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Indice
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici - Comune di Cervia (RA)
parte A
INDICE
PREMESSA .................................................................................................................1
1. DESCRIZIONE DEL PROGETTO.........................................................................2
1.1. DESCRIZIONE DELL'INSEDIAMENTO E DELLE ATTIVITÀ DI RECUPERO ....................2
1.2. DESCRIZIONE TECNICA DEL PROGETTO E DESTINAZIONE DELLE AREE .................7
1.3. PROCEDURE DI OMOLOGAZIONE DEI RIFIUTI IN INGRESSO;................................ 10
1.4. ACCETTAZIONE DEI RIFIUTI IN IMPIANTO .......................................................... 11
1.5. RECUPERO DEI RIFIUTI CONFERITI .................................................................. 13
2. ASPETTI NORMATIVI E VINCOLI DI PIANIFICAZIONE ................................... 15
2.1. PIANO TERRITORIALE DI COORDINAMENTO PROVINCIALE (PTCP) ..................... 15
2.2. PIANO REGOLATORE COMUNALE (PRG) E IL PIANO STRUTTURALE COMUNALE
(PSC) 17
2.3. PIANI DI SETTORE .......................................................................................... 19
2.3.1. Piano Stralcio per il Rischio idrogeologico ........................................... 19
2.3.2. Piano Provinciale di Gestione Rifiuti (PPGR)....................................... 20
2.3.3. Rapporto 2012 sulla gestione dei rifiuti in Provincia di Ravenna .......... 23
2.3.3. Piano Energetico Provinciale ............................................................... 24
3. ANALISI AMBIENTALE DELL’AREA D’INTERVENTO..................................... 26
3.1. INQUADRAMENTO CLIMATOLOGICO E QUALITÀ DELL’ARIA.................................. 26
3.1.1. Aspetti meteo-climatici generali ........................................................... 26
3.1.2. Caratterizzazione climatologica su scala locale ................................... 29
3.1.3. Precipitazioni ....................................................................................... 32
3.1.4. Temperatura ........................................................................................ 37
3.1.5. Pressione ............................................................................................ 39
3.1.6. Umidità ................................................................................................40
3.1.7. Venti ................................................................................................... 41
3.1.8. Qualità dell’aria .................................................................................... 47
3.2. SUOLO E SOTTOSUOLO .................................................................................. 51
3.2.1. Uso del suolo....................................................................................... 51
3.2.2. Pedologia ............................................................................................ 53
3.2.3. Geologia e geomorfologia.................................................................... 56
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Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici - Comune di Cervia (RA)
3.2.4. Struttura del sottosuolo........................................................................ 57
3.2.5. Caratteristiche meccaniche dei terreni ................................................. 60
3.2.6. Modello geotecnico di riferimento ........................................................ 60
3.3. ACQUE ......................................................................................................... 62
3.3.1. Acque superficiali ...................................................................................... 62
3.3.2. Acque sotterranee..................................................................................... 66
Premessa Pag. 1
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici - Comune di Cervia (RA)
PREMESSA
La presente relazione e relativi elaborati, sono stati redatti in conformità con la
procedura di verifica (screening) ai sensi della L.R. 18 maggio 1999 n.9 e successiva
L.R. 20 Aprile 2012 n.3.” Riforma della legge regionale 18 maggio 1999 n. 9 (Disciplina
della procedura di valutazione di impatto ambientale) disposizioni in materia
ambientale”. L’opera infatti si configura nell’ambito della categoria B. 2.57 “ Impianti di
smaltimento e recupero di rifiuti non pericolosi, con capacità complessiva superiore a
10 t/g , mediante operazioni di cui all’allegato C lettere R1 – R9 Dlgs 152/0666”
La relazione è stata impostata secondo uno schema di lavoro che prevede l’analisi del
progetto e delle principali componenti ambientali ai fini di valutare gli impatti potenziali
e suggerire anche le proposte di mitigazione e/o compensazione, secondo le
indicazioni dell’Allegato D della L.R. 20 Aprile 2012 n. 3.
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 2
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
1. DESCRIZIONE DEL PROGETTO
1.1. Descrizione dell'insediamento e delle attività di recupero
Il progetto riguarda la realizzazione di un impianto per la messa in riserva (operazione
R13 All. C Parte Quarta D.Lgs. n. 152/06 e s.m.i.) ed il recupero (cernita manuale e
selezione meccanica – operazione R3 All. C Parte Quarta D.Lgs. n. 152/06 e s.m.i.) di
rifiuti non pericolosi ligno – cellulosici, da realizzarsi nel Comune di Cervia (RA),
nell’area artigianale di Montaletto di Cervia (RA).
Fig.1.1 – Inquadramento del sito di ubicazione dell'impianto, area artigianale di Montaletto di
Cervia (RA).
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 3
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Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
Fig.1.2 – Dettaglio a scala comunale del sito di ubicazione dell'impianto, area artigianale di
Montaletto di Cervia (RA).
L’impianto sarà realizzato su un area di 6.000 mq, dotata di adeguati spazi per la
movimentazione dei mezzi e sarà dotato di una pesa per la quantificazione dei carichi
e degli scarichi e di apposite aree di stoccaggio e lavorazione, separate tra loro.
L’attività svolta sarà quella di messa in riserva R13 e recupero R3 di rifiuti non
pericolosi derivanti da:
1) manutenzioni dei verdi ornamentali;
2) manutenzioni di aree destinate a bosco;
3) potature e spianamenti di alberi siti in aree oggetto di interventi edili;
4) attività di silvicoltura;
5) manutenzione del verde stradale
Il quantitativo massimo di rifiuti ammissibili e lavorabili sarà pari a 10.000 ton/anno.
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 4
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Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
In particolare il processo di lavorazione (R3) dovrà prevedere una prima separazione
tra il rifiuto costituito da legno vergine rispetto alle altre tipologie di rifiuti, in quanto solo
il primo sarà destinato alla produzione di biomassa atta ad essere utilizzata quale
combustibile per la produzione di energia presso centrali alimentate a biomasse solide
(cippato di legno).
Il legno destinato alla produzione della biomassa combustibile ( legno non trattato )
arriva già separato da quello trattato.
Dopo lo scarico in impianto si effettua la cernita manuale al fine di eliminare corpi
estranei o non idonei (fogliame, rametti troppo piccoli, 6)
Successivamente a tale cernita si dovrà procedere con la trito-vagliatura del materiale
raccolto.
Il legno ottenuto dall'operazione di recupero R3 cesserà di essere qualificato come
rifiuto qualora siano rispettate tutte le condizioni previste dall’art. 184-ter del D.Lgs. n.
152/06 e s.m.i., ossia:
a) “la sostanza o l'oggetto è comunemente utilizzato per scopi specifici;
b) esiste un mercato o una domanda per tale sostanza od oggetto;
c) la sostanza o l'oggetto soddisfa i requisiti tecnici per gli scopi specifici e rispetta
la normativa e gli standard esistenti applicabili ai prodotti;
d) l'utilizzo della sostanza o dell'oggetto non porterà a impatti complessivi negativi
sull'ambiente o sulla salute umana”.
Al fine di potere soddisfare tutte le condizioni previste, ed in particolare la c) e la d), e
poter quindi considerare cessata la sua qualifica di rifiuto, il legno recuperato dovrà
rispettare le seguenti condizioni:
- siano utilizzati esclusivamente rifiuti di legno non trattati;
- siano rispettate le specifiche tecniche per i sottoprodotti del legno della Camera di
Commercio di Bolzano.
Rifiuti non idonei alla produzione di biomasse combustibili, costituiti ad esempio da
legname trattato o da erbe da sfalcio comunque provenienti dalle attività elencate in
precedenza, verranno comunque ritirati e messi in riserva (R13) in aree separate per
essere poi inviati a recupero presso altri impianti autorizzati.
Complessivamente l’aspetto dell’impianto sarà costituito da cumuli di rami e ramaglie,
suddivisi in base alla tipologia di cui sopra e le macchine di lavorazioni presenti, sotto il
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 5
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profilo visivo, risulteranno assolutamente analoghe a quelle presenti in altri impianti del
medesimo tipo.
In particolare i macchinari utilizzati saranno costituiti da
> BiotrituratoreVermeer HG 4000 (scheda tecnica - Allegato “a”)
> Vaglio Rotante Doppstadt SM 620 (scheda tecnica - Allegato “b”)
> Escavatore Volvo EW 140D – gommato (scheda tecnica - Allegato “c”)
Si riportano di seguito alcuni dati dimensionali dell’impianto e l’elenco completo dei
rifiuti gestibili in messa in riserva (R13) e recupero (R3) presso l’impianto per
complessive massime 10.000 ton/anno.
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 6
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SPECIFICA OPERAZIONI DI RECUPERO PREVISTE (Ai sensi del D.Lgs 152/2006
– Allegati parte IV Rifiuti)
R13: Messa in riserva di rifiuti per sottoporli a una delle operazioni indicate nei
punti da R1 ad R12 (escluso il deposito temporaneo, prima della raccolta, nel
luogo in cui sono prodotti)
R3: Riciclo/recupero delle sostanze organiche non utilizzate come solventi
(comprese le operazioni di compostaggio e altre trasformazioni biologiche)
CER DESCRIZIONE R13 R3
15.01.03 Imballaggi di legno X
19.12.07 Legno diverso da quello di cui alla voce 19.12.06 X
20.02.01 Rifiuti Biodegradabili X X
20.01.38 Legno diverso di quello di cui alla voce 20.01.37 X
02.01.07 Rifiuti dalla silvicoltura X X
03.03.01 Scarti di corteccia e legno X X
03.01.05 Segatura, residuo di taglio e trucioli X X
03.01.01 Scarti di corteccia e sughero X X
17.02.01 Legno X
Durante i processi di lavorazione possono sprigionarsi molecole di sostanze odorigene,
le quali hanno odori gradevoli, come ad esempio i c.d. “terpeni” (resina degli alberi). Le
problematiche odorigene saranno comunque modeste poiché in assenza di attività
connesse al compostaggio.
Nell’attività di lavorazione è escluso qualsiasi utilizzo di sostanze chimiche
(denaturanti, coloranti, ecc.); non vi sono, quindi, rifiuti incompatibili, suscettibili cioè di
reagire pericolosamente tra di loro e che possono dare luogo alla formazione di
prodotti esplosivi, infiammabili o tossici. Non è, inoltre, prevista alcuna emissione
convogliata prodotta dall’attività di recupero né è previsto alcun ciclo di combustione.
Di modestissima entità saranno, inoltre, le polveri originate dallo spostamento dei
mezzi sul piazzale e dalla attività di triturazione, in quanto le operazioni verranno
condotte in condizioni di umidità ottimale. Si precisa, infatti, che l’attività verrà svolta
principalmente nel periodo autunno/invernale, essendo quest’ultimo quello interessato
alle attività di potature e manutenzione del verde. Viceversa, nel periodo primaverile ed
estivo l’attività sarà ridotta e limitata alla raccolta dell’erba da sfalcio delle aiuole e dei
giardini.
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 7
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Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
1.2. Descrizione tecnica del progetto e destinazione delle aree
Il lotto su cui insisterà l’impianto, meglio distinto al N.C.T.U. del Comune di Cervia al
Foglio 81, Mappale 399, è inserito all’interno del complesso artigianale di Montaletto di
Cervia, al margine nord est della porzione recentemente sviluppata ed oggi in attesa di
nuovi insediamenti artigiano-produttivi; la sua superficie è di 6.000 mq, porzione di lotto
di maggiore consistenza come meglio individuato negli elaborati in allegato.
L’area appare completata nelle opere di urbanizzazione quali strade, parcheggi,
impianti arborei ed arbustivi, vasca di laminazione naturale, servizi e sottoservizi, quali
illuminazione, fognature, terminali per allacci alle utenze, nei fatti indipendenti per
ciascun’area lottizzata.
Le opere necessarie all’insediamento, risultano in tutto assimilabili a quelle per la
realizzazione di un parcheggio; si individua nel progetto una viabilità principale che
consentirà una prima pesatura del carico, un’area idonea allo scarico del mezzo, ed
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 8
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una circuitazione per una seconda pesatura, prima che il mezzo possa lasciare
l’impianto. E’ prevista inoltre un’area dedicata al deposito dei carichi destinati al
campionamento dei materiali in ingresso, situata al di fuori delle linee principali di
percorrenza degli automezzi e opportunamente individuata attraverso segnaletica. In
generale sarà comunque predisposta una segnaletica verticale ed orizzontale di tipo
stradale, che unita ad una progettazione specifica della viabilità, consentirà ai mezzi di
non interferire fra loro durante le operazioni di carico e scarico.
L’area posta a sud-ovest è invece dedicata alla lavorazione e successivo stoccaggio
dei materiali, sostanzialmente separata da eventuali interferenze generabili con le
operazioni su descritte.
La struttura costruttiva della strada e dei parcheggi sarà costituita da:
a) cassonetto di spessore di cm 50 realizzato con misto stabilizzato di idonea
pezzatura su Tnt;
b) conglomerato bituminoso di base pari a cm 14;
c) strato di Bynder di spessore finito pari a cm 5;
d) tappetino di usura dello spessore finito di cm 3.
schema pacchetto stradale
SEGNALETICA:
Sarà realizzata la segnaletica orizzontale e verticale mediante la posa di “strisce
bianche” di larghezza cm 15, strisce di arresto, passi pedonali, zebrature e frecce con
vernice rifrangente del tipo premiscelato per quanto concerne la viabilità, mentre le
aree destinate al deposito e/o allo stoccaggio, saranno delimitate da cordoli di rialzo
h6-8cm con colorazione gialla a strisce.
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 9
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ILLUMINAZIONE:
I pali previsti saranno quelli di tipo stradale conici, in acciaio zincato con corpi
illuminanti in alluminio presso fuso, le linee elettrice sia di alimentazione che di
distribuzione saranno realizzate con cavo multipolare flessibile isolato, il tutto nel pieno
rispetto delle normative vigenti in materia.
DISCIPLINA ACQUE METEORICHE :
Lo smaltimento delle acque piovane prevede la realizzazione di rete idonea sotto la
strada principale, intervallata da pozzetti in cls prefabbricato con chiusini in ghisa
C250. A bordo strada con intervallate caditoie di idonea dimensione, vengono raccolte
le acque piovane e convogliate prima nella linea principale disposta longitudinalmente
all’area, per poi confluire nella linea principale che corre sulle strade di lottizzazione
attraverso i propri recettori allo scopo predisposti. In prossimità dell’ingresso al
parcheggio le acque bianche sono raccolte mediante pozzetto a tergo della griglia
carrabile.
La rete interna sarà realizzata con tubazioni in Pvc di idoneo diametro. La vasca di
laminazione non risulta necessaria poiché già realizzata nelle opere di urbanizzazione
dell’area artigianale.
ACQUE NERE
La linea delle acque nere sarà connessa ad una vasca di prima pioggia, il cui
dimensionamento sarà effettuato in fase di progettazione definitiva/esecutiva. La rete
nera necessaria all’ufficio da realizzarsi nei pressi dell’ingresso principale (nord) è
costituita da una condotta in pvc, ∅ 140, che ha il compito di raccogliere l’acqua
proveniente dai W.C., le quali verranno filtrate prima da appositi pozzetti degrassatori.
ALTRE OPERE
Sarà inoltre istallata una pesa per autocarri portata 200 qli, previa realizzazione di
idonea platea il cls armato interrata, di cui sarà predisposto relativo calcolo struttura
secondo la normativa sismica (Legge 1086/71 e s.m.). Ai margini del lotto è prevista la
piantumazione di alberi e siepi di mitigazione, all’interno di uno scannafosso di
larghezza 1ml. Entrambi gli accessi saranno dotati di cancelli scorrevoli in acciaio
zincato con automazione elettrica.
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 10
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Le aree di stoccaggio dei rifiuti dovranno essere contraddistinte da opportune
delimitazioni, costituite da new jersey, e contrassegnate da appositi idonei cartelli
indicanti i codici CER dei rifiuti presenti. Analogamente dovrà essere apposta una
adeguata cartellonistica al fine di identificare le materie prime secondarie stoccate.
Ogni cumulo sarà quindi identificato in ogni momento mediante cartelli per potere
distinguere rifiuti ancora da trattare, biomasse combustibili in uscita dal processo e
rifiuti prodotti dalle operazioni di recupero.
