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APPUNTI / OSSERVAZIONI SUL “CAMINO DE SANTIAGO” NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE 1 Osservazioni, sensazioni, impressioni personali, pensieri, …..appunti e …tante altre cose … L’AFFASCINANTE BELLEZZA DEL CAMINO DE SANTIAGO tra cultura, storia, simboli, leggende, arte, bellezze naturali………..…e, ….pur tra difficoltà e tanti disagi, nella dimensione un po’ strana e innaturale di una costante, discreta, inspiegabile speranza e …gioia. Logistica - Mappe - Note storiche – Credenziali e timbri – Simbologia ed aneddoti – Cammino di pace

Osservazioni, sensazioni, impressioni personali, pensieri, …..appunti e …xoomer.virgilio.it/caminodesantiago/santiago/Note... · 2004. 2. 25. · Visto poi che molti mi chiedevano

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APPUNTI / OSSERVAZIONI SUL “CAMINO DE SANTIAGO”

NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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Osservazioni, sensazioni, impressioni personali, pensieri, …..appunti e …tante altre cose …

L’AFFASCINANTE BELLEZZA

DEL CAMINO DE SANTIAGO

tra cultura, storia, simboli, leggende, arte, bellezze naturali………..…e, ….pur tra difficoltà e tanti disagi, nella

dimensione un po’ strana e innaturale di una costante, discreta, inspiegabile speranza e …gioia.

Logistica - Mappe - Note storiche – Credenziali e timbri – Simbologia ed aneddoti – Cammino di pace

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Giovanni MAGNI

CAMMINO DI

SANTIAGO

Aprile / Maggio / Giugno 2002

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PREFAZIONE L’anno scorso sono partito per il Cammino di Santiago e per tutto il mese di maggio 2002 ha avuto luogo il mio pellegrinaggio a piedi. Nell’agosto dello stesso anno, con un po’ di materiale, alcuni miei appunti e soprattutto con le mappe del percorso procuratemi dal mio amico Daniele, che è anche stato il mio compagno di viaggio nel cammino a maggio, ho avuto modo di essere utile ad alcuni giovani di Pagnano, una frazione di Merate (LC), che volevano fare un tratto del “Camino de Santiago” fino a Leon. Successivamente mi è successo di essere interpellato anche da altri e pochissimo tempo fa da un amico di Saluzzo che avevo trovato lungo il cammino l’anno scorso, in macchina con la moglie, proveniente da Lourdes e diretto a Fatima. Molti altri mi hanno chiesto delucidazioni, spiegazioni, consigli, …… …..Allora sono entrato in alcuni siti internet ma ho trovato veramente poco. Qualche cosa di più ho visto in un libro intitolato “Andando a Santiago de Compostela”, scritto da Francesca Romana Lepore ed edito da Idea Libri S.r.l. di Rimini. Da qui è nata l’idea di scrivere le mie impressioni personali e, insieme a queste, anche tutto quello che poteva essere utile a chi fosse intenzionato a percorrere il “Camino de Santiago”. Una ciliegia tira l’altra ed ecco che, strada facendo, nello stendere gli appunti mi è venuta l’idea di dire, nel modo più succinto possibile, tutto quanto fosse utile anche per capire o almeno intuire cosa è il pellegrinaggio a Santiago de Compostela. Ho quindi scritto alcuni libriccini a sé stanti che, riuniti, hanno formato un insieme abbastanza armonico così da comporre un libro.

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Il libro tratta appunto del viaggio a Santiago de Compostela e questo lavoro per me si è trasformato in un altro pellegrinaggio, non più reale stavolta ma virtuale. Visto poi che molti mi chiedevano notizie sul percorso in bicicletta, avendo trovato in internet quanto poteva essere utile come note tecniche e logistiche, ho aggiunto queste cose ad altri miei appunti capitati a fagiolo e ne è nato un altro volumetto. I volumi pertanto sono due: il primo sul Cammino di Santiago vero e proprio come percorso a piedi e l’altro sul percorso fatto in bicicletta. Ho poi messo, sia nel primo che nel secondo volume, tutte le mie fotografie, quattro o cinque cartoline procurate a Santiago e due o tre belle immagini raccolte nelle chiese e nei monasteri lungo il percorso . Il tutto ha quindi dato vita, oltre al libro delle “Note” sul “Camino de Santiago”, a due bei files: “CaminoDeSantiago” sul percorso a piedi e “SantiagoInBici” su quello in bicicletta. Questi due files, che in sostanza sono due volumi, unificati tra loro formano un file più grande che in pratica è il “LibroDiSantiago” e che stampato è appunto il libro sul Cammino di Santiago. Nel seguito sono riportati il sommario degli argomenti trattati (i vari libretti a sé stanti) ed i titoli dei vari lavori in dettaglio. Gli indici veri e propri, posti in coda ai due volumi ed al libro, uniti tra di loro formano un file a sé stante.

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IL CAMMINO DI SANTIAGO

“Osservazioni, sensazioni e …tante altre cose … Il cammino di Santiago inizia con tante incognite e preoccupazioni per terminare quasi sempre con tanta pace, gioia, serenità…..ed entusiasmo. Come mai questo fatto? Come mai un ricordo carico di nostalgia per un semplice camminare in mezzo alla natura anche se fatto con l’intenzione di un pellegrinaggio come si promette nella chiesa di Roncisvalle? Probabilmente perché questa esperienza del camminare affidandosi giorno dopo giorno con fiducia alla “Provvidenza” rende simile questo pellegrinaggio al cammino della vita; anche la vita infatti la si costruisce giorno per giorno e la si vive bene se ci si affida a Dio con umiltà e pazienza. Il “Cammino” in questo senso, se fatto con intenzione sincera e non solo per un puro e semplice camminare come fosse un lungo trekking o solo per turismo e cultura, in ogni suo istante è una bellissima esperienza che insegna a vivere. Sono lontane da questa lunga parentesi le cose “Normali” della vita quotidiana moderna in quanto sono (o dovrebbero essere pena la non riuscita del cammino stesso) abolite la frenesia, il chiasso, le troppe informazioni inutili e vengono valorizzate altre cose: la solitudine, il contatto con la natura, la palpabile vicinanza di tante persone che non vanno di corsa e si fermano per due parole con il compagno vicino. Tutto questo è esperienza della presenza di Dio e fa sperimentare la gioia della Sua vicinanza rendendo concreto il concetto di un Dio che cammina con noi, è al nostro fianco, non ci lascia soli, si prende cura di ciascuno e lo rende sereno anche nelle difficoltà e nella fatica quotidiana. Nel cammino non si ha bisogno di molte cose e per ovvie ragioni si lascia a casa tutto il superfluo imparando anche così ad affidarsi con più fiducia alla divina Provvidenza e questa sensazione della presenza di Dio si fa pian piano certezza dal momento che se hai sete trovi una fonte, se sei giù di morale trovi chi ti conforta con la sua presenza e con qualche parola semplice e sincera, magari solo con un “Buon Cammino” e questo accade sempre, tutti i giorni, ogni momento. E’ vero che ogni giorno Dio cammina con noi e ci aiuta sempre ma qui nel “Cammino” appare più chiaramente questa verità che si fa certezza. In questa esperienza nella quale di solito si perde la maschera con cui si vive la vita “Normale” si scoprono anche più nitidi i valori della solidarietà e dell’ospitalità. Cos’è dunque il “Cammino” ? Forse lo si può sapere con certezza solo camminandolo con retta intenzione ed è comunque difficile da esprimere perché certamente è un complesso insieme di tante cose che si intrecciano e si richiamano.

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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E’ comunque quello di Santiago ed in particolare il “Cammino francese” anche cammino tra arte e cultura, un’esperienza che fa rivivere nelle tracce, nei monumenti e nei documenti la storia, i miti, le leggende che sono alla radice dell’identità europea e che hanno mosso migliaia di pellegrini di tutte le età e di tutti i ceti sociali nel corso di tutto il Medioevo ed in particolare nel XII secolo. E’ per tanti aspetti un’esperienza emozionante, un percorso di rinnovamento che porta con sé serenità, fiducia, speranza in un futuro di giustizia, pace, comprensione tra popoli e culture diverse. Se dovessi rispondere al motivo per cui sono andato a Compostela non saprei proprio da che parte cominciare anche perché forse sono partito semplicemente per accompagnare un amico però, strada facendo, tutto è cambiato ed il mio atteggiamento interiore è diventato quello di un vero e proprio pellegrinaggio fatto per desiderio di spiritualità e come quotidiana sfida alle mie possibilità. Ho sperimentato che è vero che il “Cammino” lascia a ciascuno un dono unico e particolare che si scopre lentamente lungo la strada, all’arrivo e soprattutto…dopo. E’ bello infatti, tornati “Borghesi”, ricordare ogni giorno che alle venti di sera a Roncisvalle si celebra l’inizio del percorso con la Santa Messa, il canto dei Vesperi e la preghiera iniziale con la benedizione per il “Cammino” e che ogni giorno alle dodici in punto si conclude con la Santa messa solenne e la cerimonia del “Botafumeiro” il pellegrinaggio nella grande cattedrale di Santiago. Si ricorda sempre con piacere la vicinanza della “Vergine del cammino” implorata nella Collegiata di Roncisvalle e tante volte nelle molte chiese, cattedrali, basiliche, monasteri, conventi e cappelline del percorso così come si ricorda la bellissima sensazione provata nella cattedrale di Santiago de Compostela di sentire l’Apostolo come un vero amico e un sostegno oltre che come autentico testimone del Risorto. E’ molto bella e resta impressa la preghiera iniziale fatta a Roncisvalle:

“O Dio, che portasti fuori il tuo servo Abramo dalla città di Ur dei Caldei e che fosti la guida del Popolo di Israele attraverso il deserto, ti chiediamo di custodire, noi tuoi servi, che per amore del tuo nome andiamo pellegrini a Santiago de Compostela. Sii per noi compagno nella marcia, guida nelle difficoltà, sollievo nella fatica, difesa nel pericolo, albergo nel cammino, ombra nel calore, luce nell’oscurità, conforto nello scoraggiamento e fermezza nei nostri propositi perché, con la tua guida, giungiamo sani e salvi al termine del Cammino e, arricchiti di grazia e di virtù, torniamo illesi alle nostre case, pieni di salute e di perenne allegria. Per Cristo nostro Signore. Amen San Giacomo, Apostolo di Gesù, prega per noi. Maria, madre di Dio, prega per noi”.

E’ anche molto bello e vero il ricordo della basilica di Santiago e delle preghiere fatte in quel luogo vicino all’Apostolo ma soprattutto davanti al Santissimo perennemente esposto all’adorazione dei fedeli nella bella cappella laterale.

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In questo tempo di preghiera e nella solenne occasione della Santa Messa di chiusura si rivive tutto quello che si è passato: il percorso, i lunghi giorni di fatica, gli amici, i compagni di viaggio, la paura di non farcela, il freddo, l’acqua, il poco sole, la neve, il vento, la stanchezza,….le tendiniti, la bellezza del paesaggio, i monumenti, le persone incontrate, la gioia, l’amicizia, le cene…e la presenza costante del Signore. Scorre veloce davanti agli occhi anche l’intera vita trascorsa con le sue luci e le sue ombre, le sue gioie e dolori, le sue preoccupazioni, i suoi problemi….quanto insomma fa parte dell’esistenza di ciascuno ed in particolare le amicizie e le persone care coi loro bisogni e necessità. “El camino se hace al andar” cioè il cammino si fa camminando e, anche se il cammino non si racconta perché lo si può solo vivere rende bene l’idea questa poesia: Polvere, fango, sole e pioggia è il cammino di Santiago. Migliaia di pellegrini e più di un migliaio di anni. Pellegrino chi ti chiama? Quale forza oscura ti attira? Non il cammino delle stelle né le grandi cattedrali Non la selvaggia Navarra né il vino dei Riojani né i frutti di mare galleghi né i campi della Castiglia Pellegrino chi ti chiama quale forza oscura ti attira? Non la gente del cammino né gli usi rurali. Non la storia e la cultura né il gallo della Calzada né il palazzo del Gaudì né il castello di Ponferrada. Tutto questo vedo passando e vederlo è una gioia ma la voce che mi chiama è molto più profonda.

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La forza che mi spinge la forza che mi attira non so spiegarla neanch’io. Solo chi arriva lo sa. E quest’altra: Dove vai, pellegrino, senza il Cammino? Vado fuori. Dove vai, Pellegrino, nel Cammino? Vado lontano. Dove vai, Pellegrino, con il Cammino? Vado dentro. Il pellegrinaggio infatti è un viaggio ma un viaggio speciale, con un intento ed uno scopo precisi. E’ un atto di devozione, è ricerca e supplica. E’ una scelta pensata, consapevole e voluta…un percorso determinato la cui meta è il sacro. Il pellegrinare non riguarda solo le gambe ma soprattutto il cuore e percorrendo il cammino di Santiago normalmente uno scopre che la meta non è tanto la cattedrale ma lui stesso nel rapporto con sé e con Dio e infatti una delle espressioni tipiche che si sente alla fine è: “Siempre se anda el camino”. Il pellegrinaggio è concluso ma il cammino riprende. L’immagine del pellegrino ricorda la figura di Abramo, l’esodo di Israele dall’Egitto e la terra promessa. Il credente esce dalle sue “Sicurezze” ed acquisisce così alcune “Certezze” scoprendo che l’uomo non è il signore della storia e della natura ma molto più semplicemente immagine di Dio, il vero Signore. Il pellegrino constata che la sua meta è provvisoria ed il vero “Cammino” è quello della vita, un cammino fatto di fatica ma motivato dalla speranza in alcune certezze che in determinati momenti si fanno concreta esperienza rendendo davvero la fede “Sostanza di cose sperate”. I come e i perché ci si mette in cammino sono tanti e fanno la differenza. C’è il semplice mettersi in marcia con l’andatura fisica e c’è “L’andatura del cuore” nella quale il gesto di alzarsi ed andare esprime un senso ed una decisione.

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Si sperimenta così la verità della frase del ritornello del salmo responsoriale che si canta durante la solenne Santa Messa di chiusura in cattedrale a Santiago: “Ubi charitas et amor, ibi Deus es”. Ognuno comprende nella propria lingua il significato di queste parole pensando quanto sia vero che “Dov’è carità e amore, lì c’è Dio” e medita quello che dice San Paolo al Capitolo 13 della prima lettera ai Cristiani di Corinto:

“Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi la carità, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi la carità, non sono nulla. E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi la carità, niente mi giova. La carità è paziente, è benigna la carità; non è invidiosa la carità, non si vanta, non si gonfia, non manca di rispetto, non cerca il suo interesse, non si adira, non tiene conto del male ricevuto, non gode dell’ingiustizia, ma si compiace della verità. Tutto copre, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno; il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà. La nostra conoscenza è imperfetta e imperfetta la nostra profezia. Ma quando verrà ciò che è perfetto, quello che è imperfetto scomparirà. Quand’ero bambino, parlavo da bambino, pensavo da bambino, ragionavo da bambino. Ma, divenuto uomo, ciò che era da bambino l’ho abbandonato. Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto. Queste dunque le tre cose che rimangono: la fede, la speranza e la carità; ma di tutte più grande è la carità!”

Nel fare rotta verso Compostela si prova che il Cammino custodisce i suoi segreti solo per chi pellegrina e pellegrinando con calma ci si accorge quanto sia preziosa per la nostra esistenza la compagnia e l’immagine di Gesù, il Pellegrino per eccellenza.

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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Note storiche Il pellegrinaggio a Santiago de Compostela, conosciuto fin dal secolo IX col nome di “Camino de Santiago” o “Via Lattea” rappresenta una delle più originali creazioni dello spirito cristiano ed è definito da F. Mauriac “Fiaba millenaria dello spirito”. E’ un itinerario dove fede, arte, religiosità popolare, letteratura, tradizioni, leggende e vicende storiche si mescolano facendone uno dei pilastri della civiltà europea. Goethe esprime questo concetto con una felice espressione: “L’Europa è nata in pellegrinaggio a Compostella e la sua lingua materna è il cristianesimo” Santiago conserva le spoglie mortali dell’Apostolo San Giacomo il Maggiore (fratello di Giovanni, figlio di Zebedeo) che secondo la tradizione evangelizzò la Penisola Iberica dall’Andalusia fino alla celtica Galizia e Finisterre. Tornato poi a Gerusalemme fu decapitato da Erode Agrippa e le sue spoglie furono portate dai suoi discepoli in Galizia e seppellite ad Iria Flavia. Nei secoli le migrazioni dei popoli, le guerre e le persecuzioni fanno perdere le tracce del sepolcro fino a che nel IX secolo il monaco Pelagio interpretando misteriose luci su di un tumulo in un campo (“Campus stellae”) rinvenne un’arca di marmo coi resti di un uomo decapitato e da qui inizia il mito di Santiago in quanto il vescovo Teodomiro ed il re delle Asturie informano Papa Leone III, Carlo Magno ed altri esponenti della cristianità e viene eretta una chiesa. Si sviluppa un movimento religioso, anche per contrastare l’invadenza dei Mori, e il pellegrinaggio che porta gente da tutta Europa fa di Santiago una delle città sante del cristianesimo accanto a Roma e Gerusalemme. I monaci di Cluny, i re di Spagna, i Pontefici ed alcuni illustri personaggi faranno del pellegrinaggio a Santiago uno dei cardini religiosi più importanti dell’Europa cristiana. L’XI secolo fu un’epoca di grande intensità spirituale e di entusiasmo religioso che trovarono espressione anche nel pellegrinaggio in genere e nel “Cammino di Santiago” che, nel tempo di pace all’inizio del secondo millennio, il declino del califfato di Cordova e la forza del regno di Navarra rendevano possibile. Dilagò il fervore spirituale e la gente si mise in cammino così che risorsero e si moltiplicarono a vista d’occhio monasteri ed ospedali ma soprattutto si costruirono ovunque tante chiese che col loro campanile facevano da punto di riferimento. Queste chiese erano anche tutte molto belle tanto che negli annali si legge: “Dopo l’anno mille ci fu un’improvvisa corsa alla costruzione di chiese. Anche se gran parte di queste chiese era in perfette condizioni, dovunque i cristiani facevano a gara per renderle più belle. I fedeli in effetti non soltanto abbellirono quasi tutte le cattedrali e le chiese dei monasteri dedicate ai diversi santi ma anche le piccole cappelle situate nei villaggi.

