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Palazzo Loffredo, il “Marchesal Palazzo”, palazzo storico per eccel- lenza della città, centro pulsante della vita sociale e politica potentina nei secoli diciassettesimo e diciottesi- mo, riapre e torna al vec- chio splendore per candi- darsi ad essere riferimento culturale per l'intera comu- nità regionale. Di proprietà del Comune, ceduto per gran parte in uso alla Soprintendenza ai Beni Archeologici della Basilicata, diventa non solo sede degli uffici della stes- sa Soprintendenza ma anche, e soprattutto, sede di un prestigioso Museo Archeologico Nazionale opportunamente intitolato a Dinu Adamesteanu. Nell'ultimo anno grazie a lavori di assoluta qualità si è dato corpo, tra i recupe- rati saloni del Palazzo, a un Museo Archeologico che caratterizzerà le politiche culturali della nostra comunità. Espressione e sintesi degli straordinari risultati della ricerca archeologica condotta negli scorsi decenni nella nostra terra, la mostra consente di rileggere la storia della Magna Grecia e della Lucania antica. Emerge una storia di cui siamo orgogliosi, dalla scuola eleatica a quella metapontina, che tanto ha dato alla cultura del Mediterraneo e dell’intero occidente. Ringraziamo per il lavoro proficuo in primis la dotto- ressa Maria Luisa Nava che ha fortemente voluto la nascita del Museo, e con essa tutto il personale della Soprintendenza e il dottor Marcello Tagliente in parti- colare. Ringraziamo inoltre il dottor Paolo Scalpellini per aver voluto caratteriz- zare con questo evento la Settimana nazionale della Cultura. Con gli scavi di Vaglio e la Villa Romana d'epoca impe- riale in località Malvaccaro, Potenza si candida a centro d’eccellenza per l’aercheo- logia con un'offerta di assoluta valenza. Nelle scorse settimane l'Amministrazione Comunale ha già aperto all'interno di Palazzo Loffredo la Galleria Civica con una mostra di opere di Colacicchi e Martinelli che ha riscosso un notevole consenso di pubblico e cri- tica. Dopo il Teatro Stabile si completa così il recupero dei più importanti conteni- tori storici della città che ne rilanciano il ruolo cultu- rale e quello del suo centro storico con una offerta di respiro nazionale che guar- da al mediterraneo. Si concretizza uno dei punti più importanti del program- ma di consigliatura e la cul- tura si conferma un fonda- mentale fattore di sviluppo. Investire in cultura significa creare le condizioni migliori perché un territorio recupe- ri la propria identità ed esprima al meglio i propri talenti; significa migliorare la qualità della vita, raffor- zare i legami interni della comunità, esaltare quel- l'umanesimo integrale che vede il progresso autentico non solo nel benessere materiale, ma soprattutto in quello morale e spiritua- le. L’investimento in cultura consente a una società di essere più creativa, più innovativa e quindi più competitiva, nonché in linea con le risposte che esige l'epocale passaggio dall'economia dei capitali a un'economia della cono- scenza. Non sono più ricchi i popoli che hanno risorse, ma quelli che le sanno uti- lizzare conservando le pro- prie peculiarità; lo stato di benessere di un Paese non è nel possesso delle risor- se, ma nella testa della gente che le utilizza. L’apertura di Palazzo Loffredo rappresenta un’occasione storica per la città - anche in vista degli eventi per il Bicentenario - per un definitivo salto di qualità nelle politiche cultu- rali capace di proiettare la nostra comunità verso nuovi ed entusiasmanti orizzonti. Vito Santarsiero Sindaco di Potenza Palazzo Loffredo rivive maggio 2005 bimestrale a distribuzione gratuita Periodico del Comune di Potenza in collaborazione con la Soprintendenza per i Beni archelogici della Basilicata Speciale Cultura

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Palazzo Loffredo, il“Marchesal Palazzo”,palazzo storico per eccel-lenza della città, centropulsante della vita sociale epolitica potentina nei secolidiciassettesimo e diciottesi-mo, riapre e torna al vec-chio splendore per candi-darsi ad essere riferimentoculturale per l'intera comu-nità regionale. Di proprietàdel Comune, ceduto pergran parte in uso allaSoprintendenza ai BeniArcheologici dellaBasilicata, diventa non solosede degli uffici della stes-sa Soprintendenza maanche, e soprattutto, sededi un prestigioso MuseoArcheologico Nazionaleopportunamente intitolatoa Dinu Adamesteanu.Nell'ultimo anno grazie alavori di assoluta qualità siè dato corpo, tra i recupe-rati saloni del Palazzo, a un

Museo Archeologico checaratterizzerà le politicheculturali della nostracomunità. Espressione esintesi degli straordinaririsultati della ricercaarcheologica condotta negliscorsi decenni nella nostraterra, la mostra consente dirileggere la storia dellaMagna Grecia e dellaLucania antica. Emerge una storia di cuisiamo orgogliosi, dallascuola eleatica a quellametapontina, che tanto hadato alla cultura delMediterraneo e dell’interooccidente. Ringraziamo per il lavoroproficuo in primis la dotto-ressa Maria Luisa Nava cheha fortemente voluto lanascita del Museo, e conessa tutto il personale dellaSoprintendenza e il dottorMarcello Tagliente in parti-colare. Ringraziamo inoltre

il dottor Paolo Scalpelliniper aver voluto caratteriz-zare con questo evento laSettimana nazionale dellaCultura. Con gli scavi di Vaglio e laVilla Romana d'epoca impe-riale in località Malvaccaro,Potenza si candida a centrod’eccellenza per l’aercheo-logia con un'offerta diassoluta valenza.Nelle scorse settimanel ' A m m i n i s t r a z i o n eComunale ha già apertoall'interno di PalazzoLoffredo la Galleria Civicacon una mostra di opere diColacicchi e Martinelli cheha riscosso un notevoleconsenso di pubblico e cri-tica. Dopo il Teatro Stabilesi completa così il recuperodei più importanti conteni-tori storici della città chene rilanciano il ruolo cultu-rale e quello del suo centrostorico con una offerta di

respiro nazionale che guar-da al mediterraneo. Si concretizza uno dei puntipiù importanti del program-ma di consigliatura e la cul-tura si conferma un fonda-mentale fattore di sviluppo.Investire in cultura significacreare le condizioni miglioriperché un territorio recupe-ri la propria identità edesprima al meglio i propritalenti; significa migliorarela qualità della vita, raffor-zare i legami interni dellacomunità, esaltare quel-l'umanesimo integrale chevede il progresso autenticonon solo nel benesseremateriale, ma soprattuttoin quello morale e spiritua-le. L’investimento in culturaconsente a una società diessere più creativa, piùinnovativa e quindi piùcompetitiva, nonché inlinea con le risposte cheesige l'epocale passaggiodall'economia dei capitali aun'economia della cono-scenza. Non sono più ricchii popoli che hanno risorse,ma quelli che le sanno uti-lizzare conservando le pro-prie peculiarità; lo stato dibenessere di un Paese nonè nel possesso delle risor-se, ma nella testa dellagente che le utilizza.L’apertura di PalazzoLoffredo rappresentaun’occasione storica per lacittà - anche in vista deglieventi per il Bicentenario -per un definitivo salto diqualità nelle politiche cultu-rali capace di proiettare lanostra comunità versonuovi ed entusiasmantiorizzonti.

Vito SantarsieroSindaco di Potenza

Palazzo Loffredo rivive

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Periodico

del Comune

di Potenza

in collaborazione

con la Soprintendenza

per i Beni archelogici

della Basilicata

SpecialeCultura

C N 2

Il Museo Archeologico Nazionaledella Basilicata consente, per laprima volta, di poter esporrenella restaurata sede di PalazzoLoffredo i risultati delle importan-ti ricerche condotte negli ultimianni nella Basilicata centroset-tentrionale e, al tempo stesso,costituisce una vetrina della com-plessa realtà archeologica di unaregione che è stata luogo privile-giato dell'incontro tra genti distirpe e di cultura diversa, al cen-tro del Mediterraneo.L'importanza della ricercaarcheologica in Basilicata e lavarietà delle diverse situazionisono ben esemplificate dal siste-ma dei Musei ArcheologiciNazionali sul territorio che si èandato formando in questi ultimianni. Il sistema comprende imusei di Matera, Metaponto ePolicoro (in provincia di Matera),dedicati rispettivamente allapreistoria del territorio murgianoe alle colonie greche diMetaponto e Siris-Herakleia, e imusei di Melfi, Venosa,Grumento e Muro Lucano (in pro-vincia di Potenza), dedicati allegenti daunie e nord-lucane delMelfese, alle città romane diVenusia e Grumentum e alle villeromane del territorio potentino.

Ubicato nella prestigiosa sede diPalazzo Loffredo, residenza nobi-liare ceduta in comodato dalComune di Potenza allaSoprintendenza per i BeniArcheologici della Basilicata, ilMuseo Archeologico Nazionaledella Basilicata è dedicato a DinuAdamesteanu, figura di studiosodi assoluto rilievo internazionale,oltre che "fondatore" dell'ar-cheologia lucana.

IL PERCORSO

MUSEALEIl Museo è articolato su due pianisecondo un criterio cronologico eterritoriale che offre al visitatoreun quadro generale sull'archeolo-gia dell'intera regione ed unapprofondimento sugli eccezio-nali ritrovamenti del territorio diPotenza, per la prima volta pre-sentati, in forme definitive, alpubblico italiano.

La precolonizzazioneLo spaccato sulle popolazionidella Basilicata antica si apre coni ritrovamenti della prima età delFerro provenienti dall'Incoronata-San Teodoro (Pisticci) e da SantaMaria d'Anglona, quando tra il IX

e l'VIII secolo a.C., popolazioniindigene (Chones-Enotri) occu-pano le fertili pianure della costaionica della Basilicata. Di partico-lare rilievo, sono i complessiornamenti in bronzo e in oro espade con fodero in bronzo deco-rato con sottili incisioni.

Le colonie grecheNel corso del VII secolo ha luogosulla costa ionica la fondazione dicolonie greche. Della coloniagreca di Metaponto, fondata nel640 tra le foci dei fiumi Bradanoe Basento e di cui è visitabile inloco il museo con il relativo parcoarcheologico, è esposto aPotenza, per la prima volta alpubblico, un raffinato copricapocilindrico (polos) appartenuto auna aristocratica sacerdotessa,straordinaria opera di oreficeriatarantina. Importanti ritrovamenti archeo-logici provengono da Siris, fonda-ta da popolazioni greche scaccia-te da Colofone nella prima metàdel VII secolo a.C., alla qualesuccede, nel 433, la fondazionestorica della città di Herakleia(nella odierna Policoro sono visi-tabili il Museo ArcheologicoNazionale della Siritide e l'areaarcheologica).

