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RISCHIO BIOLOGICO TITOLO IX D. Lgs. 81/2008 Rischi specifici 1

Presentazione 4 - Rischio biologico [modalità compatibilità] · BATTERI Opportunisti : normalmente vivono sul nostro corpo senza provocare nessuna malattia. Si possono però verificare

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RISCHIO BIOLOGICO

TITOLO IX D. Lgs. 81/2008

Rischi specifici 1

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TITOLO VIII – PROTEZIONE DA AGENTI BIOLOGICI

Art. 266. - Campo di applicazione.1. Le norme del presente titolo si applicano a tutte le attività lavorativenelle quali vi è rischio di esposizione ad agenti biologici.2. Restano ferme le disposizioni particolari di recepimento delle normecomunitarie sull'impiego confinato di microrganismi geneticamentemodificati e sull'emissione deliberata nell'ambiente di organismigeneticamente modificati. Il comma 1 dell'articolo 7 del decretolegislativo 3 marzo 1993, n. 91 è soppresso.

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TITOLO VIII – PROTEZIONE DA AGENTI BIOLOGICI

ALLEGATO XLIVElenco esemplificativo di attività lavorative che possono comportare lapresenza di agenti biologici:- Industrie alimentari - Agricoltura e Zootecnia- Servizi sanitari e obitori - Laboratori clinici, veterinari, diagnostici- Impianti smaltimento rifiuti - Impianti di depurazione acque

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TITOLO VIII – PROTEZIONE DA AGENTI BIOLOGICI

Art. 267. – Definizioni

1. Ai sensi del presente titolo si intende per:a) agente biologico: qualsiasi microrganismo anche se geneticamentemodificato, coltura cellulare ed endoparassita umano che potrebbeprovocare infezioni, allergie o intossicazioni;b) microrganismo: qualsiasi entità microbiologica, cellulare o meno, ingrado di riprodursi o trasferire materiale genetico;c) coltura cellulare: il risultato della crescita in vitro di cellule derivateda organismi pluricellulari.

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AGENTI BIOLOGICI

Gli agenti biologici possono essere:

� Microrganismi (virus, batteri, funghi, ecc.)

� Allergeni di origine biologica (ad esempio funghi aeroallergenici)

� I prodotti della crescita microbica (come le endotossine e lemicotossine).

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MICRORGANISMI

Sono forme di vita che presentano dimensioni microscopiche costituiti di norma da una sola cellula.Fra i microrganismi rientrano i batteri, i virus, i funghi e i protozoi.

Essi si suddividono in:

�Endoparassiti: parassiti presenti nelle cellule e nei tessuti di unorganismo ospite.

�Ectoparassiti: parassiti vegetali o animali che vivono sullasuperficie esterna dell’ospite (pidocchi, zecche, ecc.)

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BATTERI

Organismi di piccole dimensione (0,2 – 2 micron). In condizionifavorevoli raddoppiano il loro numero in circa 20 minuti. Si dividono in:� Saprofiti� Patogeni� Opportunisti� Tossine batteriche

Saprofiti: vivono in qualsiasi ambiente e non comportano rischi perl’uomo.

Patogeni: possono essere causa di malattie per l’uomo. Questibatteri una volta penetrati nel nostro organismo sono in grado diprovocare una malattia. Le condizioni ottimali per la loro crescitavengono raggiunte quando penetrano nel loro ospite preferito.Pertanto vi sono batteri patogeni per alcuni animali e non per l’uomoe viceversa, o per entrambi.

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BATTERI

Opportunisti: normalmente vivono sul nostro corpo senzaprovocare nessuna malattia. Si possono però verificare situazioni,come un cattivo stato di salute dell’ospite, che rendono questi batteripatogeni.

In pratica vi sono dei batteri che diventano pericolosi solo perchél’ospite è diventato più debole.

Tossine batteriche: alcuni batteri producono sostanze simili a deiveleni. Ad esempio il microbo del tetano produce una sostanzatossica che agisce sul sistema nervoso provocando gli spasmimuscolari tipici della malattia.

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VIRUS

Sono gli agenti biologici più piccoli (0,02 – 0,3 micron).

I virus a differenza dei batteri non riescono a moltiplicarsi fuori dallecellule.

Restano comunque potenzialmente capaci di trasmettere malattieanche quando sono fuori dagli organismi viventi per un periodo più omeno lungo.

