58
Master di Primo Livello in “Posturologia e Terapie Manuali” Anno Accademico 2013-2014 Direttore Prof. Zaffagnini TITOLO TESI Correlazione tra disfunzioni cranio-sacrali e riflessi posturali DISCENTE Dott. Massimiliano Dettino RELATORE Prof.ssa Paola Sommaiuolo

“Posturologia e Terapie Manuali” - Almatu · origine al viscerocranio. Le ossa craniche possono essere ulteriormente divise in ossa: 1

Embed Size (px)

Citation preview

Master di Primo Livello in

“Posturologia e Terapie Manuali”

Anno Accademico 2013-2014

Direttore Prof. Zaffagnini

TITOLO TESI

Correlazione tra disfunzioni cranio-sacrali e rifle ssi posturali

DISCENTE

Dott. Massimiliano Dettino

RELATORE

Prof.ssa Paola Sommaiuolo

2

PREFAZIONE.....................................................................................................................................................4

INTRODUZIONE ................................................................................................................................................6

CAPITOLO 1. SISTEMA CRANIO-SACRALE ............................. .............................................................9

1.1 LE CINQUE COMPONENTI DEL SISTEMA CRANIO- SACRALE ............................................................ 10

1.1.1 Motilità propria del cervello e del midollo spinale ............................................................ 10

1.1.2 Fluttuazione intrinseca del L.C.R......................................................................................11

1.1.3 Mobilità delle membrane intracraniche ed intraspinali .....................................................11

1.1.4 Mobilità delle ossa del cranio ...........................................................................................11

1.1.5 Mobilità involontaria del sacro tra le iliache..................................................................... 12

1.2 FISIOLOGIA E MECCANICA DEL SISTEMA CRANIO-SACRALE ............................................................ 12

1.3 DISFUNZIONI DEL SISTEMA CRANIO-SACRALE............................................................................... 14

1.3.1 Torsione craniale ............................................................................................................. 15

1.3.2 Sidebending rotation........................................................................................................ 17

1.3.3 Disfunzioni in strain.......................................................................................................... 20

1.3.4 Compressione cranica ..................................................................................................... 22

1.3.5 Lesioni intraossee occipitali ............................................................................................. 22

CAPITOLO 2. RUOLO DEI NERVI CRANICI............................ ..............................................................24

CAPITOLO 3. I RIFLESSI POSTURALI E IL CONTROLLO POSTURALE...... .....................................30

3.1 RIFLESSI POSTURALI.................................................................................................................. 31

3.1.1 Riflesso cervicale............................................................................................................. 31

3.1.2 Riflesso oculare ............................................................................................................... 31

3.1.3 Riflesso mandibolare ....................................................................................................... 32

3.1.4 Riflesso linguale............................................................................................................... 32

3.2 CONTROLLO POSTURALE NELL’UOMO.......................................................................................... 33

CAPITOLO 4. PROJECT WORK ....................................... .....................................................................36

4.1 MEZZI E RISORSE - MODALITÀ DI VALUTAZIONE E ANALISI ............................................................. 36

4.1.1 Valutazione osteopatica del sistema cranio sacrale........................................................ 36

4.1.2 Test d’intrarotazione dei piedi o manovra di convergenza podalica (MCP) .................... 36

4.2 CAMPIONE DI PAZIENTI ............................................................................................................... 37

4.3 PROCEDURA - RACCOLTA ED ANALISI DEI RISULTATI...................................................................... 38

CONCLUSIONI ................................................................................................................................................47

APPENDICE.....................................................................................................................................................52

ELENCO DELLE FIGURE ......................................................................................................................... 52

TABELLE RIFLESSI POSTURALI E DETTAGLIO DATI RACCOLTI ..................................................................... 53

POSTER............................................................................................................................................... 56

BIBLIOGRAFIA....................................... .........................................................................................................57

3

Rare sono le persone che usano la mente,

poche coloro che usano il cuore,

uniche coloro che le usano entrambe

Rita Levi di Montalcini (22/04/1909 – 30/12/2012)

4

Prefazione

Desidero ringraziare Massimiliano Dettino per avermi voluta come relatrice; sono

così rientrata in un mondo di studio con recettori, feed back, centri di integrazione e

via di seguito. Questo ha significato un rinnovato piacere al ragionamento di studio e

al confronto, che spesso si perde nella quotidianità lavorativa.

Lo studio presentato nella tesi ci propone una riflessione sullo stretto legame

esistente fra fisiologia e biologia. Quando i loro ruoli sono perfettamente

sincronizzati, il “vivente” non è definibile semplicemente un “essere sano”, ma anche

un individuo perfettamente integrato nel suo ambiente.

Corpo, mente e spirito, collaborano attraverso una sorta di intelligenza direttrice

affinché l’organismo sviluppi una omeostasi il più performante possibile in ogni

situazione, anche le più estreme.

Esistono studi molto interessanti che evidenziano le forme del cranio e fanno

comprendere come l’origine è, il principio stesso della sua evoluzione. Dall’uomo di

Neanderthal si sono formate nuove aree corticali, plasmatesi con la sperimentazione

delle precedenti generazioni, inoltre tutte le ossa del cranio si relazionano con la

postura del vivente, ma non solo: traumi, cicatrici, infiammazioni, tossiemie ecc.,

troveranno la loro espressione sia nella mobilità delle ossa craniche corrispondenti

che, nelle aree corticali a loro connesse.

La plasticità cerebrale ci insegna che il corpo è in grado, in ogni momento, di

ritrovare le sue dinamiche di sopravvivenza. I cambiamenti di forma del cranio

avranno un influsso diretto sul sistema nervoso centrale e periferico , quindi su tutti i

neurotrasmettitori e sulle cascate ormonali ad essi connesse, attivando quei processi

fondamentali che, attingendo alle memorie cellulari consentono la maturazione

cognitiva e sensoriale di ogni individuo, consentendogli di essere perfettamente

integrato nel suo ambiente vitale.

5

In conclusione, ritengo che questa tesi possa rappresentare una sorta di studio pilota

per tutti coloro i quali volessero intraprendere l’affascinante strada delle connessioni

cranio sacrali e integrarle nelle informazioni di memoria, organizzazione e spazialità

tipiche dell’essere umano.

Paola Sommaiuolo

Osteopata D. O.

Vice Presidente del C. P. O.

(Comitato Promotore per la diffusione dell’osteopatia)

Introduzione

Da molto tempo in posturologia si trattano pazienti con sintomi di vario genere

intervenendo sui recettori oculare, podalico e stomatognatico. I sostenitori di tale disciplina

affermano che il tono postulare sia regolato dal S.N.C. in relazione ai recettori appena

accennati. Dal punto di vista terapeutico si può intervenire con stimolazioni a livello

oculare (prismi), a livello podalico (plantari propiocettivi), stomatognatiche (alph).

La posturologia è una disciplina clinica particolare, caratterizzata dallo studio delle

disfunzioni del S.P.F. (sistema posturale fine) definito da Gagey. Sempre Gagey afferma

che il campo della posturologia è molto preciso: “si occupa dell’uomo che fa fatica e/o ha

male nello stare in piedi, cioè l’uomo che barcolla, instabile, o con vertigini, ma anche

dell’uomo che, quando è in piedi, ha dolori sull’asse corporeo, agli arti inferiori o al

rachide”.

Charles Bell nel 1837 si era posto la domanda di come un uomo possa mantenere la

postura eretta o inclinata contro il vento che soffia contro di lui. Si limitò perché all’epoca i

fisiologi pensavano che una funzione fosse collegata ad un organo, pertanto cercando

questo senso, finirono col ritrovarsi con molteplici organi coinvolti nel controllo della

posizione. L’uomo rimane in piedi non grazie ad un senso ma ad un’organizzazione di

molteplici sensi in un sistema.

Nel campo della posturologia e dell’osteopatia ad oggi sono stati svolti innumerevoli studi

e ricerche sia come singole discipline, sia come discipline complementari tra loro o come,

forse più corretto che fosse, il connubio di conoscenze e competenze al fine di

raggiungere uno stato dell’arte della persona non in modo settoriale o specialistico ma in

una visione olistica della persona.

Di fatto l’essere umano è anatomicamente diviso esclusivamente per mera didattica ma

funzionalmente trattasi di una struttura senza soluzione di continuità caratterizzata da

organi, tessuti e apparati che funzionano tra loro per garantire l’omeostasi dell’organismo.

L’osteopatia cranica non può essere separata dalla posturologia in quanto l’individuo è

un’entità fisiologica globale comprendente la microcinetica cranica nell’equilibrio

cibernetico del corpo. L’uomo rappresenta un sistema cibernetico e nell’ambito

posturologico lo si può definire un sistema dinamico non lineare, in quanto evolve nel

tempo assumendo configurazioni diverse. In linea generale, un sistema può essere

rappresentato come una scatola con ingressi ed uscite. Lo stato del sistema è descritto da

un insieme di variabili, dette appunto "di stato". Gli ingressi agiscono sullo stato del

INTRODUZIONE

7

sistema e ne modificano le caratteristiche e queste modifiche sono registrate dalle variabili

di stato. I valori delle uscite del sistema, che possono essere misurate, dipendono dalle

variabili di stato del sistema e dagli ingressi (in maniera più o meno diretta).

Scopo della posturologia è intervenire sulla causa e non sul sintomo, non deve intervenire

esclusivamente sulle problematiche muscolo-scheletriche ma su tutte le "DIS". Come

evidenzia P. Caiazzo nei suoi studi, le disfunzioni posturali da origine ODT sono il 15%, nel

restante 85% dei casi l'apparato occlusale è secondario a disfunzioni posturali (dismetrie

arti inferiori, miotensione muscolatura del collo, disfunzione cranio sacrale).

Bisogna pertanto prevenire e la prevenzione deve iniziare già all'interno dell'utero, in

quanto, le distocie del parto inducono alterazioni posturali del nascituro e sono collegate

ad alterazioni posturali della madre,

come disfunzioni di bacino che

necessitano di correzione già

durante la gravidanza.

Interessante è notare che il 73% dei

neonati alla nascita presenta

disallineamento dell'asse oculare.

Scopo di questo studio è ricercare

nel modo più chiaro e preciso

possibile, la presenza di eventuale

correlazione tra le disfunzioni cranio

sacrali e i riflessi posturali che

quotidianamente vengono riscontrati da molteplici operatori (posturologi, osteopati, etc.)

senza però riuscire ad attribuire un adeguato riscontro clinico. A tal punto, infatti, prima di

eseguire valutazioni dei riflessi o intervenire con qualsiasi metodica d’intervento posturale,

viene adeguatamente valutato il tono di base del soggetto. Ma cosa determina un tono di

base di un soggetto? Perché è maggiore da un lato rispetto al controlaterale? Ed ancora,

perché dopo opportuni interventi posturali, i riflessi posturali non appaiono fisiologici?

Proprio queste interrogazioni hanno spinto ad affrontare e a sviluppare questo studio di

tesi poiché allo stato attuale, in letteratura nazionale ed internazionale, sono limitati gli

studi che affrontino e soprattutto rispondano a tali interrogazioni.

Nella prima parte dell’elaborato sono state approfondite le relazioni anatomiche tra i vari

apparati e la fisiologia craniosacrale in quanto ci si renderà conto nel corso dello studio

Figura 1 – Parto distocico

INTRODUZIONE

8

dell’importanza che i muscoli ioidei, i sub occipitali, le relazioni legamentose e le relazioni

fasciali rendono cranio, ioide, mandibola, rachide vertebrale globalmente e cervicale nello

specifico un sistema interdipendente. Nel locus centrale dello studio sono stati analizzati i

nervi cranici in ottica posturologica con particolare interesse al nervo trigemino (V n. c.)

con tutte le sue branche in quanto trade union tra sistema visivo e apparato

stomatognatico. Meyer e Baron, nel 1973, riguardo alla via oculo-cefalo-gira, descrivono

una via ascendente omolaterale a partenza dal nucleo trigeminale che porta informazioni

ai nuclei oculomotori e una via omolaterale discendente che veicola informazioni al tratto

spinale attraverso i tratti longitudinali posteriori. Questo dimostrerebbe interferenza tra i

sistemi oculare e stomatognatico attraverso via trigeminale.