L'EnotriaL'Enotria, la terra del vino (dalgreco oinos, vino), è quella partedella Basilicata che comprende learee interne delle valli dei fiumiAgri e Sinni, occupate da genti distirpe enotria a partire dal IX-VIIIsecolo a.C.. La maggior partedelle informazioni sugli Enotriproviene dallo scavo delle necro-poli, caratterizzate da sepolture afossa con il defunto deposto inposizione supina, come testimo-niato dai rinvenimenti di Aliano,Chiaromonte e Guardia Perticara. Complesse parures con ornamen-ti in ambra e in metalli anchepreziosi, appartenenti alle donnedi rango elevato, testimonianorapporti commerciali con ilMediterraneo orientale e con leregioni del Mar Baltico. Nel corsodel VI secolo a.C. le relazioni conGreci ed Etruschi favoriscono unnotevole sviluppo culturale diquesti territori e l'acquisizione di

usanze straniere da parte dell'eli-tes locali, quali il banchetto fune-bre, l'adozione di armature ditipo greco e di culti di origineellenica. Ceramiche greche afigure nere e a figure rosse, oltrea ceramiche enotrie dalla deco-razione geometrica particolar-mente esuberante, caratterizza-no i corredi funerari relativi aquesta fase storica.

Il MateranoTra il IX e l'VIII secolo a.C. gentidi stirpe apula, occupano le colli-ne, particolarmente adatteall'agricoltura e alla pastorizia,che controllano la media valle deifiumi Bradano e Basento (in pro-vincia di Matera), importanti viedi comunicazione tra la costaionica e la valle dell'Ofanto, e sta-biliscono rapporti culturali e discambio con i Greci. Tra la finedel V e la prima metà del IV seco-lo a.C. la parte settentrionale delterritorio materano viene occupa-ta dai Lucani con una fitta rete dicentri fortificati. Nei centri delbasso Materano rimangono anco-ra insediate le aristocrazie apule,il cui elevato tenore di vita ètestimoniato dai ricchi corredifunerari.

I PeuketiantesLe aree interne montuose dellaBasilicata settentrionale sonoabitate da popolazioni affini aquelle apule, i Peuketiantes,genti ricordate dallo storicoEcateo di Mileto, che seppellisco-no i defunti in posizione fetale. AlVI secolo a.C. si data uno deiritrovamenti più eccezionali quiesposti, avvenuto a Baragiano(Potenza): un nucleo di sepoltureriferite ai componenti del gruppofamiliare che esercita il controllopolitico ed economico su tutta lacomunità. Una di queste tombeha restituito parti di un'armaturagreca, la bardatura da parata didue cavalli e un servizio di vasiattici a figure nere, unico nelmondo indigeno della Basilicata.A Serra di Vaglio è stato rinvenu-to l'abitato antico, in posizionestrategica su un'altura vicina aPotenza (oggi parco archeologi-co). Nel IV secolo a.C., con l'arri-vo dei Lucani, l'insediamento

Il Museo Archeologico Nazionale della Basilicata "Dinu Adamesteanu"di Marcello Tagliente

viene difeso da una poderosa forti-ficazione, mentre nel III secoloa.C. viene distrutto da un violentoincendio. Le indagini condotte sul terrazzo diBraida di Vaglio hanno portato allaluce ricchi corredi (fine VI-metà Vsecolo a.C.), esposti nel Museo,che fanno pensare alla sepolturedei basileis (re) Peuketiantes.Servizi di vasi in bronzo di produ-zione greca ed etrusco-campana,unitamente allo strumentario dabanchetto e a ceramiche da mensad'importazione greca, rimandanoai pasti comuni celebrati tra mem-bri della stessa élite alla manieradegli aristocratici greci. Dalle tombe provengono anchearmi da offesa e armature, oltre apettorali e maschere per i cavalli,tra i quali la maschera di cavallo(prometopidion) in bronzo sceltacome simbolo del Museo. I gioielli più preziosi di Vaglio sonostati rinvenuti nella sepoltura diuna bambina, quasi a compensar-la di una vita interrotta troppo pre-cocemente.

I lucaniVerso la fine del V secolo a.C.grandi trasformazioni segnano iterritori dell'Italia meridionale.Gruppi di stirpe oscosannita pro-venienti dall'area centro-italica, iLucani, si trasferiscono dalle mon-tagne alle pianure costiere e occu-pano le città greche di Poseidoniae di Cuma (nell'odiernaCampania). Muovendosi dalTirreno si organizzano e, lenta-mente con ondate successive,prendono il controllo della parteinterna della Basilicata: nascecosì, nel corso del IV secolo a.C.,quella che le fonti antiche denomi-nano "grande Lucania", divisadopo il 356 a.C. in Lucania eBruttium. In costante conflitto conle colonie greche, i Lucani organiz-

zano il proprio territorio con unsistema basato su insediamentifortificati di altura e su una fittarete di fattorie lungo le vallate flu-viali. Nel Museo è ricostruito l'am-biente del santuario di Rossano diVaglio, vero e proprio santuariofederale frequentato da tutte legenti lucane a partire dal IV seco-lo a.C., collocato in prossimità diuna sorgente e intitolato alla deaMefite. Lamine sbalzate e fram-menti di statue in bronzo, gioielliin oro e argento che ornavano lastatua della dea, statuette in ter-racotta costituiscono gli ex-votopiù preziosi, esposti nel Museo conun allestimento particolarmentesuggestivo.

I romaniAlla fine del IV secolo a.C. iRomani conquistano gran partedella Lucania. Le fondazioni dellacolonialatina di Venusia (Venosa) e delcentro di Grumentum sanciscono ilcontrollo militare e politico diRoma su questi territori (in locosono visitabili museo e areaarcheologica). Nella nuova orga-nizzazione del territorio e sino alIII-IV secolo d.C. le ville, residen-ze dei senatori e dei ricchi proprie-tari terrieri, acquistano un partico-lare rilievo. A titolo esemplificati-vo, è stato ricostruito nel Museoun ninfeo con pavimento a mosai-co, da Cugno dei Vagni (Nova Siri).

Palazzo Loffredo Museo Archeologico Nazionale

della Basilicata "Dinu Adamesteanu"via Andrea Serrao

85100 Potenza, Italia

Orario di aperturalunedì 14.00-20.00,

da martedì a domenica 9.00-20.00

C N 3

SpecialeCultura

C N 4

L'interpretazione del termine"restauro" inteso quale comples-so di operazioni finalizzate allaconservazione del manufatto, sal-vaguardandone gli aspetti forma-li e materiali, appare oggi larga-mente acquisito e condiviso.I criteri operativi di interventosono consequenziali e sostanzial-mente ben definiti quando si trat-ti di opere d'arte mobili; bendiversa è la situazione quando ilrestauro si riferisce a strutture diparticolare consistenza e com-plessità come nel caso degli edifi-ci costruiti, la cui sopravvivenzaè legata al rispetto di condizioniben precise, prima fra tutte leleggi che regolano i principi dellastatica. E' per questo che il con-solidamento strutturale rappre-senta la fase più delicata di tuttol'intervento, determinando con-seguenze che spesso si pongonoin netto contrasto con gli obiettivi

che si intendono perseguire aifini del recupero di quelle peculia-rità che determinano, in buonasostanza, l'interesse collettivoper il manufatto.Il Palazzo Loffredo è stato ogget-to di un consistente intervento diconsolidamento a cavallo tra glianni '80 e '90. La percorribilitàinterna appariva compromessa enon agevole per la presenza didislivelli che limitavano la fruibili-tà degli ambienti collegati.Precari erano anche i collegamen-ti verticali né erano previste solu-zioni per il disimpegno meccaniz-zato dei diversi livelli attraversola predisposizione di impianti ele-vatori. Appariva del tutto evidente che lapreoccupazione principale deglioperatori era stata quella di assi-curare all'immobile le condizionidi stabilità necessarie per il suoriuso. L'intervento condotto in

Uno scrigno preziosorestaurato con cura di Antonio Giovannucci

questi due anni, avvalendosi di unfinanziamento di 4.389.883,64euro è stato incentrato principal-mente sul recupero degli spazi utiliinterni ed esterni, in funzione dellaloro destinazione a MuseoArcheologico, privilegiandone lapercorribilità, sia in senso orizzon-tale che verticale.Particolare attenzione è stata dedi-cata al recupero di quella peculia-rità che ne caratterizzava l'aspettocon particolare riferimento alloscalone monumentale che disim-pegna i tre piani del palazzo e, neilimiti del possibile, di tutti queglielementi di carattere stilistico eornamentale che ne connotavanola tipologia.L'intervento ha reso possibile ilrecupero funzionale di grandisuperfici, (500 mq circa) primapressoché inutilizzabili perchéindifferenziate e poco accessibili ela creazione di una sala espositivaper una estensione di circa 200mq; i laboratori di restauro checoprono una superficie di 137 mq eampi locali per il deposito deireperti per una superficie di circa230 mq. Al primo livello, accessibi-le da via Serrao, sono stati ubicatiil bar (circa 50 mq), il book-shoop(30 mq) e gli ambienti espositivi(638 mq). Al secondo piano sitrova la biblioteca per una esten-sione di ben 138 mq; spazi esposi-tivi per complessivi 537 mq; alcu-ni ambienti destinati a ufficio (circa200 mq) e i servizi igienici per ilpubblico occupano, distribuiti suun'area di 55 mq e, nei limiti delpossibile, quegli elementi di carat-tere stilistico e ornamentale che necaratterizzano la tipologia. La superficie complessiva dell'im-mobile è di circa 3800 mq. Tenuto conto dei finanziamentiassegnati, detratti gli oneri perIVA, spese generali e oneri vari, ilcosto complessivo dell'operazioneè stimabile in circa 900 euro permetro quadrato di superficie, costoche comparato alla qualità dellescelte operative formulate e all'usodi materiali di pregio come i listoniin massello di quercia per il par-quet (dalle dimensioni di 200 x 20cm) e controsoffittature riflettentirealizzati con teli "Barrisol", è daconsiderarsi a tutti gli effetti irriso-rio. Nel corso dell'intervento comefatalmente accade in presenza dilavori di particolare complessità econsistenza, le soluzioni adottate,prima di attuarle materialmente,

sono state assoggettate a conti-nue verifiche, revisioni e aggiusta-menti soprattutto per quanto con-cerne l'impiantistica, sofisticata erispondente a tutte le normativevigenti, la qualità e le caratteristi-che formali dei materiali utilizzati ela raffinatezza degli arredi, come siconviene a una struttura di pregiodestinata a funzioni di grandespessore culturale.Il progetto originario per il recupe-ro architettonico della strutturareca la firma del ArchitettoAmerigo Restucci, ArchitettoMichele Pietro Di Capua, ArchitettoPasquale De Rosa. La progettazio-ne degli impianti tecnici è operadegli ingegneri Angelo Daraio eGerardo Rosa Salsano.Responsabile scientifico dell'allesti-mento museale è la DottoressaMaria Luisa Nava. L'ideazione dei percorsi e l'allesti-mento delle sale espositive è operadell'architetto Michele Pietro DiCapua che mi ha anche brillante-mente coadiuvato nella direzionedei lavori di restauro e adattamen-to del palazzo.

