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Criminalità e Devianza
Il crimine è un comportamento socialmente non accettato, ma che presuppone la violazione di una norma giuridica
La devianza fa riferimento a comportamenti non socialmente accettati che non presuppongono una violazione di una norma giuridica
La devianza come concetto presuppone il riferimento a un sistema di norme
Sociali
Giuridiche
Sanitarie
Lo studio del reato può
prevedere:
L’analisi della dimensione quantitativa
Le statistiche
L’analisi della dimensione qualitativa anche se nell’ambito di uno studio statistico - descrittivo
Il reato nella sua relazione con variabili individuate dal ricercatore
L’analisi dei fattori eziologici
Elaborazione e classificazione delle teorie
Il Numero Oscuro
Rappresenta l’area dei delitti non denunciati e pertanto non conosciuti dagli organi di controllo sociale.
Ciò comporta che possiamo analizzare solo la criminalità visibile, anche se si possono effettuare delle stime dei reati sommersi.
L’entità del numero oscuro varia a seconda della tipologia di reato
Metodi di Ricerca in
Criminologia Clinico/osservativo
Statistico/descrittivo
Sperimentale
Metodo storico
Descrizione di un
fenomeno
Correlazione tra
variabili selezionate
Studi Predittivi
Individuazione dei
fattori
Precocità
Volume
Durata
Intensità
Varietà
Sequenza
Violenza
Strumenti
Metodo
clinico/osservativo
Metodo
Statistico/sociologico
Studi di casi
Studi longitudinali
Le statistiche
Questionario
Intervista
Osservazione
Storie di vita
Fonti
Statistiche Pubblicate
Fascicoli Giudiziari
Elaborati Peritali
Attenzione: Le statistiche ci forniscono dati sulla dimensione dei fenomeni mediamente corretti, ma non completamente; ai fini di un una maggiore correttezza va calcolato il quoziente della criminalità.
La Scuola Classica
Interesse fondamentale
IL REATO LA PENA
Elementi caratterizzanti:
l’affermazione della razionalità e della libertà del volere dell’uomo
la visione edonista del comportamento umano
l’affermazione della responsabilità dell’agire umano
l’interesse per i diritti fondamentali dell’individuo
il concetto di legge come emanazione dello stato a tutela dei cittadini
I Precursori
I Principi dello stato liberale
I Diritti naturali
Il Contratto sociale
Lo Stato
L’Ordinamento Giuridico
Il Reato e la Scuola Classica
Il reato secondo la Scuola Classica
E’ una violazione morale che vede il suo
autore pienamente responsabile in quanto
libero
E’ una frattura del Contratto Sociale
E’ una violazione dell’ordinamento
giuridico espressione della collettività ed
emanazione dello Stato
Caratteristiche della pena per la
Scuola Classica Proporzionalità
Celerità
Certezza
Utilità
più grave è il reato maggiore la pena
più la punizione è immediata più efficace l’effetto sul reo
necessità di un codice scritto di leggi
inutilità di pene troppo severe per reati lievi
Funzione della pena per la
Scuola Classica Scoraggiare tutti i cittadini a non commettere
reati
Mediante l’individuazione degli svantaggi provocati dall’applicazione della pena
Deterrenza Generale
Scoraggiare chi commette i reati a non commetterne altri
Poiché si sono già sperimentati gli effetti svantaggiosi dell’applicazione della pena
Deterrenza Speciale
La innovazioni della Scuola
Positiva Centralità dello studio dell’autore del reato
Vengono affermati dei paradigmi interpretativi
Biologico Psicologico Psicopatologico Sociale
Il reato non è sempre espressione della libera volontà del soggetto
La punizione non è quindi solo diretta alle persone
Deterrenza Generale – Speciale
La punizione è anche diretta alla società
Difesa Sociale
Le cause di sviluppo della Scuola
PositivaAlla diffusione del positivismo filosofico
All’affermazione delle teorie darwiniane
sull’evoluzione della specie
Allo sviluppo degli studi antropologici
All’esigenza impellente della questione sociale
Allo sviluppo di nuovi interessi in ambito
psicologico e sociologico
Alla diffusione di studi sulla fisiognomica e la
frenologia
Fattori che determinano il reato
per la Scuola Positiva Il comportamento criminale per gli esponenti
della Scuola Positiva
NON È LIBERO, MA È CONDIZIONATO
Da Fattori biologici
Lombroso
Da Fattori fisici, antropologici e sociali
Ferri
Da Fattori morali
Garofalo
Massimi esponenti della Scuola
Positiva Lombroso elabora
la teoria del delinquente nato:
fattori atavici e degenerativi
determinano il comportamento criminale
Ferri sostiene che fattori :
di tipo fisico – razza,temperatura,clima
di tipo antropologico – età, sesso, psiche e organismo
di tipo sociale – costumi, popolazione,religione
determinano il comportamento criminale
Garofalo sostiene che
l’assenza di senso morale dovuta a fattori,fisici,sociali determinano il comportamento criminale
La Scuola Positiva
Il comportamento può essere determinato da fattori esterni
Biologici
Psicologici
Sociali Psicopatologici
Pur se è legato alla persona non è espressione della libera volontà del reo pertanto
LA PENA
Deve tendere: Alla cura ed alla riabilitazione del reo
Alla modifica del comportamento
Alla difesa della società
Influenza delle Scuole sul
Sistema Giuridico ItalianoNel ribadire il principio della certezza della
pena(proporzionalità della pena con il reato)
Nell’affermare il principio della responsabilità del reo ( imputabilità)
Ma allo stesso tempo
Nel prevedere delle cause di esclusione della capacità di intendere e di volere
Nell’affermare il principio della pericolosità sociale in concomitanza con quello di responsabilità
Nel prevedere un sistema di riabilitazione ( misure di sicurezza) parallelo all’applicazione della pena
Fattori discriminanti della
Scuola Positiva Il rapporto personalità – reato
Il concetto di responsabilità sociale contrapposto a quello di responsabilità individuale
La pena come rieducazione
La pena come difesa sociale
Criminologia e Sistema Penale Italiano
Doppio binario
pena – misura di sicurezza
L’approccio psicologico in
Criminologia: Paradigmi interpretativi
La psicoanalisi;
Il comportamentismo;
L’apprendimento sociale;
Processi di sviluppo e figure di riferimento;
Psicopatologia e criminalità;
La personalità criminale.
Psicoanalisi e devianza
ES : forza istintuale inconscia(libido) a carattere quantitativo energetico
IO : struttura cosciente mediante la quale il bambino si differenzia dalla madre – funzione di mediazione tra es e superio
SUPERIO : struttura razionale che interiorizza i divieti e gli obblighi sociali soprattutto mediante la funzione paterna
Delinquente per senso di colpa: soddisfa il bisogno inconscio di essere punito(Freud)
Coazione a confessare (Reik)
Meccanismi di difesa dell’IO
Identificazione
Proiezione
Razionalizzazione
Rimozione
Formazione Reattiva
Processo di identificazione nell’altro
Attribuzione all’altro di atteggiamenti e sentimenti propri
Dare un significato logico a comportamenti incongrui
Rimuovere a livello inconscio stimoli ed emozioni spiacevoli
Esprimere sentimenti contrari a ciò che si prova realmente
La classificazione di Alexander e
Staub(1935)
Azioni criminose determinate da processi
biopatologici e tossici che compromettono
la funzione dell’Io;
Azioni criminose ad eziologia nevrotica in
cui la funzione dell’Io è diminuita dal
conflitto con il Super-Io in modo tale che
l’atto deviante ne diventi una soluzione;
Azioni criminose messe in atto da soggetti con
Superio debole tale da determinare un’ assenza di
senso morale ed una maggiore disponibilità ad
essere influenzati da sottoculture devianti(
interpretazioni sociologiche).
Azioni criminose determinate da soggetti incapaci
di qualsiasi controllo con adesione immediata e
acritica a qualsiasi comportamento senza
valutazione delle conseguenze.
Psicopatologia e Criminalità
Le personalità criminali nei quali il reato ha un valore sintomatico ( Scuola Positiva);
Le personalità antisociali;
Le personalità abnormi e psicopatiche;
I disturbi di personalità: non provocano alterazioni delle funzioni psichiche fondamentali (percezione, intelligenza,memoria) come i disturbi psicotici né sintomi più lievi come le nevrosi ma provocano un’alterazione della condotta e del carattere tale da avere una forte rilevanza sull’adattamento sociale.
