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PREMESSA Il Movimento Per l’Alleluia (MPA) è un gruppo di fedeli laici chiamato da Dio a condividere il carisma della Fondatrice dell’Istituto Maestre Pie dell’Addolorata (MPdA) Beata Elisabetta Renzi (E.R.) (Statuto art. 1). Ha mosso i suoi primi passi nel 1993, ma solo dopo alcuni anni la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica lo ha eretto canonicamente come Opera propria dell’Istituto delle Maestre Pie dell’Addolorata e ne ha approvato lo Statuto con Decreto Prot. n. R 30 – 1/99 del 21 aprile 1999. I laici che rispondono alla chiamata del Signore ad aderire al Movimento, si impegnano ad attualizzare nel quotidiano e secondo il proprio stato di vita nel mondo, l'amore per Cristo e a vivere lo spirito di servizio incarnato dalla Beata E.R.. La sua finalità è: vivere la fede cristiana nella famiglia, nell’ambiente di lavoro, nella comunità parrocchiale, attraverso il carisma della Beata Elisabetta Renzi. 1

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PREMESSA

Il Movimento Per l’Alleluia (MPA) è un gruppo di fedeli laici chiamato da Dio a condividere il carisma della Fondatrice dell’Istituto Maestre Pie dell’Addolorata (MPdA) Beata Elisabetta Renzi (E.R.) (Statuto art. 1).

Ha mosso i suoi primi passi nel 1993, ma solo dopo alcuni anni la Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica lo ha eretto canonicamente come Opera propria dell’Istituto delle Maestre Pie dell’Addolorata e ne ha approvato lo Statuto con Decreto Prot. n. R 30 – 1/99 del 21 aprile 1999.

I laici che rispondono alla chiamata del Signore ad aderire al Movimento, si impegnano ad attualizzare nel quotidiano e secondo il proprio stato di vita nel mondo, l'amore per Cristo e a vivere lo spirito di servizio incarnato dalla Beata E.R..

La sua finalità è: vivere la fede cristiana nella famiglia, nell’ambiente di lavoro, nella comunità parrocchiale, attraverso il carisma della Beata Elisabetta Renzi.

“Sii felice perché il buon Dio ti ama!” dice Madre Elisabetta; lo stile di vita, quindi, proposto all’MPA, è una fede gioiosa, carica di fiducia, di speranza cristiana.

“La Croce! Essa ha dato la pace al mondo! E io l’amo.”: l’amore a Cristo crocifisso è uno degli elementi fondanti la spiritualità della Beata.

“Io porto Colui che mi porta”: lo spirito di unione con Gesù Crocifisso trova alimento e suggello nella partecipazione del dono eucaristico.

Animati dalla stessa spiritualità, i laici MPA sono, perciò, chiamati ad accogliere, custodire e vivere il carisma della Beata Elisabetta Renzi nella quotidianità della vita. 1

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Il cammino annuale dell’MPA viene scandito da un incontro mensile nei singoli gruppi, dove si segue il programma predisposto dalla Commissione Formazione del Movimento per tutti i gruppi, in Italia e all’estero.

La programmazione annuale segue, generalmente, le tematiche proposte dalla Chiesa, tiene conto di eventuali indicazioni dell’Istituto stesso e si armonizza con la spiritualità della Beata.

La caratteristica del cammino sta soprattutto nel metodo, che vuole favorire:

l’accoglienza gioiosa di tutti i partecipanti l’ascolto della Parola di Dio e della Chiesa

intercalato dal canto la condivisione delle proprie risonanze di fede la preghiera comune il momento della fraternità

Frequentando regolarmente gli incontri, avremo occasione di crescere in veri rapporti di amicizia dove potremo condividere i nostri pensieri, il nostro agire, il nostro cammino personale di santità con quella fede gioiosa, quella speranza e quella fiducia in Dio che caratterizzò Madre Elisabetta e che è il fondamento di una autentica fede cristiana.

Sapendo di poter essere sempre gioiosi, non perché tutto va bene, ma perché Dio ci ama, siamo chiamati, per vocazione, a diffondere amicizia, condivisione, cordialità, accoglienza e ci impegniamo a incarnare, nella vita quotidiana, i messaggi che lo Spirito Santo trasmette al gruppo e ai singoli amici MPA.

È impegno di ciascuno utilizzare personalmente il libretto, 2

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per arrivare agli incontri avendo già letto e meditato l’argomento che viene via via proposto.

È sollecitudine personale invitare nuovi amici a vivere un cammino di santità secondo la spiritualità della Beata Elisabetta, infondendo nei loro cuori pace, serenità e predisposizione all’ascolto della Parola tenendo vive e presenti le parole di Giovanni Paolo II: “Non temere di aprire il tuo cuore a Cristo”.

Il cammino formativo MPA di questo anno, seguirà quello dell’Istituto MPdA, che focalizza sull’accoglienza.

Qui lo faremo attraverso otto parole, che costituiranno il tema di ogni singolo incontro: umiltà, fiducia, libertà, leggerezza, perdono, fedeltà, tenerezza, amore.

Ci è sembrato, infatti, che riflettere, meditare, condividere su queste parole che indicano realtà non scontate, possa essere il terreno favorevole per capire e vivere l’accoglienza.

SVOLGIMENTO DEGLIINCONTRI MPA

1. PreparazioneIl tempo che intercorre tra un incontro e l’altro è un tempo

dedicato alla meditazione e riflessione personale.Ogni settimana riserviamo qualche minuto per leggere e

soffermarci su qualche riga di ciò che è riportato nel libretto, per meditare, sottolineare quello che più ci ha colpito.

Iniziamo questo momento con un Segno di Croce e un

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Gloria, per metterci alla presenza del Padre, del Figlio e invocare luce dallo Spirito Santo, chiedendo la grazia di comprendere ciò che andremo a meditare.

Leggiamo qualche riga, senza fretta, senza avere l’ansia di leggere tutto ed arrivare in fondo, anzi tornando indietro più volte, ed anche in tempi diversi, fermandoci in silenzio.

Concludiamo con l’invocazione: Beata Elisabetta Renzi, prega per noi.

Questo meditare, che diventa preghiera, è ciò che cambia e trasforma il nostro cuore, perché è la Parola di Dio, è Dio stesso che opera e ci cambia dal di dentro.

Per chi lo desidera, si possono anche leggere i riferimenti ai passi paralleli della Parola di Dio nella Bibbia, o approfondire i temi nel Catechismo della Chiesa Cattolica e nei documenti della Chiesa, oppure nella Positio che troviamo in ogni comunità Maestre Pie e che ogni responsabile di gruppo ha in consegna.

2. AccoglienzaTempo: 20 minuti circa

L’incontro inizia sempre con il canto, segno di accoglienza e di festa, di gioia nel ritrovarsi.

Anche il canto può darci spunti per una riflessione personale e di gruppo, crea un clima fraterno e gioioso.

È il momento in cui si può cogliere l’occasione per ascoltare e imparare un nuovo canto.

I gruppi che “fanno fatica a cantare”, possono aiutarsi con audiocassette o cd o chiedere aiuto ad un membro della Commissione Musica e canto.

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3. Invocazione allo Spirito SantoAl canto segue l’invocazione allo Spirito perché sia luce alle

nostre menti e ai nostri cuori. Lo Spirito Santo ci doni la capacità di metterci in ascolto della Parola di Dio, di accogliere la Sua Parola con animo aperto e docile.

4. Introduzione al temaTempo: 10-15 minuti circa

Segue l’introduzione al tema dell’incontro fatta dall’animatore o da una persona che si è preparata.

5. CondivisioneTempo: 25-30 minuti circa

A questo punto ognuno è chiamato a condividere con gli altri la ricchezza delle sue riflessioni. È questo un momento importante e significativo perché siamo chiamati a mettere in comune quello che lo Spirito ha suscitato nei nostri cuori: “...l’energia dello Spirito che è in uno passa contemporaneamente a tutti. Qui non solo si fruisce del proprio dono, ma lo si moltiplica nel farne parte ad altri e si gode del frutto del dono altrui come del proprio” (San Basilio).

La condivisione può essere fatta semplicemente leggendo le frasi che hanno più colpito, oppure raccontando quale è stato il cammino spirituale del mese e ciò che lo Spirito ha suscitato dentro.

6. Preghiera finaleTempo: 10-15 minuti circa

Tutte le nostre riflessioni, condivisioni diventano preghiera. Insieme preghiamo con un salmo, preghiera di 5

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Cristo e della Chiesa. Essi ci aiutano a rivolgere la mente, il cuore a Dio, a lodarlo, a ringraziarlo, a chiedergli ciò che riteniamo utile per la nostra vita e quella dei nostri fratelli.

Terminiamo con la preghiera alla Beata Elisabetta Renzi, presentando a Dio, per sua intercessione, ogni necessità nostra, delle nostre famiglie e del mondo intero, pregando anche per ogni Laico MPA in Italia, Louisiana, Messico, Brasile, Bangladesh e Zimbabwe e per ogni Maestra Pia dell’Addolorata.

7. Momento di fraternitàDopo aver condiviso riflessioni, preghiera... terminiamo

l’incontro con un momento fraterno di festa, di convivialità.Anche questo momento è importante per favorire tra noi

rapporti aperti, sereni e di conoscenza reciproca.

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SCHEMA DEGLI INCONTRI

Quest’anno il cammino formativo annuale è incentrato sull’accoglienza. Sono state scelte otto parole che indicano altrettanti atteggiamenti interiori e portano a scelte di comportamento. Queste otto parole, sono l’occasione, a seconda delle necessità personali, per un percorso di rinascita interiore, per approfondire quegli aspetti della nostra umanità dati a volte per scontati, per vivere da risorti e diffondere gioia.

Gli incontri seguono lo schema consueto, preceduto anche quest’anno da una preghiera, che si può utilizzare all’inizio o nel momento che si ritiene più opportuno: la Parola di Dio; di seguito un commento che aiuta ad approfondire il tema; infine sono proposte delle frasi della beata Elisabetta Renzi.

Per aiutare la riflessione personale, da fare prima di arrivare all’incontro, sono state aggiunte alcune domande ed è sempre stato lasciato dello spazio per annotare ciò che è il frutto della propria meditazione o preghiera sul testo. Questo favorirà poi la condivisione all’interno del gruppo durante l’appuntamento mensile.

Ogni incontro termina con la preghiera che è meno strutturata, per lasciare spazio alla libera iniziativa e creatività dei gruppi.

L’augurio reciproco ad ogni gruppo e ad ogni singolo membro MPA, è di rinvigorire il proprio cammino di crescita umana e spirituale, senza lasciarsi intimorire dalle difficoltò che si possono incontrare lungo il cammino, nella certezza, la Beata Elisabetta Renzi ce lo ricorda, che il Signore Gesù è lì con noi, per “risparmiare metà della pena”.

Buon cammino!La Commissione Formazione MPA

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1° incontro

Umiltà Preghiera inizialeLa tua accoglienza è olio sulle mie ferite, nate da paura e debolezza, da esaltazioni e ambizioni, e da fragili passioni.La tua accoglienza è olio sulle mie ferite, aperte da contrarietà, da scelte immature, da obiettivi senza saggezza.Rendi il mio cuore umile,

capace di accogliere anche la mia tristezza,perché so che il tuo amore è capace di sanarladi incendiare il mio cuore.

Parola di Dio 46 Allora Maria disse: «L'anima mia magnifica il Signore 47 e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, 48 perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. 49 Grandi cose ha fatto in me l'Onnipotente e Santo è il suo nome: 50 di generazione in generazione la sua misericordia si

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stende su quelli che lo temono. 51 Ha spiegato la potenza del suo braccio, ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore; 52 ha rovesciato i potenti dai troni, ha innalzato gli umili; 53 ha ricolmato di beni gli affamati, ha rimandato a mani vuote i ricchi. 54 Ha soccorso Israele, suo servo, ricordandosi della sua misericordia, 55 come aveva promesso ai nostri padri, ad Abramo e alla sua discendenza, per sempre». (Luca 1, 46-55)

RiflessioneCredo che l’umiltà sia la

prima porta che si deve attra-versare se vogliamo davvero iniziare un cammino di resurre-zione: tutta la nostra vita è un viaggio, ma colui che si illude di possedere tutto, non si mette in viaggio; è tanto pieno di sé stesso che non ne sente l’esigenza. Parte invece chi è alla ricerca, chi conosce il suo vuoto, la sua piccolezza. E’ proprio questa coscienza del vuoto, un vuoto “buono”, che accompagna, conduce al viag-gio. E’ un vuoto “buono” perché è il segreto del cammino: noi in genere il vuoto lo concepiamo come qualcosa di negativo, invece in questo caso la co-scienza del vuoto, la consape-volezza della propria fragilità e piccolezza, è una consapevo-lezza buona, che consente di iniziare e proseguire il cammi-

no, di scoprire la bontà delle cose che incontri per la via, di trovare compagni di viaggio. Per questo penso che mettere all’inizio di un percorso l’umiltà sia il voler sottolineare che se non c’è questa consapevolezza si rischia di perdere l’orientamento, di non gustarsi la bellezza della strada. Per vivere bene abbiamo bisogno di relazioni, abbiamo bisogno dell’altro, di quel volto dell’altro che spesso trascuriamo o ignoriamo. La “civiltà dei volti” che è in contrapposizione con la nostra civiltà, che è quella dell’io arrogante, prepotente… E’ l’umiltà cui ci richiama Papa Francesco, quando ci invita ad ascoltare, ad abbracciare, anche quelli che giudichiamo distanti o estranei alla Chiesa. Ci si pone in ascolto dell’altro se si pensa di avere qualche

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cosa da imparare, viceversa, se si pensa di sapere già tutto, si fa finta di ascoltare.

