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Anno VI Numero 1219 Lunedì 06 Novembre 2017 S. Leonardo AVVISO Ordine 1. Ordine: Campagna Vaccinazione contro influenza 2. Caduceo d’Oro 2017 e Giuramento di Galeno Notizie in Rilievo Scienza e Salute 3. Perché le INIEZIONI si fanno sui Glutei? 4. Un estratto del tè verde potrebbe fermare l'alzheimer 5. Ecco le due molecole della sazietà ma è davvero così semplice? 6. Tumori, biopsia dalla saliva: risultati in 10 minuti Prevenzione e Salute 7. Insonnia, quando usare la melatonina 8. Tiroidite di Hashimoto Meteo Napoli Lunedì 06 Novembre Variabile Minima: 13° C Massima: 18 °C Umidità: Mattina = 68% Pomeriggio = 72% Perché le INIEZIONI si fanno sui Glutei? Sono soltanto le iniezioni cosiddette intramuscolari che si fanno prevalentemente sui glutei. Per la precisione, immaginando di dividere il gluteo in quattro parti con due linee perpendicolari che si incrociano al centro, le iniezioni si fanno sulla parte superiore esterna. Questa zona ha il vantaggio di avere uno strato superficiale di spessore ridotto: perciò, l’ago deve penetrare poco per raggiungere il sottostante muscolo, che è il grande gluteo. Così, non c’è il rischio di incontrare nervi, lo sciatico, che passa invece in corrispondenza della parte superiore interna. (Focus) UN ESTRATTO DEL TÈ VERDE POTREBBE FERMARE L'ALZHEIMER Un antiossidante 'ingabbia' frammenti tossici legati alla demenza Una sostanza presente nel te' verde - l'antiossidante chiamato 'Epigallocatechina' - potrebbe fermare l'Alzheimer, impedendo la formazione delle placche di sostanza beta amiloide che si ritiene giochino un ruolo chiave nella genesi della malattia. Lo rivela una ricerca apparsa sul Journal of the American Chemical Society. Già in passato alcuni studi avevano collegato il consumo di tè verde a minore rischio di Alzheimer. Con la risonanza magnetica nucleare è stato osservato che la sostanza è in grado di ricoprire i frammenti di beta-amiloide e, così facendo, impedisce loro di appiccicarsi l'un l'altro per formare le placche tossiche per il cervello. Naturalmente si tratta di uno studio preliminare e bisognerà valutare il modo di far arrivare l'epigallocatechina direttamente al cervello, ma i risultati suggeriscono la possibilità che assumere estratti di tè verde aiutino nella prevenzione dell'Alzheimer. (ANSA) SITO WEB ISTITUZIONALE : www.ordinefarmacistinapoli.it E-MAIL: [email protected] ; [email protected] SOCIAL Seguici su Facebook Diventa Fan della nostra pagina www.facebook.com/ordinefarmacistinapoli iBook Farmaday Proverbio di oggi……… 'E figlie sò piezze 'e core (I figli sono una parte del nostro cuore)

Perché le INIEZIONI si fanno sui Glutei?

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Anno VI – Numero 1219 Lunedì 06 Novembre 2017 – S. Leonardo

AVVISO Ordine

1. Ordine: Campagna

Vaccinazione contro influenza

2. Caduceo d’Oro 2017 e

Giuramento di Galeno

Notizie in Rilievo

Scienza e Salute 3. Perché le INIEZIONI si

fanno sui Glutei?

4. Un estratto del tè verde

potrebbe fermare

l'alzheimer

5. Ecco le due molecole della

sazietà ma è davvero così

semplice?

6. Tumori, biopsia dalla

saliva: risultati in 10 minuti

Prevenzione e Salute 7. Insonnia, quando usare la

melatonina

8. Tiroidite di Hashimoto

Meteo Napoli

Lunedì 06 Novembre

Variabile

Minima: 13° C Massima: 18 °C Umidità: Mattina = 68%

Pomeriggio = 72%

Perché le INIEZIONI si fanno sui Glutei?

Sono soltanto le iniezioni cosiddette intramuscolari che si fanno prevalentemente sui glutei.

