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Piano Paesaggistico Isole Pelagie - Relazione generale
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Isole P
elagie
Relazio
ne Gene
rale SOPRINTENDENZA PER I BENI CULTURALI ED AMBIENTALIDI AGRIGENTOArch. Antonella Bond
CONSULENTE PER L'ADEGUAMENTOAL CODICE DEI BENI CULTURALI
CONTRIBUTI TEMATICIIng Sergio AlessandroDott. Michele BuffaDott. Enrico CarapezzaArch. Enrico CarusoDott. Adelaide CatalisanoArch. Alessandra De CaroDott. Armida De MiroArch. Alessandra NobiliArch. Antonio Prizzi
Arch. Calogero CarboneArch. Francesco LupoArch. Giuseppe ParelloDott. M.Concetta ParelloArch. Antonino TerranaGeom. Giuseppe Vaccaro
COLLABORAZIONI
COLLABORAZIONE ALL'AGGIORNAMENTO DEI DATI Dott. Serena Sanzo
COORDINAMENTO TECNICO SCIENTIFICOArch. Antonino Terrana
Il SoprintendenteCaterina Greco
Il Dirigente Unit Operativa 07Antonino Terrana
DIPARTIMENTO DEI BENI CULTURALI E DELL'IDENTITA' SICILIANAIl Dirigente GeneraleDott. Sergio Gelardi)
SERVIZIO PIANO PAESAGGISTICO REGIONALEIl Dirigente ResponsabileDott. Michele Buffa
Piano PaesaggisticoIsoleIsolePelagiePelagieLam
pedusa
e Lino
saProgetto finanziato con P.O.R. Sicilia 2000-2006 Misura 2.02 Azione C
Assessorato dei Beni Culturali e dell'Identit SicilianaDipartimento dei Beni Culturali e dell'Identit SicilianaSoprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Agrigento
Regione Siciliana
REPUBBLICA ITALIANA
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
1
INDICE
1. INTRODUZIONE ....................................................................................................................... 2
2. CONTENUTI E IMPOSTAZIONE METODOLOGICA .......................................................... 3
2.1 Obiettivi del Piano ................................................................................................................ 3
2.2 Struttura e fasi di elaborazione........................................................................................... 4
2.3 Metodologia .......................................................................................................................... 5
3. ANALISI TEMATICHE ........................................................................................................... 14
3.1 Sistema Naturale-sottosistema abiotico ........................................................................... 14
3.1.1. Cenni di climatologia ........................................................................................................ 14
3.1.2. Geologia, Geomorfologia, Idrogeologia, ......................................................................... 15
3.2 Sistema Naturale-sottosistema biotico ............................................................................. 47
3.2.1. Vegetazione ........................................................................................................................ 47
3.2.2. Popolamento faunistico ..................................................................................................... 78
3.3 Sistema antropico - sottosistema agricolo forestale ........................................................ 95
3.3.1. Paesaggio agrario .............................................................................................................. 95
3.4 Sistema antropico - sottosistema insediativo ................................................................. 107
3.4.1. Archeologia ...................................................................................................................... 107
3.4.2. Riferimenti storico-territoriali ....................................................................................... 116
3.4.3. Centri storici, Beni isolati e Viabilit storica ................................................................ 121
4. SINTESI INTERPRETATIVE ............................................................................................... 137
4.1 Linterpretazione dei sistemi di ambito ......................................................................... 137
4.2 Paesaggi locali e contesti .................................................................................................. 139
5. PROGETTO DI PIANO ......................................................................................................... 142
5.1 Analisi SWOT ................................................................................................................... 142
Punti di Forza .............................................................................................................................. 142
Punti di debolezza ....................................................................................................................... 148
Opportunit ................................................................................................................................. 161
Minacce ....................................................................................................................................... 164
5.2 La definizione delle strategie ........................................................................................... 164
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
2
1. INTRODUZIONE
Il Piano Paesaggistico delle Isole Pelagie si applica al territorio del Comune di Lampedusa e
Linosa gi sottoposto a Vincolo Paesaggistico ai sensi e per gli effetti della L. 29.6.1939 n. 1497;
territorio che stato dichiarato di notevole interesse pubblico con il decreto dell'Assessore
Regionale per i BB.CC.AA. e P.I. del 12/7/1983, n. 1153 ed stato parzialmente soggetto al
vincolo di immodificabilit temporanea ex art. 5 della L.R. 15/91 con i decreti dellAssessore
Regionale per i BB.CC.AA. e P.I. n. 7212 del 10/8/1995 e n. 5231 del 3/2/1997 e successive
proroghe.
Il Piano si avvale dellapparato cartografico e documentario del Piano Territoriale Paesistico
delle Isole Pelagie redatto dalla Soprintendenza per i Beni culturali e Ambientali di Agrigento -
Ufficio del Piano Territoriale Paesistico Regionale- Gruppo XVII/BC e approvato dal Comitato
Tecnico Scientifico ex art. 24 del R. d. 1357/40 nella seduta del 28.901.2000.
Il Piano adeguato alle pi recenti disposizioni e pertanto redatto in conformit della
normativa attuale regionale, nazionale ed redatto con riferimento alla normativa europea; in
particolare:
- conforme alle disposizioni delle Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale,
approvate con D.A. n. 6080 del 21.05.1999 e alle disposizioni della L.R. n. 80/1977 e del D.A.
dei BB.CC.AA. n 5820 del 08/05/2002, (Atto di Indirizzo);
- conforme alle disposizioni del Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio, Decreto
legislativo 22 gennaio 2004 n. 42 e s. i. e m.;
- redatto con riferimento alla Convenzione Europea del Paesaggio, recepita con legge
14/2006;
Inoltre il Piano fa esplicito riferimento al Piano strategico per lo sviluppo delle isole Pelagie-
progetto pilota per le isole minori frutto della collaborazione tra Ministero dello sviluppo socio-
economico - Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica - Regione Siciliana
Universit IUAV di Venezia e Municipalit.
Il Piano persegue la tutela e la valorizzazione del paesaggio, che dichiarato dallart.1 delle
Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico Regionale bene culturale e ambientale ed
tutelato come risorsa da fruire e valorizzare, e definisce un quadro di coerenza per gli interventi
di trasformazione del paesaggio, volti al miglioramento dalla qualit ambientale e paesaggistica
del contesto territoriale e alla valorizzazione delle peculiarit storico-culturali, naturalistiche ed
ambientali.
Il lavoro di analisi svolto stato indirizzato alla lettura del sistema naturale, di quello
antropico e delle loro interrelazioni.
A tal fine si assunta come valida base lanalisi conoscitiva riportata nella cartografia e nei
documenti del Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie succitato; per le necessarie
verifiche e integrazioni sono state sviluppate indagini conoscitive sul campo, studi e analisi che
hanno consentito lindividuazione delle dinamiche di trasformazione del territorio, dei fattori di
rischio e vulnerabilit del paesaggio e la comparazione con gli atti di programmazione e
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
3
pianificazione, nonch la disamina delle azioni in atto finalizzate allo sviluppo economico e
produttivo delle isole Pelagie.
Il Piano riconosce limportanza di promuovere uno sviluppo sostenibile e pertanto fa esplicito
riferimento al Piano strategico per lo sviluppo delle isole pelagie- progetto pilota per le isole
minori che - si legge nella menzione al Premio del Paesaggio del Consiglio dEuropa (2008)-
frutto della collaborazione tra diversi livelli della pubblica amministrazione (Ministero dello
sviluppo socio-economico - Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica - Regione
Siciliana Universit IUAV di Venezia e Municipalit) che hanno interagito attivamente con la
popolazione grazie allavvio di un forum civico. Il piano interpreta il paradigma della
sostenibilit come ricerca di valori pi alti di ecoefficienza e di coesione sociale. I primi si
raggiungono attraverso la rivalutazione del paesaggio e la riqualificazione del patrimonio fisico.
I secondi rivalutano le forze della cultura e della memoria collettiva. Metodologicamente , si
fonda su un approccio che rende trasparente il sistema di relazioni tra paesaggio, risorse fisiche
e sociali, con lo scopo di avviare progetti tesi a rinnovare la cultura dei luoghi, intesa come una
rete ampia di nuove relazioni internazionali e a minimizzare il consumo di risorse.
Il piano utilizza una interpretazione del concetto di sostenibilit che individua nella
valorizzazione delle culture e delle identit locali, nel patrimonio identitario naturale-culturale, la
matrice di uno sviluppo definito autosostenibile. Questo aspetto della sostenibilit individua
percorsi innovativi di sviluppo che, puntando sulle risorse umane, naturali e culturali dei luoghi,
costruiscono percorsi di autodeterminazione delle comunit insediate.
Il piano riconosce infine che la tutela e valorizzazione del paesaggio possono essere realizzate
pienamente solo con la condivisione e corresponsabilit dei cittadini.
La presente relazione illustra gli obiettivi, la metodologia e fornisce il quadro descrittivo
generale della struttura e dei caratteri del paesaggio dellAmbito Isole Pelagie, esponendo in
modo sintetico i contenuti delle carte tematiche ed evidenziando le scelte di tutela e
valorizzazione, le linee di azione e le modalit di intervento.
Nota: I contributi tematici dei consulenti (tratti dalla relazione del Piano Territoriale
Paesistico delle Isole Pelagie approvato dal Comitato Tecnico Scientifico ex art. 24 del R. d.
1357/40 nella seduta del 28.901.2000) sono inseriti nel presente testo, evidenziati in riquadro.
2. CONTENUTI E IMPOSTAZIONE METODOLOGICA
2.1 Obiettivi del Piano
Il Piano tutela e valorizza il paesaggio in attuazione ai principi costituzionali (segnatamente
lart. 9, secondo comma della Costituzione e la sentenza 367/2007 della Corte Costituzionale)
che ne rimarcano i valori identitari e ne impongono la salvaguardia quale componente essenziale
del patrimonio culturale nazionale e come valore primario assoluto.
Il Piano persegue i seguenti obiettivi generali:
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
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1. la stabilizzazione ecologica del contesto ambientale, la difesa del suolo e della bio-
diversit, con particolare attenzione per le situazioni di rischio e di criticit;
2. la conservazione e la valorizzazione dellidentit storico-culturale del paesaggio
dell'arcipelago delle Pelagie, sia nel suo insieme unitario che nelle sue diverse specifiche
configurazioni;
3. il miglioramento della fruibilit sociale del patrimonio culturale e dellambiente,
attraverso interventi compatibili con i caratteri e la qualit del paesaggio, che costituiscono
risorse uniche, capaci di promuovere un equilibrato e duraturo sviluppo economico, sia per le
attuali che per le future generazioni.
