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a cura di BEATRICE MELE di ANDREA ORLANDO CHECK-IN ROCKIN’ ALL OVER THE WORLD “Nachspiel” - dice lui “Come scusa? - ribatto “Eh, Nachspiel” “E che roba è” “È l’afterparty”. È cominciata così. Era iniziata qualche minuto prima. Ma per me la conversa- zione era partita in quel momento. “Alle 3 del mattino chiude tutto, quindi: Nachspiel” Bjørn ha 22 anni. Giacchetta gessata ar- mani-ma-non-posso. Mi dà confidenza perché sono italiano. “Qui si fa cosi” continua lui “quando tutto chiude uno sguardo d’intesa, un’ammiccata ed è Nachspiel. Ci sei mai stato?” “Io? Mai” Certo che c’ero stato ad un Nachspiel, sono due anni che vivo qui. Ma se fai gli occhioni teneri, lo sguardo spaesa- to, Bjørn si intenerisce e ti porta con sé. Il Nachspiel è l’afterparty dei giova- ni norvegesi che iniziano a celebrare il week end nel tardo pomeriggio con il preparty (l’alcol costa tantissimo e allora si comincia a bere prima di cena, a casa di qualche amico). Bjørn ferma un taxi, mi fa segno di salire. Si passa in ufficio (il suo), una bottiglia di champagne (la sua), 5 grammi di coca (tutto come so- pra). Dritti verso Grønland, zona est. E adesso? E adesso magari si balla. L’equilibrio lo perdi, non basta fissare il baricentro in una città che non ha equi- librio. Non perché penda vertiginosa- mente da uno dei lati. Non ha equilibrio perché non ha un centro su cui equilibrarsi. L’equilibrio non almeno come lo intendiamo nel resto del mondo. Il centro è fuori, non dentro. Vallate, montagne, fiordi. Aspetta, ancora non voglio portarti lì. C’è altro che devo dire della città: un bar malfamato a Grunerløkka dall’odore grasso di fumo su un pavimento di sab- bia e di vodka; una donna gitana e bion- da con seni parisienne che lecca ferite di viandanti in cerca di petrolio; un vecchio barcone con croce scandinava affondato SOUNDTRACK RÖYKSOPP - SO EASY sulla sponda destra nel letto di un fiordo; un detto incartato in un cuore di  mer- luzzo del nord; un albergo con porte de- corate con luppolo nordico; un silenzio di timidezza allegra che è un po’ vomito e un po’ budella. È provinciale Oslo, come la Norvegia. Natura mozzafiato. Lontani da tutto, dall’Europa, dal cuore. Ma la Norvegia, soprattutto in Norve- gia, mai come in Norvegia, non è solo la sua capitale. Un paese così lungo, con un po’ meno di 5 milioni di anime su un po’ meno di 400.000 km 2 , potre- sti condensarlo con inchiostro di idrocarburo in poche righe scritte su un fazzoletto a cui fai un nodo per ricordarti: gli orari dei pasti inconsueti (pranzo alle 11:00 e cena alle 17:00); trasporti e pedaggi costosissimi e un welfare così previdente che permea e trasmette una forte fiducia nelle istitu- zioni. La fiducia. Non c’è bisogno di ina- spettati posti di blocco a ogni angolo o oslo + KNUT HAMSUN Sult (Fame) notes! Øya è il più grande festival norvegese e si svolge ad Oslo, al Middelalderparken, dal 1995. quest’anno si terrà dal 7 all’11 agosto. Nel cartellone, ancora in via di definizione, sono già stati annunciati gli Stone Roses, Björk, Azealia Banks e Yelawolf oltre a Florence And The Machine, i Refused, Bon Iver, Ane Brun, A$AP Rocky e Feist. info: oyafestivalen.com

Oslo

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Oslo - Il Mucchio n. 692

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Page 1: Oslo

a cura di

BEATRICE MELE

di ANDREA ORLANDO

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“Nachspiel” - dice lui“Come scusa? - ribatto“Eh, Nachspiel”“E che roba è”“È l ’afterparty”. È cominciata così. Era iniziata qualche minuto prima. Ma per me la conversa-zione era partita in quel momento.“Alle 3 del mattino chiude tutto, quindi: Nachspiel”Bjørn ha 22 anni. Giacchetta gessata ar-mani-ma-non-posso. Mi dà con&denza perché sono italiano. “Qui si fa cosi” continua lui “quando tutto chiude uno sguardo d’intesa, un’ammiccata ed è Nachspiel. Ci sei mai stato?”“Io? Mai”Certo che c’ero stato ad un Nachspiel, sono due anni che vivo qui. Ma se fai gli occhioni teneri, lo sguardo spaesa-to, Bjørn si intenerisce e ti porta con sé. Il Nachspiel è l’afterparty dei giova-ni norvegesi che iniziano a celebrare il week end nel tardo pomeriggio con il preparty (l’alcol costa tantissimo e allora si comincia a bere prima di cena, a casa di qualche amico). Bjørn ferma un taxi, mi fa segno di salire. Si passa in u/cio (il suo), una bottiglia di champagne (la sua), 5 grammi di coca (tutto come so-pra). Dritti verso Grønland, zona est.E adesso? E adesso magari si balla. L’equilibrio lo perdi, non basta &ssare il baricentro in una città che non ha equi-librio. Non perché penda vertiginosa-mente da uno dei lati. Non ha equilibrio perché non ha un centro su cui equilibrarsi. L’equilibrio non almeno come lo intendiamo nel resto del mondo. Il centro è fuori, non dentro. Vallate, montagne, &ordi. Aspetta, ancora non voglio portarti lì. C’è altro che devo dire della città: un bar malfamato a Grunerløkka dall’odore grasso di fumo su un pavimento di sab-bia e di vodka; una donna gitana e bion-da con seni parisienne che lecca ferite di viandanti in cerca di petrolio; un vecchio barcone con croce scandinava a1ondato