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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Era come se il mondo si volesse spogliare dei suoi vecchi stracci per indossare una luminosa e candida veste di chiese”. Questa veste indossa ancora oggi il Cammino verso Santiago lungo il quale ad ogni chiesa ne succede un’altra e un’altra ancora……..come preghiere di pietra disposte a rosario. Nel 1987 il Consiglio d’Europa ha proclamato il percorso “Primo Itinerario Culturale d’Europa”. Lo stesso Papa Giovanni Paolo II, radunati a Santiago gli abati della principali abbazie europee nel 1982, ha consegnato alla città un bellissimo discorso sulle radici cristiane dell’Europa e lo stesso Pontefice ha promosso e fatto vivere a Santiago nel 1989 una delle più riuscite Giornate Mondiali della Gioventù. L’Anno Santo Compostellano si celebra ogni volta che la festa di San Giacomo al 25 luglio capita in domenica e quindi ogni 5, 6, e 6/11 anni. Gli ultimi due giubilei (con relativa apertura della Porta Santa) si sono celebrati nel 1993 e nel 1999. Il prossimo sarà nel 2004.

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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Impressioni Non avrei mai creduto di poter arrivare ma nonostante il freddo, l’acqua, il fango, il fortissimo vento, la pioggia, la neve, il poco e subito caldissimo sole con relativa polvere…..ce l’ho fatta!! E’ stata un’esperienza unica, ai confini delle mie possibilità; è stata una bellissima ed affascinante scommessa….. anche contro la tendinite (che prima non essendo uno sportivo non sapevo neanche cosa fosse) sconfitta grazie agli anti-infiammatori forniti da un compagno di viaggio (a tutti gli effetti un buon samaritano) e da una bella dose di buona volontà. Siamo partiti in tre ma purtroppo sono arrivato a Santiago de Compostela da solo perché anche l’amico Daniele (che devo ringraziare perché senza di lui non sarei partito), visto che continuava a piovere e a far freddo, al Monastero di Samos, con mio grande dispiacere, ha deciso di tornare a casa qualche giorno prima. Ho ricordi molto belli dei tanti posti visti e delle belle città visitate coi loro musei, le loro cattedrali, la loro storia. Mi scorrono davanti agli occhi le regioni della Navarra francese e spagnola, della Rioja, della Castiglia e del Leon, della Galizia; le splendide località dei Pirenei, di Roncisvalle, di Pamplona, Puente la Reina, Estella, Santo Domingo de la Calzada, San Iuan de Ortega, Burgos, Sahagun, Leon, Astorga, Manjarin, Ponferrada, Villafranca del Bierzo, O Cebreiro, Triacastela, Samos, Sarria, Portomarin, Palas de Rei, Ribadiso, S. Irene, Melide, Arzua, Arca, …fino al Monte do Gozo con la vista di Santiago De Compostela. Qui la storia si mischia alla leggenda, da quella dei Paladini di Carlo Magno e Orlando e del Sacro Graal fino a quella di Santiago pellegrino e “Matamoros”. A Santo Domingo de la Calzada per la prima volta ho visto un gallo ed una gallina in chiesa che per niente intimiditi cantavano a squarciagola. Ho visto in Navarra e Rioja una quantità impressionante di cicogne, sia in volo che nei loro grandi nidi sulle guglie delle chiese e sui pali della luce. A San Iuan de Ortega ho partecipato alla S. Messa dell’Ascensione in francese prima e poi anche in spagnolo nella grande chiesa che in pratica è l’unica cosa esistente oltre all’Albergue del Peregrino dall’ospitalità molto austera ma familiare. In questa bella chiesa è famoso il “Bassorilievo dell’Annunciazione” che viene illuminato dal fascio di luce dei raggi del sole al mattino solo nei giorni dell’equinozio. La Navarra è una terra molto bella e selvaggia, la Rioja è il regno dei vigneti, la Castiglia ed il Leon sono un enorme estensione di messi, la Galizia ha dei paesaggi unici……… Non saprei come raccontare tutto e soprattutto rischierei di essere troppo limitato nelle descrizioni oppure inutilmente prolisso; mi si affollano alla mente infatti tanti ricordi. Una cosa però è certa: questa del “Camino” fa parte di quelle esperienze che non si possono raccontare ma solo vivere.

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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Un’altra cosa ancora è certa; per me il vero Cammino è iniziato a Samos da dove sono partito solo. Ho potuto pensare, riflettere, tenere i miei ritmi (interrotti brevemente dall’incontro di alcuni italiani che però percorrevano solo un breve tratto). Ogni pellegrino è unico e, anche se spesso non compie il viaggio solo, è come se lo fosse se ha il giusto atteggiamento. Anche chi è solo comunque è come se non lo fosse perché basta lo sguardo ed il ricorrente saluto dei compagni di strada a rincuorarlo, farlo felice ed inserirlo in una specie di comunità virtuale dove il minimo comune denominatore è dato dalla meta, dall’obbiettivo e dalla determinazione di arrivare. Questi cenni in lingue così diverse (tedesco, francese, spagnolo, portoghese, belga. Olandese, ingle-se……) sono infatti comprensibili perché non formali ma spontanei, autentici, sinceri. Sono infatti gesti di vera amicizia e chi scopre amicizia prova gioia, …….chi trova un amico scopre un tesoro. Questo del Cammino di Santiago è stato un viaggio davvero lungo, quasi interminabile anche per me. E’ stato tra l’altro anche un viaggio pieno di difficoltà dovute al tempo in quanto su quattro settimane di cammino ci sono stati solo un paio di giorni di sole e vento. E’ però davvero bello e vario il paesaggio di questa Spagna settentrionale dove il variare dei luoghi si accompagna a quello delle colture. In Navarra campi di cereali e prati, in Rioja estese colture di ottimi vigneti e pascoli, la Castiglia e il Leon coi loro passi di montagna sono costellati di greggi e mucche, ricchi di ginestre gialle e bianche e soprattutto di erica, un’erica bianca e rosa gigantesca e bellissima. In Galizia è un trionfo di fiori e di eucalipti e man mano ci si avvicina all’Atlantico le cicogne della Navarra e della Rioja sono sostituite dai gabbiani che a Finisterre non si contano più. Non sono solo la geografia e la natura però a rendere vario e piacevole questo indimenticabile viaggio fatto di un lento e inesorabile cammino ma anche la storia con i suoi monumenti e le sue tracce formate da ruderi e resti più o meno importanti. E questo non solo nelle grandi città ma anche in alcuni piccoli ma significativi paesetti. Come già dicevo in questi luoghi la storia si avvolge di leggenda: i Celti, i Templari, i Paladini, i Crociati, i Cavalieri di Malta, i Cavalieri di Santiago, i Pellegrini più o meno famosi…le gesta e l’epopea di quasi un millennio di lotta coi “Mori” da Carlo Magno e Orlando fino alla caduta dell’ultimo caposaldo di Granada nel 1492 e la definitiva vittoria della cristianità con la conclusione della “Reconquista” nel XVI secolo. Una delle tante leggende che si intersecano alle vicende storiche è innescata dal miracolo del Santo Grial di El Cebreiro nella cui chiesa romanica del secolo IX (una delle più antiche del percorso) ci fu un miracolo (simile a quello di Bolsena da cui trae origine la festa del “Corpus Domini) dove il pane e il vino all’atto della consacrazione fatta da un sacerdote incredulo si trasformarono anche visibilmente in carne e sangue a causa della grande fede di un povero contadino intervenuto alla S. Messa nonostante una tremenda bufera di neve.

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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Si tratta infatti della leggenda del “Santo Graal” che si narra nelle gesta dei Cavalieri della tavola Rotonda al tempo di Re Artù, gesta giunte fino a noi tramite i miti e le leggende dell’Alto Medioevo. Sono miti e leggende fantastiche che a volte si vestono anche di una coloritura sacra , di una sacra-lità simbolica. Questi racconti hanno una morale che si deduce dalla trama dei fatti. Il Graal sarebbe infatti il calice utilizzato da Gesù per l’ultima cena coi suoi discepoli ( secondo altri quello in cui Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue del Crocifisso) e sarà Parsifal, il cavaliere più giovane e inesperto ma buono e puro a ritrovarlo per Artù malato e stanco. Artù poi è il prototipo del re buono e giusto che strappa il suo popolo all’anarchia ed alla legge del più forte per farlo vivere prospero nella pace. E’ il buon governo infatti che rende felice e prospera la vita del popolo e della natura. Di aneddoti, storie più o meno verosimili, avvenimenti storici veri e propri anche se carichi di un fascino misterioso, avventure di singoli personaggi o di gruppi più o meno organizzati avvolte a loro volta in un alone di mistero……storielle, detti. Anche tutto questo fa parte del Cammino di Santiago.

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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PENSIERI

1 Sono pochi i peccati veri e gravi, forse solo uno; quello di bastare a se stessi ed escludere Dio dalla propria esistenza. E’ il primo peccato, l’errore di sempre: non corrispondere al progetto di Dio che è il suo amore da accogliere e partecipare. Questo nostro peccato di orgoglio che esclude Dio per crearci idoli a nostra immagine, fantasia e piacere è il vero ed unico male, la radice di tutti i mali. E’ il rifiuto della “Legge” e dei “Profeti”: della Legge (che si sintetizza nel solo precetto di non fare agli altri quanto non si vorrebbe fosse fatto a noi e viceversa) e dei Profeti che richiamano l’uomo alla sua osservanza e quindi a riconoscere il primato di Dio e della sua Parola e a non fabbricarsi degli idoli come surrogato.

2 “Non di solo pane vive l’uomo…….”. Quanto è vera questa frase l’ho sperimentato la sera dello scorso sabato 25 maggio 2002 a 40 chilometri da Santiago dove per cibo mi è bastata la natura, la solitudine e poco altro. Certo, non si può vivere di aria ed ora infatti che è la sera di domenica 26 sto uscendo per la cena. E’ vero però che il cibo è un mezzo per vivere e non viceversa e che il “Troppo” è sempre un male. Il male è sempre l’esagerazione, l’esasperazione delle cose, anche di quelle belle ed utili. Un mondo più “Moderato” sarebbe anche più giusto e umano. Un po’ di penitenza fa bene allo spirito e la gioia del buon cibo è più grande se si è patita un po’ di fame.

3 Sono diventato amico di molta gente: colombiani, brasiliani, spagnoli, francesi, canadesi, inglesi, e soprattutto tedeschi: due coniugi di Colonia ed in particolare un bravissimo e gentilissimo signore di Stoccarda. Il mondo è veramente piccolo e se si hanno obiettivi e mete comuni le barriere non esistono. Ho anche notato che non è vero che la “Ressa” vuol dire di per sé disordine in quanto nonostante il grande numero di pellegrini negli ostelli e la veramente esigua quantità dei servizi tutto era sempre pulito e in ordine come se si fosse stati a casa propria. Questa grande pulizia, questo ordine denotano inequivocabilmente una cosa: l’animo di questa gente che va a Santiago è gentile e generoso ma soprattutto carico di rispetto sia per sé che per gli altri, un rispetto spontaneo e costante a prescindere dalle situazioni, dalla fatica e dalla stanchezza.

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Ci si può attendere un così grande rispetto solo da persone che hanno capito ed attuano il precetto: “Fai agli altri quanto vorresti loro facessero a te “. Comportarsi con il prossimo come se fosse uno di famiglia denota l’aver compreso che solo così il mondo può migliorare, che sono le piccole cose la misura e lo specchio dell’animo di una persona, che per cambiare il mondo bisogna darsi da fare coi fatti e per primi…………e che il resto è solo conseguenza.

4 Ogni giorno ha i suoi problemi e le sue fatiche ma anche le sue gioie e le sue speranze, così nel “Cammino” come nella vita. Alla fine tutto si risolve e se si è vissuto bene si va felici e sereni incontro al Signore. E’ meglio affidarsi sempre al Signore e non confidare nel potente di turno perché, come dice il salmo, il potente “…..Spento il respiro è subito polvere, sono finiti quel giorno i suoi piani”. E ancora:“…..Solo chi spera in Dio è beato, l’uomo che teme il Signore suo Dio che ha creato il cielo e la terra, il mare e quanto ha vita nel mare…”. E’ sempre Lui che guida i giorni, il tempo e le situazioni della vita, è Lui che “Regge il mondo con la potenza del suo Amore” e Lui il necessario non lo fa mancare mai e al momento buono aiuta, aiuta….aiuta e come! Il Signore ti è sempre vicino anche quando sbagli e le cose vanno male per colpa tua; l’importante è riconoscerlo come “Signore” ed affidarsi a Lui con umiltà e semplicità di cuore.

5 Tutto cambia, tutto è relativo e tutto finisce. Anche l’incontro con gli italiani ha lasciato il segno, anche l’esperienza del “Corpus Domini” a Lourdes con le belle preghiere internazionali, i canti, le processioni, l’adorazione eucaristica…. La soddisfazione però è tanto più grande quanto più noi ci sentiamo piccoli e sproporzionati ai fatti che succedono ed ai “Compitini” che ci dà ogni giorno la vita. Il “Cammino” è una bella palestra di vita e non poteva terminare che con la lettura del Vangelo di Giovanni dopo aver concluso quella di Matteo, Marco, Luca e degli Atti degli Apostoli. Il Vangelo di Giovanni l’ho letto d’un fiato in treno da Nizza a Milano, davanti ad uno straniero, un tunisino che mi sorrideva soddisfatto vedendomi leggere il mio “Corano” con tanta determinazione, partecipazione e gioia!

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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“….e nascerà la gioia, purchè essa sia dentro a te stesso. Le altre forme di contentezza non riempiono il cuore, sono esteriori e vane. E’ lo spirito che dev’essere allegro………...Credimi, la vera gioia è austera.” (Seneca). Si può così lodare il Signore con le belle parole di un santo che ha fatto il Cammino di Santiago e in questi luoghi ha lasciato molte tracce: San Francesco d’Assisi. Sono infatti diversi i monasteri fondati dal santo o dedicati a San Francesco e Santa Chiara e due si trovano anche a Santiago De Compostela dove San Francesco è molto amato e rispettato. Il modo migliore per chiudere queste riflessioni è quello di dare la parola al “Cantico delle creature” composto da San Francesco alla fine della sua esistenza terrena ed in un momento di acutissima sofferenza fisica e morale. E’ il compendio della spiritualità francescana e uno degli inni più belli a Dio e al creato. Composto da un uomo malato e quasi cieco dà il senso di cosa sia la vera gioia.

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Altissimu, onnipotente bon Signore, Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.

Ad Te solo, Altissimo, se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare.

Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature, spetialmente messor lo frate Sole,

lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:

de Te, Altissimo, porta significatione. Laudato si', mi Siignore, per sora Luna e le stelle:

il celu l'ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si', mi' Signore, per frate Vento

et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento.

Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua. la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.

Laudato si', mi Signore, per frate Focu, per lo quale ennallumini la nocte:

ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra,

la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fior et herba.

Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore et sostengono infermitate et tribulatione.

Beati quelli ke 'l sosterranno in pace, ka da Te, Altissimo, sirano incoronati.

Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare:

guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati,

ka la morte secunda no 'l farrà male. Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate

e serviteli cum grande humilitate.

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TAPPE DEL PERCORSO 1 Robbiate – Milano Centrale - Nizza 2 Nizza – Bayonne – Saint Jean Pied De Port 3 Saint Jean Pied De Port - Roncesvalles 4 Roncesvalles – Zubirì - Larrasoana 5 Larrasoana – Pamplona (Cizur) 6 Cizur – Puente La Reina 7 Puente La Reina - Estella 8 Estella – Los Arcos - Viana 9 Viana - Navarrete 10 Navarrete – Logrono - Najera 11 Najera – Santo Domingo De La Calzada 12 Santo Domingo De La Calzada - Belorado 13 Belorado - San Juan De Ortega 14 San Juan De Ortega - Burgos 15 Burgos – Hornillos Del Camino 16 Hornillos Del Camino - Castrojeriz 17 Castrojeriz - Fromista 18 Fromista – Carrion De Los Condes 19 Carrion De Los Condes - Sahagun 20 Sahagun – El Burgo Raneros 21 El Burgo Raneros – Mansilla De Las Mulas 22 Mansilla De Las Mulas - Leon 23 Leon – Villadangos Del Paramo 24 Villadangos - Astorga 25 Astorga – Rabanal Del Camino 26 Rabanal Del Camino - Ponferrada 27 Ponferrada – Villafranca Del Bierzo 28 Villafranca Del Bierzo – O Cebreiro 29 O Cebreiro – Samos / Sarria 30 Sarria - Portomarin 31 Portomarin – Palas De Rei 32 Palas De Rei – Ribadiso / Arzua 33 Arzua – Santa Irene / Arca 34 Arca – Monte Do Gozo - Santiago 35 Santiago De Compostela 36 Santiago De Compostela - Finisterre 37 Finisterre - Handaye 38 Handaye - Lourdes 39 Lourdes 40 Lourdes – Nizza - Milano - Robbiate

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ELENCO DEI RIFUGI / ALBERGHI

NAVARRA FRANCESE 1 Sain Jean Pied De Port

NAVARRA SPAGNOLA 2 Roncesvalles 3 Zubirì 4 Larrasoana 5 Arre 6 Pamplona 7 Cizur Menor 8 Puente La Reina 9 Estella 10 Los Arcos 11 Torres Del Rio 12 Viana

RIOJA 13 Logrono 14 Navarrete 15 Ventosa 16 Najera 17 Azofra 18 Santo Domingo De La Calzada 19 Granon 20 Redecilla Del Camino 21 Belorado 22 Villafranca Montes De Oca 23 San Juan De Ortega 24 Atapuerca 25 Olmos De Atapuerca 26 Burgos 27 Villabilla De Burgos 28 Tardejos 29 Rabe De La Calzada 30 Hornillos Del Camino 31 Arroyo San Bol 32 Hontanas 33 Castrojeriz 34 Puente Fitero

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PALENCIA

35 Itero De La Vega 36 Boadilla Del Camino 37 Fromista 38 Poblacion De Campos 39 Villacazar De Sirga 40 Carrion De Los Condes 41 Calzadilla De La Cueza 42 Ledigos 43 Terradillos De Los Templarios

