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10 OsservatOriO Outsider art AUTUNNO 2015

Osservatorio Outsider Art

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Rivista semestrale, dedicata all'arte fuori dagli schemi, senza scuole alle spalle, individuale ed eccentrica, che mette a nudo la pulsione creativa. In questo numero 10 si parla di: Eterotopie- Opere babeliche- Rocce scolpite -Guerre immaginarie- Macchie parlanti – Arte che cambia la vita: le storie di Andrè Robillard, Henri Darger, François Burland - e molto altro.... Per effettuare il download vai su www.outsiderartsicilia.it, dove puoi anche ordinare la versione a stampa.

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OsservatOriOOutsider

art

AUTUNNO 2015

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© Osservatorio Outsider Art - via Emilia 47, 90144 Palermo www.outsiderartsicilia.com

Pubblicazione Semestrale Autorizzazione del Tribunale di Palermo n. 25 del 6/10/2010

ISSN 2038 - 5501

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OsservatOriOOutsider

artDirettore scientifico

Eva di Stefano

Direttore responsabileValentina di Miceli

Comitato scientificoDomenico Amoroso, Musei Civici di Caltagirone

Francesca Corrao, Fondazione OrestiadiStefano Ferrari, Università di Bologna

Enzo Fiammetta, Museo delle Trame MediterraneeMarina Giordano, comitato direttivo di EOA

Vincenzo Guarrasi, Università di PalermoTeresa Maranzano, Progetto mir’art, Ginevra

Lucienne Peiry, Università di Losanna

Collaborazione scientificaRoberta Trapani, Università di Parigi X- Nanterre

TraduzioniEva di Stefano, Denis Gailor, Marina Giordano,

Marco Mezzatesta

Progetto grafico e impaginazioneMichele Giuliano

EditoreAssociazione Culturale Osservatorio Outsider Art, Palermo

AUTUNNO 2015 10

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Indice

Editoriale di Eva di Stefano 8

Agenda 11

EsplorazioniGermana Dragna e le virtù dell’inchiostrodi Eva di Stefano 14

Art Brut ante litteram: l’eremita di Rothéneufdi Joëlle Jouneau 24

Dossier Heterotopias In viaggio attraverso la Sicilia Outsiderdi Paola Capone 34

Cittadelle di isolamento: rispetto per gli Outsider Environmentsdi Roger Cardinal 40

Environments storici di Outsider Art. La situazione in Franciadi Marc Botlan 52

Patrimoni irregolari: definizioni e strategie di salvaguardiadi Roberta Trapani 68

Verso una rete internazionale di salvaguardia? Una testimonianza di Laurent Danchin 84

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Indice

ApprofondimentiAndrè Robillard e la Collection de l’Art Brut: una storia che duradi Sarah Lombardi 88

Henri Darger nel paese delle crudeltà e delle meraviglie di Alba Romano Pace 102

Scrittori di corpi: Anne-Marie Gbindoun e Mehrdad Rashidi di Marta Spagnolello 112

Il volto nell’Art Brut: autoritratti, identità ritrovate, identità rimossedi Lucienne Peiry 122

Storie di confineDal punto di vista degli artisti: intervista a François Burlanddi Teresa Maranzano 138

Norman Mommens: la ‘decrescita felice’di Lorenzo Madaro 146

LibriLa pulsione creativa allo scopertodi Giada Carraro 156

L’Art Brut per l’infanziadi Eva di Stefano 160

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Indice

ReportLa casa dei simboli di Bonaria Manca e il dibattito sulla sua tuteladi Rossella Faraglia 166

La tutela possibile. L’esempio del ‘castello incantato’ di Filippo Bentivegnadi Lorenzo Madaro 172

