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Percorso di scrittura creativa – Classe V di Costa – A.s. 2016/2017
Un anno di emozioni alla scoperta della bellezza
Quest’anno, in classe, abbiamo fatto un percorso che ci ha fatto conoscere la bellezza
sotto vari aspetti: nelle parole, nella pittura, nella recitazione, nelle poesie, nella
musica, nella danza. È stato un anno pieno di emozioni e di cultura che ci ha fatto
apprezzare la lettura e la comprensione di vari
tipi di linguaggi. Quante volte, durante le nostre
scoperte abbiamo esclamato “Ah, che bello!”
con il desiderio di saperne di più!
Studiando G. Arcimboldo e Caravaggio, abbiamo
scoperto quanto la pittura può suscitare
meraviglia, stupore, fascino. Arcimboldo ha
dipinto con fiori, frutta, ortaggi, l’imperatore
Rodolfo II d’Asburgo come Vertumno, il dio
romano della metamorfosi; la sua
immaginazione ci ha molto incuriositi cosicché
anche noi, seguendo il suo esempio, abbiamo
creato i nostri piccoli capolavori, combinando i
colori per dare le sfumature, luci, ombre e
forma ad una persona, un animale, un
paesaggio o una natura morta.
La lettura di “Romeo e Giulietta” ci ha appassionato così tanto che non volevamo più
smettere di ascoltare (abbiamo
comprato anche il libro, perché il
libro bisogna possederlo come un
tesoro). La scoperta dell’odio,
descritto dall’autore con parole
così appropriate che lo abbiamo
veramente sentito, ha provocato
in noi dolore e sgomento. Questo
brutto sentimento è stato
sovrastato dall’amore puro fra i
due giovani, che purtroppo non ha
potuto trionfare a causa della
rivalità fra le loro famiglie.
Abbiamo svolto numerose attività su questa storia, disegni, testi; abbiamo recitato la
scena del balcone; durante l’ascolto e la visione del Ballo dei Cavalieri in casa
Capuleti, su musiche di Prokofiev, abbiamo imitato l’eleganza e il portamento dei
protagonisti, mentre il dialogo fra il clarinetto e il flauto ci ha incantato.
Un altro bellissimo viaggio è stato il Natale che si è concluso con una recita, dove
abbiamo collaborato tutti, grandi e piccoli, nel vero spirito di questa festa: impegno,
armonia, pazienza, commozione.
Siamo così giunti al “Carnevale degli animali” che ci ha fatto assaporare la bellezza
della musica di Saint-Saëns; questo musicista francese, con la sua opera, ha preso in
giro i suoi contemporanei, critici e colleghi. In alcuni brani di quest’opera la musica fa
davvero immaginare il comportamento degli animali con i loro salti, versi, solitudine o
allegria, i misteriosi abissi marini con la melodia del brano dell’Acquario, l’armonia di
un cigno in uno stagno.
Con la fiaba di Cenerentola abbiamo visto il
trionfo della bontà: la protagonista di questa
intramontabile fiaba è una bellissima fanciulla
maltrattata che riesce a essere sempre buona
con tutti e non perde mai la speranza di
realizzare il suo sogno. Abbiamo scoperto
l’opera lirica con la Cenerentola di Rossini,
all’inizio non capivamo nulla, poi invece ci è
sembrato di capire tutto perché abbiamo riso
tanto. Abbiamo ascoltato la musica di Prokofiev
e, infine, abbiamo assistito al balletto di
Cenerentola al Teatro S. Carlo di Napoli, che è il
più bello del mondo: poltrone di velluto rosso,
cinque piani di palchi con le balaustre dipinte
d’oro, il palco reale con tende rosse e la grande
corona dei re di Borbone. Con lo stupore nel
cuore e negli occhi abbiamo potuto capire
quanto l’uomo può essere grande quando si
impegna per il bene.
Ad aprile, per
partecipare ad un
concorso di scrittura
creativa, ciascuno di noi
ha scritto una fiaba; le
abbiamo lette, ne
abbiamo scelto quattro,
cioè le più rispondenti
alle richieste del
compito: struttura del
testo, bellezza, i 4
elementi della natura,
ispirandoci al film
“Oceania”. Attraverso un
lavoro di gruppo
abbiamo fatto
l’assemblaggio di queste
fiabe scegliendone una
che con la sua struttura
poteva accogliere anche
le altre. Ci siamo impegnati al massimo per riuscire nell’impresa della fiaba finale “I 4
enigmi della Bellezza”, facendo anche dei disegni per arricchirla e siamo molto fieri
del lavoro fatto. È stato un percorso fantastico che ci ha insegnato ad apprezzare la
bellezza dei sentimenti e di tutto ciò che ci circonda, soprattutto abbiamo imparato
che, lavorando insieme, si ottengono risultati migliori.