Giuseppe Bonaparte, con la leggedel 30 maggio 1807, istituì unReal Collegio in ogni Provincia delRegno delle Due Sicilie, dispo-nendo che avrebbe assegnatocome sede uno dei monasterisoppressi o altro locale ricono-sciuto idoneo.Con successivo decreto del 18aprile 1809 istituì in Avigliano ilReal Collegio per la Provincia diBasilicata, con sede nell'exmonastero dei Domenicani.Con il ritorno dei Borboni ilComune di Potenza chiese il tra-sferimento del Collegio nel capo-luogo e Ferdinando I da un cantodispose il trasferimento nella por-zione di Seminario ceduta dalVescovo, (R.D. 1.5.1816) dall'al-tro concesse al Comune diPotenza l'ex Monastero deiDomenicani affinchè ne traesseun utile. Ma essendo risultatiinsufficienti i locali ceduti dalVescovo, una sovrana risoluzionedel 17 aprile 1877 stabilì che ilReal Collegio continuasse a rima-nere nell'ex Monastero deiDomenicani in Avigliano. Il Comune di Potenza rinnovò lasua richiesta offrendo di costruirea proprie spese un idoneo edificioe così un successivo decretoreale dispose di nuovo il trasferi-mento del Collegio a Potenza nonappena vi fosse stato un localeadatto. Onde affrettare il trasferi-mento il Comune decise, al postodel costruendo edificio, di acqui-stare il Palazzo Baronale dell'exfedautario marchese Loffredo.L'acquisto fu compiuto dalComune con la cessione di alcunesue terre soggette all'eserciziodegli usi civici, dopo sdemanializ-zazione e autorizzazione a per-mutare da parte del Re.Il Palazzo Baronale, consegnatoalla Provincia o, meglio, allaC o m m i s s i o n edell'Amministrazione del RealCollegio, passò in potere della

Provincia, perché fu volturato inCatasto a nome del Real Collegio.E così il Palazzo Loffredo divennela sede del Real Collegio nel 1822e lo è stato fino alla fatidica datadel 23 novembre 1980.La Consegna del locale restaura-to fu fatto al Rettore SignorDomenico Passerella il 10 marzo1924 e, nello stesso anno, furonoaperte le scuole con personaleinsegnante quasi tutto locale econ 18 convittori. Durante l'ulti-ma guerra fu sede del Comandodella VII armata e in seguito furequisito dalle truppe di occupa-zione. Le conseguenze si possono facil-mente immaginare: mobili, arre-di, biblioteca, asportati e distrut-ti; non rimase quasi nulla e allafine della guerra si dovette rico-minciare con tenacia e pazienzatutto daccapo, superando difficol-tà di ogni genere. Furono anni veramente difficiliper il Convitto: poi, a poco apoco, con grandi sacrifici e con isussidi che cominciarono ad arri-vare da parte delle Autorità com-petenti, si provvide a ricostruireconvenientemente i locali, leattrezzature, gli arredi. Infatti l'Amministrazione provin-ciale, nell'anno 1955, elargì lasomma di 4.000.000 di lire per latinteggiatura dei vari locali e lasistemazione della cucina e delrefettorio (ex Cappella deiCelestini): furono sistemati i cas-soni per la riserva idrica dell'ac-qua potabile, in quanto nei perio-di di magra, venendo a mancarel'acqua, si era costretti a provve-dere con damigiane e, malgradoogni accortezza, l'aria dei gabi-netti era sempre malsana, con ilcostante pericolo delle infezioni.Inoltre il Genio Civile, per i dannisubiti dal terremoto dell'agosto1954, stanziava, nell'agosto1955, la somma di 600.000 lire,che servirono per la sistemazione

della terza camerata e relativostudio. Nel 1957 l'Istituto, con lasopraelevazione di un'ala, la cuispesa di 12.000.000 di lire fusostenuta dalla Provincia, siarricchì di una nuova aula scola-stica e di una sala teatro per losvago dei convittori.Al termine di tutta una serie diristrutturazioni e risistemazioniinterne il Convitto risultava cosìstrutturato e articolato:a) al piano terreno vi era la por-tineria e l'ufficio economato;b) dalla portineria, scendendoper una ripida scala, si raggiun-gevano i locali caldaia e docce.Proseguendo c’erano la cucina, ilrefettorio e la legnaia;c) salendo dalla portineria, attra-verso una ripida ma ampia scali-nata si raggiungeva la sala diattesa da cui si diramavano duecorridoi: uno, a sinistra entrando,ampio e luminoso per la presen-za di imponenti finestroni, porta-va all'ufficio di vice direzione e,continuando, alle camerate erelativi studi della 3^ e 2^ squa-dra, l'altro a fronte del visitatore,più angusto e scarsamente illu-minato, dava accesso all'ufficio

del Rettore e al suo appartamen-to;d) davanti allo studio del rettore,in un angusto e scomodo bugi-gattolo, era sistemato l'ufficio disegreteria alla cui direzione erapreposta l'indimenticabile MariaSantangelo, recentemente scom-parsa.e) Dalla sala di attesa, attraversoaltra ampia gradinata si avevaaccesso al guardaroba, alla salateatro, utilizzata soprattuttocome sala di ricreazione, allaforesteria per gli ospiti, alle auledella scuola elementare e dellascuola media. In fondo al corridoio di sinistra siperveniva a un sottotetto utiliz-zato come lavanderia.Dopo il disastroso sisma del 23novembre 1980, dichiarato deltutto inagibile il Palazzo Loffredo,a decorrere dal mese di ottobre1982, il Convitto Nazionale futrasferito nella nuova sede di viaAnzio 6 in contrada Poggio TreGalli.

*Rettore DirigenteScolastico del Convitto

Il ConvittoNazionale"Salvator Rosa"

di Carlo D'Auria*

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SpecialeCultura

Dimora del Conte, illustre pos-sessore della città, il palazzoLoffredo sorge nella zona dellaCattedrale di San Gerardo suuna posizione più elevata e piùprestigiosa rispetto al resto dellacittà. Il termine Comitale derivada Comitatus: contèa che com-prende le Terre, i Castelli, le Cittàgovernate sotto la giurisdizionedel Conte.Il Conte, Comes, ossia ufficiale,compagno del Re, o del Capitano,figura che governò le città delRegno di Napoli, a servizio delPrincipe, sin dal periodo deiNormanni. Anche se prende il nome dallanobile famiglia dei Loffredo, pos-sessori della Contèa per un perio-do lunghissimo, dal 1604 al1806; la costruzione del Palazzoalla luce delle ultime ricerche vafatta risalire agli inizi del XVsecolo, prescelto dal Conte InnicoGuevara quale nuova dimora,abbandonando il vecchioCastello.Allo stesso periodo risale verosi-milmente la costruzione delpalazzo della cavallerizza, prospi-ciente a quello comitale, e all'am-pliamento della cinta urbana,oltre le mura angioine, verso la

parte a occidente della chiesa diSan Michele fino a Portasalza.Il Palazzo ha le caratteristichearchitettoniche dello stile tardogotico, ascendenza catalana,come testimonia il portale d'in-gresso: un arco con pilastri poli-stile e capitelli nell'ordine florea-le naturalistico dalla evocazionecorinzieggiante, campana rove-sciata con foglie che sporgonocaulicoli e formano bottoni ogemme. Il gusto durazzesco-catalano deltardo gotico lucano va ascrittoalla presenza di lapicidi prove-nienti dal napoletano e dal caser-tano, che operarono dal '400 al'500 in Potenza e zone limitrofe.È possibile individuare numerosiesempi della suddetta correntearchitettonica anche in edificireligiosi della città: tali sono leabsidi delle chiese di S. Maria delSepolcro e di S. Francesco, il por-tale d'ingresso di quest'ultimoconvento e l'arco del Palazzo delSedile (ante ricostruzione).Il periodo di costruzione delPalazzo Loffredo coincide conl'inizio di un periodo di rinascitadel regno di Napoli, dopo anni diinstabilità politica, a seguito del-l'ascesa al trono da parte del Re

Alfonso d' Aragona.Sin dagli inizi del secolo XV laCorona Aragonese mirava all'ac-quisizione del regno di Napoliattraverso trattative matrimo-niali, ultima, fra Giovanna II,d'Angiò-Durazzo e il figlio diFerdinando I, Giovanni IId'Aragona. Il matrimonio andò a monte, mala corona aragonese non abban-donò le sue ambizioni su Napoli,fintanto che Alfonso d'Aragona, interritorio napoletano, sconfisse letruppe provenzali (2 giugno1442) guidate da Renato d'Angiò,pretendenti al Trono.Con il Re Alfonso, detto ilMagnanimo, iniziò un periodo dirinnovamento del Regno, attra-verso riforme strutturali, con unanuova configurazione statale, conNapoli capitale del mezzogiorno,centro mercantile del mediterra-neo, e sede della cancelleriagenerale del regno (unica pertutta la Corona Aragonese).I poteri e i privilegi giurisdiziona-li restarono riservati ai baroni,mentre alcune cariche importantivennero assegnate agli stretticollaboratori del re provenientidalla Spagna.Innigo Guevara era fra questi,

nobile uomo di Spagna, cheaveva seguito Alfonso nella spe-dizione di Napoli, eletto maggior-domo di Casa Reale e gran sini-scalco del Regno, divenne Contedi Potenza nel 1444.Al Conte Guevara venne attribui-ta anche la costruzione delConvento di Santa Maria , fuoriporta nel 1488, chiamando adabitarvi i Padri Minori Osservanti.Edificarono pure nella chiesa illoro sepolcro gentilizio per collo-carvi i cadaveri imbalsamati diguerrieri della loro famiglia, chetrassero dalla Spagna, dallaFiandra e da altri luoghi lontani,in casse ricoperte di serici velluti. Ebbe due figli: Pietro e Antonio.Pietro ereditò il Marchesato diVasto e la Contèa di Ariano eAntonio la Contèa di Potenza. La linea dei Guevara continuòcon, Alfonso, Porzia, Contessa diPotenza che, sposò nel 1596Filippo Lannoy, Principe diSulmona. Con Beatrice, unica sopravvissu-ta Guevara, si estinse la linea deiGuevara Conti di Potenza, chesposò Errico Loffredo, nel 1604,diventando Conte di Potenza, giàmarchese di Trevico e Conte diSant’Agata. Carlo, figlio di Errico,

Una storia affascinante dai Guevara ai Loffredo di Angelo Nolè

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fu il secondo Conte di Potenza deiLoffredo, sposa EleonoraCrispana e genera due figli:Errico e Francesco.Errico fu un ottimo cavaliere,formò due compagnie di Cavalli,nel 1646 e 1647, la seconda dellequali era comandata dal fratelloFrancesco. Morto Errico,Francesco diventò Conte diPotenza. Da Francesco ebbe inatali Carlo, da Carlo NiccolòErrico. Costui sposò GinevraGrillo, illustre e ricca Dama diGenova, dalla quale naque Carlo.Niccolò Errico fu nominatodall'Imperatore di Spagna CarloVI viceré di Napoli, e visse lamaggior parte del tempo aPotenza. La moglie Ginevra, erauna donna colta e amava riceve-re a corte uomini letterati.Il figlio Carlo sposò MariannaAlbani, nipote del PonteficeClemente XI. Da Carlo ebbero inatali Mariantonia, Francesco,Ferrante, Gerardo. Carlo, rimastovedovo, fu decorato, dal reFerdinando IV, dell'Ordine nobiledi San Gennaro. Morì nel 1791. Ilfiglio Francesco, Principe diMigliano, investito del titolo disuccessione, fu eletto dal sovranoprimo cavallerizzo, e consiglierenel Supremo Consiglio delleFinanze. Sposò Francesca DeSangro, unica figlia del Principe diViggiano, moltiplicando il nume-ro dei feudi.Francesco generò Ginevra, laquale sposerà suo zio Gerardo,fratello del padre.L'altro fratello, Ferrante, avevavissuto sempre a Roma tra i pre-lati, sin dall'adolescenza, pertan-to Gerardo, ereditò tutti i feudidei Loffredo: il Marchesato diTrevico, la Contèa di Sant’Agata,i Principati di Migliano e diViggiano, e la Contèa di Potenza.Da Gerardo naque Marianna,figlia unica data in sposa aFrancesco Caracciolo Duca diCastel di Sangro e Principe diSantobono. L'unica figliola natada questa unione, Maria LuisaCaracciolo, Principessa diSantobono, sposò FrancescoSanfelice, Marchese diMonteforte, figlio di NazarioSanfelice, Duca di Bagnoli. Ilmatrimonio durò poco tempo poi-ché, 11 mesi dopo l'infelice dami-na, Maria Luisa, durante un partodifficile, nonostante le operazionichirurgiche, dopo l'estrazione delfeto morto, "spirò nel bacio delsignore".Era il 20 agosto 1853, quando ladamina prima di morire, scrisse iltestamento, lasciando una ric-chissima eredità al giovane mari-to Francesco Sanfelice marchesedi Monteforte.Alla notizia di quell'atto, moltirimasero indignati, per l'azionedel giovane marito, nei confrontidi una donna sofferente e deboledi mente costretta a scrivere iltestamento.

