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azoto e fosforo, presenti in abbondanza nelle acque del Po, costituiscono l’elemento princi- pale nell’innesco della catena ali- mentare. Favoriscono la crescita del fitoplancton, dello zooplanc- ton per finire con il pesce azzurro. Ricordo che l’Adriatico è ancora il mare più pescoso del Mediterraneo. La riduzione di nutrienti ne abbasserà la produt- tività con danni ai settori della pesca e dell’acquacoltura 3) Rischio per anguille e pesci migra- tori. Gli sbarramenti fluviali rap- presentano un ostacolo per le specie ittiche migranti (dal mare verso il fiume e viceversa) anche nei casi ove sono previsti corridoi di rimonta per superare lo sbarra- gia, ma da biologo marino voglio evidenziare le possibili ricadute strutturali e ambientali che si potrebbero verificare sul mare, questo anche alla luce del fatto che il Po da sempre rappresenta il motore idrodinamico, fisico e biologico dell’Adriatico: 1) Ricambio più debole. Gli apporti di acqua dolce costituiscono un importante volano dell’idrodina- mica del mare Adriatico. La ridu- zione dei suoi apporti inciderà sul moto delle correnti riducen- done la forza. Potranno aumen- tare i tempi di residenza delle sue acque con un indebolimento delle sue capacità di ricambio 2) Mare meno produttivo. Gli apporti di sali nutritivi quali Tra gli amministratori delle regioni bagnate dal Po si sta da tempo dibattendo su come ren- dere navigabile il fiume. La solu- zione tecnica è quella di “baci- nizzare” il corso del fiume con quattro sbarramenti. Tra gli altri obiettivi, si evidenzia quello di far fronte alle ricorrenti crisi idri- che, creando riserve d’acqua capaci di soddisfare le nostre quotidiane necessità. Un insieme di interventi che trasformeranno il fiume in un’altra cosa, con rica- dute che si riverbereranno sul suo equilibrio strutturale e biolo- gico, sul suo stato naturale. Il competente tavolo tecnico- politico al momento non è una- nime nell’approvare tale strate- mento. Senza pensare più di tanto al grande storione ladano (Huso huso) e alla lampreda di fiume (Lampetra fluviatilis), ora- mai appartenenti a ricordi del passato, specie come l’anguilla verrebbero fortemente penaliz- zate, i suoi popolamenti già oggi in declino potrebbero subire ulteriori riduzioni. C’è da tenere conto anche che: 4) Aumenterà l’erosione delle coste. Le coste basse e sabbiose del- l’alto Adriatico sono da tempo in forte erosione. Una delle cause è da attribuire alla scarsità degli apporti di sabbia immessa dai fiumi. La costruzione di sbarra- Po e mare Adriatico, un unico ecosistema La bacinizzazione avrebbe gravi conseguenze sul mare Adriatico, in termini di capacità di ricambio delle acque, di diminuzione della pescosità e di ulteriori riduzioni di anguille e altri pesci migratori. C’è inoltre un concreto rischio di maggiore erosione delle coste e di un accentuarsi del fenomeno dell’ingressione del cuneo salino. Gli interventi dell’uomo hanno già provocato nel mondo gravi danni a importanti ecosistemi acquatici, dal bacino dei fiumi Colorado e Nilo alla scomparsa del lago d’Aral. Occorre valutare con attenzione il rapporto tra costi e benifici attesi di un progetto che renderebbe navigabili poche centinaia di chilometri. Foce del Po di Goro e opere a protezione del faro 18 Il Po, ecosistema e navigabilità ARPA Rivista N. 4 luglio-agosto 2009 FOTO: F.L. MONTANARI, M. PRETI