Mentre nella seconda parte sono stati sviluppati e statisticamente analizzati attraverso test

del chi quadrato i dati raccolti durante lo studio.

Capitolo 1. Sistema cranio-sacrale

A William G. Sutherland, viene attribuito il merito di aver esteso il concetto osteopatico ed il

trattamento manipolativo osteopatico al di sopra della cerniera cranio-cervicale. Dopo molti

anni di studi, ricerche e automanipolazioni, Sutherland iniziò ad insegnare i principi alla

base delle tecniche craniosacrali verso la metà degli anni ’40. Sutherland estese alle

articolazioni craniche il principio espresso da Andrew Taylor Still. Egli sosteneva che le

suture funzionano come articolazioni tra le varie ossa del cranio e sono modellate in

maniera complessa, per consentire il movimento. Da vero scienziato cercò di verificare

tale ipotesi confezionando una specie di casco con la possibilità di aumentare o diminuire

la tensione a livello cranico e lo sperimentò su se stesso. Le suture sono presenti durante

tutta la vita e hanno delle zone corrispondenti, in cui la smussatura delle superfici articolari

cambia (ugnature craniche). È possibile disarticolare un cranio e notare che le ossa, si

separano regolarmente in corrispondenza delle suture. L’osso non subisce alcuna frattura,

sono le suture che si separano. Sutherland sosteneva che il cranio avrebbe una normale

mobilità, in condizioni di salute, e presenterebbe delle restrizioni come conseguenza di un

trauma o di una patologia sistemica. Le osservazioni cliniche eseguite risultarono coerenti

con tali ipotesi. Le tecniche craniosacrali richiedono, da parte dell’operatore, l’esecuzione

di studi approfonditi sulle componenti ossee del cranio, sulle suture e sulle meningi,

nonché un perfezionamento della sensibilità palpatoria, necessaria per percepire la

mobilità intrinseca del meccanismo craniosacrale.

Il cranio può essere diviso in tre parti:

1. la volta cranica, composta da parti dell’osso frontale, dai due parietali, dalla

squama occipitale e dalla squama temporale. Questa parte ha origine

membranosa;

2. la base cranica, costituita dal corpo dello sfenoide, dalle rocche petrose e dalle

mastoidi dei temporali e dalle parti basilari e condiloidee dell’occipite che hanno

origine cartilaginea;

3. le ossa della faccia.

Le prime due parti assieme compongono il neurocranio, mentre le ossa della faccia danno

origine al viscerocranio.

Le ossa craniche possono essere ulteriormente divise in ossa:

1. pari, comprendono i parietali, i temporali, i mascellari, gli zigomatici, i palatini, i

nasali, lacrimali ed il frontale. Quest’ultimo viene considerato come osso pari a

SISTEMA CRANIO SACRALE

10

causa delle sue caratteristiche funzionali e per il fatto che la sutura metodica

spesso persiste per tutta la vita;

2. impari, situate lungo la linea mediana, comprendono l’occipite, lo sfenoide,

l’etmoide e il vomere.

La mandibola presenta caratteristiche tipiche sia delle ossa pari che impari e prende

contatto da punto di vista articolari con i due temporali attraverso l’articolazione temporo

mandibolare (ATM). È pertanto influenzata dalla sfera cranica posteriore.

Altro osso impari correlato al cranio dal punto di vista anatomico per la componente

muscolare ma soprattutto dal punto di vista funzionale come bilanciatore di tensioni e

punto di unione e partenza di catene fasciali è l’osso ioide.

In osteopatia è definito C.R.I. (cranial rhytmic impulse) il motore di quello che gli osteopati

di tutto il mondo chiamano R.M.P. (meccanismo respiratorio primario), movimento ritmico

che si espande in tutto il corpo.

Il CRI ha una frequenza media di 9 – 12 Hz.

1.1 Le cinque componenti del sistema cranio- sacral e

Esistono differenti movimenti dei visceri in funzione dei sistemi da cui dipendono.

Per W. G. Sutherland il meccanismo respiratorio primario (MRP), è determinato da

differenti fenomeni:

1. motilità propria del cervello e del midollo spinale (SNC);

2. fluttuazione intrinseca del liquido cefalo rachidiano (LCR);

3. mobilità delle membrane intracraniche ed intraspinali;

4. mobilità delle ossa del cranio;

5. mobilità involontaria del sacro tra le iliache.

1.1.1 Motilità propria del cervello e del midollo spinale

Il cervello ed il midollo, come gli altri visceri, sono animati da una mobilità. Esistono nel

cervello e nel midollo circa 100 miliardi di cellule gliali (nevroglia) che hanno lo scopo di

nutrire, sostenere e di separare tra loro la fitta rete neurale. È attraverso le

microcontrazioni delle cellule gliali che avviene la mobilità del cervello, del midollo spinale

e viene garantito il circolo del liquido cefalo rachidiano. Il LCR passa dai ventricoli laterali

SISTEMA CRANIO SACRALE

11

al terzo ventricolo attraverso i forami di Monro. Successivamente attraverso l’acquedotto di

Silvio arriva al quarto ventricolo, per poi arrivare allo spazio periferico attraverso i fori di

Luschka e Magendie.

1.1.2 Fluttuazione intrinseca del L.C.R.

E’ il movimento lungo il corpo, all’interno delle membrane che circondano il SNC. È un

movimento intrinseco in quanto si muove grazie alla forza che si trova al suo interno,

caratterizzato dalla presenza di un movimento vibratorio del SNC sottoforma di una

motilità ritmica di circa 10-12 cicli min. Viene detto anche fluttuazione longitudinale.

1.1.3 Mobilità delle membrane intracraniche ed intraspinali

Il SNC è racchiuso nel sistema connettivale e fasciale determinato dalle meningi. Esse

sono la dura madre, l’aracnoide e, la pia madre. La dura madre si inserisce sul forame

occipitale, a livello di C2 - C3, continua fino all’emergenza delle radici spinali fondendosi

con il perinevrio, fino ad inserirsi in S2.

È caratterizzata da diversi ripiegamenti, la falce cerebrale, falce del cervelletto, tentorio del

cervelletto, tenda dell’ipofisi.

Durante i vari movimenti, le meningi, sono sempre in tensione costante, ed essendo la

dura madre anelastica, ogni movimento in una parte del sistema viene trasmesso

nell’altra.

La respirazione primaria viene espressa attraverso questo sistema come movimento di

trazione in un senso e poi nell’altro. Il fulcro di Sutherland è situato nella parte anteriore

del seno retto ed è il punto d’appoggio, di leva, intorno al quale le membrane a tensione

reciproca esprimono il MRP.

1.1.4 Mobilità delle ossa del cranio

Il cranio è formato da 22 ossa unite tra loro da articolazioni definite suture. Le ossa della

linea mediana o impari, compiono movimenti in flesso-estensione. Le ossa pari descrivono

movimenti in rotazione esterna ed interna durante le fasi del MRP. Il fulcro o perno dei

movimenti delle ossa craniche è l’articolazione Sfeno Basilare SSB.

SISTEMA CRANIO SACRALE

12

1.1.5 Mobilità involontaria del sacro tra le iliache

Il sacro è saldamente assicurato alle ossa del bacino ed alla colonna lombare tramite

robusti legamenti. L’articolazione sacro-iliaca esegue movimenti volontari es.

deambulazione, corsa, etc. esegue inoltre movimenti involontari determinati dal MRP

attraverso la continuità garantita dalle membrane intracraniche e intraspinali.

Il sacro considerato osso impari e mediano effettua movimenti di flesso-estensione

durante le fasi del MRP.

1.2 Fisiologia e meccanica del sistema cranio-sacra le

Il movimento delle ossa craniche disposte lungo la linea mediana, è principalmente di

flesso-estensione attraverso un asse trasversale. Il movimento di flesso-estensione

avviene in corrispondenza della sincondrosi sfenobasilare. Ogni osso del cranio ha dei

propri assi di movimento fisiologici (vedi appendice). Durante il movimento, lo sfenoide e

l’occipite ruotano in direzione opposta. Durante la flessione sfenobasilare (fase

d’inspirazione craniosacrale), lo sfenoide ruota anteriormente, la base sfenoidale viene

sollevata, mentre i processi pterigoidei si portano verso il basso. Allo stesso tempo

l’occipite ruota posteriormente, la base occipitale viene sollevata, mentre la squama si

porta caudalmente. Durante la flessione sfenobasilare, l’etmoide ruota in direzione

opposta rispetto allo sfenoide e nella stessa direzione dell’occipite, il vomere viene portato

caudalmente poiché la parte anteriore dello sfenoide si muove in questa direzione.

Durante l’estensione sfenobasilare tutti i movimenti sono invertiti. Le ossa che si

sviluppano sulla linea mediana del cranio compiono movimenti a ruota dentata tra loro.

Figura 2 – Movimento delle ossa craniche a ruota dentata

SISTEMA CRANIO SACRALE

13

Le ossa pari si muovono in rotazione esterna e interna accompagnando rispettivamente la

fase di flessione ed estensione sfenobasilare. Durante la flessione sfenobasilare si verifica

una rotazione esterna delle ossa pari, durante l’estensione si ha una rotazione interna. Il

movimento combinato di flesso-estensione delle singole ossa, disposte lungo la linea

mediana e di rotazione esterna-interna delle ossa pari determina una variazione dei

diametri cranici rilevabile ad una accurata palpazione manuale. Con la flessione aumenta il

diametro trasversale del cranio, mentre il diametro anteroposteriore diminuisce, il vertex si

appiattisce. Con l’estensione sfenobasilare diminuisce il diametro trasversale, aumenta il

diametro anteroposteriore e il vertex risulta più prominente. Le ossa pari, viste

precedentemente, compiono un movimento di rotazione esterna ed interna che

normalmente è sincrono rispetto alla flesso-estensione sfenobasilare. Lo sfenoide

determina le caratteristiche di movimento delle ossa pari del complesso facciale.

La posizione neutra della SSB è una posizione in leggera flessione. A livello dello sfenoide

durante la flessione, le grandi ali partono verso il basso, avanti e fuori. Il corpo risale. Le

apofisi pterigoidee si abbassano e si divaricano. A livello dell’occipite, quest’ultimo compie

una bascula antero-posteriore attorno al suo asse. La squama occipitale scende e bascula

indietro. Gli angoli infero-laterali scendono. L’apofisi basilare risale, guidata nei binari

dell’articolazione petro-basilare. Il forame occipitale tende pure lui a risalire.

L’estensione rappresenta il ritorno alla posizione neutra di partenza.

• Sfera anteriore: tutto ciò che è influenzato dallo sfenoide

• Sfera posteriore: tutto ciò che è influenzato dall’occipite

Figura 3 – Movimento delle ossa craniche in flessione

SISTEMA CRANIO SACRALE

14

1.3 Disfunzioni del sistema cranio-sacrale

Il sistema cranio sacrale è caratterizzato dalla presenza di disfunzioni del sistema stesso,

che possono essere considerate fisiologiche o non fisiologiche.

Posizionamenti anomali protratti nella vita intrauterina e manovre di parto aggressive

possono portare a delle modifiche nei rapporti delle ossa craniche rispetto alle quali si

organizza poi la struttura fasciale, muscolare, membranosa ed in ultimo viscerale del

nostro corpo. In questo contesto il mascellare superiore è sotto l’influenza dello sfenoide

mentre la mandibola (ed i condili) è sotto l’influenza dell’occipite per interposizione del

temporale. Di fatto un temporale in rotazione esterna spingerà la cavità glenoide verso il

basso, in direzione mesiale (interna) ed indietro. Un temporale in rotazione interna

spingerà la cavità glenoide in alto, in fuori ed in avanti. In fase di rotazione esterna il

mascellare superiore avrà un’espansione nei settori posteriori con abbassamento della

volta palatale, un arretramento della premaxilla compensato però da una

vestibolarizzazione degli incisivi.

Riprendendo quanto detto in precedenza in una terminologia clinica più familiare, un

cranio in flessione è più largo e più basso, ciò che viene definito un individuo

brachicefalico. Questa situazione parafisiologica

(disfunzionale) porta mandibola e mascellare in rotazione

esterna, con possibili squilibri laterali. La mandibola

arretra leggermente, l’arcata dentale si abbassa e si

allarga nella sua parte posteriore, mentre quella anteriore

si stringe e il palato diventa più largo ed appiattito.

