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Percorso di scrittura creativa – Classe V di Costa – A.s. 2016/2017 Un anno di emozioni alla scoperta della bellezza Quest’anno, in classe, abbiamo fatto un percorso che ci ha fatto conoscere la bellezza sotto vari aspetti: nelle parole, nella pittura, nella recitazione, nelle poesie, nella musica, nella danza. È stato un anno pieno di emozioni e di cultura che ci ha fatto apprezzare la lettura e la comprensione di vari tipi di linguaggi. Quante volte, durante le nostre scoperte abbiamo esclamato “Ah, che bello!” con il desiderio di saperne di più! Studiando G. Arcimboldo e Caravaggio, abbiamo scoperto quanto la pittura può suscitare meraviglia, stupore, fascino. Arcimboldo ha dipinto con fiori, frutta, ortaggi, l’imperatore Rodolfo II d’Asburgo come Vertumno, il dio romano della metamorfosi; la sua immaginazione ci ha molto incuriositi cosicché anche noi, seguendo il suo esempio, abbiamo creato i nostri piccoli capolavori, combinando i colori per dare le sfumature, luci, ombre e forma ad una persona, un animale, un paesaggio o una natura morta. La lettura di “Romeo e Giulietta” ci ha appassionato così tanto che non volevamo più smettere di ascoltare (abbiamo comprato anche il libro, perché il libro bisogna possederlo come un tesoro). La scoperta dell’odio, descritto dall’autore con parole così appropriate che lo abbiamo veramente sentito, ha provocato in noi dolore e sgomento. Questo brutto sentimento è stato sovrastato dall’amore puro fra i due giovani, che purtroppo non ha potuto trionfare a causa della rivalità fra le loro famiglie. Abbiamo svolto numerose attività su questa storia, disegni, testi; abbiamo recitato la scena del balcone; durante l’ascolto e la visione del Ballo dei Cavalieri in casa Capuleti, su musiche di Prokofiev, abbiamo imitato l’eleganza e il portamento dei protagonisti, mentre il dialogo fra il clarinetto e il flauto ci ha incantato. Un altro bellissimo viaggio è stato il Natale che si è concluso con una recita, dove abbiamo collaborato tutti, grandi e piccoli, nel vero spirito di questa festa: impegno, armonia, pazienza, commozione.

Percorso di scrittura creativa Classe V di Costa A.s. 2016 ...€¦ · di Marta Sellitto C’era una volta un principe, Alessandro, che viveva in un bellissimo castello situato su

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Percorso di scrittura creativa – Classe V di Costa – A.s. 2016/2017

Un anno di emozioni alla scoperta della bellezza

Quest’anno, in classe, abbiamo fatto un percorso che ci ha fatto conoscere la bellezza

sotto vari aspetti: nelle parole, nella pittura, nella recitazione, nelle poesie, nella

musica, nella danza. È stato un anno pieno di emozioni e di cultura che ci ha fatto

apprezzare la lettura e la comprensione di vari

tipi di linguaggi. Quante volte, durante le nostre

scoperte abbiamo esclamato “Ah, che bello!”

con il desiderio di saperne di più!

Studiando G. Arcimboldo e Caravaggio, abbiamo

scoperto quanto la pittura può suscitare

meraviglia, stupore, fascino. Arcimboldo ha

dipinto con fiori, frutta, ortaggi, l’imperatore

Rodolfo II d’Asburgo come Vertumno, il dio

romano della metamorfosi; la sua

immaginazione ci ha molto incuriositi cosicché

anche noi, seguendo il suo esempio, abbiamo

creato i nostri piccoli capolavori, combinando i

colori per dare le sfumature, luci, ombre e

forma ad una persona, un animale, un

paesaggio o una natura morta.

La lettura di “Romeo e Giulietta” ci ha appassionato così tanto che non volevamo più

smettere di ascoltare (abbiamo

comprato anche il libro, perché il

libro bisogna possederlo come un

tesoro). La scoperta dell’odio,

descritto dall’autore con parole

così appropriate che lo abbiamo

veramente sentito, ha provocato

in noi dolore e sgomento. Questo

brutto sentimento è stato

sovrastato dall’amore puro fra i

due giovani, che purtroppo non ha

potuto trionfare a causa della

rivalità fra le loro famiglie.

Abbiamo svolto numerose attività su questa storia, disegni, testi; abbiamo recitato la

scena del balcone; durante l’ascolto e la visione del Ballo dei Cavalieri in casa

Capuleti, su musiche di Prokofiev, abbiamo imitato l’eleganza e il portamento dei

protagonisti, mentre il dialogo fra il clarinetto e il flauto ci ha incantato.

Un altro bellissimo viaggio è stato il Natale che si è concluso con una recita, dove

abbiamo collaborato tutti, grandi e piccoli, nel vero spirito di questa festa: impegno,

armonia, pazienza, commozione.