Le psicosi
Gravi scompensi psicopatologici
caratterizzati da compromissione di tutte le
funzioni cognitive affettive e relazionali con
la perdita più o meno accentuata del senso
di realtà;
Presenza di delirio, allucinazione,
dissociazione e perdita della coscienza
dell’io.
La schizofrenia:
Si manifesta come ebefrenica, disorganizzata,
paranoide,catatonica.
Disturbo delirante
Si manifesta con forme persecutorie
caratterizzate da delirio erotomanico, di
grandezza, di gelosia, di persecuzione.
I disturbi di personalità DSM5
I cluster A caratterizzati da eccentricità e stranezza.
II cluster B caratterizzati da iperemotività e imprevedibilità .
II cluster C caratterizzati da ansietà e paura.
Tendenza a proiettare all’esterno il disagio interno attraverso un comportamento abnorme (tendenza alloplastica) considerato perfettamente coerente e privo di senso di colpa (egosintonico).)
Disturbi dell’umore
Disturbo depressivo nella sua forma più
grave depressione maggiore;
Disturbo d’ansia(attacchi di panico);
Disturbo bipolare ;
Disturbo ossessivo/compulsivo.
Si tratta di disturbi che pur privi di sintomi
come deliri e allucinazioni possono
assumere manifestazioni deliranti simili a
quelle psicotiche.
Altri disturbi
A carattere episodico va compreso il
disturbo mentale transitorio definito anche
come disturbo psicotico breve o disturbo
schizofreniforme.
In questi casi il disturbo può a andare in
remissione in breve tempo pur avendo
effetti egualmente devastanti.
Riflessi sulla capacità di intendere e
di volere.
La sentenza della Corte di Cassazione del 2005 ha
compreso i disturbi di personalità come causa di
esclusione della capacità di intendere e di volere
come previsto dagli artt.88 e 89 del c.p. “ sempre
che siano di consistenza, intensità, rilevanza e
gravità tali da incidere sulla stessa;”
La diagnosi clinica non necessariamente incide
sulla capacità di controllare il proprio
comportamento in un determinato momento.
Le deviazioni sessuali/parafilie
Tendenza a provare piacere sessuale con
modalità”alternative “ a quella genitale;
Non necessariamente possono provocare
comportamenti devianti o criminali;
Ciò si verifica in caso di :
egodistonia nel soggetto che genera sofferenza;
costrizione nei confronti di vittima non
consenziente;
esito letale della pratica sessuale.
Disturbi di particolare valenza
criminologica
Disturbo masochistico( provare piacere
sessuale nel subire sofferenze),
Disturbo sadico( provare piacere sessuale
nell’assistere alla sofferenza altrui),
I due disturbi spesso si associano in
un’unica dimensione,
Pedofilia( pratiche sessuali nei confronti di
soggetti di minore età).
Caratteristiche della pedofilia
Attrazione nei confronti di soggetti
impuberi prima a livello fantasmatico;
Compimento di almeno 16 anni di età per
delimitarne l’insorgenza e differenza di età
con la vittima di almeno 5 anni;
Pedofilia eterosessuale, omosessuale;
bisessuale.
Risvolti criminologici e penalistici.
Gli stati emotivi e passionali
Determinano comportamenti impulsivi e manifestazioni delittuose( art.95 e ss. c.p.).
Sono caratterizzati da stati emotivi incontrollabili e incontrollati spesso in risposta e stimoli di forte valenza traumatica o interpretati come tali dall’agente.
Non rappresentano una causa di esclusione della capacità di intendere e di volere ma solo circostanza attenuante.
Psicologia – Devianza - Criminalità
Il comportamentismo:
I processi psicologici non sono determinati da processi intrapsichici ma dall’influenza di fattori esterni.
Il comportamento si attiva sempre in relazione ad uno stimolo esterno.
I processi psichici possono essere riprodotti mediante esperimenti di laboratorio sì da assicurare la scientificità dell’osservazione.
A seguito dei primi esperimenti di Watson e
Skinner perfeziona la teoria dello stimolo/ risposta
introducendo il concetto di rinforzo.
Il rinforzo negativo/positivo in relazione alla
risposta comportamentale può influire sulla
modifica del comportamento.
La possibilità di poter modificare il
comportamento assume una significativa valenza
educativa.
Le teorie dell’apprendimento sociale
Il comportamento non si determina in base a stimoli esterni a cui segue un rinforzo in senso negativo o positivo ma è influenzato da un processo di apprendimento sociale in cui un ruolo determinate lo assumono i meccanismi imitativi.
In questa teoria un ruolo fondamentale vengono assumere le figure significative nel percorso di crescita della persona.
La teoria di Albert Bandura
L’effetto di modeling è rappresentato dalla tendenza a conformarsi sui comportamenti messi in atto da persone significative;
Tale tendenza è sviluppata da Bandura anche nelle sue ricerche sui processi di apprendimento dei comportamenti aggressivi.
La visione di spettacoli violenti favorisce il riproporre atteggiamenti aggressivi secondo un processo di modeling(imitazione immediata dei comportamenti) e di eliciting( riproposizione di comportamenti appresi precedentemente.
Personalità
Determinata da fattori innati e da tendenze
preesitenti con fondamento biologico
( Freud, Dollard e Miller, Bowlby);
Determinata dalle risposte dell’ambiente e
dai processi di apprendimento sociale
( Bandura);
Modello bio-psico-sociale in cui i fattori
biologici determinano il temperamento e
quelli sociali il carattere.
Dall’apprendimento sociale al
socio-cognitivismoTeoria che sviluppa l’importanza dei
processi cognitivi nel determinare il
comportamento umano;
Il comportamento è determinato dalla
costruzione di un sistema di norme
interiorizzate e cognitivamente
riconosciute( agency);
Agency: autoefficacia percepita e
disimpegno morale.
Autostima: immagine positiva di Sé anche
nella relazione con gli altri;
Autoefficacia: consapevolezza delle proprie
capacità in relazione al raggiungimento
degli obiettivi con l’effetto del
conseguimento di un maggiore successo .
Frustrazione e Aggressione
Nel riproporre la concezione idraulica
dell’aggressività di Freud Dollard e Miller
elaborano la teoria dell’aggressione/frustazione.
Il comportamento aggressivo è sempre
determinato da una situazione frustante anche se è
mediato da fattori quali l’entità della
frustrazione,la capacità di fronteggiare l’evento e
la presenza di fattori che interferiscono e mediano
la risposta aggressiva.
Attaccamento materno e devianza
Secondo la nota teoria di Bowlby la qualità
dell’attaccamento materno può determinare
comportamenti devianti e dissociali in età adulta.
Secondo una classificazione di forme di
attaccamento sicuro, insicuro evitante, insicuro
resistente e disorganizzato forme di attaccamento
insicuro e disorganizzato possono creare gravi
disagi psicologici in età adulta con risvolti che
danno anche origine a comportamenti di devianza.
Personalità e Identità
L’identità è il fondamento della costruzione
della personalità;
Consiste nella consapevolezza di Sé che
integra la percezione di Sé e la percezione
da parte degli altri;
E’ fondamentale l’interazione con gli altri in
una dimensione duale e plurale.
L’identità negativa
Mailloux con la sua teoria individuò come risposte
negative al comportamento determinano nella
persona la costruzione di un’identità sociale
negativa e la certezza di non essere in grado di
attuare un adeguato processo di socializzazione.
Si tratta della cosiddetta teoria della pecora nera
ove il deviante viene qualificato attraverso un
processo di identificazione precoce.
Commenti
Le teorie psicologiche forniscono un’interessante chiave di lettura del comportamento anche deviante e criminale in relazione ai percorsi di sviluppo della persona, ma non hanno alcun riflesso sulla valutazione dell’imputabilità e della responsabilità penale.
Possono tuttavia delineare un interessante profilo di personalità.
Meccanismi psicologici di
deresponsabilizzazione Strategie cognitive di autogiustificazione del
comportamento deviante: la scala del disimpegno morale di Bandura.
Giustificazione morale - etichettamento eufemistico;
Confronto vantaggioso – dislocamento della responsabilità;
Diffusione della responsabilità – distorsione delle conseguenze;
Deumanizzazione – attribuzione di colpa.
