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premio napoli 2010

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depliant premio napoli 2010

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la Pignasecca a Napoli è straordinaria. Dopo ogni pioggia millenaria l’arcobaleno sorto in questo vico altissimo è nel suo sorriso.

Ed eccoci a Montesanto. Dopo la Sanità (2008) e Pizzofalcone(2009), quello di Montesanto è il nostro terzo esperimento di avvicinamento ai luoghi. Si sa quanto Napoli sia una città stratificata. Ma spesso lo si sa in modo generico. Il nostro intento è dare sostanza reale alla conoscenza della città.Montesanto è fatto di tasselli, o forse sarebbe meglio dire di “tarsie”. E’ un mosaico complesso e spesso incompleto. Pensate a Tarsia (per l’appunto) o a Pontecorvo, isole sospese e segrete nei dintorni di Piazza Dante. Pensate ai Ventaglieri. E pensate alla Pignasecca, popolosa e mercantile, amata e cantata da una giovane Fabrizia Ramondino.Nel nostro andare ci guida, come sempre, l’Atlante di Italo Ferraro. E ci guida un lavoro preparatorio, svolto per un intero anno, fatto di contatti, relazioni e scoperte. Nei luoghi scrutati sinora siamo spesso stati sorpresi dalla presenza di associazioni, di istituzioni, di singole persone che hanno a cuore le sorti del quartiere. Sono spesso forze insufficienti a contrastare il degrado, ma ci sono, eccome, e fanno la loro parte. Gli scrittori vincitori della cinquantaseiesima edizione del Premio Napoli saranno natruralmente i protagonisti degli incontri programmati nel corsodi un intero mese. Ma come dimenticare i due premi speciali che la Fondazione ha voluto dare ai musicisti di strada, in memoria di Petru, e all’Istituto Italiano del gli Studi Filosofici. Non vi sembri un accostamento azzardato: è proprio la nostra città che lo consente. La fisarmornica di Petru sarà l’icona-simbolo di questa edizione del Premio. E il lavoro culturale svolto dall’Istituto sul modello creato da Croce, sulla scorta di altri esempi europei e mondiali, sarà un modello da studiare e da far proprio. Non ci si salva da soli. Solo se si svolge un lavoro comune di costruzione del legame sociale si può tentare di non precipitare nel buco nero della non-storia. Su questa pista ci siamo incamminati in questi anni, e su questa pista continuamo ad incontrare compagni di strada. Dai musicisti ai filosofi, senza dimenticare i poeti, gli scrittori, e soprattutto noi/voi lettori.

Silvio Perrella

Mercoledì 6 ottobreOre 16.00Stazione Cumana Zona a ponte della Stazione di Montesanto

A MontesantoArchitettura, Immagini, Suoni e Lingue

La Fondazione Premio Napoli dedica l’edizione 2010 del Premio a Montesanto. La prima tappa del nostro viaggio tocca la stazione cumana. Il pubblico ha la possibilità di mettersi in contatto con il quartiere che ci ospita, insieme al direttore della stazione Cumana di Montesanto (o altro rappresentante) Italo Ferraro, Nino Longobardi, Pasquale Scialò e Nicola De Blasi. Esibizione dei musicisti di strada in memoria di Petru Birladeanu

Giovedì 17 ottobre

Ore 17.00Fondazione Premio NapoliPalazzo Reale, P.zza Trieste e Ternto Le strade dei suoniRiconoscimento speciale 2010della Fondazione Premio Napoliai musicisti di strada

Mercoledì 20 ottobre Ore 17.00Chiesa di S. Maria MaterdominiLargo Bianchi Poeti Premio Napoli speciale 2010Letteratura Italiana – Letterature StraniereNatan Zach (Letterature Straniere) e Michele Sovente (Letteratura Italiana)Coordina Giovanna Zucconi