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Siamo così giunti al “Carnevale degli animali” che ci ha fatto assaporare la bellezza

della musica di Saint-Saëns; questo musicista francese, con la sua opera, ha preso in

giro i suoi contemporanei, critici e colleghi. In alcuni brani di quest’opera la musica fa

davvero immaginare il comportamento degli animali con i loro salti, versi, solitudine o

allegria, i misteriosi abissi marini con la melodia del brano dell’Acquario, l’armonia di

un cigno in uno stagno.

Con la fiaba di Cenerentola abbiamo visto il

trionfo della bontà: la protagonista di questa

intramontabile fiaba è una bellissima fanciulla

maltrattata che riesce a essere sempre buona

con tutti e non perde mai la speranza di

realizzare il suo sogno. Abbiamo scoperto

l’opera lirica con la Cenerentola di Rossini,

all’inizio non capivamo nulla, poi invece ci è

sembrato di capire tutto perché abbiamo riso

tanto. Abbiamo ascoltato la musica di Prokofiev

e, infine, abbiamo assistito al balletto di

Cenerentola al Teatro S. Carlo di Napoli, che è il

più bello del mondo: poltrone di velluto rosso,

cinque piani di palchi con le balaustre dipinte

d’oro, il palco reale con tende rosse e la grande

corona dei re di Borbone. Con lo stupore nel

cuore e negli occhi abbiamo potuto capire

quanto l’uomo può essere grande quando si

impegna per il bene.

Ad aprile, per

partecipare ad un

concorso di scrittura

creativa, ciascuno di noi

ha scritto una fiaba; le

abbiamo lette, ne

abbiamo scelto quattro,

cioè le più rispondenti

alle richieste del

compito: struttura del

testo, bellezza, i 4

elementi della natura,

ispirandoci al film

“Oceania”. Attraverso un

lavoro di gruppo

abbiamo fatto

l’assemblaggio di queste

fiabe scegliendone una

che con la sua struttura

poteva accogliere anche

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le altre. Ci siamo impegnati al massimo per riuscire nell’impresa della fiaba finale “I 4

enigmi della Bellezza”, facendo anche dei disegni per arricchirla e siamo molto fieri

del lavoro fatto. È stato un percorso fantastico che ci ha insegnato ad apprezzare la

bellezza dei sentimenti e di tutto ciò che ci circonda, soprattutto abbiamo imparato

che, lavorando insieme, si ottengono risultati migliori.

Fiaba n. 1

La missione dei quattro elementi di Elisa Aliberti

In un tempo molto lontano quattro amiche di un piccolo villaggio della Sicilia orientale, decisero di accendere un falò sulla spiaggia per trascorrere una serata un po’ diversa.

Il fuoco ardeva tranquillo nella notte serena, ciascuna ragazza inseguiva i propri pensieri guardando oltre alle fiamme l’immensità del mare.

All’improvviso un forte vento scompigliò le fiamme che si innalzarono verso il cielo… le

quattro amiche si alzarono sorprese pronte alla fuga quando una voce le fermò:

- Non temete, giovani amiche, io sono lo spirito dell’aria. Per il vostro coraggio e la

vostra leale amicizia siete state scelte per una missione: ascoltatemi e io rispetterò

la vostra decisione. Nessuno ha mai ringraziato noi spiriti della Terra per quello che

ogni giorno facciamo per la vostra vita.

- In che modo possiamo ringraziarvi? disse Susan che per prima si era ripresa dallo

stupore.

Ma quella era la notte dei prodigi, perché dalle acque blu, che si erano messe a

luccicare, si levò la voce dello spirito dell’acqua:

- Potreste portare ad ognuno di noi un oggetto che lo rappresenti.

Le ragazze si guardarono dubbiose, poi Lara chiese che cosa avrebbero ottenuto in

cambio se avessero soddisfatto la loro richiesta. I cespugli della spiaggia ondeggiarono

al vento e apparve lo spirito della natura che disse:

- Otterrete la pace dell’Etna che non erutterà più dando la pace al vostro popolo… A

me dovrete portare uno dei cuori del bosco, all’aria il polline dorato delle vette, al

fuoco l’orchidea di fuoco, all’acqua la madre regina delle stelle. Questi elementi ci

permetteranno di annullare Sibilla, la maga che dai tempi dei tempi impedisce che

la nostra opera porti alla pace e all’armonia sulla Terra.

Le parole della natura si persero nel vento e regnò di nuovo il silenzio; il fuoco si

acquietò e le fanciulle pensarono di aver sognato…Giorgia disse che era impossibile

che tutte e quattro avessero fatto lo stesso sogno, dunque bisognava mettersi

all’opera e capire il significato degli indovinelli degli spiriti. Sembrava che questi

avessero proposto loro quasi una caccia al tesoro.

Mentre pensavano all’enigma del “polline dorato delle vette”, Susan esclamò:

- Ecco, ci sono! Significa l’aria dolce sopra le nuvole!

