smentito tali dichiarazioni.

42. E' difficile valutare il grado di implicazione dei successivi governi pachistani nella proliferazione nucleare, in considerazione del clima di riservatezza che in questo paese circonda i processi decisionali relativi al nucleare. Da un lato, a partire dal 1977, il programma nucleare pachistano è strettamente supervisionato dai militari e alcuni osservatori lasciano intendere che i governi civili precedenti al 1999 potrebbero non essere stati al corrente delle attività svolte dalle burocrazie militari e nucleari. Per contro, sembra poco probabile che il Dott. Khan e il laboratorio situato a Kahuta abbiano potuto accordarsi con la Corea del Nord, l'Iran e la Libia senza riferirne al governo, se si considerano il controllo esercitato dalle autorità nazionali di comando sugli scienziati nucleari, le valutazioni particolareggiate effettuate dai militari prima dell'acquisizione di missili, nonché l'improbabilità che una decisione di tale portata possa essere presa da un piccolo gruppo

Page 14: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

12

di civili. D'altra parte, è stato anche notato che la Corea del Nord potrebbe aver reclutato scienziati nucleari pachistani all'insaputa del loro governo, come aveva fatto agli inizi degli anni '90 con alcuni specialisti russi in materia di missili. Considerate tutte le circostanze, sembra plausibile che i militari pachistani e il laboratorio di Kahuta si siano accordati al fine di vendere la tecnologia per l'arricchimento dell'uranio alla Corea del Nord.

43. In un primo tempo il Dott. Khan ha dichiarato a coloro che svolgevano le indagini che qualsiasi condivisione di tecnologia nucleare con l'Iran aveva ricevuto l'approvazione del generale Mirza Aslam Beg, comandante delle forze armate pachistane tra il 1988 e il 1991, ma l'interessato ha negato al riguardo. Successivamente, nel corso di una confessione resa pubblicamente, il Dott. Khan si è assunto ogni responsabilità ed ha dichiarato che le autorità non avevano avuto alcun ruolo nella vicenda. I partiti dell'opposizione, gli analisti politici e militari, nonché alcuni congiunti dei funzionari detenuti, mettono in dubbio le affermazioni del Pakistan secondo le quali il Dott. Khan avrebbe organizzato queste condivisioni di tecnologia nucleare all'insaputa dei suoi superiori. Stando a quanto dichiarato da Benazir Bhutto, che ha svolto due mandati come Primo ministro prima di essere estromessa dall'incarico nel 1996, : "E' difficile credere che degli scienziati abbiano potuto violare la politica del governo di propria iniziativa. Coloro che lo hanno fatto, oggi si nascondono dietro questi scienziati". Analogamente, Chaudhry Nisar, leader di un raggruppamento dell'opposizione, ha dichiarato: "Il governo sta cercando di scaricare da ogni responsabilità sacrificando coloro che hanno fabbricato la bomba per il loro paese. I due principali partiti laici dell'opposizione, il Partito del popolo pachistano e la Lega musulmana del Pakistan Nawaz, hanno chiesto che sia avviata un'indagine parlamentare.

44. Stando ad alcune voci ufficiali, il governo disponeva di informazioni interne circa le attività del Dott. Khan molto prima delle ammissioni in tal senso da parte di quest'ultimo, come ha convenuto il generale Musharraf : "L'argomento era estremamente delicato. Non si poteva avviare sul campo un'indagine [sul Dott. Khan] come si sarebbe fatto per un qualsiasi criminale." Inoltre, il dott. Khan ha potuto conservare tutti i suoi beni per via della grazia presidenziale accordatagli da Pervez Musharraf. In una nota scritta, l'ex direttore del controllo sugli armamenti dell'esercito pachistano, Feroz Khan, giustifica la decisione del governo nella misura in cui il Dott. Khan, oltre al fatto di essere considerato un eroe nazionale, "sa molto sulla struttura per la sicurezza e sui programmi nucleari del Pakistan e avrebbe ancora molte cose da dire", ecco perché, "la grazia gli è stata accordata a condizione che egli continui a collaborare allo smantellamento delle rete clandestina che lui stesso aveva contribuito ad allestire".

45. Il generale Musharraf ha dichiarato di recente che Islamabad non accetterebbe un controllo degli armamenti né degli impianti nucleari del suo paese da parte degli ispettori degli armamenti dell'ONU a seguito delle confessioni del Dott. Khan. Egli ha aggiunto che il Pakistan non interromperebbe il proprio programma relativo alle armi nucleari. Il 9 marzo 2004, il Pakistan ha proceduto ad un lancio di collaudo del suo missile Saheen II che, a quanto pare, avrebbe una gittata di 2000 chilometri e potrebbe essere in grado di trasportare testate sia convenzionali che nucleari.

