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Pellecchia - Museo da vivere_CampaniaFelix (1997)

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"Museo da vivere. Buccino" estratto da Campania Felix, n. 17 (ottobre 1997)

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MENSILE DITURISMOCULTURASTORIAARTEFOLCLORENATURACURIOSITADELLA CAMPANIAOTTOBRE 1997 N. 17ALLA SCOPERTA DELLA REGIONEI T I N E R A R I

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I NormanniCasina VanvitellianaIl Museo Provinciale CampanoBuccino, un Museoa Cielo ApertoIl Castello di Mercato S. Severino

I NormanniCasina VanvitellianaIl Museo Provinciale CampanoBuccino, un Museoa Cielo ApertoIl Castello di Mercato S. Severino

ALTRASTAMPAEDIZIONI

NAPOLI

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n normale lavoro diroutine. Gli operai, sotto laguida di esperti archeologi,danno corso a uno dei tantiscavi che la Soprintendenzaarcheologica di Salerno staconducendo a Buccino. E’ il1995, quindici anni dopo lastraordinaria campagnaricognitiva iniziata da WernerJohannowsky nell’immediatodopo terremoto. Il sole bruciala pelle, l’arsura si fa sentire: illavoro è veramente duro nelleassolate campagne limitrofeall’antico borgo delsalernitano. Il piccolo gruppoè all’opera in un terreno diproprietà Femicola-Paterno, apoche centinaia di metri inlinea d’aria dalla zona giàscavata da Johannowsky inlocalità Santo Stefano, che siera rilevata di estremointeresse storico: strutture ededifici di complessaarticolazione del IV secolo a.C.sovrapposti a necropolidatabili a partire dalla fine delVII a.C. In quel luogo lo scavodi una tomba a camera avevarestituito, tra le altretestimonianze, un vaso inframmenti firmato addirittura

dal ceramografo pestanoAsteas. Sì, proprio il celebrepittore fliacico cantore dellahilarotragoedia, quel genereteatrale che fiorì a Taranto nelturgido tramonto del IVsecolo e nella prima parte delIII e che inaugurava unaconcezione dello spettacolonon come strumento dieducazione, ma piuttostocome divertimento edevasione. Scoperta eccezionalee conferma della presenza diAsteas a Buccino o quantomeno del gusto di unapopolazione ricca e colta cheprediligeva le opereprovenienti dall’atelierdell’artista. Infatti, uno dei piùfamosi vasi di Asteas, quelloraffigurante la parodia delratto di Cassandra, furinvenuto alla finedell’Ottocento a Buccino e faora parte della collezione delMuseo Romano di VillaGiulia. Ritorniamo aquell’estate del 1995. Dal

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Museo da vivere

Buccino

SPECIALEPROVINCIADI SALERNO

di Erminia PellecchiaFoto di Alfio Giannotti

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dell’esistenza (oggisarebbero di gran moda tragli attori di Hollywood). Èfacile immaginare dove loportasse tutto ciò, innestatosu di una personalità disicuro ipersensibile ecatturata da una tensioneartistica che l’obbligava a unsimbolismo a volte ermeticoa volte misticamenteirrazionale a volte presago diminacciosi messaggi.Nonostante un certosuccesso di varie esposizioni- con l’interesse financo dimembri della famigliaimperiale - Diefenbach finìaccusato di essere pazzo esobillatore del popolo, oggettodi campagne denigratorie distampa che lo portaronoprima a girovagare e poi deltutto a fuggire. Anche lamoglie - certo esasperata -non scherzava, in quantotentò prima di avvelenarlopoi di togliergli i figli. Comeche sia, e nonostante unadiscreta fama che tuttavia loaccompagnava, decise ad uncerto punto di trasferirsi alSud, alla ricerca dellaNatura, di un nuovoincontro tra soggettività eoggettività. Si spinse sulleAlpi, sul Garda, quindi fintra le sabbie nilotiche, neipressi del Cairo. Tornò perpoco in patria, ritemprandosinel clima stimolante dellaSecessione viennese. Manell’ultimo giorno delCarnevale del 1899 stabilì lapartenza definitiva, avantaggio ancora una voltadell’Egitto. Fece tappa aTrieste, ma la mancanza disoldi (viaggiava con figli equalche seguace al seguito)gli impose una diversa meta.Nel 1900 arrivò in una Capriun po’ più simile a quella delgiorno della Creazione diquanto lo sia oggi. E vi sifermò. Capri mi basterà pertutta la vita con queste asprerupi che adoro, con questo maretremendo e bellissimo benché, inverità, io soffra il martirio e ilboicottaggio dei mieiconnazionali che venendo quimuovono contro di mevergognose accuse diimmoralità ed empietà (equesto l’abbiamo giàsegnalato). I suoi straniatteggiamenti coincidevanocon le sue strane tele (moltesono ora esposte alla Certosa