I cumuli di materiale in ingresso nell’area di messa in riserva R13 non superanno
l’altezza media di 6 m. e non rimarranno stoccate per piu di 15 gg.
I cumuli di materiale trito vagliato nell’area di recupero R3 non supereranno l’altezza
media di 6 m. e non rimarranno stoccate per piu di 15 gg.
1.3. Procedure di omologazione dei rifiuti in ingresso;
a) Contratti per il conferimento dei rifiuti
La procedura di conferimento dei rifiuti prevede la stipula di uno specifico contratto di
recupero. Il Cliente ai fini della formalizzazione del contratto deve
trasmettere“periodicamente” ed in occasione di modifiche al ciclo produttivo del rifiuto,
comunque con cadenza non superiore ai 24 mesi, tutte le informazioni necessarie
come riportato di seguito.
I codici CER dei rifiuti accettabili presso l’impianto sono riportati negli atti autorizzativi e
ai fini della stipula del contratto il produttore è tenuto“periodicamente” ed in occasione
di modifiche al ciclo produttivo del rifiuto, comunque con cadenza non superiore ai 24
mesi, alla caratterizzazione diciascun rifiuto attraverso la compilazione della seguente
documentazione:
> Scheda di caratterizzazione del rifiuto (da compilare a cura del produttore). Il cliente
deve trasmettere alla società tutte le informazioni necessarie alla caratterizzazione di
ciascuna tipologia di rifiuto non pericoloso da recuperare, compilando l’apposita
scheda descrittiva del rifiuto. La caratterizzazione di ciascuna tipologia di rifiuto deve
essere ripetuta ad ogni variazione significativa del processo che origina il rifiuto.
> Iscrizione Albo Gestori Ambientali ed Autorizzazioni esercizio impianti. Il cliente deve
allegare l’iscrizione all’Albo Gestori Ambientali e le eventuali successive integrazioni
per il trasporto dei rifiuti; tale iscrizione è necessaria sia per il trasporto conto terzi che
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 11
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per il trasporto in conto proprio. L’iscrizione all’Albo deve dimostrare la compatibilità del
trasportatore con la tipologia del rifiuto da trasportare e con l’impianto di destinazione.
Qualora il cliente sia un impianto di trattamento rifiuti deve essere inviata
autorizzazione all’esercizio dell’impianto.
La società procede alla verifica di conformità ed esamina la documentazione ricevuta
verificando che il rifiuto rientri tra le tipologie accettabili nell’impianto impianto e
richiede eventuale documentazione integrativa. Se l'esito della verifica è positivo e se i
programmi di utilizzo degli impianti lo consentono, la società invia al Cliente l'offerta
economica.
In ogni caso viene garantita la risposta al Cliente entro 15 giorni, salvo richiesta di
eventuali integrazioni documentali.
b) Programmazione dei conferimenti
Una volta stipulato il contratto, le richieste per il conferimento devono essere
comunicate all’Ufficio
trattamento/smaltimento della società la settimana antecedente a quella prevista per il
conferimento. Wood Pickers provvederà a comunicare al Cliente data e modalità di
conferimento. Nel caso di conferimenti continuativi, a fronte di un contratto attivo, gli
scarichi devono comunque essere effettuati nell’ambito della programmazione
settimanale.
Qualora per i conferimenti all’impianto il Cliente si avvalga di trasportatori terzisti diversi
da quelli
precedentemente comunicati, Wood Pickers autorizzerà il conferimento solo dopo aver
ricevuto e controllato la conformità all’iscrizione all’Albo del trasportatore.
1.4. Accettazione dei rifiuti in impianto
L’impianto sarà aperto dal Lunedì al Venerdì dalle ore 7.30 alle ore 17.00, tutti i mezzi
esterni all’impianto dovranno fermarsi all’Ufficio pesa prima di recarsi ai punti di
carico/scarico o di lavoro e chiedere dell’operatore dell’impianto. All’interno
dell’impianto possono circolare solamente mezzi autorizzati. La circolazione deve
svolgersi adottando tutte le misure di sicurezza e gli accorgimenti atti a scongiurare il
pericolo di incidenti per persone e cose, ed inoltre ad evitare il più possibile l’emissione
di polveri e di rumori molesti. La velocità massima consentita è di 10 m/h e i mezzi
dovranno seguire il percorso indicato ed attenersi alla segnaletica presente.
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 12
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I mezzi di trasporto esterni devono attenersi scrupolosamente alle istruzioni fornite dal
personale dell’impianto per quanto riguarda i percorsi da seguire, le manovre da
effettuare, il punto preciso di scarico/carico, le modalità ed i tempi di scarico/carico, le
precedenze e quanto altro ritenuto necessario per la corretta gestione dell’impianto e la
movimentazione dei materiali. La circolazione deve avvenire solo nelle aree
autorizzate.
OPERAZIONI DI PESATURA
Le operazioni di pesatura verranno effettuate manualmente dal personale di turno
tramite dei comandi sul computer e verranno inserite direttamente le informazioni
necessarie (produttore, trasportatore, targa automezzo, CER, etc) sia per la stampa
della ricevuta dello scarico avvenuto che per l'accettazione del formulario.
Prima che il mezzo possa lasciare la pesa e ripartire il conducente dovrà scendere ed
accedere all'edificio pesa per ritirare una copia della pesata comunicare eventuali o
ulteriori informazioni al personale di turno o per farsi timbrare ed accettare il formulario
di identificazione del rifiuto o per adempiere agli adempimenti previsti dal SISTRI.
OPERAZIONI DI SCARICO
Il conferimento è consentito ai mezzi dotati di sistema automatico di scarico (apribile o
ribaltabile).
CARICO Biomasse combustibili
Quando il trasportatore arriva per il carico delle biomasse combustibili, l’operatore di
pesa consegna il modulo appositoche il trasportatore provvede a consegnare a sua
volta all’operatore del piazzale. I mezzi si porteranno alla area di destinazione per il
carico del materiale seguendo le istruzioni dell’addetto alla pesa e la segnaletica a
terra.
Le fasi di avvicinamento e carico sono coordinate dall’operatore del piazzale che inoltre
segna sul modulo la data e la tipologia del materiale caricato; tale modulo viene
riconsegnato dal trasportatore all’operatore della pesa che vi allega lo scontrino della
pesa e lo archivia per gestione interna.
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 13
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1.5. Recupero dei rifiuti conferiti
Le linee di lavorazione sono suddivise in fasi e precisamente:
- analisi visiva preliminare dei rifiuti in fase di scarico;
- conferimento del rifiuto per la produzione di biomasse combustibili (legno non trattato,
vergine) nella sezione di messa in riserva (R13) identificata nella planimetria allegata e
del rifiuto non idoneo alla produzione di biomasse combustibili (legno trattato) nella
sezione indicata.
- selezione meccanica e manuale (R3) dei rifiuti decadenti presenti nel rifiuto destinato
all’operazione R3, quali ferro e plastica, e loro stoccaggio in appositi container;
- triturazione e vagliatura (R3) dei rifiuti legnosi non trattati e ottenimento di biomassa
combustibile (non più rifiuto – ex materia prima secondaria) 3 ore max di lavoro al
giorno;
Il materiale ottenuto e dal procedimento di recupero potrà avere quale destinazioni:
- per i rifiuti in entrata costituiti da legno e ramaglie non trattato: biomassa combustibile
costituito da legno cippato/triturato aventi le specifiche riportate dalle schede tecniche
per i sottoprodotti del legno della Camera di Commercio di Bolzano;(vedi allegato “d”)
- per i rifiuti in entrata costituiti da legno e ramaglie trattato: restano rifiuti da recuperare
in impianti appositamente autorizzati.
- l’impianto è fermo negli orari notturni.
Per quanto concerne il prodotto derivante da legno e ramaglie non trattate, fermo
restando le specifiche riportate dalle schede tecniche per i sottoprodotti del legno della
camera di Commercio di Bolzano, sarà costituito da cippato/triturato ottenuto attraverso
un'azione meccanica che riduce il legno in scaglie con una lunghezza tipica da 5 a 50
mm che vengono ricavate tramite l’utilizzo di apposite macchine operatrici.
Il cippato/triturato è utilizzato sia per la generazione elettrica in centrali a biomasse, sia
per produrre calore o in forma combinata in impianti di cogenerazione. Può alimentare
sia impianti di piccola taglia (pochi kW) che grandi impianti fino all'ordine di diversi MW.
Gli standard di qualità per il cippato di legno individuando 4 classi in base all’analisi
delle proprietà condotta con specifici metodi analitici:
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 14
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Le Classi A1 e A2 sono costituite da cippato di legna vergine o residui di legno non
trattato chimicamente, le classi B si riferiscono anche ad altri materiali inclusi i cedui a
rotazione breve, legno da giardinaggio e residui di lavorazioni industriale.
La classe A1, la migliore, identifica i combustibili con più elevato potere calorifico,
minore umidità e più bassa % di ceneri.
La classi successive, A2, B1 e B2 identificano combustibili con umidità e contenuto di
ceneri via via crescente.
Il rifiuto generato dal processo di recupero non avente le caratteristiche di cui sopra,
nonché quello derivante da legno trattato verrà recuperato/ smaltito presso impianti
autorizzati.
Conferimento
rifiuti
Messa in riserva (R13) rifiuti
non idonei alla produzione di
biomasse combustibili (legno
trattato, erbe da sfalcio, 6)
Messa in riserva (R13) rifiuti
idonei alla produzione di
biomasse combustibili (legno
non trattato)
Cernita e trito-vagliatura (R3)
Deposito biomasse
combustibili
(non rifiuto)
Deposito temporaneo
rifiuti prodotti
Utilizzo come
combustibile in
impianti terzi
Avvio a recupero /
smaltimento in impianti
terzi
Avvio a recupero in
impianti terzi
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 15
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2. ASPETTI NORMATIVI E VINCOLI DI PIANIFICAZIONE
2.1. Piano territoriale di coordinamento provinciale (PTCP)
Il territorio in esame ricade nel Comune di Cervia e fa quindi riferimento al PTCP della
provincia di Ravenna approvato con Delibera del Consiglio Provinciale n.9 del
28/02/2006 e successive modifiche.
Sulla base del PTCP l’area è inserita all’interno dell’unità di paesaggio “12-b
Centuriazione”: area caratterizzata da terre alte canalizzate, con residui della
centuriazione cesenate risultato di graduali espansioni a partire da un certo numero di
elementi originariamente stabiliti.
In base alla Tavola 2.1 - Tutela dei sistemi ambientali e delle risorse naturali e storico –
culturali – (Fig. 2.1), la stessa zona d’intervento è interamente classificata come area di
bonifica (Art. 3.23 NTA).
Fig.2.1. – Stralcio della Tav. 2.1 - Tutela dei sistemi ambientali e delle risorse naturali e storico – culturali – PTCP.
Le norme tecniche dettano per tali aree le seguenti disposizioni:
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 16
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Art. 3.23 - Zone di interesse storico testimoniale - Terreni interessati da bonifiche storiche di pianura 1.(D) Fra le zone di interesse storico - testimoniale il presente Piano disciplina i terreni agricoli interessati da bonifiche storiche di pianura come individuati nelle tavole contrassegnate dal numero 2 del presente Piano, e le aree gravate da usi civici in conformità alle direttive dei successivi secondo e terzo comma, ed agli indirizzi di cui al quarto comma. 2.(D) I Comuni in sede di formazione e adozione degli strumenti urbanistici generali procedono alla individuazione dei Canali di bonifica di rilevanza storica e manufatti idraulici più significativi sotto il profilo della organizzazione del sistema idraulico storico e provvedono a dettare la disciplina per la loro tutela ai sensi dell’art. A-8 della L.R. 20/2000. 3.(D) I Comuni dovranno provvedere a definire le relative norme di tutela, con riferimento alle seguenti disposizioni: a) i terreni agricoli di cui al primo comma sono assoggettati alle disposizioni relative alle zone agricole dettate dalle leggi vigenti e dalla pianificazione regionale, provinciale, comunale, alle condizioni e nei limiti derivanti dalle ulteriori disposizioni di cui al presente articolo, fatta salva l'efficienza del sistema idraulico; b) va evitata qualsiasi alterazione delle caratteristiche essenziali degli elementi dell'organizzazione territoriale: qualsiasi intervento di realizzazione di infrastrutture viarie, canalizie e tecnologiche di rilevanza non meramente locale deve essere previsto in strumenti di pianificazione e/o programmazione nazionali, regionali e provinciali e deve essere complessivamente coerente con la predetta organizzazione territoriale; c) gli interventi di nuova edificazione devono essere coerenti con l'organizzazione territoriale e di norma costituire unità accorpate urbanisticamente con l'edificazione preesistente. 4.(I) I Comuni in sede di formazione e adozione degli strumenti urbanistici generali orientano le loro previsioni con riferimento ai seguenti indirizzi: a) vanno evitati interventi che possano alterare le caratteristiche essenziali degli elementi delle bonifiche storiche di pianura quali, ad esempio, canali di bonifica di rilevanza storica e manufatti idraulici di interesse storico. b) vanno evitati i seguenti interventi, quando riferiti direttamente agli elementi individuati ai sensi del secondo comma: - modifica e interramento del tracciato dei canali di bonifica di rilevanza storica; - eliminazione di strade, strade poderali ed interpoderali, quando affiancate ai canali di bonifica di rilevanza storica; - rimozione di manufatti idraulici direttamente correlati al funzionamento idraulico dei canali di bonifica o del sistema infrastrutturale di supporto (chiaviche di scolo, piccole chiuse, scivole, ponti in muratura, ecc.); - demolizione dei manufatti idraulici di interesse storico.
La Provincia, come indicato dalla normativa regionale di riferimento, provvede a
pianificare il sistema di gestione dei rifiuti attraverso gli indirizzi contenuti nel PTCP e
con le scelte indicate nel PPGR (Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti).
In particolare le indicazioni strategiche generali segnalate dal PTCP per la
pianificazione del settore sono contenute nella Relazione Generale del PTCP
(paragrafo 2.3.11 e nelle Norme di Attuazione al Titolo 6 art. 6.2.). Il PTCP contiene
inoltre la cartografia delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di
smaltimento e recupero di rifiuti.
Di seguito si riportano i temi contenuti nelle linee di indirizzo e degli obiettivi definiti dal
PTCP per la pianificazione in materia di rifiuti.
• Riduzione della produzione dei rifiuti
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 17
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• Sistema di recupero e smaltimento
• Raccolta differenziata dei rifiuti urbani
• Ruolo degli impianti
• Individuazione delle aree non idonee alla localizzazione degli impianti di
smaltimento e di recupero dei rifiuti
Le tematiche sopra introdotte sono riportate in maniera più dettagliata nel paragrafo
della presente relazione dedicato al PPGR (Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti).
2.2. Piano Regolatore Comunale (PRG) e il Piano Strutturale Comunale (PSC)
Secondo il PRG del Comune di Cervia, approvato con Delibera di Giunta Provinciale n.
465 del 09/05/1997 e successivamente modificato sino alla variante n.28 approvata
con Delibera di C.C. n.55 del 03/11/2011, l’area in oggetto (Fig. 2.2) è classificata
nell’ambito di:
ART. 28.: AREE PRODUTTIVE E SPECIALI DI ESPANSIONE (Dei).
28.4 Aree produttive, artigianali o industriali, e commerciali in quanto caratterizzate da
tipologie edilizie e infrastrutture assimilabili (De4) e fasce di filtro per le aree industriali
e artigianali (De5).
28.4.1. L'area produttiva, di cui in epigrafe, è destinata al espansione di
comparti industriali e artigianali già previsti in precedenti strumenti
urbanistici generali ed esecutivi.
28.4.2. I parametri urbanistici, da osservare negli interventi di cui nel
precedente art. 28.4.1., sono quantificati nella sottostante tabella:
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione Pag. 18
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Fig.2.2. – Stralcio di PRG Comune di Cervia, Tavole 9 e 10.
Il PSC (Piano Strutturale Comunale) del Comune di Cervia in corso di Conferenza di
Pianificazione, identifica l'area in oggetto come "Ambiti specializzati per attività
produttive".
