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Progetto in rete “Dalla Valmarecchia al mare” - anm22.it · le condizioni che favoriscono lo star bene a scuola, al fine di ottenere la partecipazione più ampia dei bambini e

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Progetto in rete “Dalla Valmarecchia al mare” IC Battelli – IIS Einaudi – IC Miramare - IC Pennabilli

DD2 Santarcangelo – IC Verucchio

Introduzione

Come illustrato dall’immagine della copertina, dal sapore dantesco, lo studente è posto al centro dell’Universo Scuola, ma non è da solo, è guidato e accompagnato dal docente. L’allievo rappresenta tutti gli alunni dei sei Istituti facenti parte della Rete e l’insegnante raffigura tutti i docenti degli stessi Istituti. Il loro fondamentale compito è quello di condurre per mano ogni alunno, lungo il cammino della crescita mediante il filo rosso dell'innovazione educativa e didattica attraverso il quale, gli alunni, partendo dai campi dell’esperienza, passando attraverso le abilità di base, saranno accompagnati verso i “traguardi per lo sviluppo delle competenze” che le Indicazioni pongono al termine della scuola per l’Infanzia, della Scuola Primaria e della Scuola Secondaria di primo grado, nella prospettiva dell’educazione permanente e di cittadinanza attiva

…Alla scuola spetta il compito di fornire supporti adeguati affinché ogni persona sviluppi un’identità consapevole e aperta… In tale scenario, alla scuola spettano alcune finalità specifiche. La scuola ha il compito di promuovere la costruzione di saperi a partire da concreti bisogni formativi… la scuola realizza appieno la propria funzione pubblica impegnandosi, in questa prospettiva, per il successo scolastico di tutti gli studenti, con una particolare attenzione al sostegno delle varie forme di diversità o di svantaggio e alla valorizzazione delle eccellenze. Questo comporta saper accettare la sfida che la diversità pone nella classe, dove le diverse situazioni individuali vanno riconosciute e valorizzate, evitando che la differenza si trasformi in disuguaglianza; nel paese, affinché le penalizzazioni sociali, economiche, culturali non impediscano il raggiungimento degli essenziali obiettivi di qualità che è doveroso garantire”.

(La scuola nel nuovo scenario di Edgar Morin)

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Premessa Teorica

Tutti i docenti degli Istituti della Rete hanno accolto il Progetto ministeriale MISURE DI

ACCOMPAGNAMENTO 2013-2014 PROGETTI DI FORMAZIONE E RICERCA per la realizzazione del Curricolo verticale d’Istituto. E’ stata organizzata, dall’anno scolastico 2013-2014, la formazione generale che ha riguardato un’attività di meta cognizione da parte dei docenti, così da promuovere una consapevolezza approfondita e critica sui processi di insegnamento-apprendimento e le prassi di studio. Sono stati previsti dei gruppi di lavoro, formati da insegnanti di ogni ordine di scuola, dei laboratori che si sono occupati della revisione curricolare, distinti in 4 aree disciplinari (area umanistica/ area scientifica /area artistico-pratica/area formativa-educativa). I docenti del Gruppo di Progetto hanno individuato, dalle Indicazioni per il Curricolo, le parole chiave, le cornici di senso. La costruzione del curricolo non è un adempimento formale, ma è “il processo attraverso il quale si sviluppano e organizzano la ricerca e l’innovazione educativa”, è, cioè, un cammino di costante miglioramento dell’aspetto centrale della scuola, il processo di insegnamento-apprendimento. “Questo processo richiede attività di studio, di formazione e di ricerca da parte di tutti gli operatori scolastici ed in primo luogo da parte dei docenti e del Dirigente Scolastico che deve essere il punto di forza del Comprensivo, persona fisica e giuridica che impersona l’unitarietà di progettazione e di sviluppo dell’istituto. Il Curricolo delinea, dalla scuola dell’infanzia, passando per la scuola primaria e giungendo infine alla scuola secondaria di I grado, senza ripetizioni e ridondanze, un processo unitario, graduale e coerente, continuo e progressivo, verticale ed orizzontale, delle tappe e delle scansioni d’apprendimento dell’allievo, in riferimento alle competenze da acquisire e ai traguardi, in termini di risultati attesi. La costruzione del curricolo si basa su un ampio spettro di strategie e competenze in cui sono intrecciati e interrelati il sapere, il saper fare, il saper essere. Il percorso curricolare muove dai soggetti dell’apprendimento, con particolare attenzione ed ascolto ai loro bisogni e motivazioni, atteggiamenti, problemi, affettività, fasi di sviluppo, abilità, conoscenza delle esperienze formative precedenti. Nell’educare, il valore della persona adulta, del suo modo di essere, la qualità delle relazioni, vanno consapevolmente spesi come leva alla formazione dell’individuo in divenire.

Agli insegnanti viene richiesta una pluralità di competenze psicopedagogiche e sociali, ma anche capacità organizzative, di utilizzo delle risorse, di mediazione e negoziazione. È inoltre indispensabile la conoscenza della psicologia dello sviluppo, la comprensione delle esigenze e la decodifica dei messaggi inviati dai bambini, il saper coinvolgere le madri e i padri nel discorso educativo, stimolare la famiglia alla partecipazione ed alla gestione sociale. Operativamente l’insegnante competente saprà:

• Organizzare : spazi, tempi, attività • Facilitare: comunicazione, relazione, attività (modeling, scaffolding) • Provocare stimolazioni • Dialogare • Osservare • Documentare • Programmare attività • Verificare gli obiettivi scelti e perseguiti come fattore di continua regolazione dell’attività

didattica.

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• Valutare efficacia, efficienza del proprio agire e del contesto, per rilevare la validità formativa.

Le Cornici di Senso

Comunità Educante; Centralità dell’alunno; Ambiente dell’apprendimento; Scuola inclusiva; Promuovere i saperi del Nuovo Umanesimo; Insegnamento non frammentato; Apprendimento per scoperta; Strumenti di pensiero; Etica della responsabilità; Trasmettere il valore dell’intelligenza; Produrre resilienza; Valutazione formativa; Raggiungere le otto Competenze Europee…..per costruire il proprio Progetto di Vita.