Per la precisione, immaginando di dividere il gluteo in quattro parti con due linee perpendicolari che si incrociano al centro, le iniezioni si fanno sulla parte superiore esterna. Questa zona ha il vantaggio di avere uno strato superficiale di spessore ridotto: perciò, l’ago deve penetrare poco per raggiungere il sottostante muscolo, che è il grande gluteo. Così, non c’è il rischio di incontrare nervi, lo sciatico, che passa invece in corrispondenza della parte superiore interna. (Focus)

UN ESTRATTO DEL TÈ VERDE POTREBBE FERMARE L'ALZHEIMER

Un antiossidante 'ingabbia' frammenti tossici legati alla demenza

Una sostanza presente nel te' verde - l'antiossidante chiamato 'Epigallocatechina' - potrebbe fermare l'Alzheimer, impedendo la formazione delle placche di sostanza beta amiloide che si ritiene giochino un ruolo chiave nella genesi della malattia. Lo rivela una ricerca apparsa sul Journal of the American Chemical Society. Già in passato alcuni studi avevano collegato il consumo di tè verde a minore rischio di Alzheimer. Con la risonanza magnetica nucleare è stato osservato che la sostanza è in grado di ricoprire i frammenti di beta-amiloide e, così facendo, impedisce loro di appiccicarsi l'un l'altro per formare le placche tossiche per il cervello. Naturalmente si tratta di uno studio preliminare e bisognerà valutare il modo di far arrivare l'epigallocatechina direttamente al cervello, ma i risultati suggeriscono la possibilità che assumere estratti di tè verde aiutino nella prevenzione dell'Alzheimer. (ANSA)

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PAGINA 2 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VI – Numero 1219

PREVENZIONE E SALUTE

INSONNIA, QUANDO USARE LA MELATONINA

Gli integratori sfruttano gli effetti della sostanza prodotta dall'epifisi per farti dormire un sonno tranquillo

Prima di buttarti sui farmaci, puoi provare i rimedi naturali a base di melatonina. La melatonina è un ormone prodotto da una piccola ghiandola del cervello chiamata epifisi, in base all'alternanza luce-buio e la sua secrezione influenza il ritmo sonno-veglia e di conseguenza può portare all'insonnia. L'eventuale produzione insufficiente può essere integrata con i prodotti da banco a base di melatonina, che forniscono all'organismo la sostanza naturale di cui è carente.

: L'azione di questi integratori può essere più efficace di tisane e prodotti fitoterapici, perché aumenta la propensione al sonno, la sua durata e la sua qualità. In più, la melatonina non provoca l'assuefazione e gli effetti collaterali che

spesso si portano dietro i farmaci ipnotici, che in alcuni casi inibiscono anche la produzione di melatonina endogena. Poi, niente stanchezza mattutina, tipica di molti sonniferi tradizionali. In generale gli integratori a base di melatonina sono indicati: • per combattere i disturbi di addormentamento; • per contrastare i risvegli notturni e il sonno disturbato. Ci sono poi alcune condizioni che possono influire sulla secrezione notturna di melatonina, alterando di conseguenza i ritmi sonno-veglia: • l'invecchiamento, perché la produzione di melatonina diminuisce man mano, con l'avanzare dell'età; • l'avvicinarsi della menopausa; • il jet lag (una corretta somministrazione di melatonina consente di adeguarsi rapidamente al nuovo

fuso orario dopo un lungo viaggio aereo); • lavoro nelle ore notturne; • periodi di stress; • effetti collaterali di alcuni farmaci; • condizioni patologiche, quali obesità e sindrome metabolica, patologie cardiovascolari e cefalee. COME SI SOMMINISTRA: Gli integratori a base di melatonina sono prodotti da banco, in compresse o gocce, venduti in farmacia, in erboristeria. Contengono quantità variabili dell'ormone, il cui dosaggio giornaliero è di pochi mg, da 1 a 5. Ma perché siano davvero efficaci contro l'insonnia e i disturbi del sonno è consigliabile l'utilizzo di melatonina pura: una qualsiasi contaminazione può anche provocare effetti collaterali. Per questo bisogna esseri attenti alle melatonine in commercio, perché non sono tutte uguali, sia per la differenza del processo produttivo che per gli eccipienti utilizzati, controllando il grado di purezza certificato sull'etichetta. (OK, Salute e Benessere)

Soffri di INSONNIA? Fai fatica a dormire e il tuo sonno è agitato?

