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Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Comune di DUINO-AURISINA Comune di SGONICO Comune di MONRUPINO Comune di SAN DORLIGO DELLA VALLE PIANO COMUNALE DI SETTORE PER LA LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI FISSI PER LA TELEFONIA MOBILE LR 6.12.2004 n 28 VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA RAPPORTO AMBIENTALE - SINTESI NON TECNICA DIRETTIVA 42/2001/CE - ALLEGATO I ____________________________________________________________________________________ professionista incaricato: arch. Emilio Savonitto – via Sacile 20 - 33100 Udine. – tel 0432545382 – [email protected] consulente arch. Emma Taverna data: settembre 2009 (agg.14102009)

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Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia Comune di DUINO-AURISINA Comune di SGONICO Comune di MONRUPINO Comune di SAN DORLIGO DELLA VALLE PIANO COMUNALE DI SETTORE PER LA LOCALIZZAZIONE DEGLI IMPIANTI FISSI PER LA TELEFONIA MOBILE LR 6.12.2004 n 28

VALUTAZIONE AMBIENTALE STRATEGICA RAPPORTO AMBIENTALE - SINTESI NON TECNICA DIRETTIVA 42/2001/CE - ALLEGATO I

____________________________________________________________________________________ professionista incaricato: arch. Emilio Savonitto – via Sacile 20 - 33100 Udine. – tel 0432545382 – [email protected] consulente arch. Emma Taverna data: settembre 2009 (agg.14102009)

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INDICE 1. PREMESSA: QUADRO NORMATIVO, OGGETTO VAS E METODO

1.1 Normativa di riferimento e procedura 2. ILLUSTRAZIONE DEI CONTENUTI, DEGLI OBIETTIVI PRINCIPALI DEL PIANO O PROGRAMMA E DEL RAPPORTO CON ALTRI PERTINENTI PIANI O PROGRAMMI

2.1 Inquadramento territoriale 2.2 Sistema socio-economico

2.3 Sistema urbano 2.4 Sistema ambientale

2.4.1 Aspetti geomorfologici 2.4.2 Aspetti vegetazionali 2.4.3 Aspetti faunistici 2.4.4 Aree sottoposte a tutela

2.5 Contenuti e obiettivi principali del piano – Rapporti con altri piani 2.5.1 Obiettivi e contenuti di piano 2.5.2 Rapporti con altri paini o programmi 2.5.3 Obiettivi di protezione ambientale stabiliti a livello comunitario

3. INDICATORI AMBIENTALI

3.1 Inquinamento elettromagnetico 3.1.1 Radiazioni non ionizzanti 3.2.1 Radiazioni ionizzanti - Radon

3.2 Uso del suolo 3.3 Natura e paesaggio

3.3.1 Collocazione degli impianti 3.3.2 Naturalità

4. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI AMBIENTALI

4.1 Metodologie di valutazione 4.2. Matrice degli impatti

5 ALTERNATIVE AL PIANO 6 MITIGAZIONI 7 MONITORAGGIO

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1. PREMESSA, QUADRO NORMATIVO E METODO La Valutazione Ambientale Strategica o VAS è un processo di supporto alle decisioni riguardo la progettazione del territorio introdotta dalla Direttiva 2001/42/CE del 27 Giugno 2001: “Direttiva del Parlamento Europeo che riguarda la valutazione degli effetti di determinati piani e programmi sull’ambiente”.

Un efficace ed efficiente sistema di programmazione e pianificazione territoriale, al fine di operare per migliorare la qualità della vita, deve promuovere un uso appropriato delle risorse ambientali, naturali, territoriali e culturali.

La VAS è, pertanto, un processo sistematico di valutazione e verifica degli effetti potenziali delle proposte pianificatorie, per garantire uno sviluppo sostenibile del territorio fin dalle prime fasi del processo decisionale.Il ruolo di tale processo è quello di valutare i possibili effetti negativi derivanti dalle scelte operate dallo strumento e definire le misure idonee per impedirli, ridurli o compensarli.

Si possono distinguere due momenti fondamentali all’interno del processo di VAS:

‐ Valutazione ambientale preventiva dello strumento di pianificazione, sulla base dei trend storici (Rapporto ambientale);

‐ Valutazione ambientale degli effetti derivanti dalla attuazione dei piani, attraverso il monitoraggio.

La VAS è applicata ai piani e ai programmi e richiede che le questioni legate allo sviluppo sostenibile siano accuratamente prese in considerazione in tutte le fasi della pianificazione per garantire che le informazioni conseguite siano utili ai livelli di programmazione e monitoraggio successivi.

La VAS può essere considerata uno strumento, o un processo, di completamento per verificare la coerenza del processo di pianificazione e per indirizzandolo verso la sostenibilità, tenendo conto degli aspetti ambientali, sociali ed economici, durante tutto il processo di impostazione e redazione del piani e programmi.

1.1 NORMATIVA DI RIFERIMENTO E PROCEDURA L’introduzione della procedura di VAS nella pianificazione territoriale rappresenta un’opportunità utile all’avvio di un nuovo modello di pianificazione e programmazione finalizzato a fissare la sostenibilità come obiettivo fondamentale nel processo decisionale.

I criteri e le indicazioni normative e procedurali che guidano la redazione del presente documento sono principalmente: - Direttiva Comunitaria 2001/42/CEE; - Decreto legislativo 152/2006 con le ulteriori disposizioni correttive e integrative apportate dal decreto legislativo n 4/2008; - le disposizioni regionali in materia (LR 6/5/2005 n.11 modificata e integrata con LR 5/12/2008 n.16 e artt. 34 e 35 della LR 30/07/2009 n.13.

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2. OBIETTIVI PRINCIPALI DEL PIANO E RAPPORTO CON ALTRI PIANI 2.1 INQUADRAMENTO TERRITORIALE Il territorio della provincia di Trieste, sebbene di superficie non estesa (212 kmq), presenta caratteristiche naturalistiche e morfologiche importanti, differenziate, e può essere, a grandi linee, distinto in tre fasce:

• l’area dell’altopiano carsico fino al confine con la Slovenia • la fascia costiera da Monfalcone a Trieste • l’area urbana e industriale di Trieste e Muggia

Schema inquadramento territoriale

L’altopiano carsico è un punto di contatto tra regioni bio-geografiche diverse: mediterranea, alpina e balcanica. Il sistema ambientale è, quindi, interessato da numerosi vincoli per salvaguardare le caratteristiche naturalistiche e l’assetto idrogeologico dei diversi comuni e limitare le attività antropiche e di sviluppo urbano fortemente impattanti. La zona costiera è fortemente antropizzata con espansione di centri abitati, di attività ricettive, siti industriali, economiche, cantieri, porti, approdi e marine, ferrovie, autostrade, strade e viadotti, oleodotti e metanodotti e elettrodotti.

Sono presenti svariati siti di interesse storico, culturale, monumentale e naturalistico: grotte carsiche, ripari e grotte frequentati nel paleolitico, abitazioni rustiche, cave e acquedotto romano, basiliche paleocristiane e alto-medievali, ruderi di castelli e fortificazioni, e castelli come Miramare e Duino.

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2.2 Sistema socio-economico • Aspetti demografici

La popolazione complessiva della provincia di Trieste risulta essere in costante calo. Nel 2007 era costituita da 236.457 abitanti di cui l’87% residenti nel capoluogo, con una diminuzione del 1,2% in cinque anni. I valori riferiti alla densità demografica si differenziano fortemente a seconda della localizzazione del Comune capoluogo: da meno di 100 unità per Monrupino e Sgonico, a qualche centinaio di abitanti per kmq a Duino Aurisina, Muggia e San Dorligo, fino ad arrivare alle 2.500 unità nel comune capoluogo.