Figura 4 – Flessione cranica

SISTEMA CRANIO SACRALE

15

Un cranio in estensione è più stretto e lungo, ciò che corrisponde ad un cranio dolico-

facciale.

Questa situazione parafisiologica disfunzionale porta mandibola e mascellare in rotazione

interna con possibili squilibri verticali o antero-posteriori.

La mandibola avanza leggermente, l’arcata dentale si stringe come la volta palatina (arco

ogivale) con le fosse nasali strette (respirazione orale).

1.3.1 Torsione craniale

Avviene attorno ad un asse obliquo, antero-posteriore, che va da nasion ad opisthion,

passante per il corpo dello sfenoide, attraverso il centro della SSB, questo consente dei

movimenti di rotazione dello sfenoide e occipite in un piano frontale.

La porzione anteriore del cranio (sfenoide) e la sua sfera d’influenza, ruotano in una

direzione su questo asse; mentre la porzione posteriore (occipite) e la sua sfera

d’influenza, ruotano nel senso opposto, producendo così una torsione a livello

dell’articolazione occipite-sfenoide.

Figura 5 – Estensione cranica

SISTEMA CRANIO SACRALE

16

La torsione è descritta per definizione dal lato nel quale la grande ala dello sfenoide si

muove superiormente.

A livello dei piani occlusali si osserva, in una ipotetica torsione destra a livello del piano

occlusale:

• piano frontale, dalla parte più corta della faccia, quella in rotazione esterna, i piani

occlusali tendono ad allontanarsi;

• piano orizzontale l’emimascella dx sarà più ampia posteriormente, la premaxilla più

arretrata ed il palato piatto, l’emimascella di sx sarà più stretta posteriormente, la

premaxilla più avanzata ed il palato più ogivale. La risultante sarà un mascellare

che tende a deviare verso dx. Per una logica simile la mandibola tenderà a deviare

verso sx. Le possibilità sono due. Si sviluppa un morso crociato sx o l’occlusione

mantiene la centrica e si ha una sollecitazione verso l’esterno del condilo dx.

A livello condilare in una torsione dx, il temporale sarà in rotazione interna ed il condilo dx

sarà spinto in alto, all’esterno ed in avanti. Il temporale di sx sarà in rotazione esterna ed il

condilo relativo sarà spinto in basso, all’interno ed indietro, determinando sia in condizioni

Figura 6 – Torsione cranica

SISTEMA CRANIO SACRALE

17

di morso crociato sx, sia in condizione di centrica, maggior rischio a livello condilare dx

perché è sollecitato verso l’alto e verso l’esterno, dove la struttura di contenimento

legamentosa è debole. Il condilo di sx andrà in sofferenza solo in presenza di fattori

dislocanti posteriormente (lingualizzazione incisiva o perdita di un molare omolaterale).

1.3.2 Sidebending rotation

Questa situazione para fisiologica (disfunzione) porta omolateralmente l’emi mandibola in

rotazione esterna e l’emi mascellare in rotazione interna da un lato e viceversa dall’altro

lato. Si avrà un viso a “banana”, convesso a dx, con il mascellare che avanza e la

mandibola dx che Indietreggia. La linea medio incisiva sarà deviata controlateralmente con

la presenza di un morso crociato omolaterale.

È una disfunzione molto presente nei neonati a causa delle difficoltà per il passaggio nel

bacino.

È la risultante di due movimenti:

1. un movimento di bascula dallo stesso lato dello sfenoide e dell’occipite;

2. un movimento di rotazione assiale in senso inverso dello sfenoide e dell’occipite.

L’asse antero-posteriore nasion-opisthion, lo stesso che per la torsione è l’asse di bascula

Figura 7 – Relazione SSB normale e torsione sx

SISTEMA CRANIO SACRALE

18

nello stesso senso delle due ossa e consente loro dei movimenti di latero-versione in un

piano frontale. Gli assi di rotazione sono assi verticali propri di ciascun osso che

consentono dei movimenti di rotazione e controrotazione in un piano orizzontale relativo.

Per lo sfenoide si tratta di un’asse verticale che passa per il corpo.

Per l’occipite si tratta di un’asse verticale che passa per il forame occipitale.

Alla lateroversione consegue una

discesa delle due ossa ipsilateralmente

e alle rotazioni assiali inverse delle due

ossa consegue una convessità

ipsilaterale alla lateroversione, mentre

esse portano una falsa concavità o

appiattimento dalla parte opposta.

Si denomina convenzionalmente la

disfunzione in SBr dal lato della latero-

versione, quindi dal lato basso delle due

ossa come dal lato della convessità e

quindi del bombarsi cranico.

Tali movimenti hanno per conseguenza:

• a livello della SSB apertura da un

lato e chiusura dall’altro;

• a livello della periferia cranica da

un lato una zona bombata ed abbassata, mentre dall’altro una zona appiattita e più

alta.

Le disfunzioni in SBr sono meccanismi di adattamento cinetico e come le torsioni alterano

la cinetica della flesso-estensione della SSB ma non le impediscono di verificarsi.

A livello occlusale avremmo:

• sul piano frontale parallelismo delle arcate che s’inclinano in alto dalla parte del

sidebendig;

• sul piano orizzontale le arcate dentarie manterranno una loro congruenza, poiché si

allargheranno dalla parte della rotazione esterna e si restringeranno da quella della

rotazione interna.

A livello condilare dalla parte del side bending il condilo va in basso, verso l’interno e verso

il dietro. Dalla parte opposta (dove le arcate convergono) va verso l’alto, l’esterno ed in

Figura 8 – Meccanismo disfunzionale sidebending rotation

SISTEMA CRANIO SACRALE

19

avanti. Ne consegue un’osservazione importante. Il condilo tende ad arretrare proprio

dove c’è un potenziale deficit di dimensione verticale. In fase di crescita questo deficit

viene compensato da un aumento verticale della cresta alveolare, anche se un ritardo di

eruzione dei molari o un’anomala interposizione linguale possono essere pericolosi.

Nell’adulto le possibilità di compenso sono limitate e l’evenienza di una disfunzione

articolare che sfoci in blocco è alta, soprattutto se ci sono delle ricostruzioni conservative.

Figura 9 – Sidebending rotation

SISTEMA CRANIO SACRALE

20

1.3.3 Disfunzioni in strain

Corrisponde ad una forza ascendente o

discendente applicata avanti o dietro alla SSB

che causa uno slittamento verticale tra l’occipite

e lo sfenoide, o una forza laterale applicata

avanti o dietro alla SSB che provoca uno

slittamento laterale tra l’occipite e lo sfenoide.

Gli assi di movimento nel caso di vertical-strain

sono assi trasversi propri dello sfenoide e

dell’occipite che consentono dei movimenti di

bascula antero-posteriore in un piano sagittale.

Nel caso di strain laterale, gli assi sono verticali

propri dello sfenoide e dell’occipite passanti

rispettivamente per il corpo per lo sfenoide e

attraverso il forame magno per l’occipite,

consentendo dei movimenti di rotazione delle

parti ossee in un piano orizzontale.

Il vertical-strain è convenzionalmente definito dalla posizione alta o bassa della base del

corpo sfenoidale, in rapporto all’apofisi basilare dell’occipitale.

Lo strain laterale è convenzionalmente definito in base alla posizione destra o sinistra

della base del corpo sfenoidale, in rapporto all’apofisi basilare dell’osso occipitale.

Infine nel vertical strain le due ossa avranno un’apparente cinetica rotativa che si effettua

nello stesso senso.

Il bambino con un vertical strain sfenoidale alto presenta una faccia che sembra essere in

flessione con un cranio che sembra invece in estensione. La sfera anteriore è larga con

una faccia arrotondata, una fronte sfuggente mentre il mento è prominente. Il naso è largo,

aperto e piuttosto appiattito, gli occhi sono grandi ed in fuori con la tendenza alla miopia.

La sfera posteriore è stretta e con una squama rialzata e stretta. Le orecchie sono ben

incollate. E’ la classica faccia con la fronte sfuggente e la mandibola prominente. Sul piano

frontale non ci saranno cambiamenti nei rapporti tra i piani occlusali. Sul piano orizzontale

l’arcata superiore si allargherà ed arretrerà a livello della premaxilla, la mandibola si

Figura 10 – Strain laterale sx

SISTEMA CRANIO SACRALE

21

restringerà ed avanzerà tendendo a livello occlusale ad un rapporto di terza classe.

Il bambino con un vertical strain sfenoidale basso presenta una faccia che sembra essere

in estensione sul cranio che invece appare in flessione. La sfera anteriore è stretta con

una faccia piatta, una fronte prominente, mentre il mento è sfuggente. In questo caso il

mascellare superiore si stringerà posteriormente ed avanzerà a livello della premaxilla. La

mandibola si allargherà a livello del gonion ed arretrerà a livello della sinfisi. Il risultato

sarà a livello occlusale una tendenza alla seconda classe scheletrica. In un individuo

adulto si creano potenzialmente precontatti, con instabilità occlusale e stanchezza

muscolare. Il naso, è piccolo e stretto, gli occhi sono stretti e rientranti con tendenza

all’ipermetropia. La sfera posteriore è larga e con squama bassa ed arrotondata. Le

orecchie sono scollate. Il lateral strain è la causa principale delle scoliosi discendenti di

origine cranica, esso induce nel neonato uno squilibrio permanente delle membrane di

tensione reciproca che si ripercuote sul bacino e su tutte le fasce del corpo. Ogni

componente del corpo subirà una crescita adattativa imposta da questo squilibrio

originario.

Questa scoliosi membranosa, passerà inosservata per lungo tempo, rimanendo in uno

stato di latenza fino all’età prepuberale soprattutto nella bambina, in cui i fattori ormonali

responsabili di un rilasciamento fisiologico dei legamenti, liberano di colpo le tensioni

membranose sotto-giacenti e portano di conseguenza l’aumento rapido delle curvature e

delle deformazioni con rotazione dei corpi vertebrali, che erano rimasti latenti fino a quel

momento. Di fatto in questa disfunzione cranica il soggetto è spesso portatore di

astigmatismo, in quanto l’occhio segue con la sua forma la situazione cranica.

Figura 11 – Strain verticale superiore

SISTEMA CRANIO SACRALE

22

1.3.4 Compressione cranica

In questo tipo di disfunzione la sincondrosi sfenobasilare ha perduto in parte o tutta la

mobilità, in quanto le superfici

articolari hanno subito una

compattazione e

addensamento della lamina

articolare cartilaginea intra-

ossea. Questo può essere

dovuto a una nascita difficile

o a un trauma che ha

compresso il cranio in senso

antero-posteriore. Alcune

costrizioni possono

provocare a lungo andare

una compressione.

1.3.5 Lesioni intraossee occipitali

Il passaggio della testa del feto lungo il canale del parto determina un modellamento delle

ossa craniche ed uno stimolo meccanico

essenziale per uno sviluppo regolare di tutto il

corpo. In età fetale il bambino possiede una

gran malleabilità delle ossa del neuro e

viscerocranio, fattore caratterizzato dalla

presenza all’interno del singolo osso cranico

di più centri di ossificazione che con il passare

del tempo si fonderanno assieme

determinando la struttura propria dell’osso.

Date le enormi pressioni a cui è sottoposto il

cranio nella fase espulsiva del parto, tali forze

possono rappresentare un fattore

caratterizzante l'ossificazione delle ossa e

Figura 12 – Compressione cranica

Figura 13 – Nuclei ossificazione occipite

SISTEMA CRANIO SACRALE

23

determinare alterazioni funzionali e morfologiche. Inoltre la compressione che il cranio

riceve, nel passaggio dal canale pelvico, può creare irritazione dei nervi cranici del

neonato. Le lesioni intraossee dell’occipite coinvolgono primariamente le parti condilari,

che sono state compresse nella fase di massima estensione cranio-cervicale dalle faccette

dell’atlante, durante le forze sprigionate dal travaglio, con conseguente alterazione della

loro posizione. Tali alterazioni determinano asimmetrie del foro occipitale ripercuotendosi

sulle zone d'inserzione delle fasce e muscoli sotto-occipitali. Questa eziologia è sempre

presente nei casi di scoliosi del lattante e del torcicollo congenito.