Comunità educante

Oggi la scuola è sempre più spesso chiamata in causa, quasi a supplire carenze di ogni tipo, che si verificano in ambito familiare e sociale. Se da una parte non si possono scaricare sulla scuola tutti i disagi e gli insuccessi che hanno origine in altri contesti, dall’altra, è necessario riconoscere la sua immobilità e il suo ritardo di fronte a una società caratterizzata da mutamenti sempre più repentini e complessi. E’ più che mai indispensabile, quindi, che la scuola sappia riaffermare la sua funzione di comunità educante, essenziale al processo di trasformazione della nostra società, e sappia riappropriarsi del suo compito prioritario che è quello di elaborare visioni condivise di finalità, competenze e modi di lavorare all’interno di un quadro di riferimento entro cui l’azione educativa si sviluppa. Perché ciò sia realizzabile, il primo scoglio da superare nella scuola è quello di una cultura e una prassi comportamentale ispirate ad un individualismo radicato, che molto spesso rappresenta una forma di difesa o di resistenza all’obiettiva difficoltà dello scambio e del confronto. “La scuola, in quanto comunità educante, genera una diffusa convivialità relazionale, intessuta di linguaggi affettivi ed emotivi, ed è anche in grado di promuovere la condivisione di quei valori che fanno sentire i membri della società come parte di una comunità vera e propria. La scuola affianca al compito dell'insegnare ad apprendere quello dell'insegnare ad essere.” Ciò significa trasmettere il senso di responsabilità, che si traduce nell'avere cura di sé, nel rispetto degli altri e dell'ambiente e nella consapevolezza delle conseguenze che ogni azione comporta. Il bambino accolto, che vive bene la scuola, impara la solidarietà e la cooperazione. Una comunità può definirsi tale se si riferisce ad un contesto considerato nella sua ricchezza di risorse multiple e dislocate che vengono messe a disposizione di tutti. Le azioni socialmente orientate sono: la consultazione reciproca, la richiesta di aiuto, lo scambio di informazioni e di saperi, il porre questioni e l’avanzare domande, la discussione. Condizioni indispensabili per creare una comunità professionale sono: il senso di appartenenza e la reciprocità. Che cosa si può fare per essere una comunità educante? Occorre promuovere:

• una nuova collaborazione, orizzontale e verticale, innanzitutto tra gli insegnanti e tutta la comunità educativa che, insieme, hanno il dovere di concorrere alla formazione dell’alunno attraverso anche i principi fondamentali (dell’etica, della responsabilità, del rispetto, della fatica, dell’impegno, della costanza e del sacrificio, dell’autoconsapevolezza…) del vivere in comunità che vanno recuperati;

• e trasmettere la bellezza e l'utilità di relazioni autentiche e della condivisione delle stesse finalità educative. Dalla collaborazione fra i docenti delle varie discipline si può giungere ad un insegnamento non frammentato nella prospettiva dell'elaborazione di un sapere sempre meglio integrato;

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• quelle dinamiche che la rendono un'importante palestra di vita, un luogo di crescita e di conquista, di scoperta delle regole del vivere insieme e dell'importanza dell'attesa.

• la collaborazione tra gli alunni, sviluppando atteggiamenti positivi che non hanno nulla a che vedere con una sterile competizione;

• un atteggiamento di disponibilità e umiltà per maturare la stima reciproca nei confronti di tutti coloro che operano nell’ambiente scolastico.

• occasioni per approfondire le relazioni umane, di incontro e formazione con i genitori per stabilire alleanze significative nel rispetto dei differenti ruoli;

• occorre individuare i bisogni emergenti del territorio, conoscere e valorizzare le sue risorse progettando percorsi didattici in collaborazione con gli enti locali.

Central i tà del l ’alunno

L’alunno quando inizia il suo percorso scolastico non è Tabula rasa, ma ha già un suo patrimonio di conoscenze e competenze. Ignorare questa situazione di partenza, ricca di esperienze vissute nell’ambiente di provenienza, è una sicura perdita di motivazione all’attività scolastica. L’alunno posto al centro dell’azione educativa è inteso come persona che apprende in senso lato. L’apprendimento si modifica nell’arco del suo cammino scolastico sia, per fattori legati alla crescita, sia, attraverso proposte in grado di stimolare curiosità, creatività, sperimentazione, consapevolezza e stima di sé. Lo studente è posto al centro dell’azione educativa in tutti i suoi aspetti: cognitivi, affettivi, relazionali, corporei, estetici, etici, spirituali, religiosi.     In questa prospettiva, i docenti dovranno pensare e realizzare i loro progetti educativi e didattici non per individui astratti, ma per persone che vivono qui e ora, che sollevano precise domande esistenziali, che vanno alla ricerca di orizzonti di significato.

L’apprendimento presuppone una relazione educativa (alunno/i e insegnante) di fiducia e attiva da parte di entrambi. Mettere tale relazione al centro dell’azione educativa, significa: dimostrare attenzione alle esperienze; favorire la conoscenza di sé; manifestare attenzione alle peculiarità, ai bisogni, alle soggettività, alle aspettative, alle intelligenze di ciascun alunno; favorire l’emergere delle sue capacità ed attitudini; attivare "ascolto profondo", inteso come capacità di recepire ed elaborare i contenuti verbali e non verbali di ogni alunno; incoraggiare i talenti e mostrare possibili itinerari da percorrere per trovare la propria strada o per scoprire i propri talenti ex novo; aiutare ogni alunno a diventare consapevoli delle proprie abilità e limiti; educarli a saper riconoscere e accogliere coetanei con caratteri, culture e origini sociali diverse, in chiave di arricchimento vicendevole; potenziare le attività laboratoriali per favorire, da una parte, la maturazione dell’identità personale e dall’altra, l’accettazione del contributo altrui anche quando ciò richiede il superamento del pregiudizio.

Occorre possedere un’altra idea di bambino e poi adolescente, che sia in grado, in questo percorso difficile di crescita, di acquisire senz’altro delle autonomie e delle competenze, ma che sia compreso, anche, nella sua ricerca di senso. Un’idea di bambino che sa rapportarsi alle diversità e che sa prendersi cura di sé e degli altri e che diventa attento anche alla cura del pianeta.

Sono particolarmente visibili i bambini iperattivi oppure aggressivi che fanno delle loro azioni incontrollate la disperazione di tante educatrici del nido o dei docenti della scuola dell’infanzia, i bambini maldestri che usano i loro movimenti impulsivi per mandare all’aria costruzioni e allestimenti avviati con grande attenzione dagli altri bambini o dagli adulti che si stanno

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prendendo cura di loro. Ma dovrebbero diventare visibili anche quei bambini che portano nel loro corpo immobile e silenzioso i segni della chiusura o i segnali di una sofferenza inespressa.

Per promuovere la centralità dell’alunno è necessario dedicare particolare cura alla formazione della classe come gruppo, alla promozione dei legami cooperativi fra i suoi componenti, alla gestione degli inevitabili conflitti indotti dalla socializzazione. La scuola si deve costruire come luogo accogliente, coinvolgendo in questo compito gli studenti stessi. Sono, infatti, importanti le condizioni che favoriscono lo star bene a scuola, al fine di ottenere la partecipazione più ampia dei bambini e degli adolescenti a un progetto educativo condiviso. La formazione di importanti legami di gruppo non contraddice la scelta di porre la persona al centro dell’azione educativa, ma è al contrario condizione indispensabile per lo sviluppo della personalità di ognuno.

La scuola deve porre le basi del percorso formativo dei bambini e degli adolescenti sapendo che esso proseguirà in tutte le fasi successive della vita. In tal modo la scuola fornisce le chiavi per apprendere ad apprendere, per costruire e per trasformare le mappe dei saperi rendendole continuamente coerenti con la rapida e spesso imprevedibile evoluzione delle conoscenze e dei loro oggetti. Si tratta di elaborare gli strumenti di conoscenza necessari per comprendere i contesti naturali, sociali, culturali, antropologici nei quali gli studenti si troveranno a vivere e a operare.