Note informativeGli autori dei testi 176Crediti fotografici 178

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Con questo numero, speciale per ricchezza di temi e contributi, la nostra rivista si presenta con una nuova e più sobria veste grafica e con il suo nome per esteso, e torna all’originario formato elettronico con in più, per gli irriducibili amanti della carta stampata, l’opzione print on demand, che troverete sul nostro sito. L’avventura editoriale che ha coinvolto per due anni, dal n. 6 al n. 9, le Edizioni Glifo di Palermo si è rivelata, infatti, poco sostenibile nelle circostanze attuali di sofferen-za di tutto il mondo della carta stampata e così, non senza ringraziare Glifo per il generoso impegno profuso e per la grafica fantasiosa che Luca Lo Coco ci ha donato negli anni, noi proseguiamo editando la rivista in proprio e con le nos-tre sole forze, ma con grande fiducia in uno strumento come internet che consente la più ampia diffusione con il minimo dell’investimento. Né fondi né mecenati finora ci sostengo-no nonostante l’indubbio successo e i risultati concreti del lavoro sul territorio svolto dall’associazione, l’attivazione di una rete e il consenso internazionale confermato dal recente convegno Heterotopias, che abbiamo organizzato in Sicilia, al quale hanno partecipato molti insigni studiosi, membri dell’European Outsider Art Association e rappresentanti di istituzioni dedicate all’Outsider Art provenienti da tutti i pae-si europei (Inghilterra, Francia, Germania, Svizzera, Austria, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Spagna, Ungheria, Repubbli-ca Ceca, Polonia, Svezia, Norvegia, Finlandia) oltre che da-gli Stati Uniti e dall’Italia: «a major event in our intellettual lives» lo ha generosamente definito il decano della mate-ria Roger Cardinal. Nel Dossier che in questo numero dedichiamo al convegno, dopo un breve resoconto generale di Paola Capone, abbia-mo dovuto selezionare, tra i tanti interessanti e innovativi contributi, solo tre interventi, in cui le problematiche in gio-co ci sembrano dispiegate a pieno campo: Roger Cardinal delinea la figura del creatore outsider di opere ambientali

editOrialedi Eva di Stefano

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per il quale invoca il dovuto rispetto, Roberta Trapani pone il tema critico delle definizioni di questa tipologia artistica e la necessità di un’etica metodologica, Marc Botlan analizza le opere e i problemi della loro tutela istituzionale così come sono stati affrontati storicamente in Francia, il paese europeo che ha dedicato più attenzione al fenomeno dei “costruttori dell’immaginario”. Non è un caso che in tutti questi contributi si renda omaggio al Palais Idéal del postino Cheval, luogo em-blematico, come afferma anche Laurent Danchin, importante studioso che ci ha sempre sostenuto, di cui abbiamo inserito la testimonianza che ci ha inviato pur non avendo potuto par-tecipare fisicamente al convegno, e che apre a quel progetto di rete globale che sarà il nostro comune impegno futuro. Il dibattito sugli environments, il fenomeno forse più rappre-sentativo dell’Outsider Art oggi, continua anche sulle altre pagine della rivista: il degrado in cui versano oggi le celebri rocce scolpite dall’Abate Fouré sulla costa bretone; il progetto di valorizzazione delle pietre del “castello incantato” di Filippo Bentivegna a Sciacca, a cui è stato apposto recentemente il vincolo monumentale grazie allo straordinario impegno della Soprintendenza di Agrigento; le riflessioni di metodo attorno alla “casa dei simboli” di Bonaria Manca a Tuscania.Se nei contributi di Lucienne Peiry e di Marta Spagnolello si analizzano temi ricorrenti come il ritratto e la scrittura plastica, Teresa Maranzano continua la sua indagine sulla definizione di Art Brut così come viene vissuta da artisti autodidatti che si collocano in una zona di confine tra inside e outside: in questo numero François Burland racconta la sua esperienza contraddittoria. Nella zona di confine si incontrano talora anche artisti professionali che si sottraggono volontariamente al sistema scegliendo l’isolamento e la marginalità geografica, come il belga Normann Mommens, la cui avventura esistenziale e artistica in Puglia ci viene qui narrata da Lorenzo Madaro.