• Aspetti economici L’elemento che caratterizza l’economia triestina è il terziario con l’84% del valore aggiunto della provincia (circa l’85% degli occupati), con la presenza significativa di storici insediamenti del settore assicurativo e finanziario, del settore del commercio all’ingrosso e al dettaglio (grazie anche alla vicinanza con la ex-Jugoslavia), delle attività di ricerca scientifica (area Science park con il laboratorio Sincrotrone Elettra, il Centro Internazionale di Fisica Teorica di Miramare). A questo tipo di settore si lega in parte il turismo (congressistica) che nonostante la posizione strategica rimane, nell’area triestina, confinato alle visite giornaliere. Il settore primario non ha un peso considerevole nell’economia del territorio (circa 1% degli addetti); la produzione agricola rimane chiusa al consumo locale con produzioni di nicchia per quanto riguarda l’olio e il vino. Le aree industriali sono raggruppate nel comprensorio EZIT - ente pubblico non economico di promozione della zona industriale di Trieste che comprende:

• nel Comune di Trieste: la zona industriale ovest ed est • nel comune di San Dorligo della Valle: l’area Grandi motori, zona artigianale, zona

industriale est) • nel Comune di Muggia: la Valle delle Noghere, Valle Rio Ospo, area ex Aquila

Dai dati che riguardano il censimento sull’agricoltura si evince che il comparto è ristretto rispetto agli altri, ma va preso atto delle opportunità di sviluppo che si aprono con le direttive Natura 2000 per una valorizzazione e conservazione degli habitat esistenti legati alle caratteristiche storiche del modo di vivere degli abitanti..

2.3 Sistema urbano Uso del suolo Dalle elaborazione della provincia di Trieste dei dati provenienti dal progetto MOLAND FVG 2003 si può ricavare il consumo e uso del territorio della provincia di Trieste.

Aree agricole eterogenee 6,1 Aree estrattive discariche e cantieri 0,2 Aree vegetate artificiali non agricole 5,5 Associazioni di cespugli 10,3 Foreste 58,7 Pascoli 0,2 Spazi aperti con poca vegetazione 0,1 Terre arabili 0,3 Tessuto residenziale 11,9 Unità industriali, comm, di trasporto 6,3 Zone umide e costiere 0,4

La maggior parte del territorio è descrivibile da vegetazione (75%), mentre il tessuto urbano occupa il 12% e le aree industriali 6,3%.

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• Insediamenti Le zone insediate residenziali sono circa un quarto della superficie totale della provincia, da notare che il comune capoluogo ha una densità edificatoria consistente, mentre i comuni minori è prevalente la bassa densità edilizia. L’edificazione per uso residenziale si concentra soprattutto lungo la linea di costa privilegiando la prossimità ai centri urbani esistenti delineando un continuum urbano, per poi espandersi anche nell’entroterra. Nel territorio extra-urbano si sta profilando una situazione di progressiva urbanizzazione del territorio: i nuclei urbani lungo le strade provinciali si stanno progressivamente connettendo a formare un unico nastro edificato (si può notare questo soprattutto tra Duino-Sistiana-Malchina, tra Aurisina-San Pelagio-Ternova, e tra Rupingrande e Monrupino). Le reti per la distribuzione di acqua, elettricità, e il sistema fognario sono presenti in tutto il territorio provinciale. Nell’altopiano carsico, anche per la conformazione e la natura del terreno (comuni di Sgonico e Monrupino), non esiste la rete fognaria, e le acque nere vengono smaltite, previo trattamento, nel sottosuolo. Parti del Comune di Duino Aurisina, S.Dorligo e Monrupino non risultano serviti dalla rete del metano. I rifiuti da raccolta differenziata sono portati presso i centri di recupero, mentre i rifiuti indifferenziati raccolti sul territorio sono destinati allo smaltimento nel termovalorizzatore di Trieste gestito da ACEGAS APS s.p.a. Gli insediamenti turistici si trovano localizzati per la maggior parte lungo la costa (baia di Sistiana, Duino e il comprensorio di Grignano, l’area di Muggia verso S. Bartolomeo; in piccola parte, ed in modo frammentario, sull’altopiano carsico. I grandi insediamenti commerciali (centri commerciali, grandi magazzini, supermercati) sono localizzati nella parte meridionale, in comune di Trieste, soprattutto per rispondere, o per proporsi, alla domanda dell’est europeo. Le aree produttive provinciali sono concentrate nell’ambito Ezit, tra S.Anna e Muggia, e nel comune di San Dorligo (Wärtsilä – Grandi motori) con estensoni ed assetti infrastrutturali fortemente condizionati e costretti dalla morfologia orografica dei luoghi. La zona industriale (EZIT) è collocata a sud di Trieste, distribuita sul territorio di tre Comuni (TS, Muggia e S.Dorligo), in collocazione strategica poichè affacciata sul mare e in prossimità del confine con la Slovenia e posta in continuità con le aree intermodali del porto.

• Viabilità e infrastrutture Il territorio provinciale è uno snodo importantissimo per i collegamenti stradali e ferroviari ed infrastrutturali con la Slovenia e l’est europeo. La posizione geografica strategica del territorio provinciale, la presenza del porto più settentrionale del mediterraneo, la rende passaggio obbligato per i traffici verso le regioni dell’Europa orientale e genera una situazione valutabile su più fronti: viabilità di raccordo con il sistema internazionale, viabilità di collegamento tra le attività industriali locali (trasporto merci e pendolarismo), viabilità verso i poli commerciali, viabilità destinata ai flussi turistici, viabilità per la mobilità tra nuclei carsici e entroterra Sloveno. Le infrastrutture ferroviarie, importanti e complesse a causa della situazione orografica, sono probabilmente sotto utilizzate e non valorizzate per la connessione internazionale del traffico di merci e passeggeri. L’altopiano carsico è inoltre percorso da diverse linee di elettrodotti di grande portata (in alcune sezioni se ne contano 7); è inoltre solcato dall’oleodotto SIOT (Trieste-Ingolstadt). 2.4 Sistema ambientale 24.1 Aspetti geomorfologici In generale possiamo distinguere il territorio triestino in :

• l’altopiano carsico largamente occupato da una boscaglia dominata da specie submeditteranee e centroeuropee.

• la costiera triestina , una stretta fascia di territorio caratterizzata da forti declivi e vegetazione meditteranea sempreverde.

• nella parte più meridionale il territorio contraddistinto da ampie zone coltivate. Le zone carsiche sono caratterizzate dall’assenza quasi totale di acque superficiali, il rapido drenaggio delle acque piovane causa la cosiddetta “permeabilità in grande”.

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Dal punto di vista idrogeologico va ricordata, senza dubbio, la risorgenza del fiume Timavo e del Sardoz in parte usato per la fornitura di acqua potabile di trieste. Tra gli intervento antropici più impattanti sul territorio l’attività estrattiva ornamentale ha lasciato segni profondi: in passato non erano previste attività di ripristino e le depressioni che si sono formate sono ancora visibili. Il paesaggio carsico è caratterizzato dall’assenza delle rete idrica superficiale favorito dalla permeabilità del substrato e dalla presenza di delle fratture attraverso le acque penetrano in profondità. I torrenti principali sono:

• Il torrente Rosandra che attraversa san Dorligo prima di sfociare a Muggia • Il Rio Ospo che attraversa Muggia e San Dorligo • Il fiume Timavo che scorre sotterraneo nel territorio provinciale di cui si vedono le foci nel

comune di Duino Aurisina. La parte più interna è costituita da rocce che costituiscono il cosiddetto Carso triestino: aree caratterizzate dall’assenza quasi totale di acque superficiali e da un terreno che drena velocemente le acque piovane.La caratteristica geologica del territorio, formato prevalentemente da rocce carbonatiche che si dissolvono attraverso l’opera delle acque piovane, genera varie morfologie peculiari del Carso (il carsismo) quali doline, cavità e vasti sistemi di grotte nel sottosuolo. Il Carso mantiene tutti gli elementi di elevata biodiversità, infatti sono presenti numerosi habitat diversi, tra i quali ben 5 sono habitat “prioritari” secondo la classificazione dell’Unione Europea. Per conservare questo alto valore ecologico è stato istituito, a seguito della direttiva Habitat e Uccelli, il SIC del Carso triestino.

