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anno I - numero 1 - 2008 periodico a distribuzione gratuita - freepress OUTDOOR Road book Ossolano Il giro del Gries in mountain bike Arrampicata, Canyoning e Alpinismo A spasso tra i celti - Valle Anzasca L’Oro della Val d’Ossola .it OSSOLA The magazine of Ossola’s Valleys La rivista delle Valli dell’Ossola

OSSOLA.it n1 outdoor

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The magazine of Ossola valley

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anno I - numero 1 - 2008

periodico a distribuzione gratuita - freepressOUTDOOR

Road book Ossolano

Il giro del Gries in mountain bike

Arrampicata, Canyoning e Alpinismo

A spasso tra i celti - Valle Anzasca

L’Oro della Val d’Ossola

.itOSSOLAThe magazine of Ossola’s ValleysLa rivista delle Valli dell’Ossola

OUTDOOR

anno I - numero 1 - 2008

OSSO

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on il 2009 il ristorante tipico del Divin Porcello, avrà una nuova immagine. Sarà rinnovato negli spazi e nei servizi per un’accoglienza tutta Ossolana fatta

con la classica e riconosciuta cucina tipica, affi ancata da una fornita e speciale can-tina comprendente più di 600 etichette con sala degustazione. La nuova strut-tura comprende anche tre camere con servizi, doccia e sauna. Il Divin Porcello è radicato nell’ambiente rurale dell’antica Ossola. Un luogo adatto a tutti, unico e riservato. Circondato da vigneti e baite è il luogo ideale per il totale relax e nel contempo situato all’imbocco delle princi-pali valli Ossolane.

Il ristorante tipico ossolano

28855 MASERA (VB) - Fraz. Cresta, 11 Tel. 0324.35035 - Cell. 348.2202612

[email protected] www.divinporcello.it- lunedì chiuso -

[email protected] Domodossola - VB

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in inglese outdoor (tutto attaccato) signifi ca all’aria aperta, mentre out door (statccato) signifi ca fuori porta, ma entrambe le accezioni, hanno in comune un signifi cato che deriva da una parola latina

“deportare” ovvero “uscire fuori”. Era così che gli antichi romani defi nivano quelle attività fi siche pra-ticate fuori dalle porte della città per il puro piacere dello sforzo fi sico coniugato al gioco, eredità del mondo ellenico. Successivamente, nei luoghi raggiunti dall’imperialismo romano, la parola deportare subì varie trasformazioni, sino a diventare la britannica desport, che venne contratta in “sport” a partire dal XVI secolo nel linguaggio parlato. Solo nell’ottocento fu nientemeno che Walter Scott, il celeberrimo autore di Ivanhoe, ad inserirla in uno dei suoi preziosi scritti, dandogli così un riconoscimento uffi ciale.La pratica sportiva ebbe nella storia alterne fortune, molto in voga nel mondo an-tico, anche presso gli egizi, venne poi ridimensionata dall’avvento del cristiane-simo. Lo stesso Sant’Ambrogio, arcivescovo di Milano, si batté strenuamente per rendere illegali i giochi olimpici, che furono rispolverati solo in epoca moderna grazie al francese De Coubertain, l’inventore dei Giochi Olim-pici Moderni. Il medioevo ed il rinascimento ereditarono la tradi-zione antisportiva del cristianesimo del IV secolo d.c., ma per le classi agiate quasi nulla cambiò, in quei secoli bui infatti, erano le attività “fi siche” i passatempi preferiti quando non erano in cor-so guerre che impegnavano frequentemente i rappresentanti della nobiltà.Nel ‘600, ci fu una prima vera svolta a favore dell’atti-vità sportiva, per merito del fi losofo e pedagogo inglese John Locke, che nel saggio “Pensieri sull’educazione” sostenne che: la ginnasti-ca, prelude e permette l’esercizio del do-minio di se. Concetto ribadito settant’an-ni più tardi dal fi loso svizzero Jean Jacques Rousseau, che sostenne in “Emilio”, l’infl uen-za positiva del vigore fi sico sul rigore morale.In Ossola, come in gran parte del mondo occi-dentale cattolico, l’attività fi sica è stata per millenni appannaggio dei ceti abbienti, sino all’avven-to del fascismo che impose la ginnastica ai ragazzi in età scolare, come attività pedago-gica diff usa: imposizione studiata come mezzo effi cace di propaganda fascista, ma anche per un aspetto diverso che molti ignora-no. Infatti Mussolini, aveva capito che una buona forma fi sica è il più valido mezzo di prevenzione per le malattie, che in quei tempi imperversavano specialmente tra i giovani, la ginnastica di-ventò nel ventennio u n a formidabile cura preventiva.In realtà nella storia le per-sone comu-ni, i poveri, di movimen- to ed attività fi sica, ne hanno fatto anche troppo, ed il nostro territorio non è stato certo generoso con i suoi antichi abitanti, nelle giornate di festa a nessuno veniva in mente di fare campionati di corsa o gare di sollevamento pesi, si faticava già troppo nella vita di tutti i giorni. La domenica serviva per riposare, ovviamente però all’aria aperta...

rtiva ebbe nella storia alterne fortune, molto in voga nel mondo an-esso gli egizi, venne poi ridimensionata dall’avvento del cristiane-o Sant’Ambrogio, arcivescovo di Milano, si batté strenuamenteegali i giochi olimpici, che furono rispolverati solo in epoca ie al francese De Coubertain, l’inventore dei Giochi Olim- medioevo ed il rinascimento ereditarono la tradi-tiva del cristianesimo del IV secolo d.c., ma per le uasi nulla cambiò, in quei secoli bui infatti, erano che” i passatempi preferiti quando non erano in cor-eeimpegnavano frequentemente i rappresentanti

una prima vera svolta a favore dell’atti-per merito del fi losofo e pedagogo Locke, che nel saggio “Pensieri e” sostenne che: ee la ginnasti-permette l’esercizio del do-oncetto ribadito settant’an-fi loso svizzero Jean Jacquessostenne in “Emilio”, l’infl uen-vigore fi sico sul rigore morale.

me in gran parte del mondo occi-co, l’attività fi sica è stata per millenni dei ceti abbienti, sino all’avven-

mo che impose la ginnastica ai scolare, come attività pedago-

mposizione studiata come mezzo paganda fascista, ma anche per verso che molti ignora-ssolini, aveva capito na forma fi sica è il zzo di prevenzione e, che in quei tempi no specialmentela ginnastica di-

entennio u n aura

to ed attività fi sica, o anche troppo, ed il nostro è stato certo generoso con i suoi antichi abitanti, nelle ta a nessuno veniva in mente di fare campionati di corsa o gare di pesi, si faticava già troppo nella vita di tutti i giorni. La domenica serviva per mente però all’aria aperta...

Gomba

MozzioViceno

Crego

Devero

Croveo

Cravegna

Colloro

Cuzzago

Mergozzo

Masera

Alpe Lusentino

a proposito di...a proposito di...di Marilena Panziera - Comunità Montana Valli Antigorio Divedro Formazza

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Sommario

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Road Book OssolanoSu due ruote tra monti e valli

A proposito di...

Mountain bikeL’alto giro del Gries

CanyoningDentro le bollicine

ArrampicataFalesie dell’Ossola

TrekkingOrridi di Uriezzo

Trial

Funghi

Pagine fragili

La valle dell’Oro

FitnessTra fi umi e laghi

TrekkingGiro del passo del MonsceraAlpinismoMittelruck

ArrampicataOssola Rock Paradise

Trekking fotografi coLago Nero - Alpe Devero

TrekkingA spasso tra i celti

Pieve Vergonte La miniera di Val Toppa

Anno I - N. 1 - 2008

Sede e redazioneVia Madonna di Loreto, 728805 Vogogna (VB)Tel. 329 2259589 Fax 0324 [email protected]

Direttore ResponsabileMassimo Parma

Direttore EditorialeRiccardo Faggiana

RedattoriRiccardo Faggiana, Massimo Parma, Claudio Zella Geddo

Coordinamento grafi coe impaginazioneEleonora [email protected]

CollaboratoriRosella Favino, Stefania Locatelli, Marilena Panziera, Alice Matli, Monica Mattei, Fabio Pizzicoli, Carlo Solfrini.

Hanno collaborato in questo numeroGiuseppe Burlone, Felice Jerich, Michaela GornatiPaolo Sartori, Paolo Stoppini, Francesco Vaudo

Fotografi aArchivio © Faggiana RiccardoFrancesco Vaudoaltre foto © Fotolia e iStock Photo

TraduzioniChiara Cane, Federico Manera “Easy English”

EditoreFaggiana RiccardoVogogna (VB) - Tel. 329 2259589

StampaTipografi a Bolongaro - Baveno (VB) www.bolongaro.it

Ossola.it è un periodico registrato presso il Tribunale di Verbania in data10/04/08con il n. 3/08.

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La Valle dei Marchia cura della Comunità Montana Antigorio Divedro Formazza

clone locale del nebbiolo, che un formaggio Ossolano stagionato in vinacce di Prunent, della famiglia Garrone è anche il marchio Cà d’Matè che contraddistingue un ottimo vino affi nato nell’omonima can-tina di Oira. Anche in Val Formazza, ad opera della Cooperativa Formazza Agricola è stato registrato un marchio, il Formazza® appunto, che caratterizza un formaggio fatto con latte crudo a pasta semi cotta, con lavorazione molto tipica della zona, ma fatta su tutto l’arco dell’anno.La Lumaga® di Crevoladossola è il marchio registrato di una aziena agricola di due coraggiose donne che da 10 anni allevano lumache che vendono vive o trasformate.Negli ultimi anni sono nati altri marchi legati a prodotti come il Dvarun®, che contraddistingue un formag-gio della Valdivedro, e sempre in questa Valle è nato nel 2007 il marchio più spiritoso: L’Asino di Varzo®, punto di partenza di una serie di eventi e interventi volti a favorire ed incrementare l’allevamento di questi graziosi equini.

La Valle Antigorio Divedro Formazza è la punta estrema del Piemon-te, costituita prevalentemente da territorio montuoso, con una superfi cie di 61.033,00 Km2 con circa 12.000 abitanti. È un contesto montano che come spesso accade appare abbastanza chiuso, mal-grado ciò, in alcuni settori le imprese e le istituzioni hanno saputo

coniugare la tradizione culturale con una modernità più simile a quella che si può trovare nelle aree urbane delle grandi città del nord, che si distinguono per le azioni dirette alla

salvaguardia delle produzioni artigianali ed industriali, e anche nell’ambito più generale del made in Italy.

La storia dei marchi della valle parte dal Crodino, ideato dalla vulcanica mente del patron delle Terme di Crodo, Piero Ginocchi, ne è partita la commercializzazione nel 1964, e da allora che “l’analcolico biondo fa impazzire il mondo”, e pare che il mondo impazzisca davvero per il crodino® visto che se ne producono dai 3 ai 6.000.000 di bottiglie la settimana nel solo stabilimento di Crodo. Accanto all’aperiti-vo fanno la loro bella fi gura anche i marchi Crodo Lisiel® e Crodo Cesa®, Acque minerali molto diff use specie nella ristorazione, per la qua-le sono state valorizzate da belle bottiglie di forma innovativa.

Nel 1998 è stato creato il marchio Bettelmatt® ad opera della Comunità Montana Antigorio Divedro For-mazza e di un gruppo di agricoltori, impegnati in una zona di produzione di formaggio d’alpeggio, com-presa fra i comuni di Premia, Baceno e Formazza, a ridosso della catena montuosa dominata dai 3235 metri del ghiacciaio dell’Arbola. Tale creazione ha coinciso con la stesura di un disciplinare di produzione al quale chi produce Bettelmatt® si deve attenere per avere la possibilità di utilizzare tale denominazione. Quindi, oltre ad esserne possibile la produzione in quei soli sette alpeggi riconosciuti per uniformità di clima, fl ora e altitudine, si produce seguendo regole precise quali il divieto di alimentare con mangimi il bestiame che produce il latte da utilizzare, che deve essere alimentato unicamente con erba fresca media-nte il pascolamento. Inoltre nella caseifi cazione non è previsto l’utilizzo né di lattofermenti né sierofermenti. Prece-dente invece è il marchio del formaggio Ossolano, creato nel 1990 dalla sinergia tra le Comunità Montane e la Provincia, capeggiate dalla Valle Ossola ed i produttori di formaggio tipico, tra cui spiccava già allora la Latteria Antigoriana di Crodo®, che è un marchio registrato, che nell’arco di questi 18 anni di marchi, oltre all’Ossolano, ne ha creati ben altri 4 legati a loro volta ad un tipo di formaggio: Fria®, Aleccio®, Baita® eCistellino®, ed un 5° registrato insieme all’Enoteca Garrone, di Crevoladossola, dal nome Prunent® che è sia il nome di un vino, ricavato dal recupero di un antico

Th e valley’s brands

The history of the valley’s brands begins with “Crodino”. Brought into the market in 1964, at present from 3 to 6 million bottles are produced every week in the Crodo’s factory. Along with the aperitif,

also several mineral water’s brands, like Crodo Lisiel and Crodo Cesa, enjoy a very good reputation. In 1998 a brand called Bettelmatt has been created by the Mountain Community of Antigorio, Divedro, Formazza together with a group of farmers working in an area dedicated to the production of Alpine cheese, which stretches from Premia to Baceno, reaching Formazza. In 1990 the brand “Ossolan Cheese” has been brought to light. Born of the common eff ort of the Mountain Communities and the Province, headed by the Ossola Valley and the homemade cheese producers, among whom, even then, stood out the “Antigoriana di Crodo” Dairy. Th e latter is a registered brand, which in the last 18 years created, aside from the Ossolano, other four brands, each linked to a kind of cheese: Fria, Aleccio, Baita and Cistellino. A fi fth one, registered along with the Garrone Wine Celiar of Crevoladossola, has been called Prunent. Th e name reminds that of an old locai wine similar to Nebbiolo, and that of an ossolan cheese seasoned in Prunent’s vines, as well. Belonging to the Garrone’s family is, also, the brand “Cà d’matè” which answers to the name of a tasty wine produced by a wine-cellar located in Oira that bears the same denomination. Also in thè Formazza Valley a brand has been registered by the Agricultural Formazza Cooperative: the Formazza.Th e Formazza is a cheese made all year long with raw milk and a semi-cooked pasta, with a special procedure very much typical of the area. Th e “Lumaga” of Crevoladossola is a registered brand of an agricultural fi rm owned by two brave women who have bred snails, which are sold alive or processed, for already ten years now.In the last years, other brands linked to products like the Dvarun, a cheese from Valdivedro, were born. In the selfsame valley in the year 2007, the funniest brand “L’asino di Varzo” (Varzo’s donkey) was born, starting point for a series of events and participations by a group of Varzo inhabitants.

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unità Montana Antigorio Divedro For-

alle dei Marchi clone locale del nebbiolo, che un formaggio Ossolano stagionato in vinacce di Prunent, della famiglia Garrone è anche il marchio Cà d’Matè che contraddistingue un ottimo vino affi nato nell’omonima can-ffi

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VALLE ANTRONA

Trekking fotografi co

Trekking fotografico ai laghi della Val Troncone, Antrona, Campiccioli, Camposecco, Cingino”

L. di Campiccioli

L. di Antrona

L. di Cingino

L. di Camposecco

Partenza dal lago di Antrona sentiero GTA fi no alla diga di Campiccioli dove si può anche arrivare in auto, ma la strada è dell’ENEL. Attraversiamo la diga di Cam-piccioli, passiamo la centrale e ben presto troveremo un incrocio, prendiamo il sentiero che sale a destra. La salita è abbastanza dura, ma intervallata da tratti più scorrevoli. Il sentiero, ben segnato, ci porterà in tre ore al bacino di Camposecco. Prendiamo fi ato e godiamo dei panorami e dei paesaggi.

zata “20 minuti ca.” Aldilà della galleria il lago di Cingino. Facile osservare gli stambecchi sul muro verticale della diga e su tutto il sentiero alto. La discesa verso la Val Tron-cone la percorriamo sul sentiero SFT “Simplon Fletschorn Trekking” arrivati a valle seguiamo a destra verso il lago di Campiccioli. Durata dell’escursione 7-9 ore.