Ambiente d’apprendimento

La scuola si deve costruire come luogo accogliente, coinvolgendo in questo compito gli studenti stessi. La solidarietà e la cooperazione, molto valorizzate nelle Indicazioni Nazionali, risultano atteggiamenti e comportamenti, nonché moti dell’animo, che dovrebbero scaturire dalle prassi didattiche e dal clima sociale della classe, tanto da risultare abiti mentali acquisiti per la vita. Nell’ambito educativo, infatti, sono notoriamente efficaci più le pratiche delle prediche. Il clima sociale positivo, caratterizzato dalla cooperazione e non dalla competizione, sarà utile per contrastare l’indifferenza e la noncuranza che connota le relazioni tra adulti. Altrettanto importante è l’accoglienza e, da tutto ciò, deriva lo star bene a scuola.

Come costruire un ambiente dell'apprendimento?

• Favorendo la conoscenza fra gli alunni con attività strutturate e non, che permettano il dialogo, il confronto e la collaborazione.

• Invitando gli alunni a riflettere sui propri comportamenti, possibilmente nell'immediato, per prendere consapevolezza di ciò che è giusto o sbagliato.

• Rendendo la classe un luogo di comunicazione reale (non solo virtuale!) e profonda, dove le relazioni si costruiscono partendo dall'ascolto reciproco.

• Accogliendo ciascuno nel proprio essere, riconoscendo il valore di ogni persona nella sua diversità, scoprendo la ricchezza di cui è portatore anche quando questa non si concretizza nel “saper fare”.

• Facendo dell'aula un vero laboratorio didattico in cui, accanto alla sperimentazione dei contenuti delle diverse discipline, si possano attuare dinamiche relazionali positive, volte alla partecipazione, alla responsabilità, all'attenzione all'altro, al dialogo.

• Passando da una scuola competitiva ad una scuola collaborativa: dall’individualismo alla condivisione del sapere, promuovendo attività di gruppo, a coppie, prevedendo ruoli e incarichi da assegnare agli alunni.

• Creando occasioni di incontro, anche di tipo informale, fra alunni, docenti e genitori quali uscite pomeridiane organizzate con la collaborazione delle famiglie.

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Nella Scuola dell’Infanzia l’Ambiente dell’apprendimento rappresenta il primo ambiente sociale nel quale adulti e bambini sperimentano il senso di appartenere ad una comunità rispettosa di tutti e contribuiscono, insieme, a fare della scuola un luogo accogliente ed amico.. La presenza di alunni di tre anni, le ritualità pratiche della giornata portano naturalmente a forme di cooperazione e di tutoraggio tra gli alunni: quelli più grandi aiutano i più piccoli. Lavori di gruppo, conversazioni guidate favoriscono l’intreccio dei saperi e delle abilità. L’alternarsi degli incarichi quotidiani: il calendario delle presenze, del tempo, la partecipazione a piccole scelte, sono cellule di democrazia che vanno valorizzate e coltivate.

All’ingresso della Scuola Primaria, l’atteggiamento dell’insegnante mira a rendere sereno e motivante il passaggio al nuovo ordine di scuola. L’insegnante crea e allestisce un ambiente accogliente, attraverso cartelloni, disegni… propone attività famigliari in continuità con l’esperienza scolastica pregressa. Nella scuola primaria il bambino arriva carico di aspettative personali e della famiglia, inizia il suo percorso per l’apprendimento della letto scrittura, e della crescita personale e prosegue il consolidamento delle responsabilità. Attraverso la conversazione di gruppo e le esperienze quotidiane, il docente guida i bambini alla formulazione delle regole, necessaria per una serena convivenza nella comunità scolastica, e le rende visibili a tutti attraverso una modalità efficace: pannello degli incarichi, scansione del tempo con cartelloni sul tempo… Attraverso le diverse attività: di laboratorio, palestra, pittura, e attraverso modalità operative e didattiche - il piccolo o grande gruppo, il tutoraggio - sperimentano forme diverse di collaborazione, cooperazione, confronto, condivisione per il raggiungimento di un obiettivo comune. Ciò incoraggia anche i piccoli successi di chi è in difficoltà, facendo capire al gruppo, che ognuno ha le sue specificità - attitudini e le sue difficoltà, specialità. Nella Scuola Secondaria è necessario predisporre ambienti di apprendimento che accompagnino ogni singolo alunno all’accoglienza del compagno, a saper riconoscere anche i bisogni e le necessità dell’altro. In questo senso costituiscono una buona palestra i lavori e le attività di gruppo poiché è qui che si vedono necessariamente le diversità, le difficoltà, ma anche le capacità di chi è in classe accanto a te. Questo potrà contribuire al superamento della competizione fine a se stessa, a non vedere solo i propri obiettivi e ad imparare gradualmente che il successo o l’insuccesso scolastico hanno un aspetto individuale, ma anche un aspetto collettivo. Per conseguire questa finalità non può essere lasciata da parte la solidarietà reciproca fra gli alunni, in particolar modo dei più bravi nei confronti di quelli più in difficoltà o svantaggiati favorendo tutti quei comportamenti che abituino a vedere il gruppo oltre il singolo, la classe più che l’alunno o se stessi.

La conditio sine qua non per una relazione educativa proficua, sta nel riuscire a suscitare interesse nell’alunno e a non far mai mancare la stima dell’insegnante che punta, sempre, al bene dell’alunno come persona! E’ importante ribadire, comunque, che tutta la scuola deve essere ambiente di apprendimento. Per favorire la domesticità dei luoghi di apprendimento, occorre: - sbanalizzare l’ovvietà, ascoltare le dissonanze, non appiattirle sul già noto e sul pregiudizio; - valorizzare il frutto del lavoro collettivo e gli apporti di ciascuno; - curare la ritualità, i passaggi, dare valore alla circolarità degli inizi e delle conclusioni, pattuire e rispettare gli appuntamenti (le valutazioni periodiche, gli esami ufficiali, le interrogazioni), altrettanti puntelli e limiti che danno valore al fare scuola insieme; - curare l’accoglienza dell’altro, rimandandogli il compito di accogliere a sua volta;

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- ri-nominare i punti di riferimento, i luoghi, le cose, con consapevolezza del loro significato e della pluralità delle definizioni.

• ancorare i nuovi apprendimenti alle esperienze e alle conoscenze dell'alunno; • favorire l'esplorazione e la scoperta; • incoraggiare l'apprendimento cooperativo; • promuovere la consapevolezza del proprio modo di apprendere (metacognizione,

apprendere ad apprendere); • realizzare percorsi in forma di laboratorio.

Scuola inclusiva

La scuola inclusiva è quella che si fa motore di civiltà e democrazia, di diffusione di competenze di cittadinanza irrinunciabili, che si attiva per accogliere ed ospitare tutte le diversità, ma che si oppone a che queste possano scivolare verso le disuguaglianze. Altrettanto importante è l’idea della classe come gruppo cooperativo, dove si attiva l’aiuto reciproco, in una visione comunitaria dell’apprendimento, in un contesto di relazione di cura in cui gli alunni affrontano lo studio disciplinare interagendo in piccoli gruppi, in modo collaborativo, responsabile, solidale. Ciò consente di creare il senso di appartenenza, trasforma “l’io-individualista” in “noi-gruppo”… L’obiettivo della scuola è formare bambini integrati, ma soprattutto bambini critici. L'esercizio di cittadinanza passa per la conoscenza, il confronto e il dialogo, non per l'omologazione, più o meno mascherata. La molteplicità di presenze di bambini e adolescenti di provenienze culturali diverse, porta “il mondo” nelle classi, per cui è più opportuno declinare il termine cittadinanza al plurale: parliamo di cittadinanze.