Fiaba n. 1
La missione dei quattro elementi di Elisa Aliberti
In un tempo molto lontano quattro amiche di un piccolo villaggio della Sicilia orientale, decisero di accendere un falò sulla spiaggia per trascorrere una serata un po’ diversa.
Il fuoco ardeva tranquillo nella notte serena, ciascuna ragazza inseguiva i propri pensieri guardando oltre alle fiamme l’immensità del mare.
All’improvviso un forte vento scompigliò le fiamme che si innalzarono verso il cielo… le
quattro amiche si alzarono sorprese pronte alla fuga quando una voce le fermò:
- Non temete, giovani amiche, io sono lo spirito dell’aria. Per il vostro coraggio e la
vostra leale amicizia siete state scelte per una missione: ascoltatemi e io rispetterò
la vostra decisione. Nessuno ha mai ringraziato noi spiriti della Terra per quello che
ogni giorno facciamo per la vostra vita.
- In che modo possiamo ringraziarvi? disse Susan che per prima si era ripresa dallo
stupore.
Ma quella era la notte dei prodigi, perché dalle acque blu, che si erano messe a
luccicare, si levò la voce dello spirito dell’acqua:
- Potreste portare ad ognuno di noi un oggetto che lo rappresenti.
Le ragazze si guardarono dubbiose, poi Lara chiese che cosa avrebbero ottenuto in
cambio se avessero soddisfatto la loro richiesta. I cespugli della spiaggia ondeggiarono
al vento e apparve lo spirito della natura che disse:
- Otterrete la pace dell’Etna che non erutterà più dando la pace al vostro popolo… A
me dovrete portare uno dei cuori del bosco, all’aria il polline dorato delle vette, al
fuoco l’orchidea di fuoco, all’acqua la madre regina delle stelle. Questi elementi ci
permetteranno di annullare Sibilla, la maga che dai tempi dei tempi impedisce che
la nostra opera porti alla pace e all’armonia sulla Terra.
Le parole della natura si persero nel vento e regnò di nuovo il silenzio; il fuoco si
acquietò e le fanciulle pensarono di aver sognato…Giorgia disse che era impossibile
che tutte e quattro avessero fatto lo stesso sogno, dunque bisognava mettersi
all’opera e capire il significato degli indovinelli degli spiriti. Sembrava che questi
avessero proposto loro quasi una caccia al tesoro.
Mentre pensavano all’enigma del “polline dorato delle vette”, Susan esclamò:
- Ecco, ci sono! Significa l’aria dolce sopra le nuvole!
E tutte insieme si diressero verso la” Piazza delle nuvole”, al centro del loro villaggio,
una piazza bellissima ricca di statue, colonnati e mosaici, con aiuole e fiori splendidi,
chiamata così proprio perché il cielo che la copriva era sempre molto nuvoloso.
Guardarono il cielo, sapevano che la soluzione era lì, ma come arrivare sopra le
nuvole? Era una cosa impossibile. Proprio in quel momento videro scendere dalle
nuvole due angioletti, Bum e Bam, che, ascoltandole, avevano deciso di aiutarle.
Volarono così sopra una nuvola e quando iniziarono a saltarci sopra, cadde una
sostanza dorata sulle teste delle ragazze che si affrettarono a raccoglierne il più
possibile. Bum e Bam, che erano molto simpatici e amavano l’avventura, decisero di
seguire le quattro amiche nella ricerca degli altri elementi.
Affrontarono così il secondo enigma “la regina madre delle stelle”. Bum trovò la
soluzione di questa frase sibillina: poiché si trattava dell’acqua, le stelle non potevano
essere del cielo ma del mare. Si diressero così verso il mare; lungo la costa si apriva
una piccola baia, la cui bellezza conquistò i nostri amici. La spiaggia dorata era
ricoperta di conchiglie dalle forme più strane e il mare luccicava con le sue sfumature
blu e azzurre. Nell’acqua del mare nuotava un ragazzo a cui Luna chiese se poteva
aiutarle a cercare una stella marina prodigiosa. Il ragazzo raccolse sul fondo del mare,
conchiglie iridescenti e stelle marine, ma nessuna sembrava essere la stella da portare
allo spirito dell’acqua, quando la loro attenzione cadde su una conchiglia chiusa che si
aprì sotto i loro occhi. Meraviglia! All’interno c’era la più bella stella che avessero mai
visto: una stella marina color argento dai riflessi dell’arcobaleno. La raccolsero sicuri
che fosse quella giusta.