La tutela in particolare deve provvedere:
a) alla conservazione e difesa del suolo ed al ripristino delle condizioni di equilibrio ambientale, al recupero delle aree degradate, alla riduzione delle condizioni di rischio, alla difesa
dall'inquinamento;
b) alla protezione e conservazione delle emergenze geomorfologiche e biologiche rare, esclusive e in via di scomparsa, compresi gli ambienti di particolare interesse biologico
naturalistico e le associazioni vegetali alle quali danno ricetto;
c) al ripristino, consolidamento e sviluppo del patrimonio biologico a fini ecologici e di difesa del suolo;
d) alla conservazione dei beni storico-culturali, alla loro appropriata utilizzazione, alla salvaguardia e al ripristino dell'equilibrio formale e funzionale dei luoghi circostanti;
e) alla conservazione del paesaggio agrario e dei suoi elementi tradizionali; f) alla conservazione dei caratteri ambientali, paesaggistici e urbanistici dei centri urbani in
rapporto alla morfologia dei luoghi e ai modi e alle forme dell'edilizia tradizionale;
g) alla fruizione ecocompatibile delle risorse ambientali e paesistiche locali al fine di consentire l'equilibrato sviluppo della comunit locale.
Linsieme di questi obiettivi ha orientato le analisi e le proposte del Piano.
2.2 Struttura e fasi di elaborazione
Il Piano Paesaggistico delle Isole Pelagie, costituito dai seguenti documenti:
a) la RELAZIONE ILLUSTRATIVA, fornisce il quadro descrittivo generale della struttura e
dei caratteri del Piano, espone in modo sintetico i contenuti descritti nelle carte tematiche di
analisi e di piano; indica gli obiettivi ed evidenzia le scelte operate e le linee di azione e le
modalit di attuazione;
b) gli ELABORATI GRAFICI, costituiscono parte integrante del Piano, sono riprodotti in
scala 1:10.000. Sono suddivisi in base alla metodologia adottata di scomposizione e di
ricomposizione del sistema paesaggio in:
- Tavole di Analisi, organizzate per sistemi (naturale e antropico) e sottosistemi di paesaggio;
- Tavole di Sintesi Interpretative, rappresentano le relazioni fra componenti e fra luoghi
evidenziando gli elementi di valore, quelli critici e i conflitti,
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
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- Tavole di Piano, delineano obiettivi, strategie ed azioni riferite agli Ambiti paesaggistici
(Paesaggi Locali), alle Componenti del paesaggio e al Patrimonio paesaggistico.
c) le NORME di attuazione del Piano, contengono le indicazioni tecnico-amministrative
concernenti le modalit di tutela e valorizzazione del paesaggio
d) gli ALLEGATI, sono costituiti dalle schede (visualizzazioni su supporto cartaceo) di alcuni
elementi della banca dati geografica che costituisce il supporto informativo del piano. Gli allegati
sono:
1. schede dei beni archeologici;
2. schede dei beni storico-architettonici
3. centri storici
2.3 Metodologia
La metodologia basata sull'ipotesi che il paesaggio riconducibile ad una configurazione di
sistemi interagenti che definiscono un modello strutturale costituito da:
A il sistema naturale
A.1 abiotico: concerne fattori geologici, idrologici e geomorfologici, ed i relativi processi che
concorrono a determinare la genesi e la conformazione fisica del territorio;
A.2 biotico: interessa la vegetazione e le zoocenosi ad essa connesse ed i rispettivi processi
dinamici;
B il sistema antropico
B.1 agro-forestale: concerne i fattori di natura biotica e abiotica che si relazionano nel
sostenere la produzione agraria, zootecnica e forestale;
B.2 insediativo: comprende i sistemi urbano-territoriali, socio economici, istituzionali,
culturali, le loro relazioni formali, funzionali e gerarchiche ed i processi sociali di produzione e
consumo del paesaggio.
Il paesaggio considerato come esito di relazioni tra sistemi ecologici e sistemi storici, tra
risorse e modalit d'uso delle risorse stesse; come punto dincontro tra saperi scientifici e saperi
umanistici; Lanalisi del paesaggio cos inteso, obbliga a una sorta di smontaggio e rimontaggio
delle diverse componenti dei sistemi, integrando narrazioni storiche e conoscenze scientifiche e
mettendo in relazione passato e presente, memoria e cambiamento.
Il progetto di paesaggio, pertanto, si colloca all'interno di un processo di pianificazione
sistemico e tiene conto congiuntamente di aspetti ecologici, socioeconomici, storico-culturali e
percettivi, proponendo una integrazione dell approccio ecologico e quello storico-geografico,
che consenta di portare fino in fondo la comprensione delle relazioni tra processi sociali e
processi naturali.
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
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Il piano in sintonia con la definizione di paesaggio della Convenzione Europea (2000) recepita
con L. 14/2006 e riproposta dallart. 131 del Codice e in attuazione dellart.143 del D.lgs. n.
42/2004 e s. m. i.:
a) analizza il paesaggio in base alle caratteristiche naturali e storiche e ne riconosce i valori
(analisi tematiche); attraverso
la ricognizione dell'intero Ambito Isole Pelagie che costituisce la base della conoscenza
per il riconoscimento delle caratteristiche naturali, storico-culturali, insediative ed estetiche e
delle loro interrelazioni;
lo studio delle dinamiche di trasformazione del territorio e lindividuazione delle pressioni
antropiche, dei fattori di rischio e degli elementi di vulnerabilit del paesaggio;
lidentificazione dei beni paesaggistici definiti dallart. 134 (immobili ed aree di notevole
interesse pubblico, aree tutelate per legge, immobili ed aree tipizzati e individuati dal piano
paesaggistico) e la puntuale individuazione delle aree di cui al comma 1 dellarticolo 142 del
D.lgs n.42/2004 e s. m. i.
la comparazione con gli altri atti di programmazione, di pianificazione e di difesa del
suolo.
b) assume i valori paesaggistici come fattori strutturanti, caratterizzanti e qualificanti il
paesaggio e definisce gli Ambiti di paesaggio in base alle caratteristiche strutturali, ai sistemi di
relazione e alle identit dei luoghi, (sintesi interpretative);
c) indica il quadro delle azioni strategiche ritenute necessarie per il perseguimento dei fini di
tutela paesaggistica;
d) definisce i valori paesaggistici, da tutelare, recuperare, riqualificare e valorizzare e ne
determina conseguentemente la disciplina, disponendo le azioni necessarie e opportune per
mantenere e migliorare nel tempo la qualit del paesaggio delle Isole Pelagie, anche attraverso la
progettazione di nuovi paesaggi nelle aree degradate.
Il Piano articola la sua disciplina con riferimento agli Ambiti di paesaggio (Paesaggi Locali e
Contesti), ai Beni e alle Componenti del Paesaggio, e definisce previsioni ordinate alla
conservazione e al mantenimento delle caratteristiche e degli elementi costituitivi del paesaggio,
orientate ad armonizzare le trasformazioni in una prospettiva di sviluppo sostenibile e dirette al
recupero e alla riqualificazione di immobili ed aree compromesse anche attraverso la
realizzazione di nuovi valori paesaggistici coerenti ed integrati nelle aree fortemente deteriorate.
L'architettura del piano tutta incentrata sulla interpretazione articolata delle risorse
dell'ambito, con un percorso che dall'approfondimento conoscitivo conduce, in una logica
connotata da elementi decisivi di unitariet, continuit e feed-back, ai futuri scenari di
sostenibilit.
Il metodo prevede diverse fasi e momenti elaborativi, mutuamente interagenti e tutti proiettati
verso l'azione programmatica: analisi tematiche, sintesi interpretative, inquadramento strutturale,
scenari strategici e apparato normativo costituiscono le fasi di un unico processo.
Il percorso elaborativo consta di tre diversi momenti tesi alla definizione dei differenti
materiali che formano lorganizzazione e la documentazione del piano:
1. il quadro conoscitivo, si studiano le diverse componenti del paesaggio in base a proprie
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
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specifiche metodologie di analisi;
2. le sintesi interpretative, i singoli risultati delle analisi sono successivamente ricondotti ad
una interpretazione capace di confrontarsi e di relazionarsi con gli altri temi, tramite una sintesi
interpretativa e valutativa redatta con riferimento a uno schema comune;
3. il progetto di piano, disegna scenari strategici e di sostenibilit e d le regole per la tutela e
la valorizzazione del paesaggio.
Il quadro conoscitivo
La fase delle analisi tematiche tesa alla definizione del quadro conoscitivo relativo al
paesaggio delle Isole Pelagie, e del suo patrimonio culturale. Tali indagini sono state svolte dal
gruppo di consulenti dellUfficio del piano Territoriale Paesistico Regionale seguendo le
articolazioni tematiche definite dalle Linee-Guida che scompongono il paesaggio nei due sistemi
naturale e antropico. Allinterno di essi sono stati individuati i temi di indagine che costituiscono
la banca dati geografica con cui costruito il quadro conoscitivo.
Analisi tematiche:
- sistema naturale: Geolitologia e Geomorfologia, Emergenze floristiche e Vegetazione
potenziale, Emergenze faunistiche, Biotopi.
- sistema antropico: Beni archeologici, Paesaggio storico, Beni isolati: beni storico-
architettonici e Centri storici, Viabilit storica, Crescita urbana, Crescita urbana dellabitato,
Vincoli territoriali.
Il quadro delle analisi tematiche favorisce una determinazione delle caratteristiche e della
suscettivit del paesaggio dellAmbito e assume il ruolo di base conoscitiva costitutiva per
lintera articolazione del piano.
In questa fase vengono analizzati:
a) la struttura del paesaggio: si individuano gli elementi (areali, lineari, puntuali) e le
relazioni che li connettono, si riconoscono le configurazioni complesse di elementi, si
considerano i principali caratteri funzionali;
b) la dinamica del paesaggio: si analizzano i processi generali e i processi di trasformazione,
alterazione e degrado e le interrelazioni fra i processi.
