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Rinnovamento nello Spirito Santo Zona Pastorale VI Origini, Storia e Sviluppo del Rinnovamento Schema Predicazione del Coordinatore Diocesano Alessandro Mori Comunità “San Desiderio” - Assago, 22 gennaio 2019 Guardatevi dal dimenticare…(Dt 4,23a) …un’eredità che non si corrompe!(1Pt 1,4a) BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE KEVIN & DOROTHY RANAGHAN, Il ritorno dello Spirito, Jaca Book, Milano 1973. LÈON JOSEPH SUENENS, Lo Spirito Santo nostra speranza, Edizioni Paoline, 1975. WALTER SMET, Pentecostalismo cattolico, Queriniana, Brescia 1975. DOMENICO M. ABBRESCIA, La Chiesa è un cenacolo, Edizioni Saggi ed Esperienze, Roma, 1977. DINO FOGLIO, Il vero volto del Rinnovamento nello Spirito in Italia, Edizioni del Moretto, 1981. MARIO PANCIERA, Il Rinnovamento nello Spirito in italia, una realtà ecclesiale, Edizioni RnS 1992. YVES CONGAR, Credo nello Spirito Santo, Queriniana, Brescia 1998. MARIO PANCIERA, Il Rinnovamento frutto del Concilio, Ed. RnS, 2002. PATTI GALLAGHER MANSFIELD, Come da una nuova Pentecoste, Ed. RnS, 2005. ANDREA MONDA, Una chance per la Chiesa, Vallecchi, 2009. SALVATORE MAZZA (a cura di), Gesù è il Signore!, Ed. RnS, 2012. SALVATORE MAZZA (a cura di), Credo alle sorprese dello Spirito Santo, Ed. Rns, 2013. Vademecum 2015-2018, Ed. RnS. SALVATORE MARTINEZ, Rinnovamento una grazia pentecostale per la Chiesa e per il mondo, Ed. Rns 2015. SALVATORE MARTINEZ (a cura di), Rinnovamento, un prodigio inesauribile di Dio!, Ed. RnS, 2017. SALVATORE MARTINEZ, Paolo VI umanità e spiritualità, Ed. RnS, 2018. Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza appartiene a Dio, e non viene da noi”. (2Cor 4,7) 1

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Rinnovamento nello Spirito Santo Zona Pastorale VI

Origini, Storia e Sviluppo del Rinnovamento Schema Predicazione del Coordinatore Diocesano Alessandro Mori

Comunità “San Desiderio” - Assago, 22 gennaio 2019

“Guardatevi dal dimenticare…” (Dt 4,23a)

“…un’eredità che non si corrompe!” (1Pt 1,4a)

BIBLIOGRAFIA ESSENZIALE

KEVIN & DOROTHY RANAGHAN, Il ritorno dello Spirito, Jaca Book, Milano 1973. LÈON JOSEPH SUENENS, Lo Spirito Santo nostra speranza, Edizioni Paoline, 1975. WALTER SMET, Pentecostalismo cattolico, Queriniana, Brescia 1975. DOMENICO M. ABBRESCIA, La Chiesa è un cenacolo, Edizioni Saggi ed Esperienze, Roma, 1977. DINO FOGLIO, Il vero volto del Rinnovamento nello Spirito in Italia, Edizioni del Moretto, 1981. MARIO PANCIERA, Il Rinnovamento nello Spirito in italia, una realtà ecclesiale, Edizioni RnS 1992. YVES CONGAR, Credo nello Spirito Santo, Queriniana, Brescia 1998. MARIO PANCIERA, Il Rinnovamento frutto del Concilio, Ed. RnS, 2002. PATTI GALLAGHER MANSFIELD, Come da una nuova Pentecoste, Ed. RnS, 2005. ANDREA MONDA, Una chance per la Chiesa, Vallecchi, 2009. SALVATORE MAZZA (a cura di), Gesù è il Signore!, Ed. RnS, 2012. SALVATORE MAZZA (a cura di), Credo alle sorprese dello Spirito Santo, Ed. Rns, 2013. Vademecum 2015-2018, Ed. RnS. SALVATORE MARTINEZ, Rinnovamento una grazia pentecostale per la Chiesa e per il mondo, Ed. Rns 2015. SALVATORE MARTINEZ (a cura di), Rinnovamento, un prodigio inesauribile di Dio!, Ed. RnS, 2017. SALVATORE MARTINEZ, Paolo VI umanità e spiritualità, Ed. RnS, 2018.