E tutte insieme si diressero verso la” Piazza delle nuvole”, al centro del loro villaggio,

una piazza bellissima ricca di statue, colonnati e mosaici, con aiuole e fiori splendidi,

chiamata così proprio perché il cielo che la copriva era sempre molto nuvoloso.

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Guardarono il cielo, sapevano che la soluzione era lì, ma come arrivare sopra le

nuvole? Era una cosa impossibile. Proprio in quel momento videro scendere dalle

nuvole due angioletti, Bum e Bam, che, ascoltandole, avevano deciso di aiutarle.

Volarono così sopra una nuvola e quando iniziarono a saltarci sopra, cadde una

sostanza dorata sulle teste delle ragazze che si affrettarono a raccoglierne il più

possibile. Bum e Bam, che erano molto simpatici e amavano l’avventura, decisero di

seguire le quattro amiche nella ricerca degli altri elementi.

Affrontarono così il secondo enigma “la regina madre delle stelle”. Bum trovò la

soluzione di questa frase sibillina: poiché si trattava dell’acqua, le stelle non potevano

essere del cielo ma del mare. Si diressero così verso il mare; lungo la costa si apriva

una piccola baia, la cui bellezza conquistò i nostri amici. La spiaggia dorata era

ricoperta di conchiglie dalle forme più strane e il mare luccicava con le sue sfumature

blu e azzurre. Nell’acqua del mare nuotava un ragazzo a cui Luna chiese se poteva

aiutarle a cercare una stella marina prodigiosa. Il ragazzo raccolse sul fondo del mare,

conchiglie iridescenti e stelle marine, ma nessuna sembrava essere la stella da portare

allo spirito dell’acqua, quando la loro attenzione cadde su una conchiglia chiusa che si

aprì sotto i loro occhi. Meraviglia! All’interno c’era la più bella stella che avessero mai

visto: una stella marina color argento dai riflessi dell’arcobaleno. La raccolsero sicuri

che fosse quella giusta.

Passarono così al terzo mistero, “l’orchidea del fuoco”. Quella ricerca stava diventando

appassionante. Mentre riflettevano, un bagliore attirò la loro attenzione. Era il falò che

avevano acceso la notte precedente e che ancora ardeva.

- L’orchidea di fuoco si trova in quelle braci, ecco perché non si sono ancora spente!

esclamò Bum.

Tutti insieme si misero a correre verso i resti del falò, ma fu in quel momento che

intervenne Sibilla, la terribile maga che aveva sempre saputo delle loro ricerche grazie

a un corvo nero come la pece che aveva sempre seguito di nascosto tutti i loro passi.

- Ahahah! Illuse, pensavate già alla vittoria, ma avete sottovalutato la mia

potenza! Vi pentirete di esservi opposte a me. La Terra conoscerà terribili mali….

La maga con un soffio malefico spense le ultime braci del falò e con esse l’orchidea di

fuoco, quindi si allontanò mentre risuonava sulla spiaggia la sua risata perfida e

agghiacciante.

Bisognava trovare subito una soluzione prima che Sibilla portasse a termine la sua

opera di distruzione, ma che fare?

- Il cuore dei boschi, cuore vuol dire amore, solo con l’amore riusciremo a vincere la

sua cattiveria. Presto andiamo nel bosco alle pendici dell’Etna! esclamò

all’improvviso Giorgia.

Fu una corsa affannosa fino al bosco, ma dove trovare il cuore in quel groviglio di

alberi e rami che nascondevano la luce del sole? Furono attirati da uno scalpiccio, era

uno gnomo che, spaventato, cercava di nascondersi tra le radici di un albero. È

risaputo che gli gnomi non possono farsi vedere dagli umani, ma i nostri amici furono

veloci nel catturarlo. Aveva al collo un fiore rosa e viola che cresceva in quei luoghi

silenziosi e che cedeva volentieri in cambio della libertà e del loro silenzio: era un fiore

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prodigioso ed era proprio per le virtù di questo fiore che l’armonia regnava fra gli

abitanti del bosco.

- Ecco dunque il cuore dei boschi! gioirono i nostri amici e, dopo aver ringraziato lo

gnomo e aver giurato di mantenere il segreto, ritornarono sulla spiaggia.

Appena giunti, Bum e Bam presero il fiore e volarono sopra le ceneri spente, mentre

le ragazze si prendevano per mano e formavano un cerchio intorno al falò. La luce

dell’orchidea di fuoco, prese così a brillare sempre più forte, mentre un grido di gioia

risuonò sulla spiaggia. Missione compiuta! Ma ecco piombare all’improvviso un falco:

era Sibilla che in un lampo si impossessò dei quattro simboli degli spiriti della Terra e

volò fin sull’Etna dove li fece cadere nel cratere. Ma la forza dei quattro simboli uniti fu

incredibile perché i pendii brulli e neri del vulcano si coprirono di muschi, fiori e verdi

cespugli, sotto lo sguardo incredulo di Sibilla che lanciò un urlo di rabbia: aveva

contribuito alla sua sconfitta. Cercò di recuperare i quattro simboli, ma gli spiriti

dell’aria, dell’acqua, del fuoco e della terra, più potenti di prima, riuscirono a

sconfiggere la maga del male definitivamente.