Fig.2.3. – Stralcio di PSC, tavola di "Schema di assetto strutturale".
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione pag. 19
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2.3. Piani di settore
2.3.1. Piano Stralcio per il Rischio idrogeologico
Secondo il Piano Stralcio per il Rischio Idrogeologico - Variante al Titolo II "Assetto
della rete idrografica" adottato dall’Autorità di Bacino dei Fiumi Romagnoli con Delibera
del Comitato Istituzionale n. 2/2 del 16/11/2011 ed approvato con Delibera di Giunta
Regionale n. 1877 del 19/12/2011, il territorio interessato dall’intervento ricade, come
mostrato nella successiva figura, interamente nelle "aree di potenziale allagamento"
così come disciplinate all’art.6 delle Norme.
Si tratta di quei territori di pianura che possono essere soggetti ad allagamenti senza
effetti dinamici (ossia che non rechino danni appezzabili a persone) derivanti da piene
del reticolo idrografico minore e di bonifica.
In base all’articolo 6, “al fine di ridurre il rischio nelle aree di potenziale allagamento la
realizzazione di nuovi manufatti edilizi, opere infrastrutturali, reti tecnologiche,
impiantistiche e di trasporto di energia sono subordinate all’adozione di misure in
termini di protezione dall’evento e/o di riduzione della vulnerabilità”.
Fig.2.4. – Stralcio cartografico delle aree a Rischio idrogeologico.
LEGENDA – aree a rischio idrogeologico
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione pag. 20
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2.3.2. Piano Provinciale di Gestione Rifiuti (PPGR)
Con la delibera di Consiglio Provinciale n. 71 del 29 giugno 2010 è stato approvato
il Piano Provinciale per la Gestione dei rifiuti urbani e speciali (PPGR). Il Piano
entra in vigore il 4 agosto 2010, data di pubblicazione sul BURERT dell'avviso di
approvazione.
Il Documento preliminare del Piano ha indicato gli obiettivi generali da perseguire per pianificare un sistema di gestione integrato dei rifiuti nel rispetto della salute umana e della tutela dell’ambiente ed ha individuato le scelte strategiche attraverso le quali il Piano intende realizzare tali obiettivi che di seguito sono sinteticamente riportate: - l’introduzione di obiettivi qualitativi e quantitativi di riduzione; - l’introduzione del concetto di ciclo di vita nella politica in materia di rifiuti; - l’accreditamento per i centri di riutilizzo; - l’introduzione di aliquote IVA ridotta sui prodotti venduti da centri di riutilizzo; - la definizione di standard di riutilizzo a livello UE; - la sorveglianza ed il rendiconto sulle attività di riutilizzo.
Gli obiettivi specifici con cui il Piano intende soddisfare le suddette strategie sono i seguenti: 1. Potenziamento e integrazione dei sistemi di raccolta differenziata al fine di: - valorizzare diverse componenti merceologiche dei rifiuti fin dalla fase di raccolta; - ridurre la quantità e la pericolosità dei rifiuti da avviare a smaltimento; - recuperare materiali e risorse nella fase di trattamento finale; - promuovere comportamenti virtuosi da parte dei cittadini.
2. Avvio in discarica solo degli scarti di attività di recupero ovvero di rifiuti pretrattati
3. Autosufficienza a livello provinciale
Per quanto riguarda i rifiuti urbani, il Piano è articolato come di seguito indicato:
Quadro conoscitivo contente l'analisi dello stato attuale della produzione di rifiuto
indifferenziato, della raccolta differenziata e delle modalità di recupero e smaltimento e
la ricostruzione del trend evolutivo di tali grandezze relativo agli ultimi 9 anni; l’analisi
del sistema di recupero e smaltimento in essere.
Relazione di Piano contenente la previsione e l'organizzazione di modelli di sviluppo
per il raggiungimento degli obiettivi definiti dalla normativa nazionale e regionale di
settore e dalle scelte strategiche e linee di intervento indicate dal Documento
preliminare di Piano; le indicazioni per il conseguimento degli obiettivi di raccolta
differenziata; la programmazione e l’organizzazione del sistema di recupero e
smaltimento dei rifiuti a livello di ambito ottimale provinciale; le scelte della Provincia
sulle tecnologie impiantistiche di smaltimento nel breve periodo e in prospettiva; il
programma di riduzione dei RUB; i criteri di localizzazione di nuovi impianti di
smaltimento e recupero rifiuti; [...].
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione pag. 21
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Per quanto riguarda i Rifiuti Urbani è previsto un programma di riduzione dei rifiuti
biodegradabili.
La Relazione di Piano prevede, tra l'altro:
Avvio in discarica solo degli scarti di attività di recupero ovvero di rifiuti pretrattati L’obiettivo, da cui discendono le scelte impiantistiche strategiche, è quello di avviare a discarica sempre meno rifiuti e comunque solo scarti di attività di recupero ovvero rifiuti trattati preventivamente. L’attuale sistema impiantistico della provincia è già in gran parte strutturato per raggiungere tale obiettivo. Attualmente vengono inviati direttamente in discarica circa il 23,1% di rifiuti urbani e assimilati indifferenziati mentre il 42,2% viene destinato ad altri impianti di selezione e pretrattamento ed il restante 34,7% viene raccolto in maniera differenziata. In discarica vengono poi inviati, come sovvalli, anche una larga fetta di rifiuti conferiti ad altri impianti per un totale pari al 62% della produzione di RU. Perseguire l’obiettivo di inserire in discarica solo rifiuti non altrimenti recuperabili, previsto dalla normativa europea, significa sostanzialmente potenziare e ottimizzare il sistema integrato, a valle della raccolta differenziata, mantenendo costante l’attuale recupero energetico di alcune correnti altrimenti non recuperabili e potenziando la stabilizzazione dei flussi di organico non destinabili a produrre compost di qualità. Il D.Lgs. n. 36/03 impone, fra l’altro, che dal 1/01/2009 non siano più ammessi a discarica rifiuti con p.c.i. >13.000 Kj/kg. Potenziamento ed integrazione dei sistemi di raccolta differenziata Gli obiettivi della raccolta differenziata sono fissati nel 50% da raggiungere, come media provinciale, nel 2009 e nel 65% da raggiungere entro il 2012. L’individuazione delle frazioni sulle quali intervenire per organizzare una efficace raccolta differenziata deve avvenire partendo dall’analisi della composizione merceologica dell’attuale indifferenziato e valutando, in funzione delle frazioni presenti, la fattibilità tecnico-economica per un potenziamento della raccolta differenziata.
Trattamento e recupero delle frazioni organiche selezionate e non La normativa europea pone particolare attenzione alla gestione dei rifiuti biodegradabili puntando ad una netta riduzione dei quantitativi da smaltire in discarica (obiettivi di riduzione definiti dall’art.5 del D.Lgs. 36/2003). Tali obiettivi si raggiungono attraverso la raccolta differenziata delle frazioni organiche e attraverso il trattamento meccanico biologico dei rifiuti indifferenziati. Delimitazione delle aree non idonee alla localizzazione di impianti per la gestione dei rifiuti urbani, speciali, speciali pericolosi La Tavola n 1 del Piano riporta (evidenziata con un retino rosa), la delimitazione delle “aree non idonee alla localizzazione degli impianti di smaltimento e recupero di rifiuti urbani, speciali e speciali pericolosi” con gli aggiornamenti ritenuti necessari. Con l’approvazione del Piano è stata aggiornata la tavola 4 del PTCP che individua l’insieme delle zone non idonee alla localizzazione di impianti di smaltimento e recupero di rifiuti urbani, speciali e speciali pericolosi, in scala 1:25.000. Delimitazione delle aree potenzialmente idonee e delle aree idonee alla localizzazione degli impianti di gestione dei rifiuti Sempre nella Tavola 1 sono indicate (con il retino rigato rosa) le aree definite potenzialmente idonee alla localizzazione di impianti previo approfondimento mirato e/o se tali impianti sono specificamente previsti dagli strumenti di pianificazione.
L'articolo 6 delle N.T.A. del Piano definisce le aree non retinate (“bianche”) ottenute per
differenza tra le due zonizzazioni, queste rappresentano le aree idonee alla
localizzazione di nuovi impianti.
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione pag. 22
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Tra di esse sono comprese le aree produttive esistenti e previste negli strumenti
urbanistici comunali in corrispondenza delle quali potranno essere localizzati impianti di
gestione dei rifiuti ad eccezione delle discariche.
Nella successiva figura si riporta stralcio della Tavola 2b del Piano con localizzazione
degli impianti per la gestione dei rifiuti urbani e speciali (scala 1:50.000 – 1:10.000).
Da quanto sopra riportato in maniera sintetica sui contenuti del P.P.G.R. emergono
indicazioni volte a favorire la creazione di impianti come quello in progetto e per il sito
individuato.
Fig.2.5. – Stralcio cartografico di Piano Gestione Rifiuti.
Il Piano riporta inoltre:
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione pag. 23
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Criteri per la localizzazione di nuovi impianti per il recupero e lo smaltimento dei rifiuti urbani e speciali In base ai fabbisogni impiantistici definiti in relazione agli obiettivi del Piano sia in termini di riduzione della produzione, sia in termini di recupero di materiali, il PPGR, nelle aree definite idonee dal PTCP, deve fornire indicazioni, anche plurime, per le localizzazioni degli impianti di trattamento e smaltimento di rifiuti urbani. Nella fase autorizzativa, con la Valutazione d’Impatto Ambientale (VIA), verranno analizzate le compatibilità ambientali dei singoli impianti. In particolare nell’ambito della puntuale localizzazione degli impianti di recupero e smaltimento rifiuti si dovrà tener conto degli obiettivi di tutela dei territori con produzione agricole di particolare qualità e tipicità di cui all’art. 21 del D. Lgs. 228/2001 e della compatibilità rispetto alle aree di danno degli stabilimenti RIR ai sensi del DM 915/2001. Criteri per la localizzazione di impianti di trattamento, stoccaggio e compostaggio di rifiuti urbani e di recupero/trattamento di rifiuti speciali Per la localizzazione di nuovi impianti di trattamento, stoccaggio e compostaggio, si possono definire alcuni elementi di tipo tecnico-gestionale favorevoli alle scelte localizzative. Questi elementi possono determinare la possibilità di localizzazione anche in corrispondenza delle aree definite “parzialmente idonee alla localizzazione di impianti per la gestione dei rifiuti” e “disponibili alla localizzazione di impianti per la gestione dei rifiuti con fattori limitanti”, a condizione che, in sede di progettazione, si verifichino le effettive condizioni locali legate ai fattori limitanti specifici del sito. In generale per la valutazione di idoneità vanno considerati i seguenti aspetti:
• la viabilità di accesso
• la disponibilità di collegamenti stradali e ferroviari esterni ai centri abitati
• la posizione baricentrica del sito rispetto al bacino di produzione e al sistema di impianti per la gestione dei rifiuti
• l’esistenza di reti di monitoraggio per il controllo ambientale
2.3.3. Rapporto 2012 sulla gestione dei rifiuti in Provincia di Ravenna
Il Rapporto si propone di proseguire l’attività di monitoraggio e controllo dell’evoluzione
temporale della raccolta dei rifiuti e dei connessi sistemi di gestione a livello dell’ambito
provinciale attraverso l’elaborazione e l’analisi dei dati di raccolta, raccolta
differenziata, recupero.
Il Rapporto contiene l'analisi del flusso delle principali frazioni raccolte in maniera
differenziata, in particolare della Frazione organica
La frazione organica è composta da: - una parte denominata umido che comprende gli scarti della cucina e della tavola (frutta, verdura, carne, pesce, pane, uova, formaggi, dolci, fondi di caffè, bustine del the, ecc.) e alcuni scarti del giardino (erba, foglie, fiori, rametti molto piccoli, cenere di legna spenta, ecc.); questa frazione viene identificata con il codice CER 200108; - una parte denominata verde che comprende le grosse potature, gli sfalci e gli scarti del giardino; questa frazione viene identificata con il codice CER 200201. Complessivamente essa costituisce quasi 1/3 in peso del rifiuto urbano prodotto in Emilia-Romagna. Per raggiungere gli obiettivi di raccolta differenziata previsti dall art. 205 del D.Lgs. 152/2006, risulta particolarmente significativa e necessaria l'implementazione e l'organizzazione di circuiti di raccolta differenziata del rifiuto organico. La frazione organica raccolta in modo differenziato è avviata agli impianti di compostaggio (o di digestione anaerobica e compostaggio) per la produzione di compost di qualità. La produzione e l'utilizzo di compost fornisce quindi una soluzione univoca a due ordini di problemi: privilegiare quelle forme di gestione degli scarti che contemplano il recupero di materia (e consentono di
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione pag. 24
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limitare l'impatto ambientale dei rifiuti) ed incentivare l'utilizzo di ammendanti organici al terreno per sopperire alla crescente carenza di sostanza organica.
L'impianto di stoccaggio di rifiuti ligno - cellulosici non prevede frazioni organiche di
tipo umido (codice CER 200108) che possono determinare impatto da odori come
indicato nel PPGR
2.3.3. Piano Energetico Provinciale
Il Piano Energetico Provinciale è stato approvato con Deliberazione del Consiglio
Provinciale n. 21 del 22/3/2011 (Piano di azione per l'energia e lo sviluppo sostenibile
della Provincia di Ravenna (ai sensi dell'art. 27 della L.R. n.20/2000 e s.m.i.) La
variante è entrata in vigore il 27/4/2011, data di pubblicazione dell'avviso di deposito
sul BURERT.
Il Piano Energetico Provinciale ha modificato gli articoli 6.5 e 12.7 delle Norme di
attuazione del PTCP.
Obiettivo principale del Piano di Azione per l’Energia e lo sviluppo sostenibile e la
promozione delle azioni necessarie per il risparmio e l’efficentamento energetico (-20%
di consumi al 2020) e l’impulso allo sviluppo delle fonti rinnovabili (20% di produzione
di energia da tale fonte entro il 2020). Il raggiungimento di tali obiettivi consentirà di
raggiungere il risultato di ridurre in maniera significativa le emissioni climalteranti in
atmosfera come richiesto dalle Direttive UE (meno 20% al 2020).
Relazione di Piano - Biomasse
La valorizzazione energetica delle biomasse, realizzata ed organizzata in un contesto
di filiera corta, consente il raggiungimento di benefici ambientali (riduzione delle
emissioni di CO2 ed altri gas climalteranti, azioni per la protezione dei suoli) e di
benefici socio-economici (sostegno e rilancio delle attività agricole e agro-industriali).
Le biomasse sono ritenute una fonte energetica rinnovabile in grado di contribuire
efficacemente agli obiettivi internazionali di riduzione delle emissioni di CO2eq, grazie
alla sostituzione dei combustibili fossili tradizionali; se utilizzate in modo corretto
secondo criteri di sostenibilità, le biomasse possono diminuire l’impatto ambientale
della sistema energetico e consentire un aumento della sicurezza
dell’approvvigionamento.
2. Aspetti normativi e vincoli di pianificazione pag. 25
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Le biomasse costituiscono un insieme diversificato ed eterogeneo di materiali a matrice
organica, ad esclusione dei materiali fossili e delle plastiche, utilizzabili direttamente
come combustibili mediante gassificazione, pirolisi, combustione oppure trasformabili
in altre sostanze (solide, liquide o gassose) per un più semplice utilizzo negli impianti di
conversione per la produzione di energia termica ed elettrica. Esse si caratterizzano
per la pluralità delle soluzioni tecnologiche oggi disponibili e per la complessità della
valutazione della disponibilità all’interno del territorio.
Il Piano ricomprende interventi a favore della razionalizzazione energetica degli
insediamenti produttivi, la promozione delle azioni di recupero delle frazioni legnose da
superfici pubbliche e private, l'avvio alla filiera legno-energia delle frazioni legnose da
operazioni di potature.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 26
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3. ANALISI AMBIENTALE DELL’AREA D’INTERVENTO
3.1. Inquadramento climatologico e qualità dell’aria
3.1.1. Aspetti meteo-climatici generali
Per un corretto approccio all’analisi dell’inquinamento dell’aria è necessario
considerare l’argomento sulla base delle caratteristiche meteoclimatiche locali.