Passarono così al terzo mistero, “l’orchidea del fuoco”. Quella ricerca stava diventando
appassionante. Mentre riflettevano, un bagliore attirò la loro attenzione. Era il falò che
avevano acceso la notte precedente e che ancora ardeva.
- L’orchidea di fuoco si trova in quelle braci, ecco perché non si sono ancora spente!
esclamò Bum.
Tutti insieme si misero a correre verso i resti del falò, ma fu in quel momento che
intervenne Sibilla, la terribile maga che aveva sempre saputo delle loro ricerche grazie
a un corvo nero come la pece che aveva sempre seguito di nascosto tutti i loro passi.
- Ahahah! Illuse, pensavate già alla vittoria, ma avete sottovalutato la mia
potenza! Vi pentirete di esservi opposte a me. La Terra conoscerà terribili mali….
La maga con un soffio malefico spense le ultime braci del falò e con esse l’orchidea di
fuoco, quindi si allontanò mentre risuonava sulla spiaggia la sua risata perfida e
agghiacciante.
Bisognava trovare subito una soluzione prima che Sibilla portasse a termine la sua
opera di distruzione, ma che fare?
- Il cuore dei boschi, cuore vuol dire amore, solo con l’amore riusciremo a vincere la
sua cattiveria. Presto andiamo nel bosco alle pendici dell’Etna! esclamò
all’improvviso Giorgia.
Fu una corsa affannosa fino al bosco, ma dove trovare il cuore in quel groviglio di
alberi e rami che nascondevano la luce del sole? Furono attirati da uno scalpiccio, era
uno gnomo che, spaventato, cercava di nascondersi tra le radici di un albero. È
risaputo che gli gnomi non possono farsi vedere dagli umani, ma i nostri amici furono
veloci nel catturarlo. Aveva al collo un fiore rosa e viola che cresceva in quei luoghi
silenziosi e che cedeva volentieri in cambio della libertà e del loro silenzio: era un fiore
prodigioso ed era proprio per le virtù di questo fiore che l’armonia regnava fra gli
abitanti del bosco.
- Ecco dunque il cuore dei boschi! gioirono i nostri amici e, dopo aver ringraziato lo
gnomo e aver giurato di mantenere il segreto, ritornarono sulla spiaggia.
Appena giunti, Bum e Bam presero il fiore e volarono sopra le ceneri spente, mentre
le ragazze si prendevano per mano e formavano un cerchio intorno al falò. La luce
dell’orchidea di fuoco, prese così a brillare sempre più forte, mentre un grido di gioia
risuonò sulla spiaggia. Missione compiuta! Ma ecco piombare all’improvviso un falco:
era Sibilla che in un lampo si impossessò dei quattro simboli degli spiriti della Terra e
volò fin sull’Etna dove li fece cadere nel cratere. Ma la forza dei quattro simboli uniti fu
incredibile perché i pendii brulli e neri del vulcano si coprirono di muschi, fiori e verdi
cespugli, sotto lo sguardo incredulo di Sibilla che lanciò un urlo di rabbia: aveva
contribuito alla sua sconfitta. Cercò di recuperare i quattro simboli, ma gli spiriti
dell’aria, dell’acqua, del fuoco e della terra, più potenti di prima, riuscirono a
sconfiggere la maga del male definitivamente.
Quel giorno Susan, Lara, Giorgia e Luna aveva conosciuto la vera bellezza in tutto ciò
che avevano vissuto, la bellezza e la forza dei sentimenti di amicizia, il valore delle
cose che ci circondano e che spesso trascuriamo, soprattutto la bellezza della
collaborazione che ha unito loro e i quattro spiriti della Terra.
Fiaba n. 2
Il trionfo dell’amore di Marta Sellitto
C’era una volta un principe, Alessandro, che viveva in un bellissimo castello situato su
un’alta collina. Il palazzo era chiamato Castello del Sole per le ricchezze artistiche che
conteneva. Solo gli invitati dei sovrani potevano accedere liberamente al castello. Tutti
gli altri dovevano interpellare il Fuoco e pronunciare bene le parole con il ritmo giusto,
altrimenti si veniva accecati dal fumo.
Il principe Alessandro cercava moglie perché stava per diventare re e aveva bisogno di
una regina. Un giorno, durante una cavalcata, presso la fonte del villaggio vide
Stefania, un’umile fanciulla di cui si innamorò subito. Decise che sarebbe diventata la
sua sposa e la invitò a una festa al castello per conoscerla meglio. Quando la vide nel
salone del ballo, rimase così estasiato dalla sua bellezza che non riuscì a dire una
parola: le baciò soltanto la mano in modo molto gentile. Anche lei si innamorò del
principe perché era molto carino, elegante e premuroso.
