Per Tutti i Gatti Che Fanno Miao

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    Per tutti i gatti che fanno

    miao!di Marco Terramoccia

    Ehi, Miguel, cosa quello? chiese curioso Carlos.

    I due topi si avvicinarono alla bottiglia di vetro che saliva e scendeva rotolando sulla riva della

    spiaggia, spinta dalle onde che lavevano portata fino a l chiss da dove.

    Guarda Miguel, c qualcosa dentro. Apriamola e vediamo cosa c afferm Carlos, il topo pi

    giovane tra i due.

    No, Carlos, non possiamo farlo adesso. Sar una faticaccia, ma la dobbiamo portare fino al castello.

    Ora aiutami parl chiaro Miguel.

    I topi trovarono il modo di farlo: ingegnandosi con laiuto di alcuni fili derba pi lunghi, resistenti e

    secchi, si legarono la bottiglia che qualche tempo prima aveva contenuto del latte sulle spalle. Carlos,

    che era il pi giovane e pi alto, su di s aveva il collo della vecchia bottiglia. Miguel che era pi

    grande e ingombrante ma non pi alto, il fondo. Insieme si equilibravano bene il peso.

    Mi raccomando compagno, dobbiamo correre a tempo, dobbiamo riuscire a rimanere sempre

    affiancati. Dobbiamo fare in modo che non ci cada mai, cos non perderemo tempo a sistemarla di

    nuovo. Il viaggio lungo e pericoloso conferm Miguel, consapevole che tornare al castello non

    sarebbe stata unimpresa semplice.

    Io sono pronto. Quando vogliamo partire, ci sono.

    Lalba aveva iniziato a dare il cambio alla notte, che lentamente stava lasciando il posto al sole con

    limpegno di illuminare il giorno.Coraggio, andiamo incit Miguel allaltro.

    Fianco a fianco i due topi di castello iniziarono ad andare. Miguel, andiamo a fiuto? chiese Carlos al

    suo compagno davventura appena iniziata.

    Loro dovevano tornare al castello, dove vivevano non pi tranquilli da quando una delle due bande di

    gatti aveva costretto le loro famiglie a rifugiarsi dentro una tana, dietro la cucina per fortuna. A loro

    era toccato il compito di andare a trovare aiuto e per questo motivo si erano spinti cos lontano, fino

    al mare, alla ricerca di Dolores, una cagna di razza Bull Dog amica dei loro parenti, che fino a quel

    momento non avevano trovato. In compenso, avevano trovato quella bottiglia, che ancora non

    sapevano cosa contenesse al suo interno. Anche se dal vetro, ormai parecchio sporco di erbetta di

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    mare, a loro pareva di vedere allinterno come dei fogliarrotolati. Puliti rispetto allo stato della

    bottiglia. Quello era segno che allinterno lacqua non era entrata e quindi i fogli s, se fogli erano, si

    erano mantenuti asciutti.

    Appena passate le prime dune di sabbia Miguel disse: Carlos, ascolta. Tu ancora non sei molto

    esperto, ma ti assicuro che quelle sono le tracce lasciate da un serpente mangia topi. Con queglianimali non ci si ragiona, dammi retta, sono peggio dei gatti! Fidati, dobbiamo aggirare il laghetto e

    poi riprendere verso la collina. Andiamo di l.

    E sempre fianco a fianco girarono a sinistra e costeggiarono il laghetto. Fortunatamente non

    trovarono nessun intoppo fino allaltra parte. Vieni Carlos, riprendiamo ad andare verso la collina.

    Siamo appena partiti e dobbiamo arrivare lass.

    In alto, sulla collina davanti a loro, si erigeva il castello. La loro accogliente casa, prima che quelle due

    bande di gattacci decidessero di stabilircisi. Una delle due bande di gatti era capeggiata da un gatto

    arancione di nome Oscar. Era arrivata al castello per sfuggire agli attacchi di Dolores, la cagna cheloro erano venuti a cercare e che era la guardiana di una piccola fattoria pi a valle del castello.

    Dolores, pi di ogni altro cane, dei gatti non sopportava nulla e aveva costretto alla fuga e allesilio

    Oscar e il suo gruppo, che dopo parecchio girovagare erano entrati nel castello e avevano messo in

    fuga uno dei due gatti domestici guardiani, ormai vecchi, e avevano costretto le famiglie di Carlos e

    Miguel a rintanarsi dentro una tana parecchio grande dietro la cucina. Miguel e Carlos avevano un

    compito importantissimo, per quanto difficile e pericoloso. Avevano giurato ai loro familiari che

    avrebbero trovato aiuto e che sarebbero tornati per mandare via i gatti dal castello una volta per

    tutte. Al pian terreno del castello ci si era insediato un altro gruppo di gatti, composto tutto da

    mercenari ammazza-topo, che si spostava da un posto allaltro in cerca di topi da stanare e sbafare,

    in banchetti a base di quella carne bianca e poco grassa. Il capo della banda dei mercenari era uncerto Rolfo, un gatto nero e occhi gialli dalle origini incerte. Era forse il pi cattivo e pericoloso. A

    Rolfo, oltre che i topi, piacevano parecchio anche i pesci. Lui, che si riteneva un gatto dalle nobili

    origini, passava parecchio tempo sul ponte levatoio del castello, che dopo labbandono da parte dei

    nobili che lo avevano abitato era rimasto abbassato. Nel fossato pieno dacqua, ampio e

    discretamente profondo, ci vivevano tre lucci, ormai parecchio grandi e sempre affamati, alcune

    variet tra rane e rospi, che nelle notti di luna piena facevano dei concerti strazianti, per i quali

    brontolavano addirittura le armature vuote che i nobili proprietari del castello, costretti allesilio, non

    si erano potute portare dietro, visto che se ne erano dovuti andare via tutti in fretta e furia. Rolfo

    cercava di ipnotizzare i pesci rossi del fossato. Era parecchio che dava la caccia a una femmina bella

    grossotta.

    Pisciulina, guardami, non mi scappare! Lasciati addormentare, vedrai che ti piacer.

    Era giorni che imperterrito provava la carta dellipnosi senza riuscita. Era stato lui che pi duna volta

    aveva rischiato di addormentarsi con la sua stessa voce e per poco non era caduto nel fossato, dove i

    lucci non gli avrebbero dato certo la possibilit di tornare a terra sano e salvo. Lo sapevano bene le

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    rane e i rospi, che nonostante non fossero un cibo ottimo per i tre lucci continuavano a fare una gran

    fatica a mantenersi in numero abbondante. Il luccio pi grande con Rolfo cavrebbe fatto un gran bel

    pasto! Comunque il gattone, convinto dei suoi poteri, continuava a cercare di ipnotizzare la

    pesciolotta rossa, che a sua volta si fermava a guardarlo da sotto il pelo dellacquae gli soffiava bolle

    dacqua, cosa che lo faceva imbestialire. Tutti i giorni provava prima lipnosi poifaceva diversi

    tentativi di tuffo o entrata in acqua per infine, come al solito, desistere e tornarsene a bocca vuota

    nel castello.

    Oscar, come obbiettivo, aveva quello di non far entrare altri gruppi di gatti nel castello. E se ci

    riuscivano, lui e la sua banda dovevano far sparire tutti i topi da l dentro. Cosa che per il momento

    non gli era riuscita e parecchio per colpa delle intromissioni di Rolfo e dei suoi compagni maldestri e

    poco furbi, quasi sempre capaci di creare solo caos. Infatti tutta la famiglia di Miguel e Carlos eranoriusciti a trovare quella tana bella confortevole solo grazie al fatto che di loro si era proposto di

    occuparsene Rolfo e i suoi, tanto per dimostrare a Oscar come si faceva a sterminare due famiglie di

    topi in pochissimo tempo. Quella prova era andata a finire con le famiglie di topi che avevano

    cambiato solo tana e avevano dovuto effettuare un ennesimo trasloco. E Rolfo, invece, aveva fatto la

    sua ennesima brutta figura con i suoi e con la banda i Oscar. Ormai in quel castello abbandonato non

    faceva pi paura a nessuno.

    Girolamo, padre di Carlos e fratello del padre di Miguel, se ne stava sdraiato in un angolo vicino alla

    mezza candela. Se ne stava a pensare come lui e i suoi avrebbero potuto fare a scendere alla prima

    fattoria, a met collina, per recuperare un po di quel formaggio cos tanto buono e utile per la loro

    salute. In fondo, dove era luscita della tana, la candela illuminava gli occhi verdi di un gatto

    sentinella del gruppo di Rolfo. Prima di provare a uscire, lui e gli altri dovevano distrarre quel ceffo e

    assicurarsi che la via fosse temporaneamente libera.

    Guarda, Miguel. L c un fienile o sbaglio?

    Ci vedi perfettamente, Carlos. arrivata lora di vedere se riusciamo a trovare qualcosina da

    sgranocchiare, che ne dici?

    Certo che s rispose Carlos, che aveva anche il bisogno di riposarsi un attimino.

    I due topi si avvicinarono al fienile, che sembrava del tutto abbandonato e lasciato andare. Arrivati al

    fienile si fermarono, erano stanchi e affamati. Si guardarono intorno, non videro nessuno e non

    fiutarono odori che non conoscessero. Ci significava che nei paraggi non cerano n umani n altri

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    imminenti pericoli. Vicino una balla di fieno per terra, visione delle visioni, trovarono un po di noci.

    Qualcuno si era fermato l a mangiare ed era ripartito, dimenticando quelle noci. Un regalo del tutto

    inaspettato e graditissimo.

    Che fortuna, Miguel! Guarda, hanno lasciato delle noci qua per terra! Guarda!

    Le vedo, amico, ma penso sia meglio lasciar perdere e andarcene subito. Non credi? lo interrog

    lamico Miguel.

    Io ho una gran fame e sono sfinito. Ho bisogno di mangiare, bere e riposarmi un po disse Carlos

    davvero stanco, con la lingua di fuori.

    Va bene lo assecond Miguel, sempre meno titubante. Era stanco anche lui. Il giaciglio per

    dormire un po ottimo. La vedo un po pi dura per rompere le noci riflett ad alta voce Miguel.

    Il topo pi giovane rimase zitto ad ascoltare laltro . Poi esult: Ho unidea. Le porteremo una alla

    volta sopra quel pilone che bello alto da terra e le butteremo gi, mirando su uno di quei grossisassi. Come ti pare? chiese Carlos tutto eccitato.

    Miguel, dopo qualche attimo di ripensamento, si convinse che valeva la pena provare, anche se

    limpresa per salire su quel pilone dellacqua era ardua davvero.

    Ascoltami, Miguel. La cosa pi importante che dobbiamo fare, e la dobbiamo fare subito disse il

    giovane Carlos quella di liberarci di questa bottiglia immediatamente. La dobbiamo aprire, tiriamo

    fuori il contenuto e solo quello lo portiamo al castello. Della bottiglia, che un grande e pesante

    ingombro, ce ne liberiamo oggi stesso. Dimmi che sei daccordo.

    Pensandoci, non stai dicendo una cosa che non sta in piedi. Ma s, apriamo la bottiglia e prendiamo

    ci che contiene. Sicuramente quello che dentro sar pi leggero e meno ingombrante del suo

    involucro. Dai, diamoci da fare.

    Come facciamo? chiese Carlos un po pensieroso.