Essere umili quindi, non vuole dire togliere valore a sé stessi, ma è sentirsi piccoli, fragili, bisognosi dell’altro. E’ sentirsi un soffio, ma contem-poraneamente è anche sentire che questo soffio te l’ha messo dentro Dio. Nel Magnificat, la Madonna dice “hai guardato l’umiltà delle tua serva…”, ma queste non sono parole dimes-se o rassegnate, prive di forza!

Al contrario Maria continua con parole fortissime: “ha abbassato i potenti, ha innalza-to gli umili, ha rimandato i ricchi a mani vuote…”. Vediamo allora che l’umiltà non è vivere da arresi, ma piuttosto lasciare la propria piccolezza nelle mani di Dio, e sentirsi forti, perché si ha fiducia in Lui. Dio ama la nostra debolezza: in questo senso l’umiltà è compagna della misericordia, perché pone l’at-tenzione su qualunque soffio di vita, anche quello più misero. Ci

porta ad avere quindi a cuore il soffio che abita il più piccolo, il più debole, a volte anche il più lontano dei fratelli. Dice Jean Vanier di Gesù: “Prima di essere il maestro e il Signore, Egli è un cuore che vuole incontrare cuori, un amico che vuole incontrare amici, una persona amante che desidera vivere nel cuore dei propri amici. In questo mondo del cuore tutti gli uomini e le donne sono uguali”. Siamo in un mondo in cui le comunicazioni sono diventate immediate e velocissime, però in pratica non si dialoga più e non si presta più attenzione all’altro, facciamo sempre più fatica a fermarci. Eppure tutti ci sentiamo accolti, attratti da uno sguardo umile: siamo invogliati a uscire dai nostri nascondigli, a mostrarci nella nostra fragilità: un ascolto vero e profondo porta anche i muti a parlare…

(Tratto da “La via della Resurrezione, 8 parole per rinascere”, ed. Romena)

Madre Elisabetta ci dice...L'umiltà, ritenuta dalla Serva di Dio la pietra di paragone della

perfezione, era presente in lei, sino a poterla considerare quale caratteristica dominante; anzi era da lei amata come un prezioso

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tesoro e la si riconosceva nella modestia delle parole e in tutti i suoi atti.

Le prove che aveva sostenuto prima del suo ingresso a Coriano, l'avevano molto raffinata nell'umiltà. Nel ritornare alla casa paterna, dopo il forzato abbandono del monastero di Pietrarubbia, le parve di leggere la volontà di Dio che, in quelle pene e contraddizioni, le faceva il dono di esercitarsi nell'umiltà, "riconoscendosi indegna di restare tranquillamente nel chiostro".

Tutte le lettere che la Renzi scrisse al vescovo di Rimini, per esempio, sono un capolavoro di umiltà. Quando questi disdisse la vestizione religiosa, quantunque ne soffrisse non poco, ella (...) rinunciando ad una qualche difesa, pregò il presule di dirle quali mancanze, da lei non conosciute, potevano aver provocato il provvedimento e toccato la sua suscettibilità. Accusandosi, inoltre, di non possedere l'umiltà, non faceva altro che porre in risalto, involontariamente, l'alto grado di virtù raggiunto.

Lo Zavoli assicura che la Serva di Dio "aveva fatto proposito di non parlare mai in sua lode", di esercitarsi nella bassa stima di sè, considerandosi più di peso che necessaria alla comunità. Afferma ancora che, "per giungere all'acquisto dell'umiltà, propose di assoggettarsi ad una compagna che l'avesse avvertita dei suoi difetti". Nel timore di mancare, tra le grazie che era solita chiedere al Signore, la Serva di Dio non tralasciava mai l'umiltà. Anche nel regolamento raccomandava vivamente l'umiltà, "fondamento dell'edificio spirituale". (dalla Positio)

Per la riflessione personale“Non ti vantare, perché non sei tu che porti la radice,

ma la radice porta te”. (Rm 11.18)

Nelle nostre convulse vite quotidiane quanto tempo dedi-chiamo all’ascolto?

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A volte confondiamo la parola UMILTA’ con UMILIAZIONE… sappiamo vedere la differenza?

Gesù ci dice: “imparate da me che sono umile di cuore”… guardiamo a Lui nelle scelte della nostra vita?

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Preghiamo insieme…per ottenere l’umiltà

Teresa di Lisieux

Gesù, tu hai detto:«Imparate da meche sono mite e umile di cuoree troverete riposo alle anime vostre.»

Sì, Signore mio e Dio mio,l' anima mia riposa nel vedertirivestito della formae della natura di schiavo,abbassarti fino a lavare i piedi dei tuoi apostoli.

Ricordo ancora le tue parole:«Vi ho dato l' esempio,perché anche voifacciate come ho fatto io.Il discepolo non è più del Maestro...Se voi comprenderete ciò,sarete beati mettendolo in pratica.»

Le comprendo, Signore,queste parole uscite dal tuo cuoremansueto e umile.Le voglio mettere in praticacon l' aiuto della tua grazia...

Tu però, o Signore,conosci la mia debolezza:

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ogni mattino prendo l' impegnodi praticare l' umiltàe alla sera riconoscoche ho commesso ancoraripetuti atti di orgoglio.

A tale vistasono tentata di scoraggiamento,ma capiscoche anche lo scoraggiamentoè effetto di orgoglio.

Voglio, mio Dio,fondare la mia speranzasoltanto su di te.

Poiché tutto puoifa' nascere nel mio cuorela virtù che desidero.

Per ottenere questa graziadalla infinita tua misericordiati ripeterò spesso:«Gesù, mite e umile di cuore,rendi il mio cuore simile al tuo.»

Presentiamo al Signore le nostre preghiere, esprimendo le nostre intenzioni personali, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volontà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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2° incontro

Fiducia Preghiera inizialeO Dio, Padre del Signore nostro Gesù Cristo,tu ami e vuoi salvi tutti i tuoi figli:effondi su di noi quello Spirito con cui hai consacrato Gesùe l’hai mandato ad annunziare la lieta notizia ai poveri.

Donaci intelligenza del Vangelo e dell’uomoperché possiamo portare

Gesù a tutti i fratelliaiutandoli a incontrarsi con Lui che è l’unico salvatore.

O tenerezza infinita,vieni a visitare il tuo popoloe nel sangue della croce del tuo Figlioaccogli tutti nell’abbraccio del perdono;illumina coloro che sono nelle tenebre e nel dubbioe guidali al porto della verità e della pace.

O Vergine dell’ascolto, rendici docili discepoli della ParolaInvoca con noi lo Spirito, perché discenda

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e rinnovi la faccia della terra.Amen. (Marco Cè)

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Parola di Dio 29 In quel tempo, i discepoli dissero a Gesù: "Ecco, adesso parli chiaramente e non fai più uso di similitudini. 30 Ora conosciamo che sai tutto e non hai bisogno che alcuno t'interroghi. Per questo crediamo che sei uscito da Dio". 31 Rispose loro Gesù: "Adesso credete? 32 Ecco, verrà l'ora, anzi è già venuta, in cui vi disperderete ciascuno per conto proprio e mi lascerete solo; ma io non sono solo, perché il Padre è con me. 33 Vi ho detto queste cose perché abbiate pace in me. Voi avrete tribolazione nel mondo, ma abbiate fiducia; io ho vinto il mondo!" (Gv 16,29-33)

RiflessioneLa fiducia in Dio, cioè la

fede, è la nostra risposta al dono d’amore che Dio fa a tutti noi.

Dio ha fiducia in noi, pur vedendo e conoscendo i nostri limiti, le nostre difficoltà, i nostri difetti, si fida talmente tanto di noi che ci ha chiamati a collaborare alla sua stessa azione creatrice.

Così anche Gesù si è fidato dei suoi discepoli, pur sapen-do che non erano pronti e in grado di comprendere la ric-chezza del suo messaggio, li ha mandati ad annunziarlo al mondo.

E allora capiamo così che la fede, la fiducia, non è solo qualche cosa di spirituale e astratto, perché la vera fede la si vede negli effetti che produ-ce. San Paolo, nella lettera ai Romani, ci dice che il Signore trasforma tutto in bene: è vero, ma sta a noi riconoscere e accogliere quel bene e collaborare; se io non collabo-ro quel bene rimane inscatola-to, è come un bel regalo che resta chiuso nella sua confe-zione.

Come Dio trasforma tutto in bene per noi, anche noi quindi dobbiamo trasformare le no-stre situazioni, anche dolorose

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e difficili, in bene per gli altri. Il libero arbitrio sta nel fatto che tocca a noi scegliere!

Nella misura in cui noi facciamo questo, permettiamo all’amore di Dio di entrare nella nostra vita: è una dina-mica di amore ricevuto e di amore comunicato, tanto più comunichi amore, tanto più ne ricevi.

Se riusciamo a preoccupar-ci un po' meno di noi stessi e un po' più degli altri, permet-tiamo a Dio di occuparsi di noi… Così, quasi senza ren-dercene conto, scopriamo che la fiducia è parente stretta del-la felicità. Entrambe nascono dalla stessa sorgente: la con-sapevolezza di essere parte di un progetto d’amore. Questa

consapevolezza ha un primo grande effetto, ci libera dalla paura!

Paura di soffrire, di esporci, a volte paura di Dio stesso, che spesso vediamo più come un giudice che come un padre misericordioso. Gesù non ha invitato i suoi apostoli, e dun-que anche noi, ad avere la ve-rità, ma ad essere nella verità. Ed è una differenza fonda-mentale perché se io ho la verità, in base a quella giudico e condanno, se invece sono nella verità, vuol dire che sono in sintonia con l’amore di Dio che mette il bene dell’uomo al centro di tutta l’esistenza.

(Brani tratti da “FIDUCIA” incontro con Alberto Moggi)

Madre Elisabetta ci dice...Una fede in Dio, incondizionata e robusta, fu l'àncora a cui la

Serva di Dio si attaccò, fin dalla fanciullezza, e a cui si aggrappò sempre più convinta nel compimento del proprio dovere e nella realizzazione dei disegni divini, senza indietreggiare davanti a privazioni e sacrifici, che dovette sostenere per il bene spirituale e morale del prossimo. Posta davanti a difficoltà, si rivolse sempre al Signore, per ottenere l'aiuto indispensabile onde perseverare nella vocazione e nell'opera intrapresa. Alle consorelle, ricordava che l'opera umana è necessaria, ma non bisognava, però,

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"perdere di vista che ogni bene viene da Dio". La Serva di Dio era così convinta di questa verità, che anche negli eventi ordinari della vita, non faceva altro che aggrapparsi, con semplicità e fiducia, alla divina provvidenza...

Tutta compenetrata di questi principi, non desta meraviglia che li inculcasse con forza e amore alle consorelle e a chiunque l'avvicinasse; anche al fratello, che le faceva alcune rimostranze e considerazioni umane, risponde: "Vorremmo vedere, comprendere... e non abbiamo bastante fiducia in Colui che ci ricolma e circonda di sua carità. Raccogliamo tutti i lumi della fede per salire in alto, più in alto". Scriveva alla nipote Giuseppina, richiamata alla casa paterna per pochi giorni: ..." Se tu fossi sola io sarei la prima a tremare, poiché di noi stessi non abbiamo che debolezza, impotenza e miseria; ma Nostro Signore è con te dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina!"

Per la riflessione personale"Ogni mattina, quando mi sveglio, mi trovo di fronte

all'immensità dell'amore di Dio e cerco di coglierne un frammento, per poi restituirlo al prossimo" (Alberto Maggi)

Le sofferenze sono dure da accettare e da vivere… come è possibile dar loro un senso?

