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Psicologia dello sviluppo prof.ssa Morena Muzi a.a. 2018-2019

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Psicologia dello sviluppo

prof.ssa Morena Muzia.a. 2018-2019

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PIAGET (1896-1980)

Una delle più importanti teorie sullo sviluppocognitivo del bambino è quella di J. Piaget. La primaad aver spiegato il modo in cui i bambini giungono acomprendere il mondo (visione fredda dello sviluppocognitivo = interazione dinamica continua trabambino e ambiente, come il bambino agiscesull’ambiente e l’ambiente sul bambino).L’intelligenza è la forma di adattamento più alta edefficace per agire sulla realtà.

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VYGOTSKIJ (1896-1934)

Contrapposto a Piaget ha espresso una concezionedello sviluppo psichico umano antitetica a quellapiagetiana che fa riferimento al contesto sociale eculturale, mettendo in evidenza le differenziazionipsicologiche che emergono in dipendenza daifattori ambientali. La cultura influenza il corsodello sviluppo, gli aspetti storici e sociali delcomportamento rendono unica la natura umana.La natura umana è un prodotto socioculturale,cioè i bambini beneficiano della saggezzaaccumulata dalle generazioni precedenti eimparano a comprendere come funziona il mondo.

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Lo sviluppo cognitivo

Piaget e Vygotskij

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LO SVILUPPO COGNITIVO: DEFINIZIONEL’espressione ‘sviluppo cognitivo’ corrispondeall’acquisizione della conoscenza nell’infanzia.Alcuni degli aspetti implicati sono:

1. La comprensione2. Il ragionamento3. Il pensiero4. La soluzione dei problemi5. L’apprendimento6. La concettualizzazione7. La classificazione8. La memoria

Aspetti dell’intelligenza umana che usiamo per adattarci al mondo e attribuirgli un significato

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LA TEORIA DI JEAN PIAGET (1896-1980)Una delle più importanti teorie sullo sviluppo cognitivodel bambino è quella di Jean Piaget. La prima ad averspiegato il modo in cui i bambini giungono acomprendere il mondo (visione fredda dello sviluppocognitivo = interazione dinamica continua tra bambino eambiente, come il bambino agisce sull’ambiente el’ambiente sul bambino). L’intelligenza è la forma diadattamento più alta ed efficace per agire sullarealtà.

≠Teoria dello sviluppo cognitivo proposta da LëvVygotskij (collegamento tra gli aspettiintellettuali/culturali e quelli socio-emotivi delcomportamento umano). Sottolinea il ruolo essenzialedel contesto sociale nello sviluppo dell’intelligenza.

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I CONCETTI FONDAMENTALI

Piaget (1896-1980), biologo di formazione, si poneil problema di come gli organismi viventi siadattano all’ambiente.

L’intelligenza è la massima forma di adattamento biologico, E’ uno strumento adattivo potente,E’ essenzialmente una organizzazione la cuifunzione è di strutturare l’universo,L’intelligenza costruisce nuove strutture mentaliche servono a comprendere e a spiegarel’ambiente.

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GLI ASSUNTI DI BASE

A Piaget va attribuito il merito di aver indagatole trasformazioni che avvengono ad ogni etànelle strutture mentali sottostanti.Il suo interesse fu quindi la conoscenza, losviluppo che è comprensibile all’interno dellastoria evolutiva delle specie.L’organismo è attivo e si modifica attraverso gliscambi con l’ambiente.Lo sviluppo consiste nella trasformazione distrutture che non sono innate, ma sicostruiscono grazie all’attività dell’individuo.

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GLI INIZI

1919: laboratorio di Binet a Parigi per lastandardizzazione di alcuni test di ragionamentoelaborati da Binet-Simon per bambini di etàprescolare e scolare.Colpito dalla natura sistematica degli erroricompiuti dai bambini cominciò a studiare‘perché i bambini sbagliano’, usando il metodoclinico: interazione verbale a catena fra sperimentatore ebambino (le domande sono guidate dallerisposte).

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Per Piaget i bambini che avevanocommesso degli errori avevano utilizzatouna strategia di ragionamento diversa daquella plausibile.

Il suo interesse era verificare come ibambini giungono a formulare la risposta,qualunque essa sia, non se rispondono inmodo corretto o errato.

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APPROCCIO, METODI E OBIETTIVI

Piaget adottando un approccio evolutivo e conl’impiego di metodi psicologici:

1. interviste,2. diari,3. osservazioni,

ha rivolto l’attenzione al carattere generaledell’intelligenza, invece che alle suemanifestazioni nei singoli individui, cercando disvelare i processi mentali che stanno alla basedelle risposte dei bambini.