Le discipline interessate contribuiscono a fornire le informazioni e i metodi necessari
all'indagine, secondo lorganizzazione successivamente illustrata.
LA VALUTAZIONE
Gli elementi e i sistemi di elementi individuati nelle analisi sono valutati da ogni disciplina
che esamina il paesaggio secondo due parametri fondamentali: il valore e la vulnerabilit che
sono disaggregati in due serie di parametri fondamentali dai quali potr svilupparsi un metodo di
valutazione comparata e complessiva.
Successivamente le analisi valutative sono ricondotte a sintesi interpretative che
ricompongono l'unitariet del paesaggio. Ci consente di individuare unit di paesaggio intese
come sistema integrato, caratterizzato da peculiari combinazioni e interazioni di componenti
diverse, che evidenziano specifiche e riconoscibili "identit".
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
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Le sintesi interpretative
Tale fase consiste in letture incrociate e sovrapposte degli elementi di indagine definiti al
punto precedente, tese a costruire sintesi interpretative dei caratteri del patrimonio territoriale
dellambito e ad individuare le peculiarit e le suscettivit delle sue diverse parti, verso la
definizione dello schema strutturale.
Le rappresentazioni finali sintetizzano studi sistematizzati pongono in relazione le conoscenze
e le valutazioni delle diverse componenti ambientali, territoriali e socio-economiche dellambito.
Tale fase consiste anche nella costruzione di una rappresentazione di scenario, (carta dei
Paesaggi Locali) un prospetto dei caratteri strutturali e dominanti dei diversi paesaggi (i diversi
luoghi) dellambito, nonch delle relazioni tra di essi, che si possono cogliere dalle sintesi
interpretative di cui sopra, fino alla prospezione dei tratti ecologicamente identitari dei luoghi e
del ruolo che gli stessi possono assumere nelle nuove configurazioni dellassetto anche in
restituzioni a scala di maggiore dettaglio.
Lattenzione interdisciplinare valutativa e propositiva si concentrata soprattutto sui principali
valori da tutelare, recuperare e gestire, sulle criticit in atto che richiedono di promuovere
processi di cambiamento verso una progressiva crescita di sostenibilit e sui rapporti di relazione
ecologica, culturale, funzionale e fruitiva tra beni paesaggistici e contesto.
Il progetto di Piano
Il progetto
La terza fase costituita dalla definizione del piano ( i Beni paesaggistici, il Patrimonio
culturale e la normativa).
A Il sistema naturale
A.1 Il sottosistema naturale abiotico
A.1.1 La geologia e la geomorfologia
Al fine di una corretta pianificazione paesaggistica devono essere ben noti i caratteri fisici che
concorrono alla formazione dellambiente naturale a cui la stessa si riferisce.
Tra questi la conoscenza dei caratteri litostrutturali, geomorfologici ed idrogeologici
costituisce la base della pianificazione paesaggistica in quanto essi stessi hanno condizionato e
tuttora condizionano levoluzione del paesaggio. La salvaguardia di tali caratteri significa
pertanto una tutela e conservazione del paesaggio anche attraverso la difesa del suolo e delle sue
risorse. Costituendo, inoltre, i fattori geologici e gli agenti del modellamento del rilievo degli
elementi praticamente costanti nel tempo, risulta relativamente semplice e sufficientemente
oggettivo individuare quelle caratteristiche di un determinato paesaggio a cui riferire specifiche
normative di tutela, conservazione e valorizzazione. Il territorio deve essere preso in
considerazione in modo da fare emergere:
a) la presenza di elementi di pregio e/o rarit;
b) i fattori di fragilit e quindi le dinamiche di evoluzione tendenziale;
c) le tendenze alla trasformazione per effetti di interventi antropici programmati.
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
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Questo al fine di identificare gli ambiti territoriali da sottoporre alla salvaguardia, di valutare il
grado di compatibilit dei processi di modificazione in atto o potenziali, di definire dei criteri di
regolamentazione delle modifiche giudicate ammissibili.
La geomorfologia quindi deve intervenire nello studio e nella organizzazione dellambiente
naturale dando:
- la base fisiografica del territorio;
- la morfogenesi dinamica: evoluzione continua in tempi geologici o storici del paesaggio
fisico;
- i vincoli dettati dalle forme del territorio;
- la stabilit del territorio in relazione ai fattori della geodinamica esterna;
- la stabilit degli ambienti naturali (stabilit di un versante);
- la difesa e la conservazione del suolo;
- la protezione del territorio dai fenomeni naturali.
A.1.2 La carta geomorfologica
La carta geomorfologica ha lo scopo di individuare non solamente dei tratti del paesaggio
fisico principale, ma anche delle forme minori e dei processi che hanno agito e che sono tuttora
attivi. Essa acquista un carattere di forte dinamicit e permette lindividuazione dei processi attivi
e non attivi, in special modo di quelli con pi elementi di pericolosit geologica e la loro
estensione areale.
La carta geomorfologica mette in relazione ed evidenzia i dati geologici (litologia, assetto
strutturale, idrologia) con i processi geomorfologici che possono innescarsi nellambito di un
territorio sottoposto ad una evoluzione geomorfologica dinamica.
Tale documento fornisce :
a - la natura dei litotipi affioranti mettendo in relazione la loro storia geologica ed i processi;
b - la natura delle forme del rilievo e delle cause che le hanno determinate;
c - la geometria delle forme del rilievo in relazione allassetto strutturale dellisola;
d - let dei caratteri geomorfologici peculiari del territorio in relazione alla neotettonica
(tempi geologici) ed in relazione alla dinamica morfogenetica attuale.
A.2 Sottosistema naturale biotico
A.2.1 La vegetazione.
I sistemi ambientali sono individuabili nei complessi di vegetazione e nelle zoocenosi
connesse. Ogni complesso di vegetazione costituito dall'insieme delle associazioni vegetali
(unit elementari) che sono tra di loro collegate dinamicamente.
L'analisi a piccola scala effettuata sui complessi di vegetazione mentre l'analisi a grande
scala realizzata con riferimento alle unit elementari ovvero alle associazioni. Di queste,
tuttavia, possono essere considerate quelle pi espressive ed estese. Le piccole comunit, seppure
interessanti da un punto di vista biologico naturalistico o anche ambientale, cos come i singoli
elementi costitutivi della vegetazione, di particolare interesse biogeografico (specie endemiche e
rare), che sfuggono ad una rappresentazione cartografica, sono rappresentate in maniera
puntiforme. Esse costituiscono autentiche emergenze che accrescono la valenza paesaggistica e la
sensibilit ambientale dei sistemi vegetazionali.
La definizione delle tipologie della vegetazione ha come base l'analisi dei popolamenti
vegetali nella loro doppia espressione qualitativa (flora) e quantitativa (vegetazione). Riguardo
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
10
alla flora l'attenzione stata rivolta sia ai suoi aspetti generali che particolari. Di essa sono stati
evidenziati gli elementi emergenti dei quali viene fornito un elenco con riferimenti alla
distribuzione di ogni elemento in rapporto agli aspetti vegetazionali che ne costituiscono
l'ambiente.
Per quanto riguarda l'espressione quantitativa e qualitativa dei popolamenti vegetali le indagini
sono state effettuate a partire dalla letteratura esistente e hanno portato alla individuazione e
delimitazione cartografica delle varie espressioni - su basi fitosociologiche riconducendone
comunque le tipologie a quelle fisionomico-strutturali - mediante fotointerpretazione condotta
sullortofotocarta digitate in scala 1:10.000. Successivamente, con lausilio delle indagini
effettuate direttamente in campo, i dati sono stati riportati su cartografia vettoriale per la
realizzazione della carta in scala 1:10.000.
Secondo queste metodologie sono state predisposte le seguenti carte tematiche, utilizzate sia
nella fase analitica che in quella della formazione degli indirizzi normativi:
a) Carta delle Emergenze floristiche e della Vegetazione potenziale;
b) Carta del Paesaggio vegetale e dei Biotopi;
A.2.2 Analisi delle zoocenosi.
Lo studio delle zoocenosi fra i pi complessi nel campo dellanalisi ambientale.
Le diverse specie animali occupano comunque habitat particolari allinterno dei quali ciascuna
specie realizza una propria nicchia trofica. E dunque evidente come vi siano delle strette
connessioni fra il paesaggio naturale e antropico che determinano una diversit di habitat, e lo
stabilizzarsi di particolari zoocenosi.
Lo studio delle interazioni tra il paesaggio vegetale e le zoocenosi ad esso connesse ha inoltre
particolare rilevanza nella pianificazione paesistica in quanto la diversit dei popolamenti
animali, oltre a costituire un elemento di ricchezza caratterizzante gli ambienti naturali di un
territorio, fornisce indicazioni sulla sua qualit ambientale.
Lindividuazione delle zoocenosi caratterizzanti i diversi sistemi ambientali stata effettuata a
partire dalla letteratura esistente e a seguito di specifiche indagini condotte sul campo. Queste
hanno portato alla individuazione e delimitazione cartografica delle varie espressioni, anche sulla
base dei dati relativi al paesaggio vegetale ottenuti mediante fotointerpretazione condotta
sullortofotocarta digitate in scala 1:10.000. Successivamente i dati sono stati riportati su
cartografia vettoriale per la realizzazione della carta in scala 1:10.000.
Secondo queste metodologie stata predisposta la Carta delle Emergenze faunistiche.
B. Il sistema antropico
B.1 Il sottosistema agro-forestale
Per quanto riguarda l'agricoltura e gli aspetti connessi opportuno mettere in evidenza che i
fattori, di natura sia biotica che abiotica, che sostengono la produzione agraria, vegetale ed
animale, si compongono in un sistema complesso, l'agroecosistema.
Negli agroecosistemi l'uomo riduce la complessit biologica, apre i cicli agrochimici con
l'immissione di input diversi, aumenta la produttivit primaria utile asporta notevole parte della
biomassa prodotta, modifica ad ogni ciclo l'equilibrio energetico del sistema che pertanto non
diviene stabile come quelli naturali.
Negli agroecosistemi l'input di natura antropica, consistenti nell'apporto di materia, energia,
informazione, lavoro, capitali, comporta conseguenze non ancora del tutto esplorate. Sul piano
operativo questa premessa implica un coerente tipo di analisi e di elaborazione degli elementi
rilevati. Nell'ottica di sistema occorre infatti poter comprendere come ciascun elemento concorre
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
11
a definire la fisionomia del territorio e attraverso l'elemento antropico, per solito correlato agli
elementi dell'ambiente fisico, come si configurato il paesaggio nella sua espressione attuale.