Vivo con gioia la mia fede?

Ho veramente fiducia nella Chiesa, sento di farne parte?

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Preghiamo insieme...

Donami la forza di guardare la luna oltre la finestra gelata,quando sono nella fredda ombra dell’attesae il tremito sotto ai miei piedimi ricorda che sono sopra un ponte,sospeso fra due rive. Cerco lo sguardo di Dioche non vacilla, che mi chiede fiducia proprio quando il miracolo non c’èe mi sussurra di farmi bastare quello che crescedavanti ai miei occhi.Attraverso questa cruna sottile sono passate tutte le mie speranze(Luigi Verdi)

O Padre, che unisci in un solo volere le menti dei fedeli, concedi al tuo popolo di amare ciò che comandi e desiderare ciò che prometti, perché fra le vicende del mondo là siano fissi i nostri cuori dove è la vera gioia.

Venga su di noi, o Padre, la potenza dello Spirito Santo,perché aderiamo pienamente alla tua volontà, per testimoniarla con amore di figli. Per il nostro Signore Gesù Cristo...

Presentiamo al Signore le nostre preghiere, esprimendo le nostre intenzioni personali, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volontà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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3° incontro

LibertàPreghiera inizialeAccogliamo lo Spiritocome la vela prende il vento,sia quel vento di passionead orientarci,per non restare predadelle nostre conquisteo permettere alle piume di possederci.

La libertà respiradentro il nostro cuore,

linfa vitale di quel vento che scuote,e quando puòtrova miriadi di varchie fa il vuoto fra i rami contorti.

Quando arriva il ventoe senti il freddonei vestiti inzuppati,allora germoglierà improvvisa,la libertàe pianterà artigli di radicinella più duradi tutte le montagne.(Luigi Verdi)

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Parola di Dio 31 “Gesù allora disse a quei Giudei che gli avevano creduto: «Se rimanete nella mia parola, siete davvero miei discepoli; 32 conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33 Gli risposero: «Noi siamo discendenti di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi dire: «Diventerete liberi»?». 34 Gesù rispose loro: «In verità, in verità io vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35 Ora, lo schiavo non resta per sempre nella casa; il figlio vi resta per sempre. 36 Se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37

So che siete discendenti di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova accoglienza in voi. 38 Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro».” (Gv 8, 31-38)

Riflessione “Perché la verità ci fa liberi?

La verità è come la luce, come l’aria, non ti opprime mai e non può essere fonte di vio-lenza o di proselitismo. Solo grazie all’apertura verso questa verità liberante, paziente e misericordiosa ogni essere umano può compiere la sua nascita.

Nasciamo veramente a noi stessi esclusivamente attraverso il legame con la verità, vissuta in ogni relazione vitale.

Se penso alla libertà di qualcuno, penso alla sua unicità, cioè al suo modo d’esse-re originale, inconfondibile, insostituibile. Perciò essere liberi (ma più propriamente si dovrebbe dire diventare liberi) non è solo un diritto inalienabile e una facoltà dell’essere umano, è anche l’emersione di un modo di esistere come persone uniche, creative e responsabili, cioè capaci di dare risposte nuove alla vita e

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persino di inaugurare situazioni inedite.

Ma libertà è anche una parola che fa sognare, che fa battere il cuore dei giovani e di quelli che non si arrendono alla vecchiaia. E’ voglia di volare.

Sentiamo spesso parlare della libertà del male in contrapposizione alla libertà del bene, quasi come se ci fossero differenti e molteplici tipi di libertà. Ma la libertà non è riducibile al libero arbitrio, semmai è la maturazione dell’unicità consapevole e creativa della persona.

Libertà e umanità procedono di pari passo e il male spezza sempre questo delicato rapporto. Infatti libertà e male sono inversamente proporzionali: più noi diventiamo liberi e più la possibilità di fare il male si riduce. Invece, più siamo confusi, dispersi, impauriti, ignoranti, ineducati, dunque meno siamo veramente liberi e più siamo preda della tentazione di aderire al male.

Esistono dei “nemici intimi” della libertà, intimi perché diventano giorno per giorno così aderenti al nostro modo di vivere che non ci accorgiamo più di portarli sulle

nostre spalle o dentro di noi e di quanto siano loro a decidere della nostra vita.

Uno dei più pericolosi, tra questi nemici intimi, è sicuramente la paura di perdere: perdere la vita, l’affetto, l’amo-re, il lavoro, la reputazione, le persone care. La nostra è sempre paura di perdere qual-cosa o qualcuno, come ad esempio si sperimenta quando nasce un fratello o una sorella e subito insorge nel figlio maggiore la paura di perdere l’affetto dei genitori.

Strettamente legato alla paura della perdita è un altro nemico intimo della libertà: l’attaccamento alle cose, alle garanzie, alle persone vissute come un possesso. Così succede spesso che per difendere questi attaccamenti perdiamo la libertà di essere noi stessi e di dedicarci al bene di altri.

La libertà autentica non è solitudine, ripudio delle relazioni, irresponsabilità, indifferenza e cinismo. Non sopporta la mancanza di senso.

Il primo criterio dirimente per riconoscere la libertà effettiva sta nel fatto che essa esprime la dignità della

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persona umana. Una libertà che sia in contrasto con la dignità è una libertà finta, suicida, autodistruttiva.

Dal rispetto della dignità, in sé e negli altri, si può giungere alla meta più alta del cammino della libertà: essa infatti si realizza compiutamente quando nella persona tutto si trasforma in amore.

Amore generoso, fedele, paziente, nonviolento, creativo, misericordioso, dunque re-sistente al male.

Allora la libertà diventa volentieri (e non per sacrificio) servizio e dedizione, diventa questo amore. E lo diventa perché si è scoperta la pienezza della felicità, che è fatta di comunione, vita buona condivisa, giustizia che guarisce le persone e le situazioni.

Questo, mi sembra, è il cammino della libertà.”

(Roberto Mancini, filosofo, da “La via della Resurrezione,

8 parole per rinascere”, ed. Romena)

Madre Elisabetta ci dice … La libertà, nel senso più ampio del termine, è stata un segno

distintivo di Madre Elisabetta. Libertà sempre condizionata al rispetto e all’obbedienza in primis a Gesù Cristo.

Chiusa nel Monastero di Pietrarubbia, scrive al padre Giancarlo: “[…] ed io mi attaccherò a questo chiostro come altre volte il servo alla gleba da lui coltivata: date lode al Signore perché Egli è buono, eterna è la sua misericordia.

All’infuori di Dio, non v’è cosa solida, nessuna, nessuna al mondo! Se è la vita, passa; se è la ricchezza sfugge; se è la salute, perdesi, se è la reputazione, la ci viene intaccata; ah, tutte le cose se ne vanno, precipitano.

O babbo, mi permetta che io attenda qui il premio di opere buone, di buoni pensieri, di desideri buoni, imperocchè Dio, che solo è buono, anche dei buoni desideri tien conto. Dio mi fa tante

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offerte! Vuole dunque che non mi curi tosto della Sua amicizia, che non faccia tosto gran caso delle Sue promesse?

Babbo veneratissimo, glielo dico: ho un vivo desiderio di far del bene, di pregare tanto per la gloria di Dio, anzi per la maggior gloria di Dio… nella casa di Dio”. (Positio pag. 29)

D’altra parte la stessa Regola agostiniana, studiata e approfondita lungamente dalla Beata Elisabetta, lascia spazio alla libertà, all’intuizione e alla maturazione della Comunità.

“Vorrei che tutto il mio essere tacesse e in me tutto adorasse, e così penetrare ognor più in Lui ed esserne così piena da poterlo dare a quelle povere anime che non conoscono il dono di Dio! Che io me ne stia sempre sotto la grande visione di Dio…” (Positio pagg. 29-30)

Per la riflessione personale Quali sono i “nemici intimi” della tua libertà?

In quali situazioni e con quali persone ti sei sentito veramente libero?

Nella società odierna, secondo te, quali sono i maggiori limiti della libertà di ciascuno di noi?

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Preghiamo… Signore Gesù Cristo, ti sei fatto inchiodare sulla croce, accettando la terribile crudeltà di questo dolore, la distruzione del tuo corpo e della tua dignità.

Ti sei fatto inchiodare, hai sofferto senza fughe e senza compromessi.

Aiutaci a non fuggire di fronte a ciò che siamo chiamati ad adempiere.

Aiutaci a farci legare strettamente a te.

Aiutaci a smascherare quella falsa libertà che ci vuole allontanare da te.

Aiutaci ad accettare la tua libertà “legata” e a trovare nello stretto legame con te la vera libertà. (Joseph Ratzinger)

Presentiamo al Signore le nostre preghiere, esprimendo le nostre intenzioni personali, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volontà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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4° incontro

LeggerezzaPreghiera inizialeDio, leggero come il vento senza patria,ti levi nella notte degli uominicome amante in cerca del cuore dell’amato.

Tu che cammini sulle acque,sapendo che la danza mette in fuga la paura,rendici leggeri verso un ignoto volo.

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Leggeri, con la forza del semeChe fa crescere il fruttoDi chi si appoggia alla vitaQuando si fa povera.(Luigi Verdi )

Parola di Dio18 Non ricordate più le cose passate,non pensate più alle cose antiche!19 Ecco, faccio una cosa nuova:proprio ora germoglia, non ve ne accorgete?Aprirò anche nel deserto una strada,immetterò fiumi nella steppa. (Isaia 43,18-19)

RiflessioneLa leggerezza comincia dal

non portare fardelli, dal non avere punti di riferimento e nello smarrimento più asso-luto; come il popolo d’Israele finalmente sente che Dio si avvicina, che soffia amore sulla sua vita. Com’è leggero questo sentire, in semplicità eppure profondo, perché ha compreso che Dio ama per primo e quello che come popolo può fare è di fargli posto cioè di accoglierlo e seguire le sue vie.

Abbandonarsi all’amore di Dio e svincolarsi dal possesso è una grande ricchezza di cui è quasi priva la società attuale. Oggi viviamo al tra-monto di un’epoca malvagia dominata da un sistema economico che ha bisogno di distruggere molta parte dell’u-manità per affermarsi; e questo motivo incide profondamente proprio su quella facoltà psico-affettiva dalla quale possono sorgere la leggerezza e la gioia di vivere. Quella gioia che invade tutto

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l’essere e lo libera da tutti i pesi in modo da essere soddisfatta di quello che ha e che investe tutto nell’amore dell’incontro con l’altro.

E’ l’altro che ci libera dal nostro noi, dal nostro centrare tutto su di noi stessi e che permette all’amore di fluire. Ce lo ha detto Gesù: se vuoi salvare la tua anima devi perderla. E perderla vuol dire uscire da una dimensione individuale e cercare nell’altro la nostra gioia, la liberazione dalla nostra angoscia personale, perché l’altro, i poveri in modo particolare, che non hanno sicurezze, che non sanno nemmeno se mangeranno domani, hanno un senso tenace della vita e ci trasmettono fiducia, gioia, tenerezza. Quella tenerezza che non nasconde che nel mondo ci sono dei conflitti, che c’è il male, che viene la morte, considerata l’episodio più bello, ma ci fa comprendere che la leggerezza è quella di colui che ha trovato nel cammino spirituale che il mondo è nelle mani di Dio e che tutto diventa poesia e leggerezza.

Forse nessuno è riuscito come Giacomo Leopardi, a rappresentare in maniera così

chiara e bella che cos’è la leggerezza. Quest’uomo tor-mentato, che non ha conosciuto quasi mai la leggerezza, ha vissuto un momento come quello che descrive nell’Infinito:

Sempre caro mi fu quest’ermo colleE questa siepe, che da tanta parteDell’ultimo orizzonte il guardo esclude.Ma sedendo e mirando, interminatiSpazi di là da quella, e sovrumaniSilenzi, e profondissima quieteIo nel pensier mi fingo; ove per pocoIl cor non si spaura. E come il ventoOdo stormir tra queste piante, io quelloInfinito silenzio a questa voceVo comparando: e mi sovvien l’eternoE le morte stagioni, e la presenteE viva, e il suon di lei. Così tra questaImmensità s’annega il pensier mio:e il naufragar m’è dolce in questo mare

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E’ un ragazzo, un bambino quasi, ma evidentemente già adulto, che si mette a giacere dietro una siepe e immagina che cosa ci sia al di là. C’è il cosmo, il mondo, l’infinito. Il poeta lascia che la sua fantasia si muova liberamente

e in silenzio dentro questi spazi immensi .E la frase conclusiva è veramente chiara per descrivere che cos’è la tenerezza e che cos’è la leggerezza.