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FUNGHI

I funghi o miceti pericolosi sono costituiti soprattutto da muffe e lieviti.Alcuni di questi sono responsabili di malattie nell’uomo: le micosi.Le micosi possono riguardare la pelle, i peli e le unghie e organiinterni come bronchi e i polmoni.

Alcuni miceti producono delle sostanze tossiche chiamatemicotossine. Esse possono dare modesti effetti, come la diarrea, maanche provocare cirrosi epatica e cancro al fegato. Tra le principalimicotossine vi è l’aflatossina ritenuta cancerogena.

Durante lavori di ristrutturazione di ambienti umidi (cantine, vecchieabitazioni) si possono diffondere grandi quantità di spore di funghi delgenere aspergillus che possono essere inalate e provocare l’asmabronchiale.

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AGENTI BIOLOGICIPatogenicitàÈ la capacità che ha un microbo di provocare una malattia.VirulenzaCi dà la misura della gravità della malattia. Malattie come il mal di gola o ilraffreddore sono mali non gravi e pertanto causati da microbi poco virulenti,mentre il colera, l’epatite, la tubercolosi, ecc. sono molto più gravi e pertantocausate da microbi più virulenti.VaccinazioneConsiste nella somministrazione di un preparato con lo scopo di aumentare ledifese immunitarie di un individuo. I globuli bianchi presenti nel sanguepossono bloccare dei microbi utilizzando anticorpi (Linfociti B) che si leganoal microbo e lo neutralizzano. O aggredire una cellula contenente virus(Linfociti T) uccidendo sia la cellula che i virus.La vaccinazione consente al sistema immunitario di agire con maggiorrapidità e precisione impedendo ai microrganismi di far ammalare l’individuocolpito.Il D.Lgs. 81/2008 prevede, previo parere del medico competente, “lamessa a disposizione di vaccini efficaci per quei lavoratori che nonsono già immuni all’agente biologico presente nel ciclo lavorativo

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ATTIVITÀ CON USO DELIBERATO DI AGENTI BIOLOGICIUniversità e centri di ricerca (laboratori, ricerca e sperimentazionebiologica)

Sanità, zootecnia e veterinaria (laboratori, prove, ricerca esperimentazione)

Farmaceutica (produzione vaccini e farmaci, kit diagnostici con provebiologiche)

Alimentare (produzione alimenti, kit diagnostici con prove biologiche)

Chimica (produzione per biotrasformazione di composti vari, es. detersivi)

Energia (produzione per biotrasformazione di vettori energetici, es. etanolo,metanolo)

Ambiente (trattamento rifiuti, impianti di depurazione acque, ecc.)

Miniere (uso di microrganismi per concentrazione metalli da soluzioniacquose)

Agricoltura (fertilizzazioni colture, inoculazione micorrize, usoantiparassitari)

Industria delle biotecnologie (produzione di microrganismi selezionati)

Industria bellica (produzione armi biologiche)

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ATTIVITÀ CON ESPOSIZIONE POTENZIALE DA AGENTI BIOLOGICI

Industria alimentareAgricoltura e zootecniaMacellazione e Industria di trasformazione di derivati animaliServizi veterinari e sanitari, laboratori diagnosticiServizi di disinfezione e disinfestazioneImpianti industriali di sterilizzazione, disinfezione materiali infettiServizi mortuari e cimiterialiServizi di raccolta, trattamento e smaltimento rifiutiImpianti di depurazione delle acqueManutenzione impianti fognariInstallazione e manutenzione di impianti igieniciAttività di manutenzione in ambienti in cui vi è rischio biologicoMetallurgia

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TRASMISSIBILITÀ DEI MIRCORGANISMI

Gli agenti biologici possono essere trasmessi all’uomo attraverso:� La via respiratoria� La via orale� La via cutanea� La via parenterale� Tramite artropodi vettoriNelle attività professionali assumono una certa importanza quelle:� Respiratoria (microbi aerodispersi possono essere presenti in

molti ambienti di lavoro in concomitanza con nebbie, fumi epolveri)

� Orale (può avvenire tramite schizzi di materiale infetto)� Parenterale (vi sono attività che comportano alta probabilità di

essere punti con bisturi, aghi, forbici ed altri strumenti taglienti)