Quando assumere la MELATONINA

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PAGINA 3 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VI – Numero 1219

PREVENZIONE E SALUTE

TIROIDITE DI HASHIMOTO

La causa più frequente di IPOTIROIDISMO

Per comprendere la rilevanza di questo argomento pensate che la Tiroidite di Hashimoto (chiamata anche tiroidite linfocitaria o Tiroidite Autoimmune Cronica) è l'infiammazione della tiroide più diffusa al mondo. Tende ad avere una distribuzione familiare ed è circa 6 volte più frequente nella donna rispetto all'uomo; la sua incidenza aumenta con l'età. E' una malattia di tipo "autoimmune" cioè determinata da una auto-aggressione del proprio sistema immunitario: la produzione di anticorpi e cellule killer verso il tessuto tiroideo ne determina la progressiva

distruzione e l'evoluzione frequente verso l' IPOTIROIDISMO, una riduzione dell'attività funzionale della ghiandola.

I pazienti affetti da TIROIDITE DI HASHIMOTO presentano una sintomatologia molto variabile correlata all'andamento clinico della malattia, all'età di insorgenza ed alla presenza di altre malattie concomitanti. Quando la malattia esordisce in forma acuta (minoranza dei casi) vi è una rapida distruzione ghiandolare con conseguente liberazione nel sangue dei depositi di ormoni tiroidei: la tiroide può essere dolente, aumentata di volume ed ì sintomi sono quelli tipici

dell'ipertiroidismo (tachicardia, astenia, dimagramento, febbre, insonnia etc..). Nella maggior parte dei casi l'esordio è lento e spesso asintomatico: per molto tempo la tiroide mantiene una normale produzione ormonale ed i sintomi insorgono solo quando c'è l'evoluzione verso l'ipotiroidismo. La Tiroidite di Hashimoto è la principale causa di ipotiroidismo. L'evoluzione, spesso lenta, verso una ridotta funzionalità tiroidea è frequente.

: I sintomi tipici dell'ipotiroidismo sono il facile affaticamento, la depressione, l'intolleranza al freddo, la difficoltà di concentrazione, la perdita dei capelli. Concomita spesso anche un ingrossamento della ghiandola (gozzo) che

progressivamente diviene più dura alla palpazione. Nella donna possono verificarsi anche irregolarità mestruali. Questa malattia può essere associata ad altre malattie tipicamente legate ad una alterata funzione del sistema immunitario quali: malattia di Basedow-Graves, gastrite atrofica, morbo celiaco, epatite C, miastenia, xerostomia,

cheratocongiuntivite sicca, deficit surrenalico, insufficienza ovarica prematura (P.O.F. o menopausa precoce), vitiligo, Sindrome di Schmidt (insufficienza surrenale, ipoparatiroidismo, diabete, insufficienza ovarica).

La DIAGNOSI oltre che sui rilievi anamnestici (storia familiare del paziente) e sull'esame obiettivo (ispezione e palpazione della ghiandola e del collo) si basa su importanti indagini di laboratorio e strumentali come il dosaggio del TSH (ormone ipofisario che controlla la tiroide), FT4 ed FT3 (frazioni libere degli

ormoni tiroidei circolanti nel sangue); la ricerca degli anticorpi (AC) anti-tireoperossidasi (un enzima tiroideo) è positiva nel 95% dei casi

e quella degli anticorpi anti tireoglobulina lo è nel 60% dei casi; utili anche la ricerca di AC anti-recettore del TSH e l'ecografia tiroidea. Talvolta può essere necessario il ricorso all'esame citologico (ago-aspirato) e/o alla scintigrafia.

Nella diagnostica differenziale è bene sempre escludere l'assunzione di farmaci che possono indurre la formazione di anticorpi contro la tiroide: amiodarone, alfa-interferone, interleuchina-2). La TERAPIA è data in relazione alla funzione tiroidea al momento della diagnosi. Essendo frequente uno stato di ipotiroidismo spesso si basa sulla somministrazione (terapia sostitutiva) di levotiroxina (LT4); nei rari casi di riscontro in fase ipertiroidea sarà utilizzata una terapia inibente la funzione ghiandolare. (Salute, Donne)

Sintomi

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PAGINA 4 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VI – Numero 1219

SCIENZA E SALUTE

ECCO LE DUE MOLECOLE DELLA SAZIETÀ MA È DAVVERO COSÌ SEMPLICE?

I ricercatori hanno scoperto che determinate cellule del cervello (taniciti), non appena sentono la presenza degli amminoacidi - in particolare arginina e lisina -, si attivano

Arginina e Lisina: sono le due molecole in grado, secondo alcuni studiosi di interagire con determinate strutture del nostro cervello facendo partire il messaggio legato al senso di sazietà. Dunque, semplificando, che potrebbero aiutarci a dimagrire togliendoci la fame. È proprio così?

