3
Anno XIII n. 2 - trimestrale Giugno 2015 Piccoli alloggi e spazi di vita comuni il modello della casa di Stoccolma Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB VERONA Ripensare i servizi di monsignor Carlo Vinco* È da tempo, ormai, che stiamo rilevando dei forti cambiamenti nell’ambito delle at- tività assistenziali all’anziano e nell’evo- luzione dei bisogni. Fino a pochi anni fa le case di riposo che si erano trasformate da luoghi di accoglien- za dell’anziano a centri di servizi sempre più specializzati, avevano lunghe liste di attesa e speso sembravano insufficienti a rispondere alle domande e alle esigenze sempre nuove. Oggi le liste si sono ridot- te, le permanenze nelle case hanno tempi molto più brevi, talvolta solo temporanei, quasi sempre legati all’assistenza degli ul- timi mesi di vita. Il motivo non è dato solo dalla crisi eco- nomica, che costringe le famiglie degli anziani a contrarre i tempi di utilizzo di servizi, che sono spesso molto costosi, ma anche da una veloce evoluzione della si- tuazione dell’anziano. Si è allungata l’età media della vita, soprattutto si è ampliato il numero di persone che vivono molto più a lungo di un tempo (sono più di 15mila gli ultracentenari in Italia). Fortunatamente oggi molte persone ri- escono a vivere a lungo in una casa che spesso è di loro proprietà (a differenza di un tempo), con l’aiuto di qualche familia- re, o con l’apporto di una badante, o con l’utilizzo di servizi pubblici essenziali (pasto a domicilio, supporto assistenzia- le o infermieristico). La richiesta di ac- coglienza in casa di riposo è sempre più limitata a tempi di malattia o di recupero post-ospedaliero, o per le ultime settimane di vita. Le case di riposo, per questi motivi, si sono trasformate forzatamente in luoghi ad alta attività sanitaria e di cura, sem- pre più spesso con richieste di attenzioni specialistiche. Gli standard di assistenza si sono modificati di fatto e alle strutture e agli operatori vien sempre più richiesta una attività e un carico assistenziale mol- to più onerosi di un tempo. Non solo, ma anche la cura a casa dell’an- ziano auto o parzialmente autosufficien- te, ma molto avanzato nell’età, sta chie- dendo un adeguamento dei servizi, cui non sembriamo ancora preparati, che sia- no di prevenzione o di supporto dopo una malattia o un ricovero ospedaliero, che siano per mantenere un equilibrio sanita- rio o che siano di sicurezza e di garanzia dell’assistenza (controllo dei servizi, con- trollo delle attività delle badanti). In questi anni, a questo scopo, si sono intensificati i servizi domiciliari anche sviluppando progetti di formazione ai familiari e alle badanti, grazie, spesso, al coinvolgimento e all’attività di associazio- ni di familiari. Ma, di giorno in giorno, ci stiamo accorgendo che questo non è suf- ficiente. L’evoluzione della situazione ci chiede urgentemente nuovi cambiamenti e nuove progettualità. Nei centri residenziali per anziani c’è bisogno di strutturare maggiormente ser- vizi specializzati, di forte sostegno, anche per periodi temporanei, che possano ga- rantire una assistenza sempre più globa- le e, dove è possibile, una “assistenza di recupero”, che aiuti a superare momenti difficili, in vista di un rientro nel proprio ambiente di vita. Fuori dai centri residenziali, nell’attività territoriale, c’è bisogno di sviluppare una D al 16 al 19 marzo 2015 il Consiglio di amministrazione della Fondazione Pia Opera Ciccarelli onlus è andato in viaggio studio a Stoccolma, dove ha avu- to modo di incontrare la realtà svedese e di conoscerla un po’ sul piano sociale e dei ser- vizi alla persona e di apprezzarne gli aspetti culturali. In particolare ha conosciuto da vi- cino la Kattrumpstullen, una casa di riposo per persone che necessitano di assistenza 24 ore su 24. Si tratta di una struttura moderna con 97 appartamenti, di circa 30-40 metri quadrati, divisi in cinque piani: tre per perso- ne anziane non autosufficienti con malattie somatiche e due per persone affette da de- menza. Gli appartamenti sono moderni e lu- minosi e hanno allarmi di sicurezza, bagno e doccia. Ogni piano ha bellissime aree comu- ni per pranzare e socializzare e un balcone con vetrata. A piano terra c’è una biblioteca e l’uscita su un grande terrazzo verde adatto per attività all’aperto. La struttura è gestita da una Fondazione pri- vata che si chiama Kosmo, con lunga espe- rienza nelle strutture per anziani. Kosmo è un gruppo di assistenza privato che gestisce per conto del Comune di Stoccolma le attivi- tà di cura a Kattrumpstullen. Kosmo significa “curare corpo e anima” per- ché questa è la loro filosofia di cura. La pro- prietà della casa di riposo è invece del Co- mune di Stoccolma, che si assume anche la spesa per la manutenzione ordinaria e stra- ordinaria. Nel sistema svedese è il Comune a gestire la domanda di servizio e ad avviare alle strutture le persone anziane secondo la loro necessità. L’ampia rete di attività di sostegno domiciliare fa sì che una persona anziana entri in residenze come questa solo quando è gravemente non autosufficiente. Dei 97 ospiti accolti nella Kattrumpstullen sono 42 quelli affetti da demenza e seguiti secondo un protocollo gestito “dall’Infermie- ra Silvia” : è una figura