LEON 44 Sahagun 45 Calzada De Coto 46 Cazalda Del Hermonillos 47 Bercianos Del Camino 48 El Burgo Raneros 49 Reliegos 50 Mansilla De Las Mulas 51 Leon 52 Villadangos Del Paramo 53 Vilar De Mazarif 54 Hospital De Orbigo 55 Santibanez De Valdiglesias 56 Astorga 57 Murias De Rechivaldo 58 Santa Catalina De Somoza 59 El Ganso 60 Rabanal Del Camino 61 Manjarin 62 El Acebo 63 Riego De Ambros 64 Molinaseca 65 Ponferrada 66 Camponaranja 67 Cacabelos 68 Villafranca Del Bierzo 69 Pareje 70 Trabadelo 71 Vega De Valcarce 72 Ruitelan 73 Laguna De Castilla

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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LUGO

74 O Cebreiro 75 Hospital De La Condessa 76 Alto Do Poio 77 Triacastela 78 Samos 79 San Xil Calvador 80 Sarria 81 Barbadelo 82 Morgade 83 Santa Maria De Ferreiros 84 Portomarin 85 Gonzar 86 Ventas De Naron 87 Ligonde - Eirexe 88 Palas Del Rei 89 Casanova

LA CORUNA 90 Leboreiro 91 Melide 92 Ribadiso De Baixo 93 Arzua 94 Santa Irene 95 Arca Do Pino 96 Monte del Gozo 97 Santiago periferia 98 Santiago De Compostela 99 Finisterre 100 Faro di Finisterre

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ELENCO DEI TIMBRI

Credencial francese 1 Santiago De Compostela – Certificazione di arrivo a Santiago 2 Saint Jean Pied De Port – Certificazione della partenza 3 Accueil Saint Jacques – Rifugio francese 4 Gite d’etape M.me Etchegoin (gemellato col rifugio) 5 S. Conventus Hospitalis Roncesvallis 6 Albergue peregrinos Concejo de Zubirì (Navarra) 7 Sello de los Amigos del Camino de Santiago en Navarra - Pamplona 8 Refugio P.P. Reparadores Puente La Reina (Navarra) 9 Los Amigos del Camino de Santiago - Estella 10 Monasterio de Irache (Antiguo Hospital de Peregrino) – San Veremundo Abad de Irache,

patrono del Camino de Santiago en Navarra 11 Casa Romero – Los Arcos (Navarra) 12 Iglesia del Santo Sepulcro – Torres del Rio (Navarra) 13 Asociacion riojana de Amigos del Camino de Santiago – Albergue de Peregrinos - Logrono 14 Albergue de Peregrino – Navarrete (La Rioja) 15 Amigos del Camino - Najera 16 Santo Domingo de la Calzada (Corregimiento de Rioja) 17 Albergue de Peregrinos “Quatro Cantones” – Belorado (Burgos) 18 Santuario San Juan De Ortega (Burgos) – Camino de Santiago 19 Amigos del Camino de Santiago - Burgos 20 Real Monasterio de Las Huelgas - Burgos 21 Yentardajos Parè 22 Centro cultural San Roman - Burgos 23 Parroquia de S. Esteban P.to M. de Pedredo - Castrojeriz 24 Algergue en el Camino – Boadilla del Camino 25 Albergue Municipal - Fromista 26 Asociacion Amigos del Camino de Santiago de Palencia – Calzadilla del la Cueza (Kalea) 27 Albergue Municipal “La Trinidad” - Sahagun 28 Catedral de Leon 29 Albergue de Leon 30 Leon Peregrino – Ayuntamento de Leon 31 Camino de Santiago – Villadangos del Paramo (Leon) 32 Amigos del Camino de Santiago (Astorga) 33 Museo del Los Caminos - Astorga 34 Camino de Santiago – Catedral de Astorga 35 Camino de Santiago – Ayuntamento de Astorga 36 En el Camino de Santiago “Bar El Peregrino” – Santa Catalina de Somoza

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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37 Albergue de Peregrinos Rabanal del Camino – Nuestra Segnora del Pilar 38 Camino de Santiago – Meson Cowboy El Ganso 39 Refugio Gaucelmo - Rabanal 40 Refugio de Peregrinos de Manjarin - Leon 41 El Acebo: Primer pueblo del Bierzo en el Camino 42 Molinaseca 43 Albergue de Peregrinos – Riego de Ambros 44 Albergue “San Nicolas de Flue” – El Carmen- Ponferrada (Leon) 45 Museo del Bierzo – Ayuntamento de Ponferrada, concejalia de cultura, Camino de Santiago 46 Excellentissimo Ayuntamento de Ponferrada 47 Camino de Santiago: Bar “Gran Sol” – Columbrianos (Leon) 48 Albergue Municipal de Peregrinos - Cacabelos 49 Albergue Municipal de Peregrinos – Villafranca del Bierzo (Leon) 50 Hospital/Refugio por los Caminos de Santiago “Fenix” – Villafranca del Bierzo 51 Ospederia San Nicolas el Real – Villafranca del Bierzo 52 Trabadelo en el Camino de Santiago 53 Albergue de Sarracin – Vega de Valcarce 54 Camino de Santiago: Ruitelan – Refugio de Peregrinos “Pequeno Potala” 55 O’ Cebreiro – Rede de Albergues de Camino 56 O’ Cebreiro – A.C.S. / S.to Graal 57 Parroquia de Santa Maria a Real – O’ Cebreiro (Lugo) 58 San Julian de Samos - Albergue 59 San Julian de Samos - Monasterio 60 Poyo del Peregrino – Piedrafita (Lugo) 61 Parroquia de Santiago de Triacastela (Lugo) 62 Cabildo Metropolitano - Burgos 63 Albergue de Sarria

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Credencial spagnola 64 Acogida del Peregrino – Parroquia Santa Marina (Sarria) 65 Parroquia Santa Marina – Sarria: Acogida del Peregrino 66 Albergue de Sarria 67 Casa Turismo Rural “Esperanza iglesias” – Rente / Barbadelo 68 Caseron - Barbadelo 69 Rede de Albergues do Camino - Portomarin 70 San Juan - Portomarin 71 “Meson de Rodrigues” – Portomarin (Lugo) 72 Cafè Bar “O’ Castro” - Castromayor Portomarin 73 Camino de Santiago: “Bar Plaza” - Ventas de Naron, Portomarin (Lugo) 74 Casa “A Calzada” no Camino de Santiago – Portos Lestedo, Palas de Rey (Lugo) 75 Rede de Albergues do Camino (Ligonde) 76 Albergue de Palas de Rey 77 Parroquia de Santo Tirso (diocesis de Lugo) – Palas de Rey 78 Restaurante Parrilada “Die Zwei Deutsch (los dos Alemanes”) – O Coto / Melide 79 Rede de Albergues do Camino - Melide 80 Parroquia de San Pedro e S.ta Maria de Villa de Melide 81 Ministerio Parroquial de Santiago de Boente 82 Ministerio Parroquial San Juan de Furelos 83 Rede de Albergues do Camino - Ribadiso 84 Restaurante “O Retiro” – Arzua (La Coruna) 85 Parroquia de Santiago de Arzua y Unido Lema 86 Chiriguito “El carro” – A Calle / Ferreiros 87 Rede de Albergues do Camino – Santa Irene 88 Cafeteria “Compas” – Arca O Pino 89 Albergue Arca O Pino 90 Camino de Santiago: Hostal Restaurante “San Paio” - Labacolla 91 Camino de Vacaciones Santiago – Monte do Gozo 92 Pavillon de Galicia – Santiago de Compostela 93 Santiago de Compostela 94 Ciudades Patrimonio de la Humanidad – Santiago de Compostela 95 Oficina de la Peregrinacion – Catedral Santiago 96 Parroquia Santa Maria de Las Arenas - Finisterre 97 Hospederia “O Semaforo” – Fisterra (A Coruna)

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ELENCO RIFUGI/ALBERGHI/BAR/OSTELLI

IL CAMMINO FRANCESE (KM 737 – 749)

NAVARRA 1 Sain Jean Pied de Port KM --- 2 Honto KM 5,2 3 Collado de Bentartea KM 15,7 4 Roncesvalles KM 9,2 5 Burguete KM 3 6 Espinal KM 3,5 7 Biscarreta KM 5 8 Lintzoain KM 2 9 Zubirì KM 8 10 Larrasoana KM 5 11 Irotz KM 6,2 12 Trinidad de Arre KM 4,5 13 Pamplona KM 5,5 14 Cizur Menor KM 4,5 15 Zariquiegui KM 6 16 Uterga KM 5,5 17 Muruzabal KM 2,5 18 Obanos KM 4 19 Puente la Reina KM 2,5 20 Maneru KM 4,5 21 Cirauqui KM 3 22 Lorca KM 5,5 23 Villatuerta KM 4,5 24 Estella KM 4 25 Ayequi KM 2,1 26 Monasterio de Irache KM 2,4 27 Azqueta KM 3 28 Villamayor de Monjardin KM 2 29 Los Arcos KM 12,5 30 Sansol KM 7 31 Torres del Rio KM 1 32 Viana KM 11

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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RIOJA 33 Logrono KM 9,5 34 Navarrete KM 13 35 Ventosa KM --- 36 Najera KM 15 37 Azofra KM 6 38 Ciruena KM 10 39 S. Domingo De La Calzada KM 5,5

BURGOS 40 Granon KM 7 41 Redecilla Del Camino KM 4,5 42 Castildegado KM 2 43 Villamayor del Rio KM 5 44 Belorado KM 5 45 Tosantos KM 5 46 Villambistia KM 3 47 Espinosa del Camino KM 1,5 48 Villafranca Montes De Oca KM 2,5 49 San Juan De Ortega KM 13 50 Agès KM 4 51 Atapuerca KM 6,2 52 Olmos De Atapuerca KM --- 53 Cardenuela – Riopico KM 6 54 Orbaneja KM 1,5 55 Villafria KM 3 56 Burgos KM 10,5 57 Villabilla De Burgos KM 6 58 Tardajos KM 3 59 Rabè De La Calzada KM 2 60 Hornillos Del Camino KM 8 61 Arroyo San Bol KM 7 62 Hontanas KM 4 63 Castrojeriz KM 10

PALENCIA 64 Puente Fitero KM 11 65 Itero De La Vega KM 0,5 66 Boadilla Del Camino KM 9 67 Fromista KM 5,5 68 Poblacion De Campos KM 4

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69 Revenga de Campos KM 2,5 70 Villacazar De Sirga KM 6 71 Carrion De Los Condes KM 6 72 Calzadilla De La Cueza KM 17 73 Santa Maria de las Tiendas KM 2,5 74 Ledigos KM 4,5 75 Terradillos de los Templarios KM 2,5 76 Moratinos KM 3,5 77 San Nicolàs del Real Camino KM 2,5

LEON 78 Sahagun KM 8 79 Calzada De Coto KM 5 80 Bercianos del Real Camino KM 5,5 81 Calzada del Hermonillos KM --- 82 El Burgo Raneros KM 7,5 83 Reliegos KM 12,5 84 Mansilla De Las Mulas KM 6 85 Villamoros KM 6 86 Puente de Villarente KM 2 87 Arcahueja KM 4,5 88 Valdelafuente KM 1,5 89 Puente Castro KM 3,5 90 Leon KM 3 91 Trobajo del Camino KM 3,7 92 Virgen del Camino KM 4 93 Valverde del la Virgen KM 4 94 San Miguel del Camino KM 2 95 Villadangos Del Paramo KM 7,5 96 San Martin del Camino KM 4,5 97 Vilar De Mazarif KM --- 98 Hospital De Orbigo KM 7,5 99 Villares de Orbigo KM 2 100 Santibanez de Valdiglesias KM 3 101 San Justo de la Vega KM 8 102 Astorga KM 4 103 Murias De Rechivaldo KM 4,5 104 Santa Catalina De Somoza KM 5 105 El Ganso KM 4,5 106 Rabanal Del Camino KM 8 107 Foncebadon KM 5 108 Cruz de Hierro KM 2 109 Manjarin KM 2,5 110 El Acebo KM 7 111 Riego De Ambros KM 3,5

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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112 Molinaseca KM 5 113 Ponferrada KM 6 114 Columbrianos KM 3 115 Fuentes Nuevas KM 4 116 Camponaranja KM 2 117 Cacabelos KM 6 118 Villafranca Del Bierzo KM 7 119 Pradela KM 9 120 Pareje KM --- 121 Trabadelo KM 3 122 Ambasmestas KM 1 123 Portela KM 4 124 Vega De Valcarce KM 2 125 Ruitelan KM 3 126 Las Herrerias KM 1 127 La Faba KM 4 128 Laguna De Castilla KM 2,5

LUGO 129 O Cebreiro KM 3 130 Linares KM 3 131 Hospital De La Condessa KM 2,5 132 Alto Do Poio KM 3 133 Fonfria KM 3 134 Viduedo KM 2,5 135 Triacastela KM 6 136 Samos KM 8 137 San Xil KM 2 138 Alto de Riocabo KM 3 139 Calvor KM 2 140 Sarria KM 9,5 141 Barbadelo KM 4 142 Rente KM 1 143 Villachà KM 7 144 Morgade KM --- 145 Santa Maria De Ferreiros KM 7 146 Portomarin KM 2 147 Gonzar KM 8 148 Castromaior KM 1,5 149 Hospital de la Cruz KM 2,5 150 Ventas De Naron KM 1 151 Ligonde KM 3,5 152 Eirexe KM 1 153 Avenostre KM 5 154 Palas Del Rei KM 2,5 155 Casanova KM 6

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A CORUNA 156 Leboreiro KM 3,5 157 Furelos KM 4,2 158 Melide KM 1,5 159 Boente KM 5,6 160 Ribadiso De Baixo KM --- 161 Arzua KM 8 162 Salceda KM 13 163 Santa Irene KM 6 164 Rua KM 1 165 Arca Do Pino KM 1,2 166 Labacolla KM 10 167 San Marcos KM 5 168 Monte del Gozo KM 1 169 Santiago De Compostela KM 4,5 170 Finisterre KM ---

IL CAMMINO PORTOGHESE (KM 107)

TUI 1 Porrino KM 14 2 Mos KM 5 3 Redondela KM 10 4 Cesantes KM 4 5 Arcade KM 4 6 Pontevedra KM 10 7 Barro KM 13 8 Caldas de Rei KM 11 9 Valga KM 12 10 Padron KM 4 11 A Esclavidude KM 5 12 O Milladoiro KM 12 13 Santiago de Compostela KM 5

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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VIA DE LA PLATA

(KM 934) 1 Sevilla KM --- 2 Santiponce KM 10 3 Gerena KM 14 4 El Ronquillo KM 32 5 Santa Olalla del Cala KM 24 6 Manasterio KM 23 7 Fuente de Cantos KM 19 8 Zafra KM 23 9 Villafranca de los Barros KM 17 10 Almendrlejo KM 14 11 Torremegia KM 13 12 Merida KM 15 13 Alcuescar KM 37 14 Aldea de Cano KM 15 15 Caceres KM 24 16 Casar de Caceres KM 12 17 Canaveral KM 34 18 San Gil KM 27 19 Cruce Carcaboso-Plasencia KM 10 20 Aldeanueva del Camino KM 35 21 Puerto de Bejar KM 15 22 Valdelacasa KM 19 23 Salamanca KM 58 24 Cubo de la Tierra del vino KM 34 25 Zamora KM 33 26 Montamarta KM 18 27 Granja de la Moruela KM 20 Qui invece di girare per Tabara si può proseguire per: 1 Benavente KM 29 2 La Baneza KM 43 3 Astorga KM 24

Da dove si prosegue sul “CAMMINO FRANCESE”

28 Tabara KM 15 29 Rio Negro del Puente KM 37 30 Puebla de Sanabria KM 34 31 Requiejo KM 8

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32 A Gudina KM 25 33 Verin KM 40 34 Xinzo de Limia KM 35 35 Allariz KM 19 36 Ourense KM 22 37 Cea KM 25 38 Castro Dozon KM 13 39 Lalin KM 12 40 Silleda KM 14 41 Santiago de Compostela KM 40

IL CAMMINO DEL NORD (KM 468)

1 Urquera KM --- 2 Llanes KM 22 3 Ribadesella KM 26 4 Villaviciosa KM 39 5 Valdedios KM 8 6 Pola de Siero KM 17 7 Oviedo KM 17 8 Aviles KM 17 9 Cudillero KM 29 10 Soto de Luina KM 9 11 Luarca KM 44 12 Navia KM 21 13 Tapia KM 20 14 Ribadeo KM 15 15 Mondonedo KM 45 16 Villalba KM 34 17 Guitriz KM 27 18 Sobrado dos Monxes KM 23 19 Melide KM 22 CAMMINO FRANCESE

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IL CAMMINO ARAGONESE (KM 836)

1 Somport KM --- 2 Canfranc KM 11 3 Iaca KM 19 4 Artieda KM 42 5 Sanguesa KM 34 6 Monreal KM 30 7 Puente la Reina KM 28 CAMMINO FRANCESE

TOTALE DEI PAESI E DEI CHILOMETRI

PAESI CHILOMETRI

IL CAMMINO FRANCESE 170 749

IL CAMMINO PORTOGHESE 13 107

VIA DE LA PLATA 44 934

IL CAMMINO DEL NORD 19 468

IL CAMMINO ARAGONESE 7 836

TOTALE 253 3094

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LOGISTICA AVVICINAMENTO AL PREVISTO PUNTO DI PARTENZA

Il mezzo migliore è il treno

ANDATA Partenza da Milano alle ore 15 con arrivo a Ventimiglia alle 21 e Nizza alle 21.15 circa; Partenza da Nizza alle 22 con arrivo a Bayonne alle 10.15 (treno con cuccette); Da Bayonne partenza alle ore 15 con arrivo a Saint Jean Pied De Port alle 16. La durata del percorso è di circa 25 ore con possibilità di una sosta di quattro ore a Lourdes dove si arriva alle 8, si riparte alle 12 e si è a Bayonne alle 13.45. Giunti a St Jean si va al centro storico dove si trova il centro di accoglienza dei pellegrini: Accueil-Information Saint Jacques – Rue de la Citadelle, 39. Tel: 0559370509. Qui viene fornita la credencial, viene apposto il timbro di partenza e si è allog-giati al rifugio municipale (solo 18 posti) o in case private per il pernottamento.