L’area oggetto di studio può essere inquadrata in una regione che, nelle classificazioni
climatiche su base termica, viene definita a clima temperato freddo, con estati calde,
inverni piuttosto rigidi ed elevata escursione termica estiva.
Questa connotazione viene in parte alterata dalla presenza della catena montuosa
appenninica nella quale trovano posizione alcuni importanti sistemi vallivi con
orientamento SW-NE e che determinano strutture topograficamente aperte alle correnti
atmosferiche nord-orientali. Quest’area rappresenta infatti una importante zona di
confluenza e di smistamento delle masse d’aria provenienti, da varie direzioni
(Atlantico, Mediterraneo, Europa settentrionale ed Europa Centro-Orientale) e con
contrasti quindi ben definiti.
La Regione Emilia Romagna si presenta suddivisa sia geomorfologicamente che
topograficamente in tre grandi aree: una zona collinare (altezza media 1000 m),
un’ampia zona pianeggiante e un’area prospiciente l’Adriatico settentrionale
caratterizzata da condizioni meteorologiche costiere (Fig. 3.1.1).
Fig. 3.1.1 – Regione Emilia-Romagna, altimetria, base DTM 90 m (fonte: sit ARPA E.R.).
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 27
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Nelle aree di pianura le precipitazioni medie annue (Fig. 3.1.2) oscillano da 500 a 1000
mm, mentre nella zona collinare appenninica si hanno valori che variano da 1000 a
2000 mm presentando andamenti crescenti con la quota e da est verso ovest.
Fig. 3.1.2 – Precipitazioni medie annue anni 1991-2008 in mm (fonte: sit ARPA E.R.).
Nella seguente Figura 3.1.3 si riporta un dettaglio delle precipitazioni per l'area in
esame - Comune di Cervia.
Fig. 3.1.3 – Dettaglio di precipitazioni medie annue anni 1991-2008 in mm per il Comune di Cervia (fonte: sit ARPA E.R.).
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 28
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Per quanto riguarda la temperatura (Fig. 3.1.4) è possibile affermare che la
temperatura media presenta un minimo annuale in gennaio e un massimo in luglio con
un incremento di circa 4°C per mese (da gennaio a luglio) e un decremento di circa 5-
6°C per mese (da settembre a dicembre). Gli andamenti medi annuali evidenziano una
diminuzione delle temperature andando da est verso ovest e in corrispondenza dei
rilievi appenninici.
Da queste considerazioni di carattere generale si può così definire un quadro
dell’aspetto meteo-climatico stagionale così schematizzato:
• la caratteristica piovosità della stagione invernale è correlabile con la frequente
presenza di aree depressionarie che si ricostituiscono sul versante Adriatico,
provenendo dal Golfo Ligure;
• la piovosità in primavera di poco superiore a quella invernale, è dovuta oltre che alle
cause sopra citate anche alla formazione di depressioni sottovento che innescano
correnti di bora e condizioni quindi favorevoli ad attività temporalesca;
• la stagione estiva risulta caratterizzata da deboli gradienti barici, temperature
elevate, correnti a regime di brezza e scarsa piovosità, legata essenzialmente ad
attività temporalesca.
Fig. 3.1.4 – Temperature medie annue, anni 1991-2008 (fonte: sit ARPA E.R.).
Nella successiva Figura 3.1.5 si riporta un dettaglio delle temperature per l'area in
esame - Comune di Cervia.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 29
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Fig. 3.1.5 – Dettaglio di temperature medie annue, anni 1991-2008 per il Comune di Cervia (fonte: sit ARPA E.R.).
3.1.2. Caratterizzazione climatologica su scala locale
Il territorio in esame in una classificazione climatologica locale viene a collocarsi nella
zona di pianura pedecollinare, dove l’influenza delle propaggini collinari e dei principali
sistemi vallivi e della zona costiera si estende sulla pianura antistante.
In quest’area il regime termico è di transizione tra temperato subcontinentale e
temperato sublitoraneo e le precipitazioni sono in genere caratterizzate da massimi
autunnali e da massimi secondari nel periodo estivo.
Le precipitazioni possono assumere forma nevosa durante i mesi invernali.
Il vento è generalmente modesto, presentando velocità comprese tra 1 e 2 m/s che
possono però aumentare in presenza di perturbazioni. E' inoltre da evidenziare un
aumento della ventosità e del rimescolamento per effetto delle brezze in
corrispondenza del litorale.
In condizioni anticicloniche, caratterizzate da circolazione orizzontale e verticale molto
scarsa, correnti verticali a prevalente componente discendente e condizioni
meteorologiche non perturbate, l’atmosfera è caratterizzata da condizioni di stabilità e
nella stagione invernale, in cui si ha un intenso raffreddamento del suolo dovuto
all’irraggiamento notturno si può instaurare una condizione di inversione termica
persistente, anche durante l’intero arco della giornata.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 30
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Questo fenomeno può provocare un progressivo aumento delle concentrazioni di
inquinanti negli strati atmosferici prossimi al suolo, agendo come uno strato di
sbarramento alla diluizione di sostanze gassose verso l’alto.
Si considerano ora i risultati ottenuti da specifiche elaborazioni di tipo statistico-
climatologiche al fine di valutare e descrivere meglio l’andamento temporale di quelle
componenti atmosferiche che determinano il clima nell’area in esame. Per meglio
caratterizzare l’area oggetto di studio si sono prese in considerazione le stazioni
meteorologiche più vicine e che forniscono nel contempo una base storica dei dati
sufficientemente rappresentativa. Per questo motivo si fa riferimento alla stazione
meteo dell’Aeroporto di Pisignano che si colloca a circa 3 km ad ovest rispetto al sito,
come mostra la Figura 3.1.3. Le caratteristiche ed i parametri rilevati vengono riportati
nella tabella successiva.
I dati di precipitazione cumulata mensile disponibili per la stazione meteorologica
dell’aeroporto di Pisignano (serie storica 1994-2008) sono stati integrati con i dati
disponibili per le stazioni del Servizio Meteorologico Regionale gestite dall’ARPA e
denominate:
1) Mesola in Comune di Cesenatico (FC), posta a 4,2 km di distanza in linea d'aria;
2) Matellica, in Comune di Ravenna, posta a 7,7 km di distanza in linea d'aria.
Per quanto riguarda la direzione ed intensità dei venti, non essendo direttamente
disponibili dati relativi alla stazione di Pisignano aeroporto, si è ricorsi alle stazioni
ARPA più prossime al sito, ossia:
1) Martorano, località di Cesena, FC, posta a 8,5 km di distanza in linea d'aria;
2) Cesenatico Porto, FC, posto a 5,0 km di distanza in linea d'aria.
Tab. 3.1.1 - Parametri meteorologici e stazioni di acquisizione
Ubicazione Stazione
longitudine latitudine Ente gestore
Altezza (m s.l.m.)
Variabili rilevate utilizzate
Aeroporto di Pisignano
12,30000 44,216667 UGM 10 umidità e temperatura precipitazioni, pressione.
Mesola (Cesenatico, Fc)
12,349624 44,190692 A.R.P.A. E.R.
6 precipitazioni
Matellica (Ravenna)
12,234007 44,232179 A.R.P.A. E.R.
19 precipitazioni
Martorano (Cesena,FC)
12,267976 44,16614 A.R.P.A. E.R.
25 velocità e direzione vento
Cesenatico porto
12,40349 44,20182 A.R.P.A. E.R.
1 velocità e direzione vento
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 31
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Fig. 3.1.6 - Collocazione delle stazioni meteorologiche rispetto al sito.
1) Sito di Montaletto di Cervia (RA)
2) Stazione meteo aeroporto di Pisignano di Cervia (RA)
3) Mesola, Comune di
Cesenatico (FC) a 4,2 km,
4) Matellica, Comune di
Ravenna, a 7,7 km,
5) Martorano, Comune di
Cesena, FC, a 8,5 km,
6) Cesenatico Porto, FC,
a 5,0 km.
1
2
3
4
5
6
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 32
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
3.1.3. Precipitazioni
I dati di Pioggia sono disponibili per gli anni più recenti (periodo 2001-2013) per le
stazioni del Servizio Meteorologico Regionale gestite dall’ARPA e denominate:
1) Mesola, località di Cesenatico, FC (altitudine 6 m s.l.m., longitudine
12,349624, latitudine 44,190692);
2) Matellica, località di Ravenna, RA (altitudine 19 m s.l.m., longitudine
12,234007, latitudine 44,232179);
Sono inoltre disponibili i valori per la serie storica 1994-2008 relativa alle precipitazioni
cumulate mensili per la stazione meteorologica dell’aeroporto di Pisignano.
Si riportano nelle successive tabelle i dati elaborati su base mensile per le serie
storiche 2001-2013 di precipitazione cumulata, stazioni Mesola e Matellica.
Tab. 3.1.2. - Elaborazioni statistiche della precipitazione cumulata mensile - stazione Mesola.
PRECIPITAZIONE CUMULATA (1) Mesola 2001-2013
n. dati rilevati media dev. St. min max
MESI (n. giorni) (% ) (mm) (mm) (mm) (mm)
gen 377 94% 42,97 34 8,2 105
feb 345 94% 46,46 28 1,2 94
mar 403 100% 62,85 38 8,2 120,4
apr 388 99% 61,83 35 18 144
mag 403 100% 55,62 24 11,8 105
giu 390 100% 27,86 23 8,8 93,4
lug 395 98% 33,12 36 8 142,6
ago 403 100% 45,57 39 0 115,6
set 390 100% 83,48 62 12,6 220,8
ott 400 99% 72,69 53 13,4 198,8
nov 390 100% 72,95 47 7,2 150,2
dic 392 97% 58,92 52 6,8 198,4
anno 4676 98% 664,32
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 33
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
Tab. 3.1.3. - Elaborazioni statistiche della precipitazione cumulata mensile - stazione Matellica.
PRECIPITAZIONE CUMULATA (2) Matellica 2001-2013
n. dati rilevati media dev. St. min max
MESI (n. giorni) (% ) (mm) (mm) (mm) (mm)
gen 399 99% 27,82 33 0 87,2
feb 352 96% 31,60 37 0 112,4
mar 399 99% 55,23 51 0 153,6
apr 388 99% 33,31 25 4,4 92,6
mag 402 100% 45,62 33 0,4 103,6
giu 383 98% 24,20 28 1,6 96,2
lug 399 99% 30,78 25 5,4 85,6
ago 403 100% 47,31 37 0 125,8
set 383 98% 65,14 46 18,6 147,6
ott 403 100% 77,20 65 3,8 184,6
nov 387 99% 62,69 52 8,6 138,4
dic 392 97% 33,74 32 0,6 107,4
anno 4690
99% 534,63
La serie storica 1994-2008 relativa alle precipitazioni cumulate mensili disponibili per la
stazione meteorologica dell’aeroporto di Pisignano rivela l’andamento medio annuo
descritto sinteticamente in tabella 3.1.4.
Tab. 3.1.4. - Elaborazioni statistiche della precipitazione cumulata mensile.
PRECIPITAZIONE CUMULATA
n. dati rilevati media dev. St. min max
MESI (n. giorni) (% ) (mm) (mm) (mm) (mm)
gen 461 99% 33.1 30.8 4.8 107.0
feb 393 93% 36.6 15.5 20.4 70.8
mar 463 100% 42.9 32.7 4.7 98.3
apr 390 87% 63.0 35.7 15.3 125.6
mag 403 87% 36.5 25.7 8.9 89.2
giu 415 92% 33.5 31.1 2.2 116.0
lug 433 93% 34.3 25.3 10.2 109.2
ago 434 93% 43.9 34.5 0.6 97.0
set 420 93% 87.6 52.4 33.1 173.3
ott 431 93% 70.7 57.5 9.6 190.9
nov 420 93% 69.1 39.8 10.7 156.7
dic 429 92% 68.9 44.7 9.3 185.9
anno 5092 93% 620.1 19.0 129.8 1519.9
Si riportano nelle successive figure gli andamenti dei valori medi, massimi e minimi di
precipitazione cumulata su base mensile per le 2 stazioni di Mesola e Matellica.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 34
Screening ambientale
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Fig. 3.1.7 – Andamento annuo medio delle precipitazioni (mm), stazione Mesola.
Fig. 3.1.8 – Andamento annuo medio delle precipitazioni (mm), stazione Matellica.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 35
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
Analogamente, si riportano i dati disponibili per la stazione di Pisignano aeroporto.
0.0
50.0
100.0
150.0
200.0
250.0
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
mesi
mm
pioggia media
pioggia minima
pioggia massima
Fig. 3.1.9 – Andamento annuo medio delle precipitazioni.
Segue una rappresentazione riepilogativa dei dati di pioggia per le 3 stazioni sulla base
dell'andamento stagionale:
Fig. 3.1.10 – Andamento stagionale delle precipitazioni per le 3 stazioni di riferimento, precipitazione (mm).
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 36
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
Si riporta inoltre il valore di precipitazione cumulata annua ricavato per le 3 stazioni:
Fig. 3.1.11 – Confronto tra le precipitazioni cumulate annue (mm) per le 3 stazioni di riferimento.
Sul territorio in media all’anno piovono circa 530-670 mm di pioggia distribuiti
soprattutto durante i mesi autunnali, in cui in media si raggiungono mensilmente valori
superiori ai 60-70 mm. I minimi di precipitazione cumulata mensile sono riscontrati
durante il periodo invernale, in particolare nel mese di gennaio e in estate, nel mese di
giugno, in cui cadono mediamente circa 30 mm di pioggia.
Esaminando l'andamento mensile dei dati di pioggia si osservano il picco invernale ed
il picco primaverile dei valori di pioggia, a partire dalla stagione invernale le
precipitazioni diventano sempre più copiose raggiungendo un massimo in aprile, per
poi ridiscendere su valori paragonabili al periodo invernale durante la stagione estiva e
significativamente risalire nel periodo autunnale.
Quest’ultima è anche la stagione in cui l’intensità degli eventi precipitativi è più
variabile, con massimi mensili che raggiungono anche i 180-200 mm di pioggia.
La distribuzione stagionale vede riprodotta in precedenza mostra il netto divario tra le
precipitazioni cadute durante la stagione autunnale (>200 mm) e le restanti. Il periodo
più siccitoso è l’estate nonostante la copiosità dei pochi eventi precipitativi (massimi di
pioggia mensile compresi tra 85 e 140 mm.
Per quanto riguarda l’andamento della precipitazione cumulata annua per la serie
storica della stazione Pisignano aeroporto, non si riscontra una tendenza effettiva, ma
è ben evidente come a partire dal 2000 il quantitativo delle piogge cadute sia diminuito
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 37
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
rispetto al periodo precedente attestandosi in media, fatta eccezione per gli anni 2002
e 2005, sui 500 mm.
0.0
100.0
200.0
300.0
400.0
500.0
600.0
700.0
800.0
900.0
1000.0
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
2005
2006
2007
2008
anni
mm
Fig. 3.1.12 – Andamento della precipitazione cumulata annua, stazione di Pisignano aeroporto.
3.1.4. Temperatura
Secondo i dati disponibili relativi alla stazione meteo dell’aeroporto di Pisignano ed
illustrati nei parametri sintetici di tabella 3.1.3, sull’area si è registrata una temperatura
media annua negli ultimi 15 anni (periodo ’94-’08) pari a 13,7 °C, andando da una
minima di 4,1 °C di gennaio ai 23,6 °C di luglio e agosto. I valori mostrano un
andamento tipico di località sub-continentale (escursione termica annua superiore ai
19°C) andando da una temperatura massima media in luglio pari a 29,9 °C ad una
minima di 0,3 °C in febbraio.
Le minime mensili mediamente si sono mantenute attorno agli 8,6°C con valori medi
mai sotto 0°C; mentre le massime hanno toccato in media i 26 °C da maggio a
settembre con valori nei mesi invernali mai al di sotto dei 7°C. Il mese più freddo resta
gennaio insieme a febbraio, mentre quello più caldo luglio a pari merito con agosto.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 38
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
Tab. 3.1.5 – Elaborazioni statistiche delle temperature.