I due innamorati pensavano così alle nozze, ma il re non diede il suo accordo perché
pensava che Stefania, non essendo nobile, non era degna di diventare regina. Così i
due giovani furono costretti a vedersi di nascosto, ma qualcuno che li spiava informò il
re dei loro incontri segreti. Il re fu davvero molto deluso del comportamento di
Alessandro: aveva tradito la sua fiducia e non voleva più cedergli la corona.
Alessandro, che non voleva perdere né la corona né la sua amata, cercò di convincere
il padre che Stefania sarebbe stata un’ottima regina per la sua nobiltà d’animo, per la
sua umiltà, per il suo impegno nell’aiutare tutti. Ogni giorno Alessandro parlava al
padre delle doti di Stefania, cercando di strappargli il suo consenso. Il re era
dispiaciuto per la tristezza del figlio e, nello stesso tempo, lo ammirava per la sua
costanza nel perseguire il suo sogno d’amore. Capì che non poteva più ostacolare il
loro amore e decise che avrebbe accettato la fanciulla solo se lei fosse stata in grado
di superare la prova della Cultura.
La prova era difficile perché Stefania avrebbe dovuto rispondere a tutte le domande
sui tesori artistici che il castello conteneva, quadri, sculture, conoscenze sul mondo.
La fanciulla non si perse d’animo e si presentò al castello, decisa a superare la prova:
era povera ma si era sempre interessata di Arte e aveva studiato, a volte, anche la
notte. In una grande sala le domande si succedevano… Van Gogh e I girasoli,
Michelangelo, Vertumno, Arcimboldo, La Cenerentola, Prokofiev e Rossini, Saint-
Saëns, teatri famosi, il S. Carlo, La Fenice…, e poi domande sul mare, i continenti, le
montagne; anche la regina volle che rispondesse in inglese ad alcune domande su
William Shakespeare. Stefania rispondeva lentamente, con precisione e sicurezza, ad
ogni risposta si guadagnava la stima del re per la sua grande cultura. La prova era
stata brillantemente superata!
Tra la gioia di tutti Alessandro e Stefania poterono così sposarsi. Il re cedette la
corona al figlio e si preparò a un compito molto importante e divertente, quello del
nonno.
Fiaba n. 3
Il dono segreto di Sofì di Maria Cannella
C’era una volta, nelle profondità più oscure del mare, una regina che aveva una figlia,
brutta ma buona. La principessa si chiamava Sofì, le piacevano i delfini ed era
un’appassionata di alghe e coralli. Quando cercava di unirsi alle sue amiche, queste la
escludevano perché era troppo brutta e non riusciva neanche a trovare un marito.
Un giorno la regina organizzò una grande festa, invitando tutti i galantuomini del mare
per far conoscere loro sua figlia. Ma la principessa si vergognava del suo aspetto e si
chiuse in camera sua. Per scacciare la tristezza creava atmosfere da sogno: prendeva
due conchiglie e le batteva delicatamente l’una sull’altra; annodava coralli e alghe che
faceva ondeggiare ritmicamente, creando armonie musicali di estrema bellezza. Tutti i
pesci, affascinati da quella musica, rimanevano a guardarla incantati. Anche un
giovane passante udì quella dolce melodia e rimase a osservare Sofì di nascosto,
conquistato dalla sua grazia. Verso sera la principessa sentì i passi della madre: era
arrivato il momento di presentarsi alla festa. Tutti i principi stavano brindando,
mancava solo Sacher, il re del mare, che non era stato invitato. Sofì scese le scale
mentre tutti la guardavano e ridevano di lei. Solo il giovane che l’aveva spiata la
guardò incantato: aveva riconosciuto in lei la ragazza che aveva creato quella melodia
che si sentiva in tutto l’oceano. Subito si inginocchiò e la chiese in sposa. Sofì accettò
perché anche lei si era innamorata del giovane all’istante. Gli invitati rimasero
sbalorditi mentre la regina era confusa; quando si riprese dallo stupore disse:
- Se tu vuoi sposare mia figlia, devi dimostrare di amarla e di non volere solo le sue
ricchezze. Per questo ti sottoporrò a una prova: entro tre giorni devi regalare a mia
figlia la collana di Sacher, l’anello di cristallo e il pettine d’oro della bellezza.
- Ci vado subito, - disse il giovane – per poter sposare al più presto il mio amore.