I nervi ipoglossi (XII nervi cranici), in corrispondenza dell’emergenza cranica a livello del

loro foro omonimo vanno in disfunzione, rendendo così la suzione difficoltosa e dolorosa.

Nel torcicollo miogeno nella maggior parte dei casi vi è lo schiacciamento di alcuni nervi, in

particolare l'undicesimo nervo cranico (accessorio), nel suo passaggio attraverso il forame

giugulare, assieme al nono e decimo nervo, ed alla vena giugulare.

La parte basilare e la squama possono comunque essere interessate e la distorsione può

coinvolgere anche altri elementi preossei del cranio, lo sviluppo e la tensione dei tessuti

molli associati e l’intero meccanismo craniosacrale.

Gli elementi preossei dell’occipite, essendo le parti anatomiche con cui il feto si presenta,

soffrono maggiormente della distorsione per la pressione rotatoria e la resistenza laterale

che avviene durante il processo della nascita. Si spiega, infatti, come, per via di un difficile

travaglio ad esempio, molti neonati hanno una forma anomala del cranio. Spesso le

deformazioni del cranio che s’instaurano durante l'espulsione, vengono riassestate

completamente col passare del tempo. Talvolta questo processo non si verifica in maniera

completa se la nascita è stata difficoltosa, con conseguenti alterazioni di mobilità di alcune

ossa craniche, non ancora saldate, e la possibilità quindi di sviluppare disfunzioni a carico

del sistema visivo e occlusale. I tessuti conservano spesso le asimmetrie delle pressioni e

stiramenti subiti. Ogni regione del corpo può essere lesa e a causa dell'interdipendenza,

ogni disequilibrio si ripercuote a distanza. La presenza di disturbi del sonno, suzione

difficoltosa, rigurgiti, difficoltà a deglutire, agitazione e irritabilità, coliche possono essere

legate ad una tensione o compressione delle suture o dei tessuti membranosi intracranici

che tendono a creare un'irritazione di strutture nervose alla base del cranio. Le alterazioni

a carico della colonna e del sacro possono dare luogo a manifestazioni posturali che si

evidenzieranno durante la crescita come scoliosi, dismetrie e dimorfismi degli arti inferiori

(ginocchia vare, valghe, alterazioni dell'arco plantare).

Capitolo 2. Ruolo dei nervi cranici

Nella visione d’insieme dell’ambito posturologico, veste un ruolo di rilevante importanza

per l’innervazione che ricopre, il nervo trigemino, sia per la componente afferente ed

efferente delle informazioni che il nervo veicola dai propri gangli, alla formazione reticolare

e viceversa, sia per l’influenza indotta dalle disfunzioni che ricadono sulla sua funzionalità

del nervo stesso. Da un punto di vista posturale la svolta nella conoscenza e

nell’accettazion

e in ambito

clinico e

scientifico, è

avvenuta

soltanto con la

scoperta che

l’emergenza

nel palato del

nervo naso-

palatino è

ricchissima di

esterocettori,

cioè di recettori coinvolti nel meccanismo dell’informazione posturale. La loro posizione

corrisponde perfettamente al punto d’appoggio della lingua al palato nella posizione di

riposo linguale e al punto di partenza del movimento deglutitorio.

Lo schiacciamento della punta della lingua contro il palato in questo punto determina degli

effetti sulla muscolatura generale estremamente evidenti ed immediati. In effetti, si era

notato da tempo che il far posizionare la lingua in un punto preciso del palato, al paziente

comportava un cambiamento della sua situazione posturale, riducendo gli squilibri,

riprogrammando l’appoggio plantare, variando l’atteggiamento della colonna.

L’effetto della stimolazione linguale del recettore palatino, inoltre, è sempre assente nel

paziente bruxista, e man mano ricompare fino a rimanere persistente quando la lingua

riprende la sua postura ideale.

A tal punto, studi sul bruxismo sono stati condotti da un punto di vista esclusivamente

neurologico, basandosi sulle conoscenze che stanno crescendo sulle funzioni del

trigemino nel controllo del sonno e sulla memoria, tutte facoltà mediate dal locus

Figura 14 – Nervo trigemino (V n.c.)

RUOLO DEI NERVI CRANICI

25

coeruleus, attraverso la stimolazione trigeminale indispensabile per la produzione dei

mediatori chimici della memoria.

Secondo alcuni ricercatori francesi il sonno paradossale è lo stato della memorizzazione

attiva, il passaggio delle esperienze della giornata appena vissuta negli scaffali della

memoria. E’ questo, in conclusione, il momento in cui le secrezioni mediate dal trigemino

sono indispensabili. Fino a poco tempo fa si pensava che il tronco encefalico fino al

mesencefalo fosse disseminato di nuclei trigeminali, in modo sovradimensionato rispetto

alle funzioni svolte dal nervo stesso, dato che veniva messo in relazione soltanto con la

masticazione e con il dolore dentario. Inoltre l’insieme dello squilibrio dell’occlusione e

della deglutizione, crea delle tensioni muscolari, che si ripercuotono sugli zigomatici, sul

palatino, sullo sfenoide, provocando una irritazione del ganglio pterigo-palatino e del

ganglio trigeminale. La stimolazione della lingua, determina risposte a distanza che

coinvolgono l’attività della vera “centralina” del SNC, il Locus Coeruleus.

Questo nucleo, è intimamente legato ai processi della memoria, del sonno, della sfera

emotiva e, d’altra parte è correlato con tutta la corteccia cerebrale e cerebellare. La lingua,

comprimendo i recettori palatini, sembra avere la capacità di rifunzionalizzare l’intero

sistema nervoso centrale. Per quello che riguarda la sfera prettamente posturale, inoltre, è

da ricordare che il verme cerebellare riceve in entrata afferenze cervicali e linguali, mentre

alle due regioni paramediane afferiscono rami trigeminali. In questo modo la lingua ed il

trigemino sono correlati direttamente con la memoria motoria e con la discriminazione

motoria operate a livello cerebellare.

Studi che si sono succeduti negli ultimi anni hanno evidenziato un ruolo peculiare unico del

V° paio di nervi cranici, si è potuto notare come il trigemino fosse in relazione con molti

altri nervi e come fosse da considerare il principe della formazione reticolare.

Tali valutazioni spiegano le patologie della postura come correlate ad insufficiente

stimolazione trigeminale, ma addirittura, potrebbero fornire una spiegazione

dell’atteggiamento scoliotico come dovuto a tensioni anomale dei muscoli paravertebrali

generati dall’alterata funzione linguale, con un’inefficacia di stimolazione dei recettori

palatini.

Studi soprattutto giapponesi, hanno evidenziato nel paziente affetto da scoliosi una

carenza di serotonina e come una pinealectomia (la ghiandola pineale è correlata alla

secrezione di melatonina e alla sua trasformazione in serotonina) sia in grado di generare

in pochissimo tempo una scoliosi nell’animale da esperimento.

RUOLO DEI NERVI CRANICI

26

Gli studi neurologici più recenti stanno attribuendo al trigemino la stimolazione della via

serotoninergica e quindi si potrebbe ipotizzare una carente stimolazione del palato come

causa o concausa di alcune scoliosi. Pertanto la postura viene ad essere sensibile alla

stimolazione del recettore palatino, area di pertinenza del V nervo cranico.

Per quanto concerne l’attività del sesto nervo cranio, nervo abducente, si riscontra che

l’occhio risente delle alterazioni della deglutizione, sia per quanto riguarda la motricità

della muscolatura estrinseca che per quanto riguarda la capacità visiva. Sembra esistere

un’affinità particolare tra spot palatino e motricità del muscolo retto laterale in particolare.

Anche la funzione visiva può essere condizionata indirettamente dalla funzione linguale in

quanto la spinta esercitata dalla lingua sulle ossa dello splancnocranio determina

disfunzioni a livello della funzionalità del sistema cranio sacrale. La spinta esercitata sui

mascellari e sui palatini viene trasmessa attraverso il vomere alle ossa anteriori della base

cranica (etmoide e sfenoide), andando ad influire sulle ossa che concorrono alla

formazione dell’orbita oculare.

Faccia superiore:

• Frontale (faccia inferiore)

• Sfenoide (piccola ala)

Parete mediale:

• Mascellare (processo frontale)

• Osso lacrimale

• Etmoide (lamina papiracea)

• Sfenoide (faccia laterale del corpo)

Faccia inferiore:

• Mascellare (faccia superiore)

• Zigomatico (processo orbitale)

• Palatino (processo orbitario)

Parete laterale:

• Zigomatico (processo orbitario)

• Sfenoide (porzione anteriore della

grande ala)

Figura 15 – Ossa orbita e muscolatura oculare estrinseca (MOE)

La funzione visiva dipende certamente dalla forma dell’occhio, un occhio troppo lungo

determina la presenza di un fuoco anteriore alla retina, un occhio troppo corto una messa

a fuoco posteriore alla retina stessa. Tuttavia esiste un’altra funzione fondamentale,

determinata dalla contrazione del muscolo ciliare che cambia la convessità del cristallino.

Ebbene, il muscolo ciliare riceve la propria innervazione dal nervo ciliare che origina tra la

terza e la prima vertebra cervicale. E’ estremamente probabile che il cambiamento

cervicale, con un recupero della fisiologica lordosi, possa essere il motivo del

miglioramento visivo che si nota in alcuni pazienti (fino al 40% dei soggetti) portatori di

correzione visiva, fino alla misura di due gradi, sia in caso di miopia che di ipermetropia.

Per quanto riguarda l’ottavo nervo cranico (acustico-vestibolare), sono da analizzare due

funzioni, quella uditiva e quella dell’equilibrio.

La funzione uditiva, come sappiamo si esplica attraverso la vibrazione della membrana

timpanica, stimolata dalle onde acustiche. Le vibrazioni si propagano attraverso gli ossicini

dell’orecchio fino alla staffa, che è appoggiata con la base sulla membrana della

chiocciola. L’entrata in vibrazione di questa genera, nel liquido presente nella coclea, delle

onde che determinano l’eccitazione delle cellule ciliate del Corti, che hanno lo scopo di

trasformare lo stimolo meccanico in elettrico. La presenza di disfunzioni craniche provoca

intasamento e edema dell’orecchio medio a causa dell’aumento della pressione aerea che

dal faringe si propaga all’orecchio attraverso la tuba durante l’atto deglutitorio alterato. Ciò

causa una diminuzione delle capacità vibratili delle membrane uditive con alterazioni

frequenti della capacità uditiva, specialmente nella percezione delle frequenze più alte.

Anche l’area critica del linguaggio viene spesso interessata con difficoltà di interpretazione

dei fonemi ascoltati dal paziente.

In tutto questo gioca un ruolo di rilevante importanza l’attività della muscolatura sovra e

sottoioidea, che viene a manifestarsi come un sincizio funzionale.

Lo stesso meccanismo può aiutare anche spiegare la presenza di acufeni, sintomo che

presenta una origine multipla e difficoltà terapeutiche evidenti. L’acufene è generato

dall’accumularsi da più fattori. Il primo e la circolazione alterata per compressione delle

arterie cervicali che vengono schiacciate nel loro passaggio nei fori vertebrali, ciò accade

per la variazione dell’atteggiamento cervicale caratteristico della postura linguale alterata.

Il raddrizzamento della curva lordotica fisiologica determina strozzamento dei vasi che

forniscono l’irrorazione all’orecchio.

Altro elemento è la compressione dei vasi venosi che emergono dalla scissura di Glaser,

operata dal condilo mandibolare retruso. Infine, e forse più importante, la compressione

RUOLO DEI NERVI CRANICI

28

della membrana della chiocciola da parete dell’aria sospinta attraverso la tuba dalla

contrazione dei muscoli buccinatori (questi si attivano durante l’atto deglutitorio scorretto

sostituendosi alla carente funzione linguale).

Tale compressione genererebbe nel liquido cocleare un’onda anomala, non codificata

come frequenza e in grado di produrre uno stimolo elettrico aspecifico e indistinto.

L’altro elemento è dato dall’alterazione dell’equilibrio. Probabilmente lo stesso edema è in

grado di alterare la qualità dell’endolinfa, nella quale rotolano gli otoliti; l’addensamento di

essa potrebbe determinare sensazioni di vertigine o, molto più spesso, “sbandamenti” del

soggetto.