Paradigma biologico-costituzionale
Inaugurato da Lombroso tende a dare rilevanza ai fattori biologici e alle caratteristiche della costituzione fisica nel determinare il comportamento criminale.
Trova particolare sviluppo nel periodo tra le due guerre con una serie di studi che mettono in evidenza i fattori che caratterizzano a costituzione fisica, l’ereditarietà, le anomalie cromosomiche.
I somatotipi
La tipologia di Sheldon:
A. Endomorfo - viscerotonico - prevalenza di tessuti viscerali;
Ripropone il soggetto picnico di Kretschmer
( che corrisponde al tipo ciclotimico)
B. Mesomorfo- somatotonico - prevalenza di tessuto muscolare sanguigno;
Ripropone il soggetto atletico di Kretschmer poi assorbito dal leptosomico (che corrisponde al tipo schizotimico)
C. Ectomorfo – cerebrotonico - prevalenza di tessuto nervoso;
Ripropone il soggetto leptosomico Kretschmer (che corrisponde al tipo schizotimico).
Altri studi
Maggiore ereditarietà nei comportamenti anche devianti tra coppie di gemelli monozigoti;
Maggiore tendenza di comportamenti aggressivi e devianti in soggetti con anomalia cromosomica (XYY) ovvero individui portatori di una Y in eccesso;
Limitatezza di tali studi a causa di campioni limitati e risultati non sempre confermati.
Comportamento criminale e cervello
Teoria trinitaria di Mac Lean:
1. Cervello rettile: struttura arcaica e primitiva del cervello che controlla le funzioni primarie;
2. Struttura mediana: a carattere evolutivo intermedio:
3. Struttura più recente con funzioni superiori proprie dell’uomo.
La mancata integrazione delle tre strutture cerebrali può essere all’origine di comportamenti impulsivi e immotivati.
La Scuola di Chicago
Area di interesse:
Social Problems
Contesto storico:
La Società americana degli anni ‘30
Ambito di indagine
L’ambiente urbano
Principali concetti elaborati dagli
Studiosi di ChicagoDISORGANIZZAZIONE SOCIALE
CONFLITTO CULTURALE
SUBCULTURA
ATTENZIONE:
Sono concetti operativi che spiegano lo
sviluppo del comportamento deviante
La Disorganizzazione sociale
E’ caratterizzata da:
Basso status socioeconomico
Mescolanza di culture
Instabilità residenziale
Famiglie instabili - divise
I Conflitti Culturali
Primari
Conflitti con la cultura di origine
Secondari
Divergenze che sorgono all’interno della cultura dominante tali da provocare conflitti
ATTENZIONE:
Tali concetti tengono conto del fattore immigrazionee si riferiscono prevalentemente agli immigrati diprima e seconda generazione: è tra questi che piùfrequentemente si sviluppa il comportamentodeviante
Le Subculture
DEFINIZIONE
Elaborazione di un sistema valoriale differenziato da quello che caratterizza la cultura dominante e che con questa può entrare in conflitto
TRASMISSIONE CULTURALE
Rispetto alla cultura dominante
Rispetto alle subculture
Attenzione:
la trasmissione culturale consente la conservazione delle sottoculture e la continuità intergenerazionale
Le Aree della città di Chicago
CLASSIFICAZIONE
Il Centro della città
Area di transizione
I quartieri di lavoratori
I quartieri residenziali
Area al di fuori della città
Rapporto tra area cittadina e reati
La zona di transizione è quella maggiormentecaratterizzata da disorganizzazione sociale anchese la maggior parte dei reati vengono commessinella zona del centro della città.
RAPPORTO TRA TASSO DI RESIDENZA ETASSO DI DELINQUENZA
Zona di transizione:alto tasso di delinquentiresidenti
Zona centrale:alto tasso di reati commessi
Gli Studiosi di Chicago
Vogliono:
Individuare le aree disagiate della città di Chicago
A tal scopo:
Effettuano ricerche sul campo
Elaborano:
Concetti che vengono utilizzati non come macroteorie ma come strumenti di conoscenza dei problemi
Si pongono come obiettivo:
Il risanamento delle aree ad alta densità problematica e ad alto tasso di devianza
Chicago Area Project
Quali Sottoculture
CRIMINALE la criminalità comune
CONFLITTUALE la delinquenza giovanile
ASTENSIONISTA vagabondi e
tossicodipendenti
ATTENZIONE:
Ciascuna sottocultura elabora diversi sistemi dinorme che contraddistinguono un corrispondentetipo di banda(cfr. Teoria delle bandedelinquenziali in America di Cloward e Ohlin).
Le subculture giovanili
Secondo Cohen si caratterizzano per
atteggiamenti di tipo
NON UTILITARISTICO
PREVARICATORE
NEGATIVO
Cohen
Il giovane aderisce a bande che orientano il loro comportamento in senso deviante
PER IL MANCATO ACCESSO ALLE OPPORTUNITÀ SOCIALI
PER VINCERE LA FRUSTRAZIONE DA STATUS
PER ESPRIMERE IL LORO CONFLITTO CON UNA SOCIETÀ CHE ODIANO POICHÉ PERCEPITA COME IRRAGGIUNGIBILE
La formazione reattiva come strategia difensiva
Caratteristiche della devianza
giovanile secondo Cohen
Mancato accesso alle opportunità sociali
Subcultura
Risoluzione del conflitto
ATTENZIONE:
Cohen fonde concetti basilari quali l’anomia e leteorie della sottocultura proprie della scuola diChicago, ma anticipa l’analisi della devianzaminorile dal punto di vista degli aspetticomunicativi ed espressivi.
Il contributo fondamentale di
Edwin Sutherland
Teorie ispiratrici – Scuola di Chicago
TEORIA ECOLOGICA
TEORIA DELLA TRASMISSIONE
CULTURALE
TEORIA DEL CONFLITTO
CULTURALE
Principi
Il comportamento criminale non è la conseguenza della disorganizzazione sociale, ma dell’organizzazione sociale differenziale
Il conflitto è il prodotto di una società complessa con norme e valori differenziati all’interno dei gruppi sociali
Alcuni gruppi sociali spesso entrano in conflitto con le norme legittime
Le associazioni differenziali sono la manifestazione dell’organizzazione sociale differenziale
E’ all’interno delle associazioni differenziali che si attivano processi di apprendimento del comportamento
I nove punti della teoria di
Sutherland Il comportamento criminale viene appreso
L’apprendimento si verifica mediante un processo comunicativo
All’interno del gruppo con stretti legami tra i suoi componenti
L’apprendimento comprende tecniche, ma anche motivazioni, impulsi e atteggiamenti
L’orientamento di motivazioni, impulsi e atteggiamenti può essere in senso favorevole o sfavorevole alla legge
I punti di Sutherland
Si diventa delinquenti quando prevalgono motivazioni e pulsioni in senso sfavorevole alla legge
Le associazioni differenziali variano per frequenza, durata, priorità e intensità
Esiste un’analogia tra processi di apprendimento sia se il comportamento è orientato in senso favorevole o sfavorevole alla legge
Il comportamento criminale è espressione degli stessi valori del comportamento legittimo
ASPETTI INNOVATIVI
DELLA TEORIA Importanza dell’apprendimento sociale nello
sviluppo del comportamento criminale
Individuazione del gruppo come contesto di apprendimento e di rinforzo del comportamento
Enfatizzazione sugli aspetti comunicativi
Analogia tra processi di apprendimento del comportamento sia criminale che non criminale
SVILUPPI:
Identificazione differenziale
Rapporti con l’interazionismo simbolico
Che cosa è IL REATO DEL
COLLETTO BIANCO?
Un reato vero e proprio
Commesso da persona di elevata condizione sociale
Nell’ambito della propria occupazione
E presuppone un abuso di fiducia
IMPORTANTE:
Sutherland scopre un nuovo tipo di criminalitànascosta ed estende la possibilità dicomportamenti criminali anche a persone dielevata condizione sociale.