Si incamminò, così, alla ricerca dei doni. Cercò fra le Rocce dei fondali, scavò nella
sabbia, perlustrò i Coralli di marmo, ma non trovò né l’anello né il pettine; cercò la
collana nella Grotta degli squali, ma non la trovò. Uscendo dalla grotta, fu catturato
dalle meduse che lo portarono al castello di Sacher. Il re non voleva che sposasse
Sofì, perché voleva vendicarsi della regina che non lo aveva invitato alla festa e
imprigionò il poverino nei sotterranei del castello.
Passati tre giorni, la regina, non vedendolo tornare, disse a sua figlia che il ragazzo
era interessato solo alle sue ricchezze e non al suo amore. La principessa salì in
camera sua, piangendo. Il dolore della principessa commosse i suoi amici delfini che si
precipitarono al castello di Sacher, seguiti da molti pesci armati di spade di corallo e di
alghe. Quando Sacher vide quegli intrusi nel suo regno, ordinò alle truppe di meduse
di fermarli, ma le meduse, spaventate dal numero degli invasori, scapparono verso le
rocce, rifugiandosi nelle grotte più buie. Così il re Sacher fu sconfitto; il giovane fu
liberato dai delfini e poté recuperare i doni che gli avrebbero permesso di sposare
Sofì.
Arrivato al palazzo della regina cavalcando un cavalluccio marino, fu accolto dalla
regina in persona che chiamò la principessa. Sofì gli corse incontro e lo abbracciò. Il
giovane regalò i gioielli alla principessa e svelò la sua identità: era il principe
dell’Acqua.
Furono subito organizzate le nozze per il giorno dopo e Sofì, finalmente felice,
espresse la sua gioia creando di nuovo quell’atmosfera melodiosa, capace di incantare
tutti. Così la madre scoprì il dono segreto della figlia che la rendeva così bella. Da
quel giorno vissero tutti felici, tranne il re Sacher che fu imprigionato nella Torre di
corallo nell’oceano più profondo.
Fiaba n. 4
L’albero dell’amore di Filomena Perozziello
Vicino alla città di Tulipandia c’era un meraviglioso e grandissimo prato di tulipani che,
in attesa di essere raccolti, danzavano allegramente sotto il sole tiepido della
primavera.
Un giorno spuntò in questo prato una pianticina diversa da loro: aveva foglie grandi e
un piccolo ed esile fusto. Era proprio strana! Tutti i fiori del campo la prendevano in
giro perché era diversa e da essa non spuntava nessun fiore. Con il passare del tempo
i tulipani crescevano e venivano raccolti. La piccola pianta si sentiva sola perché,
nonostante fosse circondata da alberi, insetti e tanti fiori di prato, tutti la ignoravano.
Pensava che se fosse nata altrove, su una montagna o su una collina, la situazione
sarebbe stata diversa, avrebbe fatto amicizia, avrebbe potuto anch’essa danzare e
giocare con la natura ed essere felice.
Il tempo passava, la piantina crebbe e divenne un bellissimo e maestoso albero. I fiori
del prato non la prendevano più in giro, perché si resero conto che era un albero e
come tale lo dovevano rispettare. Con l’arrivo dell’estate la pianta offrì l’ombra dei
suoi rami ai piccoli tulipani in cerca di un po’ di frescura. Un giorno il cielo si annerì,
nuvole dispettose e scure si posarono sul campo, lampi guizzanti e ardenti
incendiavano il cielo scuro e si alternavano al rombo dei tuoni. Iniziò a piovere
fortemente e i chicchi di grandine si sarebbero abbattuti da un momento all’altro sui
piccoli fiori indifesi.
I tulipani ebbero molta paura; l’albero li guardò, spiegò i suoi lunghi e folti rami e li
protesse dalla furia della pioggia e del vento, dimenticandosi delle offese ricevute
quando era solo una piccola, fragile e strana pianta. Un ultimo soffio di vento sfiorò la
chioma dell’albero, poi se ne andò via oltre le montagne; una nuvola scoprì il sole e si
adagiò dolcemente sulla collina. Un bellissimo arcobaleno solcò il cielo e ritornò il
sereno. I tulipani erano salvi: l’albero li aveva protetti non solo con la sua imponenza
ma anche con l’amore. Così da quella pianta spuntò un fiore, il più bello del prato:
quello dell’amore.
I tulipani in segno di ringraziamento si disposero in cerchio e danzarono allegramente
attorno all’albero che vide così realizzato il suo sogno: danzare con i tulipani e avere
dei fiori per esprimere la gioia della vita.
La bellezza della natura non è solo ciò che appare ai nostri occhi con i suoi colori e le
sue forme, ma è quella del ciclo della vita, il legame profondo che unisce tutti come
una grande famiglia.
