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1 PROCEDURA DI VALUTAZIONE COMPARATIVA PER IL RECLUTAMENTO DI N. 1 PROFESSORE UNIVERSITARIO DI RUOLO - FASCIA DEGLI ASSOCIATI - NEL SETTORE SCIENTIFICO-DISCIPLINARE IUS/18 (DIRITTO ROMANO E DIRITTI DELL’ANTICHITÀ) PRESSO LA FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TERAMO ( D.R. n. 262 dell’11 giugno 2008, il cui avviso è stato pubblicato sulla G.U. -4^ serie speciale- n. 49 del 24 giugno 2008). ALLEGATO n. 1 al verbale della quarta seduta GIUDIZI SULL’ATTIVITÀ DEI CANDIDATI GIUDIZI INDIVIDUALI DEI COMMISSARI 1. CANDIDATO: dott. Antonio Mario Enrico Banfi CURRICULUM: Il candidato, laureato in Storia greca, borsista presso l’Istituto Italiano di Studi Storici di Napoli dal 1997 al 2000 e presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli nel 1998, assegnista di ricerca dal 2000 al 2004 e ricercatore universitario confermato dal 2007, ha partecipato a diversi progetti di ricerca (“Lifeplus” dal 2002 al 2004 e PRIN 2004) ed ha tenuto i corsi di Diritto Romano – Fondamenti di Diritto Europeo e di Istituzioni di Diritto Romano nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Commerciale L. Bocconi. Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto romano, in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica del candidato, se per un verso si fa apprezzare per una più che buona conoscenza delle fonti e della letteratura e per l’ambito di indagine, che spazia dal diritto romano al diritto greco, per altro verso appare connotata in una parte non poco consistente dall’utilizzo di testimonianze soprattutto letterarie che spesso finisce per privilegiare, della fenomenologia esaminata, unicamente gli aspetti storico-sociali a scapito di quelli più prettamente giuridici. Ciò deve dirsi, in primo luogo, per la prima monografia, dal titolo “Il governo della città: Pericle nel pensiero antico(Bologna 2003) ed articolata in tre parti, nella quale vengono indagati i concetti politico-filosofici di democrazia, tirannide, demagogia, aristocrazia e costituzione alla luce della rappresentazione della polis nel pensiero greco del IV sec. a.C. e, in particolare, della riflessione su Pericle da parte prima dei suoi contemporanei, poi dei Socratici, di Platone, di Isocrate e di Aristotele e, infine, di Plutarco e di Elio Aristide. Di diverso spessore è invece la seconda corposa monografia, dal titolo “«Habent illi iudices suos». Studi sull’esclusività della giurisdizione ecclesiastica e sulle origini del «privilegium fori» in diritto romano e bizantino” (Milano 2005) ed articolata in nove capitoli, dedicati alla giurisdizione ecclesiastica nei suoi diversi aspetti: nascita, rapporti con le altre giurisdizioni sotto Costantino e Valentiniano I, privilegium fori per i vescovi, riserva del foro nel V sec. d.C. ed in Occidente e privilegio clericale in Oriente prima di Giustiniano, poi sotto quest’ultimo e, infine, nel periodo gotico e bizantino. Di tale lavoro monografico si fanno apprezzare la ricostruzione attenta, scrupolosa ed accurata, le riflessioni prudenti ed equilibrate, la padronanza della letteratura e le conclusioni alle quali si perviene, spesso condivisibili in quanto sorrette da una corretta metodologia nell’approccio alle fonti letterarie e patristiche (come, ad es., Aug. epist. 88.2 e 9.3, Opt. Milev., de schism. 1.24, Sozom. hist. eccl. 1.17, Hil. fragm. 3.6, Ath. apol. contra Arianos 39, Ambr. epist. extra coll. 7.2, Socr. hist. eccl. 5.12 e Bas. epist. 73.10-13), papirologiche (come P. London 2217) e giuridiche (tra le quali si segnalano, in particolare, CTh. 16.2.1, 12, 20, 23 e 41 e 11.36.20, Const. Sirm. 6, Nov. Val. 35pr. e 7, C. 1.3.32pr.-4, 1.3.44pr.-2 e 1.4.29 e Nov. Iust. 86 e 123), che consentono di ritenere tale opera di indispensabile consultazione da parte non solo degli studiosi dell’apparato giudiziario e del processo di età postclassica, giustinianea e protobizantina, ma anche di quelli del rapporto tra Stato e Chiesa nel medesimo periodo storico. Alle tematiche storico-filosofiche in parte sviluppate nella prima monografia si riconnettono tutta una serie di articoli, nei quali spesso è difficile individuare ed isolare le poche considerazioni di carattere più prettamente giuridico all’interno di quelle che non hanno tale rilievo: “Perikles phainomenos politikos. Note su Platone e Pericle(1998), “I processi contro Anassagora, Pericle, Fidia d Aspasia e la questione del circolo di Pericle. Note di cronologia e di storia(1999), “La Stoa antica ed i tentativi di riforma costituzionale a Sparta nel terzo secolo” (2000), “La profezia del filosofo. Considerazioni su vita e dottrina di Anassagora” (2001) e “Storia ateniese, filosofia e politica nell’opera di Demetrio del Falero

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PROCEDURA DI VALUTAZIONE COMPARATIVA PER IL RECLUTAMENTO DI N. 1 PROFESSORE UNIVERSITARIO DI RUOLO - FASCIA DEGLI ASSOCIATI - NEL SETTORE SCIENTIFICO-DISCIPLINARE IUS/18 (DIRITTO ROMANO E DIRITTI DELL’ANTICHITÀ) PRESSO LA FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TERAMO ( D.R. n. 262 dell’11 giugno 2008, il cui avviso è stato pubblicato sulla G.U. -4^ serie speciale- n. 49 del 24 giugno 2008). ALLEGATO n. 1 al verbale della quarta seduta

GIUDIZI SULL’ATTIVITÀ DEI CANDIDATI

GIUDIZI INDIVIDUALI DEI COMMISSARI

1. CANDIDATO: dott. Antonio Mario Enrico Banfi CURRICULUM: Il candidato, laureato in Storia greca, borsista presso l’Istituto Italiano di Studi Storici

di Napoli dal 1997 al 2000 e presso l’Istituto Italiano per gli Studi Filosofici di Napoli nel 1998, assegnista di ricerca dal 2000 al 2004 e ricercatore universitario confermato dal 2007, ha partecipato a diversi progetti di ricerca (“Lifeplus” dal 2002 al 2004 e PRIN 2004) ed ha tenuto i corsi di Diritto Romano – Fondamenti di Diritto Europeo e di Istituzioni di Diritto Romano nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Commerciale L. Bocconi.

Giudizio del Prof. Arcaria

Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto romano, in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica del candidato, se per un verso si fa apprezzare per una più che buona conoscenza delle fonti e della letteratura e per l’ambito di indagine, che spazia dal diritto romano al diritto greco, per altro verso appare connotata in una parte non poco consistente dall’utilizzo di testimonianze soprattutto letterarie che spesso finisce per privilegiare, della fenomenologia esaminata, unicamente gli aspetti storico-sociali a scapito di quelli più prettamente giuridici. Ciò deve dirsi, in primo luogo, per la prima monografia, dal titolo “Il governo della città: Pericle nel pensiero antico” (Bologna 2003) ed articolata in tre parti, nella quale vengono indagati i concetti politico-filosofici di democrazia, tirannide, demagogia, aristocrazia e costituzione alla luce della rappresentazione della polis nel pensiero greco del IV sec. a.C. e, in particolare, della riflessione su Pericle da parte prima dei suoi contemporanei, poi dei Socratici, di Platone, di Isocrate e di Aristotele e, infine, di Plutarco e di Elio Aristide. Di diverso spessore è invece la seconda corposa monografia, dal titolo “«Habent illi iudices suos». Studi sull’esclusività della giurisdizione ecclesiastica e sulle origini del «privilegium fori» in diritto romano e bizantino” (Milano 2005) ed articolata in nove capitoli, dedicati alla giurisdizione ecclesiastica nei suoi diversi aspetti: nascita, rapporti con le altre giurisdizioni sotto Costantino e Valentiniano I, privilegium fori per i vescovi, riserva del foro nel V sec. d.C. ed in Occidente e privilegio clericale in Oriente prima di Giustiniano, poi sotto quest’ultimo e, infine, nel periodo gotico e bizantino. Di tale lavoro monografico si fanno apprezzare la ricostruzione attenta, scrupolosa ed accurata, le riflessioni prudenti ed equilibrate, la padronanza della letteratura e le conclusioni alle quali si perviene, spesso condivisibili in quanto sorrette da una corretta metodologia nell’approccio alle fonti letterarie e patristiche (come, ad es., Aug. epist. 88.2 e 9.3, Opt. Milev., de schism. 1.24, Sozom. hist. eccl. 1.17, Hil. fragm. 3.6, Ath. apol. contra Arianos 39, Ambr. epist. extra coll. 7.2, Socr. hist. eccl. 5.12 e Bas. epist. 73.10-13), papirologiche (come P. London 2217) e giuridiche (tra le quali si segnalano, in particolare, CTh. 16.2.1, 12, 20, 23 e 41 e 11.36.20, Const. Sirm. 6, Nov. Val. 35pr. e 7, C. 1.3.32pr.-4, 1.3.44pr.-2 e 1.4.29 e Nov. Iust. 86 e 123), che consentono di ritenere tale opera di indispensabile consultazione da parte non solo degli studiosi dell’apparato giudiziario e del processo di età postclassica, giustinianea e protobizantina, ma anche di quelli del rapporto tra Stato e Chiesa nel medesimo periodo storico. Alle tematiche storico-filosofiche in parte sviluppate nella prima monografia si riconnettono tutta una serie di articoli, nei quali spesso è difficile individuare ed isolare le poche considerazioni di carattere più prettamente giuridico all’interno di quelle che non hanno tale rilievo: “Perikles phainomenos politikos. Note su Platone e Pericle” (1998), “I processi contro Anassagora, Pericle, Fidia d Aspasia e la questione del circolo di Pericle. Note di cronologia e di storia” (1999), “La Stoa antica ed i tentativi di riforma costituzionale a Sparta nel terzo secolo” (2000), “La profezia del filosofo. Considerazioni su vita e dottrina di Anassagora” (2001) e “Storia ateniese, filosofia e politica nell’opera di Demetrio del Falero”

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(2001). Alla tematica sviluppata nella seconda monografia vanno ricondotti due lavori nei quali, in realtà, viene anticipato l’esame di testimonianze oggetto poi di rinnovata attenzione appunto in tale monografia: l’articolo dal titolo “«Cauterium bonum est». Note a CTh. 16.2.20” (2001), in cui, prendendosi le mosse da una costituzione del Codice Teodosiano, si insiste soprattutto sulla circostanza che tale provvedimento normativo sarebbe stato motivato dalla necessità di intervenire sulla destinazione di grandi patrimoni, il cui trasferimento ad uomini di chiesa avrebbe potuto provocare trasformazioni significative nella struttura sociale, e l’articolo dal titolo “Una perduta costituzione di Valentiniano I in tema di foro ecclesiatico” (2004), in cui, alla luce di alcune testimonianze letterarie (Ambr. epist. 21.2 e 4-5 ed epist. extra coll. 7.2 e 4), si ricostruisce il contenuto di una non pervenutaci costituzione dell’imperatore Valentiniano I in tema di giurisdizione ecclesiastica. Ed aventi anch’essi sicuro contenuto giuridico sono infine alcuni lavori di argomento eterogeneo: l’articolo dal titolo “Sulla legislazione di Demetrio del Falero” (2005), in cui viene tratteggiata la figura di tale filosofo e letterato, vissuto nella seconda metà del IV sec. a.C. ed autore di decine di opere storiche, letterarie, politiche e filosofiche, nella sua qualità anche di ‘legislatore’ ateniese (Cic. de re publ. 2.2); l’articolo dal titolo “‘GYNAIKONOMEIN’. Intorno ad una magistratura ateniese del IV secolo ed alla sua presenza nelle fonti teatrali greche e romane” (2007), in cui viene indagata la competenza dei gineconomi, magistrati operanti in Grecia e, soprattutto, ad Atene nel IV secolo a.C., in materia di controllo della vita sociale delle donne; “Risposta a Martin Dreher (Das Bürgerrecht im griechischen Sizilien)” (2007), in cui, in replica alla tesi di tale autore in ordine alla nascita della nozione di cittadinanza nelle città siceliote ed alla luce delle vicende costituzionali di Turii, si contesta l’idea di crisi e disintegrazione della polis nelle colonie occidentali; “Il processo di Indicia, qualche considerazione su «accusatio» ed «inquisitio» nella tarda antichità” (2007), in cui, prendendo le mosse da un processo criminale svoltosi nel IV sec. d.C. e di cui abbiamo notizia grazie ad Ambr. epist. 5.1-2 e 6.1, si ritiene che esso fosse improntato al sistema inquisitorio, anziché, come si ritiene comunemente in dottrina, a quello accusatorio. Infine, di nessun rilievo scientifico, in quanto trattasi di una mera rassegna della monografia de qua, è la brevissima Recensione di C. CAREY, Trial from Classical Athens (2001). La produzione scientifica non monografica ora ricordata, incentrata anch’essa su argomenti di taglio esclusivamente pubblicistico, pur attestando lodevole continuità temporale e corretta metodologia, appare però, al pari di quella monografica, non sempre pienamente congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa, giacché l’indagine, che viene condotta in larga parte su fonti atecniche, non di rado attenziona più gli aspetti metagiuridici che quelli precipuamente giuridici delle vicende esaminate.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione del candidato — ricercatore confermato con esperienza didattica —

testimoniano la continuità dell’impegno scientifico concentrato su temi della storia greca e della giurisdizione ecclesiastica in diritto romano e bizantino. La prima monografia sulla figura di Pericle — cui fanno eco una serie di scritti minori — offre, attraverso l’esame di testimonianze soprattutto filosofiche, uno spaccato della storia politica ateniese cui restano però estranee le questioni di diritto. Lo stile, scorrevole ma frammentario, non consente di rintracciare un disegno ricostruttivo che superi il carattere di una, sia pur interessante, raccolta di testimonianze. Con il secondo lavoro sull’esclusività della giurisdizione ecclesiastica in diritto romano e bizantino, sicuramente lodevole nella ricostruzione del contesto storico, il candidato stenta a proporre una trattazione giuridicamente adeguata della questione. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino Laureato in Storia greca, il candidato, dopo un periodo di borsista presso Istituti culturali storici o

filosofici, è divenuto assegnista di ricerca in ambito romanistico e ha poi preso servizio come ricercatore per il SSD IUS/18. Ha svolto varia attività di supporto alla didattica di insegnamenti romanistici e ha tenuto corsi romanistici. Ha partecipato a un progetto di ricerca finanziato dalla Commissione Europea e a un progetto di ricerca PRIN. È stato relatore a un convegno internazionale. Oltre a vari saggi di minor mole (alcuni dei quali di carattere più strettamente storico), il candidato presenta due monografie. La prima, su Pericle nel pensiero antico. La seconda sull’esclusività della giurisdizione ecclesiastica e sulle origini del privilegium fori in diritto romano e bizantino. La metodologia impiegata mostra un’eccessiva dipendenza da parametri culturali strettamente storici, anziché storico-giuridici. La conoscenza delle fonti e della dottrina è adeguata, ma anche nella seconda monografia i profili giuridici non sembrano sempre messi in opportuna evidenza. Si nota anche talora un’eccessiva prolissità del discorso, a scapito di una più efficace sintesi della ricostruzione proposta.

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Giudizio del Prof. de Bonfils Laureato in Storia Greca presso l’Università di Pavia il 14.4.1997. Borsista presso l’istituto di Studi Storici

B. Croce nel 1997/98 e poi nel 1999/200. Nel biennio 2000/2002 è stato titolare di un assegno di ricerca presso l’Istituto di Diritto Romano dell’Università di Milano poi rinnovato per il biennio successivo. Ricercatore nell’Università di Milano dal 1 gennaio 2004 è stato confermato il 1 gennaio 2007. Dal 2007/08 è docente incaricato di Fondamenti del Diritto Europeo e di Istituzioni di Diritto Romano presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Commerciale L. Bocconi. È stato relatore in alcuni Convegni. Presenta 14 pubblicazioni di cui 2 monografie, 10 articoli, un paper e una recensione. La produzione scientifica del candidato Antonio Banfi si presenta stranamente divisa in due parti una prima, immediatamente successiva alla sua laurea, in cui lavorando su temi di storia greca ha scritto tra gli anni 1998 e 2001 quattro articoli tutti dedicati a temi specifici della storia ateniese e spartana per giungere alla stesura di una monografia nel 2004 dal titolo Il governo della città: Pericle nel pensiero antico,. (pp. 311, Bologna). L'attività di ricerca del Banfi prende le mosse da tematiche riguardanti la figura di Pericle nel quadro del dibattito politico del suo tempo e della riflessione pubblicistica antica fino all'alto impero. Frutto di tale impegno sono l'articolo sui processi contro membri dell'entourage di Pericle, in un momento delicato della storia della democrazia ateniese di V secolo a. C., con osservazioni pertinenti su aspetti cronologici e di storia politica, nonché quello su Platone e Pericle, poi ampiamente riversato nel IV capitolo della monografia ‘Il governo della città. Pericle nel pensiero antico’. Sempre al filone degli studi sui rapporti tra filosofia, pubblicistica e politica si raccordano i contributi su ‘La Stoa antica e i tentativi di riforma costituzionale a Sparta nel terzo secolo’ e su ‘La profezia del filosofo: considerazioni su vita e dottrina di Anassagora’, e nella monografia citata. Nel primo di questi lavori si enfatizza il ruolo (forse) di ispiratore, ma (certo) di sostenitore ideologico svolto dal filosofo stoico Sfero di Boristene, discepolo di Zenone, autore, tra l'altro di un ‘Costituzione di Sparta’, al colpo di Stato di Cleomene III di Sparta del 227 a.C., mentre nel secondo si realizza un tentativo di conciliare i dati sulla ‘antropologia laica’ di Anassagora con la problematica tradizione relativa alle sue ‘profezie’ scientifiche, che ne avrebbero determinato la condanna all'esilio in virtù dell'attacco congiunto da parte degli indovini e degli avversari politici di Pericle. Il volume su Pericle, che rappresenta il punto di arrivo di questo filone di ricerca, segue lo sviluppo della tradizione sul ruolo politico dello statista ateniese, per come si era formata nella temperie politica segnata dallo scontro con Tucidide di Melesia, rispecchiata dalla commedia attica e dalla pubblicistica contemporanea, fino agli esiti della riflessione politica di IV secolo, dai socratici minori a Platone, ad Aristotele e poi della biografia plutarchea, di Elio Aristide e Giuliano imperatore. Si tratta di un'attività di ricerca apprezzabile (ma piuttosto debole nei due contributi sulla Stoa e su Anassagora), che non affronta, però, nemmeno latamente, temi di natura ed impostazione riconducibile al settore scientifico disciplinare di Storia del diritto Romano e dei diritti del mondo antico. Nel 2007 ha ripreso poi ancora questi temi in un altro articolo Gynaikonomein : intorno ad una magistratura ateniese del 4. secolo ed alla sua presenza nelle fonti teatrali greche e romane / Antonio Badi. - In: Diritto e teatro in Grecia e a Roma; [a cura di] Eva Cantarella, Lorenzo Gagliardi. - Milano : (Led, 2007. -ISBN 978-88-7916-337-8. - p. 17-30). È chiaro che questa larga parte della produzione del candidato si presenta non congruente con le discipline del settore disciplinare della procedura in corso. La seconda parte della sua produzione ha inizio nel 2004 con un articolo su Una perduta costituzione di Valentiniano I in tema di foro ecclesiastico, in AA. VV., Scritti in ricordo di Barbara Bonfiglio (pp. 13-43. ISBN: 88-14-10778-5. Milano), seguito l’anno dopo da una monografia dal titolo Habent illi iudices suos. Studi sull'esclusivià' della giurisdizione ecclesiastica e sulle origini del privilegium fori in diritto romano e bizantino. (pp. 413. ISBN: 88-14-11847-7. Milano). Riesce difficile comprendere pur nella continuità temporale di questa produzione come sia potuta passare da temi di storia generale greca allo studio delle fonti giuridiche della tarda antichità. Questa immensa distanza temporale si rivela alla prima lettura del libro in cui non si opera quella dovuta gerarchia nelle fonti che è necessaria alla ricostruzione giuridica. L’impiego indiscriminato del termine Stato mal si adatta con l’organizzazione imperiale del IV secolo in cui gli aspetti strutturali moderni sono solo in nuce. Per altro le stesse costituzioni del Codice Teodosiano vengono citate senza alcuna esegesi e ricorrendo ad una serie di fonti, spesso dotte, ma incongruenti per la ricostruzione della episcopalis audientia. Un esempio: l’analisi di CTh. 16.2.1 inizia a pag. 61 per perdersi poi nella esposizione della polemica donatista e riprendere senza convincenti conclusioni a pag. 96. Dal punto di vista metodologico è ancora da segnalare che la lettura di una costituzione del IV secolo non può essere condotta attraverso l’Interpretatio visigotica. Il volume pur inserito in una autorevole collana manca di originalità e innovatività tale da offrire spunti nuovi di analisi al tema della giurisdizione ecclesiastica.

Giudizio del Prof. Lobrano

Nelle due monografie (di temi diversificati: Il governo delle città: Pericle nel pensiero antico, Bologna 2003, e Habent illi iudices suos, 2005) il c. affronta la materia con conoscenza della dottrina e delle fonti, soprattutto

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storico-letterarie. Anche la esposizione è buona (chiara ed ordinata) ed i lavori costituiscono pertanto trattazioni certamente utili dei temi affrontati. L’approccio preferito è quello della ricostruzione storica mentre restano in ombra i pure molti e importanti profili propriamente giuridici. Si pensi – in particolare – al dibattito odierno in ambito costituzionalistico sulla validità attuale della esperienza democratica greca e, quindi, sulla sua natura. Gli scritti non monografici confermano tali qualità dell’a.

2. CANDIDATO: dott. Barbara Anna Biscotti

CURRICULUM: La candidata, dottore di ricerca nel 1996, assegnista di ricerca dal 1997 al 1998 e ricercatore universitario confermato dal 2002, ha organizzato nel 2003 presso l’Università di Milano Bicocca un ciclo di lezioni seminariali sui diritti reali, ha svolto nel 2005-2006 due seminari di 24 ore ciascuno presso la cattedra di Istituzioni di diritto romano della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Milano Bicocca dal titolo “Leggere i giuristi repubblicani” e “Le logiche dei giuristi romani” ed ha tenuto, per affidamento, il corso di Diritto Romano nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Milano Bicocca.

Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto romano,

in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica della candidata rivela una studiosa che, attraverso una più che buona conoscenza delle fonti e della letteratura, perviene a risultati non di rado nuovi, originali e convincenti (ciò che va detto per il primo dei due lavori monografici) e, comunque, sempre plausibili e degni di attenzione (come nella seconda monografia ed in parte della produzione non monografica). La candidata dimostra sufficiente maturità e corretta metodologia, ambedue particolarmente apprezzabili soprattutto nella prima monografia dal titolo “Dal «pacere» ai «pacta conventa». Aspetti sostanziali e tutela del fenomeno pattizio dall’epoca arcaica all’editto giulianeo” (Milano 2002), anche se taluni risultati ai quali si perviene non sempre appaiono condivisibili in quanto dettati dalla ricerca di un’originalità a tutti i costi. In tale ponderoso ed ambizioso lavoro monografico, articolato in sette capitoli, l’a. ricostruisce l’evoluzione subita dal fenomeno pattizio, nei suoi aspetti sostanziali e processuali, lungo un arco storico che va dalle origini fino all’epoca classica e, più precisamente, sino all’editto giulianeo. Dopo alcune iniziali considerazioni sull’etimologia del vocabolo ‘pactum’, viene affrontato in primo luogo il problema del ‘pacere’ in età arcaica e del ‘paciscere’ e ‘pacisci’ nella media età repubblicana, poi viene individuato nell’ultimo secolo della Repubblica l’apogeo dell’istituto pattizio e, sempre in riferimento a tale periodo, viene illustrata tanto la tutela dei pacta conventa e degli arbitria quanto l’istituto pattizio attraverso i Digesta di Alfeno Varo e, infine, viene indagato il rapporto tra pacta conventa e contractus agli inizi del Principato e nel I sec. d.C., prospettandosi una proposta di rilettura della clausola edittale relativa ai pacta conventa. A tale lavoro va sicuramente riconosciuto il merito di avere approfondito la categoria concettuale del patto, rispetto alla più recente nozione di contratto, nel contesto della tematica negoziale ed a prescindere dai condizionamenti della dommatica moderna, per giungere alla conclusione che, dall’età decemvirale all’epoca classica, il fenomeno pattizio si sarebbe evoluto nella direzione di un atto unilaterale implicante uno scambio equilibratore di relazioni sociali che avrebbe visto il progressivo ed inarrestabile affermarsi dell’elemento dell’accordo. Nonostante l’ampiezza di vedute, la sicura conoscenza dei vari problemi affrontati, la persuasiva esegesi di buona parte dei testi esaminati (come, ad. es., D. 2.14.7.7 e 14, 50.17.73.4, 4.8.13.1, 18.1.40pr. e 3, 19.2.30.4, 23.4.19, 40.1.6 e 50.16.19, Plaut. Bacch. 865-871, Cic. ad Her. 2.13.20, de inv. 2.22.68, de orat. 2.24.100 e 2.27.116, pro Caec. 18.51, ad Att. 6.3.1 e 4.15.7, de off. 3.24.92, 3.25.95 e 3.17.70 e pro Roscio com. 9.25-26, 4.12-13) e l’originalità di non poche conclusioni (come, ad es., in riferimento all’evolversi della tutela dei futuri contratti consensuali da originari arbitrati compromissori a giudizi civili di buona fede), non si può tuttavia fare a meno di rilevare non solo la presenza di sviste non di poco conto (come l’attribuzione a Savigny, anziché a Pernice, dei famosi Parerga addirittura nella prima nota della prima pagina del volume e, ancora, la non meno sorprendente attribuzione della qualifica di «scrittore repubblicano» ad Aulo Gellio a p. 110) ed una certa sommarietà nell’informazione bibliografica, ma anche, e soprattutto, una qualche esagerazione delle tesi sostenute dovuta ad un’interpretazione talora solo ipotetica delle testimonianze esaminate addotte (quali, ad es., Tab. I.6-7 e VIII.2, Dion. Hal. 2.75.1 e 4.13, Arist. eth. nic. 5.2 e 10.8.7, D. 47.22.4, 2.14.48 e 17.2.71pr., Gell. noct. Att. 20.1.46-47 e Cic. pro Roscio com. 4.10-11). Apprezzamento deve essere espresso anche per la seconda monografia, dal titolo “«Curare bona». Tutela del credito e custodia del patrimonio tra creditori e debitore. Aspetti generali” (Milano 2008) e articolata in quattro capitoli, nella quale viene illustrato tanto il ruolo avuto dal

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curator bonorum all’interno della procedura esecutiva concorsuale, e ciò anche in riferimento a figure contigue, quali il curator hereditatis ed il curator ventris, quanto il significato del concetto stesso di ‘curare bona’ nella storia dell’esecuzione concorsuale sui beni del debitore. Tale lavoro, che si segnala anche per il corretto approccio metodologico alle testimonianze esaminate (lex agr. 1.55-56, D. 3.5.12, 17.1.22.10, 42.7.2pr., 42.8.6.7, 50.4.1.4, 37.9.1.17-21, 26.7.48, 37.9.5pr.-1, 42.4.7.10-11, 28.5.23.3, 42.7.1pr.-2, 41.2.3.23, 42.5.8.pr.-1 e 4 e 42.5.9pr.-3) che contribuiscono ad offrire un panorama assai ampio e variegato della tutela delle aspettative dei creditori nei confronti di un patrimonio il cui titolare fosse, per qualunque motivo, ‘assente’ rispetto all’adempimento dei suoi debiti, si configura allora, pur in una stesura che appare ancora provvisoria e, comunque, già foriera di ulteriori ed interessanti sviluppi, come un utilissimo apporto allo studioso delle vicende evolutive del rapporto creditori-debitori nelle diverse epoche del diritto romano, rappresentando così un valido strumento di lavoro per la ricognizione del processo evolutivo delle procedure esecutive concorsuali. La produzione non monografica si ricollega in una parte consistente alle tematiche principali trattate nelle due monografie, limitandosi ad anticiparne i risultati mediante l’esegesi di testi in esse poi nuovamente esaminati, ciò che deve dirsi per l’articolo dal titolo “«Duo societatem coierunt». Appunti per uno studio di alcune fonti tardo-repubblicane in tema di società” (1998) [D. 17.2.71pr., Cic. de off. 3.17.70 e pro Roscio com. 4.10-12, 5.15 e 9.25, testi tutti ampiamente esaminati nella prima monografia], per l’articolo dal titolo “Il mercante e il contadino” (1999), avente ad oggetto unicamente D. 18.1.40pr. e poi trasfuso interamente nei paragrafi 59 e 60 della prima monografia, e per l’articolo dal titolo “Custodia, amministrazione, liquidazione di beni ereditari. Il responso di Salvio Giuliano in D. 3.5.12” (2007), poi trasfuso interamente nei paragrafi 13-29 della seconda monografia, della quale finisce per costituire, in realtà, il secondo capitolo. Di argomento eterogeneo è invece la rimanente parte della produzione non monografica: l’articolo dal titolo “«Malum carmen incantare» e «occentare» nelle XII Tavole” (1992), in cui, sulla scorta del persuasivo esame di Tab. VIII.1, Plin. nat. hist. 28.2.4.17-18, Cic. de re publ. 4.12, Aug. de civ. Dei 2.9, Fest. v. Occentare, ed. Lindsay 296, Plaut. Curc. 145, Pers. 568 e Merc. 405, viene puntigliosamente affrontata una nota tematica di diritto penale arcaico; l’articolo dal titolo “Ancora sulle proprietà in diritto romano. Spunti esegetici” (2008), in cui, in seguito al dettagliato esame di alcuni testi in materia di duplex dominium (Gai. 2.40-41 e 1.54, D. 2.9.2.1, 9.4.26.6, 9.4.27pr.-1 e 28), si perviene a conclusioni che in parte divergono dalla communis opinio in argomento; il lungo saggio, dal titolo “La giurisprudenza romana modello di logica giuridica”, che ha essenzialmente finalità didattiche (illustrando la giurisprudenza arcaica, repubblicana e classica) e che costituisce, in realtà, la seconda parte della monografia dal titolo “Produzione e scienza del diritto: storia di un metodo” (Torino 2005), della cui prima parte è autore Aldo Cenderelli. Anche la produzione scientifica non monografica ora ricordata o, meglio, quella parte di essa che non si riconnette alle tematiche principali trattate nelle due monografie, se per un verso conferma certamente l’impressione di essere in presenza di una personalità scientificamente vivace, aperta e capace di contribuire con originalità al dibattito su importanti e complessi problemi di diritto privato, processuale e penale e, inoltre, risulta congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa, per altro verso non brilla per continuità temporale.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione scientifica della candidata — dottore di ricerca nonché ricercatrice confermata

con esperienza didattica — si caratterizzano per la continuità dell’impegno e la varietà degli interessi scientifici. Ne sono testimonianza, in particolare, le tre monografie, di cui la seconda a più mani, ma con una parte individuabile della candidata. La prima sul fenomeno pattizio dall’epoca arcaica all’editto giulianeo si configura come un lavoro prettamente descrittivo nel quale la selezione della dottrina nella discussione dei temi affrontati non è sempre giustificata. Il medesimo carattere referente si coglie nello scritto sulla scienza del diritto, qui giustificato dalla natura didattica e divulgativa dell’opera. Anche nel più recente lavoro sulla tutela del credito e della custodia del patrimonio nel rapporto tra creditori e debitore, la trattazione non è svolta con il necessario rigore metodologico e approfondimento esegetico. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino Conseguito il Dottorato di ricerca in Diritto romano, la candidata è attualmente ricercatrice confermata

per il SSD IUS/18. Ha svolto varia attività di sostegno alla didattica e ricoperto per affidamento insegnamenti romanistici. Oltre ad alcuni saggi di minor mole, la candidata presenta tre monografie. Produzione e scienza del diritto, in collaborazione con Aldo Cenderelli, ha carattere eminentemente didattico e non può perciò essere presa in piena considerazione ai fini della valutazione del suo profilo strettamente scientifico. Le altre due

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monografie, Dal ‘pacere’ ai ‘pacta conventa’ e ‘Curare bona’, mostrano in genere consapevolezza metodologica e conoscenza delle fonti e della dottrina. Si desidererebbe talora un maggior approfondimento esegetico e una più attenta valutazione degli aspetti sistematici nella trattazione della materia.

Giudizio del Prof. de Bonfils Dottore di ricerca nel 1996, vincitrice di un assegno di ricerca biennale postdottorato nel 1997.

Ricercatrice dal 1999 nell’Università di Milano Bicocca e poi incaricata dell’insegnamento di Diritto Romano. La candidata Barbara Biscotti presenta una produzione scientifica che va con continuità dal 1992. È autrice di tre articoli dal 1992 al 1999 [“Malum carmen incantare” e “occentare” nelle XII Tavole, in Testimonium amicitiae, Milano, 1992, p. 21 ss.; Duo societatem coierunt. Appunti per uno studio di alcune fonti tardo-repubblicane in terna di società, in "Atti del II Convegno sulla problematica contrattuale in Diritto Romano" (Milano, 11-12 Maggio 1995), Milano, 1995, p. 87 ss.; Il mercante e il contadino, in Labeo 45, 1999, p. 368 ss.]. Ha poi portato a termine la sua prima monografia nel 2002 (Dal pacere ai pacta conventa. Aspetti sostanziali e tutela del fenomeno pattizio dall'epoca arcaica all'editto giulianeo, Milano). Nel 2004 nella sua bibliografia si trova un altro articolo su Ancora sulle proprietà ìn diritto romano. Spunti esegetici, in Index 32, 2004, p.1 ss. Nel 2005 con Aldo Cenderelli è coautrice di Produzione e scienza del diritto: storia di un metodo, Torino. Si tratta di un volume rivolto alla divulgazione universitaria di cui la candidata è autrice di una parte, la seconda (pagg. 149 – 242), dedicata ad una trattazione della giurisprudenza romana dalle origini fino all’epoca classica. Alla fine (pag. 239) si trova una bibliografia (essenziale) che può essere utile più allo studioso che allo studente. Gli anni successivi la vedono pubblicare un altro articolo (Custodia, amministrazione, liquidazione di beni ereditari: il responso di Salvio Giuliano in D.3.5.12, in Studi Nicosia, Catania, 2007) ed un’altra monografia Curare bona. Tutela del credito e custodia del patrimonio tra creditori e debitore. Aspetti generali, Cuem, Milano, 2008. Anche se incentrata solo sui temi delle obbligazioni presenta naturalmente oltre che i caratteri della congruità anche quelli della continuità. Quanto alla originalità, soprattutto la prima monografia si inserisce nel filone di studi che hanno visto impegnata gran parte della romanistica in questi ultimi anni. Da una indagine etimologica iniziale affronta tutto l’arco dello sviluppo dei pacta dall’età arcaica all’età giulianea. Il tentativo della candidata si presenta in parte convincente nel costruire l’evolversi dei contratti consensuali verso la tutela civile di essi.

Giudizio del Prof. Lobrano

La c. presenta due monografie (Dal pacere ai pacta conventa, Milano 2002; Curare bona, Milano 2008) su temi diversificati ma sempre essenzialmente gius-privatistici (tale è anche il contributo nello scritto metodologico redatto in collaborazione con Aldo Cenderelli: Produzione e scienza del diritto, Torino 2005). Nelle monografie si apprezza la conoscenza della dottrina e delle fonti tuttavia con qualche caduta di attenzione e di precisione che non dovrebbe essere presente in lavori scientifici. Anche la trattazione delle questioni squisitamente tecniche giuridiche è valida ed i lavori costituiscono pertanto sintesi utili (con la cautela di qualche verifica) di aggiornamento dei temi trattati. Gli scritti non monografici confermano tali qualità dell’a.

3. CANDIDATO: dott. Nunzia Donadio

CURRICULUM: La candidata, dottore di ricerca nel 1999, borsista per attività di ricerca dal 1999 al

2000, borsista post-dottorato dal 2001 e ricercatore universitario dal 2005, ha svolto, in qualità di professore a contratto, attività didattiche integrative afferenti all’insegnamento di Istituzioni di diritto romano nell’Istituto Suor Orsola Benincasa. Ha svolto attività di ricerca nel 1996-1998 presso l’Institut für Römisches Recht und vergleichende Rechtsgeschichte della Rheinischen Wilhelms-Friedrich-Universität di Bonn e con esso ha collaborato, in qualità di wissenschaftliche Mitarbeiterin, nel 2001-2002, poi nel 1999 presso le Biblioteche delle Università di Bonn e Köln e, infine, nel 1999-2000 presso il Dipartimento di Studi Giuridici dell’Università di Lecce. Ha partecipato a diversi progetti di ricerca (CNR 1992, 1995, 1997 e 1998 e PRIN 2004-2006), ha vinto, nel 2007 ed in seguito al giudizio della Commissione Internazionale giudicatrice del VII Premio Romanistico “Gerard Boulvert”, il Premio dell’Università di Cassino, e collabora, dal 2007 e come redattrice, con la rivista on line Teoria e Storia del Diritto Privato.