Promuovere i saperi propri d i un nuovo umanesimo

La scuola non deve accontentarsi di trasmettere agli studenti un semplice accumulo di tante informazioni in vari campi, ma deve renderli consapevoli dei singoli ambiti disciplinari e, contemporaneamente, capaci di elaborarli per comprendere la condizione dell’uomo.

“Da un lato, ciò che accade nel mondo influenza la vita di ogni persona, dall’altro, ogni persona tiene nelle sue stesse mani una responsabilità unica e singolare nei confronti dell’umanità”.

Ciò è indispensabile per l’esercizio consapevole di una cittadinanza nazionale, europea e planetaria ed avere le competenze per affrontare il presente, preparare il futuro, conoscendo il passato, senza il quale non si può prescindere. La scuola può e deve educare a questa consapevolezza e a questa responsabilità i bambini e gli adolescenti, in tutte le fasi della loro formazione. Oggi serve un nuovo umanesimo. Nuovo perché il primo umanesimo fu virtuale, non c’erano problemi che riguardavano tutta l’umanità, mentre oggi nel mondo globalizzato i problemi del fanatismo razziale e religioso e quello dell’inquinamento della biosfera accomunano tutta l’umanità: un umanesimo concreto. La scuola potrà perseguire alcuni obiettivi, oggi prioritari: – insegnare a ricomporre i grandi oggetti della conoscenza - l’universo, il pianeta, la natura, la vita, l’umanità, la società, il corpo, la mente, la storia - in una prospettiva complessa, volta cioè a superare la frammentazione delle discipline e a integrarle in nuovi quadri d’insieme; – promuovere i saperi propri di un nuovo umanesimo: la capacità di cogliere gli aspetti essenziali dei problemi; la capacità di comprendere le implicazioni, per la condizione umana, degli inediti sviluppi delle scienze e delle tecnologie; la capacità di valutare i limiti e le

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possibilità delle conoscenze; la capacità di vivere e di agire in un mondo in continuo cambiamento; – diffondere la consapevolezza dei grandi problemi dell’attuale condizione umana (il degrado ambientale, il caos climatico, le crisi energetiche, la distribuzione ineguale delle risorse, la salute e la malattia, l’incontro e il confronto di culture e di religioni, i dilemmi bioetici, la ricerca di una nuova qualità della vita).

Ma condizione indispensabile è ricostruire, insieme agli studenti, le basi di nuovi contenuti più ampi della geografia e della storia umana, racchiusi in ampi Macroconcetti quali l’Universo, il pianeta, la natura, l’umanità, la società, il corpo, la mente, la storia. L’elaborazione dei saperi necessari per comprendere l’attuale condizione dell’uomo planetario, è la premessa indispensabile per l’esercizio consapevole di una cittadinanza nazionale, europea e planetaria.

Insegnamento non frammentato E’ necessario, anzi indispensabile, realizzare un insegnamento non disciplinare. Questo naturalmente e’ difficile perche’ occorre compiere uno sforzo per mettere da parte le divisioni disciplinari e perche’ richiede da parte degli insegnanti, competenze nuove e cambiamenti sostanziali nei modi di vedere e fare le cose. Questo oggi e’ possibile, perche’ ci sono a disposizione strumenti concettuali e metodologici che permettono di affrontare i fenomeni della realta’ in modo non disciplinare. Questi strumenti sono le simulazioni al computer come strumenti di ricerca e di apprendimento, la visione della storia come storia complessiva della realta’, il vedere gli esseri umani e i loro prodotti storici come uno dei tanti fenomeni della realta’. Tutto ciò richiede all’insegnamento uno sforzo per mettere da parte le divisioni disciplinari e, da parte di tutti gli insegnanti, competenze nuove e cambiamenti sostanziali nei modi di vedere e fare le cose per cogliere le interconnessioni tra i diversi saperi e avviare gli alunni ad una visione unitaria della conoscenza. Giungere ad un insegnamento non frammentato non è impossibile, ma è indispensabile la collaborazione fra i docenti delle varie discipline. Oggi l'apprendimento scolastico è solo una delle tante esperienze di formazione che i bambini e gli adolescenti vivono e per acquisire competenze specifiche, spesso, non vi è bisogno dei contesti scolastici. Ma proprio per questo la scuola non può abdicare al compito di promuovere la capacità degli studenti di dare senso alla varietà delle loro esperienze, al fine di ridurre la frammentazione e il carattere episodico che rischiano di caratterizzare la vita dei bambini e degli adolescenti. Occorre diffondere la consapevolezza che i grandi problemi dell’attuale condizione umana… possono essere affrontati attraverso la collaborazione non solo fra le nazioni, ma anche fra le discipline e le culture” Durante la seconda guerra mondiale i ragazzi dovevano resistere al nazismo, divennero partigiani, contribuirono a liberare le loro vite e le loro nazioni. E oggi? Oggi i giovani sono chiamati ad affrontare un compito ancora più ampio: la salvezza del genere umano. Hanno una missione grande davanti a loro e dobbiamo educarli ad apprendere e a maturare una conoscenza adeguata ad assolvere a questo compito fondamentale a cui sono chiamati.

Il compito delle scuole è quello di recuperare gli aspetti educativi presenti nel cuore di ogni disciplina; le “educazioni” frammentate e confinate “a parte” rendevano il curricolo appesantito. L’educazione alla salute, ad esempio, non può essere confinata in un’unica ora, ma deve essere valorizzata nelle scienze, nella pratica motoria ecc.. Lo stesso dicasi per l’educazione alla cittadinanza per cui, ad esempio, le attività didattiche della lingua italiana o straniera sono pensate in situazioni di dialogo e di interazione per educare al rispetto di punti di vista diversi dai propri.

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Ogni insegnamento disciplinare deve essere un contributo all’educazione intesa come aiuto alla crescita della persona (educare), al rispetto degli altri e della realtà.

Apprendimento per scoperta

Genera curiosità, creatività, consapevolezza e sicurezza di sé e tutto ciò significa imparare ad imparare...

Lo studente esercita un ruolo attivo, con conseguente responsabilità, consapevolezza, sufficiente autonomia rispetto al proprio apprendimento, mentre il docente contemporaneamente esercita il ruolo di guida all’apprendimento dell’allievo proponendosi come modello di competenza esperta, per quanto concerne i processi e i metodi che sono propri delle discipline, trasmettendogli la passione e l’amore per il sapere dando luogo ad attività su cui “gli alunni vengono coinvolti nel pensare-realizzare-valutare lavori condivisi”. Si valorizza la metacognizione che si collega all’apprendimento per scoperta, ma che si evince anche dall’importanza assegnata “all’imparare ad apprendere”. Si tratta di incoraggiare in ogni alunno la consapevolezza e l’esplicitazione del proprio modo di apprendere. Della metacognizione fa parte anche la consapevolezza dell’errore, in genere riferito ad una situazione problematica, che così viene recuperato come un vero e proprio percorso da rifare e correggere - non solo come una risposta sbagliata - diventando in questo modo un apprendimento altamente significativo ed autovalutativo.