Ciò è possibile grazie alla teoria delle associazionidifferenziali
Che cosa è l’anomia
A – NOMOS . assenza di norme secondo l’etimologia greca
Come concetto etimologico corrisponde a:
PERDITA DEL VALORE DELLE NORME SOCIALI
DAL PUNTO DI VISTA DEL SIGNIFICATO RISPETTO AL COMPORTAMENTO INDIVIDUALE
CAUSE:
q periodi pstbellici
q cambiamenti politici e sociali
q divergenze culturali soprattutto
connesse al fenomeno migratorio
MERTON e il concetto di
ANOMIA
ANOMIA - disfunzionalità tra mete
sociali e mezzi per raggiungerle
ANOMIA - struttura sociale
ANOMIA - comportamento deviante
Il conflitto può essere risolto
Accettazione delle mete e dei mezzi legittimi conformismo
Accettazione dei mezzi legittimi e riduzione delle mete ritualismo
Accettazione delle mete e rifiuto dei mezzi legittimi innovazione
Rifiuto di mete e mezzi astensione
Rifiuto di mete e mezzi ribellione
ATTENZIONE:
Il comportamento deviante si identifica soprattutto con l’innovazione
Vantaggi e svantaggi della teoria
di Merton
E’ una macroteoria
Enfatizza il rapporto tra criminalità e struttura sociale
Individua l’importanza del rapporto tra divisione della società in classi e devianza
Rielabora il concetto di conflitto sociale in senso strutturale
Contribuisce alla teorizzazione del concetto di devianza
Ancora su Merton
Ma è una teoria:
del consenso
che non individua le cause del conflitto
che enfatizza il rapporto tra devianza e non accesso ai mezzi che caratterizzano le classi svantaggiate
Influenze:
teoria di Cloward e Ohlin sul diverso accesso alle opportunità sociali
teoria della sottocultura
Nuovi Scenari: i teorici
dell’etichettamento
La Criminologia degli anni cinquanta/sessanta
tenta di conciliare la teoria di Merton con i
principi della Scuola di Chicago
Prospettiva critica dei teorici dell’etichettamento
- Critica alla profezia che si autoadempie che
caratterizza le teorie precedenti
- Critica al concetto di devianza
Critica al concetto di devianza
La devianza non corrisponde a uno status,ma è una definizione
Non è la conseguenza di Cause
Sociali
Culturali
MA È L’EFFETTO DELLA CAPACITÀ DI DEFINIZIONE DEGLI ORGANI AMMINISTRATIVI E DI CONTROLLO SOCIALE
Il contesto storico-culturale
LA CONTESTAZIONE GIOVANILE
I MOVIMENTI A FAVORE DELLA
DISUGUAGLIANZA RAZZIALE
Becker
Deviante è un’etichetta applicata con successo
E’ la reazione sociale che qualifica icomportamenti come devianti
L’etichetta di deviante è più facilmenteapplicata nei confronti dei soggetti dotati diminore potere all’interno della società edappartenente a gruppi sociali marginali
Quali differenze con le
precedenti teorie:
Non vengono accettate le teorie delle subculture e
del conflitto
L’interesse non è rivolto alla devianza, ma al
deviante
Non sono teorie strutturali
La causa del comportamento deviante non è
strutturale alla società
La devianza non è uno status, ma un processo
Perché deviante è un’etichetta
applicata con successo
Azione reazione sociale qualificazione comunicazione costruzione di identità deviante
Attenzione:
“.. la devianza non è una qualità che risiede nel comportamento stesso, ma nell’interazione tra la persona che commette un atto e coloro che reagiscono ad esso”.
Becker( Outsiders,1963,tr.it 1987, p.33).
Becker( Outsiders,1963,tr.it 1987,
pp.27-28)
“Non voglio dire, come comunemente avviene, che le cause della devianza sono da individuarsi nella situazione sociale del deviante o in “fattori sociali” che suggeriscono la sua azione, ma voglio dire che i gruppi sociali creano la devianza istituendo norme la cui infrazione costituisce la devianza stessa, applicando quelle norme a determinate persone e attribuendo l’etichetta di outsiders.
Da questo punto di vista, la devianza non è una qualità dell’atto commesso da una persona, ma piuttosto una conseguenza dell’applicazione, da parte di altri, di norme e di sanzioni nei confronti di un“colpevole”. Il deviante è una persona alla quale questa etichetta è stata applicata con successo; un comportamento deviante è un comportamento che la gente etichetta come tale.”
Tipo di comportamento deviante
Percepito come deviante
Falsamente accusato – Pienamente deviante
Non percepito come deviante
Conforme – Segretamente deviante
Le carriere devianti
Sviluppi evolutivi con cambiamenti di status che presuppongono un passaggio da una posizione all’altra.
Career Contingency: fattori causali e contingenti da cui dipende il passaggio da una posizione all’altra, che includono fattori oggettivi legati alla struttura sociale, ai cambiamenti di prospettive, alle motivazioni e ai desideri dell’individuo.
Deviazione primaria e devazione
secondaria
Deviazione primaria:
Azione che provoca reazione sociale senza
conseguenze;
Deviazione secondaria:
Azione che provoca conseguenze rafforzate
dall’intervento legittimo delle istituzioni.
La deviazione secondaria
“La normalizzazione o, all’inverso, l’attribuzione di un significato deviante alle azioni ha luogo nell’ambito dell’interazione informale e mediante l’operato delle agenzie formali di controllo sociale. Le agenzie e gli agenti di controllo sociale, nell’intento di promuovere e salvaguardare i propri valori, definiscono la deviazione e ascrivono agli individui atti devianti.”
Lemert, (Devianza, problemi sociali e forme di controllo,1967,1972, tr.it. 1981,pp.84-85)
Dalla deviazione secondaria al
deviante secondario
“La deviazione secondaria concerne una
particolare classe di risposte, socialmente definite,
che le persone danno ai problemi creati dalla
reazione sociale nei confronti della loro devianza”.
Omissis
“Per coloro che ne fanno esperienza essi
divengono fatti centrali dell’esistenza, che alterano
la struttura psichica e danno luogo ad una
particolare organizzazione dei ruoli sociali e degli
atteggiamenti nei confronti del Sé.
Le azioni compiute con riferimento a tali
ruoli e atteggiamenti nei confronti del sé
costituiscono la devianza secondaria. Il
deviante secondario, a prescindere dalle sue
azioni, è una persona la cui vita e identità
sono organizzate attorno ai fatti della
devianza”
Dalla deviazione secondaria alla
stigmatizzazione
….si intende un processo che conduce a
contrassegnare pubblicamente delle persone
come moralmente inferiori, mediante
etichette negative, marchi, bollature, o
informazioni pubblicamente diffuse.
Costruzione dell’identità negativa: unica
disponibile e reale per il deviante
nonostante le spiacevoli conseguenze.
Aspetti innovativi della teoria:
Rivalutazione dei processi individuali
Come si diventa devianti
non come si è devianti
Critica al determinismo socioambientale ed ai
possibili effetti su profezie che si autoadempiono
Riflessione critica sugli interventi istituzionali e
giudiziari
Influenza sugli interventi soprattutto
nell’ambito della devianza minorile
Critica alle istituzioni
Alternative penali
Programmi di diversion
Creazione di nuove strutture
Devianza e controllo sociale
Il controllo sulla devianza è insito nella societàmediane fattori quali:
q il processo di socializzazione
q la solidità dei legami sociali
q l’autocontrollo interno
Precursori:
La teoria dell’anomia di Durkheim – una societàanomica è una società con un controllo socialedebole
La teoria della disorganizzazione sociale
La teoria della associazioni differenziali
Controllo sociale e contenimento
Personalità e socializzazione
Fattori che determinano il comportamento deviante
- non adeguato sviluppo di autocontrollo interno
- indebolimento dell’autocontrollo
- assenza o conflitto delle regole sociali introiettate
Contenitori interni e contenitori
esterni
Contenitori interni
Sé autocontrollo autostima
Contenitori esterni
Ambiente sociale
ATTENZIONE:
I contenitori interni sono quelli che influenzano inmodo più significativo il comportamento deviante
Legame sociale e autocontrollo
Fattori che determinano il legame sociale
secondo Hirschi
attaccamento
coinvolgimento
impegno
convinzione
Definizione di autocontrollo
secondo Gottfredson e Hirschi
Capacità di resistere alla tentazione delmomento
Tale capacità è correlata a:
q l’educazione ricevuta
q l’attrazione esercitata dal crimine
q la gratificazione che ne può derivare
Sykes Matza e le tecniche di
neutralizzazione Negazione della responsabilità
Negazione del danno
Negazione della vittima
Condanna di chi condanna
Ricorso ad alti ideali
Strategie di contenimento sugli effetti dissuasivi della norme sociali che ripropongono il concetto di committment in Becker , processo attraverso il quale la persona normale viene progressivamente coinvolta nelle istituzioni e nel comportamento convenzionale.