    Faremo come per le noci, la porteremo sul pilone e poi la lasceremo cadere gi. Vedrai che

    funzioner, ne sono sicuro disse serio Miguel, mentre guardava con un occhio la bottiglia e con

    laltro il pilone.Rosica qui, Carlos.

    Va bene, Miguel. Ecco fatto.

    In poco Carlos, affamato, si era rosicato i fili derba che avevano intrecciato per legare la bottiglia alle

    loro spalle. La bottiglia una volta libera sul terreno scosceso della collina inizi a ruzzolare verso il

    pilone, qualche metro pi sotto. Nellimpatto con il pilone in cemento si ruppe. I vetri schizzarono un

    po dappertutto. Miguel e Carlos si avvicinarono lentamente, schivando e spostando i vetri tutti da

    una parte. Cos non rischiavano di ferirsi alle zampette. Alla prima impressione, quando arrivarono

    davanti al contenuto della bottiglia, rimasero un po delusi. Appena videro con loro sorpresa che

    allinterno della bottiglia che si era rotta cerano soltanto dei foglietti arrotolati e ben conservati,

    praticamente asciutti, curiosi come non mai srotolarono la carta per vedere se capivano cosa ci fosse

    scritto. Allinterno dei foglietti cerano una sfilza di formule a loro sconosciute. Capirono perch

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    lessero solo lintestazione in altoche diceva Topolasse poi non cera scritto nientaltro. La firma in

    calce in fondo a uno dei foglietti non la videro e di certo loro non potevano sapere chi era stato

    Topasso. A distanza di migliaia di miglia, in un altro continente, altri due topi erano entrati in

    possesso della micidiale formula che serviva per la creazione della Topolass. I due pensarono subito

    che in quei foglietti ci doveva essere scritto qualcosa di molto importante e se ne presero subito

    cura. Ora era molto pi semplice continuare la loro missione. Qualche centinaio di metri prima del

    castello, si ricordarono che in una tana alla base di una grande quercia abitava il grande Topix, amico

    della famiglia di Carlos e grande filosofo, poeta, nonch scienziato e chimico.

    Vieni, Miguel, aiutami. Passami una noce chiese Carlos mentre si penzolava dal pilone tenendosi

    soltanto con le zampette posteriori.

    Con difficolt, Miguel gli pass tre noci e lui, una volta risalito, le tir gi sul sasso una alla volta e si

    ruppero. Si erano guadagnati la cena. Mangiarono le tre noci. Sazi, con la panza piena, si riposarono

    su una balla di fieno dentro a quel fienile abbandonato.

    Seguimi, Carlos, e non fare domande.

    Miguel si infil dentro lo spazio che cera tra una balla e laltra. Carlos, che aveva percepito la

    presenza un imminente pericolo, lo segu di corsa. Con i foglietti nella zampa, arrivarono a met

    fienile sfruttando le loro qualit contorsionistiche e gli spazi tra balla e balla. Rabbrividirono con il

    pelo ritto quando sentirono il tetro rumore di un gatto sopra le loro teste che si stava stirando prima

    di iniziare la sua battuta di caccia notturna. Sentirono non molto lontane le voci terrorizzate degli

    altri topi che vivevano in quei paraggi e che se la stavano dando a gambe. Loro due quella volta erano

    stati parecchio fortunati a trovarsi in quel posto. Lambiente era buio, ma loro da topi che erano ci

    vedevano abbastanza bene e poi sentivano chiaro che il gatto sopra di loro si stava allontanandovelocemente. Quando non sentirono pi lorribile puzzo di gatto uscirono allesterno. Ognuno di loro

    teneva un paio di foglietti, che avevano trovato nella bottiglia arrotolati e legati, in testa con lo

    stesso sistema di sempre, con dei fili derba pi lunghi. Miguel aveva legato i foglietti sopra la testa di

    Carlos e viceversa aveva fatto laltro. La carta era leggera e poggiata lungo il corpo non dava fastidio.

    Erano meno ingombrati, portare un foglio di carta legato sopra la testa era uno scherzo, potevano

    fare qualsiasi movimento.

    Al castello Girolamo avvicin una mezza candela allentratadella tana. Il gatto sentinella non lo sent

    arrivare. Odor, dopo qualche attimo, i baffi prendere fuoco. Scapp via come una saetta. Il miagolio

    di paura del gatto che scappava lo sent perfino il fantasma del conte Pedrito Ito, che trasalendo per

    lo spavento perse la testa che teneva sempre in braccio da quando, anni prima, i Francesi

    glielavevano tagliata con la ghigliottina, in quanto ritenuto una spia della Spagna. E da quel

    momento in poi, lui che non era mai riuscito a trapassare, era rimasto chiuso nel castello e l vagava

    senza mai fermarsi, portandosi la propria testa sotto il braccio. Era rimasto un burlone come era

    stato in vita. Era lui che durante la notte muoveva le vecchie armature, spostava i quadri lasciati l dai

    vecchi proprietari del castello quando lo avevano abbandonato. Girolamo con la sua famigliola

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    approfitt per fare un salto nella cucina del castello, che era appena fuori della tana. Speravano che i

    due vecchi guardiani, dopo aver mangiato, avessero lasciato qualche avanzo. Era lora di fare una

    perlustrazione. Portarono via dalla cucina un buon bottino. Tornarono alla loro tana con dei pezzotti

    di cavolo lessato, un bel tozzo di pane secco, che per loro era ottimo, e riuscirono a far rotolare nella

    tana anche due mele. Si erano procurati il pasto per due giorni, stando attenti a non buttare niente.

    Come ti butta, Rolfo? chiese Oscar, passando sul ponte levatoio. Aveva salutato a suo modo Rolfo,

    che era l anche quella volta sdraiato su quel ponte a escogitare un modo per arraffare un pesciolotto

    e fare colazione. Rolfo, sei sempre su questo ponte e non riesci ad attaccare un pesce, povero gatto

    nero! Miaoo! Oscar si stir ben bene e pass oltre. Poi, girandosi quando era gi qualche metro

    avanti, aggiunse: Vedi, io sono uscito allalba e me ne sono andato in una fattoria qui vicino. Prima

    che il padrone mi vedesse, ho fatto una ricca colazione a base di uova fresche e due piccoli uccelletti,che il primo volo lo hanno spiccato nella mia bocca. Bene, adesso sto proprio bene caro mio!

    Rolfo lo guard con i suoi occhi tondi e gialli. E tra s disse: Brutto gatto arancione, ma chi ti credi di

    essere? Arriver anche il mio momento e allora imparerai qualcosa, miaoo!

    Rolfo, con un colpo di reni e uno di fortuna, ce la fece: per poco non cadde nel fossato. I tre lucci, che

    erano diventati degli squali ormai, quando nuotavano sotto il ponte e lo vedevano sdraiato che

    provava i suoi stratagemmi fasulli di caccia, si posizionavano e iniziavano a girare in cerchio,

    aspettando che prima o poi quel gatto nero cadesse in acqua. E per poco non era accaduto proprio

    quel giorno. Rolfo, ormai stanco di quellennesima battuta di caccia che non aveva dato risultato,

    drizz il pelo, fece un saltello sulle zampe, tanto cos per scaldarsi, e poi voltandosi verso luscita

    saltellando si avvi a scendere pi a valle alla ricerca di un buon pasto, vista la carestia di quel posto.

    Parecchio carico, Rolfo si avvicin a un muro a secco dove ricordava di aver visto nei giorni

    precedenti pi di una lucertola a prendere il sole. A passi leggeri, attento a non fare il minimo

    rumore, si avvicin quatto e serio con il muso parecchio pi nero di quello che madre natura gli aveva

    regalato. Quando fu oltre met muro vide ci che pi voleva vedere: un bel ramarro verde piuttosto

    grassottello qualche metro avanti a lui se ne stava impalato, immobile, a godersi i raggi del sole. Si

    lecc i baffi e lacquolina in bocca risvegli il suo istinto predatore.

    Prima si accucci su tutte le quattro zampe e tra s disse: Non mi scappi, bella lucertolona verde!

    Non ti dar la possibilit neanche di poter pensare di scappare. Sei mia!

    Mentre il gatto accovacciato pensava gi daver la lucertola in bocca, il ramarro senza correre si era

    spostato dentro la fessura tra due bei sassi di quel muro. Rolfo, caricato a molla con tutti i muscoli

    perfettamente in trazione, vedendo la coda della lucertola verde scappare, gli si avvent sopra come

    una tigre. Con un balzo schizz per aria e mentre era in volo, pronto ad afferrare con gli artigli la sua

    tanto sospirata colazione, vide la coda sparire dentro i massi. Fece appena in tempo a coordinarsi e

    riuscire ad atterrare, ammortizzando il colpo sempre sullo stesso muro.

    La lucertola, ormai al sicuro tra i massi, ebbe lardoredi dirgli: Ssssciocco di un gattone nero, sss-se

    tutti i gatti foss-ssero come te noi sss-saremmo pi di un milione, quasss-si padroni del mondo!

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    Peccato, ahim, che di gatti come te ce ne sss-siano veramente pochi! Ma tu, mi raccomando, resss-

    sta da quesss-ste parti, non te ne andare!

    Rolfo, a sentir quelle parole, dette con tanto di lisca che gli faceva ancor pi male, desolato e sempre

    pi amareggiato salt gi dal muro, sperando di trovare una qualsiasi cosa da mangiare al pi presto.

    Sceso dal muro, si ferm un attimo a guardare in lontananza il mare, che seppur lontano era semprecos bello. Dopo una mattinata di caccia senza risultati, Rolfo si accontent di mettere sotto i suoi

    denti un po di larve e qualche scarafaggio.

    Eh, se fossi nato in una grande citt! L s che sarei stato a mio agio! Invece, me misero, sono nato a

    due zampate da un castello abbandonato in compagnia di un maledetto gatto arancione e

    sapientone! E quei topi maledetti, che da me proprio non si vogliono far prendere! E ai miei amici

    meglio non pensare!

    In effetti, la sua banda era parecchio scalcinata. I membri erano: Ramn, un gatto grigio, bello di

    pelo, ma un po troppo ingenuo e con qualche rotella in meno; Ronni, che era stato il gatto di corteda quanto lo avevano fatto ingrassare i conti prima di abbandonare il castello. Non era pi riuscito a

    dimagrire e pesava quasi venti chili. Purtroppo per lui non riusciva fare pi di quello che faceva

    sempre, ossia starsene sdraiato su un tappeto pieno di pulci, lasciatogli in eredit dai conti. La bella

    Agata apparteneva alla banda solo con il nome, tanto per far figura, perch in realt era andata via

    da parecchio tempo, dietro a un gatto zingaro conosciuto l nei dintorni.

    Rolfo torn al castello. Non si ferm sul ponte, sotto cerano soltanto i tre lucci di guardia. Entr nel

    piazzale del castello. Lo sfior una ventata di fresco. Non era altro che la testa del conte Pedro che

    era caduta al padrone e stava ruzzolando intorno al piazzale del castello, chiedendo ripetutamente

    come un disco incantato di essere fermata. La testa del conte gli pass oltre. Il conte, che era lpresente, la ferm, la riprese sotto il braccio e poi si allontan con lei. Pass a salutare i suoi e trov

    soltanto Ronni, che era tutto affaticato perch era andato a fare due passi e si sentiva stanco.

    Buongiorno, Miguel.

    Buongiorno, Carlos. Vogliamo avanzare un altro po? chiese baldanzoso al compagno di avventura.