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LE DUE FASI DEL LAVORO DI PIAGET

Piaget in primis si occupò delle credenze infantilie studiò il modo in cui i bambini giungono acomprendere certi concetti specifici come:tempo,spazio,velocità,relazione, la causalità ecc.che sono categorie fondamentali dellaconoscenza, indispensabili per capire la realtà.

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LA 1° FASE: IL METODO

Fece studi con bambini di età compresa trai 3 e 10 anni ponendo interviste mirate perindividuare il ragionamento che sta dietrole risposte dei bambini e seguire losviluppo della comprensione di variconcetti scoprendo che lo sviluppo dellacomprensione dei vari concetti avvieneattraverso una progressione per gradi.

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GLI STADI DELLA COMPRENSIONE DELLA CAUSALITÀ: ‘CHE COSA FA MUOVERE LE NUVOLE?’

Tipo di pensiero:1) Magico (fino a 3 anni)ad es. il bambino puòinfluenzare gli oggetti conpensiero/azioni

Risposte esemplificative:“Le facciamo muovere noi mentre camminiamo”

2) Animistico (3-7 anni) ad es. il bambino attribuisce caratteristiche proprie agli oggetti

“Si muovono da soleperché sono vive”

3) Logico (dagli 8 anni in su) ad es. il bambino comprende il mondo in termini impersonali

“Il vento le fa muovere”

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LA 2° FASE: IL METODO

Piaget successivamente passò ad una visionepiù globale dello sviluppo intellettuale.

Condusse delle osservazioni dettagliate sulcomportamento dei suoi tre figli.

Si domandò quale tipo di sistema cognitivodoveva essere inteso per spiegare icomportamenti osservati.L’intelligenza è un mezzo particolarmenteefficace di cui disponiamo per agire sullarealtà circostante ampliando così il nostroadattamento biologico.

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Pertanto invece di ipotizzare fasi evolutive per isingoli concetti propose uno schemasequenziale a quattro stadi: senso-motorio,preoperatorio, operatorio concreto eoperatorio formale per spiegare la crescitaintellettuale nella sua interezza.

Non impiegò esclusivamente le interviste mafece delle osservazioni del comportamentospontaneo e delle reazioni a situazioni costruitead hoc.

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LO SVILUPPO COME ADATTAMENTO

Come avviene nel funzionamento biologico cosìnell’intelligenza abbiamo bisogno di adattamento eorganizzazione.L’adattamento si basa su due processi complementari:assimilazione e accomodamento.Queste due funzioni complementari garantiscono unequilibrio tra continuità e cambiamento e determinanol’adattamento dell’organismo all’ambiente.L’equilibrio tra assimilazione e accomodamento si rompe e siricostituisce continuamente in forme più avanzate.

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ASSIMILAZIONE

Assimilazione: si verifica quando l’individuotrasforma i dati dell’esperienza in funzione dellestrutture cognitive di cui dispone, incorpora unanuova conoscenza alle proprie strutturecognitive (conservazione);il neonato ad esempio è un essere dotato di unacerta organizzazione psicologica, seppurprimitiva, che lo predispone a fare uso diqualsiasi informazione incontri con modalitàspecifiche;

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ACCOMODAMENTO

Accomodamento: consiste nel cambiamentodelle strutture mentali attuato al fine diincorporare nuove informazioni.Se l’assimilazione tende alla conservazione,l’accomodamento tende alla novità.Essi sono i due principali meccanismi delcambiamento cognitivo.A volte l’assimilazione prevalesull’accomodamento, mentre altre volte accade ilcontrario.

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FATTORI RESPONSABILI DELLO SVILUPPO

Lo sviluppo è reso possibile dalla presenza di alcune funzioniinvariabiliAdattamento: La tendenza innata riscontrata in tuttigli organismi biologici ad adattarsi alle richiestedell’ambiente. La crescita dell’intelligenza deve essereconcepita come un percorso di adattamentoall’ambiente sempre più preciso e complesso.Organizzazione cognitiva: si riferisce alla tendenzadell’organismo a integrare, coordinare e organizzarele proprie strutture cognitive nella loro totalità; èl’intera struttura cognitiva che si adatta e non partiisolate di essa.

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Equilibrio: è la condizione raggiunta attraversol’assimilazione e l’accomodamento quandol’individuo ha assorbito e compreso la nuovainformazione.Ad esempio quando il bambino si imbatte in unanuova esperienza che non corrisponde allestrutture mentali esistenti si trova in unacondizione di disequilibrio;In seguito si attribuisce un significato e si ricreal’equilibrio. Pertanto l’intelligenza è il sistemaautoregolatore più avanzato per stabilirel’equilibrio.