La chiesa di Santa Maria Materdomini è una delle chiese monumentali di Napoli; è ubicata a margine della piazzetta Fabrizio Pignatelli. Venne fondata nel 1573 da Fabrizio Pignatelli duca di Monteleone. La chiesa venne costruita lo stesso anno in cui fu eretta la vicina struttura ospedaliera dei "Pellegrini" e, alla morte del fondatore, la cappella venne ceduta all'Arciconfraternita della Santissima Trinità, che già gestiva il nosocomio. Il disegno della facciata è attribuibile all'architetto Giovanni Francesco Di Palma. Sul portale d'ingresso, originariamente, era collocata una statua della Madonna con Bambino di Francesco Laurana (XV secolo), attualmente disposta sull'altare maggiore. L'interno, composto da un'unica navata, è stato sottoposto a rimaneggiamenti rilevanti durante il XIX secolo. Nella chiesa è collocato il Monumento funebre di Fabrizio Pignatelli, commissionato nel 1590 a Michelangelo Naccherino e completato nel 1609. Sulla sinistra è presente un dipinto del 1721, raffigurante la Vergine con i Pellegrini e la Carità, mentre sul lato opposto è esposta una tela di Nicola Malinconico (la Vergine e i Santi Gennaro e Francesco di Paola). Nel tempio è ospitato anche il Monumento funebre di Maria Luisa Colonna di Stigliano, ottocentesca di Francesco Liberti.

Martedì 26 ottobreOre 10.00

Voci dal carcereIncontro nel carcere di Poggioreale Gli autori vincitori della sezione di Letteratura Italiana sono ricevuti nel penitenziario dai gruppi di lettura costituiti da detenuti e operatori,in collaborazione con l’associazione Il Carcere Possibile

Per partecipare all’incontro occorre prenotarsi entro e non oltre il 13 ottobre allo 081.403187

OttobreOre 18.00

Il lavoro culturale Riconoscimento speciale 2010della Fondazione Premio Napoliall’Istituto Italiano di Studi Filosofici nella persona del suo presidente Gerardo Marotta

Mercoledì 3 novembreOre 18.00Istituto Bianchi Piazza Montesanto, 25

Napoli e Bangkok: leggere le città del mondoSergio De Santis e Lawrence Osborneincontrano i lettori, insieme a Giorgio Amitrano