(Incontro con Arturo Paoli – Edizioni Romena)

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Dall’Esortazione Apostolica Post-Sinodale CHRISTUS VIVIT del Santo Padre Francesco ai giovani e a tutto il popolo di Dio

144. Questa proiezione verso il futuro che si sogna, non significa che i giovani siano completamente proiettati in avanti, perché allo stesso tempo c’è in loro un forte desiderio di vivere il presente, di sfruttare al massimo le possibilità che questa vita dona loro. Questo mondo è pieno di bellezza! Come possiamo disprezzare i doni di Dio?

145. Contrariamente a quanto molti pensano, il Signore non vuole indebolire questa voglia di vivere. Fa bene ricordare ciò che insegnava un sapiente dell’Antico Testamento: «Figlio, per quanto ti è possibile, trattati bene [...]. Non privarti di un giorno felice» (Sir 14,11.14). Il vero Dio, quello che ti ama, ti vuole felice. Ecco perché nella Bibbia troviamo anche questo consiglio rivolto ai giovani: «Godi, o giovane, nella tua giovinezza, e si rallegri il tuo cuore nei giorni della tua gioventù. [...] Caccia la malinconia dal tuo cuore» (Qo 11,9-10). Perché è Dio che «tutto ci dà con abbondanza perché possiamo goderne» (1 Tm 6,17).

146. Come potrà essere grato a Dio chi non è capace di godere dei suoi piccoli regali di ogni giorno, chi non sa soffermarsi davanti alle cose semplici e piacevoli che incontra ad ogni passo? Perché «nessuno è peggiore di chi danneggia se stesso» (Sir 14,6). Non si tratta di essere insaziabili, sempre ossessionati da piaceri senza fine. Al contrario, perché questo ti impedirà di vivere il presente. Si tratta di saper aprire gli occhi e soffermarti per vivere pienamente e con gratitudine ogni piccolo dono della vita.

147. È chiaro che la Parola di Dio ti invita a vivere il presente, non solo a preparare il domani: «Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena» (Mt 6,34). Questo però non significa lanciarsi in una dissolutezza irresponsabile che ci lascia vuoti e sempre insoddisfatti, bensì vivere pienamente il presente, usando le energie per cose buone, coltivando la fraternità, seguendo Gesù e apprezzando ogni piccola gioia della vita come un dono dell’amore di Dio.

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Madre Elisabetta ci dice...“All’infuori di Dio, non v’è cosa solida, nessuna, nessuna al

mondo! Se è la vita passa, se è la ricchezza sfugge, se è la salute perdesi, se è la reputazione la ci viene intaccata. Ah, tutte le cose se ne vanno, precipitano!”

Elisabetta Renzi donna fragile, debole, sul piano fisico, ma donna che affronta mille difficoltà con tenerezza e leggerezza, perché ha le radici in Dio. Il sapere di essere amati di un amore immenso, indistruttibile, fino e oltre la morte, dà felicità. Non è facile superare la propria umanità e sperare in ciò che non si vede; è importante affidarsi a Dio perché Gesù ci dice: “Qualunque cosa chiederete con fede nella preghiera, abbiate fiducia di ottenerla”.

Tale atteggiamento presuppone un cuore pacificato da Cristo come quella della beata Elisabetta

Soleva ripetere: “Spargi dei fiori, non lasciare sfuggire nessun sacrificio per quanto piccolo, uno sguardo, una parola: approfitta delle minime occasioni e dì: Voglio soffrir per amore, ed anche per amore gioire, e così i porgerò dei fiori”. (dalla Positio)

Per la riflessione personale Nonostante le fatiche del quotidiano, come riesco un po’

alla volta ad apprezzare il “qui e ora” che mi viene donato?

Coltivo la gratitudine a Dio, per ciò che mi viene offerto, e come gliela manifesto?

Come mi esercito nel vivere l’alleluia che sta di casa di là del calvario?

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Preghiamo...

Salmo 1

Beato l'uomo che non segue il consiglio degli empi,non indugia nella via dei peccatorie non siede in compagnia degli stolti;

ma si compiace della legge del Signore,la sua legge medita giorno e notte.

Sarà come albero piantato lungo corsi d'acqua,che darà frutto a suo tempoe le sue foglie non cadranno mai;riusciranno tutte le sue opere.

Non così, non così gli empi:ma come pula che il vento disperde;

perciò non reggeranno gli empi nel giudizio,né i peccatori nell'assemblea dei giusti.

Il Signore veglia sul cammino dei giusti,ma la via degli empi andrà in rovina.

Presentiamo al Signore le nostre preghiere, esprimendo le nostre intenzioni personali, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volontà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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5° incontro

PerdonoPreghiera inizialeDonaci il fuocoChe ci forza al perdono,in cui non si perdona nulla a nessuno,dove l’odio requisisce gli sguardie il dolore trattiene la rabbia.

Ma io quando ritroverò il coraggiodi chiedere perdono alla bellezza,se lascio che il male prosciughi la fonte,se vendico il passatoinvece di salvare il futuro?

Attendo chi mi prenda per mano,mi tolga il peso dalle spalle,mi sleghi dalla colpa.Allora potrò Riconciliarmi col mio volto

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E il mio volto con i vostri occhi. (Luigi Verdi)

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Parola di Dio11 Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. 12 Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. 13 Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. 14 Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. 15 Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. 16 Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. 17 Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! 18 Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; 19 non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. 20 Partì e si incamminò verso suo padre.Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. 21 Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. 22 Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi. 23 Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, 24 perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa. (Luca 15,11-24)

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RiflessioneIl perdono, come si evince

dal passo del Vangelo, è anzitutto appannaggio divino: l’atto misericordioso di chi tutto vede e sa, di chi conosce i difetti e le mancanze dei suoi figli, ma che dà sempre loro un’altra possibilità di reden-zione.

In una omelia sul vangelo di Luca, Papa Francesco dice:

“La figura del padre della parabola svela il cuore di Dio. Egli è il Padre misericordioso che in Gesù ci ama oltre ogni misura, aspetta sempre la nostra conversione ogni volta che sbagliamo; attende il nostro ritorno quando ci allontaniamo da Lui pensando di poterne fare a meno; è sempre pronto ad aprirci le sue braccia qualunque cosa sia successa. Come il padre del Vangelo, anche Dio continua a considerarci suoi figli quando ci siamo smarriti, e ci viene incontro con tenerezza quando ritorniamo a Lui. E ci parla con tanta bontà quando noi crediamo di essere giusti. Gli errori che commettiamo, anche se grandi, non scalfiscono la

fedeltà del suo amore. Nel sacramento della Riconcilizione possiamo sempre di nuovo ripartire: Egli ci accoglie, ci restituisce la dignità di figli suoi e ci dice: “Vai avanti! Sii in pace! Alzati, vai avanti!”

L’uomo fa dunque esperienza del perdono attraverso il divino e dal divino trae insegnamento per essere in grado di perdonare a sua volta; la misura del perdono, invece, viene determinata da quanto si è capaci di perdo-nare: “Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”.

Quando si parla di perdono tra gli uomini, si corre spesso il rischio di banalizzare un processo molto articolato, che passa dalla consapevolezza del torto subito, all’accettazio-ne del dolore che tale torto provoca fino all’affrancamento dall’odio per imparare a guardare con sguardo lucido e profondo la realtà, giungendo così a cogliere anche il bene attorno a noi. Il rischio è, infatti, quello di sovrapporre il

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concetto di perdono con quello di rimozione, ovvero di oblio, dell’accaduto. Perdona-re non equivale a dimenticare poiché è azione che si indirizza verso l’altro o gli altri individui coinvolti, non verso il male che si è subito: va responsabilmente custodita la memoria di quest’ultimo, senza tuttavia giustificarlo.

Perdonare, al contrario, non è assimilabile ad un semplice colpo di spugna: è un lungo e faticoso percorso, fatto di cadute, regressioni, progressi, che coinvolge due o più individui. Tuttavia, se affrontato nel modo giusto, è il viatico che conduce all’affran-camento sia dal dolore che dall’odio. Come dice mirabil-mente la filosofa tedesca Hanna Arendt, che ha vissuto sulla sua pelle gli orrori del nazismo, “il perdono spezza la coazione a ripetere, la catena della colpa e della vendetta, spezza le simmetrie dell’odio”.

Non sempre è possibile, per chi perdona, stabilire o

ristabilire un legame con chi è stato la causa della sofferenza: a volte quanto è accaduto segna irrimediabilmente il destino dei protagonisti. Tuttavia, quando si riesce a stabilire un legame tra perdono e amore, quando la tenerezza si fa veicolo di pace, allora ciò che si realizza è molto simile al perdono di Dio. La tenerezza, infatti, è espressione di un legame che si rifiuta di morire anche dopo essere stato ferito: consente cioè di colmare le distanze, di superare lo squilibrio tra chi ha sbagliato e chi ha subito. Senza l’intervento della tenerezza, infatti, chi concede il perdono rischia di elevarsi e guardare dall’alto in basso chi ha bisogno di elemosinare il perdono.

L’amore, in tale caso, ristabilisce le asimmetrie e consente di ripartire in parità nel rapporto.

(Tratto da “La via della Resurrezione, 8 parole per rinascere”, ed. Romena)

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Madre Elisabetta ci dice...Ripercorrendo la biografia della Beata, si apprende che, poco

prima di morire, l’ultima richiesta con cui si congeda dalle consorelle è quella di ricevere il perdono da parte loro.

Dal Florilegio, mese di Agosto:

14 Domando perdono a tutte, di tutti i falli e mancamenti miei. Pregate per me. Addio, figlie dilettissime! Addio!... Io vedo... io vedo... io vedo!

Colpisce l’abnegazione con cui rinuncia, perfino negli ultimi istanti di vita, a mettere se stessa al centro dell’evento: essa è, sì, protagonista del perdono che invoca ma, l’umiltà e la consapevolezza di essere peccatrice, la pongono nel ruolo “passivo” del processo di riconciliazione.

Segno dunque che essa, in pace nei confronti del prossimo, può infine ardire a chiedere che con la preghiera le vengano rimessi i suoi peccati. (dalla Positio)

Per la riflessione personale Perché, secondo te, costa tanta fatica perdonare?

Quando si parla di perdono spesso si dice “abbiamo fatto pace”. Tu ritieni che sia proprio così?

Come ti sei sentito dopo avere perdonato? E come si è sentita la persona a cui hai concesso il tuo perdono? Ti sei mai ribellato/a qualche volta a Dio? Cosa hai sperimentato nella ribellione? Quando hai trovato la pace e la serenità nel tuo cuore?

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Signore, fa’ di me uno strumento della tua pace.

Dov’è offesa, che io porti il perdono.

Dov’è odio, che io porti l’amore.

Dov’è discordia, che io porti l’unione.

Dov’è errore, che io porti la verità.

Dov’è dubbio, che io porti la fede.

Dov’è disperazione, che io porti la speranza.

Dove sono le tenebre, che io porti la luce.

Dov’è tristezza, che io porti la gioia.

O Maestro, fa’ che io non cerchi tanto a essere consolato, quanto a consolare; a essere compreso, quanto a comprendere; a essere amato, quanto ad amare.

Poiché: è dimenticando se stessi che si trova, è perdonando che si è perdonati, è morendo che si risuscita a vita eterna. Amen. (San Francesco d’Assisi)

Presentiamo al Signore le nostre preghiere, esprimendo le nostre intenzioni personali, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volontà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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6° incontro

FedeltàPreghiera inizialeSpirito Santo, che riempivi di luce i profeti e accendevi parole di fuoco sulla loro bocca, torna a parlarci con accenti di speranza. Frantuma la corazza della nostra assuefazione all’esilio. Ridestaci nel cuore nostalgie di patrie perdute. Dissipa le nostre paure.

Scuotici dall’omertà. Liberaci dalla tristezza di non saperci più indignare per i soprusi consumati sui poveri. E preservaci dalla tragedia di dover riconoscere che le prime officine della violenza e della ingiustizia sono ospitate dai nostri cuori. (Don Tonino Bello)

Parola di Dio

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9 Gesù disse ai suoi discepoli: Procuratevi amici con la disonesta ricchezza, perché, quand'essa verrà a mancare, vi accolgano nelle dimore eterne.10 Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto; e chi è disonesto nel poco, è disonesto anche nel molto.11 Se dunque non siete stati fedeli nella disonesta ricchezza, chi vi affiderà quella vera? 12 E se non siete stati fedeli nella ricchezza altrui, chi vi darà la vostra?13 Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona».14 I farisei, che erano attaccati al denaro, ascoltavano tutte queste cose e si beffavano di lui. 15 Egli disse: «Voi vi ritenete giusti davanti agli uomini, ma Dio conosce i vostri cuori: ciò che è esaltato fra gli uomini è cosa detestabile davanti a Dio. (Lc 16, 9-15)

RiflessioneSiamo giunti alla sesta

tappa del cammino del cambiamento e della riscoperta delle nostre radici.