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SORGENTI DI INFEZIONE 1/2

Con tale termine si intendono tutti quegli elementi nei quali imicrorganismi vivono, si moltiplicano e attraverso i quali possonoessere trasportati anche a distanza. In particolare:1. l’uomo ammalato2. portatori sani (soggetti che, senza presentare sintomi di malattia,ospitano microrganismi patogeni)L’infezione può avvenire per:� Contatto intercutaneo (lavoratori di case di cura, ospedali, casedi riposo)� Trasmissione per via aerogena (situazioni a rischio in ambientiaffollati)3. animali

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SORGENTI DI INFEZIONE 2/2

Altre particolari sorgenti di infezione sono:

4. Animali portatori saniBrucellosi, rabbia, carbonchio, toxoplasmosi, ornitosi sono malattieproprie di alcuni animali che possono propagarsi all’uomoprovocandogli la malattia.

5. artropodi vettori passivi organismi che trasportanopassivamente i microrganismi patogeni, es. mosche chedepositandosi ovunque possono veicolare vari microbi pericolosi.

5. artropodi vettori attivi (zanzare, pulci, pidocchi trasmettonovarie malattie)

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VEICOLI DI INFEZIONE 1/2

1. Aria: (ambienti di lavoro chiusi e poco aerati)

2. Acqua: contaminata da microrganismi a trasmissione oro-fecalecome salmonelle, virus epatite A, (questi organismi vengono eliminaticon le feci ma possono infettare nuovamente gli individui attraversola bocca. Sono a rischio coloro che operano presso impianti fognari edi depurazione delle acque)

3. Suolo: il microbo del tetano (Clostridium tetani) è trasmessoattraverso il terreno, a rischio la attività con alto indice di ferite oabrasioni.

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VEICOLI DI INFEZIONE 2/2

4. Mani: sono fra i vettori principali di malattie, è importante:� Lavarsi sempre accuratamente le mani dopo qualsiasi attivitàcomportante rischio biologico.

� Non mangiare o fumare in aree di lavoro in cui vi è rischio diesposizione.

5. Via parenterale: (sangue ed emoderivati)Sono microrganismi che si trasmettono attraverso il sangue dipersone infette, come virus epatite B e C, virus AIDS.La trasmissione avviene attraverso: lesioni della cute, lesioni dellemucose e strumenti medico-chirurgici.Sono a rischio gli operatori sanitari ma anche gli addetti allosmaltimento rifiuti.

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TITOLO VIII – PROTEZIONE DA AGENTI BIOLOGICI

Capo II - OBBLIGHI DEL DATORE DI LAVOROArt. 271. - Valutazione del rischioArt. 272. - Misure tecniche, organizzative, proceduraliArt. 273. - Misure igienicheArt. 274. - Misure specifiche per le strutture sanitarie e veterinarieArt. 275. - Misure specifiche per i laboratori e gli stabulariArt. 276. - Misure specifiche per i processi industrialiArt. 277. - Misure di emergenzaArt. 278. - Informazioni e formazione

Capo III - SORVEGLIANZA SANITARIA

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DEFINIZIONE DI RISCHIO BIOLOGICO

PER RISCHIO BIOLOGICO SI INTENDE LA PROBABILITÀ CHEUN INDIVIDUO ENTRI IN CONTATTO CON UN ORGANISMOPATOGENO, SI INFETTI E CONTRAGGA UNA MALATTIA

� Esistono due livelli di valutazione:� Valutazione della pericolosità intrinseca dell’agente biologico;� Valutazione del rischio di infezione in lavoratori esposti.

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LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

� Il rischio deve essere valutato, non occorre solo dire che esisteil pericolo, ma occorre anche valutarne l’entità.

� La gravità deve tenere conto di vari fattori e in particolare dellasoglia di infettività dei vari microrganismi presenti.

� Quando non è possibile sapere che microrganismi sono presentinell’ambiente di lavoro è necessario osservare misure disicurezza restrittive.

� La contaminazione ambientale è l’elemento portante pervalutare il rischio e le misure preventive da adottare.

� L’entità di esposizione è un elemento utile a seconda dellatipologia di microrganismo in questione.

� Azione efficace in ogni caso è rappresentata dalla riduzione alpiù basso livello possibile della contaminazione ambientale edell’entità di esposizione.