Le critiche di Hirshi alle tecniche di
neutralizzazione
Secondo Hirschi non rappresentano strategie volte
a facilitare il comportamento deviante;
La spinta motivazionale che spinge la persona a
commettere atti devianti si attiva
contemporaneamente all’elaborazione delle
tecniche di neutralizzazione;
Nella teoria dell’autocontrollo la dimensione della
convinzione nelle regole sociali può variare e più è
debole più cresce la probabilità che si commettano
atti devianti (basso autocontrollo).
A CHE COSA SERVONO:
a neutralizzare il sistema valoriale dominante e la
sua capacità di contenimento del comportamento
deviante;
hanno effetti sulla stabilizzazione del
comportamento deviante dal punto di vista del
deviante;
sono giustificazioni del comportamento deviante
considerate valide dal delinquente, ma non dal
sistema legale o dalla società in genere.
Le teorie dell’apprendimento sociale
Recupero del presupposto di Sutherland
Il comportamento deviante si apprende
Teorie dell’apprendimento sociale e comportamentismo
Apprendimento e rinforzo positivo
Imitazione e apprendimento
Socializzazione e modeling
Bandura
Le teorie della costruzione sociale
del crimine
Punto di partenza
Critica alle istituzioni totali
Emarginazione Esclusione Stigma
Lo stereotipo del criminale diviene elemento di classificazione in senso deviante dei comportamenti
La criminologia critica
National Deviance Conference
Taylor, Walton, Young
Influenzata dalle teorie marxiste e dalla criminologia radicale americana(Platt):
Temi
La criminalità è una finzione del potere per escludere le classi sociali svantaggiate;
I ricercatori forniscono gli strumenti psuedo scientifici che sostengono la politica delle classi dominanti.
Criminologia Critica e
Antipsichiatria
Analogia con l’Antipsichiatria: anche il
malato di mente è uno stereotipo che serve
al potere per escludere individui considerati
scomodi e inutili;
Si tratta di strategie per distogliere
l’attenzione del potere dalle vere forme di
devianza proprie dalle classi più abbienti e
colluse con il potere.
La criminologia critica in Italia:
La Questione Criminale e il gruppo di Bologna
Paradigma:
la definizione di devianza è espressione di chi gestisce il potere che a sua volta stabilisce le modalità di controllo e ne legittima il potere
Analisi dei meccanismi di controllo sociale e giudiziario
Abolizionismo Riduzionismo
Indagine: elaborazione teorica e analisi delle politiche giudiziarie
Altri temi affrontati dai
criminologi criticiRiduzionismo penale
decriminalizzazione: non considerare più
reati comportamenti prima configurati come
tali;
depenalizzazione: sostituire la sanzione
penale con sanzioni civili o amministrative.
Nuovo orientamento di ricerca sulla
criminalità economica.
Conseguenza della Criminologia Critica
sulla ricerca e le Politiche Penali
Aver introdotto all’interno della ricerca criminologica la previsione di variabili sociali e politiche prima ignorate dalla ricerca;
Aver focalizzato l’interesse su altre forme di criminalità nascosta come i reati del colletto bianco, i reati ambientali e le discriminazioni razziali,sociali e di genere;
Aver promosso una limitazione degli interventi giudiziari sulla devianza per un maggior coinvolgimento delle risorse sociali e del territorio.
Teorie conflittuali( Goode,1984)
Le classi dominanti definiscono la devianza:
La devianza e i comportamenti violenti sono
diffusi in tutte le classi sociali ma vengono
attribuite solo alle classi sociali svantaggiate;
La giustizia non viene amministrata in modo
eguale e le classi dominanti elaborano un sistema
di leggi con lo scopo di difendere i propri interessi
e assicurarsi l’impunità;
Il diritto penale è lo strumento con cui i detentori
del potere si assicurano il controllo dei più deboli.
Teorie marxiste
Bonger olandese( 1982) nella prospettiva marxista
considera la criminalità come l’espressione della
divisione della società in classi.
La società capitalista è caratterizzata dall’egoismo
e gli stessi proletari, oppressi dalle privazioni, non
possono fare a meno di commettere reati.
Bonger sviluppa un determinismo sociale fondato
sulla negazione del libero arbitrio e
sull’affermazione dell’influenza delle circostanze
socioambientali.
Teorie conflittuali
Recupero della prospettiva macrosociale
Individuazione di due tipologie di conflitti strutturali alla società
Prospettiva conservatrice
Conflitti tra gruppi per il potere (Vold)
Conflitti tra autorità e gruppi (Turk)
Posizioni intermedie (Quinney)
Aderisce inizialmente alla prospettiva delle teorie
conflittuali non marxiste per aderire ad una
prospettiva marxista e anti capitalista.
Teorie della realtà sociale del
crimine(1974,1975):
Definizione del crimine;
Formulazione della definizioni;
Applicazione delle definizioni penali;
Modelli comportamentali in relazione alle
definizioni penali;
Costruzione dei concetti di crimine;
La realtà sociale del crimine.
Influenze
Interazionismo: sono i gruppi sociali che
definiscono la devianza;
Teorie conflittuali(Vold): nei conflitti tra gruppi
sono i gruppi che prendono il potere a dettare le
norme a loro vantaggio;
Teoria delle associazioni differenziali: il
comportamento individuale è determinato
dall’orientamento del gruppo di appartenenza.
In conclusione
Si conferma lo stereotipo del criminale come
soggetto appartenente alle classi sociali
svantaggiate;
Tali classi sociali hanno maggiore probabilità di
essere puniti dalla legge se commettono reati e
infrazioni;
Le forme di criminalità vengono indicate
prevalentemente nei reati comuni lasciando
impuniti i reati commessi dalle classi medio-
superiori.
Nuove prospettive in Criminologia
Destra
prospettiva basata sulla valutazione dei costi
benefici:
il reato è legato all’opportunità contingente
Sinistra
la scelta è determinata dall’incapacità di
rielaborare la frustrazione legata alla
deprivazione relativa.
La Teoria della Scelta
Razionale(Cornish,Clarke 1986,1987)
Cause e Motivazioni al reato
Valutazione costi/benefici
Appetibilità dell’obiettivo
Facilità nel raggiungimento dell’obiettivo
ATTENZIONE:
La concezione della criminalità non è più centrata sul
reo o sull’ambiente, ma su di una valutazione di
convenienza e facilità di azione da parte del reo
La teoria della deprivazione relativa
La devianza non è la conseguenza diretta di una condizione di deprivazione(determinismo sociologico).
Ma è la conseguenza della percezione della deprivazione di mezzi in una società con strumenti di accessibilità differenziati rispetto alla classe sociale di appartenenza.
Assenza di determinismo sociologico, ma scelta della persona sulla base della percezione personale.
Lo studio della vittima in
criminologia “Essere vittima può significare dover sostenere
una grave offesa, subire un danno materiale, essere traditi nella fiducia riposta, sopportare un’ingiustizia, avere paura, con la conseguenza di un danno alla persona”.
Corrisponde ad una definizione ampia che non necessariamente presuppone la violazione di una norma penale, ma il verificarsi di un evento che influenza la sfera sociale, emotiva, situazionale, relazionale e comportamentale di una persona o gruppi di persone.
Ciononostante l’interesse per la vittima ha
interessato prevalentemente il diritto penale,
pertanto la vittimologia ha fatto coincidere la
nozione di vittima con quella di vittima del reato.
E’ all’interno di questa nuova disciplina che viene
rivalutata la vittima secondo un orientamento di
studi e di amministrazione della giustizia centrato
esclusivamente sull’autore del reato.
Vittimologia e Criminologia
La focalizzazione sul reato determina alcune
dimensioni quali:
la violazione della norma penale nella prospettiva
criminologica,
I rapporti di potere che il reato comporta nella
relazione di genere nella prospettiva femminista,
le caratteristiche situazionali che favoriscono o
inibiscono il reato all’interno della lifestyle theory.
.
Criminologia e Vittimologia
La dimensione penalistica della vittimologia la colloca necessariamente all’interno della criminologia e del rapporto con l’autore del reato.