D. LIBIA

46. La decisione adottata di recente dalla Libia di porre fine ai suoi programmi relativi alle armi di distruzione di massa (ADM) e di smantellare quelle già esistenti, ha posto il paese al centro del dibattito sulla non-proliferazione. Tale decisione ha altresì provocato l'effetto di far deviare dal percorso già battuto il tema della non-proliferazione. Laddove negli ultimi anni era sempre prevalso

Page 15: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

13

il senso dell'impossibilità di contenere la diffusione delle ADM, il nuovo corso della Libia lascia presagire un futuro cambiamento di rotta della politica della non-proliferazione. Il caso di questo paese dimostra altresì l'efficacia nel tempo di una politica della non-proliferazione basata su un insieme di fattori quali i trattati, le pressioni internazionali e le sanzioni.

47. La volontà della Libia di dotarsi di un programma nucleare si è palesata negli anni' 70, allorché alcuni agenti libici tentarono, senza successo, di acquistare armi nucleari dalla Cina. Dopo questo primo tentativo, la Libia ha ratificato nel 1975 la sua adesione al TNP avviando, al tempo stesso, rapporti con esperti del nucleare pachistani. Durante gli anni '70 e '80, alcuni studenti libici vennero inviati all'estero per studiare la fisica nucleare, mentre specialisti della materia provenienti da altri paesi furono invitati in Libia per fornire consulenze sui temi dell'estrazione e dell'arricchimento dell'uranio e diversi paesi vennero contattati con richieste di forniture di apparecchiature e di materie prime.

48. L'Unione Sovietica si rivelò la più collaborativa, in quanto fornì Tripoli di un piccolo reattore nucleare di ricerca ad acqua leggera della potenza termica pari a 10 MW che venne installato a Tajura e inviò suoi esperti per garantire il funzionamento di un centro di ricerca. Il reattore di Tajura entrò in funzione nel 1979 e, l'anno successivo, Tripoli firmava un accordo formale di garanzia con l'IAEA. Negli anni '90, un'impresa russa ha ottenuto un contratto da otto milioni di dollari per la revisione del centro di ricerca di Tajura che, oltre al reattore di 10 MW, comprende un "impianto critico" - che probabilmente comprendeva un complesso per l'assemblaggio, un generatore di neutroni, un reattore a fusione di tipo Tokamak, un impianto radiochimico (di sostegno ad acceleratori per la produzione di isotopi), un laboratorio di metallurgia nucleare e un dispositivo per la misurazione della sollecitazione dei materiali.

49. Era noto che la Libia aveva fornito al Pakistan un aiuto finanziario, nonché del "yellowcake" (ossido di uranio concentrato, derivato dall'estrazione del minerale grezzo, utilizzato nella produzione di combustibile nucleare) in cambio di armi. Tuttavia, alcune notizie emerse di recente hanno rivelato che scienziati pachistani avevano fornito alla Libia nel corso degli ultimi dieci anni una notevole quantità di informazioni, nonché centrifughe ed altri componenti nucleari. La Libia avrebbe finanziato i programmi nucleari del Pakistan negli anni '70 in cambio di un accesso illimitato alla tecnologia nucleare di quel paese, anche se resta difficile stabilire quale sia stata la portata effettiva della collaborazione da parte pachistana. Il Dott. Khan ha svolto un ruolo di primo piano nelle recenti acquisizioni da parte libica e i militari pachistani erano coinvolti direttamente a tal punto che alcune consegne sembrano essere state effettuate da parte di aerei pachistani.

50. Di fronte al rifiuto della Cina e della Russia di fornirle un'assistenza diretta negli anni '90, la Libia si è rivolta a un mercato nero del nucleare sempre più vasto e complesso che all'epoca si stava sviluppando, per potersi procurare materiale e progetti - tra i quali rientravano alcuni programmi per una testata nucleare. Con ogni probabilità il mercato nero svolse il ruolo più importante soprattutto per l'acquisizione dei componenti di centrifughe a gas. Alcuni elementi e del materiale vennero commissionati a varie imprese malesi, la più nota dele quali era la Scomi Precision Engineering. Vennero coinvolte anche imprese tedesche e giapponesi. Restano tuttavia degli interrogativi circa il ruolo svolto da altri eventuali fornitori. così come sul ruolo del Pakistan e del Dott. Khan in particolare. Alcuni sospettano anche che la Libia abbia collaborato con l'Iraq per i programmi relativi alla centrifugazione.