2.4.2 Aspetti vegetazionali Gli aspetti notevoli nel paesaggio carsico sono: la boscaglia e la landa. La landa carsica, elemento caratteristico dell’altopiano, è un habitat di origine seminaturale dovuta al pascolo degli animali, che sta scomparendo sia perché ampi tratti sono stati coperti da boscaglia per le opere di bonifica forestale fin dall’ottocento, sia perché si è persa l’usanza del pascolo. Elemento di spicco è, oltre al sommaco che colora il paesaggio autunnale, il pino nero, introdotto durante la dominazione austriaca, che continua ad espandersi infiltrandosi nella boscaglia illirica, nei cespuglieti e nella landa. Troviamo ancora dei boschi di querceto misto con rovere, cerro e farnia, presenza costante nei tempi passati. Purtroppo i processi di incespugliamento presenti in tutta l’area carsica creano una costante diminuzione delle praterie termofile e una forte perdita di biodiversità sia per quanto riguarda la componente vegetazionale che quella faunistica. I cambiamenti dell’uso del suolo, per esempio l’impianto di vigneti, causano una notevole perdita di biodiversità oltre che l’erosione del suolo. Le rupi e i ghiaioni calcarei della Val Rosandra (scogliere alte delle coste settentrionali) sono terreno ideale per l’endemica centaurea kartschiana.Altri elementi vegetazionali tipicamente carsiani sono la presenza della lecceta extra zonale della costiera triestina, della vegetazione acquatica e ripariale (fiume Timavo e laghi carsici) e delle praterie alofite a salicornie annuali del Lisert.

2.4.3 Aspetti faunistici L’aspetto del territorio e le sue dinamiche sono determinate anche dalla fauna. La copertura arborea, che toglie costantemente terreno alla landa, ha portato come conseguenza il diradamento della presenza della lepre, mentre per quanto riguarda la microfauna è sempre molto ricca di arvicole, ricci, scoiattoli, ghiri. Il Carso è ricco di grotte quindi sono molto diffusi i pipistrelli: particolarmente la specie Rhinopholus ferrus equinum chiamato così per il muso con escrescenza a forma di ferro di cavallo. Si riconoscono circa un’ottantina di specie di uccelli importantissime per l’equilibrio ecologico: la coturnice e la starna, la ghiandaia, il pettirosso, picchi, cuculo, e fagiani che nidificano tra i cespugli. Numerosi sono gli uccelli predatori presenti nella zona: la poiana, lo sparviero, l’astore, il gufo reale, l’allocco, il barbagianni e la civetta. Non si devono poi dimenticare gli anfibi e i rettili: popolazioni di importanza nazionale di Hyla A. arborea e Rana Ridibunda che si trovano nelle raccolte d’acqua.

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Fra i mammiferi, sicuramente il più diffuso all’interno della boscaglia carsica è il capriolo (Capreolus c. capreolus), di cui sono note le capacità a muoversi agevolmente anche attraverso i centri abitati in ore crepuscolari e notturne. Per quanto riguarda il camoscio (Rupicapra rupicapra) “la presenza della specie a nord, ma anche a sud dell’autostrada (nonostante fosse all’epoca già interamente recintata) è stata segnalata a partire dal 1989, quando una giovane femmina è stata recuperata vivente mentre nuotava verso il largo all’altezza dei Filtri di Aurisina. Successivamente una piccola popolazione, numericamente crescente di soggetti (attualmente tra 10 e 20 soggetti) si è spontaneamente insediata nell’area collinare che va grosso modo da Medeazza a Malchina nell’ambito del comune di Duino-Aurisina (non “Sgonico”, come riportato erroneamente in Lapini et al. 1995). La capacità di tale specie di attraversare corsi d’acqua ed ostacoli di vario genere è anche testimoniata dalla presenza prolungata di un soggetto (poi traslocato artificialmente nel 1995) su una collinetta al di là del canale Locavaz, affluente del Timavo.” (Perco Fabio 2007). Circa i due terzi della superficie forestale del carso triestino è frequentata normalmente da cinghiali (Sus scrofa); la specie, un tempo rara, è divenuta frequente a partire dagli anni 90 nelle zone carsiche a monte dell’autostrada. La presenza di soggetti a sud di questa è improbabile, ma non impossibile (Perco Fabio 2007). Certamente il manufatto autostradale, e in alcuni punti la ferrovia, con le loro recinzioni, costituiscono una barriera significativamente ostativa alla diffusione della selvaggina a valle dell’autostrada limitando ai piccoli punti di contiunuità la continuità ambientale dell’habitat. Nelle grotte è possibile trovare il raro proteo (proteus anguinus) – specie “prioritaria” ai sensi della direttiva “Habitat” – importante endemismo del carso ipogeo minacciato dal possibile inquinamento delle acque di base. La sua presenza è stata infatti riscontrata in occasione della risorgenza di acque basali in alcuni siti delle Cave di Sistiana (Lapini et al. 1999) a seguito di forti piogge (Perco Fabio 2007).

2.4.4 Aree sottoposte a tutela a) Siti di Importanza Comunitaria (SIC) e le zone a protezione speciale (ZPS)

Le aree di pregio naturalistico della Regione sono oggetto di tutela da parte di due disposizioni normative originali: la Legge nazionale 394 del 1991 "principi fondamentali per l'istituzione e la gestione delle aree naturali protette" e il Decreto del Presidente della Repubblica 357/96 e sgg., recepimento nazionale delle Direttive 92/43 CEE "Habitat" e della Direttiva 79/409 CEE "Uccelli" che istituiscono la rete Natura 2000 di tutela della biodiversità europea. La Regione ha provveduto, in attuazione del DPR 357/97, a specificare Siti di Importanza Comunitaria e Zone di Protezione Speciale, a emettere misure di conservazione generali e specifiche, a preparare i piani di gestione dei siti. La rete Natura 2000, infatti, prevede la conservazione di habitat e specie indicate a livello comunitario attraverso criteri di gestione e di monitoraggio, e propone, inoltre, la continuità fra i siti attraverso la previsione di "direttive per la gestione delle aree di collegamento ecologico funzionale". Il SIC “Carso triestino e goriziano”! si estende sul territorio provinciale, ad esclusione delle aree marine, per circa 7.145 ha, pari al 33,7 del territorio

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Siti di Importanza Comunitaria (SIC) Carso triestino e Goriziano –IT3340006 - Superficie (ha)9.647,9

Le zone di protezione speciale (ZPS) Aree carsiche della Venezia Giulia - IT3341002 Comuni: Duino Aurisina, Doberdò del Lago, Fogliano, Monfalcone, Monrupino, Ronchi dei Legionari, S.Dorligo della valle, Sgonico, Trieste Superficie (ha) 12.189,6

Fonte cartografia regionale

b) Le aree protette regionali Le riserve naturali rappresentano un territorio più piccolo rispetto ai parchi, caratterizzato da elevati contenuti naturali, in cui le finalità di conservazione sono prevalenti rispetto al perseguimento dello sviluppo sociale, economico e culturale. Anche le riserve naturali promuovono lo sviluppo delle attività educative, informative, divulgative, di formazione e di ricerca al fine di incrementare la cultura naturalistica.

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I biotopi naturali sono aree di limitata estensione territoriale, individuati in aree esterne ai parchi e alle riserve, caratterizzate da emergenze naturalistiche di grande interesse, che corrono il rischio di distruzione e scomparsa. In provincia di Trieste ne è interessato solo il Comune di Muggia.

Riserve naturali regionali Denominazione Comuni interessati Superficie (ha) Falesie di Duino Duino Aurisina 105,8 Monte Lanaro Monrupino, Sgonico 285,4 Monte Orsario Monrupino 157,6 Val Rosandra S. Dorligo della Valle 752,0

Biotopi naturali in provincia di Trieste.

Denominazione Comuni interessati Superficie (ha) Laghetti delle Noghere Muggia 12,5

Aree naturali protette ai sensi della LR42/1996 della provincia di Trieste

Fonte cartografia regionale

c) Altri tipi di tutela del territorio Si riportano di seguito alcune cartografie relative ulteriori vincoli a cui è assoggetto il territorio della provincia di Trieste.