Discipline autonome o indipendenti?
Pareri controversi che oscillano tra l’affermazione del legame indissolubile tra vittima ed autore del reato sì da considerare la vittimologia come parte della vittimologia e l’affermazione della vittimologia come scienza autonoma tendenza che è tuttora prevalente.
La vittimologia come scienza
applicata: il processo
L’ analisi della scena del crimine durante la fase di inizio dell’indagine giudiziaria;
La vittima come testimone dell’evento delittuoso;
La tutela della vittima e la prevenzione della vittimizzazione secondaria;
Rapporti della vittimologia con altre discipline quali la medicina legale, la psicologia, la sociologia,la criminalistica.
Le conseguenze del reato sulla vittima:Victim Impact Statement ;
Azioni di tutela e protezione della vittima e strategie di riparazione del trauma: I Servizi a favore della vittima;
La prevenzione: gli indicatori di rischio di vittimizzazione;
Prevenzione della vittimizzazione, paura della criminalità e sicurezza urbana.
Interesse internazionale per la
vittima
La Decisione Quadro del Consiglio
d’Europa del 15 marzo 2001(
2001/220/GAI) rappresenta il punto di
partenza di una serie di disposizioni
internazionali che hanno progressivamente
provveduto ad assicurare alle vittime
un’adeguata tutela processuale e risarcitoria.
Punti salienti della Decisione Quadro e delle
successive disposizioni internazionali
Vengono affermati alcuni principi:
la partecipazione delle vittime al processo
anche attraverso modalità riparative;
l’affermazione che va assolutamente evitata
la vittimizzazione secondaria;
Il diritto all’informazione con il
superamento delle barriere linguistiche e
culturali;
L’impegno da parte degli stati membri a rendere disponibili servizi e organizzazioni non governative di supporto alle vittime;
L’impegno da parte degli stati membri a fornire fondi pubblici per il risarcimento anche materiale alle vittime del reato.
Affermazione del principio della maggiore tutela che deve essere indirizzata nei confronti delle vittime vulnerabili e particolarmente vulnerabili(Decisione quadro 2002/629).
La prrevenzione situazionale
Strumenti adeguati possono essere:
l’individuazione di aree a rischio e di aree ad alta densità di reati,
l’adozione di strumenti di controllo del territorio attraverso l’uso di strumenti di sorveglianza elettronica o di potenziamento delle forze dell’ordine(la mancanza di un guardiano è uno dei fattori che può essere percepito dal potenziale reo come elemento di facilitazione del reato),
la tutela di persone che a causa del loro stile di vita a seguito della posizione sociale e del lavoro svolto sono particolarmente a rischio,
campagne di informazione, sensibilizzazione e coinvolgimento dei cittadini anche a livello di quartiere.
Teorie di riferimento
La lifestyle theory di Hindelang,Gottfredson e Garofalo (1978);
La teoria delle attività abituali(Cohen e Felson,1979) e della scelta razionale (Cornish, Clarke,1986);
La commissione di un reato dipende da:
abitudini di vita;
circostanze contingenti (visibilità,inerzia,valore e accessibilità rispetto all’oggetto del reato):
Ne consegue:
restituzione alla valutazione soggettiva del potenziale autore la commissione dell’azione criminosa.
minore controllabilità del comportamento deviante
la crescita del senso di insicurezza
ampliamento della gamma delle potenziali vittime.
Cosa spiega la vittimologia
Il significato della relazione tra vittima ed autore del reato;
Il ruolo avuto nel determinarsi nell’evento delittuoso;
I fattori che hanno determinato il verificarsi dell’evento delittuoso;
I fattori contestuali che hanno contribuito nella precipitazione dell’evento delittuoso;
La vittimologia si pone in una prospettiva dinamica rispetto al delitto.
Fattori predisponenti
Fattori preesistenti alla commissione del reato che caratterizzano la vittima e la rendono particolarmente esposta al rischio di vittimizzazione;
I fattori preesistenti coincidono con le caratteristiche bio-psicologiche e sociali della vittima e rappresentano un’attrattiva per l’autore del reato;
Le predisposizioni vittimogene specifiche secondo le interpretazioni di Von Hentig, Fattah, Gulotta sono strutturali e non contenstuali.
Fattori precipitanti
La precipitazione al reato:
Quando la vittima contribuisce alla commissione del
reato;
Le ricerche di Wolfgang(1957,1958) e Amir (1971;
Quando gli atteggiamenti della vittima del reato e la
relazione con l’autore rappresentano un elemento
scatenante del reato;
Causalità o attribuzione di causalità?
Le tipologie delle vittime
1. Vittime potenziali, latenti, imprudenti, criminali-vittime,tormentatrici,false,simulatrici,indiscriminate: le classificazioni di Von Hentig, Fattah, Gulotta;
2. Vittime passive e vittime attive in relazione al contributo dato al verificarsi dell’evento
3. Fungibilità e infungibilità della vittima : la variabile della tipologia del reato;
4. Le vittime passive preferenziali, simboliche,trasversali;
Aspetti critici: tendenza classificatoria che ripropone il paradigma positivista delle tipologie criminali.
Criminogenesi e
Criminodinamica
La criminogenesi dell’evento delittuoso si riferisce ai fattori preesistenti e come questi possono influire sul determinarsi dell’evento delittuoso;
La criminodinamica comprende invece i fattori contestuali che possono coincidere nelle azioni, le emozioni provocate, i messaggi comunicativi e le distorsioni cognitive( effetto feedback e retroazione)
Il contributo della psicologia
La psicologia delle distorsioni cognitive alterano la percezione della realtà all’interno di una relazione interpersonale e possono contribuire a provocare una reazione violenta;
La psicologia delle attribuzioni fornisce un contributo ai codici interpretativi sottostanti la relazione tra autore e vittima;
Non soltanto nell’ambito di relazioni affettive parentali, ma anche rispetto ai codici che regolano i rapporti all’interno della criminalità.
Il rischio di vittimizzazione
Si ripropongono la life style theory e la routinary activity theory:
“La vittimizzazione non è distribuita causalmente nello spazio e nel tempo – vi sono luoghi di alto rischio e periodi di tempo di alto rischio .” “Modelli di stile di vita influenzano: a. l’entità dell’esposizione a posti e tempi con rischi di esposizione variabili”, b. la prevalenza di esposizioni con altri che hanno più o meno probabilità di commettere reati” (Garofalo,1987, p.26);
il crimine è il risultato di tre elementi individuabili nel tempo e nello spazio: 1. la presenza di probabili e motivati autori; 2. la presenza di obiettivi appetibili;3. l’assenza di un “guardiano” capace a scagionare la commissione del reato(Robinson, 1999).
Inadeguatezza della life style theory
e della routinary activity theory
Esplicativa soprattutto nello spiegare il rischio di
vittimizzazione di reati contro il patrimonio;
Non adeguatezza per quanto riguarda reati in
ambito familiare e che coinvolgono i minori;
Importanza nel considerare anche la vicinanza e la
frequentazione di gruppi devianti o l’assunzione di
stili di vita devianti.
Precipitazione, predisposizioni
specifiche e vulnerabilità
Pretesto avanzato dalle istituzioni per
deresponsabilizzare le istituzioni rispetto a
campagne di prevenzione della vittimizzazione;
Individuazione di caratteristiche strutturali che
non sempre corrispondono alla diversità delle
situazioni;
L’ipotesi del rischio differenziale meglio
corrisponde alla dimensione dinamica della
vulnerabilità della potenziale vittima;
Il concetto di rischio differenziale non
esclude la presenza di fattori legati alle
caratteristiche bio-spico-sociologiche ma le
declina in considerazione anche degli
aspetti contestuali in cui si verifica gli
eventi delittuosi;
Esauriente la distinzione di Sparks:
a. precipitazione ( il comportamento della vittima incoraggia fortemente il comportamento del delinquente), b. facilitazione( la vittima si espone al rischio a causa del suo comportamento, dei suoi attributi e della sua posizione sociale),c. vulnerabilità( la vittima è un facile bersaglio del crimine),d. opportunità( la vittima è un facile bersaglio del crimine), e, attrattività ( la vittima o ciò che lei possiede attirano l’attenzione del delinquente)( Sparks,1982, cit.in Bandini, 2004,p.514).