professionale sanitaria, formata secondo il metodo del “Gentlcare” per seguire le persone affette da demenza. Questa infermiera guida e forma continua- mente tutti gli altri operatori del nucleo in cui sono accolte le persone affette da demenza. La Kattrumpstullen come detto si sviluppa su cinque piani. Quattro accolgono 21 ospiti e un piano 13. In ogni piano i nuclei sono da otto o da 13 ospiti. Ciascun ospite ha a disposizione un minialloggio di circa 40 metri quadrati., con ampio bagno per disabili, un angolo cucina attrezzato, uno spazio salot- tino e il letto. Non ci sono stanze doppie, ciascuno vive da solo come “a casa sua”. Gli ospiti si porta i propri mobili, se li han- no, tranne il letto e la cucinetta, forniti dalla struttura e rispondenti alle norme di sicurez- za e alle necessità delle persone anziane non autosuffcienti. A ogni piano c’è uno spazio soggiorno/pran- zo con cucina, abbastanza ampio per con- sentire i momenti comuni di convivialità o di incontro. Ciascuno, se lo desidera, può con- sumare i pasti nel suo minialloggio. La casa non ha cucina. I pasti in monoporzione sono forniti da Sodexo, ditta esterna di ristorazio- ne, e serviti dal personale del nucleo. Ogni nucleo ha inoltre una piccola lavanderia che gli operatori usano per la cura del vestiario e della biancheria degli ospiti. A ogni piano c’è una stanza/ambulatorio infermieristico e una per il ritrovo del perso- nale e per conservare la documentazione di ciascun ospite. Tutti i farmaci in compresse vengono preparati all’esterno della struttura da un sistema centralizzato e consegnati a questa casa di Riposo ogni 15 giorni in con- fezioni personalizzate per ciascun ospite. Gli altri farmaci (fiale, gocce, sciroppi) sono pre- parati dal personale della casa. Durante la visita ci siamo confrontati su aspetti e dimensioni molto pratiche: STANDARD DEL PERSONALE: In ogni nucleo di 21 ospiti nei turni del mat- tino e del pomeriggio ci sono sei operatori socio-sanitari a tempo pieno (tempo pieno significa 40 ore settimanali) e due infermieri professionali, compreso il team leader che è un operatore socio-sanitario e ha il compito di organizzare il personale, il servizio del nu- cleo e tiene i rapporti con i familiari. Di notte c’è un operatore socio-sanitario in ogni nucleo e un infermiere professionale in tutta la casa. Tutti gli operatori in servizio gestiscono ogni tipo di servizio: assistenziale, pulizia dell’ambiente, lavanderia, ristorazio- ne. Gli infermieri professionali si occupano anche della parte sanitaria. L’assistenza è definita da un piano assisten- ziale individuale (PAI) condiviso fin dall’in- gresso con la famiglia. Al familiare viene con- segnata una scheda per raccogliere le abitu- dini di vita della persona e che può compilare con calma a casa nel giro di qualche giorno, per dare una buona quantità di informazioni al personale per garantire la continuità nel- la presa in carico della persona che entrerà nella casa. CONTENZIONE È un progetto che rientra nel PAI per preveni- re/evitare le cadute ed è molto condiviso con la famiglia e con tutto il personale. In quel momento su 97 ospiti avevano una persona contenuta. Utilizzano letti abbassabili e ve- stiti paracadute. PIAGHE DA DECUBITO In quel momento avevano cinque persone con piaghe, su 97. Utilizzano protocolli simili al nostro, con attività di prevenzione, movi- mento e igiene, alimentazione attenta (c’è il supporto di una dietista consulente esterna), e usano materassi ad aria nel caso di alto ri- schio e di comparsa di lesioni. ACCOMPAGNAMENTO ALLA MORTE Le scelte di fine vita sono molto discusse tra il personale medico e i familiari o con l’am- ministratore di sostegno. In tali circostanze vengono molto usate le cure palliative per il controllo del dolore. C’è anche un accompa- gnamento spirituale, per chi lo richiede. RETTA Il gestore della struttura riceve dal Comune circa 170 euro al giorno per ospite e 190 per le persone affette da demenza. La spesa sostenuta dall’ospite è di circa 300 al mese, che paga direttamente al Comune, per il servizio ristorazione. Inoltre all’ospite può essere chiesto di pagare alcuni servizi per- sonalizzati. Ciò significa che ogni anziano a Stoccolma, e in genere in Svezia, grazie a un sano sistema fiscale e di gestione delle risorse pubbliche, gode di servizi a domicilio e/o in struttura di alta qualità, pagando al massimo 400-500 euro al mese. Come ogni viaggio studio anche questo ha dato l’opportunità di incontrare esperienze stimolanti per il percorso di crescita della no- stra Fondazione, confermando che quanto realizzato fino a oggi è in parallelo con le scelte assistenziali dei Paesi del nord Europa, certamente all’avanguardia anche sul piano normativo e di strategia socio-politica. ELISABETTA ELIO DIRETTORE GENERALE In questo numero Pag. 2 Il Dolce Eroico del centenario della Grande Guerra: il progetto per aiutare malati di Alzheimer La testimonianza del pasticciere Fausto Bertolini La poesia della memoria Pag. 3 La Compagnia Gino Franzi porta l'arte nei centri per anziani "Al Ricovero", il teatro per cambiare la vita Pag. 4 Tito, Luciano e i Nonni del Lupo musica, ballo e tanta allegria In Libreria continua a pagina 4 La Pia Opera Ciccarelli visita la casa di Stoccolma