Per quanto riguarda i nervi VII – IX – X – XII, che sono responsabili dell’innervazione della

lingua oltre alla terza branca del V visto in precedenza, la loro influenza da un punto di

vista osteopatico-posturologico, si riflette inevitabilmente sulla componente linguale e

mandibolare. Sappiamo che le informazioni provenienti dalla mandibola sono multiple. Il

Sistema Nervoso Centrale riceve informazioni dai recettori parodontali, dai fusi

neuromuscolari soprattutto indovati nelle fibre dei muscoli masseteri, dai recettori capsulari

delle ATM.

E’ chiaro come ogni alterazione

della forma del palato,

conseguente e disfunzioni

muscolari correlate con la

deglutizione alterata, possa

ripercuotersi sulla postura

mandibolare e sulla sua

funzione. Un’iperattività dei

muscoli buccinatori darà

facilmente luogo ad un palato

ristretto che causerà effetti

diversi sulla mandibola.

Questa al fine di adattare i suoi diametri con quelli mascellari potrà retrudere (con

compressione del tessuto retro discale e del nervo auricolo-temporale) o deviarsi da un

lato ricercando una stabilità ottenuta soltanto creando da un lato un morso crociato. In

entrambi i casi, le informazioni trigeminali saranno alterate evocando risposte motorie non

corrette. La lingua potrà anche inserirsi tra le arcate, come accade per eccesso d’attività

Figura 16 – Articolazione Temporo Mandibolare (ATM)

RUOLO DEI NERVI CRANICI

29

del muscolo verticale. Tale interposizione interferirà con l’eruzione dentaria, la mandibola

per arrivare all’occlusione salirà più in alto con un condilo che si affonderà nella cavità

glenoide. La mancanza di stimolazione dei recettori palatini darà luogo inoltre ad ipertono

dei muscoli masseteri, con effetto sull’eruzione dentaria che ne risulterà ostacolata.

Questo elemento è estremamente importante quando il clinico prescrive un bite. Senza il

controllo preventivo del tono attraverso la riprogrammazione e il ripristino dei riflessi

posturali, dopo una prima fase di benessere dovuta all’allungamento delle fibre muscolari,

in seguito alle informazioni fusali, il massetere tende a riportare il muscolo alla lunghezza

originaria con l’esito finale di peggiorare la situazione occlusale e articolare.

Capitolo 3. I riflessi posturali e il controllo pos turale

I riflessi posturali servono per mantenere ed aggiustare il tono dei muscoli scheletrici del

tronco e degli arti in modo che si abbia un continuo grado di contrazione che va a

contrastare gli effetti della forza di gravità sulle varie parti del corpo, essi sono tutti

di origine propriocettiva. Pertanto, questi riflessi sono responsabili del “tono muscolare”

che concorre a mantenere la postura del corpo.

Gli elementi costitutivi dei riflessi posturali sono:

1. recettori sensoriali (propriocettori): sono localizzati all’interno dei muscoli

scheletrici, nelle capsule articolari e nei legamenti. Rilevano la posizione dei vari

segmenti del nostro corpo nello spazio, i nostri movimenti e lo sforzo esercitato

quando solleviamo pesi o comunque compiamo movimenti contro una

resistenza;

2. neuroni sensoriali: conducono l’informazione dai propriocettori al SNC;

3. SNC: integra i segnali in ingresso attraverso circuiti modulatori costituiti da

interneuroni sia eccitatori sia inibitori. In un riflesso, l’informazione sensoriale

viene integrata e la risposta viene avviata in maniera subconscia. Tuttavia,

alcune informazioni sensoriali possono raggiungere la corteccia cerebrale e

dare origine a percezioni e alcuni riflessi possono essere modulati da segnali

coscienti;

4. motoneuroni somatici: trasportano i segnali in uscita. I motoneuroni somatici che

innervano le fibre contrattili del muscolo scheletrico, sono detti α-motoneuroni;

5. effettori: sono le fibre contrattili del muscolo scheletrico. I potenziali d’azione dei

motoneuroni alfa determinano la loro contrazione muscolare.

Nell’ambito clinico posturologico risultano di rilevante importanze i riflessi tonico-posturali:

cervicale, oculare, mandibolare, linguale.

RIFLESSI POSTURALI E CONTROLLO POSTURALE NELL’UOMO

31

3.1 Riflessi posturali

3.1.1 Riflesso cervicale

Il riflesso cervicale o nucale è caratterizzato dal fatto che la rotazione del capo da un lato,

determina aumento del tono della

muscolatura extrarotatoria ed

estensoria omolateralmente alla

rotazione del capo.

Eventi traumatici, caratterizzati da

bruschi movimenti di flesso-

estensione del capo (colpo di frusta),

o con forze che si sprigionano lungo

l’asse della colonna vertebrale in

direzione caudo-craniale (per es.

cadute su sacro-bacino), possono

determinare alterazioni di tale

riflesso.

3.1.2 Riflesso oculare

Il riflesso oculare è caratterizzato dal

fatto che lo spostamento degli occhi da

un lato, determina aumento del tono

della muscolatura extrarotatoria ed

estensoria controlateralmente allo

spostamento degli occhi.

Anomalie congenite o acquisite della

morfologia dell’orbita determinano

alterazioni funzionali alla muscolatura

estrinseca oculare (III – IV – VI nervi cranici), con conseguente alterazione di tale riflesso.

Figura 17 – Whiplash injury

Figura 18 – Muscolatura oculare estrinseca

RIFLESSI POSTURALI E CONTROLLO POSTURALE NELL’UOMO

32

3.1.3 Riflesso mandibolare

Il riflesso mandibolare è caratterizzato dal fatto che la diduzione mandibolare

(spostamento da un lato), determina aumento del tono della muscolatura extrarotatoria ed

estensoria omolateralmente alla diduzione mandibolare.

Tale riflesso può essere alterato se l’occlusione, nello specifico il contatto reciproco delle

arcate dentarie interferisce in modo non fisiologico.

Ad un’occlusione corretta corrisponde un overjet minimo, un overbite limitato a circa 1 mm

e, a livello articolare una posizione dei condili nella posizione più supero-anteriore

possibile contro l’aspetto posteriore dell’eminenza articolare, con disco adeguatamente

interposto. Un’ alterata percezione a livello mandibolare è molto spesso associata ad una

deglutizione viziata, costituendo un ostacolo alla normale crescita dentaria e scheletrica. Si

vengono pertanto a creare squilibri muscolari, soprattutto nei muscoli masseteri e

sovraioidei determinanti alterazioni posturali.

3.1.4 Riflesso linguale

Il riflesso linguale è caratterizzato dal fatto che lo spostamento da un lato della lingua,

determina aumento del tono della muscolatura extrarotatoria ed estensoria controlaterale

allo spostamento linguale. Sapendo che i 2/3 anteriori della lingua, trovano origine dalla

congiunzione del primo arco branchiale destro e sinistro nel punto in cui si fondono al di

sopra del faringe, mentre la radice linguale si forma invece dal terzo e quarto arco, fa

comprendere come vi sia differente innervazione. Infatti, la parte anteriore riceve la sua

innervazione dal V nervo cranico e da alcune anastomosi con il VII nervo cranico (nervo

linguale), mentre la radice riceve i rami dal IX e X.

Figura 19 – Piani occlusali

RIFLESSI POSTURALI E CONTROLLO POSTURALE NELL’UOMO

33

Tale differenza può determinare se

accompagnata a deglutizione non

funzionale alterazione di tale riflesso.

Di fatto se la funzione della lingua è

impedita per qualsivoglia motivo, il suo

contatto con il palato può venire a

mancare con comparsa di effetti a livello

dello sviluppo orofacciale, con

conseguente iperattivazione dei

buccinatori che si sostituiscono

funzionalmente alla lingua.

3.2 Controllo posturale nell’uomo

Il controllo posturale deve provvedere a:

• mantenere una posizione stabile eretta (es. postura eretta);

• stabilizzare parti del corpo per permettere il movimento di altre.

Il controllo posturale prevede:

• aspetti tonici (equilibrio statico);

• aspetti fasici (equilibrio dinamico).

Il controllo posturale si attua mediante meccanismi di controllo a feed-back e feed-forward.

Il controllo a feed-back comprende attività riflesse (riflessi posturali) che:

• agiscono mediante meccanismi sostanzialmente sottocorticali ma anche corticali;

• possono essere apprese ed adattabili.

Ha come scopo il mantenimento di uno status quo basato su informazioni sensoriali

riguardanti la posizione delle varie parti del corpo:

• le une rispetto alle altre (coordinate egocentriche);

• rispetto alla direzione della forza di gravità (coordinate geocentriche);

• rispetto all’ambiente circostante (coordinate exocentriche).

Questo controllo avviene per mezzo d’informazioni propriocettive, vestibolari, visive.

Figura 20 – Innervazione linguale

RIFLESSI POSTURALI E CONTROLLO POSTURALE NELL’UOMO

34

Il controllo a feed-back comprende meccanismi corticali e cerebellari che agiscono sui

riflessi posturali e sono caratterizzati dal fatto di essere:

• adattabili alle diverse condizioni ambientali;

• basate su meccanismi di apprendimento e di memoria.

Questi meccanismi non implicano assolutamente la necessità di un controllo consapevole

(“volontario”).

Questi sistemi di controllo posturale

permettono all’uomo, in un contesto

posturale efficiente, di mantenere la

stazione eretta mantenendo il

ginocchio iperesteso, con possibili

movimenti di collo, anca e caviglia.

Proprio quest’ultima articolazione

sarà il vero fulcro dei movimenti

determinando oscillazioni continue

di circa 1 cm con rotazione sulla

caviglia stessa.

Si viene pertanto a creare il modello

del pendolo invertito.

Diverse classi d’informazioni sensoriali (somatosensoriali, vestibolari e visive)

contribuiscono al mantenimento della postura.

Per quanto concerne la componente vestibolare sarà compito dei canali semicircolari

inviare informazioni alle aree sovra e sottocorticali relative a segnali di accelerazione

angolare.

Per quanto concerne gli organi

otolitici invece, avranno il compito di

inviare alle relative aree di

riferimento, segnali riguardanti la

posizione della testa nello spazio

(coordinate geocentriche) e segnali

associati ad eventi di accelerazione

lineare.

Figura 21 – Poligono di sostentamento

Figura 22 – Canali semicircolari e creste ampollari

RIFLESSI POSTURALI E CONTROLLO POSTURALE NELL’UOMO

35

Nei nuclei vestibolari c’è una convergenza di segnali vestibolari e optocinetici che arrivano

attraverso il tronco o la corteccia visiva. I neuroni vestibolari non sanno distinguere tra i

due segnali e questo spiega perché stimoli optocinetici possono dare fenomeni di

movimento illusorio.

Gli stimoli optocinetici sono utilizzati nel controllo posturale. Se annulliamo le traslazioni

retiniche le risposte posturali sono meno efficaci.

Capitolo 4. Project Work

4.1 Mezzi e risorse - Modalità di valutazione e ana lisi

4.1.1 Valutazione osteopatica del sistema cranio sacrale

La valutazione osteopatica è stata effettuata prendendo atto dell’anamnesi del

paziente, e del potenziale motivo del consulto. Sono stati interrogati inoltre, qualora

presenti, il tipo di sintomatologia, la durata del problema, le attività aggravanti il problema

e le caratteristiche del disturbo.

Dato che lo studio mira a verificare un’eventuale correlazione tra le disfunzioni

craniche e i riflessi posturali, sono stati valutati soggetti che manifestassero una specifica

sintomatologia ma anche soggetti che apparentemente dal punto di vista clinico fossero

asintomatici.

La valutazione del sistema cranio sacrale è stata effettuata attraverso ascolto sia a

livello cranico che a livello sacrale. Sono state utilizzate, a seconda della morfologia

cranica e del tipo di disfunzione riscontrata, le prese craniche che risultassero più idonee

per percepire al meglio i movimenti del sistema (presa di W. G. Sutherland, H. Magoun, V

Fryamann, ecc). Successivamente è stata nominata l’eventuale disfunzione presente del

sistema cranio sacrale e si è provveduto a testare i riflessi posturali annotandoli su

apposita tabella, delineando quali risultassero fisiologici o non fisiologici.