Giudizio del Prof. Arcaria

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Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto romano, in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica della candidata rivela uno studiosa che, attraverso un’ottima conoscenza delle fonti e della letteratura, perviene a risultati nuovi, originali e convincenti (ciò che va detto, in particolare, per la monografia) e, comunque, sempre plausibili e meritevoli di attenzione, dimostrando così maturità scientifica e rigore metodologico. Ciò va detto, in special modo, per la meditata e documentata monografia dal titolo “La tutela del compratore tra «actiones aediliciae» e «actio empti»” (Milano 2004), articolata in sei capitoli, nella quale l’a., affrontando con indipendenza di giudizio e taglio originale l’insieme dei problemi relativi al tema trattato e mostrando una profonda conoscenza della dottrina ad esso inerente, tanto quella pandettistica quanto quella attuale, si occupa del rapporto tra actiones aediliciae ed actio empti, esaminando le più risalenti testimonianze concernenti l’estensione di tale actio per i vizi della cosa nelle compravendite di schiavi ed iumenta, la responsabilità per il silenzio sui vizi occulti, la responsabilità del venditore per la qualità della res vendita, la redhibitio ed il contenuto del iudicium empti e, infine, l’officium iudicis nelle actiones aediliciae. Ecco allora che, nel quadro di una trattazione organica, coerente e supportata sempre da un’accurata analisi delle fonti giuridiche e letterarie (come, ad. es., D. 21.1.10pr.-1, 21.1.33pr.-1, 21.1.1.1-2 e 9-11, 21.1.28, 21.1.38.7, 21.1.4.2-4, 21.1.20, 19.1.13.3-4, 21.1.19pr.-4 e 6, 4.3.37, 19.1.11.3 e 5, 21.1.49, 21.1.61, 21.1.14.9, 2.14.31 e 21.1.45, Gell. noct. Att. 4.2.3, 5-10, 12 e 15, Cic. de off. 3.17.71 e 3.23.91 e Hor. sat. 2.3.281-286) che dà luogo ad un lavoro di ampio respiro e connotato certamente da un solido impianto critico, persuasivi appaiono i risultati ai quali si perviene, appalesandosi inoltre come ricchi di spunti per le successive ricerche che avranno ad oggetto il problema dei vizi della cosa comprata, del quale l’a. offre, in definitiva, un esaustivo panorama nel suo complesso evolversi dal diritto tardorepubblicano a quello giustinianeo. Tuttavia, nonostante l’equilibrata e conservativa esegesi delle testimonianze in nostro possesso e l’acribia nell’approccio alla varietà delle soluzioni interpretative proposte dalla letteratura romanistica moderna, qualche perplessità è suscitata da alcune conclusioni (quali, ad es., l’idea che, accanto ad un’estensione applicativa dell’azione contrattuale in funzione dell’esigenza di integrare l’originaria tutela edilizia, vi fosse stata pure un’estensione sopravvenuta di quest’ultima ad integrazione della tutela già offerta dall’actio empti in sede pretoria e, ancora, la tesi centrale sostenuta dall’a., in contrasto con la dottrina dominante, del carattere meramente suppletivo dell’actio empti rispetto alle actiones aediliciae, ad esclusione di una qualsivoglia facoltà alternativa di scelta da parte del compratore tra il ricorso alla prima od alle seconde). La produzione non monografica si ricollega quasi per intero alla tematica principale trattata nella monografia, spesso limitandosi ad anticiparne od a reiterarne i risultati. Così, tenuto anche conto dell’articolo dal titolo “Sull’«actio redhibitoria», nel quale viene recensita acriticamente la monografia di L. MANNA, «Actio redhibitoria» e responsabilità per i vizi della cosa nell’editto «de mancipiis vendundis»” (1997), nell’articolo dal titolo “Sulla comparazione tra «desertor» e «fugitivus», tra «emansor» ed «erro» in D. 49.16.4.14” (2004), tra le altre testimonianze esaminate (D. 49.16.4.14, 21.1.17.10, 48.19.16.5 e 49.16.3.2-3), viene operata l’esegesi di numerosi testi (D. 21.1.1.1-2, 11.4.1.5, 11.3.1.5, 21.1.17pr. e 14, 21.2.32pr., 21.1.64.2, 21.1.4pr.-4, 21.1.25.6 e 21.1.23pr., Cic. de off. 3.17.71 e 3.23.91, Sen. contr. 7.6.22-24 e Gell. noct. Att. 4.2.1) poi approfondita nella monografia, mentre nell’articolo dal titolo “Responsabilità del venditore per i vizi della «res empta»: a proposito di D. 19.1.13.1 (Ulp. 32 ad ed.)” (2005) viene ribadita l’esegesi di testi già considerati nella monografia (quali D. 19.1.13pr.-1, 21.1.1.1-2, 21.1.4pr., 2 e 4, 21.1.9, 21.1.31.1, 21.1.52, 21.1.19.1 e 21.1.54 e Gell. noct. Att. 4.2.15], ciò che va detto anche per l’articolo dal titolo “Azioni edilizie e interdipendenza delle obbligazioni nell’«emptio venditio». Il problema di un giusto equilibrio tra le prestazioni delle parti” (2007) [D. 21.1.1.pr.-2, 21.1.38pr. e 7, 21.1.12.1, 21.1.19pr.-4, 18.1.43pr., 21.1.23.7, 21.1.60, 21.1.21pr., 19.1.11.3 e 5, 21.1.37, 21.1.25.9 e 21.1.29.1 e Gell. noct. Att. 4.2.1], per l’articolo dal titolo “Le «auctiones» private all’epoca di Plauto. Consuetudini, regole, pratiche delle vendite all’asta nel mondo romano e loro tracce nella «palliata» latina” (2007) [nel quale, insieme alle fonti letterarie ed epigrafiche aventi ad oggetto il ruolo degli argentarii e del praeco, il luogo di svolgimento delle auctiones e l’intervallo tra la pubblicazione dell’avviso d’asta ed il giorno della vendita, vengono riesaminati D. 21.1.1.1, 21.1.25.9 e 21.1.29.1 e Gell. noct. Att. 4.2.1] e per l’articolo dal titolo “Garanzia per i vizi della cosa e responsabilità contrattuale” (2008) [D. 19.1.13pr.-1, 21.1.12.1, 21.1.10pr.-1 e 21.1.54, Const. Omnem 4, Const. Tanta 5 e Gell. noct. Att. 4.2.3 e 6-7]. Un ampliamento degli interessi della candidata, che investe problematiche di diritto processuale, è invece testimoniato dall’articolo dal titolo “L’«actio de modo agri» nel ricordo delle «Pauli Sententiae»” (2000), in cui, prendendosi le mosse da PS. 1.191.1 e 2.17.4, vengono esaminati alcuni interessanti aspetti dell’actio de modo agri, e dall’articolo dal titolo “La lite tra «Calatoria Themis» e «Petronia Iusta»: un ‘caso’ da archiviare?” (2007), nel quale vengono debitamente rimarcati il ruolo e l’importanza dei vadimonia e dei testimonia nel Processo di Giusta. Privi di rilievo scientifico sono infine l’articolo dal titolo “La produzione normativa dei tetrarchi, nel quale viene recensita acriticamente la monografia di S. CORCORAN, The Empire of the Tetrarchs. Imperial Pronouncements and Gouvernmen. AD 284-324” (2002), le Segnalazioni di sei volumi di riviste (1995, 1997, 1999, 2000 e 2001), le

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Cronache di cinque Convegni (1996, 1999, 2004 e 2006) e la traduzione dal tedesco in italiano dell’articolo di R. KNÜTEL, ‘Exempla docent’: uccelli liberati, belle addormentate e cani saltellanti. La produzione scientifica della candidata appare certamente ricca di spunti originali ed innovativi, risulta congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa ed attesta una continuità temporale che tiene debitamente conto dell’evoluzione delle conoscenze nello specifico settore scientifico-disciplinare de quo, anche se va evidenziato come essa, nel suo complesso, non sia particolarmente varia dal punto di vista dei temi trattati, concentrandosi quasi del tutto, stante i rilievi ora avanzati a proposito della produzione non monografica, sulla pur vasta, complessa e sfaccettata problematica delle actiones aediliciae, dell’actio empti e dei vizi della cosa comprata.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione scientifica della candidata — dottore di ricerca nonché ricercatrice con

esperienza didattica e di studio all’estero — testimoniano la solidità dell’impegno cui si accompagna il rigore del metodo esegetico e la chiarezza espositiva. Queste valutazioni emergono — oltre che da una serie di scritti minori — soprattutto dalla monografia sulla tutela del compratore: tema che la studiosa affronta, con ricchezza di analisi e sicura padronanza della letteratura, dalla particolare angolazione della protezione offerta dall’editto degli edili in rapporto alla generale azione di compravendita. Nell’àmbito di un disegno ricostruttivo originale, e benché non siano sempre condivisibili i risultati delle singole esegesi e la conclusione finale del lavoro, non di rado emergono innovativi spunti di riflessione legati all’interpretazione delle singole fonti esaminate. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino La candidata ha conseguito il titolo di Dottore di ricerca in discipline romanistiche. Ha superato l’esame di

abilitazione all’esercizio della professione forense. E’ stata titolare di varie borse di studio per attività di ricerca. Ha trascorso alcuni periodi all’estero per svolgere le proprie ricerche. Ha preso servizio come ricercatrice per il SSD IUS/18. Nell’ambito del VII Premio Romanistico Boulvert le è stato attribuito nel 2007 il Premio dell’Università di Cassino. Ha svolto varia attività didattica in qualità di cultrice della materia. Ha partecipato ad alcuni progetti di ricerca presso le Università italiane anche di interesse nazionale (PRIN) o finanziate dal CNR. Ha presentato diverse relazioni in incontri scientifici in Italia e all’estero. La candidata presenta sette articoli di argomento romanistico, oltre a diverse recensioni, segnalazioni, cronache apparse su riviste. Ha curato la traduzione dal tedesco in italiano di un lavoro di R.Knütel pubblicato negli ‘Studi Talamanca’. È autrice di una monografia dal titolo La tutela del compratore tra ‘actiones aediliciae e ‘actio empti’, pubblicata nel 2004, in cui mostra ampie conoscenze delle problematiche trattate, sia sotto il profilo della dottrina, sia sotto quello delle fonti. L’analisi di queste ultime appare quasi sempre convincente. L’approccio metodologico appare corretto e consapevole. I risultati sono solo in parte originali.

Giudizio del Prof. de Bonfils Nel 1999 ha vinto una borsa per attività di ricerca presso l’Università di Lecce ed in seguito nel luglio dello

stesso anno una analoga presso l’Università di Napoli Federico II. Ricercatrice presso l?università di Milano nel 2005. Nel 2007 ha vinto il premio dell’Università di Cassino assegnato dalla Commissione Internazionale del VII Premio Gerard Boulvert per l’opera La tutela del compratore tra 'actiones aediliciae' e 'adio empti', «Università di Milano-Bicocca. Pubblicazioni del Dipartimento dei Sistemi Giuridici ed Economici della Facoltà di Giurisprudenza», Milano, 2004, pp. IX, 1-351. La produzione scientifica, congrua e continua, della candidata è iniziata nel 2000 dopo una serie di segnalazioni editoriali e di recensioni con la stesura di un articolo che indicava i suoi interessi rivolti allo studio del diritto privato romano, L"actio de modo agri' nel ricordo delle 'Pauli Sententiae', in Index, XXVIII, 2000, pp. 313-340. A questo seguiva, edito nello stesso anno, un altro, Sulla comparazione tra 'desertor ' e fugitivus, tra 'emansor' ed 'erro' in D.49.16.4.14, in Scritti in ricordo di B. Bonfiglio, Milanc, 2004, pp. 137-177. Nel 2004 la Donadio, evidentemente a conclusione di un periodo di studio, ha dato alle stampe una sua monografia, La tutela del compratore tra 'actiones aediliciae' e 'adio empti', «Università di Milano-Bicocca. Pubblicazioni del Dipartimento dei Sistemi Giuridici ed Economici della Facoltà di Giurisprudenza», Milano, 2004, pp. IX, 1-351. Si articola in sei capitoli, cui seguono le considerazioni conclusive e gli indici delle fonti e degli autori, oggetto di citazione nel corso del lavoro.Il primo capitolo contiene un’ampia discussione della letteratura relativa al problema del rapporto tra l’impiego delle actiones aediliciae e quello dell’actio empti. Il secondo capitolo è dedicato alle più antiche testimonianze dell’estensione dell’actio empti per i vizi della cosa nella compravendita di schiavi e

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iumenta. Il terzo capitolo affronta dettagliatamente il problema del ricorso all’azione contrattuale di buona fede in caso di silenzio sui vizi occulti della cosa venduta. Il quarto capitolo è dedicato alla responsabilità del venditore per i dicta et promissa circa le qualità della cosa venduta. Nel quinto capitolo sono trattati i rapporti tra redhibitio e iudicium empti. Nel sesto capitolo è esaminato l’ambito dell’officium iudicis a seguito dell’esercizio delle azioni redhibitoria e quanti minoris. La candidata. mostra una buona capacità di indagine, anche se le conclusioni cui giunge possono destare talvolta perplessità. In particolare, a dispetto della tesi genericamente accolta dalla dottrina, la Donadio giunge ad affermare che l’actio empti costituisca rimedio sussidiario rispetto all’esercizio delle actiones aediliciae, escludendo di fatto un rapporto di concorrenza elettiva per il diritto classico, nell’ambito di una loro applicazione comune. Resta così, di fatto, insoluto il problema del concorso alternativo tra i due tipi di rimedi, se si accetta come presupposto l’indipendenza dei relativi giudizi, davanti al pretore e agli edili, durante tutta l’età classica. Sulla scia di questi studi negli anni dal 2004 al 2008 ha pubblicato una serie di articoli che confermano i caratteri della sua produzione evidenziati nella stesura del suo lavoro monografico.

Giudizio del Prof. Lobrano La candidata presenta una produzione scientifica, dedicata a temi di diritto privato, consistente in una

monografia, diversi articoli scientifici (7), recensioni (2), segnalazioni (5), cronache (5) e traduzioni (1). La monografia, del 2004, relativa a «La tutela del compratore tra actiones aediliciae e actio empti», trae spunto dalla esigenza di studiare il distinto ambito di applicazione della actio empti, per le compravendite oggetto della regolamentazione edilizia, rispetto a quello delle azioni edilizie. La analisi della letteratura, che pure è condotta con buona attenzione, appare anche il criterio principale di esegesi delle fonti. La candidata, mostra buone capacità di sintesi ricostruttiva dei principali aspetti legati al tema prescelto. Confermano le qualità della candidata anche gli articoli preparatori o di approfondimento della monografia (n. 1,2,3,4,6,7 della Bibliografia sub “Articoli”) e quello sul tema a parte de «La lite tra ‘Calatoria Themis’ e ‘Petronia lusta’: un “caso” da archiviare?», in cui si analizza la funzione dei vadimonia e la datazione dei testimonia.

4. CANDIDATO: dott. Francesco Fasolino

CURRICULUM: Il candidato, laureato anche in Economia e Commercio, dottore di ricerca nel 2003 e ricercatore universitario confermato dal 2003, ha svolto attività di ricerca nel 1997 presso l’Università di Cambridge. Dal 1994 ha tenuto esercitazioni e seminari per i corsi di Istituzioni di diritto romano e Storia del diritto romano presso le Facoltà di Giurisprudenza di Salerno e di Napoli Federico II, è stato affidatario di un modulo didattico relativo all’insegnamento di Fondamenti del diritto europeo nella Scuola di Specializzazione per le Professioni Legali dell’Università di Salerno ed ha tenuto, per supplenza, l’insegnamento di Diritto romano, di Istituzioni di diritto romano avanzato e di Diritto commerciale romano nell’Università di Salerno e di Storia dell’amministrazione pubblica nell’Università di Napoli S. Orsola Benincasa. Dal 2003 fa parte del Collegio dei docenti del Dottorato di ricerca in Teoria e storia delle istituzioni e dello Stato fra federalismo e decentramento dell’Università di Salerno e, dal 2007, fa parte del comitato di redazione della rivista on-line Teoria e Storia del Diritto Privato, partecipando altresì a diversi progetti di ricerca PRIN (1998-2000, 2002-2004 e 2005-2007).

Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto romano,

in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica del candidato, pur mostrando attitudine ad affrontare, con metodo sufficientemente adeguato, i temi trattati, appalesando forma espositiva chiara e buona conoscenza delle fonti, non sembra tuttavia concretizzarsi in risultati innovativi ed originali che vadano al di là di una pur soddisfacente conoscenza della letteratura romanistica in argomento, inducendo a ritenere che il percorso per il raggiungimento di una piena maturità scientifica e di un compiuto rigore metodologico sia ancora in fieri. Ciò va detto, in particolare, per le due monografie dal titolo “Studi sulle«usurae»” (Salerno 2006) e “Il fenomeno transattivo nell’esperienza giuridica romana. Profili” (Salerno 2008). Il primo di tali lavori monografici raccoglie, in realtà, quattro saggi: il primo, dal titolo “L’anatocismo nell’esperienza giuridica romana”, già in precedenza pubblicato negli Scritti in onore del Prof. Vincenzo Buonocore (2005) e poi ripubblicato in SDHI. 72 (2006); il secondo, dal titolo “Le «usurae rei iudicatae»”, pubblicato contestualmente alla monografia in Diritto @ Storia 5 (2006) e poi ripubblicato in fil…a. Scritti per

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Gennaro Franciosi 2 (2007); il terzo, dal titolo “Note in tema di «solutio ante diem»: tempo e valore economico della prestazione nella riflessione dei «prudentes»”, ripubblicato in Fides, ius, humanitas. Studi in onore di Luigi Labruna 3 (2007); il quarto, dal titolo “Considerazioni a margine di CI. 4.32.26. Aspetti della legislazione giustinianea sugli interessi”, inedito. In tali saggi, che hanno come filo conduttore la tematica delle usurae, siffatto argomento viene affrontato da diversi punti di vista e, soprattutto, in relazione ad alcuni specifici profili finora poco approfonditi dalla dottrina romanistica, quali quelli attinenti all’aspetto più prettamente culturale e, soprattutto, sociale ed economico dell’istituto esaminato. Se è indiscutibile che il maggior pregio dell’opera consista appunto nel recuperare il senso pieno e profondo delle costruzioni giuridiche e giurisprudenziali delle usurae alla luce della duplice dialettica diritto-economia e diritto-società (e, in questo senso, può qui segnalarsi l’esegesi di testi letterari come Tac. ann. 6.16 e Cic. ad Att. 5.21.13 e giuridici come D. 12.6.26pr.-1, 17.1.10.3, 26.7.7.12, 26.7.58.4, 50.8.2.5, 42.1.27, 22.1.29, 20.4.12.6, 42.1.4.5, 22.1.1pr. e 2, 49.1.24pr., 33.1.15, 35.2.88.3, 31.88.5, 31.82pr., 33.4.2pr. e 24.3.24.2, CI. 4.2.8, 2.11.20, 4.32.28, 7.54.1-3, 4.32.13, 4.32.27.2, 7.46.1 e 4.32.26, CTh. 4.19.1pr.-2, Gai. 3.78 ed I. 3.15.2), è altrettanto vero però che i quattro saggi costituenti la monografia appaiono slegati l’uno dall’altro, dando così luogo ad un’opera dalla ricostruzione ancora approssimativa e parziale e, perciò, abbisognevole, come peraltro lo stesso autore a. riconosce con grande onestà (pp. 9 e 11), di ulteriori approfondimenti e conferme. Nella seconda monografia, articolata in sette capitoli, viene esaminato il fenomeno transattivo e, in particolare, la transactio, della quale si mettono in luce le origini e l’evoluzione storica fino al III sec. a.C., si sottolinea l’importanza del dato terminologico e semantico, si evidenzia la struttura nei Digesta e l’utilizzazione della stipulatio aquiliana e delle stipulationes poenales in funzione appunto transattiva, si ipotizza la configurabilità come contratto innominato, si illustra la conservazione dei suoi effetti e, infine, si rimarcano ambiti e limiti di efficacia. Anche in questo caso, però, pur dovendosi riconoscere all’a. il merito di avere indagato la transactio come uno dei possibili e variegati schemi utilizzati nell’esperienza giuridica romana per transigere e, inoltre, in funzione dell’eliminazione di uno stato di incertezza intesa in una gamma di significati assai più ampia di quella comunemente riconosciuta dalla dottrina romanistica ed attualmente accettata per la figura ad essa corrispondente nei moderni ordinamenti (e, in questo senso, può qui segnalarsi l’esegesi di testi letterari come Cic. de off. 3.31.111 e pro Q. Roscio 12.34-35 e 37 e giuridici come D. 2.4.22.1, 2.15.1-5, 2.15.8pr., 2.15.9.1-2, 2.15.10, 2.15.12, 2.15.14-15, 41.3.29.22, 12.6.23pr., 12.6.65.1, 19.5.1 e 2.14.7.14, Tab. I.6-7 e C. 2.4.2, 2.4.38, 6.31.3, 2.4.6, 2.4.33, 2.4.19, 2.4.13 e 2.4.18), deve tuttavia rimarcarsi come molteplici siano le interconnessioni del tema trattato con altre tematiche ad esso collegate che avrebbero meritato attenzione, segno questo non solo della necessità di ulteriori riflessioni sull’argomento, ma anche di una non ancora raggiunta piena maturità, avvertita peraltro dallo stesso a. (p. VII), che tuttavia si lascia chiaramente intravedere. Varietà d’interessi è dimostrata dai lavori non monografici, giacché, a parte quelli di cui si è fatto già cenno a proposito della prima monografia, alcuni di essi, quali i convincenti articoli dal titolo “Sulle tecniche negoziali bancarie: il «receptum argentarii»” (2000) e “Garanzie autonome e attività bancaria nel diritto romano: alcune considerazioni” (2005), sono dedicati in generale all’attività bancaria e, in particolare, al receptum argentarii, di cui si mette in luce un particolare aspetto ricostruibile alla luce di C. 4.18.2.pr.-2, I. 4.6.8 e D. 13.5.27-28, 13.5.12 e 46.1.8.7, e cioè quello concernente la disciplina della garanzia prestata da un argentarius in favore di un creditore. Gli altri lavori hanno invece un contenuto eterogeneo: l’articolo dal titolo “Interessi della collettività e dei vicini nell’«operis novi nuntiatio»” (1999), in cui, sulla base dell’attento esame di D. 39.1.1.12-13, 39.1.5.11-12, 39.1.5.2-4, 39.1.21.3, 39.1.5.14-16, 39.1.8.1, 39.1.8.5, 43.25.1.3, 39.1.14, 39.1.3.1-2, 39.1.1.9 e 39.1.19, si perviene alla persuasiva conclusione che, in età classica, trovarono contemperamento l’interesse privato consistente nel fatto che la realizzazione delle finalità cautelari della nuntiatio non determinasse il sacrificio totale ed immotivato della posizione e degli interessi del nuntiatus, il quale veniva in ogni caso tutelato da pretese arbitrarie o temerarie del nuntians come pure da suoi eventuali comportamenti scorretti od in mala fede, e l’interesse pubblico che esigeva il compimento, senza ostacoli e ritardo, di opere funzionali al soddisfacimento di bisogni collettivi di primaria importanza e, più in generale, l’impedimento all’insorgenza di situazioni di pericolo per la comunità; l’articolo dal titolo “Il diritto romano nella cultura giuridica italiana del XVIII secolo” (2008), in cui viene ricostruito il dibattito settecentesco intorno al diritto romano, che vide protagonisti, come suoi fautori, De Gennaro, Rapolla, Vario e Pagano, e come suoi detrattori, Muratori, i fratelli Verri, Beccaria, Pilati, Delfico e Galanti; l’articolo dal titolo “Note in tema di pubblicità personale: la registrazione dei decessi a Roma” (2008), in cui, alla luce di alcuni testi (per molti dei quali, per la verità, risulta insufficiente la letteratura consultata e citata) come Flor. epit. 1.6.3, SHA. vita Iul. 41.5, vita Ner. 39.1 e vita Marci 9.7-8 e 10.1, D. 22.3.10, 22.3.29.1 e 35.2.68, Nov. 73.7.3 e Dion. ant. Rom. 4.15.5, si sostiene che i registri dei decessi a Roma avessero valore di pubblicità legale. Nel suo complesso, la produzione scientifica non monografica, per quanto varia dal punto di vista dei temi trattati, congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa e sufficiente

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sotto il profilo della continuità temporale, non permette comunque di sovvertire o, almeno, di modificare in maniera decisiva il precedente giudizio dato in ordine alle due monografie, e cioè come non ancora del tutto compiuto sia il percorso che conduce alla completa maturità scientifica ed alla pienezza del rigore metodologico del candidato.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione del candidato — dottore di ricerca nonché ricercatore confermato con

esperienza didattica e di studio all’estero — testimoniano la continuità del’impegno e della produzione scientifica che si è concentrata su una raccolta di saggi, una monografia nonché alcuni articoli che talora riproducono parti dei contributi principali. Il primo lavoro sulle usure risente dell’impostazione frammentaria della trattazione nella quale quattro saggi sono uniti dal filo conduttore delle usurae, senza alcun coordinamento interno. Nelle singole analisi, svolte con sicurezza e fluidità dello stile, non emergono tuttavia né il rigore del metodo esegetico né l’originalità delle conclusioni. Un giudizio analogo può darsi della seconda monografia che, nonostante una maggiore compattezza della trattazione che la vicenda dell’istituto tenta di assicurare, non riesce a superare i limiti metodologici già evidenziati nella prima monografia. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino Il candidato, prima di prendere servizio come ricercatore universitario (SSD IUS 18), ha svolto attività di

funzionario presso la Banca d’Italia e ha ottenuto l’abilitazione alla professione di avvocato.. Ha inoltre conseguito il dottorato di ricerca in Storia delle strutture amministrative. È membro del Collegio dei Docenti del Dottorato in ‘Teoria e storia delle istituzioni e dello Stato fra federalismo e decentramento’. Ha partecipato a vari progetti di ricerca, anche d’interesse nazionale (PRIN). Fa parte del Comitato di redazione della rivista ‘Teoria e storia del diritto privato’. Ha svolto varia attività didattica di supporto a insegnamenti romanistici e ha tenuto per supplenza alcuni corsi romanistici o di storia giuridica. Oltre a lavori di minor mole, il candidato è autore di due monografie, la prima sul tema delle usurae, la seconda su profili della transazione. In tali opere mostra correttezza di metodo, consapevolezza dei problemi trattati, conoscenza adeguata di fonti e letteratura, ma non raggiunge, nell’insieme, elementi di particolare originalità di approcci e risultati.

Giudizio del Prof. de Bonfils Le pubblicazioni del candidato hanno avuto una diffusione adeguata fra gli studiosi di diritto romano:

sono, infatti, nei tipi di editori specialisti nel settore. La sua produzione scientifica non si concretizza in risultati positivamente innovativi né presenta aspetti di originalità. L’approccio metodologico rivela inoltre incertezze; pertanto si ritiene che egli sia lontano dall’aver raggiunto maturità scientifica nelle sue due monografie, Studi sulle usurae (Salerno, 2006) e Il fenomeno transattivo nell’esperienza giuridica romana. Profili (Salerno, 2008). Gli articoli presentati offrono varietà di temi trattati e sono congruenti con le discipline relative a questa valutazione; rappresentano inoltre un quadro di continuo lavoro. Pur tuttavia non consentono di modificare in modo significativo il giudizio emesso a proposito delle monografie.

Giudizio del Prof. Lobrano

Il c. è autore di due scritti su temi di indubbia rilevanza giuridica: Studi sulle usure, Salerno 2006, e La transazione nell’esperienza giuridica romana. Profili, Salerno 2007. Il primo non è propriamente una monografia ma la raccolta di quattro saggi di minore portata. Il secondo ha invece l’impianto generale e lo sviluppo continuo propriamente monografici. Sono apprezzabili la conoscenza della dottrina e la padronanza delle fonti. Appaiono invece più discutibili le loro valutazioni. In particolare nella monografia appare poco equilibrata la percezione dello stato della dottrina come confronto tra una tesi odierna ‘rivoluzionaria’ a fronte di una uniformità dottrinaria di duemila anni. Gli altri scritti non monografici confermano le caratteristiche dell’a.

5. CANDIDATO: dott.Riccardo Fercia CURRICULUM: Il candidato, laureato anche in Lettere, assegnista di ricerca dal 2000 al 2006 e

ricercatore universitario non confermato dal 2006, ha svolto attività didattica in materie letterarie nella scuola secondaria (pubblicando due contributi su problemi di letteratura greca e la recensione di un volume di letteratura latina), su argomenti pertinenti al diritto romano presso la Scuola di Specializzazione per le

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Professioni Legali dell’Università di Cagliari e nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Cagliari, dove ha tenuto i corsi di Fondamenti del diritto europeo e di Diritto commerciale romano, partecipando inoltre a diversi progetti di ricerca (PRA e PRIN).

Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto romano,

in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica del candidato rivela uno studioso che, attraverso un’ottima conoscenza delle fonti e della letteratura, perviene a risultati spesso nuovi, originali e convincenti (in particolare, in due dei tre lavori monografici) e, comunque, sempre degni di attenzione (come nella stragrande maggioranza degli otto articoli). Il candidato dimostra così maturità e padronanza del metodo scientifico, ambedue particolarmente apprezzabili soprattutto nelle monografie dal titolo “Criterî di responsabilità dell’«exercitor». Modelli culturali dell’attribuzione di rischio e ‘regime’ della nossalità nelle azioni penali «in factum contra nautas, caupones et stabularios»” (Torino 2002, ma stampa 2003) e “La responsabilità per fatto di ausiliari nel diritto romano” (Padova 2008). Per ciò che concerne la prima monografia, articolata in cinque capitoli, l’a. ha avuto il merito di avere riproposto all’attenzione della romanistica un tema, quello del rischio connesso all’esercizio dell’impresa, da molto tempo caduto nell’oblio, dando luogo ad una coerente ricerca che, pur peccando forse di un’eccessiva prolissità (dovuta al ripetersi, nelle diverse parti del lavoro, delle tesi altrui e, ancora, degli obiettivi e risultati che intendono perseguirsi) che appesantisce talora la lettura e lo stesso scorrimento del discorso, costituisce sicuramente, anche per la convincente esegesi di alcuni testi-chiave (come, ad es., I. 4.5.3 = D. 44.7.5.6, 4.9.7, 47.5.1, 4.9.3.1, 47.2.42 e 9.4.19.2) discussi in modo approfondito e con metodologia corretta e raffinata, un assai valido ed importante contributo da tenere in debita considerazione da parte di chi in futuro intenderà affrontare le complesse problematiche legate alle azioni penali in factum adversus nautas, caupones et stabularios ed alla più ampia tematica della responsabilità per fatto altrui. Con la seconda monografia, articolata in quattro parti ciascuna delle quali suddivisa in più capitoli, l’a. conclude il percorso di ricerca – iniziato con la monografia di cui prima si è detto e proseguito con una monografia temporalmente intermedia dal titolo “Dovere di diligenza e ‘rischi funzionali’” (Napoli 2005), articolata in quattro capitoli e concernente il dovere sussidiario di diligenza ed il criterio di responsabilità per colpa nell’obbligazione di praestare, entrambi esaminati dall’interessante angolo prospettico della comparazione tra la regolamentazione romanistica (all’interno della quale si segnala la condivisibile interpretazione di D. 13.6.5.13, 19.1.54, 19.2.25.7, 44.7.1.4 e 44.7.5.6) e le odierne discipline, tra le quali, in particolare, quella del codice civile italiano (in particolare, gli artt. 1175-1177, 1218, 1228, 1693, 1783-1785bis, 1787 e 1839) – dedicato al problema della responsabilità per fatto di ausiliari nelle fonti preclassiche, classiche, giustinianee e bizantine, di cui viene offerta una ponderosa e completa visione panoramica, al contempo storica e dogmatica. Al di là dell’inconveniente già ricordato a proposito della prima monografia, e cioè una non facile lettura dovuta ad un’impostazione non sempre lineare ed alla sovente ripetizione dei medesimi concetti utilizzati, tale monografia appare sorretta da una solidità di pensiero e da un’interpretazione esegetica tanto prudente quanto sottile (quale, ad esempio, quella di Coll. 12.7.7 e 9, D. 4.9.3-7, 9.2.27, 13.6.10-12, 14.2.10, 19.2.11-13 e 15, 19.2.30.4 e 19.5.20.2) che tiene sempre conto della cangiante complessità delle diverse situazioni sociali ed economiche sottostanti ai testi esaminati in relazione a ciascuna epoca storica, ciò che va detto nonostante la forse eccessiva tendenza dell’a. ad impostare in termini assolutistici la responsabilità degli ausiliari in termini di colpa intesa in senso soggettivistico, in maniera tale cioè da non considerare come plausibili alcuni elementi che sembrerebbero deporre in favore della presenza, in alcuni casi, di ipotesi di responsabilità prettamente oggettiva. Apprezzabili appaiono poi i risultati ai quali perviene l’autore negli articoli, in particolare: “Un singolare testamento privo della «heredis institutio»: il cosiddetto «Testamentum porcelli» tra «fabulae Milesiae» ed ellenismo giuridico” (1998-1999), che testimonia l’interesse dell’a. per tematiche interdisciplinari; “Appunti su funzione e struttura formulare dell’«actio de dolo»” (2004), che conferma il rigore metodologico dell’a. nell’approccio al pur unico testo esaminato (D. 4.3.9.4a); “«Aliud petere» e la metafora delle Ðdo…” (2004), che denota un’ottima conoscenza delle fonti bizantine; “Appunti in tema di obbligazioni generiche tra «bona fides» ed «aequitas»” (2006), che ricompone puntigliosamente le dissensiones iurisperitorum (Labeone, Pomponio, Giavoleno, Africano ed Ulpiano) in argomento anche in chiave comparatistica con il richiamo agli artt. 664 e 1178 del codice civile italiano; “Il mistero delle «formulae in dominum habitatoris»” (2007), che attesta una profonda conoscenza di alcuni aspetti non secondari del processo formulare romano; “«Emptio perfecta» e vendita di genere: sul problema del «tradere» in C. 4.48.2” (2007), che ricostruisce in maniera condivisibile un non trascurabile aspetto della compravendita romana; “«Quia vendidit, dare promisit»: brevi note sulla tradizione di un secolare connubio” (2008), che mostra l’acribia dell’a. nel rappresentare e dipanare una assai complessa vicenda storiografica ancora in tema di compravendita. Privo di rilievo scientifico è, infine, l’articolo dal titolo “Didattica del diritto romano e

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simulazione processuale a squadre” (2008), che ha finalità esclusivamente didattiche. La produzione scientifica non monografica ora ricordata, seppure, al pari di quella monografica, incentrata su argomenti di taglio esclusivamente privatistico, oltre a confermare originalità, innovatività e rigore metodologico nonché congruenza con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa, attesta una lodevole continuità temporale che tiene debitamente conto dell’evoluzione delle conoscenze nello specifico settore scientifico-disciplinare de quo.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione scientifica del candidato — ricercatore con esperienza didattica —

testimoniano la continuità del serio impegno maturato dalla laurea ad oggi con una fitta serie di studi a carattere monografico di ampio respiro o contributi più brevi che affrontano, con competenza e tecnica esegetica, alcuni filoni di indagine. L’esame parte dal diritto classico, passando per quello giustinianeo e bizantino sino alle ricadute sul diritto positivo — che tuttavia non sempre vengono poste in connessione con le trasformazioni subite dagli istituti nella tradizione intermedia. In particolare, il tema della responsabilità per fatto altrui rappresenta una sorta di filo rosso nella produzione del candidato: nelle tre monografie e in alcuni studi minori, la tematica viene affrontata a partire dalla complessità delle soluzioni della giurisprudenza classica — in particolare nella prima monografia sui criteri di responsabilità dell’exercitor —, con una disamina che però appare troppo condizionata dai successivi esiti giustinianei, sino a valutarne il carattere di modello teorico e metodologico nel diritto positivo. In quest’ultimo àmbito — soprattutto nella monografia sui doveri di diligenza e ‘rischi funzionali’ — il rapporto tra passato e presente non appare mediato dalla riflessione della dottrina intermedia, essenziale per la corretta storicizzazione dei profili dogmatici — di cui il candidato mostra invece consapevolezza nella successiva analisi sul connubio tra venditio e stipulatio. Il tema della responsabilità per fatto altrui viene infine ripreso in un più ampia prospettiva, anche se maggiormente frammentaria, nell’ultima monografia sulla responsabilità per fatto di ausiliari nel diritto romano in cui sono nuovamente affrontati alcuni profili già trattati nei precedenti studi, con un aggiornamento bibliografico, ma senza variazioni di rilievo rispetto al punto specifico. In generale, vanno rilevate la serietà della ricerca, la profondità dell’esegesi, la familiarità con fonti molto diverse tra loro, l’originalità delle soluzioni. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino Il candidato, dopo essere stato ‘assegnista di ricerca’, ha preso servizio come ricercatore non confermato.