La fiaba finale della classe
I quattro enigmi della bellezza
In un piccolo villaggio della Sicilia orientale vivevano quattro amiche: Susan, allegra e
curiosa, sempre pronta a risolvere i problemi di tutti; Lara, riservata e schiva, era
affascinata dal movimento delle onde e ne conosceva il profondo mistero; Luna,
appassionata di arte sognava di diventare un’artista come Giotto; Giorgia, che amava
ascoltare il vento stormire tra le foglie. Una sera decisero di accendere un falò sulla
spiaggia per trascorrere una serata un po’ diversa raccontandosi i loro sogni. Il fuoco
ardeva tranquillo nella notte serena, ciascuna ragazza inseguiva i propri pensieri
guardando al di là delle fiamme l’immensità del mare.
All’improvviso un forte vento scompigliò le fiamme che si innalzarono verso il cielo… le
quattro amiche si alzarono sorprese, pronte alla fuga quando una voce le fermò:
- Non temete, giovani amiche, io sono lo spirito dell’aria. Per il vostro coraggio e la
vostra leale amicizia siete state scelte per una missione: ascoltatemi e io rispetterò
la vostra decisione. Nessuno ha mai ringraziato noi spiriti della Terra per quello che
ogni giorno facciamo per la vostra vita.
- In che modo possiamo ringraziarvi? - chiese Susan che per prima si era ripresa
dallo stupore.
Ma quella era la notte dei prodigi, perché dalle acque blu, che si erano messe a
luccicare, si levò la voce dello spirito dell’acqua:
- Potreste portare ad ognuno di noi un oggetto che lo rappresenti.
Le ragazze si guardarono dubbiose, poi Lara chiese che cosa avrebbero ottenuto in
cambio se avessero soddisfatto la loro richiesta. I cespugli della spiaggia ondeggiarono
al vento e apparve lo spirito della natura che disse:
- Otterrete la pace dell’Etna che non erutterà più, dando la pace al vostro popolo… A
me dovrete portare uno dei cuori del bosco, all’aria il polline dorato delle vette, al
fuoco l’orchidea di fuoco, all’acqua la madre regina delle stelle. Questi elementi ci
permetteranno di annullare Sibilla, la maga che, dai tempi dei tempi, impedisce
che la nostra opera porti alla pace e all’armonia sulla Terra.
Le parole della natura si persero nel vento e regnò di nuovo il silenzio; il fuoco si
acquietò e le fanciulle pensarono di aver sognato… Si erano forse addormentate?
Giorgia disse che era impossibile che tutte e quattro avessero fatto lo stesso sogno,
dunque bisognava mettersi all’opera e capire il significato degli indovinelli degli spiriti.
Sembrava che questi avessero proposto loro quasi una caccia al tesoro… Ah! I misteri
che passione!
Il polline delle vette
Al sorgere del sole, mentre pensavano all’enigma del “polline dorato delle vette”,
Susan esclamò:
- Ecco, ci sono! Significa l’aria dolce sopra le nuvole!
E tutte insieme si diressero verso la” Piazza delle nuvole” al centro del loro villaggio,
una piazza bellissima ricca
di statue, colonnati e
mosaici, con aiuole e fiori
splendidi, chiamata così
proprio perché il cielo che
la copriva era sempre
molto nuvoloso e
impediva ai passanti di
apprezzare i tesori della
piazza. Guardarono il
cielo, sapevano che la
soluzione era lì, ma come
arrivare sopra le nuvole?
Era una cosa impossibile.
Proprio in quel momento,
con il naso all’insù, videro
scendere due angioletti,
Bum e Bam, che, ascoltandole, avevano deciso di aiutarle svelando loro che il polline
delle vette altro non era che la luce della conoscenza. Per averlo dovevano meritarlo
rispondendo ad alcuni quesiti che le nuvole avrebbero posto loro, mettendone alla
prova la cultura.
Le domande piovevano dalle nuvole… Van Gogh e I girasoli, Michelangelo, Vertumno,
Arcimboldo, La Cenerentola, Prokofiev e Rossini, Saint-Saëns, teatri famosi, il S.
Carlo, La Fenice…, e poi domande sul mare, i continenti, le montagne. Era Luna a
rispondere con precisione e sicurezza; lentamente, ad ogni risposta, le nuvole si
diradavano mentre il polline delle vette, una sostanza dorata, cadeva sulle teste delle
ragazze che si affrettarono a raccoglierne il più possibile. Alla fine il sole fece brillare
la piazza tra lo stupore dei passanti, che scoprivano finalmente le ricchezze del loro
villaggio.