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FASI DELLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

1° Fase: Identificazione delle sorgenti di rischio, definizione e caratterizzazione degli agenti biologici

� Descrizione dell’attività lavorativa analizzando adeguatamente tuttele fasi del processo lavorativo o delle attività da svolgere perindividuare i momenti critici in cui è effettivamente presente unrischio biologico e identificando le mansioni che effettivamentepresentano l’esposizione a tale rischio e i lavoratori interessati.

� Individuazione degli agenti biologici connessi con l’ambiente o conil posto di lavoro che sono da considerarsi sorgenti di rischio.

� Presenza eventuale di fattori di sinergismo e/o ulteriori effetti sullasalute umana da mettere in evidenza.

� Considerazione dei rischi per la sicurezza e la salute dovuti a fattoritrasversali: organizzazione del lavoro, fattori psicologici-ergonomici,condizioni di lavoro difficili.

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PERICOLOSITÀ DELL’AGENTE BIOLOGICO 1/2

Tra le caratteristiche di pericolosità vengono normalmenteconsiderate:

� Infettività: capacità di un microrganismo di penetrare emoltiplicarsi all’interno di un ospite. Tale situazione crea una reazioneda parte dell’ospite chiamata malattia. Quindi in pratica per infettivitàsi intende la facilità con cui un microrganismo si trasmette ad unindividuo.

� Malattie ad alta infettività: Morbillo – Varicella

� Malattie a bassa infettività: Tubercolosi - Lebbra

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PERICOLOSITÀ DELL’AGENTE BIOLOGICO 2/2

� Patogenicità: capacità che un microrganismo ha di provocare unamalattia a seguito di un infezione. Infatti non sempre dopo uninfezione si ha una malattia.

�Malattie ad alta patogenicità: Morbillo – Rabbia

�Malattie a bassa patogenicità: Poliomielite

� Trasmissibilità: capacità di un microrganismo di essere trasmessoda un soggetto infetto ad uno non infetto. Un patogeno che sitrasmette attraverso le vie respiratorie avrà più facilità rispetto aduno che ha bisogno di una zanzara per migrare.

� Neutralizzabilità: disponibilità di efficaci misure di difesa per curaree/o prevenire l’infezione conseguente all’esposizione.

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Art. 268. - CLASSIFICAZIONE DEGLI AGENTI BIOLOGICI 1/2

1. Gli agenti biologici sono ripartiti nei seguenti quattro gruppi aseconda del rischio di infezione:a) agente biologico del gruppo 1: un agente che presenta pocheprobabilità di causare malattie in soggetti umani;

b) agente biologico del gruppo 2: un agente che può causaremalattie in soggetti umani e costituire un rischio per i lavoratori; è pocoprobabile che si propaga nella comunità; sono di norma disponibiliefficaci misure profilattiche o terapeutiche;

� Esempi : HAV, Clostridium tetani, Stafilococcus aureus,Vibrio colera Legionella pneumophila.

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Art. 268. - CLASSIFICAZIONE DEGLI AGENTI BIOLOGICI 2/2

c) agente biologico del gruppo 3: un agente che può causaremalattie gravi in soggetti umani e costituisce un serio rischio per ilavoratori; l'agente biologico può propagarsi nella comunità, ma dinorma sono disponibili efficaci misure profilattiche o terapeutiche;� Esempi: Brucelle, Mycobacterium tuberculosis, HBV, HCV, HIV

d) agente biologico del gruppo 4: un agente biologico che puòprovocare malattie gravi in soggetti umani e costituisce un serio rischioper i lavoratori e può presentare un elevato rischio di propagazionenella comunità; non sono disponibili, di norma, efficaci misureprofilattiche o terapeutiche.� Esempi: Virus Ebola, Virus della febbre emorragica di Crimea/Congo

2. Nel caso in cui l'agente biologico oggetto di classificazione non puòessere attribuito in modo inequivocabile a uno dei gruppi sopraindicati,esso va classificato nel gruppo di rischio più elevato tra le possibilità.

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FASI DELLA VALUTAZIONE DEL RISCHIO BIOLOGICO

2° Fase: Individuazione dei rischi di esposizione

Al fine di valutare la probabilità che si giunga ad un danno per ilavoratori (malattia) è necessario tenere conto dei seguenti parametri:� Recettività dell’individuo, il passaggio dall’infezione alla malattiadipende da diversi fattori quali: l’età, lo stato di salute complessivo,vaccinazioni effettuate, gravidanza, ecc.� Concentrazione di esposizione nel mezzo, maggiore è laconcentrazione del microrganismo nei vari ambienti di lavoromaggiore sarà la probabilità di infezione.� Tempo di esposizione dell’individuo, maggiore è la permanenzadel soggetto in una situazione di esposizione al rischio, maggiore saràla probabilità di infezione.