Vincolo idrogeologico (Provincia di Trieste)

Fonte cartografia regionale

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2.5 CONTENUTI E OBIETTIVI PRINCIPALI DEL PIANO RAPPORTI CON ALTRI PIANI

2.5.1 CONTENUTI E OBIETTIVI DEL PIANO La LR 28/04 istituisce per i Comuni l’obbligo di predisporre un piano che definisca la localizzazione degli impianti fissi per la telefonia mobile, un piano che deve individuare le emergenze di una rete di pubblica utilità posseduta e gestita da privati. La programmazione dell’ individuazione dei siti sul territorio per i nuovi impianti della telefonia mobile è condotta attraverso l’adozione da parte dei Comuni del piano di settore che deve assicurare l’uso razionale del territorio, la tutela dell’ambiente, del paesaggio e dei beni naturali, il diritto dei cittadini alla tutela dagli effetti dell’esposizione ai campi elettromagnetici la garanzia per gli utenti di poter utilizzare il servizio di telefonia mobile.. Per attuare questi scopi la Legge individua nel Piano comunale di settore per la localizzazione degli impianti (PLITM) lo strumento necessario. Il Piano per la Localizzazione degli Impianti per la Telefonia Mobile (PLITM) ha, dunque, come scopo la ricerca dell’equilibrio tra le esigenze tecniche dell’infrastruttura ed il contesto territoriale tutelando la componente urbanistica legata all’uso del suolo, quella paesaggistica legata alla percezione del sistema territoriale e la protezione della salute dei cittadini. L’integrazione di questi aspetti porta alla definizione di scelte che vanno verso uno sviluppo sostenibile ovvero verso la garanzia di fruibilità del servizio strategico senza alterare o modificare l’aspetto naturale e paesaggistico dei luoghi interessati dagli interventi e garantendo il rispetto dei limiti di legge in merito alla salvaguardia della salute dei cittadini e di esposizione ai valori ammissibili dei campi elettromagnetici.

Obiettivi di sostenibilità del piano Salvaguardia della salute dei cittadini Salvaguardia del territorio/paesaggio Mitigare gli effetti e massimizzare il servizio Sviluppo delle migliori tecnologie

La LR 28/2004 e il regolamento d’attuazione, definisce le linee guida precisando i contenuti del piano, stabiliscono anche la metodologia utilizzata per l’elaborazione del piano che deve garantire trasparenza al processo, portare al riconoscimento di aree compatibili con i vari vincoli di natura territoriale, ponendo una particolare attenzione agli aspetti di carattere ambientale e paesaggistico . Il PLITM si conforma alle prescrizioni normative identificando i siti incompatibili secondo le indicazioni dell’art 8 della LR 28/04 avvalendosi delle competenze tecniche attribuite dalla legislazione vigente all’ARPA per quanto riguarda il controllo dei campi elettromagnetici, all’ASS per quanto riguarda la prevenzione della salute pubblica. Obiettivo generale del piano Obiettivi operativi di piano

Localizzazione dei nuovi impianti Definire la localizzazione e la modalità di progettazione degli impianti

Verifica dei possibili adeguamenti degli impianti esistenti

Inoltre il PLITM propone criteri ed approcci per ridurre l’impatto urbanistico e paesaggistico degli impianti per la telefonia, favorendo la condivisione delle infrastrutture per limitare il numero di SRB e ricercando una qualificazione progettuale per l’inserimento degli impianti nel paesaggio in modo da coordinare le problematiche legate al rapporto tra sistemi infrastrutturali e comunità insediate.

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Il PLITM si compone di una serie di elaborati tecnici e normativi di natura strettamente urbanistica e di elaborati grafici che propongono una rappresentazione dei campi elettromagnetici generati dalle SRB ad oggi autorizzate dall’ARPA. La metodologia di valutazione di idoneità delle aree per l’istallazione degli impianti progetto prevede lo studio del territorio suddiviso in diverse fasi:

• analisi dello stato attuale delle reti di telefonia e del loro collocamento territoriale • analisi degli indirizzi dell’Amministrazione comunale • analisi dei piani di sviluppo presentati dai gestori • analisi dell’impatto elettromagnetico tenendo conto • predisposizione del piano con l’individuazione dei nuovi siti e delle eventuali de-

localizzazioni L’analisi dello stato di fatto, rappresenta le isolinee di campo elettrico (come richiesto dall’art 3 del Regolamento della LR) per tutti gli impianti censiti nel catasto regionale delle radiofrequenze evidenziando le isolinee del campo elettrico calcolate per quote crescenti da 2 m sul livello del suolo fino all’ altezza dell’edificio più alto presente nel territorio comunale. Inoltre, per una corretta individuazione delle aree del territorio da impiegare alla localizzazione degli impianti per la telefonia mobile, il piano rileva secondo la normativa vigente:

• la localizzazione delle infrastrutture per la telefonia mobile esistente; • l’individuazione delle parti del territorio comunale da adibire alla localizzazione dei nuovi

impianti; • le modalità per la realizzazione degli impianti di telefonia mobile; • le eventuali prescrizioni da seguire per la realizzazione o la modifica degli impianti per le

parti di territorio di interesse ambientale, paesaggistico e storico culturale; • i siti dove le localizzazioni degli impianti sono incompatibili(secondo art 8 della Legge

28/2004); • le aree sottoposte a vincoli paesaggistici e storico-culturali previsti dal decreto legislativo

42/2004 (codice dei beni culturali e del paesaggio), a vincoli di tipo forestale idrogeologico ed ambientale all’interno delle quali deve essere posta una particolare cura nella progettazione degli impianti e nell’adozione di soluzioni progettuali non tradizionali, in quanto sottoposte ai vincoli paesaggistici e storico culturali, ai vincoli di tipo forestale, idrogeologico ed ambientale in genere.

• i siti di proprietà comunale ritenuti idonei ad ospitare impianti di telefonia mobile • il territorio comunale dove non sono presenti vincoli o limitazioni e non emerge una

particolare attitudine alla localizzazione degli impianti. La LR 28/2004 stabilisce che le aree incompatibili con la presenza di impianti per la telefonia mobile escluse a priori della ricerca dei siti preferenziali sono:

• asili nido scuole di ogni ordine e grado • attrezzature per l’assistenza alla maternità, l’infanzia e l’età evolutiva • attrezzature degli anziani • attrezzature per l’assistenza ai disabili • ospedali e altre strutture adibite alla degenza • ritenute incompatibili anche biotopi istituiti ai sensi della LR 42/1996 (parchi e riserve

naturali regionali) Inoltre gli impianti devono essere posizionati in ambiti relativamente aperti in modo da consentire una diffusione del segnale lineare, in zone dotate di energia elettrica e anche senza particolari servizi o collegamenti infrastrutturali.

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2.5.2 RAPPORTI CON ALTRI PIANI O PROGRAMMI

• Il Piano della telefonia mobile e il Piano Regolatore Generale Comunale Il PLITM è un piano comunale di settore (ai sensi dell’art 34 della LR 52/91 – oggi: art.63 bis comma 201) e segue le procedure di adozione approvazione ed aggiornamento indicate dell’art.4 della LR 28/2004. Il piano di settore costituisce un momento di approfondimento specialistico di una categoria d’uso del territorio e disciplina, in coerenza con il PRGC, un’attività che ha una sua interna autonomia funzionale. Quindi il piano della telefonia mobile -PLITM- è uno strumento esclusivamente legato allo sviluppo delle infrastrutture di telefonia mobile sul territorio e determina i metodi e le tipologie degli impianti al fine di un corretto inserimento urbanistico, paesaggistico ed ambientale.

• Il Piano della telefonia Mobile e linee guida per lo sviluppo del Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Trieste

Le linee guida per lo sviluppo del Piano territoriale di coordinamento della Provincia di Trieste sono un documento, realizzato dalla Funzione Pianificazione Territoriale e Strategica della Provincia di Trieste, finalizzato alla condivisione dei quadri conoscitivi per una pianificazione territoriale, ambientale ed economica che consideri il territorio provinciale nel suo complesso. Tale studio, alla luce delle analisi svolte e dei trend economici in corso che definiscono uno sviluppo del territorio triestino disomogeneo e disarticolato, contrappone la necessità di una pianificazione territoriale che indichi linee di sviluppo di lungo periodo; tale obiettivo può essere raggiunto solamente con un approccio all’uso del territorio organico e omogeneo. Le azioni del PLITM sono orientate a raggiungere obiettivi generali, di salvaguardia e di tutela del territorio e di miglioramento della qualità della vita degli abitanti, quindi, si può affermare che il PLITM è conforme ai principi guida per uno sviluppo sostenibile del territorio che verranno approfonditi dal Piano territoriale di coordinamento . 2.5.3 OBIETTIVI DI PROTEZIONE AMBIENTALE STABILITI A LIVELLO INTERNAZIONALE, COMUNITARIO O DEGLI STATI MEMBRI, PERTINENTI AL PIANO O AL PROGRAMMA Per la redazione del piano si è tenuto conto di documenti di carattere comunitario e nazionale. I documenti scelti sono: ‐ il sesto programma comunitario d’azione in materia ambientale 2002-2012 ‐ la strategia di azione ambientale in Italia CIPE 157/2002 1) Il sesto programma comunitario d’azione in materia ambientale 2002-2012 Il sesto programma comunitario d’azione in materia ambientale 2002-2012 prevede l’adozione di sette strategie tematiche relative:

• 1a Cambiamenti climatici

1LR5/2007–art.63bis,comma2020. I piani comunali di settore, elaborati in applicazione di leggi dello Stato o della Regione o su iniziativa autonoma del Comune, sono strumenti finalizzati a disciplinare modalita' di esercizio di attivita' di rilievo sociale, economico e ambientale relativamente all'intero territorio comunale, integrano le indicazioni dello strumento urbanistico generale e costituiscono, ove necessario, variante al medesimo purche' rientrino nella flessibilita' di cui al comma 7, lettera b), numero 1); in caso contrario, sono osservate le procedure di adozione e approvazione previste dal presente articolo.