I parenti si opposero a questotestamento, dichiarandone la fal-sità. Avviarono una causa lunga einterminabile, dove si vedevanoschierati, in tribunale, FrancescoPinto, Principe di Ischitella, ziodella damina Maria Luisa da unaparte e Francesco Sanfelice, ilvedovo, dall’altra.Intanto il vedovo aveva giàavviato trattative di matrimonionel 1855 con la daminaFrancesca Ruffo, figlia diVincenzo Ruffo principe diScaletta. Tornando al Palazzocomitale, i Loffredo lasciarono laresidenza di Potenza nel 1806,poiché persero il titolo di feudata-ri della città, conservando il pos-sesso dei terreni; Con la Leggedel 2 agosto 1806 venne abolitacontemporaneamente la feudalitàcon tutte le sue attribuzioni, eogni differenza tra le terre infeu-date e le città di demanio regio.Come si legge nell’articolo 2:«tutte le città, Terre e Castelli,non esclusi quelli annessi allaCorona, abolita qualunque diffe-renza, saranno governati secon-do la legge comune del regno»). Il Palazzo Loffredo, venne requi-sito dallo Stato in virtù del decre-to di Gioacchino Napoleone,(legge 11 novembre 1808) con ilquale lo Stato incamera il PalazzoBaronale e il convento di SanFrancesco, per un progetto disistemazione uffici del Tribunale edell'Intendenza dal momentoche, durante la dominazionefrancese Potenza diventò capo-luogo di provincia. Successivamente a seguito di unprogetto dell'Ingegnere Olivieri,datato 1816, solo nel 1830 ilPalazzo divenne sede del RealCollegio.Dopo l'unità d'Italia diventa sededel Liceo. La proprietà feudale diPotenza rimase di proprietà delMarchese di Monteforte, fino aiprimi anni del '900 quando tuttoil feudo veniva frazionato in tantipiccoli appezzamenti e vendutoalle famiglie di contadini aviglia-nesi che da secoli si erano stabi-lite, come coloni, nelle difese feu-dali di Lavangone, Chiangali,Montocchino, Pallareta e altrifondi. La conquista francese delRegno di Napoli, nella primaveradel 1806, segnò, la fine diun'epoca, e, l'inizio di un'altradecisamente orientata verso l'ab-battimento della vecchia struttu-ra statale, e tracciando le lineeper il nuovo sistema sociale.Ora con l'ingresso dei francesi,durante i primi due anni di regnodi Giuseppe Bonaparte si gettaro-no le basi della ricostruzione, conprecisi disegni di legge. L'eversione della feudalità, l'isti-tuzione del Ministero dell'Internoe delle intendenze provinciali, ilriordinamento del sistema fiscalee l'imposizione della contribuzio-ne fondiaria, furono prese amodello dello stato francese. La

riorganizzazione dello Stato, con-dotta sulla falsariga del modellonapoleonico francese, incominciònel Regno di Napoli con la leggedell'8 agosto 1806. Essa prevedeva un processo dicentralizzazione burocratica chepoggiava sull'asse ministerodell'Interno-sottointendente. La legge, infatti, aveva diviso ilterritorio in province e distretti,ponendo le une e gli altri alledipendenze rispettivamente diintendenti e sottintendenti.Il riordinamento delle circoscri-zioni provinciali operato daGiuseppe Bonaparte si fondò,come era giudizioso, sulle circo-scrizioni tradizionali: il regnovenne diviso in 12 province, lacui circoscrizione risaliva altempo di Alfonso I d'Aragona(1442-1458) più una nuova, inbase a ragioni politiche, o esigen-ze militari (R.D. 08 agosto 1806).Della provincia di Terra di Lavoro,il cui capoluogo fu stabilito inSanta Maria di Capua, fu distac-cata la Provincia di Napoli, perpoter dare alla Capitale un ordi-namento particolare, secondo ilcostume di Francia.Il capoluogo di PrincipatoUlteriore passò dalla vecchia

Montefusco alla crescenteAvellino, il capoluogo dellaBasilicata passò da Matera aPotenza, ritenuta più centrale.

Direzione e amministrazioneCOMUNE DI POTENZA

C.da S. Antonio La MacchiaPOTENZA

www.comune.potenza.it

RegistrazioneTribunale di Potenza

n. 1935 del 26-2-1998

Direttore ResponsabileLoredana Costanza

RedazioneLoredana Costanza

Marco Fasulo

Impaginazione e graficaMaria Pia De Natale

StampaCentro Grafico Basilicata

Potenza

Questo numero è stato chiuso il9 maggio 2005

Città Notizie

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SpecialeCultura

All’interno di PalazzoLoffredo si trovano duespazi espositivi delComune di Potenza, laCappella dei Celestini ela Galleria Civica,appena ristrutturatiper far sì che si possaattuare il progetto di"Città Cultura". Mostre di pittura, discultura e di fotogra-fia, convegni, presen-tazioni di libri e rile-vanti eventi culturali sisvolgeranno al lorointerno. La Galleria Civicaattualmente ospita lamostra "GiovanniColacicchi - OnofrioMartinelli " Un sodali-zio artistico 1921-1966".

Cappella dei Celestini e Galleria civica, spazi d’autore

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Sono circa 2000 le persone chefino a oggi hanno visitato lamostra dei dipinti di due importan-ti maestri del '900 italiano unitinella presente ricerca "GiovanniColacicchi - Onofrio Martinelli " Unsodalizio artistico 1921-1966",promossa dal Comune di Potenzanell'ambito dei progetti di CittàCultura, negli spazi espositivi dellaCappella dei Celestini e dellaGalleria Civica di Palazzo Loffredoa Potenza. La rassegna, a cura di LauraGavioli, e favorita dalla BancaPopolare del Materano nell'ambitodel progetto culturale Scenarte2004, rimarrà aperta al pubblicofino al 18 maggio 2005.Con questo progetto si è inaugura-ta una nuova stagione espositivadella città con la proposta di unamostra che vede i due artistiOnofrio Martinelli (Mola di Bari1900 - Firenze 1966) e GiovanniColacicchi (Anagni 1900 - Firenze1992) e, accomunati da una cul-tura classica, che li spingerà acompiere un percorso originaleintorno ai generi tradizionali dellapittura, alla riscoperta dell'uomo eanche dei miti in una chiavemoderna. La mostra rappresenta un percor-so artistico che vuole scandire

l'evoluzione esistenziale e cultura-le di Giovanni Colacicchi e diOnofrio Martinelli all'insegna del-l'amicizia. Un sodalizio iniziato a Roma nel1921 nello studio di Carlo Socratee durato fino alla scomparsa diMartinelli nel 1966. Un rapporto di fruttuosi scambi,con periodi di lavoro gomito agomito, soprattutto negli anniTrenta, di confronto poetico positi-vo e aperto verso le ricerche dialtri artisti, come de Chirico, dePisis e gli Italiani di Parigi, e versole istanze del tempo: il "ritorno al

mestiere", Novecento, la ScuolaRomana.La mostra, con oltre 50 dipinti e 20disegni, propone per la prima voltal'analisi delle due personalità nellarara condizione di amicizia e soli-darietà tra artisti, che non si deveintendere, nel caso di Colacicchi eMartinelli, solo come un sentimen-to privato e personale, ma deveconsiderarsi alla luce di una frut-tuosa crescita culturale ed intellet-tuale che ha prodotto dei risultatirilevanti.Giovanni Colacicchi e OnofrioMartinelli erano nati nel 1900 nellaprovincia italiana, rispettivamentead Anagni e a Mola di Bari;Colacicchi, poeta e scrittore pro-penso agli studi filosofici, sarà vici-no ai maggiori letterati del secolo(Montale presenterà la sua mostraa Roma nel 1938 alla Galleria dellaCometa) e sarà tra i fondatori dellarivista Solaria; Martinelli, alle spal-le studi scientifici, è artista e uomoraffinato con un particolare talentonel disegnare il colore, trascorrerài migliori anni della sua giovinezzaa Parigi (1926-1931) a contattocon gli artisti italiani ed internazio-nali del tempo. Insieme, nel 1947, daranno vitacon altri al movimento NuovoUmanesimo con il quale

"...Ritengono la pittura e la scultu-ra arti essenzialmente figurati-ve...", mettono in relazione l'attocostruttivo, che significa costrutti-vo di immagini, con un pensierocostruttore che si identifica "con laumana facoltà del vedere e cioè dipensare per immagini"...Il catalogo della mostra, pubblica-to dalla R&REditrice all'internodella collana Arte e Arti, oltre alsaggio introduttivo del curatoreLaura Gavioli e una "conversazio-ne" della stessa con Flavia Arlotta,moglie di Giovanni Colacicchi, con-tiene un testo dello storico dell'ar-te Massimo Guastella. Tutte le opere esposte sono ripro-dotte in catalogo. Gli apparati bio-grafici sono a cura di ValerioRivosecchi e Francesca RomanaMorelli. L'organizzazione della mostra ècurata da Opera Arte e Arti,Matera. La Mostra è aperta al pubblico coni seguenti orari: martedì/domenica ore 9.00/13.00 - 17.00/21.00, lunedì chiuso. Il costo del biglietto è di Euro 2,00intero e di Euro 1,00 ridotto (stu-denti fino a 24 anni - adulti oltre i60 anni - gruppi superiori a 10persone).

