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PROPOSTA DI PARERE La IV Commissione, esaminati i Programmi pluriennali di A/R n. SMD 01/2011 ( Atto. 418), A/R n. SMD 02/2011 (Atto n. 419), A/R n. SMD 03/2011 (Atto n. 420), A/R n. SMD 04/2011 ( Atto n. 421) e A/R n. SMD 05/2011 ( Atto n. 422 esprime PARERE FAVOREVOLE Con le seguenti osservazioni: la disciplina dell’acquisto dei sistemi d’arma è stata innovata dall’abrogata legge 4 ottobre 1988, n. 436, "Norme per la semplificazione e per il controllo delle procedure previste per gli approvvigionamenti centrali della Difesa" (c.d “legge Giacché”) il cui contenuto è attualmente oggetto degli articoli 536 e seguenti del codice dell’ordinamento militare (decreto legislativo n. 66 del 2010) la normativa attuale prevede che i nuovi programmi di acquisizione della Difesa vengano presentati quando ne sorga l'esigenza e, pertanto, non consente né un'efficiente organizzazione dei lavori parlamentari, né un diretto inquadramento di tali programmi all'interno del bilancio di previsione della Difesa. Peraltro, si deve osservare che, in questo modo, si favorisce un esame eccessivamente dettagliato e di merito di ogni singolo programma, anziché favorirne un esame complessivo e una verifica della sua corrispondenza con la politica di difesa del nostro Paese e della compatibilità con i vincoli finanziari. Questa procedura non consente, altresì, di valutare i programmi nel quadro del bilancio della Difesa in quanto il parere viene fornito in sede separata dall'esame dello stesso. Il risultato è che formalmente i programmi sono presentati e valutati dal Parlamento sulla presunzione, dichiarata dal Governo, che la copertura finanziaria verrà assicurata dalle disponibilità ordinarie del bilancio. Questa procedura non consente, infine, un adeguato monitoraggio ex post di tali programmi dal momento che non è prevista una successiva informazione se non attraverso gli allegati al bilancio della Difesa che riportano in forma disomogenea lo stato di attuazione dei programmi. Il Parlamento non è più informato direttamente né degli sviluppi del programma, né delle modifiche che vi vengono apportate nel tempo, né dei suoi costi finali. Occorre pertanto avviare un dibattito in materia e dare al Parlamento ed in particolare alle Commissioni competenti un ruolo di maggiore controllo sull’operato del Governo e dell’amministrazione evitando che l’iter dei programmi di acquisizione dei sistemi d’arma diventi una semplice presa d’atto I soli programmi in esame, che vanno da una durata minima di un anno ad un massimo di quattro anni, hanno un costo complessivo di 502 milioni di Euro. Tenuto conto che l’Italia è l'ottavo paese al mondo per spese militari, con oltre 20 miliardi di euro per il 2010, con un incremento per il 2011 a causa dei fondi destinati agli acquisti per i nuovi armamenti, un incremento dell'8,4%, pari a quasi 3 miliardi e mezzo, ovvero 266 milioni in più rispetto al 2010.

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PROPOSTA DI PARERE

La IV Commissione,

esaminati i Programmi pluriennali di A/R n. SMD 01/2011 ( Atto. 418), A/R n. SMD 02/2011 (Atto n. 419), A/R n. SMD 03/2011 (Atto n. 420), A/R n. SMD 04/2011 ( Atto n. 421) e A/R n. SMD 05/2011 ( Atto n. 422

esprime

PARERE FAVOREVOLE

Con le seguenti osservazioni:

la disciplina dell’acquisto dei sistemi d’arma è stata innovata dall’abrogata legge 4 ottobre 1988, n. 436, "Norme per la semplificazione e per il controllo delle procedure previste per gli approvvigionamenti centrali della Difesa" (c.d “legge Giacché”) il cui contenuto è attualmente oggetto degli articoli 536 e seguenti del codice dell’ordinamento militare (decreto legislativo n. 66 del 2010)

la normativa attuale prevede che i nuovi programmi di acquisizione della Difesa vengano presentati quando ne sorga l'esigenza e, pertanto, non consente né un'efficiente organizzazione dei lavori parlamentari, né un diretto inquadramento di tali programmi all'interno del bilancio di previsione della Difesa. Peraltro, si deve osservare che, in questo modo, si favorisce un esame eccessivamente dettagliato e di merito di ogni singolo programma, anziché favorirne un esame complessivo e una verifica della sua corrispondenza con la politica di difesa del nostro Paese e della compatibilità con i vincoli finanziari. Questa procedura non consente, altresì, di valutare i programmi nel quadro del bilancio della Difesa in quanto il parere viene fornito in sede separata dall'esame dello stesso. Il risultato è che formalmente i programmi sono presentati e valutati dal Parlamento sulla presunzione, dichiarata dal Governo, che la copertura finanziaria verrà assicurata dalle disponibilità ordinarie del bilancio. Questa procedura non consente, infine, un adeguato monitoraggio ex post di tali programmi dal momento che non è prevista una successiva informazione se non attraverso gli allegati al bilancio della Difesa che riportano in forma disomogenea lo stato di attuazione dei programmi.

Il Parlamento non è più informato direttamente né degli sviluppi del programma, né delle modifiche che vi vengono apportate nel tempo, né dei suoi costi finali.

Occorre pertanto avviare un dibattito in materia e dare al Parlamento ed in particolare alle Commissioni competenti un ruolo di maggiore controllo sull’operato del Governo e dell’amministrazione evitando che l’iter dei programmi di acquisizione dei sistemi d’arma diventi una semplice presa d’atto

I soli programmi in esame, che vanno da una durata minima di un anno ad un massimo di quattro anni, hanno un costo complessivo di 502 milioni di Euro. Tenuto conto che l’Italia è l'ottavo paese al mondo per spese militari, con oltre 20 miliardi di euro per il 2010, con un incremento per il 2011 a causa dei fondi destinati agli acquisti per i nuovi armamenti, un incremento dell'8,4%, pari a quasi 3 miliardi e mezzo, ovvero 266 milioni in più rispetto al 2010.

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Tenuto conto, altresì che dal punto di vista dell'attività produttiva in Italia, il settore è in piena espansione con un fatturato record da 3,7 miliardi, alla fine del 2008, come si è appreso lo scorso anno, l'Italia ha superato la Russia, divenendo il secondo esportatore mondiale di armamenti, dopo gli Stati Uniti

Considerato l’attuale periodo storico che impone a tutti i settori tagli e rigore nelle spese

si rivaluti completamente il quadro delle spese militari ridimensionado i programmi di acquisto in essere e si attivi un virtuoso investimento in termini di riqualificazione, addestramento e formazione del personale del comparto

si avvii un percorso che punti a finanziamenti selettivi attraverso i quali si definiscano le priorità e le reali necessità del comparto. Investire minori risorse e meglio mirate al fine di portare l’Italia in linea con gli altri Paesi europei e non solo.

Di Stanislao