“Noi però abbiamo questo tesoro in vasi di creta, affinché appaia che questa straordinaria potenza

appartiene a Dio, e non viene da noi”.

(2Cor 4,7) 1

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La decisione è di dividere il mio intervento in tre “momenti” concatenanti tra loro e non disgiunti, data la difficoltà di trattenere una storia sacra lunga ben cinquant’anni. Di questo mi scuso fin dall’inizio; non potendo dire tutto, auspico di lasciare delle provocazioni tese a sollecitare la curiosità del singolo, spingendolo ad un approfondimento e studio personale, uniti ad un’ autentica esperienza dello Spirito. Durante la redazione del testo ho voluto aggiungere un quarto “momento”, come appendice, per dar meglio ragione al racconto e per meglio giustificarlo. Tali “momenti” sono: storico, teologico e pastorale. Il quarto aggiunto è di carattere biblico. Nella forma scritta, non avendo problemi di “tempo”, mi sono concesso la libertà di più “spazio”.

MOMENTO STORICO

L’ideale proclamato dai leaders del movimento è che esso scompaia quando sarà raggiunto il suo scopo,

quando cioè il suo impulso e i valori che esso vuol restaurare saranno diventati patrimonio della Chiesa.

(Intervista al cardinale Léon Joseph Suenens, 1974)

1. Una suora e un Papa

Non si può che partire da qui. Consapevoli, però, di inserirci in un cammino bimillenario: quello della Chiesa. Non si tratta di un inizio nuovo o parallelo. Nessuna sindrome da “anno zero”. I Padri della Chiesa testimoniano una ricca fioritura di carismi e un’elaborata pneumatologia nei primi secoli; ricchezza che pian piano, purtroppo, sfiorirà, se non nella pratica, nell’ordinarietà pastorale.

Agostino, dopo aver dichiarato che i carismi straordinari erano dati alla Chiesa nascente ma non più al momento attuale, nelle sue Ritrattazioni si corregge:

“È certamente vero quanto ho scritto: Non si è permesso che quegli straordinari miracoli si protraessero fino ai nostri tempi, per evitare che l'anima cercasse sempre segni visibili e che il genere umano, che si era esaltato per la straordinarietà di quei fatti, diminuisse la tensione a causa dell’abitudine. Oggi non accade più, quando si impone la mano ai battezzati, ch'essi ricevano lo Spirito Santo unitamente alla facoltà di esprimersi nelle lingue di tutti i popoli. Neppure accade più che i malati riacquistino la salute se sfiorati dall'ombra provocata dal passaggio dei predicatori di Cristo. E ciò vale per tutti gli altri fatti di allora che, come si sa, non si sono più verificati. Ma quanto ho detto non va certo inteso nel senso di escludere che oggi si verifichino dei miracoli in nome di Cristo. Io stesso, nel tempo in cui attendevo alla stesura di questo libro, ero venuto a conoscenza di un cieco che aveva riacquistato la vista a Milano, vicino ai corpi dei martiri di quella città e sapevo di altri fatti del genere di quelli che anche oggi si verificano in così gran numero che non possiamo né conoscerli tutti né contare quelli che conosciamo” (I,13.7).

Escludendo rare eccezioni, possiamo affermare che, per circa un millennio, dello Spirito vi è una grande dimenticanza, sia teologica che spirituale.