Colacicchi e Martinelli in mostra

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Il comprensorio del Potentino cen-trale coincide con uno dei principa-li comparti territoriali indigenidella Basilicata, abitato da popola-zioni che sono da identificare con iPeuketiantes ricordati dalle fontiletterarie. Si tratta di un territorioprevalentemente montuoso o dialta collina, segnato dall'alto corsodel fiume Basento, che costituisceuno dei più importanti itinerari dicollegamento tra la costa ionica, lezone appenniniche dell'interno e ilTirreno.Sulle colline intorno alla attualecittà di Potenza sono ubicati inuclei di abitati risalenti alle fasiprecedenti alla fondazione romanadi Potentia. In particolare, in loca-lità Barrata, su una collina chedomina la fiumara Tiera, tributariadel Basento, è una necropoli data-bile al VI secolo a.C., con defuntisepolti secondo il rito del rannic-chiamento, così come nella localitàCozzo di Rivisco, altro nucleo acontrollo dell'itinerario fluviale delBasento. In entrambi i casi si ipo-tizza la presenza di abitati acapanne di limitate estensioni.Nel corso del IV secolo a.C., nel-l'ambito della rinnovata organizza-zione insediativa lucana, sulle col-line intorno a Potenza si sviluppa-no numerose fattorie. A una di queste può essere riferitauna necropoli esplorata in localitàCugno delle Brecce, con sepolturecaratterizzate da ricchi corredi convasi a figure rosse di produzionelucana e campana. Nel comprensorio potentino, inogni caso, le evidenze archeologi-che permettono di attribuire un'as-soluta centralità al sito di Serra diVaglio, che assume il ruolo di"capitale cantonale", ubicato acontrollo di uno dei più importantiitinerari fluviali antichi, a circa 100Km dalla costa ionica e dalle colo-nie greche di Metaponto e di Siris-Herakleia. Nel corso del IV secoloa.C. questo abitato si dota di unacinta muraria che racchiudeun'area di circa 24 ettari, con abi-tazioni con fondazioni in pietra etetto in tegole, strade e spazicomuni. Santuario confederale deiLucani è Rossano d Vaglio, sorto inposizione favorevole, in un'arearicca di fonti d'acqua e di boschi.In concomitanza con il processo diromanizzazione del territorio, ilsantuario non perde il suo ruoloreligioso, economico e politico, maviene monumentalizzato tra II e Isecolo a.C., periodo in cui si strut-tura il centro romano di Potentia.Le origini di Potentia romana sonopiuttosto incerte. Si è ipotizzatoche fosse stata fondata nel corso

del II secolo a.C., ma non vi sonotestimonianze archeologiche chepossano confermare tale tesi.Molto probabilmente la città nasceal termine della guerra sociale,quando alle comunità lucanevenne concessa la cittadinanzaromana. La topografia e l'urbani-stica della città antica è poco cono-sciuta, a causa della sovrapposi-zione dell'abitato moderno. Sia A. Viggiani che A. Lombardiricordano la presenza di resti diuna pavimentazione stradale e di

murature in opera reticolata, oggiscomparsi. L'importanza della cittàantica è testimoniata dalle iscizio-ni del periodo romano imperiale,molte delle quali sono state riuti-lizzate in edifici medioevali e rina-scimentali. Dai testi epigrafici si rivela chePotentia, nella prima età imperia-le, fu un municipium retta damagistrati, edili duoviri e duoviriquinquennali, alcuni dei quali diorigini osche. E' possibile conosce-

re alcuni aspetti della vita religio-sa, le divinità maggiormente vene-rate come Cerere-Demetra,Venere Ericina, Fortuna e la divini-tà osca Mefite Utiana, già veneratanel santuario lucano di Rossano.Sono attestate anche figure sacer-dotali come uno addetto al cultoimperiale e un liberto (schiavoliberato) augustalis. Nella cattedrale di Potenza, nel1968-69, nel corso dei lavori dirisanamento delle fondazioni, incorrispondenza della parte presbi-

teriale e absidale della chiesasuperiore furono portati alla lucealcuni resti murari pertinenti a unpiccolo vano devozionale, unasorta di sacello riferibile a un luogodi culto paleocristiano, con pavi-mentazione a mosaico policromocon un motivo a due pelte affron-tate, innestate su due vertici oppo-sti. I confronti iconografici permet-tono di inquadrare i resti di pavi-mentazione musiva al periodotardo-antico, tra il IV e il V secolo

d.C..Nel corso della prima età imperia-le, tra I e II secolo d.C. nei territo-ri interni del Potentino si sviluppa-no numerose villae, come quella diMalvarcaro (o Malvaccaro), chesorge a due chilometri a nord-estdel centro di Potentia: Scopertonel 1973, l'edificio documenta unafrequentazione che va dal I al Vsecolo d.C. Attualmente è visibilel'ultima fase edilizia della villa,databile tra IV e V secolo d.C., conun ambiente di rappresentanza,una coenatio (sala per banchetti),caratterizzato da un vano absidatoaperto su una grande sala rettan-golare. Gli ambienti sono pavi-mentati da raffinati mosaici amotivi geometrici e figurati poli-cromi. Si tratta di fiori stilizzati aquattro petali, a colori contrastan-ti con cornice costituita da unatreccia. Inoltre nella sala tricliniareci sono riquadri raffiguranti vasi damensa, come kantharoi (vasi perbere vino) e kalathoi (sorta di bic-chieri troncoconici), quasi a enfa-tizzare la destinazione ad ambien-te per la celebrazione di sontuosibanchetti. Al centro è un riquadro con la raf-figurazione delle tre Grazie, ripro-dotte secondo schemi iconograficidi derivazione greco-ellenistica. La bottega di mosaicisti operantea Potentia condivide sia i motividecorativi che il gusto per il cro-matismo con le maestranze musi-ve attive in val d'Agri, nella villa diSan Giovanni di Ruoti e in Apulia. La ricchezza dell'apparato decora-tivo e la raffinatezza della cerami-ca rinvenuta nella villa diMalvaccaro testimoniano l'altotenore di vita dei proprietari, iden-tificabili con i ricchi possessores dilatifondi che, nel periodo tardo-antico (tra fine III e V secolo d.C.)tornano a risiedere nella campa-gna, con la realizzazione di son-tuose villae. Queste ultime costi-tuiscono i capisaldi del territorio,in un graduale processo di trasfor-mazione che vede il lento declinodei centri urbani.La villa di Malvaccaro, sconosciutaal grande pubblico, costituiscel'unico monumento finora indivi-duato del municipium di Potentia ela testimonianza più significativadella storia antica della città. Nel progetto finalizzato a restituirea Potenza il suo ruolo di principaleriferimento anche culturale dellaBasilicata la valorizzazione dellavilla romana di Malvaccaro si inte-gra perfettamente con l'aperturadi adeguati spazi museali, come ilMuseo Archeologico Nazionale diPalazzo Loffredo.

Potentia città dell’archeologiadi Alfonsina Russo

SpecialeCultura

La proprietà contesa

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Con la legge del 30 maggio 1807Giuseppe Bonaparte istituì un RealCollegio in ogni provincia delRegno di Napoli, e nel testo delprovvedimento si legge: Questicollegi saranno situati nei mona-steri soppressi, che giudicheremopiù convenienti, ed in altri localiatti a tale caso.Il comune di Avigliano, che insie-me a quello di Picerno nelle tragi-che vicende del 1799 aveva datoun contributo eroico nella resisten-za alle truppe sanfediste del bri-gante Sciarpa, indubbiamentemeritò dal governo napoleonico unsegno di riconoscenza per talepatriottismo: questo comune fudesignato come sede del RealCollegio di Basilicata con Decretodel 18 aprile 1809 e a tal scopo fuscelto il Monastero deiDomenicani, già vacante in segui-to alle leggi sulla soppressione

degli enti religiosi e l'istituto fuinaugurato lo stesso mese. Restaurato il governo dei Borboneche riconobbe e confermò la desi-gnazione di Potenza a Capoluogodella Provincia di Basilicata, fudisposto con Decreto del 1° mag-gio 1816 che il Real Collegio fossetrasferito a Potenza, nella porzionede locale che si cedeva dalVescovo. Questo trasferimento disede si prospettava pieno di osta-coli e difficoltà, sia per la pochezzadei locali previsti e sia per un vela-to disaccordo espresso su questoprogetto dal Vescovo De Cesare, ilquale aveva scritto che amava inpreferenza di avere sotto i propriocchi questo utile stabilimento (ilSeminario) onde poter prodigaliz-zare le sue cure e le sue affezioni.Il Comune di Avigliano, intanto,protestava contro la risoluzioneregia in quanto intendeva conser-

vare il privilegio di ospitare l'istitu-to scolastico più prestigioso dellaBasilicata: sotto la spinta di tuttala cittadinanza, gli aviglianesiottennero il coinvolgimento delConsiglio Provinciale sulla questio-ne e riuscirono a conseguire ilvoto a loro favorevole di tale con-sesso, la qual cosa influenzò vero-similmente il ripensamento del ReFerdinando, che con la risoluzionedel 17 aprile 1817, accogliendofavorevolmente le proposte, sidegnava di aderire al voto delConsiglio, di lasciarsi in Avigliano ilReal Collegio e non traslocarsi aPotenza. A sua volta tutta la cittadinanzapotentina, con in testa la Giuntadel Sindaco Gerardo Cortese,avanzò una supplica al Re in cui sifaceva offerta di fare a spese delComune un idoneo locale necessa-rio pel Collegio, con tutti i como-di ed ampliazioni che si ricerche-ranno, per cui han preteso di sup-plicare nuovamente Sua Maestàaffinché, per esecuzione del suoReal Decreto del 1° maggio 1816,voglia compiacersi di far trasferirel'anzidetto Collegio in Potenza. Nel capoluogo, comunque, tradubbi e incertezze, gli amministra-tori comunali si erano resi contoche il progetto di utilizzare i localidel Seminario - ai quali si sareb-bero potuto aggregare anche alcu-ne case contigue che si apparte-nevano al Capitolo di San Gerardo-, non era la migliore delle soluzio-ni.Pertanto il Sindaco Cortese fecerichiesta al Ministero di ottenere ilocali del Convento di S. Maria, nelfrattempo soppresso, i cui pochifrati ancora rimasti sarebbero statitrasferiti in altri monasteri dellaprovincia. Nel mentre il Consigliere provin-ciale Carlo Corbo, aviglianese, ten-tava ancora una volta di difenderegli interessi del suo paese, un altroRescritto Regio del 22 luglio 1818ordinava che il Collegio fosse tra-slocato in Potenza, capitale dellaProvincia, subito che la Comunefornito avesse un locale idoneo ecapace di contenere conveniente-mente tutti gli alunni.Mentre il collegio rimaneva ancorain Avigliano, il Decurionato poten-tino che negli anni '20 era retto dalSindaco Gerardo Castellucci,accertato che non era fattibilenemmeno il progetto di allocare ilcollegio nel Convento di SantaMaria e che le finanze comunalinon consentivano alcun esborso indenaro, nella primavera del 1821deliberò di richiedereall'Intendente Provinciale Duca di