I processi dinamici, che hanno determinato la struttura del paesaggio agroforestale e che ne
caratterizzano il dinamismo ancora oggi, sono da riportare, in linea del tutto generale:
- agli interventi di politica economica generale (per esempio: flussi di manodopera
dallagricoltura allindustria al terziario, ridistribuzione delle risorse, ecc.);
- agli interventi di politica agraria nazionali e comunitari (sostegni alle strutture, alle
colture, alla produzione);
- allevoluzione scientifica e tecnologica e alla progressiva interdipendenza dellagricoltura
dallindustria e dai servizi;
- alla progressiva diffusione della irrigazione, della meccanizzazione e dei presidi chimici,
dai concimi agli antiparassitari, agli erbicidi, ecc.;
- alla diffusione e al progresso delle strutture viarie, ferroviarie, dei trasporti e dei processi
di comunicazione;
- al progresso economico, sociale e culturale della popolazione nel suo complesso;
- al passaggio dalleconomia familiare e locale alleconomia di mercato.
I processi di cui sopra, che hanno sostenuto e sostengono ancora i processi dinamici, hanno
comportato conseguenze che richiedono attenta considerazione, soprattutto nei microsistemi
vulnerabili delle piccole isole, quali:
- abbandono e degrado delle zone agricole e dei sistemi insediativi tradizionali, di tipo
agricolo e rurale;
- accentuata erosione e progressiva desertificazione dei suoli;
- aumento dei rischi di rottura degli equilibri ambientali;
- riduzione estrema della biodiversit agricolturale;
- difficolt di raccordo con i grandi mercati delle produzioni tipiche per ritardi culturali,
strutturali, organizzativi e sociopolitici.
Allinterno delle dinamiche generali che influenzano la dinamica dei territori caratterizzati da
un paesaggio di tipo agrario, assume particolare rilevanza il caso delle piccole isole, in cui alcuni
fattori divengono estremamente critici, sia per quanto concerne gli aspetti strettamente legati alla
produzione, sia per le conseguenze ambientali dellabbandono colturale e dei cambiamenti di
destinazione duso del territorio. Inoltre, alcuni frammenti di paesaggio antropico connessi
allagricoltura tradizionale rappresentano, sia per la conservazione di variet in via di scomparsa,
sia per la continuit delle tecniche colturali tradizionali, un elemento testimoniale della cultura
locale, sempre pi marginalizzata dallisolamento geografico e dalla pressione economica dei
mercati. Questi paesaggi agrari minacciati (quando non compromessi o gi del tutto scomparsi)
rappresentano inoltre sistemi di grande qualit ambientale, percettiva storico-testimoniale ed
ecologica.
B.2 Il sottosistema insediativo
Il sistema insediativo evidenzia una pluralit di principi organizzativi che regolano le relazioni
tra l'uomo e il paesaggio e rilevano il carattere differenziato in cui si svolgono tali relazioni.
Obiettivo generale il riconoscimento della pluralit di contesti insediativi caratterizzati da
forme organizzative e traiettorie di sviluppo che nascono dal modo con cui le componenti storico-
ambientali interagiscono con i processi di modernizzazione.
B.2.1 Il sottosistema urbano-territoriale
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
12
Il sistema urbano-territoriale studiato come insieme di sottosistemi territoriali differenziati
pi o meno collegati secondo relazioni di tipo gerarchico di dominanza e di interdipendenza,
evidenziando per ciascuno:
- struttura e dinamica della popolazione;
- modelli, tipologie e morfologie insediative: elementi costituivi (percorsi, tessuti, centri) in
relazione alla morfologia del supporto e dinamiche evolutive;
- struttura organizzativa e funzionale (poli e reti infrastrutturali, livelli di specializzazione,
gerarchie e rapporti di dominanza e di interdipendenza );
- relazioni tra sistema urbano-territoriale e sistema naturale (competitivit tra attivit per
l'uso del suolo, processi di colonizzazione e di ipersfruttamento, abbandono e desertificazione,
consumo del suolo, inquinamento).
Obiettivi sono:
1. individuazione dei sottosistemi urbano-territoriali e delle tipologie insediative;
2. identificazione dei processi di urbanizzazione (sviluppo-mantenimento-declino) nei
diversi sottosistemi individuati;
3. propensione all'aggressione ambientale e dei beni storico-culturali.
Per i fini della pianificazione sono stati oggetto di analisi specifiche:
- trama dell'urbanizzazione;
- struttura insediativa;
- localizzazioni industriali, specializzazioni colturali produttive, aree turistiche;
- tipologie insediative;
- reti infrastrutturali;
- analisi della struttura e del paesaggio urbano.
B.2.2 Il sottosistema dei beni storico-culturali
Obiettivo dello studio lindividuazione dei processi storici che nel tempo hanno
contrassegnato il paesaggio, caratterizzandolo fortemente sotto laspetto storico-culturale. La
dinamica dei processi costitutivi del paesaggio costruito ha subito per una forte accelerazione
nei tempi pi recenti. La valutazione degli esiti di tali processi nella realt attuale e
lidentificazione dei conflitti ha costituito lorientamento delle fasi di studio e insieme
lobiettivo della ricerca ai fini di una tutela attiva del paesaggio.
Ai fini della ricostruzione di tali processi il lavoro ha riguardato lindividuazione dei diversi
assetti istituzionali (civili e religiosi, demaniali) del territorio per individuare, nella loro
struttura: le aree archeologiche (siti, reperti erranti, preesistenze, ecc.), la viabilit (rotabile,
trazzerale, ecc.), il paesaggio urbano (centri storici), i paesaggi agrari e rurali (manufatti isolati di
tipo civile, religioso, difensivo), i paesaggi costieri e delle attivit marinare.
Gli elaborati consistono in carte tematiche:
- Carta dei Beni archeologici;
- Carta del Patrimonio Storico culturale: Beni isolati e centro storico.
B.2.3 Conoscenza del quadro istituzionale
Lo studio ha individuato un quadro sistematico dei vincoli esistenti.
Le norme di piano illustrano modalit e regole duso del territorio. Vengono indicate e
determinate le categorie con cui si prevede di intervenire e praticare il paesaggio dellambito,
specificando le differenti valenze normative o indicative degli strumenti con cui si intende attuare
il piano.
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
13
Le azioni del piano si estendono anche nel prossimo futuro, con attuazioni e con il
monitoraggio delle trasformazioni che si determinano continuativamente sul territorio, con
particolare riguardo a quelle che alterano le invarianti strutturali e gli elementi che caratterizzano
i diversi paesaggi, al fine di apportare in tempo utile le necessarie correzioni alle azioni di
programmazione e pianificazione del territorio.
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
14
3. ANALISI TEMATICHE
Il bagaglio analitico del Piano Paesaggistico delle Isole Pelagie funzionale all'interpretazione
del patrimonio culturale e ambientale ai fini della sua valorizzazione, in termini di tutela e
sviluppo sostenibile.
L'approfondimento della conoscenza delle risorse dell'Ambito, pure segnato da una evidente
prospettiva programmatica, si connota cos quale momento centrale di tutto il processo di
costruzione dello strumento.
La ricostruzione del quadro conoscitivo dell'ambito stata operata attraverso operazioni di
rilevamento, acquisizione, compilazione, descrizione e interpretazione dei diversi tematismi.
3.1 Sistema Naturale Sottosistema abiotico
3.1.1 Cenni di climatologia
Il clima il principale elemento che caratterizza un ambiente e quindi si ritiene necessario
evidenziare alcuni parametri fondamentali che permettono anche di individuare le peculiarit del
paesaggio della zona.
La conoscenza delle caratteristiche climatiche aiuta anche a comprendere lassetto delle
colture agrarie coltivate nel territorio e levoluzione delle vegetazione spontanea.
Occorre comunque evidenziare come oltre allaltimetria, altri fattori concomitanti concorrono
ad influenzare gli elementi climatici, come ad esempio la copertura vegetale, lesposizione dei
versanti, la direzione prevalente dei venti, ed ancora la distanza dal mare.
Per definire il microclima delle isole Pelagie sarebbe necessario considerare gli elementi
climatici temperatura e piovosit; tuttavia in nessuna delle due isole sono presenti stazioni
termopluviometriche e pluviometriche ufficiali. Infatti dalla consultazione dellAtlante
Climatologico realizzato sulla base dei dati censiti e catalogati, per il trentennio 1965-1994, dal
Servizio Informativo Agrometeorologico Siciliano (SIAS) e redatto dallAssessorato Agricoltura
e Foreste della Regione Sicilia, non sono stati riscontrati elementi per quanto concerne le isole
Pelagie.
Pertanto pur precisando che le isole, in linea generale, presentano caratteristiche climatiche
particolari, in via puramente indicativa, si pu fare riferimento ai dati rilevati nelle aree costiere
della Sicilia pi vicine alle isole, cio alle coste centro meridionali dellisola. Dallanalisi delle
condizioni termometriche rilevate in queste aree si pu osservare come nei mesi pi caldi (Luglio
e Agosto) i raggiungono temperature massime superiori a 40C, mentreinvece, nei mesi pi
freddi (Gennaio e Febbraio) le temperature minime non scendono praticamente mai al disotto
dello zero.
Lanalisi delle condizioni pluviometriche evidenzia come le precipitazioni medie annue sono
in linea generale inferiori ai 500 mm e landamento climatico riconducibile al tipo temperato-
arido, caratterizzato da precipitazioni concentrate nel periodo autunnale-invernale e quasi assenti
in quello estivo.
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
15
Tali elementi climatici influiscono direttamente sul regime delle acque sotterranee: pur essendo le piogge concentrate nei periodi pi
freddi, quando lavaporazione modesta, specialmente laddove, come nelle isole considerate,
affiorano terreni ad elevata permeabilit (per porosit e fessurazione) linfiltrazione delle acque
ruscellanti ugualmente modesta a causa della modesta estensione areale delle isole.