    Sento un ottimo odore di formaggio provenire da quella direzione. Andiamo a vedere,

    muoviamoci.

    Certo, andiamo gli rispose gi pronto Carlos.

    I due topi ripresero ognuno i propri foglietti e ripartirono andando a fiuto, quello di Miguel. Alla salita

    rallentarono e si diressero verso est, allontanandosi dalla strada. Entrarono nel bosco, che era

    parecchio allombra.

    Lo sento, lo sento. Viene da l. Senti che buon profumo? Questo odore di formaggio stagionato a

    puntino. Chiss di chi sar e se lo vorr condividere con noi?

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    Preoccupiamocene quando lo avremo trovato afferm il giovane Carlos.

    Proseguirono attirati dallodore di formaggio. Arrivarono davanti a una casa in pietra, non molto

    grande ma parecchio carina. Accanto a quella ce nera anche una in legno. Era da quella in legno che

    proveniva quellinconfondibile odorino.

    Sulla soglia di entrata Carlos esclam: Siamo arrivati in paradiso! Finalmente! Guarda quante belle

    forme di cacio! Guarda Miguel, come sono belle! Ci invitano ad assaggiarle. Rimaniamo qui per

    sempre?

    Non possiamo, egoista. Dobbiamo tornare al castello e dobbiamo trovare il modo di liberare le

    nostre famiglie da quel gattaccio e i suoi stupidi amici. Non ti ricordi che i nostri sono prigionieri nella

    tana, quella nella cucina?

    S che me lo ricordo rispose Carlos puntualizzando che comunque aveva una grande fame e che

    tutto quel formaggio lo chiamava.

    Tutto sembrava tranquillo, non cera nessuno a fronteggiarli. Non videro n gattin uomini con

    bastoni. Entrarono nella rimessa in legno, dove cerano i formaggi a stagionare. Lasciarono i foglietti

    in un punto sicuro e poi iniziarono ad abbuffarsi di formaggio. Cominciarono da quello pi fresco e

    arrivarono a quello pi stagionato. Smisero di mangiare e rosicchiare solo quando si sentirono

    scoppiare. Con le pance piene non se la sentirono di riprendere subito la salita. Preferirono rimanere

    un pochino l nella rimessa, dove oltre al formaggio cerano anche delle balle di fieno a seccare.

    Approfittarono per fare un riposino rigenerante. Dormirono abbastanza, sognarono pezzi di

    formaggio sempre disponibili per loro e altre leccornie. Al risveglio non trovarono nessuno ad

    aspettarli, solo un invitante profumo di un pezzo di formaggio. Non ci volevano credere, quel posto

    doveva essere davvero il paradiso dei topi.

    Pens Miguel tra s: Quale altro posto potrebbe essere cos? Abbiamo mangiato formaggio, lo

    abbiamo sognato e ne troviamo altro al nostro risveglio prima di ripartire. Se non il paradiso

    questo!

    Poco pi in l di dove si erano fermati a riposare, cera una gabbietta allapparenza innocua con un

    bel pezzotto di formaggio parecchio profumato al centro. Di sicuro era l per loro, pens Carlos, il pi

    giovane. I due topi erano quasi arrivati allentrata della gabbietta quando una voce li ferm giusto in

    tempo.

    Fermi! Non entrate, quella una trappola! Era un topo pi grande di loro, che portava un paio

    docchialetti tondi e aveva laria di sapere un sacco di cose. Miguel e Carlos si fermarono subito e non

    ci pensarono pi a quel pezzo di formaggio.

    Grazie per averci salvato dissero in coro al topo che li aveva avvertiti. Noi siamo Miguel e Carlos

    si presentarono i due.

    Io mi chiamo Topinto e sono il guardiano del caseificio dove ci troviamo adesso. E voi stavate per

    entrare dentro una delle prigioni che il fattore e suo nipote mettono di continuo qui per catturare gli

    intrusi. E per intrusi intende noi topi. Avete capito adesso?

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    Grazie Topinto risposero in coro i topi, che si erano appena salvati.

    Il topo del caseificio li invit a rimanere un po con lui, a fargli compagnia in quel posto dove se

    abbastanza stavano attenti di cose da mangiare ce ne erano tante e tutte buone e gustose. Miguel e

    Carlos, dopo averci pensato un attimo, decisero di passare l quello che rimaneva di quel giorno.

    Topinto li invit prima a fare un bel bagnetto al ruscello. I tre topi si avventurarono con la canoa delguardiano. La canoa era proprio sotto la casa in legno dove veniva stagionato il formaggio.

    Venite, salite a bordo disse loro Topinto.

    Miguel a prua, Carlos al centro e Topinto a poppa, scesero lungo il ruscello per un po, fino a che il

    guardiano non decise di accostare per guadagnare di nuovo terra. Si lavarono ben bene. I topi ospiti

    raccontarono la loro storia al guardiano, che consigli loro di ripartire subito il giorno dopo la mattina

    presto. Quella sera si abbuffarono nuovamente, assaggiando pi formaggio che poterono. Sazi e

    pieni, si addormentarono dopo aver chiacchierato per parecchio con quel topo cos simpatico e

    ospitale sotto il chiarore della luna.

    Rolfo sempre pi desolato, abbastanza disperato, si allontan ancora di qualche metro dal castello,

    alla ricerca di altre larve e insetti facili da acchiappare, visto che fino a quel momento niente di pi

    era riuscito a trovare. Quei pesci lo facevano impazzire, quelli pi piccoli si prendevano gioco di lui,

    compresa quella pesciolina rossa che tanto gli faceva gola e che spesso sognava di mangiare. E poi,

    ogni volta che era su quel ponte a cercare di ipnotizzare i pesci senza risultati, rischiava di

    addormentarsi lui stesso e di cadere in acqua in bocca a uno dei tre grandi lucci, che non aspettavanoaltro per sbaffarselo tutto in un paio di bocconi. Quei malefici che non erano altro! Mentre disperato

    camminava quatto alla ricerca di insetti e larve, si ricord che sulla collina, proprio a allaltezza del

    castello, un po pi a ovest ci viveva un gatto tibetano, saggio, alquanto mistico, che sapeva un sacco

    di cose.

    Eureka!ramment tra s. Devo trovarlo e chiedergli aiuto, sicuramente mi potr aiutare a

    diventare un vero gatto dassaltoe allora non ce ne sar pi per nessuno. S! Non torner indietro se

    prima non sar riuscito a parlare con il saggio dei gatti.

    Rolfo tiratosi su danimo a quel pensiero, inizi a dirigersi verso ovest alla ricerca di Gattun, leremitasaggio che si diceva tra i gatti della zona vivesse in una grande grotta senza bere e mangiare sin da

    quando, molti anni prima, era stato abbandonato sullautostrada a fondo valle.

    Miaoo! Conte, che paura con quella testa! url Oscar quando si vide ruzzolare la testa del conte,

    che gli era caduta per lennesima volta.

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    Il fantasma del conte, in quella condizione di spirito, aveva assunto la capacit di poter comunicare

    con i gatti e con i due vecchi guardiani, ai quali si manifestava spesso per chiedergli favori pi

    disparati e mai possibili da garantire, anche se avessero voluto. Il conte era riuscito pi di una volta

    ad allontanarsi dal castello ed era entrato in una casa a met collina, facendosi vedere da un

    ragazzino di nome Raphaell. Un ragazzino di undici anni un po diverso dai suoi coetanei. Era un

    ragazzino timido e introverso. Per tutta la settimana studiava in un collegio a fondo valle, tornava a

    casa a piedi per il fine settimana. In collegio per lui la vita non era poi cos facile, tutti i compagni di

    classe lo prendevano sempre in giro perch portava da mangiare ai topi nelle cantine del collegio. Lo

    consideravano un pazzo sfigato. A lui tutto ci non interessava pi di tanto, trattava quegli animali

    come fossero degli uccelli e poi non erano in molti, nelle cantine vivevano quattro topi. E da

    mangiare, pezzotti di pane e qualche frutto, non lo portava nelle tasche o in mano. Raphaell lo

    trasportava con il pensiero, telepaticamente. Cos, quando era solo in camera, tirava fuori i vestiti

    dallarmadio per vestirsi, girava i fogli dei libri quando studiava e, sempre con laiuto della telecinesi,

    si spazzolava la schiena quando si lavava sotto la doccia. Era dotato di un potere telecinetico potente,

    ma non ne aveva mai potuto parlare con nessuno. Lo avrebbero timbrato come matto,definitivamente. Specialmente i suoi compagni di scuola, che lo additavano come lamico dei topi. E

    lui non lo negava.

    Pi di una volta, litigando con i compagni che lo avevano esasperato, il conte lo sent dire loro

    arrabbiato: Meglio avere i topi come amici piuttosto che voi!

    Per due volte il conte fantasma, con la testa sotto il braccio, era andato a trovare quel ragazzino che

    si sentiva cos solo. Raphaell alla prima visita del fantasma del conte non si era messo paura,

    tuttaltro, aveva avuto unoccasione per parlare con qualcuno. Non gli importava se si trattava di un

    fantasma o anche solo di una visione del suo cervello. In quella figura evanescente non ci trovava

    niente di pericoloso. Anzi, il conte con i suoi modi di fare da nobile, faceva sorridere il ragazzino, che

    lo aveva invitato a comparire tutti i fine settimana, se voleva. Tanto lui era solo anche a casa, gli unici

    due amici che aveva e che lo capivano erano in due collegi ancora pi distanti dal suo e tornavano a

    casa soltanto per le feste lunghe o per lestate. Con larrivo dei suoi amici, per Raphaell finiva la

    solitudine e la tristezza fuori casa. Anche a casa, con il fantasma del conte quando si faceva vedere,

    non si sentiva pi solo. Altrimenti, quando capitava di esserlo, il ragazzino passava i suoi pomeriggi in

    compagnia dei suoi animali di campagna. Gli facevano compagnia nelle sue passeggiate la sua capra

    Barbetta e la sua cagna Dolores, un Bull Dog femmina nero dal pelo sempre lucido e perfetto.

    Rolfo cammin per lintera giornata senza trovare nessuna grande grotta, tantomeno gatti tibetani.

    Comunque, quella volta non si arrese n desist. Si ferm a riposare allombra di un albero, bevve in

    una pozza dacqua pulita, si specchi riflettendosi nellacqua e disse a se stesso che non era poi cos

    male. Si ripromise, dopo essersi stirato ben bene, che dopo che avesse trovato il saggio sarebbe

    tornato al castello e si sarebbe liberato una volta per tutte di quei topi cos libertini e di quel gatto

    arancione. Avrebbe fatto vedere lui a tutti chi era Rolfo!

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    Venite, venite! Ehi, Miguel! Carlos! Vi voglio presentare Carlita e Morena, sono due mie amiche.

    Carlita la cantante che tra poco, quando inizieremo la festa, ci delizier con i suoi uh-uh cos

    intonati con la luna! Vedrete che vi piacer tantissimo.

    Carlita era una civetta e Morena una topina niente male. Quella sera Topinto organizz una seratina

    coi fiocchi: ricca cena sociale per i topi che vi parteciparono, tutta a base dei formaggi pi raffinati in

    stagionatura della rimessa, con tanto di musica offerta dalla civetta e da altri volatili notturni,

    fermatisi l per un ballo. I due topi amici ballarono fino a che esausti non si accasciarono sulla balla di

    fieno, ben nascosti alla vista di chi sarebbe entrato nella rimessa.