“Alla Cristologia e specialmente alla Ecclesiologia del Concilio deve succedere uno studio nuovo e un culto nuovo sullo Spirito Santo” (San Paolo VI, 6 giugno 1973).

E’ in questo periodo di grande dimenticanza - lo Spirito Santo sarà definito il Divino Sconosciuto - che da Lucca, una donna umile diverrà Sua apostola.

Elena Guerra (23 giugno 1835 - 11 aprile 1914), suora, diviene voce profetica:

“che i cristiani tornino allo Spirito Santo, affinché lo Spirito torni a noi!”.

Elena dimostra intelligenza appassionata e cura per l’uomo. Sappiamo dai suoi diari che si forma in modo autonomo - studiando ad insaputa della madre il latino e i Padri - e si dedica gioiosamente al servizio,

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specialmente dei più poveri, insieme ad un gruppo di amiche che costituiranno il primo nucleo della vita claustrale. Il 4 novembre del 1882 Elena, insieme ad alcune sue amiche, prende l’abito religioso. In questo contesto di chiostro Elena cresce nella mistica e nel 1886 avverte la prima ispirazione nello scrivere al Santo Padre ma la terrà nascosta nel cuore:

“Mi venne… il pensiero di scrivere al Papa ed anzi non potei fare a meno di buttar giù sulla carta ciò che avrei voluto dirgli… Ma poi!… una povera figliola, sola, abbandonata, si capisce che non può far nulla. Osai perfino farne cenno a una buona persona dicendo: «Che sarebbe scrivere al Santo Padre?». E mi fu risposto: «Sarebbe troppo ardimento… Sarebbe superbia». Abbassai il capo, e sospirai amaramente”.

E’ solo grazie ad una donna di servizio presso le suore di Lucca, Erminia Giorgetti, che verrà sollecitata nel 1893 a compiere finalmente ciò che avvertiva da tempo. Elena riporta nel diario quel momento che divenne essenza della sua missione:

“Era in Novembre dell’anno 1893 quando la buona Erminia, donna semplicissima, ignorante di scienza mondana, ma ben fondata nelle cristiane virtù e specialmente nello spirito di abnegazione, venne a dirmi quanto segue:

«E’ una settimana che ogni mattina dopo la Comunione sento la voce del Signore che mi comanda di palesare ogni cosa alla Madre (Elena), ma io non ho mai vinto la ripugnanza che provo a dire certe cose…ma stamattina il Signore mi ha rimproverata perché non l’ho obbedito, e mi ha ripetuto il comando… e il cuor mio non trova posa… Bisogna proprio che obbedisca».

Io le feci coraggio, sebbene non mi mostrassi propensa a credere a cose straordinarie. Ecco la manifestazione di quella pia persona, cioè di Erminia Giorgetti:

«Intesi in me la voce di Gesù che disse: Vorrei che tu dicessi alla Madre che richiamasse al Cuor mio tutti i fedeli in una universale preghiera per mezzo della devozione del Nuovo Cenacolo. Poi Gesù aggiunse: l’Amore non è conosciuto, l’Amore non è amato, l’Amore è disprezzato! E nelle persone consacrate a Dio non c’è abbastanza amore… non c’è abbastanza distacco… Il Cuor mio non può riposarsi neppure nei cuori a Me consacrati! Dì tutto alla Madre».

E l’anima pia soggiunse:

«Ma come potrà la Madre spargere nel mondo la devozione del Nuovo Cenacolo? Chi le darà retta? Chi l’aiuterà?».

«Dille che scriva una Lettera al Santo Padre, pregandolo a riunire tutti i fedeli in una continua preghiera per mezzo di Missioni al popolo, ogni anno ripetute in forma di Cenacolo; cioè pregando molto lo Spirito Santo, e così procuri di richiamare a Dio tutti i cuori».