Proseguiamo seguendo le vec-chie rotaie che scendono sulla sinistra del bivacco fi no alla galleria dalla luce temporiz-

VALLE ANTRONA

Trekking fotografico fi

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Produzione di caprini a cagliata lattica freschi, con le erbe o solo olio

d’oliva, caciottina fresca o stagionata, tomette e ricotta tutte stagionatein una cantina in sasso

come una volta...

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FORMAGGI

di Silvano Ragozza

In qualche località si chiama sràz, in altre sangarlìn. A Colloro, invece, viene chiama-to masarèt. Si tratta di un particolare tipo di ricotta di latte di vacca e di capra che i vecchi contadini fanno stagionare in speciali contenitori fatti di semplice corteccia di

betulla o di faggio (rǘsca ‘d bèula o ‘d fuscàal), localmente chiamati böz, cuciti insieme con lunghe e sottili strisce pure di corteccia, e più recentemente con del fi lo di ferro. La ricotta viene salata, pepata e poi messa sopra il camino perché assuma il tipico aroma di fumo (la mascàrpa), oppure semplicemente messa in cantina, dove in pochi giorni si coprirà di una caratteristica muffa, e allora prenderà il nome di masarèt. Dopo qualche settimana di stagionatura, il masarèt è pronto per essere consumato con la polenta (la pùat, la pulènta) o spalmato sulle fette di pane di segale (pàŋ biàva, pàŋ nègar).

Il nome masarèt deriva da masaràa, cioè “macerare, stagionare”, dal latino MACERARE “bagnare, ammorbidire”. Abbiamo notizia di questo tipo di latticinio e del suo recipiente fi n dal Medioevo: negli statuti comunali di Vogogna del 1374 troviamo infatti l’espres-sione de seratiis cum ruscha. Il seratium (dal latino SERUM “siero”) era, a quell’epoca, la ricotta stagionata, che ancora oggi in qualche località viene chiamata saràč, sràz, men-tre la ruscha, oggi rǘsca, è la corteccia usata come contenitore. Si tratta di un alimento oggi sempre più raro da trovare, ma che per molti secoli ha costituito uno degli alimenti principali dei nostri antenati, un alimento povero poiché è l’ultimo prodotto derivato dalla lavorazione del latte. La ricotta, infatti (i gnòch), è rica-vata dal siero di latte (la srùa) già sfruttata per ottenere il formaggio (u sprés). Si ottiene aggiungendo un poco di aceto al siero messo a riscaldare, e per questo in italiano viene chiamata ri-cotta, cioè “cotta due volte”.

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Il masarèt

MARISA COTTINI

.itOSSOLA è un periodico freepress di in-

formazione turistica delle valli dell’Ossola.

L’alta tiratura e la distribuzione capillare

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danno uno slancio in termini di visibilità.

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La rivista delle Valli dell’OssolaThe magazine of Ossola’s Valleys

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è anche on-line!

in uscita

a d i c e m b r e . . .

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BACENO: Comune e Uffi co Informazioni - Meublè Isotta - Albergo Ristorante Vecchio Scarpone - Ristorante Pizzeria Cistella, Croveo - Albergo Ristorante Villa Gina, Goglio Alpe Devero: Rifugio CAI Capanna Castiglioni Ristorante Casa Fontana - Bar Pensione Fattorini - Bar Pen-sione Funivia - Albergo Ristorante La Lanca - Casa Vacanze La Rossa - Agriturismo Alpe Crampiolo - Alber-go Ristorante La Baita - Alpe Crampiolo - Ristorante Bar Punta Fizzi, Alpe Crampiolo BOGNANCO: Comune - Pro Loco - Albergo Edelweiss - Albergo Rossi - Hotel Panorama - Rifugio Alpe Laghetto - Yolki Palki Camping Village - Albergo Ristorante Da Cecilia - Rifugio San BernardoDOMODOSSOLA: Comune - Pro Loco Domodossola co. Stazione Ferroviaria - Bar Roma - Bar Mignon - Bar Milano - Bar Caffè Regina - Bar Moderno - Pasticceria Grandazzi - Caffè del Borgo - GVM sport - Edicola Antonio Giorla - Mosoni sport - Il Capriccio - Lolli collezioni - Centro Commerciale Sempione - Ristorante La Meridiana - Bar Caffè Il Girasole - Tabaccheria Via Galletti - Lucchini Foto Video - Immobiliare Ossola Case - Residence Fiordaliso - Supermercati Coop - Sciovie Domobianca - Rifugio Lusentino - Edicola della StazioneDRUOGNO: Comune - Albergo Ristorante Stella Alpina - Bar Gelateria - Bar TabacchiCREVOLADOSSOLA: Alimentari Tomà - Ristorante Gambrinus - Ristorante Pizzeria C’era una volta, OiraCRAVEGGIA: Comune - Bar Tabacchi Lo Spuntino CRODO: Centro Visite Parco - Albergo Ristorante Buongusto - Comunità Montana Valle Antigorio Divedro Formazza - Albergo Ristorante Edelweiss - Albergo Ristorante Pizzo del Frate - Ristorante Bar del ParcoFONDOTOCE: Bar Gelateria Lollypop - Campeggio Lido Continental - Ristorante La Gallina che fumaFORMAZZA: Comune e uff. Turistico - Albergo Edelweiss - Albergo Ristorante Pernice Bianca - Albergo Corno Brunni - Albergo Ristorante Rotenthal - Edicola Tabaccheria - B&B Schtêbli - Bar Barulussa - Risto-rante Walser Schtuba - Agriturismo Ross-Wald - Ristorante Cascata del Toce - Rifugio Maria Luisa - Rifugio Città di BustoGRAVELLONA TOCE: Parco Commerciale dei Laghi MACUGNAGA: Uff. Turistico - Hotel Cima Jazzi - Centro Sportivo - Funivie Monterosa - Bar MignonMALESCO: Comune - Pro Loco - Bar Orso Bianco - Ristorante La Peschiera - Bar La SostaMERGOZZO: Comune - Uffi cio Turistico - Il Forno Shop - Gelateria Bar Aurora - Bar Calumet, CandogliaMASERA: Alimentari e Bed & Breakfast Tomà - Ristorante Del Divin Porcello - Edicola tabacchi - Farmacia Grillo - Agriturismo Moon LightMONTECRESTESE: Osteria Gallo Nero - Bar Gufo MONTESCHENO: Comune e Uffi cio TuristicoMOTTARONE: Funivia - Giardino Alpinia - Ristorante San GiudaORNAVASSO: Comune - Bar Beba - Bar Baraonda - Angel’s Caffè - Lago delle Rose - Edicola TabacchiPREMIA: Comune e Uffi cio Turistico - Albergo del Ponte - Albergo Minoli Miravalle - Ristorante Pizzeria Giglio Azzurro - Albergo Monte GiovePREMOSELLO: Comune - B&B Cà dal Preu - Bar Pasticceria - Supermercato ConadPIEVE VERGONTE: Comune - Bar Hg PIEDIMULERA: Comune - Museo Lithoteca - Bar centraleSANTA MARIA MAGGIORE: Comune - Uffi cio Turistico - Immobiliare Vigezzo - Centro FondoSTRESA: Funivie Stresa Mottarone - Bar IdrovolanteVARZO: Sede Parco Naturale Veglia Devero - Hotel Sempione Viale Castelli - Ristorante Edelweiss, San Domenico - Alimentari Piretti, San Domenico - San Domenico NeveVERBANIA: Uffi cio turismo - Pro Loco - Bar gelateria Milano - Gelateria Isola del Gelato - Monika Incoming Service VIGANELLA: Comune e Comunità Montana Valle AntronaVILLADOSSOLA: Comune - Bar Plaza - Bar Gelateria Settimo Cielo - Formont, Via Boldrini - Tabaccheria Pergrossi R. Via Sempione - Ristorante La Tavernetta - Ristorante Serenella - Supermercato Coop - Erica Arioli Fotografo VOGOGNA: Comune - Bar Jolly - Tabaccheria Edicola - Easy English - Pizzeria Roxy - Motel Bar Ristorante Monterosa - Centro Calzaturiero - B&B Del Viandante

La rivista turistica delle Valli dell’Ossola la puoi trovare qui...

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Su due ruote tra monti e valli di Claudio Zella Geddo

ROAD BOOK OSSOLANO ROAD BOOK OSSOLANO

Orli di ghiaccio, mille e più cascate, mucche pezzate al pascolo tra prati verdissimi e fi oriti di genziane, macchie di mirtilli e lariceti magici. Elementi unici che in una straordinaria alchimia danno luce, fi sionomia e volto alle valli ossolane.

E osservare tutto dal sellino di una moto? Perché no? Una nuova sfi da da vincere, basta un giorno o poco più. Del resto tutta l‘Italia è ritenuta Paradiso dei Centauri ed anche il nostro territorio ha i numeri per non sfi gurare aff atto. Ba-sta chiederlo ai molti nordici, in primis i tedeschi, che ogni estate calano in Ossola a cavallo delle loro moto, infatti se viaggiare signifi ca scoprire la bellezza di un luogo, la sua natura e la sua gente, la motocicletta è senz’altro uno stru-mento privilegiato. Contrariamente all’amata/detestata auto, viaggiando su due ruote ci si trova esposti ad un contatto diretto con l’ambiente, ci si muove privi di qualsiasi cornice iso-lante, si è autentici nelle proprie emo-zioni e paure. In Ossola molti possono essere i trac-ciati in grado di garantire un piacere pieno al pilota, ragione quest’ultima della scelta di viaggiare in moto (mezzo oggettivamente scomodo).

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Prima d’inforcare il manubrio non vi man-chi un buon equipaggiamento: giacca in gore-tex con protezioni, guanti con pro-tezioni antistrappo, fascia antivento per il collo, stivali e calzoni antiacqua oltre al casco obbligatorio meglio se con la parte anteriore apribile. Eccoci allora pronti a conoscere una valle meravigliosa da una prospettiva insolita. In sella ad una moto di sostanza, una travel naked, come la Honda CBF 600 N 4 cilindri, munita di parabrezza, borse laterali e bau-letto posteriore; una vera e propria tuttofa-re, adatta per il viaggio.Partiamo di buon mattino dallo specchio d’acqua di Mergozzo con il sole alle spalle, fi no all’imbocco della Valle Anzasca, oltre il ponte della Masone, è tutta una goduria che invita ad un turismo comodo e rilassa-to, lungo il corso della Toce che s’insinua tra borghi, castelli e boschi tensati.La Valle Anzasca impone prudenza, prima dei Gozzi, per la pessima qualità del manto stradale e poi per la ristrettezza dell’arteria viaria. Molto belli comunque i paesaggi, i paesi che si attraversano tra falsi piano, gal-lerie e rettilinei. Uno per tutti; scendete dal cavallo d’accia-io e recatevi, lungo un sentiero segnato in un sontuoso bosco, a Morghen, lungo il terebrante versante destro dell’Anza. Una radura, un luogo che è un altro mondo!Piacevoli curve (e qui il passeggero/a deve aiutarvi ad equilibrarvi) ed ecco che siete a Macugnaga; non sarete certo gli unici mo-toturisti poiché la l’immagine della parete est del Monte Rosa e certamente degna della visiera del più scatenato riders! Fer-matevi per il tempo che avete a disposi-zione per godervi il paesaggio, un vero e proprio teatro montano a scena aperta. A fi anco la Valle Antrona invita il centauro a dare prova di abilità grazie ai due itinerari che - gemelli - si dipartano da Antrona Pia-na: il Lago d’Antrona e qui alzate la celata per farvi penetrare dai profumi dei sempre verdi e la strada verso Cheggio, un tributo di curve e controcurve godibilissime!Ancora percorrete lo scrigno prezioso del-la Vale Bognanco che promette meraviglia mano a mano che si sale, oltre le Terme art

Immagini: pag. 6 dall’alto: passaggio alla diga di Morasco - Macugnaga sovrastata dal Monte Rosa pag. 7 dall’alto: veduta dell’abitato di Cheggio, Valle Antrona - Riale, la strada che porta alla diga.

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8Immagini: dall’alto: Veduta della Valle Anzasca - Craveggia - pag. 9: Alpeggi in Val Bognanco e Moncucco sullo sfondo

noveau, fi no alla piacevole isola di Gomba. E asfalto oltre le ruote, fi no al cielo accanto allo splendido complesso religioso di San Bernardo; luogo di partenza per itinerari che conducono in Svizzera (dal Medioevo)

o fra i mille blu dei laghi di Ragozza, Tscha-winer, Arza, Paione e Variola. Umile ma segretamente incantata la Bo-gnanco vi rimarrà nel cuore! Oltre la piana ossolana un bel percorso vi conduce dalla pittorica Vigezzo alle Cen-tovalli elvetiche; valle quella vigezzina che non ha bisogno di presentazioni e che off re al centauro un percorso di respiro e piacere tra le pareti della Val Grande, le mai spente tradizioni folcloristiche e l’affl ato religioso di una popolazione.Un desiderio sospinge i vostri cavalli mo-tore a nord? I polsi sono leggeri? Allora aff rontate dopo il disegno callido della Valle Antigorio e le nuovissime terme cal-de di Premia, l’asperità ascosa della Valle

Formazza. Superate le Casse, respirate gli afrori dell’abetaia, e sarete in quel straor-dinario angolo di Alpi dominato dalla pro-pria impronta autenticamente walser, dai ghiacciai che baluginano in lontananza,

dalla cascata della Toce.Anche qui l’invito è percorrere il tracciato con prudenza e atten-zione anche a causa della sovra-nità del paesaggio che facilmen-te può distrarre il conduttore!Da Canza a Riale avrete la possi-bilità di percepire il respiro antico e nordico di un luogo non a caso amatissimo dal sommo Maestro Richard Wagner che proprio qui si dedicò alla composizione di pagine celebri. Ora oltre il pianoro di Riale solo praterie alpine, laghi incassa-ti, passi, mulattiere e il cuore dell’Europa continentale mentre cime, nevai e ghiacciai occhieg-giano immoti nel blu cobalto di un cielo terso.Mettete il cavalletto, toglietevi gli indumenti inutili e osservate la vostra moto (fi datissima com-pagna) che si profi la in quest’in-canto: non avrete alcuna voglia di andare via dalla Valle Formaz-za, neanche con lei... neanche in capo al mondo.

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Ice crests, thousands of falls, pied cows at grass, green fl owering fi elds, magic larch graves and bushes of blueberries are the unique and special features of the Ossola Valley. It is actually a valued

Paradise for the motorcyclist.Th e motorbike gives the opportunity to come in a free and direct contact with the beauty of this place, its nature, its people without the isolating frame of the car.Before we actually start we must make sure our outfi t and our motorbike are all right.Early in the morning we leave the lake of Mergozzo to the Anzasca Valley along the bank of the river Toce. We follow a relaxing and leisurely route through small villages, castles and woods.Past the Masone bridge we can fi nd the Anzasca Valley on our left. It must be faced with cau-tion because of the bad quality of the asphalt surface and the narrowness of the road.Anyway, the view is extraordinary and the small villages are lovely.Passing enjoyable bends the motorcyclist can reach Macugnaga and the east face of Mount Rosa.Nearby the Antrona Valley off ers two diff erent routes branching off Antrona Piana: the road full of the fragrance of fi rs and pines to Lake Antrona and the road full of twists and turns to Cheggio.Th e enchanted Bognanco Valley can be ridden up to the lovely religious building in San Ber-nardo through the village of Bognanco and its spa.Past the Ossola plain we can ride up to the Swiss Centovalli through the Vigezzo Valley. It off ers a nice and pleasant opportunity to discover the folk traditions and the religious inspiration of its people. Northwards the motorcyclist can travel through the Antigorio Valley with its baths and the Formazza Valley with its fi r-woods and the Toce falls.We can have a lot of good time on the scenic route to Premia and on the road full of twists and turns to Riale. Beyond the tableland of Riale we can stop and devote a little of our time to enjoy the “Walser” atmosphere and the impressive nature.