51. Circolano varie versioni circa i negoziati che hanno portato la Libia ad annunciare, nel dicembre del 2003, la sua intenzione di smantellare i suoi programmi per gli armamenti non

Page 16: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

14

convenzionali nell'ambito di una verifica condotta a livello internazionale. A quanto pare, i libici avrebbero incontrato segretamente rappresentanti statunitensi e britannici a partire dal marzo 2003. In ottobre, i negoziati si sono intensificati a seguito dell'intercettazione da parte di alcune navi britanniche e americane di una nave da carico tedesca che faceva rotta verso la Libia con a bordo componenti di una centrifuga - il che avrebbe confermato le voci secondo cui la Libia avrebbe posseduto un programma nucleare molto avanzato. I colloqui si sono conclusi nel dicembre 2003 con l'annuncio dell'intenzione da parte libica di smantellare tutti i programmi relativi alle ADM sotto il controllo e con la supervisione di osservatori internazionali. A metà gennaio, la Libia ha confermato questi intenti firmando il Protocollo aggiuntivo del TNP, la Convenzione sulle armi chimiche (CWC) e il CTBT.

52. Gli ispettori dell'IAEA hanno iniziato ad esaminare gli impianti libici alla fine del dicembre 2003. Il Direttore generale dell'IAEA, Mohamed El Baradei, ha effettuato da allora diverse visite e ha lodato in varie occasioni la Libia per la sua cooperazione e per la libertà di accesso concessa ai suoi siti di armamenti. E' ancora troppo presto per pronunciarsi sul livello di complessità del programma libico; migliaia di documenti devono ancora essere studiati e gli esperti dell'IAEA non hanno ancora concluso le loro ispezioni agli impianti nucleari libici. Finora, le dichiarazioni ufficiali esprimono la sorpresa suscitata dalla portata del programma nucleare libico. Ma gli ispettori hanno anche che le sanzioni internazionali hanno ostacolato gli sforzi libici rivolti alle acquisizioni, giacché i programmi della Libia rivelano alcune carenze sia di componenti che di perizia tecnica che il paese non è ancora riuscito ad acquisire altrove. Una dimostrazione di quanto detto si può desumere dal fatto che alcuni elementi essenziali dei piani per gli armamenti erano troppo grandi per poter essere imbarcati sui missili Scud-C obsolescenti di cui dispone la Libia.

53. Stando alle informazioni disponibili, benché il programma nucleare della Libia fosse sicuramente molto avanzato, esso non aveva ancora raggiunto un livello tale da poter funzionare autonomamente. Gli ispettori non hanno ancora terminato il loro lavoro di valutazione delle capacità di arricchimento della Libia. Si ritiene che, nel corso degli anni '80, il paese abbia acquistato dal Niger più di 450 tonnellate di "yellowcake" che avrebbe potuto servire da materia prima per la produzione di uranio arricchito. D'altronde Tripoli comprava sul mercato nero i componenti necessari alla costruzione di un vasto impianto per l'arricchimento dell'uranio. Alla fine degli anni '90, la Libia si è procurata dalla Russia circa 13 chili di uranio altamente arricchito utilizzabile per scopi militari, che sono stati restituiti alla Russia nel marzo del 2004 grazie all'assistenza dell'IAEA.

E. IL MERCATO NERO DELLE ARMI NUCLEARI

54. Da quando la Libia ha rinunciato al suo programma per le armi di distruzione di massa (ADM) e chiesto l'aiuto della comunità internazionale per smantellare il proprio programma relativo agli armamenti nucleari, varie informazioni provenienti da più fonti hanno rivelato l'esistenza di un mercato nero del nucleare molto articolato che funzionerebbe su scala mondiale da decenni. Nel corso degli ultimi decenni la politica di non-proliferazione si è concentrata sullo smantellamento delle armi nucleari esistenti, soprattutto in Russia e nei nuovi Stati indipendenti, ma anche sulle piccole quantità di materiale radioattivo/nucleare trafugato da elementi del personale delle centrali nucleari e spesso venduto a, o per conto della, criminalità organizzata. La proliferazione tra Stati è oggetto di una sorveglianza sempre più stretta - specialmente nel caso del Pakistan, dell'Iran e della Corea del Nord - pertanto, per evitare la condanna e le sanzioni internazionali questi paesi si

Page 17: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

15

sono rivolti a una vasta rete di singoli individui e di imprese private per procurarsi le apparecchiature e il know-how.

55. Questa rete di intermediari e di "brokers" prospera grazie alle debolezze e alle carenze delle misure di controllo delle esportazioni, a quelle di verifica, nonché ai difetti dell'intelligence, tutti elementi che hanno contribuito a costituire un terreno fertile per una ripresa della proliferazione nucleare nel mondo. Si tratta principalmente di un traffico di componenti, spesso "a doppio uso", che consentono di costruire impianti per l'arricchimento. Talvolta, dell'uranio altamente arricchito viene venduto a piccole quantità da singoli individui, come il Dott. Khan. A quanto pare, l'operazione più redditizia sarebbe la vendita di componenti destinati all'arricchimento poiché quasi tutti coloro che aspirano a detenere armamenti nucleari vogliono produrre direttamente il proprio uranio altamente arricchito, senza dover dipendere da una fonte illecita che potrebbe esaurirsi in qualsiasi momento. Questo tipo di componenti proviene da ditte che fabbricano normalmente dispositivi simili per l'industria. Il caso più famoso è quello di un'impresa malese alla quale erano stati commissionati dei componenti per centrifughe mentre i suoi dirigenti credevano di fabbricare componenti per l'industria petrolifera e del gas. I trasferimenti dei materiali sono stati garantiti da società di comodo, già impegnate in altre attività a scopo di lucro, spesso senza alcun rapporto con il settore dell'energia.