di San Giacomo a Capri, maaltre sono in musei tedeschie in varie collezioni privateitaliane), scure ma balenantiluci, spesso enormi, quasisopraffatte da vere e proprieallucinazioni, manifestiirrazionali di un’altra realtà.In quelle tele vi è tantacultura simbolista, ilrichiamo alla natura e aldivino, l’esplorazione deipercorsi della psiche,

l’esaltazione dello spirito, ilrepertorio figurativo più epiù volte ripetuto in mezzaEuropa, con gli edificidiroccati, le rupi scoscese, letempeste, le lune ghiacciate, isimulacri degli dei, le sfingi,le colonne abnormi, lefanciulle diafane e misteriosenell’ombra. In più Diefenbach,evidentementeimpressionato dagli aspetti

più tenebrosi dell’isola,accresceva pittoricamente itoni bruni, notturni,squarciati da spari di luce ecolore, schegge di solemediterraneo prigioniere innotti da Walhalla; inventavacosì situazioni cromatichenon più naturali, maappartenenti al mondodell’ego, alludenti a unadimensione diversa dallanostra, quasi senza piùcolori, segnata dalleprevalenti assenze di luce,sprofondate versol’insalvabilità. Tutto questoera il frutto evidentementenon solo delle marcateconvinzioni in campoartistico, ma di una integralecondizione di vita e di unapersonalità particolarissima.Certo fu un diverso, unosradicato, magari unvisionario egocentrico conqualche disturbo psichico;eppure fu anche un uomoconsapevole della vita intesacome autentica ricerca, unartista autentico, intensolucidissimo, come scrisse giànel 1875 Raffaello Causa.Molto di tutto ciò era delresto già segnato da tempo,se si pensa che già nel pienodegli anni ‘80 dell’Ottocento(quando la Germania delKaiser era in piena corsaverso l’industrializzazione eil militarismo) così andavapredicando: Malattie, miseria,crimini di ogni tipo,prostituzione e degenerazione,delitto e suicidio, strage chegrida al cielo chiamata guerra,sono le conseguenze naturalidella contraddizione e delpeccato contro le leggi di natura... tutti sono vittimedell’ingiustizie della società,della irreligiosità delle pubblicheistituzioni, dell’allontanamentoda Dio. Infine Diefenbachfinì di portare i suoicamicioni, di cibarsi di soleverdure, di mostrare tra gliisolani e i già numerosiquanto stupiti turisti ilproprio aspetto fiero edirsuto. Una peritonite lostroncò il 16 dicembre del1913. Da allora i suoi stranimessaggi sono statideclamati solo dallinguaggio dell’arte.

In alto: Non uccidere, Roma,coll. priv.; sotto: L'artista nel-l'isola, Capri, coll. priv.

In alto: panorama; al centro:casa costruita sui resti di untempio romano; in basso: bot-teghe romane

Una scoperta di estremo interesse. La Tomba della Principessa segna

la fortuna di Buccino.