I TANICITI Nicholas Dale, del Dipartimento di Scienze umane, ha studiato con i colleghi l’attività dei taniciti, ovvero particolari cellule ependimali (l’ependima è il tessuto che riveste le cavità dell’encefalo e del midollo spinale) che si trovano nel terzo ventricolo del cervello. Gli esperti hanno scoperto che sulla superficie dei taniciti vi sono dei recettori specifici per gli amminoacidi, che non sono altro che i “mattoncini” di base delle proteine. Si tratta degli stessi recettori presenti sulla lingua, nelle papille gustative, per sentire il gusto umami (tipico del glutammato), che è appunto il sapore caratteristico associato agli amminoacidi. Lavorando su taniciti resi fluorescenti per renderli visibili al microscopio, Dale e colleghi hanno scoperto che, non appena sentono la presenza degli amminoacidi - in particolare arginina e lisina -, queste cellule si attivano, rilasciando un messaggio di sazietà.

SAZIETÀ Gli autori del lavoro, pubblicato sulla rivista Molecular Metabolism, suggeriscono che prediligere cibi ricchi di arginina e lisina (fanno l’es. di spalla di maiale, controfiletto di manzo, pollo, sgombro, prugne, albicocche, avocado, lenticchie e mandorle) potrebbe favorire il senso di sazietà e che in futuro diete specifiche potrebbero essere sviluppate sulla base di questa conoscenza. In secondo luogo - si potrebbe trovare un giorno la maniera di attivare dall’esterno gli “interruttori di sazietà”’ presenti sui taniciti e quindi fermare la fame direttamente agendo su di essi.

PROTEINE: «Lo studio è molto interessante dal punto di vista della ricerca dei meccanismi che regolano

il senso di sazietà. Tuttavia al momento non esiste alcuna possibile ricaduta pratica immediatamente applicabile. Aggiungo che gli alimenti ricchi di arginina, lisina e alanina sono tutti quelli che contengono proteine. Gli amminoacidi, infatti, sono le sostanze di base che costituiscono le proteine, ogni proteina è caratterizzata da una precisa sequenza di “mattoni” di amminoacidi. Arginina, lisina e alanina sono tre amminoacidi ben rappresentati nella dieta dei Paesi occidentali, dato che ciascuno di noi consuma circa 90 grammi di proteine al giorno (dato maschile)».

AMMINOACIDI «Questi e altri amminoacidi li introduciamo con il cibo, entrano nel sangue e vanno nel pool degli amminoacidi provenienti da tutte le fonti, dove svolgono le loro funzioni. Ma questo non significa che assumendo più arginina e lisina aumenti immediatamente il senso di sazietà. Peraltro è cosa nota che la sazietà è data dalle proteine, che certamente nella dieta occidentale non mancano. Secondo i Larn (Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti) dovremmo mangiare 1 grammo di proteine per ogni Kg di peso corporeo al giorno, quindi circa 70 gr gli uomini e 60 gr le donne. Ma andiamo ben oltre queste quantità. Dunque mi sembra chiaro che non sono gli amminoacidi citati nello studio a mancarci, bensì un qualche altro passaggio del complesso meccanismo per cui viene inviato il segnale di sazietà. Ribadisco però che il lavoro è molto interessante proprio per la conoscenza sempre maggiore di questo meccanismo, che andrà ulteriormente approfondita».

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PAGINA 5 FARMADAY – IL NOTIZIARIO IN TEMPO REALE PER IL FARMACISTA Anno VI – Numero 1219

«SATIATION» In definitiva, quali sono i cibi che danno maggiore senso di sazietà? «Come ho detto, sono quelli con alto contenuto di proteine, animali o vegetali - sottolinea Ghiselli -. I carboidrati invece danno meno senso di sazietà: ecco perché un etto di pasta ci lascia più affamati di un etto di carne.

Gli elementi sono due: il tempo che intercorre tra un pasto e l’altro, e che dipende essenzialmente dalla quantità di grassi che consumiamo, e la cosiddetta “satiation” (non esiste un termine italiano), ovvero quel meccanismo che fa sì che il nostro pasto si concluda. In quest’ultimo aspetto hanno un grosso ruolo le proteine. Ecco perché la frutta secca, ricca di grassi e proteine (un po’ come una bistecca con olio), è famosa per il suo potere saziante». (Salute, Corriere) SCIENZA E SALUTE

TUMORI, BIOPSIA DALLA SALIVA: RISULTATI IN 10 MINUTI

Il test costa meno di 20 euro e si è dimostrato affidabile. A svilupparlo David Wong dell’università, della California di Los Angeles

è il nuovo test capace di rilevare i frammenti del Dna tumorale nei fluidi del corpo.