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I BAMBINI ‘PICCOLI SCIENZIATI’Come gli scienziati i bambini inizialmenteprovano strade familiari per assimilare un eventosconosciuto e poi adattano le loro strutturementali e i loro pattern di azione alla nuovaesperienza.In entrambi i casi essi sono coinvolti attivamentenella ricerca di una soluzione, nellasperimentazione di diversi modi di comprenderee poi nel tentativo di accogliere ‘la sfida’apprendendo tutto il possibile dalle proprieesperienze; per poi scoprire gli aspetti essenzialirelativi alle caratteristiche degli oggetti e al loroagire nello spazio.

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DEFINIZIONE DI STADIOOgni stadio presenta delle caratteristiche specifiche che lo differenzianodagli altri stadi dello sviluppo, ci sono alcune caratteristiche comunipossedute da tutti gli stadi.

1. Lo sviluppo delle strutture mentali (progressione per gradi)si organizza in stadi qualitativamente differenziati sulla basedella maturazione.

2. La sequenza degli stadi è invariante e il passaggio da unostadio all’altro avviene ad una certa età e si estende per uncerto periodo di tempo, in tutti i bambini.

3. Ogni stadio configura un modo particolare di conoscere e/odi relazionarsi con la realtà che si applica in modo sincronoa tutte le acquisizioni del bambino in quel periodo.

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4. Tutte le modalità di funzionamento psicologicodel bambino che si trova in un certo stadiosono accomunate dalle stesse proprietà(uniformità di funzionamento psichico in tutti ibambini che si trovano nello stesso stadio conprestazioni simili.

5. Il passaggio da uno stadio inferiore ad unosuperiore consiste in una integrazionegerarchica.

6. Ogni stadio è definito da una struttura cognitiva,cioè da un insieme di operazioni connesse leune alle altre a formare un’unica totalità.

7. Ogni stadio ha come esito un modoqualitativamente diverso di comprendere.

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LE FORME DI ATTIVITÀ MENTALE

L’attività sensomotoria (0-2 anni) vi èuna progressiva differenziazione deglischemi sensomotori e raggiungimento dellenozioni di permanenza dell’oggetto, di spazio,di tempo, di causalità.L’attività preoperatoria (2-6 anni) vi èuna rappresentazione mentale; mancanza dellareversibilità per cui non è possibile faremodifiche mentali su una operazionepresentata concretamente.

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L’attività operatoria concreta (7 - 10/11anni) vi è un coordinamento di singoliconcetti e/o operazioni mentali:reversibilità, separazione, unione,ordinamento, corrispondenza.Manca la capacità di generalizzare leesperienze.L’attività operatoria formale (11 anni inpoi) il pensiero procede non più solo dalconcreto al teorico /astratto ma dal teoricoal reale.

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LE CARATTERISTICHE DEI QUATTRO STADI

Stadio senso-motorio (0-2 anni): il bambino dipendeda strumenti sensoriali e motori perl’apprendimento e la comprensionedell’ambiente; l’intelligenza consiste di schemid’azione pratici.Le strutture cognitive sono legate all’azione e poidiventano man mano più complesse ecoordinate. Il mondo viene compreso in base aciò che si può fare con gli oggetti e con leinformazioni sensoriali. Il bambino non ha unarappresentazione interna degli oggetti, non haimmagini mentali, solo alla fine dello stadio.

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STADIO PREOPERATORIOStadio preoperatorio (2-6 anni): quando il bambinopassa dalle azioni manifeste alle azioni interiorizzatecomincia ad utilizzare una struttura cognitiva nuovache caratterizza tale stadio.Il bambino si rappresenta mentalmente gli oggetti ecomincia a classificarli in gruppi. In aggiunta allapermanenza dell’oggetto altri comportamentisegnalano la capacità rappresentativa: imitazionedifferita, gioco simbolico, di fantasia, linguaggio (ibambini sviluppano l’abilità di usare i simboli qualiparole e immagini mentali per comprendere ilmondo). Egocentrismo intellettuale: il bambino nonriesce ad immaginare una realtà diversa dalla sua.

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STADIO OPERATORIO CONCRETO

Stadio operatorio concreto (7-11 anni): ilbambino è capace di risolvere i compiti diconservazione costruite tutte allo stessomodo, che viene interpretata da Piaget comeil punto di passaggio ad una nuova strutturacognitiva, quella delle operazioni intellettuali.Le operazioni sono strutture mentalicaratterizzate dalla reversibilità per cui ad ognioperazione corrisponde una operazioneinversa.