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale ... · intensificati i servizi domiciliari anche sviluppando progetti di formazione ai familiari e alle badanti, grazie,

  • Upload
    vominh

  • View
    226

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

Page 1: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale ... · intensificati i servizi domiciliari anche sviluppando progetti di formazione ai familiari e alle badanti, grazie,

Anno XIII n. 2 - trimestrale Giugno 2015

Piccoli alloggi e spazi di vita comuniil modello della casa di Stoccolma

Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/2004 n° 46) art. 1, comma 2, DCB VERONA

Ripensare i servizidi monsignor Carlo Vinco*

È da tempo, ormai, che stiamo rilevando dei forti cambiamenti nell’ambito delle at-tività assistenziali all’anziano e nell’evo-luzione dei bisogni.Fino a pochi anni fa le case di riposo che si erano trasformate da luoghi di accoglien-za dell’anziano a centri di servizi sempre più specializzati, avevano lunghe liste di attesa e speso sembravano insufficienti a rispondere alle domande e alle esigenze sempre nuove. Oggi le liste si sono ridot-te, le permanenze nelle case hanno tempi molto più brevi, talvolta solo temporanei, quasi sempre legati all’assistenza degli ul-timi mesi di vita.Il motivo non è dato solo dalla crisi eco-nomica, che costringe le famiglie degli anziani a contrarre i tempi di utilizzo di servizi, che sono spesso molto costosi, ma anche da una veloce evoluzione della si-tuazione dell’anziano. Si è allungata l’età media della vita, soprattutto si è ampliato il numero di persone che vivono molto più a lungo di un tempo (sono più di 15mila gli ultracentenari in Italia).Fortunatamente oggi molte persone ri-escono a vivere a lungo in una casa che spesso è di loro proprietà (a differenza di un tempo), con l’aiuto di qualche familia-re, o con l’apporto di una badante, o con l’utilizzo di servizi pubblici essenziali (pasto a domicilio, supporto assistenzia-le o infermieristico). La richiesta di ac-coglienza in casa di riposo è sempre più limitata a tempi di malattia o di recupero post-ospedaliero, o per le ultime settimane di vita.Le case di riposo, per questi motivi, si sono trasformate forzatamente in luoghi ad alta attività sanitaria e di cura, sem-pre più spesso con richieste di attenzioni specialistiche. Gli standard di assistenza si sono modificati di fatto e alle strutture e agli operatori vien sempre più richiesta una attività e un carico assistenziale mol-to più onerosi di un tempo.Non solo, ma anche la cura a casa dell’an-ziano auto o parzialmente autosufficien-te, ma molto avanzato nell’età, sta chie-dendo un adeguamento dei servizi, cui non sembriamo ancora preparati, che sia-no di prevenzione o di supporto dopo una malattia o un ricovero ospedaliero, che siano per mantenere un equilibrio sanita-rio o che siano di sicurezza e di garanzia dell’assistenza (controllo dei servizi, con-trollo delle attività delle badanti).In questi anni, a questo scopo, si sono intensificati i servizi domiciliari anche sviluppando progetti di formazione ai familiari e alle badanti, grazie, spesso, al coinvolgimento e all’attività di associazio-ni di familiari. Ma, di giorno in giorno, ci stiamo accorgendo che questo non è suf-ficiente. L’evoluzione della situazione ci chiede urgentemente nuovi cambiamenti e nuove progettualità.Nei centri residenziali per anziani c’è bisogno di strutturare maggiormente ser-vizi specializzati, di forte sostegno, anche per periodi temporanei, che possano ga-rantire una assistenza sempre più globa-le e, dove è possibile, una “assistenza di recupero”, che aiuti a superare momenti difficili, in vista di un rientro nel proprio ambiente di vita.Fuori dai centri residenziali, nell’attività territoriale, c’è bisogno di sviluppare una

Dal 16 al 19 marzo 2015 il Consiglio di amministrazione della Fondazione Pia Opera Ciccarelli onlus è andato

in viaggio studio a Stoccolma, dove ha avu-to modo di incontrare la realtà svedese e di conoscerla un po’ sul piano sociale e dei ser-vizi alla persona e di apprezzarne gli aspetti culturali. In particolare ha conosciuto da vi-cino la Kattrumpstullen, una casa di riposo per persone che necessitano di assistenza 24 ore su 24. Si tratta di una struttura moderna con 97 appartamenti, di circa 30-40 metri quadrati, divisi in cinque piani: tre per perso-ne anziane non autosuffi cienti con malattie somatiche e due per persone affette da de-menza. Gli appartamenti sono moderni e lu-minosi e hanno allarmi di sicurezza, bagno e doccia. Ogni piano ha bellissime aree comu-ni per pranzare e socializzare e un balcone con vetrata. A piano terra c’è una biblioteca e l’uscita su un grande terrazzo verde adatto per attività all’aperto.

La struttura è gestita da una Fondazione pri-vata che si chiama Kosmo, con lunga espe-rienza nelle strutture per anziani. Kosmo è un gruppo di assistenza privato che gestisce per conto del Comune di Stoccolma le attivi-tà di cura a Kattrumpstullen.Kosmo signifi ca “curare corpo e anima” per-ché questa è la loro fi losofi a di cura. La pro-prietà della casa di riposo è invece del Co-mune di Stoccolma, che si assume anche la spesa per la manutenzione ordinaria e stra-ordinaria. Nel sistema svedese è il Comune a gestire la domanda di servizio e ad avviare alle strutture le persone anziane secondo la loro necessità. L’ampia rete di attività di sostegno domiciliare fa sì che una persona anziana entri in residenze come questa solo quando è gravemente non autosuffi ciente.

Dei 97 ospiti accolti nella Kattrumpstullen sono 42 quelli affetti da demenza e seguiti secondo un protocollo gestito “dall’Infermie-ra Silvia” : è una fi gura professionale sanitaria, formata secondo il metodo del “Gentlcare” per seguire le persone affette da demenza. Questa infermiera guida e forma continua-mente tutti gli altri operatori del nucleo in cui sono accolte le persone affette da demenza.