Il primo elemento era stato conquistato, Bum e Bam, che erano molto simpatici e
amavano l’avventura, decisero di seguire le quattro amiche nella ricerca degli altri
simboli.
La regina madre delle stelle
Affrontarono così il secondo enigma “la regina madre delle stelle”. Bum trovò la
soluzione di questa frase sibillina: poiché si trattava dell’acqua, le stelle non potevano
essere del cielo ma del mare. Si diressero così verso la costa dove si apriva una
piccola baia, la cui armonia conquistò i nostri amici. La spiaggia dorata era ricoperta di
vivaci coralli, di conchiglie iridescenti dalle forme più strane e il mare luccicava con le
sue sfumature blu e azzurre, ma di stelle marine neanche l’ombra. Dove trovare la
prodigiosa e preziosa
stella? Chissà dove il mare
teneva nascosto il suo
tesoro…
-Per ottenere la stella,
dobbiamo convincere il
mare a donarcela,
dimostrargli che ne siamo
degne. Se riusciremo a
parlare il suo linguaggio,
capirà le nostre intenzioni.
–disse Lara, e intanto
rifletteva sul suono delle
onde che tanto amava
ascoltare - Proverò a
suonare la musica del
mare come faccio spesso
per chiamare i miei amici delfini.
Intrecciò alghe e coralli, cominciò a farli ondeggiare, soffiò delicatamente in due
conchiglie, da cui uscirono suoni melodiosi e puri come i suoi pensieri, creando la
misteriosa atmosfera degli abissi marini. Una gioia profonda si diffuse fra gli abitanti
del mare che danzavano al suono di quella melodia di estrema bellezza… Poi
dolcemente un’onda lasciò ai piedi di Luna una piccola conchiglia chiusa che si aprì
sotto i loro occhi. Meraviglia! All’interno c’era la più bella stella che avessero mai
visto: una stella marina color argento dai riflessi dell’arcobaleno. Raccolsero con
estrema delicatezza il dono del mare, mentre Luna soffiava ancora nelle conchiglie per
ringraziarlo.
L’orchidea del fuoco
Bisognava passare al
terzo mistero “l’orchidea
del fuoco”. Quella ricerca
stava diventando
appassionante! Mentre
riflettevano, un bagliore
attirò la loro attenzione.
Era il falò che avevano
acceso la notte
precedente e che ancora
ardeva.
- L’orchidea di fuoco si
trova in quelle braci,
ecco perché non si
sono ancora spente! -
esclamò Bum.
Tutti insieme si misero a correre verso i resti del falò, ma fu in quel momento che
apparve Sibilla: la terribile maga aveva sempre saputo delle loro ricerche grazie a un
corvo nero come la pece, che aveva seguito di nascosto tutti i loro passi.
- Ahahah! Illuse, pensavate già alla vittoria, ma avete sottovalutato la mia
potenza! Vi pentirete di esservi opposte a me. La Terra conoscerà terribili mali….
La maga con un soffio malefico spense le ultime braci del falò e con esse l’orchidea di
fuoco, quindi si allontanò mentre risuonava sulla spiaggia la sua risata perfida e
agghiacciante.
Bisognava trovare subito una soluzione prima che Sibilla portasse a termine la sua
opera di distruzione, ma che fare?
- Il cuore dei boschi! Cuore vuol dire amore, solo con l’amore riusciremo a vincere la
sua cattiveria. Presto andiamo nel bosco alle pendici dell’Etna! - esclamò
all’improvviso Giorgia, con un’intuizione geniale che la portava a cogliere i pensieri
nel vento.
Il cuore dei boschi
Fu una corsa affannosa fino al bosco, ma dove trovare il cuore in quel groviglio di
alberi e rami che nascondevano la luce del sole? Furono attirati da uno scalpiccio, era
uno gnomo che, spaventato, cercava di nascondersi tra le radici di un albero. È
risaputo che gli gnomi non possono farsi vedere dagli umani per non perdere i loro
poteri magici, ma i nostri amici furono veloci nel catturarlo. Aveva al collo un fiore
rosa e viola che cresceva in quei luoghi misteriosi: emanava un’energia luminosa e
sembrava animato da leggeri battiti.
- È un fiore prodigioso ed è proprio per le sue virtù che l’armonia regna fra gli
abitanti del bosco. - spiegò lo gnomo ai suoi inseguitori.
- Ecco dunque il cuore dei boschi! - esultarono i nostri amici. – Dove lo possiamo
trovare?
- Se mi promettete la libertà e di non rivelare a nessuno la mia esistenza, vi
condurrò all’albero dell’amore.