Altri fattori che incidono sulla
vulnerabilità della vittima
la vulnerabilità non si configura come una
componente oggettiva correlata a fattori
predisponenti intesi quasi come indicatori di
una potenziale vittimizzazione futura, ma va
mediata dalla rappresentazione soggettiva
da parte delle potenziali vittime che può
essere influenzata anche dai mezzi di
comunicazione.
Rischio e danno
La vulnerabilità della vittima si misura in
relazione al rapporto tra rischio e danno: non
sempre un alto rischio presuppone un danno
corrispondente ma può avere come conseguenza
un danno lieve così come un basso rischio può
comportare un danno grave.
L’entità del danno è proporzionale alla capacità
della vittima nel sostenere il danno subito.
Le emozioni
Tale capacità può individuarsi nella capacità
di resistenza della vittima(resilience) e nella
capacità di risposta agli eventi stressanti
mediante il coinvolgimento, il controllo e la
sfida.
Ruolo determinante assume la capacità della
vittima di gestire le emozioni legate
all’evento improntate paura o rabbia.
Aspetti atipici della vittimizzazione
Quando la vittima e il suo aggressore
entrano in relazione sino ad annullare il
rapporto di subordinazione:
La sindrome di Stoccolma.
Fattori di vulnerabilità: la minore età
Forme di vittimizzazione più frequenti:
Si verificano prevalentemente all’interno
delle relazioni familiari o in ambienti che
interagiscono con l’ambiente familiare;
Si tratta prevalentemente di comportamenti
omissivi e aggressivi che danneggiano
gravemente lo sviluppo psicofisico dei
minori.
Tipi di comportamento
Comprendono comportamenti di negligenza
e trascuratezza da parte di chi ha in cura il
minore o di comportamenti che prevedono
vere e proprie forme di aggressività fisica,
psicologica, sessuale o di violenza legata
all’ambiente familiare o istituzionale.
Fattori di vulnerabilità
La dipendenza dall’adulto;
La coabitazione che aumenta il rischio di
vittimizzazioni ripetute;
La disfunzionalità delle relazioni familiari e
della qualità dell’attaccamento;
La difficoltà ad essere creduto
dall’ambiente familiare e istituzionale.
Fattori di rischio
le caratteristiche della violenza (gravità del
trauma, frequenza nel tempo, traumi precedenti);
la fase dello sviluppo ( influenza le possibili
risorse cognitive ed emozionali utili per modulare
l’ansia);
le caratteristiche della personalità del bambino;
il contesto familiare e la comunità di
appartenenza(presenza o meno di fattori protettivi
e di supporto dell’ambiente).
Fattori di protezione
Che riguardano il bambino:
Aver acquisito capacità autoregolative interne;
Buona capacità di controllo delle emozioni;
Competenze prosociali ed empatiche acquisite;
Buona stima di Sé;
Che riguardano l’ambiente:
la presenza di un genitore “testimone partecipe” o protettivo;
la disponibilità di altri contesti relazionali protettivi;
l’aver usufruito di cure adeguate nei primi anni di vita da parte dei genitori o di uno di essi o da parte di un adulto sostitutivo;
Contestuali:
la non continuità dell’abuso o la sua individuazione precoce;
Conseguenze
A breve termine:
Disturbi del sonno, disturbi dell’apprendimento e caduta del rendimento scolastico,disturbi fisici, difficoltà nei rapporti interpersonali.
A lungo termine:
Sequele psichiatriche che possono perdurare anche in età adulta;
Dissocialità e tendenza a comportamenti devianti tra cui droga o alcol;
Assunzione di stili educativi violenti o tendenza alla violenza delle relazioni intime.
Multidimensionalità della
vulnerabilità legata all’età
Tipologia dell’abuso;
Caratteristiche personali del minore;
Presenza di un adulto protettivo;
Capacità di supporto da parte dell’ambiente
familiare e sociale;
Qualità degli interventi istituzionali.
La vulnerabilità del minore è intesa in senso
dinamico ed è mediata dalle strategie di
prevenzione delle conseguenze.
Fattori di vulnerabilità: il genere
“Convenzione del Consiglio d’ Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica” (Istanbul,11maggio 2011) e ratificata con tempestività dal Parlamento Italiano, il 28 maggio 2013 alla Camera e il 19 giugno 2013 al Senato, in cui all’art. 3, punto c e d: “ con il termine “genere” si ci riferisce a ruoli, comportamenti, attività e attributi socialmente costruiti che una determinata società considera appropriati per donne e uomini” e “ l’espressione “violenza contro le donne basata sul genere” designa qualsiasi violenza diretta contro una donna in quanto tale, o che colpisce le donne in modo sproporzionato”.
Decreto Legge 14 agosto 2013, n. 93 - (Legge 15 ottobre 2013,n.119)
La violenza domestica
viene definita la violenza domestica come”….tutti quegli atti, non episodici,di violenza fisica,sessuale, psicologica o economica che si verificano all’interno della famiglia o del nucleo familiare o tra attuali o precedenti coniugi o persone legate da relazione affettiva in corso o pregressa,indipendentemente dal fatto che l’autore di tali atti condivida la stessa residenza della vittima”.
Innovazioni importanti
Aver focalizzato l’attenzione sulla violenza tra partners( Intimate Partner Violence) e sugli effetti traumatici sui minori;
Viene infatti esplicitamente considerata la violenza su donna incinta consumata di fronte a soggetti di età minore;
Aver esteso la definizione di violenza domestica anche ai rapporti tra partners anche non conviventi.
Tre linee interpretative
la violenza è violenza sulla donna in quanto tale a causa di ruoli sociali, stereotipi di genere, supremazia maschile legata alla cultura patriarcale;
nella prospettiva psicologica e psicopatologica la violenza sulla donna presuppone sviluppi patologici legati all’autore anche a causa di esperienze pregresse;
nella prospettiva sociologica la violenza sulla donna riproduce modalità relazionali violente socialmente apprese ed interiorizzate;
Alcune riflessioni sul concetto di
violenza Aggressività e violenza: tendenza la prima volta a
recare danni anche non deliberati, comportamento sistematico volto intenzionalmente a produrre danno;
Un’azione è aggressiva se intenzionalmente vuole procurare danno e si differenzia da azioni che comunque procurano danno senza intenzione iniziale;
Aggressività emozionale ed aggressività strumentale: possono coincidere se indirizzate verso la discriminazione di gruppi o persone;
Violenza : forma estrema dell’aggressività;
Violenza strutturale – istituzionalizzata nei
confronti di gruppi emarginati e minoritari;
Violenza normativa da parte del sistema
normativo legato al cambiamento politico-
istituzionale.
Un’interpretazione del comportamento
violento dal punto di vista della vittima
La prospettiva di Lonnie Athens: l’uomo violento elabori piani di azione mediante i quali si rappresentano la situazione;
Rilevanti dal punto di vista vittimologico le interpretazioni “fisicamente difensive” in cui prima l’autore tende ad assumere l’atteggiamento della vittima attribuendo ai suoi gesti e atteggiamenti un significato di potenziale o effettivo attacco;
successivamente, l’autore decide che deve agire con violenza e prepara un piano di azione.
Maltrattamento e femminicidio
Violenze pregresse possono risolversi nella morte della donna ma è la coabitazione con l’aggressore il fattore di rischio più rilevante;
Altri fattori riguardano:
a. la percezione da parte dell’autore della vittima rispetto ai significati attribuiti alla propria azione, b. la storia personale pregressa sia della vittima che dell’autore,
c. la rappresentazione interna della violenza sia da parte di chi la agisce sia da parte di chi la subisce direttamente.
Esiste anche una violenza al
femminile? Sì: se il fenomeno non emerge ne è causa:
lo stereotipo del femminile come “gentil sesso”,
la vergogna che l’uomo prova a denunciare le violenze subite a discapito della sua virilità, l
a prevalenza di violenze a carattere psicologico che presentano l’indubbia caratteristica di una minore visibilità;
la tendenza a considerare la presenza di comportamenti violenti da parte di donne nei confronti del proprio partner soprattutto come una forma di autodifesa nei confronti delle violenze subite.
La vittima e il processo
La vittima ricopre un ruolo fondamentale
nel processo di accertamento della
responsabilità del reo in relaziona a:
1. la criminodinamica dell’evento delittuoso;
2. al danno provocato alla vittima in quano
parte offesa del reato;
3. all’acquisizione della testimonianza.