RITORNO Il ritorno è possibile: 1 - in aereo dall’aeroporto di Santiago (Labacolla) 2 - in autobus 3 - in treno 1 Sono esposti negli albergue della Galizia gli indirizzi cui rivolgersi per il

biglietto e le tariffe praticate. Presentando la credencial si ha diritto a forti sconti.

2 Si parte alle 16.30 con arrivo a Irun (frontiera francese) alle 6.30. Ci si ferma per 10/20 minuti nelle principali città attraversate. Il viaggio è abbastanza comodo e per gli orari ci si può rivolgere alla compagnia ALSA (se ne può consultare anche il sito). Da Irun si raggiunge in treno Hendaye e si rifà il percorso dell’andata a ritroso con partenza alle 17.

3 Si parte sempre di mattina alle 9.04 dalla stazione ferroviaria di Santiago pervenendo ad Irun / Handaye intorno alle 22.

Si dorme qui alla frontiera e quindi si ripercorre a ritroso il viaggio dell’andata con possibilità di una sosta a Lourdes.

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SCELTA DEL PERCORSO Esistono diversi itinerari ma la maggior parte dei pellegrini sceglie di percorre-re il “Camino frances” che dall’abbazia di Roncisvalle giunge a Santiago attraversando le regioni della Navarra, Rioja, Castilla e Galicia e le loro province. Essendo Roncisvalle di difficile accesso diretto, soprattutto per chi non proviene dalla Spagna, si preferisce quasi sempre incominciare da Saint Jean Pied De Port, ai piedi del versante francese dei Pirenei. La traversata St. Jean / Roncesvalles è, anche se un po’ lunga, molto bella e si prova una certa soddisfazione nel valico di questo punto dei Pirenei ricco di memorie storiche e letterarie. Gli altri itinerari provengono da diverse zone della Spagna e del Portogallo. Una variante che può interessare gli Italiani è quella che dal passo di Somport, nei Pirenei centrali, scende nella regione di Aragon e si unisce al Camino Frances a Puente La Reina. Questo percorso, detto “Camino Aragones”, allunga i tempi di percorrenza di tre/cinque giorni. Alcuni Francesi partono dal santuario di Le Puy, nel Massiccio Centrale france-se, quasi raddoppiando il cammino francese col quale si ricongiunge a St. Jean Pied De Port. Per i Francesi altri percorsi (meno frequentati) prevedono la partenza da Parigi. E’ anche possibile percorrere il “Camino del Norte” che passando da Bilbao fa un percorso montagnoso a breve distanza dalla costa del nord della Spagna attraverso il Pais Basco, la regione della Cantabria e il principato di Asturias. Si riunisce al Camino Frances poco prima di Santiago De Compostela. Ci sono però notevoli dislivelli e pochi albergue per dormire. Lungo il cammino francese al contrario è disponibile una grande quantità di rifugi, alberghi e servizi. Il Camino frances è lungo circa 800 chilometri ed è completamente e molto bene segnalato: - nel versante francese con segni bianco-rossi cui più in alto si sovrappongono segni gialli che saranno poi presenti ovunque nel cammino di Santiago;

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- piastrelle in ceramica, con fondo blu e conchiglia disegnata in giallo, murate sulle case; - cippi stradali sui quali è raffigurata la conchiglia con mattonella murata o bassorilievo. Dal Cebreiro a Santiago i cippi so presenti ogni 500 metri ed indicano a scalare la distanza mancante all’arrivo; - cartelli stradali di vario genere; - lapidi che indicano i paesi successivi e le relative distanze. Le indicazioni migliori sono in Navarra comunque il cammino è sempre ben segnato anche nelle periferie delle grandi città. Il percorso segue quello del sole da est verso ovest e quindi al mattino si ha il sole alle spalle ed al pomeriggio di fronte. Le grandi zone in cui può essere ripartito il percorso sono: - la zona pirenaica col valico dei Pirenei fino a Pamplona dove piove quasi sempre; - Navarra / Rioja / Burgos con continui saliscendi di lieve dislivello; - la regione delle mesetas da Burgos a Leòn con larghi altopiani, minimi dislivelli, grande caldo d’estate e grande solitudine; - i monti del leòn e del Bierzo. Da Leòn al passo del Cebreiro si valica una catena di monti dove si trova il punto più alto del cammino; - la Galicia che è l’ultima regione attraversata, molto verde, con tanti boschi, un clima temperato molto variabile e con molta probabilità di pioggia. Le caratteristiche del fondo del percorso si possono così riassumere: - asfalto in occasione dell’attraversamento delle grandi città; - sterrati con parecchie strade fatte di recente; - sentieri (simili a quelli di montagna).

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TEMPI DI PERCORRENZA La maggior parte dei pellegrini impiega mediamente dalle quattro alle cinque settimane (23 / 28 KM al giorno). Il cammino non è comunque una gara contro il tempo e ciascuno lo fa secondo le proprie forze ed il tempo che ha a disposizione. E’ bene tener presente che un tratto di percorso di 23 -28 chilometri, a seconda delle condizioni metereologiche e di quelle fisiche di chi lo fa, dura mediamente circa sei/sette ore. Questo perché con sulle spalle un peso di circa 10/12 chili alla lunga non si sa più come fare a reggere le spalline dello zaino. Va anche tenuto presente che, soprattutto nei percorsi in piano e su terreni molto duri, è sempre in agguato il pericolo di una tendinite. Potendo è quindi meglio metterci di più per tanti motivi ma soprattutto per gustare anche un po’ il panorama, le meraviglie del posto, i grandi monumenti e tutto quello che il cammino offre anche dal punto di vista culturale e, per chi è credente, spirituale e religioso. Si tratta infatti di un percorso molto antico e carico di storia, di leggende e di simboli.

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NOTE PRATICHE

ALCUNE CONSIDERAZIONI Ciascun pellegrino può organizzare il viaggio come crede e prepararsi al meglio secondo la propria esperienza di escursionista. Il viaggio è già comunque di per sé abbastanza avventuroso e ricco di imprevisti e piccoli contrattempi ed è quindi bene programmarlo un attimino anche se per qualcuno può essere più entusiasmante partire alla ventura. L’equipaggiamento deve essere adeguato a quello di un lungo trekking e va fatta molta attenzione a quanto si porta perché lo zaino si dovrà tenere sulle proprie spalle per 6/7 ore al giorno e se troppo pesante diventa un vero problema anche se poi ci si abitua. E’ bene che lo zaino mediamente non superi i 10 chili, al massimo sia di dodici per chi è più robusto e pesante. Dal punto di vista meteorologico il tempo è abbastanza imprevedibile e a parte l’estate spagnola che è molto calda (tranne che sui Pirenei e in Galizia) piove spesso e fa abbastanza freddo quasi sempre e quasi dappertutto. I mesi migliori dovrebbero essere maggio/giugno e settembre/ottobre ma non sempre è così e non si può essere sicuri di niente. Bisogna confidare molto anche in un po’ di fortuna. Per un italiano è relativamente facile (anche se non immediato) intendersi con uno spagnolo a condizione che si parli lentamente, in modo chiaro e con la voglia di farsi capire. Tutto quello che ci si è dimenticati o di cui si ha bisogno per qualsiasi motivo può essere facilmente reperito ed acquistato in quanto le abitudini e la cultura spagnola sono abbastanza simili alle nostre. Anche i medicinali sono di facile reperimento perché nei paesi e soprattutto nelle città ci sono tante farmacie però per alcuni farmaci è necessaria la ricetta di un medico. In tal caso si può anche usufruire dei medici del pronto soccorso negli ospedali delle città.

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Il cammino di Santiago non costa molto ed escluso il viaggio le spese sono quasi esclusivamente quelle per il vitto e l’alloggio che al massimo hanno un costo di 15 / 20 euro al giorno. Ci si può portare la carta di credito o il bancomat per prelievi di contante e soprattutto per pagarsi il viaggio di ritorno. La spesa media per il vitto, l’alloggio, alcuni extra, biglietti vari d’ingresso a musei, cattedrali…ecc. di solito non supera i 500 / 600 euro per un mese.

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LA CREDENCIAL E’ un cartoncino pieghevole, consegnato a Sait Jean Pied De Port (credenziale francese) o a Roncisvalle (credenziale spagnola) oppure procuratosi prima della partenza, contenente le generalità del pellegrino dove sono anche apposte: - la data e il luogo di partenza; - la meta del pellegrinaggio; - il sello (timbro) degli albergue dove si pernotta; - i diversi tibri delle cattedrali, dei musei, delle agenzie di turismo, posti e luoghi tipici…...ecc…. posti giorno per giorno lungo il percorso; - il sello del luogo di arrivo (quasi sempre Santiago de Compostela) e la data della fine del viaggio compiuto. Con la credencial si ha libero accesso ai servizi degli albergue, si possono anche ottenere degli sconti per alcuni ristoranti, musei, …. ecc…… Può essere richiesta al Centro Italiano di Studi Compostellani, Via del Verzano N° 49 – 06123 PERUGIA (Tel: 075 – 5736381 / 075 – 5854607). A Santiago, mostrando la credencial alla “Oficina de Acogida del Peregrino” a lato della cattedrale, si riceve la “Compostela” che è il documento ufficiale, scritto in latino, che certifica l’avvenuto pellegrinaggio. Viene rilasciata a chi ha percorso almeno gli ultimi 100 chilometri a piedi oppu-re gli ultimi 200 in bicicletta.

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COME SI DORME Lungo il cammino ci sono tanti posti in cui si può dormire. Normalmente si utilizzano gli “Albergue” (più o meno equiparabili ai nostri rifugi di montagna ed ostelli per la gioventù) Al Centro di Accoglienza di Saint Jean Pied De Port ne viene fornito l’elenco. L’albergue è di varie dimensioni (dai 10 ai 100 posti generalmente in letti a castello). Il letto è fornito di materasso ma non sempre di cuscino e mai di lenzuola o federe. E'’pertanto indispensabile il saccolenzuolo ma è consigliabile un buon sacco a pelo ed una federa. Chi avesse freddo può comunque chiedere una coperta. Negli alberghi si trovano anche servizi igienici e docce (non sempre l’acqua è calda perché i boyler son elettrici e i pellegrini sempre molti). C’è quasi sempre anche un posto per lavare ed asciugare la biancheria, un locale ad uso cucina ed una stanza refettorio. L’apertura degli albergue è quasi sempre di pomeriggio (si chiudono alle otto di mattina e riaprono intorno alle due/tre del pomeriggio). Si è in genere accolti da un ospitaliere volontario che appone il “Sello” (timbro) sulla credencial e trascrive le generalità del pellegrino su appositi registri assegnando quindi il posto letto ed indicando brevemente le regole per il buon utilizzo del’albergo. Generalmente l’accoglienza è rapida. Il alcuni albergue (Granon, Samos..) il pellegrino diviene anche membro della comunità e viene coinvolto nella sua attività e nei suoi riti. La gestione degli alberghi è affidata a volontari (il parroco, frati o suore di conventi vicini, volontari facenti parte di confraternite o associazioni spagnole di sostegno al Camino De Santiago). In alcuni casi sono stranieri: Inglesi a Ponferrada e Rabanal, Olandesi ad Hospital De Orbigo, Italiani del Centro Studi Compostellani di Perugia a Puente Fitero.

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In genere non ci sono tariffe obbligatorie da pagare anche se l’offerta è moral-mente vincolante ed anche quando ci fossero delle tariffe non superano mai i due o tre euro per notte. Salvo casi eccezionali il pernottamento è consentito per una sola volta. In caso di sovraffollamento la precedenza viene quasi dappertutto e quasi sempre riservata ai pellegrini che percorrono il cammino a piedi. Può capitare di trovare l’albergo completamente occupato e in questo caso non si viene comunque rifiutati ma dotati di uno stuoino e di coperte per potersi attrezzare a dormire per terra. In questi casi si può anche essere indirizzati presso “Albergue particular” gestiti da famiglie oppure in case private che, in accordo con gli ostelli, ospitano i pellegrini per un modico compenso. Ci si può comunque anche avvalere degli “Hostal”, veri e propri alberghi molto simili ai nostri Hotel a tre stelle ad un buon prezzo. Una volta o due è anche opportuno avvalersi di un Hostal per rimettersi un po’ in sesto

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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DOVE E COME SI MANGIA In Quasi tutti gli albergue c’è la possibilità di cucinarsi quanto si è comperato nei negozi o nei supermercati durante il pecorso. In alcuni poi, per una modica cifra viene servita, a richiesta, la colazione. In alternativa la colazione del mattino si può fare durante il primo tratto del viaggio tenendo presente che i bar di norma aprono un po’ tardi. In tutti i paesi dove si tovano gli albergue ci sono locali in cui si può cenare con i menù “Del peregrino” o “Del dia” che sono a prezzo fisso (5 / 7 euro) e general-mente buoni e abbondanti con primo, secondo con contorno, pane, bottiglia di vino o bibita, dolce o frutta. La cucina è simile a quela italiana: spaghetti al pomodoro, paella, minestra di fagioli, zuppa di verdura, zuppa di pesce, insalate varie, pomodori, formaggio, tonno, pollo arrosto, fette di maiale o manzo, peperoni ripieni, trota, salmone alla piastra, spezzatino, patate, fagioli, yogurt, gelati, budino, frutta….ecc….. Il vino è quasi dappertutto buono. A mezzogiorno si mangia quasi sempre al sacco con viveri freschi comprati nei negozi e con frutta anche se ci sono bar attrezzati per servire le “Etapas” che sono colazioni veloci e abbastanza buone. In quasi tutti i paesi per i quali si transita cè una buona fontana. Al mattino è bene assumere carboidrati e zuccheri, a metà giornata carboidrati e frutta fresca, alla sera proteine. E’ soprattutto necessario bere molto anche se il tempo spesso non è molto caldo in quanto camminando col peso inevitabilmente si suda. E’ anche sempre valido il detto “Sacco vuoto non sta in piedi”.

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NOTE VARIE

Quanto costa il Cammino di Santiago

VIAGGIO Andata e ritorno dalla frontiera ( Da Santiago alla frontiera ) circa 300 / 350 euro Eventuali tappe intermedie (

VITTO Colazione circa 2 euro/giorno Cibo per il viaggio circa 4 euro/giorno Cena circa 6 euro/giorno Totale: 12/14 euro/giorno x 30 giorni = circa 350/400 euro.

ALLOGGIO Soggiorno negli albergue 2/3 euro x 28 giorni = 70 euro Soggiorno in Hostal 15 euro x 2 giorni = 30 euro Totale: circa 90 /100 euro per un mese.

VARIE Visita alle grandi città 30 euro Piccole spese 20 euro Imprevisti 15 euro Totale circa 65 euro Totale Generale 325 + (375 + 100 + 65) = 325 + 540 = 865 euro.

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CENNI STORICI Giacomo e il fratello Giovanni (evangelista) sono i figli di Zebedeo e due dei dodici apostoli. Sono stati tra i primi ad essere chiamati con altri due fratelli: Andrea e Pietro. Erano tutti e quattro pescatori sul lago di Genesaret (o di Tiberiade), detto anche “Mare di Galilea”. Giacomo dopo la resurrezione di Cristo per molti anni evange-lizzò la Penisola Iberica compiendo in quei luoghi diversi viaggi. Al suo ritorno in Palestina re Erode Agrippa per far piacere agli Ebrei di Gerusalemme lo fece decapitare. I suoi fedeli, raccolto il corpo, lo trasportarono con una nave nei luoghi della predicazione per seppellirlo su di un altopiano della Galizia. Si perse traccia del sepolcro per secoli finchè nell’anno 813 l’eremita Pelagio vide per diversi giorni brillare delle luci su di un tumulo.Una notte infine gli apparve in sogno San Giacomo che gli rivelò la sua tomba L’abate rimossa la terra che nei secoli si era stratificata trovò il sepolcro del santo e ne diede notizia al papa e ai principali sovrani cattolici dell’epoca. Ebbe così inizio il culto di Santiago, fu costruita una piccola chiesa e presto sorse all’intorno una città che da “Campus stellae” fu chiamata Santiago de Compostela.

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Da alcuni secoli gli Arabi (o Mori) dominavano la Spagna cen-trale e meridionale dove si erano stabiliti e San Giacomo diventò il simbolo ed il protettore della “Reconquista” intrapresa dai principi spagnoli. Santiago fu quindi raffigurato a cavallo come santo guerriero e denominato “Matamoros”. Si dice che il santo sia intervenuto diverse volte ad aiutare in modo decisivo i Cristiani nella lotta coi Mori in tante battaglie combattute per secoli in quanto la reconquista fu ultimata da re Ferdinando e dalla regina Elisabetta di Castiglia nel 1492. Subito dopo la scoperta del sepolcro incominciarono i pellegri-naggi e i pellegrini confluivano da ogni parte d’Europa. La Via Lattea indicava il cammino da seguire ed in alcuni momenti il flusso fu davvero imponente. Alla partenza si compiva il rito della vestizione con la consegna della bisaccia e del bastone con queste parole: - “Ricevi questa bisaccia che sarà il vestito del tuo pellegrinag- gio affinchè, vestito nel modo migliore, sarai degno di arrivare alla porta di San Giacomo dove hai desiderio di arrivare e, compiuto il tuo viaggio, tornerai da noi sano e salvo con gran- de gioia, se vorrà così Dio che vive e regna per tutti i secoli dei secoli; - “Ricevi questo bastone per sostegno nel tuo viaggio e nella fatica sulla strada del tuo pellegrinaggio perché ti serva a battere chiunque ti vorrà far del male e ti faccia arrivare tran- quillo alla porta di San Giacomo e, compiuto il tuo viaggio, tornerai da noi con grande gioia e con la protezione di Dio che vive e regna nei secoli dei secoli.