4.1.2 Test d’intrarotazione dei piedi o manovra di convergenza podalica (MCP)

Il test d’intrarotazione dei piedi, messo a punto da Bernard Autet, o manovra di

convergenza podalica è un test tonico attraverso il quale vengono testati i muscoli rotatori

esterni degli arti inferiori, facendogli compiere una rotazione interna progressiva

simmetrica grazie ad una presa al livello malleolare.

Figura 23 – Manovra di convergenza podalica

PROJECT WORK

37

Il test deve essere eseguito a paziente sdraiato su lettino, l’operatore esegue una valida

presa a livello malleolare, senza toccare la pianta del piede al fine di evitare di indurre altri

riflessi. L’operatore esegue un’intrarotazione degli arti inferiori e valuta la differenza di

rotazione, pertanto di tono, che si viene a verificare a livello della muscolatura

extrarotatoria dell’anca.

Per convenzione è definito il lato con maggior tono quello in cui l’asse della gamba rimane

maggiormente in rotazione esterna rispetto al controlaterale.

4.2 Campione di pazienti

Questo studio prospettico osservazionale è stato condotto su un campione di 43 pazienti

adulti. Il campione preso in esame è eterogeneo dal punto di vista del genere, sono stati

valutati dal punto di vista osteopatico e nello specifico per quanto concerne il sistema

cranio sacrale, 23 femmine e 20 maschi e, successivamente sottoposti a valutazione dei

riflessi posturali. L'età compresa va da (6 a 55 anni).

Lo studio non esclude nessun tipo di paziente, salvo pazienti di età pediatrica

inferiore ai 3 anni di vita in quanto in tali soggetti i riflessi presi in esame in questo studio,

potrebbero risultare fisiologicamente non sviluppati per la normale evoluzione del SNC e

pertanto non essere ancora corticalizzati, soprattutto per quanto concerne il riflesso

linguale, nei piccoli pazienti che usualmente utilizzano il succhietto (comunemente

conosciuto come ciucciotto o ciuccio).

Inoltre, sono stati esclusi dallo studio soggetti che presentassero esiti di

problematiche del SNC, di tipo ictale o neurodegenerativo, tali da non poter permettere

un’accurata valutazione di tali riflessi.

Questo perché, come già accennato, lo studio mira ad indagare ed evidenziare

eventuali correlazioni, se presenti, tra le disfunzioni cranio-sacrali e i riflessi posturali al

fine di poter definire possibili specifici campi di utilizzo o limitazioni delle branche

posturologica ed osteopatica.

PROJECT WORK

38

4.3 Procedura - Raccolta ed analisi dei risultati

In merito al campione di riferimento allo studio, sono stati raccolti ed analizzati i

seguenti dati:

• Demografici : età (anni), sesso, peso (Kg), altezza (cm);

• Patognomonici : motivo del consulto, tipo sintomatologia, durata del problema,

attività aggravanti il problema e caratteristiche del disturbo;

• Osteopatici :

� valutazione frontale/posteriore/LL;

� TFE;

� TFS;

� test dei rotatori;

� ascolto cranico;

� ascolto sacrale;

• Posturologici:

� valutazione frontale/posteriore/LL;

� manovra di convergenza podalica per valutare tono di base;

� manovra di convergenza podalica per valutare riflesso cervicale;

� manovra di convergenza podalica per valutare riflesso oculare;

� manovra di convergenza podalica per valutare riflesso linguale;

� manovra di convergenza podalica per valutare riflesso mandibolare.

Successivamente i dati sono stati riepilogati in una tabella dove sono riportate tutte le

informazioni a riguardo (vedi tabella in appendice).

Oltre ad effettuare un’accurata valutazione dei test sopraelencati, si è valutato di

utilizzare alcuni strumenti di statistica descrittiva per raffigurare quanto ottenuto

dall’osservazione.

Esaminando le diverse forme di statistica descrittiva applicate all’ambito medico

scientifico, data la tipologia di studio che è stato svolto e l’ipotesi di partenza si è deciso di

rappresentare i dati raccolti in forma tabellare e con diagrammi a barre, risultando essere

la metodologia statistica più appropriata e significativa.

Sono stati, infatti, rielaborati i dati innanzitutto in forma tabellare, potendo dare delle prime

importanti informazioni osservandoli a più livelli.

PROJECT WORK

39

In una primissima analisi possiamo andare a rappresentare quali sono le disfunzioni

riscontrate.

Pertanto nel campione analizzato di 43 pazienti, il 65% presenta disfunzioni di tipo

fisiologico, il 35% di tipo non fisiologico, con il dettaglio per tipologia come rappresentato in

tabella (figura 25).

Nella totalità del campione esaminato i riflessi risultano alterati, quindi nel 100% dei casi vi

è almeno un riflesso alterato. Possiamo pertanto affermare, anche senza ulteriori test

Tipo Disfunzione Disfunzione N° Pazienti % Fisiologica SBr dx 2 5%

SBr sx 10 23% Torsione dx 9 21% Torsione sx 7 16%

Fisiologica Totale 28 65% Non Fisiologica Compressione 4 9%

Strain dx 2 5% Strain inf 4 9% Strain sup 3 7% Strain sx 2 5%

Non Fisiologica Totale 15 35%

Totale 43 100%

Figura 24 – Tabella suddivisione in classi

Figura 25 – Diagramma a torta rapporto disfunzioni fisiologica/non fisiologica

PROJECT WORK

40

statistici, che in questo caso non avrebbe senso effettuare, che nel campione esaminato

c’è correlazione tra disfunzioni craniche e l’alterazione dei riflessi.

In particolare, come andremo ad esporre nel dettaglio, ad ogni disfunzione si associa

sempre uno stesso tipo di risposta fisiologica dell’organismo.

Se andiamo a rappresentare il risultato delle osservazioni sui riflessi, otteniamo che:

• disfunzione di tipo fisiologico, i riflessi alterati sono esclusivamente quello

mandibolare o oculare;

• disfunzione di tipo non fisiologico, possono essere alterati tutti i tipi di riflessi.

Altra cosa interessante da osservare sono il numero di riflessi alterati per singola persona.

Raggruppando infatti i riflessi per classi, quindi quanti pazienti presentano 1, 2, 3 o 4

riflessi alterati è ancora più chiaro il risultato dell’indagine:

• nelle disfunzioni di tipo fisiologico, il riflesso alterato è esclusivamente 1;

• nelle disfunzioni di tipo non fisiologico, i riflessi alterati sono 3 o 4.

Figura 26 – Diagramma a barre rapporto riflessi alterati in disfunzioni fisiologica/non fisiologica

PROJECT WORK

41

Andando ad analizzare i singoli riflessi si è riscontrato per quanto concerne il

riflesso cervicale, la presenza di alterazione esclusivamente nelle disfunzioni cranio-sacrali

non fisiologiche come gli strain verticali o laterali e le compressioni craniche, oltre ad

essere presente in quei soggetti che hanno sintomatologia tipica da whiplash. In

quest’ultima tipologia di soggetti il trauma può essere di recente insorgenza e pertanto

spingere il soggetto stesso all’attenzione dell’operatore, sia esso posturologo, osteopata,

etc. o di vecchia data senza determinare una sintomatologia tipica acuta da colpo di frusta

ma comunque essere presente e determinare una sintomatologia clinica vaga e

aspecifica.

Per quanto riguarda l’alterazione di tale riflesso, si è notato variazione dei parametri

sia quantitativi che qualitativi relativi al MRP con riduzione del ritmo, forza e ampiezza,

oltre ad essere interessata maggiormente anche la riduzione di mobilità a livello sacrale.

Di fatto le connessioni anatomo-funzionali tra cranio, prime vertebre cervicali e sacro, date

dalla componente delle membrane a tensione reciproca (MTR), influenzano tutto lo

scheletro assile e la relativa muscolatura con ripercussioni neuro-funzionali attive o

riflesse. L’inserzione della dura madre a livello di S2, ove si realizza l’asse respiratorio di

Sutherland, in presenza di traumatismo diretto a livello sacrale, o indiretto a livello più

craniale della colonna fino a livello cranico, può determinare pertanto, alterazione del

sistema cranio-sacrale con comparsa non fisiologica del riflesso cervicale.

Figura 27 – Diagramma a barre numero riflessi alterati per persona

PROJECT WORK

42

Per quanto concerne la valutazione e l’analisi del riflesso oculare è risultata la

presenza di alterazione sia nelle disfunzioni fisiologiche che non fisiologiche. Nello

specifico si è riscontrato che alla presenza di torsione cranica il riflesso oculare

controlaterale alla disfunzione risulta alterato. Nelle disfunzioni non fisiologiche in strain il

riflesso oculare alterato è omolaterale al lato della disfunzione. Per quanto riguarda le

compressioni, craniche il riflesso risulta alterato bilateralmente, analogamente a quei

soggetti che presentano casi di whiplash presenti. Tale evenienza si viene a verificare in

quanto la dura madre avvolge il nervo ottico (II n.c.) e i nervi oculomotori (III – IV – VI n.c.)

e successivamente si attacca all’interno dell’orbita. Una tensione della dura madre con

partenza dall’osso sacro o dal cranio può, quindi, ripercuotersi sulla funzionalità dell’occhio

stesso. Questo a mio avviso è dato dal fatto che nello specifico della disfunzione cranica in

torsione, la muscolatura estrinseca oculare invia informazioni distorte al SNC. Ad ulteriore

conferma di tale considerazione risulterebbe utile analizzare tale sottogruppo attraverso

una retinografia non midriatica da parte dello specialista oculista, per evidenziare il fondo

Figura 28 – Puleggia occipito-sacrale

PROJECT WORK

43

dell’occhio in modo da determinare dal punto di vista strumentale la presenza di torsione

oculare. Infatti, supponendo di far passare una linea tra il centro della macula e il centro

del nervo ottico, essa risulta fisiologica se mantiene un angolo compreso tra 0 e 3 gradi (0°

< α < 3°). Se è presente un valore di α maggiore a 3° è segno di torsione cranica. Oltre a

tale valore risulta importante la differenza che è presente tra gli angoli dei due occhi.

Molto importante è pertanto andare a valutare in tali soggetti, con disfunzione fisiologica in

torsione, l’eventuale concomitante

presenza di forie latenti che

potrebbero essere presenti dal lato

controlaterale alla disfunzione. Tali

soggetti possono sviluppare se

ancora in età evolutiva alterazioni

dell’acuità visiva, per consolidazione

della morfologia dell’orbita in modo

disfunzionale o se soggetti in età

adulta manifestare prevalentemente

cefalea orbitaria concomitante a

cefalea di Arnold in quanto il

muscolo obliquo superiore

(innervazione IV n.c.), che risulta

deficitario, determinerà alterazione della mobilità oculare estrinseca (MOE) con

conseguente iperattivazione della muscolatura sub-occipitale per innalzare lo sguardo e

mantenere la linea bipupillare parallela al terreno.

Tutto ciò comporta secondario interessamento del nervo di Arnold (grande occipitale) che

risulterà intrappolato manifestando sintomatologia tipica di tale nevralgia.

Per quanto di interesse del riflesso linguale, le uniche alterazioni che si son venute

a registrare dallo studio sono state a livello di disfunzioni non fisiologiche quali strain

verticali, compressione cranica e whiplash. Tale alterazione è determinata dal fatto che in

questi tipi di disfunzioni sia per tensione miofasciale, sia per interessamento della

componente neuro-funzionale data dai nervi linguale (V3 n.c.) – VII, ma ancor più dai IX –

X – XII nervi cranici si viene a creare restrizione di mobilità a livello del diaframma buccale

e toracico superiore. Tali soggetti sono molto spesso affetti da deglutizione atipica.

Per concludere questa trattazione, si è riscontrato per il riflesso mandibolare

Fig

ura

29 –

Lin

ee d

i for

za m

usco

latu

ra s

ub-o

ccip

itale

PROJECT WORK

44

alterazioni associate a disfunzioni sia fisiologiche che non fisiologiche. Nello specifico per

quanto concerne le disfunzioni in sidebending rotation, il riflesso appare alterato

omolateralmente alla disfunzione cranica. Nelle disfunzioni in strain i riflessi risultano

alterati bilateralmente indipendentemente dalla tipologia di strain che potesse essere

presente (verticale o orizzontale). Inoltre, anche nei casi verificatisi di compressione, tale

riflesso è risultato alterato come nei casi di whiplash.