Presenzano, quale organo tutorio,il nulla-osta per acquisire daglieredi dell'ultimo feudatario diPotenza il palazzo comitale inquanto bene burgensatico, in per-muta di alcuni terreni del demaniocomunale. Dopo aver sentito le ragioni delDecurionato ed esaminata la que-stione, l'intendente fu di avvisoessere vantaggiosa pel Comune diPotenza la permuta dei fondi Li Foie Cerreta col Palazzo dei marchesiLoffredo e ne diede comunicazioneal Sindaco Castellucci.La delibera del Decurionato, a con-clusione della trattativa, fu emessail 22 settembre seguente. Giusto un mese dopo i Loffredorichiedevano che i terreni da per-mutare fossero sostituiti con altri,e dichiaravano di accettare la solaDifesa Foi, non così la Cerreta periscrupolo di coscienza, come quel-la che si è pervenuta per distaccofatto a favore della Comune da unFondo di un Luogo Pio, sul quale laComune istessa esercitava gli usicivici. La richiesta fu accettata esancita con deliberazione decurio-nale del 26 ottobre del 1821; incambio della Cerreta, si offrivano ifondi patrimoniali di Montocchino,Macchitella e Gabella della Corte.La perdita di questi beni del dema-nio comunale fu -in qualche modo-compensata: il Consiglio diIntendenza nella sua decisione del5 novembre 1821 aveva conside-rato che in forza del citato RealDecreto del 1° maggio e dellaMinisteriale 29 maggio 1816, ilComune di Potenza verrà a esserequasi rinfrancato dal capitale cheattualmente distrae, con l'aliena-zione dell'attuale locale delCollegio di Avigliano perché ne tra-esse un utile…, e pertanto fu cedu-to l' uso e la rendita del Monasterodei Domenicani in Avigliano, sulquale (il Comune di Potenza) perdecenni esercitò pieni diritti domi-nicali, ritraendo rendite da affittiper abitazioni private, caserma digendarmeria e carceri, come sirileva dagli Stati Discussi delComune di Potenza degli anni1822 e seguenti. Di questo ulteriore passaggio diproprietà vi è una nota più avanti.Pertanto, nel novembre dello stes-so anno fu stipulato, con attonotarile, l'accordo tra le parti cheerano rappresentate, l'una da DonGerardo Castellucci, galantuomoproprietario nella qualità diSindaco, autorizzato da questapredetta Comune, e l'altra da DonGaetano Atella, Civile proprietario,Amministratore Generale eProcuratore di Don Gerardo,

di Vincenzo Perretti

Donna Marianna e DonnaFrancesca Loffredo.La stima dei beni venne fatta dal-l'ingegner Nicola Schodes: il fondoFoi di tomoli 331, la DifesaMontocchino di tomoli 246, il fondoDifesa Macchitella, di tomoli 41 equello detto Gabella della Corte ditomoli 60, tutti valutati per 8.992ducati, mentre fu stabilito in9.024 ducati il valore del palazzoex baronale, libero da contribuzio-ni e ogni altro peso, servitù e gra-vezze, composto di molti membri ediversi appartamenti tra soprani,mezzani e sottani, con Cortile sco-verto, Giardinetto e Cisterna (…)circondato da pubbliche stradeverso Levante, Mezzogiorno eBorea e a Ponente, parte confinacon Vico Gorgoglione e parte collecase delli signori Savoja.

Il Palazzo ComitaleTra i beni burgensatici deiLoffredo, feudatari della città diPotenza dal 1604 fino alle leggisull'eversione feudale, vi era ilpalazzo di famiglia, posto a brevedistanza dalla Cattedrale, verosi-milmente costruito pochi annidopo l'arrivo a Potenza di Enrico, ilprimo della casata Loffredo aPotenza. Da più parti si è scrittoche la data di costruzione risale al1612, ma senza fornirne provadocumentata, mentre si è addirit-tura avanzata l'ipotesi di una dataprecedente. Il Pacichelli aveva scritto di questopalazzo: magnifico, a proportionedel luogo, ed una delle primedescrizioni del fabbricato, si trovanel Catasto Onciario del 1753, incui sono elencati, tra i beni inpiena proprietà della famiglia, IlPalazzo Baronale edificato dai suoiantecessori consistente in più ediversi membri con un piccoloGiardino a fronte e coll'uso delleRimesse con due stanze superiori,che sono situate in mezzo allaPiazza per proprio uso.Diverse piante del palazzo sonoordinate dall'Intendente Lauriaall'arch. Giuseppangelo Sileo nel1808, ma le piante conservate nelGrande Archivio di Napoli sonoeseguite alla metà dell'800, inquanto descrittive di ambienti giàrimaneggiati per l'utilizzo del fab-bricato a collegio: Cantine, cister-na, stalle, magazzini e granile nelPiano sotterraneo. Gran cisterna,abitazioni, dispense, cucine botti-glieria, scuole e cortile per equita-zione o sia Cavallerizza al Primopiano poco elevato dal Pian terre-no. Vestiboli, camerate, inferme-ria, stanze di ritirata, stanze permaestri, Cappella ad anfiteatro nelSecondo Piano. Camerate e sup-penni per vari usi al Terzo ed ulti-mo piano. Nel Catasto cittadino del 1813, silegge: Loffredo Gerardo ex baro-ne, Quartiere locato membri 18 - Ilresto del Palazzo membri 42.Adiacenti al fabbricato, sono censi-ti ai Loffredo ancora 12 case, 4

sottani, 2 cantine, 1 bottega, 1stalla. Nell'atto notarile di permu-ta,sopra citato, è allegata laDescrizione ed apprezzo delPalazzo di S. E. il Principe diMigliano, Marchese di Potenza, sitoin Potenza istessa:Dalla strada denominato delPalazzo, nella Comune di Potenza,mediante un gran portone con ser-rame a due pezzi, si passa in unandrone coverto con volta a bottedi buona qualità e pavimento dimattoni a coltello; vi sta in seguitoun vasto cortile scoverto, col pavi-mento di simili mattoni, sostenutoda una gran volta in fabbrica for-mante copertura del conservatoloper l'acqua della cisterna, di cui sene vede al lato destro la bocca conparapetti di pezzi d'intagli lavoratie quattro colonne d'ordine doricocol rispettivo cornicione di similipezzi. Dal lato sinistro del cortile simonta, mediante quattro gradonidi vari pezzi di pietra, in un atriocoverto con volta a botte, pavi-mento di mattoni e rivestimento dicolonne gotiche: Da un mediantevano con stipiti di pietra e serratu-ra antica ad un pezzo, si entra inun gran Salone che riceve lume daun vano di balcone sporgente in ungiardinetto: la copertura consistein un soffitto di legname all'usoantico, ed il pavimento in ammat-tonato mediocre. Dal lato destro di detto Salone siha ingresso in una stanza con fine-stra sporgente nel giardinetto, edal sinistro in un appartamento disette stanze, quattro delle quali afronte della strada Palazzo ed altretre che ricevono lume ingredientedal descritto giardinetto; tutte

coverte con soffitti all'uso anticoed ammattonato corrosi ed in unadelle prime con due muri parti-menti si è ricacciato un'alcova.Oltre delle descritte, ne esistonoaltre tre stanze sporgenti nel giar-dinetto, a squadro di esse percomodo dell'intero appartamento.Dal mentovato cortile scoperto,mediante vano con porta ad unpezzo mediocre nel lato sinistro, siscende in una vasta cantina,coverta con volte a botte.Nel muro in testa da un vanoarcuato con due gradini d pietra sipassa in un'atrio coverto con voltadi mattoni in figura poliedrica il dicui pavimento è di mattoni a col-tello. Dal lato a destra di dettoatrio si entra in una stanza ed inun sottoscala.Dal lato a sinistra, per mezzo d'uncorridoio, si ha ingresso in unastanza nel quale esistono varicomodi di cucina e si può affittarein unione d'uno stanzino nel murod'ingresso dell'atrio suddetto.Finalmente dal muro in testaall'atrio istesso si entra in tre salo-ni, coverti con volte di fabbrica,uno de' quali è dimezzato con inte-laiati: i pavimenti sono di ammat-tonato.

Piano SuperioreDal lato destro del descritto atrio apian terreno, si ascende con unagradinata a due tese di pezzi d'in-taglio in un altro sovrapposto,coverto con simile volta in fabbricadi figura poliedrica, ed ammatto-nato corroso nel pavimento. Aman destra si entra in un apparta-mento composto di una Sala, di tregrandi stanze, con finestre spor-

genti nella strada San Gerardo, diuna dietro stanza ed una cucinacon molti comodi che gli apparten-gono, dalla quale si ha regressosull'atrio istesso.In continuazione del detto atriosuperiore segue un corridoio conammattonato nel pavimento,coverto a lamie finte, con pettora-le ed arcate di pietra, sporgenti neldescritto gran cortile: indiall'estremo del muro a destra sivede un vano che introduce nell'ul-timo appartamento, al presentelocato al Ricevitor generale, com-posto da una gran Salone dimez-zato da intelaiati, e da sei grandistanze, con finestre sporgenti amezzogiorno. Evvi in esse unaCappella, ed un retrè dal quale,mediante scala in fabbrica, si hacomunicazione col primo pianodell'intero edificio. Annesso alquale esistono altre cinque dietro-stanze ad occidente.Finalmente, oltre del corrispon-dente tetto, vi sono sul descrittoedificio de' suppenni, ne' quali siascende con uno scalone di legno.

StallaLa enunciata stalla sottopostaall'appartamento verso S.Gerardo, è composta con due cor-sie, coverte con volta a botte esottarchi intermedi. Evvi pure unpozzo ed una pila laterale, nonchétre finestrini che illuminano. NotaPer cessione del Palazzo intendesinon per intero, ma mancante de'magazzini a fronte la strada delPalazzo, una stanza a livello delprimo appartamento, e due dietro-stanzini annessi a quest'ultima.Per completezza di informazione,

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occorre aggiungere che al primoatto notarile ne seguì un secon-do, col quale i Loffredo cedevanoaltri due stanzini al livello delquarto medio corrispondenti alCortile scoperto con due piccolefinestre ottenendo dal Comunein cambio di quattro stanze attac-cate al Sedile pubblico di questaCittà con due terrani e due mez-zani ove esistevano le anticheprigioni.

La contesa giudiziariaA questo punto mancano i docu-menti per accertare ciò cheavvenne pochi anni dopo l'atto dipermuta, e determinò la lungalite tra Comune e Provincia: ese-guiti i lavori di adattamento a col-legio, giusti gli accordi presi tra ilVisitatore Generale della PubblicaIstruzione e l'Intendente Duca diPresenzano, si legge nelle innu-merevoli comparse giudiziarieche si trascinarono fino alla metàdel secolo scorso, come laProvincia aveva sempre sostenu-to che il Palazzo baronale erastato sotto la sua amministrazio-ne, indicando un disperso verba-le del 1824, e a conferma dellavalidità di tale atto, è citato altroverbale del 18 marzo 1825 concui il fabbricato fu consegnatoalla Commissione Amministrativa

del Real Collegio, rappresentatadal Rettore Passerella, ma ineffetti, volturato in Catasto alnome del Real Collegio; fu ladetta Provincia ed essa soltanto apagare l'imposta fondiaria dalgiorno in cui i Loffredo lo cedette-ro, così come tuttora la paga.Invece il Comune volturò al suonome l'ex Monastero deDomenicani e su di esso pagò larelativa fondiaria. D'altronde, si legge nelle cartedei legali che mentre il Comunedi Potenza aveva volturato al suonome il "Locale del Collegio diAvigliano in membri 36", per ilPalazzo Loffredo di Potenza ilComune mai ebbe in catasto ilmenomo indizio di intestazione,né di contribuzione fondiaria….. Altre notizie sulle vicende di cui sitratta sono state raccolte da unostudioso, Antonino Tripepi, chescriveva sul "Giornale diBasilicata" tra il '20 ed il '30 delsecolo scorso: provengono daaccurate indagini di archivio cheriprendono la storia del palazzo acominciare dai fatti del 1799.Tra queste, alcune note sullostato di conservazione dell'immo-bile, riprese da una perizia tecni-ca svolta dall'ingegner A.Argentino nel 1846: Questo importante Stabilimento,