A motorcycling road book from the Ossola Valley

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10fotografo

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Faggiana Riccardo

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MOUNTAIN BIKE

di Riccardo Faggiana

L’alto giro del Gries

Un giro ad anello sul sentiero Walser

tra Italia e Svizzera, tra laghi,

ghiacciai e antichi valichi alpini. ”

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neoimpressionista è rappresentato dagli elettrodotti che attraversano queste zone adibite, dall’industrializzazione selvaggia degli anni 60, alla costruzione di bacini artifi ciali per la produzione di energia idro-elettrica. Noi “Ossolani” siamo abituati a queste immense costruzioni che imbriglia-no le forze della natura e forse le diamo per scontate, come se si fossero formate naturalmente dall’orogenesi alpina. Come se la grandiosità dell’uomo e della natura dovessero obbligatoriamente convivere all’uninsono. Sta di fatto che durante tut-ta l’escursione ne incontreremo tre delle più grandi. Il Toggia, il Gries in territorio elvetico e Morasco, a conclusione della nostra gita. A proposito di dighe, salendo da Domodossola, sono osservabili diverse centrali idroelettriche dalla particolare ar-chitettura, ben riconoscibili. Queste sono vere e proprie opere architet-toniche industriali dei primi del 900, rea-lizzate dall’Architetto Portaluppi. Non solo

ricopre tutto, la Formazza diventa meta di molti sci alpinisti, ciaspolatori e snowboar-der. E’ allora che con le ciaspole ai piedi e la mia tavola ripercorro le vie che in estate ho pedalato in mountainbike, riscoprendo e apprezzando sempre più questa meravi-gliosa e particolare valle.Non si può non amare queste praterie, l’as-senza di alberi svela le curve del territorio, le sinuosità della terra, e tutto sembra così ordinato. Alla visione di questo insieme mi pervade sempre un tale senso di pace che basterebbe a giustifi care la mia pre-senza, qui tra queste montagne. L’unico elemento disarmonico di questo quadro

punta nord, in alta Valle Formazza. Qui nel cuore delle Alpi Lepontine in un ambiente tipico di alta montagna, fatto di boschi di conifere e laghetti alpini, prati e pascoli, ghiacciai e morene si snoda uno dei per-corsi più aff ascinanti di tutta la zona. Il cosiddetto “giro del Gries” un percorso ad anello in quota, attraverso due passi alpini in territorio italo - elvetico.

Curve e baciniLa Valle Formazza è uno scrigno di tesori, tutti da scoprire, salendo e scendendo, cur-va dopo curva, in una serie di percorsi mai uguali e mai monotoni. Per questo ci ven-go spesso, da sempre, attraversandola in lungo e in largo, più e più volte, scoprendo ad ogni uscita nuove visioni che mutano ad ogni cambio di stagione in un susse-guirsi di colori e forme. Anche in inverno questi posti off rono qualcosa di spetta-colare. Quando la candida coltre nevosa

L’Ossola, terra di confi ne e crocevia alpi-no, un territorio ben delineato da vali-

chi e alte cime. Numerose valli che off rono infi niti percorsi di MTB, tanto che rimane sempre e solo l’imbarazzo della scelta, quindi, non a caso, ma per la particolare bellezza dei luoghi, partiamo dall’estrema

Immagini: pag. 12: il bacino del Toggia - pag. 13: salita al Gries - ghiacciaio del Gries.

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poco pedalabile, personalmente ho spinto a mano la bici per il 90% dell’intera salita, ma ho visto alcuni ironmen sgambettare in sella alla loro bici, sicuro che avranno fatto almeno il 90% della salita pedalando.

Il Grande Sentiero WalserIl tour proposto passa attraverso due im-portanti valichi alpini, il passo San Giacomo e il passo del Gries. Entrambi furono usati per millenni dalle popolazioni italo-elveti-che per il transito migratorio, mercantile e militare, qui il male e il bene si sono dati il cambio nei secoli. Da qui infatti migrarono i Vallesani, “Walser” che colonizzarono l’al-ta Ossola portando nuove conoscenze ru-rali, ma il comodo accesso portò in Ossola anche le armate svizzere scese alla conqui-sta del territorio alpino. Poi ancora, fi orenti commerci e guerre, insomma una sorta di antica autostrada transfrontaliera. Ripercorriamo oggi questa via con le nostre

versante svizzero. All’improvviso si aprirà sotto di noi un’incantevole e ampia valle con un lungo sentiero che costeggia il de-clivio per un paio di chilometri. Siamo in Val Bedretto, il panorama è stupendo, e la svizzera è sempre la svizzera ma occhio a non fare mosse sbagliate, qui il sentiero è pulito e pedalabile ma occorre fare molta attenzione, perché si è esposti a un ripido pendio. Passata la lunga diagonale ci troviamo ai piedi di un’altra valle che dovremo risalire per arrivare al Gries. Questo è il tratto più impegnativo, 4 Km circa di sentiero alpino

sulla gippabile, con alcuni tagli sul sentie-ro della via Alpina. Anzi, se state facendo il giro solo per il puro piacere di andare in bici godendovi il paesaggio, vi consiglio una sosta al rifugio Maria Luisa, che trove-remo dopo la prima rampa di tornanti che da Riale salgono in val Toggia. Una sana e goduriosa sosta, che consiglio vivamente a tutti i freerider come me, in primis per le fatiche patite nella salita poi per l’ottima cucina a base di polenta e spezzatino che i gestori preparano quotidianamente. Una prelibatezza!

Italia - Svizzera - ItaliaAbbiamo lasciato il rifugio per la nostra sosta e forse se tentati dal cibo, anche con la pancia piena, bene! Non resta che pro-seguire, costeggiando il coloratissimo lago del Toggia, per il passo San Giacomo. Appena attraversato il confi ne, dopo un breve tratto di saliscendi ci troviamo sul

quindi, mere costrizioni industriali, ma edi-fi ci caratteristici in stile, meritevoli di uno sguardo approfondito e curioso.

Salite e discese e..Ho percorso l’intero tragitto, con la mia mountainbike ed essendo privo di un’ade-guato allenamento è stata dura. Comun-que è andata! Il dislivello, l’altitudine e il clima rendono il giro adatto a chi ha gam-be e fi ato. Ma niente paura, anche chi non possiede i requisiti può tentarlo, tanto più che arrivati al primo passo, il San Giacomo, si può tornare indietro e godersi la discesa

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m di dislivello.Sembra quasi tracciato appositamente e si vorrebbe non fi nisse mai, anche solo per l’orgoglio pionieristico che sentiamo in noi nel percorrere in bici questi sentieri. E’ senza dubbio il tratto che preferisco, pura discesa, fate solo attenzione al primo trat-to, molto esposto, poi via a briglie sciolte. Il sentiero, scavato nel terreno, ha ampie curve e buona continuità, in alcuni punti è un po pericoloso a causa delle rocce latera-li ma abbastanza facile e molto appagante, ve lo garantisco. La prima parte della discesa termina alla piana dell’Alpe Bettelmatt. Per gli spiriti liberi del freeride questa di-scesa rimarrà un ricordo indelebile, perché conquistata a fatica, sudata, quindi libera-toria e selvaggia.

moderne bici, attenti e consci della storia che ci scorre sotto le ruote, perché siamo sul “Grande Sentiero Walser” un’importan-te via di comunicazione Alpina. Il sentiero è un viaggio nel cuore dell’Euro-pa, 800 Km dall’Italia all’Austria, passando per Svizzera e Liechtenstein, noi ne per-correremo una piccola parte, un godibile tratto in discesa, il più interessante e diver-tente dell’intero giro per chi come me è più votato alla discesa. Questo sentiero scavato nei secoli dal pas-saggio di migliaia di viandanti è oggi per noi una scorrevole pista da freeride dai 650

INFORMAZIONI UTILI

Come arrivarci: Attraverso la super-strada del Sempione, passata Domo-dossola, si prende lo svincolo per la Valle Antigorio - Formazza. Si prose-gue verso Formazza - Cascata del Toce. Si posteggia alla cascata o alla piana di Riale.

Periodo: Allo scioglimento completo delle nevi. Giugno - Settembre

Rif. Maria Luisa - Loc. ValtoggiaProprietà: C.A.I. Busto Arsizio Quota: 2157 mPosti 72 Servizi forniti: Bevande, Pasti, Pensione Tel. +39 0324 63086

Capanna Corno GriesLoc: Valle Bedretto Telefono: +41 (0)91 8691129

Info: Comunità Montana Antigorio Divedro Formazza Fraz. Bagni, 2028862 CRODO (VB) Tel. +39 0324 618431

Cartografi a: Le Carte Nazionali della Svizzera 1:50.000 sono le più indica-te, disegnate con il principio della lumeggiatura sono di facile consulta-zione. (f. 275 Valle Antigorio a f. 265 Nufenenpass).

m di dislivello

PrQuPoSePeTe

CaLoTe

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Ca

Immagini: un tra o del passo San Giacomo

Rifugio Maria LuisaRifugio Maria Luisawww.rifugiomarialuisa.it

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che sale a sinistra, le indicazioni sono chia-re “Gries o passo del Corno” pochi metri e si scende in singletrack sempre tenendo la sinistra. Giungiamo in un’ampia vallata sul versante svizzero, qui il sentiero costeggia per un paio di chilometri fi no ad arrivare in Val Corno. Riprendiamo la salita di questa che è la parte più dura, passiamo il Rifugio Corno Gries (Alt. 2338 m) e continuiamo fi no alla sommità della vallata, giungiamo così sul punto più alto dell’intero percorso, il passo del Gries (Alt. 2479 m). La segnaletica è ben posizionata ed è praticamente impossibile sbagliare direzione. Seguiamo ora le indicazioni per il lago di Mo-rasco, “ci aspetta una fantastica discesa”.Arriverete presto alla piana del Bettelmatt, da qui conviene utilizzare la gippabile per scen-dere in scioltezza e massima velocità. Bene siamo arrivati! Ancora qualche colpo di pedale per defatica-re, costeggiando la diga di Morasco, fi no ad arrivare a Riale o alla Cascata del Toce dove avevamo lasciato l’auto.

Le meraviglie della naturaDi cose da vedere qui ce n’è parecchie, a cominciare dalla Cascata del Toce, che si può ammirare in tutto il suo splendo-re appena giunti a destinazione. Defi nita a ragione il più bel salto d’Europa: uno spettacolo mozzafi ato, specie nei giorni di apertura, l’acqua rilasciata dalla diga di Morasco crea una spumeggiante barriera di 143 metri d’altezza. Il ghiacciaio del Gries, che non molti anni or sono terminava nell’omonima diga sot-tostante. Ora a causa del surriscaldamento globale, sta subendo la stessa sorte degli altri ghiacciai delle Alpi, si sta ritirando, ma è ancora una stupenda vista e ne vale sem-pre la pena. Altra meraviglia della natura è l’alpe Bettel-matt, qui cresce la particolare erba che ha reso famoso l’omonimo formaggio. Siamo immersi nel mondo rurale dell’alta montagna, vacche e pastori che lavorano per darci uno dei formaggi d’alpe più ri-nomati d’Italia. Una prelibatezza che, una volta giunti a valle, possiamo acquistare e gustare in un qualsiasi alimentari, rifugio o ristorante che sia.

Descrizione breve del giroSi parte dalla località Riale, o più sotto, dalla sommità della stupenda Cascata del Toce, se si vuole fare un po di riscaldamento pri-ma della salita che porta al Toggia. Entrambi sono un buon punto di partenza, ristorazione e parcheggi assicurati anche per i camper. Pochi minuti e siamo a Riale (alt. 1740 m), qui si prende l’ampia gippabile “10 Km. ca.” che sale a tornanti fi no al rifugio Maria Luisa (alt. 2150 m). Dal rifugio si percorrono ancora in salita poche centinaia metri che ci portano al bacino del Toggia. Qui la vista cambia radicalmente, ci troviamo davanti a un bel lago dal blu intenso, costeg-giato da una confortevole gippabile in leg-gera salita che ci porterà in breve tempo al passo San Giacomo (alt. 2313 m). Appena dopo il passo si pedala un sentiero

Immagini: pag. 17: la splendida vista del bacino di Morascoco

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The Gries tour is a Mountain Bike route through two alpine passes in Italian and Swiss

territory. It is in the very heart of the alps touching three alpine lakes in a typical environ-

ment at high altitude and crossing the most beautiful places in Ossola.

Starting from the marvellous Toce Falls, a drop of 143 metres, the ride follows the Toggia up-

stream, stopping at the cosy Maria Luisa mountain hut, then back on the jeep track going up

alongside the colourful Toggia lake to San Giacomo Pass (St. James’ Pass). Here, following the

signs, we continue towards the Gries Pass, looking down, the landscape is wonderful. Now in

Switzerland the Bedretto Valley opens up below us.

We keep on along the traverse on the valley and we start climbing the tiring slope. Th is is the

hardest part but after reaching the top we are at once rewarded by the sight of the splendid

glacier which fi nishes in the lake of the same name. We stop and take all the time we need to

get back our strength because the down hill slope which is awaiting us is to be faced with nim-

bleness and clear thinking. It is an enjoyable 650-metre single track entirely along the Great

Walser Path, a downward ride along, which for centuries has been one of the most important

alpine roads.

We cross the Bettelmatt Alp, a plain where the cheese of the same name is produced. Th is cheese

can be found in any grocery shop and restaurant in the valley. Th en another downhill ride to

the large Morasco dam and fi nally a short pedal ride to shake off any tiredness to Riale or the

Toce Falls where we left our cars.

The Gries tour

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di Barbara Della Vedova

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Passeggiate Passeggiate geologiche geologiche agli Orridi di agli Orridi di UriezzoUriezzo

TREKKINGdi Alice Matli

Comunità Montana Valli Antigorio Divedro Formazza

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associazione albergatorialpe devero e crampiolo

www.alpedevero.it

Durante l'ultima glaciazione la Valle Antigorio era occupata dall'esteso

Ghiacciaio del Toce, con uno spessore di oltre 1.000 metri: lo strato di ghiaccio era così potente che solo le cime più alte emer-gevano. In questo tratto di valle l'imponente azio-ne di modellamento e di erosione operata dai ghiacciai e dai torrenti del passato ha lasciato segni così grandiosi e complessi, ed insieme così evidenti, come raramente nelle Alpi si possono trovare. L'azione erosiva si è spinta a tal punto che in meno di 3 km l'imponente gradino roc-cioso di Premia venne inciso per una pro-

Professionisti dell’escursione, nei mesi estivi, off rono la visita degli Orridi tutti i sabati con partenze alle 14.00 e alle 16.00, e le domeniche alle 10.00, alle 14.00 e alle 16.00. I prezzi sono contenuti, circa € 2,00 a persona e comprendono anche la vista del museo mineralogico di Premia che completa ed approfondisce gli aspetti le-gati alla formazione dei minerali e mostra la varietà geologica del territorio.

fondità di 160 metri. Ma l'espressione più evidente dell'azione erosiva sono gli Orri-di di Uriezzo, profonde incisioni in roccia scavate dall'antico sistema di torrenti che scorrevano sul fondo del ghiacciaio che percorreva in passato la valle. Con il ritiro dei ghiacciai, l'andamento del-la locale rete idrografi ca si è sensibilmen-te modifi cato: la peculiarità degli Orridi di Uriezzo consiste proprio nel fatto che il tor-rente che li ha modellati ora non percorre più queste strette incisioni, pertanto è pos-sibile camminare agevolmente all'interno di esse.Dal 2007 grazie alla collaborazione fra la Comunità Montana Antigorio Divedro Formazza e le Guide Escursionistiche Am-bientali dell’Associazione AccompagNatur (www.AccompagNatur.net) è attivo un ser-vizio di visite guidate alla scoperta di que-ste meraviglie naturali.