Dopo aver ricevuto una solenne promessa, lo gnomo si inoltrò nel bosco e li guidò fino
ad una radura, al centro della quale si ergeva un albero maestoso da cui pendevano i
cuori del bosco. Giorgia fu la prima ad avvicinarsi e chiese all’albero l’origine di quei
fiori meravigliosi.
E l’albero raccontò:
“In un prato di tulipani che danzavano allegramente sotto il sole tiepido della
primavera, un giorno spuntò una piantina diversa da loro: aveva foglie grandi e un
piccolo ed esile fusto.
Era proprio strana! Tutti
i fiori del prato la
prendevano in giro
perché era diversa e da
essa non spuntava
nessun fiore. La piccola
pianta si sentiva sola
perché, nonostante fosse
circondata da alberi,
insetti e tanti fiori, tutti
la ignoravano. Pensava
che se fosse nata
altrove, su una
montagna o su una
collina, la situazione
sarebbe stata diversa,
avrebbe fatto amicizia, avrebbe potuto anch’essa danzare e giocare con la natura ed
essere felice.
Il tempo passava e la piantina crebbe diventando un bellissimo e maestoso albero. I
fiori del prato non la prendevano più in giro, perché si resero conto che era un albero
e come tale lo dovevano rispettare. Con l’arrivo dell’estate la pianta offrì l’ombra dei
suoi rami ai piccoli tulipani in cerca di un po’ di frescura. Un giorno il cielo si annerì,
nuvole dispettose e scure si posarono sul campo, lampi guizzanti e ardenti
incendiavano il cielo scuro e si alternavano al rombo dei tuoni. Iniziò a piovere
fortemente e i chicchi di grandine si sarebbero abbattuti da un momento all’altro sui
piccoli fiori indifesi.
I tulipani ebbero molta paura; l’albero li guardò, spiegò i suoi lunghi e folti rami e li
protesse dalla furia della pioggia e del vento, dimenticandosi delle offese ricevute
quando era solo una piccola, fragile e strana pianta. Un ultimo soffio di vento sfiorò la
chioma dell’albero, poi se ne andò via oltre le montagne; una nuvola scoprì il sole e si
adagiò dolcemente sulla collina. Un bellissimo arcobaleno solcò il cielo e ritornò il
sereno. I tulipani erano salvi: l’albero li aveva protetti non solo con la sua imponenza
ma anche con l’amore. Così da quella pianta spuntò un fiore, il più bello del prato:
quello dell’amore.
I tulipani in segno di ringraziamento si disposero in cerchio e danzarono allegramente
attorno all’albero che vide così realizzato il suo sogno: danzare con i tulipani e avere
dei fiori per esprimere la gioia della vita.
La bellezza della natura non è solo ciò che appare ai nostri occhi con i suoi colori e le
sue forme, ma è quella del ciclo della vita, il legame profondo che unisce tutti come
una grande famiglia. Vi donerò un fiore affinché voi possiate continuare l’opera della
vita.” concluse l’albero.
Ricche di questa scoperta e con il prezioso trofeo, le quattro ragazze ritornarono sulla
spiaggia, seguite sempre dai due angeli.
La vittoria finale
Appena giunti, Bum e Bam presero il fiore e volarono sopra le ceneri spente, mentre
le ragazze si prendevano per mano formando un cerchio intorno al falò: il cerchio
dell’amore invincibile. La luce dell’orchidea di fuoco prese così a brillare sempre più
forte, mentre un grido di gioia risuonò sulla spiaggia. Missione compiuta!
Ma ecco piombare all’improvviso un falco: era Sibilla che in un lampo si impossessò
dei quattro simboli degli spiriti della Terra e volò fin sull’Etna dove li fece cadere nel
cratere. Ma la forza dei quattro simboli uniti fu incredibile e inarrestabile perché i
pendii brulli e neri del vulcano si coprirono di muschi, fiori e verdi cespugli, sotto lo
sguardo incredulo di Sibilla che lanciò un urlo di rabbia: aveva contribuito con le sue
mani alla sua sconfitta. Cercò di recuperare i quattro simboli, ma gli spiriti dell’aria,
dell’acqua, del fuoco e della terra, più potenti di prima, riuscirono a sconfiggere la
maga del male definitivamente, mentre il vento della pace e dell’armonia invadeva
uomini e cose.
Quel giorno Susan, Lara, Giorgia e Luna avevano conosciuto la vera bellezza in tutto
ciò che avevano vissuto, la bellezza della conoscenza, la forza dell’amicizia, la potenza
dell’amore, la passione di un’idea, il valore delle cose che ci circondano e che spesso
trascuriamo, soprattutto la bellezza della collaborazione che aveva unito loro e i
quattro spiriti della Terra.