    Oscar, con la momentanea assenza di Rolfo dal castello, si sentiva legittimato come nuovo padrone.Pretendeva dessere salutato come un re dai suoi amici e per far capire a tutti chi era il capo,

    organizz una scorribanda per il castello, a far cadere le armature che erano state lasciate davanti a

    ogni colonna portante dai vecchi proprietari durante la loro fuga. Il fracasso e il rumore fu tale che il

    fantasma del conte Pedrito quella notte decise di abbandonare il castello, temporaneamente per lo

    meno, finch non fosse tornata la calma. Passando vicino a una finestra aperta, la testa che teneva

    sempre in braccio gli vol di sotto e prese via nella discesa che portava verso valle. E visto che non

    aveva poi cos tante cose da fare, sentendone immediatamente la mancanza, salt gi dalla finestra

    per ricercarla. Era gi morto, non gli poteva certo accadere altro. Leggero come gli competeva, si

    spost immediato in un'altra abitazione. Senza star l tanto a scegliere si infil nella prima che il

    viaggio dimensionale gli permise. Si ritrov cos nellarmadio del piccolo Raphaell, che dormiva

    stanco nel suo letto. I raggi del sole riempirono quella camera dove il ragazzino stava dormendo.

    Carezzandolo sul viso, lo svegliarono e lui decise cos di alzarsi. Seduto al bordo del suo letto, ancora

    un po insonnolito, si mise a guardare il risveglio del giorno fuori dalla finestra. Lapr, respir laria

    frizzante e fresca. Lerbetta ancora un po bagnata dalla brina brillava. A un tratto sent passarsi alla

    sua destra una piccola ventata fredda, che lo sfior come per toccarlo.

    Subito dopo da dentro il suo armadio pi che con ludito con la mente ud: Finalmente sei tornata!

    Credevo quasi daverti persa.

    Un anta sapr senza che nessuno lo avesse fatto allapparenza.Sempre nella sua mente si sent dire:Buon giorno, ragazzo mio. Non temere, mi son fermato qui ieri sera giusto per aspettar di ritrovare

    la mia testa, che dalla finestra se ne era andata.

    Ma di chi questa voce che mi risuona in testa? chiese Raphaell, sempre con luso della mente e

    senza dir parola.

    Ragazzo mio, se fai mente locale ti ricorderai di me.

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    Raphaell scese dal letto e abbass immediatamente la persiana della sua finestra. Poi si affrett a

    girarsi nuovamente verso il suo armadio, che gli era di spalle. Lanta socchiusa si apr del tutto e

    dallarmadio usc un signore vestito in maniera elegante, che si teneva la testa tra le mani.

    Ciao, ragazzo mio. Sono sempre io, il conte Pedrito.

    Nel momento in cui aveva parlato, aveva tolto le mani dalla testa che subito gli cadde in terra, l nella

    camera di Raphaell. Il ragazzo rimase un attimo allibito, anche se non era la prima volta che

    incontrava il conte: non era certo uno bello spettacolo trovarsi ai piedi la testa del fantasma.

    Raphaell sospir esasperato e chiese al conte: Cosa c oggi? Come mai sei venuto qui?

    Rimbomb nella testa del ragazzino una risata bella grassa e divertita. Se ti faccio un brutto effetto,

    prendo la mia testa e me ne ritorno immediatamente su al castello.

    Ma no conte, si fermi pure per un po. Per cerchi di capire, mi sono appena svegliato e non capita

    tutte le mattine di trovarsi a parlare con un signore senza testa attaccata al collo.

    Ma solo il mio fantasma, la mia anima, la mia coscienza, che ancora dopo anni non ha trovato

    pace. E poi se mi tengo la testa al collo non sono poi cos male, vero?

    In effetti, conte, cos va molto meglio. Mi dia il tempo di abituarmici.

    Il conte fece unaltra bella risata, che solo lui e il ragazzino potevano sentire. Scusami, Raphaell.

    Vedrai, star pi attento.

    Larmadio sar tutto suo, conte, finch vorr rimanere disse con gentilezza il ragazzino.

    Grazie daver accettato la mia richiesta, caro ragazzo. Vedi, su al castello due gruppi di gatti

    scalmanati stanno disturbando, e non poco, la mia magra esistenza di non trapassato. Ed un gran

    problema, cosa credi amico mio? Io che oramai vago nei meandri di quel castello da qualche anno

    ero abituato alla compagnia di una famiglia di topi lavoratori e per niente rompiscatole e di una

    coppia di guardiani sordi e parecchio anziani. Ognuno stava nelle sue stanze senza disturbare gli altri.

    Poi sono arrivati i gatti e i problemi sono iniziati. La quiete finita. Miagolii, continue litigate. Ieri,

    esasperato dopo che la mia testa caduta dalla finestra, ho deciso di allontanarmi qualche tempo e

    mi sono ritrovato al buio nel tuo armadio. Tutto qui!

    Capisco, conte. Spero soltanto non la veda mio padre, che di ogni cosa fa un finimondo. Figuriamocitrovasse un fantasma senza testa nella mia stanza. Sfogherebbe tutte le sue ire su di me. Pensi,

    conte, che io avevo quasi deciso, vista la bella stagione che sta iniziando, di portare a pascolare

    lontano da qui le mie tre pecore, la mia capra e il mio cane, la mitica Dolores, grande sterminatrice di

    gatti insulsi e prepotenti. Qualsiasi gatto, come vede la mia Dolores, scappa a gambe levate. Anche il

    pi selvatico. una cagna molto riservata e solitaria, come me. Come amico ha un vecchio topo

    professore di matematica. Cosa le devo dire?

    Il ragazzino si zitt. Il conte si tir dietro lanta dellarmadio e si chiuse dentro senza far nessun

    rumore. Raphaell usc dalla sua camera per sedersi a fare colazione.

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    Aveva appena finito di tagliarsi una fetta di pane da inzuppare nella tazza di latte che suo padre

    padrone gli url dietro: Fai presto, devi portare le mie pecore a pascolare, altrimenti quella

    lultima tazza di latte che vedrai, contaci!

    Insieme al pane Raphaell mand gi il primo maltrattamento della giornata e rispose: Buongiorno,

    padre. Provvedo subito, mi alzo e vado. La colazione la far domani.

    Vedo che hai capito cosa pi importate e allora muoviti puntualizz con voce dura quel padre

    padrone sempre cos duro con quel figlio, quando non usava le mani o la cinghia dei pantaloni.

    Perch nella maggior parte delle volte erano botte da orbi.

    Raphaell usc dalla casa. Radun le poche pecore, la sua capra e il cane e si allontan verso la collina,

    dove appena prima del bosco cera un prato. Lui di solito portava a pascolare il suo misero gregge l.

    Raphaell, grazie al suo potere mentale, con gli animali ci parlava come con il conte. Traduceva i loro

    pensieri e trasformava i suoi a seconda di quale animale aveva davanti. Quando era in compagnia

    delle pecore, della sua capra e del suo cane, per un po riusciva a dimenticare il dolore della suarealt e diventava un ragazzino felice anche lui.

    Contente? Andiamo al prato ? chiese Raphaell ai suoi animali.

    S gli risposero in coro le pecore, la capra e il cane.

    Allora fate le brave, camminate tranquille che tra poco ci fermeremo a bere al ruscello. E poi con un

    altro po di cammino saremo arrivati al pratone. E, amiche mie, se avr un po di fortuna non ci sar

    nessuno alla casetta dove stagionano i formaggi, potr mangiare un pezzetto di formaggio che fa

    bene.

    Le tre pecore e la capra procedevano davanti, il cane al suo fianco. Tutti insieme lentamente si

    avviarono. Arrivati al ruscello le pecore, la capra e il cane bevvero tanta acqua. Raphaell si ferm ad

    aspettare che le sue bestioline avessero finito. Con la forza del pensiero in un attimo si alz la

    borraccia che teneva a tracollo. Mentre la borraccia era in aria svit il tappo, che rimase sospeso

    davanti alla borraccia. Raphaell spinse la borraccia nellacqua, la riemp, la tir fuori dal ruscello

    senza far versare neanche un goccio dacqua fresca, la riport a s sempre con la forza del pensiero,

    ci riavvit il tappo e la ripose a tracollo, lasciando che ricadesse sul suo fianco sinistro. Arrivarono al

    pratone che il giorno era completamente illuminato. Lerba ondeggiava morbida come un mare verde

    sotto le carezze del vento. Le tre pecore e la capra si misero da una parte e iniziarono a brucare,

    Dolores le guardava da sopra un piccolo montone di terra e ogni tanto abbaiava per ricordare allepecore di non allontanarsi troppo. Anche Raphaell se ne stava sdraiato su un piccolo montone di

    terra erboso a riposare e a controllare cosa stesse accadendo. Anche se il gregge era quello che era,

    la responsabilit era la sua, le doveva far rientrare a casa nel loro ovile tutte sane, come le aveva

    fatte uscire quella mattina.

    Andiamo, piccola Dolores, accompagnami. Le pecore e Barbetta qui sono al sicuro. Noi non staremo

    via molto, giusto il tempo di arrivare al caseificio e se non c nessuno prender un pezzettino di

    formaggio per farmi passare il grosso della fame e torneremo. Va bene, Dolores?

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    Vengo con te, Raphaell. Alle pecore e alla capra qui non pu accadere nulla. Ti seguo conferm con

    il pensiero il cane.

    Raphaell e il suo cane, che gli camminava al fianco, si avviarono verso il bosco, che non era molto

    lontano da l. Appena entrarono nel bosco, Dolores inizi a puntare verso la casetta in pietra e la

    rimessa di legno.

    Raphaell, laggi di formaggio ce n quanto ne vuoi, amico mio. E non mi sembra di sentire puzza di

    esseri umani in cerca di attaccar briga. Mi pare che ci sia qualche topino che si sfamato da poco.

    Possiamo andare, per facciamo attenzione. Bisogna sempre stare con gli orecchi alti e attenti.

    Andiamo, vecchia mia disse piano il ragazzino al cane, che ritmava gli stessi passi del suo

    padroncino.

    Arrivarono alle due case. Raphaell si accert che nella casa in pietra non ci fosse nessuno. Controll

    anche allentrata della casa pi piccola in legno, che fungeva da rimessa per la stagionatura dei

    formaggi. Si concentr un attimo e cerc di captare i pensieri di chi era l nei dintorni. Non sent

    nessun pensiero di uomini o ragazzi. Capt la soddisfazione di due topi, che appagati e con le pance

    piene e riposati, stavano per iniziare di nuovo il viaggio che avevano interrotto.

    Il ragazzino si ferm sulla soglia di entrata della rimessa. Conte, anche lei qui? E la sua testa?

    La mia testa la raccolgo subito disse il fantasma del conte mentre raccoglieva la testa da terra per

    tenerla di nuovo in braccio.

    Io, conte, se non la disturba approfitto di tutto questo buon formaggio e ne prendo un pezzettino,

    visto che a casa non mi stato permesso di fare colazione.

    Approfitto anche io, ragazzo mio, e ti guarder mentre mangi cos mi sazier anchio. Mi basta

    poco, anche immaginare soltanto quel buon odore di formaggio.

    Raphaell assaggi un pezzetto di formaggio stagionato e se lo lasci squagliare in bocca. Uhm,

    buono! esclam dopo aver mandato gi il bocconcino di quellottimo pecorino.

    Hai ragione, vero, proprio buono quel formaggio sent telepaticamente dire dietro di s.