Tel. [email protected]

A Montecrestese

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TRIAL

di Massimo Sartoretti

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il Trial è una specialità motociclistica dove nelle competizioni ciò che conta non è la velocità ma bensì l’abilità di

transitare all’interno di zone controllate (zone non stop) commettendo il minor nu-mero possibile di errori. Infatti questo sport mette a confronto l’abilità del pi lota in simbiosi quasi perfetta con il proprio mez-zo meccanico e la diffi coltà dell’ostacolo da superare. Una volta visionata la zona il pilo-

ta prepara il suo attacco all’ostacolo; servo-no concentrazione precisione ed equilibrio per non commettere errori, con movimenti precisi e tecnici si tenta di portare a ter-mine la zona con la minor penalizzazione possibile.In questa disciplina conta poco la poten-za del mezzo quanto il bilanciamento dei pesi e la fl uidità di erogazione del motore. Quindi percorrendo tutte le zone vince chi ha commesso meno errori.L’Ossola è terra di campioni quale l’indi-menticato Giuliano Marini poi Ettore Baldi-ni, Danilo Galeazzi, e l’ossolano d’adozione Donato Miglio, c’è anche un nutrito nume-ro di giovani emergenti capitanati da Luca Cotone, pilota senior già in nazionale con il Team Italia, Daniel Brusco “c. m. cadetti 07”, Samuele Antonietti, Gian Maria Julita, Massimo Ceschetti, Alessandro Galeazzi ed Elia Madarena fresco vincitore del campio-nato regionale Piemontese, oltre che una quarantina di piloti nelle varie categorie che ben si comportano sia a livello regio-nale che Italiano.In Ossola c’è anche qualche zona autoriz-zata, in Valle Vigezzo per esempio è cono-sciuta quella di Villette, cosi come quella di Trobaso, sulle alture di Verbania.Il Trial e la natura:Ridotta rumurosità di scarico, pneumatici con tassellatura poco pronunciata e limita-ta velocità fanno della moto da Trial il mez-zo a due ruote che più di tutti permette il giusto rispetto della natura.E’ l’aspetto non agonistico (motoalpini-smo) che fa della moto da trial un mezzo quasi indispensabile per chi vuole raggiun-gere luoghi impossibili con altri mezzi, il tutto senza alterare l’equilibrio e la quiete, usando una dovuta educazione e un ri-spetto per la natura.

Luca Cotone Campione Italiano Junor

Massimo Sartore Campione Italiano Marathon

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NATURA

di Marilena Panziera - Comunità Montana Valli Antigorio Divedro Formazza

La Regione Piemonte nell’anno 2007 ha approvato una nuova legge che re-

golamenta la raccolta dei funghi epigei spontanei, consentendola previa autoriz-zazione (tesserino) avente validità su tutto il territorio regionale. La legge è entrata in vigore dal giugno 2008 e prevede la possi-bilità di pagare la concessione di raccolta per tre annualità, consentendo un rispar-mio all’utenza sulle marche da bollo, che sono obbligatorie, infatti sul triennale ne va una per tre anni, anziché una all’anno. Inoltre per i residenti di comunità monta-na è possibile pagare la metà del canone di concessione (€15,00* invece di 30,00*), ma in questo caso il permesso di raccolta è valido solo nei comuni di pertinenza della comunità stessa. Nel territorio delle Valli Antigorio Divedro Formazza la pratica della raccolta dei fun-ghi, così come nella vicina Vigezzo, è mol-to praticata. Questo consente di vendere numerosi tesserini il cui introito serve a fi nanziare opere di tutela e ripristino am-

Andar per funghi... Andar per funghi... anche per sport!anche per sport!

bientale e paesaggistico. I raccoglitori di funghi sono generalmente del luogo, ma spesso anche provenienti dalle provincie vicine. Si distinguono in due principali categorie: i raccoglitori oc-casionali e gli appassionati. I primi vanno a funghi due tre volte per stagione, mentre i secondi fanno della raccolta dei miceli nei mesi autunnali un attività sistematica e febbrile.In eff etti trovare un fungo è un’emozione molto forte, ma va sempre considerato che questa emozione è un dono che la natura fa agli uomini e come tutte le risorse naturali, anche quelle fungine non saranno eterne. Dunque ci vuole perizia nella raccolta e ri-spetto dei quantitativi indicati dalle norme, perché l’attività di raccolta dei funghi deve essere occasione di svago e movimento (si pensi ad esempio che nei nostri boschi i pendii rappresentano il 90% del territorio), ma è un’attività che lascia un segno ed è dovere di chi ama la natura fare si che que-sto non diventi un solco incolmabile.

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Granito, granito ed ancora granito. Per chi in questa valle ci è nato la cosa non

si nota, i nostri occhi sono abituati a vedere roccia ovunque. Ma a chi risale l’Ossola per la prima volta la cosa non passa inosser-vata. Dal Mont’Orfano all’Arbola i fi anchi delle valli ossolane sono costellati di cave dalle quali da secoli viene esportata pietra di ottima qualità, che in passato è stata uti-lizzata anche per opere grandiose come il Duomo di Milano. La roccia è quindi una delle più grandi ricchezze dell’Ossola. Ma c’è un altro modo di vedere la roccia, più pulito e più nascosto, che non si rivela al turista occasionale. E’ la concezione della roccia come strumento per misurarsi con se stessi, per superare i propri limiti, e so-prattutto per divertirsi; la concezione di questa roccia non come qualcosa da ta-gliare ed esportare ma come qualcosa da proteggere e preservare. E’ la concezione di un free-climber.Fin dagli anni Settanta, quando in Yosemi-

te si faceva la storia di questo bellissimo sport, in Ossola nascevano falesie come Cuzzago, Balmanolesca o il Gulliver. Ma il vero boom è stato negli ultimi anni, grazie agli sforzi di gente come Maurizio Pellizzon “il Pelli” o Fabrizio Fratagnoli, e altri come loro, che nell’ultimo decen-nio si sono dedicati alla valorizzazione del paradiso che abbiamo a disposizione. Sono nate falesie come Colloro, il Cippo, Balma2 e Croveo, dove i fi ne settimana la ressa che si incontra testimonia la bellezza della roccia e degli itinerari. Gli strapiombi di Croveo avevano visto negli anni ’90 la frequentazione di un gruppo di scalatori locali capeggiati da Luca Sinigiani, che ne avevano sfi dato i punti deboli come diedri e fessure, poi niente fi no al 2002, quando la parete del settore centrale ha attirato l’attenzione del Pelli. Il risultato sono più di 120 tiri quasi tutti belli, alcuni bellissimi. Io in questa falesia ho mosso i miei primi pas-si sulla roccia, partendo dai tiri facili come

ARRAMPICATA

di Paolo Sartori

Rock ParadiseOssola

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ne. Per me è sicuramente la lunghezza più bella che abbia mai provato; e non è solo una questione di diffi coltà, ma è l’eleganza dei movimenti, l’equilibrio sempre aleato-rio che ti sforzi di mantenere mentre cerchi di guadagnare ancora un metro di questa strapiombante vena di quarzo, prima che ti ritrovi a volare libero nell’aria.Altra falesia invernale, altrettanto bella ma meno frequentata, forse per la selettività dei suoi itinerari, è Osso. A circa 1Km da Croveo, balcone panoramico dal quale si

osserva tutta la valle, grani-to compatto e la vto c

“Il treno dei Bimbi”, una bellissima fessura di 6a, o la classica “Via dei Finanzieri”, un lungo tiro di V su diedri, placche e fessure, così come i molti tiri di IV e V presenti. Dopo qualche giornata in questa falesia mi sono accorto di quanto sono fortunato, abitando a 5 minuti da questo paradiso di roccia ed aria. Siccome il periodo ideale per godere appieno del bellissimo granito di Croveo è l’inverno, appena arrivato da scuola pren-devo lo zaino e la moto e scappavo subito in falesia, dove trovavo altri ossolani mala-ti di arrampicata come me. Mentre il mio livello aumen-tava ho potuto

provare anche tiri più duri, come lo strapiombo di Coniglietto Giallo (7b), il bellissimo diedro di Istinto Naturale (7b+), la varietà di Aspettando Ruffi no, che parte con una placca d’aderenza, supera un tetto e poi prosegue su un muro leggermente stra-piombante dove bisogna saper gestire i tempi sui vari riposi parziali, che è stato il mio primo 7c. E tra un tiro e l’altro in una stagione passata a Croveo ho conosciuto veramente molte persone, alcuni ossola-ni, ma molti che partivano da Novara o da Milano per passare una giornata sul nostro granito. Croveo è quindi un posto aperto a tutti, che si scali sul IV o sull’8a. Per chi ha il livello consiglio la bellissima Le Momo, 8a, libera-ta da Andrea Bocchiola e a suo avviso uno dei tiri più belli dell’Ossola. Tecnica, boul-derosa, con movimenti di diffi cile intuizio-

Palestra “Busin Stange”

un’arrampi-cata assie-

me tecnica e fi sica, ma sempre varia. Si passa dalle fessure alle placche tecniche, agli strapiombi atletici. Sebbene siano presenti anche vie di 6a/6b, a mio avviso i tiri veramente belli di Osso sono quelli sopra al 7b, come la placca appoggiata e tecnicissima di Cacciatori di Appoggi (7c), La Vergine delle Rocce(7c) e Lapoterapia, la via che ha resistito persino agli assalti di Alessandro Manini, fortissimo climber ossolano, una fessura svasa e mol-to strapiombante che potrebbe entrare a far parte dei tiri più duri dell’Ossola.I luoghi di cui ho parlato fi nora esigono, soprattutto per i tiri più duri, una buona aderenza, che si trova solo nei periodi in-vernali. Ma in Valle Antigorio di roccia ce n’è così tanta che troviamo luoghi per ogni periodo dell’anno. In estate per chi alle spiagge assolate e piene di belle ragazze

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preferisce spellersi le dita, c’è Esigo, una struttura varia che con muri ver-ticali, strapiombi e molte fessure, of-fre un’arrampicata sempre tecnica e di resistenza, con movimenti mai ba-nali per chi è abituato a tirare prese su un pannello. La parete è immersa in un bosco e per questo spesso è umida, e impiega molto ad asciuga-re dopo periodi piovosi, ma vi assi-curo che durante i periodi più caldi si sta veramente bene. Il livello è tra il 5c+ e il 7c+. Altra stupenda struttura estiva si tro-va in quel di Devero, sopra al lago di

Lucida follia 7b+

Palestra “Busin Stange”Per informazioni:

Comune di Baceno Tel. 0324.62018Pro Loco Baceno Tel. 0324.62579

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Crampiolo, ed è stata attrezzata nel 2004 dalla Guida Alpina Paolo Stoppini. Ambien-te bellissimo, arrampicata molto divertente su strapiombi con appigli veramente gran-di che portano la diffi coltà tra il IV e il 7a+. E nelle stagioni intermedie Premia, una grande struttura a placche che prevede gesti molto tecnici su un particolare gneiss lavorato da antichi ghiacciai. Molti i tiri fa-cili e molti quelli duri; peccato che se con-tinuiamo così saranno sempre meno quelli in grado di salirli. Bellissime The Best Joan Baez (7b+) e Stella Indiana (7b), ma prova-tele solo quando la temperatura off re una buona aderenza, e fate attenzione alle dita,

alcune microreglette sono come rasoi.Per fi nire mi rivolgo a tutti coloro che scala-no e che scaleranno sulle nostre stupende pareti: il free climbing ha come scopo ulti-mo (a parte divertirsi) quello di confrontar-si con i propri limiti, di sfi dare se stessi, di migliorarci per superare diffi coltà sempre maggiori. Non ho la presunzione di aff er-mare qualcosa di assoluto, ma per come la vedo io il fascino dell’arrampicata, ciò che la rende uno sport veramente unico, è che la sfi da è contro te stesso, non contro qualcun altro. Se in una gara di corsa puoi vincere senza superare i tuoi limiti, solo perché il tuo rivale è andato più lento di te, in arrampicata la vittoria è data solo dal su-peramento dei propri limiti. Che senso ha quindi scavare appigli in una parete? Sca-vando appigli la sfi da è fi nita ancor prima di iniziare perché il climber, anziché adat-tarsi alla roccia, adatta la roccia a se stesso, e secondo me non è giusto. La roccia è un patrimonio di tutti, come l’aria e la terra, ed

Coniglio giallo 7c

io perché non ho il livello per salire un trat-to di parete posso togliere la possibilità di scalarlo a qualcuno più forte di me? Cosa sarebbe successo se Güllich dopo cinque tentativi su Action Directe se si fosse messo a far buchi perché era troppo diffi cile, o se Sharma avesse incollato una maniglia sul boulder di 7c+ che è il passo chiave di Rea-lization? Certo avrebbero fatto molta meno fatica, ma non sarebbero mai entrati nella leggenda del free climbing. Personalmente preferisco non liberare una via e lasciare la roccia intatta, qualcuno prima o poi la farà. Forse. Solo così i nostri limiti si spostano sempre un po’ più in là. Accettando il fat-to che la natura può aver creato pareti che nessuno riuscirà mai a salire.

ConConConConCConConCConCononConConConCoConConConononConCoCoCoCononConCConConononCoConnononCCCCoonononononCCCononnonCCooonnnCoonnnonCooonConnnnonooooonnnConnnCoonnnnonnoooniiiiiiigglglgllglglgliglllli lgliigliggli ligligligglglgliglglgligigiigglliiigiggglgliigigigiiigiggigi lgglioiiioiioioooooioioioioioioiioioioioioioioioioioiiiioioiiiiiioiiioooiiooiooioiiooiiooooooioio giagiagiagiagiagiagiaigiaigiagiagiagiaggiagiagiagiaigiiagiagiagiagiaigiaag alllollolllollllllolloooollollollollollllollololololollollollollllollolollolollollollolloollol ollooolloooooloooooolooooooooooo 7c7c7c7c7c7c7c7c77c77c7c7c7c7c7c777c77ccc

Croveo

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Paolo Stoppini a Codelago palestra “Busin Stange”29

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Rifugio

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tipico di montagna, vi verranno serviti piatti della

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ARRAMPICATA

di Paolo Stoppini di Pao

Falesie Falesie dell'Ossoladell'Ossola

Lontano dal caldo afoso e dai rumori del-la quotidianità del fondovalle, arrampicare nel silenzio cullato dal rintocco sordo e ovattato dei campanacci delle mucche portato fin qua dalle correnti ascensionali mentre il sole alto naviga il cielo sopra la valle e mi scalda la schiena.

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Le pareti sulle quali sono nate le ultime zone di arrampicata a Codelago, Agaro

e in valle Vannino, sono rivolte a sud ad una quota vicina ai 2000 m. e il sole è sem-pre una piacevole compagnia.

CODELAGO – PALESTRA DI ARRAMPICATA „BUSIN STANGE‰Posta alla base del canale dello Stange da cui prende il nome (Busin in dialetto lo-cale signifi ca canale) off re un’arrampicata divertente e spettacolare dal verticale agli

che promuove l’avvicinamento alla monta-gna e valorizza il territorio nel pieno rispet-to dell’ambiente in cui è collocato.Ancora in fase di ultimazione off re gia più di 30 tiri con diffi coltà dal 4a al 7a. Il pro-getto prevede ancora la realizzazione di un’area dedicata ai bambini, la sistema-zione del sentiero d’accesso e la base della falesia.