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azoto e fosforo, presenti inabbondanza nelle acque del Po,costituiscono l’elemento princi-pale nell’innesco della catena ali-mentare. Favoriscono la crescitadel fitoplancton, dello zooplanc-ton per finire con il pesceazzurro. Ricordo che l’Adriatico èancora il mare più pescoso delMediterraneo. La riduzione dinutrienti ne abbasserà la produt-tività con danni ai settori dellapesca e dell’acquacoltura3) Rischio per anguille e pesci migra-tori. Gli sbarramenti fluviali rap-presentano un ostacolo per lespecie ittiche migranti (dal mareverso il fiume e viceversa) anchenei casi ove sono previsti corridoidi rimonta per superare lo sbarra-

gia, ma da biologo marino voglioevidenziare le possibili ricadutestrutturali e ambientali che sipotrebbero verificare sul mare,questo anche alla luce del fattoche il Po da sempre rappresentail motore idrodinamico, fisico ebiologico dell’Adriatico:1) Ricambio più debole. Gli apportidi acqua dolce costituiscono unimportante volano dell’idrodina-mica del mare Adriatico. La ridu-zione dei suoi apporti incideràsul moto delle correnti riducen-done la forza. Potranno aumen-tare i tempi di residenza dellesue acque con un indebolimentodelle sue capacità di ricambio2) Mare meno produttivo. Gliapporti di sali nutritivi quali

Tra gli amministratori delleregioni bagnate dal Po si sta datempo dibattendo su come ren-dere navigabile il fiume. La solu-zione tecnica è quella di “baci-nizzare” il corso del fiume conquattro sbarramenti. Tra gli altriobiettivi, si evidenzia quello difar fronte alle ricorrenti crisi idri-che, creando riserve d’acquacapaci di soddisfare le nostrequotidiane necessità. Un insiemedi interventi che trasformerannoil fiume in un’altra cosa, con rica-dute che si riverbereranno sulsuo equilibrio strutturale e biolo-gico, sul suo stato naturale.Il competente tavolo tecnico-politico al momento non è una-nime nell’approvare tale strate-

mento. Senza pensare più ditanto al grande storione ladano(Huso huso) e alla lampreda difiume (Lampetra fluviatilis), ora-mai appartenenti a ricordi delpassato, specie come l’anguillaverrebbero fortemente penaliz-zate, i suoi popolamenti già oggiin declino potrebbero subireulteriori riduzioni.

C’è da tenere conto anche che: 4) Aumenterà l’erosione delle coste.Le coste basse e sabbiose del-l’alto Adriatico sono da tempo inforte erosione. Una delle cause èda attribuire alla scarsità degliapporti di sabbia immessa daifiumi. La costruzione di sbarra-

Po e mare Adriatico, un unico ecosistemaLa bacinizzazione avrebbe gravi conseguenze sul mare Adriatico, in termini di capacità di ricambio delle acque,di diminuzione della pescosità e di ulteriori riduzioni di anguille e altri pesci migratori. C’è inoltre un concretorischio di maggiore erosione delle coste e di un accentuarsi del fenomeno dell’ingressione del cuneo salino. Gliinterventi dell’uomo hanno già provocato nel mondo gravi danni a importanti ecosistemi acquatici, dal bacino deifiumi Colorado e Nilo alla scomparsa del lago d’Aral. Occorre valutare con attenzione il rapporto tra costi ebenifici attesi di un progetto che renderebbe navigabili poche centinaia di chilometri.

Foce del Po di Goro e opere a protezione del faro

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Il Po, ecosistema e navigabilità ARPA Rivista N. 4 luglio-agosto 2009

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menti lungo l’asta del Po aggra-verà ulteriormente tale processo5) Terra più “salata”. Potràaumentare l’intrusione del cuneosalino. Negli ultimi anni le acquesalate sono risalite per chilometricon danni al settore agricolo: leacque irrigue prelevate dal Popresentavano valori di salinitàintollerabili. Ridurre gli apportidel fiume non potrà che aggra-vare tale condizione.

NEL MONDO HANNO PAGATO

UN PREZZO MOLTO ALTO

Scene di un film purtroppo giàvisto; molti sono gli esempi deiguasti provocati dalle manipola-zioni antropiche sugli ecosistemi.Per quanto concerne la risorsaidrica ereditiamo dalla storiarecente, in tutto il mondo,esempi davvero clamorosi. Vedia-mone i principali:

- Il fiume Colorado “soffocato” inAmerica. Le acque del fiumeColorado non arrivano più almare, gli sbarramenti costruitilungo il suo corso (2.330 chilome-tri) per soddisfare le esigenzed’acqua potabile di Los Angelese per derivare volumi irrigui dadestinare agli aranceti califor-niani trattengono la quasi totalitàdelle sue portate. L’ecosistemadel delta del Colorado, un temporicco di specie floreali e faunisti-

che, con straordinari valori di bio-diversità, è oggi fortemente com-promesso. Le caratteristicheidrologiche, idrodinamiche e pro-duttive del Golfo della California(mare di Cortez) ne hanno risen-tito e sono mutate.