Una biopsia liquida, che si aggiunge a quelle in studio sul sangue. Il test, assicura il ricercatore, si è mostrato accurato al 100% ed è così semplice da poter essere fatto nello studio del medico, dal farmacista, dal dentista o persino a casa. Finora il test si è mostrato accurato sul tumore ai polmoni e quest’anno dovrebbe entrare in piena sperimentazione clinica sui pazienti con questa malattia in Cina. Gli attuali metodi per rilevare un cancro al polmone dal sangue sono complicati, danno risultati in due settimane e possono monitorare la diffusione del cancro, ma non essere usati come esame iniziale. La biopsia liquida della saliva invece dà una diagnosi definitiva non appena il tumore si sviluppa. Wong immagina di usarla insieme ad altri strumenti diagnostici. Ad es., se da una radiografia dovesse emergere un nodulo sospetto, il test potrebbe confermare la presenza del tumore dalla saliva. Secondo il ricercatore l’approvazione da parte della Fda (l’agenzia Usa che regola i farmaci) dovrebbe arrivare entro un paio d’anni, ed essere disponibile nel Regno Unito in 4 anni. La biopsia liquida della saliva potrebbe essere la chiave per la diagnosi precoce di alcuni tumori, come quello del pancreas, per cui attualmente non esistono screening precoci efficaci. «Più avanti - conclude Wong - potrebbe essere possibile avere un test in grado di rilevare contemporaneamente più tipi di tumore». Questa è però solo l’ultima, in ordine di tempo, tra le biopsie liquide allo studio. C’è anche il progetto italiano Cancer-Id, dell’Ist. oncologico veneto, che punta a individuare nuovi marker che, mediante l’analisi del sangue, possano evitare la biopsia, permettendo di monitorare la riduzione o meno dei tumori e l’efficacia delle cure nei pazienti sotto terapia. E poi il test del NCI degli Stati Uniti, che dal sangue è riuscito a prevedere la ricomparsa del tumore con oltre tre mesi di anticipo rispetto alla tac, e identificare i pazienti che probabilmente non avrebbero risposto alla terapia. (Salute, La Stampa)

NON E’ INVASIVO E IN SOLI 10 MIN. PUÒ

ACCERTARE LA PRESENZA DI UN TUMORE

DA UNA SOLA GOCCIA DI SALIVA

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ORDINE: LOCANDINA CAMPAGNA INFORMATIVA ANTINFLUENZALE 2017

L’Ordine in collaborazione con Federfarma ha predisposto una locandina informativa che riporta le raccomandazioni ed i consigli per prevenire l’influenza 2017-2018.

Ordine dei Farmacisti della Provincia di Napoli

La Bacheca

Le locandine saranno distribuite

nei prossimi giorni a tutte le farmacie di Napoli e Provincia.

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ORDINE di NAPOLI: CONCERTO DI NATALE, CADUCEO D’ORO, MEDAGLIE di BENEMERENZA alla

PROFESSIONE e GIURAMENTO di GALENO

Domenica 17 Dicembre,ore 18.00–Teatro Auditorium Mostra D’Oltremare– NA

Si ringraziano tutte le aziende per la sensibilità avuta nel patrocinare questa cerimonia rivolta alla valorizzazione dell’intera Categoria e rendendo lo sforzo dell’Ordine per nulla oneroso. Sul sito dell’Ordine, nella Home page, sezione News, Medaglie alla Professione – Consegna delle Medaglie trovi il regolamento sulle:

CONTRIBUZIONI VOLONTARIE A FAVORE della MANIFESTAZIONE Di seguito il link:

http://www.ordinefarmacistinapoli.it/ordinenuovo/images/pdffiles/regolamento-contributi-volontari-manifestazione-2017.pdf

nel Panel le

aziende che lo SCORSO ANNO

hanno contribuito, con patrocinio volontario, alla realizzazione dell’evento.

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MEDAGLIE ALLA PROFESSIONE E GIURAMENTO DI GALENO

Domenica 17 Dicembre, ore 18.00, Teatro Auditorium Mediterraneo Mostra d’Oltremare

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MEDAGLIE ALLA PROFESSIONE E GIURAMENTO DI GALENO

Domenica 17 Dicembre, ore 18.00, Teatro Auditorium Mediterraneo Mostra d’Oltremare

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