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STADIO OPERATORIO FORMALE

Stadio operatorio formale (da 11 anni): nel periodooperatorio concreto si ha una struttura cognitivache rende il pensiero più flessibile che nellostadio precedente ma per Piaget lo sviluppocognitivo non può far riferimento solo adoggetti concreti.La forma di pensiero più evoluta si ha nelperiodo formale poiché il ragionamento è di tipoipotetico-deduttivo.Si compiono operazioni logiche su premesseipotetiche e si ricavano le conseguenzeappropriate.

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1 0-1 mese

Esercizio dei riflessi: il neonato si concentra solo su oggetti che si trovano direttamente di fronte a lui

2 1-4 mesi

Reazioni circolari primarie: comincia ad agire sugli oggetti secondo schemi di azione in maniera involontaria poi

meno involontaria

3 4-8 mesi

Reazioni circolari secondarie:sa agire sugli oggetti e ripete le azioni su di essi:ode un sonaglio, gli piace e lo rifà.

4 8-12mesi

Coordinazione degli schemi secondari e la loro applicazione alle situazioni nuove: cerca gli oggetti

nascosti ma tende a ripetere azioni pregresse12-18mesi

Reazioni circolari terziarie e la scoperta di mezzi nuovi mediante sperimentazione attiva: applica il metodo prove

ed errori5

6 18-24mesi

Invenzione di mezzi nuovi mediante combinazione mentale: cerca e trova oggetti con facilità anche se

nascosti e spostati più volte

I 6 sottostadi dello stadio sensomotorio

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Le capacità del bambino risultano

più avanzate rispetto a quelle

valutate da Piaget

I compiti piagetiani sono troppo difficili per il bambino

Riformulando la consegna e le domande

Presentando situazioni più realistiche

Modificando gli aspetti criteriali del compito

Critiche ai compiti piagetiani

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PUNTI DEBOLI DELLA TEORIA PIAGETIANA

Eccessivo pessimismo circa le capacità deibambini: utilizzando compiti più significativi si èscoperto che i bambini riescono a risolvere certicompiti molto prima di quanto avesse rilevatoPiaget.La progressione per gradi dello sviluppo: alcuneprove dimostrano che il cambiamento dellefunzioni cognitive non ha luogo in modo cosìrepentino e indiscriminato, come avviene nellateoria stadiale.Al contrario lo sviluppo ha luogo con tempi emodi diversi, con un aspetto di continuità,complessità e irregolarità che Piaget non avevaidentificato.

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Lo sviluppo cognitivo è dominio-generale poiché èdeterminato da processi di funzionamento comuni atutti i domini di conoscenza e da strutture unitarie checontrollano il comportamento e il pensiero in ciascunostadio. Quindi tutti i domini dell’attività cognitivahanno la stessa struttura e gli stessi meccanismi disviluppo.Piaget attribuisce all’esperienza un ruolo cruciale nelconsentire al bambino di costruire la propriaconoscenza ma l’esperienza è si fattore necessario manon sufficiente per spiegare il cambiamento cognitivo.La mente impone una ‘griglia’ all’esperienza.

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CONCETTI CHIAVE DEI QUATTRO STADI

Permanenza dell’oggetto (gli oggetti continuano adesistere anche quando il bambino non ne è consapevole):Stadio senso-motorio.Pensiero simbolico (conchiglia = tazza);Egocentrismo (incapacità dei bambini di comprendereche gli altri possono vedere le cose da un altro punto divista: Stadio preoperatorio.Animismo (difficoltà a distinguere le cose vive da quelleinanimate): Stadio preoperatorio.Rigidità del pensiero ( incapacità dei bambini adadattarsi ai cambiamenti dell’aspetto manifesto delle cose= esp. cane con maschera di gatto): Stadio preop.

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Seriazione ( abilità ad organizzarementalmente gli oggetti per criteri comealtezza, peso, tempo o velocità ecc.): Stadiooperatorio-concretoClassificazione (classificare gli oggetti indiversi gruppi in base a criteri = es. collanacon palline di legno 7 marroni e 3 bianche):Stadio operatorio concretoIdea di numero (comprensione dei numerie concetto di invariabilità = es. monetesparse/in fila): Stadio operatorio concreto.

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Conservazione (le caratteristiche deglioggetti rimangono costanti = esempioliquidi): Stadio operatorio concreto.Ragionamento sulle astrazioni(ragionamenti sul futuro); Problem-solving avanzato (costruzione di ipotesi ericerca di varie soluzioni): Stadiooperatorio formale.