Strumenti di pensiero

E’ doveroso fornire supporti adeguati affinché ogni alunno sviluppi un’identità consapevole e aperta, attraverso cui possa sperimentare la libertà di pensiero e ogni altra libertà…………………

Ogni insegnamento disciplinare deve essere un contributo all’educazione, intesa come possibilità di promuovere lo sviluppo di qualcuno, di “tirarlo fuori”(ex ducere) da una situazione di immaturità che può essere tanto biologica quanto intellettiva.

Il compito di educare alla cittadinanza come etica pubblica spetta alla scuola, deputata per compito istituzionale a formare le giovani generazioni nel miglior modo possibile. Nel suo itinerario formativo ed esistenziale lo studente si trova a interagire con culture diverse, senza tuttavia avere strumenti adatti per comprenderle e metterle in relazione con la propria. Alla scuola spetta il compito di fornire supporti adeguati affinché ogni persona sviluppi un'identità consapevole e aperta. La piena attuazione del riconoscimento e della garanzia della libertà e dell'uguaglianza (articoli 2 e 3 della Costituzione), richiede la collaborazione delle formazioni sociali, in una nuova dimensione di integrazione fra scuola e territorio, per far sì che ognuno possa "svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta, un'attività o una funzione che concorra al progresso materiale e spirituale della società" (art. 4 della Costituzione). La nostra scuola, inoltre, deve formare cittadini italiani che siano nello stesso tempo cittadini dell’Europa e del mondo. I problemi più importanti che oggi toccano il nostro continente e l’umanità tutta intera non possono essere affrontati e risolti all’interno dei confini nazionali tradizionali, ma solo attraverso la comprensione di far parte di grandi tradizioni comuni, di un’unica comunità di destino europea così come di un’unica comunità di destino planetaria. Perché gli studenti acquisiscano una tale comprensione, è necessario che la scuola li aiuti a mettere in relazione le molteplici esperienze culturali emerse nei diversi spazi e nei diversi

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tempi della storia europea e della storia dell’umanità. La scuola è luogo in cui il presente è elaborato nell’intreccio tra passato e futuro, tra memoria e progetto. “L’obiettivo non è di accompagnare passo dopo passo lo studente nella quotidianità di tutte le sue esperienze, bensì di proporre un’educazione che lo spinga a fare scelte autonome…”

Etica del la responsabi l ità

Significa insegnare ad essere e trasmettere i valori civili e morali quali, tra l’altro, la solidarietà, il rispetto di sé, degli altri e dell’ambiente, l’onestà e l’amore inteso come passione… L’etica della responsabilità, nel testo delle Indicazioni, compare già a partire dalla Scuola dell’Infanzia, prevede una valutazione delle conseguenze delle nostre scelte e delle nostre condotte.

“Nella nostra epoca non appare più rimandabile il riferimento a questa etica. I genitori infatti, preoccupati di far felici i figli, attivano l’evitamento di occasioni di frustrazione, di impegno e di fatica impedendo così con l’iperprotezione l’ assunzione di responsabilità delle conseguenze delle loro azioni, che vengono in questo modo sempre giustificate…

…”Tutti i soggetti che abitano la scuola, a partire dalla più giovane età, dovrebbero essere educati alla cura, intesa come “preoccupazione”, “cura” significa anche prendersi cura della conoscenza, dell’imparare a ragionare insieme, utilizzando il contributo di tutti, stimolando capacità critiche e creative, sviluppando competenze linguistiche nel confronto dialogico, nella narrazione. Ciò è determinante per contrastare l’indifferenza dilagante e diffusa, soprattutto nei confronti dell’altro e dell’ambiente, una non-curanza preoccupante anche nei confronti dell’etica pubblica.

“Insegnare le regole del vivere e del convivere è per la scuola un compito oggi ancor più ineludibile rispetto al passato, perché vi è un’attenuazione della capacità adulta di presidio delle regole e di senso del limite. E la scuola, in quanto luogo dei diritti di ognuno e delle regole condivise ha il dovere di svolgere questo ruolo educativo.” “Obiettivi irrinunciabili dell’educazione alla cittadinanza sono la costruzione del senso di legalità e lo sviluppo di un’etica della responsabilità, che si realizzano nel dovere di scegliere e agire in modo consapevole.”

Nella Scuola dell’Infanzia devono essere posate le prime fondamenta dell’educazione alla responsabilità. Iperprotetti e ipervezzeggiati in famiglia, i bambini arrivano a scuola portando con sé un bagaglio povero di regole e di limiti. Manifestano noncuranza verso le persone e le cose; faticano a controllare le loro emozioni negative e agiscono, spesso, in preda a moti di rabbia. Attraverso la quotidiana pratica delle relazioni con il gruppo (routine quotidiana, riordini vari, cura dei più piccoli, giochi liberi e guidati, drammatizzazioni, conversazioni…) e il sostegno delle maestre, “sentinelle” del reciproco rispetto, iniziano un cammino che li porterà gradualmente a sentirsi connessi agli altri e a capire che ogni azione ha la sua conseguenza. Nella Scuola Primaria, in continuità, il bambino deve essere guidato a maturare gradualmente il senso di responsabilità per affrontare con consapevolezza e autonomia la propria crescita personale; a comprendere l’importanza dell’avere cura di sé, delle persone, degli oggetti, degli ambienti; a prevedere le conseguenze delle proprie scelte. Per ottenere ciò, è opportuno: - favorire situazioni di studio e di vita, nelle quali sperimentare atteggiamenti positivi e di collaborazione, che consentano di riflettere sui propri comportamenti all’interno del gruppo, al fine di individuare quegli atteggiamenti che violano la dignità degli altri.

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- promuovere la consapevolezza della propria responsabilità individuale per il conseguimento del bene comune, al fine di maturare il senso di appartenenza alla comunità. La Scuola Secondaria si deve porre in continuità con gli ordini precedenti rafforzando la responsabilità individuale e di gruppo, con una partecipazione attiva, volta alla cittadinanza consapevole.

Il valore del l ’ intel l igenza

“Significa insegnare agli alunni ad essere, sempre, se stessi, ad essere, sempre, padroni del loro senso critico, ad avere fiducia in se stessi e ad andare avanti serenamente, allegramente, provando affetto ed interessamento verso tutte le cose e gli animali e le genti con onestà, onestà, onestà, onestà, e ancora onestà, perché questa è la cosa che manca oggi nel mondo, e intelligenza, e ancora intelligenza, e sempre intelligenza, il che significa prepararsi, il che significa riuscire sempre a comprendere, il che significa sempre riuscire ad amare, e… amore”.