È abilitato all’esercizio della professione forense nonché a quella di Consulente del Lavoro. È risultato vincitore in un concorso di uditore giudiziario, preferendo conservare l’impiego di ricercatore universitario. Ha tenuto gli insegnamenti di ‘Fondamenti del diritto europeo’ e di ‘Diritto commerciale romano’. Ha svolto attività didattica presso la Scuola di Specializzazione delle professioni legali. Ha partecipato a progetti di ricerca nazionale (PRIN) e locale. Ha presentato una relazione a un Convegno. Oltre a lavori di minor mole, il candidato presenta tre monografie. La prima, sui criteri di responsabilità dell’’exercitor’, edita nel 2002, denota completezza di impianto, efficace analisi delle fonti, ampio respiro interpretativo. La seconda, dal titolo Dovere di diligenza e rischi funzionali, del 2005, è in larga parte dedicata al diritto vigente (ed è quindi solo in parte pertinente per la presente valutazione comparativa), peraltro essa presuppone la solida preparazione romanistica del candidato e si riallaccia a una tradizione di più strette relazioni culturali tra studio del diritto romano e studio del diritto privato. La terza, che verte sulla responsabilità per fatto di ausiliari nel diritto romano, conferma sicurezza nella metodologia di ricerca e nella capacità di analisi delle fonti, che conducono a risultati scientifici sempre equilibrati e talora originali.

Giudizio del Prof. de Bonfils La produzione scientifica del candidato Riccardo Fercia è iniziata dopo un intenso periodo di studi

interrotto dalla stesura di un solo articolo [Un singolare testamento privo della heredis institutio: il cosiddetto Testamentum porcelli tra fabulae Milesiae' ed ellenismo giuridico, in BIDR, CI-CII, 1998-1999, pp. 796-816], infatti si è dedicato alla preparazione di una interessante monografia stampata nel 2003 (Criteri di responsabilità dell’exercitor. Modelli culturali dell'attribuzione di rischio e 'regime' della nossalità nelle azioni penali in factum contra nautas, caupones et stabularios, Giappichelli, Torino, 2002 ISBN 88-348-2313-3). In essa si affronta il tema della particolare responsabilità di una categoria che con facilità agisce in danno ai creditori. L’indagine si muove sull’analisi dei concetti di responsabilità obbiettiva e subiettiva. La produzione del candidato è proseguita alacremente e nel 2005 ha dato alle stampe una seconda monografia (Dovere di diligenza e rischi funzionali, Jovene, Napoli, ISBN

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88-2431599-2). Questa seconda monografia rappresenta un naturale allargamento dei temi già affrontati nella prima. Entrambe hanno trovato collocazione nella Collana della Facoltà di Giurisprudenza di Cagliari. Una terza monografia, La responsabilità per fatto di ausiliari nel diritto romano, Padova, 2008, ISBN 978-88-13-28118-2 (la collana della Cedam l’arte del diritto diretta da L. Garofano). In un corposo volume il candidato ha voluto offrire una sorta di conclusione ai suoi studi sulla responsabilità del debitore per il fatto altrui. Inoltre è autore di una serie di saggi apparsi in vari luoghi anche con diffusione informatica. È, ancora da segnalare che il candidato ha fatto pervenire alla commissione i suoi lavori successivi al 2008. Questi non sono oggetto di valutazione, ma contribuiscono a testimoniare una continuità di lavoro sempre su temi congruenti con le discipline del settore IUS 18. Si deve ancora segnalare l’originalità della produzione di R. Fercia a cui non mancano originalità e spunti innovativi nel settore specifico delle obbligazioni.

Giudizio del Prof. Lobrano

Il candidato presenta studi su temi gius-privatistici (ivi compresa la escursione in materia di tecnica docente) e presenta tre monografie: due sulla responsabilità per fatto altrui (Criteri di responsabilità dell’exercitor, 2003 e La responsabilità per fatto di ausiliari nel diritto romano, 2008) ed una sul Dovere di diligenza e “rischi funzionali”, 2005. Nelle prime due egli riesamina le fonti specifiche alla luce della dottrina più recente, la quale (su un piano più generale) considera non originario lo schema pandettistico consolidato di circoscrizione della responsabilità del debitore a colpa e dolo (salve le ipotesi di responsabilità oggettiva) ma ipotizza - da parte della giurisprudenza romana - un percorso valutativo centrato sulla sopportazione del rischio nelle diverse situazioni. Anche la terza monografia è dedicata alla questione del rischio, esaminata da una prospettiva ulteriore. L’esame della dottrina e delle fonti specifiche è tendenzialmente esauriente e tecnicamente puntuale dai punti di vista filologico e giuridico; il procedimento logico complessivo è rigoroso, a partire dalle premesse adottate. Sotto questi importanti profili, la qualità della ricerca è certamente elevata. La non ampia attenzione dedicata a problematiche di fondo (in particolare: la relazione terminologica-concettuale tra ‘casi’ ed ‘exempla’, la formazione delle regole del diritto romano in relazione ad essi e, infine, la loro ‘sistematicità’, in riferimento sia alla esperienza antica sia agli orientamenti odierni) appare una sorta di pre-opzione del ricercatore. La qualità della ricerca manifestata nei saggi di più ampia portata caratterizzano anche gli scritti minori. L’attività di ricerca scientifica appare complessivamente congrua con le discipline IUS 18 e svolta con continuità e padronanza metodologica.

6. CANDIDATO: dott. Paolo Ferretti

CURRICULUM: Il candidato, dottore di ricerca nel 1997, borsista post-dottorato nel 1998 e ricercatore universitario confermato dal 2002, ha partecipato a diversi progetti di ricerca (PRIN 2002, 2004 e 2005), ha fatto parte nel 2003-2004 del Comitato scientifico ed organizzativo del Convegno “Fondamenti del diritto europeo” (di cui ha anche curato la pubblicazione degli atti) ed ha insegnato, per supplenza, Esegesi delle fonti del diritto romano nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trieste.

Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto romano,

in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica del candidato è connotata da una più che buona conoscenza delle fonti e della letteratura, da un’equilibrata esegesi delle testimonianze considerate e da un rigore metodologico che conducono a soluzioni quasi sempre convincenti e non di rado originali ed innovative (ciò che deve dirsi, in particolare, per la seconda e la terza monografia) e, comunque, sempre plausibili (come nella produzione non monografica). Nella prima monografia, dal titolo “Le donazioni tra fidanzati nel diritto romano” (Milano 2000) e articolata in sei capitoli, si affronta un tema da tempo non sottoposto dalla dottrina ad un esame aggiornato, che viene condotto in riferimento all’arco temporale che va dall’età preclassica fino alla compilazione giustinianea ed in relazione alle donazioni semplici, alle donazioni a causa della promessa di matrimonio ed alle donazioni nuziali. Nonostante il corretto approccio metodologico, la prudente esegesi delle fonti (quali, ad es., CTh. 3.5.1-14 e 3.8.1-2, C. 5.1.2-5 e 5.3.1-20, D. 39.5.1pr.-1, I. 2.7.3, N. 97, VF. 262 e Gell. noct. Att. 4.4.2-4) e la padronanza della letteratura, nonché la capacità di cogliere nell’istituto considerato tanto gli aspetti giuridici quanto quelli economico-sociali, diverse perplessità sono però suscitate sia dalla ricostruzione operata in relazione all’epoca antecedente al II sec. d.C. ed alle donazioni irrevocabili, sia dalle conclusioni che si traggono in relazione ad alcuni testi non impeccabilmente interpretati (come, ad es., VF. 302, 262 e C. 5.3.4), sia da una stringatezza talora eccessiva che non giova alla piena

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comprensione del ragionamento e sia dalla tendenza a far sì che talvolta le soluzioni proposte condizionino l’indagine orientandone aprioristicamente gli esiti. Di diverso spessore qualitativo, che denota un’evidente maturazione scientifica che si riassume in una maggiore consapevolezza ed in un più sicuro approccio metodologico, è la seconda monografia, dal titolo “Complicità e furto nel diritto romano” (Milano 2005) ed articolata in quattro capitoli, nella quale si ricostruisce il percorso della scienza giuridica in ordine allo specifico problema della complicità nel furto esaminando la locuzione ope consilio, il pensiero giurisprudenziale che da Sabino va Marciano e poi fino alla compilazione giustinianea e l’ipotesi di furto commesso dallo schiavo con la partecipazione del dominus. Tuttavia, nonostante l’autonoma ed originale lettura dell’a. e la linearità e coerenza del ragionamento che dimostrano rigore di metodo, indipendenza di giudizio, sicura conoscenza delle fonti (tra le quali, ad es., C. 3.41.5, D. 9.2.27.21, 9.4.2-5 e 9, 11.3.11.2, 13.1.6, 25.2.19-21, 47.2.21, 47.2.23, 47.2.36-37, 47.2.50-52, 47.2.55, 47.2.67, 47.2.91 e 50.16.53.2, I. 4.1.11-12 e Gai. 3.302 e 4.37) e padronanza della letteratura, qualche dubbio è sollevato tanto dalla circostanza che una completa visione del problema della complicità sarebbe probabilmente derivata dalla verifica del possibile emergere di tale nozione nel periodo preclassico, quanto da una trattazione a volte un po’ faticosa e non priva di ripetizioni e rinvii che certo non aiutano il lettore a cogliere la pienezza del ragionamento, peraltro non sempre condivisibile (come nel caso, ad es., dell’esegesi di Gai. 4.37). Nella terza monografia, dal titolo “«In rerum natura esse - in rebus humanis nondum esse». L’identità del concepito nel pensiero giurisprudenziale classico” (Milano 2008) e articolata tre capitoli, l’a., prendendo le mosse dalla distinzione tra le espressioni ‘in rerum natura esse’ ed ‘in rebus humanis nondum esse’, propone un’interpretazione innovativa delle fonti in ordine alla risalente e vexata quaestio concernente l’idea che del concepito ebbe la giurisprudenza classica. Nonostante la chiarezza espositiva, la profonda conoscenza della letteratura e la serrata esegesi delle testimonianze esaminate (tra le quali si segnalano D. 1.5.7, 38.16.6-7, 49.15.12.18 e 47.11.4) diano luogo ad una ricostruzione connotata da molti punti fermi riguardo al riconoscimento dell’esistenza del concepito e, al contempo, da spunti fecondi di nuove ricerche, anche in questo caso, però, difficoltà interpretative sorgono tanto in relazione a qualche testo (come, ad es., D. 35.2.9, 1.5.26 e 50.16.153), quanto da una talora inadeguata attenzione al contesto giuridico-letterario in cui si inseriscono alcune testimonianze esaminate (ciò che deve dirsi, ad es., per D. 25.4.1). La produzione non monografica si ricollega in larga parte alle tematiche trattate nelle monografie, ciò che deve dirsi non solo per l’articolo dal titolo “Donazioni e sponsali nella politica costantiniana” (2007), in cui, alla luce di CTh. 3.5.2 e 6, Tert. uxor. 2.8, Chrys. hom. XII in Col. 7, hom. LXXIII in Mt. 4 e laud. Max. 1 ed Aster. hom. V in Matth. XIX, 3, viene indagato il ruolo avuto da donazioni e sponsali all’interno della politica matrimoniale di Costantino, ma anche per l’articolo dal titolo “Le liberalità d’uso e i comici latini (gratuità ed obbligatorietà nello scambio dei donativi)” (1995), in cui, indagandosi il fenomeno dei doni obbligatori solo moralmente alla luce di testimonianze giuridiche e letterarie, viene anticipata l’esegesi di testi (come D. 50.16.194) poi oggetto di ulteriore approfondimento nella prima monografia, ciò che deve dirsi pure, seppure in chiave comparatistica con il codice civile italiano, per l’articolo dal titolo “Doni fatti a causa di promessa di matrimonio. Prospettiva storico-comparatistica” (1996) [D. 39.5.1, VF. 262, CTh. 3.5.2 e C. 5.3.15]. Ugualmente, nell’articolo dal titolo “Alle radici di un diritto penale europeo: da Gaio [D. 47,2,55(54),4] al «Corpus juris». Alcune considerazioni in materia di complicità” (2001) viene anticipata, seppure in un’ottica comparatistica con l’odierno diritto penale europeo, l’esegesi di testi [D. 47.2.55(54).4, 50.16.53.2, 47.2.21.10 e 13.1.6 ed I. 4.1.11] poi ripresi ed approfonditi nella seconda monografia. E così pure, nell’articolo dal titolo “Diritto romano e diritto europeo: alcune considerazioni in tema di «qui in utero sunt»” (1999) viene anticipata, seppure in chiave comparatistica con i codici civili ottocenteschi e moderni, l’esegesi di testi (D. 1.5.7, 1.5.26, 50.16.231, 38.16.6-8pr., 11.8.2, 1.5.18, 48.19.3, 37.9.1pr., 37.9.1.1548.19.39, 47.11.4, 48.8.8, 25.4.1.1 e 35.2.9, I. 2.13.5 e C. 3.28.30.1) poi nuovamente riconsiderati nella terza monografia, ciò che deve dirsi anche per l’articolo dal titolo “Esistere e nascere: i due fuochi del pensiero giurisprudenziale classico in tema di concepiti” (2005) [D. 1.5.26, 1.5.7, 38.16.6-7, 50.17.187, 50.16.153, 38.8.1.8, 30.24pr., 7.7.1, 50.16.231, 37.9.1pr., 38.16.1.8, 37.9.7pr., 27.1.2.6, 35.2.9 e 25.4.1 e Gai. 2.203]. Varietà d’interessi è invece dimostrata nell’articolo dal titolo “Cujacio, Revardo, J. Gotofredo, Noodt e CTh. 9,14,1: attualità di un dibattito” (1994), avente ad oggetto l’esame di un’unica fonte, CTh. 9.14.1, in tema di omicidio di fanciulli, nell’articolo dal titolo “Le cause della prodigalità nel diritto romano” (1996), in cui, prendendosi le mosse da una sentenza della nostra Corte di Cassazione del 1988 in tema di inabilitazione per prodigalità, si risale alle cause degli atti di decurtazione patrimoniale che potevano dare origine alla prodigalità romana, nell’articolo dal titolo “«De cenotafio» diatriba” (1999), in cui si ricostruisce, anche alla luce di numerose testimonianze letterarie (Verg. Aen. 3.301 ss. e 303 ss., 6.325, 378 ss. e 505 s. e 9.213 ss. e SHA. Marc. 13.3-5), una controversia in materia di cenotafio tra Marciano (D. 1.8.6.4-5) ed Ulpiano (D. 11.7.6.1 e 1.8.7), e nell’articolo dal titolo “Il matrimonio nel pensiero di Giorgio La Pira” (2006), in cui viene brevemente tratteggiato il pensiero del La Pira in tema di matrimonio, sottolineandosene l’ancora persistente attualità. Infine, priva di

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rilievo scientifico è la Cronaca di una giornata di studio (2004). La produzione scientifica non monografica ora ricordata, che, al pari di quella monografica, è incentrata unicamente su argomenti di taglio esclusivamente privatistico, per quanto nel suo complesso non sia particolarmente varia dal punto di vista dei temi trattati, concentrandosi quasi del tutto sulle pur vaste, complesse e sfaccettate problematiche trattate nelle tre monografie, oltre a confermare rigore di metodo, capacità di approfondimento ed utilizzo critico della letteratura nonché congruenza con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa, attesta una lodevole continuità temporale che tiene debitamente conto dell’evoluzione delle conoscenze nello specifico settore scientifico-disciplinare de quo.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione scientifica del candidato — dottore di ricerca nonché ricercatore confermato

con esperienza didattica — si caratterizzano per la continuità dell’impegno che si è tradotto, sul versante della ricerca, in numerose pubblicazioni. Oltre ad alcuni contributi minori che si affiancano tematicamente alle trattazioni monografiche, il lavoro del candidato si è concentrato su tre monografie che affrontano diversi argomenti. La prima sulle donazioni tra fidanzati in diritto romano mostra la padronanza del candidato rispetto alla letteratura e alle fonti non solo tradizionali, ma anche papirologiche. Qualche perplessità emerge invece quanto all’approccio metodologico: se è apprezzabile il tentativo di ricostruzione dell’istituto seguendone la vicenda nelle fonti, non del tutto soddisfacente è il livello di approfondimento esegetico. Nella seconda monografia sulla complicità nel furto in diritto romano l’impostazione generale è la medesima: l’istituto viene ricostruito a partire dall’analisi delle fonti giuridiche, giungendo a conclusioni talora originali rispetto alla letteratura tradizionale, pure diligentemente discussa. Il limite dell’approfondimento esegetico appare meno evidente, anche se non ancora del tutto superato e talora evidenziato da uno stile un po’ faticoso e non privo di ripetizioni. Lo stesso può dirsi per l’ultima monografia sull’identità del concepito che pure affronta un tema spinoso e molto dibattuto in letteratura. La rapidità di alcune esegesi porta infatti a un’eccessiva semplificazione delle problematiche giuridiche sottese all’analisi delle fonti richiamate che rischia di incrinare alcune conclusioni raggiunte dall’autore. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino Ha conseguito il dottorato di ricerca in diritti del tardo impero romano. È stato titolare di una borsa di

studio post-dottorato. È ricercatore per il SSD/18. Ha svolto attività didattica integrativa per corsi romanistici. Ha tenuto per supplenza un insegnamento romanistico. Ha partecipato a vari convegni e seminari anche internazionali.Oltre a lavoris di minor mole, il candidato presenta tre monografie, rispettivamente in tema di donazione tra fidanzati, di complicità e furto, di identità del concepito nel pensiero giurisprudenziale classico. La produzione scientifica mostra ampia e approfondita conoscenza delle fonti e della dottrina e padronanza del metodo. I risultati sono in parte originali.

Giudizio del Prof. de Bonfils Laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Ferrara il 14.10.1992, ha conseguito il dottoratodi

ricerca in Diritti del tardo impero romano nel 1997; vincitore di borsa di studio postdottorato presso l’Università di Ferrara nel 1998, ha preso servizio come ricercatore a partire dal 12 gennaio 1999 presso l’Università di Trieste; dal 2004 ha partecipato a progetti di ricerca di rilevante interesse nazionale ed è intervenuto a numerosi seminari di studio. Ha inoltre svolto esercitazioni e seminari per gli studenti dell’Università di Trieste a partire dal 1998-99. Presenta 11 pubblicazioni (oltre a tre lavori in corso di stampa) di cui 2 monografie, 8 articoli e una cronaca. Oltre ad alcuni articoli e cronache -tutti pubblicati, come i libri, in luoghi editoriali di prima grandezza- il candidato presenta tre monografie, assolutamente congrue con il settore disciplinare, (Le donazioni tra fidanzati nel diritto romano, Pubblicazioni della Facoltà di Giurisprudenza della Università di Trieste, Milano, 2000, XIV-324; Complicità e furto nel diritto romano, Pubblicazioni della Facoltà di Giurisprudenza della Università di Trieste, Milano 2005, XIII-370; In rerum natura esse in rebus humanis nondum esse. L'identità del concepito nel pensiero giurisprudenziale classico", Pubblicazioni della Facoltà di Giurisprudenza della Università di Trieste, Milano 2008, XIV-222. La prima dedicata alle donazioni tra fidanzati; la seconda, invece, a complicità e furto nel diritto romano; la terza infine ai problemi dell’identità giuridica del concepito. Non si tratta di temi di grande originalità, ma sono inseriti in un dibattito consueto, pur tuttavia sono da sottolineare in questi lavori la correttezza di metodo e l’esegesi dei testi condotta con accuratezza a cui si aggiunge la padronanza della letteratura relativa. Inoltre del candidato è da segnalare in senso positivo la continuità nello svolgimento di un’apprezzata attività didattica.

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Giudizio del Prof. Lobrano

Titoli scientifici principali del c. sono tre monografie, che affrontano temi tra loro differenziati: Le donazioni tra fidanzati nel diritto romano, Milano 2000, Complicità e furto nel diritto romano, Milano 2005, e In rerum natura esse / in rebus humanis nondum esse, Milano 2008. Tutti i contributi si fanno apprezzare per l’equilibrio tra ricostruzioni critiche della dottrina e la interpretazione propria delle fonti, alla ricerca non della originalità ma – per così dire – della veritas. La impressione dello scrivente è anche di un crescere progressivo della qualità della ricerca, la quale raggiunge risultati ottimali nella terza monografia, in cui appare affrontato sine ira et studio un tema tanto ideologicamente importante quanto tecnicamente corposo. Gli scritti di minore respiro mostrano ulteriori temi di interesse della ricerca di Ferretti, confermandone le qualità desunte dall’esame delle monografie.

7. CANDIDATO: dott. Emilio Germino

CURRICULUM: Il candidato, dottore di ricerca nel 1995, borsista post-dottorato dal 1996 al 1997 e ricercatore universitario confermato dal 2002, è stato titolare di due moduli didattici relativi all’insegnamento di Istituzioni di diritto romano e di Storia del diritto romano nella Facoltà di Giurisprudenza della Seconda Università di Napoli ed ha tenuto, per affidamento, l’insegnamento di Diritto romano nella Facoltà di Giurisprudenza della Seconda Università di Napoli. Ha partecipato a diversi progetti di ricerca (CNR, PRIN 2002-2004, progetto internazionale per la pubblicazione di una nuova Palingenesi degli scritti giurisprudenziali romani e progetto della Regione Campania relativo alla tutela giuridica del patrimonio artistico ed ambientale nell’impero romano), ha diretto una ricerca relativa all’organizzazione sanitaria nell’impero romano (PRA) ed ha coordinato un’unità di ricerca relativa al progetto di ricerca finanziato dalla Regione Campania relativo all’emarginazione ed alla povertà nella Campania tardoantica, collaborando, dal 1994 e come redattore, con la rivista Studia et Documenta Historiae et Iuris.

Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto romano,

in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica del candidato per un verso mostra attitudine ad affrontare, con metodo sufficientemente adeguato, i temi trattati, appalesando forma espositiva chiara ed ampia conoscenza delle fonti, per altro verso denota una spiccata sensibilità più per le problematiche storiche, politiche e culturali che per quelle strettamente giuridiche e non sembra inoltre concretizzarsi in risultati innovativi ed originali che vadano al di là di una pur ottima conoscenza della letteratura romanistica in argomento, inducendo a ritenere che il percorso per il raggiungimento di una piena maturità scientifica e di un compiuto rigore metodologico, che pure s’intravede chiaramente, sia ancora in fieri. Ciò va detto, in particolare, per la monografia dal titolo “Scuola e cultura nella legislazione di Giuliano l’Apostata” (Napoli 2004), articolata in sette capitoli, nella quale viene esaminata la legislazione dell’imperatore Giuliano in tema di cultura ed istruzione inquadrandola nel contesto politico-culturale di riferimento ed alla luce di una scrupolosa analisi del dibattito storiografico ad esso relativo. Nonostante la condivisibile esegesi dei due soli testi giuridici relativi al tema trattato (e, cioè, CTh. 13.3.5 e 13.3.6), l’interessante lettura delle ben più numerose testimonianze patristiche e letterarie e, ancora, la sicura capacità di inserire i contenuti fondamentali delle costituzioni esaminate all’interno delle convulse vicende del breve governo di Giuliano, non può però sottacersi che, a parte qualche conclusione basata su elementi esageratamente congetturali ed una distribuzione degli argomenti che causa talora ripetizioni e ridondanze, l’a. non approfondisce i numerosi e specifici problemi di storia giuridica implicati dalla sua ricerca o, meglio, mostra al lettore una certa difficoltà nel sintetizzare equilibratamente l’inquadramento storico-culturale delle vicende esaminate e gli aspetti giuridici emergenti dall’esegesi dei testi, con la conseguenza di non focalizzare spesso l’attenzione su punti fondamentali del ragionamento e, quindi, finendo per sminuire la fondatezza e, soprattutto, l’innovatività delle conclusioni alle quali si perviene. Assai più apprezzabili per l’originalità dei risultati conseguiti sono invece i lavori non monografici, ciò che va detto per il denso articolo dal titolo “Cultura e potere nell’età di Vespasiano” (2005) e, soprattutto, per il lungo articolo dal titolo “Medici e «professores» nella legislazione costantiniana” (2003), che, pur preludendo ai temi della monografia, si segnala per una più attenta e scrupolosa attenzione al dato giuridico presente nelle costituzioni esaminate (CTh. 13.3.1, 13.3.3 e 13.3.17 e D. 50.13.1.4), per l’articolo dal titolo “Una causa di «excusatio tutelae» in un testo di Erennio Modestino: D. 27.1.6” (2007), nel quale vengono indagate con acribia le testimonianze [D. 27.1.6.1-2, 4, 7 e 10, FV. 149, SHA. vita Pii 11.3 e C. 10.53(52).4] dalle quali si evincono le linee essenziali della disciplina, contenuta in un’epistula di Antonino Pio, concernente l’immunità dai munera in favore di medici e professori, e per l’articolo

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dal titolo “La «mora debitoris». Aspetti e problemi” (2008), nel quale, sulla base di un approccio comparatistico avente ad oggetto la disciplina dell’istituto della mora debitoris nel diritto romano e la regolamentazione di tale istituto negli ordinamenti e nei codici vigenti, vengono offerti al lettore spunti di notevole interesse e forieri di ulteriori approfondimenti, testimoniando altresì un ampliamento degli interessi del candidato. Degna di rilievo è poi la corposa nota di lettura del libro di G. COPPOLA, Cultura e potere. Il lavoro intellettuale nel mondo romano dal titolo “Il lavoro intellettuale a Roma” (1998), in cui, per un verso, sono passate in rassegna criticamente alcune delle opinioni espresse e, per altro verso, vengono proposti alcuni spunti di ulteriore indagine che appaiono proficui e fecondi, mentre di assai minore rilievo scientifico si appalesa la Recensione di L. SOLIDORO MARUOTTI, Studi sull’abbandono degli immobili nel diritto romano. Storici, giuristi, imperatori (1991). Infine, privi di rilievo scientifico, in quanto aventi un contenuto meramente informativo, sono le Schede di nove volumi (2002, 2003, 2004, 2005 e 2007) e, ancora, i Frontespizi e gli Indici degli Scritti di Paolo Frezza (2000). Nel suo complesso, la produzione scientifica non monografica, per quanto non particolarmente varia dal punto di vista dei temi trattati in quanto si ricollega in larga parte alle problematiche trattate nel lavoro monografico, appare qualitativamente superiore a quest’ultimo, congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa e sicuramente significativa sotto il profilo della continuità temporale, anche se non permette comunque di sovvertire o, almeno, di modificare in maniera decisiva il precedente giudizio dato in ordine alla monografia, e cioè come non ancora del tutto compiuto sia il percorso che conduce alla completa maturità scientifica ed alla pienezza del rigore metodologico del candidato.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione scientifica del candidato — dottore di ricerca nonché ricercatore confermato

con esperienza didattica — testimoniano la continuità dell’impegno legato per una parte considerevole alla redazione di schede e recensioni, generalmente descrittive, oltre che alla pubblicazione monografica sulla scuola e la cultura nella legislazione di Giuliano l’Apostata. Il candidato tenta di ricostruire la legislazione giulianea sugli insegnanti, collocandola nel suo contesto politico-culturale attraverso l’analisi del dibattito moderno sulla questione. Il lavoro, sebbene informato e scorrevole nello stile, lascia però emergere un approccio alle fonti non sufficientemente rigoroso, così da porre in dubbio la fondatezza delle conclusioni. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino Dopo la laurea in Giurisprudenza, ha conseguito il Dottorato in Diritto romano. È ricercatore per il SSD

IUS/18, Ha svolto varia attività di supporto a insegnamenti romanistici. Ha insegnato per affidamento corsi romanistici o moduli di essi. Ha partecipato a progetti di ricerca, anche di carattere nazionale (PRIN). Ha curato l’edizione di volumi collettanei e raccolte di scritti di illustri romanisti. È componente del Collegio dei docenti di un Dottorato di ricerca. Oltre a vari lavori di minor mole, il candidato presenta una monografia dal titolo Storia e cultura nella legislazione di Giuliano l’Apostata, che mostra approfondita conoscenza delle fonti sia giuridiche, sia letterarie, relative al tema, nell’ambito di un’opzione scientifica che privilegia gli aspetti di ricostruzione della storia culturale sottesa alle scelte giuridiche del legislatore tardo antico.

Giudizio del Prof. de Bonfils La produzione scientifica del candidato consta di una monografia dal titolo Scuola e cultura nella legislazione

di Giuliano l'Apostata (pubblicata nel 2004). La politica dell'imperatore Giuliano in tema di scuola è naturalmente al centro della acuta indagine che segue una serie cospicua di contributi minori, tra articoli e recensioni. La monografia si articola in sette capitoli. Dopo aver offerto un quadro generale E. Germino individua le linee guida della normativa giulianea per la scuola: la sua analisi si incentra su CTh. 13.3.5, l’edictum de professoribus, del 17 giugno 362 emanato forse nel tentativo di assoggettare la scelta dei professori al controllo imperiale. Vengono vagliati con padronanza di metodo i contenuti e le possibili finalità dell’editto visti all’interno di una politica imperiale di ampio respiro. L’imperatore tendeva, con tutta probabilità, a riorganizzare gli apparati burocratici utilizzando soggetti di alto profilo intellettuale e morale: l'insegnamento è definito munus, un dovere pubblico. Le intenzioni di Giuliano si chiariscono con il confronto di CTh. 13.3.5 con l'epistula 61c ( ed. Bidez): secondo il candidato le due fonti sarebbero percorse da uno spirito comune eppertanto espressione di un medesimo progetto politico-culturale. Il candidato. nel suo volume esamina le testimonianze legislative senza pregiudizi ideologici, specialmente da quello fondato sull'idea di un sistematico condizionamento del credo religioso sulle scelte normative. Infatti appare riduttiva l'ottica con cui gli studiosi hanno guardato alla costituzione giulianea, interpretandola solo in funzione anticristiana. L'esegesi è rigorosa e analitica e le ipotesi

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che ne derivano appaiono equilibrate, ben argomentate e convincenti. La letteratura considerata nella sua totalità, viene discussa senza nulla tralasciare. L’apparato delle note spesso affronta e risolve questioni anche di carattere generale tanto da poter essere qualificate come un lavoro autonomo che corre parallelo al testo. Molte di esse potrebbero essere estratte e costituire autonome pubblicazioni. Alla luce di queste considerazioni il lavoro si presenta originale e innovativo, con molti spunti che denotano una vasta opera di riflessione personale autonoma, svolta da Germino in modo analitico e puntuale. La collocazione editoriale della monografia è di notevole livello scientifico e gli assicura diffusione tra gli studiosi. Anche altri lavori del candidato hanno ad oggetto i rapporti tra potere imperiale e mondo della cultura in epoca tarda. Nel lungo contributo Medici e professores nella legislazione costantiniana, apparso nel 2003 in una delle più note riviste romanistiche, si esaminano alcune costituzioni costantiniane riportate nel titolo III, libro XIII del Codice Teodosiano, sotto la rubrica De medicis et professoribus, e si individuano in esse – tramite l'accento posto sull'alta funzione sociale delle professioni di medico e di docente – gli spunti di un atteggiamento nuovo del potere politico nei confronti di tali professionisti. Nell'articolo Cultura e potere nell'età di Vespasiano si prendono in esame – anche attraverso l'esegesi di alcuni testi giurisprudenziali – determinate disposizioni imperiali, in particolare di Vespasiano, in materia di immunità, privilegi e stipendi per medici, insegnanti e retori. In Una causa di excusatio tutelae in un testo di Erennio Modestino: D. 27.1.6, in Fides Humanitas Ius. Studi in onore di Luigi Labruna, IV, Napoli 2007, il tema è rappresentato dalla excusatio tutelae nella riflessione della giurisprudenza severiana, svolta su di una epistula di Antonino Pio alla provincia d'Asia, con cui si disciplinava l'immunità dai munera in favore di medici e professori. La portata territoriale della disposizione, inizialmente limitata, è destinata ad ampliarsi in età successiva per una serie di ragioni, tra cui la concessione della cittadinanza a tutti o quasi gli abitanti dell'impero e l'attività interpretativa dei giuristi. Accurata l'esegesi svolta sul lungo frammento riportato in D. 27.1.6, Mod. 2 excus., in lingua greca. Infine, taluni profili della mora debendi, soprattutto di natura definitoria, sono presi in esame (anche mediante il confronto con il diritto vigente) nel contributo La mora debitoris. Aspetti e problemi, pubblicato negli Scritti per Gennario Franciosi, Napoli 2007. La produzione scientifica del candidato si completa con note di lettura a vari libri e recensioni, che denotano una raffinata capacità di analisi. I lavori del candidato sono tutti congrui con le discipline comprese nel IUS 18, provano la continuità nel tempo dell'attività di ricerca.

Giudizio del Prof. Lobrano

Il titolo principale del c. è la monografia su Scuola e cultura nella legislazione di Giuliano l’Apostata, Napoli 2004. In essa si apprezza l’ampia conoscenza della dottrina e delle fonti. La trattazione verte sulla ricostruzione sistematica degli aspetti storici del tema più che sulla individuazione delle questioni squisitamente tecniche giuridiche in esso ravvisabili. La ricostruzione è tuttavia certamente valida e costituisce pertanto sintesi utile di aggiornamento dei temi trattati. Gli altri scritti non monografici (in prevalenza schede bibliografiche) confermano tali qualità dell’a.

8. CANDIDATO: dott. Giovanna Daniela Merola CURRICULUM: La candidata, laureata in Lettere e Filosofia, dottore di ricerca in Storia Antica nel 1998, assegnista di ricerca dal 2001 al 2002 e ricercatore universitario confermato di diritto romano dal 2005, ha svolto, dal 1999 al 2000 ed in qualità di professore a contratto, attività didattiche integrative afferenti all’insegnamento di Storia del diritto romano nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Napoli Federico II ed ha tenuto lezioni per il Dottorato di ricerca in Storia Antica dell’Università di Pisa, per il Dottorato di ricerca in Diritto romano e cultura giuridica europea dell’Università di Pavia e per il Dottorato di ricerca in Diritto romano e tradizione romanistica: fondamenti del diritto europeo dell’Università di Napoli Federico II. Ha collaborato all’organizzazione dell’Incontro internazionale di studio dal titolo “Dall’affitto agrario al colonato tardo-antico: continuità o frattura?” (di cui ha anche curato la pubblicazione degli atti) e del Secondo Incontro di Studio di Storia dell’Economia Antica sul tema “Mercati permanenti e mercati periodici nel mondo romano” ed ha tenuto per supplenza l’insegnamento di Storia romana nel corso di laurea di Lettere moderne della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università di Napoli Federico II, collaborando, dal 2006, alla Rassegna delle riviste per il Bollettino di Studi Latini, e curando, altresì, le schede delle riviste Labeo e MEFRA. Dal 2003 al 2007 fa fatto parte del Collegio dei docenti del Dottorato di ricerca in Diritto romano e tradizione romanistica: fondamenti del diritto europeo dell’Università di Napoli Federico II e dal 2008 del Dottorato di ricerca in Discipline Romanistiche dell’Università di Palermo ed ha partecipato a diversi progetti di ricerca (PRIN 2002-

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2004, 2003-2005 e 2005-2007 e progetti della Regione Campania relativi ai documenti della prassi giuridica romana nelle tavolette cerate campane ed all’insegnamento del diritto romano nell’Università di Napoli).

Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto romano,

in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica della candidata, se per un verso si fa apprezzare per una buona conoscenza delle fonti e della letteratura, per altro verso appare incentrata principalmente sul tema dell’organizzazione tributaria ed amministrativa delle province romane e, in tale ambito, quasi esclusivamente sulle testimonianze epigrafiche. Nella monografia dal titolo “Autonomia locale-governo imperiale. Fiscalità e amministrazione nelle provincie asiane” (Bari 2001), articolata in quattro capitoli, vengono indagati le vicende organizzative della regione asiana, il ruolo e le funzioni delle diocesi, l’imposizione centrale ed i dazi doganali e l’autonomia delle città e delle strutture non urbane, dandosi così luogo ad una ricostruzione attenta, scrupolosa ed accurata che getta nuova luce anche sulle attuali conoscenze dell’intera organizzazione provinciale romana. Condivisibili appaiono le conclusioni alle quali si perviene, e cioè il rilievo della persistenza per un lungo periodo di una vita economica interna indipendente a fronte delle progressive limitazioni dell’autonomia locale da parte del potere centrale, che non giunse però mai ad abolirla, ma, anzi, talora finì per potenziarla. A tale tematica si riconnette poi una parte assai consistente della produzione non monografica, e precisamente gli articoli dal titolo “Il «Monumentum Ephesenum» e l’organizzazione territoriale delle regioni asiane” (1996), “Autonomia doganale nella tarda antichità. Intorno a CIL. 3,7151-7152” (2001), “Il sistema tributario asiano tra repubblica e principato” (2001), “Il valore dei termini dhmosiènhj e telènhj nel «Monumentum Ephesenum»” (2004), “Il «Monumentum Ephesenum» e la struttura delle «societates publicanorum»” (2006), “Cittadinanza e immunità doganale: una categoria privilegiata?” (2007) e “Una «lex collegii» marittima? A proposito di D. 14.2.9” (2007). E sempre alla realtà provinciale si ricollega l’articolo dal titolo “Sull’amministrazione della giustizia nelle province: il P.Euphr. 2” (2007), incentrato sulla giurisdizione provinciale alla luce della documentazione papiracea. Di taglio più prettamente storico appare invece l’articolo dal titolo “Intorno a Cassino romana” (2004), in cui, in seguito all’esame di un cursus honorum e di altre testimonianze epigrafiche, si ricostruisce l’assetto istituzionale della città di Cassino. Privi di rilievo scientifico sono invece gli articoli dal titolo “Le istituzioni e l’amministrazione dell’impero” (2008) e “Istituzioni, diritto e società da Diocleziano alla dissoluzione dell’impero romano d’Occidente” (2008), che, in realtà, si configurano come un’antologia di fonti, nonché le Cronache di tre Convegni (1998, 2008 e 2006) e la Curatela, insieme ad E. Lo Cascio, del volume dal titolo “Forme di aggregazione nel mondo romano” (Bari 2007) e, infine, la Recensione di M. A. TORELLI, Benevento romana (2006), che, in effetti, è una mera e breve rassegna della monografia de qua. La produzione scientifica non monografica ora ricordata, incentrata, al pari di quella monografica, su argomenti di taglio esclusivamente pubblicistico, pur attestando una lodevole continuità temporale ed una buona metodologia che consente alla candidata di pervenire a conclusioni non di rado originali, appare però non pienamente congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa, giacché l’indagine, che viene tra l’altro condotta su fonti quasi del tutto atecniche, spesso finisce per privilegiare, della fenomenologia esaminata, gli aspetti sociali ed economici, a scapito di quelli più prettamente giuridici.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione scientifica della candidata — dottore di ricerca nonché ricercatrice confermata

con esperienza didattica — si caratterizzano per un’apprezzabile continuità dell’impegno. Le pubblicazioni riguardano sostanzialmente un unico tema — l’amministrazione dell’impero romano, e in particolare il suo sistema tributario — che viene declinato nei suoi molteplici profili. La monografia sulla fiscalità e l’amministrazione nelle province asiane, anticipata e seguita da una serie di scritti minori sull’argomento, si presenta come un lavoro informato, elegante nell’esposizione, ma prettamente descrittivo. Pur avanzandosi talora ipotesi ricostruttive di un certo interesse, la trattazione non riesce ad assumere quel respiro generale che una tematica così ampia richiederebbe. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino La candidata dopo essersi laureata in lettere e aver conseguito il titolo di Dottore di ricerca in Storia

antica, ha ottenuto un assegno di ricerca e ha poi preso servizio come ricercatrice nel SSD IUS/18. Ha collaborato all’attività didattica di vari insegnamenti romanistici e ha tenuto per supplenza l’insegnamento di Storia romana presso Facoltà di Lettere e filosofia. Oltre a lavori di minor mole, con approccio per lo più

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strettamente storico e non romanistico, la candidata presenta una monografia dal titolo Autonomia locale – governo imperiale. Fiscalità e amministrazione nelle province asiane. Nel lavoro l’analisi di tipo tecnico-giuridico appare nell’insieme messa in secondo piano e i risultati appaiono significativi soprattutto sul piano della ricostruzione storica e non su quello dei profili giuridici, in sintonia d’altro canto con la preparazione universitaria e post-universitaria testimoniata dal c.v. della candidata.

Giudizio del Prof. de Bonfils Dottore di ricerca in Storia Antica nel 1998, ha svolto attività didattica come professore contratto per

l’insegnamento di Storia del Diritto Romano presso l’Università Federico II di Napoli. Assegnista di ricerca presso l’Università di Cassino nel 2002 e poi ricercatore nello stesso anno. La candidata con continuità ha seguito una carriera ed un percorso formativo regolare e a cui fa da riscontro una attività di ricerca con una produzione scientifica che non ha subito interruzione. Per altro congrua al settore disciplinare di cui alla presente valutazione. Dopo un certo numero di articoli nel settore del diritto pubblico [Il Monumentum Ephesenum e l'organizzazione territoriale delle regioni asiane, in Mélanges de I Ecole Française de Rome, 108-1 (1996), pagg. 263-297; Autonomia doganale nella tarda antichità. Intorno a CIL 3, 7151-7152, in Atti dell'Accademia Romanistica Constantiniana. XIII Convegno Internazionale (2001), pagg. 277-292; Il sistema tributario asiano tra repubblica e principato, in Mediterraneo Antico IV,2 (2001) pagg. 459-472], ha tratto i frutti della sua ricerca in una bella ed interessante monografia dal titolo Autonomia locale - governo imperiale. Fiscalità e amministrazione nelle province asiane, (Bari 2001). Inserita in una prestigiosa collana diretta da E. Lo Cascio il lavoro della Merola descrive il sistema di esazione delle imposte nella provincia asiana. Partendo da una storia tributaria ed amministrativa di essa per esaminare ampiamente il ruolo delle le città nellimposizione e nella esazione dei tributi. Il suo lavoro, inoltre, senza soluzioni di continuità è proseguito in diversi articoli [Il valore dei termini δηµοσιώνης τελώνης nel Monumentum Ephesenum, in Economia, amministrazione e fiscalità nel mondo romano. Ricerche lessicali (a cura di A. Storchi Marino), Bari 2004, pagg. 173-189; Intorno a Cassino romana, in Index 32 (2004), pagg. 381-406.; Il Monumentum Ephesenum e la struttura delle societates publicanorum, in Athenaeum 94 fasc. 1 (2006), pagg. 123-133; Sull'amministrazione della giustizia nelle province: il P. Euphr. 2, in C. Cascione e C. Masi Doria (cur.), Fides, Humanitas, Ius. Studii in onore di Luigi Labruna, Napoli 2007, vol. V, pagg. 35773596; Cittadinanza e immunità doganale: una categoria privilegiata?, in φιλία Scritti per Gennaro Franciosi, a cura di F.M. d'Ippolito, Napoli 2007, III, pagg. 1711-1721]. Nel 2008 ha dato il suo contributo (Le istituzioni e l'amministrazione dell'impero e Istituzioni, diritto e società da Diocleziano alla dissoluzione dell'impero romano d'Occidente: cap. II.1, pagg. 155-185; cap. III.1, 285-305) ad una volume di vari autori dal titolo Storia Romana. Antologia delle fonti (a cura di E. Lo Cascio), Bologna. Inoltre ha tradotto interessanti saggi in lingua straniera per la pubblicazione ed colaborato alla cura di diverse pubblicazioni ed ha partecipato all’attività redazionale con diverse cronache e recensioni. In conclusione si tratta di una produzione scientifica da segnalare per la coerenza ed il rigore metodologico e per il contributo dato alla conoscenza di una fonte epigrafica di grandissimo interesse per gli studiosi del settore.

Giudizio del Prof. Lobrano Giovanna Daniela Merola ha svolto assiduamente attività didattica e ha partecipato a diversi progetti di

ricerca tra i quali tre PRIN. La candidata presenta una produzione scientifica consistente in una monografia, nove articoli, tre cronache, una recensione e tre traduzioni dal francese di lavori altrui. L’unica monografia (appare dubbia la qualifica di monografia della raccolta di fonti di “Storia romana” pubblicata in un volume collettaneo a cura di Lo Cascio, nel 2008), risalente al 2001, sul tema Autonomia locale - governo imperiale. Fiscalità e amministrazione nelle province asiane, costituisce il perfezionamento di studi già avviati con il dottorato di ricerca in Storia antica, storia politica e culturale dell’antichità classica. La candidata si occupa, con riferimento specifico al Monumentum Ephesenum, della organizzazione finanziaria e amministrativa della regione asiana. La ‘dimensione’ giuridica dell’argomento è posta in ombra, come appare dalla articolazione che la candidata stessa presenta del suo lavoro (a p. 12), ove viene fatta menzione non di una prospettiva esplicitamente giuridica, ma di una “storia della regione” sia pure dal punto di vista tributario e amministrativo. Si comprende, quindi, che anche quando i problemi giuridici sussistono (v., ad esempio, a pp. 14 ss., il cap. 1 § 2 sul testamento di Attalo III e la questione della capacità del populus di essere istituito erede) essi sono esaminati prevalentemente in prospettiva ‘evenementielle’. La terminologia lascia talvolta intravedere la non principale preoccupazione giuridica (v. ad esempio a p. 66 in cui si parla di una “remissione del contratto” a proposito di un appalto per poi parlare di risoluzione e ancora di revisione a p. 67). Gli altri contributi della candidata, sia gli articoli di preparazione o di approfondimento di temi toccati con la monografia (numeri 1-4, 6, 8 della bibliografia), sia gli articoli su argomenti diversi (numeri 5,7,9 della bibliografia) e gli altri lavori minori (cronache, recensioni, raccolte di fonti

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e traduzioni) hanno qualità e problematicità simili. La quantità della produzione scientifica non è particolarmente elevata: una monografia, del 2001 e, tralasciando i lavori minori, nove articoli ‘brevi’.

9. CANDIDATO: dott. Fara Nasti

CURRICULUM: La candidata, laureata in Lettere, borsista presso l’Istituto Italiano per gli Studi Storici di Napoli dal 1992 al 1993, dottore di ricerca in Storia Antica nel 1999 e ricercatore universitario confermato di diritto romano dal 2003, ha fatto parte, dal 1993 al 2000, di un gruppo di ricerca costituito per la pubblicazione di un Catalogo delle iscrizioni del Museo Archeologico Nazionale di Napoli, ha svolto nel 2001 un corso propedeutico alle materie storico-giuridiche di 40 ore presso l’Università di Lecce, ha tenuto, per supplenza, l’insegnamento di Storia del diritto romano nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Cassino e dal 2002 fa parte del Collegio dei docenti del Dottorato di ricerca in Formazione del diritto europeo dell’Università di Cassino, tenendo lezioni in altri Dottorati di ricerca e partecipando inoltre a diversi progetti di ricerca (CNR, PRIN, progetto Raphael e progetto internazionale per la pubblicazione di una nuova Palingenesi degli scritti giurisprudenziali romani).

Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto romano,

in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica della candidata, se per un verso si fa apprezzare per una più che buona conoscenza delle fonti e della letteratura e per la varietà delle tematiche pubblicistiche affrontate, che spaziano dall’attività normativa imperiale alle istituzioni amministrative centrali ed alla giurisprudenza, per altro verso appare connotata precipuamente dall’utilizzo di testimonianze letterarie e, soprattutto, di documenti epigrafici e papiracei che spesso finisce per privilegiare, della fenomenologia esaminata, gli aspetti storico-sociali a scapito di quelli più prettamente giuridici, ciò che va detto, in particolare, per una parte consistente della produzione non monografica. Nella monografia dal titolo “L’attività normativa di Severo Alessandro. I. Politica di governo, riforme amministrative e giudiziarie” (Napoli 2006), articolata in quattro capitoli, viene indagata la normazione di Alessandro Severo avente ad oggetto l’appellatio e la supplicatio, il crimen maiestatis ed il crimen falsi e, infine, la cura urbis, dandosi così luogo ad una ricostruzione attenta, scrupolosa ed accurata e, al tempo stesso, prudente ed equilibrata nelle riflessioni che consente di rivalutare tanto l’immagine stereotipata di un imperatore debole perché giovane e, per di più, fortemente influenzato dalla figura materna quanto la consolidata opinione dottrinaria di un governo sostanzialmente gestito dal senato. Nonostante alcune evitabili e fastidiose lungaggini ritenute a torto necessarie dall’a. in quanto propedeutiche al discorso principale su Alessandro Severo (come, ad es., le pp. 161-192 del quarto capitolo dedicate al patrimonio urbanistico ed all’attività edilizia a Roma, in Italia e nelle province ed aventi ad oggetto il periodo anteriore al principato dell’ultimo dei Severi), condivisibili perché sorrette da una corretta metodologia nell’approccio alle fonti (tra le quali si segnalano, in particolare, C. 1.21.1, 7.16.4, 9.8.1, 7.64.2, 4.1.2, 9.50.2 e 6.50.6, D. 49.5.4-6, 49.1.1.1-2, 40.12.27.1-2, 5.1.73pr.-3, 48.10.3-4 e 48.10.16.2) appaiono le conclusioni alle quali si perviene e certamente meritevole nel suo complesso si appalesa l’opera in quanto colma una lacuna della moderna giusromanistica pubblicistica. Al periodo storico esaminato nella monografia si riconnettono poi una serie di articoli: “Note sulla politica filosenatoria di Alessandro Severo con particolare riferimento alla «Historia Augusta»” (1995-1996), in cui viene rivisitata la già ricordata opinione dominante sulla politica filosenatoria di Alessandro Severo; “I Severi nei Campi Flegrei” (1997), nel quale viene indagata la politica edilizia di Alessandro Severo poi ripresa nel già ricordato quarto capitolo della monografia; “«Curatores regionum urbis» e il «cursus honorum» di «C. Caelius Censorinus»” (1999), in cui si prendono le mosse dal cursus honorum di un tale Censorino per avanzare l’ipotesi che la riforma inerente al rango consolare dei curatores urbis risalisse proprio ad Alessandro Severo; “La tecnica legislativa severiana” (2001), in pratica la recensione critica di J.-P. CORIAT, Le prince législateur; “«M. Cn. Licinnius Rufinus» ed i suoi «Regularum libri»” (2005), in cui viene datata al principato di Alessandro Severo l’unica opera pervenutaci del giurista Licinnio Rufino. All’età severiana e postseveriana e, in generale, a quella postclassica è dedicata un’altra serie di articoli: “Un nuovo documento dalla Siria sulle competenze di governatori e procuratori provinciali in tema di interdetti” (1992), in cui, prendendo spunto da una petizione indirizzata al prefetto della provincia di Mesopotamia Iulius Priscus da alcuni abitanti della provincia di Siria pervenutaci attraverso un papiro del 245 d.C., vengono indagati alcuni interessanti aspetti della condizione amministrativa e della giurisdizione procuratoria di queste due province orientali; “Il prefetto del pretorio di CIL. VI 1638 (= D. 1331) e la sua carriera” (1997), in cui viene esaminato il cursus honorum epigrafico di un prefetto del

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pretorio della metà del III sec. d.C.; “Una nuova iscrizione funeraria dal complesso conventuale dei SS. Marcellino e Festo (Napoli)” (2000), in cui viene datata genericamente al III sec. d.C. un’iscrizione funeraria epigrafica di provenienza campana; “Frammenti papiracei di un’opera della giurisprudenza tardo imperiale” (2003), in cui vengono illustrate alcune disposizioni in materia di codicilli, legati e fedecommessi pervenuteci attraverso i frammenti papiracei di un’opera della giurisprudenza postclassica databile intorno ai primi decenni del IV sec. d.C.; “Riflessioni sui matrimoni diseguali delle «clarissimae feminae» fra II e III sec. d.C.” (2007), in cui viene preso in considerazione un particolare aspetto della legislazione matrimoniale della fine dell’epoca classica e degli inizi di quella postclassica. Infine, a parte la Recensione di G. PURPURA, Diritto, papiri e scrittura (1996), che si appalesa di scarso rilievo scientifico in quanto trattasi di una mera rassegna della monografia de qua, la Cura dell’Indice delle fonti epigrafiche, papirologiche e numismatiche dei volumi 1-30 (1970-2002) della rivista Index (2003), che è priva di alcun rilievo scientifico, e l’articolo dal titolo “Sulla datazione e la natura della riforma di Claudio in materia di giurisdizione fedecommissaria” (2007), in cui viene avanzata l’idea che l’imperatore Claudio nel 44 d.C. avrebbe affidato la iurisdictio de fideicommissis non a pretori di nuova istituzione, ma ai due in precedenza preposti all’amministrazione finanziaria, i rimanenti lavori hanno ad oggetto l’edizione od il commento di documenti epigrafici: “Iscrizioni nuove o riedite da «Puteoli, Cumae, Misenum»” (1996); “Un nuovo carme epigrafico da Larino («regio» II) sul tema della libertà” (1998); “Schede epigrafiche del Catalogo delle iscrizioni latine del Museo Nazionale di Napoli” (2000); “La collezione epigrafica di Stefano Borgia nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli” (2000); “Schede epigrafiche della collezione epigrafica dell’«antiquarium» di Castellamare di Stabia” (2002); “«Iura sepulcrorum» a Puteoli” (2002); “Le iscrizioni latine africane del Museo Nazionale di Napoli” (2004). Non valutabili, in quanto non concretamente individuato è l’apporto individuale della candidata, sono i lavori dal titolo “Il patrimonio epigrafico latino delle città dell’Italia meridionale” (1999) e “Diritto e papiri: nuovi pareri giurisprudenziali da PHaun III 45” (2001) = “Nuovi pareri giurisprudenziali da PHaun III 45” (2005). La produzione scientifica non monografica ora ricordata, incentrata, al pari di quella monografica, su argomenti di taglio esclusivamente pubblicistico, pur attestando lodevole continuità temporale e corretta metodologia, appare però non sempre pienamente congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa, giacché l’indagine, che viene condotta in larga parte su fonti atecniche, non di rado attenziona più gli aspetti metagiuridici che quelli precipuamente giuridici delle vicende esaminate.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione scientifica della candidata — dottore di ricerca nonché ricercatrice confermata

con esperienza didattica — testimoniano la molteplicità di interessi giuridici, epigrafici, papirologici. La nutrita serie di pubblicazione, tra cui una monografia e numerosi scritti minori, segnala la varietà dei temi trattati con competenze diversificate. Ciò nonostante, la monografia sull’attività normativa di Severo Alessandro seleziona alcuni ambiti di indagine che non appaiono raccordati secondo una logica coerente, seguendo la quale le tematiche vengono affrontate in maniera prevalentemente descrittiva, con insufficiente approfondimento esegetico. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino Dopo aver conseguito la laurea in Lettere ed essere stata borsista presso l’Istituto italiano per gli Studi

storici, la candidata ha conseguito il Dottorato di ricerca in Storia antica. Ha poi preso servizio come ricercatrice per il SSD IUS/18. Ha collaborato alle attività didattiche di insegnamenti romanistici e di Storia romana. Ha preso parte a un progetto di ricerca internazionale e a varie ricerche nazionali (sia CNR, sia PRIN). Ha fatto parte del gruppo di lavoro costituito per la pubblicazione del catalogo delle iscrizioni del Museo archeologico Nazionale di Napoli. Ha partecipato in qualità di relatore a Convegni, anche internazionali, e incontri di studio. È membro del Collegio docenti del Dottorato di ricerca ‘Formazione del diritto europeo’ dell’Università di Cassino. È autrice di numerosi saggi brevi, per lo più di argomento epigrafico, in molti casi in materie non pertinenti con il SSD a concorso. L’unica monografia presentata, sull’attività normativa di Severo Alessandro, mostra un’attenzione più marcata agli aspetti storico-politici, mentre gli aspetti giuridici sono trattati con metodologia non del tutto convincente. I risultati risentono di quest’approccio e appaiono nel complesso significativi solo sul piano della ricostruzione storica.

Giudizio del Prof. de Bonfils La produzione scientifica della candidata che si presenta congrua con le discipline ricompresse nel settore di cui alla presente

procedura è orientata fin dagli inizi della sua carriera, continua e segnalata per i risultati e l’impegno didattico. Dal 1992 si è dedicata alla ricerca nel settore diritto pubblico romano: il suo primo articolo ha il titolo: Un nuovo documento dalla Siria sulle competenze di governatori e

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procuratori in tema di interdetti, in Inder 21, 1993 [ma 1992], pp. 365-80. Dopo di questo evidentemente i suoi studi si sono indirizzati all’età dei Severi (Note sulla politica filosenatoria di Alessandro Severo con particolare riferimento alla vita Alexandri della Historia Augusta", in AIIS, 13, 1995/1996, pp. 67-104; I Severi nei Campi Flegrei, in F. Maniscalco Ninfei ed edifici marittimi severiani del Palatium imperiale di Baia', Napoli 1997, pp. 127-36). Questo lavoro di ricerca ha visto una conclusione nel volume. L'attività normativa di Severo Alessandro. I. Politica di governo, riforme amministrative e giudiziarie, Napoli 2006, pp. 270 (pubblicato nella collana del Dipartimento di Diritto Romano della Federico II di Napoli). Lo studio vuole, nella trattazione di temi della legislazione dell’ultimo degli imperatori della prima trasformazione dell’impero, contribuire innanzi tutto a dare una luce nuova su questo imperatore oscurato dalle stesse fonti che lo riguardano, segnatamente gli SHA. Ne risulta un lavoro originale e per molti profili innovativo. Nel periodo intercorso nella preparazione di questo lavoro, dieci anni a detta della stessa candidata. Ha proseguito su un altro filone di studi in cui ha prodotto una copiosa serie di articoli e contributi singoli in pubblicazioni coniectanee. I suoi lavori di epigrafia vanno notati per la serietà di studi ed i risultati raggiunti.

Giudizio del Prof. Lobrano

Fara Nasti ha svolto in maniera continuativa attività didattica e ha preso parte a diversi progetti scientifici. La sua attività di ricerca, sfociata in una monografia (essendo la seconda indicata dalla candidata nella bibliografia solo in fase di stampa e neppure presentata in bozze), diversi articoli scientifici (19), recensioni (3) e curatele (2), si è incentrata su temi di interesse storico-epigrafico. La monografia, su un tema di indubbio interesse qual è quello de «L’attività normativa di Severo Alessandro. I. Politica di governo, riforme amministrative e giudiziarie», è presentato dalla ricercatrice (v. la Premessa, p. XI) come lavoro in cui tentare «la ricostruzione della condotta politica e amministrativa di Severo Alessandro» (viene fatto un riferimento nel titolo alla “attività normativa” , nella Premessa – p. XI – alla “produzione normativa” per poi passare a parlare di “legislazione” e ancora di “politica legislativa e amministrazione”). Per ricostruire la funzione della supplicatio e della appellatio, la candidata parte dalla ricostruzione della dottrina (che viene in massima parte riportata puntualmente). Medesimo approccio contraddistingue il lavoro della candidata nell’esame delle fonti giuridiche (v. ad esempio il § 2 del cap. IV su “Politica edilizia e cura urbis”, pp. 192 ss.). Anche i contributi minori, sia quelli più orientati in senso giuridico, di preparazione della monografia (ad es. v. n. 2,5 della bibliografia sub “Articoli”) o di analisi di altri aspetti del sistema giuridico (ad es. v. n. 1, 12, 16, 17, 18, 19, ibidem), sia quelli più orientati in senso epigrafico, manifestano una sensibilità più per la ricostruzione storica che per la individuazione della problematica giuridica (ad es. v. n. 3, 4, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 13, 14, 15, ibidem).

10. CANDIDATO: dott. Rosanna Ortu

CURRICULUM: La candidata, dottore di ricerca nel 2001 e ricercatore universitario confermato dal 2005, ha svolto, come professore a contratto, attività di collaborazione didattica per lo svolgimento di attività integrative afferenti agli insegnamenti di Istituzioni di diritto romano e Storia del diritto romano nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Sassari e, come borsista, attività didattica presso l’Università di Varmia e Masuria ad Olsztyn (Polonia) ed ha insegnato, per affidamento, Storia del diritto romano nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Sassari e Diritto romano nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Telematica “Giustino Fortunato” di Benevento, tenendo altresì, dal 1995, un corso seminariale di 25 ore di lezione nell’ambito dell’attività didattica della cattedra di Istituzioni di diritto romano e, dal 2000 al 2002 e per contratto, attività integrative didattiche nell’ambito dei corsi di Istituzioni di diritto romano e Storia del diritto romano della Facoltà di Giurisprudenza di Sassari. Nel 1995 è stata assegnataria di una borsa di studio del CNR per lo svolgimento di attività di ricerca presso l’Istituto di Teoria e Tecniche dell’Informazione Giuridica di Firenze, nel 1997 ha frequentato il Corso di Perfezionamento in Diritto Romano dell’Istituto di Diritto Romano e dei Diritti dell’Oriente Mediterraneo della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma La Sapienza, collaborando altresì alla realizzazione del Progetto FIURIS. Archivio elettronico per l’interpretazione delle fonti giuridiche romane e, come redattrice, con le riviste «Ius Antiquum»-Drevnee Pravo e Diritto@Storia-Quaderni di Scienze Giuridiche e Tradizione Romanistica, della quale è stata vice direttore dal 2004 al 2005, e partecipando al progetto di ricerca finanziato dalla Regione Sardegna relativo all’informatizzazione del lessico giuridico di Roma antica. Ha svolto attività di ricerca nel 2001 e nel 2005 presso il Leopold Wenger Institut für Rechtgeschichte di Monaco di Baviera e dal 2006 al 2008 presso l’Università di Varmia e Masuria ad Olsztyn e, dal 2005 al 2008, ha organizzato diversi seminari e conferenze tenuti a Sassari da docenti russi e polacchi.

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Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto romano,

in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica della candidata, che ha ad oggetto argomenti esclusivamente privatistici, appalesa un’approfondita conoscenza delle fonti giuridiche, letterarie ed epigrafiche relative ai temi d’indagine, nonché della bibliografia pertinente, esaminata con completezza ed acribia. Il discorso è svolto con metodo coerente, pervenendosi così a risultati persuasivi e spesso originali, ciò che va detto, in special modo, per la seconda delle due monografie presentate dalla candidata. Mentre nel primo dei due capitoli nei quali si articola la monografia dal titolo “«Qui mancipia vendunt, certiores faciant emptores». Ricerche in tema di garanzia per vizi nella compravendita di schiavi” (Torino 2001) viene trattata in nuce una tematica che verrà poi ripresa ed ampliata nella seconda monografia, nel secondo capitolo vengono svolte alcune interessanti considerazioni in ordine alla dichiarazione dei vizi occulti dello schiavo venduto in qualità di ‘accessorio’, in riferimento al quale vengono scrupolosamente esaminati alcuni testi (D. 21.1.32, 21.1.44pr., 18.1.34pr., 21.1.31.25, 21.1.33pr. e 41.3.30pr. e Varro, de re rust. 2.10.5) concernenti il contenuto della rubrica edilizia ‘Si alii rei homo accedat’, materia questa affrontata finora in maniera non esauriente dalla dottrina romanistica. Un maggiore grado di maturazione scientifica e metodologica si coglie poi nella seconda meditata e documentata monografia, dal titolo “«Aiunt aediles …». Dichiarazioni del venditore e vizi della cosa venduta nell’editto «de mancipiis emundis vendundis»” (Torino 2008) e articolata in tre densi capitoli, nei quali l’a., mostrando una profonda conoscenza delle problematiche trattate e della dottrina ad esse inerente, si occupa della garanzia per vizi nel ius civile e nel ius honorarium, del significato dell’espressione ‘morbus vitiumve’ ricorrente nell’editto degli edili curuli ai fini della redibizione dello schiavo e delle dichiarazioni del venditore prescritte in modo specifico dall’editto degli edili curuli. A tale importante contributo, che rettifica convincentemente ed in più punti le conclusioni della dottrina dominante, vanno riconosciuti una equilibrata articolazione interna, un sempre sorvegliato linguaggio tecnico ed un’accurata analisi delle fonti giuridiche (come, ad es., D. 21.2.31, 19.1.13pr.-1, 21.1.1.1, 21.1.10pr.-1, 50.16.38, 21.1.1.7, 21.1.4.2-3, 21.1.17, 50.16.225, 21.1.1.9-11, 21.1.23.2, 21.1.31.21, 18.1.45 e 21.1.65.2), letterarie (come, ad. es., Varro, de re rust. 2.1.15, 2.2.5-6, 2.3.5, 2.4.5, 2.5.10-11 e 2.10.4-5, Cic. de off. 3.17.71, Gell. noct. Att. 4.2.1-15 ed Hor. ep. 2.2.1-18) ed epigrafiche (TH. 60 e TPSulp. 43), che, insieme allo spiccato senso critico che accompagna e sorregge le metodologie adoperate, induce ad esprimere piena approvazione in ordine ai risultati della ricerca, che si appalesano convincenti e non di rado originali. Tuttavia, non si può fare a meno di sottolineare come talvolta il richiamo ed il reiterato esame del medesimo testo (quali, ad es., D. 21.1.1.1 e Gell. noct. Att. 4.2.13) all’interno delle diverse problematiche trattate dall’a. rischia di sviare l’attenzione del lettore, impedendogli così di cogliere appieno i punti più qualificanti del ragionamento principale. La produzione non monografica si ricollega quasi per intero alla tematica principale trattata nelle due monografie, limitandosi ad anticiparne, reiterarne od ampliarne i risultati mediante l’esegesi di testi talvolta in esse esaminati, ciò che deve dirsi per l’articolo dal titolo “«Qui venaliciariam vitam exercebat»: ruolo sociale e qualificazione giuridica dei venditori di schiavi” (2002) [D. 21.1.37], l’articolo dal titolo “Note in tema di organizzazione e attività dei «venaliciarii»” (2003), l’articolo dal titolo “«Propter dignitatem hominum». Riflessioni su D. 21.1.44pr. (Paul. 2 «ad aed. cur.»)” (2004) [D. 21.1.44pr. e 21.1.32], l’articolo dal titolo “Garanzia per evizione: «stipulatio habere licere» e «stipulatio duplae»” (2007) [Varro, de re rust. 2.2.5-6, 2.3.5, 2.4.5, 2.5.10-11 e 2.10.4-5, TH. 60 e TPSulp. 43], l’articolo dal titolo “«Propter dignitatem hominum». Nuove riflessioni su D. 21.1.44pr. (Paul. 2 «ad aed. cur.»)” (2008) [D. 21.1.44pr. e 21.1.32] e l’articolo dal titolo “Costantino e la tutela della «servorum agnatio». Riflessioni su CTh. 2.25.1” (2008) [Varro, de re rust. 1.17.5]. Un ampliamento degli interessi della candidata è invece testimoniato dal lungo articolo dal titolo “«Praeda bellica»: la guerra tra economia e diritto nell’antica Roma” (2005), in cui, attraverso l’esame di numerose testimonianze giuridiche e letterarie, vengono evidenziati gli aspetti giuridico-economici del bottino e dei captivi di guerra e della loro vendita. Privi di particolare rilievo scientifico sono poi il brevissimo articolo dal titolo “Informatica e diritto romano: dalla analisi tradizionale delle fonti alla creazione di banche dati e sistemi espert” (1995), dedicato all’informatica linguistica per lo studio e la traduzione delle fonti antiche ed agli archivi elettronici per la creazione di vocabolari, lessici e concordanze, e l’articolo dal titolo “Salvatore Riccobono nell’Università di Sassari” (2004), dal contenuto esclusivamente descrittivo. Infine, di nessun rilievo scientifico è l’articolo dal titolo “La raccomandazione del consiglio d’Europa del 9 settembre 1989 n. R (89)-9 e la legge 23 dicembre 1993 in materia di ‘computer crimes’: una analisi comparativa” (1996), in quanto avente contenuto non pertinente al diritto romano, mentre non valutabile, in quanto non concretamente individuato è l’apporto individuale della candidata, è la Cronaca di un Convegno (2005). La produzione scientifica della candidata appare certamente ricca di spunti originali ed innovativi, risulta congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa ed attesta una continuità temporale che tiene debitamente conto dell’evoluzione delle conoscenze nello specifico settore scientifico-disciplinare de quo, anche se va

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evidenziato come essa, nel suo complesso, non sia particolarmente varia dal punto di vista dei temi trattati, concentrandosi quasi del tutto sulla pur vasta, complessa e sfaccettata problematica dei vizi della cosa venduta e, in particolare, degli schiavi alla luce della relativa garanzia prevista dagli editti degli edili curuli.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione scientifica della candidata — dottore di ricerca nonché ricercatrice confermata

con esperienza didattica e di studio all’estero — si caratterizzano per la continuità dell’impegno e la molteplicità di interessi scientifici, testimoniata soprattutto dagli scritti minori. Le due monografie — tranne che per una parte relativa ai vizi occulti del servus venduto in qualità di accessorio — declinano in forma differente il medesimo tema: la garanzia per i vizi nella compravendita degli schiavi. La seconda monografia, che presenta caratteri di maggiore approfondimento rispetto alla prima, si presenta come un lavoro diligente nel descrivere le diverse fattispecie dell’editto edilizio. Pur riportando con accuratezza il dibattito dottrinario e lasciando emergere taluni spunti originali, la trattazione non sempre assume quel respiro generale che avrebbe permesso di raggiungere una ricostruzione realmente innovativa. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino Dopo essere stata borsista CNR e aver conseguito il Dottorato in Diritto romano, la candidata ha preso

servizio come ricercatore per il SSD IUS/18. Ha svolto didattica integrativa a vari insegnamenti romanistici. È stata Docente Erasmus di Diritto romano in Polonia. Ha insegnato per affidamento materie romanistiche. Ha collaborato al progetto IURIS. Fa parte del Collegio di redazione della rivista internazionale russa Ius Antiquum e della rivista telematica internazionale Diritto@Storia, di cui è stata anche vice-direttore. È stata Consigliere di Amministrazione dell’Università di Sassari per il triennio 2005/2006 . È responsabile per l’Università di Sassari di accordi Erasmus con varie Università europee. Ha organizzato vari seminari e conferenze, anche internazionali. Ha partecipato in qualità di relatore a vari Convegni e incontri scientifici. È autrice di numerosi articoli e ha curato (con F. Sini) la pubblicazione degli Atti di un Convegno scientifico. Presenta due monografie, la prima in tema di garanzie per vizi nella compravendita di schiavi e la seconda sulle dichiarazioni del venditore e vizi della cosa venduta nell’editto de mancipiis emundis vendundis. I due lavori, su argomenti molto vicini, mostrano correttezza di metodo, conoscenza della dottrina, capacità di analisi delle fonti.

