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POLITICA ECONOMICA Università di Bergamo LEZIONE 8 bis (approfondimento sul moltiplicatore) Stefano Lucarelli

POLITICA ECONOMICA Università di Bergamo...Keynes distingue fra dati, variabili indipendenti e variabili dipendenti. 2 3 Dati: qualità e quantità del lavoro disponibile; qualità

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Page 1: POLITICA ECONOMICA Università di Bergamo...Keynes distingue fra dati, variabili indipendenti e variabili dipendenti. 2 3 Dati: qualità e quantità del lavoro disponibile; qualità

POLITICA ECONOMICA Università di Bergamo

n  LEZIONE 8 bis (approfondimento sul moltiplicatore)

n  Stefano Lucarelli

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La General Theory è un esempio del fatto che nella teoria economica si è costretti a trattare come parametri (grandezze non spiegate) quelle variabili che rappresentano le vere incognite del sistema per i quali è al più possibile postulare o imporre dei comportamenti conformisti o delle regole di stabilità. Keynes distingue fra dati, variabili indipendenti e variabili dipendenti.

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Dati: qualità e quantità del lavoro disponibile; qualità e quantità delle attrezzature disponibili; tecnica esistente; grado di concorrenza; gusti e abitudini del consumatore; disutilità delle diverse intensità di lavoro e delle attività di organizzazione e di supervisione; struttura sociale (comprese le forze che possono influire sulla distribuzione dei redditi)

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Variabili indipendenti: I fattori psicologici fondamentali (propensione al consumo; attitudine psicologica alla liquidità; schedule - cioè programmazione - dell’efficienza marginale del capitale); L’unità di salario determinata dalla contrattazione fra le parti sociali; La quantità di moneta, determinata dall’azione della Banca Centrale

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Variabili dipendenti: Reddito nazionale; Quantità di occupazione.

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Il moltiplicatore n  Y=AD n  Y=C+I+G (1) n  C= C0+cYD

n  sostituendo C nella (1) si ha n  Y= C0+c (Y-T)+I+G n  Y- cY= C0+I+G- cT

n  (1- c)Y= C0+I+G- cT n  dividendo per (1- c) si ha:

n  Y=1/ (1- c) [C0+I+G- cT]

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n  La spesa racchiusa tra parentesi quadre rappresenta le componenti autonome della domanda e qualsiasi loro variazione determina variazioni di Y

n  L’ampiezza delle variazioni dipende dal valore numerico del moltiplicatore (che a sua volta dipende da c = propensione marginale al consumo (PMC)

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Esempio

n  Assumiamo che la spesa per investimenti aumenti di 100 mila euro :ΔI=100

n  che la PMC =0,8. n  Di quanto aumenterà la produzione? Di un valore

pari a 100 mila euro? Applichiamo la formula: n  ΔY= 1/1-0,8 [ΔI=100]= 5x100= 500

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L’effetto moltiplicatore si applica a tutte le componenti della domanda autonoma:

n  Consumo autonomo (C0) n  investimenti autonomi (I0) n  spesa pubblica (G) n  una riduzione (aumento ) delle imposte T che determina un

aumento (riduzione) del reddito disponibile e per questa via influenza il consumo

n  si applica per variazioni della spesa autonoma sia positive sia negative

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Il moltiplicatore

n  Consumo autonomo, spesa pubblica e investimento hanno un moltiplicatore pari a 1/(1-c)

n  Le imposte (a somma fissa) invece, come risulta dalle formule precedenti influenzano il reddito attraverso un valore del moltiplicatore pari a:

n  ΔY/ ΔT= - c /(1-c)

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ΔG

AD

AD

AD’

ΔY

Y Y’

45°

Y=AD

E

E’

0

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n  Il moltiplicatore ci dice di quanto il livello di Y varierà in seguito a una variazione della domanda autonoma e quindi a uno spostamento della spesa aggregata.

n  Un modo alternativo per ottenere la formula del moltiplicatore è cogliere i passaggi che si verificano in seguito a un aumento di una unità degli investimenti (o di altre componenti autonome della domanda)

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ΔI0=1

n  La variazione di I0 aumenta il reddito (prodotto) di 1 unità. ΔY=1

n  I percettori di reddito (lavoratori-consumatori) aumenteranno il consumo di un ammontare pari alla loro PMC. Supponiamo che sia 0,7

n  Per rispondere all’aumento del consumo (domanda) le imprese aumentano la produzione di 0,7

n  Il reddito aumenterà di 0,7 e i consumatori …

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n  … i consumatori continueranno ad aumentare il loro consumo in misura pari all’incremento di reddito per la PMC ossia: 0,7 (ΔY=0,7) = 0,49

n  Le imprese continueranno ad aumentare la produzione di 0,49 per assecondare il nuovo l’incremento indotto dei consumi etc…

n  Il processo continuerà nel tempo fino a quando gli effetti dell’incremento iniziale di I non si saranno esauriti.