    Si volt e abbassando lo sguardo vide un topo ritto sulle zampe posteriori con un paio docchialetti

    tondi sul musetto.

    E tu chi sei? sempre telepaticamente chiese il ragazzino a quel topo, che era rimasto imbalsamato

    l a guardarlo.

    S, giustoio chi sono? Io sono il professore Topinto, e tu?

    Io mi chiamo Raphaell e abito qui vicino. Ho portato le mie tre pecore a pascolare e io, che ero

    affamato, sono arrivato fino a qui attratto dal ricordo di esserci venuto gi una vota a prendere un

    pezzetto di formaggio. E, ovviamente, attratto anche dallirresistibile profumo che si sente dal prato

    qua fuori. Ora che ho preso un pezzetto di formaggio torno indietro dalle mie pecore, non vorrei gli

    accadesse nulla.

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    Ti presento i miei valorosi amici che stanno partendo.

    Chi sono loro? chiese il ragazzo al topo con gli occhialetti tondi.

    Con sicurezza il topo gli rispose, sempre con il pensiero: Lui Miguel e laltro si chiama Carlos.

    Tornano al castello per liberare le loro famiglie dalla prigionia di due gruppi di gatti. unimpresaassai pericolosa, che dar loro un gran valore se riusciranno a portarla a termine.

    Conte, lei cosa fa? Si trattiene o si sposta altrove?

    Se permetti do una spinta alla mia testa, che ruzzolando anticiper il mio rientro nel tuo armadio, e

    sparisco anche io, mio caro ragazzino. Quando hai voglia di parlare con me, Raphaell, sai dove

    trovarmi. Per il momento ho un armadio dove stare, grazie a te.

    Allora parleremo quando torno a casa, conte. La saluto.

    Dolores scosse la testa, lasciando cadere a terra parecchia bava, come fanno tutti i Bull Dog del resto.Disse al suo padrone: Raphaell, amico mio, andiamocene. Stanno arrivando i padroni del formaggio

    e se ci trovano qui non capiranno che hai preso un pezzetto di formaggio solo perch avevi una gran

    fame. Vienimi dietro, cos non ci vedranno. Sento il loro odore, so dove non dobbiamo passare.

    Il ragazzino senza farselo ripetere segu il cane, che grazie al suo olfatto acuto riusc a schivarli.

    Fecero un giro parecchio pi lungo, ma riuscirono a non farsi notare. Tutto fil liscio, in poco furono

    di nuovo di guardia al loro piccolissimo gregge.

    Rolfo aveva camminato per tutto il giorno e anche parecchio per la notte, ma ancora del gatto saggio

    del Tibet non cera neanche lombra. Proprio non cera odor di gatto, n amico n nemico. Scavando

    nel terreno aveva trovato diversi vermi e qualche grossa larva, tra le altre cose anche saporita. Aveva

    smesso di commiserarsi e stava iniziando a guardare alla vita con un piglio diverso, un tantino meno

    pessimista. Era il secondo giorno che si era allontanato dal castello e non n sentiva per niente la

    mancanza. Neanche di quei pesciolotti che non era mai riuscito a prendere. E senza la vicinanza di

    Oscar, quel gatto sapientone, si sentiva alquanto bene. Pi sereno, meno aggressivo, niente lo

    disturbava. Aveva intrapreso quella ricerca e quella strada e non sarebbe tornato indietro prima di

    riuscire a parlare con il saggio da cui aveva deciso di imparare pi cose possibili, per garantirsi unproseguimento della vita da gatto dominante. Allalba un temporale primaverile lo colse

    impreparato.

    Miaoo! Che botta! Per tutti i gatti che fanno miao! url Rolfo fuggendo al riparo dentro una grotta

    sulla sua strada, dopo che un fulmine lo aveva depilato cadendogli vicino.

    Me la son vista proprio brutta, per tutti i gatti che fanno miaoo! pens tra s, mezzo spelacchiato

    ma ancora tutto intero. Borbottando in gattesco si addentr di pi nella grande grotta, che

    nonostante il tempo ancora nero era parecchio illuminata. Guardingo, cammin lungo il fianco della

    parete. Scese saltando su diversi massi. Era buio, ma lui ci vedeva molto bene. Non era freddo per

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    niente e non fece pi di tanto caso al buio. Era ancora inebetito per la botta che aveva preso con la

    scarica del fulmine, che solo per un caso fortuito non laveva arrostito. La grotta si fece di nuovo

    piana e gli si avvicin una gatta tutta bianca apparsa dal nulla.

    Salve, gatto nero, dove stai andando? gli chiese la gatta.

    Miao! Credo di saperlo, ma non so se questa la strada giusta rispose Rolfo appena prima di

    presentarsi. Mi chiamo Rolfo e sono un gatto un po depresso e parecchio sfortunato. E non ti voglio

    assillare con le mie disavventure. Tu chi sei? chiese il gatto assai incuriosito da quella bella gatta dal

    manto bianco e candido, con gli occhi verdi come smeraldi e coda con un accenno di arricciolamento

    che la rendeva ancora pi bella.

    Io mi chiamo Tara e vivo in questa grotta da sempre. Ci sono rimasta io dopo che i miei se ne sono

    andati in cerca di fortuna, lontano, in un castello abbandonato. Io non ho voluto seguirli, ho preferito

    aspettare il mio destino nel luogo dove sono nata, dove ho tutto. Voglio la luce del giorno, esco fuori.

    Mi devo riparare dalle intemperie e dal freddo, torno dentro. Un po pi internamente, le roccerestano tiepide tutto lanno.E poi non male per niente come posto, non trovi?

    Sono appena entrato, la prima volta che vedo un posto del genere. Io vengo dal castello

    abbandonato a un giorno e mezzo di cammino da qui. Un fulmine mi ha quasi ammazzato e sono

    entrato in questa grotta a cercare riparo dal temporale che c fuori. Non pensavo di trovarci una

    gatta n tantomeno bella come te.

    Grazie, sei gentile gli rispose la gatta spostandosi su un altro masso, un po pi lontano da dove

    era lui.

    Io sto cercando il gatto saggio de Tibet. Tu mi puoi aiutare?

    Non lo so, ne ho sentito parlare ma non sono sicura che sia tutta realt. Cosa cerchi da quel gatto?

    Vorrei imparare dalla sua saggezza. Mi sono ridotto a mangiare larve, vermi e insetti. I topi mi

    ridono in faccia e i pesciolotti belli grassi del fossato intorno al castello quando mi vedono mi fanno le

    bolle dacqua sminuendomi. Come gatto cacciatore non valgo proprio niente.E al castello, da quando

    arrivato quellantipatico di un gatto arancione che sa tutto lui, non si vive proprio pi. Non lo

    sopporto io, quel tipo. Ho preferito andarmene, devo trovare il saggio e imparare da lui per diventare

    un gatto dominante allaltezza di vivere in un castello, a capo di tutto. Tu mi capisci, vero?

    Non proprio gli rispose la gatta bianca guardandolo con aria un po delusa.

    Tu, Tara, di cosa ti nutri?

    Delle stesse cose di cui ti nutri tu, con laggiunta di erbe che fanno tanto bene. Io sono semi

    vegetariana, me lha insegnato mia madre che non ha voluto seguire Oscar, mio padre.

    Oscar tuo padre? rimase sbalordito a sentire quella confessione Rolfo. Quel gatto che sapeva

    tutto lui, che era forte solo lui, che voleva e pretendeva dessere trattato come un re, quel gatto che

    con i suoi modi di fare laveva spinto ad andarsene

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    Ha solo contribuito a darmi i natali e mi ha abbandonato. Io non so niente di lui e non voglio

    saperne. Ti prego, non parlarmene. Mi sono fatta la mia vita. Preferirei non ricordare i giorni di

    quando ero cucciola. Vieni, andiamo a trovare qualche larva saporita. Sai, ce ne sono molte in questo

    terreno. un terreno molto fertile. Ci sono tanti piccoli e gustosi animaletti, belli morbidi da

    mangiare e anche delle ottime erbe disintossicanti. Non vedi il mio pelo come bello lucido?

    vero dovette ammettere Rolfo.

    La gattina bianca con il nome di una stella stava proprio bene ed era pure carina. Per un attimo si

    distolse dal suo obbiettivo, giusto il tempo per fare un pranzetto e per conoscere un po meglio

    quella gatta.

    Seguimi, gatto nero e un po spelacchiato. Devo dire che non sei poi cos sfortunato. Un altro al tuo

    posto sarebbe rimasto fulminato. Non da tutti sopravvivere a una grande scarica di corrente, a

    quanto io ne sappia concluse soddisfatta la gatta bianca, arricciando ancor di pi la sua candida

    coda. Scendiamo gi, tra quegli alberi. Se ben ricordo troveremo delle ottime larve di termite rossa,sono parecchio saporite e non ingrassano.

    Ti vengo dietro le rispose Rolfo, sempre pi incuriosito da quella gatta. Stentava a credere che

    fosse figlia di quel bellimbusto di Oscar. Pens Rolfo: Sicuramente la gattina avr preso tutto dalla

    madre, che dopo il parto abbandon quel gatto arancione senza pensarci pi di tanto. cos carina e

    per niente antipatica, tutto lopposto di quello spaccone di suo padre.

    Barbetta! chiam con il pensiero la sua capretta Raphaell.

    Dimmi tutto, padroncino gli rispose la capra avvicinandosi a lui e alle tre pecore.

    arrivata lora di tornare a casa purtroppo, amiche mie.

    Peccato aggiunse sbavicchiando qua e l Dolores.

    Lo so, amiche care. Ancora qualche giorno e poi ce ne andremo su, vicino al castello a cambiar

    pascoli e un po in vacanza.

    Finalmente, per tutte le pecore in fila per due! esclam una delle tre pecore, che non vedevano

    lora di cambiare aria per qualche tempo.

    Raphaell e il suo mini gregge arrivarono a casa che il sole stava calando, avvolto in un tramonto rosso

    fuoco. Raphaell lo guard di sfuggita, era troppo impegnato. Riport le tre pecore nel loro piccolo

    ovile. Raccolse il latte dalle tre pecore e da Barbetta, ne fecero quasi tre litri. Il pascolo del pratone

    dove le portava era assai pieno di erba nutriente e i risultati erano visibili. Anche quel giorno Raphaell

    aveva provveduto a reperire il latte per lui e suo padre. Il padre, in casa, era ubriaco anche quella

    sera. E quando era in quello stato il ragazzino sapeva che era meglio non parlare per non buscarle. La

    cosa migliore era lavarsi, mangiare e ritirarsi in camera sua. Cos fece: entr, salut il padre che

    neanche si accorse di lui, per fortuna, e si and a lavare. Poi torn e mangi un piatto di minestra

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    fredda che suo padre, tra un barcollamento e laltro, era riuscito a cucinare. Quella sera Raphaell si

    pot sfamare perch, poveri come erano e con quel padre, molto spesso saltava la cena. Suo padre,

    oltre che un ubriacone, a volte pareva un uomo senza cuore, egoista e violento. Sembrava pensare

    solo a se stesso, il figlio come se non esistesse. Era diventato cos dopo la morte della madre del

    ragazzino. Prima non era cos, ossia fino a quando la donna era stata in vita. Nonostante tutti i

    maltrattamenti Raphaell voleva bene a suo padre. Dava la colpa di quei comportamenti scellerati alla

    solitudine che attanagliava quella casa e al fatto che non ci fosse pi la mamma l a dare sostegno al

    padre. Raphaell si era abituato a vivere il presente senza mai sognare un eventuale futuro.