56. I primi segnali dell'esistenza di un mercato nero sono comparsi alla fine del 2003 allorché alcuni nomi di fornitori sono stati rinvenuti in alcuni documenti iraniani relativi a piani per armamenti nucleari. Diverse personalità importanti sono state denunciate all'inizio del 2004 dopo l'abbandono del suo programma per gli armamenti nucleari da parte della Libia, e successivamente alla consegna da parte di quest'ultima di documenti agli investigatori americani e britannici. Finora, la personalità più nota resta il Dott. Khan. Un rapido sguardo al suo passato può servire a dare un'idea del tipo di individuo che si può ritrovare all'interno di una rete dedita al traffico del nucleare. Il Dott. Khan ha conseguito diplomi prestigiosi in alcune discipline collegate al settore del nucleare presso varie università europee; successivamente è stato assunto come consulente-esperto da un'impresa olandese che si occupava della produzione di uranio a scopi militari. I servizi di sicurezza olandesi non indagarono a fondo sul passato del Dott. Khan ed egli ottenne delle informative di carattere generale che gli consentirono l'accesso ai piani e alle coordinate dei fornitori. Le misure di sicurezza di questa impresa dimostrarono un certo lassismo: nel 1979, quattro anni dopo la sua partenza dal paese, alcuni dirigenti olandesi si resero conto che Khan aveva rubato informazioni riservate. Va notato che la motivazione principale alla base delle azioni del Dott. Khan sembra essere stata quella del guadagno economico; le motivazioni ideologiche e la volontà di "sfidare l'occidente" sembrano aver giocato un ruolo secondario. Nel caso della Libia, coloro che hanno condotto l'indagine hanno rivelato che il governo aveva versato a Khan cinquanta milioni di dollari per i progetti, i materiali e le componenti necessarie alla costruzione di un impianto per l'arricchimento dell'uranio.

57. Anche le imprese e le società fittizie hanno svolto un ruolo centrale nell'ambito degli sforzi finalizzati alle acquisizioni condotti dalla Libia e dall'Iran. Diverse società, con sede negli Stati Uniti, in Europa, nel Sud-est asiatico e in vari Stati del Golfo, hanno prodotto per, o hanno venduto a, questi due paesi apparecchiature per la centrifugazione e vettori per il trasporto delle armi. Molte fra queste società lavorano nei settori dell'elettronica o dell'informatica e fabbricano attrezzature "a doppio uso" come contattori ad elevata velocità, oscilloscopi, magnetometri, sistemi di telemetria e sistemi per la guida dei velivoli (utilizzabili dai missili). Le indagini hanno rivelato che la maggior parte di queste imprese probabilmente ignorava di svolgere un ruolo all'interno della rete di proliferazione del nucleare. Alcune delle società fittizie sospettate di aver fornito il proprio contributo ad operazioni illecite sono riuscite a far sparire ogni traccia del loro operato

Page 18: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

16

distruggendo i documenti incriminati, proclamando la propria innocenza, oppure semplicemente scomparendo nel nulla.

58. Mohamed El Baradei ha paragonato questa rete clandestina ad un gigantesco supermercato e ha tentato di dare un'idea delle sue dimensioni esprimendosi in questi termini: "Quando si vedono articoli progettati in un determinato paese, prodotti in altri due o tre paesi, spediti ad un quarto e poi inviati nuovamente verso un quinto paese, ciò sta a significare che vi sono molti uffici sparsi in tutto il mondo". Appare evidente che siamo in presenza di un sistema dotato di una complessità e, al tempo stesso, di una fluidità tali da potersi rivelare molto difficile da smantellare. La possibilità di fare appello a molte fonti diverse può limitare le misure preventive che i governi e le organizzazioni internazionali potrebbero adottare.

59. Eppure, nonostante tutte le prove dell'esistenza di una prospera rete dedita al traffico del nucleare, gli Stati restano i maggiori "proliferatori". E' facile rintracciare un legame tra le forze armate di un paese e un privato coinvolto in attività clandestine. E' evidente che alcuni responsabili del governo pachistano rimasero, a dir poco, inattivi, mentre il Dott. Khan commissionava per due volte le forniture nucleari necessarie all'esercito pachistano e rivendeva il materiale in eccedenza ad altri paesi. Inoltre, la posizione dei governi resta la migliore quando di tratta di dover acquisire sistemi ed attrezzature importanti e molto costose. La loro compiacenza è altresì evidente nei casi in cui le navi che trasportano questo tipo di materiale devono dichiarare la natura del loro carico e vengono addirittura autorizzate a scaricare nel porto di destinazione.