Giudizio del Prof. deBonfils La candidata presenta un lavoro monografico dal titolo ‘Aiunt aediles…’ Dichiarazioni del venditore e vizi della

cosa venduta nell’editto de mancipiis emundis vendundis, Torino 2008, pp.VIII-324, e contributi minori. La monografia, collocata in una pubblicazione scientifica di rilievo, consta in tre ampi capitoli. Nel primo, la candidata affronta la problematica dei mezzi di tutela previsti dal ius civile per garantire i compratori dagli atti di frode dei venditori di animali e di schiavi, per la mancata dichiarazione dei difetti e delle malattie o dalla promessa di qualità inesistenti. Dall’esame delle testimonianze si desume la portata innovatrice dell’intervento edilizio in materia di compravendita di schiavi. Vengono esaminati i formulari stipulatori di garanzia, elaborati da M. Manilio e da altri giuristi, riportati nel De re rustica di Varrone, in uso nelle compravendite di animali. Quanto alle vendite di servi, l’esegesi dei testi dimostra che già in epoca maniliana era conosciuto l’uso di obbligare il venditore a prestare garanzia attraverso stipulatio, al fine di garantire al compratore la possibilità di intentare l’actio ex stipulatu (oltre all’actio empti per ottenere l’id quod interest). La ricerca tenta inoltre di risolvere il problema della datazione dell’intervento edilizio in tema di vendita di schiavi. L’esame di Plauto, Rud. 373-374; Capt. 813-825 e Merc. 416-419, induce a ritenere che l’editto edilizio in materia fosse già stato emanato nell’epoca di Plauto, e che perciò in quel tempo gli edili avessero già iniziato ad esplicare la loro attività sanzionatoria per i vizi della cosa venduta. La data di emanazione dell’editto degli edili curuli andrebbe dunque collocata prima del 168 a.C., contrariamente a quanto sostenuto in dottrina. Nella parte conclusiva l’a. si sofferma sui destinatari dell’editto edilizio e sull’ambito di applicazione. Il secondo capitolo è dedicato all’analisi della dichiarazione del venditore, prescritta nell’editto degli edili curuli in relazione alla presenza di vizi nel servus oggetto di compravendita (il c.d. ‘morbus vitiumve’), e alla tipologia dei difetti corporali rilevanti ai fini della redibizione dello schiavo. La candidata tenta di ricostruire i criteri interpretativi utilizzati dalla giurisprudenza, dall’età repubblicana a quella severiana, sulla nozione di morbus e di vitium, enucleando i principi giurisprudenziali consolidatisi nel tempo, partendo dall’analisi di un testo di Aulo Gellio, Noct. Att. 4.2 da cui emergono i diversi orientamenti della giurisprudenza – dai c.d. veteres iurisperiti a Celio Sabino – intorno alla nozione del ‘morbus vitiumve’ menzionato dagli edili curuli nel testo edittale. L’esegesi del passo consente di chiarire la collocazione temporale sia dei veteres iureconsulti menzionati da

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Gellio in Notti Attiche, 4.2.2sia dei veteres iurisperiti citati nel successivo § 13. I veteres iureconsulti citati da Gellio sarebbero giuristi vissuti fino al primo Principato, mentre i veteres iurisperiti, dei quali l’antiquario riporta la definizione di morbus e di vitium, sarebbero anteriori a Servio Sulpicio Rufo. E’ probabile che in età repubblicana si svolgesse un vivo dibattito giurisprudenziale a proposito della rilevanza dei vizi corporali ai fini della redibizione del servus, dibattito che contribuì all’affermarsi di un lessico specifico dei giuristi in riferimento alle tematiche trattate nell’editto degli edili curuli. Un interessante orientamento giurisprudenziale si consolidò nella tarda età repubblicana ad opera di Trebazio Testa: il vizio corporale doveva derivare da uno stato di malattia sopravvenuta, non congenita, e incidere sulla normale funzionalità del servus. In seguito Labeone avrebbe elaborato una compiuta definizione di morbus ancorata al criterio della funzionalità e ad una peculiare concezione di natura. La nozione labeoniana di morbus veniva a coincidere con una situazione patologica che comportava una forte diminuzione di funzionalità. La Ortu approfondisce poi le tre posizioni (dei veteres, di Trebazio Testa e di Labeone) alla luce del pensiero giuridico di età successiva: Masurio Sabino avrebbe seguito l’orientamento secondo cui il criterio della funzionalità costituiva un elemento importante per valutare la rilevanza del morbus vitiumve, Celio Sabino avrebbe condiviso le idee di Labeone circa la nozione di morbus elaborata da Labeone. Dopo Sesto Pedio, con il quale il criterio della funzionalità sarebbe stato esplicitamente ancorato, anche a livello terminologico, alla diminuzione di funzionalità nello svolgimento dell’attività lavorativa del servus, Ulpiano avrebbe operato una sintesi efficace degli indirizzi precedenti, con la definitiva sovrapposizione dei concetti di morbus e di vitium, la cui presenza, nel dettato edittale, era interpretata dal giurista come una inutile ripetizione finalizzata a ricomprendere il maggior numero possibile di fattispecie. In conclusione di capitolo la candidata, inoltre, esamina la ricca casistica dei difetti corporali considerati rilevanti dai giuristi. La tipologia di vitia corporis comprende vizi derivanti da una mutilazione, vizi che colpiscono l’uso della parola, vizi che colpiscono la vista, vizi che colpiscono un arto o un membrum, vizi che colpiscono un organo interno, vizi e malattie femminili, infine la controversa condizione dello spado. Nel terzo capitolo si affronta la tematica dei cosiddetti vitia animi, categoria utilizzata da Viviano e poi fatta propria da Ulpiano in contrapposizione a quella relativa ai vitia corporis. L’analisi porta alla conclusione che la categoria vitium animi sarebbe stata di portata generale solo per alcuni giuristi, principalmente Viviano e Ulpiano, i quali l’avrebbero utilizzata al fine di circoscrivere l’ambito applicativo delle disposizioni edilizie ai soli vitia corporis, sancendo la regola generale di esclusione dei vitia animi dal dettato edilizio. Anche altre finalità sarebbero individuabili, in particolare l’introduzione di un nuovo principio secondo cui la tutela edilizia avrebbe compreso anche i casi di vitia animi generati dalla presenza di un vitium corporis. Il capitolo prosegue, seguendo l’ordine dell’editto de mancipiis emundis vendundis, con l’esame dettagliato dei problemi relativi alle altre dichiarazioni del venditore prescritte nella parte dell’editto degli edili curuli riportato da Ulpiano in D. 21.1.1.1. Anche questa parte del lavoro si sviluppa mediante un’esegesi attenta dei testi e una compiuta discussione bibliografica. Nel complesso la ricerca si presenta ricca di spunti innovativi e originali, sostenuti da una documentazione interessante e analizzata con rigore. Tra i contributi minori della Ortu risultano di particolare interesse i lavori su D. 21.1.44 pr. e su CTh. 2.25.1, nonché quello sui preda bellica. Anche con riguardo alla produzione minore, l’attività scientifica di Rosanna Ortu appare congrua con le discipline IUS 18 e svolta con continuità e padronanza metodologica.

Giudizio del Prof. Lobrano La candidata Rosanna Ortu presenta una monografia dal titolo ‘Aiunt aediles…’ Dichiarazioni del venditore e

vizi della cosa venduta nell’editto de mancipiis emundis vendundis, Torino 2008, pp.VIII-324, e una serie di contributi minori. Il lavoro monografico, collocato in una pubblicazione scientifica di rilievo, si articola in tre ampi capitoli. Nel primo, l’a. affronta lo studio dei mezzi di tutela previsti dal ius civile per garantire i compratori dagli atti di frode dei venditori di animali e di schiavi, derivanti dalla mancata dichiarazione di difetti e malattie o dalla promessa di qualità inesistenti. Dall’esame delle testimonianze si desume la portata innovatrice dell’intervento edilizio in materia di compravendita di schiavi. Il secondo capitolo è dedicato all’analisi della dichiarazione del venditore, prescritta nell’editto degli edili curuli in relazione alla presenza di vizi nel servus oggetto di compravendita (il c.d. ‘morbus vitiumve’), e alla tipologia dei difetti corporali rilevanti ai fini della redibizione dello schiavo. La Ortu ricostruisce i filoni interpretativi della giurisprudenza, dall’età repubblicana a quella severiana, sulla nozione di morbus e di vitium, enucleando i principi giurisprudenziali consolidatisi nel tempo, partendo dall’analisi di un testo di Aulo Gellio (Noct. Att. 4.2) da cui emergono i diversi orientamenti della giurisprudenza – dai c.d. veteres iurisperiti a Celio Sabino – intorno alla nozione del ‘morbus vitiumve’ menzionato dagli edili curuli nel testo edittale. Tra i contributi minori della candidata mi appaiono di particolare interesse gli studi condotti su

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D. 21.1.44 pr. e su CTh. 2.25.1, nonché quello sui preda bellica. L’attività di ricerca scientifica appare complessivamente congrua con le discipline IUS 18 e svolta con continuità e padronanza metodologica.

11. CANDIDATO: dott. Francesca Pulitanò

CURRICULUM: La candidata, dottore di ricerca nel 1998, borsista post-dottorato dal 1999 al 2000 e ricercatore universitario confermato dal 2004, ha tenuto moduli didattici, gruppi di tutorato e seminari monografici di stampo esegetico relativi all’insegnamento di Istituzioni di diritto romano nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Milano, ha tenuto lezioni nell’ambito dei Dottorati di ricerca in diritto romano dell’Università di Ferrara e di Milano Bicocca ed ha insegnato, per affidamento, Diritto romano progredito nella Facoltà di Giurisprudenza di Milano, partecipando inoltre a diversi progetti di ricerca PRIN.

Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto romano,

in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica della candidata rivela una studiosa che, attraverso una sufficiente conoscenza delle fonti e della letteratura, perviene a risultati in parte originali e convincenti solo nella seconda delle due monografie presentate, mentre la prima monografia non appare sorretta da adeguata metodologia e da sviluppato senso critico e gli articoli si appalesano come incentrati, sostanzialmente, sulle medesime tematiche dei due lavori monografici. Nella prima monografia, dal titolo “Ricerche sulla «bonorum possessio ab intestato» nell’età tardo-romana” (Torino 1999) ed articolata in cinque capitoli, vengono esaminati alcuni aspetti problematici legati alla configurazione della bonorum possessio nell’epoca postclassica, con particolare riferimento all’età dioclezianea (C. 6.55.3-8, 6.58.4-9, 6.59.1-5, 6.57.2-3, 6.30.13 e 8.50.4.1), all’età costantiniana ed Codice Teodosiano (CTh. 8.18.1-5, 8 e 10, 5.1.1 e 5, 2.16.2, 4.1.1, 4.2.1 e 16.8.1, C. 6.9.8, 2.52.5.2, 6.30.18 e 6.20.19.1-2) e, infine, a quello giustinianeo (C. 6.14.1 e 3, 6.15.1-5, 6.18.1, 8.2.3 e 6.61.2). Nonostante il lodevole sforzo interpretativo delle fonti giuridiche postclassiche e giustinianee e, particolarmente, dei Basilici, l’esegesi di diverse testimonianze risulta descrittiva, superficiale, frammentaria e non approfondita, l’impostazione cronologica che connota il lavoro appare inspiegabilmente stravolta dall’iniziale raffronto tra le Istituzioni di Giustiniano e la Parafrasi di Teofilo nonché monca dell’importante riforma giustinianea attuata con le Novelle 118 e 127 rispettivamente del 543 e 548 d.C. (con cui si dettò una regolamentazione organica di tutta la materia della successione legittima nella quale la bonorun possessio era solamente un ricordo storico) e scarso appare l’apporto critico nei confronti dei risultati ai quali è pervenuta sul tema la dottrina, peraltro talora riassunta in sintesi eccessivamente semplificatrici. Un diverso grado di maturità e raffinatezza ed una metodologia più corretta sono dimostrati dalla candidata nella seconda monografia intitolata “Studi sulla prodigalità nel diritto romano” (Milano 2002) ed articolata in quattro capitoli, nei quali l’istituto della prodigalità viene esaminato nei suoi diversi aspetti, quali l’identificazione della figura del prodigus, i rapporti tra la prodigalità ed il relativo provvedimento di interdictio e la disciplina della cura prodigi. Nonostante alcune inesattezze ed ancora qualche ingiustificato salto cronologico (come, ad es., nel secondo capitolo il fare precedere l’analisi dell’opinione di Pomponio da quella del pensiero di Ulpiano), questo secondo lavoro monografico appare sicuramente organico nella sua trattazione, mostrando una maggiore chiarezza espositiva, un diverso scrupolo nell’approccio alle testimonianze giuridiche e letterarie considerate (quali, ad es., D. 4.3.9-11, 15.4.1.9, 4.4.13pr., 37.11.1.8-9, 39.3.19-20, 18.1.26, 12.1.9, 12.6.29, 49.17.18, 4.4.27pr., 46.2.34, 46.2.3, 2.14.28, 3.1.3, 44.4.4.25, 26.7.55.4 e 27.10.6, Gai. 1.53, PS. 3.4a.7 ed Hor. epist. 2.2), un più vigile e sicuro senso critico ed una vivacità d’ingegno della sua autrice che consente di valutare positivamente le conclusioni alle quali ella perviene. Buona parte della produzione non monografica si ricollega, per un verso o per un altro, alle tematiche principali trattate nelle due monografie. Così, nell’articolo dal titolo “Cicerone, «In Verrem» 2,1,45,115 e l’origine della «bonorum possessio»” (1998) viene illustrata l’origine della bonorum possessio alla luce dell’esame di Cic. in Verrem 2.1.45.115ss. e D. 5.1.62 e 40.7.29.1; nell’articolo dal titolo “«Bonorum possessio dimidiae partis» e «accusatio capitis» in una costituzione dei «divi fratres»” (2003) l’esegesi di numerosi testi (D. 37.14.17, 2.4.10.11, 25.3.5.23, 37.14.10, 38.2.10.1, 38.2.11, 38.2.16.4, 38.2.14pr., 38.2.38, 38.2.47pr.-1, 38.2.48, 38.2.51 e 40.5.33.1) è finalizzata ad evidenziare i riflessi dell’accusatio capitis sulla bonorum possessio dimidiae partis; nell’articolo dal titolo “«Adoptione cognati facti»: un rescritto dei «divi fratres» in tema di «collatio bonorum»” (2004) l’attenzione è rivolta al tema della collatio emancipati, nella particolare applicazione del conferimento imposto ad un soggetto alieni iuris (D. 37.6.1.14, 37.6.5, 37.8.4 e 38.6.6); nell’articolo dal titolo “C. 6.20.17 e la collazione ereditaria nel Tardo-Antico” (2006), tra gli altri testi (C. 6.20.17 e CTh. 9.42.8), vengono ripresi in considerazione testimonianze già esaminate nella prima

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monografia (come CTh. 4.2.1 e 5.1.5 e Cont. Tanta 7); nell’articolo dal titolo “Riflessioni in tema di prodigalità” (2002) vengono nuovamente esaminati, seppure nell’ottica comparatistica del richiamo agli artt. 415, 419 e 424 del codice civile italiano, testi già oggetto di attenzione nella seconda monografia (come Gai. 1.53 e D. 4.4.27pr., 4.4.24.1, 46.2.34, 46.2.3, 2.14.28 e 27.10.13). Un ampliamento degli interessi della candidata è invece testimoniato dagli articoli dal titolo “Considerazioni per uno studio sull’editto «De eo quod certo loco»” (2007) e “Compravendita con pattuizione del «locus locutionis»: la tutela del compratore tra giudizio di buona fede e «actio arbitraria»” (2007), nei quali vengono esaminate diverse tematiche collegate all’editto «De eo quod certo loco», del quale si mettono in luce alcuni interessanti aspetti e caratteri di diritto sostanziale e processuale. Anche la produzione scientifica non monografica, al pari di quella monografia incentrata unicamente su tematiche di diritto privato, risulta congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa ed attesta una continuità temporale che tiene debitamente conto dell’evoluzione delle conoscenze nello specifico settore scientifico-disciplinare de quo, pur segnalandosi per una scarsa varietà dei temi trattati ed una non ancora ineccepibile metodologia che comunque lascia intravedere il sicuro ottenimento di risultati significati nel prosieguo dell’attività scientifica della candidata.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione scientifica della candidata — dottore di ricerca nonché ricercatrice confermata

con esperienza didattica — testimoniano la solidità dell’impegno cui si accompagna non di rado la correttezza del metodo esegetico e la chiarezza espositiva. Nelle due monografie allegate — la terza, che la candidata dichiara in corso di stampa all’epoca della presentazione della domanda, oggi pubblicata, non è valutabile ai fini della presente procedura — il carattere frammentario della trattazione (si tratta di ‘ricerche’ o ‘studi’ sulle specifiche materie indagate: bonorum possessio ab intestato nell’età tardo-romana; prodigalità) impedisce una rilettura complessiva dei fenomeni, limitando la novità del contributo a singole soluzioni esegetiche. Ciò nonostante, i temi — anche spinosi — sono discussi con padronanza delle fonti, analizzate con una certa acutezza, e della letteratura, esaminata con atteggiamento talora critico. Gli scritti minori completano le tematiche affrontate nelle monografie, e confermano il giudizio generale. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino La candidata ha conseguito il Dottorato in diritto romano ed è stata titolare di borsa di studio

postdottorato. È ricercatore per il SSD IUS/18. Ha svolto attività didattica integrativa per varie cattedre romanistiche. Ha tenuto lezioni nell’ambito di Dottorati di ricerca. Le è stato attribuito per affidamento l’insegnamento di Diritto romano progredito. Ha fatto parte di ricerche di carattere nazionale (PRIN). Oltre a sette lavori di minor mole, la candidata presenta due monografie valutabili, rispettivamente vertenti sulla honorum possessio in età tardo antica e sulla prodigalità. La produzione scientifica mostra conoscenza della dottrina e consapevolezza dei temi e delle problematiche affrontate, ma, nell’insieme appare troppo descrittiva e non sempre puntuale nell’approfondimento esegetico.

Giudizio del Prof. de Bonfils La carriera della candidata si presenta regolare e segnata da tappe successive importanti quali il dottorato

di ricerca e la successiva borsa di studio biennale post-dottorato. È ricercatore dall’anno 2000. La ricerca scientifica condotta dalla candidata fin dagli inizi della sua carriera è orientata su circoscritti temi del diritto privato romano in diverse epoche storiche. I risultati di questa sono al centro del congruo e coerente lavoro presentato per questo giudizio. Agli inizi del suo iter scientifico, dopo un articolo dedicato alla bonorum possessio [Cicerone, In Verrem 2,1,45,115 e l'origine della bonorum possessio, in Atti del II Convegno sulla problematica contrattuale in diritto romano (Milano, 11 e 12 maggio 1995), Milano, 1998, pagg. 571-611], spicca una lunga monografia, Ricerche sulla bonorum possessio ab intestato nell'età tardo-romana, Torino, 1999, pp. p.VIII-318. Il tema è interessante anche se in essa l’uso delle fonti risente di una impostazione tradizionalmente privatistica poco attenta alla natura della norma ed ai contesti in cui viene emanata. Gli anni successivi sono stati dedicati dalla candidata alla messa afuoco del concetto di prodigalità nel diritto romano (Riflessioni in tema di prodigalità, in Scritti in memoria del Prof. Giovanni Cattaneo, III, Milano, 2002, , pagg. 1717-1751) ed anche in questo caso il lavoro ha trovato la sua conclusione in una monografia, Studi sulla prodigalità nel diritto romano, (Collana dell'Istituto di diritto romano dell'Università degli Studi di Milano), Milano, 2002, , pagg. X-222. Altri articoli, frutto di un lavoro di ricerca senza soluzioni di continuità, hanno visto la luce negli anni seguenti (Bonorum possessio dimidiae partis e accusatio capitis in una costituzione dei divi fratres, pubblicato on line in Rivista di diritto romano, 111,2003, , pagg. 33; Adoptione cognati facti': un rescritto dei divi

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fratres in tema di conallatio bonorum, pubblicato on line in Rivista di diritto romano, IV, 2004, , pagg. 28; C. 6.20.17 e la collazione ereditaria nel Tardo-Antico (versione scritta della comunicazione tenuta a Spello, al XVII Convegno dell'Accademia Romanistica Costantiniana, 17 giugno 2005), on line in Diritto e storia, 5, 2006, pagg. 13; Compravendita con pattuizione del locus solutionis: la tutela del compratore tra giudizio di buona fede e actio arbitraria, in La compravendita e l'interdipendenza delle obbligazioni nel diritto romano, II, Padova, 2007, pagg. 580-633). Secondo quanto adusa nei suoi ritmi di lavoro la candidata ha dato una anticipazione del suo lavoro in un articolo, Considerazioni per uno studio sull'editto De eo quod certo loco, in Φιλία, Scritti per Gennaro Franciosi, III, Napoli, 2007, pagg. 2137-2162, ma la monografia del 2008 che ne he seguita non può esere oggetto di valutazione (De eo quod certo loco. Studi sul luogo convenzionale dell'adempimento nel diritto romano, in corso di stampa nella collana del Dipartimento di Diritto Privato e Storia del Diritto-Sezione di Diritto Romano, Giuffré, 2008). Ad ogni modo è da sottolineare la continuità della sua produzione scientifica e l’autorità dei luoghi in cui sono avvenute le sue pubblicazioni.

Giudizio del Prof. Lobrano Francesca Pulitanò ha svolto continuativamente attività didattica e ha collaborato a diversi progetti di

ricerca tra i quali due PRIN. Presenta, esclusivamente su temi propri del diritto privato, una cospicua produzione scientifica che consta di tre monografie e sei diversi articoli scientifici (lunghi). La prima monografia in tema di Ricerche sulla bonorum possessio ab intestato nell’età tardo romana, del 1999, appare improntata a una prima ricognizione delle fonti e della dottrina, la quale si giustifica (vedi p. 8) in base ad una «impossibilità di richiamare la bibliografia nella sua interezza – anche in considerazione del fatto che non esistono trattazioni specifiche, ma piuttosto brevi accenni sparsi». La Pulitanò dedica anche quattro contributi ‘minori’ (prima e dopo la monografia) all’argomento della bonorum possessio e a temi ad essa legati: nello studio su Cicerone, In Verrem 2,1,45,115 e l’origine della bonorum possessio, del 1997, in cui ella si prefigge di prendere in esame la questione della origine della bonorum possessio; nei contributi su ‘Bonorum possessio dimidiae partis’ e ‘accusatio capitis’ in una costituzione dei ‘divi fratres’, del 2003, e su ‘Adoptione cognati facti’. Un rescritto dei ‘divi fratres’ in tema di ‘collatio’, del 2004, in cui si approfondiscono questioni di dettaglio, connesse alla concessione della bonorum possessio sui beni dei liberti e dei filii familias; e infine in quello su C. 6.20.17 e la collazione ereditaria nel Tardo-Antico», del 2006, in cui ci si prefigge l’esame della collazione nel passaggio dal diritto classico al diritto giustinianeo. La gestione della materia ha qualche difficoltà ad assurgere a sintesi nuova. Inoltre, il riferimento alla “casistica”, nel primo dei saggi ora richiamati, evoca una non critica equiparazione del sistema giuridico romano con la common law. Qualche problema di sintesi affiora anche nella seconda monografia, Studi sulla prodigalità nel diritto romano, del 2002, dove pure la candidata tenta meritoriamente una considerazione unitaria dell’istituto preso in esame. Avrebbe aiutato un maggiore rigore nell’ordine cronologico di considerazione delle fonti (v. ad esempio, nel cap. 2 § 11, ove la trattazione di Pomponio segue quella di Ulpiano nel medesimo cap. al § 10) ed una maggiore consequenzialità tra le parti della monografia, come ad esempio tra la parte dedicata (cap. I) “alla nozione di prodigus” alla luce delle “fonti non giuridiche” (Plauto, Orazio, Tacito e Cicerone) e quella relativa allo sviluppo successivo del lavoro condotto invece sulle “fonti giuridiche”.

12. CANDIDATO: dott. Osvaldo Sacchi CURRICULUM: Il candidato, dottore di ricerca nel 1995, borsista post-dottorato dal 1996 al 1997 e tecnico laureato dal 2000, ha svolto attività didattica e seminariale presso le cattedre di Istituzioni di diritto romano della Facoltà di Giurisprudenza della Seconda Università di Napoli di S. Maria Capua Vetere e di Diritto romano della Facoltà di Giurisprudenza di Napoli Federico II e, come professore a contratto, attività di collaborazione didattica per lo svolgimento di attività integrative afferenti all’insegnamento di Storia del diritto romano nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università S. Orsola Benincasa di Napoli. Nel 2003 ha svolto un corso di 40 ore di lezioni presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Yoskar’ Ola (Russia) ed uno di 25 ore di lezioni presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Accademia Statale Giuridica di Saratov (Russia) Ha insegnato, per affidamento, Esegesi delle fonti del diritto romano nella Facoltà di Giurisprudenza della Seconda Università di Napoli, partecipando a diversi progetti di ricerca (CNR e PRIN) e facendo parte del collegio redazionale della rivista «Ius Antiquum»-Drevnee Pravo.

Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto romano,

in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica del candidato, pur

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mostrando attitudine ad affrontare, con metodo sufficientemente adeguato, i temi trattati, appalesando forma espositiva chiara, ampia conoscenza delle fonti e varietà di tematiche affrontate e, inoltre, denotando una spiccata sensibilità anche per le problematiche storiche, politiche, sociali ed economiche sottese a quelle più strettamente giuridiche, che, per la verità, spesso rimangono sullo sfondo, non sembra tuttavia concretizzarsi in risultati particolarmente innovativi ed originali che vadano al di là di una pur ottima conoscenza della letteratura romanistica in argomento, inducendo a ritenere che il percorso per il raggiungimento di una piena maturità scientifica e di un compiuto rigore metodologico, che pure s’intravede chiaramente, sia ancora in fieri. Ciò va detto, in particolare, per la prima monografia, dal titolo “L’«ager Campanus antiquus». Fattori di trasformazione e profili di storia giuridica del territorio dalla MESOGEIA arcaica alla «centuriatio» romana” (Napoli 2004) ed articolata in cinque capitoli, nella quale vengono esaminati le vicende storiche, sociali ed economiche ed i profili geografici, terminologici e giuridici dell’ager Campanus preromano e, soprattutto, romano per giungere alla conclusione dell’inesistenza dell’ager publicus all’interno dell’ordinamento e della politica romana ancora fino al III sec. a.C. Nonostante il lodevole sforzo prodotto dall’a. nell’assemblare un massa di dati e di testi tra i più disparati e difficili da conciliare perché attinenti all’archeologia, alla storia antica, all’urbanistica ed alla topografia del territorio e, ancora, la condivisibile esegesi di non poche testimonianze letterarie (quali, ad es., Strabo 5.4.11 e 13, Serv. ad Aen. 10.145, Liv. 27.29.1-6 ed App. b.c. 1.7.26-27), le ipotesi interpretative prospettate appaiono talora temerarie, azzardate e non di rado poco convincenti (come, ad es., quella volta a distinguere una terra dei Romani conquistata a titolo di ‘preda bellica’ ed un’altra avente il titolo di ‘territorio dello stato’, cioè di terra ‘pubblica’ e, ancora, quella secondo cui i provvedimenti senatori del 211 a.C. non sancirono la trasformazione del territorio di Capua in ager publicus) e talaltra, al contrario, scontate (come, ad es., quella della misurazione dell’ager Campanus in epoca preromana) perché entrambe espressione di una sostanziale debolezza metodologica e di una interpretazione delle fonti talvolta superficiale (come, ad es., Varro, de ling. lat. 5.5.33 e Fest. v. Venditiones, ed. Lindsay 516.14-16) che conducono ad una non adeguata consapevolezza delle esigenze critiche che un lavoro storiografico di tal fatta esige ed impone e che, in definitiva, impediscono di mettere a fuoco i reali meccanismi, giuridici e non, del processo di romanizzazione iniziato già nella seconda metà del IV sec. a.C. Un’evidente maturazione scientifica ed un più sicuro approccio metodologico si colgono invece nella seconda ponderosa monografia, dal titolo “Regime della terra e imposizione fondiaria nell’età dei Gracchi. Testo e commento storico-giuridico alla legge agraria del 111 a.C.” (Napoli 2006) ed articolata anch’essa in cinque capitoli, che reca il testo, la traduzione ed il commento della lex agraria del 111 a.C. Infatti, maggiore attenzione è prestata sia ai problemi storico-giuridici trattati e sia all’interdisciplinarietà dei temi affrontati e, ancora, riuscito appare il tentativo di districarsi all’interno di quell’autentico campo minato rappresentato dalla traduzione, anche se qualche dubbio è sollevato dall’evoluzione dei vari tipi di ager publicus prospettata dall’a., il che però non sminuisce l’importanza di un lavoro che costituisce sicuramente un punto di riferimento imprescindibile per chi in futuro affronterà i temi trattati in tale legge epigrafica o ad essa correlati. Assai consistente è la produzione scientifica non monografica, che dimostra estrema varietà di interessi scientifici del candidato, continuità di attività scientifica, ampia conoscenza e buona esegesi delle fonti e padronanza della letteratura. Tale estesa produzione scientifica in una parte si riconnette alle tematiche trattate nelle due monografie, ciò che deve dirsi per alcuni lavori nei quali spesso viene anticipata o reiterata l’esegesi di testi approfonditi appunto nei due lavori monografici: il lungo articolo dal titolo “I limiti geografici, cenni di storia ed organizzazione dell’«ager Campanus» fino alla «deditio» del 211 a.C.” (2002) [Polyb. 2.17.1 e 3.91.2-6, Liv. 8.11.13, 27.3.1 e 28.46.4-5, Cic. de leg. agr. 2.31.84 e Fest. v. Praefecturae, ed. Lindsay 262]; l’articolo dal titolo “Il mito del «pius agricola» e riflessi del conflitto agrario dell’epoca catoniana nella terminologia dei giuristi medio/tardo repubblicani” (2002) [Plin. nat. hist. 18.(3).11, Ovid. fast. 5.227-294 e Liv. 10.23.13 e 10.47.4]; l’articolo dal titolo “Spunti per un’archeologia del linguaggio. Suggestioni ancestrali e terminologia giuridica nella «lustrati agri» in «Cato de agri C.» 141 ” (2003) [Cato, de agr. cult. 141.1 e D. 50.16.211]; l’articolo dal titolo “La nozione di «ager publicus» nella «lex agraria» del 111 a.C. come riflesso del suo tempo” (2005); l’articolo dal titolo “Le nozioni di Stato e di proprietà in Panezio e l’influenza della dottrina stoica sulla giurisprudenza romana dell’epoca scipionico-cesariana” (2005) [Cic. de off. 1.7.21 e 12.21.73, de or. 1.43.193 e de leg. 2.23.59]; l’articolo dal titolo “«Lex agraria» del 111 a.C. CIL. I, n. 200, 585. Introduzione, testo latino e apparato critico” [in lingua russa] (2006). Una seconda consistente parte è dedicata alla problematica dell’organizzazione gentilizia e familiare, anche nei suoi riflessi, più o meno immediati, sulla qualificazione e regolamentazione giuridica dei sepolcri e, ancora, sull’identità tra erede e tutore: l’articolo dal titolo “Il passaggio dal sepolcro gentilizio al sepolcro familiare e la successiva distinzione tra sepolcri familiari e sepolcri ereditari” (1995), in cui, alla luce di numerose testimonianze giuridiche, epigrafiche e, soprattutto, letterarie, viene persuasivamente illustrato il passaggio dal sepolcro gentilizio a quello familiare; il lungo articolo dal titolo “Il ‘Tri-vaso del Quirinale’. Implicazioni giuridico-cultuali legate alla destinazione/fruizione dell’oggetto” (2001), in cui vengono esaminate le implicazioni giuridico-cultuali (giuramento, testatio, sponsalia,

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nuptiae, sponsio) scaturenti da un’iscrizione di tre righe recata da un reperto archeologico risalente alla fine del VII – inizi del VI sec. a.C.; l’articolo dal titolo “L’antica eredità e la tutela. Argomenti a favore del principio d’identità” (2002), in cui, sulla base dell’esame di non poche fonti giuridiche (D. 26.4.6, 26.7.27, 41.4.7.3, 47.2.57.4, 43.24.11.7, 50.17.157pr., 46.6.2, 26.7.9pr., 50.17.73pr., 26.2.12-14 e 4.5.7, I. 1.15.2, Tit. Ulp. 11.6-7 e 17 e Gai. 1.157, 163 e 165), vengono svolte interessanti e persuasive considerazioni in ordine al principio di identità tra l’antica eredità e la tutela; il lungo articolo dal titolo “Il privilegio dell’esenzione dalla tutela per le vestali («Gai» 1.145). Elementi per una datazione tra innovazioni legislative ed elaborazione giurisprudenziale” (2003), in cui, alla luce di alcune testimonianze giuridiche (Gai. 1.145 e 188 e D. 50.16.120) e letterarie (Plut. Numa 10.5, Gell. noct. Att. 7.7.1-8, 1.12.1, 10-11, 14 e 18, Svet. Aug. 31 e Dio Cass. 56.10.2), viene affrontato il problema dell’esenzione delle Vestali dalla tutela; le quindici voci di gentes per il Dizionario della Gentilità Romana “«Aburnia, Arruntia, Articuleia, Artoria, Atinia, Aulia, Autronia, Baebia, Barbata, Caesennia, Caesonia, Cocceia, Cominia, Coponia, Coruncania»” (2005), che si appalesano come puntuali ed utili contributi storici per una migliore conoscenza della gentilità romana; l’articolo dal titolo “Una finestra sulla storia della famiglia. A proposito della «lectio magistralis» di Gennaro Franciosi ‘L’origine dei gruppi familiari nell’Antica Roma’” (2005), in cui viene illustrata e ripresa la concezione del prof. Gennaro Franciosi in materia di gentes e familiae nell’epoca arcaica; l’articolo dal titolo “La «virgo» del Quirinale e la condizione giuridica della donna a Roma in età arcaica. Premesse ad un’ipotesi ricostruttiva” (2005), in cui vengono indagati istituti arcaici quali la tutela mulierum ed il consortium ercto non cito; l’articolo dal titolo “«Sub ascia dedicare» e «tab. X.2: rogum ascea ne polito». Alla ricerca di un’antica ‘ratio’” (2007), in cui viene indagato il significato giuridico-simbolico del termine «ascia» in relazione alle antiche iscrizioni sepolcrali recanti la dicitura «sub ascia» che si riscontra frequentemente nelle fonti archeologiche, epigrafiche e letterarie. Una terza parte ricomprende argomenti eterogenei: l’articolo dal titolo “A proposito di «sponsalia»” (1994), che è la recensione critica di R. ASTOLFI, Il fidanzamento nel diritto romano II; l’articolo dal titolo “Il páideuma di «Frobenius». Gli dèi della Grecia di Otto e il valore del diritto romano” (2006), che è la dotta recensione di W.F. OTTO, Gli dèi della Grecia; l’articolo dal titolo“Ideja zakona (D. 1.3.2) i prinzip suvereniteta (D. 1.3.32 i 1.4.1) v pervoj knige Digest. Paradigmy sovremennogo konstituzionalizma?” (2006) = “Idea di legge (D. 1.3.2) e principio di sovranità (D. 1.3.32 e 1.4.1) nel libro primo del Digesto. Paradigmi del costituzionalismo moderno?” (2007), in cui vengono affrontati, in chiave storiografico-comparatistica ed alla luce di D. 1.3.2 e 31, Lact. div. inst. 6.8.6-9, C. 1.14.4 e Cic. de leg. 1.16.43, i temi dell’origine del costituzionalismo moderno e del principio di legalità e di sovranità; l’articolo dal titolo “I «maiores» e la teoria della «fides» ciceroniana. Indagine sulla dimensione storico-giuridica del giuramento in età repubblicana” (2007), in cui, sulla scorta di un attento esame di numerose testimonianze giuridiche, epigrafiche e, soprattutto, letterarie viene proficuamente indagata la diffusa prassi arcaica e repubblicana di garantire mediante giuramento l’osservanza di precetti normativi posti dalla legge romana; l’articolo dal titolo “«Lex commissoria» e divieto del patto commissorio in diritto romano e attuale. Autonomia negoziale o tutela del contraente più debole?” (2007), in cui, in chiave comparatistica, viene illustrata la ratio che sta alla base della lex commissoria e del divieto del patto commissorio; l’articolo dal titolo “Nichilismo contemporaneo, nichilismo giuridico ed esigenza di giustizia” (2007), in cui viene affrontato il nichilismo come problema della contemporaneità e, al suo interno, il nichilismo giuridico come problema della scienza giuridica attuale. Nel suo complesso, la produzione scientifica non monografica, particolarmente varia dal punto di vista dei temi trattati, è congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa ed attesta una continuità temporale che tiene debitamente conto dell’evoluzione delle conoscenze nello specifico settore scientifico-disciplinare de quo, anche se non permette comunque di sovvertire o, almeno, di modificare in maniera decisiva il precedente giudizio dato in ordine alla produzione monografica, e cioè come non ancora del tutto compiuto sia il percorso che conduce alla completa maturità scientifica ed alla pienezza del rigore metodologico del candidato, che, comunque, s’intravedono entrambe chiaramente come traguardi di sicuro ed assai prossimo raggiungimento.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione scientifica del candidato — dottore di ricerca con esperienza didattica anche

all’estero — si caratterizzano per la continuità dell’impegno che si è tradotto, sul versante della ricerca, in numerose pubblicazioni. Oltre ad alcuni, significativi, contributi minori, il lavoro del candidato si è concentrato in due monografie aventi a oggetto il territorio e il suo regime: in particolare, la storia giuridica dell’ager Campanus antiquus e il commento storico-giuridico della legge agraria del 111 a.C. I lavori appaiono senz’altro informati e diligenti, sia nel riportare la dottrina che nella disamina delle fonti, anche se l’argomentare non riesce a superare la descrizione dei fenomeni, senza garantire il necessario approfondimento del dato giuridico. In considerazione di questa approssimazione, le conclusioni su alcune tematiche giuridiche di un certo rilievo

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appaiono scarsamente agganciate al dato esegetico e al contesto generale. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino Dopo aver conseguito il Dottorato di ricerca in Diritto romano, è stato titolare di varie borse di ricerca

postdottorato.Ha preso servizio come tecnico laureato presso una Facoltà di Giurisprudenza svolgndo attività di ricerca, di didattica e di coordinamento per le cattedre romanistiche. Ha svolto attività didattica integrativa per vari insegnamenti romanistici. Ha partecipato ad alcune ricerche CNR e di interesse nazionale (PRIN). È stato relatore in diversi Convegni e Seminari, anche internazionali. Ha tenuto corsi romanistici presso Università russe. È componente del Collegio di redazione della rivista Ius Antiquum dell’Accademia delle Scienze di Mosca. Ha tenuto per affidamento corsi di Esegesi delle fonti del diritto romano. Il candidato presenta, oltre a vari lavori di minor mole (articoli, voci di dizionario, recensioni), due monografie, la prima sull’ager Campanus antiquus e la seconda dal titolo ‘Regime della terra e imposizione fondiaria nell’età dei Gracchi. Testo e commento storico-giuridico della legge agraria del 111 a.C.’. La produzione scientifica appare condotta con conoscenza adeguata delle fonti e della dottrina, ma con metodologia non sempre inappuntabile. I risultati appaiono solo in parte originali.