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• 2b Natura e biodiversità • 3c Ambiente e salute e qualità della vita umana • 4d Risorse naturali e rifiuti

2) la strategia di azione ambientale in Italia CIPE 157/2002 Con la deliberazione n 57 del 2 Agosto 2002 il Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica ha approvato la Strategia d’azione ambientale per lo sviluppo sostenibile in Italia 2002-2010 che individua gli strumenti, gli obiettivi, le aree tematiche principali e gli indicatori per monitorarne lo stato di attuazione. Essi sono:

• 1 Conservazione della biodiversità • 2 Riduzione della pressione antropica sui sistemi naturali, sul suolo a destinazione

agricola e forestale • 3 Uso sostenibile delle risorse ambientali • 4 Riduzione delle emissioni inquinanti in atmosfera e mantenimento delle concentrazioni

di inquinanti al di sotto di limiti che escludano danni alla salute umana, agli ecosistemi e al patrimonio monumentale

• 5 Riduzione del prelievo di risorse senza pregiudicare gli attuali livelli di qualità della vita • 6 Valorizzazione delle risorse socioeconomiche e la loro equa distribuzione.

Di seguito si riporta uno schema che mette in relazione gli obiettivi posti dalla variante con quelli appena estrapolati. I risultati saranno utili per valutare la sostenibilità e forniranno indicazioni per orientare misure correttive o compensative.

OBIETTIVI DI SOSTENIBILITÀ

OBIETTIVI OPERATIVI DEL PIANO

1a 2b 3c 4d 1 2 3 4 5 6

Localizzazione dei nuovi impianti

Verifica dei possibili adeguamenti degli impianti esistenti

POCO COERENTE

INDIFFERENTE

COERENTE

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3. INDICATORI AMBIENTALI Gli indicatori ambientali di seguito descritti sono inerenti la specifica tematica trattata dal Piano obiettivo della valutazione. Si prenderanno in considerazione:

1. inquinamento elettromagnetico da radiazioni non ionizzanti; 2. uso del suolo; 3. natura e paesaggio;

3.1 INQUINAMENTO ELETTROMAGNETICO

3.1.1 Radiazioni non ionizzanti Con il termine inquinamento elettromagnetico da radiazioni elettromagnetiche non ionizzanti si intendono le radiazioni prodotte da emittenti radiofoniche, cavi elettrici percorsi da correnti alternate di forte intensità, reti per telefonia cellulare, e dagli stessi telefoni cellulari. In questo particolare contesto verranno trattate esclusivamente le radiazioni conseguenti alla presenza di impianti per la telefonia mobile, con la consapevolezza che l’inquinamento elettromagnetico equivale alla somma di tutte le varie componenti sopra menzionate. OBIETTIVI L’interesse relativamente l’inquinamento elettromagnetico riguarda gli effetti sulla salute umana e degli animali. INDICATORI: I dati evidenziano un incremento

• Fonti puntuali di emissioni ad alta frequenza • Distribuzione degli impianti per provincia in termini assoluti e in termini di densità unitaria • Distribuzione degli impianti radio, Tv e SRB per provincia • Famiglie che posseggono il telefono cellulare (per 100 fam) • Censimento SRB esistenti e SRB in programma

Analizzando il contesto dei comuni oggetto di valutazione si evidenzia un numero piuttosto contenuto rispetto il numero totale di SRB esistenti registrato in provincia (oltre 300). Soltanto Tim e Wind prevedono nei loro programmi di sviluppo un aumento delle SRB e, nei rispettivi piani, propongono nuove localizzazioni definite con areali. Alcune proposte sono collocate in corrispondenza di impianti già presenti, ma di proprietà di altro gestore; in altri casi aree di ricerca di diversi gestori risultano sovrapposte. Relativamente agli impianti per la telefonia, sul territorio comunale sono attualmente distribuiti diversi impianti per la telefonia mobile e per la radiofonia, elencati nelle tabelle seguenti. ARPA FVG mette a disposizione il Catasto Regionale Radiofrequenze (istituito con la L.R. 2/2000, articolo 4, comma 17)contenente i dati relativi agli impianti di radiodiffusione sonora e televisiva, alle stazioni radiobase per la telefonia mobile, ai ponti radio. Le immagini seguenti rappresentano la dislocazione degli impianti per la telefonia mobile sul territorio (triangoli rosa) e i punti in cui sono state effettuate le ultime misure (punti verdi) da parte di ARPA FVG: il colore del punto, corrispondente al sito di misura, esprime l’intensità del campo E (espresso in V/m) rilevato; tutte le misure riportano valori inferiori ai 20 V/m, limite di esposizione, e al valore di attenzione 6 V/m, ai sensi del DPCM 8/07/2003.

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Comune di Duino Aurisina - Censimento SRB esistenti indirizzo gestore proprietà sito stato co-siting

1 Aurisina cave 12 TIM gestore realizzata no 2 Duino TIM pubblico realizzata no 3 Duino (bowling) VODAFONE privato realizzata no 4 S. Giovanni di Duino VODAFONE privato realizzata no 5 Sistiana presso A4 TIM pubblico realizzata si 6 Aurisina presso galleria RFI gestore realizzata no 7 Aurisina VODAFONE pubblico realizzata si 8 Baia di Sistiana VODAFONE pubblico realizzata no 9 Sistiana presso A4 H3G pubblico realizzata si

10 Aurisina WIND pubblico realizzata si 11 Visogliano WIND pubblico realizzata no 12 Duino WIND privato realizzata no 13 Aurisina presso galleria RFI gestore realizzata no 14 Duino presso ferrovia VE-TS RFI gestore realizzata no 15 Aurisina H3G pubblico realizzata no 16 Duino H3G pubblico realizzata no 17 Aurisina H3G pubblico realizzata si 18 Sistiana S.S 202 Triestina VODAFONE privato realizzata no 19 Prepotto di San Pelagio VODAFONE privato realizzata no 20 Duino WIND pubblico non realizzata no 21 S. Giovanni di Duino H3G privato non realizzata no 22 Aurisina H3G pubblico non realizzata no 23 Aurisina - ferrovia bivio TIM pubblico in itinere no

Catasto delle emissioni – Comune di Duino Aurisina

Fonte ARPA FVG – www.arpa.fvg.it

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Comune di SGONICO

Censimento SRB esistenti

gestore proprietà sito stato co-siting

1 RFI gestore realizzata no 2 WIND pubblico realizzata no 3 VODAFONE pubblico realizzata no 4 WIND pubblico realizzata no 5 WIND pubblico realizzata no 6 H3G non realizzata no 7 VODAFONE pubblico non realizzata no 8 VODAFONE pubblico in itinere no 9 VODAFONE pubblico in itinere no

Catasto delle emissioni – Comune di Sgonico

Fonte ARPA FVG – www.arpa.fvg.it

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Comune di MONRUPINO

Censimento SRB esistenti

gestore proprietà sito stato co-siting 1 VODAFONE pubblico realizzata no 2 VODAFONE pubblico realizzata no 3 WIND pubblico in itinere no

Catasto delle emissioni – Comune di Monrupino

Fonte ARPA FVG – www.arpa.fvg.it

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Comune di SAN DORLIGO DELLA VALLE

Censimento SRB esistenti

gestore proprietà sito stato co-siting 1 TIM pubblico realizzata si 2 TIM pubblico realizzata no 3 VODAFONE pubblico realizzata no 4 H3G pubblico realizzata no 5 WIND pubblico realizzata no 6 WIND pubblico realizzata no 7 VODAFONE pubblico realizzata si 8 VODAFONE pubblico realizzata no 9 TIM privato realizzata si

10 TIM privato realizzata si

Catasto delle emissioni – Comune di San Dorligo della Valle

Fonte ARPA FVG – www.arpa.fvg.it

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3.1.2 Radiazioni ionizzanti – presenza di Radon Il radon (Rn) è un gas inerte e radioattivo di origine naturale, prodotto del decadimento nucleare del radio all’interno della catena di decadimento dell’uranio. Il principale danno per la salute (e l’unico per il quale si abbiano al momento evidenze epidemiologiche) legato all’esposizione al radon è un aumento statisticamente significativo del rischio di tumore polmonare.