La Kattrumpstullen come detto si sviluppa su cinque piani. Quattro accolgono 21 ospiti e un piano 13. In ogni piano i nuclei sono da otto o da 13 ospiti. Ciascun ospite ha a disposizione un minialloggio di circa 40 metri quadrati., con ampio bagno per disabili, un angolo cucina attrezzato, uno spazio salot-tino e il letto. Non ci sono stanze doppie, ciascuno vive da solo come “a casa sua”. Gli ospiti si porta i propri mobili, se li han-no, tranne il letto e la cucinetta, forniti dalla struttura e rispondenti alle norme di sicurez-za e alle necessità delle persone anziane non autosuffcienti. A ogni piano c’è uno spazio soggiorno/pran-zo con cucina, abbastanza ampio per con-

sentire i momenti comuni di convivialità o di incontro. Ciascuno, se lo desidera, può con-sumare i pasti nel suo minialloggio. La casa non ha cucina. I pasti in monoporzione sono forniti da Sodexo, ditta esterna di ristorazio-ne, e serviti dal personale del nucleo. Ogni nucleo ha inoltre una piccola lavanderia che gli operatori usano per la cura del vestiario e della biancheria degli ospiti.

A ogni piano c’è una stanza/ambulatorio infermieristico e una per il ritrovo del perso-nale e per conservare la documentazione di ciascun ospite. Tutti i farmaci in compresse vengono preparati all’esterno della struttura da un sistema centralizzato e consegnati a questa casa di Riposo ogni 15 giorni in con-fezioni personalizzate per ciascun ospite. Gli altri farmaci (fi ale, gocce, sciroppi) sono pre-parati dal personale della casa.

Durante la visita ci siamo confrontati su aspetti e dimensioni molto pratiche:

STANDARD DEL PERSONALE:

In ogni nucleo di 21 ospiti nei turni del mat-tino e del pomeriggio ci sono sei operatori socio-sanitari a tempo pieno (tempo pieno signifi ca 40 ore settimanali) e due infermieri professionali, compreso il team leader che è un operatore socio-sanitario e ha il compito di organizzare il personale, il servizio del nu-cleo e tiene i rapporti con i familiari.

Di notte c’è un operatore socio-sanitario in ogni nucleo e un infermiere professionale in tutta la casa. Tutti gli operatori in servizio gestiscono ogni tipo di servizio: assistenziale,

pulizia dell’ambiente, lavanderia, ristorazio-ne. Gli infermieri professionali si occupano anche della parte sanitaria.L’assistenza è defi nita da un piano assisten-ziale individuale (PAI) condiviso fi n dall’in-gresso con la famiglia. Al familiare viene con-segnata una scheda per raccogliere le abitu-dini di vita della persona e che può compilare con calma a casa nel giro di qualche giorno, per dare una buona quantità di informazioni al personale per garantire la continuità nel-la presa in carico della persona che entrerà nella casa.

CONTENZIONE

È un progetto che rientra nel PAI per preveni-re/evitare le cadute ed è molto condiviso con la famiglia e con tutto il personale. In quel momento su 97 ospiti avevano una persona contenuta. Utilizzano letti abbassabili e ve-stiti paracadute.

PIAGHE DA DECUBITO

In quel momento avevano cinque persone con piaghe, su 97. Utilizzano protocolli simili al nostro, con attività di prevenzione, movi-mento e igiene, alimentazione attenta (c’è il supporto di una dietista consulente esterna), e usano materassi ad aria nel caso di alto ri-schio e di comparsa di lesioni.

ACCOMPAGNAMENTO ALLA MORTE

Le scelte di fi ne vita sono molto discusse tra il personale medico e i familiari o con l’am-ministratore di sostegno. In tali circostanze vengono molto usate le cure palliative per il controllo del dolore. C’è anche un accompa-gnamento spirituale, per chi lo richiede.

RETTA

Il gestore della struttura riceve dal Comune circa 170 euro al giorno per ospite e 190 per le persone affette da demenza. La spesa sostenuta dall’ospite è di circa 300 al mese, che paga direttamente al Comune, per il servizio ristorazione. Inoltre all’ospite può essere chiesto di pagare alcuni servizi per-sonalizzati. Ciò signifi ca che ogni anziano a Stoccolma, e in genere in Svezia, grazie a un sano sistema fi scale e di gestione delle risorse pubbliche, gode di servizi a domicilio e/o in struttura di alta qualità, pagando al massimo 400-500 euro al mese.Come ogni viaggio studio anche questo ha dato l’opportunità di incontrare esperienze stimolanti per il percorso di crescita della no-stra Fondazione, confermando che quanto realizzato fi no a oggi è in parallelo con le scelte assistenziali dei Paesi del nord Europa, certamente all’avanguardia anche sul piano normativo e di strategia socio-politica.

ELISABETTA ELIO

DIRETTORE GENERALE

In questo numeroPag. 2 • Il Dolce Eroico del centenario della Grande Guerra: il progetto per aiutare malati di Alzheimer • La testimonianza del pasticciere Fausto Bertolini • La poesia della memoria Pag. 3 • La Compagnia Gino Franzi porta l'arte nei centri per anziani • "Al Ricovero", il teatro per cambiare la vitaPag. 4 • Tito, Luciano e i Nonni del Lupo musica, ballo e tanta allegria • In Libreriacontinua a pagina 4

La Pia Opera Ciccarelli visita la casa di Stoccolma

Page 2: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale ... · intensificati i servizi domiciliari anche sviluppando progetti di formazione ai familiari e alle badanti, grazie,

SOCIETÀ Pagina 2 Pagina 3SOCIETÀ

Il progetto Le attività

Il Dolce Eroico aiuta i malati di Alzheimer La Compagnia Dopolavoro Gino Franzientra con l'arte nei centri per anziani

"Al Ricovero" si gioca a fare il teatro

Acquistare un Dolce Eroico per aiutare persone ma-late di Alzheimer. Teatro, musica, arte pasticcera e solidarietà. Sono i quattro ingredienti del Dolce Eroi-

co del Centenario della Grande guerra, per l’Italia 1915-18, che cade quest’anno.