IV. IL POTENZIAMENTO DEL REGIME DI NON-PROLIFERAZIONE NUCLEARE

60. Gli avvenimenti verificatisi nella Corea del Nord, in Iran, in Pakistan e in Libia dimostrano chiaramente che il regime di non-proliferazione versa in condizioni di difficoltà. Il contesto della sicurezza attuale è diverso non solo da quello della fine degli anni '60, epoca del negoziato e della firma del TNP, ma anche rispetto alla situazione immediatamente successiva alla fine della Guerra Fredda. In primo luogo, le informazioni e le conoscenze relative alla costruzione di un armamento nucleare sono molto più accessibili mediante le reti che tessono la loro tela in tutto il mondo. In secondo luogo, attualmente ci troviamo dinanzi non solo ad una proliferazione ad opera degli Stati, ma ad una sorta di "privatizzazione" della minaccia, come dimostrato chiaramente dall'esistenza di un mercato nero del nucleare. Forse non bisognerà attendere a lungo perché questo stesso mercato nero, che finora forniva agli Stati i materiali e le tecnologie necessari a costruire un ordigno nucleare arrivi anche a fornire gruppi legati al terrorismo internazionale.

61. Negli ultimi mesi sono state avanzate due serie di proposte volte a rafforzare le politiche della non-proliferazione, da parte del Presidente degli Stati Uniti, George W. Bush, e del Direttore generale dell'IAEA, Mohamed El Baradei. Entrambe sembrano convergere su alcuni punti significativi e hanno dato luogo a un dibattito salutare tra gli esperti e coloro che adottano le decisioni a livello politico. Il vostro relatore ritiene che queste proposte possano costituire una solida base per i negoziati a partire dalla quale potrebbe prendere le mosse un regime di non-proliferazione nucleare.

Page 19: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

17

A. LE PROPOSTE DEL PRESIDENTE BUSH

62. Dall'11 settembre, la non-proliferazione costituisce un tema di importanza prioritaria per la politica americana e l'amministrazione Bush ha adottato una politica più energica, così come è possibile costatare dalla lettura della Strategia per la lotta alle armi di distruzione di massa pubblicata nel 2002 (National Strategy to Combat Weapons of Mass Destruction, NSCW). Stando a quanto si evince da questo documento, la politica americana poggia attualmente sui tre pilastri della non-proliferazione, della contro-proliferazione e della gestione delle conseguenze. In un discorso pronunciato alla National Defence University l'11 febbraio 2004, il Presidente Bush ha enunciato una strategia per il rafforzamento delle norme internazionali che regolano la diffusione delle tecnologie nucleari. Questa strategia prevederebbe sette misure specifiche :

1. Rafforzare la Proliferation Security Initiative (PSI) del 2003, un programma multilaterale che vieta il trasposto illecito di materiali inerenti alle ADM. Il Presidente Bush ha chiesto una "maggiore cooperazione", non solo nei settori dell'intelligence e dei servizi militari, ma anche di quelli impegnati nel mantenimento dell'ordine pubblico, mediante un riavvicinamento con organismi quali l'Interpol, al fine di intercettare i movimenti illeciti di armi.

2. Rendere le attività di proliferazione un reato penale : il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite dovrebbe votare una nuova risoluzione "che richieda a tutti gli Stati di assimilare la proliferazione a un reato penale, di attuare misure severe per il controllo delle esportazioni e di garantire la sicurezza di tutti i materiali sensibili all'interno delle loro frontiere".

3. Estendere l'assistenza del G-8 alla sicurezza degli armamenti e dei materiali : il Partenariato globale del G-8, che appoggia i progetti di cooperazione alla non-proliferazione in Russia e nei nuovi Stati indipendenti, dovrebbe essere allargato per inglobare paesi come l'Iraq e la Libia.

4. Rifiutare di vendere apparecchiature e tecnologie per l'arricchimento e il ritrattamento a qualsiasi Stato che non possieda già impianti completi e operativi per l'arricchimento e il ritrattamento. I 40 paesi membri del Gruppo dei fornitori nucleari dovrebbero comunque vigilare affinché tutti gli Stati abbiano accesso al combustibile per i reattori civili a un costo ragionevole.

5. Fare del Protocollo aggiuntivo un prerequisito per l'utilizzo civile del nucleare. Secondo la proposta avanzata daI Presidente Bush, entro il 2005 solo gli Stati che hanno firmato il Protocollo aggiuntivo dovrebbero essere autorizzati ad importare attrezzature per i loro programmi nucleari civili.

6. Creare un comitato speciale del Consiglio dei governatori dell'IAEA "che si concentrerà sulle misure di salvaguardia e di verifica".