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LA STIMA DEL RISCHIO BIOLOGICO

In caso non vi siano dati di monitoraggio biologico è opportunocostruire un livello di PROBABILITÀ STIMATA graduato da 1 a 4,sulla base della durata dell’esposizione da parte dei lavoratori aipossibili agenti biologici:Ps = 1: < 10% dell’orario di lavoroPs = 2: 10% ÷ 25% dell’orario di lavoroPs = 3: 26% ÷ 50% dell’orario di lavoroPs = 4: > 50% dell’orario di lavoro

La probabilità stimata deve essere corretta in funzione:� ricettività dell’individuo� della tipologia di struttura� del tipo di processo� del ciclo lavorativo

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3° Fase: Documento di valutazione

A seguito di una stima della pericolosità dei microrganismieventualmente presenti e della probabilità che si realizzi un danno peri lavoratori viene calcolato il livello di rischio:

CLASSI DI RISCHIO≦ 6: BASSO, misure di protezione e prevenzione non necessarie7 – 12: MEDIO, necessarie misure minime procedurali e organizzative13 – 18: ALTO, necessarie misure tecniche, procedurali eorganizzative≧ 19: MOLTO ALTO, necessarie misure tecniche, procedurali eorganizzative con tempi di intervento molto brevi

LA STIMA DEL RISCHIO BIOLOGICO

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Ai sensi dell’art. 271 del Titolo X (D.Lgs. 81/2008) è necessarioevidenziare per ogni luogo o ambiente di lavoro se esiste omeno “rischio di esposizione” ad agenti biologici dei lavoratorie quali siano le misure tecniche, organizzative procedurali (art.272 del Titolo X) attuate o da dovere attuare per evitarel’esposizione individuando e definendo i necessari interventi diprotezione.

Definire e caratterizzare le misure di sicurezza è di importanzafondamentale nelle strutture ove il rischio biologico è parteintegrante dell’attività lavorativa. Tale atto è strettamentedipendente dal procedimento di valutazione del rischio.

DEFINIZIONE DEGLI INTERVENTI DI PROTEZIONE

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� Riduzione della pericolosità: evitare di usare, per quanto possibile, gli agentibiologici nocivi.

� Riduzione dell’esposizione: ovvero:-limitare al minimo il numero di lavoratori esposti,-usare mezzi adeguati per la raccolta e lo smaltimento di rifiuti contaminati

-elaborare idonee procedure di prelievo e manipolazione di campioni

contaminati

-limitare l’uso di attrezzature che aumentano il rischio di lesioni cutanee

-attuare programmi di pulizia e disinfezione periodica con prodotti adeguati

-adottare misure di protezione collettive, da preferire a quelle individuali

-informare e formare i lavoratori sul rischio e sull’uso dei mezzi di protezione.

� Riduzione della recettività individuale: messa a disposizione di misure diprotezione quali i vaccini efficaci.

MISURE TECNICHE, ORGANIZZATIVE, PROCEDURALI(Art. 272, D.Lgs. 81/2008)

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Sono adempimenti che il datore di lavoro può anche non adottarequalora i risultati della valutazione dimostrino che tali misure non sononecessarie:� i lavoratori dispongano di servizi sanitari provvisti di docce conacqua calda e fredda e di lavaggi oculari e antisettici per la pelle, incaso di necessità.

� i lavoratori utilizzino indumenti protettivi da porre in posti separatirispetto agli abiti civili; quando contaminati devono essere disinfettati,puliti e, se necessario, distrutti.

� i D.P.I. siano controllati, disinfettati e puliti dopo ogni utilizzo.

� è fatto divieto assoluto di consumare cibi o bevande e fumarenelle aree di lavoro in cui è presente il rischio biologico.

MISURE IGIENICHE(Art. 273, D.Lgs. 81/2008)

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1. Se si verificano incidenti che possono provocare la dispersionenell’ambiente di un agente biologico dei gruppi 2, 3 o 4 i lavoratoridevono abbandonare immediatamente la zona interessata esegnalare l’allarme.