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recentemente ha trionfato lamostra I Greci in Occidente,che, tra l’altro, esponeva gli oribuccinesi. Per la verità nonl’unico tesoro della storicacittadina. Per i gastronomi c’èun altro oro ben più prezioso:il saporitissimo olio, prodottoin maniera naturale e degnodi rivaleggiare con quelli piùfamosi dell’Umbria e dellaToscana. Per non parlare delvino, che pur non avendoottenuto alcuna certificazioneDoc, è quanto mai squisito eottimo compagno dei prelibatiprimi piatti, altro vanto dellacittadina in cui da oltrediciotto anni, nel periodo diFerragosto, si celebra la sagradella pasta fatta in casa. Dallaprincipessa volceiana alleattuali regine di Buccino, ledonne sono le grandiprotagoniste della vitacittadina e le custodi di riti etradizioni tramandati dimadre in figlia. Sono riuscite,infatti, a non lasciarsisopraffare dalla caotica civiltàdelle macchine e, conorgoglio, continuano areiterare vecchie abitudini evecchi costumi. Il ricamo èancora la loro attività preferitae dalle esperte mani nasconoveri e propri capolavoriricercati dagli intenditori ditutta Italia. E sono sempre loroa perpetuare pratichedevozionali che affondano leradici nella notte dei tempi. Laprocessione in onore dellaSantissima Immacolata, laprima domenica di luglio, èuna delle manifestazionireligiose più affascinanti ecommoventi della Campania.La notte si illuminamagicamente con la luce dicentinaia di ceri trasportatifaticosamente per le imperviestrade che dalla Chiesa Madresu, in alto, a pochi passi dairuderi del castello, portanogiù fino a valle, attraversandotutto il centro storico. Uncentro storico che conservainalterato il suo fascino diborgo fortificato fin dalle etàpiù remote. Arrampicata sullacollina di Tufariello, Buccinoper secoli ha avuto il ruolo dicittà di frontiera in rapporto alterritorio della Lucania. Già ilprimitivo villaggio dell’Etàdel Bronzo presenta muri dicinta alternati a spazi perlavori artigianali (e va dettoche l’artigianato è tuttora

attività principe,particolarmente per lalavorazione del rame). Colsuccessivo passaggio all’Etàdel Ferro continua a svolgereun ruolo primario nell’ambitoterritoriale in cui insiste, ruoloche diventerà predominantequando da villaggioessenzialmente contadino sitrasformerà nell’aristocraticaVolcei, ricordata durante laseconda guerra punicaquando nel 209 a.C. il consoleQuinto Fulvio Flacco - comescrive Livio - riceve la resa diHirpini et Lucani et Volceientes.La lucana Volcei è, inoltre,citata nel successivo Libercoloniarum in cui si dà notiziadi una Praefectura Vulcentana.Città federata di Roma finoalla guerra sociale,successivamente diventamunicipio retto da quattuorvirie ascritto alle tribù Pomptina.Veramente scarse le notiziestoriche, per fortuna oraintegrate dalle ricognizioniarcheologiche eseguiteall’interno del centro storico.Grazie a una buona intesa traAmministrazione Comunale eSoprintendenza, tutti gliinterventi di ricostruzionepost-sismica sono statipreceduti da indaginiapprofondite che hannoevidenziato le varie fasievolutive di Buccino. Dai saggiappare - sottolinea Adele Lagi -che agli scarsi restidell’insediamento lucano sisovrappone, obliterandoli, unafase edilizia databile al II secoloa.C. Sembrerebbe, quindi, che larivitalizzazione dei municipiitalici condotta in Età Augusteadeve avere interessato ancheVolcei in misura notevole,considerata la sua posizionestrategica a ridosso della viaPopilia. Un segno di vitalità è lacostruzione, in questo periodo,del ponte Cono, ai piedi dellacollina, certo in sostituzione diuna struttura più antica. Nellastessa fase, nell’area urbana, fuimpiantato un nuovo tessutourbanistico di cui si sonoriconosciuti, finora, tratti distrade ortogonali e vari edifici inopera quasi reticolata: aquell’epoca risale la costruzionedel tempio rinvenuto in via