7. Escludere dal Consiglio dell'IAEA i paesi sospettati di attività di proliferazione. Il Presidente Bush insiste sul fatto che autorizzare potenziali proliferatori ad entrare a far parte del Consiglio "costituisce un ostacolo inaccettabile ad un'azione efficace".

Page 20: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

18

63. Molti hanno accolto le proposte del Presidente Bush come un notevole passo avanti nel quadro degli sforzi indirizzati alla non-proliferazione. Tuttavia, diversi esperti si sono dimostrati scettici circa l'eventuale accoglimento favorevole di tutti i summenzionati punti da parte dei membri dell'IAEA, in particolar modo perché i paesi non dotati di armamenti nucleari non hanno molto da guadagnare da una revoca parziale dell' "accordo nucleare" rappresentato dal TNP. D'altro canto, nelle proposte avanzate dal Presidente Bush non è contenuto nessun accenno a eventuali misure che gli Stati Uniti o altri Stati detentori di armamenti nucleari potrebbero adottare per adempiere agli obblighi da loro stessi assunti ai sensi dell'articolo VI del TNP.

B. LE PROPOSTE DI MOHAMED EL BARADEI

64. Il Direttore generale dell'IAEA ha delineato per la prima volta le sue proposte per il rafforzamento del regime di non-proliferazione in un discorso pronunciato dinanzi all'Assemblea delle Nazioni Unite il 2 novembre 2003, nel corso del quale ha sottolineato l'esigenza per la comunità internazionale di "fare di tutto per fornire al regime un carattere universale" e la necessità di "dar prova di una maggiore autorità per eliminare le cause di fondo dell'insicurezza a livello mondiale", come quei conflitti che tendono a prolungarsi indefinitamente, in Medio Oriente, nel Sud dell'Asia e nella penisola coreana. El Baradei ritiene che si debba "agire congiuntamente per sviluppare ed instaurare un sistema di sicurezza collettiva che non dipenda dalle armi nucleari e per accelerare il processo del disarmo nucleare". Al fine di controllare l'accesso ai materiali utilizzabili per la fabbricazione delle armi, El Baradei ha definito un nuovo approccio, precisandolo ulteriormente in una serie di articoli e di interviste, che prevederebbe i seguenti elementi:

1. Rafforzare i controlli all'esportazione del materiale nucleare. Muovendosi nella stessa direzione del Presidente Bush, El Baradei insiste sulla necessità di universalizzare il sistema dei controlli all'esportazione, di compiere atti che contribuiscano a rendere la proliferazione un reato penale, di eliminare le scappatoie legali e di applicare delle misure di controllo ispirate al trattato "preservando i diritti di tutti gli Stati ad una tecnologia nucleare per usi pacifici".

2. Conferire maggiori poteri agli ispettori dell'IAEA. L'IAEA Dovrebbe poter condurre

indagini approfondite – sul tipo di quelle realizzate in Libia e in Iran - in tutti i paesi membri.

3. Sopprimere il paragrafo 1 dell'articolo X del TNP. Nessun paese dovrebbe essere

autorizzato a ritirarsi del trattato. "Ciascun paese che si appelli a questa scappatoia", sottolinea El Baradei, "costituisce quasi certamente una minaccia per la pace e la sicurezza internazionali ". Pertanto, un ritiro dovrebbe dar luogo ad un procedimento immediato da parte del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite.

4. Porre una parte del ciclo del combustibile nucleare sotto il controllo internazionale.

Alcune fasi delicate di tale ciclo, come la produzione di nuovo combustibile, il trattamento delle materie utilizzabili per la produzione di armamenti e l'eliminazione del combustibile irraggiato e dei rifiuti radioattivi "sarebbero meno esposte alla proliferazione se fossero sottoposte ad un controllo internazionale". Bisognerebbe attivare dei meccanismi di

Page 21: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

19

regolamentazione adeguati, atti a mantenere la competitività e ad assicurare agli utenti legittimati un approvvigionamento costante e accessibile.

5. Negoziare un trattato per il divieto della produzione di materia fissile. Un accordo di

questo genere, che da otto anni genera una posizione di stallo presso la Conferenza sul disarmo, ma che è auspicato da tutti i paesi della NATO, porrebbe un termine alla produzione di materiale fissionabile destinato alla produzione di armi. Il potenziamento delle misure di sicurezza già in vigore applicabili ai materiali – principalmente in Russia e nei nuovi Stati indipendenti – dovrebbe continuare a rappresentare una priorità per la comunità internazionale.