TEMPERATURA (°C)
MESI media
minima sigma
dati
validi
media
mensile sigma
dati
validi
media
massima sigma
dati
validi
gen 0.3 2.9 100% 4.1 2.4 100% 7.9 3.2 100%
feb 0.2 2.7 93% 5.3 2.5 93% 10.3 3.5 93%
mar 3.2 3.0 100% 8.8 2.9 100% 14.4 3.6 100%
apr 6.6 3.0 93% 12.1 2.7 93% 17.7 3.4 93%
mag 11.5 2.6 100% 17.5 2.6 100% 23.6 3.3 100%
giu 15.2 2.6 100% 21.4 2.9 100% 27.5 3.8 100%
lug 17.4 2.3 93% 23.6 2.1 93% 29.9 2.6 93%
ago 17.5 2.2 100% 23.6 2.1 100% 29.7 2.7 100%
set 13.4 2.8 100% 19.0 2.6 100% 24.6 3.1 100%
ott 10.4 3.0 100% 15.1 2.8 100% 19.8 3.3 100%
nov 5.6 3.6 93% 9.5 3.3 93% 13.3 3.7 93%
dic 1.4 3.1 100% 4.7 2.9 100% 8.0 3.4 100%
anno 8.6 6.5 98% 13.7 7.3 98% 18.9 8.2 98%
0.0
5.0
10.0
15.0
20.0
25.0
30.0
35.0
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
mesi
°C
T minima
T media
T massima
Fig. 3.1.13 – Grafico dell’andamento annuale delle temperature.
Osservando l‘andamento della temperatura media annuale per il periodo considerato
(Fig. 3.1.9) non è possibile individuare un effettivo trend crescente della variabile,
seppur mediamente le temperature del periodo 1994-1999 risultano inferiori a quelle
del decennio successivo. Negli ultimi 4 anni la temperatura è crescente, un incremento
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 39
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
che come mostra il grafico è confrontabile con quelli registrati in periodi precedenti. La
temperatura media di quest’ultimo arco temporale è infatti pari a 13,8 °C.
11.5
12.0
12.5
13.0
13.5
14.0
14.5
15.0
15.5
1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008
anni
°C
Fig. 3.1.14 – Andamento della temperatura media annua per la serie storica quindicinale.
3.1.5. Pressione
I dati di pressione mediati sul mese per il periodo ’94-’08 seguono nell’anno
l’andamento illustrato in figura 3.1.10, andando da valori mediamente attorno ai 1019
mbar durante la stagione invernale fino a scendere in media attorno ai 1014 mbar
durante la stagione estiva, seppur il minimo si registra in aprile. L’escursione massima
delle medie durante l’anno è pertanto comunque piuttosto contenuta e pari a 6 mbar.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 40
Screening ambientale
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1010
1011
1012
1013
1014
1015
1016
1017
1018
1019
1020
anni
mbar
pressione 1019 1019 1016 1013 1014 1015 1014 1014 1015 1018 1017 1019
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
Fig. 3.1.15 – Andamento della pressione media mensile per la serie storica 1994-2008.
3.1.6. Umidità
I dati reperiti per la stazione meteo in esame riguardano il periodo ’96-’08 e si tratta di
medie giornaliere e non valori orari istantanei, per cui poco rappresentativi seppur utili
per descrivere l‘andamento medio nel’anno della variabile.
Il grafico e l’annessa tabella riportati di seguito, evidenziano come nell’arco dell’anno
l’umidità relativa, che di norma tocca i minimi della giornata durante le ore 14:00
mentre i massimi nelle ore 8:00, raggiunge i valori massimi nella stagione invernale,
con valori medi giornalieri del 90%, mentre i livelli minimi nel corso dell’estate, con
valori medi giornalieri ricadenti nell’intervallo 73-77%.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 41
Screening ambientale
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0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
mesi
%
media 90 84 80 81 78 76 73 77 83 89 90 90
gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic
Fig. 3.1.16. – Andamento annuale delle medie mensili dell’umidità giornaliera media.
3.1.7. Venti
Per quanto riguarda i venti si fa riferimento alle stazioni del Servizio Meteorologico
Regionale gestite dall’ARPA e denominate:
1) Martorano, località di Cesena, FC (altitudine 25 m s.l.m., longitudine
12,267976, latitudine 44,16614);
2) Cesenatico Porto, FC (altitudine 1 m s.l.m., longitudine 12,403492, latitudine
44,201828);
Direzione
Per il periodo di dati a disposizione (2000 – 2013) il regime locale dei venti risultante e
rappresentativo delle condizioni anemometriche dell’area di studio, si presenta
caratterizzato nell’anno:
1) Martorano: vento prevalente con provenienza da Sud-Ovest con un frequenza del
43%, segue una componente con provenienza O con una frequenza annuale del 22%
ed una terza componente con provenienza E con una frequenza del 16%;
2) Cesenatico Porto: vento prevalente con provenienza da Ovest con una frequenza
del 37%, segue una componente di SE con una frequenza annuale del 20% ed una
terza componente con provenienza NO con una frequenza del 14%.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 42
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
Fig.3.1.17. – Rosa dei venti annuale per le stazione di Martorano.
Fig.3.1.18. – Rosa dei venti annuale per le stazione di Cesenatico porto.
Osservando il regime stagionale per la stazione di Martorano si nota come la direzione
Sud-Ovest caratterizzi in modo determinante tutte le 4 stagioni, costituendo la
componente predominante, con frequenze pari a 35% Inverno, 46% Primavera, 49%
Estate e 42% Autunno. Nella stagione fredda la componente SO è affiancata dalla
componente O con frequenze pari a 35% in inverno e 32 % in autunno. Nel periodo
primaverile ed estivo si ha una seconda componente principale, la provenienza da E
con frequenze del 25% e 23%).
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 43
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
Fig. 3.1.19 - Rose dei venti stagionali per la stazione di Martorano.
Osservando il regime stagionale per la stazione di Cesenatico Porto si nota come la
direzione Ovest caratterizzi in modo determinante tutte le 4 stagioni, costituendo la
componente predominante oppure la seconda per frequenza di accadimento, con
valori pari a 37% Inverno, 28% Primavera, 37% Estate e 46% Autunno. Nella stagione
fredda la componente O è affiancata dalla componente NO con frequenze pari a 25%
in inverno e 21 % in autunno. Nel periodo primaverile ed estivo si ha una seconda
componente principale, la provenienza da SE con frequenze del 33% e 29%).
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 44
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
Fig. 3.1.20 - Rose dei venti stagionali per la stazione di Cesenatico Porto.
Intensità
Per quanto riguarda l’intensità del vento, osservando le tabelle ed i grafici di seguito, si
nota una differente caratterizzazione delle velocità per le 2 stazioni meteo in esame.
1) Per la stazione di Martorano si osserva come i venti presenti siano sempre modesti
durante tutto l’anno e con presenza limitata di situazioni di calma di vento. Il 97,22%
dei dati ricade entro l’intervallo 0,5÷4 m/s. In particolare l'83,78% dei dati ricade entro i
1-3 m/s, con una prevalenza per la classe di stabilità 2-3 m/s. I mesi mediamente più
ventosi sono quelli estivi in cui il vento non ha mai intensità inferiori ad 1 m/s, mentre
quelli più variabili ed in cui si raggiungono le maggiori velocità sono quelli tardo-
autunnali, inizio invernali e primaverili.
2) Per la stazione di Cesenatico Porto si ricava che i venti presenti siano discreti
durante tutto l’anno e non si riscontrano situazioni di calma di vento. Il 73,27% dei dati
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 45
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
ricade entro l’intervallo 0,5÷4 m/s. In particolare il 65,71% dei dati ricade entro i 2-4 m/s
distribuendosi equamente tra le due classi di stabilità 2-3 m/s e 3-4 m/s. I mesi
mediamente più ventosi sono quelli tardo-primaverili ed estivi in cui il vento non ha
quasi mai intensità inferiori ad 2 m/s, mentre quelli più variabili ed in cui si raggiungono
le maggiori velocità sono quelli tardo-autunnali e inizio invernali in cui si raggiungono
con frequenze non trascurabili anche velocità superori gli 8 m/s.
Tab. 3.1.6. – Distribuzione % della velocità nell’anno (periodo 2000-2013), stazione di Martorano.
classi V<0.5 0.5<V<1 1<V<2 2<V<3 3<V<4 4<V<5 5<V<6 6<V<7 7<V<8 V>8
% annua 1,05% 5,13% 36,53% 47,26% 7,26% 2,19% 0,43% 0,11% 0,04% 0,00%
Tab. 3.1.7. – Distribuzione % della velocità nell’anno (periodo 2000-2013), stazione di Cesenatico Porto
classi V<0.5 0.5<V<1 1<V<2 2<V<3 3<V<4 4<V<5 5<V<6 6<V<7 7<V<8 V>8
% annua 0,08% 0,34% 7,14% 31,29% 34,42% 14,98% 5,95% 2,72% 1,55% 1,53%
Fig.3.1.21 – Distribuzione % dell’intensità dei venti in classi di velocità, stazioni di Martorano e
di Cesenatico Porto.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 46
Screening ambientale
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Fig.3.1.22 – Distribuzione dell’intensità dei venti – Stazione di Martorano.
Fig.3.1.23 – Distribuzione dell’intensità dei venti – Stazione di Cesenatico porto.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 47
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3.1.8. Qualità dell’aria
L’area di Cervia, ai sensi del Dlgs 155/2010, appartiene all’area in cui non si registrano
superamenti dei limiti di qualità dell’aria.
Fig. 3.1.24 – Carta della qualità dell'aria, Zonizzazione Regionale D.Lgs. 155/2010
(fonte: SIT - ARPA E.R.).
Fig. 3.1.25 – Carta delle aree di superamento dei valori limite di PM10 e NO2
(fonte: SIT - ARPA E.R.).
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 48
Screening ambientale
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Fig. 3.1.26 – Stazione di monitoraggio in Comune di Cervia (fonte: SIT - ARPA E.R.).
Nel comune di Cervia è posizionata, dal 2009, una stazione fissa di monitoraggio in
via Jelenia Gora. I parametri rilevati sono le polveri sottili (PM10), gli ossidi di azoto
(NOx) e l’ozono (O3).
Sin dall’anno 2000 sono state svolte a Cervia diverse campagne di misura della qualità
dell’aria (sempre a cura di ARPA – Ravenna) finalizzate alla predisposizione del
Piano Provinciale di Risanamento della Qualità dell’Aria (approvato con Delibera di
Consiglio Provinciale n. 78 del 27/07/07).
Le diverse campagne sono state realizzate con un mezzo mobile posizionato per
ripetuti periodi temporali (1 mese) in aree ad elevata attività umana e traffico inteso ed
in aree residenziali. Sono state effettuate misure sia nel triennio 2006-2008, che nel
triennio 2009/2011. Relativamente a CO, benzene, toluene, xileni e SO2, i dati
misurati hanno rivelato concentrazioni medie piuttosto contenute con valori nei limiti di
legge; per l’Ozono non è stato rilevato alcun superamento dei limiti valori previsti dalla
normativa; anche il biossido di azoto ha mostrano concentrazioni orarie contenute
sempre inferiori ai limiti previsti. Relativamente al PM10, sia nel 2010, sia nel 2012, le
concentrazioni sono state piuttosto consistenti in inverno e di scarsa consistenza in
estate. Le analisi sul rispetto dei limiti portano a stimare alcuni superamenti dei limiti
giornalieri, ma il rispetto dei limiti annuali.
Ai fini del miglioramento della qualità dell’aria, per il Comune di Cervia sono state
individuate azioni e interventi finalizzate al contenimento di PM10 e biossido di azoto,
per i quali ARPA ha verificato sussistono ancora criticità. Gli interventi prevedono
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 49
Screening ambientale
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azioni strutturali (realizzazione di percorsi ciclo-pedonali e di rotatorie), azioni di
pianificazione e gestione (applicazione di tecnologie innovative per la
regolamentazione della velocità dei veicoli), azioni di sensibilizzazione (promozione
all’uso di mezzi pubblici ed introduzione di mezzi a metano), misure cogenti (controlli
sullo spegnimento dei motori con passaggi a livello abbassati). Il riassetto della rete ha
previsto variazioni, da parte di Arpa, nella scelta dei punti di campionamento e dei
parametri valutati.
QUALITA’ DELL’ARIA DEL COMUNE DI CERVIA
LEGENDA IQA
Come si può notare dai grafici, non vi è superamento dei valori limite previsti dalla
normativa. In particolare si evince che gli inquinanti presenti in atmosfera sono
inquinanti legati al traffico urbano e quindi non riconducibili all’area industriale in
esame.
Riguardo in specifico l’area artigianale di Montaletto, non vi sono particolari impianti
con emissioni in atmosfera significativi. Si tratta di piccole attività artigianali come
carrozzieri e officine.
Un quadro delle emissioni presenti è riportato nella tabella seguente. I dati sono stati
forniti dalla provincia di Ravenna.
BUONA ACCETTABILE MEDIOCRE SCADENTE PESSIMA
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 50
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
Ragione sociale Via Località / Comune
Attività - Descrizione Punto di
emissione Temperatura
(°C) Provenienza Descrizione
Conc. inquinante (mg/Nmc)
E01 < 50 ISOCIANATI 5
E01 < 50 SOV 50
E01 < 50 PTS 10
ARIMAR V. BENEFICIO 2° TRONCO
MONTALETTO Cervia
RIPARAZIONE GOMMONI
E01 < 50
Reparto produzione battelli e strutture
pneumatiche FTALATI 5
ARTE CERAMICA V. BOLLANA, 39 MONTALETTO
Cervia LAVORAZIONE E DECORO
OGGETTI CERAMICI E01 ambiente
CABINA SPRUZZATURA
PTS 10
E01 127 PTS 5
E01 127 SOx 35
E01 127
Caldaia a metano al
servizio della cabina di
verniciatura NOx 350
E02 27 SOV 50
CARROZZERIA BATTISTINI MICHAEL
Bollana 19/b MONTALETTO
Cervia CARROZZERIA
E02 27
Cabina di verniciatura PTS 10
E01 50 PTS 10 CARROZZERIA NUOVA DI MINOTTI R. & ALPINI
B. S.N.C. V. BOLLANA, 39
MONTALETTO Cervia
AUTOCARROZZERIA E01 50
Forno di verniciatura SOV 30
E02 ambiente PTS 10
E02 ambiente NOx 5 FARMO RES SRL V. DEL
LAVORO, 9 MONTALETTO
Cervia OFFICINA MECCANICA
AGRICOLA E02 ambiente
Saldatura
CO 10
Faro due s.r.l. via del Lavoro Montaletto (Cervia)
attività di betonaggio E1 impianto di betonaggio
PTS 20
E01 ambiente Saldatura PTS 10
E02 ambiente CO 2500
E02 ambiente SOx 50
E02 ambiente NOx 600
E02 ambiente PTS 130
E02 ambiente Pb 5
M.A.I.R.R. SNC V. DEL
LAVORO, 33 MONTALETTO
Cervia OFFICINA MECCANICA
AGRICOLA
E02 ambiente
Fumi di scarico da processo di combustione
COT 300
Unicalcestruzzi s.p.a. via del Lavoro
31 Cervia impianto di betonaggio E1 ambiente
dosatrice cemento e ceneri,
stoccaggio, tramoggia
PTS 20
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 51
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
3.2. Suolo e sottosuolo
3.2.1. Uso del suolo
La Fig. 3.2.1 rappresenta l’elaborato grafico dell’uso reale del suolo dell’area di studio
ed è tratto dalla Carta dell’Uso del Suolo della Regione Emilia Romagna in scala
1:25000.
La zona costiera è preceduta, nella parte più a Nord, da un’area ricoperta da conifere
adulte; lungo tutta la costa si sviluppano i centri abitati di Pinarella e Zadina,
alternandosi a zone di verde urbano e di colture orticole.
Nella zona ad Ovest della S.S.16 l’uso del territorio attuale è prevalentemente agricolo,
a seminativo semplice (infatti ricopre circa il 70% dell’area) con subordinati vigneti e
frutteti.
Le saline di Cervia e alcune aree umide di acqua dolce occupano la porzione più a
Nord del territorio; subito più a Sud sono presenti numerosi centri urbani (Villa Inferno,
San’Andrea, Montaletto e San Giorgio di Cesena), attività industriali ed artigianali come
a Montaletto di Cervia; è presente anche un’area di discarica di rifiuti urbani (discarica
Valloni) nel comune di Cesenatico.