MA COME SI MISCHIANO tutti questi ingredienti? È sem-plice. Da un’idea della Compagnia Dopolavoro Gino Franzi, presieduta da Stefano Modena, da dodici anni impegnata in attività teatrali di musico-terapia nelle case di riposo, è nato il progetto di ricordare il centenario della Grande Guerra pro-ducendo un dolce che la forma dell’elmetto in dotazione all’esercito italiano e francese nel primo confl itto mondiale.L’ispirazione viene da una favola del Corriere dei Piccoli del 27 dicembre 1914 (che riproduciamo qui a destra) in cui il bam-bino Schizzo sogna di portare la pace sul fronte occidentale, nei giorni di Natale, facendo crescere nella terra di nessuno un grande dolce augurale.

EBBENE, DA UN INPUT dell’imprenditore Giovanni Rana dato a Stefano Modena, il pasticciere di Cologna Veneta Fausto Bertolini ha creato il Dolce Eroico del centenario della Gran Guerra. E dalla vendita di questo dolce è partita una raccol-ta di fondi con l’obiettivo di fi nanziare in alcuni Centri per anziani, fra cui quelli dalla Fondazione Pia Opera Ciccarelli, percorsi di musico-teatro-terapia per malati di Alzheimer.Stefano Modena, presidente della Compagnia teatrale Gino Franzi, spiega il progetto. «La Prima guerra mondiale è stata una grande tragedia che ha sconvolto l’Europa nel suo, for-se, migliore, periodo di prosperità e di pace», dice. «Tuttavia nel centenario non possiamo dimenticarla per tanti motivi: ha condizionato tutta la storia del ‘900. Quasi tutte le fa-miglie italiane, con i nonni o i genitori sono state coinvolte. Come unico effetto positivo ha fi nalmente unifi cato l’Italia dal punto di vista sociale e linguistico, ponendo accanto in trincea soldati che fi no ad allora parlavano lingue diverse. Bisogna, dunque, ricordarla».

MA RICORDARLA COME? «La Compagnia dopolavoro Gino Franzi, impegnata da sempre a intrattenere gli anziani con spettacoli ispirati dalla nostra memoria storica», spiega an-cora Modena, «per stimolare negli ospiti il ricordo del vissuto giovanile, ha pensato che questa Grande guerra possa di-ventare per quattro anni uno strumento fondamentale in tal senso per la sua carica emotiva. Se adeguatamente utilizza-to l’argomento può costituire una base per percorsi di mu-sico-teatroterapia, che già si sono dimostrati molto effi caci come terapia non farmacologica della malattia di Alzheimer e della demenza senile».Assumendo, poi, il presupposto che questi percorsi terapeu-tici risultano più effi caci quanto più sono continuativi nel tempo e testati scientifi camente e godono di alte profes-sionalità, la Compagnia, puntualizza il presidente, «ha pen-sato di trovare un mezzo di raccolta fondi che garantisca il

reperimento delle risorse necessarie». Da qui l’idea di creare e vendere il Dolce Eroico, «che vuole essere la dimostrazio-ne di come un simbolo di guerra può essere trasformato in un messaggio di pace e di solidarietà sociale. Acquistate, dunque, il Dolce Eroico», conclude Modena, «per aiutare a migliorare la qualità di vita dei malati di Alzheimer e il loro familiari e per affermare il principio che la memoria fa bene alla memoria».

LA TESTIMONIANZA

Un giorno si è presentato da me in pasticceria a Cologna Veneta Stefano Modena, mandato da Giovanni Rana,

con un elmetto di alluminio della Prima guerra mondiale. Mi disse che mettendo quell’elmetto al forno aveva preparato con gli amici un dolce e che di questo dolce aveva brevettato il nome, “Eroico” e la forma, quella, appunto, dell’elmetto. Mi proponeva di produrre su sua concessione un dolce fatto in quel modo.

Subito ho pensato che Stefano non avesse le idee molto chiare e, soprattutto, non capisse a quali diffi coltà si an-dava incontro. Ascoltandolo però e capendo il fi ne del suo progetto, da un lato scientifi co-terapeutico e dall’altro uma-nitario, mi ha coinvolto emotivamente. Essendo io di carat-tere un duellante non ho potuto e voluto sottrarmi. Ed ecco l’elmetto, l’arma difensiva che stranamente più dei cannoni o dei fucili rappresenta l’immane confl itto del 15-18.Quest’oggetto, così simile a una casseruola, ha dato poi for-ma e sostanza a un dolce che sa di Storia, che nel suo bruno ricorda il pane nero e il rancio misero dei nostri soldati, per sprigionare poi tutta la sua fragranza, che trasforma il ricor-do di ieri nella commemorazione di oggi.