SOUNDTRACK RÖYKSOPP - SO EASY

sulla sponda destra nel letto di un &ordo; un detto incartato in un cuore di  mer-luzzo del nord; un albergo con porte de-corate con luppolo nordico; un silenzio di timidezza allegra che è un po’ vomito e un po’ budella. È provinciale Oslo, come la Norvegia. Natura mozza&ato. Lontani da tutto, dall’Europa, dal cuore.Ma la Norvegia, soprattutto in Norve-gia, mai come in Norvegia, non è solo

la sua capitale. Un paese così lungo, con un po’ meno di 5 milioni di anime su un po’ meno di 400.000 km2, potre-sti condensarlo con inchiostro di idrocarburo in poche righe scritte su un fazzoletto a cui fai

un nodo per ricordarti: gli orari dei pasti inconsueti (pranzo alle 11:00 e cena alle 17:00); trasporti e pedaggi costosissimi e un welfare così previdente che permea e trasmette una forte &ducia nelle istitu-zioni. La &ducia. Non c’è bisogno di ina-spettati posti di blocco a ogni angolo o

oslo

+

KNUT HAMSUNSult (Fame)

notes!

Øya è il più grande festival

norvegese e si svolge ad Oslo,

al Middelalderparken, dal 1995.

quest’anno si terrà

dal 7 all’11 agosto.

Nel cartellone, ancora

in via di definizione,

sono già stati annunciati

gli Stone Roses, Björk,

Azealia Banks e Yelawolf oltre

a Florence And The Machine,

i Refused, Bon Iver,

Ane Brun, A$AP Rocky e Feist.

info: oyafestivalen.com

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fuori dalle discoteche il sabato sera. Mai viste persone al vo-lante in giro per la città il week end, solo taxi e mezzi pubblici. Se Bjørn beve non guida. Lui. Per la guida in stato di ebrezza c’è vergogna e galera. Ma non poter guidare il sabato sera sembra non aver scoraggiato nessuno. L’ebrezza in Nor-vegia è un attributo sensoriale aggiunto. L’alcol, anche qui, è un maledetto rituale sociale, ma, come nel resto della Scandi-navia, anche una pozione taumaturgica, una miscela collante grazie a cui si sono coperti abissi emotivi profondissimi, zone remote da raggiungere... e un fred-do che, da queste parti, non fa più pau-ra a nessuno, in attesa del 2050 (leggete l’interessante Il futuro del nuovo Nord di Laurence C. Smith - Einaudi, 2011).Un’antica storia di femminismo, un mo-narca discreto e una socialdemocrazia matura che è parente a un credo che si chiama Janteloven (la legge di Jante), scritta da Aksel Sandemose (Non devi

immaginarti di essere migliore di noi, Non devi credere di sa-perne più di noi, etc). È facile, leggendo il decalogo di Jante, pensare a un società o comu-nità di persone che sia chiusa,

presuntuosa, di/dente dell’esterno e di mentalità ristretta. Finalmente, tondo tondo, lo stereotipo comune nelle cultu-re nordiche. Nel parlare di una Norvegia provincia-le, rischi di essere provinciale, perché se non ti accorgi che la Norvegia si sta scoprendo, non ti accorgi che si muove, come il ritirarsi dei ghiacciai. Pochi non sanno che così si sono formati i &ordi. A cosa assomiglia un &ordo? Alle dita di una mano, a un altolà a guardia di una terra remota, incomprensibile. I parti-colarissimi &lm di Ivo Caprino (Flåklypa Grand Prix), norve-gese doc, quasi eroe nazionale, precursore del burtoniano (e Nightmare Before Christmas e padre di un umorismo a molti

europei indecifrabile, rendono l’idea di isola lontana, di cultura sospesa. Lungo-metraggi ad azione tesa, dove non si può fare a meno di essere risucchiati in un mondo pieno di pazzi, sognatori, cattivi, go/ tipi e invenzioni irrimediabilmente stupide come le trovate dei personaggi principali.La mentalità “peasant”, quote latte in-cluse, sta venendo risucchiata dal glo-bal warming, i giovani hanno iniziato a viaggiare e a conoscere l’Europa, il mon-do e così nasce qualcosa a metà tra il ge-neticamente modi&cato e il superuomo, a metà strada tra questo mondo locale e il prossimo villaggio globale, nel pieno di un processo di gentri&cazione che da Oslo si sviluppa &no agli altri centri ur-bani, Bergen, Trondheim, ultima città

importante prima del circolo polare oltre cui ci si spinge per respirare un po’ di aurora boreale quando l’estate lascia il palco ai consumati e stanchi ghiacciai.

ERIK SKJOLDBJÆRGInsomnia

KING OF CONVENIENCERiot On An Empty Street

OSLOopera

2300 km da qui