Pertanto gli acquiferi sotterranei presentano capacit molto modeste e la loro ricarica
avviene sostanzialmente nel periodo piovoso invernale mentre durante lestate, caratterizzata a
lunghi periodi di siccit ed elevate temperature, si verificano condizioni di deficit diumidit negli strati pi superficiali del terreno.1
3.1.2. Geologia, geomorfologia, idrologia
LAMPEDUSA E LAMPIONE
GENERALITA'
Lampedusa, isola di natura calcarea, una porzione emersa della piattaforma continentale
africana. L'isola, che insieme a Linosa e Lampione forma l'arcipelago delle Pelagie,
subpianeggiante, pressoch priva di vegetazione e con aspetto simile ad alcune aree desertiche a
serir dell'Africa settentrionale, libiche in particolare (SEGRE, 1960). La superficie in parte
coperta da detrito e presenta evidenti segni di erosione eolica. I terreni affioranti appartengono ad
una successione cenozoica di ambiente di piattaforma carbonatica. I depositi attuali sono
costituiti prevalentemente da sabbie carbonatiche di origine eolica.
L'isola la pi grande dell'arcipelago e dista dalla costa siciliana circa 195 km e da quella
tunisina 120 km. Ricorda vagamente la forma di un triangolo rettangolo, allungandosi per circa
11 km da Capo Ponente in senso est-ovest e terminando con tre punte (Capo Grecale, Punta
Parrino e Punta Sottile). La costa ha uno sviluppo di circa 40 km. Sull'isola non si raggiungono
quote elevate: il punto pi alto in localit Albero Sole ove si raggiungono 133 m s.l.m.
Geologicamente costituita da un esteso tabulato calcareo, con profonde incisioni che
interessano quasi l'intero settore meridionale e che drenano le acque di precipitazione meteorica
verso la costa meridionale. La successione litostratigrafica affiorante comprende rocce
prevalentemente carbonatiche, localmente ricoperte da depositi clastici sciolti di varia natura ed
et.
Lampedusa e Lampione, quest'ultimo poco pi di uno scoglio disabitato, sono isolate
dall'Africa a causa delle variazioni del livello del mare dovute alle variazioni eustatiche del
periodo quaternario.
A poche decine di metri dalla costa meridionale, si trova l'isola dei Conigli, scoglio di forma
irregolare, largo 250 m, lungo 300 m e alto 27 m.
La localizzazione dell'isola, in posizione quasi baricentrica fra Sicilia, Tunisia e Libia,
determina condizioni climatiche caratteristiche di un ambiente di transizione con caratteri
peculiari delle regioni meridionali italiane e di quelle costiere nordafricane, con variazioni
climatiche locali tipiche delle condizioni di insularit.
Oggi Lampedusa si presenta come un altopiano brullo, con un patrimonio naturalistico
notevolmente impoverito a causa della crescente pressione antropica e dei massicci
1 Dip.to Territorio e ambiente Servizio 4 Assetto del territorio e difesa del suolo PAI Isole Pelagie
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
16
disboscamenti operati nel passato, soprattutto nel secolo scorso, i cui effetti geo-pedologici sul
territorio sono chiaramente evidenziati dalla scarsa presenza di suolo agrario e, l dove questo
totalmente assente, dal disfacimento degli strati rocciosi pi superficiali con la formazione di una
sorta di coltre detritica in vaste aree dell'isola. Soltanto lungo le incisioni vallive e lungo le coste
rocciose si ritrovano ancora tracce delle formazioni vegetali che coprivano con tutta probabilit
l'isola fino alla prima met dell'800. Secondo la descrizione del Calcara (in DI MARZO, 1855)
essa mostrava infatti, ancora nel secolo scorso, una densa e fitta boscaglia. Alcuni interventi di
riforestazione sono stati effettuati soprattutto nella zona occidentale (Vedi Sottosistema biotico -
La flora e la vegetazione).
Come noto la vegetazione esercita un effetto limitante nei confronti della mobilitazione dei
terreni presenti in superficie. Questo effetto tanto pi evidente quanto pi la copertura vegetale
continua, in particolare in presenza di boschi fitti o con sottobosco. Il suolo viene saldamente
trattenuto, anche nei suoi elementi fini, e la vegetazione diventa il fattore fondamentale che
consente la formazione di un suolo mediante disgregazione e alterazione delle rocce. E' evidente
quindi il rapporto stretto tra vegetazione e pedogenesi, cos come altrettanto evidente che la
vegetazione limita i processi erosivi attribuibili all'acqua e al vento, contribuendo in modo
determinante alla stabilit morfologica.
L'assenza della copertura vegetale nell'isola di Lampedusa ha pertanto l'effetto di ampliare
notevolmente i processi erosivi, impedendo una percolazione lenta dell'acqua piovana a
vantaggio dello scorrimento superficiale; si pu parlare di una situazione di resistasia, concetto
introdotto da Erhard (1967), (in contrapposizione a quello di biostasia) nella quale si ha scarsa
protezione del suolo, fenomeni di erosione generalizzata e frequente frantumazione meccanica
delle rocce.
Oltre al disboscamento massiccio avvenuto nel secolo scorso ed ai processi naturali legati alla
particolare situazione climatica dell'isola, le cause dell'instaurarsi di una situazione di resistasia
vanno ricercate anche in altre attivit umane che con i processi naturali hanno certamente
interferito, quali gli effetti locali del dissodamento, del pascolo, dell'uso e del successivo
abbandono dei terreni da parte degli abitanti.
L'istituzione della riserva naturale ha posto sotto tutela parte del territorio e ha contribuito alla
valorizzazione naturalistica dell'isola, del suo patrimonio botanico e, indirettamente, anche alla
conservazione del suolo, limitando gli effetti della desertificazione in atto. L'assenza di attivit
insediative e speculative nell'area tutelata favorisce l'evoluzione della vegetazione naturale e
conseguentemente l'arricchimento del suolo.
METODOLOGIA
Le Linee Guida del Piano Territoriale Paesistico della regione siciliana tracciano un percorso
di lavoro che, attraverso una serie di ricerche tematiche, conduce alla redazione del piano
paesistico.
Dall'esperienza maturata nel corso dei processi di pianificazione paesistica gi conclusi in altre
isole minori della Sicilia e in accordo con le metodologie fissate dalle Linee Guida, si individua
un quadro di analisi tematiche relative alla redazione dei piani, che, con riferimento alla
definizione del paesaggio geologico e geomorfologico, riguardano per il sistema naturale abiotico
i caratteri litostrutturali, geomorfologici ed idrologici che condizionano l'evoluzione del
paesaggio. La salvaguardia di questi aspetti concorre alla tutela e alla conservazione del
paesaggio stesso, alla difesa del suolo e delle sue risorse.
Nel metodo seguito per le analisi sul paesaggio geologico e geomorfologico delle isole di
Lampedusa e Linosa si tengono inoltre in considerazione le analoghe indagini condotte per la
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
17
definizione delle valenze geologico-geomorfologiche finalizzate alla redazione dei Piani
Territoriali Paesistici delle altre isole circumsiciliane. In particolare si prendono in
considerazione le componenti riguardanti gli affioramenti litologici che caratterizzano il territorio
dell'isola, le strutture tettoniche e quelle geologiche, gli aspetti geomorfologici che concorrono
alla definizione della storia morfoevolutiva del territorio, le localit interessate da morfologie
tipiche generate dall'interazione tra litologia, tettonica e geodinamica esogena, forme che
rivestono particolare importanza paesaggistica, tratti di costa di elevato valore geologico ed
ambientale. Le componenti sono state individuate sul territorio, oltre che per mezzo di indagini
sul campo, attraverso limpiego dell'ortofotocarta digitale ottenuta dal volo ARTA del 2008 e
sono state successivamente riportate in cartografia vettoriale attraverso limpiego di un GIS e
restituite per gli elaborati di piano su supporto cartaceo in scala 1:10.000.
Gli elaborati comprendono:
- carta geologica dell'isola di Lampedusa (da GRASSO & PEDLEY, 1988, mod.)
- carta geomorfologica dell'isola di Lampedusa
- carta geologica dell'isola di Linosa (da LANZAFAME et al., 1994, mod.)
- carta geomorfologica dell'isola di Linosa
ASPETTI GEOLOGICI
Pochi autori hanno approfondito dettagliatamente gli aspetti geologici di Lampedusa. Alcuni
di essi hanno inserito l'isola in un quadro pi ampio di ricerche inerenti la situazione strutturale
dell'intero bacino del Mediterraneo. In particolare GRASSO et al. (1985) hanno messo in risalto
il rapporto esistente tra gli aspetti strutturali di Lampedusa e il rift di Pantelleria, mentre
GRASSO & PEDLEY (1988) hanno pubblicato la carta geologica di Lampedusa in scala
1:10.000 e recentemente Agnesi e Federico (1995) hanno affrontato e messo a confronto gli
aspetti geografici, geomorfologici, geologici e climatici di Lampedusa, Linosa e Pantelleria.
Lampedusa ha origine esclusivamente sedimentaria. Essa costituita da una successione di
terreni calcarei cenozoici, depositatisi in ambiente di piattaforma carbonatica, parzialmente
ricoperti da depositi pleistocenici.
I terreni calcarei appartengono alla Formazione Lampedusa (GRASSO et al., 1985), che
comprende tre membri, il pi antico dei quali il membro di Cala Pisana, datato al Tortoniano,
che affiora, con uno spessore massimo di circa 20 m, nella zona orientale dell'isola, tra Cala Creta
e Cala Pisana. Si tratta di depositi di scogliera e di avanscogliera carbonatica noti come "Strati di
Punta Maccaferri" che comprendono biolititi a Porites, molluschi ed alghe calcaree (Halimeda)
(BURGIO e CATALISANO, 1994). I depositi sono in parte erosi per sollevamenti tettonici
sinsedimentari. Lateralmente passano all'intervallo noto come "Strati del Vallone Imbriacole"
presso Punta Sottile e agli "Strati di Punta Guitja" presso Punta Maccaferri. Questi ultimi
rappresentano il sedimento di avanscogliera e affiorano nella costa sudorientale dell'isola da Cala
Pisana fino ad est dell'isola dei Conigli. Si tratta di calcari oolitici, alternati con strati ricchi di
rodoliti e con lumachelle calcaree, con bivalvi e foraminiferi bentonici. Verso ovest questi strati
mostrano passaggi laterali con gli "Strati del Vallone Imbriacole". Lo spessore massimo di questo
intervallo di 25 m (AGNESI & FEDERICO, 1995).