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terreno rimosso affioraqualcosa. Si lavorafreneticamente fin quandonon vengono alla luce i resti diuna tomba semicircolare,costruita in parte con blocchidi calcare locale e in partetagliando le rocce emergentinel banco d’argilla del sito. Ilpio asilo raccoglieva le spogliedi una donna deposta su di unletto funebre col capo rivolto anord. Racconta Adele Lagi,responsabile archeologo diBuccino: al di sotto di un sottilestrato di calce e trito di cocci,residuo dell’intonaco parietale,era conservato il corredo.Fortunatamente, malgrado glisconvolgimenti franosi, i blocchidella parete avevano fermato unprezioso set di vasi in metallopregiato, probabilmente parte diun servizio personale d’argentoper cosmesi: una bottiglia, unkalathos con corona d’edera inoro niellata sul collo, uno strigile,alcune pinzette, spatoline, duelaminette d’argento dorato congrifi e leoni affrontati, unaconchiglia portabelletti. Gliornamenti personali eranocostituiti da una ricca parure dioreficeria: due orecchini a doppiaprotome di leone e d’ariete, unacollana a maglia piatta e pendentilanceolati, un bracciale in laminacon anima in rame e terminazionia protomi leonine, due borchiecircolari decorate da motivivegetali in filigrana, due anellidigitali, uno dei quali conservaancora la corniola incisa con

un’Afrodite con Eros. Si sono,inoltre, rinvenuti fuori posto,elementi di una corona concorimbi e bacche di terracottadorata e foglie di bronzo insiemea testine femminili in argento. Ilvasellame metallico e fittiledoveva essere stato dispostointorno al letto funebre. Inbronzo erano un bacino a doppiaansa con attacco a palmettetraforate e un’applique con leoneche assale un cervo, due olpai concoperchio, un candelabro conpiedi leonini nascenti da teste digrifo, mentre un bell’esemplare dispecchio circolare con coperchioornato da una figura di Tritonesu pistrice in lamina sbalzata, inframmenti, doveva far partedell’insieme per cosmesi. LaTomba della Principessa segna lafortuna di Buccino. Il piccolopaese, dopo secoli di silenzio,ritorna nuovamente agli onoridelle cronache. Già nelnovembre del ‘95l’esposizione del ricco corredofunebre richiama migliaia divisitatori. Buccino entra, così,definitivamente nel circuitodel turismo culturale che,soprattutto in questi ultimianni, sembra privilegiare lelocalità archeologiche. Unamoda consacrata dallapasserella di lusso di PalazzoGrassi a Venezia dove

In alto: pavimento romano amosaico; al centro: probabiliterme; sotto: taberna; in basso:simboli fallici in una tabernaromana

In alto: botteghe romane aipiedi del castello; al centro: ilcastello; in basso: case nellaroccia sotto il castello

Le donne sono le grandi protagoniste dellavita cittadina, custodi di riti e tradizioni

tramandati di madre in figlia.

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La catalogazione dei beni artistici

econdo una stima recente inItalia si contano all’incircacento milioni di beni culturaliintesi come unità-bene equindi considerando cometale sia un’abbazia che unpalazzo, un’area o un grandemonumento archeologico, oun singolo oggetto: unquadro, un’incisione, unascultura, una moneta e cosìvia. A fronte di un così ingentee ricco patrimonio artistico sifa forte e pressante l’esigenzadi mettere a punto idoneistrumenti di lavoro cheriescano a soddisfare in tempirelativamente brevi ladomanda della consistenzaquantitativa, del censimento edella catalogazione.Nell’ambito delle attivitàistituzionali delleSoprintendenze, lacatalogazione dei beni storico-artistici è da considerare comeuno strumento prioritario diintervento in quanto, unavolta individuata la

consistenza patrimoniale diun determinato territorio, èpossibile promuoverne latutela, il restauro e lavalorizzazione. Quella cheoggi chiamiamo banca dati,

grazie all’uso innovativo delletecnologie informatiche,rappresenta quindi la baseindispensabile per qualsiasioperazione si vogliaintraprendere sul bene

culturale e sul suo ambiente.La domanda che viene rivoltafrequentemente a chi sioccupa di catalogazione èquesta: quando sarà ultimatala schedatura? La rispostadovrebbe essere mai ocomunque non può checaratterizzarsi quasi sempre insenso negativo, perché se èvero che ormai il lavoro dischedatura può dirsipressoché concluso, non vadimenticato che per suadefinizione questa attivitàdeve essere sempreconsiderata come work inprogress: un volume diinformazioni cioè suscettibiledi continui aggiornamenti,revisioni, rivalutazioni afronte degli avanzamentidegli studi scientifici e dellaricerca in genere. Ma laschedatura spesso non finisceper motivi molto più banali:

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Mali Artistici

Partimonio culturale, come salvarlo

TE S O R ID A SA LVA R E

di Flavia Petrelli, Angela Schiattarellae Lorella Starita

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Spirito e noto come Caesareum.Templi, strade, mosaici, porte,edifici monumentali, cintemurarie, necropoli fanno diBuccino un enorme parcourbano archeologico. Unparco di eccezionale valore eforse unico al mondo, inquanto gli episodi storici sisovrappongono e siintersecano armonicamentecon le costruzioni del borgomedievale, feudo dei contiLamagna e dei Caracciolo erifugio di Urbano VI, il papaperseguitato da CarloDurazzo. Un miracolourbanistico che, a breve, conl’accorta politicadell’amministrazione e conl’ausilio di finanziamentieuropei, sarà messo in luce intutto il suo splendore.Significativa è, infatti, lavolontà di far convivere,all’interno del Piano diRecupero, il sito archeologicocon i palazzi e le case tuttoraresidenza dei buccinesi, che vistanno ritornando man manoche procedono i restauri. Sarà,quindi, possibile attraversarele strette viuzze, sostareammirati di fronte aglieleganti portali, rimanerecolpiti dalla pregnantespiritualità emanata dallechiese di raffinata semplicitàarchitettonica, gustare cibidivini nelle piccole osterie e,nello stesso tempo, entrarenelle cantine private e visitarei resti di antiche botteghe,trovarsi improvvisamente difronte a colonne, capitelli estatue, percorrere tratti di

strade romane, affacciarsi incortili e rimanere estasiatidinanzi al gioco di pavimentimusivi. E non solo percorsi traarcheologia e Medio Evo.Nell’ex Convento degliAgostiniani, ubicatoall’ingresso di Buccino e sedeospitale dell’economista

Antonio Genovesi e di reFerdinando II di Borbone,sorgerà il Museo archeologico diVolcei e del suo territorio in cuisaranno esposti i materialidelle necropoli (sono statefinora scavate 270 tombe perun totale di più di diecimilaoggetti) e quelli provenienti

dal territorio di Volcei checomprendeva gli attualicomuni di Sicignano degliAlburni, Romagnano alMonte, Caggiano, Salvitelle,Auletta, Ricigliano e SanGregorio Magno. In più ilmuseo farà parte di una retemuseale integrata che apartire da Pontecagnano,attraverso il museo di Eboli,raggiungerà la Certosa diPadula, il Cilento e Velia. Ilterremoto del 1980 causòmorti e rovine. Eppure, comenel caso di Buccino, dalleceneri può ritornare la vita. Ilprimo passo verso laricostruzione fu segnato dalrecupero di Porta Consina chediede il la all’opera diriqualificazione evalorizzazione del paese. Poi,nel 1989, il restauro dellaChiesa di San Nicola di Bari,primo edificio sacro a essererestituito agli abitanti esimbolo della rinascita. Se dauna parte gli archeologicercavano le tracce di unpassato glorioso, dall’altra gliarchitetti lavoravano perevitare le demolizioni ericostruire un centro vitale eabitabile nel rispetto dellamemoria storica. Duecammini distinti che alla finesi sono intrecciati compiendoil miracolo Buccino.

Informazioni a pag. 63

In alto: il chiostro del Con-vento di Sant'Antonio; al cen-tro: uno dei preziosi monili;in basso: l 'ambulacro delchiostro

In alto: Chiesa di Santa MariaVertecoeli, altare maggiore; inbasso: Cappella di Santa Ma-ria dei Pignatelli, monumentoa Carlo Pignatelli

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