AGAROAntico insediamento Walser, sacrifi cato

per far posto alla diga e sommerso dalle acque (evento che ricorre ogni primave-ra ricoprendo i resti ancora presenti delle vecchie costruzioni) si presenta a chi ci va d’estate come una splendida conca con le acque scure del lago che fanno da specchio ai boschi di larice da un lato e alle pareti poste oltre i ripidi pascoli sopra

il sentiero che, costeggiando il lago, porta alle baite ancora caricate ad alpeggio (pos-sibilità di piazzare la tenda).In questo luogo intriso di storia è diffi cile scalare senza che il pensiero corra a cercare di immaginare quella che fu la vita qui un tempo. Una vita scandita dai ritmi della na-tura, dal susseguirsi delle stagioni... quante cose avrebbero da insegnarci, coloro che hanno dovuto sacrifi care ciò che avevano di più caro per far posto al crescente fab-bisogno energetico (ora uno dei maggior imputati dei mutamenti climatici) e allora ecco che si possono scalare vie intitolate “Molte vite molti maestri” o “Luci e om-bra”, rubato al libro di poesie il lingua Wal-ser della poetessa formazzina Anna Maria Bacher, e ancora - in una parete poco più in basso che sbuca all’alpeggio anch’esso abbandonato - “Z’Galwu” Pioda Calva in lingua Walser, e “100’anni di solitudine”.Le vie di scalata, con uno sviluppo verticale che va dai 150 ai 350 m., salgono la scu-

strapiombi su una struttura rocciosa alta dai 15 ai 40 m. sulla quale lungo i secoli l’inesorabile cadere di gocce d’acqua di fusione vi ha scavato una miriade di liste e vaschette per la gioia delle nostre mani e dei nostri piedi rendendo il gesto arrampi-catorio unico.Molto apprezzata dai frequentatori anche per la bellezza del posto in cui si trova con bella vista a nord sul lago di Codelago, il grande est e la cima d’Arbola e a sud sulla piana dell’abitato di Crampiolo con il la-ghetto delle Streghe e a far da cornice la corona del Cistella.Falesia nata da un progetto di collaborazio-ne con il Parco Naturale Veglia Devero, in linea con ciò che è stato fatto in altre zone d’Italia e del mondo all’interno di aree di grande valore ambientale, è un esempio da seguire a dimostrazione che sport e na-tura possono convivere e che con una sana collaborazione anche all’interno di un’area protetta può nascere un impianto sportivo

Agaro

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ra parete di caratteristico calcescisto che in questa zona fa da mantello agli gneiss granitici chiari di Antigorio. La particolare abbondanza di piccole prese di cui è ricca questa roccia ha ispirato la realizzazione, grazie al contributo della Comunità Mon-tana Antigorio Divedro Formazza, di nume-rose vie che si distinguono per un’arrampi-cata tecnica ed elegante e mai fi sica che, unite ad un’attenta chiodatura e gradi di diffi coltà contenuta, hanno attirato l’atten-zione e ottenuto il gradimento di numerosi arrampicatori che in questo sport non ri-cercano la semplice prestazione sportiva.

VALLE VANNINO - „IL BUDDINO‰Il colore rosso bruno della roccia e la sua forma vista dal sentiero che porta al rifugio E. Margaroli, di proprietà del CAI di Domo-dossola, ricordano un’enorme budino ca-povolto sui pascoli ma nello stesso tempo la fi gura di un Budda che vigila sulla Valle.Siamo in valle Vannino e si incontra con lo sguardo tale settore, arrivati in vista della omonima diga dell’ENEL guardando in alto in direzione del Passo del Gallo; un’oasi di pace, un balcone sulla valle con una piccola sorgente che sgorga di fi anco alla parete.Al posto piacevole si unisce la bellezza dell’arrampicata che si sviluppa su questo atipico affi oramento di granito rosso mol-to lavorato che off re una trentina di tiri variando dalle placche appoggiate a muri leggermente strapiombantiPiù in basso sfruttando una placca appog-giata, e molto lavorata alta 30 m., è nato un settore pensato per i principianti con otto itinerari che vanno dal 5a al 6b.

INFORMAZIONI UTILI

Per informazioni dettagliate sulle vie di arrampicata: nuova guida “Ossola e Valsesia Arrampicate sportive e mo-derne” edita da VERSANTE SUD.www.versantesud.itwww.ossolaclimbing.it Guida alpina Stoppini Paolo, Tel. [email protected]

EN

Codelago climbing train-ing spot „busin stange‰Th e training spot “busin stange” was born out of a collaboration project with Veglia Devero Natural Park; located at the starting point of the Stange Canal, from which borrows the name, off ers an entertaining and spec-tacular climbing: from vertical to cliff s on a rocky structure, 15 to 40 meters of height. On this very surface, with the passing centuries, the unrelenting fall of fusion water drops, has carved out countless grabbing spots for our hands and feet enjoynment, giving to the climbing a wonderful uniqueness. Very much appreciated by the regulars, also for its beauty and its great view.

AgaroAncient Walser site, introduces itself to those who go there during summertime, as an amazing basin with the dark water lake that mirrors the larchwoods on one side, and the walls found beyond the steep pastures over a path, on the other. Th e same path that, af-ter fl anking the lake, takes to the cabins, still (chance of setting up a tent). Th e climbing paths, with a vertical development, range from 150 to 350 m., and wind up the dark wall made of typical “calcescisto”, which in this area covers like a mantle the Antigorio’s bright granite gneiss. Th e unusual abundance of small holds of which this rock is full, had inspired the making, thanks to the contri-bution of the Antigorio Divedro Formazza Mountain Community, of quite a few climbs that singles themselves out as technical and

elegant and never physical.

Vannino valleythe „buddino‰Th e dark red colour of the rock and its shape, as seen from the path that takes to the “Shelter E. Margaroli” owned by CAI of Domodossola, reminds us of a huge upside down pudding on the pastures and the fi gure of the Buddha, watching over the Vannino valley, as well. Th e beauty of the climbing unravel itself on this atypical rise of very elaborated red granite, that off ers about thirty shots of rope, ranging from leaning plaques to slightly steeping walls. A bit lower, exploiting a leaning slab of thirty meters of height, a section planned for begin-ners has been created, with eight itineraries which range from 5a to 6b.

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ALPE DEVERO

Trekking fotografi co

L’Alpe Devero e il Lago Nero,

un raro gioiello di natura. ”“

Il Lago Nero è un laghetto alpino incastonato nella parte bassa della Valle Busca-

gna e sovrastato dal Monte Cervandone. Circondato da Larici, Rododendri e Mirtilli,

è una naturale tavolozza di colori per ogni stagione, qui come in pochi altri luoghi,

nelle acque cristalline vive il Tritone Alpestre.

È un luogo incantato, raggiungibile velocemente attraversando i boschi di Larice

che ad ogni stagione offrono un’incomparabile variegata visione.

Lago Nero in autrunno

La cima del Cervandone

Baite all’Alpe Devero

Piana di Devero

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ALPE DEVERO

Val Buscagna

Lago Nero

Alpe Misanco

Partenza dalla piana di Devero, in fondo a sinistra si imbocca un bel sentiero, ben segnalato che in poche decine di minuti porta all’Alpe Misanco, da qui si sale ancora per 30 minuti ca. sino all’ampia con-ca di Val Buscagna. Seguire i segnavia sulla sinistra percorrendo un percorso sui massi morenici sino al Lago Nero. Una giusta sosta per ammirare ogni angolo del lago e ci si sposta verso il rio di Buscagna. Qui attraversato il ponticello una serie di cartelli indicano i vari per-corsi che si diramano in questa stupenda valle. Noi scendiamo verso Devero, che dopo pochi minuti scorgeremo più sotto.

Lago Nero a colori

Val Buscagna in fi ore

Piana della Val Buscagna

Ponte in Val Buscagna

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CANYONING

di Giuseppe Burlone Foto: archivio La Compagnia delle Guide

Dentro le bollicine

Una frizzante attività tra le valli

alpine, immersi nella natura tra

scenari di grande suggestione.

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Tra acqua e rocceMi è sempre piaciuto guardare i disegni della roccia portata dai torrenti alpini. I ciottoli, arrotondati e levigati. Anche le sponde rocciose, modellate in vasche e ripiani. Per lo più mi capitava di osservar-le camminando sui sentieri verso qualche cima delle valli ossolane.Oppure ne apprezzavo le forme tondeg-gianti quando mi ci sdraiavo sopra dopo aver fatto il bagno nelle acque fresche e limpidissime della Val Grande.

Il salto di⁄ qualità!Poi è arrivata l’estate torrida del 2003.Disturbati dai goccioloni di sudore sempre più copiosi abbiamo cercato scampo in ac-qua.Scoprendo così il frizzante divertimento del canyoning! Scendere i torrenti alpini con una muta (l’acqua non è sempre calda...), la corda ed una maschera da sub per giocare sotto le cascatelle ha fatto schizzare la no-stra voglia di tuffi a livelli inimmaginabili. La metamorfosi da salterini a tuff atori era compiuta! Adesso continuo ad ammirare le pieghe levigate delle sponde rocciose ma sono diventato bravo a scoprirci i trampolini più adatti per le profonde pozze che punteg-giano come perle queste meravigliose col-lane che sono i fi umi di montagna.

LÊimpero dei segniMolto spesso lo scroscio delle cascate ri-

duce a pochi metri la possibilità di udire la voce dei propri compagni. Per questo mo-tivo chi pratica canyoning deve imparare un piccolo vocabolario gestuale, da usare al bisogno.Il briefi ng prima di incominciare la discesa è il momento dove ci si scambiano queste informazioni. E’ uno scambio, visto che c’è sempre chi sa aggiungere al simbolo tec-nico anche la sua espressione di uno stato d’animo!

Un pò pesci un pò lucertoleUna cascata, cadendo nella pozza sotto-stante, genera quello che tecnicamente si chiama il rullo: ovvero il movimento circolare dell’acqua attirata dalla colonna in caduta e poi allontanata negli strati più profondi.Piccoli rulli innocui e farciti di bollicine si trovano molto spesso sotto ai salti di pic-cole dimensioni.Si tratta di un eff etto “jacuzzi” al quale si rinuncia sempre a malincuore e quando le energie che l’acqua ci spreme stanno per fi nire...A questo punto il pesce si trasforma in lu-certolone, sui massi del greto scaldati dal sole è arrivato il momento di concedersi una sosta, prendendo dal bidone stagno che ci siamo portati le barrette delle quali siamo più golosi ed un sorso di bevanda isotonica.

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Corda, discensore e⁄ stile liberoI parametri che concorrono a defi nire la dif-fi coltà e a precisare le caratteristiche di un itinerario sono due: il “capitolo” verticalità e quello legato all’acquaticità richiesta.Nel primo caso la lunghezza delle calate in corda e la loro eventuale esposizione al corso d’acqua, il grip della roccia bagnata, molto diverso a seconda delle varie tipo-logie. Il secondo parametro viene defi nito valutando la portata e la forza della corren-te, la presenza di turbolenze nelle vasche e per ultimo la distanza “obbligatoria” da compiere nuotando.

INFORMAZIONI UTILI

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Page 41: OSSOLA.it n1 outdoor

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Page 42: OSSOLA.it n1 outdoor

TREKKING

A spasso tra i celti...

Suggestione e religione tra i vecchi

insediamenti della Valle Anzasca. ”“

di Claudio Zella Geddo

40Colma

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suggestiva evocazione alto medievale. Nel bosco di castagni si mantenga sempre la direzione principale (destra idrografi ca del torrente) evitando le tante diramazioni. Quasi subito incontriamo dei ruderi (Casa Valecchio) signifi cativi per la connotazio-ne a corte maggengale evidente grazie al doppio accesso del fi enile. A seguire, dopo un’incantevole forra, troveremo il cartello indicatore per Drocala.L’alpeggio risulta strepitoso sia per i suoi declivi erbosi che per la sapiente distribu-zione delle abitazioni. Dapprima si visiti la Chiesa del 1679, che conserva una prege-vole “Visitazione” e poi vagando fra le case

Il lento ma equilibrato trascorrere del tempo comporta spesso variazioni

evidenti nello stesso “abitare” il paesag-gio. Questo aspetto è ben evidente in Valle Anzasca ove ciò che era paese centinaia di anni fa, grazie a condizioni climatiche ec-cellenti, ora è alpeggio. Sito inserito in un reticolo di luoghi più o meno mantenuti ma comunque rilevanti per la storia delle Alpi a causa del lavoro di terrazzamento - le cosiddette “sostine” - che innerva i fi anchi della montagna.Prima di Calasca Castiglione prendiamo sulla destra un ampio sentiero che in breve ci porterà a Drocala, nome quest’ultimo di

Castiglione la “scivera”

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Page 44: OSSOLA.it n1 outdoor

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signifi cato e parola ai segni lasciati con de-vozione dai propri antenati.Scendiamo quindi verso Castiglione, dopo aver ammirato al limitare del borgo una Santa Caterina con ruota dall’espressione palesemente torbida e sensuale, passiamo oltre Ponte Baulini - manufatto del tipo “a cavalcare” - e dopo un’edicola aff rescata con l’immagine di San Giorgio e il drago da Lorenzo da Lorenzo Peretti, in breve siamo al punto di partenza.

Tempo: 2 oreDiffi coltà: T (turistico) Cartina: Kompass nr 89 “Domodossola”

della Madonna del Carmine che conserva un ragguardevole coro ligneo ed un altare dorato. Tra le case fanno invece bella mo-stra croci potenziate su massi ed architravi nonché segni balestriformi e scaliformi di chiara matrice precristiana. Simboli che ri-mandano a forme raffi nate di sincretismo culturale tra la tradizione orale ( e si ricordi a questo riguardo il valore dell’oralità nel-la trascendenza celtica) ed insegnamento religioso.Malauguratamente queste insieme di co-noscenze è a repentaglio poiché abbiamo constatato che nessuno degli abitanti del paese neanche minimamente sapeva dare

paese, ove osserviamo tracciate su roccia - in luogo panoramico - due cruciformi. D’intorno molti sono i segni e testimonian-ze di ere leggendarie come il cosiddetto cimitero pagano, i massi coppellati o la Pioda ad Ghiudum; vera e propria pietra sacra del Druido che in quel luogo sfi dava il fulmine oppure entrava in contatto con le più recondite forze della Natura (La Madre Bianca). Diffi cile non immaginarsi la scena alzando lo sguardo verso i boschi pieni del-la Colma - ora luccicanti di neve - dai quali, vestiti di lane, calavano i Celti.Dopo aver percorso l’alpeggio, avendo al di sopra i Prer ed al fi anco il solco vallivo di Segnara, scendiamo verso Olino oltre-passando una cappella su roccioni ed un rio che nei secoli ha scavato scivoli di pietra bifi di. Olino rappresenta con vigore e bel-lezza la più tradizionale tipologia ossolana grazie alla sua trama di tetti, le scale alte e la duplice entrata delle abitazioni.Accanto ad un ippocastano svetta la Chiesa

si vada alla ricerca dei veri gioielli del luo-go. Ovvero una pila da mortaio scavata su superfi cie a scivolo con canaletto, utilizzata per battere la canapa o per l’olio di noci, una porta del 1702 inserita in un domi-nante medievale, architravi a dorso ed una iscrizione del 1795 - posta su di una casa in pietra - che attesta la probabile data d’ini-zio di residenza da parte di sposi.Questi elementi, preziosi per una veduta d’insieme della cultura materiale del borgo, vanno sicuramente ad attestare la funzione completa - in termini di antropizzazione - dell’area. Resta comunque ancora qualche cosa da vedere, sopratutto al limitare del

Panoramica della Colma

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EN A walk through Celtic ruinsEvocative sensation and religion through the ancient settlement in Anzasca Valley.

Before arriving in Castiglione Ossola we turn to the right into a large one hour-path that

takes us to Drocala. Th e Alp is enchanting for its grassy sides and orderly placing of houses.

We visit the church, built in 1679, and its valuable picture “Visitation”. We closely look at an

archway, built in 1702, semi-circular architraves and other evidence of physical culture in this

spot. On the edge of the village we see two cross-shaped forms caved into the rock. Round here

there are a lot of signs of mythical ages like the so called pagan cemetery, the cupel rocks and the

“Pioda al Ghiudum”, a real holy stone for the Druids who challenged lightning or came into

contact with the most hidden powers of Nature (their White Mother).

We walk down to Olino, where on the rocks and architraves there are marks of clear pre-Chris-

tian origin. On the downhill path to Castiglione, past a shrine with Lorenzo Peretti’s frescos

(Saint George and the dragon) we will shortly be back to the starting point.