antico Palagio dei conti Loffredo,fu destinato ad abitazionedell'Intendente quando nel 1807veniva Potenza ad essere pre-scelta per la sede dellaAmministrazione Provinciale eposcia convertito in Collegio. (…)La vetustà del fabbricato e lapassata grettezza con la quale isuccessivi cambiamenti si sonooperati, fanno ora trovare tutto illuogo in istato scoraggiante didegradazione. Camerate, la cucina ed il refetto-rio han d'uopo di sollecite ripara-zioni; il capo dello stabilimentoabita in due stanze insalubri eprive di comodità, assai peggiosono alloggiati gli impiegati edappena vi sono ricoveri per laservitù.Incompleto l'edificio, è solcostruito a metà per una nobilecasa privata, è angustissimo peraccoglier i giovanetti di una pro-vincia così vasta. Alcun professo-ri sono costretti a tenere lezioninelle camere ove dormono; vi èperciò assoluto bisogno diampliare il locale… Quindi il pre-sente progetto verrà diviso in dueparti: nella prima i restauri chesono di giocoforza per la conser-vazione della salute e delladecenza di tanti bennati fanciulli,nella seconda l'ampliazione dellescuole e dell'esterno dell'edifizio.Affidata nel 1850 la direzione delCollegio Reale ai Padri dellaCompagnia di Gesù, questi prete-sero che si facessero almeno leriparazioni più urgenti all'immo-bile, ma poichè nei bilanci dellaProvincia non vi era disponibilitàdi fondi, il Consiglio di Stato nel1851 dispose che fossero prele-vati 1500 ducati dal capitolo delleopere pubbliche destinato allestrade provinciali, a favore delCollegio. I Gesuiti, frattanto, si arrangiava-no senza reclamare altri inter-venti, in quanto auspicavano chefosse loro consentito di costruire,in tempi brevi, un nuovo e gran-de edificio ove gestire tutte leattività della Compagnia.In effetti era precario lo stato diconservazione di alcune parti del-l'immobile, tanto che il due set-tembre del '52 il tetto dell'angoloa nord ovest del fabbricavo crol-lava - senza fare vittime -, e dueanni più tardi il Rettore P.Spasiano segnalava lo sfacelo dipavimenti guasti, la necessità dirinnovare porte e finestre e spe-cialmente pei tetti che nei giornitestè scorsi sono stati alcuni dinoi anche in pericolo di vita.L'Intendente Colombo fu interes-sato per fare eseguire tutte lerifrazioni e gli adattamenti biso-gnevoli, in quanto il locale non sipoteva contenere più di 42 con-vittori, e non vi era chiesa annes-sa pel pubblico; tali interventidivennero ancora più impellentidopo il terremoto del 1857 chefece crollare alcune parti dell'edi-

ficio. Come è noto, la Compagniadi Gesù fu abolita in tutto ilregno, con decreto del DittatoreGaribaldi dell'11 settembre 1860. A questo punto riprendiamo lacronaca degli avvenimenti buro-cratici: nel 1851 in Aviglianovenne istituito un Orfanotrofioprovinciale sotto il titolo dellaMadonna della pace, e a questovenne destinato il predetto exconvento dei Domenicani.Il Comune di Potenza che ne eraproprietario, richiese un inden-nizzo per poterlo cedere, e seianni più tardi fu trovato l'accordotramite la permuta del fabbricatodi Avigliano con un gruppo dicase semi dirute, poste nel cen-tro urbano di Potenza e indispen-sabili al Comune di Potenza percompletare l'area sulla quale edi-ficare il teatro cittadino.Nel 1865 il Presidente dellaDeputazione Provinciale, rilevatolo stato di degrado del PalazzoLoffredo, scrisse al SindacoCiccotti, chiedendo di saperequali fossero gli intendimenti delComune in ordine al locale delLiceo-Ginnasio, per essereurgente provvedere a lavori diriattazione. Evidentemente sifaceva riferimento alla leggeCasati del 13 novembre 1859,con la quale si disponeva che fos-sero a carico dei comuni le speseper l'istruzione pubblica.Nella seduta del 17 settembre1865 il Consiglio comunale deli-berava di rispondere allaProvincia che non era disposta asopportare alcuna spesa, perchél'applicazione della legge noncontemplava alcun obbligo per icomuni delle ProvinceNapoletane, e anche perché laProvincia non pagava alcunapigione al Comune. In più,aggiungeva Ciccotti, occorrendo,la Giunta farà pratiche per riave-re il locale, istituendo un giudizioanche per la restituzione deilocali della Prefettura e deiTribunali appartenenti alMunicipio.La faccenda si complicò maggior-mente: il Consiglio Provinciale,nella seduta del 14 settembre1866 riconobbe il pieno diritto delComune alla proprietà del Liceo"Salvator Rosa", e chiese alComune la rivalsa delle spese perutili ricostruzioni e riparazionifatte al medesimo.Respinta ogni richiesta di rivalsa,Ciccotti fece passare dei mesiprima di rispondere; infine, nelladelibera del 13 maggio 1867 feceintendere di voler giungere aduna transazione, che fu siglata il23 luglio 1868: il Comune, inluogo delle 53.501 lire richieste,avrebbe pagato, a tacitazione diogni altra pretesa, lire 26.750, insei anni, ma pretendeva la pigio-ne a iniziare dall'anno 1860.Il Consiglio Comunale avrebbedovuto convalidare l'accordosiglato da Ciccotti, ma non l'ap-

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provò sulla considerazione che sisarebbe dovuto tener conto dellepigioni non corrisposte dallaProvincia. Poiché è improbabile che ilConsiglio, presieduto da Ciccottiavesse voluto deleggittimare il suosindaco col votare contro il suooperato, è da ritenersi che fossestata messa in atto dallo stessoCiccotti una manovra dilatoria otesa ad altro scopo. Per altro verso, anche il ConsiglioProvinciale si pronunciò in manieraincoerente, in quanto il 27 settem-bre 1869, revocando le sue prece-denti deliberazioni, dichiarò essereil Palazzo Loffredo di sua proprietà,e allora il consigliere GiuseppeMango si espose ad aspre critichedell'ambiente potentino quandodichiarò in pubblico: dovrebbe fis-sarsi il valore locativo del localedel Liceo e questo riscuotersi dalComune Capoluogo (….) per taliconsiderazioni parmi di non esser-vi dubbio che il locale del LiceoGinnasiale si apparteneva allaProvincia. Per brevità, facciamo un salto neltempo di oltre mezzo secolo egiungiamo al 1923, allorquando ilR. Decreto del 6 maggio mise acarico del Comune Capoluogo lespese di mantenimento del R.Liceo Ginnasio, e in tale occasionela Provincia colse l'opportunità pertornare ancora una volta ad avan-zare pretese economiche, e le trat-tative che erano durate tre anni siarrestarono. Il Commissario PrefettizioAntonucci che nel '23 reggeva ilgoverno della città, sosteneva ilsolenne riconoscimento dell'asso-luta proprietà del Comune sulPalazzo e affermava che tale dirit-to era stato riconosciuto dallastessa Provincia con la sua delibe-ra del settembre 1866, mentre ilConsiglio Provinciale ribadivaquanto espresso con la deliberadel settembre 1869 e aveva presola decisione di eliminare ogni con-testazione dichiarandosi essa pro-prietaria dell'edificio.Nel luglio del '26, per interessa-mento del Prefetto Reale, ilPresidente della DeputazioneProvinciale Pacilio propose adAntonucci di affidare all'onorevoleFrancesco D'Alessio l'esame dellavertenza e nel marzo del '27 fudevoluto a un collegio arbitrale larisoluzione della controversia: illodo arbitrale, formato dal profes-sor Melucci di Muro Lucano e dal-l'avvocato Forti di Napoli, neldicembre seguente sanciva lapiena proprietà della Provincia sulfabbricato, ma tale decisione nonfu accettata dal Comune, che seimesi dopo la impugnò giudiziaria-mente. Nel giugno del 1928 Antonuccideliberò di interporre ricorsodinanzi l'Autorità giudiziaria com-petente per l'annullamento dellodo arbitrale, considerato chequesto è pregiudizievole agli inte-

ressi del Comune e poiché affettoda nullità procedurale.Passano ancora sei anni, e final-mente il 5 aprile del 1934 ilTribunale di Potenza emettevasentenza favorevole per ilComune, dichiarando la nullità dellodo arbitrale e il diritto di proprie-tà dell'Amministrazione Comunalesull'immobile. Ma la vicenda conti-nua: dopo che la Provincia nel giu-gno seguente ebbe prodottoappello contro la sentenza citata,nell'agosto del 1935 intervenne ilPrefetto Avenanti per invitare i dueenti a iniziare trattative per unbonario componimento della ver-tenza, la qual cosa fu portataavanti dal Podestà Andretta: silavorava nell'intento di raggiunge-re un accordo sulla rinunzia, daentrambe le parti, alla proprietàdell'immobile, al fine di creare la

"Fondazione Vittorio EmanuelePrincipe di Napoli", alla quale con-ferire l'edificio perché potesseprovvedere alla sede ed al funzio-namento del Convitto Nazionale diPotenza. La convenzione, stilata il22 febbraio 1937, non fu tradottain pratica attuazione, né risultache la prevista fondazione fossestata mai eretta in Ente morale.Nel novembre dl 1941 si riunironoin Prefettura il Podestà GiovanniCristalli, il Segretario Federale delPNF, il Preside e il Rettore del LiceoGinnasio, il Provveditore agliStudi, e sotto l'egida del vicePrefetto D'Eufemia si concluse unaccordo, dal cui testo si stralcianoi passi più significativi:…..Volendosi addivenire ad unadefinitiva soluzione dell'annosaquistione, le parti si sono trovatepienamente d'accordo di transige-

re e conciliare la vertenza stessa. S'intende attribuita in piena edassoluta proprietà al Comune diPotenza quella parte di fabbricatocomprendente tutti i vani attual-mente occupati dal R. LiceoGinnasio ed adibita a aule scolasti-che ed accessori, ed il localeattualmente adibito a "CentroAllarme" esclusi i due vani al pianosuperiore adibito ad aule per lescuole medie. S'intende attribuitaall'Amministrazione Provinciale larestante parte del fabbricato adibi-to attualmente a ConvittoNazionale. La convenzione fu perfezionata esiglata l'anno seguente dalCommissario Prefettizio avvocatoEnrico Vita e dal Presidentedell'Amministrazione Provincialeavvocato Antonino Lancieri.