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n  Occorre sommare tutti gli incrementi del prodotto e del reddito:

n  Moltiplicatore=

1+0,7+0,72+0,73+0,74+…… Si tratta di infiniti termini di una serie geometrica. La somma di tutti

questi termini è:

moltiplicatore= 1/(1-0,7)=1/0,3=3,33 ΔY=(ΔI x moltipl.) = 1 x 3,33=3,33

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Consumi/PIL

0,730

0,740

0,750

0,760

0,770

0,780

0,790

0,800

0,810

0,820

1980

1982

1984

1986

1988

1990

1992

1994

1996

1998

2000

2002

2004

2006

2008

2010

2012

2014

Consumi/PIL

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Il moltiplicatore sale nei periodi di depressione economica, e scende nei periodi di prosperità. Durante le depressioni sale perché la percentuale di reddito spesa in beni di consumo sale (così che ogni reddito percepito viene speso in maggiore misura, creando più posti di lavoro e nuovi redditi), e perché si acquistano più prodotti nazionali rispetto a quelli importati Durante la prosperità, al contrario, il moltiplicatore scende precisamente per le ragioni opposte.

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Oltre Keynes: economia aperta

n  Se le esportazioni sono considerate esogene e le importazioni sono definite in dipendenza dal reddito (M = M0 + mY) allora il moltiplicatore sarà:

n  1/(1-c+m)

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-

1,000

2,000

3,000

4,000

5,000

6,000

1980

1982

1984

1986

1988

1990

1992

1994

1996

1998

2000

2002

2004

2006

2008

2010

2012

2014

Moltiplicatore = 1/(1-c)Moltiplicatore = 1/(1-c+m)

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Il moltiplicatore sale nei periodi di depressione economica, e scende nei periodi di prosperità. Durante le depressioni sale perché la percentuale di reddito spesa in beni di consumo sale (così che ogni reddito percepito viene speso in maggiore misura, creando più posti di lavoro e nuovi redditi), e perché si acquistano più prodotti nazionali rispetto a quelli importati Durante la prosperità, al contrario, il moltiplicatore scende precisamente per le ragioni opposte.

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0,00

0,50

1,00

1,50

2,00

2,50

3,00

1991

1993

1995

1997

1999

2001

2003

2005

2007

2009

2011

2013

2015

Francia Germania Austria Belgio Olanda Italia

Il moltiplicatore in economia aperta in alcuni Paesi europei

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Gli effetti del moltiplicatore in Europa

n  Esiste una rilevante eterogeneità nel modo in cui i diversi Paesi Europei reagiscono alle variazioni delle componenti autonome della domanda.

n  Ciò è significativo sia nel caso di politiche economiche espansive sia nel caso di politiche economiche restrittive.

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Oltre il consumatore medio rappresentativo

n  Distinguiamo i redditi fra salari W e altri redditi, Y-W = P.

n  cw > cp

n  Cw = C0w +cw W

n  Cp = C0p +cp (Y-W)

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Oltre il consumatore medio rappresentativo

n  C = C0w + C0p + cw W+ cp (Y-W)

n  C = C0w + C0p + (cw - cp )W + cpY n  C = C0 + (cw - cp )W * Y/Y + cpY

n  Definiamo qw = W/Y = quota di reddito dei salariati

n  C = C0 + [qw (cw - cp ) + cp ]Y

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Oltre il consumatore medio rappresentativo

n  C = C0 + [qw (cw - cp ) + cp ]Y n  La propensione marginale al consumo aggregata

dipende dalla distribuzione del reddito, cioè dalla quota di reddito dei salariati.

n  Se cw > cp, c varia nella stessa direzione della quota dei salari (Keynes 1936, cap. 19; Kaldor, 1955)

n  Se i salari reali diminuiscono => diminuisce qw => diminuisce c => per ogni dato livello di reddito la domanda per consumi diminuisce

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n  Una riduzione dei salari reali comporta una redistribuzione del reddito dai lavoratori ad altre classi, “è probabile che il trasferimento dai percettori di salari ad altri fattori diminuisca la propensione a consumare”.

n  Gli effetti sulle aspettative delle imprese (e sull’efficienza marginale del capitale) sono dubbi:

1.  Una riduzione dei costi dovrebbe condurre ad un aumento dei profitti per unità di prodotto,

2.  ma il peggioramento delle prospettive di domanda che i lavoratori eserciteranno in futuro spinge in basso la profittabilità dei progetti di investimento

n  “Non vi è dunque nessuna ragione per credere che una politica flessibile dei salari sia capace di mantenere uno stato di piena occupazione” (Keynes, 1936, cap. 19).