In questa zona è presente un’area definita come non fotointerpretabile che si estende
per circa 2 Km2.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 52
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
Fig. 3.2.1 - Carta dell’uso del suolo scala 1:40000 (tratta da Carta dell’uso del suolo RER, scala 1:25000)
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 53
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
3.2.2. Pedologia
La Fig 3.2.2 rappresenta le unità di suolo presenti nell’area in esame estratte dalla
Carta dei suoli regionale in scala 1:250.000 a cura del Servizio Cartografico – Ufficio
Pedologico della Regione Emilia Romagna.
Per la classificazione tessiturale sono state considerate le proporzioni relative alle
principali frazioni granulometriche del suolo con diametro >2mm e si sono descritte
secondo i seguenti termini, facendo riferimento al diagramma (USDA) riportato in Fig.
3.2.3.
Grossolana Sabbia
Sabbia franca
Media Franco sabbioso
Franco sabbioso fine
Franco sabbioso molto fine
Franco
Franco limoso
Limo
Franco argilloso
Franco argilloso sabbioso
Franco argilloso limoso
Fine Argilla sabbiosa
Argilla limosa
Argilla
Fig. 3.2.3 - Diagramma tessiturale dei suoli presenti nell’area di studio
Nella legenda della carta i diversi suoli sono stati sinteticamente raggruppati in quattro
tessiture, di seguito descritte con maggior dettaglio:
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 54
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
Fig. 3.2.2 - Carta pedologica scala 1:40000 (tratta da Carta dei suoli RER, scala 1:25000)
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 55
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Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
1. Sabbiosa o sabbiosa franca;
− I suoli di questa unità sono pianeggianti con pendenza che varia tipicamente
da 0.05 a 0.01%, molto profondi; a tessitura grossolana, a moderata
disponibilità di ossigeno; calcarei; moderatamente alcalini. Questi suoli si sono
formati in sabbie di dune. Sotto-Unità Cerba.
− I suoli di questa unità sono pianeggianti con pendenza che varia tipicamente
da 0.05 a 0.01%, molto profondi; a tessitura grossolana, a buona disponibilità
di ossigeno; calcarei; debolmente o moderatamente alcalini. Questi suoli si
sono formati in sabbie di dune. Sotto-Unità S.Vitale.
2. Argillosa limosa;
− I suoli di questa unità sono pianeggianti con pendenza che varia tipicamente
da 0.05 a 0.1%, molto profondi; a tessitura fine, a moderata disponibilità di
ossigeno; calcarei; moderatamente alcalini. Questi suoli si sono formati in
sedimenti a tessitura fine. Sotto-Unità Risaia del Duca.
3. Argillosa limosa o franca argillosa limosa;
− I suoli di questa unità sono pianeggianti con pendenza che varia tipicamente
da 0.1 a 0.3%, molto profondi; a tessitura fine, a moderata disponibilità di
ossigeno; calcarei; moderatamente alcalini. Questi suoli si sono formati in
sedimenti fluviali a tessitura fine, localmente media. Sotto-Unità Medicina;
Sotto-Unità Cataldi.
− I suoli di questa unità sono pianeggianti con pendenza che varia tipicamente
da 0.1 a 0.3%, molto profondi; a tessitura fine, a moderata disponibilità di
ossigeno; da scarsamente a molto calcarei; da debolmente a moderatamente
alcalini. Questi suoli si sono formati in sedimenti a tessitura fine avvenuta
alcune migliaia di anni fa. Sotto-Unità Calabrina.
4. Franca limosa o franca argillosa limosa.
− I suoli di questa unità sono pianeggianti con pendenza che varia tipicamente
da 0.1 a 0.3%, molto profondi; a tessitura media, a buona disponibilità di
ossigeno; molto calcarei; moderatamente alcalini. Questi suoli si sono formati
in sedimenti fluviali a tessitura media. Sotto-Unità S.Omobono; Sotto-Unità
Villalta.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 56
Screening ambientale
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3.2.3. Geologia e geomorfologia
Le conoscenze del sottosuolo del territorio cervese, oltre che del sistema più vasto
della pianura padana, sono dovute principalmente alle attività di ricerca e
prospezione geofisica condotta da AGIP a partire dagli anni cinquanta e
documentate da Veggiani in numerosi studi sulla geologia regionale (v.
bibliografia).
Fu in tale periodo che vennero eseguiti i primi rilievi sismici e realizzati alcuni pozzi
esplorativi per la ricerca di idrocarburi, anche se con esiti produttivi non
soddisfacenti.
I pozzi Cervia 1 e Cervia 2 eseguiti fra il 1953 e 1955 fino alla profondità di circa
2000 m attraversarono depositi di età compresa tra l’Olocene e il Miocene
Inferiore mettendo in evidenza una struttura del sottosuolo caratterizzata da una
anticlinale con nucleo di terreni miocenici piegati e fagliati sul fianco nord (v. Fig.
3.2.4).
Fig. 3.2.4 -Sezione geologica territorio di Cervia nei pressi della loc. Montaletto.
I sedimenti del Quaternario sono, dall’alto stratigrafico verso il basso,
prevalentemente sabbioso-ghiaiosi con intercalazioni argillose e torbose attribuibili
ad ambiente continentale alluvionale seguiti da sedimenti sabbiosi, argillosi e
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 57
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
ghiaiosi di ambiente litorale e marino costiero cui fanno seguito argille di ambiente
deposizionale marino profondo. Alla base di tali sedimenti sono presenti depositi
argillosi di ambiente marino profondo del Pliocene Medio-Superiore e quindi i
sedimenti prevalentemente arenitico-marnosi del Miocene.
Gli spessori delle unità litologiche descritte non sono costanti su tutto il territorio
cervese: va infatti rilevato che la potenza della successione subisce notevoli
variazioni in funzione delle strutture profonde mioceniche; per tale motivo al
culmine delle anticlinali il Quaternario ha degli spessori di circa 700 m mentre nelle
parti restanti del territorio vengono superati abbondantemente i 1000 m
Successivi pozzi esplorativi, hanno confermato un quadro caratterizzato da una
vasta sinclinale con cospicui spessori di sedimenti quaternari a nord di Cervia e
spessori più modesti in direzione sud.
Se questa rappresenta la situazione generale, a livello più specifico vanno
considerate le porzioni più superficiali dei sedimenti alluvionali che interessano
l’opera. I dati disponibili e quelli raccolti durante le indagini geognostiche indicano
successioni di terreni argillosi limosi con orizzonti sabbiosi – limosi legati alle fasi
di alluvionamento continentale da parte dei vari corsi d’acqua. L’area fa poi parte
anche se in modo marginale al sistema Valli Felici che rappresentava, ancora
all’inizio del secolo scorso, una zona valliva depressa. Vari furono i tentativi di
bonifica,anche per colmata ed a tale scopo fu costruito un canale di derivazione
delle acque del Savio. Dopo varie fasi di successi alterni fu iniziata la bonifica
meccanica che mise a coltura una estensione di circa 300 ha. Tenuto conto di tali
trasformazioni, la morfologia è caratterizzata da quote altimetriche piuttosto
depresse di poco superiori al livello mare o addirittura inferiori verso est prima
della SS16.
3.2.4. Struttura del sottosuolo
I dati circa la struttura del sottosuolo sono desumibili da studi eseguiti dalla società
scrivente per la urbanizzazione dell’area di espansione della zona artigianale di
Montaletto. Nell’ambito di tale studio sono state effettuate nell’area 5 prove
statiche (Fig. 3.2.5) e due sondaggi geognostici della profondità di 15 m.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 58
Screening ambientale
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Fig. 3.2.5 – Ubicazione delle prove statiche eseguite.
Le stratigrafie (Fig. 3.2.6 e Fig.3.2.7) evidenziano la presenza di livelli per lo più
argillosi alternati a livelli sabbiosi – limosi, sede dell’acquifero.
Fig. 3.2.6 - stratigrafie delle prove statiche effettuate nell’area di indagine
S
S
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 59
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
Fig. 3.2.7 – Elaborazioni delle stratigrafie dei sondaggi effettuati nell’area di indagine.
In particolare, nelle prove penetrometriche statiche CPT1 e CPT3, localizzate in
prossimità dei sondaggi S1 e S2 rispettivamente (che caratterizzano più in
dettaglio la natura dei sedimenti attraversati), si evidenzia uno strato superficiale
prevalentemente argilloso – limoso fino alla profondità di circa 5 m seguito da uno
strato a prevalenza sabbiosa fino alla profondità di 15 m; in corrispondenza delle
prove CPT3-S2 tale strato sabbioso è interrotto alla profondità di 7.5 m da un
livello dello spessore di circa 6 m di limo argilloso – argilla limosa.
Le lito-stratigrafie delle prove CPT2, CPT4 e CPT5, non essendo supportate da
sondaggi geognostici, sono più incerte; si può comunque affermare che in
corrispondenza della prova CPT2 lo strato superficiale argilloso si spinge fino alla
profondità di circa 3.5 m, a cui segue uno strato a prevalenza sabbiosa-limosa
interrotto alla profondità di circa 6.5 m da un secondo livello argilloso dello
spessore di circa 5 m. Tale sequenza si rinviene anche nella prova CPT4, in cui
però lo strato superficiale presenta uno spessore di 1 m, seguito da uno strato
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 60
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
sabbioso fino alla profondità di 5 m; a questo seguono uno strato a prevalenza
argillosa dello spessore di circa 6 m e un secondo strato sabbioso-limoso fino a
–15 m. In corrispondenza della prova CPT5 lo spessore superficiale arriva fino
alla profondità di circa 5 m ed è seguito da uno strato sabbioso fino a 15 m.
In generale si può quindi identificare uno strato superficiale argilloso di
confinamento della sottostante unità lito-stratigrafica a prevalenza sabbiosa sede
dell’acquifero. Tale unità non è continua verticalmente ma si presenta intervallata
da livelli limosi – argillosi.
3.2.5. Caratteristiche meccaniche dei terreni
Dal punto di vista meccanico i sedimenti argillosi superficiali, fino ad una
profondità variabile di –1/-5 m si presentano molto compatti con valori di
resistenza alla punta del penetrometro statico Rp di 15-30 Kg/cmq, mentre il
secondo strato di natura prevalentemente argillosa che si ritrova alla profondità di
circa –6 m e dello spessore variabile di 4-6 m presenta valori di Rp di
generalmente < 20 Kg/cmq.
Localmente, in corrispondenza di piccoli livelli di sabbia limosa argillosa si
possono registrare valori di Rp > 40 Kg/cmq.
Gli strati sabbioso – limosi sede dell’acquifero presentano invece valori di Rp > 60
Kg/cmq.
Inoltre va specificato, ai fini del dimensionamento delle opere e del
comportamento dei terreni, che il comune di Cervia è classificato sismico di
seconda categoria (Zona 2) ai sensi alla recente Ordinanza del Presidente del
Consiglio dei Ministri 20 Marzo 2003.
3.2.6. Modello geotecnico di riferimento
L’esecuzione delle prove penetrometriche statiche (CPT, Cone Penetration Test)
ha permesso di ottenere informazioni riguardanti le condizioni stratigrafiche e
litologiche dell’area di studio.
I sondaggi hanno messo in evidenza la prevalenza di strati argillosi con
intercalazioni di sabbie limoso-argillose.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 61
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
Sulla base delle considerazione esposte nel paragrafo precedente, si assume il
seguente schema stratigrafico (la profondità si intende positiva dal piano di
campagna verso il sottosuolo).
Tab.3.2.1 – Schema stratigrafico dei terreni indagati
Profondità (m) Litotipo P.c. - 1 Materiale di riporto
1 - 5 Argilla molto compatta (Rp>20)
5 - 9 Alternanza argilla – argilla compatta (Rp<20)
9 - 15 Argilla molto compatta (Rp>20)
Occorre precisare come lo schema stratigrafico adottato non rispecchia
fedelmente la situazione riscontrata nei sondaggi geognostici, dato che gli stessi
hanno evidenziato la presenza di intercalazioni di sabbia limoso-argillose non
considerati nel modello. D’altra parte, si può asserire che lo stesso modello, pur
con qualche semplificazione, può comunque essere assunto come indicativo
dell’area
In sede di progettazione esecutiva si valuterà in dettaglio, lotto per lotto, la esatta
situazione stratigrafica ed i parametri geotecnici specifici da considerare.
I valori di riferimento riportati sono stati desunti in base a diversi fattori quali il tipo
di terreno, la resistenza alla punta (Rp), nonché alle diverse formulazioni fornite da
vari autori, ed in base ad esperienze in campagna realizzate con il penetrometro
adottato.
È quindi doveroso sottolineare come i parametri ottenuti debbano essere
considerati con la dovuta approssimazione per i metodi empirici di estrapolazione
adottati.
Si riporta di seguito il modello geotecnico di riferimento, in cui, per ogni strato,
vengono riportati i parametri geomeccanici caratteristici, ovvero l’angolo di attrito
interno ϕ, la resistenza alla punta Rp, e la coesione non drenata Cu.
Tab. 3.2.3. – Schema delle caratteristiche geotecniche dei terreni attraversati
Profondità (m) Litotipo Rp (Kg/cm2) ϕ Cu (Kg/cm2) P.c. - 1 Materiale di riporto 10 0 0,3
1 - 5 Argilla molto compatta (Rp>20)
20 0 1
5 - 9 Alternanza argilla – argilla compatta (Rp<20)
13 0 0,6
9 - 15 Argilla molto compatta (Rp>20)
30 0 1,5
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 62
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3.3. Acque
3.3.1. Acque superficiali
3.3.1.1 IDROGRAFIA SUPERFICIALE
L’area d’indagine è intersecata da una fitta rete di canali di scolo delle acque che
fanno parte di due principali bacini (v. Fig. 3.3.1) :
• Bacino delle “acque basse” che recapita nell’impianto idrovoro di Tagliata che
scarica le acque di sollevamento nell’omonimo canale che sfocia a mare in
località Zadina; Tale bacino si estende fra il Canale di Allacciamento, le saline
di Cervia e la SS16 e comprende le Valli Felici. L’opera in oggetto si trova
nell’ambito di tale bacino.
BROILER
2 0 2 Kilometers
N
EW
S
Bacino del Tagliata
Bacino del Porto Canale di Cesenatico
Fig. 3.3.1 - Bacini e rete scolante.
• Bacino delle acque del Porto canale di Cesenatico. Si tratta di una vasta
porzione di pianura cesenate e cervese corrispondente al territorio della
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 63
Screening ambientale
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centuriazione romana il cui reticolo idrografico a maglie quadrate recapita nel
Canale di Allacciamento. I principali corsi d’acqua tributari di tale Canale sono
il Rio Granarolo, il Mesola del Montaletto e Vena.
Tutta l’area è soggetta ad eventi di esondazione in condizioni meteoriche critiche,
in particolare va ricordato il fenomeno del novembre 1996 che causò vasti
allagamenti nel territorio di Montaletto, Cannucceto e Madonnina di Cesenatico.
In particolare, l’area di intervento si colloca tra due scoli, lo Scolo Pignatta a NW e
lo Scolo Amola a SE, mentre a sud scorre il canale di Allacciamento.
Recentemente lo scolo Amola è stato tombinato nell'ambito dell'urbanizzazione
dell'espansione dell'area artigianale.
Fig. 3.3.2 – Dettaglio del sistema idrico locale.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 64
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
0
50
100
150
200
250
300
350
400
450
500
0
500
1000
1500
2000
2500
3000
G M M L S N G M M L S N G M M L S N G M M L S N G M M L S N G M M L S N G M M L S N G M M L S N
clo
ruri
(m
g/l)
co
nd
ucib
ilit
à (m
S)
Anni
Conducibilità Cloruri
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997
3.3.1.2. QUALITÀ DELLE ACQUE SUPERFICIALI
Al momento attuale non esistono dati analitici sulle acque del Canale di
Allacciamento le cui acque sono invasate dalle casse di laminazione Fornasotta in
occasione degli eventi idraulici. Le uniche analisi disponibili riguardano il Rio
Granarolo che è un affluente e che riceve le acque in uscita dal Depuratore di
Cesena.
Per la caratterizzazione delle acque sono state prese in considerazione le analisi
chimico – fisiche effettuate dal PMP dell’USL di Forlì – Cesena prima e ARPA
successivamente, a partire dal 1990 fino al 1997.