Drocala

di Manera Federico

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Un camoscio si staglia contro il cielo limpido, immobile su una rupe.Dal Balcone sull’Ignoto osserva “un mondo ostile e del resto indesiderato, [...] giù nelle valli zone stipate di macchiette rosse e grigie, dalle quali si dipartono linee

bianchicce e regolari, serpeggianti su per i fi anchi dei monti e sul fondovalle, accanto al grande torrente. Vi avevo veduto correre mostri scuri, di cui ascoltavo terrorizzato il respiro ronzante, e ad intervalli le urla terribili, che squarciavano il silenzio e facevano raggelare d’orrore.” I suoni che ascolta osservando il nostro mondo sono “ben lungi dalle pacate armonie librate nella vastità dei monti e dal cullante ondeggiare di melodie, composte senza posa dal tocco magico delle acque e commesse alle ali delle brezze”. Vive nella Natura il camoscio immaginario al quale il dott. Luigi Rondolini dà voce nel suo romanzo “Il Tata delle Alpi” [1], che ne racconta la vita lunga, fortunata quanto saggia, da quando, quasi un novello Bambi os-solano, si unisce ad un branco di suoi simili e inizia a pe-regrinare per l’Alta Valle Antrona.La Grande Corona, la Vetta del Vento e quella del Sole, la Punta Madre, l’Opaco e il Solitario, la Pioda della Sera, sono i nomi che lasciano intuire una poesia che toponi-mi come Andolla, Bottarello, Pizzo Saas o Coronette di Camposecco regalano solo a chi li conosce bene.Della Natura il Tata segue i ritmi, le stagioni dell’anno e della vita. Patisce i rigori dell’inverno, che in alta quota si prolungano pericolosamente fi no a tarda primavera, e apprezza la premura di un larice che lo protegge dalla neve; con il rifi orire della vita gioisce del volo dei codirossi in amore, delle prime erbe te-nere e saporite che gli ridanno energia per percorrere i versanti, gode di albe e tramonti intensi come solo l’estate sa dare, poi impazzisce di desiderio nella stagione degli amori e sente il peso della responsabilità della guida del branco di femmine e cuccioli quando si ritrova ad esserne il capo, in autunno. E’ parte di una strana comunità, il Tata, in cui gracchi, marmotte e il silenzio sono fonda-mentali per percepire i segnali di pericolo che arrivano da un nemico insistente e spietato, che corre su due sole zampe e produce tuoni e folgori che uccidono. Eppure l’autore, il Dott. Luigi Rondolini da Villadossola, medico condotto di Quarna, fu a sua volta un cacciatore ma abbandonò quest’attività quando la perfezione tecnica delle armi non lasciava più scampo agli animali e si stava ormai perdendo il senso di sfi da tra la furbizia e l’istinto del selvatico e l’intelligenza e l’abilità del cacciatore. L’amore per la natura di Rondolini trova allora espressione nelle riprese per documenta-ri, nell’illustrazione ad acquarello della fl ora alpina e, soprattutto, nell’osservazione della natura. Nel suo romanzo Rondolini, con uno stile d’altri tempi, racconta con minuzia e rigore la vita dei camosci così come l’aveva osservata, in ogni stagione e con ogni tempo. Le lunghe passeggiate fi n da bambino, gli appostamenti e gli inseguimenti dei selvatici, gli avevano permesso di conoscere la montagna e i suoi abitanti, le loro abitudini, fi no a dare voce quasi ai loro pensieri. Attraverso gli occhi del camoscio Tata, tuttavia, Rondolini osserva la società degli uomini, e se stesso. La saggezza del Tata è dirompente, appresa alla dura scuola della Natura. Il camoscio conosce la paura ma ha imparato a non farsi trascinare da essa, perché è l’istin-

PAGINE FRAGILI

di Rosella Favino

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Dott. LUIGI RONDOLINI

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to che ti salva nei momenti in cui la ragione è troppo lenta e il pericolo si avvicina rapida-mente. Anche Rondolini, come il Tata, ha attraversato tutte le stagioni della vita; qualche anno fa, all’età di 90 anni, aveva deciso di pubblicare le sue memorie, che contengono uno spaccato di storia narrato con la semplicità di chi vive intensamente [2]. Ci ha lasciato nel giugno scorso, poco prima di compiere i 100 anni. Il saggio Tata delle Alpi ci invita a raggiungere le sue montagne dove potremo forse co-noscere il suo segreto: “Se ti capitasse, qualche volta, di raggiungere le falde della Grande Corona, siediti un momento su uno dei tanti macigni che avrai intorno, deponi dal tuo cuore il fardello di miserie e di aff anni [...] e, libero dalle superbie, dagli odi, dalle invidie irragionevoli, dimentica anche l’amarezza di desideri inappagabili. Così, alleggerito, con-templa... ascolta...”

[1] Dott. Luigi Rondolini, Il Tata delle Alpi ‒ Storia di un camoscio, Ed. La Cartografi ca, Domodossola, 1959[2] Luigi Rondolini, Una memoria lunga novant’anni, Ed. Interlinea - Gli Aironi, Novara, 2001

BinocoliBinocoli

Lucchini

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Tutto ebbe inizio milioni di anni fa, an-cor prima che la spin ta del continente

africano formasse la catena montuosa del-le Alpi.L'azione combinata di elevate temperatu-re, piogge torrenziali, mo vimenti sismici, eruzioni vulcaniche, situazioni fi sico-chi-miche e di namiche, crearono infi ltrazioni nella crosta terrestre di alte concentrazioni di minerali ed altri elementi chimici disciol-ti, origi nando delle stratifi cazioni di varie dimensioni e composizione nel sottosuolo. Questo fenomeno venne chiamato "Idro-termalismo". Successivamente, il lento raff reddamento della crosta terrestre e la spinta del conti-nente africano verso l'Europa, innalzaro-no verso l'al to questa roccia contenente i fi loni di minerali, piegandoli, spez zandoli, comprimendoli e distribuendoli in modo casuale e bizzar ro in quella massa roccio-sa che venne poi chiamata "Alpi". Indub-biamente le Alpi allora erano molto più

MINERALI

di Felice Jerich

La Valle dell 'Oro

46Immagini: dall’alto: dentro le miniere - pepite d’oro - pag. 47: elme o con lampada a carburo

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elevate di come le vediamo ora. L'erosione meteorica, i venti, il sole, le varie condizio-ni climatiche e le innumerevoli glaciazioni modellarono questa massa rocciosa, for-mando valli, creste, pianori e laghi. Tutto il materiale asportato si depositò lungo la pianura, portando con sé parte di fi loni mineralizzati, lasciandone altri ben visibili sui fi anchi del le montagne. Questi erano composti da minerali di elementi chimi-ci che singolarmente od associati fra loro formarono altri minerali o solfuri mineraliz-zati. Fra di essi alcuni vennero de nominati "elementi nativi" (cioè metalli puri), che già esistevano in origine.Non erano molti: su tutti ne spiccava uno molto particolare per le sue qualità fi siche e dinamiche: l'oro.Un metallo che nei millenni a venire creò non pochi problemi all'u manità: guerre, omicidi, gioie e disgrazie, divenendo il più ambito e ricercato di tutti i metalli, simbolo del potere e della ricchezza. Lungo la cate-na delle Alpi, da Genova al Carso, vi sono innumere voli giacimenti auriferi, alcuni contenenti oro allo stato libero e vi sibile, spesso associato a quarzo, altri con oro non visibile, associato con solfuri come pirite, arseno-pirite, galena, blenda ecc, oppure in globato nelle rocce. Il fatto singolare è che la maggior concentrazione di questi fi loni si riscontri nella zona comprendente le Alpi Graie e Pennine, con epi centro in prossimità del Monte Rosa, in Ossola e Val Sesia. È molto probabile che i fi loni auriferi dell'Ossola e delle sue valli sia no stati og-getto di sfruttamento già in epoca romana e pre-romana.A conferma di questa considerazione an-notiamo il ritrovamento, du rante la cam-pagna di scavi archeologici, eff ettuata dal-lo storico Pattaroni, dal 1951 al 1960, nella frazione Pedemonte di Gravellona Toce, di un altoforno per la fusione dell'oro, risalen-te al II secolo a. C.Re centemente, in Val Divedro, fra gli abitati di Varzo e Iselle, è av venuto il ritrovamento di canali in pietra in prossimità del fi ume, simili a quelli usati nelle "Auro Fodine ro-mane" della Bessa (Biella). Questi serviva-no per il lavaggio delle sabbie aurifere dei giacimen ti alluvionali o secondari, ed era-

no provvisti di pozzetti, distribuiti su tutta la lunghezza, dove l'oro per il suo elevato peso specifi co ri maneva imprigionato, mentre la sabbia, sterile e leggera, correva via. L'estrazione e la lavorazione del mi-nerale aurifero rimase pressoché invariata fi no al XVI secolo.L'abbattimento e la disgregazione della roccia avveniva attraverso un processo di riscaldamento con il fuoco e di raff redda-mento con acqua (a volte mista ad aceto), mentre la lavorazione si eff ettuava fonden-do il minerale in forni e, successivamente, trattandolo per coppellazione.Con l'avvento dell'alchimia vennero intro-dotti il processo di amalgamazione con mercurio e l'uso della polvere pirica. Queste inno vazioni diedero slancio all'attività mi-neraria, accelerandone i tempi e riducendo la fatica umana, creando contemporanea-mente un mag gior profi tto economico.Il territorio ossolano negli ultimi quattro secoli è stato oggetto di una accurata e capillare ricerca mineraria: tralasciando i fi loni principa li, oggetto di sfruttamento industriale, sono almeno duecentocin-quanta i siti minori, opera di piccole impre-se artigiane e i luoghi di semplice ricerca. Sono state inoltre segnalate da cacciatori, pastori e contrabbandieri, una cinquantina di gallerie minerarie in zone im pervie, a quote elevate, a volte in zone fuori da ogni logica minera ria. Evidentemente ogni pic-colo segnale di affi oramento mineraliz zato veniva preso in considerazione per saggiar-ne la qualità e la quantità del giacimento. La toponomastica

stessa di paesi, al-peggi e località testimonia come le miniere d'oro, in passato, diedero no me a località

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della zona, come "Loro" (frazione di Pieve Vergonte), "Colloro" (frazione di Premosel-lo Chiovenda), "Aurano" in Valle In trasca, "Oro delle Giavine" in Val Grande, "Piana dell'oro" in Valle Anzasca e molti altri; non solo in Ossola ma in tutto l'arco alpino. Ma la storia mineraria dell'Ossola è soprattutto stata scritta da per sonaggi che, con il loro lavoro ed i loro investimenti, contribuirono allo sfruttamento minerario di questi luo-ghi. Ricordiamo così i Rabaietti e gli Albasini della Valle Anzasca, il valsesiano De Paolis, il ca pitano B. Testone e l'ingegner A. Spezia di Piedimulera, i Cicoletti di Pieve Vergon-te, il vogognese G. Mazzola, i Morandini e i Pirazzi Maffi ola anch'essi di Piedimulera. Infi ne tutti gli avventurieri, spesso privi di conoscenze tecniche e disponibilità fi nanziarie, i quali, con notevoli sacrifi ci, contribuirono a mettere in luce l'oro del sottosuo lo ossolano. La Valle Anzasca può essere defi nita la "Valle dell'oro": entro i suoi confi ni si trovano la maggior parte delle concentrazioni aurife-re del le Alpi, e le diramazioni di questi fi loni si estendono anche fuori dal perimetro della valle. A nord, confi nanti con il gruppo fi -loniano di Val Bianca - Cani si tro-vano le miniere di Mottone - Mée - Triverà in Valle Antrona, le quali, coltivate già nel XVII secolo da piccoli im prenditori locali, venne-ro sfruttate dalla stessa società in-glese che operava nei giacimenti di Pestarena.A sud-ovest le miniere di Alagna Valsesia costituiscono il pro-seguio dei fi loni di Quarazzola -Sasso Nero - Kint: due zone, la Valsesia e la Valle di Macugna-ga, accomunate non solo per le vicende minera rie ma anche per la similitudine culturale, essendo ambedue co munità Walser.A sud-est della valle si trova il gruppo fi loniano denominato "sci sti" di Vogogna - Fobello, lungo la linea del Canavese, la cui massi-ma concentrazione mineralizzata si espande in Val Toppa (comune di Pieve Vergonte), sulla destra

idrografi ca del fi ume Toce. Compren de i fi loni di Beolini, i quali compaiono a giorno sul fondovalle, nel sito chiamato Vallaccia e proseguono, fi no a quota 1.000 metri sul li vello del mare, in località Baraccone, coltivate in quattro trincee a cielo aperto, intercalate da gallerie, con coltivazioni in-terne, per ri comparire poi, con sporadiche apparizioni, nella Valle dell'Arsa. Più a nord troviamo il fi lone Ora - Fontanelle - Alpe Tagliata, il prin cipale del gruppo della Val Toppa, coltivato da molti imprenditori lo-cali e successivamente dalla "The Pestare-na United Gold Mining Com-pany Limited", che estrasse e lavorò nello stabilimento di Piedimulera circa 2.500 chilogrammi d'oro. Oltre il Rio Marmazza le minie re di Cropi-no, vennero coltivate dalla società belga "Mines et Usines de Cropino", che costruì a Pieve Vergonte uno stabilimento con an-nessa centrale elettrica per il trattamento del minerale. A tale scopo vennero eseguiti

Lavaggio del materiale con la “batea”

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imponenti lavori, ma non è nota la resa del giaci mento, malgra-do la ricchezza del fi lone e soprattutto la presenza di oro na-tivo. Infi ne, a nord del Rio Viezza, vennero sfruttati anche i fi loni della "Carboniera D'Al-berto". Discreti lavori lungo il fronte del la montagna furono ese-guiti dalla società ingle-se operante a Pestarena e in Val Toppa.A sinistra del fi ume Toce, il giacimento di Vogo-gna - Giavinello - Gene-stredo - Alpe Capraga, con tracce anche in Val Grande, venne colti vato da imprenditori locali e dal 1898 dalla "Società Italiana delle Mi niere Aurife-re di Vogogna" (costituita a Genova), per la ripresa dei la vori nella miniera Fontana del Ronco. Questo gruppo comprendeva cir-ca trenta tra miniere e luoghi di ricerca, di cui un paio di note vole sviluppo. La faglia mineralizzata Vogogna - Fobello prosegue in direzione nord-est sud-ovest, passando tra il Pizzo Camino e la montagna Ronda, comparendo in alta Valle Segnara, presso gli alpeggi di Lago, Cortit e Alpe Rossola con segni di antichi lavori di estrazione, notevoli vi sta la quota (da 2.000 a 2.200 metri sul livello del mare). Spingendosi a sud-ovest lungo la faglia si trovano i discre-ti lavori di Campello Monti in Val Strona e di Fobello in Val Mastellone. Entrando in Valle Anzasca, vengono segnalate sulla sinistra idro grafi ca del fi ume Anza, tra gli abitati di Castiglione e Molini, delle vecchie miniere, chiamate dalla gente del luogo "Tomba dei Cucit"', forse per le piccole dimensioni de-gli scavi.Probabilmente sono da ritenersi lavori dell'epoca medioevale: analo ghe segnala-zioni in Val Toppa e nelle miniere dei Cani, con ritrova menti di gallerie tanto piccole ed anguste, che il passaggio di un uo mo trova molte diffi coltà: questi siti vennero chiamati in gergo popo lare "Miniere dei