Quel giorno Susan, Lara, Giorgia e Luna aveva conosciuto la vera bellezza in tutto ciò

che avevano vissuto, la bellezza e la forza dei sentimenti di amicizia, il valore delle

cose che ci circondano e che spesso trascuriamo, soprattutto la bellezza della

collaborazione che ha unito loro e i quattro spiriti della Terra.

Fiaba n. 2

Il trionfo dell’amore di Marta Sellitto

C’era una volta un principe, Alessandro, che viveva in un bellissimo castello situato su

un’alta collina. Il palazzo era chiamato Castello del Sole per le ricchezze artistiche che

conteneva. Solo gli invitati dei sovrani potevano accedere liberamente al castello. Tutti

gli altri dovevano interpellare il Fuoco e pronunciare bene le parole con il ritmo giusto,

altrimenti si veniva accecati dal fumo.

Il principe Alessandro cercava moglie perché stava per diventare re e aveva bisogno di

una regina. Un giorno, durante una cavalcata, presso la fonte del villaggio vide

Stefania, un’umile fanciulla di cui si innamorò subito. Decise che sarebbe diventata la

sua sposa e la invitò a una festa al castello per conoscerla meglio. Quando la vide nel

salone del ballo, rimase così estasiato dalla sua bellezza che non riuscì a dire una

parola: le baciò soltanto la mano in modo molto gentile. Anche lei si innamorò del

principe perché era molto carino, elegante e premuroso.

I due innamorati pensavano così alle nozze, ma il re non diede il suo accordo perché

pensava che Stefania, non essendo nobile, non era degna di diventare regina. Così i

due giovani furono costretti a vedersi di nascosto, ma qualcuno che li spiava informò il

re dei loro incontri segreti. Il re fu davvero molto deluso del comportamento di

Alessandro: aveva tradito la sua fiducia e non voleva più cedergli la corona.

Alessandro, che non voleva perdere né la corona né la sua amata, cercò di convincere

il padre che Stefania sarebbe stata un’ottima regina per la sua nobiltà d’animo, per la

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sua umiltà, per il suo impegno nell’aiutare tutti. Ogni giorno Alessandro parlava al

padre delle doti di Stefania, cercando di strappargli il suo consenso. Il re era

dispiaciuto per la tristezza del figlio e, nello stesso tempo, lo ammirava per la sua

costanza nel perseguire il suo sogno d’amore. Capì che non poteva più ostacolare il

loro amore e decise che avrebbe accettato la fanciulla solo se lei fosse stata in grado

di superare la prova della Cultura.

La prova era difficile perché Stefania avrebbe dovuto rispondere a tutte le domande

sui tesori artistici che il castello conteneva, quadri, sculture, conoscenze sul mondo.

La fanciulla non si perse d’animo e si presentò al castello, decisa a superare la prova:

era povera ma si era sempre interessata di Arte e aveva studiato, a volte, anche la

notte. In una grande sala le domande si succedevano… Van Gogh e I girasoli,

Michelangelo, Vertumno, Arcimboldo, La Cenerentola, Prokofiev e Rossini, Saint-

Saëns, teatri famosi, il S. Carlo, La Fenice…, e poi domande sul mare, i continenti, le

montagne; anche la regina volle che rispondesse in inglese ad alcune domande su

William Shakespeare. Stefania rispondeva lentamente, con precisione e sicurezza, ad

ogni risposta si guadagnava la stima del re per la sua grande cultura. La prova era

stata brillantemente superata!

Tra la gioia di tutti Alessandro e Stefania poterono così sposarsi. Il re cedette la

corona al figlio e si preparò a un compito molto importante e divertente, quello del

nonno.

Fiaba n. 3

Il dono segreto di Sofì di Maria Cannella

C’era una volta, nelle profondità più oscure del mare, una regina che aveva una figlia,

brutta ma buona. La principessa si chiamava Sofì, le piacevano i delfini ed era

un’appassionata di alghe e coralli. Quando cercava di unirsi alle sue amiche, queste la

escludevano perché era troppo brutta e non riusciva neanche a trovare un marito.