L’Istituto Bianchi, fino al 1961 Collegio Bianchi, si riconosce e trova la sua identità nella plurisecolare tradizione culturale ed educativa dei Padri Barnabiti, presenti a Napoli fin dal 1600 con i collegi di S. Maria in Cosmedin a Portanova e di S. Carlo alle Mortelle. L’origine dell’Istituto Bianchi può dirsi risalga al 1821, perché in quell’anno fu fondato il Real Collegio di S. Maria di Caravaggio, del quale il Bianchi può considerarsi l’erede diretto; infatti, il 28 ottobre 1818, nel nuovo concordato fra Pio VII e Ferdinando I, figurò tra i primi articoli quello della restaurazione degli ordini religiosi. Alla firma di tale concordato, intervennero l’Em.mo Card. Fontana, Generale dei Barnabiti, e il Card. Lambruschini, Barnabita anch’egli e Segretario di Stato del Papa; essi, valendosi della loro amicizia con Luigi De Medici, Ministro del Re, iniziarono pratiche per l’apertura di un nuovo Collegio barnabitico in Napoli. A seguito di ciò, il 28 agosto 1819 l’Alta Commissione esecutrice del Concordato stabilì che al posto del Collegio di S. Carlo sarebbe andata ai Barnabiti la Casa di S. Giuseppe a Pontecorvo. Durante i moti rivoluzionari, scoppiati in Napoli il 2 luglio 1820, i Barnabiti fornirono prova ed esempio di disciplina e di fermezza d’animo, il che valse ad accrescere la stima del Re Ferdinando I nei loro confronti. Il 9 novembre del 1867 la Giunta Municipale di Napoli arrivò a minacciare l’espulsione dei Padri se questi non avessero acconsentito ad accettare quale Rettore del Collegio un estraneo, tale Prof. Piccinino; pur di non veder menomata la loro dignità, i Barnabiti dovettero rinunciare a mantenere quel Collegio e pertanto il 30 novembre dello stesso anno, ceduti i locali, il Rettore Padre Vallesi ed altri religiosi passarono in un appartamento del Palazzo del Principe San Nicandro, ove successivamente furono aperte per qualche tempo le scuole per gli alunni esterni. Il Convitto, invece, continuò a dimorare nella Villa Cosentini a Capodimonte, già in affitto per le vacanze autunnali. Alla fine dell’aprile 1868 il Convitto fu trasferito a Villa Macry (ora Villa Meregrinis), presa in affitto per tre anni, mentre le scuole pubbliche furono aperte presso la Chiesa di Gesù eMaria, nella via allora detta all’Infrascata. I Barnabiti ebbero di nuovo un loro Collegio il 12 ottobre 1870, quando riuscirono ad acquistare da Gioacchino Falcone l’omonimo Palazzo attiguo alla Chiesa di Montesanto. Il Collegio fu posto sotto la protezione del Venerabile Francesco Saverio Maria Bianchi, barnabita, apostolo di Napoli, proclamato beato nel 1893 e santo nel 1951. L’anno scolastico fu inaugurato il 17 novembre 1870 dal Rettore Padre Luigi Aguilar, alla presenza del Card. Sisto Riario Sforza, arcivescovo di Napoli. In quell’occasione vi fu la premiazione scolastica degli anni precedenti, ad indicare la continuità educativa dei Barnabiti, i quali, dopo aver dato lustro alla cultura del settentrione, stavano portando la loro opera di rinnovamento culturale nel sistema educativo napoletano. Generazioni di allievi e di maestri sono passate per le mura di questo Istituto, realizzando le finalità del progetto educativo offerto e affermandosi nel mondo del lavoro e delle professioni. Tra gli illustri maestri del passato sono da ricordare Padre Vittorio De Marino, i fratelli Nicola. e Vincenzo Cilento, G. De Rosa, Mons. F. De Simone, mentre tra gli allievi R. Pucci, M. Jaccarino, B. Gatta, 0. Mazzone. In tempi recenti ricordiamo la celebrazione del 125° della fondazione dell’Istituto, tenutasi il 30 gennaio 1996 nel teatro dell’Istituto S. Giovanna d’Arco (per indisponibilità di posti nel teatro del Bianchi stesso) alla presenza dell’Em.mo Card. Michele Giordano, Arcivescovo di Napoli e del Padre Luigi M. Villa, Superiore Generale dei Barnabiti; anche in questa occasione, come già citato nel 1870, è stata effettuata la premiazione scolastica.