Giudizio del Prof. deBonfils Il candidato ha conseguito il dottorato di ricerca nel 1995 ed ha un lungo curriculum relativo ad attività

didattica prestata in diverse facoltà di Giurisprudenza ed una serie di articoli ad iniziare dal 1993 (Il passaggio dal sepolcro gentilizio al sepolcro familiare e la successiva distinzione tra sepolcri familiari e sepolcri ereditari, in Ricerche sull'organizzazione gentilizia romana 3, Napoli 1995, pp. 171-218), ma presto interrotta per riprendere poi anni più tardi (esempi tra gli altri: Il Trivaso del Quirinale Implicazioni giuridico-cultuali legate alla destinazione fruizione dell'oggetto, in RIDA. 48 (2001) p. 277-344; I limiti geografici, cenni di storia ed organizzazione dell'ager Campanus fino alla deditio del 211 a.C., in G. FRANCIOSI (a cura di) La Romanizzazione della Campania antica 1, Napoli 2002, pp. 19-86; L'antica eredità e la tutela. Argomenti a favore del pricipio d'identità, in SDHI 68 (2002), pp. 589-624). Nel 2004 è autore di una lunga monografia, L'ager Campanus antiquus. Fattori di trasformazione e profili di storia inidica del territori, da MESOGEIA arcaica alla centuriatio romana, (Collana della Facoltà di Giurisprudenza della Seconda Università degli Studi di Napoli), Napoli XXII, 1-283, i cui risultati hanno destato e destano notevoli perplessità sulle conclusioni raggiunte e per l’assenza di metodo che rende difficile condividerne i risultati. Negli anni successivi ha affrontato in diversi articoli una serie di temi per arrivare nel 2006 a dare alle stampe un secondo volume, sempre nella Collana della Facoltà di Giurisprudenza della Seconda Università degli Studi di Napoli, Regime della terra e imposizione fondiaria nell'età dei Gracchi. Testo e commento storico-giuridico della legge agraria del 111 a. C., Napoli, pp. XXIII, 1-627. Entrambi i contributi, pubblicati in luoghi editoriali di assoluta rilevanza e tutti congrui con il settore disciplinare, rivelano conoscenza delle fonti, ma i risultati conseguiti non appaiono sempre originali, né sempre condivisibili.

Giudizio del Prof. Lobrano

I titoli principali del c. sono due monografie su temi convergenti: L’ager Campanus antiquus, Napoli 2004, e Regime della terra e imposizione fondiaria nell’età dei Gracchi, Napoli 2006. Il candidato affronta la materia ardua della ‘storia agraria romana’, studiata a suo tempo in maniera ancora insuperata da Max Weber, cercando di circoscrivere la propria attenzione a porzioni di essa delimitate geograficamente e/o temporalmente. In questi ambiti, si apprezza certamente la buona conoscenza della dottrina e delle fonti e la originalità di tesi sostenute anche se la trattazione appare collocata in un contesto di ripensamento dottrinario complessivo ancora meritevole di sviluppi. Tuttavia, il contributo dell’a. è certamente intellettualmente stimolante e costituisce pertanto strumento utile di aggiornamento scientifico dei temi trattati. Gli scritti non monografici (tra cui valide ‘voci’ enciclopediche) confermano tali qualità dell’a.

13. CANDIDATO: dott. Annamaria Salomone

CURRICULUM: La candidata, dottore di ricerca nel 1998 e ricercatore universitario confermato dal 2003, nel 1993 è stata titolare di un contratto di collaborazione scientifica relativo alla ricerca CNR “Vocabolario dei giuristi romani” con il Dipartimento di Diritto Romano e Storia della Scienza Romanistica dell’Università di Napoli Federico II e ha partecipato a diversi progetti di ricerca PRIN.

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Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto romano,

in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica della candidata rivela uno studiosa che, attraverso un’ottima conoscenza delle fonti e della letteratura, perviene a risultati nuovi, originali e convincenti (ciò che va detto, in particolare, per la monografia) e, comunque, sempre plausibili e meritevoli di attenzione, dimostrando così maturità scientifica e rigore metodologico. Ciò va detto, in special modo, per la assai ponderosa, meditata e documentata monografia dal titolo “«Iudicati velut obligatio». Storia di un dovere giuridico” (Napoli 2007), articolata in cinque parti alcune delle quali divise in capitoli, nella quale l’a., mostrando una profonda conoscenza delle problematiche trattate e della dottrina ad esse inerente, si occupa dell’obligatio iudicati, affrontando il problema del rapporto tra iudicatum facere, quale realizzazione del giudicato, ed oportere, come vincolo a tale realizzazione, ipotizzando per l’età repubblicana l’introduzione dell’actio iudicati mediante la manus iniectio, illustrando il rapporto tra actio ed obligatio iudicati nella giurisprudenza imperiale ed esaminando i principii vigenti in ordine all’actio iudicati nella compilazione giustinianea. Ecco allora che, nel quadro di una scrupolosa trattazione condotta sempre attraverso un ragionamento serrato ed approfondito ed un’accurata analisi delle fonti giuridiche, letterarie ed epigrafiche (come, ad. es., Gai. 3.173, 3.180, 4.21 e 4.114, Lex Urs. 61, Lex rep. epigr. 7 s. e 72 s., Lex agr. epigr. 39, Tab. 3.1-3, D. 6.2.3.1, 4.4.41, 44.4.15, 46.2.8.3, 15.1.3.11, 42.1.7, 12.6.23.1, 2.15.7 e 17.1.29.5, Auct. ad Herenn. 2.13.19 e Cic. de inv. 2.22.65) che danno luogo ad un lavoro connotato certamente da grande acribia, persuasivi appaiono i risultati ai quali si perviene, appalesandosi inoltre come ricchi di spunti per le successive ricerche che avranno ad oggetto il dovere nascente dal giudicato, del quale l’a. offre, in definitiva, un esaustivo panorama nel suo complesso evolversi durante l’arco della lunga storia del diritto romano. Tuttavia, non si può fare a meno di sottolineare come il discorso in più punti si estenda in maniera eccessiva all’esame di problemi collaterali (quali, ad. es., il passaggio dalle legis actiones all’ordo iudiciorum e, correlativamente, l’esistenza di actiones formulari modellate su fictiones delle legis actiones) che impreziosiscono sì la ricerca, ma rischiano anche di sviare il lettore dalla linea direttiva dell’indagine, rendendogli così certamente non agevole la lettura e, soprattutto, impedendogli di cogliere appieno i punti più qualificanti del ragionamento principale. L’intera produzione non monografica si ricollega, per un verso o per un altro, alla tematica principale trattata nella monografia, in buona sostanza limitandosi ad anticiparne i risultati. Così, nell’articolo dal titolo “«Iudicatum facere». Per una storia terminologica” (1997) viene operata l’esegesi di diversi testi (Gai. 3.173 e 3.180, D. 2.12.6, 9.4.35, 10.2.36, 5.1.74.2, 42.1.4.7 e 50.16.176, Tab. 3.3, Lex Urs. 61, Lex rep. epigr. 72 e Lex agr. epigr. 39) poi approfondita nella monografia, ciò che va detto anche per articolo dal titolo “Sentenza invalida, sentenza ingiusta ed irripetibilità del «solutum ex causa iudicati»” (2002) [D. 10.2.36, 12.6.28, 5.1.74.2, 46.8.22.2, 17.1.29.5, 4.4.9pr. e 42.1.33, C. 4.31.2, 4.5.1, 4.5.4 e 7.58.4, Gai. 2.283, I. 3.27.7 e Cic. pro Flacco 21.48-49], per l’articolo dal titolo “«Emptio venditio», «evictio» e «causa iudicati»” (2007) [D. 21.2.66.2, 27.9.3.2-3, 6.2.3.1 e 4.4.41] e per l’articolo dal titolo “La transazione «post rem iudicatam»” (2000) [D. 2.14.7.13-14, 42.1.4.3-4, 39.5.17, 46.2.8.3, 24.3.7.12, 12.6.23.1, 2.15.11 e C. 7.53.2], mentre nell’articolo dal titolo “L’«actio iudicati» tra cognizione ed esecuzione” (1997) viene recensita criticamente la monografia di C. BUZZACCHI, Studi sull’«actio iudicati» nel processo romano classico. La produzione scientifica della candidata appare sicuramente ricca di spunti originali ed innovativi, risulta congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa ed attesta una continuità temporale che tiene debitamente conto dell’evoluzione delle conoscenze nello specifico settore scientifico-disciplinare de quo, e tuttavia deve evidenziarsi come essa, nel suo complesso, non è certamente varia dal punto di vista dei temi trattati, riassumendosi, stante i rilievi ora avanzati a proposito della produzione non monografica, nell’unica, seppur vasta, complessa e sfaccettata, problematica del iudicatum e della relativa obligatio.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione scientifica della candidata — dottore di ricerca nonché ricercatrice confermata

— testimoniano il serio cammino di maturazione che l’ha condotta, dopo una serie di studi preliminari, alla ponderosa monografia sull’obligatio iudicati: tematica processuale di difficile inquadramento dogmatico che la candidata sviluppa con sicurezza, muovendosi tra le dispute dottrinarie e l’esegesi delle fonti, con rigore metodologico e una chiarezza espositiva che rende scorrevole la lettura del pur ampio studio sul tema. Pregevole la contestualizzazione della problematica attraverso i secoli, con riferimenti, non solo eruditi, alla tradizione intermedia, utili all’acquisizione della giusta prospettiva storica dalla quale esaminare il tema libero dai condizionamenti moderni. La limitazione dell’indagine alla materia processuale non consente di verificare la

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capacità di ricerca della candidata in àmbiti diversi da quello in esame. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino Dopo aver conseguito il Dottorato di ricerca in Diritto romano, la candidata ha preso servizio come

ricercatrice per il SSD IUS/18. Ha collaborato con attività didattica integrativa a vari insegnamenti romanistici. Ha partecipato ad alcune ricerche di interesse nazionale (PRIN). Ha svolto alcune relazioni o comunicazioni in Convegni o seminari. È stata eletta rappresentante dei ricercatori nel Consiglio di una Facoltà di Giurisprudenza. La sua produzione scientifica si incentra tutta sul tema del giudicato. Oltre a lavori di minor mole, la candidata presenta una monografia dal titolo ‘Iudicati velut obligatio. Storia di un dovere iuridico’, che affronta il tema con adeguata metodologia e vasta conoscenza delle fonti e della dottrina. I risultati conseguiti sono di significativo interesse e in parte originali.

Giudizio del Prof. de Bonfils

La candidata ha conseguito in una carriera di grande regolarità il dottorato di ricerca nel 1998 e poi è diventata ricercatore nel 2000 e la conferma nel riuolo nel 2003. La sua produzione scientifica è iniziata nel 1997 con un articolo che riportava i primi risultati della sua ricerca sul giudicato civile (iudicatum facere. Per una storia terminologica, in Index 25, .1997, pp. 399-437). Con costanza e del tutto congruamente rispetto alla presente procedura di valutazione comparativa settore scientifico disciplinare IUS/18 negli anni successivi la Salomone ha prodotto su argomento vicini una serie di contributi che sono stati accolti in riviste del settore specialistico o in raccolte di studi. Nel 2007 le Pubblicazioni del Dipartimento di Diritto romano e Storia della Scienza romanistica dell'Università degli Studi di Napoli Federico II hanno accolto una sua corposa monografia dal titolo Iudicati velut obligatio. Storia di un dovere giuridico, (pp. VIII-628). Nel volume, come riconosce l’A., sono condensati dieci anni di studi sul processo civile romano, ed in cinque parti si affronta la problematica della nascita dell’obligatio iudicati grazie al’elaborazione dei veteres e poi progressivamente‘obliata’ nelle fonti tarde. Si tratta di un lavoro originale oltre che corposo che dimostra il livello di approfondimento degli studi della candidata.

Giudizio del Prof. Lobrano

Titolo principale della candidata è la monografia Iudicati velut obligatio. Storia di un dovere giuridico, Napoli 2007. In essa l’a. affronta in maniera ampia e profonda un tema squisitamente giuridico, luogo di intersezione di questioni di diritto sostanziale e processuale, dimostrando conoscenza della materia e capacità di gestirla sia nel fare il punto della dottrina sia nel riconsiderare le fonti. La trattazione appare talvolta preoccuparsi della ricostruzione di aspetti istituzionali dell’argomento. La ricostruzione complessiva risulta apporto positivo alla ricerca scientifica romanistica e strumento utile per ogni giurista. Gli scritti non monografici costituiscono tappe del cammino della c. alla sintesi monografica.

14. CANDIDATO: dott. Roberto Scevola

CURRICULUM: Il candidato, laureato anche in Scienze Politiche, vincitore nel 1991 del Premio Agostino Gemelli quale miglior laureato della Facoltà di Scienze Politiche dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, borsista per la specializzazione post-lauream nelle materie storico-politologiche dal 1991 al 1992, dottore di ricerca in diritto romano delle obbligazioni nel 2004, assegnista di ricerca dal 2004 al 2007 e ricercatore universitario dal 2007, è stato docente di Diritto, Economia, Scienza delle Finanze e Storia nella scuola superiore secondaria ed è professore aggregato di Storia del Diritto Romano nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Padova (sede di Treviso) e di Lingua Latina e Civiltà Romana nella Facoltà di Scienze MM. FF. NN. dell’Insubria (sede di Como). Tra il 2002 ed il 2006 ha tenuto nove cicli di lezioni nell’ambito degli insegnamenti di Esegesi delle fonti del diritto romano, di Lingua Latina e Civiltà Romana e di Storia Romana dell’Università dell’Insubria (sede di Como) e, dal 2000, è componente del gruppo di ricerca dell’Università dell’Insubria – MURST sull’argomento “Quaestiones Iuris romani Publici”.

Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto

romano, in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica del

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candidato – della quale non può essere presa in considerazione, ai fini della presente valutazione comparativa, la monografia dal titolo “Teoria e Dottrina del Colpo di Stato. Origine e sviluppi nel pensiero politico europeo della prima età moderna” (Milano 1992), in quanto, come del resto si evince già dal suo stesso titolo, avente ad oggetto un contenuto non congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura de qua – rivela uno studioso che, attraverso una più che buona conoscenza delle fonti e della letteratura, perviene a risultati non di rado nuovi, originali e convincenti (ciò che va detto per il secondo dei due lavori monografici) e, comunque, sempre plausibili e degni di attenzione (come nella prima monografia e nell’unico articolo presentato). Il candidato dimostra sufficiente maturità e corretta metodologia, ambedue particolarmente apprezzabili soprattutto nelle monografie dal titolo “La responsabilità del «iudex privatus»” (Milano 2004) e “«Negotium mixtum cum donatione». Origini terminologiche e concettuali nel diritto romano” (Padova 2008), anche se taluni risultati ai quali si perviene non sempre appaiono condivisibili in quanto dettati dalla ricerca di un’originalità a tutti i costi. Ciò deve dirsi in relazione alla prima ponderosa monografia, articolata in due sezioni ciascuna delle quali suddivisa in più capitoli, nella quale l’a. ricostruisce in maniera diacronica i casi di responsabilità derivante da condotte illecite del iudex privatus nel corso dei mutamenti del sistema processuale romano, e cioè dalle legis actiones alla cognitio extra ordinem, indagando così la responsabilità del giudice privato alla luce della lex XII tabularum, le sanzioni poste a suo carico per l’inosservanza di obblighi procedurali nelle legis actiones, il ‘litem suam facere’ formulare ed i nuovi assetti di tale responsabilità in età postclassica e giustinianea. Nel quadro di un’esposizione chiara e di un’analisi quasi sempre lucida delle fonte considerate (come, ad. es., Tab. II.2, Gai. 4.52, D. 5.1.15pr.-1, 5.1.16 e 50.13.6 e Gell. noct. Att. 20.1.7-8), non convincente si appalesa però qualche conclusione, ciò che accade, ad esempio, in ordine alla ricostruzione del reale significato dell’espressione ‘litem suam facere’. Nella seconda monografia, articolata in quattro capitoli, l’a. esamina la problematica del c.d. ‘negotium mixtum cum donatione’ alla luce della concettualizzazione operatane prima da Aristone, poi da Pomponio e, infine, da Ulpiano. L’esegesi delle fonti è condotta con acume ed acribia (ciò che deve dirsi in riferimento non solo al testo-chiave D. 39.5.18pr.-2, ma anche a D. 41.1.19, 24.1.31.3, 24.1.5.5 e 24.1.5.1-2), dando così luogo ad un lavoro di raffinata fattura, anche se non sempre di facile lettura e talvolta connotato da una visione del procedere della citata elaborazione giurisprudenziale forse eccessivamente rigida, che costituisce sicuramente un interessante contributo ad una tematica ancor oggi di viva attualità. Apprezzabili e condivisibili appaiono poi i risultati ai quali si perviene nel lungo articolo dal titolo “«Venditio nummo uno»” (2007), che conferma attitudine dell’autore a dipanare in modo organico e convincente complicate e discusse problematiche, come appunto quella della venditio nummo uno, che viene esaminata non solo nella sua elaborazione giurisprudenziale classica operata da Gaio, Pomponio ed Ulpiano, ma anche nei suoi precedenti repubblicani e nei suoi sviluppi successivi postclassici e giustinianei. Non particolarmente significativa, dal punto di vista scientifico è, infine, la Recensione di W. RIESS, «Apuleius» und die Räuber. Ein Beitrag zur historischen Kriminalitätforschung (2005). Anche la produzione scientifica non monografica ora ricordata, che conferma certamente l’impressione di essere in presenza di una personalità scientificamente vivace, aperta e capace di contribuire con originalità al dibattito su importanti e complessi problemi di diritto privato e processuale, risulta congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa ed attesta una continuità temporale che tiene debitamente conto dell’evoluzione delle conoscenze nello specifico settore scientifico-disciplinare de quo.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione del candidato — dottore di ricerca nonché ricercatore confermato con

esperienza didattica — testimoniano la continuità dell’impegno e l’operosità scientifica dello stesso. A prescindere dal primo lavoro su teoria e dottrina del colpo di stato, che non appare congruente con il settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la presente procedura di valutazione comparativa, la ponderosa monografia sulla responsabilità del iudex privatus, sebbene approfondita e ricca di materiale soprattutto bibliografico, non giustifica la novità della ricerca rispetto alla posizione corrente accolta dalla manualistica. Nella seconda monografia sul negotium mixtum cum donatione il candidato definisce in chiave dogmatica, seguendo l’evoluzione del pensiero giurisprudenziale romano, l’istituto cui è dedicata la trattazione. Nonostante la consueta ricchezza bibliografica, l’esposizione talora faticosa rende difficile seguire la ricostruzione del candidato che, per quanto è dato comprendere, non sempre mostra di raccordare i risultati della ricerca all’esegesi delle fonti, pure condotta con una certa acribia e vivacità. Sull’intera ricostruzione pesa poi la concezione moderna del ‘negozio misto’, accolta a priori dal candidato, che condiziona anacronisticamente l’interpretazione delle soluzioni romane, soprattutto con riferimento all’inquadramento costantiniano della donazione in termini contrattuali. Analoghe considerazioni possono farsi per lo scritto minore più corposo,

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sulla venditio nummo uno, che anticipa parzialmente le tematiche sviluppate nella monografia sul negozio misto. L’attività di ricerca, con l’eccezione prima segnalata, risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino Laureato in Scienze Politiche e in Giurisprudenza, il candidato ha conseguito il Dottorato di ricerca in

Diritto romano delle obbligazioni. Ha superato l’esame di abilitazione alla professione di avvocato. Ha tenuto attività integrativa alla didattica di vari insegnamenti romanistici. È stato titolare di assegno di ricerca. È ricercatore per il SSD IUS/18. Nell’ottobre 2007 è professore aggregato di Storia del diritto romano e nel febbraio 2008 professore aggregato di Lingua latina e civiltà romana. È stato componente di una ricerca d’interesse nazionale (MURST). Per quanto riguarda le pubblicazioni di interesse romanistico, oltre a una recensione e a un saggio in un volume collettaneo, è autore di due monografie. Queste ultime si caratterizzano per ampia conoscenza della dottrina e delle fonti, buon controllo del metodo, sicura capacità di analisi e di approfondimento. La presenza di qualche digressione appare indice di piena consapevolezza della complessità e varietà dei problemi sottesi alla materia trattata. I risultati sono in parte originali.

Giudizio del Prof. de Bonfils Vincitore di un assegno di studio per l’anno 2004. Dottore di recerca nel 2004. Vincitore di un assegno di

studio per gli anni 2005 e 2006. Ricercatore dal 2007. Il candidato dalla carriera fitta di incarichi di insegnamento di diverse materie, presenta una pubblicazione che non è congrua con le discipline ricompresse nel settore disciplinare di cui alla presente procedura comparativa (Teoria e Dottrina del Colpo di Stato. Origine e sviluppi nel pensiero politico europeo della prima età moderna, 1992, pp. 181). Al contrario congrui sono le restanti pubblicazioni: La responsabilità del 'iudex privatus Milano, 2004, pp. 586; Recensione a W. Riess, "Apuleius und die RAuber. Ein Betrag zur historischen Kriminaliffitforschung", Stuttgart, 2001, in „Rivista Storica dell'Antichità", XXXV, 2005, pp. 378-382; 'Venditio nummo uno', in La compravendita e l'interdipendenza delle obbligazioni in diritto romano, a cura di L. Garofalo, I, Padova, 2007, pp. 413-597; 'Negotium mixtum cum donatione'. Origini terminologiche e concettuali nel diritto romano classico, Padova, 2008 (monografia, stampata a cura dell'autore e legalmente depositata ex 1. 15 Aprile 2004, n. 106 e D.P.R. 3 Maggio 2006, n. 252). In particolare le due monografie offrono uno spaccato interessante sulle ricerche del candidato che appaiono metodologicamente corrette e presentano risultati convincenti.

Giudizio del Prof. Lobrano Titoli principali del c. sono tre monografie su argomenti notevolmente diversi, specialmente l’argomento

della prima monografia (Teoria e dottrina del Colpo di Stato, Milano 1992) rispetto a quelli delle ultime (La responsabilità del ‘iudex’ privatus, Milano 2004, e Negotium mixtum cum donatione, Padova 2008) con una conversione anche dalla prospettiva politologica a quella tecnicamente giuridica. Da questo punto di vista potrebbe persino apparire desiderabile un supplemento di riflessione sul tema del ‘colpo di Stato’ (centrale/fondamentale nella moderna ‘Staatslehre’) dal punto di vista più propriamente giuridico e con gli strumenti del Diritto romano. Anche il tema del iudex privatus si presta a sviluppi ulteriormente interessanti in considerazione della riflessione in corso sul “potere” dei giudici. L’a. ricostruisce sempre bene lo stato della dottrina (entro i limiti della specifica prospettiva di volta in volta adottata) e propone interpretazioni delle fonti anche originali, pervenendo comunque a sintesi efficaci.

15. CANDIDATO: dott. Silvia Segnalini

CURRICULUM: La candidata, dottore di ricerca nel 2005 e ricercatore universitario dal 2006, ha conseguito nel 2000 il diploma del Corso di Perfezionamento in Diritto Romano dell’Istituto di Diritto Romano e dei Diritti dell’Oriente Mediterraneo della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma La Sapienza e collabora con la Rivista di Diritto Romano. Dal 2001 al 2004 ha tenuto cicli di lezioni per la cattedra di Istituzioni di diritto romano della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma La Sapienza ed ha avuto un incarico di docenza nell’ambito del Master in Economia del libro antico e d’arte della Facoltà di Scienze della Comunicazione della Libera Università di Lingue e Comunicazione (IULM) ed un altro nell’ambito del Master in Storia e tecniche dell’editoria e dell’antiquariato librario della Facoltà di Lingue e Letteratura straniera dell’Università di Verona, aventi ad oggetto le implicazioni giuridiche del mercato del libro moderno ed antico.

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Dal 1999 al 2001 ha partecipato al progetto FIURIS, nel 2001 ha fruito di una borsa di studio per il I Corso di alta formazione giuridica “Ius commune europaeum”, nel 2000 ha svolto attività di ricerca presso l’Università di Bielefeld e nel 2001 presso l’Università di Paris II Panthéon-Assas e l’Università di Bonn e fa parte, dal 2007 ed in qualità di segretaria, del Comitato nazionale per l’edizione delle lettere di Theodor Mommsen agli italiani.

Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto

romano, in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La niente affatto ponderosa produzione scientifica della candidata, che, in definitiva, si riassume in una monografia ed in un articolo, mostra attitudine ad affrontare, con metodo sufficientemente adeguato, quello che, in realtà, è l’unico tema trattato, appalesando forma espositiva chiara, buona conoscenza delle fonti e della letteratura ed equilibrio nell’esposizione dei risultati, in verità solo raramente originali, che denotano però una non ancora raggiunta maturità scientifica. In particolare, nella monografia dal titolo “L’editto Carboniano” (Napoli 2007), articolata in tre parti ciascuna delle quali suddivisa in più capitoli, vengono riesaminate non poche questioni sorgenti dallo studio dell’editto Carboniano, di cui si mettono in luce la funzione, il regime e le linee evolutive, tentandosene infine la datazione. Ora, per quanto l’indagine sulle fonti sia condotta scrupolosamente (come, ad es., nel caso di D. 37.1.14, 37.10.4, 37.10.11, 37.10.7.8, 37.10.12, 37.10.3.14-16, 37.10.1pr., 38.2.42.2, 37.10.3.13 e 37.10.5.1-2), diverse conclusioni alle quali l’autrice perviene appaiono dubbie (come, ad es., in riferimento alla datazione dell’editto al II-I sec. a.C. o, più verosimilmente, al 62 a.C., a fronte dell’unica sicurezza dataci dalla circostanza che esso era noto a Labeone) o, addirittura, non condivisibili (ciò che deve dirsi, ad es., in ordine all’affermata unità della bonorum possessio ordinaria e Carboniana, a fronte di una loro sicura coesistenza attestata nelle fonti). Per ciò che riguarda gli altri due lavori presentati, il primo, l’articolo dal titolo “Sui rapporti tra l’editto Carboniano ed i tre tipi fondamentali di «bonorum possessio»” (2004), in realtà è trasfuso ed ampliato nel secondo capitolo della monografia, che non a caso reca la pressoché identica dicitura (“L’editto Carboniano e i tre tipi fondamentali di «bonorum possessio»”), mentre il secondo, la Cronaca del I Corso di alta formazione giuridica ‘Ius comune europaeum’, è privo di rilievo scientifico, avendo un contenuto meramente informativo. Nel suo complesso, la produzione scientifica della candidata, incentrata su argomenti di taglio esclusivamente privatistico, se per un verso appare congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa, per altro verso è sicuramente carente sotto il profilo della quantità e, soprattutto, della continuità temporale.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum della candidata — dottore di ricerca nonché ricercatrice con esperienza didattica e di studio

all’estero — testimonia la continuità della formazione e la concentrazione dell’impegno scientifico su un unico tema: l’editto Carboniano cui è dedicata una breve monografia. Il lavoro, sebbene informato e non privo di spunti originali, lascia però emergere un approccio non ancora pienamente soddisfacente alle fonti. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino La candidata ha conseguito il diploma del corso di perfezionamento in diritto romano presso l’Università

‘La Sapienza’ di Roma e il titolo di Dottore di ricerca in diritto romano. Ha superato l’esame di abilitazione alla professione forense. È ricercatore universitario per il SSD IUS/18. Ha svolto varia attività didattica integrativa per corsi romanistici e attività di tutor anche per una Scuola di specializzazione per le professioni legali. Ha tenuto attività di docenza nell’ambito di Master universitari. È segretario del Comitato nazionale per l’edizione delle lettere di Theodor Mommsen agli italiani. Nel 2005 è stata ammessa e ha partecipato al Cedant, Collegio di Diritto romano. Ha partecipato al progetto di ricerca IURIS finanziato dal CNR. Ha svolto attività di studio e ricerca all’estero e ha preso parte a numerosi seminari romanistici internazionali. La candidata ha pubblicato una cronaca e una monografia sull’editto Carboniano. Un saggio di minor mole, sempre su tale editto, in corso di pubblicazione su Index, risulta già apparso in prima pubblicazione presso un editore romano. Nella sua produzione scientifica la candidata mostra conoscenza della dottrina e delle fonti e consapevolezza dei problemi trattati.

Giudizio del Prof. de Bonfils La candidata è dottore di ricerca dal 2005 e ricercatore dal 2006. Dichiara un interessante curriculum didattico iniziato

nel 2005 con diversi cicli di lezioni presso la Facoltà di Giurisprudenza de ‘La Sapienza’. Presenta tre pubblicazioni: la prima

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è solo una cronaca (Cronaca del I Corso di alta formazione giuridica Ius commune europaeum' (Scandiano 5 - 8 febbraio 2001), in Iura, LII, 2001 [Pubb. 2005]); la seconda un articolo (Sui rapporti tra l'editto Carboniano ed i tre tipi fondamentali' di bonorum possessio, Index, 36, 2008 [ma prima pubblicazione Roma, La Sapienza Editrice, 2004] (pro; ed infine una monografia (L'editto Carboniano, Napoli, Jovene, 2007 (p. I-XII; 1-209). Si tratta indubbiamente di pubblicazioni congrue al raggruppamento disciplinare della presente valutazione comparativa, ma aventi, l’articolo e la monografia, ad oggetto un unico tema quello della concessione al figlio impubere della bonorum possessio contra tabulas introdotta appunto da questo editto. La monografia, in particolare, si articola in nove capitoli da cui risalta la diligenza della candidata, ma non una ricerca originale e con spunti di novità. Per altro il tema dell’editto carboniano era stato oggetto della sua tesi di dottorato. Si crede che le premesse facciano sperare in altre pubblicazioni con varietà di temi e di maggior respiro ed interesse.

Giudizio del Prof. Lobrano Titoli della c. sono la monografia su L’editto Carboniano, Napoli 2007 (preceduto da uno studio sul

medesimo tema: Sui rapporti tra l’editto Carboniano ed i tre tipi fondamentali di bonorum possessio, Roma 2004 [e Index, 2005]) e una “Cronaca” di apporto scientifico marginale. La conoscenza della dottrina e la padronanza delle fonti sono apprezzabili, producono un contributo oggettivo alla disciplina romanistica e attestano la validità soggettiva del processo di formazione della c.

16. CANDIDATO: dott. Elena Tassi Scandone

CURRICULUM: La candidata, laureata in Lettere Classiche, dottore di ricerca in diritto romano nel 1998, assegnista di ricerca dal 1999 al 2004 e ricercatore universitario confermato di diritto romano, ha frequentato il Corso di Perfezionamento in Diritto Romano dell’Istituto di Diritto Romano e dei Diritti dell’Oriente Mediterraneo della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma La Sapienza e dal 2008 è membro del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Bimillenario della nascita di Vespasiano. Ha svolto attività didattica seminariale presso le cattedre di Istituzioni di diritto romano, Storia del diritto romano e Diritto romano della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma La Sapienza e, per contratto, presso la cattedra di Istituzioni di diritto romano della Libera Università degli Studi Sociali di Roma, partecipando inoltre a diversi progetti di ricerca (PRA 2003-2008, COST A27 2004-2008 e PRIN 2005).

Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto romano,

in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica della candidata rivela una studiosa che, attraverso una più che buona conoscenza delle fonti e della letteratura, perviene a risultati non di rado nuovi, originali e convincenti (ciò che va detto, in particolare, per le due monografie) e, comunque, sempre plausibili e degni di attenzione (come nei due articoli). La candidata dimostra sufficiente maturità e rigore metodologico, ambedue particolarmente apprezzabili soprattutto nelle monografie dal titolo “Verghe, scuri e fasci littori in Etruria. Contributi allo studio degli «Insignia Imperii»” (Pisa-Roma 2001) e “«Leges Valeriae de provocatione». Repressione criminale e garanzie costituzionali nella Roma repubblicana” (Napoli 2008). Per ciò che riguarda la prima monografia, articolata in due parti ciascuna delle quali suddivisa in più capitoli ed avente ad oggetto i littori, le scuri e le verghe quali insignia imperii etruschi, l’a. ricostruisce la simbologia del potere di coercizione dei magistrati lungo un arco temporale che va dall’VIII al I sec. a.C., e cioè fino a quando l’autonoma esistenza di tali insignia venne definitivamente meno all’interno del potere unificante di Roma. L’indagine, che appare particolarmente importante per la storia del diritto pubblico e penale romano dal momento che siffatti insignia sono intimamente legati a quel supremo potere di comando e di porre a morte i concittadini di cui erano titolari i magistrati romani che era l’imperium, è densa di implicazioni, giacché, in tale contesto, vengono illuminati alcuni problemi dibattuti, spesso senza che si sia giunti a soluzioni condivise, tra storici puri e storici del diritto quali, ad es., il passaggio della monarchia alla repubblica, il rapporto tra le magistrature romane e quelle italiche, il progressivo definirsi dei due gruppi sociali dei patrizi e dei plebei, la distinzione tra imperium domi ed imperium militiae e, in stretta relazione a quest’ultimo, le modalità di impiego degli instrumenta supplicii e, in particolare, della securi percussio. E ciò grazie ad una felice integrazione di diversi sistemi di conoscenza (che spaziano dall’etruscologia alla storia dell’arte e dalla storia di Roma alle sue istituzioni giuridiche) che è coniugata ad una cautela nell’approccio a fonti così disparate, quali quelle giuridiche, letterarie, epigrafiche ed iconografiche, che si impone in operazioni di tal fatta, aprendo così fecondi terreni di ricerca nei quali fare lievitare nuovi problemi e rinnovate prospettive di indagine. Nella seconda monografia, articolata in

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otto capitoli, viene affrontato, anche in questo caso in un’ottica diversa da quella tradizionale, l’esame di alcune delle più importanti e discusse leggi penali romane, e cioè le leges Valeriae de provocatione del 509, 449 e 300 a.C. Ecco allora che l’istituto della provocatio, nel quale si contemperavano le esigenze della repressione criminale magistratuale e l’irrinunciabilità delle garanzie costituzionali del cittadino, viene esaminato, da un lato, alla luce di tutta una serie di elementi provenienti dal diritto arcaico e sopravvissuti nella tradizione repubblicana (quali, ad esempio, la lex horrendi carminis, il risalente sistema dei supplizi capitali connotato peculiarmente da una pluralità di forme di messa a morte e le antiche cerimonie tipiche dell’antico diritto augurale) e, dall’altro, tenendo ben presenti tanto il ruolo giocato dalle aristocrazie gentilizie in riferimento appunto alla conservazione e, se del caso, alla trasformazione della tradizione antica, quanto i rapporti tra le tre leges de provocatione e le leges de capite civis e de nomine indemnato e, più in generale, tra imperium e provocatio, il tutto al precipuo scopo di tentare di accertare, nel quadro di un’esposizione chiara e di un’analisi quasi sempre lucida e convincente delle fonte considerate, l’eventuale compatibilità delle notizie frammentarie e contraddittorie inerenti al contenuto delle tre diverse leges de provocatione. Apprezzabili, pur costituendo in realtà degli approfondimenti di temi trattati nelle due monografie, appaiono poi i risultati ai quali si perviene negli articoli dal titolo “«Auspicium» o «augurium Romuli»? Sul problema del rapporto tra «auspicium» ed «imperium»” (2001) e “«Securi percussio», teoria della pena di morte come «sacrificium» e origine dell’«imperium». Alcune considerazioni” (2007), nei quali viene passata criticamente in rassegna la storiografia che si è occupata del rapporto tra imperium ed auspicium e tra imperium ed sacrificium, confermando così l’attitudine dell’autrice a dipanare in modo organico e convincente complicate e discusse problematiche del diritto pubblico e penale romano. Anche la produzione scientifica non monografica ora ricordata, che conferma certamente l’impressione di essere in presenza di una personalità poliedrica capace di muoversi con equilibrio e cautela sul difficile crinale dell’interdisciplinarietà e di contribuire con originalità al dibattito su importanti e complessi problemi di diritto pubblico e criminale, risulta congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa, anche se appare carente sotto il profilo della continuità temporale.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione scientifica della candidata — dottore di ricerca nonché ricercatrice confermata

— testimoniano un impegno costante e una progressiva maturazione, segnalata dall’acquisizione di rigore metodologico, discussione critica della letteratura, originalità delle soluzioni proposte nell’affrontare temi impegnativi e dibattuti nella dottrina romanistica. Dal primo lavoro monografico su verghe, scuri e fasci littori in Etruria, nel quale la candidata propone una ricostruzione della simbologia del potere di coercizione dei magistrati etruschi — benché assai incentrato sui dati della cultura materiale, il che talora colloca sullo sfondo la complessità dei problemi giuridici —, si passa alla successiva monografia sulle leges Valeriae de provocatione, nella quale la candidata affronta il tema della repressione criminale e delle garanzie costituzionali in età repubblicana. La trattazione della questione giuridica è condotta con sicura discussione della dottrina, dalla quale la candidata spesso prende le distanze per proporre, con lodevole equilibrio, ricostruzioni autonome e originali. Il medesimo giudizio emerge dall’esame degli scritti minori su tematiche che ruotano intorno al problema del potere del magistrato romano. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino Dopo la laurea in lettere classiche, la candidata ha conseguito il Dottorato in Diritto romano ed è stata

assegnista di ricerca. Ha frequentato il Corso di perfezionamento in Diritto romano dell’Università di roma ‘La Sapienza’ e ha partecipato al ‘Collegio di Diritto romano – Cedant’ di Pavia. È’ ricercatrice confermata per il SSD IUS/18 e ha svolto attività didattica in collaborazione con varie cattedre romanistiche. Ha coordinato due gruppi di ricerca universitaria ed è stata componente di vari gruppi di ricerca. Ha partecipato a un convegno in qualità di relatrice. Fa parte di Associazioni scientifiche e culturali ed è membro del Comitato Nazionale per le celebrazioni del Bimillenario della nascita di Vespasiano. Oltre a due articoli, presenta due monografie. La produzione scientifica mostra conoscenza approfondita delle problematiche del diritto criminale nella prima fase repubblicana, sia sotto il profilo della ricostruzione dottrinale, sia sotto quello dell’impiego delle fonti, per lo più letterarie. Peraltro si rinviene, talora, un non perfetto dominio della terminologia tecnica di riferimento.