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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Lungo il percorso si sviluppò una rete di servizi per il sostenta-mento e la cura dei pellegrini: chiese, monasteri, alloggi, ospizi, locande, ospedali, molti dei quali visibili ancora oggi. Sorsero anche paesi e città, furono costruite strade ed eretti ponti. Della protezione dei pellegrini dagli assalti dei briganti e dei Mori si occuparono per un lungo periodo i Templari ed effettua-rono il viaggio anche molti re e personaggi famosi. Sono tre le grandi direttrici di pellegrinaggio: - verso Gerusalemme, i pellegrini erano detti “Palmieri” ed il simbolo del viaggio era la palma; - verso Roma, i pellegrini erano detti “Romei” ed il simbolo era la croce; - verso Santiago, erano i “Pellegrini” propriamente intesi ed il simbolo era la conchiglia. I principali percorsi dal Nord-Europa erano: - la “Via turonense” che partiva da Parigi e passava per Tours per chi proveniva dall’Inghilterra, dal Belgio e dal nord della Francia; - la “Via lemovicense” che partiva da Vezelay e passava da Limoges per chi veniva dalla Scandinavia, dall’Olanda, dal Belgio e dal nord della Francia; - la “Via podense” che partiva da Notre Dame de Puy nel Mas- siccio Centrale francese per chi proveniva dalla Germania e dalla Francia centrale; - la “Via tolosana” che partiva da Arles e passava da Toulouse per chi veniva dal sud.

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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SITUAZIONE ATTUALE

I pellegrini arrivano da ogni parte del mondo: Svizzera, Ger-mania, Olanda, austria, Belgio, Brasile, Inghilterra, Canadà, America, Finlandia, Cile, Venezuela, Cecoslovacchia, Polonia, Giappone, …. Italia. La maggior parte dei pellegrini parte da St. Jean Pied de Port o da Roncesvalles ed altri un po’ dopo: Leòn, Ponferrada, Astorga, Villafranca del Bierzo. Alcuni poi vengono anche da più lontano: da Le Puy (Massiccio Francese), Reims, Berna. Sono rappresentate tutte le età anche se sono un po’ più nume-rosi gli anziani e quasi tutte sono persone comuni e normali. Alcuni sono in gruppo ma molte persone partono sole. Le motivazioni del viaggio sono le più disparate ed ogni pelle-grino sceglie a sua discrezione il percorso, i tempi di percor-renza, le energie da spendere, il livello di fatica accettabile …ecc…. La verità comunque è che l’importanza del cammino non è tanto la meta che si raggiunge ma il cammino stesso. Tre itinerari valicavano i Pirenei a Roncesvalles; il quarto a Somport e si ricongiungevano tutti a Puente la Reina, in Navarra.

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NOTE STORICHE NOTE LOGISTICHE

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Il 23 ottobre 1987 il Consiglio d’Europa ha dichiarato il per-corso che porta a Santiago De Compostela “Itinerario cultura-le europeo” ed ha messo a disposizione le risorse necessarie per una opportuna segnaletica e la ristrutturazione / costru-zione di rifugi per l’alloggio dei pellegrini. Tutto quanto attiene la logistica è abbastanza ben tenuto e cu-rato perché chi percorre il cammino sia incoraggiato a prose-guire. In cosa consiste il cammino? Quanto dura? Perché si fa? Si può andare soli? E’ adatto a tutti?…? Sono domande che si pone chi vuole fare il camino ma che si può porre chiunque in quanto suscita senz’altro sorpresa sapere che esistono ancora persone che nel terzo millennio fanno una cosa dal sapore antico e che comunemente si ritiene ormai da tempo superata. E’ impossibile trovare risposte che vadano bene per tutti e in tutte le situazioni e in genere ciascuno ha una risposta perso-nale, soprattutto alla domanda perché? Il cammino è comunque il ripercorrere un tratto della strada che porta alla tomba di San Giacomo che, in oltre un millennio, hanno percorso milioni di persone. Il cammino deve quindi normalmente essere fatto a piedi; non è determinabile quale e quanta strada percorrere; non è rile-vante la velocità del cammino che può dipendere oltre che dalle condizioni fisiche dal proprio carattere, dagli interessi, dalle aspettative che si hanno.

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Il viaggio si compone di due importanti elementi: la valenza religiosa ed il contesto storico ed ogni pellegrino interpreta il cammino come crede. Di norma è meglio fare il cammino in compagnia piuttosto che soli. C’è tempo per parlare ed anche per stare in silenzio e in compagnia si sopporta meglio la fatica, ci si aiuta nei momenti di difficoltà e di depressione; da soli tutto diventa più difficile. Essere soli comunque può essere un ripiego per mancanza di compagnia oppure una scelta ma in nessun caso è un grosso problema in quanto si possono facilmente stabilire relazioni con altri pellegrini durante il cammino e soprattutto nella sosta negli albergue.

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SIMBOLOGIA MEDIOEVALE Fin dal quarto secolo sulle rovine dei templi antichi furono erette le prime basiliche cristiane. Molte ne furono anche edificate di nuove con il patrocinio degli imperatori romani a partire da Costantino e soprattutto queste chiese furono costruite nei “Luoghi Santi” dove si erano svolti i fatti descritti nei Vangeli e negli Atti degli Apostoli. L’edificazione delle prime grandi basiliche in Terrasanta fu promossa da San’Elena, madre dell’imperatore Costantino, che aveva anche curato i lavori per il ritrovamento della croce di Cristo. La storia della ”Invenzione della Santa Croce” la cui memoria litur-gica si celebra il 14 di settembre, giorno antecedente la festa della Madonna addolorata (o del pianto o pietà) è molto ben descritta dagli affreschi di Piero della Francesca ad Arezzo e da quelli di Santa Croce in Firenze. Qui viene magistralmente raffigurato il fatto del rinvenimento delle croci sotto il Calvario ed i grandi miracoli delle guarigioni di malati e della risurrezione di un morto operata da una di queste croci pronta-mente riconosciuta e proclamata “Croce di Cristo”. In tutti i secoli successivi i Bizantini edificarono splendide basiliche, ci fu un fiorire di chiese fino all’anno mille ed oltre. Per tutto il Medio-evo, opere e costruzioni di vario genere furono disseminate anche lungo il “Camino de Santiago”. Alcune chiese, come quella del Santo Sepulcro, furono erette dai Templari. In quest’epoca lo stile più frequente è il romanico e dal quarto secolo a tutto il Medioevo è confluita in tutte queste costruzioni una ricca simbologia. Nulla in queste opere è lasciato al caso ma tutto è comunicazione e messaggio simbolico.

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Quasi sempre nelle grandi basiliche il battistero era esterno alla chie-sa e comunque rigorosamente ottagonale e con tre gradini che porta-vano alla vasca contenente l’acqua. Il battesimo si faceva per immersione, anche perché i catecumeni era-no quasi sempre adulti e spesso venivano battezzate intere famiglie. Gli aspiranti al battesimo (catecumeni) nella diocesi di Milano con Sant’ambrogio ma anche in altre dovevano imparare bene i fonda-menti della fede cattolica e quindi partecipare alle lezioni previste (a Milano curate direttamente da Sant’Ambrogio) ed infine superare un serio esame. Si trattava infatti di cambiare il modo di vivere e di abbandonare antiche abitudini e consuetudini pagane. I catecumeni pertanto partecipavano alla Santa Messa solo per la prima parte, inerente la liturgia della Parola fino alla spiegazione della stessa Parola con l’omelia del vescovo, quindi dovevano lasciare la chiesa perché non essendo battezzati non potevano partecipare alla celebrazione eucaristica. Superato l’esame venivano ammessi dal vescovo al conferimento del battesimo che avveniva, dopo un’adeguata preparazione quaresimale, nel corso della veglia pasquale. Essi, dopo la liturgia della Parola della grande Veglia Pasquale, in processione raggiungevano il battistero dove venivano battezzati e cresimati. Rivestiti quindi della veste bianca risalivano tra canti di gioia e di ringraziamento la cattedrale portandosi all’altare per partecipare alla liturgia eucaristica ed alla comunione sacramentale. Finita l’ottava di Pasqua la veste bianca veniva riportata in chiesa e deposta ai piedi del vescovo (domenica in “Albis depositis”).

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Il significato dei tre gradini da scendere nel battistero è quello del triduo pasquale in quanto i battezzandi scendono a morire con Cristo per poi con il battesimo uscire risorti a vita nuova con Lui. Il significato dell’ottagono è in riferimento all’ottavo giorno, il primo dopo il sabato antico. I sei giorni della creazione sfociavano nel sabato, giorno sacro del riposo di Dio e giorno a Lui dedicato secondo la legge di Mosè. Il primo giorno dopo il sabato antico è la nostra domenica, il giorno del Signore, il giorno eterno del Risorto. Il sabato antico divideva lo spazio profano da quello sacro in quanto il sabato andava santificato col riposo e la preghiera. La domenica è l’ultimo giorno, il giorno che ci inserisce, in Cristo, nella nuova vita che non ha fine, la vita stessa di Dio. Le chiese romaniche rimarcano simbolicamente questi concetti con la loro stupenda architettura. Le tre navate sono divise da una serie di sei archi retti da colonne a significare i sei giorni della creazione e quindi lo spazio profano. Il settimo arco è più alto e più grande. Qui vi è l’altare in quanto è lo spazio del sacro, normalmente diviso anche con gradini. Dietro l’altare, nell’abside, viene raffigurato l’agnello dell’Apocalisse con la croce imbandierata, segno di vittoria e simbolo del sacrificio del Cristo morto e risorto. Altre volte in una mandorla è raffigurato il Cristo Pantocrator in trono, Signore della storia e del mondo, che regge sulle ginocchia un libro aperto con la scritta ben leggibile: “Ego sum lux mundi, via, veritas et vita”. L’abside infatti è lo spazio ottavo, il giorno ultimo e definitivo di Cristo Signore.

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Sempre in fondo all’abside ci sono tre piccole finestrelle dalle quali filtrano i raggi del sole che portano luce rispettivamente: dalla prima alle ore nove, dalla seconda a mezzogiorno e dalla terza alle tre del pomeriggio. Questi fasci di luce ad intervalli regolari ritmano la preghiera della chiesa nelle ore di terza, sesta e nona; ore cadenzate sui tratti della passione del Signore Gesù. Il rosone posto sopra la porta principale di ingresso alla chiesa fa filtrare invece la luce del vespero al tramonto, intorno alle cinque del pomeriggio. Questa è infatti l’ora della preghiera vespertina. A volte in alcune chiese ci sono poi statue o bassorilievi in marmo illuminati in pieno dai raggi del sole solo nei giorni dell’equinozio e quindi solo due volte l’anno. Questi sono i simboli più importanti e la loro interpretazione più corrente, ce ne sono anche altri ma è bene fermarsi qui.

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TRADIZIONI Pamplona, capoluogo della Navarra, fu fondata dai Romani e conquistata dai Mori. Liberata da Carlo Magno restò protettorato francese fino al 1512 quando passò al dominio castigliano. L’immagine della Vergine della sua cattedrale è detta “Santa Maria la Real”. In questa chiesa erano consacrati i re di Navarra. Una tradizione famosa di Pamplona è la “Fiesta” di San Firmino nel corso della quale sono liberati i tori cion i quali molti si cimentano per le strade della città. Poco fuori Pamplona si trova Cizur Menor dove nel XII secolo l’Ordine degli Ospitalieri di San Giovanni (oggi attivo come ordine di Malta) edificò un ospe-dale per i pellegrini. Poco più avanti, dopo una salita che porta al Passo del Perdòn, c’è una fontana in secca e si dice che qui il diavolo in cambio di un poco di acqua pretendeva dai pellegrini l’abiura. Poco prima di Puente la Reina si trova l’eremo di Santa Maria di Eunate (delle cento porte) costruito nel XII secolo dai Templari. E’ un tempio rigorosamente ottagonale e ricco di simboli, secondo la tradizione di questo antico e ricco ordine cavalleresco. La figura del cavaliere medioevale si sviluppò presso i Goti, i Franchi e i Longo-bardi e la Chiesa, nell’XI secolo, trasformò la mera pratica guerriera in consue-tudine cavalleresca. Il cavaliere non era più al semplice servizio di un signore ma anche di un ideale, l’ideale di cavalleria fondato su di una assoluta lealtà e ben precisi impegni etici. Molti ordini cavallereschi hanno lasciato traccia lungo il Camino De Santiago de Compostela. A Puente La Reina c’è un ponte romanico con sei arcate costruito per facilitare il passaggio dei molti pellegrini e posto sotto la protezione della Vergine che lì aveva una sua cappellina.

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I Templari eressero a Puente La Reina un ospedale e la chiesa “Del Crocifisso” che conserva un Cristo, dal volto scavato da una indicibile sofferenza, su di una croce ad Y. La vigilia di Pasqua nelle cattedrali si eseguiva la “Danza della pelota” muoven-dosi attorno ad un “Labirinto” disegnato per terra e lanciandosi una palla. Il labirinto è un percorso che porta ad un centro, ciò che spinge a percorrerlo è volontà di ricerca e ciò che spinge ad entrarvi è un atto di fede. Il centro rappresenta “La vittoria dello spirituale sul materiale, dell’eterno sul caduco, dell’intelligenza sull’istinto, del sapere sulla violenza cieca”. Uno dei più bei posti del Camino de Santiago sono i Montes de Oca, che portano a San Juan de Ortega. Nella cultura di alcuni popoli l’oca era un animale con precisa simbologia. Una delle tradizioni del “Cammino” è quella di addossare altre pietre a mucchi già esistenti sul percorso e ben visibili. Si tratta di una consuetudine simbolica che rappresenta la liberazione dal male tramite il suo trasferimento alla pietra stessa. Sovente ad ogni pietra è anche legata una preghiera in ricordo di qualche persona cara. A Burgos si incontra il grande monumento equestre del Cid Campeador che qui ebbe i suoi natali. Il Cid è uno dei simboli della millenaria guerra di reconquista combattuta contro i Mori. Altro importante simbolo di questa secolare guerra è lo stesso Santiago nella veste di “Matamoros” la cui statua troneggia sull’altare della cattedrale di Compostela, sopra quella che raffigura lo stesso Santiago come pellegrino. Molto spesso lungo il cammino piove, e molto, ma alla fine a volte………..ecco l’arcobaleno. Anche questo segno: “L’arco tra le nubi” come lo definisce la Bibbia assume molteplici significati nelle diverse culture. Per i cristiani è segno del placarsi dell’ira divina dopo il diluvio quando Dio fece una solenne promessa a Noè, appena uscito dall’arca: “E Dio disse: ecco il segno dell’alleanza che io metto tra voi e me e fra voi e tutti gli esseri viventi che sono con voi per le generazioni a venire; io metto il mio arco nella nube ed esso sarà segno di alleanza tra me e la terra”.

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ll nome di Ponferrada trae origine da un ponte in legno rinforzato col ferro dal vescovo di Astorga, Osmundo. Fu importante castrum romano e sede dei Templari che qui fondarono un castello. La regola dei Templari fu scritta da San Bernardo da Chiaravalle che di loro disse: “Non hanno nulla di proprio,…………...il loro unico pensiero è quello di armare di fede lo spirito e di ferro il corpo,…………ripongono ogni loro fiducia nel Dio degli eserciti e combattendo per la sua causa cercano una vittoria sicura o una morte santa e onorata”. Il “Botafueiro” è un enorme turibolo pesante 80 chili, sospeso alla volta della cattedrale di Santiago de Compostela con solide funi di canapa e manovrato da otto uomini. Vederlo roteare è veramente una cosa grandiosa e stimolante. Il viaggio termina a Finisterre dove l’Atlantico sbatte spumeggiando contro la costa della morte. Qui si sono avverate le parole pronunciate da Gesù risorto in Galilea: “….Sarete miei testimoni fino ai confini della terra”. Qui fu anche portato il corpo dell’Apostolo Giacomo su di una semplice barca. Avendo avuto sepoltura sarebbe stato trovato da un monaco dando origine alla costruzione di una chiesa sempre più bella che nei secoli avrebbero visitato milioni di pellegrini da tutti i paesi del mondo.

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LEGGENDE I Menestrelli, antichi cantautori protetti da Carlo Magno re di Francia, ci hanno tramandato le storie di questo re e dei suoi cavalieri, i Paladini. In particolare di Orlando che la leggenda vuole sia morto a Roncisvalle nel 778, quando la retroguardia dell’esercito francese fu distrutta dai Baschi in una imboscata . Queste gesta sono riportate nella “Chanson de Roland” una tra le più famose Chanson de geste.

--------------------------- A Santo Domingo De La Calzada i protagonisti di una bella e simpatica leggenda sono: un pellegrino, una forca ed un gallo. Si tratta infatti della storia di un giovane che andava a Santiago coi suoi genitori. Qui a Santo Domingo una locandiera, invaghitasi di lui lo voleva trattenere; lo tentò in vari modi ma per il giovane fu più forte il desiderio di concludere il suo pellegrinaggio. La donna respinta mise per vendetta una coppa d’argento nel sacco del giovane e corse a denunciarlo per furto così che egli fu condannato all’impiccagione. I genitori ripresero tristemente il viaggio verso Santiago ed al ritorno ripassaro-no da Santo Domingo trovando il figlio che, sorretto da San Giacomo, pendeva dalla forca ancora vivo. Corsero subito a dirlo al governatore che non prestò loro fede e additando i polli arrosto che si trovava in tavola disse: ”Vostro figlio è vivo come i galli che sto mangiando!” Non aveva però ancora finito di parlare che i galletti spennati e ben cotti si rivestirono delle loro bianche penne e si misero a cantare saltellando nel piatto.

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Il giovane fu immediatamente liberato, il gallo e la gallina trovarono squisita accoglienza in cattedrale e da allora fu il detto “Santo Domingo de la Calzada, donde cantaron el gallo y la gallina despùes de asados”.

--------------------------- Il gallo è anche un simbolo perché col suo canto indica lo spuntare del sole. Un gallo avvisò Pietro del suo tradimento la sera del giovedì santo. Nel Medioevo il gallo era simbolo della vigilanza ed è per questo che svetta su torri e cattedrali. Una credenza medioevale poi diceva che il giorno del giudizio tutti i galli avrebbero unito il loro canto per svegliare i vivi ed i morti.

--------------------------- Al Cebreiro si giunge con una faticosa salita. Il luogo è molto affascinante e pieno leggende e miaracoli. Le ”Pallonzas”, case circolari in pietra col tetto di paglia, ricordano i Celti e la bella chiesa il Sacro Graal. Una mattina d’inverno, tra l’infuriare di una tormenta di neve, un pellegrino con tanta fatica giunse per la Santa Messa. Il rito era iniziato e il sacerdote che si preparava per la consacrazione vedendolo tanto conciato e in ritardo lo trattò con disprezzo. L’ostia si trasformò allora in carne, il vino in sangue e l’immagine della Vergine s’inchinò al prodigio, ricordato ancora oggi da un’ampolla di cristallo. Questo luogo da allora fu chiamato Cebreiro del santo Graal (calice), simbolo reso famoso dalla leggenda di Re Artù. In questa leggenda infatti il sacro Graal sarà oggetto della ricerca perigliosa dei cavalieri della Tavola Rotonda e sarà ritrovato dal più puro dei cavalieri che era anche il più giovane: Parsifal. Assieme a quello carolingio, sempre nel XI secolo, prese infatti vita il ciclo dell’epopea cavalleresca brètone con Artù ed i “Cavalieri della Tavola Rotonda”.