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A rendere ‘specialmente’ ricco questo numero sono anche grandi protagonisti dello star system dell’Art Brut (e del suo mercato sempre meno di nicchia) come Henri Darger nel rac-conto di Alba Romano Pace, e il versatile André Robillard, ultimo tra gli artisti collezionati da Dubuffet ad essere tuttora attivo, del quale ci regala una documentata presentazione Sarah Lombardi, direttrice della Collection de l’Art Brut, il museo di Losanna che ringraziamo per averci sempre sos-tenuto e continuare a sostenerci. Non mancano neanche le nuove scoperte locali, come l’appassionata pittrice siciliana Germana Dragna, a conferma della continuità delle nostre ri-cerche. Perciò, come sempre, apriamo e chiudiamo le nostre pagine con la Sicilia.In coda all’editoriale, una selezione di notizie brevi dal mon-do dell’Outsider Art e affini, che da ora in poi costituirà una rubrica fissa.

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aGeNda

Outsider Art in Italia 1Dalla fine di novembre 2015 a fine marzo 2016 a Casale Monferrato, nelle sale del Castello, è aperta la mostra Outsider Art, il contemporaneo presente. La collezione Cei, a cura di Giorgio Bedoni, che propone le opere di una importante collezione privata, unica in Italia, dedicata a questa fenomenologia espressiva rappresentata soprattutto dagli artisti di Gugging, il noto centro creativo vicino Vienna, e dell’est europeo, ma non soltanto. Ad avvalorare la qualità della raccolta, il volume-catalogo edito da Jaca Book è ricco di contributi anche internazionali: tra gli altri, Francesco Barale, John Maizels, Johann Feilacher, Roger Cardinal, Fausto Petrella, Nina Krstic, Francesco Porzio. Qualcosa di nuovo si muove infine nel nostro paese, almeno sul piano privato, e lascia ben sperare.

Outsider Art in Italia 2Inquietudine delle intelligenze. Contributi e riflessioni sull’arte irregolare, a cura di Bianca Tosatti e Stefano Ferrari, pubblicato nell’anno in corso, arricchisce la scarna bibliografia italiana sull’argomento. Fa parte della collana on line “I quaderni di Psico Art” edita dalla rivista on line “PsicoArt” dell’Università di Bologna. Contiene saggi di diversi studiosi ed operatori del settore su alcune raccolte paradigmatiche come la collezione Marro di Torino, la Fabuloserie in Francia, il Museo Zander in Germania, e su interessanti esperienze di valorizzazione realizzate negli ultimi anni in Italia, per mettere a fuoco le attuali problematiche critiche e approfondire il dialogo tra arte e psicologia. Sul sito www.psicoart.unibo.it/ dove si può richiedere anche una copia a stampa.

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La versione cineseDa qualche anno anche la Cina mostra interesse verso l’Art Brut. E adesso ne approfondisce anche la storia attraverso la traduzione del famoso volume di Lucienne Peiry L’ Art Brut, uscito nelle edizioni Flammarion nel 1997 e rieditato in Fran-cia già quattro volte, oltre ad essere tradotto in inglese e tedesco. In quest’ambito un vero best-seller che racconta in modo rigoroso l’avventura di Dubuffet e le peripezie della

sua collezione prima dell’approdo a Losanna nel 1976, e allo stesso tempo il-lumina l’estetica brut attraverso l’analisi di numerosi creatori marginali e ‘sov-versivi’ e le 200 illustrazioni. Il libro pubblicato da Shangai University Press è stato recentemente presentato a Shangai in occasione del 65. anniversario dell’inizio delle relazioni diplomatiche tra Svizzera e Cina.

Una ricamatrice visionariaRosa Zharkikh è morta quest’estate a Mosca all’età di 85 anni. Dal 1976, dopo una grave operazione, affermava di avere delle visioni di ‘un mondo parallelo’ che trasferiva nel ricamo intrecciando reti di fili variopinti creando piccoli arazzi astratti o con figure alate. Spiegava la sua tecnica as-solutamente personale e inconsueta sostenendo che le sue

mani erano guidate da una forza invisibile. Scoperta da Vladimir Abakumov (Outsider Art Centre a Bar, Montenegro, ex-Moscow Museum of Outsider Art), i suoi lavori sono stati presentati nel 2007-2008 presso la Collection de l’Art Brut di Losanna nella grande esposizione collettiva L’envers et l’endroit sulle creazio-ni tessili nel mondo. Oggi le sue opere sono conservate in gran parte nel già ci-tato museo di Losanna e nell’attuale museo di Outsider Art a Bar, Montenegro.