In questa tappa vogliamo approfondire il significato della parola fedeltà con l’aiuto dalla teologa domenicana Antonietta Potente.

Riflettendo sulla fedeltà, ella dice che per lei è stare sulla porta, dove si vede bene ciò che si ha davanti e si osservano gli spazi verso i quali dobbiamo andare, perché sono più vasti di quelli che noi percorriamo. I monaci

chiamavano la fedeltà una sorta di “stabilità” cioè una posizione del corpo e dello spirito, della mente e del cuore che ci fa restare presenti e contemporanei al tempo in cui siamo chiamati a vivere, cioè il nostro tempo, caratterizzato da giorni difficili per tutti i popoli, anzi, per l’universo intero: terra, aria, acqua. E dobbiamo starci, decidendo anche da che parte stare, senza lasciarci distrarre, lungo il cammino, dal nostro orgoglio che ci impedisce di uscire da noi stessi e di scoprire gli altri.

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Poiché la riflessione sulla fedeltà ci collega intuitivamente al nostro tempo, ci viene da pensare che la fedeltà ha a che fare con l’attesa, con la pazienza di aspettare, con la difficoltà di far coincidere i nostri desideri con la realtà diversa che viviamo. Comprendiamo bene, allora, che la fedeltà è in stretta relazione con la pazienza e che tempo e spazio sono due dimensioni importanti del nostro vivere quotidiano: viviamo in un luogo e siamo contemporanei nel tempo. Questo, però, non significa che noi siamo il tempo, ma che impariamo a vivere nel tempo, giorno dopo giorno, senza neppure accorgerci delle trasformazioni fisiche che avvengono in noi e che, invece, dovrebbero coincidere con i cambiamenti del nostro modo di essere, il quale impara a vivere con pazienza nel tempo. Se questo avviene, significa che abbiamo vissuto in dialogo con il tempo. Spesso, però, noi agiamo come se fossimo padroni del tempo che, naturalmente, è libero e trascina persone ed eventi con sé.

Infatti, possiamo chiederci: dove siamo noi oggi? Ci accorgiamo che la nostra cultura è basata su un sistema economico che esclude, elimina una parte del mondo? Il tempo è una realtà con cui dialogare se vogliamo starci saggiamente, con giustizia, nella pace, che è frutto della pazienza.

La fedeltà, in definitiva, è una virtù da vivere quotidianamente. Essa genera amore e ci fa essere presenti nel nostro tempo con il pensiero, le pratiche di vita, le scelte, i gesti, lo stile, la ricerca del vero, del bello, della giustizia. Non possiamo, perciò, non essere fedeli alla nostra vita, che ci porta a scrutare la realtà, a toccarla, a conoscerla, ad ascoltarla, stando al nostro posto, senza invadere lo spazio degli altri, in silente attesa, perché la fedeltà ci accompagna a scrutare il presente con prudenza per aiutarci a vivere.

Pertanto, ci chiediamo se è sempre facile essere fedeli e rispondiamo di no. Come accade per ogni virtù, in effetti, anche per esercitare la fedeltà, troviamo ostacoli, perché essa richiede silenzio, attesa, prudenza, trasparenza,

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giustizia. E tutto questo sembra addirittura impossibile nel mondo di oggi dove prevale la fretta, il tutto subito, la tecnologia, il potere, la guerra, la divisione, la disonestà.

Che fare? E’ prioritario ascoltare, seguire, fare quello che ha fatto l’Unico Maestro,

con stabilità e verità. Inoltre, scrutando i segni del tempo, possiamo rispondere adeguatamente ai bisogni reali di chi fa parte del nostro quotidiano e, se necessario, dei popoli più lontani, del mondo intero.

(Tratto da “La via della Resurrezione, 8 parole per rinascere”, ed. Romena)

Madre Elisabetta ci dice ...“Si procuri sollievo o rimedio alla miseria umana…Noi non

avremo da rendere conto a Dio soltanto di aver commesso il male, ma molto di più di non aver fatto quel bene che era nelle nostre forze di fare… Peraltro io patisco l’amarissima tribolazione di vedere i bisogni e non trovare i rimedi…

Uno degli atti di fede più meravigliosi, più rari che si possono fare nelle tenebre dell’esilio,

è quello di creare un’istituzione, un ordine religioso…Propongo di rimanere costante nella vocazione e nell’ufficio

che ho presentemente fintantoché al Signore piacerà, senza attendere alle difficoltà che si frappongono: ed invece di mirare agli ostacoli che vorrebbe il demonio farmi sembrare insuperabili, mi abbandonerò ciecamente nelle braccia della Provvidenza acciò disponga di me come le piace…

Solo il cielo è eterno. Camminiamo alla sua volta in amore e pazienza…

Io porto Colui che mi porta …” (da“Relatio et vota”).Le affermazioni, appena citate, ci testimoniano con quanta

fedeltà, prudenza, pazienza, stabilità, attesa e attenzione ai bisogni dei suoi tempi, Madre Elisabetta ha vissuto.57

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Per la riflessione personale Viviamo il nostro tempo con attenzione, per scoprire i

bisogni materiali e spirituali degli altri?

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Siamo “stabili”, in attesa, pazienti di fronte alla difficoltà di non vedere coincidere i nostri desideri e obiettivi con la realtà che viviamo o preferiamo evadere?

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Riusciamo a dialogare con il mondo di oggi? Da che parte stiamo?

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Preghiamo...Signore Gesù, tu ci inviti ad essere tuoi testimoni nella realtà in cui viviamo, ma constatiamo che non è sempre facile, perché tutto “corre” intorno a noi e rischiamo di essere trascinati dalle “mode del tempo”.

Ti chiediamo saggezza per capire, cuore aperto per rispondere, pazienza per attendere, stabilità e fedeltà per seguire il Tuo insegnamento.

Non permettere mai che le nostre scelte e il nostro stile di vita non risponda al tuo disegno di salvezza per tutta l’umanità. Amen.

Presentiamo al Signore la nostra preghiera personale per la conversione di uno dei nostri cari oppure di un amico/a, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volontà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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7° incontro

Tenerezza

Preghiera inizialeQuando i gesti dell’amoresi placano,quando la pellesi stacca dalla mascherae il dolore mitesi cala nello sguardo, quando verso lacrime nudee cerco con mani di cieco,64

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Dio passa attraversoi miei occhi inteneriti.La sua dolcezzami copre come ala,calma i tumulti del mio cuoree nelle ferite aperteè più del balsamocol quale guarisce. (Luigi Verdi)

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Parola di Dio1 Ma Giona ne provò grande dispiacere e ne fu indispettito.2 Pregò il Signore: «Signore, non era forse questo che dicevo quand'ero nel mio paese? Per ciò mi affrettai a fuggire a Tarsis; perché so che tu sei un Dio misericordioso e clemente, longanime, di grande amore e che ti lasci impietosire riguardo al male minacciato.3 Or dunque, Signore, toglimi la vita, perché meglio è per me morire che vivere!».4 Ma il Signore gli rispose: «Ti sembra giusto essere sdegnato così?».5 Giona allora uscì dalla città e sostò a oriente di essa. Si fece lì un riparo di frasche e vi si mise all'ombra in attesa di vedere ciò che sarebbe avvenuto nella città. 6 Allora il Signore Dio fece crescere una pianta di ricino al di sopra di Giona per fare ombra sulla sua testa e liberarlo dal suo male. Giona provò una grande gioia per quel ricino. (Giona 4,1-6)

RiflessioneLa tenerezza per me è un

sentimento forte. Ci si arriva, è un percorso. Spesso diventiamo teneri dopo che la vita ci ha stagionato ben bene, stanato, sbocconcellato, ma anche dopo aver conosciuto il male che facciamo a noi stessi indurendoci. La tenerezza non c'è dove c'è severità, giudizio malevolenza. Per me è un po' come una sorella minore della compassione, meno notevole, meno in prima linea, è un po' timida la tenerezza, ha il muso

di un animale dei boschi, é schiva e delicata. ... Chi è tenero non vuole farcela a tutti i costi, vuole sentire come sta e sentire come stanno gli altri, è sorella e fratello, non è genitore, non è maestro. La tenerezza sa stare alla pari, fianco a fianco, non è frontale. ...

Ecco la tenerezza trova misteri dove altri vedono problemi...

Penso che la tenerezza co-me tutte le virtù, cioè le forze,

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sia coltivabile, non comandabile...

Una mia bambina ha scritto: "Io vicino a un fiore fiorisco”. Essere disposti a farsi fiore, lasciarsi avvicinare, annusare, eventualmente strappare, profumare senza scopo, se qualcuno passa, bene, altrimenti pazienza. Non essere forti. Ma consapevol-mente fragili. Questa è la tenerezza che possiamo passarci io e le mie bambine e bambini, una tenerezza da minatori, andiamo a cercarla nei bassifondi di noi, non è immediata. Ci hanno ferito tanto, siamo sempre all'erta, ma prima o poi arriva qualcuno che ci fa vedere le mani nude e vuote e allora arriva la fiducia, provvisoria certo, ma dalla fiducia salta fuori la tenerezza, come il coniglio dal cappello. …

La gratitudine è sorella della tenerezza. ...

La tenerezza apre un varco nelle nostre armature di opinioni, giudizi, discriminazio-ni. Si vede quando una faccia si scioglie, quando un corpo lascia cadere le tensioni. ...

La tenerezza nasce natu-rale, fiume silenzioso e impe-tuoso, dalla conoscenza alla morte. Se guardo un altro e so

che è mortale, cadono tante barriere, ragione e torto, risentimenti, pareggi.

Mancherà a se stesso, ai suoi affetti, al mondo, mancheremo tutti, tenerezza per la nostra condizione di polvere che torna al volo. ...

La tenerezza salva la vita, connette piccolo e grande, aperto e chiuso, appena nato e vecchio, mondi diversi, regni non solo umani. Guardi il cielo e senti quanto sei piccolo, Ma sai anche che chiunque lo guarda e il centro dell'intero universo. Stella che guarda stella. Non esiste tenerezza per niente e per nessuno se non esiste prima di tutto per sé stessi.

La tenerezza rivolta a noi stessi spazza la stanza dell'anima, ne fa un cortile aperto e vuoto, pronto a ricevere gli altri con altrettanta tenerezza. ...

Sarebbe bello trovare una misura equanime per sé e per gli altri e, senza farsi male con l'indulgenza, non guardare con severità nessuno al mondo.La tenerezza è atletica. Nomade, non è una qualità statica. Va aggiornata. E’ atletica perché deve saper balzare, essere flessibile e

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vigorosa insieme, allungarsi e allargarsi. Se proviamo tenerezza per qualcuno si e qualcuno no, stiamo solo seguendo una preferenza. L'atletica della tenerezza è esercitarla con chi ci sta antipatico o con chi ci provoca malevolenza e perfino odio. Riuscire a guardare con tenerezza i duri o peggio ancora i cinici e riuscire a capire le ragioni dell'altro, a fondare lo sguardo nella sua origine, vederlo bambino. Oppure morto. Non c’è bene senza conoscenza, quello è un bene che non fa bene, come la conoscenza senza il bene è solo vuota erudizione. L’equanimità e smetterla di dare così tanta importanza alle nostre preferenze imme-diate e sentire più profondamente cosa c'è dietro o sotto chi ci è antipatico. ... La tenerezza è uno stato, un luogo a cui si può accedere se non la si tratta solo come un sentimento, ma come un metodo, una via piccola al bene grande, la non dualità, la non discriminazione. …

Quando, fino a che punto ci si deve disarmare, esseri indifesi, per poter godere della tenerezza?

Credo che il cuore sia una

porta e tutte le porte hanno i cardini. Così non si tratta di spalancare il cuore o di serrarlo ermeticamente, ma di seguire le millimetriche varia-zioni tra apertura e chiusura, disarmo e corazza. Essere indifesi non significa perdere la consapevolezza nè il senso dei propri confini. Io ero una che chiunque poteva farmi di tutto e non sapevo dire no. Così, ero piena di rabbia non vista è stanchissima, demolita. Poi, con un lungo, paziente lavoro sono arrivata a comprendere che i no sono dei sì a me stessa e che proteggersi non è armarsi.