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LA TEORIA DELLO SVILUPPO SOCIO-COGNITIVO:

LËV VYGOTSKIJ (1896-1934)

Il contesto sociale dello sviluppo cognitivo svolgeun ruolo minimo nella teoria di Piaget, ma cosìnon avviene nella teoria di Vygotskij che assegnaun ruolo essenziale al contesto sociale nellaformazione dell’intelligenza.Ma entrambi concordano sul fatto che losviluppo non ha luogo nel ‘vuoto’ e che laconoscenza è costruita sulla base dell’impegnoattivo del bambino con l’ambiente.Per Piaget l’ambiente va considerato in terminiasociali, per Vygotskij invece la cultura specifical’ambiente in cui si è inseriti e le interazioni che siinstaurano.

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VYGOTSKIJ E PIAGET A CONFRONTO:

Vygotskij non concepì una teoria pienamente sviluppata,costruttivista ma contestualista;Molte delle sue idee sono state elaborate solo dopo lasua morte e i suoi scritti furono conosciuti a livellointernazionale in seguito alla traduzione inglese;Il comportamento dell’uomo è modellatodall’organizzazione sociale;Compito della psicologia è indagare la ‘relazione’ tra ilbambino e la società e il modo in cui tale ‘relazione’ sirisolve nel corso dello sviluppo;Lo sviluppo cognitivo è essenzialmente un processosociale;Lo sviluppo umano può essere esaminato su tre livelli:culturale, interpersonale e individuale;

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GLI ASPETTI CULTURALI

Secondo Vygotskij la natura umana è un prodottosocioculturale, cioè i bambini beneficiano dellasaggezza accumulata dalle generazioni precedenti. Glielementi che vengono trasferiti da una generazioneall’altra sono detti ‘strumenti culturali’ = oggetti eabilità che ogni società ha perfezionato per portareavanti le proprie tradizioni e che devono esseretramandate da una generazione all’altra.I bambini acquisiscono tali strumenti e vivono in modopiù efficace e più accettabile secondo le consuetudinisociali: imparano a comprendere come funziona ilmondo.

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IL LINGUAGGIO: QUALE STRUMENTO CULTURALE

Lo strumento culturale di maggior valore che vienetrasferito è il linguaggio:

1. Esso è il canale principale per trasmettere la culturadall’adulto al bambino in base a come parlano e di checosa parlano le altre persone.

2. Esso consente ai bambini di regolare le proprie attività,in quanto strumento di pensiero nato dal dialogo conaltre persone e essenzialmente di origine sociale.

3. Esso verso la fine del periodo prescolare vieneinteriorizzato e si trasforma in pensiero ed ha unafunzione essenzialmente sociale in quanto strumentoprincipale per il funzionamento cognitivo.

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IL LINGUAGGIO: PIAGET E VYGOTSKIJ

Fra gli aspetti più sorprendenti della crescita delbambino vi è il linguaggio. Il rapporto tralinguaggio e processi cognitivi ha fortementeinteressato sia Piaget sia Vygotskij.Piaget ha sostenuto l’impossibilità di isolare illinguaggio dallo sviluppo dell’intelligenza. Allafine dello stadio sensomotorio si forma unaintelligenza di tipo rappresentativo e illinguaggio fa la sua comparsa assieme ad altreforme di simbolizzazione (il pensiero precede illinguaggio). Il linguaggio è reso possibile da unpiù generale sviluppo cognitivo e dalla comparsadi nuovi processi mentali.

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IL LINGUAGGIO: PIAGET E VYGOTSKIJ

Vygotskij invece muove dalla premessa che pensiero elinguaggio abbiano radici differenti e che il passaggiodall’uno all’altro non sia automatico. Inizialmente(intorno ai 2 anni) il bambino usa il linguaggio percomunicare alle persone (nell’ambito del rapportointerpersonale) le proprie necessità e il proprio pensiero.Poi inizia l’interiorizzazione del linguaggio comestrumento che consente di guidare dall’interno i processicognitivi ed il proprio comportamento.Lo sviluppo del pensiero e del linguaggio è inscindibiledal contesto sociale di crescita dell’individuo.

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GLI ASPETTI INTERPERSONALI

Lo sviluppo cognitivo del bambino ha luogoessenzialmente come risultato delle interazioni con altrepersone più competenti ed esperte che trasferiscono albambino medesimo gli strumenti culturali necessari perl’attività intellettuale.Gli incontri con gli adulti ampliano la conoscenza delmondo (in contesti formali come la scuola coninsegnanti, in contesti informali come a casa congenitori).Qualsiasi progresso in campo intellettuale ha le sueradici nei contesti culturali e interpersonali; l’abilità disfruttare l’aiuto e l’istruzione costituisce unacaratteristica fondamentale della natura umana.