(Lettera di Alberto Manzi)

Spesso i genitori si oppongono alle iniziative dei bambini ; li privano del piacere di fare, ma anche dell’opportunità di imparare e di essere soddisfatti di sé per mancanza di tempo o per evitare che combinino pasticci e per risparmiare loro ogni frustrazione o possibile insuccesso. I bambini così non imparano a fronteggiare gli ostacoli e le delusioni e a trovare, giorno dopo giorno, tentativo dopo tentativo, i modi e la pazienza per superarli. Nella scuola dell’infanzia i bambini attraverso il gioco, la routine e le attività guidate, vivono momenti di interazione, relazione, gestione delle emozioni, prova, errore e apprendimento. L’intelligenza si sviluppa meglio se i bambini non stanno solo a guardare, ma possono sperimentare direttamente il modo per afferrare il mondo. L'obiettivo della scuola non è solo quello di inseguire lo sviluppo di singole tecniche e competenze; piuttosto, è quello di formare saldamente ogni persona sul piano cognitivo e culturale, affinché possa affrontare positivamente l'incertezza e la mutevolezza degli scenari sociali e professionali, presenti e futuri. La scuola è chiamata a realizzare percorsi formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti, pertanto, alla scuola spettano alcune finalità specifiche: offrire agli studenti occasioni di apprendimento dei saperi e dei linguaggi culturali di base; far sì che gli studenti acquisiscano gli strumenti di pensiero necessari per apprendere a selezionare le informazioni; promuovere in loro la capacità di elaborare metodi e categorie che siano in grado di fare da bussola negli itinerari personali; favorire l'autonomia di pensiero degli studenti, orientando la propria didattica alla costruzione di saperi a partire da concreti bisogni formativi

Produrre r esi l ienza

Insegnare è un lavoro del cuore, ciò che serve per permettere ad ogni alunno di raggiungere un obiettivo tanto importante.

Bambino, e poi adolescente, che riesca in questo percorso difficile di crescita ad essere contemporaneamente compreso anche nella sua ricerca di senso, che non deve essere mai mortificata. Un’idea di bambino che sappia rapportarsi alle diversità e che sia sensibile alla lotta al pregiudizio e al dogmatismo. Abbiamo ben presenti i nuovi bambini “nativi digitali”, che dimostrano una crescente difficoltà alla concentrazione, manifestando atteggiamenti assimilabili all'iperattività e all’opposizione. Quando arrivano alla scuola primaria sono già

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iperstimolati cognitivamente, ma fragili emotivamente, perchè sovraccarichi delle aspettative eccessive dei genitori. I bambini sono diversi non per loro scelta, ma perchè li hanno disegnati così, a volte malamente, natura e società. Il paradosso è che noi dobbiamo al tempo stesso accoglierli e cercare di farli sentire e stare bene per come sono e, insieme, ribellarci a un ordine delle cose che non ci piace perchè accentua, perpetua e irrigidisce le discriminazioni. Obiettivo finale sarà favorire la resilienza, cioè la capacità di affrontare le avversità della vita, di superarle e di uscirne rinforzato e trasformato positivamente.

Valutazione formativa

La valutazione formativa, introdotta dalla L.517/77, consiste in una doverosa autointerrogazione da parte dei docenti che, di fronte alla verifica del mancato successo degli allievi dovrebbero, prima di procedere ad una valutazione sommativa, avviare l’autovalutazione del proprio repertorio di strategie di insegnamento e della propria competenza professionale. Dovrebbero essere in grado di offrire una possibilità di aiuto che favorisca il superamento, in itinere, delle difficoltà, modificando o riformulando gli stimoli didattici e diversificandoli. La causa del successo/insuccesso dell’alunno non deve, perciò, essere attribuita soltanto alla capacità/incapacità dell’alunno, al suo elevato/scarso impegno, ecc., ma deve essere assunta una corresponsabilità del processo insegnamento/apprendimento.

Scuola dell’ Infanzia

Nella scuola dell’infanzia valutare significa: - osservare e controllare come e quanto cambiano i comportamenti e gli apprendimenti dei bambini in relazione alle esperienze vissute nei tempi delle routine e delle attività “ didattiche” - comprendere quali sono i modi e le azioni da proporre per favorire e rafforzare nuovi sviluppi e apprendimenti. La “ trasparenza” tipica dei bambini, in questa fascia di età, nel manifestare atteggiamenti e valori, nel modo di vivere giochi ,incarichi ,attività nei diversi momenti della giornata educativa, fa sì che i bambini stessi siano “ la verifica vivente” dell’intervento educativo degli adulti. Attraverso l’osservazione del comportamento del bambino, in situazione strutturata e nel gioco libero, si valutano:

- lo stato di benessere nell’ ambiente scolastico - il rispetto e la condivisione di regole - la capacità di ascolto - le relazioni con i coetanei e gli adulti - le autonomie personali - la capacità di esprimere bisogni, emozioni, pensieri - lo sviluppo cognitivo, motorio e del linguaggi

Scuola Primaria

All'ingresso della Scuola Primaria vengono effettuate prove per valutare i pre-requisiti relativi all'aspetto motorio, relazionale, espressivo e cognitivo e per conoscere e valutare

• partecipazione • relazione • rispetto delle regole • interesse e motivazione

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• senso di responsabilità • autonomia • tempi di attenzione • ritmi di apprendimento • consapevolezza dei limiti individuali e delle proprie potenzialità • stili di apprendimento

Prove strutturate e non, consentono di valutare il processo di apprendimento iniziale, in itinere e finale in relazione a:

• capacità di ascolto • capacità di riferire oralmente • capacità di comprendere consegne e comunicazioni orali e scritte • capacità di leggere in modo scorrevole, corretto ed espressivo • capacità di analizzare i testi ricavandone le principali informazioni • capacità esprimere opinioni, stati d'animo ed esperienze • capacità di produrre testi coerenti, coesi, corretti a livello morfo-sintattico • capacità di interloquire in maniera pertinente ed opportuna nel rispetto delle regole • capacità di sintesi e di rielaborazione personale • capacità di padroneggiare un lessico specifico.

Scuola Secondaria di Primo grado

Nella Scuola Secondaria di Primo grado si valuta il raggiungimento delle seguenti competenze: - saper comprendere e analizzare un testo; - maturare capacità espressiva e dialogiche tenendo conto delle competenze semantiche,

lessicali e logico-consequenziali; - instaurare relazioni fra i saperi; - imparare ad usare strategie di apprendimento in situazioni diverse; - rielaborare informazioni acquisite e interpretarle; - individuare e potenziare il proprio stile di apprendimento; - essere capaci di individuare il proprio PROGETTO DI VITA.

Nella scuola secondaria di primo grado l’autovalutazione del docente, la responsabilità dell’alunno e la sua valutazione sono tre aspetti distinti e legati allo stesso tempo che incidono in contemporanea sul successo/insuccesso scolastico:

L’autovalutazione del docente deve essere un’attività costante, in un’ottica di miglioramento continuo e ciclico. L’insegnante è tenuto a domandarsi i perché di un eventuale insuccesso dell’alunno emerso nell’atto valutativo; dovrà quindi individuare approcci e strategie diverse, verificarne l’efficacia per ritornare poi alla valutazione in itinere che rappresenta comunque il termometro del suo operare. In questo senso acquistano particolare importanza le verifiche intermedie, anche brevi e, nei limiti del possibile, la diversificazione delle metodologie e dei livelli di difficoltà attesi.