Dopo la manifestazione fattami dalla suddetta Erminia mi convinsi essere volontà di Dio che rifiorisse tra i fedeli la devozione allo Spirito Santo… di più avendomi detto quella figliola ciò che da tanto tempo io tenevo chiuso in cuore, avendomi parlato di un Cenacolo universale… di scrivere al Papa… Ma il pensiero della mia indegnità, mi faceva temere l’inganno… Possibile mai, io dicevo, che Dio abbia a servirsi di me per fare sì gran bene?”.

Così “Elena - scrive il suo agiografo - diventa la santa nostalgica della Chiesa Nascente, della Chiesa della Pentecoste, della Chiesa del Cenacolo” (Domenico M. Abbrescia).

Tra il 1895 e il 1903 Elena scrive ben dodici lettere private al Santo Padre, Leone XIII. Costui è uomo di grande lume, definito da Elena come il “Papa dello Spirito”. Leone XIII - al secolo Vincenzo Gioacchino Raffaele Luigi Pecci - è considerato il Papa moderno, colui che ha il grave compito di traghettare la Chiesa nel XX secolo. Durante il suo lungo pontificato - 25 anni - sancisce ben ottantasei encicliche, metà delle quali di carattere sociale - e che dalle quali fiorisce un’altra importante figura del Novecento: Luigi Sturzo. E’ il Papa che fonda la Dottrina Sociale della Chiesa.

Nella sua prima lettera, Elena scrive:

“Santissimo Padre, una povera figlia della Santità Vostra già da oltre sette anni brama ardentemente di manifestare al Comune Padre dei fedeli un suo vivo desiderio; e dopo aver tanto differito e pregato finalmente si determina ad esporre quanto appresso. Santo Padre, il mondo è cattivo, lo spirito di Satana trionfa nella pervertita società, ed in una moltitudine di anime, che strappa al Cuore di Dio; ed in così lacrimevoli condizioni di cose i cristiani non pensano a rivolgere unanimi suppliche a Colui che può «rinnovare la faccia della terra».

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Si raccomandano tutte le devozioni - e va bene - ma di quella devozione, che secondo lo spirito della Chiesa, dovrebbe essere la prima, si tace. Si fanno tante Novene, e va bene, ma quella Novena che per ordine del Salvatore medesimo, fu fatta anche da Maria SS. e dagli Apostoli, è ora quasi dimenticata. Si lodano dai Predicatori tutti i Santi, e va bene, ma una predica in onore dello Spirito Santo, che è quello che forma i Santi, quando mai si ascolta?” (17 aprile 1895).

Leone XIII accoglie la profezia di Elena e darà risonanza al suo appello. Egli, oltre che a richiamare i vescovi sull’obbligatorietà di svolgere la Novena di Pentecoste nelle diocesi, nel 1897 pubblicherà la Divinum illud munus, un’enciclica sullo Spirito Santo.

La mattina del 1 gennaio 1901, su suggerimento di Elena, con il solenne canto del Veni Creator Spiritus, Leone XIII consacra l’intero secolo allo Spirito. E’ il ‘900, secolo segnato dai due conflitti mondiali, a donare al mondo una fioritura di Santi.

2. Una straordinaria coincidenza

Proprio mentre Leone XIII sta consacrando il secolo allo Spirito, dall’altra parte del mondo, nel Kansas, avviene una realizzazione inaspettata e sorprendente.