Nella successione segue poi il membro di Capo Grecale, anch'esso riferibile al Tortoniano,
costituito da micriti carbonatiche bianche o giallastre con evidenti segni di bioturbazione,
contenenti briozoi, ostree, pectinidi, alghe e formaminiferi bentonici (Elphidium crispum,
Ammonia tepida), affiorante soprattutto nella zona nord-orientale dell'isola, con spessore da 0 a
30 m.
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
18
Nelle vicinanze della faglia di Cala Creta gli strati basali sono assenti per erosione dovuta a
deformazioni tettoniche sinsedimentarie, mentre a nord, nella zona di capo Grecale, sono presenti
locali discordanze sinsedimentarie.
Questo intervallo noto come "Strati del Vallone Imbriacole" con riferimento alla localit ove
meglio visibile la stratigrafia.
La parte apicale della sequenza costituita da biocalcareniti sottilmente stratificate con
abbondanti modelli di bivalvi e gasteropodi, sequenza nota come "Strati di Cala Calandra", che
nella zona di Cala Creta poggia direttamente con lacuna stratigrafica sulle biolititi del membro di
Cala Pisana, in quanto assente il membro inferiore di Capo Grecale. Da notare che questi livelli
affiorano solamente nella costa orientale di Lampedusa, ad est della faglia di Cala Creta, con
spessore compreso tra 10 e 30 m.
Pi recente il membro del Vallone della Forbice, di et compresa fra il Tortoniano superiore
e il Messiniano inferiore. Esso costituito da biocalcareniti, in parte dolomitizzate, con alghe
calcaree, molluschi, echinoidi e miliolidi e Borelis melo melo nell'intervallo inferiore (spessore
tra 25 e 40 m), organismi tipici di ambiente di sedimentazione di piattaforma. Questi terreni
affiorano nelle porzioni settentrionali e occidentali di Lampedusa, e tuttavia possibile osservare
delle sezioni complete solo nelle incisioni vallive pi profonde.
Il passaggio all'unit sottostante, costituita dalle micriti carbonatiche del membro di Capo
Grecale, concordante e graduale.
Un livello potente da uno a tre metri costituito da calcari a lumachelle separa questa parte
basale dalla sovrastante che consta di circa 10 m di biocalcareniti, analoghe a quelle presenti
nell'intervallo inferiore. Tra Punta Muro Vecchio e Punta Cappellone sono presenti alcuni metri
di laminiti dolomitiche e calcari stromatolitici sottilmente stratificati che rappresentano gli strati
miocenici pi recenti affioranti nell'isola.
I depositi pi recenti, databili al Pleistocene inferiore, sono rappresentati da calcareniti
organogene, bianco-rosate, generalmente massive o raramente stratificate in banchi di pochi metri
di spessore. Presso Punta Parise, nella costa settentrionale, presentano stratificazione incrociata e
si ritrovano adagiate su una preesistente falesia parzialmente sepolta. Esse giacciono in
discordanza sopra i terreni del substrato miocenico ed affiorano estesamente nel settore
occidentale di Lampedusa.
A volte presentano struttura pseudo-oolitica. Contengono frammenti di molluschi e
foraminiferi bentonici. A sud di Punta Parise si rinvengono, intercalati in questa formazione,
paleosuoli di circa mezzo metro di spessore con Hydrobiidae e gasteropodi continentali. Lo
spessore massimo in affioramento di circa 18 m (AGNESI & FEDERICO, 1995).
Seguono nella successione depositi eolici costituiti da sabbie in prevalenza carbonatiche a
stratificazione incrociata, del Pleistocene superiore, in parte ricoperti da terre rosse, che affiorano
nel settore centro-orientale dell'isola, in particolare nelle incisioni vallive principali. Poggiano sui
terrazzi marini tirreniani nella costa orientale (zona di Punta Parrino, Cala Pisana e Cala
Calandra). Lo spessore della sabbie compreso tra 0 e 12 m.
Seguono, a luoghi, brecce ad elementi carbonatici con matrice costituita da terra rossa
(Pleistocene superiore - Olocene), con abbondante presenza di calcrete. Anche le brecce sono
presenti all'interno delle incisioni vallive principali e, a luoghi, al tetto delle sabbie eoliche, con
spessore da 0 a 5 m (GRASSO & PEDLEY, 1988).
A nord della spiaggia dei Conigli insiste un deposito di falda di detrito riferibile all'Olocene.
Fra i depositi attuali si collocano anche le spiagge presenti sulla costa dell'isola, anche se in
numero molto limitato ed esclusivamente sul versante meridionale. Si tratta di depositi sabbiosi o
sabbioso-ghiaiosi di piccola estensione, ubicati generalmente in corrispondenza delle incisioni
vallive che caratterizzano quel versante, all'interno delle piccole insenature che movimentano la
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
19
costa. Le spiagge pi estese sono quelle della Guitja, tra Punta Guitja e Punta Favaloro, e quella
dei Conigli, di fronte l'omonima isola, ma altri piccoli depositi sabbiosi si trovano presso il
Vallone della Forbice e il Vallone Profondo, Cala Madonna, Cala Croce, Cala Francese e Cala
Pisana e nell'area portuale del centro abitato di Lampedusa.
Lampione
L'isolotto di Lampione, di natura calcarea come Lampedusa, appartiene anch'esso alla
piattaforma continentale africana.
Questa piccola isola costituita per intero da una successione di calcareniti bianco-grigiastre,
dolomitizzate. Questi termini si presentano stratificati in banchi spessi da uno a tre metri, con
giacitura suborizzontale, depositatisi in ambiente di laguna di retroscogliera di facies liburnica in
cui sono stati riconosciuti anche episodi di emersione testimoniati dalla presenza di strutture tipo
"Birds-eye". La successione stata datata all'Eocene medio-superiore, appartiene alla formazione
Halk El Menzel ed stata informalmente definita come membro Lampione. Nell'isolotto affiora
per uno spessore massimo di 36 m (quota pi elevata di Lampione).
Sono presenti foraminiferi bentonici, con predominanza di Miliolidi, frammenti di fossili e
peloidi.
ASPETTI GEOMORFOLOGICI
L'isola di Lampedusa si presenta come una placca calcarea dalla superficie piatta, uniforme e
debolmente inclinata verso sud. Per la sua struttura geologica l'isola viene considerata
morfologicamente stabile, mentre l'assetto stratigrafico-strutturale generale della serie affiorante
mostra una immersione verso meridione, con modeste pieghe locali che non modificano tuttavia
l'aspetto prevalentemente tabulare dell'intero territorio.
L'intero tratto della costa settentrionale, da Punta Parise a Capo Grecale, ed occidentale, da
Capo Ponente a Punta Parise, mostra rocce stratificate che, senza soluzione di continuit e con
andamento irregolare, scendono verso il mare con ripide scarpate, la cui altezza raggiunge anche
novanta metri. L'intenso idrodinamismo che caratterizza questo tratto genera fenomeni erosivi di
grande rilevanza nella conformazione costiera; esso ha determinato infatti la formazione di
imponenti falesie dall'aspetto affascinante e la presenza nel mare antistante di numerosi scogli,
alcuni dei quali di grandi dimensioni (Scoglio Pignolta, Scoglio del Sacramento, Faraglione).
La costa orientale e quella meridionale sono invece molto frastagliate ed alternano falesie, ripe
e piccole spiagge sabbiose, e profonde insenature. Da Capo Ponente a Punta Galera la costa,
caratterizzata da affioramenti micritici, presenta ancora tratti di falesia che si alternano a tratti di
costa alta rocciosa e di costa medio-bassa in corrispondenza delle incisioni vallive - queste ultime
testimonianze paleoidrografiche della zolla continentale di cui lisola fa parte - che in alcuni casi
terminano sulla costa ad una quota pi alta del livello del mare dando luogo alla formazione di
fondovalli pensili. Caratteristiche di questo tipo si riscontrano soprattutto nei valloni pi
occidentali (dell'Acqua, Profondo, ecc.). Altri invece, come il vallone che fronteggia l'isola dei
Conigli, terminano con un tratto di spiaggia sabbiosa, nota come zona di ovodeposizione della
tartaruga Caretta caretta (Vedi Sistema naturale biotico - La flora e la vegetazione - Zoologia).
Da Punta Galera verso est l'area costiera muta sensibilmente caratteristiche: la costa ora si fa
pi bassa e digradante dolcemente verso il mare e delimita una serie di terrazzi marini tirreniani
che occupano quasi tutto questo tratto costiero; essa caratterizzata da una maggiore sinuosit e
fino a Punta Sottile, estremit sudorientale dell'isola, si susseguono numerose insenature (Cala
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
20
Greca, Cala Madonna e Cala Croce), alcune anche abbastanza profonde; tra queste ultime di
rilievo Cala Grande, nella quale si affaccia l'abitato di Lampedusa, utilizzata come area portuale.
Oltre Punta Maccaferri la costa, che mostra in affioramento termini biolititici, si mantiene
bassa e rocciosa, con alcune piccole insenature (Cala Malk, Cala Francese), fino a raggiungere
Punta Sottile, un promontorio roccioso ove l'azione dei marosi ha creato forme particolari di
erosione e un piccolo ingrottato.
La costa orientale mostra, da Punta Sottile a Cala Pisana, un breve tratto di costa di altezza
non elevata, frastagliata, con il promontorio di Punta Parrino e le insenature di Cala Uccello e
della stessa Cala Pisana, una delle pi grandi dell'isola. Lungo il bordo settentrionale di Cala
Pisana la costa cresce in altezza con ripide scarpate rocciose e prosegue con tale configurazione
fino a Capo Grecale, dove raggiunge altezze superiori a cinquanta metri.
Lampione
Lampione un isolotto che si trova a circa 18 km a est-nord-est di Capo Ponente. Di forma
irregolare, largo 180 m e lungo 700 m. Si erge dal livello del mare per 36 m e la superficie
interamente spianata. La costa ha caratteristiche omogenee lungo tutto il perimetro, con una
ripida scarpata che circonda l'isolotto.