Naturalmente il tempo a disposizione per elaborare il dol-ce era molto ristretto, ma sacrifi cando alcune notti e impe-gnando diversi giorni, siamo riusciti entro il 24 maggio, come richiedeva il generale Stefano, a realizzare un prodotto più che accettabile, che, con il tempo, sicuramente potrà essere migliorato. A questo punto serve la collaborazione di tutti i cittadini per dare forma e sviluppo al progetto, visto che una parte del ricavato servirà ad aiutare i malati di Alzheimer e i loro familiari.Il Dolce Eroico parte da San Giovanni Lupatoto, con Giovan-ni Rana e la Pia Opera Ciccarelli, per viaggiare, speriamo, nel mondo.Un ringraziamento particolare va a Valerio Bigano, Franco Spaliviero e Lorenza Roverato, che si sono attivati per la rea-lizzazione e la riuscita del progetto

FAUSTO BERTOLINI Pasticciere

LA STORIA DEL DOLCE EROICO

DELLA MEMORIA

Disse il nonno al nipotinoChe muoveva un soldatino

Or ti voglio raccontareUna storia singolare

Quando ero giovinettoSon partito con l’elmetto

Perché la più grande guerraIncendiò tutta la terra

Giunto al fronte in modo audaceLi' cercai di metter pace

Mi svegliai di buon mattinoCome suole far l'alpino

Andai senza tema alcunoNella terra di nessuno

Ed usando il mio elmettoImpastai un dolce perfetto

Poi con la lievitazioneFeci un grande panettoneChe occupava totalmente

Quello spazio incandescenteA cotal grande magiaTacque ogni artiglieriaE davvero entusiasmati

Arrivarono i soldatiChe cantando allegramenteS’abbracciarono lealmenteDisse il nipotino al nonno

Che iniziava a prender sonnoMa perché mi vuoi narrareCiò che è da dimenticareE non mi racconti invece

Una favola felice?Desto disse allora il nonno

Liberandosi dal sonno Bella o brutta sia la storiaFa del bene alla memoriaCiò che poi nella discordiaServe a riportar concordia

Per l’impegno ardito e stoicoVa davver chiamato “Eroico”

Commedie musicali, concerti, cabaret e tanta, tanta passione. Così la Compagnia Dopolavoro Gino Fran-zi (www.ginofranzi.org) proporrà le attività di musico-

teatro-terapia per malati di Alzheimer nei Centri per anziani fra cui quelli della Fondazione Pia Opera Ciccarelli. L’attività è fi nanziata grazie alla raccolta fondi per la vendita del Dolce Eroico del Centario dlela Grande Guerra (di cui riferiamo nella pagina a sinistra).Il progetto consiste in una fase di sperimentazione su un gruppo omogeneo di 12 pazienti affetti da Malattia di Alzheimer medio-lieve, per un periodo di sei mesi con caden-za settimanale di spettacoli di genere diverso, secondo le se-guenti tipologie, come illustra la Compagnia stessa guidata dal presidente Stefano Modena:• Commedia musicale nel repertorio del teatro di varietà

del primo ‘900• Commedia dialettale• Concerti di musica degli anni ’20, ’30, ‘40• Cabaret • Commedia con riferimenti storici• Mimo

Verranno utilizzati strumenti di valutazione cognitiva, com-portamentale e di abilità funzionali prima dell'inizio del pro-gramma di riabilitazione ed al termine. Nello specifi co:Batteria di test neuropsicologici (M.M.S.E.: Memoria verba-le e procedurale) all’inizio del percorso riabilitativo; questa batteria sarà somministrata anche alla fi ne dell’esperienza al gruppo come verifi ca della buona riuscita delle attività di riabilitazione. N.P.I. (Neuropsychiatric Inventory Questionnarie): questio-nario da somministrare al caregiver per indagare gli aspetti comportamentali del malato

NELLA SECONDA FASE ci sarà un congresso per la presen-tazione e la valutazione dei risultati con pubblicazione de-gli atti.Come risulta dal programma del progetto, esso consiste nel mettere in opera attività riconosciute come congrue a: Favorire la socializzazioneOffrire un aiuto ed un sostegno alla persona e alle famigliePromuovere nuovi modelli culturali di assistenza Determinare la riduzione dei comportamenti disfunzionali.

Dieci persone una sera si incontrano nella soffi tta di un teatro. Cominciano a scambiarsi qualche battu-ta, occhi incuriositi e sorrisi incerti, tra il divertito e

l’imbarazzato. Tra loro, qualcuno è più stanco e arriva di cor-sa, ha appena fi nito il turno di lavoro. Qualcun altro invece è puntualissimo, ma non ha proprio idea di cosa è venuto a fare lì. Da subito c’è chi si mostra più impacciato e silenzioso e chi invece ostenta una certa sicurezza e trabocca di parole.

Insomma, ci scopriamo tutti molto diversi, ma cominciamo a trovarci così, assieme, per costruire una storia, a partire dalle nostre storie. Perché, da quel primo incontro, di una sera di gennaio, inizia per noi un corso-laboratorio di propedeuti-ca al teatro, voluto dalla Fondazione Pia Opera Ciccarelli e curato dallo scrittore-regista Marco Pomari. Noi, quelli più o meno timidi o loquaci, siamo operatori della Fondazione, coinvolti tutti un po’ per gioco in questo progetto, a cui nei mesi ci siamo appassionati e a cui abbiamo affi dato tanta passione. Ma il teatro, per dirla come gli esperti, è proprio gioco, un

gioco molto serio, in cui, a chi recita, viene chiesto conti-nuamente di spostarsi tra realtà e fi nzione, tra il mondo in-terno, personale, del singolo,e quello esterno, oggettivo, di tutti. E in questo gioco, pur attenendoci alla parte assegnata dall’autore, si è comunque liberi di essere creativi e di im-provvisare o rivivere momenti della quotidianità in un’ottica nuova e diversa, scoprendo così molto altro di sé e dei com-pagni di scena. In tal modo, il testo scritto non può che esse-