“A Topeka, all’incrocio tra la 17° strada e la Stone Avenue, sorgeva un’imponente casa di trenta stanze distribuite su tre piani. Era stata soprannominata la follia di Stone, dopo che il suo costruttore, Erastus Stone, si era reso conto che non poteva permettersi di abitarvi. Nel settembre del 1900, la casa era diventata la sede del collegio Bethel e della Scuola Biblica. Il rev. Charles Fox Parham e i suoi studenti si dedicarono alla preghiera e allo studio della parola di Dio riguardo al battesimo nello Spirito. La più alta delle tre torri della casa fu destinata a torre della preghiera, e lì ebbe inizio una veglia di preghiera incessante e ininterrotta. Ventiquattro ore al giorno, sette giorni su sette, questi giovani chiedevano al Signore che mandasse il suo Spirito su almeno uno di loro se non su tutti. Ecco uno dei cenacoli permanenti che la beata Elena Guerra aveva sognato. L’1 gennaio 1901, più o meno alle undici di sera, una delle studentesse, Agnes Ozrnan chiese al rev. Parham di imporle le mani e di pregare per lei perché potesse ricevere il battesimo nello Spirito. E così accadde. Agnes iniziò a parlare in lingue e altri nella scuola, compreso il rev. Parham, ebbero la stessa esperienza nei giorni seguenti. Questi avvenimenti sono considerati generalmente come l’inizio del Movimento pentecostale. Dio rispose alla fervente preghiera di coloro che avevano gridato a lui giorno e notte. Nonostante la scarsa risposta dei cattolici all’invito di Papa Leone XIII alla preghiera continua allo Spirito Santo, ci furono fedeli di altre confessioni che umilmente invocarono l’effusione dello Spirito Santo e dei suoi carismi, e con gioia li ricevettero proprio all’inizio di questo secolo” (da Come una nuova Pentecoste, Patti Gallagher Mansfield).

La stessa Agnes confessa che fu “come se fiumi d’acqua viva procedessero dal più profondo del mio essere” (Edward D. O’Connor). “Agnese parlò in una lingua sconosciuta, nella quale un emigrante cecoslovacco (della Boemia) il giorno seguente credette riconoscere il dialetto del suo villaggio natale” (da Il vero volto del Rinnovamento nello Spirito in Italia, Dino Foglio). Ma solamente negli anni Cinquanta le varie confessioni protestanti, dopo un’accanita opposizione al fenomeno pentecostale - considerato negativamente all’inizio, arrivando a cacciare e scomunicare i fedeli - iniziarono ad accoglierlo come dono di Dio alla Chiesa.

3. Il Concilio Ecumenico Vaticano II: 11 ottobre 1962 - 8 dicembre 1965

Giovanni XXIII, con grande sorpresa generale - tra il silenzio e l’imbarazzo della gerarchia -, indisse un Concilio Ecumenico. Il 23 settembre 1959 il Papa ufficializzò tale scelta con le seguenti parole:

“Rinnova nella nostra epoca i prodigi come di una novella Pentecoste”.

Come non leggervi un desiderio simile a quello di Elena? Proprio pochi mesi prima, salutando i pellegrini della città di Lucca, presenti in occasione della beatificazione di Elena Guerra - la prima di Giovanni XXIII! - così si rivolse, nominandola “apostola dello Spirito Santo”:

“Diletti figli e figlie! Dopo tanti anni dalla scomparsa di Suor Elena Guerra, il suo messaggio è sempre attuale. Tutti avvertiamo, infatti, il bisogno di una continuata effusione dello Spirito Santo, come di una nuova Pentecoste che rinnovelli la faccia della terra” (27 aprile 1959).

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Vi è un fatto curioso previo che Patti Gallagher riporta nel suo libro e che avrebbe segnato nell’intimo l’allora mons. Roncalli:

“Quando era ancora il vescovo Angelo Roncalli, Papa Giovanni XXIII era solito visitare un piccolo villaggio cecoslovacco di circa trecento anime dove abitava una mia cara amica, la signora Anna Mariea Schmidt. Da molti secoli, tutti i cattolici di quel villaggio avevano sperimentato tutti i doni carismatici come si legge nella Prima lettera ai Corinzi (12-14). Era parte della normale vita cristiana per loro. La Pentecoste era una realtà quotidiana. Anna Mariea mi raccontava delle prime manifestazioni di doni carismatici nell’undicesimo secolo. Quando gli abitanti del villaggio temevano la carestia per il freddo eccessivo che distruggeva i loro raccolti, chiedevano aiuto al Signore pregando. Una bellissima signora, che non aveva svelato la sua identità, era apparsa sulla montagna e aveva insegnato loro come implorare lo Spirito Santo. Seguirono le sue istruzioni e furono tutti colmi di Spirito Santo e ricevettero doni carismatici come il discernimento, la profezia e il dono delle lingue. Sperimentarono anche un aumento dei doni santificanti dello Spirito Santo, soprattuto l’amore. Il pane che impastavano quell’inverno era benedetto e le loro scorte durarono miracolosamente fino al raccolto seguente. Ogni successiva generazioni di abitanti di quel villaggio manifestava i doni dello Spirito Santo. Non si rendevano conto che la loro esperienza carismatica era unica, poiché il loro villaggio era isolato dal resto del paese. Anna Mariea dice che la forza della preghiera e la presenza dell’amore di Dio erano così forti da non avere bisogno né di prigioni né di ospedali. Quando qualcuno era malato, l’intero villaggio si riuniva in preghiera e si aspettava che la guarigione venisse dal Signore. I bambini erano accolti con gioia nelle famiglie; non c’era divorzio. Regnavano pace e amore. La messa domenicale era una celebrazione gloriosa di Gesù in mezzo a loro ed era seguita dalla condivisione di cibo e di amicizia. In ogni casa si leggeva la Bibbia e ai ragazzi veniva insegnato a vivere secondo la potenza dello Spirito Santo. Era in questo ambiente carismatico che il vescovo Roncalli si recava negli anni Trenta. Era accolto con gioia come un padre spirituale. Anna Mariea, che allora era una bambina, lo ricorda come un prete pieno dell’amore di Dio. Provava grande letizia nel sedersi ai suoi piedi e nell’ascoltarlo parlare di Gesù. Lui sembrava perfettamente a suo agio in mezzo alle manifestazioni dei doni carismatici quando pregava con la sua famiglia e con gli altri del villaggio” (da Come da una nuova Pentecoste).

Che fatti straordinari! Non facciamo fatica a capire che solo da un uomo aperto alle sorprese dello Spirito potesse venire un’intuizione come quella del Concilio, considerato da molti quale il Concilio dello Spirito. Capiamo così Chi è il vero Regista. Per padre Mario Panciera “chi non ha vissuto quella stagione, splendida e un po’ caotica, del Concilio, non potrà mai capire la novità del RnS. […]. Se, infatti, il RnS non conosce il Concilio, non solo non conosce le sue radici, ma non conosce neppure quello che lo Spirito vuole oggi, né la direzione verso cui andare” (da Il Rinnovamento frutto del Concilio).

4. Quel “famoso” weekend

Don Dino Foglio così sintetizza cosa fu il post-Concilio:

“L’8 dicembre 1965 il Concilio Vaticano II era terminato. Gli avvenimenti che seguirono, ed ebbero nella stampa grande diffusione, in USA furono valutati in maniera diversa: alcuni, delusi perché sembrava che la Gerarchia non si decidesse alla applicazione; altri, confusi dal timore di cambiamenti troppo repentini, senza adeguata preparazione. Frattanto, senza rumore lo Spirito dava una spinta a iniziative di rinnovamento nella Chiesa: movimento biblico, movimento liturgico, fioritura di gruppi spontanei segnano il principio di una rinascita religiosa presso cattolici, ortodossi e protestanti. Nel 1966 nel cattolicesimo americano c’era dunque una situazione di disorientamento con una certa tensione fra «conservatori» e «progressisti»” (da Il vero volto del Rinnovamento nello Spirito in Italia).