Per vedere nel dettaglio il legame riscontrato tra tipo di riflesso alterato e

disfunzione, sono stati analizzati i dati, dividendo il campione nei due macro-gruppi:

disfunzione fisiologica e non fisiologica.

Disfunzione fisiologica

Nei 28 pazienti con disfunzione di tipo fisiologico, tutti presentano solamente un riflesso

alterato. In particolare, vediamo dalla tabella e dal grafico sottostante, che ad una

particolare disfunzione risulta sempre un tipo di riflesso alterato.

Tipo Riflesso alterato Disfunzione Cervicale Oculare Linguale Mandibolare

SBr dx 2 SBr sx 10 Torsione dx 9 Torsione sx 7 Totale 0 16 0 12

Figura 30 – Tabella riflessi alterati nelle disfunzioni fisiologiche

Figura 31 – Diagramma a barre dei riflessi alterati rispetto alle disfunzioni fisiologiche

PROJECT WORK

45

Infatti, i riflessi che risultano alterati da disfunzioni di tipo fisiologico sono quelli di tipo

mandibolare ed oculare:

• alla disfunzione di tipo Sidebendig corrisponde sempre un’alterazione al riflesso

mandibolare;

• alla disfunzione di tipo Torsione corrisponde sempre un’alterazione del riflesso

oculare.

Disfunzione non fisiologica

Nei 15 casi che presentano una disfunzione non fisiologica i pazienti presentano almeno 3

riflessi alterati come da tabella sottostante:

Tipo Riflesso alterato Disfunzione Cervicale Oculare Linguale Mandibolare Totale

Compressione X X X X 4 Strain dx X X X 2 Strain sx X X X 2 Strain inf X X X 4 Strain sup X X X 3 Totale 15

Possiamo sintetizzare ulteriormente i dati raggruppandoli in strain orizzontale e verticale,

come da diagramma a barre.

Figura 32 – Tabella riflessi alterati nelle disfunzioni non fisiologiche

Figura 33 – Diagramma a barre dei riflessi alterati rispetto alle disfunzioni non fisiologiche

PROJECT WORK

46

Pertanto:

1. i pazienti affetti da compressione presentano tutti i riflessi alterati;

2. i pazienti affetti da strain verticali presentano 3 riflessi alterati, eccetto il riflesso

oculare;

3. i pazienti affetti da strain laterali presentano 3 riflessi alterati, eccetto il riflesso

linguale.

Conclusioni

Sulla base delle teorie di A.T. Still e sui risultati emersi dagli studi di grandi studiosi

della metà del secolo scorso come Moss, Enlow, Deshayes, Delaire che si sono

concentrati nel determinare che la crescita cranio-facciale è determinata dalla base

cranica ed in particolare dalla SSB, al contributo di posturologi come P. M. Gagey che ha

contribuito studiando il ruolo della postura e locomozione nell’uomo e nel ricercare una

chiave di lettura dell’uomo in chiave posturologica e, agli studi di Roll sulla propiocezione,

mi sono spinto in questo studio per cercare di contribuire allo sviluppo di nuovi concetti

posturologici su base osteopatica. Oggi possiamo aggiungere ai risultati degli studiosi citati

precedentemente, datati ma pur sempre validi e attendibili e di notevole rilievo clinico, i

dati più recenti elaborati da questo studio.

Partendo da quesiti apparentemente banali, “come fa un uomo a mantenere la

stazione eretta?”, questo studio sperimentale si è focalizzato sull’indagare e far

comprendere attraverso analisi posturologica-osteopatica il significato e l’influenza delle

disfunzioni craniosacrali sui riflessi posturali, elementi continuamente ricercati e regolati

nella pratica posturologica e osteopatica.

La stazione eretta è mantenuta attraverso:

• informazioni toniche;

• percezione, definita come il processo psichico che sintetizza, in forme dotate di

significato, gli innumerevoli dati sensoriali che giungono al cervello dall’ambiente

che ci circonda. Quando questo processo non avviene in modo corretto abbiamo

una “dis-percezione”;

• localizzazione spaziale.

Pertanto la postura è determinata da questi tre fattori.

Quindi per determinare se un soggetto ha una problematica posturologica bisogna

determinare:

• tono muscolare;

• percezione;

• localizzazione spaziale.

Le alterazioni morfologiche come scoliosi, malocclusioni, piedi piatti, ipercifosi, iperlordosi,

etc. avvengono perché i sensori informano che quella è la posizione migliore su cui

instaurare la propria postura.

Scopo della posturologia non è determinare un cambiamento morfologico ma ricreare un

CONCLUSIONI

48

ambiente percettivo normale.

La presenza di riflessi posturali alterati è segno di alterazione delle informazioni

ascendenti, che arrivano al SNC, le quali vengono elaborate e successivamente inviata

un’informazione efferente agli organi, strutture o apparati effettori. Tali riflessi

necessariamente per ottenere un risultato ottimale sia dal punto di vista funzionale che

tonico devono essere riequilibrati e normalizzati.

Per quanto riguarda il riflesso cervicale, si è riscontrata la presenza di alterazione

esclusivamente nelle disfunzioni cranio-sacrali non fisiologiche come gli strain verticali o

laterali e le compressioni craniche, oltre ad essere presente in quei soggetti che hanno

sintomatologia tipica da whiplash come illustrato nel capitolo precedente.

Per quanto concerne il riflesso oculare, nei soggetti che presentavano all’analisi

cranio-sacrale disfunzione in torsione, si è notato nella totalità del campione preso in

esame alterazione di tale riflesso. Di fatto dal punto di vista del controllo posturale la parte

rilevante dell’occhio è la parte più esterna della retina, che tra l’altro è un’area incosciente

a livello corticale, come la quasi totalità delle informazioni che riguardano il controllo

posturale, e pertanto subisce maggiormente le deformazioni periferiche dell’orbita per

inserzione della muscolatura oculare estrinseca. Nelle disfunzioni non fisiologiche in strain

il riflesso oculare alterato è omolaterale al lato della disfunzione. Per quanto riguarda le

compressioni craniche, il riflesso risulta alterato bilateralmente, analogamente a quei

soggetti che presentano casi di whiplash presenti.

Per quanto d’interesse del riflesso linguale, le uniche alterazioni che sì son venute a

registrare dallo studio sono state a livello di disfunzioni non fisiologiche quali strain

verticali, compressione cranica e whiplash.

Uno studio svolto nel 2009 da M. Audouard e M. Petracca mirava ad indagare se

Figura 34 – Origine dei riflessi

CONCLUSIONI

49

esisteva una correlazione tra la morfologia del cranio e i disturbi dell’apprendimento dei

bambini (campione pari a 1203 soggetti analizzati), lo studio concludeva evidenziando che

nei soggetti con disfunzioni craniche in strain, sia di tipo verticale che laterale, i disturbi

dell’apprendimento (DSA) erano significativamente correlati. Anche dal punto

posturologico sono emersi nel corso di vari studi che l’alterazione dei riflessi posturali,

analizzati con test tonici, metteva in risalto che nella popolazione esaminata fossero

presenti DSA. Di fatto allo stato attuale nella clinica odierna in molti soggetti affetti da

dislessia, disprassia, disgrafia, etc., intervenendo con presidi correttivi posturologici, vi è

una regressione dei DSA in quanto il soggetto, prima dell’utilizzo subisce un ambiente

percettivo alterato, con conseguente maggior dispendio energetico e difficoltà ad

apprendere.

Con lo sviluppo di questa tesi è emerso che alcuni tipi di disfunzioni craniali (strain

verticali e laterali) perturbano in modo non fisiologico i riflessi posturali. La presenza di più

riflessi alterati, e contemporaneamente presenti, determina un ambiente percettivo alterato

a riconferma di quanto attualmente si conosce dal punto di vista posturologico, ma ha

evidenziato una stretta correlazione anche con studi precedenti a conferma che stati

disfunzionali possano portare a disturbi dell’apprendimento.

Pertanto la perfetta simmetria non esiste in fisiologia umana. Il bambino nasce e si

sviluppa in asimmetria, l’acquisizione di schemi elicoidali crociati di movimento che inizia

con il gattonamento e si completa con la deambulazione bipede ci porta inevitabilmente ad

essere neurologicamente lateralizzati (pattern destrimane e mancino) e quindi asimmetrici.

Risulta però fondamentale ai fini preventivi saper diagnosticare e differenziare l’asimmetria

fisiologica da quella patologica. Le cause più frequenti d’asimmetria si riscontrano a livello

cranio-facciale ed in particolare, la presenza e persistenza di disfunzioni cranio-sacrali, in

particolar modo non fisiologiche, si è evidenziato perturbano i riflessi posturali. Tra tutti

l’occlusione, le funzioni stomatognatiche e le strutture in relazione con lo scheletro assile

meriterebbero attenta valutazione da parte degli specialisti che si occupano della salute

dei soggetti in particolar modo in età evolutiva.

In merito a quanto evidenziato fino a questo momento e in base alla fisiologia

dell’essere umano si può affermare che la presenza di riflessi posturali alterati sia fattore

contribuente a determinare un terreno percettivo alterato e, pertanto, a predisporre il SNC

a ricevere ed elaborare informazioni perturbanti l’intero organismo sia da un punto di vista

strutturale, che funzionale, attraverso riflessi somato simpatici patologici che si instaurano

CONCLUSIONI

50

dando ripercussioni circolatorie, metaboliche, nervose e viscerali.

Correggere tali riflessi e le eventuali disfunzioni cranio-sacrali che li instaurano e

mantengono, risulta pertanto fattore indispensabile al raggiungimento dell’omeostasi del

SNA e corretto sviluppo della struttura somatica.

Per concludere questa trattazione si segnalano anche i limiti dettati da questo

studio, nello specifico quanto segue:

• limite dettato dal gruppo ridotto di pazienti per avere un campione statistico

rilevante;

• esclusione dallo studio di pazienti di età pediatrica inferiore ai 3 anni di vita, per

le considerazioni esposte al capitolo 4 e, l’esclusione di soggetti che

presentassero esiti di problematiche del SNC, di tipo ictale o neurodegenerativo,

tali da non poter permettere un’accurata valutazione di tali riflessi.

• limite dettato dalla capacità di oggettivare il più possibile da parte dell’operatore

sia il tipo di disfunzione valutata, sia l’esito del test tonico utilizzato per valutare i

riflessi.

Consci del fatto che, tale ricerca presenti i limiti sovraesposti, lo studio dovrebbe avere

uno sviluppo di tipo sperimentale. Pertanto dal campione e dalle informazioni inizialmente

osservate, si dovrebbe riesaminare il campione a seguito di trattamento posturologico e

terapie manuali e valutare la presenza e persistenza fisiologica dei riflessi.

Concludendo questo primo studio osservazionale con analisi statistica descrittiva ha

fatto emergere i seguenti risultati e considerazioni che troveranno rilievo clinico

nell’operato quotidiano di molti posturologi, osteopati e operatori delle terapie manuali:

1. nelle disfunzioni fisiologiche cranio-sacrali è alterato esclusivamente un

riflesso posturale;

2. nelle disfunzioni in torsione è alterato il riflesso oculare controlaterale alla

disfunzione;

3. nelle disfunzioni in sidebending rotation (SBr) è alterato il riflesso

mandibolare omolaterale alla disfunzione;

4. nelle disfunzioni non fisiologiche possono essere alterati

contemporaneamente da tre a quattro riflessi posturali;

5. nelle disfunzioni in strain verticale il riflesso oculare rimane fisiologico;

6. nelle disfunzioni in strain laterale il riflesso oculare è alterato

omolateralmente alla disfunzione e pertanto dal lato dello shift sfenoidale;

CONCLUSIONI

51

7. nelle disfunzioni in strain laterale il riflesso linguale rimane fisiologico;

8. nelle compressioni craniche i riflessi risultano tutti alterati;

9. nei casi di whiplash sintomatici o non sintomatici i riflessi risultano alterati

come nei casi di compressione cranica.