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LA ZONA DI SVILUPPO PROSSIMALE

Qualunque abilità intellettuale viene sperimentatacongiuntamente con un adulto competente che offreaiuto e istruzione, permette un progresso nello sviluppocognitivo dall’intermentale all’intramentale, dallaregolazione condivisa all’autoregolazione (al contrarioPiaget sosteneva che il bambino è un solutore diproblemi solitario che si basa sulla propria attività).Il bambino quindi raggiunge il massimo livello soloquando lavora congiuntamente con una persona piùesperta che dispone di modalità di pensiero piùavanzate. La distanza tra le prestazioni congiunte e leprestazioni solitarie è definita ZSP (zona cruciale).

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GLI ASPETTI INDIVIDUALI

A differenza di Piaget non esamina lo sviluppo alle varieetà. La sua unica affermazione riguardo all’età fu diescludere che i bambini minori di 2 anni fosseroinfluenzati da forze diverse da quelle biologiche e chequelle socioculturali entrano in gioco solo dopo quellaetà.I bambini non sono riceventi passivi della guida fornitadagli adulti poiché cercano, scelgono e strutturanol’aiuto di coloro che li circondano; l’adulto deve essereconsapevole e rispettare la motivazione del bambino adapprendere.Lo sviluppo cognitivo è quindi un’impresa cooperativa:da un lato i bambini segnalano le loro esigenze dall’altragli adulti sono sensibili.

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COSTRUTTIVISMO SOCIALE

Come Piaget anche Vygotskij sottolinea la naturacostruttiva dello sviluppo cognitivo: i bambinisvolgono un ruolo attivo nell’incremento dellaconoscenza ma a differenza di Piaget non credeche i bambini possano svolgere da soli questocompito.L’apprendimento dei bambini difatti si basa sullosforzo attivo di comprendere il mondo che riescein modo più efficace se si agisce in collaborazionecon altre persone sensibili ad accogliere i segnalidei bambini adattando natura e scadenze degliinterventi

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ALCUNE QUESTIONI:

Partecipazione guidata (B. Rogoff 1990): si trattadella procedura grazie alla quale gli adulti (sensibilità erelazione) aiutano i bambini ad acquisire varieconoscenze mediante la collaborazione in situazioni diproblem-solving quali gioco, conversazione eampliamento della conoscenza del bambinoapprendista.Scaffolding (Wood, Bruner, Ross 1976): è il processograzie al quale gli adulti offrono aiuto a un bambinonella soluzione dei problemi e adattano sia il tipo, sia laquantità di aiuto al livello di prestazione del bambino.Gli adulti difatti utilizzano pattern di comportamentodiversi a seconda del compito, l’età e delle capacità delbambino.

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I PUNTI DI FORZA:

L’eredità di Vygotskij sta nel suo approccio contestualista:gli individui devono essere analizzati in relazione alcontesto sociale, storico e culturale in cui sono inseriti enon in un contesto isolato.Il bambino va quindi preso in considerazione nelcontesto non nel vuoto (piagetiano).Il contesto è un costrutto multistrato che include leinfluenze storiche, politiche, economiche, tecniche,letterarie ecc.La cultura deve essere trasmessa da una generazioneall’altra all’interno delle interazioni tra adulti e bambiniHa ‘suggerito la ‘Teoria dei sistemi ecologici’ diBronfenbrenner e la relazione simbiotica tra sviluppoinfantile e ambiente socioculturale.

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I PUNTI DI DEBOLEZZA:Molti aspetti dell’opera di Vygotskij sono rimasti vaghi eindefiniti, in particolare ha trascurato il contributo delsingolo bambino:non è riuscito a spiegare il modo in cuil’individualità dei bambini contribuisceall’apprendimento e allo sviluppo.Ha trascurato completamente la questione dell’età,difatti al contrario di Piaget la sua teoria non è affattoevolutiva; egli ha concepito un prototipo di bambinoche funziona allo stesso modo a 2 come a 12 anniindipendentemente da quali cambiamenti si sonoverificati.Infine ha trascurato gli aspetti emotivi, non accenna allasoddisfazione o alla preoccupazione che il bambinosperimenta quando cerca di raggiungere gli obiettivi.