OBIETTIVI

Il D.Lgs. 241/2000, che recepisce la direttiva comunitaria 29/96, prevede che le regioni definiscano le radon prone areas RPA (zone a rischio radon) all'interno del proprio territorio.

INDICATORI:

Il Rapporto sullo Stato dell’Ambiente, pubblicato dall’ARPA-FVG nel 2005, riporta i risultati definitivi sulle misurazioni delle concentrazioni di radon, relative a 1.300 scuole oggetto di indagine di cui sopra: circa il 2% delle strutture scolastiche risulta avere concentrazioni medie superiori a 500 Bq/m e circa il 4% del totale, presentano almeno un locale abitabile con concentrazione media superiore a 500 Bq/m3.

3.2 USO DEL SUOLO OBIETTIVI

Le informazioni sull’uso del suolo figurano tra le informazioni più utili per la formulazione delle strategie di gestione sostenibile del patrimonio paesistico-ambientale perchè utili per controllare e verificare l’efficacia delle politiche ambientali sul territorio. Di seguito si riportano i dati relativi l’uso del suolo del e di seguito dell’area di interesse. INDICATORI:

La superficie totale dei Comuni interessati dal PLITM; la Superficie delle aree commerciali; la superficie delle aree turistiche; la superficie delle aree industriali-artigianali; la superficie delle aree agricole; le aree tutelate in ogni Comune.

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3.3 NATURA E PAESAGGIO

3.3.1 Collocazione degli impianti

OBIETTIVI

Il Piano ha tra i suoi scopi quello di ricercare il punto di compatibilità tra le esigenze tecniche dell'infrastruttura per il servizio della telefonia mobile ed il contesto territoriale nel quale si colloca.

Nel contesto territoriale vi sono due componenti da gestire: A. componente urbanistica legata alle modalità d'uso del suolo (e degli edifici esistenti) B. componente paesaggistica legata alla percezione estetica, culturale del sistema territoriale. C. componente umana, relativamente la salute pubblica per effetto della minimizzazione dei

valori di campo elettromagnetico e la disposizione urbanistica degli impianti in grado di assicurare l'erogazione del servizio agli utenti.

Il territorio carsico è abbondantemente solcato da elettrodotti, o scavato dalle tracce degli oleodotti che costituiscono un elemento "intrusivo" mal sopportabile dal punto di vista paesaggistico-ambientale e comunque giustificato dalla esigenza di continuità intrinseca a tali infrastrutture. INDICATORI: La Convenzione europea del paesaggio, tenutasi a Firenze il 20 ottobre 2000 definisce il paesaggio: una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali e/o umani e dalle loro interrelazioni. La definizione del termine “paesaggio” è molto complessa e di conseguenza anche la ricerca degli indicatori che possano rappresentarlo è complicata. COMPONENTE INDICATORI

Indicatore di profondità di visione Secondo 3 livelli di osservazione (1°, 2°, 3° piano) Indicatore elementi vegetazionali Indicatore elementi agricoli Indicatore elementi costruito edilizio Indicatore elementi costruito industriale

PAESAGGIO PERCEZIONE COMPLESSIVA AMBIENTALE

Indicatore elementi costruito infrastrutturale

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3.3.2 Naturalita’

OBIETTIVI La naturalità identifica la presenza, estensione, configurazione e funzionalità degli ambienti naturali; rappresenta un indice significativo rispetto al grado di pressioni ambientali che insistono sul territorio e che possono determinare una riduzione del livello di complessità e integrità strutturale degli ecosistemi, INDICATORI: Il territorio dei quattro comuni oggetto di valutazione è in gran parte tutelato ai sensi di diverse norme, comunitarie e nazionali. Per esempio l’area protetta come SIC ai sensi della Direttiva Habitat, rappresenta in figura, si estende su una porzione di territorio piuttosto ampia, nella quale sono comprese alcune stazioni RB già installate e alcune di quelle in progetto. Il territorio provinciale è pesantemente interessato da vincoli atti a salvaguardare le caratteristiche naturalistiche e paesaggistiche presenti nei diversi Comuni (per un totale di circa 8.700 ettari), pari a più di un terzo del territorio provinciale. L’effetto combinato di tali disposizioni ha comportato un progressivo disimpegno dalle attività primarie che una volta venivano esercitate prevalentemente su questi territori, comportando anche una mutazione dei caratteri naturalistici e paesaggistici, per i quali erano stati individuati come habitat particolari, nonché un degrado e compromissione degli equilibri geologici (versanti in costiera). Dai dati che rappresentano i risultati del censimento sull’agricoltura, si evince che il comparto è molto piccolo rispetto gli altri settori economici, ma non va trascurato che qualora si riesca a fare proprie le direttive di Natura 2000, vi possano essere ulteriori possibilità di sviluppo. A sostegno di quanto detto sopra, nella tabella seguente vengono riportati i valori delle superfici delle diverse aree protette.

Estensione delle aree tutelate

Comuni superficie (ha) S.I.C. -Z.P.S. (ha)

RISERVE REGIONALI (ha)

ZONA A TUTELA AMBIENTALE

(ha)

BIOTOPI (ha)

Duino Aurisina 4.505,5 2.649,4 108,6 1.013,8 0,0

Monrupino 1.270,4 739,7 242,0 623,9 0,0

San Dorligo della Valle 2.412,9 919,4 779,4 777,0 0,0

Sgonico 3.133,5 1.351,7 205,1 1.155,8 0,0

TOTALE 11.322,3 5.660,2 1.335,1 3.570,5 0,0 % sul totale – 49,99% 11,79% 31,54% 0,00% Fonte: Elaborazione Funzione Pianificazione Territoriale Strategica – Provincia di Trieste, 2006.

Di seguito si riporta il risultato di una valutazione della fragilità ecologica effettuata a livello regionale. In particolare, sono state create tre carte della natura a partire da quella relativa gli abita, qui non riportata, relative:

1. il valore ecologico, relativo alla tipicità e diffusione delle unità di paesaggio; 2. la sensibilità ecologica (o rischio o vulnerabilità), relativa alla capacità di “resistenza” a

eventi perturbanti di origine naturale o antropica e di “resilienza”, ritorno ad un punto di equilibrio al termine dell’evento;

3. la pressione antropica, relativa l'impatto che esercita l'uomo su un determinato ambiente attraverso le sue attività).

Dalla sovrapposizione di queste si ottiene la carta della fragilità ecologica, come illustrato nella figura.

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Generazione della carta della fragilità ecologica

Fonte: CARTA della NATURA del Friuli Venezia Giulia – Regione FVG, 2007

INDICATORI: a) valore ecologico Il valore (o pregio) ecologico, si basa sulla valutazione della diffusione dei tipi di paesaggio (superficie relativa occupata da ogni tipo di paesaggio in relazione all’intera superficie nazionale) e della loro tipicità (rispetto ad un suo modello ideale). b) sensibilità ecologica La definizione e la comprensione del significato ecologico di sensibilità/vulnerabilità è ancora oggetto di dibattito all’interno della comunità scientifica. Tale difficoltà si amplifica quando si cerca di definire la fragilità di sistemi ad elevata complessità quali le unità di paesaggio. c) Pressione antropica La valutazione del grado di naturalità di un paesaggio contiene in sé un’indicazione degli effetti delle modifiche alla struttura e alla composizione del territorio dovuti dall’azione antropica d) Fragilità ecologica La Fragilità ecologica, essendo il risultato dell’interazione tra gli indicatori di Pressione Antropica e di Sensibilità Ecologica, rispecchia in parte la suddivisione del territorio definita per i precedenti indicatori.