Un giorno la regina organizzò una grande festa, invitando tutti i galantuomini del mare

per far conoscere loro sua figlia. Ma la principessa si vergognava del suo aspetto e si

chiuse in camera sua. Per scacciare la tristezza creava atmosfere da sogno: prendeva

due conchiglie e le batteva delicatamente l’una sull’altra; annodava coralli e alghe che

faceva ondeggiare ritmicamente, creando armonie musicali di estrema bellezza. Tutti i

pesci, affascinati da quella musica, rimanevano a guardarla incantati. Anche un

giovane passante udì quella dolce melodia e rimase a osservare Sofì di nascosto,

conquistato dalla sua grazia. Verso sera la principessa sentì i passi della madre: era

arrivato il momento di presentarsi alla festa. Tutti i principi stavano brindando,

mancava solo Sacher, il re del mare, che non era stato invitato. Sofì scese le scale

mentre tutti la guardavano e ridevano di lei. Solo il giovane che l’aveva spiata la

guardò incantato: aveva riconosciuto in lei la ragazza che aveva creato quella melodia

che si sentiva in tutto l’oceano. Subito si inginocchiò e la chiese in sposa. Sofì accettò

perché anche lei si era innamorata del giovane all’istante. Gli invitati rimasero

sbalorditi mentre la regina era confusa; quando si riprese dallo stupore disse:

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- Se tu vuoi sposare mia figlia, devi dimostrare di amarla e di non volere solo le sue

ricchezze. Per questo ti sottoporrò a una prova: entro tre giorni devi regalare a mia

figlia la collana di Sacher, l’anello di cristallo e il pettine d’oro della bellezza.

- Ci vado subito, - disse il giovane – per poter sposare al più presto il mio amore.

Si incamminò, così, alla ricerca dei doni. Cercò fra le Rocce dei fondali, scavò nella

sabbia, perlustrò i Coralli di marmo, ma non trovò né l’anello né il pettine; cercò la

collana nella Grotta degli squali, ma non la trovò. Uscendo dalla grotta, fu catturato

dalle meduse che lo portarono al castello di Sacher. Il re non voleva che sposasse

Sofì, perché voleva vendicarsi della regina che non lo aveva invitato alla festa e

imprigionò il poverino nei sotterranei del castello.

Passati tre giorni, la regina, non vedendolo tornare, disse a sua figlia che il ragazzo

era interessato solo alle sue ricchezze e non al suo amore. La principessa salì in

camera sua, piangendo. Il dolore della principessa commosse i suoi amici delfini che si

precipitarono al castello di Sacher, seguiti da molti pesci armati di spade di corallo e di

alghe. Quando Sacher vide quegli intrusi nel suo regno, ordinò alle truppe di meduse

di fermarli, ma le meduse, spaventate dal numero degli invasori, scapparono verso le

rocce, rifugiandosi nelle grotte più buie. Così il re Sacher fu sconfitto; il giovane fu

liberato dai delfini e poté recuperare i doni che gli avrebbero permesso di sposare

Sofì.

Arrivato al palazzo della regina cavalcando un cavalluccio marino, fu accolto dalla

regina in persona che chiamò la principessa. Sofì gli corse incontro e lo abbracciò. Il

giovane regalò i gioielli alla principessa e svelò la sua identità: era il principe

dell’Acqua.

Furono subito organizzate le nozze per il giorno dopo e Sofì, finalmente felice,

espresse la sua gioia creando di nuovo quell’atmosfera melodiosa, capace di incantare

tutti. Così la madre scoprì il dono segreto della figlia che la rendeva così bella. Da

quel giorno vissero tutti felici, tranne il re Sacher che fu imprigionato nella Torre di

corallo nell’oceano più profondo.

Fiaba n. 4

L’albero dell’amore di Filomena Perozziello

Vicino alla città di Tulipandia c’era un meraviglioso e grandissimo prato di tulipani che,

in attesa di essere raccolti, danzavano allegramente sotto il sole tiepido della

primavera.

Un giorno spuntò in questo prato una pianticina diversa da loro: aveva foglie grandi e

un piccolo ed esile fusto. Era proprio strana! Tutti i fiori del campo la prendevano in

giro perché era diversa e da essa non spuntava nessun fiore. Con il passare del tempo

i tulipani crescevano e venivano raccolti. La piccola pianta si sentiva sola perché,

nonostante fosse circondata da alberi, insetti e tanti fiori di prato, tutti la ignoravano.

Pensava che se fosse nata altrove, su una montagna o su una collina, la situazione

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sarebbe stata diversa, avrebbe fatto amicizia, avrebbe potuto anch’essa danzare e

giocare con la natura ed essere felice.

Il tempo passava, la piantina crebbe e divenne un bellissimo e maestoso albero. I fiori

del prato non la prendevano più in giro, perché si resero conto che era un albero e

come tale lo dovevano rispettare. Con l’arrivo dell’estate la pianta offrì l’ombra dei

suoi rami ai piccoli tulipani in cerca di un po’ di frescura. Un giorno il cielo si annerì,

nuvole dispettose e scure si posarono sul campo, lampi guizzanti e ardenti

incendiavano il cielo scuro e si alternavano al rombo dei tuoni. Iniziò a piovere

fortemente e i chicchi di grandine si sarebbero abbattuti da un momento all’altro sui

piccoli fiori indifesi.