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
21
Componenti del sottosistema abiotico
a) componenti geologiche:
1) LITOLOGIA
- Formazione Lampedusa
MEMBRO DI CALA PISANA
E' il membro pi antico di tutta la sequenza, la cui et complessiva il Tortoniano. Affiora
nella zona orientale e in quella meridionale dell'isola. E' costituito da due tipi di rocce
carbonatiche, riferibili a depositi di scogliera e di avanscogliera:
- biolititi a coralli (Porites), molluschi ed alghe calcaree, costituenti gli "Strati di Punta
Maccaferri"; rappresentano depositi di scogliera ed affiorano lungo la fascia costiera che
compresa tra Cala Creta e Punta Sottile e sono parzialmente erosi per sollevamenti tettonici
sinsedimentari. Nella zona di Cala Pisana ospitano un deposito fossilifero di rilevante interesse
paleontologico, oggetto di recenti studi (BURGIO e CATALISANO, 1994).
- calcari oolitici, che rappresentano depositi di avanscogliera, alternati a strati con rodoliti e
lumachelle calcaree, il cui contenuto fossilifero ricco di bivalvi e foraminiferi bentonici.
Affiorano lungo la fascia costiera meridionale, nella zona compresa tra Cala Francese e l'isola dei
Conigli.
MEMBRO DI CAPO GRECALE
L'et complessiva attribuita a questo membro il Tortoniano e, con qualche dubbio,
Messiniano inferiore per gli strati pi alti della successione.
Gli strati basali, noti come "Strati del Vallone Imbriacole" sono costituiti da:
- micriti carbonatiche bianche o giallastre con tracce evidenti di bioturbazione, contenenti
briozoi, ostree, pectinidi, alghe e foraminiferi bentonici. Affiorano nella zona orientale di
Lampedusa, in particolare nell'area del centro abitato e dell'aeroporto, nelle vicinanze di Cala
Creta e soprattutto nella zona che compresa tra Guitgja e Muro Vecchio. Nei pressi della faglia
di Cala Creta sono assenti per l'erosione dovuta a deformazioni tettoniche sinsedimentarie. La
stratigrafia completa di questi terreni visibile nel Vallone Imbriacole.
- La parte apicale della successione, nota come "Strati di Cala Calandra", costituita da
biocalcareniti sottilmente stratificate, ricche di modelli di bivalvi e gasteropodi; affiora nella
costa orientale, a nord di Cala Calandra e ad est della faglia di Cala Creta con lacuna stratigrafica
sulle biolititi del membro di Cala Pisana, in quanto assente il membro inferiore di Capo Grecale.
MEMBRO DEL VALLONE DELLA FORBICE
E' il pi recente della formazione Lampedusa, essendo stato datato fra il Tortoniano superiore
e il Messiniano inferiore.
La sequenza costituita da due successive stratificazioni di biocalcareniti, in parte
dolomitizzate, contenenti alghe calcaree, molluschi, echinoidi e miliolidi e Borelis melo melo. Il
contenuto fossilifero testimonia un ambiente di sedimentazione di piattaforma. Tali terreni
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
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affiorano estesamente nella parte centrale dell'isola, in localit Terranova e nella parte
occidentale, lungo la fascia costiera meridionale e nelle incisioni vallive che la solcano, nelle
quali possibile osservare sezioni con la successione completa. I due depositi biocalcarenitici
sono separati da un livello di calcari a lumachelle, con spessore variabile da 1 a 3 metri.
La parte apicale della sequenza invece formata da laminiti dolomitiche e calcari
stromatolitici; affiorano soltanto nella zona ad est della faglia in localit Aria Rossa, nelle
vicinanze della fascia costiera settentrionale, con livelli dello spessore di qualche metro.
- Depositi recenti
La successione di terreni calcarei cenozoici che caratterizza la formazione Lampedusa
parzialmente ricoperta da depositi pi recenti, di et pleistocenica. Tali depositi sono
rappresentati da:
calcareniti organogene, bianco-rosate, generalmente massive o raramente stratificate in banchi di pochi metri di spessore, con stratificazione incrociata nella costa settentrionale presso
Punta Parise. Sono state datate al Pleistocene inferiore e giacciono in discordanza sui terreni del
substrato miocenico. Affiorano estesamente in tutta la parte occidentale dell'isola;
depositi eolici costituiti da sabbie prevalentemente carbonatiche a stratificazione incrociata, parzialmente ricoperti da terre rosse, datate al Pleistocene superiore, di spessore variabile da 0 a
12 metri. Questi depositi poggiano sui terrazzi marini tirreniani della costa orientale (Punta
Parrino, Cala Pisana e Cala Calandra);
brecce ad elementi carbonatici, di et Pleistocene superiore-Olocene, la cui matrice costituita da terra rossa, con abbondante presenza di croste calcaree (calcrete), formazione legata
alla precipitazione e ricristalizzazione all'interno del regolite del carbonato di calcio presente
nelle soluzioni.
- Depositi attuali
I depositi attuali (Olocene) sono costituiti dalle spiagge presenti lungo la fascia costiera
meridionale e dal detrito di falda che ricopre l'area a nord della spiaggia dei Conigli.
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23
2) TETTONICA
L'assetto tettonico dell'isola di Lampedusa caratterizzato dalla presenza di:
un sistema di faglie trascorrenti sinistre, orientato NNO-SSE, che insiste nella zona centro-orientale. Secondo GRASSO & PEDLEY (1988) questo sistema si attivato in fase di
sedimentazione del membro di Capo Grecale.
un sistema di faglie dirette con orientamento NO-SE, attivatosi probabilmente nel Pliocene inferiore-medio (C.N.R., 1983), che ha interessato la porzione centrale.
3) STRUTTURE GEOLOGICHE
Si comprendono fra queste componenti del sottosistema naturale abiotico quelle forme di
paesaggio modellate da fattori strutturali, quali la costituzione litologica delle rocce e le
condizioni di giacitura, che condizionano i processi erosivi e dunque assumono un ruolo
importante nella dinamica delle forme del rilievo e nell'assetto attuale dello stesso. Ovviamente
tali forme strutturali sono state modellate da processi esogeni.
superfici di spianamento (terrazzi): sono superfici pianeggianti o quasi pianeggianti risultanti dall'abrasione di precedenti rilievi durante i periodi di trasgressione marina che hanno
interessato Lampedusa. Nell'isola queste superfici presentano limitati lembi di ghiaia a Strombus
bubonius, riscontrabili a Cala Pisana e Cala Creta, riconducibili a due ordini di terrazzi marini di
epoca tirreniana.
b) componenti geomorfologiche:
1) COSTE
costa alta rocciosa a falesia: interessa quasi per intero la costa settentrionale, da Punta Parise a Capo Grecale, e quella
occidentale, da Capo Ponente a Punta Parise. L'orlo della falesia si eleva dal livello mare per
diverse decine di metri, sfiorando i cento metri nel tratto occidentale. In questo tratto la costa
mostra rocce stratificate che, senza soluzione di continuit e con andamento irregolare, scendono
verso il mare con ripide scarpate, la cui altezza raggiunge anche novanta metri. L'intenso
idrodinamismo che caratterizza questo tratto genera fenomeni erosivi di grande rilevanza nella
conformazione costiera; esso ha determinato infatti la formazione di imponenti falesie
dall'aspetto affascinante e la presenza nel mare antistante di numerosi scogli, alcuni dei quali di
grandi dimensioni (Scoglio Pignolta, Scoglio del Sacramento, Faraglione);
costa alta rocciosa: questa tipologia si riscontra nella costa orientale dell'isola, da Cala Pisana fino a Capo
Grecale, dove l'orlo della scarpata raggiunge altezze superiori a cinquanta metri; in questo tratto
si susseguono ripide scarpate rocciose e, oltre Cala Pisana, insistono altre due insenature, Cala
Creta e Cala Calandra;
costa bassa rocciosa: riguarda il tratto di costa a sud-est compreso tra Cala Francese e Cala Pisana. Come gran parte
della costa orientale anche questo tratto si distingue per la elevata frastagliatura: si susseguono
infatti insenature e promontori, da Cala Francese a Punta Sottile fino a Punta Parrino e Cala
Uccello;
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costa bassa rocciosa che delimita orli di terrazzi: comprende il tratto costiero meridionale ad ovest di Cala Galera e il tratto che va da Punta
Maccaferri a Cala Francese. Si tratta delle zone costiere che delimitano a sud le superfici di
spianamento di epoca tirreniana. In effetti la morfologia costiera non differisce da quella della
costa bassa rocciosa, ma la presenza dei terrazzi marini all'interno consente di operare questa
distinzione;
costa bassa rocciosa: valloni della costa meridionale: interessa brevi tratti costieri corrispondenti ad alcune tra le incisioni vallive del settore
meridionale di Lampedusa ed in particolare quelle che insistono tra Capo Ponente e il Vallone
della Forbice. In questo tratto le incisioni terminano con un fondovalle pensile, a quota pi
elevata del livello del mare. La costa rocciosa e il tratto di mare antistante spesso disseminato di
detriti rocciosi, frutto del trasporto delle acque incanalate dai valloni in occasione di
precipitazioni violente ed occasionali.
spiagge strette ampie pochi metri dei valloni della costa meridionale: riguardano i tratti di costa antistanti il vallone della Forbice, il vallone di fronte l'isola dei
Conigli e il vallone Tabaccara, dove si sono accumulati depositi sabbiosi o sabbioso-ghiaiosi in
una situazione di copertura del substrato roccioso, evento sicuramente raro per Lampedusa.
2) FONDIVALLE
Valloni della costa meridionale
Nel generale aspetto tabulare che offre l'isola di Lampedusa i valloni della costa meridionale
sono elementi connotanti del paesaggio geomorfologico. Si tratta di incisioni pi o meno
profonde che solcano quasi tutta la parte meridionale e che rappresentano il risultato di un'azione
erosiva molto spinta da parte delle acque meteoriche. Per la particolare configurazione che queste
incisioni danno al paesaggio di Lampedusa si arrivati a paragonarlo a forme riscontrabili in aree
desertiche libiche.
C' una evidente sproporzione tra la grandezza delle incisioni vallive e l'assoluta assenza di
modellamento fluviale attuale, tale da poter considerare "fossili" le valli fluviali. Inoltre, cos
come avviene in aree subdesertiche, le incisioni vallive, in occasione di piogge di forte intensit,
diventano sede di un rapido scorrimento dell'acqua sui versanti nudi, con immediata
concentrazione sul fondovalle, dove, per durate brevi, si possono avere portate assai elevate.