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Carta del valore ecologico

Fonte: CARTA della NATURA del Friuli Venezia Giulia – Regione FVG, 2007 Carta della sensibilità ecologica

Fonte: CARTA della NATURA del Friuli Venezia Giulia – Regione FVG, 2007

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Carta della pressione antropica

Fonte: CARTA della NATURA del Friuli Venezia Giulia – Regione FVG, 2007 Carta della fragilità ecologica

Fonte: CARTA della NATURA del Friuli Venezia Giulia – Regione FVG, 2007

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4. VALUTAZIONE DEGLI IMPATTI AMBIENTALI

4.1 METODOLOGIE DI VALUTAZIONE La valutazione delle azioni di piano segue l’Allegato 1 della Direttiva 2001/42/CE, dove si precisa che nell’ambito della valutazione ambientale di piani e programmi vanno valutati i “possibili effetti significativi sull’ambiente, compresi aspetti quali la biodiversità, la popolazione, la salute umana, la flora e la fauna, il suolo, l’acqua, l'aria, i fattori climatici, i beni materiali, il patrimonio culturale, anche architettonico e archeologico, il paesaggio e l’interrelazione tra i suddetti fattori”. La situazione che emerge dal quadro ambientale e l’analisi degli obiettivi di piano ha portato a tenere in considerazione determinate componenti ambientali che possono aver bisogno di particolare attenzione e monitoraggio. Per valutare in modo oggettivo la compatibilità ambientale delle azioni previste dal Piano sono state considerate tre tipologie di indicatori, ovvero economici, socio-cultuali e ambientali. Sono stati, in particolare, analizzati i seguenti aspetti ambientali :

COMPONENTI 01 Radiazioni 02 Paesaggio 03 Biodiversità 04 Suolo 05 Popolazione

Sono state quindi valutate le principali azioni previste dal piano nell’area in oggetto, ovvero:

OBIETTIVI OPERATIVI DI PIANO 01 Localizzazione dei nuovi impianti 02 Verifica dei possibili adeguamenti degli impianti esistenti

Dalla valutazione di ogni singola azione in relazione ad ogni aspetto è possibile individuare i diversi impatti ambientali che ne conseguono, riassunti di seguito in una “matrice degli impatti”.

4.2.1 Matrice degli impatti Si riporta di seguito la matrice riassuntiva della valutazione degli impatti, basata su valutazione di tipo qualitativo e quantitativo, basata sulla conoscenza del territorio e delle specifiche problematiche. Ne deriva che alcune azioni, rapportate ai singoli aspetti ambientali, hanno un impatto significativo, altre meno importante; alcune, al contrario, portano dei vantaggi sul territorio. Di seguito sono riportate, per singolo aspetto, gli impatti derivanti dalle azioni previste dalla variante in oggetto

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OBIETTIVI DI

PIANO COMPONENT

I EFFETTI

RADIAZIONI

Attualmente le misure di controllo effettuate dall’ARPA sulle emissioni delle radiazioni elettromagnetiche delle antenne esistenti sul territorio riferiscono valori inferiori ai 20 V/m, limite di esposizione, e al valore di attenzione 6 V/m, limiti prescritti dalle normativa vigente ai sensi del DPCM 8/07/2003. Una sentenza del TAR Veneto Sez. III sent. 1487 del 14 maggio 2009 afferma che “laddove l’impianto sia ubicato in zone inaccessibili per la particolare conformazione dei luoghi o perché appositamente interdette, la riduzione dell’intensità del campo elettromagnetico che comporta il rischio di compromettere l’attività delle emittenti si rivela non necessaria a tutelare la salute della popolazione, essendo sufficientemente idonei allo scopo un’adeguata recinzione e il posizionamento di appositi cartelli segnaletici”.

PAESAGGIO

Da quanto emerge dal quadro ambientale è evidente la necessità di tutelare la percezione complessiva del paesaggio del territorio interessato. L’installazione delle nuove antenne è un’intrusione sicuramente invadente, in quanto si tratta di elementi che spiccano per la loro elevazione generalmente in posizione isolate,necessita di una particolare attenzione per evitare contrasti troppo evidenti e individuare un giusto equilibrio con gli aspetti paesaggistici.

BIODIVERSITA’, FLORA E FAUNA

L’incremento delle antenne sul territorio comporta una minima riduzione della biodiversità. L’aspetto è da considerarsi limitatamente significativo in quanto si tratta di interventi puntuali sul territorio, la fase di cantiere sarà di rapidità di esecuzione e la manutenzione sarà costituita da interventi di rara frequenza.

SUOLO La realizzazione di nuove strutture comporta un minimo consumo del suolo considerato che si tratta di interventi puntuali e limitati sul territorio e in parte in corrispondenza di impianti già esistenti..

O1- LOCALIZZAZIONE DEI NUOVI

IMPIANTI .

POPOLAZIONE

Una maggior diffusione delle antenne sul territorio comporta un miglior servizio di ricezione, una minor necessità di cablature, emissioni più basse da parte del cellulare.

RADIAZIONI L’adeguamento attraverso una corretta disposizione urbanistica comporta una maggior tutela della salute pubblica per effetto della minimizzazione dei valori del campo elettromagnetico

PAESAGGIO L’eventuale invadenza nello skyline del territorio delle antenne esistenti può essere corretto attraverso una serie di indicazioni di adeguamento progettuali per aumentare la qualità dei singoli elementi e limitare la percezione visiva negativa.

BIODIVERSITA’, FLORA E FAUNA

Per quanto riguarda gli habitat non si registrano particolari effetti

SUOLO Per quanto riguarda il suolo non si registrano particolari effetti in quanto l’azione prevede la sistemazione dell’esistente non impianti nuovi

O2- VERIFICA DEI

POSSIBILI ADEGUAMENT

I DEGLI IMPIANTI

ESISTENTI

POPOLAZIONE Un possibile perfezionamento estetico e un’eventuale rilocalizzazione o accorpamento degli impianti esistenti possono portare ad una migliore percezione ed accettazione dell’opera.

Matrice riassuntiva degli impatti Obiettivi operativi di piano Componenti ambientali

O1 O2

Radiazioni

Paesaggio

Biodiversità, flora e fauna

Suolo

Popolazione

Legenda significativo assente poco

significativo positivo

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5. ALTERNATIVE AL PIANO Esaminando la tipologia del piano e lo sviluppo dello stesso (descritto precedentemente), l’ identificazione di “ragionevoli alternative”/”scenari” si rivela non senza difficoltà. Infatti è piuttosto problematico riuscire a riflettere sulla possibilità di individuare scelte diverse da quelle strutturate dal piano dal momento che queste ultime sono legate strettamente alla normativa nazionale e regionale esistente e sono, quindi, sostenute da un’attività di analisi e diagnosi approfondite . Inoltre, i principi sui quali si basa la redazione del PLITM sono derivati dalle impostazioni strategiche che attualmente sono riconosciute a livello internazionale e assimilate dalla normativa nazionale e regionale. Queste impostazioni costituiscono i caratteri fondamentali in tutte le politiche di sviluppo sostenibile della pianificazione territoriale e il loro scopo principale è quello di utilizzare gli strumenti di governo del territorio per rendere compatibili le diverse azioni umane con l’ambiente attraverso una programmazione che sia in grado di definire in modo concreto le basi di coerenza spaziale dello sviluppo socio-economico e culturale. E proprio da questi principi si ricava l’articolazione delle strategie e degli obiettivi (analizzati nei precedenti capitoli) del piano. L’infrastrutturazione del territorio, l’introduzione di nuove potenziali sorgenti di criticità possono sembrare fattori in contrasto con lo sviluppo sostenibile, ma la Valutazione Ambientale Strategica che accompagna la redazione di questo piano si configura come ulteriore elemento di tutela delle risorse presenti sul territorio. Sulla base delle considerazioni espresse è possibile limitare l’individuazione delle “ragionevoli alternative” all’opzione “alternativa 0”, corrispondente alla non attuazione del Piano. Questa ipotesi prefigura una mancata attuazione delle previsioni degli interventi e implicherebbe senza dubbio benefici sulle principali componenti ambientali, ma comporterebbe una netta incoerenza verso obiettivi di miglioramento socio-economico del territorio. Dal momento che il piano nasce proprio dalla volontà di evitare le possibili tendenze negative sul territorio, la “non attuazione” del piano potrà produrre una progressione delle tendenze negative in atto e non consentirà l’ adeguamento alle nuove normative e sviluppo territoriale le opportune modifiche volte al raggiungimento dello sviluppo sostenibile. In alternativa all’”ipotesi 0”, che vuol dire mantenere lo stato attuale dei luoghi, si può, invece, confermare lo sviluppo previsto con il piano in oggetto in quanto:

• gli effetti connessi all’attuazione del piano vengono analizzati rispetto alle principali componenti ambientali

• per gli interventi che risultano più negativi vengono trovate misure compensative che permettono di trovare soluzioni sostenibili. Queste misure troveranno diretta applicazione nelle norme tecniche di attuazione del Piano, come risultato degli esiti del processo di Valutazione e integrazione della componente ambientale nelle previsioni urbanistiche.