    Signor conte, nellarmadio?

    Si apr lanta, scricchiolando appena un po. Ciao, Raphaell. Come stai?

    Bene, signor conte, sto abbastanza bene, non c male. Sono tornato da poco con il mio gregge, che

    anche oggi mi ha regalato del buon latte. Lei dove stato tutto il giorno?

    Ho fatto un viaggetto dimensionale in un altro armadio qui vicino, in unaltra fattoria. Ma chi labita

    non mi ha visto. Non hanno un cuore buono e dopo un po mi sono reso conto che sarebbe stato

    meglio fare ritorno in questa casa dove ci sei tu. Con te posso parlare, hai la sensibilit per vedermi e

    i poteri per potermi sentire e parlare con me. Penso proprio che finch non torner al castello lanta

    del tuo armadio sar per me il miglior alloggio, sempre se tu me lo permetterai.

    Ma che domande, signor conte! Certo che s. Glielho gi detto, resti pure quanto vuole, non mi da

    nessun fastidio. Anzi lei unottima compagnia.

    Ragazzino caro, son felice della tua gentilezza. che io non so proprio come potr pagare quando

    me ne andr.

    Baster soltanto che non si dimentichi di salutare.

    Sei proprio un bravo ragazzino afferm il conte, congedandosi nellanta dell armadio.

    Il conte la notte russava, sembrava che nellarmadio ci fossero un branco di boscaiolicon sega in

    mano e tutti al lavoro a segare tronchi. Pi duna volta Raphaell, con i suoi pensieri, svegli il conte

    che si scusava e subito dopo riprendeva a russare manco fosse pagato. Alla seconda sera il ragazzino

    si era abituato e nessuno si lament pi.

    Miguel vieni, presto! Guarda che bella tartaruga gigante. Se facciamo presto gli saliamo sulla

    corazza. Ci trasporter lei per un po, sar come avere una carrozza!

    Senza farsi notare i due topi ripresero i foglietti e salirono sulla tartaruga. Era lora di rimettersi in

    cammino. Lentamente, a cavallo di quella tartaruga, si allontanarono dal caseificio. Salutarono

    Topinto, che rimase a guardia nella rimessa a imparare altre nuove strategie per eludere le trappole

    che gli uomini si ingegnavano a costruire. Topinto ne conosceva diverse e la sua era diventata una

    vera e propria missione. Si era preso la responsabilit di trasmettere ci che sapeva a tutti i topi che

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    passavano di l e c da dire che ne aveva salvati un bel poda quando si era stabilito nella rimessa. E

    non si sa da quanto tempo gli uomini gli dessero la caccia.

    Tara, potremmo andare dal Gattun insieme, potresti accompagnarmi. Sono sicuro che lo trover,

    fosse anche lultima cosa che faccio.

    Rolfo, non mi giudicare male per il mio no, ma penso fermamente che questa una strada che devi

    percorrere da solo. Non volermene.

    E come potrei? C gentilezza anche nel tuo rifiuto. E poi giusto, sono partito per cercare il Gattun.

    A lui voglio chiedere aiuto per migliorare. Hai ragione, Tara, bene che io percorra la strada della

    ricerca da solo. Forse i nostri destini si incontreranno di nuovo.

    possibile, perch no? Non mi dispiace per niente la tua presenza gli disse la gatta prima di

    rientrare nella grotta.

    Aspettami, partir allalba di domaniafferm Rolfo mentre entrava anche lui nella grotta.

    Costeggiamo la parete, scendiamo di qualche metro e passiamo una notte tranquilla al calduccio. E

    poi i bagliori provenienti da sotto le rocce, con il buio, sono molto belli. Fidati e non temere.

    Ti seguo, Tara, sono dietro di te. Fino a domani non me ne andr conferm Rolfo, a suo perfetto

    agio in quel momento.

    Che bella luna, guarda Miguel!

    La vedo, Carlos fece appena in tempo a dire Miguel prima di cadere.

    La tartaruga saliva piano ma il suo carapace era parecchio scivoloso, dovuto anche alla fitta

    pioggerellina che cadeva. Li fece cadere entrambi. Prima uno poi laltro, i topi caddero tutti e due a

    terra. E sullerba bagnata e scivolosa tornarono indietro di parecchi metri. In poco si ritrovarono al

    punto di partenza: unaltra volta davanti allo spiazzo, fuori alla rimessa dove stagionavano i formaggi.

    Attirati da quel meraviglioso profumo a cui non sapevano rinunciare, come in trance si avvicinarono

    alla porta da dove erano usciti qualche tempo prima, quando avevano salutato Topinto per la

    partenza. Si affacciarono allinterno della rimessa.Delle lucine flebili e a intermittenza attirarono la

    loro attenzione e curiosit.

    Siete di nuovo qui, vedo con piacere disse loro Topinto, che li invit ad accomodarsi. Entrate,

    venite avanti, facciamo festa anche stasera. Carlita e Morena ci faranno un altro spettacolino e di

    formaggi per sfamarvi ce ne sono quanti ne volete. Favorite, non fate complimenti, divertiamoci che

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    la vita tanto breve e quella che abbiamo davanti, di poco, bene viverla spensieratamente senza

    dar troppo peso al domani.

    Topinto si alz sulle zampe posteriori e inizi un caloroso applauso a lui dedicato. Nella rimessa

    volavano diverse lucciole fuori stagione ed erano loro che illuminavano la stanza con quelle lucine

    fioche e affascinanti. Carlita cant pi di un brano, gli applausi dei topi partecipanti la incoraggiaronoa stendere per intero il proprio repertorio. Morena, la topina dal pelo scuro, ball per tutti invitando i

    partecipanti a fare la stessa cosa. Quella rimessa era un posto magico, cera unatmosfera di perenne

    allegria come calava il sole. E poi cera il miglior formaggio di tutta la valle.

    Ehi, Carlos! Riposiamoci un pochino. Noi, come alzer il sole, dobbiamo ripartire. Il nostro viaggio

    ancora molto lungo, si pu dire che siamo appena partiti.

    Stai tranquillo. Lo sento sulla mia pelle che andr tutto bene e troveremo chi ci aiuter. Sicuro topo,

    sono giovane ma so quello che dico, fidati afferm certo Carlos mettendo la zampetta davanti a un

    enorme sbadiglio di stanchezza.

    Era ancora buio e si misero a dormire nascosti bene in un angolo della casetta in legno.

    Ma lo sai che proprio bello qui, in questa grotta? si compliment Rolfo con la gatta che lo aveva

    ospitato.

    In lontananza, bagliori della lava incandescente che risaliva dal fondo delle viscere della terra e

    correva lungo un canyon abbastanza lontano da loro, illuminavano soffusamente tutto ci che era

    possibile illuminare. I minerali duri che si trovavano nella grotta splendevano accendendosi dei colori

    pi belli. Le rocce sotto di loro erano tiepide. Rolfo era sereno, per un attimo pens di essere a casa.

    Conte, mi sentite? Raphaell chiam il conte con la forza del pensiero.

    In breve il conte con la testa sotto il braccio usc dallanta dellarmadio.Dimmi Raphaell, non hai

    sonno? Vuoi parlare un po con me? gli chiese fermandosi davanti al letto dove era sdraiato il

    ragazzino. Dal tuo respiro sento quanto sei triste.

    Lo ammetto conte, sono triste e mi sento tanto solo. Usc una lacrima dagli occhi del ragazzino.

    Raphaell, tua madre morta e tu non puoi farci nulla, caro piccolo mio. E tuo padre lorso che .

    Ma sono sicuro che dietro a tutto quel suo essere un duro si sente tanto solo anche lui. E ha tanta

    paura di non farcela.

    Se mi fermo a pensare, conte, in effetti prima, quando mamma era viva, pap non beveva ed era

    sempre sorridente e bravo. Mai mi aveva picchiato. cambiato con la morte della mamma.

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    Lo immaginavo gli rispose il conte mentre raccoglieva la testa da sopra il letto di Raphaell, che

    ormai si era abituato a vederla ruzzolare dappertutto.

    Il ragazzino si addorment e non si svegli pi fino al mattino.

    Ottimo lavoro hai fatto con le armature poco fa, Tito. Sono fiero di te disse Oscar a quel gatto

    arancione, simile a lui in quasi tutto. Era un componente della banda e anche suo figlio.

    Grazie pa, stato un piacere e uno scherzo far cadere tutte le armature. Cos stamani quei due

    vecchi guardiani dovranno lavorare parecchio per ricomporle tutte e rimetterle al loro posto. E

    quando lo avranno fatto, noi saremo pronti a iniziare di nuovo questa guerra psicologica. Vedrai pa

    che vinceremo noi e quei due se ne andranno.

    Hai perfettamente ragione, tu mi assomigli e sei degno di regnare con me. Tutti devono inchinarsi a

    noi, gli imperatori di questo castello. Chi si ribella Oscar alz la zampa e fece il segno dello

    sgozzamento allungando uno dei suoi artigli affilati.

    Oltre che superbo e sapientone era anche di molto cattivo, quel gatto arancione. E dalla sua aveva un

    figlio uguale identico a lui, di colore e di indole.

    Il giorno aveva illuminato la grotta. Allora te ne vai, Rolfo?

    S, Tara. una ricerca troppo importante la mia e per ora non c spazio per nientaltro nella mia

    vita. Neanche per un fiore come te.

    Ho capito. E allora non posso fare altro che salutarti.

    Tara diede un ultimo sguardo al gatto nero e senza proferire altro si allontan. Nonmi posso

    fermare adesso. Devo trovare il Gattun e imparare da lui, poi potr tornare alla vita di tutti i giorni.

    Quando sar un altro gatto anche io potr dare le mie garanzie. E se vorr continuare a mangiare

    larve, sar perch mi va e non per obbligo. Il gatto riprese ad andare verso ovest. Il sentiero cheseguiva lo port un pochino pi verso valle. Scendeva prima di risalire e girare intorno alla grande

    collina.

    Sveglia topi! si fece sentire Girolamo. Le scorte si stavano esaurendo, urgeva rimpinguare. Ho

    visto Oscar insieme agli altri scendere nel piazzale e uscire dal castello. Andr a caccia fuori. Meglio

    per chi resta e cio noi. Facciamo un salto a vedere cosa c di buono di l in cucina.

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    Andiamo gli fecero eco i figli, pronti scovare qualcosa da mangiare in quel periodo di carestia cos

    grama.

    I topi uscirono guardinghi dalla tana e si infilarono spediti nella cucina, misera quella mattina.

    Nellangolo dove di solito i guardiani buttavano i rifiuti del cibo, trovarono una mela e un tozzo di

    pane pieno di buona muffa.

    Ottimo, meglio che niente esclam Girolamo, perennemente ottimista.

    In poco tempo rientrarono nella tana portandosi con loro il pane e la mela. Standoci attenti, ci

    avrebbero mangiato per altri due giorni. Girolamo spesso ricordava felice i giorni della libert,

    quando ancora Oscar non era arrivato al castello. Con Rolfo la convivenza era pi tranquilla e spesso

    quando il gatto si assentava dal castello se ne andava a trovar formaggio nelle fattorie vicine.

    Bei tempi, sospir mentre spingeva la mela via dalla cucina.