2. Il datore di lavoro ha l’obbligo di informare al più presto l’organo divigilanza dell’evento, delle cause che lo hanno provocato e dellemisure che intende adottare per porre rimedio alla situazionecreatasi.

3. I lavoratori devono segnalare immediatamente qualsiasi infortunioo incidente relativo all’uso o presenza di agenti biologici al datoredi lavoro o ai preposti.

MISURE DI EMERGENZA(Art. 274, D.Lgs. 81/2008)

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INFORMAZIONE E FORMAZIONE(Art. 275, D.Lgs. 81/2008)

Nei luoghi di lavoro devono essere esposti il simbolodel rischio biologico (se presente) e le procedure daattuare in caso di infortunio o incidente.

Il Datore di Lavoro deve fornire ai lavoratori (prima che siano adibitialle attività a rischio) le informazioni e istruzioni necessarie.

IN PARTICOLAREI rischi per la salutedovuti agli agentibiologici presenti sulluogo di lavoro

La funzione dei D.P.I.e il loro correttoimpiego

Le precauzioni daprendere per evitarel’esposizione

Le misure igienicheda osservare

Il modo di prevenire gli infortuni e lemisure per ridurne le conseguenze

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Il datore di lavoro sottopone a sorveglianza sanitaria i lavoratoriaddetti alle attività per le quali la valutazione ha evidenziato lapresenza di un rischio per la salute, affidandola al:

Il datore di lavoro può esimersi dalla sorveglianza sanitaria solo dopoche la valutazione ha dimostrato che tale misura non sia necessaria.Le misure protettive necessarie, come la messa a disposizione divaccini, sono stabilite dal datore di lavoro su parere del medicocompetente.La somministrazione dei vaccini è a cura del medico competentecosì come la formazione e informazione del personalerelativamente al controllo sanitario e alle vaccinazioni

SORVEGLIANZA SANITARIA(Art. 276, D.Lgs. 81/2008)

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È buona norma lavare le mani con la frequenza e le modalitàrichieste dalle specifiche situazioni.

È necessario in ogni caso lavare le mani PRIMA e DOPO:- il contatto con materia biologico- quando si ritenga di aver toccato una fonte di patogeni

Il lavaggio delle mani può prevedere l'uso di acqua e sapone e disostanze antisettiche.

Antimicrobici consigliati per la disinfezione delle mani sono:- clorexidina

- iodioderivati

- alcoli

Il semplice lavaggio delle mani con detergente è sufficiente per leattività che non comportano il contatto del microrganismo con la cutelesa o mucose.

LAVAGGIO DELLE MANI

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Le mani devono comunque essere lavate DOPO tutte le procedure incui si è presentato il rischio di contaminazione, indipendentementedall'uso dei guanti.

LAVAGGIO DELLE MANIProtocollo per il lavaggio sociale delle mani

Viene effettuato:� All’inizio ed al termine del turno di servizio� Dopo l’uso della toilette� Prima e dopo attività che richiedono il contatto con materiali infetti� Dopo il contatto con materiali organici (anche se si indossavano i guanti)Occorrente:� Sapone liquido in dispenser� Salviette monouso in cartaTecnica:� Bagnare le mani ed i polsi ed insaponarli accuratamente� Frizionare per qualche secondo� Risciacquare ed asciugare con cura in quanto la pelle umida va incontro a

screpolature e lesioni con maggiore facilità

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Le barriere protettive riducono il rischio di esposizione della cute odelle mucose degli operatori a materiali potenzialmente infetti.

Esempi di barriere protettive sono guanti, maschere e occhialiprotettivi.

I guanti riducono l'incidenza della contaminazione attraverso le mani,ma non possono prevenire le lesioni dovute agli strumenti affilati.

Le mascherine e gli occhiali protettivi e le maschere facciali riduconol'incidenza della contaminazione delle mucose di bocca, naso e occhi.

È inoltre necessario utilizzare indumenti di protezione quando sonoprevisti schizzi o manovre che possano contaminare parti cutaneescoperte.

USO DI BARRIERE PROTETTIVE

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È necessario puntualizzare che:� l’uso di un D.P.I. è obbligatorio quando i rischi non possono essereevitati o ridotti.