Fenomeni come questo sono stati osservati anche di recente a Lampedusa e risultano
particolarmente negativi per l'economia dell'isola quando interessano, cos come avvenuto, le
poche aree ancora coltivate del fondovalle dell'Imbriacole.
Si distinguono incisioni vallive che terminano con fondovalle pensile (a), con deposito
sabbioso (b) o con costa bassa rocciosa (c):
vallone di Punta Parise (a)
valloni presso Capo Ponente (a)
vallone dell'Acqua (a)
vallone Profondo (a)
vallone della Forbice (b)
vallone della spiaggia dei Conigli (b)
vallone Tabaccara (c)
valloni di Cala Greca (c), Cala Madonna (b) e Cala Croce (b)
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vallone Imbriacole (b)
3) TERRAZZI MARINI
Le superfici terrazzate e le spianate di abrasione create dall'erosione marina in periodi di
trasgressione interessano soltanto la parte orientale della fascia meridionale, dalla zona di Punta
Galera a quella oggi occupata dalle infrastrutture dell'aeroporto.
I terrazzi, appartenenti a due principali ordini (GRASSO & PEDLEY, 1988), si trovano a
quote comprese tra 5 e 10 m s.l.m. e tra 10 e 20 m s.l.m. (spianata dell'aeroporto). Come accade
non di rado si sono conservati sedimenti marini (ghiaie) e tracce fossili (resti di Strombus
bubonius) visibili nella zona di Cala Pisana e Cala Creta.
4) GROTTE
I caratteri litologici e idrogeologici delle formazioni carbonatiche affioranti, i fattori
geomorfologici e climatici favoriscono il manifestarsi dei fenomeni carsici. Tra questi gli
ingrottati rappresentano una delle manifestazioni superficiali pi evidenti. Le grotte individuate
sono concentrate nelle pareti rocciose delle incisioni vallive del versante meridionale (vallone
Profondo, vallone della spiaggia dei Conigli, vallone Tabaccara) e nella fascia costiera di Cala
Calandra.
Di rilevante interesse un piccolo inghiottitoio carsico chiamato Grotta dei Briganti, a nord
della spiaggia dei Conigli, nel quale stato tra l'altro rinvenuto materiale fossile con molti reperti
di et olocenica (SARA' et alii).
b) componenti paleontologiche:
1) DEPOSITI FOSSILIFERI
- Depositi fossiliferi di Cala Pisana.
- Depositi fossiliferi di Cala Creta.
- Depositi fossiliferi di Grotta dei Briganti.
I primi studi paleontologici su Lampedusa, condotti da Segre (in ZAVATTARI, 1960), non
hanno confermato la presenza di vertebrati nelle facies quaternarie. Studi pi recenti, resi
possibili dall'Assessorato regionale dei beni culturali ed ambientali, hanno permesso la
localizzazione di quattro depositi: due sono localizzati a Cala Pisana e gli altri a Cala Creta e in
un piccolo inghiottitoio carsico, la Grotta dei Briganti.
Per la descrizione dei depositi si rimanda al sottosistema naturale biotico - settore zoologico di
questo piano.
Criteri di valutazione
Gli indirizzi normativi per la formazione dei piani territoriali paesistici locali si basano sui
criteri di valutazione proposti dalle Linee Guida del P.T.P.R. e riguardano tutte le componenti del
paesaggio geologico e geomorfologico in Sicilia. Alcune di queste componenti sono
rappresentate a Lampedusa e tra esse molte assumono rilevanza in relazione allinsularit e alla
rarit locale di alcune espressioni.
Piano Territoriale Paesistico delle Isole Pelagie
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Le stesse Linee Guida individuano quale obiettivo del pianificazione paesistica, per quanto
riguarda il settore geologico e geomorfologico, la salvaguardia dei caratteri litostrutturali.
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LINOSA
GENERALITA
Linosa, isola di natura vulcanica, viene edificata in un arco di tempo compreso tra 1.06 e 0.53
milioni di anni fa, con attivit vulcanica nella quale sono state riconosciuti tre stadi: Paleo-
Linosa, Sintema Arena Bianca e Sintema Bandiera.
Il vulcanismo che caratterizza questa porzione del Canale di Sicilia viene alimentato dalle
faglie che interessano l'intera area e che nell'arco di 8 milioni di anni ha consentito la formazione
di numerosi seamounts vulcanici, dei sistemi vulcanici di Pantelleria e Linosa e che tuttora
attivo (BECCALUVA, 1981; CALANCHI et al., 1989); si inserisce in una zona ove si
sviluppano i grabens di Pantelleria, Linosa e Malta e dunque lungo la porzione assiale del Canale,
dove lo spessore della crosta maggiore. Questi bacini sono colmati da depositi turbiditici plio-
pleistocenici che raggiungono lo spessore di 2000 m nel graben di Linosa (COLANTONI, 1975;
Winnoch, 1984).
Linosa ha una superficie di circa 6 kmq e raggiunge una quota massima di 196 m s.l.m., ma la
parte emersa rappresenta soltanto lo 0.1% del grande complesso vulcanico sottomarino, la cui
base si trova a circa 800 m sotto il livello del mare.
L'isola mostra la tipica morfologia dei rilievi vulcanici, con un complesso che si sviluppato
in corrispondenza delle faglie NO-SE che delimitano a sud il graben di Linosa (CALANCHI et
al., 1989) e che giocano un ruolo fondamentale durante l'evoluzione del complesso stesso: la
tettonica infatti ha determinato la forma dell'intero sistema, allungato nella medesima direzione
NO-SE e con una distribuzione dei centri eruttivi che dimostra chiaramente questa influenza.
Due pause piuttosto prolungate dell'attivit vulcanica hanno determinato la formazione di
altrettante discordanze in gran parte ricoperte da paleosuoli.
ROSSI et al. (1996) raggruppano le rocce vulcaniche di Linosa in due sintemi: Arena Bianca e
Monte Bandiera. I prodotti dei centri eruttivi pi antichi (Paleo-Linosa) non vengono posti in un
terzo sintema perch la discordanza basale non visibile.
Durante la fase pi antica, corrispondente alla nascita dell'isola, l'attivit vulcanica si svilupp
lungo la direzione ONO-ESE e cos pure nel sintema Arena Bianca, come testimonia
l'orientamento del complesso Cala Pozzolana di Ponente - Timpone 2 - Monte Nero. Lo stesso
trend viene mantenuto nel sintema Monte Bandiera, come indicato dalle eruzioni fessurali di
alcuni centri localizzati su discontinuit parallele al versante della costa SE dell'isola. LANTI et
al. (1988) confermano il collegamento dell'attivit fumarolica con le discontinuit ONO-ESE.
Un altro allineamento tettonico, collegabile a strutture di rilevanza regionale con orientamento
NNO-SSE, stato attivo durante l'intera storia vulcanica di Linosa. Sia il litosoma Pozzo Salito
(Paleo-Linosa) che il litosoma Montagna Rossa (sintema Monte Bandiera), con i suoi dicchi,
sono impostati su assi NNO-SSE.
Questo trend strutturale evidenziato dalla presenza delle faglie sul bordo settentrionale di
Fossa Cappellano 2 (sintema Monte Bandiera) e quelle del litosoma Monte Calcarella (sintema
Arena Bianca). Il primo gruppo ha una componente trascorrente, attivo durante le eruzioni di
Fossa Cappellano 2 e consente al magma di risalire durante la fase eruttiva dei piccoli 'spatter
cone' di Montagna Rossa. Il secondo gruppo taglia i depositi tufacei di Monte Calcarella, con
spostamenti di decine di metri e con attivit sineruttiva evidente.
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ASPETTI GEOLOGICI
Le fasi dell'attivit vulcanica
L'isola di Linosa sorta nell'arco di circa mezzo milione di anni (le ultime manifestazioni sono
avvenute circa 500.000 anni fa) con tre fasi di attivit eruttiva (Paleo-Linosa, Arena Bianca,
Monte Bandiera), separate da periodi di quiescenza segnalati dalla presenza di paleosuoli (PS1 e
PS2 in LANZAFAME, 1994).
Durante la fase pi antica della storia vulcanica sono attivi cinque centri eruttivi, tre tuff ring
(Cala Pozzolana di Levante, Pozzo Salito e Fossa Cappellano 1) e due coni di scorie (Timpone 1
e Monte Vulcano 1). L'attivit dei tre tuff ring esclusivamente idromagmatica: dapprima essa ha
uno sviluppo in ambiente subacqueo, poi, con l'accumulo dei prodotti, essa diviene subaerea.
L'attivit idromagmatica seguita da eruzioni magmatiche degli edifici scoriacei di Timpone 1 e
Monte Vulcano 1. Alla fine di questa fase segue un periodo di quiescenza con la formazione del
paleosuolo PS1.
Il secondo periodo di attivit vulcanica (Sintema Arena Bianca) inizia con eruzioni
idromagmatiche (Monte Calcarella e Cala Pozzolana di Ponente) che sono seguite da eruzioni
magmatiche di Monte Biancarella, Timpone 2 e Monte Nero. Durante questo periodo le fasi
magmatiche (esplosive ed effusive) sono pi significative rispetto al precedente e danno luogo ad
emissioni di lava molto pi abbondanti. L'attivit di Monte Calcarella esclusivamente
idromagmatica, mentre l'attivit del centro di Cala Pozzolana di Ponente indica una transizione
netta da un regime idromagmatico ad uno magmatico; l'attivit successiva di Monte Biancarella,
Timpone 2 e Monte Nero esclusivamente magmatica. La fine del secondo periodo sottolineata
dalla presenza del paleosuolo PS2.
Dopo questo ulteriore periodo di quiescenza inizia il terzo periodo di attivit vulcanica
(Sintema Monte Bandiera) che si manifesta inizialmente come attivit idromagmatica (tuff ring di
Fossa Cappellano) ed seguito prevalentemente da una fase magmatica (Monte Vulcano 2,
Montagna Rossa e Monte Vulcano 3; eruzioni da fratture della Falesia di Monte Calcarella). La
continuit di queste manifestazioni viene interrotta da una fase idromagmatica del tuff ring.
Il primo stadio: Paleo-Linosa
Nella prima fase della storia vulcanica di Linosa l'attivit vulcanica forma cinque centri
eruttivi c