In ricordo di RosellinaAnche tra le fila dell’Outsider Art siciliana, dove era stata appena arruolata, si registra una dolorosa scomparsa: Rosellina Cirafici, poetessa e disegnatrice, se ne è andata improvvisamente quest’estate a soli 48 anni. La ricordiamo partecipare agli spettacoli della comunità terapeutica Lares presso l’ex-ospedale psichiatrico di Palermo, e recitare i suoi versi, commossa e sorridente, il 24

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maggio scorso durante la presentazione del n. 9 della nostra rivista, in cui abbiamo pubblicato i suoi disegni con un articolo di Luciana La Stella, che ha anche raccolto le sue poesie e i suoi disegni trasparenti in un volumetto: Rosellina Cirafici, Frammenti da legare, Inconscio e Società - Aracne, Roma 2014.

La follia di Artaud A chi ama Artaud e vuole conoscere meglio la sua vicenda psichiatrica segnaliamo un volume documentatissimo pub-blicato in Francia, che mette fine alle interpretazioni fan-tasiose attraverso i dossier medicali e un’attenta indagine storica, che ne fa anche un importante contributo alla storia della psichiatria. Il volume contiene diversi testi di Artaud e la corrispondenza dei suoi medici. Gli autori sono il sag-gista Laurent Danchin, specialista internazionale di art brut, outsider art e creazione autodidatta e Andrè Roumieux, in-fermiere psichiatrico, autore già di alcuni volumi sulle istituzioni psichiatriche, che definisce il poeta «uomo di sofferenza e verità»: L.Danchin, A. Roumieaux, Artaud et l’asile, Séguier, Parigi 2015.

Omaggio a Caroline BourbonnaisLa Fabuloserie, museo dell’arte fuori norma a Dicy (Francia), è un luogo magico: una casa di campagna al bordo di un piccolo lago le cui rive, come l’intero parco, sono una galleria a cielo aperto abitata da creature fantastiche e macchine bizzarre, così come le stanze della dimora. Qui è protagonista lo spirito giocoso dei creatori outsider; la sorpresa e il riso sono dominanti. Così era stato concepito nel 1982 dall’architetto Alain Bourbonnais, così è stato portato avanti dopo la sua morte dalla moglie Caroline, donna famosa per la sua ospitalità calorosa e la cura amorevole per questo luogo. Scomparsa nel 2014, le è stato reso omaggio quest’estate con una mostra e la pubblicazione Des jardins imaginaires au jardin habité, edita dal museo, con contributi di tutti i maggiori attori, studiosi, curatori, artisti e fotografi, del mondo brut e outsider di Francia, e non solo. La vita del museo prosegue con la gestione familiare delle figlie Agnès e Sophie. Vale la visita.

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GerMaNa draGNa e le virtù dell’iNCHiOstrOdi Eva di Stefano

ESPLORAZIONI

Nuova e interessante scoperta da arruolare

nell’Outsider Art: la pittrice autodidatta

che crea interi mondi a partire da

macchie accidentali di inchiostro

Un colpo di dadi non abolirà mai il caso

Stéphane Mallarmé

L’incontro con Germana Dragna è di quelli che danno senso al mio lavoro di talent-scout del margine, lasciando coin-cidere scoperta artistica e avventura esistenziale1. Germana è una donna “con il sole in fronte”, bella, esuberante, estro-versa, e con una vocazione all’arte che si porta dentro fin dall’infanzia, ma nei suoi occhi ridenti c’è anche, come scrive lei stessa, «un fazzolettino bagnato che si asciuga nel nulla».Oggi felicemente nonna, ama il suo lavoro di collaboratrice scolastica (bidella) presso un liceo artistico cittadino, scelto proprio per respirare quel clima in cui avrebbe voluto lasciar scorrere la sua vita. Si definisce un’attenta osservatrice della natura, un’amica delle nuvole che ama guardare il cielo. Disegna e dipinge solo d’estate quando, libera da impegni,