I tulipani ebbero molta paura; l’albero li guardò, spiegò i suoi lunghi e folti rami e li

protesse dalla furia della pioggia e del vento, dimenticandosi delle offese ricevute

quando era solo una piccola, fragile e strana pianta. Un ultimo soffio di vento sfiorò la

chioma dell’albero, poi se ne andò via oltre le montagne; una nuvola scoprì il sole e si

adagiò dolcemente sulla collina. Un bellissimo arcobaleno solcò il cielo e ritornò il

sereno. I tulipani erano salvi: l’albero li aveva protetti non solo con la sua imponenza

ma anche con l’amore. Così da quella pianta spuntò un fiore, il più bello del prato:

quello dell’amore.

I tulipani in segno di ringraziamento si disposero in cerchio e danzarono allegramente

attorno all’albero che vide così realizzato il suo sogno: danzare con i tulipani e avere

dei fiori per esprimere la gioia della vita.

La bellezza della natura non è solo ciò che appare ai nostri occhi con i suoi colori e le

sue forme, ma è quella del ciclo della vita, il legame profondo che unisce tutti come

una grande famiglia.

La fiaba finale della classe

I quattro enigmi della bellezza

In un piccolo villaggio della Sicilia orientale vivevano quattro amiche: Susan, allegra e

curiosa, sempre pronta a risolvere i problemi di tutti; Lara, riservata e schiva, era

affascinata dal movimento delle onde e ne conosceva il profondo mistero; Luna,

appassionata di arte sognava di diventare un’artista come Giotto; Giorgia, che amava

ascoltare il vento stormire tra le foglie. Una sera decisero di accendere un falò sulla

spiaggia per trascorrere una serata un po’ diversa raccontandosi i loro sogni. Il fuoco

ardeva tranquillo nella notte serena, ciascuna ragazza inseguiva i propri pensieri

guardando al di là delle fiamme l’immensità del mare.

All’improvviso un forte vento scompigliò le fiamme che si innalzarono verso il cielo… le

quattro amiche si alzarono sorprese, pronte alla fuga quando una voce le fermò:

- Non temete, giovani amiche, io sono lo spirito dell’aria. Per il vostro coraggio e la

vostra leale amicizia siete state scelte per una missione: ascoltatemi e io rispetterò

la vostra decisione. Nessuno ha mai ringraziato noi spiriti della Terra per quello che

ogni giorno facciamo per la vostra vita.

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- In che modo possiamo ringraziarvi? - chiese Susan che per prima si era ripresa

dallo stupore.

Ma quella era la notte dei prodigi, perché dalle acque blu, che si erano messe a

luccicare, si levò la voce dello spirito dell’acqua:

- Potreste portare ad ognuno di noi un oggetto che lo rappresenti.

Le ragazze si guardarono dubbiose, poi Lara chiese che cosa avrebbero ottenuto in

cambio se avessero soddisfatto la loro richiesta. I cespugli della spiaggia ondeggiarono

al vento e apparve lo spirito della natura che disse:

- Otterrete la pace dell’Etna che non erutterà più, dando la pace al vostro popolo… A

me dovrete portare uno dei cuori del bosco, all’aria il polline dorato delle vette, al

fuoco l’orchidea di fuoco, all’acqua la madre regina delle stelle. Questi elementi ci

permetteranno di annullare Sibilla, la maga che, dai tempi dei tempi, impedisce

che la nostra opera porti alla pace e all’armonia sulla Terra.

Le parole della natura si persero nel vento e regnò di nuovo il silenzio; il fuoco si

acquietò e le fanciulle pensarono di aver sognato… Si erano forse addormentate?

Giorgia disse che era impossibile che tutte e quattro avessero fatto lo stesso sogno,

dunque bisognava mettersi all’opera e capire il significato degli indovinelli degli spiriti.

Sembrava che questi avessero proposto loro quasi una caccia al tesoro… Ah! I misteri

che passione!

Il polline delle vette

Al sorgere del sole, mentre pensavano all’enigma del “polline dorato delle vette”,

Susan esclamò:

- Ecco, ci sono! Significa l’aria dolce sopra le nuvole!

E tutte insieme si diressero verso la” Piazza delle nuvole” al centro del loro villaggio,

una piazza bellissima ricca

di statue, colonnati e

mosaici, con aiuole e fiori

splendidi, chiamata così

proprio perché il cielo che

la copriva era sempre

molto nuvoloso e

impediva ai passanti di

apprezzare i tesori della

piazza. Guardarono il

cielo, sapevano che la

soluzione era lì, ma come

arrivare sopra le nuvole?

Era una cosa impossibile.

Proprio in quel momento,

con il naso all’insù, videro

scendere due angioletti,

Bum e Bam, che, ascoltandole, avevano deciso di aiutarle svelando loro che il polline

delle vette altro non era che la luce della conoscenza. Per averlo dovevano meritarlo

rispondendo ad alcuni quesiti che le nuvole avrebbero posto loro, mettendone alla

prova la cultura.

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Le domande piovevano dalle nuvole… Van Gogh e I girasoli, Michelangelo, Vertumno,

Arcimboldo, La Cenerentola, Prokofiev e Rossini, Saint-Saëns, teatri famosi, il S.