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Sono storie poetiche ed avventurose iniziate col mandato del Mago Merlino, affidato ad Artù come compito sacro: “…………...….Spetta a voi ed ai vostri cavalieri un’impresa nobile santa …….In qualche luogo del mondo si nasconde la coppa in cui Giuseppe d’Arimatea raccolse il sangue di Cristo. Si chiama Santo Graal ed alla sua ricerca dovrete dedicare la vita. Riunirete per far ciò i più valorosi ed istituirete un ordine cavalleresco che prenderà il nome di Tavola Rotonda perché sarete fratelli e tutti uguali davanti alla missione da compiere. Sederete attorno ad una tavola rotonda perché nesuno abbia un posto privilegiato. La notte di Natale re Artù riunì i più valorosi nobili che giurarono di consacrare la loro vita alla ricerca del Sacro Graal. Un seggio dei centocinquanta restò comunque vuoto in attesa del “Cavaliere eletto”, Parsifal, che ultimo tentò la prova ed ebbe successo.

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CAMINO DE SANTIAGO CAMMINO DI PACE

INTERVISTA AL PRINCIPE DELLA PACE Confesso di essere stato molto emozionato nell’accingermi ad intervi-stare il Principe della Pace; sarà stata la ricorrenza natalizia o forse l’opportunità di vivere un’esperienza unica ed indimenticabile. Non so bene. Ho Sentito solo che era un evento importante, come quelle cose che capitano una sola volta nella vita e te la trasformano. Cose che ti condizionano fino al punto di ritenere che tutta l’esistenza debba essere ripensata ed il quotidiano finalizzato a perseguire la Pace sempre e comunque nella convinzione che il valore della pace sia il senso vero della vita. Ho incontrato il Principe mentre ricorreva il Suo compleanno ed è stato così gentile da rilasciarmi alcune dichiarazioni: sentite cosa ha detto.

IN OCCASIONE DEL SANTO NATALE D. Innanzitutto buon compleanno signor Principe. So che quest’oggi è per Lei un’occasione particolarmente sentita per rivolgere a noi tutti parole di conforto e di incitamento. Tra l’altro mi sembra che in questi giorni ricorra anche il festeggiamento del secondo millenario del Suo Casato e potrebbe essere motivo per tracciare un qualche bilancio; consideri comunque, signor Principe, che per me è veramente un’occa-sione unica tanto da non riuscire a stare "nella pelle" al solo pensiero di pendere dalle Sue labbra.

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R. Capisco quel che intendi dire…ho provato più o meno le stesse cose quando, un giorno, mio Padre mi disse: "Occorre che diamo una mano a questa gente; mi sembra che siano piuttosto confusi e non capiscano bene il perché della loro esistenza. Vuoi provare Tu a far loro percepire il senso vero delle cose? Un modo di vivere con dignità nel rispetto del prossimo che li aiuti a riflettere e magari ad indirizzare le loro opere con l’obiettivo di vivere in pace?". E’ stata l’occasione per fare qualcosa di importante, senza chiedere nulla in cambio, e credimi … è il fondamento di tutto!

Domanda Ma come Signor Principe sta sostenendo che occorre dare senza aspet-tarsi nulla in cambio? Ma allora, mi scusi, tutto quello per cui vale la pena di vivere come: il futuro dei figli, una carica importante (che so proprietario d’azienda, deputato, ministro, presidente di una importante istituzione ecc. ecc.), il successo, i soldi, la carriera … dove li mettiamo? Non si vive per raggiungere questi obiettivi e …?

Risposta Aspetta un momento. Quello che dici è importante ma considera anche che se tutte queste cose rimanessero fine a se stesse non varrebbero nulla. Tutti gli sforzi che fate ogni giorno dovrebbero avere un obiettivo di fondo: IL BENE e LA PACE COMUNE. A che serve avere tanti soldi se poi un tuo simile non riesce a sfamarsi o ad avere un tetto sotto cui ripararsi o muore per non riuscire a curarsi? A che cosa è utile il succes-so se poi non lo usi per farti portavoce di chi soffre o ha bisogno? Ed infine che senso ha occupare una carica importante se poi le tue scelte non indirizzano azioni volte al superamento dell’ingiustizia sociale? E…la lista è lunga; te la lascio in modo che tu possa ricordatela tutta. In ogni caso, considera che il vero tornaconto non è costituito da quanto riesci a mettere nelle tue tasche; è invece, la consuetudine ad agire per assumere la tendenza a fare le cose per gli altri. Ed in questo non ci si può aspettare nulla dal prossimo ma si vive per esso. Pensa … voi uomini vi affannate e vi ammalate per accumulare denaro e poi lo spendete per recuperare la salute; pensate al domani come se foste eterni e quando vi ritrovate vecchi rimpiangete di non aver vissuto il passato; credete di dover essere al centro del mondo e non ritenete di dover mettere il mondo al centro delle vostre attenzioni … probabilmente vi sfugge qualcosa!

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Domanda

Bè, si, certo … forse ha ragione Lei … forse siamo … Ma come vorrebbe che fossimo nella vita di tutti i giorni? Cosa vorrebbe che facessimo? Cosa dovremmo imparare …….… voglio dire che l’esperienza insegna "a guardarsi" dal prossimo non ad aiutarlo! Con un lungo sorriso e dopo avermi strizzato l’occhio:

Risposta Vorrei che imparaste che non potete fare nulla per farvi amare ma tutto quello che potete fare è lasciarvi amare!

• Che imparaste che non è bene paragonarsi agli altri. Tutti saranno giudicati individualmente per i loro meriti e non come se fossero un gruppo in competizione!

• Che imparaste che un ricco non è quello che ha di più ma uno che ha bisogno di meno!

• Che siate tolleranti e che abbiate la propensione a perdonare piuttosto che a condannare!

• Che imparaste a pensare che due persone possono vedere la stessa cosa ma percepirne aspetti differenti!

• Che un vero amico è uno che ti conosce bene e nonostante tutto ti ama lo stesso!

• Che è importante perdonare se stessi oltre che perdonare gli altri! • Che la pace si costruisce sentendosi prima di tutto in pace con se

stessi! Mi ha lasciato senza parole, estasiato e con la voglia di non allontanarmi da Lui! Sentivo un senso di tranquillità, di pace interiore e non pensavo al terrore di dover tornare fra un branco di lupi famelici. Avevo invece l'impressione che tutta la mia esistenza poteva essere racchiusa in quel colloquio sentendomi appagato dalle Sue parole e dalla Grazia che emanava. Ho trovato comunque il modo di ringraziarlo per avermi concesso il Suo tempo e per tutto quello che aveva fatto per me e per la mia famiglia ed Egli ha aggiunto: "Io sono sempre qui 24 ore al giorno, 365 giorni all’anno ed ho sempre del tempo da dedicare a voi tutti. Ogni volta che avrete bisogno di me tutto quello che dovrete fare è chiedere ed io risponderò".

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IN ATTESA DELLA SANTA PASQUA Il tempo passa in fretta, troppo in fretta per chi ha capito che la vita è bellissima proprio perché ha imparato a farne dono e questo dono lo vorrebbe moltiplicare per raggiungere tutti e fare sempre di più. Ecco…l’inverno è finito e il primo timido canto dei fringuelli e dei passeri allo spuntare del sole annuncia la primavera incipiente e poi la sua sempre meraiglio-sa ed affascinante esplosione. Con la primavera la quaresima e poi……..il triduo……e quindi…...che festa, che gioia: la Pasqua! Ho ripensato subito al Principe della Pace e l’ho chiamato per un saluto e per gli auguri. Auguri ancora più importanti di quelli del Natale in quanto è questo il suo giorno eccellente, è questo “..…il giorno che ha fatto il Signore”, il primo giorno dopo il sabato, l’ottavo giorno, il giorno eterno del Risorto, il vero esodo…. non l’antica traversata del Mar Rosso come passaggio dalla schiavitù e dall’oppressione alla libertà ma l’ingresso (con l’acqua del battesimo) nella dimensione della vita divina, …nel tempo di Dio. E’ la viva memoria della sua vittoria sul male e sulla morte (entrata nel mondo per l’invidia del “Nemico”). In una parola è il passaggio alla vita che non muore più, alla vita nuova e peren-ne, è il giorno del trionfo definitivo, della creazione rinnovata, dell’alleanza nuova con Dio dopo il grande rifiuto del suo amore consumato dall’antico uomo nell’Eden; la sconfitta di tutte le antitesi dell’amore, la piena risposta al progetto originario del Creatore. In questo giorno ultimo del mondo il nemico di sempre è stato sconfitto, dalle piaghe del “Principe della Pace” siamo stati guariti, la Sua morte ha vinto la morte. Addossandosi il nostro peccato s’è fatto ….l’uomo dei dolori,……uno che ben conosce il patire……..….. ma , in questo mistero d’amore, proprio la croce un tempo simbolo di morte è ora via alla vita. Se si guarda alla croce e lì ci si ferma ecco il fallimento di tutto e la fine di ogni speranza ma se la si contempla come ultimo atto di un grande progetto di amore è il culmine delle meravigliose opere di un Dio che è amore.

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Allora si può esclamare: “Segno di fede tu splendi o croce, albero nobile come nessuno, eri un tempo insegna di morte invece ora sei via alla vita. Sia lode a Cristo, venuto a morire perché da morte noi fossimo liberi; per il suo Spirito liberi e nuovi, in comunione di vita col Padre”. L’ho voluto ringraziare di quello che aveva deciso di fare consegnandosi alla morte per me, per tutti e per sempre in obbedienza a quel Padre che lo aveva inviato per aiutarci a trovare il senso della nostra esistenza mostrandoci il Suo volto. L’antica Parola, efficace e creatrice, si è così fatta uomo, uno di noi, un nostro amico e compagno di viaggio per mostrarci il vero volto di Dio che ci è padre ed è amore. Nell’ultimo suo giorno terreno ci ha anche lasciato un suo autoritratto nel velo della Veronica dove si è impresso il volto di un uomo. L’unica immagine che abbiamo di Dio è quella di un uomo…. e di un uomo sofferente. Dopo averlo salutato e ringraziato per essersi fatto nostro amico, fratello e liberatore gli ho anche posto una domanda.

Domanda Secondo te come si fa ad essere felici e in pace con tutto quello che ci succede ogni giorno di tedioso e pesante nella nostra routine e guardando a quello che accade ogni momento in questo mondo in subbuglio, sempre più piccolo e inquieto. Vedi anche tu com’è la situazione del mondo, dei popoli e dei singoli.

Risposta Con il solito sorriso di cui solo lui è capace e che tanti artisti han cercato di mostrare nei loro dipinti ha detto: “Non abbiate paura e non preoccupatevi affannandovi sempre e correndo come pazzi dalla mattina alla sera; basti la sua pena ad ogni giorno e state comunque sereni. Io vi dò la pace, vi dono la mia pace. Ha quindi aggiunto alcune piccole frasi, riportate nei vangeli che sono il racconto fedele della sua vita, delle sue parole, del suo messaggio e del suo testamento: - venite a me voi tutti affaticati e oppressi ed io vi darò ristoro………...e

troverete pace per le vostre anime….il mio giogo è dolce e il mio carico leggero;

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- chi vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi

segua; - chi tra di voi vuole essere il primo sia l’ultimo di tutti e il servo di tutti; - se io, vostro Signore e maestro, vi ho lavato i piedi anche voi dovete

lavarvi i piedi gli uni agli altri; - chi ama la propria vita la perderà ma chi perde la propria vita per me

ed il vangelo la salverà - non sono venuto per condannare il mondo ma per salvare il mondo; - non vi lascerò orfani; - amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati; - avete inteso……ma io vi dico……. amate i vostri nemici e pregate per

quanti vi fanno del male….; - non c’è amore più grande che dare la vita per i propri amici….; - Dio ha tanto amato il mondo da mandare il suo unico figlio ………….

- Avete inteso che…………ma io vi dico………Beati i miti perché…….., beati i puri di cuore perché…beati coloro che soffrono per amore della giustizia…..beati gli operatori di pace…..perché,……………….. - Avendo amato i suoi, li amò fino alla fine…..…………………………

- ………………………………

Domanda Caro Principe della pace forse è troppo dire di aver capito però mi pare di aver compreso che la strada per una vita serena e felice l’hai proprio indicata tu. Sento che tutto quello che hai detto e che sempre sussurri con discrezione nel cuore inquieto di chi ti cerca è verità sperimentabile e la fiducia in te è sostanza di cose sperate e frutto di una esperienza di vita.

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Mi rammarico con me stesso per non averti sempre dato retta e per avere spesso rincorso cose fasulle e secondarie facendone degli idoli. Ti chiedo però una cosa: “Come si fa, in un contesto come il nostro, a costruire un mondo di pace?” E poi: “Qual è il senso vero della nostra vita di uomini?”

Risposta Caro amico la pace vera è un dono del Padre, mio e di tutti, del Padre nostro, il vero Dio che regge il mondo con la potenza del suo Amore. E’ per questo che io ve l’ho portata e la dono a chi mi cerca con fiducia, perché vengo da lui e quanto faccio e dico è opera e Parola sua. Questo dono va chiesto con insistenza perché se anche i papà di questo mondo sanno dare cose buone ai loro figli………figuratevi quanto il padre celeste può e vuole dare a ciascuno di quelli che lo interpellano e lo pregano. Non basta però solo questo. Dio, il padre, vi ha fatti liberi e la vostra libertà è l’unico limite alla sua onnipotenza. Nostro padre insomma è sì onnipotente ma condizionato dalla vostra libertà. Vi ha infatti creati a sua immagine perché possiate corrispondere al suo meraviglioso progetto d’amore e l’amore non può essere corrisposto senza una libera scelta, una opzione della libertà. Io sono venuto nel mondo su suo mandato per rendere visibile e sperimentabile questo suo progetto, possibile nel mio nome e col mio aiuto, dopo il grande rifiuto del primo uomo che ha dato retta al maligno, alla sua invidia e alla sua menzogna, peccando di orgoglio ed usando così male della propria libertà. E’ da questo tentatore, padre della menzogna, che ha avuto inizio ogni forma di divisione, ogni tipo di disarmonia, ogni sorta di male, …....una tremenda e pesante schiavitù. Il Regno di Dio che è il bene da costruire giorno dopo giorno, fino alla sua realiz-zazione definitiva ed ultima alla fine dei giorni, è già presente tra di voi e quel regno sono proprio io; Regno di verità, di giustizia, di amore e di pace. A voi oggi è chiesta la fatica di costruire tutto questo nel mio nome e con l’aiuto dello Spirito d’amore che vi ho donato con la mia sofferenza e morte, proprio dalla croce, nel momento della sconfitta di tutto il male del mondo.

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Voi dovete quindi contribuire alla costruzione della pace mattone su mattone tenendo presente che ogni costruzione cresce ben ordinata e destinata a durare se poggia su salde fondamenta e le fondamenta della pace sono quattro: la verità, la giustizia, l’amore e la libertà. Già lo diceva molto chiaramente quarant’anni fa un mio carissimo amico, Giovanni XXIII, in una sua lettera enciclica: la “Pacem in terris”. Egli infatti al momento di apporvi la firma ha voluto rimarcare di proprio pugno quanto già era stato espresso molto estesamente e chiaramente in quel documento con queste parole: “Queste nostre parole che abbiamo voluto dedicare ai problemi che assillano l’umana famiglia nel momento presente e dalla cui equa soluzione dipende l’ordinato progresso della società, sono dettate da una profonda aspirazione che sappiamo comune a tutti gli uomini di buona volontà: il consolidamento della pace nel mondo. Come vicario – benchè tanto umile e indegno – di colui che il profetico annuncio chiama il Principe della pace, abbiamo il dovere di spendere tutte le nostre energie per il rafforzamento di questo bene. Ma la pace rimane solo suono di parole se non è fondata su quell’ordine che il presente documento ha tracciato con fiduciosa speranza: ordine fondato sulla verità, costruito secondo giustizia, vivificato e integrato dalla carità e posto in atto nella libertà. E’ questa un’impresa tanto nobile ed alta che le forze umane, anche se animate da ogni lodevole buona volontà, non possono da sole portare ad effetto. Affinchè l’umana società sia uno specchio il più fedele possibile del regno di Dio è necessario l’aiuto dall’alto. Per questo la nostra invocazione in questi giorni sacri (settimana santa del 1963) sale più fervorosa a colui che ha vinto nella sua dolorosa passione e morte il peccato, elemento disgregatore ed apportatore di lutti e squilibri e ha riconciliato l’umanità col padre celeste nel suo sangue: - poiché egli è la nostra pace….E venne a evangelizzare la pace a voi che eravate lontani, e la pace ai vicini -. Allontani egli dal cuore degli uomini ciò che la può mettere in pericolo e li tra-sformi in testimoni di verità, di giustizia, di amore fraterno. Illumini i responsa-bili dei popoli affinchè accanto alle sollecitudini per il giusto benessere dei loro cittadini garantiscano e difendano il gran dono della pace; accenda le volontà di tutti a superare le barriere che dividono, ad accrescere i vincoli della mutua carità, a comprendere gli altri, a perdonare coloro che hanno recato ingiurie; in virtù della sua azione si affratellino tutti i popoli della terra e fiorisca in essi e sempre regni la desideratissima pace. ……………Infine per tutti gli uomini di buona volontà, destinatari anch’essi di questa nostra lettera enciclica, imploriamo dal sommo Iddio salute e prosperità”. Roma, presso San pietro, 11 aprile 1963

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CONSIDERAZIONI SULLA PACE

Diceva Mons. Tonino Bello, vescovo di Molfetta e presidente di Pax Christi: “…………………Si è scoperta la stretta parentela della pace con la giustizia e la salvaguardia del creato…………..….” Dobbiamo distinguere la pace del mondo “Prodotta dai nostri sforzi diplomatici, costruita nei disagi delle cancellerie, frutto degli equilibri messi in atto dalle potenze terrene” dalla pace di Cristo “…..…Quella che non esige garanzia, che scavalca le coperture prudenziali, che resiste anche quando crollano i puntelli del bilanciamento fondato sul calcolo”. L’enciclica “Pacem in terris” è stata l’oggetto del tradizionale messaggio sulla pace dell’attuale Papa a capodanno, infatti il tema e stato: “Pacem in terris: impegno permanente”. Anche il Card. Martini e il nuovo vescovo di Milano Dionigi Tettamanzi sono spesso intervenuti con vigore e passione su questo tema.