re arricchito, così come l’esperienza di ogni partecipante e di tutto il gruppo nell’insieme. Questo è quello che abbiamo potuto sperimentare nelle sere “Al Ricovero”, che oltre a dare il titolo al nostro spet-tacolo, è stato anche lo scenario per-fetto per farci misurare con un mestiere che, benché alcuni interpretino ormai da anni (quello dell’operatore in casa di riposo), fortunatamente non fi nisce mai di sorprendere e di emozionare. Sia nella realtà delle relazioni con gli an-ziani veri (quelli che incontriamo ogni giorno in casa di riposo), sia, abbiamo scoperto, nella fantasia che si muove su un palco, in cui degli anziani, strava-ganti, ma in fondo autentici, abbiamo provato a raccontarli noi. Ed è così che nel corso del primo atto un vecchiet-to marpione, insieme a una vecchietta festaiola, a una sorda, a un’altra arrab-biata, a una poetessa con l’Alzheimer

e a una nonna saggia, danno fi lo da torcere all’operatrice, all’infermiera e alla direttrice di un inverosimile ricovero, da cui i sei anziani, tutti ex operatori di casa di riposo, architet-tano con grande complicità di scappare. Questi personaggi li abbiamo costruiti assieme, nel corpo, nella voce, nei mo-vimenti e nei dialoghi, affi dandoci al regista, ma mettendoci poi del nostro, perché questo è il teatro, pur fatto da princi-pianti. E sul palco, il 7 maggio al cinema Teatro Astra di San Gio-vanni Lupatoto, ci siamo avvicendati e rincorsi, a suon di bat-tute, di risate, di dimenticanze e di improvvisazioni, fi nché

al grido “Scapemo” di tutti, la rocambolesca fuga dei nostri personaggi non si è compiuta e il primo atto è andato così a concludersi.Poi nuovamente sul palco, fermi insieme, un attimo di silen-zio per raccogliere l’attenzione e i pensieri di tutti, i nostri e quelli degli spettatori e poi a ciascuno una storia da leggere, che ha parlato di una saluto, di una addio, di una perdita. Perché in casa di riposo c’è vita, c’è rumore, c’è relazione,

c’è sentimento, (talvolta anche chi medita veramente una fuga!), ma c’è anche la morte, che fa parte della stessa vita. E sulla vita e sul lutto abbiamo meditato e ci siamo confi da-ti, raccontandoci come accompagniamo alla fi ne, come ci congediamo e come ci separiamo dai nostri anziani, chi dai propri cari, ciascuno a modo proprio. E di questo l’autore ha scritto e noi abbiamo letto. E a spettacolo concluso, abbia-mo poi lasciato il nostro posto “Al Ricovero”. Sul palco sono rimaste sei sedie vuote e un leggio, ma credo insieme anche tanti ricordi, suggestioni, sorrisi e forse anche qualche lacrima, le emozioni nostre, di noi operatori e insie-me dei nostri personaggi e pure quelle di chi ci ha guardato. Questo è stato il percorso fatto insieme, impegnativo e non privo di incertezze sulla riuscita fi nale, ma sicuramente per tutti esperienza nuova e davvero molto intensa. E chissà che su quelle sedie e davanti a quel leggio non possiamo incon-trarci nuovamente e incontrare tutti quelli che hanno voglia di passare una sera con noi nel nostro singolare, ma senza dubbio coinvolgente ricovero.

CECILIA TOBALDO

PSICOLOGA FONDAZIONE PIA OPERA CICCARELLI

Sul palco sono rimaste sei sedie vuote e un leggioma anche tanti ricordisuggestioni, sorrisie qualche lacrima

Il Dolce Eroico del centenario della Grande Guerra prodotto dal pasticciere Fausto Bertolini, nel laboratorio di Cologna Veneta, per il progetto di attività teatrali a sostegno di persone malate di Alzheimer.

Stefano Modena, presidente della compagnia Dopolavoro Gino Franzi

Le attività teatrali del progetto "Al Ricovero" organizzate alla Pia Opera

Page 3: Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale ... · intensificati i servizi domiciliari anche sviluppando progetti di formazione ai familiari e alle badanti, grazie,

(...) assistenza più ampia, che comprenda anche attenzione ai luoghi dell’accoglienza e dell’abita-zione, alle potenzialità relazionali, alla facilita-zione della gestione della assistenza sanitaria.

Cambiamenti, questi, che naturalmente vanno confrontati (oggi ben più di quanto abbiamo fatto in tempi passati) con la razionalizzazione delle possibilità economiche sia dei singoli, sia dell’intervento pubblico.Il nostro Ente si sta molto interrogando su que-

ste problematiche e sulla evoluzione dei servizi che il futuro può richiedere. Una commissione di esperti (che ringraziamo per la disponibilità e la partecipazione) sta da tempo analizzando la situazione, sta elaborando dati, sta confron-tando esperienze, sta valutando la sostenibilità di progetti.

A loro chiediamo di sostenerci nella lettura del-la realtà che cambia, convinti, come ci è stato insegnato da chi ci ha preceduto in Pia Opera

Ciccarelli, che la buona professionalità non è solo rispondere bene ai bisogni di oggi, ma è anche capire quali saranno i bisogni di domani. Guardare al futuro, dunque. Saper guardare al futuro, è l’augurio che fac-ciamo a noi stessi. Un futuro che vorremmo sempre poter intuire e accogliere con creatività e speranza.

Monsignor Carlo Vinco *Presidente della Fondazione

In libreria

LABORATORI DI ANIMAZIONE PER LA TERZA ETÀPercorsi socioeducativi

di Federica Taddia

LA FIGURA DELL'ANIMATORE NELLE STRUTTURE PER ANZIANIAutori e curatoriRoberto Franchini

ContributiFederico Astengo, Francesco Florenzano, Arja Ketola-gonzaga, Micaela Mio, Umberto Tortorolo

CollanaPolitiche e servizi sociali

Questo libro propone una serie di laboratori di ani-mazione da realizzare con gli ospiti delle strutture residenziali per la terza età. Si tratta di percorsi di diverso taglio – autobiografico, artistico creativo, teatrale, musicale, sensoriale, pet-therapy, clown te-rapia – le cui finalità sono indirizzate a coinvolgere gli ospiti che presentano varie esigenze, problemati-che e capacità residue, per sviluppare l’espressività individuale o di gruppo.La descrizione dei laboratori è preceduta da una parte teorica, che approfondisce gli approcci, le me-todologie e gli interventi messi in campo per rispon-dere ai bisogni della terza età nei contesti residen-ziali e non solo.