Giudizio del Prof. de Bonfils La produzione scientifica della candidata ha avuto inizio nel 2001 con la pubblicazione di un denso ed

interessante volume Verghe, fasci e scuri littorie in Etruria. Contributi allo studio degli `insignia imperii', Pisa-Roma, in cui ricostruisce la simbologia del potere dall’VIII al I secolo a. C: e nonostante abbia ad oggetto le

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comunità etrusche ha una importante e significativa valenza anche per la storia istituzionale romana. Infatti Roma recepì molti istituti provenienti dalle comunità vicine. Questa relazione tra le insigna imperii è peraltro messa subito in luce dalla candidata che non dimentica di esaminare le istituzioni etrusche con un occhio lungo alle nascenti istituzioni romane. Negli anni successivi gli interessi scientifici della Tassi si sono, infatti, rivolti alla storia costituzionale romana e, in particolare, alle manifestazioni dell’imperium all’interno di essa. Così ha scritto due lunghi articoli: `Auspicium o augurium Romuli?' Sui rapporti tra auspicium ed imperium; in Iuris vincula: Studi in onore di Mario Talamanca, Napoli, 2001, pagg. 153-196; 'Securi percussio', teoria della pena di morte come sacrificio e origine dell’imperium. Alcune considerazioni, in Φιλία. Scritti per Gennaro Franciosi, Napoli IV, 2007, pagg. 2617-2644. Nel 2008 è apparso ancora il volume Leges Valeriae de provocatione. Repressione criminale e garanzie costituzionali nella Roma repubblicana, Roma. Si tratta di un tema di grande impegno in cui la candidata sviluppa ed approfondisce alcuni temi a cui si era accostata nei suoi precedenti studi. Dopo una disamina della nozione di imperium, affronta con rigore metodologico e competenza il tema centrale del suo lavoro, la lex Valeria de provocatione. Si esamina prima di tutto la la tradizione relativa alla sua storicità per passare poi all’analisi ricostruttiva del contenuto. La parte successiva del volume è dedicata alle leges de capite civis e de provocatione nelle XII Tavole. Gli ultimi tre capitoli sono dedicati all’esame delle leggi successive sulla provocatio fino al 300 a. C. La produzione della candidata è perfettamente congruente con le discipline comprese nel settore scientifico disciplinare della procedura concorsuale in atto. È da segnalare, inoltre, per il rigore, l’originalità e l’innovatività degli studi tradotti nelle sue pubblicazioni, tutte ospitate in collane o raccolte autorevoli per il complesso della romanistica italiana.

Giudizio del Prof. Lobrano

Elena Tassi Scandone presenta una produzione scientifica consistente in due monografie e in due articoli su temi di ius publicum. La prima monografia sul tema Verghe, scuri e fasci littori in Etruria. Contributo allo studio degli Insignia Imperii, pubblicata nel 2001, costituisce il perfezionamento della tesi di Laurea in Etruscologia e Antichità, discussa nel 1992 sotto la guida di Giovanni Colonna e Luigi Capogrossi Colognesi, e si riconnette, come ricorda la candidata nella Introduzione (a p. 16), alla tesi di dottorato in Diritto romano e Diritti dell’Oriente Mediterraneo, del 1998, che avrebbe dovuto condurre a una successiva pubblicazione, sembrerebbe mai venuta alla luce o comunque non sottoposta alla valutazione di questa commissione, alla quale la Tassi Scandone rinviava per gli “aspetti più prettamente giuridici” (p.16). Capogrossi Colognesi, nella Prefazione, dopo avere osservato che il tema affrontato dalla candidata solo in senso lato parrebbe potere interessare il giurista, richiama a dimostrazione invece della sua rilevanza alcuni profili giuridici, tra i quali in particolare la connessione tra la “coppia verghe-scure” e il tema chiave dell’imperium. Aggiunge però lo studioso (a p. 13) che “ci troviamo in verità di fronte a nuovi problemi che la sottile e accurata analisi di Elena Tassi viene a proporre allo storico del diritto romano: a lui la palla”. Capogrossi (p. 14) considera che si possa così a superare la “tradizionale forma di ‘Isolierung’ degli studi romanistici”.La candidata conduce l’analisi delle fonti giuridiche essenzialmente su tre brevi testi: due del Codex Theodosianus e uno dei Digesta. La seconda monografia su Leges Valeriae de provocatione. Repressione criminale e garanzie costituzionali nella Roma repubblicana, del 2008, costituisce uno sforzo brillante ed erudito di analizzare, attraverso l’istituto della provocatio ad populum, il quadro delle libertà repubblicane. Qualche approfondimento su questioni propriamente tecniche (come il significato dei verbi necare e occidere.) avrebbe ulteriormente valorizzato la ricerca. Presentano caratteristiche analoghe i due articoli – per certi aspetti, preparatori della seconda monografia – sul problema del rapporto tra auspicium ed imperium, del 2001, e quello sulla concezione della pena di morte come sacrificium, del 2007.

17. CANDIDATO: dott. Franco Vallocchia CURRICULUM: Il candidato, dottore di ricerca nel 1995, ricercatore universitario confermato dal 2002 ed associato al personale di ricerca del Consiglio Nazionale delle Ricerche dal 2003, è stato affidatario di moduli didattici relativi all’insegnamento di Istituzioni di diritto romano e di Diritto romano presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università La Sapienza di Roma ed ha tenuto il corso di Istituzioni di diritto romano nella Facoltà di Giurisprudenza della Libera Università Maria SS. Assunta di Roma (LUMSA) e di Storia del diritto romano nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Telematica “Giustino Fortunato” (sede di Benevento), collaborando altresì alla realizzazione dei Progetti FIURIS. Archivio elettronico per l’interpretazione delle fonti giuridiche romane e BELDROM. Biblioteca Elettronica di Diritto Romano. Ha diretto il gruppo di ricerca per l’organizzazione del Seminario Internazionale di studi per la celebrazione del MMD Anniversario del Giuramento della Plebe al

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Monte Sacro, ha partecipato a diversi progetti di ricerca (PRA, CNR, CNRS francese e PRIN) ed è componente dell’Unità di ricerca “Giorgio La Pira” per la diffusione del diritto romano e sistemi giuridici costituita per convenzione tra il CNR e la Facoltà di Giurisprudenza di Roma La Sapienza.

Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto romano,

in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La pur non ponderosa produzione scientifica del candidato rivela uno studioso che, attraverso un’ottima conoscenza delle fonti e della letteratura, perviene a risultati spesso nuovi, originali e convincenti, anche se ciò va detto, in particolare, per la monografia dal titolo “Collegi sacerdotali ed assemblee popolari nella repubblica romana” (Torino 2008), dalla cui lettura si evince tanto una sicura padronanza del metodo scientifico quanto una non comune capacità di associare alla specifica competenza tecnico-giudica un approccio pluridisciplinare, nel quale la prospettiva storico-religiosa occupa un posto rilevante. In tale monografia, articolata in tre parti ciascuna delle quali suddivisa in più capitoli e dedicata in generale alle modalità di elezione ed ai meccanismi di funzionamento dei sacerdoti e dei collegi sacerdotali, ai poteri del pontifex maximus ed ai rapporti tra sacerdoti e magistrature repubblicane, vengono esaminati in maniera prudente e minuziosa diversi problemi e, tra questi, il diverso fondamento dei poteri magistratuali e sacerdotali e, in particolare, del pontifex maximus, la distinzione tra universus populus e minor pars populi nell’elezione delle cariche sacerdotali, il valore costitutivo della cooptatio e della inauguratio dei sacerdotes, i rapporti tra poteri dei pontifices e del pontifex maximus, il valore religioso del sorteggio nella procedura comiziale di elezione dei sacerdotes, la costituzione del modello comitia pontificis maximi nei confronti dei comitia curionis maximi e dei comitia sacerdotum e la definizione di termini come ‘religio’ e ‘caerimonia’. Il tutto, in un quadro ed alla luce di una interconnessione tra diritto e religione – che bene si coglie nella corretta esegesi delle fonti esaminate, soprattutto letterarie, e, tra queste, in particolare, testimonianze-chiave quali, ad es., Cic. de leg. agr. 2.7.17-19 ed epist. ad Brutum 1.5.3, Dio Cass. 37.37.1 e 42.51.3-4, Liv. 2.5.2-4, Svet. Caes. 13 e Nero 2 e Vell. Paterc. 2.12.3 – sfociante in un vero e proprio ‘sistema giuridico-religioso’ ben lontano dalla communis opinio che, in riferimento all’età repubblicana, propende invece per un sistema giuridico laico. Tale lavoro, che fornisce un condivisibile quadro critico dei risultati sin qui espressi dalla letteratura in materia e, al contempo, suggerisce spunti per riflessioni ed approfondimenti ulteriori, si appalesa allora come un assai utile strumento di lavoro per comprendere meglio di quanto si sia fatto finora sia quella branca del diritto pubblico romano che potremmo definire ‘diritto elettorale’ e sia il ruolo e l’importanza degli organi di partecipazione popolare a Roma. Apprezzabili appaiono poi i risultati ai quali perviene l’autore negli articoli dal titolo “«Lex Metilia fullonibus dicta». Studi su una legge ed una categoria produttiva” (2000), in cui, alla luce dell’esame di due fonti (Plin. nat. hist. 35.57.197-198 e Front. de aquaed. 94), si ricostruisce il contenuto della lex Metilia alla luce dell’attività, dell’organizzazione imprenditoriale e delle tecniche di lavoro dei fullones, e “Manio Valerio Massimo, dittatore e augure” (2007), in cui viene debitamente evidenziato il ruolo storico-politico dell’augure e dittatore Manio Valerio Massimo. L’articolo dal titolo “«Silentium» nei documenti sacerdotali. Le interpretazioni di Veranio e di Ateio Capitone” (2007), nel quale si indaga il significato dell’espressione tecnica ‘silentium’ in uso nel diritto augurale, si riconnette invece a quella parte di tematica della monografia dedicata all’individuazione del contenuto di concetti legati al sacerdozio romano. Privo di rilievo scientifico è, infine, il lavoro dal titolo “Celebrazioni per il MMD anniversario della Secessione della plebe al Monte Sacro” (2007), che ha un contenuto meramente informativo, mentre non valutabile, in quanto non concretamente individuato è l’apporto individuale del candidato, è il CD-ROM “FIURIS. Archivio elettronico per l’interpretazione delle fonti giuridiche romane” (2003). La produzione scientifica non monografica ora ricordata, incentrata, al pari di quella monografica, su argomenti di taglio esclusivamente pubblicistico, se per un verso appare congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa e conferma il rigore metodologico che è alla base della monografia, lasciando intendere che il candidato sia certamente personalità attenta, sensibile e culturalmente aperta, per altro verso non brilla sicuramente per quantità e, soprattutto, per continuità temporale.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione del candidato — dottore di ricerca nonché ricercatore confermato con

esperienza didattica — lasciano emergere un impegno scientifico concentrato soprattutto negli ultimi anni nei quali è stata pubblicata la monografia sui collegi sacerdotali, oltre ad alcuni contributi minori. Il lavoro monografico mostra diligenza nella ricerca, rigore nel metodo, chiarezza espositiva e — nonostante l’esame delle fonti giuridiche difetti talora del dovuto approfondimento — lascia emergere un quadro ricostruttivo che

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non manca di taluni spunti originali e interpretazioni innovative. Lo stesso giudizio deve esprimersi per i contributi minori. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino Il candidato è Dottore di ricerca in Diritto romano. Ha svolto le funzioni di Segretario comunale e in

seguito ha preso servizio quale ricercatore per il SSD IUS/18. È associato al personale di ricerca del CNR. Ha svolto attività integrativa alla didattica per vari insegnamenti romanistici. È titolare di corsi romanistici presso alcune università. Ha partecipato in qualità di relatore a vari Convegni e Seminari anche internazionali. Ha coordinato e partecipato a varie ricerche anche del CNR. Ha fatto parte della Commissione incaricata di redigere i nuovi regolamenti del CNR. Ha collaborato a progetti di studio sui servizi pubblici e la radiofonia organizzati dal Comune di Roma. Ha presieduto numerose commissioni di concorso per l’accesso al pubblico impiego ed è stato membro di numerose commissioni di concorso per l’accesso alla carriera universitaria e per l’attribuzione di assegni di ricerca presso il CNR e una Università. Oltre alla curatela di F-IURIS (Archivio elettronico per l’interpretazione delle fonti giuridiche romane), a tre lavori di minor mole e a una cronaca, il candidato presenta una monografia dal titolo Collegi sacerdotali ed assemblee popolari nella repubblica romana, che mostra la piena consapevolezza del metodo scientifico, l’adeguata conoscenza delle fonti e della dottrina, la notevole capacità di approfondimento critico dei temi trattati. I risultati sono in parte originali.

Giudizio del Prof. de Bonfils La produzione scientifica del candidato si compone di una monografia dal titolo Collegi sacerdotali ed

assemblee popolari nella repubblica romana, pubblicata nel 2008, che ha per tema l’introduzione del principio elettorale nella scelta dei sacerdoti organizzati in collegia, e, inoltre, di tre articoli. La monografia si articola in tre parti, composte complessivamente da 16 brevi capitoli. Nella prima parte il candidato, constatato lo scarso interesse dedicato dalla dottrina all’argomento, esamina l’introduzione - nel III sec. a.C. - del principio elettorale nella scelta dei sacerdoti, con l’elezione comiziale del pontefice massimo: riforma introdotta in un contesto di compromesso fra i due ordini dopo l’ammissione dei plebei al collegio pontificale nel 300 a.C. Da Cic., de leg. agr. 2.7.17-18 si ricava che i comitia pontificis maximi erano composti da 17 tribù estratte a sorte, qualificate come minor pars populi. Il ricorso alla minor pars populi permetteva di superare il problema di una carenza di potere del popolo in materia di religione, poiché non poteva mandare sacerdotia, né compiere le cerimonie per la creatio dei sacerdoti. F. Vallocchia rigetta la definizione dei comitia pontificis maximi quali “Quasicomitien”, elaborata dal Mommsen, e l’ipotesi della “Finktion” del Bleicken. Questi comizi erano infatti delle vere assemblee popolari caratterizzate da una composizione particolare, in quanto rappresentavano una delle partes dell’universus populus, su cui aveva riflettuto la giurisprudenza, dal I sec a.C. ai primi anni dell’impero. La distinzione tra sacerdozi e magistrature nella res publica rimase ferma anche dopo l’introduzione del principio elettorale nell’ambito dei collegi sacerdotali. Gli effetti prodotti e le procedure dei comitia pontificis maximi, infatti, restarono distinti e diversi da quelli dei comizi convocati per le elezioni dei magistrati: ai candidati, già cooptati ed inaugurati quali pontefici, il popolo non poteva attribuire alcuna potestà, e d’altro canto la convocazione e la presidenza erano attribuite ai pontefici. I comitia pontificis maximi rappresentarono il modello per la composizione dei comitia sacerdotum, istituiti dal plebiscito Enobarbo nel 103 a.C., oggetto della seconda parte dell’opera. Il procedimento che si basava sui comizi delle 17 tribù estratte a sorte venne esteso agli altri sacerdozi organizzati in collegi. Esistevano comunque delle differenze nelle due procedure, che restarono distinte. In particolare i candidati ai comitia sacerdotum, nominati dal collegio in cui si era verificata la vacanza, erano estranei al collegio, e quindi dovevano essere cooptati dopo l’elezione. Le sorti dei due comizi nel periodo che va da Silla a Cesare vengono descritte nell’ultima parte del lavoro: il plebiscito del 103 a.C. venne abrogato da una lex Cornelia, per poi essere reintegrato nel 63 a.C. dal plebiscito Labieno; la lex Iulia de sacerdotiis regolò in seguito il sistema delle candidature ai sacerdozi. Il libro non è di agevole lettura, nonostante il rigore della trattazione e l’esegesi di numerose fonti letterarie; le ipotesi formulate non appaiono sempre ben argomentate e convincenti. Il lavoro comunque si presenta originale e innovativo, con molti spunti che denotano un’ampia riflessione personale. Per quanto attiene alla produzione minore, il contributo migliore, più ampio e meglio articolato, è rappresentato dall’articolo Lex Metilia fullonibus dicta. Studi su una legge e una categoria produttiva, apparso nel 2000, dove il Vallocchia esamina Plin., nat. hist. 35.197-198, l’unica fonte che fa uno scarno riferimento alla lex, relativa a materia di pertinenza censoria, che riguardava le fulloniche che già nel III sec. a.C. avevano assunto grande importanza nel settore tessile. Di buona qualità anche Manio Valerio Massimo, dittatore e augure, del 2007, dove viene approfondita una tematica originale. Il candidato però non illustra appieno la materia del diritto sacro, e le sue argomentazioni appaiono talvolta eccessivamente schematiche. Ipotesi interessanti vengono avanzate anche

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in ‘Silentium’ nei documenti sacerdotali. Le interpretazioni di Veranio e di Ateio Capitone (2007). Nel suo complesso la produzione scientifica del candidato si presenta congrua con le discipline comprese nel settore IUS 18, anche se orientata al solo studio del diritto sacrale romano

Giudizio del Prof. Lobrano

La produzione scientifica del candidato è principalmente dedicata a temi di diritto pubblico, che egli affronta con atteggiamento critico verso la dottrina dominante, per evidenziarne le carenze ovvero per rigettarne le tesi, soprattutto ove sono tendenzialmente trascurati i problemi giuridici, a beneficio di mere ricostruzioni ‘storiche’. Il candidato (in particolare con la monografia Collegi sacerdotali ed assemblee popolari nella repubblica romana,, Torino 2008, I-XI 1-282) contribuisce a dimostrare che lo ius publicum era oggettivamente articolato in tre parti (v. Ulpiano in D.1.1.1.2) di cui ben due dedicate alla sfera del diritto divino e che quindi la partizione riportata dal Digesto è genuina e non frutto di interpolazioni. A questo fine, il candidato procede da una ricognizione sistematica della dottrina, perseguendo primariamente due obiettivi: completezza delle informazioni e ricostruzione organica delle varie tesi. Egli affronta quindi direttamente le tematiche oggetto della ricerca. Attraverso l’analisi della terminologia delle fonti e l’esegesi delle stesse (senza trascurare la ricostruzione del quadro storico) puntualizza concetti ed istituti, prestando attenzione alla terminologia giuridica. Esemplarmente, si vedano: l’esame del silentium augurale e delle interpretazioni datene dai giuristi; la precisazione degli istituti della inauguratio e della consecratio; l’analisi dei concetti di populus, di partes populi e di minor pars populi. Un esempio di puntualizzazione contro forme di “autoproiezione concettuale”, ravvisabili in dottrina, è nella critica avanzata dall’a. alla definizione di Quasi-comitien (o pseudocomices-pseudocomizi), con la quale pressoché tutta la dottrina indica i comizi che provvedevano ad eleggere il pontefice massimo ed i sacerdoti da cooptare nei rispettivi collegi. L’a., infatti, dimostra che questa definizione è priva di base testuale e proviene dalla necessità di preservare l’unità del disegno mommseniano, basato sulla separazione tra sacerdoti e magistrati e sul concetto di popolo come ‘Staat’. Anche gli scritti non monografici dell’a., che affrontano temi diversi tra loro e da quello della monografia, concorrono al ripensamento complessivo da lui avviato del rapporto religio – ius nella esperienza romana e – quindi – del fondamento, dei limiti e dell’orientamento ‘etico’ del potere pubblico. Gli scritti dell’a. hanno già trovato accoglienza favorevole presso la dottrina. Ad esempio, il professore di Diritto romano e direttore del dipartimento “Ciencias jurídicas básicas” dell’Università di Siviglia, J.M. Ribas Alba, con particolare riferimento al volume su Collegi sacerdotali ed assemblee popolari nella repubblica romana, ha scritto che gli studi del candidato permetteranno un “ringiovanimento degli studi di diritto costituzionale romano” (Observaciones sobre las elecciones sacerdotales, in Seminarios Complutenses en derecho romano, 22, 2009; e Libertad: la vía romana hacia la democracia, in www.dykinson.com, 2009,: «éste excelente libro es el tipo de obra que permitirá asistir a un rejuvenecimiento de los estudios de derecho romano constitucional»).

18. CANDIDATO: dott. Gloria Viarengo

CURRICULUM: La candidata, laureata in Lettere, assegnista ministeriale dal 1976 al 1981, ricercatore universitario confermato di diritto romano dal 1980 e professore aggregato dal 2005, ha svolto attività didattica seminariale e cicli di lezioni presso la cattedra di Storia del diritto romano della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Genova ed ha insegnato, per supplenza, Storia del diritto romano e, per affidamento, Esegesi delle fonti del diritto romano e Storia del diritto romano nella Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Genova e, da titolare, Istituzioni di diritto romano e Storia del diritto romano nella sede distaccata di Imperia della Facoltà di Giurisprudenza di Genova. Ha partecipato a diversi progetti di ricerca (PRA 2007 e 2008, PRIN 1999, 2004 e 2006 e progetto internazionale per la pubblicazione di una nuova Palingenesi degli scritti giurisprudenziali romani) e, tra il 2007 ed il 2008, ha organizzato alcuni eventi scientifici (“Norma e diversità in scena. Il processo per magia di Apuleio” e “Processi in scena: il caso di Verre”) presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Genova e nella sua sede distaccata di Imperia.

Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto

romano, in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica della candidata per un verso mostra attitudine ad affrontare, con metodo sufficientemente adeguato, i temi trattati, appalesando forma espositiva chiara e buona conoscenza delle fonti, per altro verso denota una spiccata

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sensibilità più per le problematiche politico-sociali che per quelle strettamente giuridiche e non sembra inoltre concretizzarsi in risultati innovativi ed originali che vadano al di là di una pur buona conoscenza della letteratura romanistica in argomento, inducendo a ritenere che il percorso per il raggiungimento di una piena maturità scientifica e di un compiuto rigore metodologico sia ancora in fieri. Ciò va detto, in particolare, per la prima monografia, dal titolo “L’«excusatio tutelae» nell’età del Principato” (Genova 1996) ed articolata in quattro capitoli, nella quale vengono esaminate l’origine e le causae delle excusationes tutelae, nonché la configurazione dell’excusatio come privilegium e munus nella giurisprudenza tardoclassica, al precipuo scopo di pervenire ad una reductio ad unum dei risultati fin qui raggiunti dalla dottrina che l’a. ritiene raggiungibile prestando attenzione alla connessione tra normativa imperiale (soffermandosi, in particolare, sulle tendenze legislative da Traiano ai Severi) ed interessi economico-sociali sottostanti, l’una e gli altri indagati alla luce non solo delle fonti giuridiche e letterarie, ma anche delle testimonianze della prassi, tanto epigrafiche quanto papirologiche. Contrariamente a siffatti propositi, va però detto che, nonostante l’interessante lettura di non poche delle testimonianze esaminate (D. 27.1.17.1-4 e 6, 26.5.24, 27.1.46.2, 27.1.5, 27.1.6.8 e 12 e 49.8.1.2, FV. 143, 149, 150, 168, 194, 205, 233 e 235, PS. 4.8.4, SHA. Marc. 10.11 e CIL. 5.1874), molte delle soluzioni prospettate dall’a. non appaiono condivisibili perché non attestate con sicurezza o con un alto grado di verosimiglianza dalle fonti a nostra disposizione, sicché le congetture avanzate in precedenza dalla dottrina non vengono scalfite da questa nuova indagine, mantenendo così intatto tutto il loro peso e valore (come, ad es., in ordine alla datazione della nascita dell’obbligo di motivare la dispensa dalla tutela). In altri casi, invece, si pone sì un determinato problema, ma poi non se fornisce una soluzione, non andando così oltre la mera rilevazione dei fenomeni esaminati (come, ad es., laddove si indaga la politica normativa in tema di tutela tra la fine del I sec. d.C. e gli inizi del III sec. d.C. e, però, non ci si spinge al di là della semplice presa d’atto che gli interventi normativi imperiali di tale periodo fossero dovuti a profondi mutamenti politico-sociali ed all’indebolimento della struttura potestativa e solidaristica della famiglia, senza pertanto rispondere al fondamentale quesito se la politica normativa familiare degli imperatori di tale arco temporale fosse connotata da linearità e continuità o, al contrario, a profonda discontinuità). Di maggiore spessore è la seconda monografia, dal titolo “Studi su Erennio Modestino. Profili biografici” (Torino 2008) ed articolata in tre capitoli, nella quale si ricostruisce la biografia di Modestino nella prospettiva di un’indagine sulla metodologia e sulle tecniche interpretative di tale giurista. Nonostante la sicura capacità di leggere i contenuti fondamentali delle testimonianze esaminate alla luce dei profondi cambiamenti per la storia giuridica e politica avvenuti durante il periodo decisivo della vita dell’ultimo dei giuristi classici ricompreso tra Settimio Severo e Gordiano III (ciò che deve dirsi, ad es., per D. 50.16.103, 48.22.18pr., 47.2.52.20, 1.3.40, 28.6.1pr.-3, 28.6.4pr.-2, 42.1.1 e 42.1.27 e C. 12.36.1, 3.36.4, 3.3.63, 3.42.5, 4.51.2 e 7.46.3), non può però sottacersi l’eterogeneità degli argomenti trattati, che spaziano dalla visione quasi esclusivamente storica, culturale e prosopografica delle tematiche oggetto di indagine nel primo capitolo ad un’attenzione nei confronti dei problemi più prettamente giuridici esaminati nel secondo capitolo (dove viene operata una ricostruzione dei rapporti tra Modestino e la cancelleria di Alessandero Severo) e nel terzo capitolo (in cui vengono indagati l’operato di Modestino come praefectus vigilum e le ultime tracce della sua attività scientifica) che, però, non si traduce in un sufficiente approfondimento delle testimonianze esaminate, appalesando così una certa difficoltà nel sintetizzare equilibratamente l’inquadramento storico, politico e culturale delle vicende considerate e gli aspetti giuridici emergenti dall’esegesi dei testi. Alla tematica delle due monografie si riconnette poi una parte della produzione non monografica, e precisamente l’articolo dal titolo “Lacune e incongruenze in un testo di Modestino sullo «ius liberorum» (D. 27.1.2.2-8, Mod. 2 «exc.»)” (2006), in cui viene esaminato un passo di Modestino in tema di excusatio tutelae alla luce di FV. 191-192, C. 5.66.1 ed I. 1.25pr., e l’articolo dal titolo “«Iura» e «leges» in un giurista tardoclassico” (2007), che si occupa in generale dei libri excusationum di Modestino. Una parte consistente è invece dedicata alla giurisprudenza e, in particolare, a Giavoleno Prisco, Tiberio Coruncanio e Cervidio Scevola. Del primo si occupano l’articolo dal titolo “Riflessioni su Giavoleno Prisco” (1980), del quale si ricostruiscono la vita e la carriera e, per la verità in maniera non sempre convincente, l’attività e la personalità scientifica, e l’articolo dal titolo “I destinatari delle lettere di Giavoleno” (1984-1985), in cui, alla luce di D. 36.1.48, 42.5.28, 28.5.11, 50.16.116 e 7.1.54, si sostiene convincentemente l’idea che una corrispondenza reale costituisse la base di molte lettere costituenti i libri epistularum di tale giurista; del secondo si occupano gli articoli dal titolo “I giuristi arcaici: Tiberio Coruncanio” (2000) e “I «responsa complura et memorabilia» di Tiberio Coruncanio” (2000), nei quali vengono analizzate le diverse testimonianze che recano notizie in ordine alle opere composte da tale giurista, anche nella veste di legato, console e pontefice massimo; del terzo nell’articolo dal titolo “Una pronuncia giudiziaria ambigua” (1999) vengono esaminati due testi, D. 26.8.21 e 42.1.44, il primo dei quali riporta, seppure non per intero, un protocollo giudiziario, il cui esame è reiterato sinteticamente anche in “Materiali per un «Corpus iudiciorum»” (2002), in cui sono brevemente esaminati anche altri testi di diversi giuristi recanti decisioni

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giudiziarie degli imperatori (D. 29.2.97, 32.11.1, 35.1.48 e 30.49pr.), del senato (D. 34.9.12), dei magistrati (D. 31.29pr. e 32.78.6) e dei funzionari imperiali (D. 29.5.14). A tematiche di diritto tardoclassico, postclassico e giustinianeo si riconnettono: l’articolo dal titolo “Sulle tracce della «recitatio»” (2005), in cui, anche sulla base dell’esame di C. 3.42.5 e 6.37.12pr.-1 di Gordiano e C. 5.71.14 di Diocleziano, viene indagata la prassi forense della recitatio nel III sec. d.C.; l’articolo di taglio non giuridico, ma storico-politico, dal titolo “Il circolo di Giulia Domna tra proiezioni e realtà storica” (2007); l’articolo dal titolo “Il caso e la legge in Nov. 97.5” (2007), in cui viene esaminata una novella di Giustiniano del 539 d.C. Inoltre, privi di rilievo scientifico sono: l’articolo dal titolo “Gli istituti regionali di ricerca, sperimentazione e aggiornamento educativi” (1982-1983), in quanto avente contenuto non pertinente al diritto romano; le voci “La famiglia romana, Gli organi di governo del Principato ed Il diritto romano” (1988), in quanto aventi valore meramente ricognitivo; la Recensione di S. QUERZOLI, Il sapere di Fiorentino. Etica, natura e logica nelle «Institutiones» (2002), che, in effetti, è una mera e breve rassegna della monografia de qua; la Cronaca di un Convegno (2002-2003), in quanto avente un contenuto esclusivamente informativo. Infine, non valutabile è l’elaborato dal titolo “Un piccolo repertorio latino-greco per i gradi di parentela” in quanto dalla candidata dichiarato nell’elenco delle pubblicazioni in corso di pubblicazione. Nel suo complesso, anche la produzione scientifica non monografica è congruente con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa, anche se appare sicuramente carente sotto il profilo della continuità temporale e, inoltre, tale da non consentire di sovvertire o, almeno, di modificare in maniera decisiva il precedente giudizio dato in ordine alle due monografie, e cioè quello del non ancora del tutto compiuto percorso che conduce alla completa maturità scientifica ed alla pienezza del rigore metodologico della candidata.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum della candidata — ricercatrice confermata con esperienza didattica — testimonia un impegno

costante anche se la produzione scientifica, sia nelle monografie che nei contributi minori, non appare adeguata. Il primo lavoro sull’excusatio tutelae non presenta il rigore metodologico e l’approfondimento esegetico tali da renderlo apprezzabile. La seconda monografia sulla figura di Erennio Modestino è impostata come una biografia del giurista che prende spunto in maniera del tutto occasionale dalla sua giurisprudenza, utilizzata esclusivamente per ricostruire dettagli della vita di Modestino ma non il suo apporto nel dibattito giuridico. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof. Garbarino Dopo la laurea in lettere, la candidata ha svolto un’assidua attività di didattica integrativa a insegnamenti

romanistici. È ricercatrice per il SSD IUS/18. Ha tenuto per incarico vari corsi romanistici, conseguendo, dopo la legge del 2005, il titolo di professore aggregato per la durata dei suddetti corsi. È delegata del Preside per l’orientamento di una Facoltà di Giurisprudenza. Ha partecipato a numerose ricerche anche di carattere nazionale. Ha tenuto relazioni anche a Convegni internazionali. Ha organizzato eventi scientifici consistenti in incontri-dibattito. Oltre a vari saggi di minor mole (tra cui una recensione, una cronaca e un contributo divulgativo), la candidata presenta una prima monografia in tema di excusatio tutelae durante il Principato e una seconda sul giurista Erennio Modestino. I lavori mostrano conoscenza delle fonti e della dottrina, capacità di analisi dei testi, consapevolezza del metodo. Non sempre l’approfondimento dei temi e dei problemi appare adeguato. I risultati sono talora originali.

Giudizio del Prof. de Bonfils La candidata è ricercatrice confermata dal 1980. La sua produzione scientifica si presenta congrua alla

presente procedura concorsuale ed è segnata da numerosi articoli e partecipazioni a seminari e convegni in veste di relatrice. Nel periodo a partire dal 1980 lavorando su temi della giurisprudenza romana ha scritto numerosi articoli e dato il suo contributo per diversi volumi collettivi. Nel 1996 è apparsa una sua monografia dal titolo L'excusatio tutelae nell'età del Principato, ECIG (Edizioni culturali internazionali Genova), Genova. Un agile contributo su un tema che la letteratura da tempo aveva trascurato: in quattro capitoli affronta in modo rapido ed esauriente il problema dell’excusatio. Dagli anni 2000 ha indirizzato i suoi studi ad argomenti differenti, sempre congrui rispetto alle materie oggetto del presente concorso e nel 2008 ha dato alle stampe un interessante lavoro monografico Studi su Erennio Modestino. Profili biografici, Torino. In tre capitolo la candidata tenta di dare una immagine più che una biografia del giurista severiano Un momento importante del suo volume è costituito dalla vicenda cosiddetta lis fullonum che vide ik giurista all’opera come praefectus vigilum. Il volume di piana lettura offre talvolta spunti originali

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Giudizio del Prof. Lobrano

Titoli principali della c. sono due monografie: L’excusatio tutelae nell’età del Principato, Genova 1996, e Studi su Erennio Modestino. Profili biografici, Torino 2008. La produzione scientifica non è caratterizzata dalla ponderosità ma ciò è un pregio (anche grande) quando significa individuazione e trattazione sistematica/schematica delle questioni essenziali, ripulite dalla verbosità delle disamine di dettaglio e delle digressioni. La c. appare privilegiare la ricostruzione ‘esterna’ dei temi sia biografici sia istituzionali affrontati. La conoscenza della dottrina e delle fonti specifiche appare allineata ai livelli dominanti nella disciplina. Decisamente meno consistente è invece la attenzione per la problematica giuridica sottesa ai temi pur giuridici affrontati. Caratteri simili si manifestano anche nella produzione di taglia minore. In particolare non si può non segnalare l’eccesso di giovanile ‘insouciance’ nell’uso del concetto di “caso” (articolo sulla rivista on-line Diritto@Storia, 2007).

19. CANDIDATO: dott. Massimiliano Vinci

CURRICULUM: Il candidato, dottore di ricerca nel 2001 e ricercatore universitario confermato dal 2005, ha conseguito nel 1996 il diploma del Corso di Perfezionamento in Diritto Romano dell’Istituto di Diritto Romano e dei Diritti dell’Oriente Mediterraneo della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Roma La Sapienza ed ha collaborato dal 1997 con il Progetto «Iustiniani Augusti Digesta seu Pandectae». Testo e traduzione e dal 2002 con la rivista Roma e America. Diritto romano comune. Nel 1997 e nel 2001 ha svolto attività di ricerca presso l’Institut für Römisches Recht und vergleichende Rechtsgeschichte della Rheinischen Wilhelms-Friedrich-Universität di Bonn e nel 1998 un ciclo di seminari di 15 ore per la cattedra di Istituzioni di diritto romano della Facoltà di Giurisprudenza della Libera Università Maria SS. Assunta di Roma (LUMSA), partecipando inoltre a diversi progetti di ricerca PRIN.