    Eh, miei cari, spingete, portate! Facciamo presto, sento il puzzo di quel gatto maledetto che siavvicina. Entriamo nella tana, mettiamoci al riparo.

    Fin di dire quelle parole per un pelo, il vento di una zampata andata a vuoto gli fece rizzare il pelo e

    rabbrividire su se stesso. Erano ben visibili i denti affilati e gli occhi verdi di quel brutto gatto

    arancione appostato nuovamente subito fuori la loro tana.

    Vieni fuori, topastro grassottello. Ho pi tempo per aspettare di quanto tu possa immaginare e il

    vederti accresce lacquolina nella mia bocca.

    E allora, brutto gatto arancione, aspetta quanto vuoi gli rispose il topo da dentro la tana ormai al

    sicuro, almeno per un paio di giorni.

    Quando apr gli occhi quella mattina Raphaell vide il fantasma del conte che vegliava su di lui.

    Buon giorno a te, piccolo ragazzino gentile. Spero tanto tu abbia fatto un bel sogno.

    A dire il vero io un bel sogno lho fatto, ma sicuramente non era il mio rispose Raphaell con il suo

    visino triste.

    Il conte prov a carezzarlo sulla testa, cosa che non gli riusc, era un fantasma. Il conte spesso

    dimenticava di non esser pi fatto di materia. Provava a far le cose dei comuni mortali e ci rimaneva

    male per un attimo quando poi si rendeva conto desser padrone di unaltra dimensione, che gli stava

    di molto stretta. E da dove non poteva assolutamente far ritorno.

    Io, conte, la saluto. Ho gi perso troppo del mio tempo. Vado a fare colazione e poi porto il mio

    gregge al pascolo al pratone. La saluto, lei senza far troppo rumore stia pure qui nella mia stanza. Le

    far un saluto questa sera quando ritorner e verr a mettere a posto.

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    Raphaell si mise a sedere davanti alla sua tazza di latte e alla fetta di pane. Buongiorno, padre.

    Faccio colazione e porto il gregge a pascolare.

    Muoviti, fai presto gli rispose il padre senza contraccambiare il buongiorno.

    Padre, chiedevo a voi se era possibilese prima di portare le pecore al pascolo potevo pulire la miastanza, che ne ha di bisogno.

    Il padre guard lorologio a pendolo attaccato al muro e gli rispose dopo aver dato un pugno sul

    tavolo. Va bene, prenditi ancora una mezzora e pulisci bene che dopo controllo.

    Grazie padre, allora corro.

    Di corsa Raphaell si alz e rientr nella sua stanza. Si mise in piedi davanti al suoletta. Poi con la forza

    della sua prodigiosa telecinesi inizi a sistemare il letto. Come in una magica danza tir le lenzuola,

    spazz in terra con la scopa, dal bagno tir fuori lo spazzolone con lo straccio che sciacqu e strizz

    pi volte. Quando ebbe finito apr le finestre e scapp fuori.

    Arrivederci pap, io ho finito. Porto le pecore a pascolare.

    Il padre come aveva promesso, appena il ragazzo usc and a controllare. Rimase a bocca aperta. Non

    si sapeva dare una spiegazione. Si chiedeva soltanto come avesse fatto. Tutto era a posto e in

    perfetto ordine. Il letto rifatto, le poche carte in ordine, il pavimento perfettamente lavato e aveva

    anche spolverato dappertutto. Si rifiut di indagare ancora, era un altro dei misteri di quel figlio a cui

    non riusciva a chiedere perdono anche se dentro di lui cresceva sempre pi il desiderio di farlo.

    Andiamo, amiche mie telepaticamente disse Raphaell alle pecore, alla capra e al suo cane.

    Ti seguiamo, siamo con te gli risposero in coro gli animali. Si fermarono al ruscello. Le tre pecore la

    capra e il cane bevvero, lui con la forza della sua mente riemp la borraccia come faceva sempre.

    Topinto, se non dovessimo tornare su al castello a liberare i nostri familiari io mi fermerei qui con te

    a imparare come si organizzano feste tutte le sere. Peccato che non posso afferm affranto Miguel,

    che a quel tipo di vita ci aveva preso gusto.

    In fin dei conti Topinto faceva una gran bella vita: si occupava di far la guardia a un gran bel posto, da

    mangiare non gli mancava di certo, si era fatto un giro di amicizie niente male e cosa pi gradita era

    che, come finiva il tramonto, allimbrunire della sera, cera sempre da far festa. I topi si fermarono

    per unaltra sera e si accomodarono per la cena.

    Carlos, guarda l che bella forma di gorgonzola bello fresco!

    Lho vista Miguel, mi ci vado a tuffare gli rispose Carlos che era gi davanti a quel ricco formaggio

    cos profumato.

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    Il topo pi giovane nella forma di gorgonzola ci infil tutto il musetto e per qualche minuto mangi e

    respir soltanto formaggio. Anche Miguel non perse tempo. Si avvicin a Morena, che era l anche

    quella sera, e la invit a fare un giro ballerino culinario su di una forma di pecorino stagionato, che

    per loro era un gran richiamo.

    Accompagnami le chiese Miguel.

    E dove andiamo? di risposta chiese Morena, la topina parecchio scura di pelo.

    Ora che la musica partita, ti vorrei far fare due giri di valzer su quella caciotta proprio lass le

    conferm Miguel facendosi un passo avanti verso di lei.

    Vengo, ma solo un ballo. Perch io tra le altre cose dovrei anche far presto a tornar alla mia tana. I

    miei mi hanno detto di non far tardi. Io vengo qui a lavorare, tu questo lo sai. Dopo aver cantato un

    paio di canzoni lascio il posto a Carlita e io me la batto in ritirata. I miei sono topi allantica e non

    ammettono discussioni. Ti chiaro questo concetto?

    E come non potrebbe? le rispose Miguel, con lo sguardo di chi aveva capito pi che bene ci che gli

    era stato detto. Dammi la zampetta allora, non perdiamo tempo.

    Miguel la invit a prendere posto in pista sul pecorino stagionato. I topi si limitarono a quel ballo e,

    quando le lucciole smisero di luccicare e le due falene di cantare, Morena salut tutti e scapp via di

    corsa da uno scarico che era l vicino, che conduceva dritto al ruscello. Miguel fece appena in tempo

    ad alzar la sua zampa per salutare che la topina era sparita, non la vide pi. Era rimasto colpito da

    quellesserino. Ma in quel momento, anche se non sembrava, cose pi importanti aveva da fare e di

    certo non si poteva mettere a conoscere meglio topine in una rimessa usata come sala da ballo.

    Che odore forte e buono di ranocchi e pesciolini! Penso proprio dessere arrivato a un laghetto

    parecchio rifornito, ramment Rolfo dandosi pure una leccatina ai baffi.

    Man mano che saltellando se la camminava spedito verso il laghetto, il gracidare dei ranocchi di quel

    posto lo induceva a pensare che lora di un bel pasto abbondante e saporito era arrivato. Con lo

    sguardo attento e muovendo meno erba possibile si avvicin alla riva. Il gracidare aumentava a ogni

    suo passo. Si ferm di scatto, pronto per attaccare. Fece le prove e il controllo degli artigli dellezampe anteriori. Erano in perfette condizioni. Fece ancora due passi avanti per vedere meglio cosa ci

    fosse, mise la testa fuori dallerba alta e vide una quantit enorme di rane tutte colorate. Cosa non gli

    frull per la testa! Aveva gi immaginato di mangiar una rana e tra una rana e laltra ci avrebbe visto

    bene anche un bel pescetto, che non si sa da quanto tempo non mangiava. Forse un pesce Rolfo non

    lo aveva mai assaggiato. Era pronto a sferrare il suo primo attacco. Caricato sui suoi muscoli, era

    pronto a saltare su una bella rana verde proprio davanti a lui, che lo stava l a guardare senza batter

    ciglio con un paio docchioni neri fissi.

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    Ranocchietta, con te sar parecchio bravo. Voglio darti il tempo di scappare. Se in tre salti, e ripeto

    in tre salti, sarai abbastanza lontana da me non ti verr pi a cercare. E manger qualche altra tua

    sorella.

    La rana non si scompose neanche per un attimo. Lo guard ancor pi fisso e dritto negli occhi. Poi,

    dopo avere gracidato un paio di volte, in tutta calma gli disse: Gatto nero, io ti capisco. E quando tiricapita di trovare un bocconcino come me? bene che tu sappia che io sar il tuo primo e ultimo

    boccone, gatto nero, perch su questa terra non esiste animale pi velenoso di me e delle mie

    sorelle. Perci vieni avanti, facciamo presto. Or dunque, sono curiosa di vedere se farai prima tu a

    mandarmi in corpo o il mio veleno a stenderti. E giurerei sul fatto che il mio veleno faccia prima, di

    solito chi ha il dispiacere di toccarmi in un passo o due dice addio a questo mondo.

    La ranocchia verde fosforescente gracid un'altra volta. Rolfo la guard pi attentamente,

    mettendola bene a fuoco. E pens che se un animale cos piccolo con tanta sicurezza gli aveva detto

    quelle cose allora cera sicuramente da stare pi che attenti. Il gatto si spost pi sulla destra e tel

    via, dove non vedeva nessuna rana colorata.

    Uscito dallerba alta del laghetto arriv su quella molto pi corta, vicino al percorso che l lo aveva

    portato. Percorse ancora qualche metro e poi si mise a scavare nel terreno morbido alla ricerca di

    qualche bella larva da mandare gi e a quellora di fame ne aveva anche parecchia. Dopo aver fatto

    una ricca colazione a base di larve fresche di formica rossa, si stir i muscoli pi duna volta poi

    riprese ad andare. Tutto sommato, anche quel giorno non era iniziato troppo bene. Le rane cos

    indigeste erano rimaste al lago. Ancora una volta non era riuscito a cacciare niente. Per scavando

    nel terreno si era sfamato ugualmente.

    Cosa ci sar poi di cos brutto nellessere pi che un gatto cacciatore un gatto trovatore esperto inlarve e erbette salutari? Mica da tutti! Chiss se quel sapientone di Oscar sarebbe capace di vivere

    cos. Io sono capace e quando torner al castello lo capir da s, quel bellimbusto di un gatto

    arancione!

    Uno dei due vecchi guardiani salut laltro, che lentamente entr in cucina e si sedette. Come va

    Bastiano?

    Vista let, Amilcare, non mi lamento. Sono quei gatti cos rumorosi e fastidiosi che rompono.

    Povero Rolfo! Hai visto? Alla fine hanno fatto in modo di mandarlo via. Ma gli ho preparato un bello

    scherzetto. Se ne ricorderanno quando riproveranno a buttare per terra tutte le armature, quelle che

    abbiamo rimesso in piedi laltro ieri.

    Raccontami chiese Amilcare.

    Volentieri, ti racconto. Ti ricordi quel super grasso che avevo trovato in un negozio del centro?

    Quello che bastava sfiorarlo e tutto scivolava come se fosse spinto da un reattore?

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    S che mi ricordo, funzionava a meraviglia. E allora cosa ci hai fatto? Dillo anche a me chiese

    Amilcare ancora pi incuriosito.

    E Bastiano gli raccont ci che aveva combinato. Vecchio amico mio, hai presente il lungo corridoio

    qui di sopra, dove ci sono le armature tutte esposte?

    Lo ricordo perfettamente, vecchio mio gli rispose Amilcare, tutto intento ad ascoltare.