Di fronte alla complessità è necessario intervenire con risposte complesse. La vecchiaia, intesa come polipatologia, è di per sé una questione complessa. A questo primo livello di complessità si aggiunge il concetto di salute così come l'Organizzazione Mon-diale della Sanità l'ha disegnato: essa non è sem-plicemente assenza di malattia (sarebbe allora una questione relativamente semplice) ma uno stato di completo benessere, fisico, psichico e relazionale.Le risposte tradizionali al problema salute dell'an-ziano non corrispondono a questa duplice comples-sità, focalizzando i loro interventi sul semplice bino-mio malattia-guarigione. La creazione di una nuova figura professionale, l'animatore per anziani, apre un sentiero, alla ricerca di un modello di assistenza integrata e multidimensionale.Il volume percorre questo sentiero a partire dal luo-go dove si origina, e cioè dall'esperienza e dalle po-stulazioni che essa pone. Ne viene fuori un percorso unitario, che ha come naturale esito la predisposi-zione di una didattica dell'animazione.Il libro risulta così utile sia ai formatori che ai di-rigenti e agli operatori dei servizi, senza impedirsi una ricaduta anche sul piano della ricerca applicata al servizio sociale.

VITA DELL’ENTE Pagina 4

Per informazioni sulle nostre pubblicazioni:Domenico Marte: tel. 045.8296149Elisabetta Elio: tel. 045.8296145

Anno XIII - numero 2 - Giugno 2015Trimestrale di informazione della Fondazione Pia Opera Ciccarelli OnlusReg. Trib. di Verona n° 1551 del 28/7/2003Editore e ProprietarioFondazione Pia Opera Ciccarelli OnlusRedazione e AmministrazioneVicolo Ospedale, 1 - San Giovanni LupatotoTel. 045 8296149/45 - Fax 045 8751111www.piaoperaciccarelli.orgDirettore responsabileEnrico GiardiniGrafi ca e impaginazioneStudiopoletto srl - San Giovanni LupatotoStampaTipolitografi a Artigiana sncVia Monte Carega, 8 - San Giovanni Lupatoto

Luciano, Tito e i Nonni del Lupoportano musica e tanta allegria

Al Centro residenziale Monsignor Cic-carelli i mercoledì pomeriggio sono dedicati alla musica, al ballo, al can-

to. Ci si ritrova nel giardino d’inverno e in un clima disteso e piacevole si rievocano vec-chie canzoni, associate a ricordi, conoscen-ze, esperienze di vita. È un bel modo per stare insieme, si è insomma tutti più allegri. Sono presenti molti ospiti del Centro con ca-ratteristiche diverse, ma che la musica acco-muna. Assieme a loro ci sono molti familiari.Questi momenti di spettacolo sono possibili grazie alla presenza di affezionati volonta-ri che ci allietano con i loro intrattenimenti e che con l’occasione vogliamo ringraziare. Sono Luciano Adometti, da molti anni sem-pre presente due volte al mese accompa-gnandoci con le sue melodie. Ci intrattiene, proponendo le sue canzoni e suonando strumenti musicali. La sua musicalità è dol-ce e la sua grande disponibilità è attenta a cogliere le preferenze e le richieste che gli vengono fatte.

CI SONO POI I NONNI DEL LUPO, un grup-po di signori e signore di San Giovanni Lu-patoto legati dall’amore per la musica, il canto popolare, il cabaret, l’arte, la cultura. Ci vengono a trovare una volta al mese e ci dilettano con una irrefrenabile e coinvolgen-te simpatia che rapisce l’attenzione di tutti. Ci dicono sempre che “quello che danno” ritorna loro moltiplicato dall’entusiasmo che leggono nei volti dei presenti. Che bello il contagio della reciprocità!Tito Capeto si propone poi con eleganza, allietandoci con musica e canti su basi mu-sicali. Alterna i brani eseguiti a momenti in cui si esibisce in balli con vera maestria e cer-cando di coinvolgere i presenti.

ALTRI MOMENTI di intrattenimento musicale sono anche i laboratori realizzati come da Pea (Progetto educativo-assistenziale) del Centro residenziale Monsignor Ciccarelli.In alcune residenze, infatti, pure con il fi lo conduttore della musica si svolge il labo-ratorio di “Visioni musicali”, attuato grazie alla disponibilità di due volontari, Luciano Peretti e Gaetano Zanella, accomunati dal-la passione per la musica e per l’arte. Ogni seduta musicale ha un tema specifi co: parti importanti di opere, balletti, brani famosi di un cantante. I conduttori volontari portano tutta la strumentazione necessaria per l’in-contro di gruppo e il repertorio che viene di volta in volta proposto incontra l’interesse e l’attenzione dei presenti, che rispondono con apprezzamenti e applausi.Un grande grazie a tutti.

EDUCATORI PROFESSIONALI

Tito Capeto, che allieta gli ospiti delle residenze della Pia Opera con musica e brani della tradizione

Luciano Adometti, al clarinetto, sempre presente con le sue canzoni e la sua simpatia contagiosa

Luciano Peretti e Gaetano Zanella all'opera I Nonni del Lupo si esibiscono alla Pia Opera

(segue dalla prima pagina)

Ripensare i servizi alle persone anziane: idee e progetti a confronto