6. Incoraggiare i cinque Stati detentori di armamenti nucleari a ridurre i loro arsenali.

Come sottolineava Mohamed El Baradei, "l'esistenza stessa di armi nucleari è all'origine della corsa agli armamenti". I paesi dotati di armi nucleari si sono impegnati "in modo inequivocabile" a realizzare un disarmo nucleare "verificabile e irreversibile". Tuttavia, dopo i primi progressi registrati alla fine degli anni '80 e all'inizi degli anni '90, il processo del disarmo "si è praticamente arrestato alla fine del secolo e circa 30 000 testate nucleari sussistono ancora". Peraltro, il CTBT, che costituisce un elemento fondamentale sulla via del disarmo, deve ancora entrare in vigore.

65. Quest'ultimo punto sembra particolarmente soggetto a controversie e difficile da realizzare. Nonostante le notevoli riduzioni degli anni '90, gli arsenali nucleari della Russia e degli Stati Uniti restano di gran lunga i più importanti del mondo. Il Trattato di Mosca del 2002 impone a ciascun paese di "ridurre e limitare" il numero delle proprie testate nucleari strategiche per portarle ad una cifra compresa tra le 1 700 e le 2 200 unità entro il 31 dicembre 2012 (circa i due terzi rispetto ai livelli attuali). Sebbene El Baradei giudichi questo trattato "meritevole di elogi", sfortunatamente esso non è "verificabile né irreversibile" e non riguarda le testate non operative. Inoltre, recentemente sia Washington che Mosca hanno manifestato un interesse rinnovato nei confronti dei loro armamenti nucleari.

66. Gli Stati Uniti, che hanno sospeso da tempo la produzione di materie fissili per il nucleare militare, di recente hanno autorizzato l'Amministrazione Nazionale per la Sicurezza Nucleare (National Nuclear Security Administration NNSA) e l'Accademia Nazionale delle Scienze a realizzare studi sul futuro delle ogive nucleari ad esplosione sotterranea. Nel maggio del 2003, il Congresso ha approvato una serie di misure richieste dall'amministrazione Bush finalizzate ad agevolare lo sviluppo di nuove armi nucleari. I legislatori americani hanno così rimosso un divieto vecchio di dieci anni relativo alla ricerca sulle armi nucleari a potenza ridotta e abbreviato i termini per realizzare test nucleari da tre anni a diciotto mesi. Il governo americano ha ribadito di non disporre di piani per questi test e che nessun nuovo tipo di armamento nucleare è attualmente in fase di sviluppo. Stando al Dipartimento di Stato, la richiesta di riduzione del termine relativo agli esperimenti nucleari sarebbe collegata al fatto che gli Stati Uniti probabilmente dovranno sperimentare un progetto già in essere relativo alla affidabilità delle riserve.

67. Tuttavia, l'amministrazione Bush di recente ha richiesto di stanziare fondi per una cifra pari a 15 milioni di dollari nell'ambito dell'esercizio finanziario 2005 da dedicare allo studio di un "robusto penetratore nucleare del terreno" (RNEP), nonché 9 milioni di dollari per altri progetti avanzati, tra cui un progetto di ricerca su un'arma dalla potenza esplosiva inferiore, o pari, a cinque chiloton. Lo studio di fattibilità del suddetto penetratore dovrebbe costare 45 milioni di dollari, ripartiti tra gli esercizi finanziari 2003 e 2005, ma, nel marzo del 2004, la NNSA ha

Page 22: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

20

presentato un piano di bilancio rivisto che prevede l'estensione del progetto fino al 2009, per un bilancio totale di 485 milioni di dollari in un arco temporale di cinque anni. Stando a un rapporto del Servizio Ricerca del Congresso, una richiesta di questo tipo "getta seri dubbi su alcune affermazioni secondo le quali l'RNEP costituirebbe solo uno studio". L'assenza di un Piano per la modifica dello stoccaggio nucleare, nonché il proseguimento del dibattito sulla messa a punto del suddetto penetratore, hanno portato il Congresso a praticare alcuni tagli sulle cifre richieste. Quattro dei sei milioni di dollari stanziati per progetti avanzati sono stati bloccati dal Congresso e non verranno resi disponibili se non quando l'amministrazione avrà presentato dei piani per lo stoccaggio nucleare conformi al Trattato di Mosca. Sebbene la ricerca sulle armi nucleari di "bassa resa" sia stata autorizzata, la fase della realizzazione tecnica non potrà partire senza una previa autorizzazione da parte del Congresso. Esponenti dell'opposizione in Parlamento hanno espresso timori circa l'eventualità che le iniziative avviate in direzione dello sviluppo di armi nucleari di "bassa resa" possano abbassare la barriera posta all'utilizzo di tali armi e compromettere così gli sforzi rivolti alla non-proliferazione in tutto il mondo.