Come tutelare la vittima
La vittimizzazione secondaria
Scarsa attenzione ai bisogni della vittima;
Impiego di procedure inappropriate;
Incredulità, biasimo e colpevolizzazione
nei confronti della vittima;
Ricorso a personale non adeguatamente
formato.
La teoria della fede in un mondo
giusto Se la vittimizzazione colpisce coloro che
trasgrediscono le norme sociali viene meno la solidarietà nei confronti della vittima e ciò incrementa il rischio di vittimizzazione secondaria;
Si crea una correlazione tra innocenza della vittima e fiducia in un mondo giusto che incide sul processo di vittimizzazione secondaria e sul giudizio di meritevolezza del danno subito.
Più è forte la fiducia in un mondo giusto più si è meno attenti ai bisogni della vittima.
Tutela della vittima in relazione ai
fattori di vulnerabilità: l’età minore Ai sensi della Convenzione dei Diritti del
Fanciullo emanata a New York nel 1989 e ratificata in Italia con la legge n. 179/1991 ulteriormente integrata con successivi proclami internazionali e leggi di ratifica da parte dei singoli Stati membri il minore in quanto soggetto vulnerabile deve essere ascoltato in ogni fase e grado dei procedimenti che lo riguardano e gli deve essere assicurata ogni di protezione e sostegno psicologico al fine di evitare qualsiasi ulteriore trauma e conseguenza sul suo naturale sviluppo.
Azioni
Ascolto protetto del minore con il ricorso a professionista opportunamente formato in ausilio al giudice;
Presenza di esponente dei servizi al fine di assicurare sostegno del minore soprattutto nei procedimenti che riguardano abuso e violenza sessuale(art.12 l.n.99/1996);
Impiego di appositi strumenti di raccolta della testimonianza adeguati alla fase di sviluppo del minore nei casi in cui il minore è sia vittima che testimone.
La vittimologia forense
Quando pratiche di accertamento diagnostico inadeguate e metodologie non appropriate comportano sofferenza non solo nel presunto autore di reato che può essere ingiustamente condannato, ma anche nel bambino e nella sua famiglia.
Quando il bambino può divenire vittima di ritorno quando diviene vittima di cospirazioni da parte degli adulti (nei casi di separazione/divorzio conflittuali da parte dei genitori) o di ansia anticipatoria da parte dei genitori che si sentono responsabili in modo ossessivo della tutela dei minori;
Quando vi è condizionamento da parte di campagne medianiche che tendono a generalizzare e amplificare il fenomeno dell’abuso.
A livello internazionale
La Vittimologia Forense viene considerata come uno studio idiografico e nomotetico delle vittime di reati violenti con lo scopo di indirizzare le indagini e le pratiche forensi. A tal fine studia la fisionomia delle vittime, degli autori, delle circostanze del reato e delle cause del crimine in considerazione dello stile di vita della vittima e della relazione con l’autore al fine di comprenderne la causa del verificarsi dell’evento delittuoso. Si pone come scienza applicata impiegata con obiettivi scientifici e pratici. Molti contenuti e obiettivi coincidono con quelli della vittimologia stessa, inquadrata in questo caso in un contesto forense.
Tutela della vittima in relazione ai
fattori di vulnerabilità: il genere
Invio alla Convenzione di Istanbul: ricorso a personale specializzato anche per le vittime di violenza di genere;
Rifiuti di procedure giudiziarie lesive per la dignità e tutela morale e psicologica della persona;
Ruolo della Associazioni Victim Supportcome costituzione di parte civile nelle procedure giudiziarie.
Nuove prospettive di tutela della
vittima nel processo penale Esigenza di tutelare la vittima durante le procedure
penali anche quando non ricopre il ruolo di testimone.
La vittima va tutelata come persona offesa e pertanto deve avere il diritto di esprimersi in relazione al danno ricevuto.
Il rapporto con l’autore del reato va considerato non solo in relazione alla violazione della norma ma soprattutto in relazione al danno arrecato alla vittima.
Il paradigma riparativo
Compito della giustizia è quello di promuovere la riparazione del danno alla vittima mediante:
A. modalità risarcitorie di natura prevalentemente economica;
B. attività socialmente utili;
C. incontri guidati tra vittima ed autore del reato allo scopo di intraprendere un’attività di mediazione del conflitto provocato dal reato con la progettazione di un’attività riparativa da espletare nei confronti della vittima.
Dimensione internazionale
I principi della Giustizia Riparativa e della mediazione penale sono promossi a livello internazionale dai proclami delle organizzazioni internazionali(La Dichiarazione di Vienna del 2000, La Raccomandazione del Consiglio d’Europa n. R (99)19 e degli Stati Membri;
Trova ampia applicazione nei paesi europei e nel Nord America;
In Italia trova spazio nella Giustizia Minorile a livello sperimentale e nell’applicazione delle misure alternative alla detenzione.
Alcune riflessioni
La giustizia riparativa si pone come un modello al
femminile di giustizia da contrapporre ad un
modello al maschile fondato sulla punizione.
La mediazione si propone come strumento di
abbandono dei sistemi formali di controllo
prospettando invece la piena condivisione della
presa in carico di situazioni conflittuali.
(Pavarini,2001)
Nodi critici
Rischio di una deriva trattamentale nella mediazione applicata alle misure alternative alla detenzione;
Applicazione residuale della mediazione a causa del carattere prescrittivo del diritto penale tale da contrastare con il paradigma mediativo;
Richiesta di politiche repressive allo scopo di assicurare il bisogno di sicurezza;
La mediazione deve tuttavia agire non al di fuori della legge ma all’interno di essa contribuendo a modificarla.
La prevenzione
prevenzione primaria: applicazione di interventi diretti alla popolazione generale indirizzati a fattori potenzialmente criminogeni prima che si verifichi il problema,
prevenzione secondaria :applicazione di interventi diretti a categorie a rischio a causa di fattori predisposizionali o a circostanze contingenti,
prevenzione terziaria: attuazione di interventi diretti a delinquenti conosciuti con lo scopo di evitare ulteriori danni.
Prevenzione victim oriented
a livello primario: rafforzamento di campagne di consapevolezza e rassicurazione,
a livello secondario: considerare categorie vulnerabili e a rischio come anziani e minori soprattutto per quanto riguarda reati quali furti con scasso o violenze fisiche e sessuali,
a livello terziario: iniziative volte a scagionare il ripetersi di vittimizzazioni, il sostegno alle vittime o attività di riparazione e risarcimento che fanno parte dei principi della giustizia riparativa e che comprendono la mediazione con l’autore del reato.
Può la giustizia riparativa rappresentare uno
strumento di prevenzione?
In prima istanza può rappresentare uno
strumento di prevenzione che investe
essenzialmente il livello terziario delle
strategie di prevenzione;
Ciononostante la giustizia riparativa può
essere un efficace strumento di prevenzione
in quanto strumento di prevenzione
victim/oriented;
L’incontro vittima-autore nel percorso di
mediazione comporta infatti:
La valorizzazione della vittima con un
effetto di empowerment;
La assunzione di responsabilità dell’autore;
L’impegno dell’attività riparativa.
La prevenzione
riduzione della paura del crimine da parte della vittima;
consapevolezza da parte del reo del danno arrecato che può produrre un’astensione successiva nel commettere reati;
l’incontro con l’autore del reato può chiarire alla vittima le dinamiche di commissione del delitto e ridurne la vulnerabilità mediante la messa a punto di strategie difensive per evitare vittimizzazioni ripetute;
quando vittime e rei appartengano allo stesso ambiente socioeconomico e condividano molte caratteristiche demografiche e che autori di reato rimangano essi stessi vittime o che vi sia una correlazione tra l’essere state vittime per poi divenire futuri delinquenti.
La percezione di insicurezza
essere stata vittima di reati sia contro la persona che contro il patrimonio comporta un sentimento di insicurezza sia in luoghi aperti che all’interno della propria abitazione
ma anche chi non è mai stato vittima di reati non è esente da sentirsi insicuro.
Perché?
le altrui esperienze,
il sentirsi parte di una comunità in cui si condividono luoghi e spazi,
l’effetto di amplificazione dell’informazione,
la mancanza di fiducia nell’azione della giustizia e negli interventi delle istituzioni,
condizione generalizzate di disagio sociale e di disorganizzazione sociale.