Un tempo mi lasciavo attraversare da qualsiasi cosa, ora metto i confini o semplicemente li sento. Ricevo l'esperienza dell'altro, ma faccio anche sentire che io ci sono e che il mio spazio vitale non va invaso. ...

Il silenzio è una grande fonte di tenerezza, senza gettarci nel rischio dello spellamento, perché noi abbiamo bisogno di pelle, perché agli indifesi fa male destrutturarsi: sono già al nocciolo, hanno bisogno di sentire la pelle, il nido, la tana. La mia unica patria e il mio corpo ed è così per molti dei

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bambini e delle bambine che incontro. ... certo, chi invece ha basato la sua vita sulla forza, sul consenso, la competizione, chi vede ovunque avversari, ha bisogno di disarmo, di sentire che aprirsi è un rischio che vale la pena di correre per sentire la fratellanza, la sorellanza, il vacillare tutti insieme. Non lasciarsi manipolare è tenerezza verso sé stessi. Non voglio essere buona, voglio essere autentica e siccome ho fiducia nell'essere umano so che coincidono.

Senza tenerezza è possibi-le l'incontro, l'amicizia?

Per me no. Cerco amiche e amici che non mi sgridino, che mi accolgano per come sono, che mi facciano spazio nella loro vita e chiedono spazio nella mia. Non cerco insegnanti sgridaioli o proprietari del bene e del male, cerco maestri di tenerezza e di accompagnamento... Allora cambio, se non mi si chiede di cambiare, se mi si accoglie così come sono, difficile e scomoda come sono, io cambio. Per amore. Per non far male. Per fiducia. ... non è proibito volere la tenerezza, volersi unici per qualcuno,

chiedere: "Mi vuoi bene? E’ come chiedere: "Ci sono per te? Sono al mondo? Resti con me a fare mondo insieme? Che male c'è?”.

Purtroppo abbiamo il mito dell'autonomia, dell'orgoglio, del faccio tutto da me. Io ho bisogno degli altri e questo bisogno mi fa paura, ma lo sento lo stesso. Siamo interdipendenti, come lo è la pioggia dalla terra e dalle nuvole, come gli alberi dalle radici e dal cielo, come gli animali dal bosco e dagli altri animali, come tutto fa parte di tutto.

 La tenerezza serve anche a riparare le relazioni scucite, i piccoli grandi drammi che avvengono nelle nostre vite... entra quindi a far parte del processo del perdono?

Io preferisco consegna.Se qualcuno ha fatto un male grande, un male gigante, io non perdono. Consegno. Alla giustizia, al mondo se è possibile. Altrimenti è in ogni caso, consegno all'infinito, a Dio. A chi fa un danno non fa bene un dono. Gli fa bene capire. La consegna è opera lenta e paziente e la tenerezza è un risultato ultimo. ... non c'è perdono se prima non so di essere stata colpita, offesa e

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se non sento il desiderio di giustizia, Se non sento che la tenerezza è desiderio che l'altro capisca, comprenda il male che ha fatto e che si è fatto. Altrimenti, la tenerezza diven-ta un sentimento confuso, nebbioso, celestino, non celestiale. Celestiale è mettere l'altro di fronte al male, portarlo a comprendere insieme, parlarsi incontrarsi in quel vuoto che sta tra te e me, lo spazio della carità, dell'amore possibile. Se non c'è vuoto tra me e te e cioè se c'è violenza e sopruso, devo prima ritrova-re le misure, le giuste posizioni, le distanze da cui parlarsi, la giustizia. Ti consegno all’ego dei tuoi gesti, al lascito di quello che hai fatto, lo vedi, lo senti? Puoi guardarmi negli occhi? Puoi vedere quello che mi hai fatto? Ecco, io ti consegno alla vita grande, quella che non divide bene e male, ma non li confonde, quella che sa essere tenera perché vede l'ignoranza è il male spaven-toso, la solitudine micidiale dell'assassino, del tiranno. Dio ama Caino e gli mette in fronte un segno perché nessuno lo colpisca per vendicare Abele. Ma il sangue di Abele ha

urlato per chiedere giustizia. E Dio scaccia Caino, lo scaccia e lo protegge insieme. Lo con-segna alla sua solitudine. Questa storia mi fa sentire che sono sia Abele che Caino, mi va bene essere ora l'uno ora l'altro esposti tutti e due, amati tutti e due, con giustizia, non con preferenza.

La tenerezza può davvero sanare ogni ferita... Forse non saremo mai totalmente sanati, ma impariamo a stare bene con le ferite, a portarle come fiori all'occhiello, non meda-glie, ma fiori e collane, bellezze sacre perché oscure, misteriose. Le ferite ci fanno unici e insieme parti di un tutto costantemente esposto alla ferita. ... nessuno può davvero risparmiarmi e io non posso risparmiare nessuno. Sapere che feriamo anche noi e non solo siamo feriti è un balzo nella gioia della vera fratellanza. ...

Essere guardati con tenerezza cura la nostra condizione d'essere che è fragile, in equilibrio precario, perduta nelle minuzie eppure leggendaria. 

La tenerezza è un modo di guardare, una visione giusta, imparziale: mi tocchi il cuore, mi apri, ti ospito.

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(dal libro “Tenerezza” di C.L. Candiani)

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Papa Francesco e la Teologia della Tenerezza

Vorrei proporvi tre spunti. Il primo riguarda l’espressione teologia della tenerezza. Teologia e tenerezza sembrano due parole distanti: la prima sembra richiamare l’ambito accademico, la seconda le relazioni interpersonali. In realtà la nostra fede le lega indissolubilmente. La teologia, infatti, non può essere astratta – se fosse astratta, sarebbe ideologia –, perché nasce da una conoscenza esistenziale, nasce dall’incontro col Verbo fatto carne! La teologia è chiamata allora a comunicare la concretezza del Dio amore. E tenerezza è un buon “esistenziale concreto”, per tradurre ai nostri tempi l’affetto che il Signore nutre per noi. … perché l’amore di Dio non è un principio generale astratto, ma personale e concreto, che lo Spirito Santo comunica nell’intimo. Egli, infatti, raggiunge e trasforma i sentimenti e i pensieri dell’uomo. … gli altri due spunti che vorrei offrirvi: la bellezza di sentirci amati da Dio e la bellezza di sentirci di amare in nome di Dio.

Sentirci amati. È un messaggio che ci è pervenuto più forte negli ultimi tempi: dal Sacro Cuore, da Gesù misericordioso, dalla misericordia come proprietà essenziale della Trinità e della vita cristiana. … La tenerezza può indicare proprio il nostro modo di recepire oggi la misericordia divina. La tenerezza ci svela, accanto al volto paterno, quello materno di Dio, di un Dio innamorato dell’uomo, che ci ama di un amore infinitamente più grande di quello che ha una madre per il proprio figlio (cfr Is 49,15). Qualsiasi cosa accada, qualsiasi cosa facciamo, siamo certi che Dio è vicino, compassionevole, pronto a commuoversi per noi. Tenerezza è una parola benefica, è l’antidoto alla paura nei riguardi di Dio, perché «nell’amore non c’è timore» (1 Gv 4,18), perché la fiducia vince la paura. Sentirci amati significa dunque imparare a confidare in Dio, a dirgli, come Egli vuole: “Gesù, confido in te”.

Queste e altre considerazioni può approfondire la ricerca: per dare alla Chiesa una teologia “gustosa”; per aiutarci a vivere una fede consapevole, ardente di amore e di speranza; per esortarci a piegare le ginocchia, toccati e feriti dall’amore divino.

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In questo senso la tenerezza rimanda alla Passione. La Croce è infatti il sigillo della tenerezza divina, che si attinge dalle piaghe del Signore. Le sue ferite visibili sono le finestre che spalancano il suo amore invisibile. La sua Passione ci invita a trasformare il nostro cuore di pietra in cuore di carne, ad appassionarci di Dio. E dell’uomo, per amore di Dio.

Ecco allora l’ultimo spunto: sentirci di amare. Quando l’uomo si sente veramente amato, si sente portato anche ad amare. D’altronde, se Dio è infinita tenerezza, anche l’uomo, creato a sua immagine, è capace di tenerezza. La tenerezza, allora, lungi dal ridursi a sentimentalismo, è il primo passo per superare il ripiegamento su sé stessi, per uscire dall’egocentrismo che deturpa la libertà umana. La tenerezza di Dio ci porta a capire che l’amore è il senso della vita. Comprendiamo così che la radice della nostra libertà non è mai autoreferenziale. E ci sentiamo chiamati a riversare nel mondo l’amore ricevuto dal Signore, a declinarlo nella Chiesa, nella famiglia, nella società, a coniugarlo nel servire e nel donarci. Tutto questo non per dovere, ma per amore, per amore di colui dal quale siamo teneramente amati. …

Madre Elisabetta Alla nipote, giovane suora presso di sé, la

impareggiabile Madre Elisabetta inculcava spesso che la pura e retta intenzione è amore di Dio, ed è ciò che vince il premio di tutte le opere.

«Se tu facessi cosa anche grandemente utile al prossimo senza l'occhio della pura intenzione di piacere a Dio, a nulla ti varrebbe per crescere nell'amore, per conoscere la grandezza del divino amore.»

Poco c'importino quelle notti che potranno oscurare il nostro cielo. Se Gesù sembra dormire, riposiamogli 73

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accanto e stiamocene molto calme e silenziose per non destarlo, ma aspettiamo nella fede. Non desideriamo di andare in paradiso pure come angioli; vogliamo andarvi trasformate in Gesù Crocifisso. Quando a noi si presenta un grave dolore e un minimo sacrificio, pensiamo subito che quella è l'ora nostra, l'ora nella quale noi proveremo il nostro amore a colui che troppo ci ha amati; raccogliamo tutto, offriamo a Lui un bel fascio di sacrifici, senza perderne neppure il più piccolo; in cielo, nella corona che il buon Dio sta preparando per noi così bella, brilleranno come tanti splendidi rubini ...

Austerissima con se medesima: compassionevole, benigna, indulgente verso gli altri, stimavasi la più abbietta, incapace di tutto; lodarla o bìasimarla, era per essa la medesima cosa; non scomponevasi punto!

Narrano che una volta nell'occasione dell'apertura di una pia casa gliene facessero rallegramenti e onori; ella, sorridendo colle compagne, applaudiva agli evviva, come se diretti fossero ad altri, non a lei! (dalla Positio)

Per la riflessione personale Come coltivo tenerezza nelle relazioni, senza scadere

nel tenerume?

Come alimento la tenerezza, dando spazio anche alla compassione?

Papa Francesco parla di teologia della tenerezza, suggerisce percorsi per sentirsi amati e per sentirci di amare… che risonanza trovano queste affermazioni nel tuo cuore?

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Preghiamo...Spirito che aleggi sulle acque,calma in noi le dissonanze,i flutti inquieti, il rumore delle parole,i turbini di vanità,e fa sorgere nel silenziola Parola che ci ricrea.Spirito che in un sospiro sussurrial nostro spirito il Nome del Padre,vieni a radunare tutti i nostri desideri,falli crescere in fascio di luceche sia risposta alla tua luce,la Parola del Giorno nuovo.Spirito di Dio, linfa d’amoredell’albero immenso su cui ci innesti,che tutti i nostri fratellici appaiano come un dononel grande Corpo in cui maturala Parola di comunione.(Frère Pierre-Yves di Taizé)

Presentiamo al Signore la nostra preghiera personale per la conversione di uno dei nostri cari oppure di un amico/a, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volontà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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8° incontro

AmorePreghiera inizialeO Spirito Santo, anima dell’anima mia, in te solo posso esclamare: Abbà, Padre.Sei tu, o Spirito di Dio, che mi rendi capace di chiedere e mi suggerisci che cosa chiedere.O Spirito d’amore, suscita in me il desiderio di

camminare con Dio: solo tu lo puoi suscitare.O Spirito di santità, tu scruti le profondità dell’anima nella quale abiti e non sopporti in leineppure le minime imperfezioni: bruciale in me, tutte, con il fuoco del tuo amore.O Spirito dolce e soave, orienta sempre più la mia volontà verso la tua, perché la possa conoscere chiaramente,

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amare ardentemente e compiere efficacemente. Amen.(San Bernardo)

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Parola di Dio7 Carissimi, amiamoci gli uni gli altri, perché l'amore è da Dio: chiunque ama è generato da Dio e conosce Dio. 8 Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore. 9 In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo unigenito Figlio nel mondo, perché noi avessimo la vita per lui. 10 In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati.11 Carissimi, se Dio ci ha amato, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. 12 Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. (1Gv 4,7-12)

9 Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. 10 Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. 11 Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.12 Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati. 13 Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. 14 Voi siete miei amici, se farete ciò che io vi comando. 15 Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamati amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre l'ho fatto conoscere a voi. 16 Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. 17 Questo vi comando: amatevi gli uni gli altri.(Gv 15,9-17)

Riflessione80

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Riflettendo sull’amore, i nostri esperti, Ermes Ronchi e Marina Marcolini, si affidano alla Parola di Dio. Essa ci rivela che Dio è Amore e che l’amore ha la sua origine in Dio, per cui noi facciamo esperienza di Dio, nella nostra vita, solo amando! “Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è Amore” (1Gv 4, 7- 8). Egli ama tutti in modo incondizionato, per primo, senza chiedere nulla in cambio.