Urge inoltre ricordare il contesto storico, leggendolo come provvidenziale e provocatorio per la stessa nascita e sviluppo di questo rinnovamento spirituale. A partire dalla seconda metà del 1967, infatti, in molti paesi europei cresce sempre più una nuova forma di contestazione che sfocerà nel fatidico Sessantotto, con tutto il carico di complessità che porta con sé.

Fu proprio in questo contesto socio-ecclesiale che avverrà quello che è considerato l’inizio del Rinnovamento Carismatico Cattolico (RCC).

Nell’Università dello Spirito Santo di Duquesne, Pittsburgh, - cui motto, provvidenzialmente, era Spiritus est qui vivificat - due professori, uno di storia e l’altro di teologia, avevano iniziato da alcuni mesi a interrogarsi sulla loro fede. Siamo nella primavera del 1966.

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“Da molti anni si erano impegnati a servire il Cristo, ed erano coinvolti in molte attività d’apostolato. Non si accontentavano di una vita di studio chiusi in una torre d’avorio, e perciò si sentivano implicati nei problemi di rinnovamento all’interno della Chiesa. La fatica della crescita che si avvertiva nella Chiesa, faceva realmente parte della loro esistenza quotidiana. In questi ultimi anni si erano impegnati nel movimento liturgico e in quello ecumenico, nella lotta per i diritti civili e nei problemi della pace nel mondo. Erano uomini di preghiera, la cui vita era imperniata sulla adorazione del Padre nostro in e a attraverso Gesù Cristo. Malgrado tutto ciò avvertivano la mancanza di qualche cosa nella loro vita individuale di cristiani. Non erano in grado di mettere il dito sulla piaga, ma sentivano un vuoto, una mancanza di dinamismo, una perdita di forza nella loro vita di preghiera e anche nella loro attività; come se la loro vita cristiana fosse fin troppo il risultato di una loro propria creatività, come se la crescita fosse dovuta alle loro sole capacità e alla sola loro volontà. […]. Cominciarono a pregare affinché lo Spirito Santo di Cristo rinnovasse in essi la grazia del battesimo e della cresima, affinché riempisse il vuoto lasciato dallo sforzo umano, con la potente vita del Signore resuscitato. Ogni giorno pregavano gli uni per gli altri. Presero a ristudiare il Nuovo Testamento, particolarmente i passi che si riferiscono alla vita della Chiesa primitiva, e meditarono la storia di questa Chiesa. Lentamente la risposta divenne chiara. Quando i primi cristiani ricercavano una pienezza di vita cristiana, essi riponevano tutta la loro fiducia nella preghiera e attendevano che lo Spirito di Cristo venisse su di loro, e lo Spirito giungeva sempre” (da Il ritorno dello Spirito).

A far nascere in loro questa presa di coscienza fu l’incontro, nell’agosto del 1966, con i loro due amici, Ralph Martin e Steve Clark, studenti dell’Università Notre Dame a South Bend in Indiana nella quale, già dal 1963, iniziò un rinnovamento di tipo spirituale tra gli studenti e professori grazie al movimento dei Cursillos. In tale incontro Martin e Clark consigliarono ai due professori di Duquesne la lettura di due libri di ambito evangelico: La croce e il pugnale, di David Wilkerson e Essi parlano in altre lingue di John Sherrill. E’ proprio Clark a testimoniare come è stato sconvolto dalla lettura dei due testi, “soprattutto sul capitolo 21: La risposta è lo Spirito Santo” (da Il vero volto del Rinnovamento nello Spirito in Italia).

Scopritori di tale novità, i due professori non vogliono però fermarsi solo allo studio. Decidono così di fare i primi passi coraggiosi. Sapendo che in città vi era un prete episcopaliano, padre William Lewis, chiesero a lui chiarimenti sui due libri letti, il quale li indirizza ad una delle sue parrocchiane che già aveva fatto esperienza di Spirito Santo.