    Prima, quando ho fatto il giro dispezione a tutti i piani, ho portato con me quel grasso e lho

    versato proprio a filo delle armature. Che ci riprovino a buttarle gi! Per di pi ho anche aperto tutte

    le finestre e se tanto tanto riproveranno a correre vicino a quelle statue di ferro passeranno un

    brutto momento. E stai attento anche tu quando vai di sopra, il ghiaccio ha di sicuro pi attrito.

    Ben fatto rispose Amilcare tutto soddisfatto. Cosa ci mangiamo per stasera, Bastiano?

    Il pesce che ho pescato stamattina mentre tu pulivi.

    Bene, allora lo preparo lesso nellacqua di sorgente con tanto di patate lesse accanto conferm

    Amilcare, che dei i due era il cuoco.

    Cucinalo come ti pare, lo sai che io mangio tutto.

    Va bene, per le sei sar pronto rispose Amilcare, che per alzarsi dalla sedia ci mise pi di cinque

    minuti, povero vecchio.

    Nel piazzale del castello, intanto, Oscar con i suoi stava preparando unincursione per buttar gi le

    armature proprio per quella sera stessa. Da sopra tre scalini disse ai suoi: Ascoltatemi bene tutti

    quanti. Ho deciso, questa notte faremo un altro giro a buttar gi le armature. Agiremo quando la

    notte sar ancora in cielo.

    Siamo daccordo gli fecero il coro tutti gli altri.

    E lui pieno di superbia si stir davanti a loro per mettere in mostra i muscoli. E scatt anche il coro

    che di spontaneo poco aveva. Tutti e quattro i gatti della banda al segnale, sempre da lui impartito,

    poco spontaneamente miagolarono forte: Grande Oscar, per tutti i gatti che fanno miaoo!

    E lui, sempre pi in pompa magna, ordin che quella notte dovevano restare tutti al piano della

    cucina. Tanto per fare un po di guardia e tortura psicologica a quei brutti topi nella tana, come prima

    cosa. Poi da l sarebbero saliti in fretta e furia al piano di sopra, sarebbero corsi vicino alle armature e

    sfiorandole, come lo sapevano gi, esse sarebbero cadute. E i guardiani avrebbero preso un bello

    spavento. I due guardiani, seduti fuori dalla cucina, notarono che i gatti erano in fermento. Ormai li

    conoscevano, sapevano bene che dietro a quei miagolii cos prolungati e forti, se non erano nel

    periodo degli amori, si nascondevano solo guai presto in vista. E purtroppo non erano nel periodo

    degli amori. La sera cal al castello e su tutta la collina. Dopo aver mangiato come tutte le sere i due

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    vecchi guardiani si ritirarono ognuno nella propria stanza per riposarsi dalle fatiche del giorno, che

    alla loro et si facevano sentire e non poco.

    Buona sera conte, come si sente? chiese Raphaell.

    Con un accenno di sorriso, telepaticamente gli rispose: Cosa vuoi che ti dica, mio giovane amico? In

    realt da quando mi trovo in questa condizione, a me per niente gradita, il sentir come intendi tu

    lho del tutto dimenticato. Noi fantasmi il dolore o il piacere non lo sentiamo sulla pelle, che solo

    una visione. No! Noi lo sentiamo direttamente dentro lanima, perch di quella siamo fatti. E il

    piacere o il dolore solo di sentimenti sono fatti e non sensazioni, come invece le provate voi. tutta

    unaltra cosa, caro mio. Oserei dire che parecchio pi intensa delle sensazioni, nel bene e nel male.

    Poi io, Raphaell, quando fu la mia esecuzione son morto cos tanto in fretta che di quel brutto giorno

    poco o niente ricordo.

    Meglio cos conte, non trovate? rispose attento il ragazzino.

    Dopo lennesima prova di forza nel piazzale, quando ormai la luna era piena e alta nel cielo, Oscar

    davanti a tutti, che poi erano quattro, alzando la coda disse: Valorosi, seguitemi! arrivata lora di

    iniziare a salire. Tra non molto cambieremo il decorso dei sogni di quei due guardiani rimbecilliti.

    Aprite le orecchie, perch non parler pi e sapete bene che non ammetto errori. Il piano questo.

    Arriviamo quatti al piano delle armature, ci mettiamo in fondo al corridoio. Poi, come abbiamo fatto

    lultima volta, corriamo a pi non posso in fila indiana a sfiorare le armature. Ci divertiremo un sacco.

    E tutto questo al mio via, mi raccomando.

    Il silenzio degli altri gatti determin il consenso. I quattro, quando furono al piano delle armature,

    diedero per scontato che tutto fosse come sempre. Tra le altre cose, quel grasso era talmente viscido

    e trasparente che non lo notarono neanche loro, gatti che al buio vedono benissimo. Dalla loro cera

    anche tanta convinzione dessere i pi furbi nel castello. E non sempre la furbizia un pregioe mai

    da confondere con lintelligenza, sono due cose assai diverse. E l quella notte di intelligenti proprio

    non ce ne erano. Arrivarono in fondo al corridoio. Oscar diede un ultimo sguardo alle armature, che

    gi gustava di sentir cadere una a una dietro il loro passaggio. Si accucci per prendere meglio la

    rincorsa e quando limpulso glielo comand diede il via ai suoi, che subito iniziarono tutti a correre a

    pi non posso. Corsero pi veloci che poterono, giammai deludere il capo! E lui per primo correva

    come un razzo. Quella notte non cadde neanche unarmatura. Dopo un trenta metri di corsa

    superlativa si sent nel castello un Miaoo!di paura collettivo. Erano i quattro gatti, che finiti su quel

    grasso aumentarono e non di poco la loro velocit, senza pi controllo delle loro traiettorie. Quel

    Miaosi senti per parecchio, fino a quando non si ud un tonfo. I gatti volati gi dalla finestra, che

    avevano sfondato, si erano impinzati tutti e quattro in un carro vuoto, lasciato abbandonato nel

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    piazzale del castello. Gli cost parecchio caro quello scherzetto a Oscar e a tutta la sua squinternata

    banda.

    Miao, ohi, per tutti i gatti che fanno miao! si lament Oscar verso i suoi, che non stavano affatto

    meglio di lui.

    Miaoo, capo, che botta! gli fece eco Rigoletto, un gatto grigio con una benda nera allocchio

    sinistro. Si era cecato in un altro brutto incidente da lui stesso causato.

    Miei prodi, rientriamo nel castello e stiamo calmi per qualche tempo. Se Rolfo non se ne fosse

    andato saprei senza nessun dubbio con chi sfogarmi. Di certo con voi non posso riflett ad alta voce

    Oscar, ancora stordito dalla botta che aveva preso. Infatti, nello impinzarsi con la testa dentro un

    carro non cera niente di morbido. Comunque anche quel tonfo non gli serv di lezione. Scaric la

    colpa su tutti meno che su di s. Il suo ego smisurato non glielo permetteva.

    Nella pozza dove si era fermato a bere, Rolfo annaspando con una zampa fece muovere lacqua, che

    quando si ricompatt gli rivel una visione. Nella pozza dacqua trasparente apparve limmagine di

    un gatto dal pelo nero e lucido, pareva brillasse. Come anche i suoi penetranti occhi gialli. Sbalordito

    Rolfo gli chiese: Chi sei tu, me lo puoi dire?

    Te lo dir quando mi avrai trovato, miao! rimbomb una voce sicura di s da quella pozza.

    Miaoo, sto impazzendo! Saranno le troppe larve che sto mangiando, ho le visioni. Questa la fine,

    povero me!Si scroll di dosso quellattimo e pi sereno continu a camminare per la strada verso

    ovest, allontanandosi da quel laghetto per niente sicuro e a dir poco pericoloso.

    Buongiorno, padre.

    Siediti e fai colazione gli disse il padre senza rispondere al saluto del ragazzino. Ma quanta rabbia

    si portava dentro quelluomo! Raphaell si tagli una fetta di pane e la mangi con il latte. Oggi le

    porto io le pecore a pascolare. Tu vai a casa di zio a trovarlo. arrivata Penelope, tua cugina. Falle un

    po di compagnia e non la stancare, mi raccomando, altrimenti peggio per te. Ci siamo capiti? E

    portati anche il tuo cane pieno di pulci. A lei piacciono i cani, anche quelli bavosi come il nostro.

    Che bello, pap ha detto nostroe si riferiva a Dolores! Allora non si proprio dimenticato tutto,

    ramment tra s il ragazzino. Raphaell usc di casa contento e in poco arriv a quella dello zio. Buss

    due volte alla porta. Apr lo zio, che subito lo abbracci.

    Buongiorno, nipote mio. Come stai?

    Bene zio, io sto molto bene. E Penelope?

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    Sar qui tra poco e vedrai che sar molto felice di vederti.

    Penelope era la cugina della sua stessa et che da un anno era costretta a vivere su una sedia a

    rotelle, dopo essere caduta dalle scale del soppalco nel fienile. E sembrava avesse perso luso delle

    gambe.

    Ehi Raphaell, come ti sei fatto alto! Penso di esserlo anche io, ma in questo periodo non che mi

    alzo tanto spesso da questa cosa.

    Non ti alzi, ma sei sempre la pi bella le disse Raphaell abbracciandola forte.

    Belladai, non prendermi in giro! Simpatica, vorrai dire.

    Anche, cuginetta. E non perdere mai il tuo sorriso, mi raccomando.

    S Raphaell, non ti preoccupare. Sono sicura che mi rimetter in piedi. Contaci.

    Ci credo Penelope e la abbracci di nuovo. Ora, mia cara, fai la tua colazione e tutte le tue cose,

    poi ti porter a fare un giro fuori. Ti va?

    E come potrei rifiutare linvito del mio bel cugino Raphaell? E dove mi porti?

    Per campi, naturalmente. Siamo in campagna. Non ti prometto di farti vedere il mare, ma di farti

    sbavare un pochino dalla mia Dolores, quello s.

    Allora Raphaell, faccio colazione e andiamo, se vorrai.

    Sono qui tutto per te, cuginetta mia. Tu mi dici quando sei pronta e io ti spinger, portandoti

    leggero come se volassimo.

    Sarebbe bello, Raphaell. Naturalmente, garantendomi di non cadere. Lho gi fatto e mi sono

    ridotta cos. Per il momento mi basta e mi avanza, cugino caro. Non ho nessuna intenzione di finire

    sdraiata in un letto a guardare soffitti e mangiare pappette con la cannuccia. No, proprio no!

    Raphaell aspett trattenendosi a parlare con lo zio e gli raccont dei suoi lavori al pascolo con il suo

    micro-gregge. E anche del suo rapporto con il padre, che stentava a migliorare e che era cos da

    quando era morta la madre.

    Mi dispiace, Raphaell, che mio fratello sia diventato cos arcigno e duro. Prima non era cos. Sai, io

    credo che si senta tanto solo e abbia paura. Per, orgoglioso come , non sfoga il suo dolore

    allesterno e quella la sua reazione.

    Zio, lo credo anche io. I due, nipote e zio si abbracciarono.

    Sono pronta, Raphaell lo avvis la cugina, che con la sedia a rotelle gli si era fatta al fianco.

    Andiamo, allora disse Raphaell, che con la forza della mente aveva posizionato la sedia a rotelle

    davanti a se, senza che la ragazza se ne accorgesse tanto era stato veloce e spontaneo a fare quel

    movimento.

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    Brutto topastro, che mi guardi da in fondo al buco, perch prefer