� Il Datore di lavoro deve adottare il D.P.I. più idoneo in funzionedell’entità del rischio, della frequenza di esposizione e dellecaratteristiche del posto di lavoro.

� il datore di lavoro deve assicurare una formazione ed unaddestramento adeguati al corretto utilizzo dei D.P.I.

� i lavoratori utilizzino i D.P.I. correttamente, ne abbiano cura e chesegnalino immediatamente difetti dei medesimi.

I D.P.I. devono possedere la caratteristica fondamentale di tutelarel’operatore dall’interazione con l’agente e/o gli agenti biologici chedeterminano il rischio di esposizione.

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

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Nel caso di potenziale esposizione a Agenti Biologici sidevono rendere disponibili le seguenti tipologie di dispositividi protezione per:

� Mani� Vie respiratorie� Vista� Corpo

DISPOSITIVI DI PROTEZIONE INDIVIDUALE

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PROTEZIONE DELLE MANI

I guanti sono suddivisi in tre classi, ognuna delle quali richiede undiverso grado di certificazione:� DI DISEGNO SEMPLICE, solo per rischi minori.Per la protezione da rischi non eccessivi, in questo caso la proceduraprevede una semplice autocertificazione del produttore che ne indica ipossibili utilizzi.

� DI DISEGNO INTERMEDIO, per applicazioni pericolose.Questi guanti forniscono in genere buone resistenze e sono sottopostia test di prova e certificati da Enti Indipendenti autorizzati CE.

� DI DISEGNO COMPLESSO, per rischi irreversibili.In questo caso il controllo e la certificazione da parte degli entiautorizzati CE devono essere integrati da un sistema di GARANZIAdella QUALITÀ, interno alla società (UNI-EN-ISO 9001); il guantoriporterà un codice di 4 cifre di identificazione dell’Ente Responsabileper il mantenimento del sistema di qualità.

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Per la tutela dell’integrità fisica dei lavoratori sono disponibili idoneidispositivi che comprendono mascherine “monouso”, maschere(parziali o facciali completo) a filtro fisso o intercambiabile e,solamente per interventi d’emergenza specifici, autorespiratori.

I filtri antigas, antipolvere e combinati proteggono dai gas e vapori e/opolveri cui sono destinati sempre che l’aria inquinata contengaalmeno il 16% in volume di ossigeno, minimo indispensabile allarespirazione.

Nei luoghi aperti ed in ambienti ventilati, in condizioni normali, questacondizione è sempre presente mentre può non esserlo in ambienti aventilazione impedita e in condizioni di particolare emergenza (peresempio all’interno di serbatoi, cisterne e pozzi che hanno contenutosostanze che emettono vapori più pesanti dell’aria)

PROTEZIONE DELLE VIE RESPIRATORIE

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La dotazione prevede, a seconda della tipologia d’intervento, due tipidi protezione:

1. OcchialiCon lenti in policarbonato antigraffio e mascherina compatibile conl’uso dei normali occhiali da vista; è possibile montare lenti adatte apiù rischi specifici quali antiacido, antiradiazione ed antiurto.

2. VisiereServono per garantire una parziale protezione anche del viso, avantaggio di una maggior superficie protetta fa però riscontro unaminore impenetrabilità della difesa stessa (ampio varco per spruzzi incorrispondenza del bordo inferiore) per cui l’operatore deve valutarese eventualmente adottare insieme i due dispositivi.Sono però da tener in considerazione per particolari condizionid’utilizzo, ovvero nei casi in cui il rischio di contaminazione èmaggiore (ad esempio in canalizzazioni fognarie).

PROTEZIONE DELLA VISTA

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È importante formulare dei protocolli di carattere igienico-sanitario nelrispetto del D. Lgs. 81/08 per una serie di aspetti di primariaimportanza quali:

� un servizio di lavanderia e disinfezione degli indumenti� spogliatoi con separazione tra “zona lavoro” e zona civile”� creazione di zone di “decontaminazione e disinfezione” in

prossimità delle aree a rischio.

Nel caso interventi manutentivi specifici è necessario l’utilizzo daparte degli operatori, di indumenti che garantiscano un gradosufficiente di protezione temporanea; l'attuale tecnologia prevede unavalida soluzione attraverso l'adozione di tute monouso in Tyvek lequali presentano un adeguato compromesso tra resistenza,impermeabilità e durata nel tempo.

PROTEZIONE DEL CORPO

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