Questo aspetto non deve occultare la responsabilità dell’alunno, caratteristica presente in qualsiasi età, ma che acquista sempre più consapevolezza con il passaggio nei vari ordini di scuola. Nella secondaria di primo grado, in particolare, l’alunno deve avere molto chiaro che, se i livelli attesi possono essere personalizzati, l’impegno prodotto deve essere costante per ciascuno e non può non avere conseguenze sui propri risultati scolastici, siano essi positivi o negativi, così come lo avrà per ogni aspetto della vita.

In questo senso è corretto parlare sempre di corresponsabilità del processo di insegnamento e di apprendimento, come una relazione biunivoca.

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In definitiva la valutazione dell’alunno è un aspetto imprescindibile del lavoro del docente con una sua forte valenza educativa. L’alunno deve prendere consapevolezza dei propri errori così come dei propri limiti, imparando a distinguere le proprie difficoltà oggettive dalle proprie dimenticanze. In questo senso si può parlare di autovalutazione dell’alunno.

Dal punto di vista dell’insegnante, nella scuola secondaria di primo grado, è utile saper distinguere la valutazione delle singole prove dalla valutazione sommativa. Le prime, pur se costruite su più livelli di difficoltà crescenti, pur se modulate sul livello della classe, non possono non essere che oggettive, meglio ancora se valutate attraverso griglie di correzione che limitino il più possibile l’influenza che la conoscenza pregressa dell’alunno può esercitare sul docente. Risulta comunque ovvio che una valutazione negativa va motivata all’alunno, il quale dovrà avere chiaro quali potranno essere i passi che dovrà intraprendere per evitare il ripetersi di tale insuccesso.

L’insegnante prima di arrivare alla valutazione deve essere sicuro ed interrogarsi di aver attivato tutte le strategie necessarie per far acquisire quel determinato obiettivo, ed eventualmente apportare modifiche in itinere, adeguando strategie e metodologie continuamente. Successivamente deve attivare forme di recupero e di aiuto per gli alunni che non hanno compreso a pieno determinati argomenti e che nella valutazione devono poter avere la possibilità di aumentare modificare, correggere e migliorare il proprio voto- valutazione. Al contrario la valutazione sommativa, quadrimestrale o di fine anno, dovrà tenere conto anche dei livelli di partenza, delle condizioni ambientali e di provenienza dell’alunno, dell’impegno mostrato in tutto l’anno scolastico; questi aspetti, valutati con estrema ponderazione, dovranno incidere sulla media dei risultati conseguiti.

In ultima analisi possiamo considerare la valutazione in senso lato come l’aspetto più difficile ma anche il più qualificante per un insegnante perché lo mette di fronte alle situazioni problematiche, che sono quelle che più di altre rendono utile il suo lavoro.

L’atteggiamento, le aspettative, le parole dell’insegnante, anche quelle non dichiarate apertamente, la fiducia che ripone nelle capacità del bambino, possono avere un gran peso

nella crescita, sostenendo o impedendo, facilitando o ostacolando, qualsiasi azione cognitivo  e  inclusiva.  

Come valutare?

• Riconoscere che siamo difronte ad un essere in divenire, avvicinarci con tenerezza e rispetto dei tempi e dei modi necessari per ogni bambino.

• Esprimere giudizi chiari e veritieri per aiutare gli alunni e le famiglie a divenire

consapevoli dei punti di forza e di debolezza evidenziati nel percorso scolastico.

• Utilizzare osservazioni quotidiane e sistematiche accanto a test e prove di verifica periodiche e strutturate per le diverse discipline.

Che cosa valutare?

• Identita’/relazione: Dalla scuola dell’Infanzia fino alla fine della Scuola Secondaria di secondo grado, l’alunno costruisce la propria identita’, vivendo con gli altri e confrontandosi con essi. La sua capacita’ di relazione cresce ed evolve nel tempo e diventa elemento fondamentale all’interno del percorso educativo e formativo della persona.

• Autonomia/impegno e responsabilita’: fin dai primi giorni di scuola ai bambini viene chiesto di svolgere in modo autonomo determinati compiti o attivita’. Tali richieste

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crescendo si concretizzano nella capacita’ di assumere impegni e portarli a termine con responsabilita’. La scuola ritiene importante valutare questi aspetti indispensabili per formare cittadini capaci di realizzarsi e integrarsi positivamente nella societa’, partecipando ad essa in modo costruttivo.

• Competenze e conoscenze: accanto alla valutazione formativa deve trovare spazio quella sommativa, che registra le conquiste acquisite nell’ambito degli apprendimenti disciplinari. Particolare attenzione va riservata a quegli alunni che mostrano difficolta’ di vario tipo, che possono essere individuate precocemente attraverso attivita’ di monitoraggio.

Autovalutazione

Nel percorso di valutazione non deve mai mancare una riflessione seria sull’adeguatezza degli interventi messi in atto e delle metodologie utilizzate. Questo diventa ancora più doveroso se si evidenziano casi di alunni che non hanno raggiunto i traguardi previsti. L’autovalutazione individuale è bene che venga accompagnata da un confronto collegiale fra gli insegnanti della classe o del plesso ed eventualmente anche con i docenti di ordini diversi.

La valutazione non deve essere intesa come un giudizio fine a se stesso, ma va intesa come un punto di partenza verso un miglioramento continuo che ha come obiettivo il tendere alla costruzione di un progetto di vita, dunque all’acquisizione delle competenze necessarie a tal fine.

“Oggi fare scuola significa mettere in relazione la complessità di modi radicalmente nuovi di apprendimento(…),curare e consolidare le competenze e i saperi di base per realizzare percorsi formativi sempre più rispondenti alle inclinazioni personali degli studenti, nella prospettiva di valorizzare gli aspetti peculiari della personalità di ognuno”.

Raggiungere le competenze… per costruire i l proprio progetto di vita.

Cosa si intende per competenza?: La comprovata capacità di usare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo personale e professionale. 8 COMPETENZE EUROPEE DI CITTADINANZA (All. 2 del D.M. n. 139/2007) • Imparare ad imparare: organizzare il proprio apprendimento, individuando, scegliendo ed utilizzando varie fonti e varie modalità di informazione e di formazione (formale, non formale ed informale), anche in funzione dei tempi disponibili, delle proprie strategie e del proprio metodo di studio e di lavoro. • Progettare: elaborare e realizzare progetti riguardanti lo sviluppo delle proprie attività di studio e di lavoro, utilizzando le conoscenze apprese per stabilire obiettivi significativi e realistici e le relative priorità, valutando i vincoli e le possibilità esistenti, definendo strategie di azione e verificando i risultati raggiunti. • Comunicare

comprendere messaggi di genere diverso (quotidiano, letterario, tecnico, scientifico) e di complessità diversa, trasmessi utilizzando linguaggi diversi (verbale, matematico, scientifico, simbolico, ecc.) mediante diversi supporti (cartacei,informatici e multimediali)

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rappresentare eventi, fenomeni, principi, concetti, norme, procedure, atteggiamenti,stati d’animo, emozioni, ecc. utilizzando linguaggi diversi (verbale, matematico,scientifico, simbolico, ecc.) e diverse conoscenze disciplinari, mediante diversi supporti (cartacei, informatici e multimediali).