Il profeta Sofonia afferma che Dio grida all’uomo non per minacciarlo, ma solo per trasmettergli la gioia dell’amore e per dire che lo rinnoverà con la forza dell’amore. In effetti, l’amore di Dio è una forza nuova che ridà vigore e fa ripartire la vita dal punto in cui si era fermata. E non c’è un amore che riguarda solo la sfera umana e un amore che riguarda la sfera spirituale e mistica, ma c’è un unico amore, l’amore che muove Dio verso l’uomo, l’uomo verso Dio, me verso il fratello.

Il poeta e sacerdote David Maria Turoldo in una sua poesia definisce “…il corpo / reggia dell’amore”, perché ogni volta che il cuore umano

si innamora, sfiora il fuoco di Dio, dell’essenza di Dio, del volto di Dio. Infatti, quando il nostro cuore è in armonia con gli altri esseri umani, noi riusciamo ad essere molto più in armonia anche con Dio.

Come, allora, vivere e custodire l’Amore? Si può obiettare che il quotidiano dell’amo-re è faticoso, specialmente in questa società fluida, dove tutto cambia continuamente: i sentimenti, gli stati d’animo, gli atteggiamenti.

Come evitare che anche l’amore sia a rischio? La risposta – secondo padre Ermes - ci viene da S. Giovanni, che definisce il cristiano uno che ha creduto nell’amore che Dio ha in noi. Perciò amare è una decisione, è un atto di fede, di fiducia e di fronte a questa decisione il compito di ciascuno, in una relazione d’amore, è custodire, alimentare, difendere l’amore, “è gettare ogni giorno su quel fuoco dei pezzetti di legna piuttosto che palate di terra.”

S. Paolo dice: “Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Gesù”. Questo significa che chi ama deve vagliare, discernere, comprendere ciò

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che alimenta la sua relazione con la persona amata e seguire il bene, non ciò che può spegnere i suoi buoni sentimenti. L’amore vero dovrebbe essere celebrato ogni giorno come il dono migliore di Dio, come un regalo che arriva dall’Infinito.

Nel Vangelo il verbo amare è sinonimo di dare e dare in abbondanza: “Dio ha tanto amato il mondo da dare suo Figlio”, “Non c’è amore più grande che dare la vita per chi si ama”. L’amore cristiano si identifica anche con il verbo servire e, secondo Marina Marcolini, ciò che lo rende speciale è il fatto che Gesù lo usa per sé: “Il figlio dell’uomo non è venuto per essere servito ma per servire”, “Io sto in mezzo a voi come colui che

serve” e lo dimostra con il gesto straordinario di servire, con la lavanda dei piedi.

Pertanto Gesù racchiude la sua missione d’amore nel servizio e invita anche i discepoli a lavare i piedi gli uni agli altri, perché servire è amare. Anche noi cristiani siamo invitati a stringere con le persone legami sinceri dettati dal rispetto, dall’accoglienza, dall’amo-re, dallo spirito di servizio, se vogliamo dare un piccolo contributo alla costruzione della nuova civiltà dell’amore, di cui il mondo ha bisogno, e rispondere all’invito di Gesù: “Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati”.

(Tratto da “La via della Resurrezione, 8 parole per rinascere”, ed. Romena)

Madre Elisabetta ci dice...“Siate tutte animate da spirito di carità, disposte a servire il

prossimo, onorare Dio e farsi sante…Il mio cuore ardeva di carità per la santificazione delle

anime… Convertirsi significa: – Cambiare amore - Siamo le une di stimolo alle altre… Mi compiaccio nel pensare che ho lasciato tutto: è così dolce il dare quando sia ama! Ed io Lo amo tanto il mio Dio. Mi pare di non poter fare a meno di spendermi e

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consumarmi, per rendergli un po’di ciò che Egli mi ha dato. Si procuri sollievo o rimedio alla miseria umana…

Perché viva ancora son io? Per amarti, o Gesù mio! Essere premurose più d’altrui che di se stesse è la caratteristica dei buoni… Amiamo il buon Dio…”. (Positio),

Madre Elisabetta manifestava il suo amore nella vita pratica e dalle testimonianze di chi la conobbe sappiamo che esercitava la carità verso il prossimo, facendo del bene a tutti… non mandava via i poveri senza dare loro niente… Si privava anche del necessario per soccorrerli…

La sua era una carità veramente soprannaturale, perché inizialmente aiutava i poveri materialmente, poi questa carità si trasformava in carità spirituale.

Era una carità veramente eroica, che le faceva scrivere in una lettera del 1850: “Dio non ci ha messo qua, separandoci dal mondo, perché fossimo buone per noi, ma perché aiutassimo le anime coll’orazione e con la penitenza, placando lo sdegno Suo contro i peccatori… Le religiose che lungamente hanno travagliato per l’acquisto della perfezione… si riposano tranquillamente nell’amore del Verbo divino: e nel loro cuore riposa Gesù!” (Relatio e Vota).

L’amore verso Dio e verso il prossimo, quindi, in Madre Elisabetta, arrivò all’apice, tanto che diceva: “Io porto Colui che mi porta!”

Per la riflessione personale Siamo disponibili ad amare quotidianamente, nelle

piccole cose, mettendoci semplicemente a servizio degli altri?

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Cerchiamo di custodire e accendere il nostro amore per la persona o le persone che amiamo, scegliendo sempre il meglio nelle azioni quotidiane, per evitare di mettere a rischio questo sentimento così nobile, ma fragile? Ringraziamo Dio del dono che ci fa ogni giorno di amare?

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Crediamo che sia possibile l’amore vero, fedele, stabile nella società di oggi?

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Preghiamo...Signore Gesù, Amore infinito, che ci hai amato fino a sacrificare la vita per la nostra salvezza, donaci la forza di amare senza misura, come tu hai amato, senza aspettare nessuna ricompensa, né indietreggiare di fronte alle difficoltà. Fa’ che testimoniamo il tuo amore con la vita e le opere, ogni giorno, pensando che, quando ti incontreremo nell'eternità, Tu ci esaminerai solamente sull’amore.La nostra vita sia una risposta gioiosa e fedele al tuo comandamento: “Amatevi gli uni gli altri.” Te lo chiediamo per intercessione della tua amatissima Madre Maria. Amen.

Presentiamo al Signore le nostre preghiere, esprimendo le nostre intenzioni personali, e gli chiediamo di esaudirle, se è Sua volontà, anche per l’intercessione della Beata Elisabetta Renzi: Ti benedico... (3 Gloria). Beata Elisabetta Renzi. Prega per noi.

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APPENDICE

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Corona dell’Addolorata

Dal Vangelo secondo Giovanni (19, 25-30) Stavano presso la croce di Gesù sua madre, la sorella di sua madre, Maria di Clèofa e Maria di Màgdala. Gesù allora, vedendo la madre e lì accanto a lei il

discepolo che egli amava, disse alla madre: “Donna, ecco il tuo figlio!”. Poi disse al discepolo: “Ecco la tua madre!”. E da quel momento il discepolo la prese nella sua casa. Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno d’aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò.

PRIMA STAZIONEMaria accoglie nella fede la profezia di Simeone.

O Maria, mentre nel tempio presentavi a Dio il tuo Figlio, il vecchio Simeone ti predisse che Gesù sarebbe stato segno di contraddizione e che la tua anima sarebbe stata trafitta da una spada di dolore. Queste stesse parole sono state già una spada per la tua anima: hai custodito anche queste parole, come le altre, nel tuo cuore. Grazie, o Maria.

• Offriamo questo mistero per tutti quei genitori che in un qualsiasi modo si trovano a soffrire per i loro figli.

7 Ave Maria Vergine Addolorata, prega per noi

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SECONDA STAZIONEMaria fugge in Egitto con Gesù e Giuseppe.

O Maria, sei dovuta fuggire col tuo Figlio in Egitto, perchè i potenti della terra si erano alzati contro di Lui per ucciderlo.

E’ difficile immaginare tutti i sentimenti che hai provato quando, all’invito del tuo sposo, ti sei alzata nel cuore della notte e hai preso il tuo Bambino per fuggire, quel Bambino nel quale riconoscevi e adoravi il Messia e il Figlio di Dio.

Sei rimasta senza quelle sicurezze che la patria e il focolare domestico sanno offrire. Sei fuggita, e così ti sei associata a coloro che non hanno un tetto sopra il loro capo o che vivono in paesi stranieri, senza patria.

• Maria, ci rivolgiamo a te, che sei Madre, e ti preghiamo per chi è costretto ad abbandonare la propria casa. Ti preghiamo per i profughi, per i perseguitati, per gli esiliati; ti preghiamo per i poveri, che non hanno mezzi a sufficienza per costruirsi una casa e una famiglia. Ti preghiamo in particolare per quelli che, in seguito a conflitti familiari, hanno abbandonato la loro famiglia e si trovano a vivere sulla strada: per i giovani che sono in disaccordo con i genitori, per i coniugi che si sono separati, per le persone che vengono allontanate. Guidali, o Maria, attraverso la loro sofferenza verso la “nuova dimora”.

7 Ave Maria Vergine Addolorata, prega per noi

TERZA STAZIONEMaria smarrisce Gesù e poi lo ritrova nel tempio.

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O Maria, per tre giorni, con indicibile affanno, hai cercato il tuo Figlio, e finalmente, piena di gioia, l’hai ritrovato nel tempio. La sofferenza è durata a lungo nel cuore.

La pena è stata grande, perchè eri cosciente della tua responsabilità. Sapevi che il Padre celeste ti aveva affidato il suo Figlio, il Messia Redentore. Perciò il tuo dolore è stato immenso, e la gioia dopo il ritrovamento è stata certamente sconfinata.

• Maria, ti preghiamo per quanti si sono allontanati dalle loro case e di conseguenza si trovano a soffrire molto. Ti preghiamo per quelli che hanno dovuto lasciare la casa paterna per motivi di salute e si trovano soli negli ospedali. Ti preghiamo in modo particolare per quei giovani che sono rimasti privi di amore e di pace, e non sanno più che cosa sia la casa paterna. Ricercali tu, o Maria, e fa’ che si lascino trovare, perchè la realizzazione di un mondo nuovo diventi sempre più possibile.

7 Ave Maria Vergine Addolorata, prega per noi

QUARTA STAZIONEMaria incontra Gesù che porta la croce.

O Maria, hai incontrato il tuo Figlio mentre portava la Croce. Chi potrebbe descrivere il dolore che hai provato in quel momento?

• Madre Santissima ti preghiamo per quelli che sono lasciati soli nel loro dolore. Visita i carcerati e confortali; visita gli infermi; va incontro a quelli che si sono perduti.

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Porgi una carezza a coloro che sono affetti da malattie incurabili, come quando per l’ultima volta qui in terra hai accarezzato il tuo Figlio. Aiutali a offrire la loro sofferenza per la salvezza del mondo, come Tu stessa, accanto al tuo Figlio, offristi il tuo dolore.

7 Ave Maria Vergine Addolorata, prega per noi

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QUINTA STAZIONEMaria è presente alla crocifissione e morte di Gesù.

O Maria, ti contempliamo mentre stai in piedi accanto al tuo Figlio morente. Lo avevi seguito con dolore, e ora con dolore inconsolabile ti trovi sotto la sua Croce.

O Maria, la tua fedeltà nella sofferenza è veramente grande. Hai un animo forte, il dolore non ti ha chiuso il cuore di fronte ai nuovi impegni: per desiderio del Figlio, diventi Madre di tutti noi.

Ti preghiamo, Maria, per quelli che assistono i malati. Aiutali a prestare con amore le loro cure. Dona forza e coraggio a quelli che non ce la fanno più accanto ai loro malati. In modo particolare, benedici le mamme che hanno bambini infermi, fa’ che anche per loro il trovarsi a contatto con la croce sia cosa salutare. Unisci al tuo dolore di Madre l’estenuante fatica di chi per anni o forse per tutta la vita è chiamato a prestare servizio ai propri cari infermi.