Il Card. Martini ha intitolato il suo ultimo discorso di Sant’Ambrogio del 6 dicembre 2001 “Terrorismo, ritorsione, legittima difesa, guerra e pace” e da questo lungo discorso è bene trarre alcuni spunti. I messaggi integrali sono riportati nei siti della Chiesa Cattolica Italiana e della Diocesi di Milano. Mi pare però utile rimarcarne i concetti anche nel ricordo di altri messaggi sulla pace e soprattutto quello del 2002, dopo il tremendo attentato di New York, il cui tema è stato: “Non c’è pace senza giustizia, non c’è giustizia senza perdono”. La verità è il primo presupposto per una sana convivenza. La giustizia è il primo e principale punto di partenza per qualsiasi rapporto tra gli individui e i popoli. L’amore viene subito dopo anche se è di capitale importanza soprattutto in quanto rende possibile il perdono ed in particolare il perdono cristiano a riguardo dei nemici. Non ci può essere infatti pace senza giustizia ma neppure giustizia senza perdono perchè l’uomo porta in se stesso la radice del male e spesso sbaglia, anche in rapporto agli altri. La verità, la giustizia e l’amore poggiano poi sulla libertà perché senza libertà manca il presupposto fondamentale di ogni scelta consapevole.

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Dio stesso rispetta per primo la libertà dell’uomo perché la corresponsione al suo amore è data solo nella libertà e quindi nella possibilità di una scelta. La costruzione di una pace duratura è fondata insomma su di un sano stile di vita. Se si vuole veramente la pace occorre cambiare la vita e puntare ad uno sviluppo internazionale più equo, giusto e solidale; è necessario come si suol dire globalizzare la solidarietà. Molte persone si sono fatte testimoni di pace e tra di loro è bello ricordare figure grandi della non violenza e dell’amore al prossimo come Gandhi e madre Teresa di Calcutta. Diceva Gandhi, che era un appassionato del “Discorso della montagna” con le sue otto beatitudini, fondamento del cristianesimo, che sarebbe stato felice di vedere questa “Magna charta” espressa nella vita e nell’attività di un cristiano capace di spendersi per gli ultimi come lui stesso aveva sempre cercato di fare. Madre Teresa ha accolto il suo invito al punto di diventare un segno come Gandhi per tutti gli Indù. Questo lo si è potuto vedere ed apprezzare ai grandi funerali che il popolo indiano le ha tributato. Si può però vivere in modo tanto radicale solo se nell’altro, in chiunque altro si vede il volto di Cristo e se ci si sente amati da lui per primi, è sempre sua infatti l’iniziativa……..noi dobbiamo solo lasciarci amare e il resto è tutto una magnifica conseguenza. La preghiera dei cristiani per la pace nel mondo non è idealismo o utopia e i pacifismo degli uomini di buona volontà non è paura o semplificazione della realtà. Tutto questo invece è consapevolezza che la storia è già aperta all’irrompere dellla Grazia nonostante il peccato e che la pace si costruisce dal basso. In conclusione è bello ricordare, tra le tante belle parole dette da molte perso-ne e tante autorità quelle tratte dal messaggio di Capodanno 2002 pronunciate da Giovanni Paoli II.

MESSAGGIO DI SUA SANTITÀ

GIOVANNI PAOLO II PER LA CELEBRAZIONE DELLA

GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

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1° GENNAIO 2002

NON C' È PACE SENZA GIUSTIZIA NON C' È GIUSTIZIA SENZA PERDONO

1. Quest'anno la Giornata Mondiale della Pace viene celebrata sullo sfondo dei drammati-ci eventi dell'11 settembre scorso. In quel giorno, fu perpetrato un crimine di terribile gravità: nel giro di pochi minuti migliaia di persone innocenti, di varie provenienze etniche, furono orrendamente massacrate. Da allora, la gente in tutto il mondo ha sperimentato con intensità nuova la consapevolezza della vulnerabilità personale ed ha cominciato a guarda-re al futuro con un senso fino ad allora ignoto di intima paura. Di fronte a questi stati d'animo la Chiesa desidera testimoniare la sua speranza, basata sulla convinzione che il male, il mysterium iniquitatis, non ha l'ultima parola nelle vicende umane. La storia della salvezza, delineata nella Sacra Scrittura, proietta grande luce sull'intera storia del mondo, mostrando come questa sia sempre accompagnata dalla sollecitudine misericordiosa e provvida di Dio, che conosce le vie per toccare gli stessi cuori più induriti e trarre frutti buoni anche da un terreno arido e infecondo.

È questa la speranza che sostiene la Chiesa all'inizio del 2002: con la grazia di Dio il mondo, in cui il potere del male sembra ancora una volta avere la meglio, sarà realmente trasformato in un mondo in cui le aspirazioni più nobili del cuore umano potranno essere soddisfatte, un mondo nel quale prevarrà la vera pace.

La pace: opera di giustizia e di amore

2. Quanto è recentemente avvenuto, con i terribili fatti di sangue appena ricordati, mi ha stimolato a riprendere una riflessione che spesso sgorga dal profondo del mio cuore, al ricordo di eventi storici che hanno segnato la mia vita, specialmente negli anni della mia giovinezza. Le immani sofferenze dei popoli e dei singoli, tra i quali anche non pochi miei amici e conoscenti, causate dai totalitarismi nazista e comunista, hanno sempre interpellato il mio animo e stimolato la mia preghiera. Molte volte mi sono soffermato a riflettere sulla domanda: qual è la via che porta al pieno ristabilimento dell'ordine morale e sociale così barbaramente violato? La convinzione, a cui sono giunto ragionando e confrontandomi con la Rivelazione biblica, è che non si ristabilisce appieno l'ordine infranto, se non coniugando fra loro giustizia e perdono. I pilastri della vera pace sono la giustizia e quella particolare forma dell'amore che è il perdono.

3. Ma come parlare, nelle circostanze attuali, di giustizia e insieme di perdono quali fonti e condizioni della pace? La mia risposta è che si può e si deve parlarne, nonostante la difficoltà che questo discorso comporta, anche perché si tende a pensare alla giustizia e al perdono in termini alternativi. Ma il perdono si oppone al rancore e alla vendetta, non alla giustizia. La vera pace, in realtà, è « opera della giustizia » (Is 32, 17). Come ha affermato il Concilio Vaticano II, la pace è « il frutto dell'ordine immesso nella società umana dal suo Fondatore e che deve essere attuato dagli uomini assetati di una giustizia sempre più perfetta » (Costituzione pastorale Gaudium et spes, 78). Da oltre quindici secoli, nella Chiesa cattolica risuona l'insegnamento di Agostino di Ippona, il quale ci ha ricordato che la pace, a cui mirare con l'apporto di tutti, consiste nella tranquillitas ordinis, nella tranquillità dell'ordine (cfr De civitate Dei, 19, 13).

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La vera pace, pertanto, è frutto della giustizia, virtù morale e garanzia legale che vigila sul pieno rispetto di diritti e doveri e sull'equa distribuzione di benefici e oneri. Ma poiché la giustizia umana è sempre fragile e imperfetta, esposta com'è ai limiti e agli egoismi personali e di gruppo, essa va esercitata e in certo senso completata con il perdono che risana le ferite e ristabilisce in profondità i rapporti umani turbati. Ciò vale tanto nelle tensioni che coinvolgono i singoli quanto in quelle di portata più generale ed anche internazionale. Il perdono non si contrappone in alcun modo alla giustizia, perché non consiste nel soprassedere alle legittime esigenze di riparazione dell'ordine leso. Il perdono mira piuttosto a quella pienezza di giustizia che conduce alla tranquillità dell'ordine, la quale è ben più che una fragile e temporanea cessazione delle ostilità, ma è risanamento in profondità delle ferite che sanguinano negli animi. Per un tale risanamento la giustizia e il perdono sono ambedue essenziali.

Sono queste le due dimensioni della pace che desidero esplorare in questo messaggio. La Giornata Mondiale offre, quest'anno, a tutta l'umanità, e in particolar modo ai Capi delle Nazioni, l'opportunità di riflettere sulle esigenze della giustizia e sulla chiamata al perdono di fronte ai gravi problemi che continuano ad affliggere il mondo, non ultimo dei quali è il nuovo livello di violenza introdotto dal terrorismo organizzato.

Il fenomeno del terrorismo

4. È proprio la pace fondata sulla giustizia e sul perdono che oggi è attaccata dal terrorismo internazionale. In questi ultimi anni, specialmente dopo la fine della guerra fredda, il terrorismo si è trasformato in una rete sofisticata di connivenze politiche, tecniche ed economiche, che travalica i confini nazionali e si allarga fino ad avvolgere il mondo intero. Si tratta di vere organizzazioni dotate spesso di ingenti risorse finanziarie, che elaborano strategie su vasta scala, colpendo persone innocenti, per nulla coinvolte nelle prospettive che i terroristi perseguono. Adoperando i loro stessi seguaci come armi da lanciare contro inermi persone inconsapevoli, queste organizzazioni terroristiche manifestano in modo sconvolgente l'istinto di morte che le alimenta. Il terrorismo nasce dall'odio ed ingenera isolamento, diffidenza e chiusura. Violenza si aggiunge a violenza, in una tragica spirale che coinvolge anche le nuove generazioni, le quali ereditano così l'odio che ha diviso quelle precedenti. Il terrorismo si fonda sul disprezzo della vita dell'uomo. Proprio per questo esso non dà solo origine a crimini intollerabili, ma costituisce esso stesso, in quanto ricorso al terrore come strategia politica ed economica, un vero crimine contro l'umanità.

5. Esiste perciò un diritto a difendersi dal terrorismo. E un diritto che deve, come ogni altro, rispondere a regole morali e giuridiche nella scelta sia degli obiettivi che dei mezzi. L'identificazione dei colpevoli va debitamente provata, perché la responsabilità penale è sempre personale e quindi non può essere estesa alle nazioni, alle etnie, alle religioni, alle quali appartengono i terroristi. La collaborazione internazionale nella lotta contro l'attività terroristica deve comportare anche un particolare impegno sul piano politico, diplomatico ed economico per risolvere con coraggio e determinazione le eventuali situazioni di oppressione e di emarginazione che fossero all'origine dei disegni terroristici. Il reclutamento dei terroristi, infatti, è più facile nei contesti sociali in cui i diritti vengono conculcati e le ingiustizie troppo a lungo tollerate. Occorre, tuttavia, affermare con chiarezza che le ingiustizie esistenti nel mondo non possono mai essere usate come scusa per giustificare gli attentati terroristici. Si deve rilevare, inoltre, che tra le vittime del crollo radicale dell'ordine, ricercato dai terroristi, sono da includere in primo luogo i milioni di uomini e di donne meno attrezzati per resistere al collasso della solidarietà internazionale. Alludo specificamente ai popoli del mondo in via di

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sviluppo, i quali già vivono in margini ristretti di sopravvivenza e che sarebbero i più dolorosamente colpiti dal caos globale economico e politico. La pretesa del terrorismo di agire in nome dei poveri è una palese falsità.

Non si uccide in nome di Dio!

6. Chi uccide con atti terroristici coltiva sentimenti di disprezzo verso l'umanità, manifestando disperazione nei confronti della vita e del futuro: tutto, in questa prospettiva, può essere odiato e distrutto. Il terrorista ritiene che la verità in cui crede o la sofferenza patita siano talmente assolute da legittimarlo a reagire distruggendo anche vite umane innocenti. Talora il terrorismo è figlio di un fondamentalismo fanatico, che nasce dalla convinzione di poter imporre a tutti l'accettazione della propria visione della verità. La verità, invece, anche quando la si è raggiunta — e ciò avviene sempre in modo limitato e perfettibile — non può mai essere imposta. Il rispetto della coscienza altrui, nella quale si riflette l'immagine stessa di Dio (cfr Gn 1, 26-27), consente solo di proporre la verità all'altro, al quale spetta poi di responsabilmente accoglierla. Pretendere di imporre ad altri con la violenza quella che si ritiene essere la verità, significa violare la dignità dell'essere umano e, in definitiva, fare oltraggio a Dio, di cui egli è immagine. Per questo il fanatismo fondamentalista è un atteggiamento radicalmente contrario alla fede in Dio. A ben guardare il terrorismo strumentalizza non solo l'uomo, ma anche Dio, finendo per farne un idolo di cui si serve per i propri scopi.

7. Nessun responsabile delle religioni, pertanto, può avere indulgenza verso il terrorismo e, ancor meno, lo può predicare. È profanazione della religione proclamarsi terroristi in nome di Dio, far violenza all'uomo in nome di Dio. La violenza terrorista è contraria alla fede in Dio Creatore dell'uomo, in Dio che si prende cura dell'uomo e lo ama. In particolare, essa è totalmente contraria alla fede in Cristo Signore, che ha insegnato ai suoi discepoli a pregare: « Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori » (Mt 6, 12).

Seguendo l'insegnamento e l'esempio di Gesù, i cristiani sono convinti che dimostrare misericordia significhi vivere pienamente la verità della nostra vita: possiamo e dobbiamo essere misericordiosi, perché ci è stata mostrata misericordia da un Dio che è Amore misericordioso (cfr 1 Gv 4, 7-12). Il Dio che ci redime mediante il suo ingresso nella storia e attraverso il dramma del Venerdì Santo prepara la vittoria del giorno di Pasqua, è un Dio di misericordia e di perdono (cfr Sal 103 [102], 3-4.10-13). Gesù, nei confronti di quanti lo contestavano per il fatto che mangiava con i peccatori, così si è espresso: « Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori » (Mt 9, 13). I seguaci di Cristo, battezzati nella sua morte e nella sua risurrezione, devono essere sempre uomini e donne di misericordia e di perdono.

La necessità del perdono

8. Ma che cosa significa, in concreto, perdonare? E perché perdonare? Un discorso sul perdono non può eludere questi interrogativi. Riprendendo una riflessione che ebbi già modo di offrire per la Giornata Mondiale della Pace 1997 (« Offri il perdono, ricevi la pace »), desidero ricordare che il perdono ha la sua sede nel cuore di ciascuno, prima di essere un fatto sociale. Solo nella misura in cui si affermano un'etica e una cultura del perdono, si può anche sperare in una « politica del perdono », espressa in atteggiamenti sociali ed istituti giuridici, nei quali la stessa giustizia assuma un volto più umano.

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In realtà, il perdono è innanzitutto una scelta personale, una opzione del cuore che va contro l'istinto spontaneo di ripagare il male col male. Tale opzione ha il suo termine di confronto nell'amore di Dio, che ci accoglie nonostante il nostro peccato, e ha il suo modello supremo nel perdono di Cristo che sulla croce ha pregato: « Padre, perdona loro, perché non sanno quello che fanno » (Lc 23, 34).

Il perdono ha dunque una radice e una misura divine. Questo tuttavia non esclude che se ne possa cogliere il valore anche alla luce di considerazioni di umana ragionevolezza. Prima fra tutte, quella relativa all'esperienza che l'essere umano vive in se stesso quando commette il male. Egli si rende allora conto della sua fragilità e desidera che gli altri siano indulgenti con lui. Perché dunque non fare agli altri ciò che ciascuno desidera sia fatto a se stesso? Ogni essere umano coltiva in sé la speranza di poter ricominciare un percorso di vita e di non rimanere prigioniero per sempre dei propri errori e delle proprie colpe. Sogna di poter tornare a sollevare lo sguardo verso il futuro, per scoprire ancora una prospettiva di fiducia e di impegno.

9. In quanto atto umano, il perdono è innanzitutto un'iniziativa del singolo soggetto nel suo rapporto con gli altri suoi simili. La persona, tuttavia, ha un'essenziale dimensione sociale, in virtù della quale intreccia una rete di rapporti in cui esprime se stessa: non solo nel bene, purtroppo, ma anche nel male. Conseguenza di ciò è che il perdono si rende necessario anche a livello sociale. Le famiglie, i gruppi, gli Stati, la stessa Comunità internazionale, hanno bisogno di aprirsi al perdono per ritessere legami interrotti, per superare situazioni di sterile condanna mutua, per vincere la tentazione di escludere gli altri non concedendo loro possibilità di appello. La capacità di perdono sta alla base di ogni progetto di una società futura più giusta e solidale. Il perdono mancato, al contrario, specialmente quando alimenta la continuazione di conflitti, ha costi enormi per lo sviluppo dei popoli. Le risorse vengono impiegate per sostenere la corsa agli armamenti, le spese delle guerre, le conseguenze delle ritorsioni economiche. Vengono così a mancare le disponibilità finanziarie necessarie per produrre sviluppo, pace, giustizia. Quanti dolori soffre l'umanità per non sapersi riconciliare, quali ritardi subisce per non saper perdonare! La pace è la condizione dello sviluppo, ma una vera pace è resa possibile soltanto dal perdono.

Il perdono, strada maestra

10. La proposta del perdono non è di immediata comprensione né di facile accettazione; è un messaggio per certi versi paradossale. Il perdono infatti comporta sempre un'apparente perdita a breve termine, mentre assicura un guadagno reale a lungo termine. La violenza è l'esatto opposto: opta per un guadagno a scadenza ravvicinata, ma prepara a distanza una perdita reale e permanente. Il perdono potrebbe sembrare una debolezza; in realtà, sia per essere concesso che per essere accettato, suppone una grande forza spirituale e un coraggio morale a tutta prova. Lungi dallo sminuire la persona, il perdono la conduce ad una uma-nità più piena e più ricca, capace di riflettere in sé un raggio dello splendore del Creatore.

Il ministero che svolgo al servizio del Vangelo mi fa sentire vivamente il dovere, e mi dà al tempo stesso la forza, di insistere sulla necessità del perdono. Lo faccio anche oggi, sorretto dalla speranza di poter suscitare riflessioni serene e mature in vista di un generale rinnovamento, nei cuori delle persone e nelle relazioni tra i popoli della terra.