Carlo, La Fenice…, e poi domande sul mare, i continenti, le montagne. Era Luna a

rispondere con precisione e sicurezza; lentamente, ad ogni risposta, le nuvole si

diradavano mentre il polline delle vette, una sostanza dorata, cadeva sulle teste delle

ragazze che si affrettarono a raccoglierne il più possibile. Alla fine il sole fece brillare

la piazza tra lo stupore dei passanti, che scoprivano finalmente le ricchezze del loro

villaggio.

Il primo elemento era stato conquistato, Bum e Bam, che erano molto simpatici e

amavano l’avventura, decisero di seguire le quattro amiche nella ricerca degli altri

simboli.

La regina madre delle stelle

Affrontarono così il secondo enigma “la regina madre delle stelle”. Bum trovò la

soluzione di questa frase sibillina: poiché si trattava dell’acqua, le stelle non potevano

essere del cielo ma del mare. Si diressero così verso la costa dove si apriva una

piccola baia, la cui armonia conquistò i nostri amici. La spiaggia dorata era ricoperta di

vivaci coralli, di conchiglie iridescenti dalle forme più strane e il mare luccicava con le

sue sfumature blu e azzurre, ma di stelle marine neanche l’ombra. Dove trovare la

prodigiosa e preziosa

stella? Chissà dove il mare

teneva nascosto il suo

tesoro…

-Per ottenere la stella,

dobbiamo convincere il

mare a donarcela,

dimostrargli che ne siamo

degne. Se riusciremo a

parlare il suo linguaggio,

capirà le nostre intenzioni.

–disse Lara, e intanto

rifletteva sul suono delle

onde che tanto amava

ascoltare - Proverò a

suonare la musica del

mare come faccio spesso

per chiamare i miei amici delfini.

Intrecciò alghe e coralli, cominciò a farli ondeggiare, soffiò delicatamente in due

conchiglie, da cui uscirono suoni melodiosi e puri come i suoi pensieri, creando la

misteriosa atmosfera degli abissi marini. Una gioia profonda si diffuse fra gli abitanti

del mare che danzavano al suono di quella melodia di estrema bellezza… Poi

dolcemente un’onda lasciò ai piedi di Luna una piccola conchiglia chiusa che si aprì

sotto i loro occhi. Meraviglia! All’interno c’era la più bella stella che avessero mai

visto: una stella marina color argento dai riflessi dell’arcobaleno. Raccolsero con

estrema delicatezza il dono del mare, mentre Luna soffiava ancora nelle conchiglie per

ringraziarlo.

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L’orchidea del fuoco

Bisognava passare al

terzo mistero “l’orchidea

del fuoco”. Quella ricerca

stava diventando

appassionante! Mentre

riflettevano, un bagliore

attirò la loro attenzione.

Era il falò che avevano

acceso la notte

precedente e che ancora

ardeva.

- L’orchidea di fuoco si

trova in quelle braci,

ecco perché non si

sono ancora spente! -

esclamò Bum.

Tutti insieme si misero a correre verso i resti del falò, ma fu in quel momento che

apparve Sibilla: la terribile maga aveva sempre saputo delle loro ricerche grazie a un

corvo nero come la pece, che aveva seguito di nascosto tutti i loro passi.

- Ahahah! Illuse, pensavate già alla vittoria, ma avete sottovalutato la mia

potenza! Vi pentirete di esservi opposte a me. La Terra conoscerà terribili mali….

La maga con un soffio malefico spense le ultime braci del falò e con esse l’orchidea di

fuoco, quindi si allontanò mentre risuonava sulla spiaggia la sua risata perfida e

agghiacciante.

Bisognava trovare subito una soluzione prima che Sibilla portasse a termine la sua

opera di distruzione, ma che fare?

- Il cuore dei boschi! Cuore vuol dire amore, solo con l’amore riusciremo a vincere la

sua cattiveria. Presto andiamo nel bosco alle pendici dell’Etna! - esclamò

all’improvviso Giorgia, con un’intuizione geniale che la portava a cogliere i pensieri

nel vento.

Il cuore dei boschi

Fu una corsa affannosa fino al bosco, ma dove trovare il cuore in quel groviglio di

alberi e rami che nascondevano la luce del sole? Furono attirati da uno scalpiccio, era

uno gnomo che, spaventato, cercava di nascondersi tra le radici di un albero. È

risaputo che gli gnomi non possono farsi vedere dagli umani per non perdere i loro

poteri magici, ma i nostri amici furono veloci nel catturarlo. Aveva al collo un fiore

rosa e viola che cresceva in quei luoghi misteriosi: emanava un’energia luminosa e

sembrava animato da leggeri battiti.

- È un fiore prodigioso ed è proprio per le sue virtù che l’armonia regna fra gli

abitanti del bosco. - spiegò lo gnomo ai suoi inseguitori.