Saraceni", forse per la bas-sa statura di queste genti. Di fronte a queste vecchie miniere si apre la Valle Segnara, che da Mo lini, taglia di netto lo spartiac-que montuoso in direzio-ne del Monte Capezzone e del Pizzo Camino, met-tendo a nudo la sezione della montagna ed evi-denziando i vari affi o-ramenti mineralizzati, per mettendo così innu-merevoli ricerche e col-tivazioni lungo tutta l'e-stensione della vallata.Risalendo la valle prin-cipale si incontrano sulle montagne sovra-

stanti gli abitati di Calasca e Pontegrande le miniere di Val Bianca - Scalaccia - Casette - Masucco - Agarè - Vallar, alcune lavorate dagli inglesi e dalla Società Statale A.M.M.I., ma precedentemente mol to attive grazie ai vari imprenditori della zona, subentrati nel 1897 dalla "Societè Generale de Traita-ment des Mines d'or et argent" nella colti-vazione delle miniere Agarè e Lasino e nel 1899 dalla "Societè des Mines d'or de Sca-lacela et Casette" nelle omonime miniere; que st'ultima società costruì un imponente stabilimento per il tratta mento del minera-le a Pontegrande, in una località chiamata per l'appunto Scalaccia.Affi ancati ai fi loni di Val Bianca si trovano quelli dei Cani - Buson-Calderona - Sasso Nero, anch'essi non meno importanti dei precedenti, lavorati dagli Albasini di Van-zone e dal leggendario Facino Cane, spre-giudicato mercenario al soldo degli Sforza, che con le sue gesta terrorizzava gli abitan-ti della vallata.Altra società a capitale straniero, che suben-trò nella concessione della Valle Calderona dei fratelli Guglielmini e Spezia nel 1874, fu la "Societè des Mines d'or de Caldero-na", però con scarsi risultati. Avvicinandosi al Monte Rosa, un'altra miniera degna di nota è quella di Prequartera, precisamente in località Lozzacche: ai suoi tempi è stata più volte citata come la più ricca della val-

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e,o-e-a, al Grande, venne

Sarasa stDi frminSegtagquene e dtendederapemtivstRcs

stanti gli abitati di C

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le Anzasca. Sono ancora visibili i re sti dei mulini di amalgamazione presso l'abitato. Altre coltivazioni si trovano presso il bacino idroelet trico di Ceppo Morelli e nella sovra-stante Valle Tignaga, soprattutto i fi loni di Lavanchetto affi orano a gior no.Superato il massiccio del Morghen si incon-tra la più va sta zona mineralizzata della val-le: i giacimenti di Pestarena e Lavanchetto, che comprendono i fi loni di Ac quavite - Cavone - Speranza - Calpini/Pozzone - Sta-bioli - Lavanchetto - For-

un chilometro oltre, in località Crocette, vi sono i resti del vec chio stabilimento di trattamento del minerale, alimentato con funi colare dalle coltivazioni di Quarazzola e Palone del Badile. I giacimenti di Pesta-rena - Lavanchetto ed altri, sia in valle che fuori, vennero coltivati da vari impresari per poi essere assorbiti da società a capi-tale straniero, le quali si fusero in una sola compagnia: la "The Pestarena United Gold Mining Company Limited"; grazie all'accor-pamento delle varie miniere ed all'ammo-dernamento degli stabili menti si ottennero degli ottimi risultati produttivi. Per motivazioni sia politiche che di mercato la produttività andò len tamente sceman-do, provocando l'abbandono dei siti meno produt tivi con problemi anche occupazio-

nali. Subentrò poi alla gestione delle

nale - Caccia - Vittini ecc..., praticamen te su ambedue i versanti della montagna vi sono stati lavori di estrazione, che si sono protratti dal 1600 al 1960 circa.Presso l'abitato di Campioli negli anni cinquanta ven ne costruito un nuovo sta-bilimento per il trattamento del minera-le, il quale usciva dai lavori in sotterraneo, dal "Ribasso Morghen", un traverso banco che incrocia va le varie coltivazioni per circa 2.500 metri permettendo un agevole tra-sporto.Mentre a Pestarena il vecchio stabilimento, già costruito dagli inglesi e più volte modi-fi cato, era alimentato dal "pozzo inclinato" con un sistema di trasporto su vagoncini, il nuovo stabilimento di Campioli era ali-mentato per mezzo di autocarri.Più avanti si incontra la Val Quarazza: già in prossimità della diga del "Lago delle Fate", si possono vedere i lavori di Guia - Kint - Sas so Nero, i quali affi orano in su-perfi cie con trincee e cavità, mentre circa

m i n i e r e , nei primi anni del 1900, la P. M. Ceretti di Villadossola, che, con non poche diffi coltà, riportò lo stato delle miniere in con dizioni apprezzabili, per poi essere acquisite, nel periodo bellico, dalla Società Statale A.M.M.I..L'oro di Pestarena diede vita anche a qual-che rocambolesca vicen da di brigantaggio; durante la seconda guerra mondiale, ven-nero trafugati, ad opera di bande partigia-ne, alcuni recipienti da 20 kg di fango au-rifero, un prodotto non raffi nabile in loco, però contenen te il 10% di oro; questi bido-ni, dopo varie vicissitudini e trasferi menti forzati sulle montagne anzaschine, torna-

bioli - Lavanchetto - For- padedePela dopro

nale Caccia Vittini ecc praticamentee

o, o

m i n i e r e , nei primi anni del 1900,

e

pepite

Alla ricerca dell’oro fl uviale...

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rono quasi tutti al le gittimo proprietario.Altra storia quella di una rapina a mano ar-mata eseguita da alcuni banditi locali, aiu-tati da dipendenti della miniera, fi nita per fortu na senza vittime e senza successo per gli autori. Annotiamo ancora altre vicende, ancora legate a compravendita e frode di minerale grezzo e metallo nobile, operate da coltivatori abu sivi e da personaggi con pochi scrupoli a spese della Società delle miniere, o da mercanti d'oro improvvisati ai quali veniva venduto oro con-

estratte da 30 a 50 tonnellate d'oro. Lascio all'immaginazione quante tonnellate di minerale aurifero, quasi certa mente del più ricco, siano state erose durante la mo-dellatura e la formazione delle vallate osso-lane e quin di siano state trasportate nelle pianure dai ghiacciai e dalle alluvioni, così

come quante tonnellate d'oro ri posano a centinaia di metri di profondità nel sotto suolo ossolano e pa-dano.A Campo dei Fiori, locali-tà tra Oleggio e Marano Ticino, già i Romani in-

traff atto se non addirittura ottone.Uffi cialmente nel periodo 1860/1961 ven-nero estratte in Piemonte 15 tonnellate d'oro, di cui 10 tonnellate solo a Pestarena; in quel pe riodo si eseguirono circa la metà dei lavori sotterranei in Ossola, il minerale estratto veniva lavorato negli stabilimenti con il sistema della cianurazione, con rese attorno al 90%.I precedenti lavori furono eseguiti in mi-niere molto più ricche; è ri saputo che all'esterno i fi loni, chiamati "brucioni" per il loro colore rossastro, essendo esposti agli agenti atmosferici venivano liberati per di-versi metri dai solfuri e quindi possedeva-no tenori d'oro al tissimi, malgrado l'uso del sistema di amalgamazione con il mercu rio, che non dava rese superiori al 60%.Calcolando tutto il minerale sprecato, sia nelle discariche sia nelle ripiene all'inter-no delle miniere e la non uffi cialità di cer-ti dati, si può aff ermare che in Ossola, in 2.000 anni di attività mineraria, sia no state

trapresero una ciclopica opera mi neraria, atta allo sfruttamento dei terrazzi glaciali del Monte Rosa e del Gottardo. Anche nei fi umi e torren ti dell'Ossola non è raro trovare dei rimasugli di que sti fi loni; l'oro, grazie al suo peso specifi co, è molto re-stio a farsi trasportare dalle piene dei corsi d'acqua e, sono state trovate pepite d'oro dal peso superiore al grammo. E non è raro vedere l'autore dell'articolo ed i suoi amici intenti a lavare sabbia e ghiaia con la clas-sica "padella" dei cercatori d'oro dei fi lm americani. Anche se le miniere della Valle Anzasca ora sono buie ed inoperose, prosperano le attività culturali legate al la loro memo-ria: conferenze, dibattiti, strutture musea-li, pubblicazione di libri, miniere-museo e monumenti. Un modesto tributo al nobile metallo che con la sa gacia e l'operosità delle genti, contribuì in modo si gnifi cativo all'evoluzione ed al benessere del popolo anzaschino.

de

a i -

comd'odi sodaA tàT

Ingresso della miniera“la Trappola”

Ingresso della minieraall’Alpe Trivera

Ingresso della galleria “Foranle

Basso” all’Alpe Lavanchetto

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EN

It took geological ages to form what, in over two thousand years of civilization, had

been eagerly sought for in creeks and valleys: gold.

Apt geological and chemical combinations had gathered on the present Ossola’s territory, that

kind of mineral, considered, from time immemorial, precious.

Already the Romans, as proved by the archaeological fi ndings in Gravellona ( a blast-furnace

from the II century B.C.), would confi rm its presence. Until the Renaissance the extraction

techniques were rather primitive: you had to heat the rock up, break it with scalding water or

vinegar and then “cook” the left-overs.

Alchemy brought new and more advantageous procedures, as much as to unleash a sort of Gold

Rush somewhat similar to the one during the Klondike era.

Th e Anzasca Valley and the nearby areas are, in Ossola, gold locations. Areas in which several

companies , Italian and foreign, ventured themselves, exploiting above all, the Pestarena

Mines, which yielded from 10 to 15 tons of gold in Piedmont between 1861 and 1960.

Renowned geologists and engineers, along with shrewd business men, tried to make a fortune.

And many succeeded. Th e remaining reminders of that past activity are galleries and digs

which, however, are often abandoned and barely visible, except in Val Toppa , Pieve Vergonte,

where an Ecomuseum was created.

An hour walk from the village, along the path of the British ( thus named because was made by

the british Pestarena Gold Mining Company) you may reach – passing through old grindstones

- the “ Cà Bianca” you can gain access, with a Tourist Guide, to a section of the Gallery level 2,

in which quartz is visible.

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PIEVE VERGONTE

di Carlo Solfrini

I giacimenti auriferi della Val Toppa sono generalmente fi loni strato di origine

idrotermale inseriti in rocce scistose deno-minate “Scisti di Fobello e Rimella”.É appunto in tali formazioni rocciose, po-ste a monte della linea Insubrica che sono presenti anche altre manifestazioni aurife-re come le miniere di San Carlo, Giavinello e Genestredo in comune di Vogogna, mi-niera dei cristalli e Cortitti in Val Segnara, miniere di Campello Monti in Val Strona e miniere di Fobello in Val Mastellone.Tutti i corpi fi loniani sono a ganga quarzo-sa ed il materiale metallifero è prevalente-mente la pirite; non mancano però zone in cui sono abbondanti altri solfuri quali l’arsenopirite, la blenda, la calcopirite e la galena.L’oro è di solito disseminato nei solfuri in particelle microscopiche e sono eccezio-nalmente visibili ad occhio nudo. I giaci-menti di Pieve Vergonte possono essere suddivisi in tre importanti e distinte zone

minerarie:• Val Toppa propriamente detta sulla de-stra orografi ca del torrente Marmazza;• Cropino sulla sinistra orografi ca del tor-rente Marmazza;• Beolini sulla destra orografi ca del torren-te Vallaccia.É bene ricordare che uno dei motivi di in-teresse mineralogico di tutte le zone cita-te è la presenza di oro nativo nel quarzo, generalmente associato alla blenda e alla galena; notoria è anche la presenza di in-teressanti minerali da collezione come l’anatasio, la piromorfi te, la wolframite, la stolzite, la scheelite ecc.

Notizie certe sullo sfruttamento delle mi-niere si hanno a partire dagli inizi del 1800, quando minatori locali scavarono gallerie in più punti della valle, seguendo come riferimento gli affi oramenti di quarzo de-nominati “brucioni” visibili in più punti e a quote diverse sulle pendici del Pizzo Cami-

Le miniere diVal Toppa

Immagini: dall’alto: interno della miniera - “Cà Bianca” ex casa dei minatori

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no; vi lavorarono le famiglie Cicoletti, Piraz-zi Maffi ola, Betteo, Bassi, Conterio e molte altre.Il minerale estratto veniva accuratamente macinato ed amalgamato nei classici mo-linetti piemontesi o “arastras” dislocati lun-go i torrenti locali onde sfruttarne le acque come forza motrice.Ancora oggi, lungo il sentiero che porta all’Ecomuseo della Val Toppa, sono visibili i ruderi di edifi ci e macine in località “Ca-lagn”.Industrialmente è stato sfruttato solo il giacimento di Val Toppa al tempo in cui operava la compagnia inglese “Pestare-

na Gold Mining” (1860-1890) e la società francese “Miniere di Cropino” (1895-1901); successivamente, sino all’ultimo confl itto mondiale, vi hanno lavorato, a fasi alterne imprenditori privati e la società Rumianca. É nota anche la presenza di di pagliuzze di oro libero nelle sabbie alluvionali del torrente Marmazza. Nel corso dei millenni l’erosione naturale delle rocce ha permes-so all’oro presente di liberarsi naturalmen-te e defl uire a valle grazie al dilavamento delle acque meteoriche. Oggi percorrendo l’antico sentiero dei minatori (strada degli inglesi), è possibi-le raggiungere l’Ecomuseo delle Miniere della Val Toppa in circa 1 ora di piacevole camminata.Giunti alla “Ca bianca”, si può usufruire di una visita guidata di un buon tratto della galleria “livello 2”, davanti alla quale, sopra all’ingresso, è ben visibile il fi lone di quarzo mineralizzato; proprio seguendo questa traccia per centinaia di metri i minatori

hanno potuto intercettare zone di forte arricchimento di minerale o altri fi loni im-portanti.Lungo il tragitto sono visibili ampie came-re di coltivazione, traverse laterali, camini e pozzi di collegamento con altri livelli, scavati per agevolare la movimentazione interna del materiale nonché l’areazione dal sotterraneo. Nei punti in cui la stabilità della roccia veniva meno sono ancora pre-senti puntellature in legno, muri a secco e pilastri naturali lasciati ad arte per sostitui-re la volta rocciosa.

INFORMAZIONI UTILI

Per l’entrata in miniera occorre un in-dumento pesante e, per il percorso, scarponcini.Eccezionalmente, previa prenotazio-ne, può procedersi alle visite anche in settimana.È possibile l’utilizzo della cucina e pernottamento presso la “Cà bianca” del minatore (t 8 a persona, pernot-tamento per i ragazzi sino a 14 anni di età t 4, previa prenotazione).È possibile il trasporto in fuoristrada del comune sino alla località “La villa” (t 4 andata e ritorno a testa).

Per informazioni: dalle 9,00 alle 12,30 Tel. +39.0324.86122Fax +39.0324.86265

Immagini: da sinistra: panoramica di Pieve Vergonte - interno della miniera di Valtoppa

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Oggi l’appuntamento è a Feriolo di Baveno, ore 9.30 del mattino. Si parcheggia e si respira tutta l’atmo-

sfera di quel piccolo ma splendido lungola-go. Un caff è dal Big, o in uno dei bar che si aff acciano sul lago, e via.Si prende la ciclabile che costeggia la sta-tale in direzione Fondotoce, 1250 metri e si attraversa la foce del Toce: il più grande dei nostri fi umi, che nasce in alta Val Formaz-za e sfocia ad estuario nell’ansa che il Lago Maggiore disegna fra Stresa e Pallanza.Passando il ponte si svolta a destra e si imbocca una pista ciclabile in terra battu-ta che costeggia su quattro lati il grande campo coltivato che si apre alla vostra vi-sta: “il quadrilatero”, così è comunemente chiamato fra gli atleti, è lungo 2.700 m. Lo zero è stato segnato dalle mani operose di Danilo Guidi proprio sull’albero che trova-te all’imbocco del sentiero se lo percorre-te in senso antiorario, 2 km e 700 m tutti in piano e immersi nel verde. Percorso il

Fitness tra fiumi e laghi

FITNESS

di Gianpaolo PizziPresidente CO-VER Sportiva Mapei

Immagini: dall’alto: la piana di Fondotoce.Canneto con Pallanza sullo sfondo.