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può concentrarsi compiutamente. Non sono mancati nella sua esistenza i momenti di disagio e spaesamento.Nata nel 1954 a Palermo in una famiglia numerosa (erano in otto tra fratelli e sorelle), fu affidata già a poco più di due anni a una coppia di zii senza figli, trascorse perciò la prima infanzia a Roma e, nonostante la precoce separazione dalla madre, si trattò di un’infanzia felice e più benestante, a con-tatto continuo con la natura, coccolata come se fosse figlia unica. Lo spaesamento ci fu invece al ritorno nella sua città, a sette anni, in una situazione affollata tra fratelli sconosciuti e le regole a quel tempo ancora opprimenti delle famiglie siciliane. Dopo il diploma di scuola media avrebbe infatti vo-luto continuare gli studi, ma riuscì a frequentare per soli tre mesi un istituto d’arte, ostacolata da quelle consuetudini che

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volevano “le femmine a casa”, imposte soprattutto dal fratel-lo maggiore. Lei, cresciuta come uno spirito libero, dovette adeguarsi e finì, come si usava, per sposarsi a soli 17 anni, ma fu come cadere dalla padella nella brace, sotto il totale controllo, sia economico che psicologico, della famiglia del marito. Non servì due anni dopo, nel 1974, l’emigrazione in Canada, dove Germana ventenne affrontò un nuovo spaesa-mento dovuto alla lingua e al freddo clima di Ottawa, perchè i suoceri presto li seguirono con altri parenti. Aveva sempre disegnato, ma fu a quel punto, in quella soli-tudine troppo affollata, che prese a dipingere con concentra-zione, così il foglio diventò per lei come quella “stanza tutta per sé” agognata da Virginia Woolf, un luogo cioè dove poter essere ed esprimere se stessa. Dopo quattro anni la giovane

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coppia, adesso con due bambine, torna a Palermo; Germana inizia a lavorare come bidella, da principio in una scuola ma-terna, e la vita va avanti con i suoi alti e bassi fino a quando il marito perde il lavoro e decide di tornare in Canada presso i parenti. La separazione, a cui farà seguito il divorzio, è per Germana un terremoto emotivo, un catastrofe improvvisa e un dolore inaspettato a cui far fronte. A salvarla sarà la sua vitalità insieme alla pittura, dove trova una compensazione alla solitudine e uno spazio di libertà.Sul tavolo un foglio, in genere 33x24 (ma ultimamente lavora su un formato un po’ più grande 33x48), una boccetta di in-chiostro di china, pastelli e acquarelli. Germana inizia intin-gendo nell’inchiostro nero una piuma, una foglia, o un qual-siasi altro oggetto leggero, e con un gesto rapido delle due mani (è ambidestra) schizza più volte o lascia colare alcune macchie sulla carta. Sono il punto di partenza della compo-sizione: nelle macchie casuali lei scorge animali e creature, i personaggi e gli elementi di un paesaggio da evidenziare con il contorno a penna, attorno a cui intessere con i colori una tra-ma movimentata, un vortice, un maremoto che occuperà tutto lo spazio del foglio. Le macchie, inquiete e selvagge, guidano la mano e attivano l’immaginazione: un procedimento semi-automatico, affine ai metodi surrealisti, che dà vita a un mon-do formicolante, traboccante e vorticoso che regala sorprese anche all’autrice. Gonfie di inchiostro, le macchie impongono un’acutezza dei sensi, obligano ad intervenire e costringono a vederci chiaro, a decidere al momento, non è possibile correg-gere o ripassare. È la spontaneità pura: Germana non cerca di fare questo o quello, accoglie invece il discorso imprevedibile delle macchie, lo segue e non sa cosa accadrà. Così dall’informe nascono le forme, il caos si articola in paesaggio, la luce sconfigge le tenebre e, riproponendo il processo originario della creazione, nasce un mondo nuovo: è possibile riconoscere volti, paesaggi esotici e remoti,