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TRADIZIONE ED EVENTI20 maggioInagurazione Palazzo Loffredo "Festa Rinascimentale"29 maggioore 19.30 Percorso cittadinoTradizionale processione dei Turchi30 maggioore 18.00 via del centroProcessione San Gerardo MOSTRE29 aprile Piazza PignatariFiera del Libro30 aprile Piazza PignatariFiera del Libro1 maggio Piazza PignatariFiera del Libro7 maggioore 18.00 Auditorium ConservatorioPersonale di pittura di Giovanni Scioscia"Figure Di Tango" con performance 24 - 28 maggioFoyer Teatro Stabile mostrafotografica Associazione Viverdonna25 - 31 maggioPortone Palazzo di Città mostraInterculturalità, Interreligiosità nel-l’accoglienza Clacs Cisl Arte Basilicata29 maggio ore 17.00 Largo SantaLucia Installazione Peace Poleore 18.00 Piazza Mario PaganoCostruzione Mandala26 maggioSala dell'Arcomostra fotografica Mamma li TurchiUna "Sfilata di documenti" Cidi e Archivio di Stato27 - 30 maggioSede Ass. Via PisacaneMostra filatelica - AssociazioneFilatelica Culturale Isabella Morra27 - 29 maggioCentro Sociale Malavaccaro mostra dipittura e di poesia Arca Magic ArteGalleria Arte giugno-settembrePersonale di pittura di Pietro Basentini8 - 9 - 10 giugnoore 21.00 Parco Torre Guevaramostra fotografica e musica "LaStoria di Potenza vista dalla torre"Associazione Culturale "La Torre"CULTURA30 aprile ore 10.30 Sala Dell'arcoErasmo da Rotterdam4 maggio ore 11.00 Sala dell'ArcoPalazzo Loffredo - Conferenza stampa10 maggio ore 19:00 Ridotto StabileConferenza Lions’ Bruno Pastore12 maggio ore 17 Ridotto StabileCon-vegno “Dalla filosofia alla lette-ratura"Associazione Culturale "La Fenice"14 maggio ore 10.00/13.00 -16/20Annullo francobollo Sala dell'Arco2005 anno Gerardino anniversariodella morte di S.Gerardo Maiella Cir-colo Filatelico numismatico potentino16 maggio ore 10.00/13.00 - 16/20Reading di poesie Ridotto StabileAssociazione Mov. Donna e Poesia18 - 19 - 20-21 maggio - UniversitàEducational service Trend Expòore 10 Ridotto Stabile L'arte della co-municazione Sovrintendenza regionale24 maggio ore 18.00 convegnoUniversità Francioso "L'Homme sen-sibile" antropologia degli odori

International Inner Wheel28 maggio ore 11.00 Sala dell'ArcoConferimento premi Centro Culturale "J. H. Newman"6 giugno ore 19.00 Ridotto TeatroStabile Incontro con Giacomo CostaAmnesiac Art10 giugno ore 10.00 UniversitàBasilicata convegno "Quattro istanta-nee sulla Basilicata" Istituto studipolitici economici e sociali11 giugno ore 18.00 Ridotto StabileConcorso di poesia "La Cuntana" Associazione Lucania 2000MUSICA28 - 30 aprile ore 21 Teatro StabileTosca1 maggio ore 18.00 Piazza PaganoFesta I° Maggio Cisl- Cgil- Uil -Informagiovani6 maggio ore 18.00 Teatro Principedi Piemonte Serata di beneficenza "I tarantolati" Associazione G. La Pira7 maggio ore 19.30Centro Icaro Festival anni '70 Cose di teatro e musicaore 19,00 Teatro StabileConcerto Cimarosa - Mozart a curadella Fondazione Nuova Orchestra"Alessandro Scarlatti"21 maggio ore 21 p.zza Pagano Con-certo Trend Expò "Tara tara festival"Eugenio Bennato, Antonio Infantinocon i Tarantolati e A lfio Antico23 maggio ore 20 Scuola elem. Con-certo musica etnica Rione LucaniaAssociazione Scuola L.L.Buccico24 maggio ore 21.00 Piazza PaganoCanzoni anni '60 - '70 I ricordi diieri…le emozioni di oggiGruppo musicale "Musica e…"25 maggio ore 21 Largo PignatariConcerto d’organetto Associazionericerca culturale e artistica26 maggio ore 21 Piazza PignatariSuoni nel Basento - I TarantanovePro Loco - Potenzaore 21.00 Teatro Principe diPiemonte Concerto di musica jazzAtti - Basentini 27 maggio ore 21.00 PiazzaPignatari Suoni nel Basento -Musica Nova di Basilicata Pro Loco -Potenza28 maggio ore 20.00 Palazzo ViaPretoria, 63 Concerto "L'eco dei por-toni" Associazione Culturale CoroPolifonico Melosore 20.00 Palazzo Galasso Concerto"L'eco dei portoni" AssociazioneCulturale Coro Polifonico Melosore 21.00 Piazza Duca della VerduraConcerti di musica etnica Maggio Mediterraneo - Arci29 maggio ore 21 Piazza Duca dellaVerdura Concerti di musica etnicaMaggio Mediterraneo - Arci30 maggio ore 12 Piazza M. PaganoBanda Città di Potenzaore 21.00 Piazza M. PaganoSuoni nel Basento Noa in concertoPro - Loco Potenza3 giugno ore 21 Piazza M. PaganoConcerti di fine anno scolastico Allievi accademia musicale lucana4 giugno ore 21 Piazza M. PaganoSpettacolo musica etnica I taranzan-

do Donne Europee Federcasalinghe5 giugno ore 12.00 Villa del PrefettoBanda città di Potenza rassegna "Un palco al Parco"6 giugno ore 21.30 P. MonterealeRassegna internazionale Jazz & Blues Apulia jazz quintet Circolo Bill Evans11 - 12 giugno ore 21.00 Parco Mon-tereale Rassegna musicale Mini Mu-sic Market Associazione Culturalia12 giugno ore 12.00 Villa di S. MariaBanda Città di Potenza rassegna "Un palco al Parco"13 giugno ore 21 Parco MonterealeConcerto Gruppo Arsume'15 giugno ore 21.30 P. MonterealeRassegna internazionale Jazz & BlueSalamandra projet Circolo Bill Evans16 giugno ore 21.30 P. MonterealeConcerto di musica classica Duo Olidana Duo Lucia Pesacane e Vito Stano - Associazione Tumbao19 giugno ore 12.00 Parco BadenPowel Banda Città di Potenzarassegna "Un palco al Parco"20 giugno ore 21.30 P. MonterealeRassegna internazionale Jazz & BluesPaola Arnesano & Bossa quartet Circolo Bill Evans26 giugno ore 12 Parco MonterealeBanda Città di Potenza rassegna "Un palco al Parco"5 giugno ore 21,00 Cattedrale di SanGerardo Riz Ortolani e la sua musicada film Associazione MusicaleFrancesco StabileTEATRO8 maggio ore 17.30 IstitutoCanossiane Recital "Angelo Giulianoe la Beatitudo" Scuola M. Di Canossa13 maggioRidotto Teatro StabileIncontro con Serena Dandini15 - 17 maggio Cattedrale di SanGerardo Spettacolo teatrale"Infiniti rosari per le notti nelmondo" Azione Cattolica S. Gerardo19 - 20 maggio ore 21 Teatro DonBosco Cabaret "Ma la birra alla spinapunge?" Associazione teatrale La Faina22 maggio ore 18.00 Piazza Pagano e via Pretoria Teatro di strada - Bolled'aria - Compagnia Ruinart Firenze 23 maggio ore 21 Piazza Duca dellaVerdura Spettacolo teatrale comico"Quale onore"Compagnia teatrale la Macchietta romana24 maggio ore 20.30 Centro StoricoTeatro di strada Musica-teatroCompagnia Neapolis Napoli 25 maggio ore 20.30 piazza PaganoTeatro di strada - spettacolo di burat-tini Rashid rondinella di mareCompagnia Teatrino Dell'ES Bologna26 maggio ore 20.30 Piazza PaganoTeatro di strada spettacolo di buratti-ni. Il malefizio del mago turco Com-pagnia Teatro del Drago - Ravenna27 maggio ore 21 Teatro Due TorriSpettacolo teatrale La via degli angeli Circolo lucano univeritario29 maggio ore 20.30 Piazza MaffeiTeatro di strada Pulcinella e il Can Can turcoCompagnia Pulcinella di Mare Napoli1 giugno ore 20.30 Largo DuomoTeatro di strada Il guerin meschinocontro i turchi Teatri ComunicantiPorto Sant'Elpidio2 giugno ore 20.30 Piazza PaganoTeatro di strada - spettacolo di stradasui trampoli Deus lo vultCompagnia Dei Folli - Ascoli Piceno

3 giugno ore 21.00 Teatro DonBosco "Dove va la maschera" Compagnia La Maschera4 giugno ore 20.30 Centro SocialeMalavaccaro Spettacolo teatrale"Ahimsa" Compagnia abito in scenaCINEMA13 maggio 0re 21,15cinema Principe di PiemonteRaul - Diritto di uccidereAssociazione culturale e studentescaE.po.ca.20 maggio 0re 21,15cinema Principe di PiemonteHotel RwandaAssociazione culturale e studentescaE.po.ca.27 maggio 0re 21,15cinema Principe di PiemonteLitigi d’amoreAssociazione culturale e studentescaE.po.ca. 6 giugno Teatro Don BoscoSpettacolo cortometraggio"1806 dalla terra alla città"

Scuola elementare V° circolo1o giugno 0re 21,15cinema Principe di PiemonteUna lunga domenica di passioniAssociazione culturale e studentescaE.po.ca.DANZA15 maggio ore 18.00 Cittadella di Bucaletto Briganti etarantule Notte della Tarantola30 maggio ore 21.00 Teatro DueTorri Spettacolo di danzaScuola di danza BonitatibusAUTORI Presentano al pubblico il loro libro5 maggio ore 18.00 Chiesa SanFrancesco Padre Carlo24 maggio ore 18.00 Sala dell'ArcoAntonella Litterio27 maggio ore 18.00 Sala dell'ArcoFrancesca Genzano1 giugno ore 18.00 Sala dell'ArcoVenneri3 giugno ore 18.00 Sala dell'ArcoCristina di Lagopesole4 giugno ore 18.00 Sala dell'ArcoFanì SOLIDARIETA'7 maggio ore 21.00 Teatro F. StabileSerata di beneficenza CRI8 maggio ore 21.00 Teatro F. StabileSerata di beneficenzaAvis - Regione29 - 30 maggio ore 10.00/13.00 -16.00/20.00 "Un mattone per…"Raccolta fondi Ass. DownFoyer Teatro StabileLABORATORI5 giugno ore 16,00 Piazza GavioliLaboratorio della memoria A curadelle Organizzazioni sindacali deipensionati Cgil - Cisl, UilOre 16,00 Piazza Gavioli Le politiche per la terza età nelBilancio di Previsione 2005/2007:Incontro con l'AmministrazionecomunaleAprile - giugnoBiblioteca comunale per l'infanziaIl teatro dei ragazzi con l'attrice Mariaeugenia Morese Laboratorio sull'apprendimento delle tecniche espressive rivolto ai ragazzi dai 7 ai 10 anniLaboratorio di scrittura narrativaLaboratorio sull'apprendimento rivolto ai ragazzi dagli 11 ai 14 anni

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Il programma

riapre

Palazzo Loffredo

20 maggio 2005

Inaugurazione del Museo Archeologico Nazionale della Basilicata

“Dinu Adamesteanu”

PROGRAMMA

ore 17.00Corteo di nobili e archibugieri per le vie di Potenza dal Palazzo di Città a Largo Duomo

ore 18.00Saluto delle Autorità nella Galleria Civica, Palazzo Loffredo

ore 18.30Cerimonia di inaugurazione del Museo Archeologico Nazionale della Basilicata

“Dinu Adamesteanu”

ore 19.30“Di corte in corte”, musiche e danze del Rinascimento italiano in Largo Duomo

Si prevede l’apertura straordinaria delle saledal momento successivo all’inaugurazione fino alle ore 23.00L’accesso del pubblico al Museo sarà regolamentato in gruppi

Ministero per i Beni e le Attività CulturaliDipartimento per i Beni Culturali e PaesaggisticiDirezione Regionale della BasilicataSoprintendenza per i Beni Archeologici della Basilicata