In generale le indagini analitiche mostrano la situazione di seguito riassumibile:
• La conducibilità elettrica delle acque (v. Fig.3.3.3) ha valori medi compresi
fra 1000 e 1500 µS/cm
con tendenza leggermente decrescente. I cloruri seguono, secondo uno
schema noto, tale andamento con valori attorno ai 150 mg/l
• Il BOD5 (v. Fig. 3.3.4) che rappresenta la quantità di ossigeno necessaria
ad ossidare la sostanza organica mostra una tendenza volta ad un netto
miglioramento rispetto i primi anni novanta influenzati forse da un
funzionamento alterno del depuratore di Cesena.
I valori medi attuali sono in genere attorno a 5 mg/l che ancora non
rappresentano un buon standard di qualità
• I nitrati (v. Fig. 3.3.5) subiscono un forte oscillazione per effetto del
drenaggio dei terreni agricoli che notoriamente apportano grandi quantità
di fertilizzanti.
Le quantità sono molto elevate con valori medi prossimi a 50 mg/l di
NO3.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 65
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
0
10
20
30
40
50
60
70
80
90
100
G M M L S N G M M L S N G M M L S N G M M L S N G M M L S N G M M L S N G M M L S N G M M L S N
mg/l
anni
NO3
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997
0
10
20
30
40
50
60
70
G M M L S N G M M L S N G M M L S N G M M L S N G M M L S N G M M L S N G M M L S N G M M L S N
mg
/l d
i O
2
Anni
BOD5
1990 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997
Fig. 3.3.3 - Conducibilità e cloruri della stazione di San Giorgio del Rio Granarolo.
Fig. 3.3.4 - BOD5 della stazione di San Giorgio del Rio Granarolo.
Fig. 3.3.5 - Nitrati della stazione di San Giorgio del Rio Granarolo.
In sintesi i dati indicano una scarsa qualità delle acque superficiali tipiche di aree
di drenaggio ad intensa attività agricola con scarichi civili ed anche zootecnici.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 66
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
3.3.2. Acque sotterranee
3.3.2.1 STRUTTURA DEL SISTEMA ACQUIFERO SOTTERRANEO
Tralasciando la ricostruzione idrogeologica del sistema acquifero ad acque dolci
presente fino alla profondità di oltre 300 m non pertinente alle finalità dello studio,
l’area di studio è caratterizzata dalla presenza di un acquifero superficiale spesso
impropriamente definito freatico che satura i sedimenti limosi sabbiosi presenti a
partire dalla profondità di circa 5 m (talvolta di 1 m) da p.c.. Tale acquifero è stato
intercettato dalle indagini geologiche (nelle prove CPT3, CPT4, CPT5) (cfr. § 5.4).
Come già detto si tratta di un acquifero confinato o semiconfinato in quanto è
sovrastato da uno spessore di argille compatte.
L’acquifero non è continuo verticalmente ma presenta uno strato di natura
argillosa-limosa discontinuo rinvenibile alla profondità di circa - 4 /-6 m (Fig.3.3.6).
Fig. 3.3.6 – Elaborazione stratigrafica a fence ottenuta mediante interpolazione delle prove
eseguite nell’area di indagine (esagerazione verticale 3x).
Sabbia – Sabbia limosa argillosa
Limo argilloso – Limo Sabbioso
Argilla limosa – Argilla con livelli di Sabbia limosa
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 67
Screening ambientale
Impianto stoccaggio rifiuti ligno - cellulosici- Comune di Cervia (RA)
I parametri idraulici del mezzo poroso non sono noti si possono comunque
ipotizzare valori di Trasmissività pari a 10-4 m2/s o forse meno per le frazioni limose
presenti in quantità. Una valutazione più precisa richiederebbe prove di portata in
pozzo.
In generale si può ipotizzare un acquifero alquanto disomogeneo e variabile sia in
estensione che in profondità, con scarse caratteristiche idrauliche, protetto in
superficie da sedimenti argillosi e quindi con limitata ricarica zenitale e più
probabilmente collegato con i corpi idrici superficiali.
3.3.2.2.DINAMICA E QUOTE PIEZOMETRICHE
Durante l’esecuzione delle prove penetrometriche statiche (cfr. § 5.4) si è
provveduto ad effettuare misure di livello della falda. Essa si colloca ad una
profondità variabile da –2 a –3 m da p.c. e a circa –1 m s.l.m.m..
Nell’ambito di un precedente studio relativo all’area artigianale di Montaletto era
stato eseguito un rilievo del livello della falda in corrispondenza di pozzi dislocati
nel territorio circostante (Fig.3.3.7). Tali rilievi furono eseguiti in aprile 2002,
mentre le misure di livello in corrispondenza delle prove statiche sono state
effettuate nel mese di Gennaio 2004. In considerazione del fatto che l’escursione
mensile della falda (che verrà delineata nel paragrafo successivo) porta a quote
non troppo differenti tra il mese di gennaio e il mese di aprile, si sono uniti i dati
relativi ai due rilievi al fine di elaborare mappe di soggiacenza e piezometrica.
I valori della profondità della falda da piano campagna sono riportati nella Tab.
7.1.
La Fig. 3.3.8 rappresenta la distribuzione della soggiacenza, cioè la profondità
della tavola d’acqua rispetto al piano campagna. La carta è stata elaborata
mediante interpolazione spaziale basata sul kriging utilizzando il programma di
calcolo Surfer 10.
Tale tecnica di interpolazione assume che il parametro che si intende elaborare
possa essere trattato come una variabile regionale, cioè che tra i dati che sono
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 68
Screening ambientale
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Fig.3.3.7 – Ubicazione dei pozzi dei punti di rilievo della profondità della falda
Tab. 3.3.1 - Rilievi della quota d’acqua da p.c. nei pozzi censiti.
POZZO Quota Falda dal p.c.(m) POZZO Quota Falda dal
p.c.(m)
1 1,96 11 1,69
2 1,82 23 1.72
3 1,26 26 1.67
4 1,05 27 1.90
5 1,23 29 1.13
6 2,29 CPT1 3.00
7 1,50 CPT2 2.40
8 2,28 CPT3 2.00
9 0,76 CPT4 2.20
10 2,08 CPT5 2.40
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 69
Screening ambientale
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Fig. 3.3.8 - Carta della soggiacenza
vicini esista una certa correlazione spaziale e tra i punti distanti vi sia una
indipendenza statistica.
La distribuzione della soggiacenza mostra un approfondimento della tavola
d’acqua in corrispondenza dell’area di indagine a quote di –2/-3 m da p.c..
I valori della quota della falda rispetto al l.m.m. (Tab. 7.2) sono stati calcolati
facendo riferimento ai valori di quota del terreno riportati sulle Carte Tecniche
Regionali della Regione Emilia-Romagna in scala 1:5000.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 70
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Tab. 3.3.2 - Valori della quota d’acqua s.l.m. nei punti di rilievo.
POZZO Quota Falda dal
l.m.(m) POZZO
Quota Falda dal l.m.(m)
1 4.74 11 -0.19
2 4.28 23 0.38
3 4.94 26 -1.19
4 4.05 27 -0.90
5 1.27 29 0.87
6 1.21 CPT1 -1.00
7 1.00 CPT2 -1.10
8 0.82 CPT3 -1.00
9 0.74 CPT4 -1.00
10 -0.08 CPT5 -1.10
L’esame della carta delle isofreatiche (Fig.3.3.9) mette in evidenza una chiara
distribuzione della tavola d’acqua che segue l’altimetria dell’area. Il flusso delle
acque sotterranee è chiaramente diretto verso est e convergono nella zona di Valli
Felici dove l’effetto del drenaggio meccanico da parte del sistema scolante
incentrato sulla idrovora di Tagliata mostra i suoi effetti. Il gradiente idraulico
sotterraneo è di circa il 0.2%.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 71
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Fig. 3.3.9 - Carta della freatimetria ( m. slm)
3.3.2.3.VARIAZIONE DELLE QUOTE PIEZOMETRICHE
Le indagini idrogeologiche hanno “fotografato” la situazione delle quote d’acqua al
momento attuale della misura. Al fine di valutare le possibili escursioni della
superficie piezometrica dell’acquifero superficiale sono state elaborate le serie
temporali dei rilievi condotti dal Servizio Idrografico Italiano (S.I.I.) nei freatimetri di
Pisignano, Villalta e Cesenatico.
Il freatimetro di Cesenatico (figg.3.3.10 – 3.3.11) funziona dal 1940, ma i dati
disponibiligiungono fino al 1979. La serie storica copre quindi un quarantennio.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 72
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Fig. 3.3.10 – Andamento delle medie annuali della quota freatimetrica dal 1940 al 1978..
Fig. 3.3.11 – Quote freatimetriche mediate sul periodo 1940 - 1978
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 73
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L’andamento medio annuo (fig.3.3.10) mette in evidenza una variazione
progressiva della quota d’acqua che testimonia un innalzamento della superficie
freatica come già notato in altri casi. Le medie mensili (fig. 3.3.11) testimoniano un
andamento stagionale caratterizzato da un minimo che ricorre nel mese di
Settembre ed un massimo primaverile che avviene nel mese di Marzo.
L’escursione annuale della superficie freatica ammonta a 0.70 m.
Il freatimetro di Pisignano (figg. 3.3.12 e 3.3.13) ha funzionato nel periodo 1925 –
1955 ed è attualmente dismesso. Il periodo di funzionamento copre un arco
temporale di un trentennio. L’andamento delle medie annuali evidenzia un trend
negativo della quota della falda che, per il periodo considerato, ha subito un
abbassamento di circa 2.5 m. Le medie mensili testimoniano un andamento
stagionale caratterizzato da un minimo che ricorre nel mese di Settembre ed un
massimo primaverile che avviene nel mese di Marzo. L’escursione annuale della
superficie freatica ammonta a 1.70 m.
Il freatimetro di Villalta (figg. 3.3.14 e 3.3.15 ) ha funzionato nel periodo 1925 –
1941 ed è attualmente dismesso. Il funzionamento è stato quindi inferiore rispetto
il precedente e copre un periodo di circa 15 anni. L’andamento delle medie annuali
evidenzia un progressivo aumento della quota della falda passando dal valore di 5
m slm nel 1925 a 8 m slm nel 1941. Le medie mensili testimoniano un andamento
stagionale caratterizzato da un minimo che ricorre nel mese di Settembre ed un
massimo primaverile che avviene nel mese di Marzo. L’escursione annuale della
superficie freatica ammonta a 0.80 m.
Riguardo l’area di studio essere fatto riferimento, per similitudine di condizioni
idrografiche, al freatimetro di Villalta; ne deriva quindi che l’escursione annuale
media è stimabile in circa 0.8 m.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 74
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Fig. 3.3.12 – Andamento delle medie annuali della quota freatimetrica dal 1925 al 1955.
Fig. 3.3.13 – Quote freatimetriche mensili mediate sul periodo 1925 - 1955.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 75
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Fig. 3.3.14 – Andamento delle medie annuali della quota freatimetrica dal 1925 al 1941..
Fig. 3.3.15 – Quote freatimetriche mediate sul periodo 1925 - 1941.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 76
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3.3.2.4 CARATTERISTICHE QUALITATIVE DELLE ACQUE SOTTERRANEE
La Fig. 3.3.16 rappresenta la distribuzione della conducibilità elettrica dell’acqua,
parametro direttamente proporzionale al contenuto di sali minerali disciolti.
Le misurazioni della conducibilità (Tab. 7.3) sono state effettuate durante la già
citata campagna di monitoraggio nel mese di Aprile 2002 su pozzi distribuiti
nell’area di indagine.
Tab. 3.3.3 - Valori di conducibilità elettrica rilevata nei pozzi.
POZZO Cond. Elett.
(µS) POZZO Cond. Elett (µS)
1 1280 9 1500
2 500 10 1550
3 1100 11 2800
4 930 23 2200
5 2450 26 1500
6 850 27 4800
7 1700 29 1000
8 2050
La distribuzione della conducibilità mette in evidenza un gradiente di salinità che
aumenta verso est in direzione del mare. Si può infatti notare che le acque ad
ovest di Montaletto sono caratterizzate da valori di salinità inferiori ad 1 g/l mentre
ad est dell’allineamento del Canale Allacciamento il contenuto in sali delle acque
incrementa fino a valori oltre 1.5 –2 g/l.
E’ probabile che tale fatto sia imputabile oltre alle condizioni strutturali
dell’acquifero anche all’effetto di drenaggio delle acque operato dalle idrovore
come in altri casi è stato notato da studi idrogeologici eseguiti dalla società
scrivente.
3. Analisi ambientale dell’area d’intervento pag. 77
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Fig. 3.3.16 – Carta della conducibilità elettrica specifica.
3. Analisi ambientale dell'area di intervento Pag. 78
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3.3.2.4 VULNERABILITÀ DELL’ACQUIFERO SUPERFICIALE
Metodologia adottata
Nello studio condotto, si è utilizzato il metodo DRASTIC (NWWA/EPA, codice EPA-
600/2-87-035, Aller et al., Aprile 1987) per ottenere una stima del grado di vulnerabilità
dell’acquifero. Tale metodo, seppur non in grado di fornire risultati di grande precisione,
si adatta molto bene a fornire descrizioni di carattere generale e a fornire gli elementi
essenziali per inquadrare un ambiente e, soprattutto, risulta facile da usare e produce
risultati di facile lettura.
Il metodo si basa su alcune variabili di natura idrogeologica, climatica e topografica
che, nell’ordine, producono il nome stesso del metodo:
D: Depth to water [profondità della tavola d’acqua];
R: (net) Recharge [ricarica];
A: Aquifer media [litologia dell’aquifero];
S: Soil media [tessitura del suolo];
T: Topography (slope) [pendenza del suolo];
I: Impact of the vadose zone [litologia della zona vadosa];
C: Conductivity (hydraulic) of the acquifer [conduttività idraulica dell’acquifero].
L’esecuzione dei calcoli si basa su alcune ipotesi iniziali:
Il contaminante è introdotto dalla superficie del suolo;
Il contaminante ha una direzione di moto esclusivamente verticale;
Il contaminante è trasportato alle acque sotterranee attraverso le precipitazioni;
Il contaminante ha la stessa mobilità dell’acqua.
Le variabili considerate, elencate precedentemente, vengono divise in intervalli o
medie a seconda della tipologia, a cui viene assegnato un valore numerico. Tale
valore, compreso tra 1 e 10 tiene conto del peso che quella determinata caratteristica
dell’acquifero ha nel determinarne una maggiore o minore vulnerabilità. Ad es., una
maggiore profondità della falda determina un valore minore per il fattore D in virtù del
fatto che l’inquinante, per poter raggiungere l’acqua sotterranea deve percorrere un
tragitto più lungo nel terreno, subendo nel frattempo un maggior numero di interazioni
non solo con il terreno stesso, ma anche con eventuali altri composti in esso presenti,
che possono trattenerlo o semplicemente attenuarne la concentrazione.
Ogni fattore viene inoltre valutato nel rispetto degli altri in modo da ricavare
l’importanza relativa di ognuno di essi nel concorrere a determinare una maggiore o
3. Analisi ambientale dell'area di intervento Pag. 79
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minore vulnerabilità dell’acquifero. L’importanza di ogni variabile DRASTIC è valutata
con un peso variabile da 1 a 5 (tab. 7.4). Tali pesi sono costanti e non possono essere
cambiati.
Tab. 3.3.4 - Tabella dei pesi per i fattori DRASTIC.
Variabile Peso Depth of water 5 (net) Recharge 4
Acquifer media 3 Soil media 2
Topography 1 Impact of vadose zone media 5
hydraulic Conductivity of the acquifer 3
Il metodo DRASTIC può essere usato anche per i pesticidi; in tal caso la tabella di pesi
risulta un’altra (tab. 7.5), più adatta alle caratteristiche di diffusione tipiche di queste
sostanze.
Tab. 3.3.5 - Tabella dei pesi per i pesticidi.
Variabile Peso Depth of water 5
(net) Recharge 4 Acquifer media 3 Soil media 5
Topography 3 Impact of vadose zone media 4
hydraulic Conductivity of the acquifer 2
Di seguito vengono riportate le descrizioni delle variabili DRASTIC con le tabelle
relative ai ranges e ai valori delle stesse.