68. Malgrado la firma del Trattato di Mosca del 2002, i piani di Washington per lo sviluppo di un robusto penetratore nucleare del terreno (RNEP) preoccupano la Russia. Inoltre, il Presidente Vladimir Putin ha fatto della deterrenza nucleare un elemento centrale della sua politica di sicurezza nazionale. Eppure, anche se Mosca si era impegnata ad allestire una forza convenzionale moderna, nella pratica la maggior parte dei fondi destinati alle attività di R&S e alle acquisizioni vengono riservati a progetti nell'ambito del nucleare. Di recente, i finanziamenti assegnati sia alle forze nucleari strategiche che alla Marina hanno raggiunto livelli che non si erano più visti dall'epoca della guerra fredda. Le forze nucleari strategiche stanno sostituendo i loro missili balistici intercontinentali (Intercontinental Ballistic Missiles - ICBM) di terza generazione con missili Topol-M (SS-27) di grande precisione stoccati in silos. Sono già operativi quattro reggimenti dotati di missili Topol-M, per un numero complessivo di 34 missili, ai quali dovrebbero aggiungersi altri 6 missili entro la fine del 2004. La Russia ha anche deciso di mantenere in allerta e di modernizzare due sistemi ICBM a testate multiple: gli SS-18 Satan stoccati in silos e gli SS-24 (Scalpel) mobili. La Marina attualmente sta mettendo a punto la sua prossima generazione di missili balistici Bulava lanciati da sottomarini basati sulla tecnologia del Topol-M. Inoltre, ha riavviato un progetto per la costruzione di tre nuovi sottomarini nucleari SLBM lanciamissili classe Borey (SSBN), ciascun dotato di dodici missili SLBM Bulava.

69. Delle altre tre potenze nucleari, la Cina è la sola ad aver dichiarato la sua intenzione di sviluppare nuove generazioni di armi nucleari tattiche e strategiche. Secondo il Dipartimento per la difesa americano, Pechino possiede i mezzi tecnici per triplicare il proprio arsenale (che, attualmente, consta di circa 400 testate tattiche e strategiche) senza doversi impegnare in investimenti importanti. La Cina, che in passato esportava tecnologia nucleare, ha potenziato i propri controlli sulle esportazioni dall'inizio degli anni '90 e si è impegnata a porre fine alle esportazioni di tecnologie nucleari destinate ad impianti non sottoposti alle garanzie dell'IAEA.

70. La Francia e il Regno Unito hanno ridotto i loro modesti arsenali nucleari e cessato la produzione di plutonio e di uranio altamente arricchito negli anni '90. Nel 1996, Parigi ha smantellato il suo sistema di missili balistici schierati sul Plateau d'Albion. Successivamente alla Strategic Defence Review del 1998, il Regno Unito ha messo in disarmo tutte le armi nucleari a vettore aereo, pertanto attualmente gli SSBN costituiscono la sua unica forza di dissuasione. Ai sensi della Strategic Defence Review, non più di un sottomarino alla volta deve essere in servizio di pattugliamento, e i suoi missili devono essere disattivati e avere un numero ridotto di testate.

Page 23: PROLIFERAZIONE DELLE ARMI NUCLEARI · dicembre dello stesso anno l’Iran ha firmato il protocollo aggiuntivo dell’IAEA, nel febbraio del 2004

64 STC 04 E

21

V. CONCLUSIONI

71. Gli eventi gravi verificatisi da qualche tempo hanno collocato la non-proliferazione al centro delle preoccupazioni legate al tema della sicurezza internazionale. La scoperta di un mercato nero del nucleare di portata mondiale ha risvegliato l'attenzione della pubblica opinione soprattutto nei confronti dei rischi connessi alla proliferazione verso nuovi Stati, e presumibilmente anche verso gruppi terroristici, ed ha sollevato un dibattito sulla necessità di un potenziamento degli sforzi in direzione della non-proliferazione. Il vostro relatore ritiene che la pietra angolare delle strategie internazionali per la lotta contro la proliferazione dei materiali e delle tecnologie nucleari sia il riesame e il rafforzamento del regime di non-proliferazione nucleare. Le proposte avanzate del Presidente Bush e quelle del Direttore generale dell'IAEA El Baradei hanno apportato nuove idee e alimentato i dibattiti a livello politico. Mentre il Presidente americano privilegia misure tali da poter essere attuate da un gruppo ridotto di paesi e sottolinea l'importanza di un potenziamento dei controlli delle esportazioni, il Direttore generale dell'IAEA è persuaso dell'esigenza di un numero maggiore di soluzioni multinazionali e dell'inefficacia nel lungo periodo delle misure nazionali, come i controlli all'esportazione. In altri termini, mentre Mohamed El Baradei preferisce consolidare il regime di non-proliferazione, George W. Bush vorrebbe far gravare su tutti gli alleati la responsabilità di porre fine alla proliferazione nucleare. Il vostro relatore intende ispirarsi a entrambe queste serie di proposte, nonché ai suggerimenti formulati dai membri della Commissione Scienza e Tecnologia, e utilizzarle come basi per elaborare le nostre raccomandazioni in materia di rafforzamento della non-proliferazione nucleare che verranno presentate alla sessione annuale di Venezia.

_______________