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GLI ALTRI ASPETTI DEL PROCESSO COGNITIVO

Se si esamina il modo in cui il bambino conosce il mondo dobbiamo anche prendere in considerazione:

1. La capacità di percepire2. La capacità di apprendere e memorizzare 3. La capacità di organizzare la conoscenza

tramite i simboli (vedi linguaggio)N.B. tali capacità si modificano lungo tutto il

ciclo di vita.

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SVILUPPO PERCETTIVO

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LA PERCEZIONE

La percezione è la capacità di registrareinformazioni con gli organi di senso, è unamodalità primaria di esperienza.E’ organizzata in una innata corrispondenza trastruttura percettiva e realtà che permetteall’essere umano di essere in ‘sintoniaimmediata’ con il mondo esterno (Wertheimer ela teoria della Gestalt). Ciò vuol dire chepercepire il mondo non richiede una attivitàmentale integrativa o ricostruttiva.Alla nascita il bambino ha già sperimentato ilmondo attorno a sé.

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Segue…

Durante gli ultimi mesi della gravidanza, il feto ha modo di sperimentare sensazioni tattili e gustative (si succhia il pollice), di udire dei suoni (voce materna, canzoncine, favole).Il neonato quindi nasce ‘già allenato’ con gusti ben definiti: preferisce i sapori dolci a quelli salati, aspri o amari. Ad es. sanno riconoscere l’odore del latte materno, la soglia uditiva piuttosto alta pertanto sentono un po’ meno bene di un adulto sentendo i suoni in modo più attutito.Distinguono la voce umana da altri stimoli sonori ma anche una voce dall’altra (a 3 giorni)

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VEDERE LE FORME:La modalità percettiva più studiata è quella visiva; allanascita l’apparato visivo è funzionante ma immaturo, nonè in grado di focalizzare entrambi gli occhi su uno stessopunto, la sua acuità visiva è limitata mette a fuoconitidamente le figure solo a breve distanza (20-50 cm).È in grado di selezionare attivamente le cose da guardare;è attratto dalla complessità delle forme (disco di coloreuniforme e a strisce concentriche), dalla simmetria (voltoumano→parti periferiche ad un mese, parti centrali a duemesi), presenza di curve, mobilità.A sei mesi è in grado di riconoscere la faccia che mutaespressione e di profilo.

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ORIENTAMENTO SPAZIALE

Vedere il mondo significa riconoscere le forme deglioggetti e individuare le relazioni spaziali tra di essi e trasé e gli oggetti.Per quanto riguarda la possibilità di cogliere le costanzepercettive Bower (1966) ha dimostrato che intorno ai 3mesi i bambini iniziano a cogliere la costanza di forma,mentre la costanza di grandezza si delinea intorno ai 4-5 mesi.Più di recente sono stati condotti studi (Flavell, Millere eMiller 1993) su bambini di due mesi che già a questa etàiniziano a riconoscere gli oggetti come entità unitarie,distinte dallo sfondo ma il processo che porta ilbambino a vedere il mondo come lo vediamo noi adultiè graduale e prolungato.

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CAPACITÀ DI IMITARE:

La capacità di imitare è decisamente piùcomplessa di una semplice associazionestimolo-risposta, poiché imitare unaparticolare azione richiede di prestarviattenzione selettivamente.Imitare ha probabilmente una base innataperché ne abbiamo manifestazione inneonato di pochi giorni (esperimenti diMeltzoff e Moore 1977)

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LA MEMORIA

Quello che abbiamo detto sinora indica con evidenzacome l’essere umano sia dotato di memoria fin dalleprime fasi della vita: ad es. abituarsi ad uno stimoloimplica conservarne qualche traccia.Lo studio della memoria è stato condotto dagli anni ’60in poi e la mente viene considerata come unostrumento per elaborare informazioni.La memoria consiste in:

1. attività di immagazzinamento grazie alle quali leinformazioni vengono codificate e trattenute nelsistema cognitivo

2. Attività di recupero mediante le quali possiamo avereaccesso in modo + o – efficiente alle info imm.

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LA MEMORIA NEI BAMBINI

Numerosi esperimenti sono stati condotti per verificarecon quanta efficacia i lattanti riescono a conservare delleinformazioni: ad es. il mostrare foto di volti per pochiistanti a bambini di 5 mesi e poi riproporre la stessa foto adistanza di tempo (15 giorni) riconoscendo il volto.Nella seconda metà del primo anno i bambini sembranoin grado di rievocare alcune informazioni oltre che diriconoscere uno stimolo.Nel corso dell’età prescolare le capacità mnestiche siampliano moltissimo, a 5 anni cresce l’abilità dirievocazione (elementi concreti della realtà come personee oggetti e eventi emotivamente significativi).