D – Depth of water
E’ la profondità fra la superficie del suolo e la tavola d’acqua di un acquifero freatico,
mentre in un acquifero confinato è la distanza fra la superficie del suolo ed il tetto
dell’acquifero, cioè la base dell’orizzonte impermeabile di copertura.
Tab. 3.3.6 - Intervalli e valori per il fattore D.
Profondità della tavola d’acqua Intervallo (feet)
Intervallo (metri)
Valore
0-5 0-1.5 10
5-15 1.5-4.6 9
15-30 4.6-9.2 7
30-50 9.2-15.3 5
50-75 15.3-22.9 3
75-100 22.9-30.5 2
100+ 30.5+ 1 Peso: 5 Peso per pesticidi: 5
3. Analisi ambientale dell'area di intervento Pag. 80
Screening ambientale
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Tale fattore risulta importante primo perché determina la quantità di materiale
sedimentario che il contaminante deve attraversare prima di raggiungere l’acquifero;
secondo perché influisce su una possibile ossidazione da parte dell’ossigeno
atmosferico.
R - (net) Recharge
E’ la quantità d’acqua, per unità di superficie, che raggiunge la tavola d’acqua. Tale
fattore considera sia l’acqua piovana che cade sul terreno sia acqua derivante da
irrigazione (particolarmente importante nel caso si applichi il metodo DRASTIC sui
pesticidi) e altre cause artificiali.
Comunque, più grande è la quantità d’acqua che si infiltra, più elevato risulta il
potenziale inquinamento, a meno che non si verifichi una diluizione significativa del
contaminante.
Tab. 3.3.7 - Intervalli e valori per il fattore R.
Ricarica idrica dell’acquifero (mm)
Intervallo Valore 0-51 1
51-102 3
102-178 6
178-254 8
> 254 9 Peso: 4 Peso per pesticidi: 4
A – Acquifer media
Si riferisce alla tipologia del mezzo poroso (sabbia, ghiaia, calcare ecc.); nella
descrizione si deve tenere conto dell’eventuale porosità secondaria per fratturazione o
carsismo. Importante risulta quindi anche la reattività del sedimento che è in grado di
interagire con l’inquinante tramite processi di solubilizzazione, assorbimento e/o
dispersione.
In generale, maggiore è la granulometria del sedimento e/o maggiore è la quantità di
fratture ivi presenti, maggiore risulta la permeabilità; questo determina una minore
capacità di attenuazione della contaminazione da parte dell’acquifero.
3. Analisi ambientale dell'area di intervento Pag. 81
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Tab. 3.3.8 - Intervalli e valori per il fattore A.
Litologia dell’acquifero Tipologie Intervallo di valori Valore tipico
Argilla consolidata (1) 1-3 2
Rocce metamorfiche/ignee consolidate (2) 2-5 3
Rocce metamorfiche/ignee non consolidate (3) 3-5 4
Sedimento morenico (4) 4-6 5
Sequenze di sabbia, calcare e fango (5) 5-9 6
Sabbia consolidata (6) 4-9 6
Calcare consolidata o dolomia (7) 4-9 6
Sabbia e ghiaia (8) 4-9 8
Basalto (9) 2-10 9
Calcare carsico (10) 9-10 10
Peso: 3 Peso per pesticidi: 3
[ (1) Lascia passare una quantità minima di acqua attraverso le fratture; la contaminazione risulta bassa
e in funzione della diminuzione delle fratture. (2) Caratterizzato da porosità primaria. (3) Caratterizzato da
porosità primaria. La contaminazione è funzione della quantità di argilla presente (maggiore è, minore
risulta il potenziale inquinamento). (4) Consolidato o non consolidato, poco cernito e stratificato, ma con
bassa permeabilità e qualche frattura. (5) Caratterizzato da porosità primaria. (6) Depositi sottili con
fratture e porosità primaria nelle sabbie. (7) Consolidato con fratture e cavità. (8) Non consolidato.
Maggiore è la granulometria, maggiore risulta la vulnerabilità. (9) La contaminazione dipende dalle fratture.
(10) Consolidato con diverse aperture.
S – Soil media
E’ la parte superiore della zona vadosa, quella cioè caratterizzata da attività biologica
significativa. La classificazione viene data in termini tessiturali secondo il diagramma
triangolare sabbia-limo-argilla.
Tab. 3.3.9 - Intervalli e valori per il fattore S.
Tessitura del suolo Intervallo Valore
Sottile o assente 10
Ghiaia 10
Sabbia 9
Torba 8
Argilla compatta e/o consolidata 7
Loam sabbioso 6
Loam 5
Loam siltoso 4
Loam argilloso 3
Argilla organica 2
Argille non consolidate 1
Peso: 2 Peso per pesticidi: 5
3. Analisi ambientale dell'area di intervento Pag. 82
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T – Topography (slope)
E’ semplicemente la pendenza del terreno, espressa in classi sulla base della
percentuale di acclività.
Tab. 3.3.10 - Intervalli e valori per il fattore T.
Pendenza del suolo (pendenza %)
Intervallo Valore 0-2 10
2-6 9
6-12 5
12-18 3
18+ 1
Peso: 1 Peso per pesticidi: 3
I – Impact of the vadose zone
Si tratta della natura litologica della zona non satura interposta fra suolo e la superficie
freatica. Al suo interno il contaminante può subire biodegradazione, neutralizzazione,
filtrazione meccanica, reazioni chimiche, volatilizzazione e dispersione.
Tab. 3.3.11 - Intervalli e valori per il fattore I.
Litologia della zona vadosa
Tipologie Intervallo di valori Valore tipico Strato confinato (
1) 1 1
Silt/argilla (2) 2-6 3
Limo (3) 2-5 3
Calcare (4) 2-7 6
Sabbia (5) 4-8 6
Sequenze di sabbia, calcare e fango (6) 4-8 6
Sabbia e ghiaia con quantitativi significativi di silt e argilla (
7)
4-8 6
Rocce metamorfiche e ignee (8) 2-8 4
Sabbia e ghiaia (9) 6-9 8
Basalto (10) 2-10 9
Calcare carsico (11) 8-10 10
Peso: 5 Peso per pesticidi: 4
C – hydraulic Conductivity of the acquifer
E’ la conducibilità idraulica dell’acquifero, la cui determinazione avviene normalmente
attraverso test di portata in pozzo.
Esiste una relazione tra la conduttività idraulica dell’acquifero e la litologia
dell’acquifero che viene riportata nella fig. 7.11.
3. Analisi ambientale dell'area di intervento Pag. 83
Screening ambientale
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Tab. 3.3.12 - Intervalli e valori per il fattore C.
Conduttività idraulica dell’acquifero (m/s)
Intervallo Valore 4.7*10
-7 - 4.7*10
-5 1
4.7*10-5 – 1.41*10
-4 2
1.41*10-4 – 3.29*10
-4 4
3.29*10-4 – 4.7*10
-4 6
4.7*10-4 – 9.4*10
-4 8
9.4*10-4 + 10
Peso: 3 Peso per pesticidi: 2
Fig. 3.3.17 - Intervallo dei valori per la conduttività idraulica e la permeabilità.
Il calcolo della stima della vulnerabilità potenziale dei corpi idrici sotterranei avviene
attraverso un sistema di funzioni di trasferimento, che danno luogo ad un punteggio
tanto più elevato tanto più alta risulta la vulnerabilità dell’acquifero considerato. Tali
funzioni consentono di tradurre le caratteristiche fisiche del problema in una scala
normalizzata di valori, in modo che il risultato prodotto sia confrontabile ed omogeneo
rispetto alle altre.
Le funzioni sono state realizzate con il metodo Delphi che è una tecnica utilizzata
quando vi è bisogno di far convergere le opinioni di un gruppo di esperti a fronte di una
3. Analisi ambientale dell'area di intervento Pag. 84
Screening ambientale
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questione per la quale non sia possibile una valutazione meramente strumentale. In
pratica, le funzioni di trasferimento di DRASTIC non fanno altro che confrontare,
riformulare ed omogeneizzare delle opinioni, raccolte tra un gran numero di esperti del
settore, secondo un processo matematico che viene ripetuto per un numero di volte
tale da garantire la convergenza effettiva dei giudizi dei singoli.
Il sistema permette quindi di determinare un valore numerico per ogni aspetto
idrogeologico in base alla conoscenza delle caratteristiche dell’acquifero considerato.
L’equazione finale per la determinazione dell’indice DRASTIC è:
DR*DW + RR*RW + AR*AW + SR*SW + TR*TW + IR*IW + CR*CW = Pollution Potential
dove
R = valore del fattore;
W = peso del fattore.
L’indice di vulnerabilità può assumere il valore minimo di 26 ed il valore massimo di
226, mentre per i pesticidi il valore minimo è di 29 e quello massimo di 256. I valori
vengono suddivisi per classi di vulnerabilità a ciascuna delle quali è assegnato un
colore. Nella tab. 7.13 viene riportato il codice del colore per gli intervalli di valori
dell’indice DRASTIC.
Una volta ricavato l’indice di vulnerabilità è possibile identificare aree più suscettibili ad
inquinamento idrogeologico rispetto ad altre meno vulnerabili.
Per il calcolo della vulnerabilità complessiva si è utilizzato il programma grafico Surfer
8. Esso consente la creazione di griglie di interpolazione di dati numerici dislocati in un
piano cartesiano, nel nostro caso identificato dalle coordinate Gauss-Boaga. Il
programma consente anche di scegliere la dimensione della maglia della griglia più
idonea alla distribuzione di dati a disposizione.
Grazie al modulo Grid/Math è successivamente possibile creare una griglia C funzione
di altre due griglie A e B tale per cui C = f (A, B). Ad esempio, è possibile generare la
griglia C, somma di altre due mappe, A e B che presenta come valore di ogni singola
cella la somma delle rispettive celle delle griglie di partenza A e B.
3. Analisi ambientale dell'area di intervento Pag. 85
Screening ambientale
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Tab. 3.3.13 - Codici dei colori per ciascuna classe di valore dell’indice DRASTIC.
Range per l’indice DRASTIC
Colore Colore specifico per la
stampa
< 79 Violetto Pantone Purple C
80 – 99 Indaco Pantone Reflex Blue
100 – 119 Blu Pantone Process Blue C
120 – 139 Verde scuro Pantone 347 C
140 – 159 Verde chiaro Pantone 375 C
160 – 179 Giallo Pantone Yellow C
180 – 199 Arancio Pantone 151 C
> 200 Rosso Pantone 485 C
Per poter operare, tale modulo necessita di griglie della medesima forma ed
estensione.
Dalla griglia è poi possibile generare una mappa colorata per classi di valori numerici.
Risultati
Lo sviluppo del modello avviene in due fasi: durante la prima ad ogni parametro viene
attribuito un valore e viene sviluppato singolarmente, nella seconda fase, vengono
sommati i valori attribuiti a ciascun parametro e determinato il valore dell’indice
DRASTIC.
Il metodo è stato applicato su un’area più vasta rispetto a quella di indagine,
comprendendo anche altre prove statiche e misure di livello della falda realizzate
attorno all’area di studio per poter meglio valutare la vulnerabilità della zona attraverso
un numero maggiori di dati.
PROFONDITÀ DELLA TAVOLA D’ACQUA (D)
L’acquifero identificato, come già evidenziato in precedenza, si presenta semiconfinato.
Lo strato argilloso superficiale di confinamento si presenta di spessore variabile, che
tende a diminuire in direzione W-SE lasciando posto a limi sabbiosi – argillosi.
Ne deriva quindi che i valori assegnati all’indice D (Depht to water) sono funzione della
natura puntuale dell’acquifero: nel caso in cui l’acquifero si presenti confinato l’indice D
assume il valore della profondità del tetto dell’acquifero, nel caso si presenti non
confinato assume il valore della profondità della tavola d’acqua misurata rispetto al
piano campagna.
La seguente figura rappresenta la distribuzione dell’indice D prodotta dai dati in tabella
3.3.14.
3. Analisi ambientale dell'area di intervento Pag. 86
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Tab. 3.3.14 - Valori della profondità e dell’indice D dei pozzi monitorati.
Prova Profondità della tavola d'acqua dal
p.c.(m)
Valore indice D
Valore indice D moltiplicato per il suo
peso (5) S1 - non confinato 3 9 45
CPT2 - confinato 3.5 9 45
S2 - confinato 5 7 35
CPT4 - non confinato 2.2 9 45
CPT5 - confinato 5 7 35
CPT1a - confinato 4.4 9 45
CPT1b - confinato 4.8 7 35
CPT2a - non confinato 2.1 9 45
Fig. 3.3.18 - Distribuzione dell’indice D del DRASTIC.
RICARICA IDRICA DELL’ACQUIFERO (R)
In base ai valori proposti dalla metodologia si è assunto valore 1 in quanto la carica
può essere stimata inferiore a 50 mm/anno per effetto della copertura argillosa
presente che limita l’infiltrazione e l’alimentazione dell’acquifero.
LITOLOGIA DELL’ACQUIFERO (A)
3. Analisi ambientale dell'area di intervento Pag. 87
Screening ambientale
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La litologia dell’acquifero è rappresentata principalmente da sedimenti a tessitura fine,
di natura limosa o limosa – sabbiosa. Si è pertanto assunto, per l’indice A, il valore 4.
TESSITURA DEL SUOLO (S)
La tessitura del suolo è stata valutata in base alle informazioni tratte dalla carta
pedologica; dalla classificazione secondo il diagramma triangolare sabbia-limo-argilla, i
suoli appartengono alla classe loam argilloso. Il valore dell’indice S assume di
conseguenza un valore pari a 3.
PENDENZA DEL SUOLO (T)
La pendenza del suolo nell’area in esame è molto bassa, infatti si tratta di una zona
pianeggiante la cui pendenza non supera mai il 2%. Si assume l’indice T di pendenza
del suolo pari a 10.
IMPATTO DELLA ZONA VADOSA (I)
La natura litologica della zona non satura, interposta fra suolo e superficie freatica, è
rappresentata principalmente da argille di confinamento superiore dell’acquifero o da
limi sabbiosi-argillosi nell’area più meridionale della zona considerata. Pertanto
all’indice I è stato attribuito il valore 1, assegnandogli la tipologia di strato confinato,
.nei punti considerati in cui l’acquifero si presenta confinato e un valore 3 (limi sabbiosi-
argillosi) nei punti in cui l’acquifero si presenta non confinato). La fig. 3.3.18 riporta la
distribuzione dell’indice I realizzata.
Fig. 3.3.19- Distribuzione dell’indice i del DRASTIC.
CONDUTTIVITA’ IDRAULICA DELL’ACQUIFERO (C)
3. Analisi ambientale dell'area di intervento Pag. 88
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La conduttività dell’acquifero dipende principalmente dalla litologia dell’acquifero
stesso. Dal grafico che mette in correlazione la permeabilità con la conduttività
idraulica, risulta che per un acquifero costituito principalmente da limi argillosi e sabbie
limose la conduttività varia tra 10-5 e 10-2 cm/s; viste le caratteristiche di bassa
permeabilità dell’acquifero presente nell’area di studio, assumiamo un valore dell’indice
C pari a 2.
Conclusioni
Utilizzando il programma di calcolo Surfer 10 per ogni singolo parametro è stata
generata una superficie di distribuzione dell’indice, in seguito, è stata creata una carta
di distribuzione dell’indice DRASTIC (Fig.3.3.19) che rappresenta la somma dei valori
di ogni singolo parametro.
L’indice di vulnerabilità per l’acquifero in esame assume valori compresi nell’intervallo
76-100, perciò presenta un grado di vulnerabilità da molto basso nella zona NE
dell’area di intervento e basso nella restante area. I valori più alti (100) dell’indice di
vulnerabilità dell’intervallo considerato corrispondono sia ad una minor profondità della
tavola d’acqua dal piano campagna sia ad una zona vadosa caratterizzata da limi
sabbiosi-argillosi, meno confinanti rispetto a uno strato argilloso di confinamento
dell’acquifero. I dati quindi attestano che l’area presenta un grado di suscettibilità alla
contaminazione della falda, dalla superficie del suolo, bassa.
Fig. 3.3.20 – Distribuzione dell’indice DRASTIC.