7 Ave Maria Vergine Addolorata, prega per noi

SESTA STAZIONEMaria riceve sulle braccia Gesù deposto dalla croce.

Ti osserviamo, o Maria, mentre, immersa nel più profondo dolore, accogli sulle tue ginocchia il corpo esamine del tuo Figlio. Il tuo dolore continua anche quando il suo è terminato. Lo riscaldi ancora una volta col tuo seno materno, con la bontà e con l’amore del tuo cuore.

Madre, ci consacriamo a te in questo momento, ti consacriamo il nostro dolore, il dolore di tutti gli

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uomini. Ti consacriamo le persone che sono sole, abbandonate, rifiutate, che sono in discordia con gli altri. Ti consacriamo il mondo intero. Siano tutti accolti sotto la tua protezione materna. Fa’ che il mondo diventi una sola famiglia, dove tutti si sentano fratelli e sorelle.

7 Ave Maria Vergine Addolorata, prega per noi

SETTIMA STAZIONEMaria accompagna Gesù alla sepoltura.

O Maria, hai accompagnato Gesù fino al sepolcro. Hai singhiozzato e pianto su di Lui, come si piange per un figlio unico.Molte persone nel mondo vivono nel dolore, perchè hanno perduto i loro cari. Consolali Tu, e dona loro il conforto della fede. Molti sono senza fede e senza speranza, e si dibattono nei problemi di questo mondo, perdendo fiducia e gioia di vivere.

Maria, intercedi per loro, perchè abbiano fede e trovino la loro strada. Sia distrutto il male, e fiorisca una vita nuova, quella vita che è nata dalla tua sofferenza e dal sepolcro del tuo Figlio. Amen.

7 Ave Maria Vergine Addolorata, prega per noi

Salve Regina...

Preghiamo: O Dio, tu hai voluto che accanto al tuo Figlio, innalzato

sulla croce, fosse presente la tua Madre Addolorata; fa’ che la tua Santa Chiesa, associata con lei alla passione del Cristo, partecipi alla gloria della risurrezione. Per lo stesso tuo Figlio, che è Dio e vive e regna con te nell’unità dello 95

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Spirito Santo, per tutti i secoli dei secoli.

T. Amen.

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Preghierain preparazione al rinnovo della Promessa MPA

IntroduzioneIn questo breve momento di preghiera siamo chiamati a meditare sulle parole che pronunceremo quando rinnoveremo la Promessa. Chiediamo al Signore di vivere questo momento nel silenzio profondo del cuore per essere aperti ad ascoltarLo. Chiediamo allo Spirito Santo di illuminare la nostra mente e di comprendere appieno cosa significa rinnovare la Promessa come Laico appartenente all’MPA.

Invocazione allo Spirito Santo:

VIENI SPIRITO SANTO,vieni ed insegnami a tacere,a fare del silenzio una preghiera,a lasciar crescere le radici del mio cuore,a diventare un albero che porta fruttiper tutti gli uomini che hanno fame e sete d'amore.

VIENI SPIRITO SANTO,donami la forza di fermarmiper ascoltare il mormorio della Parola di Vita,

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lontano dalla droga del rumore, dalla danza delle parole;fa' di me un albero saldamente piantato,presso un corso d'acqua che porta molto frutto.

VIENI SPIRITO SANTO,insegnami a radicare la vita nella preghiera,a raggiungere le sorgenti sotterranee del mio cuore,ad ascoltare la canzone segreta che tu ripetiaffinché sappia accogliere il tuo amorecapace di mantenere vivi i rami della mia vita.

VIENI SPIRITO SANTO,e fortifica in me l'uomo interiore.Che Cristo abiti, per la fede, nel mio cuore;che Dio diventi, giorno dopo giorno,il terreno vitale da cui trarre la linfa necessariaaffinché il frutto della mia vitaabbia il gusto del Suo Amore!

(Michel Hubaut)

Meditiamo sulle parole della Promessa...

Consapevole dell'infinito amore di Dio per tutte le sue creature,...

“Noi abbiamo conosciuto e creduto all’amore che Dio ha per noi…

Egli ci ha amato per primo!” (Gv 4, 16-19).“...il tuo nome è scritto sul palmo delle mie mani”

Signore, Dio di misericordia, che rinnovi incessantemente i prodigi del tuo amore verso il tuo popolo e anche verso di me, 98

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che non ti do ascolto, aiutami a far il vuoto nel mio io presuntuoso, perchè io possa riempirmi e saziarmi di te!

Vorrei che tutto il mio essere tacesse e in me tutto adorasse...Vorrei penetrare ognor più in Lui ed esserne così piena,

da poterLo dare a quelle povere anime, che non conoscono il dono di Dio. (B.E.R)

... in forza della mia vocazione cristiana...

“Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla fondazione del mondo”. (Mt 25,34)

Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio,

e lo siamo realmente! (1 Gv 3,1)

A volte mi sembra che un certo tipo di successo sia prerogativa dei prepotenti o dei disonesti... mi sembra che anche se ci sforziamo di seguire le vie del Signore, non facciamo altro che collezionare insuccessi… Signore, che hai proclamato beati i poveri in spirito e gli umili, aiutaci a superare i momenti di delusione e di scoraggiamento, aiutaci a cercare il regno di Dio nell’umiltà dell’attesa, confidando sempre nella forza del tuo amore che ci prende per mano!

Schieriamoci umilmente tra gli imperfetti; stimiamoci piccole anime, che Dio debba sostenere ad ogni istante... (B.E.R)

Quando tutto si intricava, quando il presente mi era così doloroso e l’avvenire mi appariva ancor più buio, chiudevo gli occhi e mi

abbandonavo, come una creaturella, tra le braccia del Padre, che è nei Cieli. (B.E.R)

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... alla presenza della Chiesa, nella persona del sacerdote celebrante, ...della Superiora Generale dell'Istituto delle Maestre Pie dell'Addolorata, Madre Carla Bertani, del Presidente del Movimento per l'Alleluia, Stefano Nanni,...

“Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito;vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore;

vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello

Spirito per l’utilità comune” (1 Cor 12, 4-7)

Nella sua sapienza infinita è Dio che sceglie i fondatori degli istituti religiosi. Egli distribuisce i suoi doni come a Lui piace e affida a chi vuole una particolare missione da compiere, per un’opera di servizio alla Chiesa nel piano divino di salvezza.Il carisma di un fondatore è una intensa e personale esperienza di Dio donata dallo Spirito, per la quale il fondatore interpreta il Vangelo e lo vive in modo originale e carismatico nella sequela di Cristo.

In questo preciso tempo storico in cui stiamo vivendo, Dio ha scelto delle persone come garanti di unità e fedeltà a questo carisma: il Sacerdote ci assicura il legame e il riconoscimento della Chiesa, la Superiora Generale ci dà la garanzia di camminare secondo la spiritualità donata da Dio a Elisabetta Renzi, il Presidente è colui che svolge il servizio dell’autorità all’interno del movimento.

...io ..... , RINNOVO la promessa di vivere, con la forza donatami dallo Spirito Santo e per l'intercessione di Maria Santissima Addolorata, gli impegni del mio Battesimo secondo la spiritualità della Beata Elisabetta Renzi e in base a quanto 100

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espresso nelle norme statutarie del Movimento per l'Alleluia.

Il Battesimo ci fa’ membra del corpo di Cristo, ci incorpora alla Chiesa: “Siamo membra gli uni degli altri” (Ef 4,25).I battezzati diventano “pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale” (1 Pt 2,5).Incorporati a Cristo per mezzo del Battesimo, i cristiani vengono conformati a Cristo.Rigenerati per essere figli di Dio, i battezzati sono tenuti a professare pubblicamente la fede ricevuta da Dio. Poichè nel Battesimo hanno ricevuto “la luce vera che illumina ogni uomo” (Gv 1,9), i battezzati “dopo essere stati illuminati” (Eb 10, 32) sono divenuti “figli della luce” (1 Ts 5,5) e “luce” essi stessi. (Ef 5,8)

Perchè viva ancor sono io? Per conoscere, amare e servire Iddio,

per amarti, o Gesù mio! (B.E.R)A tutti apparve un fragile velo che ricopriva Gesù

(testimonianza sulla B.E.R)

In questo momento di silenzio ognuno di noi rinnovi le proprie promesse battesimali, chiedendo anche alla Beata Elisabetta Renzi di sostenerci e aiutarci ad essere coerenti ad esse nel nostro quotidiano.

Dio Padre, Dio Figlio, Dio Spirito Santo mi aiutino nell'affrontare, con allegrezza di spirito, ciò che la vita mi riserverà nelle varie realtà in cui sarò chiamato/a a testimoniare l'amore di Dio per me.

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“Noi ci vantiamo anche nelle tribolazioni, ben sapendo che la tribolazione produce pazienza, la pazienza una virtù provata, e la virtù provata la speranza. La speranza poi non delude, perchè l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato”. (Rm.5, 3-5)

Signore Gesù, mia forza e mia salvezza, fa’ che con l’aiuto della tua grazia possa vincere il male col bene, testimoniando in ogni circostanza il tuo amore a quanti mi circondano!

“Quando lavori, Gesù è lì per risparmiarti metà di pena, quando piangi Egli ti si avvicina per asciugarti le lacrime” (B.E.R)

Certamente dovremo ancor molto e sempre patire, ma senza il Venerdì Santo non vi è il giorno di Pasqua.

L’Alleluia sta di casa al di là del Calvario. (B.E.R)

La Beata Elisabetta Renzi mi sostenga in questo cammino di crescita nella fede, vissuta nel quotidiano, che si alimenta ai piedi di Cristo Gesù Crocifisso e Risorto, e interceda per me affinché: “Io me stia sempre sotto la grande visione di Dio!”. AMEN.

Dammi un cuore aperto e generoso che non si fermi alle sue preoccupazioni, un cuore nobile, incapace di conservare rancore; un cuore forte che non ha paura delle ombre; un cuore incapace di chiusure. E donami la grazia di cercare in ogni uomo, senza mai stancarsi, la scintilla che tu vi hai posto quando lo hai creato a Tua immagine.

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INDICE

PREMESSA..................................................................................1SVOLGIMENTO DEGLI INCONTRI MPA..............................................3SCHEMA DEGLI INCONTRI...............................................................7

1° INCONTRO

Umiltà ......................................................................................8Preghiera iniziale…....................................................................8Parola di Dio…...........................................................................8Riflessione.................................................................................9Madre Elisabetta ci dice... .......................................................10Per la riflessione personale .....................................................11Preghiamo insieme... ..............................................................14

2° INCONTRO

Fiducia ..................................................................................16Preghiera iniziale …..................................................................16Parola di Dio…..........................................................................17Riflessione...............................................................................17Madre Elisabetta ci dice... .......................................................18Per la riflessione personale .....................................................19Preghiamo insieme..................................................................21

3° INCONTRO

Libertà ..................................................................................22Preghiera iniziale.....................................................................22Parola di Dio…..........................................................................23Riflessione...............................................................................23Madre Elisabetta ci dice... .......................................................25Per la riflessione personale .....................................................26

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Preghiamo... ...........................................................................28

4° INCONTRO

Leggerezza ......................................... 29Preghiera iniziale.....................................................................29Parola di Dio…..........................................................................29Riflessione...............................................................................30Madre Elisabetta ci dice... .......................................................33Per la riflessione personale .....................................................33Preghiamo... ...........................................................................35

5° INCONTRO

Perdono ...............................................................................36Preghiera iniziale.....................................................................36Parola di Dio…..........................................................................37Riflessione...............................................................................38Madre Elisabetta ci dice... .......................................................40Per la riflessione personale .....................................................40Preghiamo... ...........................................................................42

6° INCONTRO

Fedeltà .................................................................................43Preghiera iniziale.....................................................................43Parola di Dio…..........................................................................43Riflessione...............................................................................44Madre Elisabetta ci dice... .......................................................46Per la riflessione personale .....................................................47Preghiamo... ...........................................................................49

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7° INCONTRO

Tenerezza ..........................................................................50Preghiera iniziale.....................................................................50Parola di Dio…..........................................................................51Riflessione...............................................................................51Madre Elisabetta ci dice... .......................................................57Per la riflessione personale .....................................................58Preghiamo... ...........................................................................60

8° INCONTRO

Amore ...................................................................................61Preghiera iniziale.....................................................................61Parola di Dio…..........................................................................62Riflessione...............................................................................63Madre Elisabetta ci dice... .......................................................64Per la riflessione personale .....................................................65Preghiamo... ...........................................................................68

APPENDICE...............................................................................69Corona dell’Addolorata...........................................................70Preghiera in preparazione al rinnovo della Promessa MPA.....75

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