Giovedì 4 novembreOre 17.00Museo NitschSalita Pontecorvo, 29/d

Gli abbracci spezzati

Benedetta Tobagi ed Amos Ozincontrano i lettori, insieme a Marino Sinibaldi

Caratterizzato dal segno forte di una facciata sobria e composta di fine ottocento, situato nel centro della città, il nuovo spazio dedicato a Hermann Nitsch - leggibile come un’operazione che attesta coerenza e continuità concettuale con la Fondazione Morra - mostra il tratto di un’architettura industriale che, pur mantenendo i suoi caratteri originari, rivela una compiutezza gessosa e morbida che ha il fascino di qualcosa che mantiene il suo rigore geometrico, gli spigoli precisi, i contorni sobri e la sua bellezza architettonica. Lo spazio, nato per ospitare un impianto per la produzione di energia elettrica, evidenzia un’ampia quadratura densa e laboriosa dal punto di vista percettivo e un corpo architettonico da osservare con l’angolazione poetica di chi ha trasformato uno stabile in disuso in un complesso creativo: il Museo Hermann Nitsch - Archivio Laboratorio per le Arti Contemporanee. Un luogo multifunzionale flessibile, dove sperimentare forme di arte plurime. Il Museo Nitsch è stato realizzato attraverso un processo che ha previsto l’analisi di situazioni, fatti e criteri, sia di ordine obiettivo che interpretativo, il cui valore ha originato una serie di nuclei fondamentali: la Collezione, caratterizzata da installazioni che Nitsch in collaborazione con Giuseppe Morra ha realizzato dal 1974 ad oggi, si avvicenderà con cadenza biennale; il Centro di Documentazione, Ricerca e Formazione, organizzato attraverso l’implementazione informatica di testi, immagini ed eventi che partono dal XX secolo, compone uno scenario in cui il frammento fissato in un determinato punto dispone di contenuti descrittivi, sintattici e critici, determinando in tal modo un riassunto che può prevedere future analisi; la Biblioteca-Mediateca classifica e sistema libri, cataloghi, testi critici, articoli, riviste, monografie, interviste, conferenze e dibattiti; questo tipo di catalogazione potrà divenire un archivio per la ricerca della produzione artistica e scientificae fornire dei percorsi di approfondimento per esperti interessati ad indagini più specifiche di dati storici e culturali; il Dipartimento per il Cinema Sperimentale Indipendente riunisce i materiali video delle Azioni realizzate dagli anni ’70 ai nostri giorni, nonché si propone come centro di diffusione e promozione del cinema indipendente, indagando annualmente i generi, le tematiche e metodologie di film-makers storici e contemporanei; l’Audioteca di Musica Contemporanea, dal 1940 ai nostri giorni; e il Centro per le Arti Performative e Multimediali, informatizzati e unificabili ad archiviazioni future, relative ad altri materiali e eventi interdisciplinari, come punti di riferimento di un momento primario di ricerca.

Venerdì 5 novembreOre 10.00Voci dal carcereIncontro nel carcere di Secondigliano

Gli autori vincitori della sezione di Letterature Straniere sono ricevuti nel penitenzia-rio dai gruppi di lettura costituiti da detenuti e operatori, in collaborazione con l’associazione Il Carcere Possibile

Ore 17.30Istituto S. Giovanna D’ArcoVico Paradiso, 40

La musica dei pensieriAlex Ross ed Emanuele Trevi, incontrano i lettori, insieme a Francesco Cataluccio insieme a Francesco Cataluccio

Sabato 6 novembre

ore 11 Chiesa della S.ma Trinità dei Pellegrini Via Portamedina

Premio Napoli Libro dell’Anno

La vasta rete degli “Amici del Premio Napoli” decide attraverso i loro voti i due libri dell’anno, quello italiano e quello straniero.Conduce Lorenzo Pavolini

La chiesa della Santissima Trinità dei Pellegrini è una chiesa di Napoli, ubicata in via Portamedina. L’edificio di culto e l’omonimo ospedale sono stati fondati da Fabrizio Pignatelli nel XVI secolo; in seguito, il complesso, venne affidato alla Confraternita della Santissima Trinità. L’ospedale ivi annesso, la cui struttura fu disegnata da Carlo Vanvitelli, fu ampliato nvel 1769 e con l’occasione fu realizzato anche l’ampliamento della chiesa, che assunse così l’aspetto che mostra ancora oggi. La facciata è caratterizzata dalle pregevoli statue in stucco di Angelo Viva, raffiguranti San Filippo Neri e San Gennaro e riproduce quella originale di epoca cinquecentesca. L’architettura del tempio è alquanto singolare; la pianta è formata da due ottagoni uniti da un rettangolo, con il primo ottagono che assume la funzione di navata ed il secondo che funge da oratorio, mentre il rettangolo è il presbiterio. Anche sull’altare maggiore vi sono opere in stucco del Viva, con ai due lati altrettanti dipinti di Paolo De Matteis, entrambi raffiguranti San Giuseppe con il Bambino, mentre altri dipinti sono attribuiti a pittori della scuola di Giuseppe Bonito. Vero e proprio vanto della chiesa è l’elegante coro del 1754, opera progettata da Giovanni Antonio Medrano con una ricchissima decorazione, anch’essa in stucco. Da citare è anche il dipinto che alloggia sul primo altare a sinistra, opera di Onofrio Palumbo che raffigura San Gennaro che allontana i fulmini da Napoli. Infine sono interessanti le statue lignee del seicento conservate nell’Oratorio. Il complesso, infatti, oltre alla chiesa principale in questione, ricordiamo che possiede anche altre due chiese, il già citato oratorio della Congregazione della Trinità dei Pellegrini ed una cappella con altare maggiore in marmi policromi.