- Il disastro dell’ex lago d’Aral. Illago d’Aral, la cui ampiezza era di68.000 chilometri quadrati, èstato letteralmente prosciugato:il premio Nobel per la pace 2007,il politico statunitense Al Gore,nel suo libro “Una scomodaverità” (Rizzoli), lo definiscecome “il disastro ambientale piùgrave nella storia dell’umanità”.Nel 1960 la sua superficie siriduce del 75 per cento della suaoriginaria estensione, arriva al 10per cento nel 2007. Le causesono da attribuire alle derivazionidelle acque dai suoi immissari (ifiumi Amu Darya e Syr Darya)per scopi irrigui. I campi dicotone del Kazakistan sono statie sono i principali destinatari diquesta risorsa. - Il Nilo ha ridotto la sua portata dipiù della metà. Per chiudere que-sta breve (ma incompleta) rasse-gna, un pensiero va dedicato alNilo. Dalla costruzione della digadi Assuan, avvenuta nel 1970, lesue portate medie si sono ridottedel 60%. Le coste mediterraneedell’Egitto sono in forte erosioneper il minor apporto di detrito

sabbioso. I fenomeni di subsi-denza stanno creando seri pro-blemi strutturali nel suo delta enelle aree adiacenti. La pesca nelMediterraneo orientale è crollatacome quantità in seguito al minorapporto di sostanze nutritive (salidi azoto e fosforo). I valori di sali-nità da 26‰ (26 grammi di saleper litro) sono passati a 38‰. Losbarramento dovuto ai bassi valoridi salinità che prima della diga diAssuan impediva l’intrusione dispecie marine provenienti dalmar Rosso (mare con alti valori disalinità, attorno al 38‰), è venutomeno. Questa è una delle causeche hanno favorito la migrazionedi specie marine tropicali nelMediterraneo (fenomeno dellatropicalizzazione). Altre ombre sistanno profilando sul futuro diquesto fiume: lo stato del Sudan equello eritreo pare stiano ipotiz-zando la costruzione di dighe neltratto di fiume che attraversa iloro territori. Il Nilo a quel puntopotrebbe davvero fare la fine delfiume Colorado.

Mi chiedo, inoltre, se valga lapena rendere navigabile il Po per300, forse 400 chilomentri e se atal riguardo si sia fatta un’ap-profondita analisi dei costi e deibenefici attesi. Si pensi alle infra-strutture, alle conche di solleva-mento, alle aree portuali e allevie di accesso. I fiumi navigabili

famosi nel mondo sono il Volga, ilDanubio, il Mississippi, fiumicon percorsi navigabili di alcunemigliaia di chilometri e con bat-tenti d’acqua che possono con-sentire a un naviglio pesante ditrasportare grossi quantitativi dimerci per lunghi tragitti.Sulla carenza idrica, questa unavera emergenza, possono esserepercorse altre strade, soprattuttoquelle tese al risparmio dellarisorsa: contenere le perdite nelleinfrastrutture acquedottistiche,oggi stimabili attorno al 30%, perportarle su valori fisiologici,diffondere l’uso di regolatori diflusso nel settore civile, riusodelle acque usate, sistemi di irri-gazione a risparmio idrico, uninsieme di azioni in parte avviatee adottate che, comunque,andrebbero consolidate e diffuse.

Occorre far tesoro di quantoaltrove è avvenuto e non fare passinel buio sulla base di spinte emo-zionali. Dar vita a questo progettoci potrebbe portare poi a dover rin-correre i danni prodotti e, perquanto concerne l’Adriatico e aiproblemi di erosione costiera, adalimentare quella che sta diven-tando sempre più una vera lottadell’uomo contro il mare.

Attilio RinaldiStruttura Oceanografica DaphneArpa Emilia-Romagna

La scomparsa del lago d’Aral, testimoniata da una fotografia e dalle immagini satellitari

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ARPA Rivista N. 4 luglio-agosto 2009

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