- Ecco dunque il cuore dei boschi! - esultarono i nostri amici. – Dove lo possiamo

trovare?

- Se mi promettete la libertà e di non rivelare a nessuno la mia esistenza, vi

condurrò all’albero dell’amore.

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Dopo aver ricevuto una solenne promessa, lo gnomo si inoltrò nel bosco e li guidò fino

ad una radura, al centro della quale si ergeva un albero maestoso da cui pendevano i

cuori del bosco. Giorgia fu la prima ad avvicinarsi e chiese all’albero l’origine di quei

fiori meravigliosi.

E l’albero raccontò:

“In un prato di tulipani che danzavano allegramente sotto il sole tiepido della

primavera, un giorno spuntò una piantina diversa da loro: aveva foglie grandi e un

piccolo ed esile fusto.

Era proprio strana! Tutti

i fiori del prato la

prendevano in giro

perché era diversa e da

essa non spuntava

nessun fiore. La piccola

pianta si sentiva sola

perché, nonostante fosse

circondata da alberi,

insetti e tanti fiori, tutti

la ignoravano. Pensava

che se fosse nata

altrove, su una

montagna o su una

collina, la situazione

sarebbe stata diversa,

avrebbe fatto amicizia, avrebbe potuto anch’essa danzare e giocare con la natura ed

essere felice.

Il tempo passava e la piantina crebbe diventando un bellissimo e maestoso albero. I

fiori del prato non la prendevano più in giro, perché si resero conto che era un albero

e come tale lo dovevano rispettare. Con l’arrivo dell’estate la pianta offrì l’ombra dei

suoi rami ai piccoli tulipani in cerca di un po’ di frescura. Un giorno il cielo si annerì,

nuvole dispettose e scure si posarono sul campo, lampi guizzanti e ardenti

incendiavano il cielo scuro e si alternavano al rombo dei tuoni. Iniziò a piovere

fortemente e i chicchi di grandine si sarebbero abbattuti da un momento all’altro sui

piccoli fiori indifesi.

I tulipani ebbero molta paura; l’albero li guardò, spiegò i suoi lunghi e folti rami e li

protesse dalla furia della pioggia e del vento, dimenticandosi delle offese ricevute

quando era solo una piccola, fragile e strana pianta. Un ultimo soffio di vento sfiorò la

chioma dell’albero, poi se ne andò via oltre le montagne; una nuvola scoprì il sole e si

adagiò dolcemente sulla collina. Un bellissimo arcobaleno solcò il cielo e ritornò il

sereno. I tulipani erano salvi: l’albero li aveva protetti non solo con la sua imponenza

ma anche con l’amore. Così da quella pianta spuntò un fiore, il più bello del prato:

quello dell’amore.

I tulipani in segno di ringraziamento si disposero in cerchio e danzarono allegramente

attorno all’albero che vide così realizzato il suo sogno: danzare con i tulipani e avere

dei fiori per esprimere la gioia della vita.

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La bellezza della natura non è solo ciò che appare ai nostri occhi con i suoi colori e le

sue forme, ma è quella del ciclo della vita, il legame profondo che unisce tutti come

una grande famiglia. Vi donerò un fiore affinché voi possiate continuare l’opera della

vita.” concluse l’albero.

Ricche di questa scoperta e con il prezioso trofeo, le quattro ragazze ritornarono sulla

spiaggia, seguite sempre dai due angeli.

La vittoria finale

Appena giunti, Bum e Bam presero il fiore e volarono sopra le ceneri spente, mentre

le ragazze si prendevano per mano formando un cerchio intorno al falò: il cerchio

dell’amore invincibile. La luce dell’orchidea di fuoco prese così a brillare sempre più

forte, mentre un grido di gioia risuonò sulla spiaggia. Missione compiuta!

Ma ecco piombare all’improvviso un falco: era Sibilla che in un lampo si impossessò

dei quattro simboli degli spiriti della Terra e volò fin sull’Etna dove li fece cadere nel

cratere. Ma la forza dei quattro simboli uniti fu incredibile e inarrestabile perché i

pendii brulli e neri del vulcano si coprirono di muschi, fiori e verdi cespugli, sotto lo

sguardo incredulo di Sibilla che lanciò un urlo di rabbia: aveva contribuito con le sue

mani alla sua sconfitta. Cercò di recuperare i quattro simboli, ma gli spiriti dell’aria,

dell’acqua, del fuoco e della terra, più potenti di prima, riuscirono a sconfiggere la

maga del male definitivamente, mentre il vento della pace e dell’armonia invadeva

uomini e cose.

Quel giorno Susan, Lara, Giorgia e Luna avevano conosciuto la vera bellezza in tutto

ciò che avevano vissuto, la bellezza della conoscenza, la forza dell’amicizia, la potenza

dell’amore, la passione di un’idea, il valore delle cose che ci circondano e che spesso

trascuriamo, soprattutto la bellezza della collaborazione che aveva unito loro e i

quattro spiriti della Terra.