Giudizio del Prof. Arcaria Le pubblicazioni hanno avuto adeguata diffusione all’interno della comunità scientifica di diritto

romano, in quanto prodotte da editori specialisti tra i principali nel settore. La produzione scientifica del candidato è connotata da una più che buona conoscenza delle fonti e della letteratura, da un’equilibrata esegesi delle testimonianze considerate e da un rigore metodologico che conducono a soluzioni spesso convincenti e non di rado innovative (ciò che deve dirsi, in particolare, per il lavoro monografico) e, comunque, sempre plausibili (come nella produzione non monografica), anche se va detto che essa è monotematica, dal momento che il candidato si è occupato unicamente, pur nelle sue diverse sfaccettature e talvolta in raccordo con altri istituti, di un unico tema, e cioè quello del regolamento dei confini. Il candidato dimostra così capacità di analisi e corretto utilizzo di appropriate metodiche d’indagine, ambedue particolarmente apprezzabili nella monografia dal titolo “«Fines regere». Il regolamento dei confini dall’età arcaica a Giustiniano” (Milano 2004). In tale corposo lavoro, articolato in due parti ciascuna delle quali suddivisa in più capitoli ed avente ad oggetto la rilevanza giuridica dell’elaborazione di categorie tecniche da parte degli agrimensori in tema di confini, la disciplina arcaica del regolamento dei confini, la struttura e la funzione dell’actio finium regundorum formulare ed il suo sviluppo nel diritto postclassico e giustinianeo, il candidato, in seguito ad un’attenta disamina delle fonti (tra le quali si segnalano, in particolare, CTh. 2.26.1-5, D. 10.1.1-13 e C. 3.39.1-6), offre un quadro sistematico di un complesso di problemi e di soluzioni elaborate dai giuristi romani in ordine ad aspetti puntuali del regime fondiario e delle relative controversie che vengono indagate alla luce di una serie imponente di testimonianze atecniche quali i testi gromatici, ciò che comporta però, per un verso, un non sempre facilmente percepibile e talvolta poco felice raccordo tra le problematiche affrontate nella prima parte e le linee evolutive del regolamento dei confini di cui alla seconda parte (che appare sicuramente più convincente della prima) e, per altro verso, qualche incertezza espositiva, un modus procedendi connotato spesso da una ripetizione di analisi e di argomentazioni che rendono non sempre facile la lettura e l’approccio ai singoli problemi presi in considerazione e, soprattutto, talune criticabili prese di posizione su specifici e, però, non secondari, punti (come, ad es., la funzione didattica delle opere gromatiche, la riconducibilità dell’actio finium regundorum alle legis actiones, il ruolo giocato dallo iurgium nella legis actio per iudicis arbitrive postulationem ed il mutamento della struttura classica dell’azione in epoca giustinianea). Il positivo giudizio sul lavoro monografico può essere reiterato anche per la rimante produzione scientifica del candidato e, in particolare, per gli altrettanto corposi articoli dal titolo “Regolamento di confini e rivendicazione: storia e dommatica di una distinzione” (2006), connotato da una scrupolosa ricostruzione storiografica degli istituti trattati e da una loro disamina nelle codificazioni europee ottocentesche ed in quelle vigenti, e “«Demonstratio finium» e compravendita” (2007), in cui vengono indagati con acribia e

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prudenza il rilevante ruolo assunto dalla demonstratio finium nella compravendita fondiaria e, in stretta connessione a quest’ultima, il rapporto tra demonstratio finium ed evizione. Apprezzabili per il loro approccio comparatistico appaiono infine gli articoli dal titolo “Tavola di corrispondenze tra I.2,1-2,6 ed i codici civili latinoamericani” (2002), “Tavola di corrispondenza tra «Institutiones Iustiniani» 1,3-1,26 («De iure personarum») e Codici civili latinoamericani” (2006) e “L’azione di regolamento di confini in america latina. La coerenza del sistema giuridico latinoamericano ed il superamento dello ‘snaturamento dommatico’ dell’azione: gli esempi del Brasile e dell’Argentina” (Milano 2007), che dimostrano un interesse non strettamente romanistico delle problematiche prese in considerazione dal candidato. La produzione scientifica non monografica ora ricordata, che, al pari di quella monografica, è incentrata unicamente su argomenti di taglio esclusivamente privatistico e processuale, oltre a confermare rigore di metodo e capacità di approfondimento nonché congruenza con le discipline ricomprese nel settore scientifico-disciplinare per il quale è bandita la procedura di valutazione comparativa, attesta una continuità temporale che tiene debitamente conto dell’evoluzione delle conoscenze nello specifico settore scientifico-disciplinare de quo.

Giudizio del Prof. Cursi Il curriculum e la produzione del candidato — dottore di ricerca nonché ricercatore confermato con

esperienza di studio all’estero — si caratterizzano per la continuità dell’impegno che si è tradotto, sul versante della ricerca, in alcuni articoli, per lo più in materia di regolamento di confini, e in una ponderosa monografia avente il medesimo oggetto. In quest’ultimo lavoro, il candidato pone sapientemente in essere quella comparazione tra le dottrine gromatiche e gli orientamenti dei giuristi romani che già in passato, sia pure non su un tema specifico quale quello affrontato dall’autore, era stata concepita quale approccio metodologico privilegiato per discutere tematiche quali quella in esame. La contestualizzazione del fenomeno giuridico, anche attraverso il dialogo costante con i risvolti pratici della tecnica agrimensoria, rendono il lavoro particolarmente significativo per l’ampiezza dell’indagine, il rigore metodologico, l’approfondimento esegetico, la padronanza della letteratura, oltre che per la fluidità dello stile. All’indubbia solidità del lavoro fa da contrappeso una certa rigidità dell’impostazione dell’analisi che rende alcuni passaggi non pienamente giustificati, soprattutto quando si giunge a riconfermare posizioni già acquisite in dottrina. L’attività di ricerca risulta congruente con il settore scientifico disciplinare IUS 18.

Giudizio del Prof.Garbarino Dopo la laurea in giurisprudenza ha frequentato il corso di perfezionamento in diritto romano presso

l’Università di Roma la Sapienza. Ha conseguito il dottorato di ricerca in diritto romano. Ha ottenuto l’abilitazione alla professione forense. È ricercatore per il SSD/18. Ha svolto attività didattica integrativa per vari corsi romanistici. Ha partecipato a diversi progetti di ricerca PRIN. IL candidato, oltre ad alcuniu saggi di minor mole, presenta una monografia dal titolo Fines regere sul tema del regolamento di confini. La produzione scientifica mostra un’ampia conoscenza di fonti e dottrina e convincente e consapevole impiego del metodo. I risultati raggiunti sono sempre equilibrati e plausibili e talora originali.

Giudizio del Prof. de Bonfils Ha frequentato il corso di perfezionamento in Diritto romano e poi il dottorato di ricerca in Diritto

romano, ed ha conseguito il titolo nel 2001; è ricercatore di diritto romano nell’Università di Roma Tor Vergata. Ha soggiornato per studio in Germania usufruendo di borse di studio. Presenta una monografia dal titolo Fines regere. Il regolamento dei confini dall'età arcaica a Giustiniano, Milano, 2004. La produzione esibita è di evidente la congruità con il settore disciplinare. Per altro merita d’essere segnalata per costanza e continuità di ricerca. Si segnala lo stile fluido di questo lavoro e la buona tecnica a cui è da aggiungere una consapevole padronanza della letteratura. Il volume presentato è pubblicato in una sede di indubbia rilevanza. Le esperienze didattiche del candidato sono di alto profilo.

Giudizio del Prof. Lobrano Titolo principale del c. è la monografia Fines regere. Il regolamento di confini dall’età arcaica a Giustiniano,

Milano 2004. Si tratta di uno studio importante, ben strutturato sia a livello di macro-divisioni sia a livello delle articolazioni secondarie. La ricostruzione dello stato della dottrina è tendenzialmente esauriente e adeguatamente ordinato e critico. L’esame e la interpretazione delle fonti hanno validità corrispondente. Risultato è un’opera necessaria sia a chi voglia sviluppare la ricerca scientifica sull’argomento sia a che voglia più semplicemente conoscere la materia. È auspicabile lo sviluppo dello studio dalla positio studi del ius publicum. Gli

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scritti di minore ampiezza (tra cui un articolo quasi-monografia su questioni di metodo) non modificano il quadro delle qualità del candidato emergenti dalla monografia.

Letto, approvato e sottoscritto seduta stante. Teramo, 9 luglio 2010 - Prof. Giovanni Lobrano - Presidente - Prof. Giovanni de Bonfils - Componente - Prof. Maria Floriana Cursi - Componente - Prof. Paolo Luciano Garbarino - Componente - Prof. Francesco Arcaria - Segretario

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PROCEDURA DI VALUTAZIONE COMPARATIVA PER IL RECLUTAMENTO DI N. 1 PROFESSORE UNIVERSITARIO DI RUOLO - FASCIA DEGLI ASSOCIATI - NEL SETTORE SCIENTIFICO-DISCIPLINARE IUS/18 (DIRITTO ROMANO E DIRITTI DELL’ANTICHITÀ) PRESSO LA FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TERAMO ( D.R. n. 262 dell’11 giugno 2008, il cui avviso è stato pubblicato sulla G.U. -4^ serie speciale- n. 49 del 24 giugno 2008).

ALLEGATO n. 2 al verbale della quarta seduta

GIUDIZI SULL’ATTIVITÀ DEI CANDIDATI

GIUDIZI COLLEGIALI

1. CANDIDATO: dott. Banfi

A giudizio unanime della Commissione, la produzione scientifica del candidato mostra conoscenza della

dottrina e delle fonti soprattutto storico-letterarie. Essa appare tuttavia connotata in una parte non poco consistente da un’eccessiva dipendenza da parametri culturali strettamente storico-sociali, anziché giuridici.

2. CANDIDATO: dott. Biscotti

A giudizio unanime della Commissione, la produzione della candidata mostra in genere consapevolezza metodologica e conoscenza delle fonti e della letteratura, pur con la cautela di qualche verifica. Appare auspicabile un maggior approfondimento esegetico e una più attenta valutazione degli aspetti sistematici nella trattazione della materia.

3. CANDIDATO: dott. Donadio

Nella sua produzione monografica la candidata, a giudizio unanime della Commissione, ha dato prova di

correttezza metodologica e buone capacità di sintesi ricostruttiva, giungendo talora a risultati originali e convincenti. Rispetto alla monografia i lavori di minor mole non appalesano novità, giacché anticipano o reiterano i risultati della monografia stessa.

4. CANDIDATO: dott. Fasolino

La produzione del candidato, a giudizio unanime della Commissione, si connota per la fluidità dello stile e una soddisfacente conoscenza delle fonti e della letteratura. Non emergono tuttavia né un metodo esegetico particolarmente rigoroso né conclusioni che si segnalano per originalità.

5. CANDIDATO: dott. Fercia

A giudizio unanime della Commissione, nella sua ricca produzione scientifica il candidato ha condotto un

esame attento della dottrina e delle fonti specifiche, tendenzialmente esauriente e tecnicamente puntuale, sia dal punto di vista filologico che giuridico. I procedimenti logici adottati sono rigorosi: ne deriva una qualità certamente elevata delle sue ricerche che non mancano di pervenire non di rado a risultati originali e convincenti.

6. CANDIDATO: dott. Ferretti

A giudizio unanime della Commissione, la produzione si connota per la varietà dei temi trattati, la buona

conoscenza delle fonti e della letteratura, l’equilibrata esegesi, la correttezza del metodo e la plausibilità dei risultati.

7. CANDIDATO: dott. Germino

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A giudizio unanime della Commissione, la produzione del candidato mostra ottima conoscenza delle fonti e della letteratura relative ai temi trattati, nell’ambito di un’opzione scientifica che privilegia spesso gli aspetti di ricostruzione della storia culturale sottesa alle problematiche giuridiche.

8. CANDIDATO: dott. Merola

A giudizio unanime della Commissione, nella sua produzione la candidata privilegia gli aspetti sociali ed

economici rispetto a quelli più prettamente giuridici. Pur contenendo talora ipotesi ricostruttive di un certo interesse, la trattazione non assume tuttavia quel respiro generale che la materia richiederebbe.

9. CANDIDATO: dott. Nasti

Nella sua articolata produzione la candidata privilegia, a giudizio unanime della Commissione, i profili

storici degli istituti esaminati rispetto a quelli più prettamente giuridici. Pur riconoscendosi un buon utilizzo delle fonti epigrafiche e papirologiche, i risultati appaiono prevalentemente descrittivi.

10. CANDIDATO: dott. Ortu

A giudizio unanime della Commissione, la produzione della candidata mostra nel suo complesso coerenza di metodo, capacità di analisi delle fonti, ampia conoscenza della letteratura, giungendo talora a risultati originali.

11. CANDIDATO: dott. Pulitanò

A giudizio unanime della Commissione, la produzione della candidata, che mostra conoscenza delle fonti

e della letteratura, appalesa una graduale crescita, ma non tale da superare completamente una certa frammentarietà della trattazione che connota in particolare la prima delle due monografie.

12. CANDIDATO: dott. Sacchi

A giudizio unanime della Commissione, i lavori appaiono senz’altro informati e diligenti, sia nel riportare la dottrina che nella disamina delle fonti, anche se l’argomentare non riesce a superare la descrizione dei fenomeni, non garantendo il necessario approfondimento dell’impianto giuridico.

13. CANDIDATO: dott. Salomone

A giudizio unanime della Commissione, la produzione della candidata, ancorché incentrata sulla medesima tematica, mostra profonda conoscenza delle problematiche e della dottrina nonché rigore metodologico, giungendo a risultati di significativo interesse.

14. CANDIDATO: dott. Scevola

A giudizio unanime della Commissione, la produzione si caratterizza per ampia conoscenza della dottrina e delle fonti, buon controllo del metodo, apprezzabile capacità di analisi e di approfondimento. I risultati appaiono non di rado plausibili e degni di attenzione.

15. CANDIDATO: dott. Segnalini

A giudizio unanime della Commissione, la produzione, ancorché incentrata su un medesimo tema, mostra un’apprezzabile conoscenza della dottrina e approccio alle fonti, attestando la validità del processo di formazione della candidata.

16. CANDIDATO: dott. Tassi Scandone

A giudizio unanime della Commissione, la produzione della candidata, che mostra una buona conoscenza delle fonti e della letteratura dei temi trattati, si connota per un’apprezzabile integrazione di diversi sistemi di conoscenza coniugata ad una lodevole cautela nel proporre soluzioni non di rado originali. Le tematiche giuridiche appaiono più approfondite nella seconda monografia.

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17. CANDIDATO: dott. Vallocchia A giudizio unanime della commissione, la produzione, pur concentrata negli ultimi anni, si caratterizza per

la consapevolezza del metodo, la buona conoscenza delle fonti, l’apprezzabile approccio pluridisciplinare, la peculiare capacità di approfondimento critico, la novità della prospettiva interpretativa.

18. CANDIDATO: dott. Viarengo

A giudizio unanime della Commissione, la candidata mostra conoscenza delle fonti e capacità di analizzare testi e dottrina. Un metodo consapevole guida i suoi lavori che denotano tuttavia una sensibilità più per le problematiche giuridico-sociali che per quelle strettamente giuridiche.

19. CANDIDATO: dott. Vinci

A giudizio unanime della Commissione, la produzione, pur incentratta su un medesimo tema, mostra buona

conoscenza delle fonti e della letteratura, equilibrate esegesi, correttezza di metodo e solidità dell’impianto sistematico.

Letto, approvato e sottoscritto seduta stante. Teramo, 9 luglio 2010 - Prof. Giovanni Lobrano - Presidente - Prof. Giovanni de Bonfils - Componente - Prof. Maria Floriana Cursi - Componente - Prof. Paolo Luciano Garbarino - Componente - Prof. Francesco Arcaria - Segretario

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PROCEDURA DI VALUTAZIONE COMPARATIVA PER IL RECLUTAMENTO DI N. 1 PROFESSORE UNIVERSITARIO DI RUOLO - FASCIA DEGLI ASSOCIATI - NEL SETTORE SCIENTIFICO-DISCIPLINARE IUS/18 (DIRITTO ROMANO E DIRITTI DELL’ANTICHITÀ) PRESSO LA FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TERAMO ( D.R. n. 262 dell’11 giugno 2008, il cui avviso è stato pubblicato sulla G.U. -4^ serie speciale- n. 49 del 24 giugno 2008).

ALLEGATO “A” al verbale di quinta seduta

GIUDIZI SULLA DISCUSSIONE DEI TITOLI SCIENTIFICI ESIBITI

GIUDIZI INDIVIDUALI DEI COMMISSARI

CANDIDATO: dott. Riccardo Fercia

Giudizio del Prof. Arcaria Il candidato risponde alle osservazioni ed ai rilievi della commissione quasi sempre con consapevolezza e

in maniera puntuale. Giudizio della Prof. ssa Cursi Il candidato risponde alle domande in maniera argomentata, dando prova di buona capacità ricostruttiva

sia filologica che giuridica, anche se emerge un’assunzione non sempre problematica di alcune nozioni di fondo. Giudizio del Prof. Garbarino Il candidato replica alle obiezioni in modo convincente e conferma la sua notevole preparazione

metodologica soprattutto sul piano esegetico. Giudizio del Prof. de Bonfils Il candidato ha risposto con intelligenza e padronanza delle fonti. Le risposte fornite ai quesiti ed ai

chiarimenti hanno soddisfatto ampiamente ed hanno confermato il giudizio pienamente positivo che si ricavava dai titoli presentati e dalla sua preparazione dogmatica generale.

Giudizio del Prof. Lobrano Il candidato conferma l’impressione positiva prodotta dai titoli a stampa e dimostra buona capacità di

argomentazione filologica e giuridica. Alcune opinioni di fondo, connesse alle categorie sistematiche impiegate (ad es. ‘casistica’, ‘diritto bizantino’) appaiono considerate dal candidato fuori discussione.

CANDIDATO: dott.ssa Giovanna Daniela Merola

Giudizio del Prof. Arcaria La candidata replica alle osservazioni della commissione convincentemente, anche se non sempre in

maniera attenta al dato giuridico. Giudizio della Prof. ssa Cursi La candidata discute in maniera vivace e competente le tematiche strettamente legate alla sua produzione a

stampa. Non sviluppa però adeguatamente le sollecitazioni di carattere giuridico che pure emergono dal dibattito.

Giudizio del Prof. Garbarino La candidata risponde con vivacità, ma in modo alquanto generico, confermando una preparazione

piuttosto settoriale. Giudizio del Prof. de Bonfils Le risposte ai quesiti posti dalla commissione hanno dimostrato conoscenza intelligente ma selettiva delle

fonti. Il confronto sui lavori presentati è da considerarsi positivo anche se sono assenti trattazioni strettamente romanistiche.

Giudizio del Prof. Lobrano La candidata conferma l’impressione prodotta dai titoli a stampa. Le questioni più strettamente tecniche-

giuridiche non appaiono il suo terreno di elezione, preferendo concentrarsi sulla ricostruzione dei fatti.

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Dimostra una buona rapidità nell’affrontare le questioni che le vengono poste anche quando esulano dal suo campo di interessi.

CANDIDATO: dott.ssa Fara Nasti

Giudizio del Prof. Arcaria La candidata risponde alluvionalmente e non sempre con lucidità ai rilievi della commissione. Giudizio della Prof. ssa Cursi La candidata risponde alle domande con vivacità e disinvoltura, lasciando però emergere, soprattutto

rispetto ai profili più strettamente giuridici, la difficoltà di ricostruire in maniera tecnica e con profondità di prospettiva le tematiche affrontate.

Giudizio del Prof. Garbarino L’esposizione della candidata è vivace; risponde alle obiezioni confermando le proprie tesi, con trattazione

talora alluvionale e non sempre tecnicamente controllata. Giudizio del Prof. de Bonfils La candidata con sicurezza ha affrontato le domande che le sono state rivolte, anche se ha di nuovo

dimostrato come la sua produzione scientifica sia limitata. Si sono notate, peraltro, delle sbavature nelle sue argomentazioni che riflettono ricerche non di ampio respiro.

Giudizio del Prof. Lobrano La discussione della candidata conferma la conoscenza puntuale delle fonti severiane, come già emerge dai

titoli a stampa. La difesa delle proprie tesi è animata, con riferimenti prevalenti a spiegazioni in chiave ‘politica’ delle opzioni legislative severiane (ad es. l’intento «propagandistico»).

CANDIDATO: dott.ssa Elena Tassi

Giudizio del Prof. Arcaria La candidata risponde puntualmente e convincentemente alle osservazioni della commissione. Giudizio della Prof. ssa Cursi La candidata risponde alle domande in maniera puntuale e competente, argomentando con fermezza le

conclusioni raggiunte nei lavori presentati, lasciando emergere la profondità della prospettiva storica e la complessità delle tematiche.

Giudizio del Prof. Garbarino La candidata risponde con pacatezza e replica alle obiezioni con sicurezza e lucidità, confermando le sue

competenze. Giudizio del Prof. de Bonfils La dott.ssa Tassi con calma e grande padronanza ha risposto ai quesiti della commissione. Ha dimostrato

sicurezza e una approfondita conoscenza delle fonti e della bibliografia che sono state richiamate. Giudizio del Prof. Lobrano La discussione della candidata conferma la buona conoscenza delle fonti e della dottrina sui temi oggetto

delle proprie monografie già dimostrata nei titoli a stampa. Sostiene le proprie tesi argomentando con logica e con ordine. Alcune questioni giuridiche di fondo potranno essere approfondite.

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PROCEDURA DI VALUTAZIONE COMPARATIVA PER IL RECLUTAMENTO DI N. 1 PROFESSORE UNIVERSITARIO DI RUOLO - FASCIA DEGLI ASSOCIATI - NEL SETTORE SCIENTIFICO-DISCIPLINARE IUS/18 (DIRITTO ROMANO E DIRITTI DELL’ANTICHITÀ) PRESSO LA FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TERAMO ( D.R. n. 262 dell’11 giugno 2008, il cui avviso è stato pubblicato sulla G.U. -4^ serie speciale- n. 49 del 24 giugno 2008).

ALLEGATO “B” al verbale di quinta seduta

GIUDIZI SULLA DISCUSSIONE DEI TITOLI SCIENTIFICI ESIBITI

GIUDIZI COLLEGIALI

CANDIDATO: dott. Riccardo Fercia A giudizio unanime della commissione il candidato ha confermato pienamente i caratteri emergenti dalle sue pubblicazioni. Si nota in particolare attenzione esegetica alle fonti nella ricostruzione dogmatica, anche se, talvolta, non si evidenzia una completa consapevolezza di alcune categorie sistematiche utilizzate.

CANDIDATO: dott. ssa Giovanna Daniela Merola A giudizio unanime della commissione la candidata ha risposto ai quesiti dimostrando conoscenza delle fonti, benché selettiva, non sviluppando adeguatamente le sollecitazioni di carattere giuridico inerenti alle questioni affrontate.

CANDIDATO: dott. ssa Fara Nasti

A giudizio unanime della commissione la candidata con vivacità ha affrontato le domande che le sono state rivolte, lasciando però emergere, soprattutto rispetto ai profili più strettamente giuridici, difficoltà nel ricostruire in maniera tecnica le tematiche affrontate.

CANDIDATO: dott. ssa Elena Tassi

A giudizio unanime della commissione la candidata risponde alle domande in maniera puntuale, argomentando con fermezza le conclusioni raggiunte nei lavori presentati, lasciando emergere soprattutto la complessità della prospettiva storica e in misura minore quella giuridica.

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PROCEDURA DI VALUTAZIONE COMPARATIVA PER IL RECLUTAMENTO DI N. 1 PROFESSORE UNIVERSITARIO DI RUOLO - FASCIA DEGLI ASSOCIATI - NEL SETTORE SCIENTIFICO-DISCIPLINARE IUS/18 (DIRITTO ROMANO E DIRITTI DELL’ANTICHITÀ) PRESSO LA FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TERAMO ( D.R. n. 262 dell’11 giugno 2008, il cui avviso è stato pubblicato sulla G.U. -4^ serie speciale- n. 49 del 24 giugno 2008). ALLEGATO “A” al verbale di sesta seduta

GIUDIZI SULLA PROVA DIDATTICA DEI CANDIDATI

GIUDIZI INDIVIDUALI DEI COMMISSARI

CANDIDATO: dott. Riccardo Fercia

Il dott. Riccardo Fercia, in seguito a sorteggio e successiva scelta, ha optato, come prova di lezione, per il

tema contrassegnato con il n. 5 dal titolo “bonorum possessio”. Il dott. Fercia ha iniziato la lezione alle ore 15 ed ha terminato alle ore 15.45. Giudizio del Prof. Arcaria Lezione didatticamente efficace, chiara, ordinata, completa, attenta all’origine ed allo sviluppo dell’istituto

considerato ed ai suoi aspetti giudiziari, nonché alla letteratura ed alle fonti giurisprudenziali ad esso inerenti. Giudizio della Prof.ssa Cursi Il candidato espone in maniera chiara ed efficace, con attenzione alle fonti e alla dottrina senza peraltro

trascurare i profili problematici dell’argomento. Giudizio del Prof. Garbarino La lezione ha taglio istituzionale ed è didatticamente efficace. Il candidato espone in modo ordinato e con

notevole appropriatezza tecnica. L’impostazione è attenta alle fonti principali e alla loro esegesi, con pertinenti richiami al quadro dottrinale.

Giudizio del Prof. de Bonfils La lezione è apparsa subito chiara e ben impostata. La preparazione dogmatica del candidato si è

manifestata bene nel fluente sviluppo dell’argomento prescelto. Buono l’uso della letteratura sempre richiamata in modo appropriato.

Giudizio del Prof. Lobrano La lezione, attenta ai problemi più tecnicamente giuridici, è ordinata, tendenzialmente completa, chiara e

dottrinariamente aggiornata. Ricostruisce in maniera sistematica e analitica l’istituzione in argomento.

CANDIDATO: dott.ssa Giovanna Daniela Merola La dott.ssa Merola, in seguito a sorteggio e successiva scelta, ha optato, come prova di lezione, per il tema

contrassegnato con il n. 5 dal titolo “il codice teodosiano”. La dott.ssa Merola ha iniziato la lezione alle ore 16 ed ha terminato alle ore 16.45. Giudizio del Prof. Arcaria Lezione chiara ed attenta alla letteratura e alle fonti, ma incompleta in quanto sottaciuti appaiono diversi e

non poco rilevanti aspetti dell’argomento trattato. Giudizio della Prof.ssa Cursi L’approccio è prettamente descrittivo, l’esposizione è vivace e articolata, anche se con alcuni excursus non

sempre pertinenti che rendono la lezione non del tutto efficace. Giudizio del Prof. Garbarino La candidata espone con garbo e chiarezza con riferimenti alle fonti pertinenti, anche se alcune digressioni

non appaiono del tutto convincenti. Giudizio del Prof. de Bonfils

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La candidata ha fornito una prova didattica positiva quanto all’esposizione. Il tema è stato impostato dimostrando conoscenza delle fonti del periodo ma non sempre della letteratura sull’argomento.

Giudizio del Prof. Lobrano Lezione programmaticamente ordinata alla ‘storia esterna’ della fonte in argomento. Non affronta qualche

tema pur rilevante. Scelta metodologica apprezzabile di partire, per l’esposizione, dalle fonti.

CANDIDATO: dott.ssa Fara Nasti La dott.ssa Nasti, in seguito a sorteggio e successiva scelta, ha optato, come prova di lezione, per il tema

contrassegnato con il n. 4 dal titolo “contratti innominati”. La dott.ssa Nasti ha iniziato la lezione alle ore 17 ed ha terminato alle ore 17.45. Giudizio del Prof. Arcaria Lezione a volte confusa e dispersiva e un poco sbilanciata sugli aspetti processuali a scapito di quelli

sostanziali dell’istituto trattato. Giudizio della Prof.ssa Cursi L’esposizione non è del tutto puntuale, la trattazione appare sfocata, l’approccio alle fonti non garantisce il

necessario approfondimento del dato giuridico. Giudizio del Prof. Garbarino Esposizione poco chiara e lacunosa. Non coglie soprattutto lo sviluppo dell’intepretazione

giurisprudenziale con le sue tensioni e le sue discontinuità. Giudizio del Prof. de Bonfils La prova didattica della candidata Nasti è apparsa immediatamente a chi ascoltava affrontata con piglio

ma con molti aspetti confusi. Giudizio del Prof. Lobrano Lezione ricca di osservazioni più che sistematica, orientata prevalentemente al profilo processuale e

condizionata da qualche imprecisione terminologica-concettuale. Scelta metodologica apprezzabile di partire, per l’esposizione, dalle fonti.

CANDIDATO: dott.ssa Elena Tassi La dott.ssa Tassi, in seguito a sorteggio e successiva scelta, ha optato, come prova di lezione, per il tema

contrassegnato con il n. 4 dal titolo “servitù prediali”. La dott.ssa Merola ha iniziato la lezione alle ore 18 ed ha terminato alle ore 18.45. Giudizio del Prof. Arcaria Lezione di livello istituzionale, chiara, completa, ordinata ed attenta alla letteratura antica e recente, anche

se connotata da qualche imprecisione e, talvolta, da un andamento didascalico. Giudizio della Prof.ssa Cursi La candidata espone con garbo e completezza, seguendo lo svolgimento storico dell’istituto, con

attenzione alle diverse posizioni della dottrina sui profili dogmatici esaminati. Giudizio del Prof. Garbarino Espone con garbo e in modo pacato. La trattazione ha un taglio istituzionale e, di conseguenza, tende,

anche con qualche ingenuità, a semplificare anziché a sottolineare gli elementi di problematicità insiti nei temi via via trattati. Prevale l’attenzione per la dottrina, rispetto a quella per le fonti.

Giudizio del Prof. de Bonfils La prova didattica della dott.ssa Tassi è stata affrontata con piana chiarezza ed in modo preciso e

ordinato. Una lezione lucidamente impostata ed esposta in modo aperto e convincente: ha mostrato così maturità e capacità nell’insegnamento.

Giudizio del Prof. Lobrano Lezione piana e dettagliata; sceglie il metodo di esporre la ricostruzione istituzionale affermata in dottrina.

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GIUDIZI SULLA PROVA DIDATTICA DEI CANDIDATI

GIUDIZI COLLEGIALI

CANDIDATO: dott. Riccardo Fercia Lezione buona nei contenuti, chiara nell’esposizione, efficace ai fini didattici.

CANDIDATO: dott.ssa Giovanna Daniela Merola

Lezione sufficiente nei contenuti, chiara nell’esposizione, di una qualche efficacia didattica.

CANDIDATO: dott.ssa Fara Nasti Lezione non pienamente sufficiente nei contenuti, poco chiara nell’esposizione, non del tutto convicente

sul piano didattico. CANDIDATO: dott.ssa Elena Tassi

Lezione discreta nei contenuti, chiara nell’esposizione, efficace ai fini didattici.

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PROCEDURA DI VALUTAZIONE COMPARATIVA PER IL RECLUTAMENTO DI N. 1 PROFESSORE UNIVERSITARIO DI RUOLO - FASCIA DEGLI ASSOCIATI - NEL SETTORE SCIENTIFICO-DISCIPLINARE IUS/18 (DIRITTO ROMANO E DIRITTI DELL’ANTICHITÀ) PRESSO LA FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TERAMO ( D.R. n. 262 dell’11 giugno 2008, il cui avviso è stato pubblicato sulla G.U. -4^ serie speciale- n. 49 del 24 giugno 2008).

ALLEGATO “A” al verbale di settima seduta

GIUDIZI COMPLESSIVI COLLEGIALI FINALI

CANDIDATO: dott. Riccardo Fercia

A giudizio unanime della Commissione, il candidato nel corso dell’intera valutazione comparativa ha mostrato ottima preparazione dogmatica, rigore esegetico nell’uso delle fonti, analisi ricostruttive corrette, piena efficacia didattica. Pertanto il giudizio è pienamente positivo.

CANDIDATO: dott.ssa Giovanna Daniela Merola

La candidata nel corso dell’intera valutazione comparativa ha mostrato buona conoscenza degli argomenti trattati, ma con interessi settoriali orientati più agli aspetti storico-sociali che a quelli giuridici. La prova didattica è risultata efficace.

CANDIDATO: dott.ssa Fara Nasti A giudizio unanime della Commissione, la candidata si è concentrata su ricerche settoriali, indulgendo in

analisi particolari connotate da una certa difficoltà nell’affrontare e ricostruire in termini giuridici gli istituti considerati. La prova didattica è stata non pienamente sufficiente.

CANDIDATO: dott.ssa Elena Tassi La candidata nel corso dell’intera valutazione comparativa ha mostrato buona preparazione, approccio

esegetico adeguato, analisi ricostruttive sostenibili, sicura efficacia didattica. Pertanto il giudizio è positivo.

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PROCEDURA DI VALUTAZIONE COMPARATIVA PER IL RECLUTAMENTO DI N. 1 PROFESSORE UNIVERSITARIO DI RUOLO - FASCIA DEGLI ASSOCIATI - NEL SETTORE SCIENTIFICO-DISCIPLINARE IUS/18 (DIRITTO ROMANO E DIRITTI DELL’ANTICHITÀ) PRESSO LA FACOLTA’ DI GIURISPRUDENZA DELL’UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI TERAMO ( D.R. n. 262 dell’11 giugno 2008, il cui avviso è stato pubblicato sulla G.U. -4^ serie speciale- n. 49 del 24 giugno 2008). ALLEGATO “B” al verbale di settima seduta

RELAZIONE FINALE

La Commissione, nominata con D.R. n. 54 del 1 febbraio 2010, reso noto per via telematica e pubblicato nella G.U. n. 13 del 16 febbraio 2010 -4^ serie speciale-, così composta:

- Prof. Giovanni Lobrano - Presidente - Prof. Giovanni de Bonfils - Componente - Prof. Maria Floriana Cursi - Componente - Prof. Paolo Luciano Garbarino - Componente - Prof. Francesco Arcaria - Segretario ha svolto i suoi lavori secondo il seguente schema: - Seduta preliminare giorno 23 marzo 2010 dalle ore 14.20 alle ore 15.30; - Prima seduta giorno 12 aprile 2010 dalle ore 12.30 alle ore 16; - Seconda seduta giorno 8 luglio 2010 dalle ore 14.30 alle ore 19.30; - Terza seduta giorno 9 luglio 2010 dalle ore 9 alle ore 14; - Quarta seduta giorno 9 luglio 2010 dalle ore 15 alle ore 18.45; - Quinta seduta giorno 29 novembre 2010 dalle ore 14 alle ore 19.30; - Sesta seduta giorno 30 novembre 2010 dalle ore 14.45 alle ore 19.30; - Settima seduta giorno 1 dicembre 2010 dalle ore 9 alle ore 11,45. La Commissione ha tenuto complessivamente n. 8 riunioni, iniziando i lavori il 23 marzo 2010 e

concludendoli l’1 dicembre 2010. Nella seduta preliminare (verbale seduta preliminare con allegato 1) la Commissione ha stabilito i criteri di

massima per la valutazione comparativa dei titoli presentati dai candidati. Nella prima seduta (verbale prima seduta) ha provveduto a verificare l’elenco dei candidati fornito dal

Servizio reclutamento selettivo e concorsuale dell’Università degli Studi di Teramo e, presa visione di tale elenco, delle pubblicazioni inviate e delle rinunce pervenute, ha constatato i candidati da valutare nella valutazione comparativa. Infine ha proceduto all’apertura dei plichi inviati dai candidati, ne ha verificato il contenuto, accertando in particolare la corrispondenza tra le pubblicazioni e i titoli presentati e quelli indicati nei relativi elenchi, nonché tra gli stessi e le autocertificazioni in merito ad essi.

Nella seconda, terza e quarta seduta (verbale seconda, terza e quarta seduta) ha provveduto alla enunciazione dei giudizi individuali (allegato n. 1) e poi di quelli collegiali (allegato n. 2) per ogni candidato e, nella quarta (verbale quarta), a convocare i candidati per la discussione dei titoli e per l’espletamento della prova didattica.

Nella quinta seduta (verbale quinta seduta con allegati A e B) la Commissione ha proceduto alla discussione dei titoli per ciascun candidato ed alla successiva formulazione dei giudizi individuali (allegato A) e collegiali (allegato B) dei candidati; la Commissione ha fatto effettuare, inoltre, il sorteggio dell’argomento della prova didattica per ogni singolo candidato.

Nella sesta seduta (verbale sesta seduta con allegati A e B) la Commissione, eseguite le singole prove didattiche, ha provveduto alla valutazione delle stesse ed ha proceduto alla formulazione dei giudizi individuali (allegato A) e collegiali (allegato B) delle stesse.

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Nella settima seduta (verbale settima seduta con allegati A e B) la Commissione si è riunita per procedere alla valutazione comparativa dei candidati sulla base dei giudizi collegiali già espressi al fine di formulare i giudizi complessivi finali (allegato A) per ognuno dei partecipanti alla procedura e, sulla base della valutazione comparativa, a dichiarare idonei i dott.ri Riccardo Fercia ed Elena Tassi.

Ha, quindi, elaborato la relazione finale (allegato B). Il Prof. Giovanni Lobrano, Presidente della Commissione, ha il mandato di consegnare tutti gli atti

(costituiti da n. 2 copie dei verbali delle singole riunioni, dei quali costituiscono parte integrante i giudizi individuali e collegiali espressi su ciascun candidato e n. 2 copie della relazione finale riassuntiva dei lavori svolti), nonché un file al Responsabile amministrativo del procedimento.

Il Prof. Lobrano delega la Prof.ssa Cursi alla consegna degli atti di cui sopra sia su supporto cartaceo che informatico.

Letto, approvato e sottoscritto seduta stante. Teramo, 1 dicembre 2010 - Prof. Giovanni Lobrano - Presidente

- Prof. Giovanni de Bonfils - Componente

- Prof. Maria Floriana Cursi - Componente

- Prof. Paolo Luciano Garbarino - Componente

- Prof. Francesco Arcaria - Segretario