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Come funziona la memoria:Le informazioni provenienti dall’ambiente sono prima trattenute nel registro sensoriale.Alcune vanno perse, altre passano nella memoria a breve termine.Successivamente passano nella memoria a lungo termine (magazzini con diversa capienza).Per non dimenticare una informazione e consolidarla posso usare varie strategie dette strategie mnestiche.

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LE STRATEGIE MNESTICHE:

Reiterazione: è una delle più studiate in quantostrategia di immagazzinamento assai comune: ad es. perricordare un numero lo si ripete più e più volte,consolidando l’informazione può esseresuccessivamente recuperato.Organizzazione: consiste nel raggruppare in un modoeconomico gli elementi da ricordare (ad es. elenco diparole per categorie → animali, frutta, alloggi).Elaborazione: implica la costruzione di un legame tradue o più cose da ricordare.

N.B. sono presenti strategie di memoria rudimentali neibambini a partire dai 18 e 24 mesi ma l’uso stabilealmeno per quelle più semplici e comuni lo abbiamo dai5 anni in avanti.

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MEMORIA E CONOSCENZA

Le nostre conoscenze non sono ‘accumulate’ allarinfusa nella memoria ma organizzate in uninsieme di ‘pacchetti’ che riuniscono leconoscenze su oggetti, persone, situazioni, eventi,grazie ai quali noi possiamo comprendere ilmondo (Barlett, 1932).Gli studiosi continuano ancor oggi ad interrogarsisul modo in cui funziona questa organizzazione.Una distinzione importante che è possibile fare alriguardo è quella tra memoria episodica ememoria semantica.

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MEMORIA E CONOSCENZA

Gli stretti legami tra memoria e conoscenza sonoevidenziati dal fatto che ricordiamo con piùfacilità le informazioni pertinenti a domini in cuiabbiamo maggiore esperienza.Se consideriamo tale legame nell’età adulta e inquella senile è necessario sottolineare chel’esperienza ‘gioca’ un ruolo positivo; con l’età cheavanza l’individuo ha risorse disponibili perfronteggiare il declino di alcune componenti dellamemoria che debbono pertanto essere usateattivamente.

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MEMORIA SEMANTICA E MEMORIA EPISODICA

La memoria episodica si riferisce a fatti, eventioggetti specifici legati alle esperienze direttedell’individuo; tale memoria assicura l’identitàe la continuazione del sé poiché conserva lastoria personale del soggetto.La memoria semantica invece contiene lerappresentazioni dei concetti e delle lororelazioni e permette la condivisione diesperienze tra persone appartenenti ad unamedesima cultura; sottostà all’acquisizione eall’uso del linguaggio.

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LA TEORIA DELLA MENTE DEI BAMBINI

1. I bambini già in età prescolare si possonoconsiderare quasi degli ‘psicologi in erba’: leloro conoscenze entro il dominio psicologicosono chiamate teorie della mente. Flavell, Miller eMiller (1993) hanno proposto di suddividerequeste conoscenze in cinque aspetti o postulatidella teoria:

2. La mente esiste: già nel 1° anno il bambinosembra orientarsi verso gli altri in modospecifico, distinto da quello con cui guarda glioggetti; a 2 anni compaiono riferimentilinguistici agli stati emotivi altrui.

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3. La mente è collegata al mondo fisico: a 3 anni ilbambino comprende piuttosto bene laconnessione tra stimoli fisici e mentali(nasconde un oggetto e sa di nasconderlo allavista di un altro). A 4 anni si basa sulcomportamento degli altri o su altri indizicontestuali (ad es. sa che se la m. vienecontraddetta si arrabbierà).

4. La mente è separata dal mondo fisico e differisce daesso: già a 3 anni il bambino conosce ladifferenza tra un gelato reale ed uno soloimmaginato, sa che i pensieri ‘non si possonotoccare’ ma può credere alla favola dei mostriche poi si materializzano.

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5.Le rappresentazioni mentali possono anche essere false: intornoai 4 anni il bambino inizia a comprendere la distinzionetra realtà e apparenza. Sa che le persone possono avereinformazioni sbagliate se ingannate: cioccolata nascostae poi messa altrove da qualcuno→ compito di falsacredenza.

6. La mente lavora in modo attivo: dopo i 6 anni il bambinocomprende che il modo in cui si percepisce la realtà èinfluenzato dalle conoscenze pregresse:incidente→paura di attraversare. Ad es. a 7 annicomprende che se uno ha una brutta reputazione puòessere incolpato di qualche cosa anche se non è statovisto farlo.