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11. Meditando sul tema del perdono, non si possono non ricordare alcune tragiche situazio-ni di conflitto, che da troppo tempo alimentano odi profondi e laceranti, con la conseguente spirale inarrestabile di tragedie personali e collettive. Mi riferisco, in particolare, a quanto avviene nella Terra Santa, luogo benedetto e sacro dell'incontro di Dio con gli uomini, luogo della vita, morte e risurrezione di Gesù, il Principe della pace. La delicata situazione internazionale sollecita a sottolineare con forza rinnovata l'urgenza della risoluzione del conflitto arabo-israeliano, che dura ormai da più di cinquant'anni, con un'alternanza di fasi più o meno acute. Il continuo ricorso ad atti terroristici o di guerra, che aggravano per tutti la situazione e incupiscono le prospettive, deve lasciare finalmente il posto ad un negoziato risolutore. I diritti e le esigenze di ciascuno potranno essere tenuti in debito conto e contemperati in modo equo, se e quando prevarrà in tutti la volontà di giustizia e di riconciliazione. A quegli amati popoli rivolgo nuovamente l'invito accorato ad adoperarsi per un'era nuova di rispetto mutuo e di accordo costruttivo.

Comprensione e cooperazione interreligiosa

12. In questo grande sforzo, i leader religiosi hanno una loro specifica responsabilità. Le confessioni cristiane e le grandi religioni dell'umanità devono collaborare tra loro per eliminare le cause sociali e culturali del terrorismo, insegnando la grandezza e la dignità della persona e diffondendo una maggiore consapevolezza dell'unità del genere umano. Si tratta di un preciso campo del dialogo e della collaborazione ecumenica ed interreligiosa, per un urgente servizio delle religioni alla pace tra i popoli.

In particolare, sono convinto che i leader religiosi ebrei, cristiani e musulmani debbano prendere l'iniziativa mediante la condanna pubblica del terrorismo, rifiutando a chi se ne rende partecipe ogni forma di legittimazione religiosa o morale.

13. Nel dare comune testimonianza alla verità morale secondo cui l'assassinio deliberato dell'innocente è sempre un grave peccato, dappertutto e senza eccezioni, i leader religiosi del mondo favoriranno la formazione di una pubblica opinione moralmente corretta. E questo il presupposto necessario per l'edificazione di una società internazionale capace di perseguire la tranquillità dell'ordine nella giustizia e nella libertà.

Un impegno di questo tipo da parte delle religioni non potrà non introdursi sulla via del perdono, che porta alla comprensione reciproca, al rispetto e alla fiducia. Il servizio che le religioni possono dare per la pace e contro il terrorismo consiste proprio nella pedagogia del perdono, perché l'uomo che perdona o chiede perdono capisce che c'è una Verità più grande di lui, accogliendo la quale egli può trascendere se stesso.

Preghiera per la pace 14. Proprio per questa ragione, la preghiera per la pace non è un elemento che « viene dopo » l'impegno per la pace. Al contrario, essa sta al cuore dello sforzo per l'edificazione di una pace nell'ordine, nella giustizia e nella libertà. Pregare per la pace significa aprire il cuore umano all'irruzione della potenza rinnovatrice di Dio. Dio, con la forza vivificante della sua grazia, può creare aperture per la pace là dove sembra che vi siano soltanto ostacoli e chiusure; può rafforzare e allargare la solidarietà della famiglia umana, nonostante lunghe storie di divisioni e di lotte. Pregare per la pace significa pregare per la

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giustizia, per un adeguato ordinamento all'interno delle Nazioni e nelle relazioni fra di loro. Vuol dire anche pregare per la libertà, specialmente per la libertà religiosa, che è un diritto fondamentale umano e civile di ogni individuo. Pregare per la pace significa pregare per ottenere il perdono di Dio e per crescere al tempo stesso nel coraggio che è necessario a chi vuole a propria volta perdonare le offese subite. Per tutti questi motivi ho invitato i rappresentanti delle religioni del mondo a venire ad Assisi, la città di san Francesco, il prossimo 24 gennaio, a pregare per la pace. Vogliamo con ciò mostrare che il genuino sentimento religioso è una sorgente inesauribile di mutuo rispetto e di armonia tra i popoli: in esso, anzi, risiede il principale antidoto contro la violenza ed i conflitti. In questo tempo di grave preoccupazione, l'umana famiglia ha bisogno di sentirsi ricordare le sicure ragioni della nostra speranza. Proprio questo noi intendiamo proclamare ad Assisi, pregando Dio Onnipotente — secondo la suggestiva espressione attribuita allo stesso san Francesco — di fare di noi uno strumento della sua pace.

15. Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono: ecco ciò che voglio annunciare in questo Messaggio a credenti e non credenti, agli uomini e alle donne di buona volontà, che hanno a cuore il bene della famiglia umana e il suo futuro.

Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono: questo voglio ricordare a quanti detengono le sorti delle comunità umane, affinché si lascino sempre guidare, nelle loro scelte gravi e difficili, dalla luce del vero bene dell'uomo, nella prospettiva del bene comune.

Non c'è pace senza giustizia, non c'è giustizia senza perdono: questo monito non mi stancherò di ripetere a quanti, per una ragione o per l'altra, coltivano dentro di sé odio, desiderio di vendetta, bramosia di distruzione.

In questa Giornata della Pace, salga dal cuore di ogni credente più intensa la preghiera per ciascuna delle vittime del terrorismo, per le loro famiglie tragica-mente colpite, e per tutti i popoli che il terrorismo e la guerra continuano a ferire e a sconvolgere. Non restino fuori del raggio di luce della nostra preghiera coloro stessi che offendono gravemente Dio e l'uomo mediante questi atti senza pietà: sia loro concesso di rientrare in se stessi e di rendersi conto del male che compiono, così che siano spinti ad abbandonare ogni proposito di violenza e a cercare il perdono. In questi tempi burrascosi, possa l'umana famiglia trovare pace vera e duratura, quella pace che solo può nascere dall'incontro della giustizia con la misericordia!

Dal Vaticano, 8 dicembre 200

GIOVANNI PAOLO II

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E’ giusto terminare con le bellissime parole tratte dal libro dei Numeri, utilizzate per la benedizione del popolo ebraico su comando di Dio, parole che la liturgia ambrosiana ci propone tutti gli anni come prima lettura della messa del giorno a Capodanno.

La formula di benedizione 22 Il Signore aggiunse a Mosè: 23 “Parla ad Aronne e ai suoi figli e riferisci loro:

Voi benedirete così gli Israeliti; direte loro:

24 Ti benedica il Signore e ti protegga. 25 Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio.

26 Il Signore rivolga su di te il suo volto e ti conceda pace. 27 Così porranno il mio nome sugli Israeliti e io li benedirò”.

E’ anche giusto ricordare la “Magna carta” del cristianesimo e il discorso innovativo e dirompente che le fa da contorno.

Le beatitudini 1 Vedendo le folle, Gesù salì sulla montagna e, messosi a sedere, gli si avvicinarono i suoi discepoli. 2 Prendendo allora la parola, li ammaestrava dicendo:

3 “Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli.

4 Beati gli afflitti, perché saranno consolati.

5 Beati i miti, perché erediteranno la terra.

6 Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. 7 Beati i misericordiosi,

perché troveranno misericordia. 8 Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio.

9 Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio.

10 Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli.

11 Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. 12 Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. Così infatti hanno

perseguitato i profeti prima di voi.

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ALTRI DISCORSI

Sale della terra e luce del mondo

13 Voi siete il sale della terra; ma se il sale perdesse il sapore, con che cosa lo si potrà render salato? A null’altro serve che ad essere gettato via e calpestato dagli uomini. 14 Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città collocata sopra un monte, 15 né si accende una lucerna per metterla sotto il moggio, ma sopra il lucerniere perché faccia luce a tutti quelli che sono nella casa. 16 Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al vostro Padre che è nei cieli.

Il compimento della legge 17 Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. 18 In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. 19 Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.

La nuova giustizia superiore all’antica 20 Poiché io vi dico: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli. 21 Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà sottoposto a giudizio. 22 Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello, sarà sottoposto a giudizio. Chi poi dice al fratello: stupido, sarà sottoposto al sinedrio; e chi gli dice: pazzo, sarà sottoposto al fuoco della Geenna. 23 Se dunque presenti la tua offerta sull’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, 24 lascia lì il tuo dono davanti all’altare e và prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna ad offrire il tuo dono. 25 Mettiti presto d’accordo con il tuo avversario mentre sei per via con lui, perché l’avversario non ti consegni al giudice e il giudice alla guardia e tu venga gettato in prigione. 26 In verità ti dico: non uscirai di là finché tu non abbia pagato fino all’ultimo spicciolo! 27 Avete inteso che fu detto: Non commettere adulterio; 28 ma io vi dico: chiunque guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio con lei nel suo cuore. ………….. …………..

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33 Avete anche inteso che fu detto agli antichi: Non spergiurare, ma adempi con il Signore i tuoi giuramenti; 34 ma io vi dico: non giurate affatto: né per il cielo, perché è il trono di Dio; 35 né per la terra, perché è lo sgabello per i suoi piedi; né per Gerusalemme, perché è la città del gran re. 36 Non giurare neppure per la tua testa, perché non hai il potere di rendere bianco o nero un solo capello. 37 Sia invece il vostro parlare sì, sì; no, no; il di più viene dal maligno. 38 Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; 39 ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra; 40 e a chi ti vuol chiamare in giudizio per toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. 41 E se uno ti costringerà a fare un miglio, tu fanne con lui due. 42 Dá a chi ti domanda e a chi desidera da te un prestito non volgere le spalle. 43 Avete inteso che fu detto: Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico; 44 ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, 45 perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti. 46 Infatti se amate quelli che vi amano, quale merito ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? 47 E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? 48 Siate voi dunque perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste. ……………………………………………….

Ed ecco ancora alcune belle preghiere e massime tra le quali due perle: la bella invocazione di benedizione di San Francesco D’Assisi in tutto identica a quella del libro dei Numeri e la preghiera, a lui attribuita, che porta il titolo di “Preghiera semplice”

Benedizione

Il Signore ti benedica e ti protegga. Faccia risplendere il suo volto su di te e ti doni misericordia.

Rivolga a te il suo sguardo e ti doni la pace.

Preghiera semplice

Signore, fammi strumento dell’amore e della pace: dove c’è odio, ch’io porti l’amore;

dove c’è discordia, ch’io porti l’unione; dove c’è errore ch’io porti la verità;

dove c’è la tenebra ch’io porti la luce; dove c’è sofferenza ch’io porti la gioia.

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ALTRE PREGHIERE E MASSIME

SPENDI L’AMORE

Spendi l’amore a piene mani! L’amore è l’unico tesoro che si moltiplica per divisione:

è l’unico dono che aumenta quanto più ne sottrai. E’ lunica impresa nella quale più si spende e più si guadagna: donalo, diffondilo, spargilo ai quattro venti, vuotati le tasche,

scuoti il cesto, capovolgi il bicchiere e domani ne avrai più di prima.

VIENI SEMPRE, SIGNORE

Il nostro cuore è nel buio: vieni tu che sel la luce, vieni sempre, Signore.

Noi ignoriamo cosa sia la pace:

vieni figlio della pace, vieni sempre, Signore.

Noi siamo sempre più schiavi:

vieni a liberarci, vieni sempre, Signore.

Noi siamo sempre più tristi:

vieni a consolarci, vieni sempre, Signore.

Non c’è comunione tra noi:

vieni tu che ci ami, vieni sempre, Signore.

Noi siamo lontani, smarriti,

vieni tu che sei la via, vieni sempre, Signore.

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CIO’ CHE CREDO Credo che la vita

non è un’avventura da vivere secondo le mode correnti,

ma un impegno a realizzare il progetto che Dio ha su ognuno di noi:

un progetto di amore che trasforma la nostra esistenza.

Credo che la più grande gioia

di un uomo è incontrare Gesù Cristo, Dio fatto carne. In lui ogni cosa

- miserie, peccati, storia, speranza - assume nuova dimensione e significato.

Credo che ogni uomo possa

rinascere a una vita genuina e dignitosa in qualunque momento della sua esistenza. Compiendo sino in fondo la volontà di Dio

può non solo rendersi libero ma anche sconfiggere il male.

VIENI, SPIRITO DEL SIGNORE Vieni, Spirito del Signore,

scendi nei nostri cuori: insegnaci tu ciò che dobbiamo fare, mostraci tu il cammino da seguire,

compi tu stesso quanto da noi richiedi. Sii tu solo a suggerire

e guidare le nostre decisioni, perché tu solo, con Dio padre e con il Figlio suo,

hai un nome santo e glorioso: non permettere che sia lesa

da noi la giustizia, tu che ami l’ordine e la pace;

non ci faccia sviare l’ignoranza, non ci renda parziali l’umana simpatia,

non ci influenzino cariche o persone; tienici stretti a te col dono della tua grazia,

perché siamo una sola cosa in te e in nulla ci discostiamo dalla verità.

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BEATITUDINI PER IL NOSTRO TEMPO

Beati quelli che sanno ridere di se stessi: non finiranno mai di divertirsi.

Beati quelli che sanno distinguere

un ciottolo da una montagna: eviteranno tanti fastidi.

Beati quelli che sanno ascoltare e tacere:

impareranno molte cose nuove.

Beati quelli che sono attenti alle richieste degli altri: saranno dispensatori di gioia.

Beati sarete voi se saprete

guardare con attenzione le cose piccole e serenamente quelle importanti:

andrete lontano nella vita.

Beati voi se saprete apprezzare un sorriso e dimenticare uno sgarbo:

il vostro cammino sarà sempre pieno di sole.

Beati voi se saprete interpretare con benevolenza gli atteggiamenti degli altri

anche contro le apparenze: sarete giudicati ingenui ma questo è il prezzo dell’amore.

Beati quelli che pensano prima di agire

e che pregano prima di pensare: eviteranno tante stupidaggini.

Beati soprattutto voi che sapete riconoscere

il Signore in tutti coloro che incontrate: avete trovato la vera luce e la vera pace.

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COMMENTO FINALE AL LIBRO SUL

CAMMINO DI SANTIAGO Tutto quanto descritto nelle pagine di questo libro è inerente un pellegrinaggio, quello del cammino a Santiago de Compo-stela denominato “Camino de Santiago”. Come già detto in precedenza nelle note storiche, tre sono i cammini storici di pellegrinaggio: quello di Terra Santa che ha per meta Gerusalemme, quello che porta a Roma e questo di Santiago de Compostela. Innumerevoli però sono i pellegrinaggi possibili, sia lontani che vicini. Possiamo così raggiungere luoghi legati alla fede per partico-lari avvenimenti storici e luoghi cari alla fede in quanto essi ricordano i personaggi che vi hanno vissuto ed operato (come Assisi, San Giovanni Rotondo………..……..ecc……………). Possiamo poi anche pellegrinare nei luoghi cari al culto maria-no, sparsi un po’ dappertutto perché questa grande figura materna, madre di Dio e nostra, è tanto a noi vicina che per soccorrerci ed aiutarci si fa spesso presente in tanti modi e in tanti posti.

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Tutte queste località storico geografiche legate alla vita di Gesù, degli Apostoli, dei Santi e della beata Vergine Maria possono quindi essere meta di pellegrinaggio nel senso fisico, come viaggio appunto verso una precisa meta. Il pellegrinaggio può però anche essere un movimento interio-re e spesso questa componente convive con l’altra più concreta dandole un’anima e coniugando l’andatura fisica con il movi-mento e la partecipazione del cuore. Il pellegrinaggio infatti è anche un segno, un simbolo che la fede non pensa dovuto al caso ma determinato da una precisa volontà per un ben definito scopo. Il pellegrinaggio è pure una sosta che consente una particolare contemplazione sia materiale che spirituale. Esso infatti permette sì la contemplazione di bei luoghi, bei paesaggi e bei panorami; consente però anche di contemplare ed esaminare con calma interiore il “Panorama” della nostra vita, del nostro esistere, della nostra meta, di ciò che siamo stati e siamo, sulla strada percorsa ed ancora da percorrere, su quanto fatto di bello e di brutto, di utile ed inutile. Consente in pratica la contemplazione di noi stessi in rapporto agli altri e soprattutto in rapporto a Dio ed alla Sua volontà, al progetto che Egli ha su ciascuno di noi………….in sostanza la contemplazione di noi stessi e del nostro passato unita ad una prefigurazione del nostro futuro prossimo e più lontano.

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Bisogna sempre però tenere presente che tutto questo è un segno, un simbolo in riferimento al vero pellegrinaggio che tutti percorriamo: quello della vita dei singoli, delle varie comunità e in particolare della Chiesa. Come “Popolo di Dio” la Chiesa infatti è sempre in viaggio come pellegrina sulla terra e la sua meta è il cielo, dove l’ha preceduta il suo sposo, Cristo, che è salito al Padre per preparare a ciascuno un posto; posto già raggiunto da tanti che sono venuti al mondo prima di noi e tra i quali ci sono molte persone che abbiamo conosciuto e che hanno condiviso con noi un pezzo di strada.. Per la “Comunione dei Santi” si è sempre in sintonia con chi ci ha preceduti e noi, a nostra volta, saremo avanti di chi verrà dopo nel viaggio verso questa meta comune. La differenza sostanziale di questo pellegrinare rispetto agli altri pellegrinaggi è che l’approdo finale è il Paradiso e la visione che ci attende non è quella di una statua o di una figura ma quella della Gloria di Dio, della Vergine Maria, dei Santi, dei Beati, degli Angeli e di tutti i Giusti. Bene ha fatto il Concilio Vaticano II a rivalutare l’immagine della Chiesa pellegrina sulla terra come popolo in cammino verso la patria definitiva. Questa realtà è già sperimentabile con la fede che ci rende palpabile e comprensibile la “Comunione dei Santi” e ci fa partecipi fin d’ora del Regno di Dio.

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La fede e lo Spirito Santo ci fanno anche vivere in modo nuovo tutto quanto ci accade rendendo “Nuova” l’intera nostra vita, dandoci forza nel quotidiano cammino, luce sulla strada da fare, pace, serenità e gioia. Tutto questo lo si sperimenta anche percorrendo il Cammino di Santiago de Compostela.

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