• Collaborare e partecipare: interagire in gruppo, comprendendo i diversi punti di vista,valorizzando le proprie e le altrui capacità, gestendo la conflittualità, contribuendo all’apprendimento comune ed alla realizzazione delle attività collettive, nel riconoscimento dei diritti fondamentali degli altri. • Agire in modo autonomo e responsabile: sapersi inserire in modo attivo e consapevole nella vita sociale e far valere al suo interno i propri diritti e bisogni riconoscendo al contempo quelli altrui, le opportunità comuni, i limiti, le regole, le responsabilità. • Risolvere problemi: affrontare situazioni problematiche costruendo e verificando ipotesi, individuando le fonti e le risorse adeguate, raccogliendo e valutando i dati, proponendo soluzioni utilizzando, secondo il tipo di problema, contenuti e metodi delle diverse discipline. • Individuare collegamenti e relazioni: individuare e rappresentare, elaborando argomentazioni coerenti, collegamenti e relazioni tra fenomeni, eventi e concetti diversi, anche appartenenti a diversi ambiti disciplinari, e lontani nello spazio e nel tempo, cogliendone la natura sistemica, individuando analogie e differenze, coerenze ed incoerenze, cause ed effetti e la loro natura probabilistica. • Acquisire ed interpretare l’informazione: acquisire ed interpretare criticamente l'informazione ricevuta nei diversi ambiti ed attraverso diversi strumenti comunicativi, valutandone l’attendibilità e l’utilità, distinguendo fatti e opinioni. In una società impaurita e insicura la scuola deve orientare i ragazzi a vivere con curiosità i problemi della scienza, della tecnica, del lavoro, per rinforzarne le capacità di dibattito inter e transdisciplinare, di ragionamento sui futuri possibili e di scelta responsabile in un quadro di complessità crescente.

E’ particolarmente congeniale al nostro modo di intendere l'educazione il riferimento alla “formazione per tutta la vita” e alla competenza trasversale molto importante dell’apprendere ad apprendere.

Le competenze non appaiono miracolosamente alla fine di un curricolo per conoscenze, bisogna avviare una vera e propria progettazione per competenze. La formazione di competenze richiede una piccola “rivoluzione culturale” per passare da una logica dell’insegnamento ad una logica dell’allenamento sulla base di un postulato semplice: le competenze si costruiscono esercitandosi intorno a situazioni d’insieme complesse. Si tratta di apprendere a fare ciò che non si sa fare “facendolo”.

La scuola attraverso le discipline e le aree disciplinari può: - insegnare a leggere comprendendo e amando la lettura; - insegnare a scrivere per esprimersi e comunicare sapendo argomentare - insegnare a narrare - accostare all’arte (muoversi, mimare, dipingere, recitare, cantare, suonare) - insegnare la logica, la matematica, le geometrie - formare gli strumenti per “guardare il mondo”, accostare alla scienza La scuola persegue una doppia linea formativa: verticale e orizzontale. La linea verticale esprime l’esigenza di impostare una formazione che possa poi continuare lungo l’intero arco della vita; quella orizzontale indica la necessità di un’attenta collaborazione fra la scuola e gli attori extrascolastici con funzioni a vario titolo educative: la famiglia in primo luogo.

Le competenze sviluppate nell’ambito delle singole discipline devono concorrere, a loro volta, alla promozione di competenze più ampie e trasversali, che rappresentano una condizione essenziale per la piena realizzazione personale e per la partecipazione attiva alla vita sociale, nella misura in cui sono orientate ai valori della convivenza civile e del bene comune”.

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COMPETENZE CHIAVE PER L’APPRENDIMENTO PERMANENTE (UE – 2006) • La comunicazione nella madrelingua, che è la capacità di esprimere e interpretare concetti,

pensieri, sentimenti, fatti e opinioni in forma sia orale sia scritta (comprensione orale,

espressione orale, comprensione scritta ed espressione scritta) e di interagire adeguatamente

e in modo creativo sul piano linguistico in un’intera gamma di contesti culturali e sociali;

• La comunicazione in lingue straniere che, oltre alle principali abilità richieste per la comunicazione

nella madrelingua, richiede anche abilità quali la mediazione e la comprensione interculturale. Il

livello di padronanza dipende da numerosi fattori e dalla capacità di ascoltare, parlare, leggere e

scrivere;

• La competenza matematica e le competenze di base in campo scientifico e tecnologico. La

competenza matematica è l’abilità di sviluppare e applicare il pensiero matematico per risolvere una

serie di problemi in situazioni quotidiane, ponendo l’accento sugli aspetti del processo, dell’attività e

della conoscenza. Le competenze di base in campo scientifico e tecnologico riguardano la

padronanza, l’uso e l’applicazione di conoscenze e metodologie che spiegano il mondo naturale. Tali

competenze comportano la comprensione dei cambiamenti determinati dall’attività umana e la

consapevolezza della responsabilità di ciascun cittadino;

• La competenza digitale consiste nel saper utilizzare con dimestichezza e spirito critico le

tecnologie della società dell’informazione (TSI) e richiede quindi abilità di base nelle tecnologie

dell’informazione e della comunicazione (TIC);

• Imparare ad imparare è collegata all’apprendimento, all’abilità di perseverare nell’apprendimento,

di organizzare il proprio apprendimento sia a livello individuale che in gruppo, a seconda delle

proprie necessità, e alla consapevolezza relativa a metodi e opportunità;

• Le competenze sociali e civiche. Per competenze sociali si intendono competenze personali,

interpersonali e interculturali e tutte le forme di comportamento che consentono alle persone di

partecipare in modo efficace e costruttivo alla vita sociale e lavorativa. La competenza sociale è

collegata al benessere personale e sociale. È essenziale comprendere i codici di comportamento e le

maniere nei diversi ambienti in cui le persone agiscono. La competenza civica e in particolare la

conoscenza di concetti e strutture sociopolitici (democrazia, giustizia, uguaglianza, cittadinanza e

diritti civili) dota le persone degli strumenti per impegnarsi a una partecipazione attiva e

democratica;

• Senso di iniziativa e di imprenditorialità significa saper tradurre le idee in azione. In ciò rientrano

la creatività, l'innovazione e l'assunzione di rischi, come anche la capacità di pianificare e di gestire

progetti per raggiungere obiettivi. L’individuo è consapevole del contesto in cui lavora ed è in grado

di cogliere le opportunità che gli si offrono. È il punto di partenza per acquisire le abilità e le

conoscenze più specifiche di cui hanno bisogno coloro che avviano o contribuiscono ad un’attività

sociale o commerciale. Essa dovrebbe includere la consapevolezza dei valori etici e promuovere il

buon governo;

• Consapevolezza ed espressione culturali, che implicano la consapevolezza dell’importanza

dell’espressione creativa di idee, esperienze ed emozioni attraverso un’ampia varietà di mezzi di

comunicazione, compresi la musica, le arti dello spettacolo, la letteratura e le arti visive.