• Gli indicatori che verranno indicati nel piano di monitoraggio costituiranno un ulteriore elemento di salvaguardia degli esiti della valutazione Ambientale e garanzia che le misure vengano applicate ed eventualmente integrate.

• Inoltre l’elaborazione del piano assicurerà agli abitanti la ricerca del punto di equilibrio tra i diversi interessi Consentendo il completamento delle reti di ciascun gestore per il miglioramento del servizio pubblico della telefonia mobile e nel contempo la salvaguardia della salute pubblica e la tutela dei beni paesaggistici per consentire uno sviluppo territoriale sostenibile.

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6. MITIGAZIONI Gli effetti connessi all’attuazione delle scelte di piano sono stati analizzati rispetto alle principali componenti identificando in seguito le misure compensative più adatte alla situazione. Parte di queste misure trovano diretta applicazione nelle Norme tecniche di Attuazione del Piano, quale risultato degli esiti del processo di Valutazione Ambientale Strategica, parte troveranno soluzione all’interno del monitoraggio. Gli interventi di mitigazione, ovvero le misure previste per impedire , ridurre e compensare nel modo più completo possibile gli eventuali impatti negativi significativi sull’ambiente conseguenti all’applicazione del piano” (D.Lgs 4/2008- allegato VI) riguardano essenzialmente gli interventi relativi al paesaggio. Gli interventi di mitigazione e compensazione previsti per il Piano riguarderanno principalmente:

COMPONENTI CRITICITA’ Radiazioni Aumento delle antenne Paesaggio Interferenza paesaggistica

La tabelle seguente riassume i possibili interventi di mitigazione relativi agli impatti descritti con particolare riferimento agli impatti valutati come significativamente negativi. COMPONENTI CRITICITÀ MISURE DI RIDUZIONE E MITIGAZIONE

Premesso che il controllo dei valori dei CEM è attribuito dalla vigente normativa all’ARPA e all’ASS, il PLITM, al fine di minimizzare l’esposizione ai campi elettromagnetici, può limitare l’esposizione indicando i siti puntuali per la localizzazione delle nuove antenne definendo (art 8 e 9 delle NdA e allegato):

- Elementi cogenti (LR 28/04) - Aree preferenziali - Aree neutre - Aree controindicate - Aree agricole, naturali, parchi

Radiazioni Aumento delle nuove antenne

Privilegiare il co-siting degli impianti e l’utilizzo di infrastrutture verticali esistenti per limitare il numero di nuove installazioni sul territorio e avere meno intensità di campo.

Per tutelare la percezione complessiva del paesaggio e salvaguardare l’identità del luogo sia per chi ci vive che per chi viene da fuori è necessario riqualificare gli impianti esistenti attraverso (art 12 NdA):

• sostituzione degli impianti esistenti con quelli di minor impatto visivo • ricollocazione con impianti in siti alternativi (in aree neutre o preferenziali)

Al fine di minimizzare i fattori che possono interferire visivamente il PLITM definisce i criteri di progettazione formale dell’impianto:

• assimilando le antenne ad un elemento di arredo urbano • attenzione all’attacco a terra delle SRB • integrazione delle proporzioni con le linee verticali esistenti • attenzione al ritmo dettato dalle infrastrutture esistenti • progettazione degli armadi tecnici come parte formalmente integrata con il

sostegno • cablature interne per non risultare visibili • eventuale recinzione dell’impianto realizzata a completamento dell’opera

stessa • le antenne emittenti dovranno essere posizionate in aderenza al supporto

evitando gli sbracci e rivestite in modo da limitare le percezione frammentaria

• adozione di sostegni mimetizzabili (forma di alberi, camini etc..)

Paesaggio Interferenza paesaggistica degli impianti nuovi e esistenti

Per quanto riguarda due antenne esistenti in particolare sono prioritari interventi di riqualificazione (art 12 NdA):

• ID 13 (TIM): impianto ubicato ad Aurisina la cui parte apicale risulta notevolmente impattante

• ID 14 (TIM) : impianto di limitata altezza, m posizionato vicino ad analogo impianto ID 2591 (H3G) costituito da un traliccio notevolmente più alto. Si ritiene di poter migliorare la situazione accorpandoli.

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7. MONITORAGGIO Il percorso della VAS prevede il monitoraggio continuo cioè una costante e puntuale verifica dei processi di trasformazione territoriale definendo un sistema che consenta la verifica continua della sostenibilità delle variazioni delle dinamiche di evoluzione del territorio, anticipando e guidando le trasformazioni invece di adeguarvisi a posteriori. Nello specifico le azioni risultano essere così stabilite:

OBIETTIVI DEL MONITORAGGIO INDICATORI CRITERI METODI

RADIAZIONI

Salvaguardia e protezione della salute della popolazione e degli ecosistemi dall’inquinamento elettromagnetico

V/m

Nei limiti di Legge

Secondo la legislazione vigente il controllo dei valori dei campi elettromagnetici delle deve essere condotto dall’ARPA e dall’ASS

N impianti/kmq

PAESAGGIO

Salvaguardia del territorio e tutela dell’identità del luogo e della percezione complessiva ambientale Qualità

progettuale degli impianti

Attuazione delle prescrizioni sulle localizzazioni dei nuovi impianti e attuazione delle Norme di Piano per la tutela della percezione visiva del territorio e indicazioni progettuali

Controllo da parte dell’uffici comunali preposti

TEMPISTICA Il monitoraggio sull’attuazione della variante avverrà mediante la raccolta di dati e di rilievi finalizzati alla sostenibilità ambientale delle azioni previste con cadenza annuale . COMPETENZE Gli Enti da contattare nel merito delle informazioni contenute nei documenti di monitoraggio sono: - Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente – FVG; - Direzioni o, in alternativa, i Servizi di competenza della Regione Friuli Venezia Giulia; - Azienda per i Servizi Sanitari; - Uffici Comunali; In fase di monitoraggio potrebbero essere coinvolti ulteriori enti per le loro specifiche conoscenze settoriali in materia di ambiente. CONTROLLO Il documento di monitoraggio, verrà inviato agli enti a cui attiene una valutazione sui dati raccolti per le loro specifiche competenze sui temi trattati. - Agenzia regionale per la protezione dell’Ambiente FVG; - Direzioni o in alternativa i servizi di competenza della Regione Friuli Venezia Giulia; - Azienda per i servizi sanitari; - Uffici comunali. ESITI Nel caso in cui dal monitoraggio si verifichino esiti negativi o eventuali effetti negativi imprevisti, dovranno essere definiti gli scenari, la tempistica e la cogenza delle azioni da intraprendere al fine di apportare opportune misure correttive alle previsioni introdotte. Delle modalità di svolgimento del monitoraggio, dei risultati e delle eventuali misure correttive adottate, dovrà essere data adeguata informazione al pubblico interessato agli effetti ambientali. Inoltre l’Amministrazione potrà promuovere in modo autonomo o in collaborazione con gli enti le campagne di monitoraggio misura e verifica dei livelli di campo elettromagnetico per dare risposte ad esigenze o richieste da parte della popolazione.