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quadrilatero, se ritornate a Feriolo, tutto di corsa avrete portato a casa qualcosa di più di 5km che dagli amanti del jogging è considerata una buona distanza.Per chi invece vuole darci dentro in modo “pesante” all’altezza del gas auto, 10 m dopo in direzione “Camping Isolino”, sulla destra inizia una ciclabile, sempre in terra battuta, che risale il grande fi ume sino a Gravellona Toce all’incrocio con la strada che porta a Mergozzo: 3.800 mt di vera goduria per gli amanti della natura, l’acqua del fi ume sia d’inverno che d’estate mitiga la temperatura sulle proprie sponde. Il ter-reno è soffi ce e dolce per tendini e artico-lazioni.Alla casa Cantoniera si esce sulla provincia-le per Mergozzo, si percorrono 500m circa e si svolta a sinistra, sempre su asfalto, nel-la strada che porta all’inceneritore. Subito a destra inizia un tratto di pista molto bello che risale il Toce fi no ad Albo di Mergoz-zo, regalando scorci naturalistici incantati. Nessun rumore se non quello dei vostri passi, niente auto, niente camion e nien-te moto. Se arrivate sino alla passerella, dal punto di partenza a Fondotoce, avrete percorso 9 km. Non vi resta che ritornare verso Mergozzo, entrare in paese e goder-

vi la bellezza di quello specchio d’acqua. Tenendo rigorosamente la destra percor-rete la provinciale verso Verbania sino al camping La Quiete dove, 200m dopo sulla destra, si può riprendere la pista ciclabi-le che vi riporta dopo 3km circa al punto di partenza. Avrete percorso circa 18km, ma se aggiungete il quadrilatero avrete nelle gambe quasi una mezza. Questo è un giro che si può fare sia a piedi che in mountain bike. Ma il piacere non è fi nito, anzi. Tornati a Feriolo, nella stagione calda (da giugno a luglio) ci si toglie la canotta o la maglietta, scarpe e calze, si appoggiano ordinatamente su uno dei pontili del nuo-vo ormeggio e ci si tuff a tranquillamente in acqua. La temperatura frizzante avrà un potere rigenerante straordinario. Non vi ri-mane che cambiarvi, bere un sorso d’acqua e compiacervi per il benessere che vi siete regalati, al costo totale di 0,90 € “il caff è”.Il giorno dopo volendo, il nostro territorio ci off re un sacco di altre opportunità per smaltire l’acido lattico del giorno prima: un salto a Premia in quel nuovo centro dove l’acqua la fa da padrona, oppure si sale fi no a Riale a farsi coccolare dalla famiglia Sormani seduti allo “Schtuba”; in caso con-trario una gita in Val Vigezzo, due passi a

56Estuario del fiume Toce

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Macugnaga o sulle pendici del Mottarone.Se la montagna non vi convince, alla do-menica c’è sempre il mercato a Cannobio che è un bijou, oppure un bagno ai castelli di Cannero o nelle verdi acque di fronte a S. Caterina.Il nostro territorio è uno spettacolo, dove ancora ci si può sentire attratti dal fasci-no della natura. Chi come me viaggia parecchio in città brulicanti e tangenziali asfi ssianti può apprezzarlo sicuramente in modo maggiore. Basterebbe, a volte, fermarsi un attimo e considerare quanto il vivere qui da noi dia un valore altissimo alla qualità della nostra vita. Piccola provo-cazione: da un punto di vista strutturale è stato fatto molto, ma moltissimo ancora va fatto, le piste vanno collegate, ultimate e mantenute bene, va organizzato meglio tutto il settore turistico e soprattutto, a mio parere, va spinto in modo particolare quello sportivo. Bici, corsa, canoa, trekking in alta quota, golf, deltaplano ed altri mille sport possono essere proposti.Tutto ciò se in futuro vorremo essere pre-senti nel grande circo dell’off erta turistica mondiale. Buon divertimento!

Corriamo. Vinciamo... da 12 anni

Foto: Marco Rosi/GraziaNeri

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Accoglienza Turistica Valli Antigorio Divedero Formazza - Tel. +39.0324.618831 - www.andifor.it

Gare & ManifestazioniCorsa in Giugno Premia - “At Zalut” Circuito Antigoriano di Corsa in MontagnaMontagna Luglio International Bettelmatt Sky-Race Sky Marathon - Loc. Riale

Luglio Ossola Trail - 35 Km da Vogogna a Mergozzo

Agosto Premia - Circuito Antigoriano di Corsa in Montagna: ritrovo loc. Rivasco “Rivasco-Vova” Agosto Re, Valle Vigezzo - Stracanett Vertical

Ottobre “Quasar Pess par Premia” - Circuito Antigoriano Ciclismo Aprile GF Stockalper - Prova Campionato Italiano Udace di Gran Fondo e Medio Fondo

Maggio Santa Maria M. - Junior Bike Rally Giugno Rally delle Valli Ossolane Settembre Rally Sprint

Bouldering Luglio Alpe Devero - Devero Block - contest di boulder Parapendio Agosto Omegna - Acroaria, aerobatics world championship

Pesca Luglio Ossola - Gare di pesca alla trota su tutto il territorio

Trial Gare anche di carattere nazionale

Triathlon Settembre Mergozzo - Triathlon Internazionale

Vela Giugno/Luglio Verbania vela

Varie Giugno Giugno domese - Domodossola musica, cabaret, bancarelle e tanto altro.

Settembre La prima domenica di settembre a Santa Maria M. in Valle Vigezzo, il raduno internazionale degli spazzacamini.

Agosto Premosello - Palio degli asini

Mergozzo - Campionati nazionali canoa

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www.yolkipalki.itLoc. La Gomba

28842 Bognanco (VB)Tel + 39 0324 234245Fax + 39 0324 [email protected]

SENTIERO SALUTE SENTIERO SALUTE un percorso in mezzo al bosco, un percorso in mezzo al bosco, attrezzato con panche di legno e attrezzato con panche di legno e punti dedicati all'attività ginnicapunti dedicati all'attività ginnicaarea wellness "armonia"area wellness "armonia"oasi del benessere e rifugio per l’animaoasi del benessere e rifugio per l’anima

SPORT SPORT a disposizione: a disposizione: mountain bikemountain bike

racchette da neve racchette da neve bastoncini da bastoncini da

nordik walkingnordik walkingpalestrapalestra

saunasaunamassaggimassaggi

...dove la tradizione incontra la novità

Bognanco Terme (VB)Via Cavallini, 40 - 28842Tel./Fax +39 0324 46595

La cucina, curata dai propietari, propone piatti con ingredienti genuini e antiche ricette di

famiglia, sapori tradizionali e specialità gastrono-miche.La fam. Morandi vi accoglie off rendovi una va-canza alla riscoperta delle tradizioni, ideale per chi vuole conoscere i sapori della montagna e trascorrere giorni indimenticabili in un’atmosfera familiare, che vi farà sentire a casa.Situato in una zona di assoluta quiete poco di-stante dalle terme. Le camere, dotate di ogni comfort, completano un servizio sempre attento e accogliente.

www.albergomagenta.it

Albergo - RistoranteMAGENTA

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TREKKING

di Michaela Gornati

Giro del passo del Monscera

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Da Bognanco si prosegue verso l'ora-torio di San Bernardo situato a circa 1600 m s.l.m. tra abeti e larici. La

strada asfaltata procede tortuosamente sul ripido pendio e consente di guadagnare molti metri di dislivello fi no a raggiunge-re la chiesetta. Lasciata l'auto ci si orienta anche senza carte topografi che grazie ad un'ottima segnaletica: su una palina si tro-vano indicazione per il Rifugio Gattascosa, l'omonima bocchetta e il Passo di Monsce-ra (2159 m).Inoltrandosi nel bosco si procede dappri-ma su di una mulattiera, poi su di un sen-tiero molto battuto che attraversa, oltre al bosco composto prevalentemente di conifere, alcune radure erbose. L'alternar-si di rampe più ripide e tratti pianeggianti rendono la salita adatta anche ai bambini. Al termine di un'ultima rampa si raggiun-gono in circa 45 min./1 ora il laghetto di Ragozza (1958 m) e il Rifugio Gattascosa, custodito e ben tenuto. Al punto di ristoro sono presenti nuova-mente chiare indicazioni su palina che orientano verso la bocchetta di Gattasco-sa (2150 m.) o verso il Passo di Monscera (2159 m).

A questo punto è indiff erente sceglie-re la direzione perchè la bocchetta e il Passo sono collegati da un panoramico sentiero in cresta (non diffi coltoso né

particolarmente pericoloso) che li col-lega rendendo la giornata unica per la vista che si off re dagli oltre 2000 metri. La salita verso la bocchetta è più veloce e ripida, sul fondo del canale che culmina nell'intaglio tra le rocce a 2150 metri; la sa-lita verso il Passo è invece più dolce. Giunti alla bocchetta si procede per qualche de-cina di metri in territorio svizzero, poi si svolta a destra e si guadagna rapidamente quota in cresta; si tocca, sulla vetta più ele-vata, quota 2245 m. Lungo il sentiero, mol-to evidente e battuto, che conduce in circa 45 min. al Passo del Monscera, è segnalato in vari punti il confi ne tra Italia e Svizzera (tra Piemonte e Vallese). L'intero percorso dà modo di apprezzare le vette perenne-mente innevate dei 4000 svizzeri che si tro-vano a poca distanza da chi osserva.

Giunti al Passo si ridiscende verso il rifugio, ma prima di raggiungerlo si può deviare a sinistra (indicazioni per San Bernardo e Alpe Paion) e raggiungere l'auto percorrendo una starda jeppabile che attraversa i pascoli degli alpeggi. Questa seconda opportunità di discesa è più lunga del sentiero percorso in salita e meno diretta, ma è poco ripida e larga tanto da consentire ottime chiac-chierate, meno agevolmente condotte sui sentieri in cui si cammina in fi la indiana.Un breve ultimo tratto di salita riporta all'oratorio di San Bernardo.

Bognanco, Rifugio Gattascosa e Passo di Monscera

Immagini: in apertura: Eriofi ori - pag. 61: il lago di Ragozza

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L’itinerario richiede 1 ora e 30 circa di salita alla bocchetta di Gattasco-sa, 30/45 minuti di traversata sino al Passo del Monscera, 1 ora e 30 di di-scesa lungo la jeppabile. Durante la discesa è possibile deviare a sinistra (indicazioni su paline) verso l’Alpe Paion (raggiungibile in 5 min. dalla jeeppabile) e verso il lago Paion (45 min. dalla jeeppabile).

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ALPINISMO

di Francesco Vaudo

Giunti ad Antronapiana si prosegue in auto fi no all'alpe Cheggio e si parcheg-

gia l'auto nel posteggio vicino alla diga.Percorrendo il suggestivo sentiero che costeggia a sinistra il lago dei Cavalli, si prosegue per il sentiero in leggera salita nel vallone di Loranco fi no ad arrivare al Rifugio Andolla in circa 2 ore. Per raggiun-gere il bivacco Città di Varese, si continua sul sentiero che sale alle spalle del rifugio, si prosegue a mezza costa attraversando canali e ruscelli provenienti dalle pendici meridionali del Pizzo Andolla, passando sopra dei grossi massi (o chiazze di neve a inizio stagione) si raggiunge il bivacco, posto sulla costola rocciosa della cresta est del Pizzo Loranco in circa 2 ore.Dalla diga bisogna calcolare 4 ore di avvi-cinamento. Dal bivacco si ridiscende a sud la costola rocciosa attrezzata con catene, si risale il vallone di pietraia segnalato con vernice

MITTELRUCKcresta Lago Maggiore per la via normale

Quota partenza: mt. 1474Quota vetta: mt. 3363Dislivello complessivo: mt. 1889Diffi coltà: PD- Esposizione: Sud - EstLocalità partenza: Alpe Cheggio - Lago dei Cavalli - Schieranco Punti di appoggio: Rifugio Andolla o Bivacco Varese

“bianco/rossa” e da ometti raggiungendo così il nevaio sotto la parete centrale della Bocchetta del Bottarello in circa 50 minuti dal bivacco. Da qui inizia la ferrata, a tratti su spigoli di ottima roccia, su cengie erbose, su placche aderenti, per terminare con due scale me-talliche al passo a quota 3147 mt. Circa 1 ora e 30 di percorso. Si prosegue a nord, seguendo la dorsale e cresta che porta alla vetta. Il percorso si svolge prevalentemente sul versante svizzero e solo nel ripido tratto fi nale presenta alcuni passi delicati che ri-chiedono attenzione. Ci sono alcuni ometti, molto utili e preziosi con la nebbia, da cercare e individuare con un pò di attenzione. Dalla bocchetta alla punta rimane 1 ora di percorso.Con il tempo bello il percorso è evidente e intuitivo. Discesa dallo stesso itinerario.

Info: Francesco Vaudo - Guida Alpinawww.allmountain.it - Cell. +39 348 3512830 / +39 349 0552938

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63Immagini: in apertura: la cima del Mi elruck e la parte più bassa - sopra: il Lago dei Cavalli “Cheggio”

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Ristoranti ConsigliatiRistoranti ConsigliatiUna selezione di ristoranti ossolani provati per voi,

dove gustare i piatti e i prodotti locali.

Vecchio Scarpone Baceno Via Roma, 48 0324 62023

Magenta Bognanco Via Roma, 48 0324 62023

Casa Fontana Devero Alpe Devero 377 3108017

Da Sciolla Domodossola P.zza Convenzione, 4 0324 242633

La Meridiana Domodossola Via Rosmini,11 0324 240858

La Stella Domodossola B.ta Vagna 0324 248470

Gambrinus Crevoladossola Via Mazzorini, 6 0324 45192

Buongusto Crodo Fraz. Mozzio 0324 61680

Del Parco Crodo Via Vegno, 3 0324 61018

Edelweiss Crodo Fraz. Viceno 0324 618791

Pizzo del Frate Crodo Fraz. Foppiano 0324 61233

Cistella Croveo Loc. Croveo 0324 62085

Walser Schtuba Formazza Loc. Riale 0324 634352

Aalts Dorf Formazza Loc. Riale 0324 634355

z’Makanà Stubu Macugnaga Via Monte Rosa, 114 0324 65847

La Peschiera Malesco Via Peschiera, 23 0324 94458

Divin Porcello Masera Fraz. Cresta, 11 0324 35035

Gallo Nero Montecrestese Fraz. Pontetto, 102 0324 232870

C’era una volta Oira Via Valle Formazza, 15 0324 33294

Lago delle Rose Ornavasso Via Pietro Iorio 333 982 9810

La Tavernetta Villadossola C.so Italia, 4 0324 54303

Vecchio Borgo Vogogna P.zza Chiesa, 7 0324 87504

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on il 2009 il ristorante tipico del Divin Porcello, avrà una nuova immagine. Sarà rinnovato negli spazi e nei servizi per un’accoglienza tutta Ossolana fatta

con la classica e riconosciuta cucina tipica, affi ancata da una fornita e speciale can-tina comprendente più di 600 etichette con sala degustazione. La nuova strut-tura comprende anche tre camere con servizi, doccia e sauna. Il Divin Porcello è radicato nell’ambiente rurale dell’antica Ossola. Un luogo adatto a tutti, unico e riservato. Circondato da vigneti e baite è il luogo ideale per il totale relax e nel contempo situato all’imbocco delle princi-pali valli Ossolane.

Il ristorante tipico ossolano

28855 MASERA (VB) - Fraz. Cresta, 11 Tel. 0324.35035 - Cell. 348.2202612

[email protected] www.divinporcello.it- lunedì chiuso -

[email protected] Domodossola - VB

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anno I - numero 1 - 2008

periodico a distribuzione gratuita - freepressOUTDOOR

Road book Ossolano

Il giro del Gries in mountain bike

Arrampicata, Canyoning e Alpinismo

A spasso tra i celti - Valle Anzasca

L’Oro della Val d’Ossola

.itOSSOLAThe magazine of Ossola’s ValleysLa rivista delle Valli dell’Ossola

OUTDOOR

anno I - numero 1 - 2008

OSSO

LA .it