Connessioni di Montesanto

28-29-30 settembre Cinema FilangieriCinema TrianonIl cinema muto napoletano: omaggio alle sue originiRassegna cinematografica su film napoletani

21 ottobreOre 17.00Mensa dei bambiniStoria della mensa Educazione nel quartiere: progetti specialiMostra fotografica della propria storia a cura della Mensa dei bambini

22 ottobreOre 10.30Villa PignatelliRiviera di Chiaia, 200

Incontri di lettura ... a voce alta Per la sezione grandi autori i ragazzi delle scuole superiori e gli studenti universitari incontreranno la scrittrice Benedetta Tobagi, in collaborazione con l’associazione culturale A Voce Alta

27 ottobreOre 10.00Biblioteca Margherita di SavoiaLa percezione del valore sociale ed urbano della scuola nell’identità del quartiereIndagine sugli istituti superiori del centro storico di Napoli

28 ottobreOre 16.00P.co VentaglieriChiesa di S. Giuseppe delle Scalze Le corde civili di montesanto Le realtà civili nel quartiere A cura di Gianluca VitielloRiflessione sul ruolo che la cittadinanza attiva di Montesanto, attraverso le varie associazioni, ha nella città.

L’edificio del complesso monastico di S.Giuseppe delle Scalze originariamente fu dimora della nobile famiglia degli Spinelli di Tarsia che, una volta deciso il proprio trasferimento nell’attuale Palazzo di Largo Tarsia, lo cedette nel 1606 per sedicimila scudi alle monache carmelitane dell’ordine di S. Teresa che ne fecero un monastero “con giardini e delizie”(C. D’Engenio Caracciolo), composto dalla chiesa, ventuno celle, un chiostro, un educandato e un grande orto. Le riforme imposte dal Concilio di Trento imposero l’obbligo alle Chiese dei conventi e dei monasteri di essere aperte anche al culto popolare: pertanto tutte le chiese dovevano ricavare un ingresso sulla “pubblica via”. Le monache cercarono di comprare uno dei palazzi Pontecorvo per ampliare il monastero e rispondere così a questa disposizione. Ciò non fu possibile e Cosimo Fanzago cercò di ovviare a questa mancanza di nuovo spazio proponendo, nel suo progetto del 1643 di raccordare il piano di calpestio della chiesa esistente - a cui le monache accedevano dal monastero - con quello stradale, posto molto più in basso, mediante la creazione di una scala a doppia rampa, inserita in un ampio atrio, compreso tra la via ed il tempio esistente. Progettò quindi una nuova facciata esterna che aveva il compito di coprire quella vecchia del Palazzo Spinelli e di dare luce all’atrio attraverso tre grandi arcate, dove furono poste le statue di S.Giuseppe, al centro, San Pietro d’Alcantara, a destra, e S.Teresa, a sinistra. Si dette vita così ad una originale soluzione che oggi fa della chiesa una delle testimonianze più significative del barocco napoletano. L’interno è a croce greca allungata e risponde ad un progetto profondamente unitario che rende visibili da ogni punto della chiesa le cappelle laterali e le due absidi (ingresso e coro). La Chiesa è stata affidata ai padri barnabiti fino al terremoto del 1980 che causò il crollo della volta affrescata. Da allora la Chiesa è stata chiusa al culto e le tele di Luca Giordano e Renato De Maria sono state trasferite provvisoriamente in alcuni musei cittadini.

CREDITI DA INSERIRE