Appendice

Elenco delle figure

Figura 1 – Parto distocico

Figura 2 – Movimento delle ossa craniche a ruota dentata

Figura 3 – Movimento delle ossa craniche in flessione

Figura 4 – Flessione cranica

Figura 5 – Estensione cranica

Figura 6 – Torsione cranica

Figura 7 – Relazione SSB normale e torsione sx

Figura 8 – Meccanismo disfunzionale sidebending rotation

Figura 9 – Sidebending rotation

Figura 10 – Strain laterale sx

Figura 11 – Strain verticale superiore

Figura 12 – Compressione cranica

Figura 13 – Nuclei ossificazione occipite

Figura 14 – Nervo trigemino (V n.c.)

Figura 15 – Ossa orbita e muscolatura oculare estrinseca (MOE)

Figura 16 – Articolazione Temporo Mandibolare (ATM)

Figura 17 – Whiplash injury

Figura 18 – Muscolatura oculare estrinseca

Figura 19 – Piani occlusali

Figura 20 – Innervazione linguale

Figura 21 – Poligono di sostentamento

Figura 22 – Canali semicircolari e creste ampollari

Figura 23 – Manovra di convergenza podalica

Figura 24 – Tabella suddivisione in classi

Figura 25 – Diagramma a torta rapporto disfunzioni fisiologica/non fisiologica

Figura 26 – Diagramma a barre rapporto riflessi alterati in disfunzioni fisiologica/non fisiologica

Figura 27 – Diagramma a barre numero riflessi alterati per persona

Figura 28 – Puleggia occipito-sacrale

Figura 29 – Linee di forza muscolatura sub-occipitale

Figura 30 – Tabella riflessi alterati nelle disfunzioni fisiologiche

Figura 31 – Diagramma a barre dei riflessi alterati rispetto alle disfunzioni fisiologiche

Figura 32 – Tabella riflessi alterati nelle disfunzioni non fisiologiche

Figura 33 – Diagramma a barre dei riflessi alterati rispetto alle disfunzioni non fisiologiche

Figura 34 – Origine dei riflessi

53

Tabelle riflessi posturali e dettaglio dati raccolt i

Riflesso Fisiologica variazione di tono

muscolatura extrarotatoria

Cervicale Aumento omolaterale alla rotazione

Oculare Aumento controlaterale alla rotazione

Mandibolare Aumento omolaterale alla diduzione

Linguale Aumento controlaterale allo spostamento

Riflesso cervicale

Riflesso oculare

Riflesso mandibolare

Riflesso linguale

Disfunzione CS DX SX DX SX DX SX DX SX Torsione dx Non

fisio

Torsione sx Non fisio

SBr dx Non fisio

SBr sx Non fisio

Strain verticale alto

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Strain verticale basso

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Strain laterale dx Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Strain laterale sx Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Compressione cranica

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Whiplash Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

Non fisio

54

Paziente Tipo Disfunzione Disfunzione Cervicale Oculare Linguale Mandibolare

1 Fisiologica Torsione dx Sx

2 Fisiologica Torsione sx Dx

3 Fisiologica Torsione sx Dx

4 Fisiologica SBr sx Sx

5 Non Fisiologica Strain sx Dx + Sx Sx Dx + Sx

6 Fisiologica Torsione sx Dx

7 Fisiologica Torsione dx Sx

8 Non Fisiologica Strain sup Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx

9 Fisiologica SBr sx Sx

10 Fisiologica SBr sx Sx

11 Fisiologica SBr dx Dx

12 Fisiologica Torsione dx Sx

13 Non Fisiologica Strain inf Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx

14 Fisiologica SBr sx Sx

15 Fisiologica SBr sx Sx

16 Non Fisiologica Compressione Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx

17 Non Fisiologica Strain inf Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx

18 Fisiologica Torsione dx Sx

19 Fisiologica Torsione dx Sx

20 Non Fisiologica Strain sup Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx

21 Fisiologica Torsione dx Sx

22 Fisiologica Torsione sx Dx

23 Fisiologica Torsione sx Dx

24 Fisiologica SBr sx Sx

25 Fisiologica SBr sx Sx

26 Fisiologica SBr dx Dx

27 Fisiologica Torsione dx Sx

28 Fisiologica SBr sx Sx

29 Non Fisiologica Strain dx Dx + Sx Dx Dx + Sx

30 Fisiologica Torsione dx Sx

31 Fisiologica Torsione sx Dx

32 Non Fisiologica Strain inf Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx

33 Fisiologica SBr sx Sx

34 Fisiologica SBr sx Sx

35 Non Fisiologica Compressione Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx

36 Non Fisiologica Strain sx Dx + Sx Sx Dx + Sx

37 Fisiologica Torsione sx Dx

38 Non Fisiologica Strain inf Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx

39 Non Fisiologica Compressione Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx

40 Fisiologica Torsione dx Sx

41 Non Fisiologica Strain sup Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx

42 Non Fisiologica Compressione Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx Dx + Sx

43 Non Fisiologica Strain dx Dx + Sx Dx Dx + Sx

56

Poster

a cura di Dettino Massimiliano Osteopata • Esperto in Posturo logia e Terapie Manuali

CCOORRRREELLAAZZIIOONNEE TTRRAA DDIISSFFUUNNZZIIOONNII

CCRRAANNIIOO SSAACCRRAALLII EE RRIIFFLLEESSSSII PPOOSSTTUURRAALLII

A William G. Sutherland, osteopata, viene attribuito il merito di aver esteso il

concetto osteopatico ed il trattamento manipolativo osteopatico al di sopra della

cerniera cranio-cervicale. Il sistema cranio-sacrale è composto dalle ossa che

danno forma alla scatola cranica, l’osso sacro e le membrane a tensione

reciproca (MTR) che uniscono e influenzano tali strutture. Il sistema è

caratterizzato da un suo specifico ritmo, forza e ampiezza. Possono essere

presenti delle disfunzioni di tale sistema e possono essere fisiologiche:

• Flessione-Estensione CS

• Torsione

• Sidebending rotation (SBr)

o non fisiologiche:

• Strain verticali e orizzontali

• Compressione cranica

• Lesioni intraossee

RISULTATI

1. Nelle disfunzioni fisiologiche cranio-sacrali è

alterato esclusivamente un riflesso posturale.

2. Nelle disfunzioni in torsione è alterato il riflesso

oculare controlaterale alla disfunzione.

3. Nelle disfunzioni in sidebending rotation (SBr) è

alterato il riflesso mandibolare omolaterale.

4. Nelle disfunzioni non fisiologiche possono

essere alterati contemporaneamente da tre a

quattro riflessi posturali.

5. Nelle disfunzioni in strain verticale il riflesso

oculare rimane fisiologico.

6. Nelle disfunzioni in strain laterale il riflesso

oculare è alterato omolateralmente e pertanto

dal lato dello shift sfenoidale. Il riflesso linguale

rimane fisiologico.

7. Nelle compressioni craniche i riflessi risultano

tutti alterati.

8. Nei casi di whiplash sintomatici o non

sintomatici i riflessi risultano alterati come nei

casi di compressione cranica.

9. Miglioramento omeostasi attraverso riequilibrio

riflessi posturali.

TRATTAMENTO

1. Correzione della disfunzione del

sistema cranio sacrale non

fisiologica persistente nel

sistema

2. Rimozione di eventuale presenza

di whiplash

3. Mantenimento di un fisiologico

Meccanismo Respiratorio

Primario (MRP)

CAUSE 1. Parto distocico

2. Traumi diretti a livello cranico o sacrale

3. Tensioni miofasciali persistenti

4. Alterazioni metaboliche e omeostatiche

5. Interventi odontogeni

Bibliografia

A.T. Still, Autobiografia, 2000, Castello Editore

A.T. Still, Osteopatia ricerca e pratica, 2000, Castello Editore

A.T. Still, filosofia e principi meccanici dell’osteopatia, 2000, Castello Editore

A.T. Still, Filosofia dell’osteopatia, 2000, Castello Editore

Keith A. Buzzel, Elliot Lee Hix, Irvin M. Korr , Fondamenti fisiologici della medicina

osteopatica, 2001, Futura

Erio Mossi, Fabiola Marelli , Elementi di osteopatia organica, viscerale e tecniche di

trattamento, 2002, Marrapese Editore

Roberto Pagliaro, Osteopatia in campo viscerale, l’addome, 2006, Marrapese Editore

Philip E. Greenman , Principi di medicina manuale, 2001, Futura

Serge Paoletti, Le fasce, il ruolo dei tessuti nella meccanica umana, I° edizione italiana,

2004, E,S,O.M.M. (European Society of Osteopathy and Manual Medicine)

J. P. Barral , Manipolazione viscerale 1 e 2, 1998, Castello editore

Harold I. Magoun , Osteopatia in ambito craniale, 2003, S.I.O.

Roger Caporossi, Francis Peyralade , Trattato pratico di osteopatia cranica

L. Busquet , Le catene muscolari, 4 volumi Edizioni Marrapese, Roma

M. Zanardi , Posturologia Clinica Osteopatica, Prontuario Tecnico Pratico, Ed. Marrapese

– Roma

M. A. Darraillans, M. Clauzade , Concet Osteopathique de l’occlusion – S.E.O.O. Editeur

Perpignan (F)

P. M. Gagey, B. Weber , Posturologia- Ed. Marrapese-Roma 1° e 2° ed.

Bernard Bricot , La reprogrammation Posturale Globale, Sauramps medical

M.A.Darraillans, M. Clauzade , L’Homme, le crane, les dentes, S.E.O.O. Editeur

Perpignan (F)

M. Clauzade, J. P. Marty , Ortoposturodonzia, Volumi 2, GLM Ed. Marrapese Roma

M. Zanardi, P. Zavarella, C. Asmone , Le asimmetrie Occluso-Posturali: Relazione tra

Ortodonzia e Postura, 3 volumi, Ed. Marrapese-Roma

V. Barbaro, P. Bertolini, G. Calcagnini e F. Censi , “ Pupillometria digitale: problematiche,

soluzioni tecnologiche e prospettive” , Istituto Superiore di Sanità, pp. 1–19, 2000

V. F. Pamplona, M. M. Oliveira e G. V. G. Baranoski , Photorealistic models for pupil light

reflex and iridal pattern deformation” , ACM Trans. Graph., vol. 28, pp. 106-1-106-

12, 2009

58

R. Centemeri, R. Pozzo , “Variation of cinematic and dynamic parameters in

posturographic and gait analysis under normal conditions and after manipulation of visual

and foot proprioceptive informations”, in Gait and Posture, 2005, Vol 21, Supplement 1, pp

S24

Conegero C. I. and Chopard R. P , Tridimensional architecture of the collagen element in

the arachnoid granulation in humans. Arq. Neuropsiquiatr. (2003) 61, pp. 561-565

Weller R. O, Microscopic morphology and histology of the human meninges. Morphologie

(2005) 89, pp. 22-34

Bucci, M., P., Nassibi, N., Gerard, C., Bui-Quoc, E ., & Seassau, M. , (2012). Immaturity

of the oculomotor saccade and vergence interaction in dyslexic children: evidence from a

reading and visual search study. PLoS One, 7(3), Article ID e33458

Coch, D., Skendzel, Grossi, & Neville , (2005). Motion and color processing in school-

age children and adults: an ERP study. Developmental Science, 8, 372-386

Kandel, E.E., Schwartz, J.H., & Jessel, T.M. , (2003). Principi di neuroscienze (III ed.

basata sulla IV ed.inglese). Milano: Ambrosiana

Kapoula, Z., & Vernet, M. , (2009). Binocular motor coordination during saccades and

fixations while reading: a magnitude and time analysis. Journal of vision, July 9, 1-13

Maffioletti, S., Pregliasco, R., & Ruggeri, L. , (2005). Il bambino e le abilità di lettura: il

ruolo della visione. Milano: Franco Angeli s.r.l.

Stein, J. , (2001). The magnocellular theory of developmental dyslexia. Dyslexia: An

International Journal of Research and Practice, 7, 12–36

Gagey P.M., B. Weber , (2000). Posturologia. Regolazione e perturbazioni della stazione

eretta. Marrapese editore – Roma

Patrick Quercia – Traitement Proprioceptif et Dyslexie

A. Ferrante (2005), La fisiopatologia della deglutizione in pediatria – GLM Edizioni

Bernard Bricot – La reprogrammation Posturale Globale – Sauramps medical

M.A.Darraillans, M. Clauzade – L’Homme, le crane, les dentes – S.E.O.O. Editeur

Perpignan