“Un incontro durante le vacanze di Natale non era opportuno, quindi decisero di aspettare fino a venerdì 6 gennaio 1967. La data era significativa per gli uomini di Duquesne, i quali notavano che il 6 gennaio era l’Epifania, la manifestazione di Gesù come Figlio di Dio, come colui che era stato battezzato nello Spirito e come colui che battezza nello Spirito. I due giovani di Duquesne arrivarono da padre Lewis e furono presentati a questa signora piena di Spirito Santo. La sua testimonianza fu semplice, diretta, chiara e ispirata alle Sacre Scritture: ne furono impressionati. Quando l’incontro finì, li invitò a un gruppo di preghiera carismatica il venerdì successivo. Quell’incontro avrebbe cambiato la loro vita” (da Come da una nuova Pentecoste).

Quell’incontro avverrà il 13 gennaio 1967, giorno in cui la liturgia cattolica celebrava il battesimo di Gesù, nella casa di Florence Dodge, una presbiteriana che aveva già ricevuto, nel 1962, una straordinaria effusione. “Questo gruppo si riuniva regolarmente a casa sua, e praticamente era lei che dirigeva la riunione” (da Il ritorno dello Spirito). Il gruppo è formato da donne di diverse confessioni, “preparate all’obbedienza e all’abbandono allo Spirito Santo attraverso la preghiera e il digiuno” (da Come da una nuova Pentecoste). E’ chiaro come questo gruppetto domestico sia stato il protagonista nella riscoperta “pentecostale” per l’ambito cattolico. Tra le sette e trenta e le otto, quattro visitatori (i due professori già citati, una delle loro mogli e un altro docente) varcano la soglia della casa di Florence.

“Flo fu profondamente colpita dalla sete spirituale che sentiva fortissima nei due uomini che avevano digiunato e pregato per un rinnovamento nello Spirito Santo. Il docente di Teologia disse all’amica di Flo che era meravigliato della profondità con la quale dei laici in quell’incontro sapevano discutere di Sacra Scrittura. La sera trascorse come sempre tra canti, preghiera spontanea, brevi testimonianze, condivisione della Bibbia e preghiera in lingue. Verso la fine dell’incontro, era costume mettere una sedia al centro della stanza per chiunque volesse richiedere una preghiera per una necessità speciale. Ma quella sera, Flo sentiva che il Signore le chiedeva di tralasciare quell’abitudine. Le veniva alla mente quel passo di Isaia che dice: «non cederò la mia gloria ad altri» (Is 42,8b), voleva obbedire all’ispirazione suggerita dal Signore che non ci fosse imposizione di mani quella sera. Era importante che nessun membro del gruppo si prendesse, per così dire, il merito di essere la persona che aveva imposto le mani sui visitatori cattolici per il battesimo nello Spirito. Ma quando Flo cercò di concludere la serata, il professore di Storia di Duquesne saltò su. Flo Dodge ricorda benissimo che sporse le mani come per fermarlo e disse: «Oh no, no. E’ troppo tempo che aspetto. Sono venuto per ricevere il battesimo nello Spirito e non vado via finché non lo ricevo»” (da Come da una nuova Pentecoste).

Flo decide però di attendere, concludendo con un preghiera comune, senza imposizione di mani e alcuna manifestazione carismatica. Il professore di Teologia di Duquesne di quella sera dirà che “non fu una serata

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straordinaria. E tuttavia ci fece riflettere e pregare. Ci lasciò l’insistente impressione che là, Dio fosse all’opera”. Bisognerà attendere la settimana seguente, il 20 gennaio, per avere la prima effusione dello Spirito in ambito cattolico. Sempre il professore ce ne dà testimonianza:

“Delle quattro persone che erano presenti alla prima riunione, per varie ragioni, solo Patrick Bourgeois, professore come me alla facoltà di teologia, ed io stesso, avemmo la possibilità di andare alla riunione successiva. Questa volta la preghiera e la discussione prendevano spunto dalla lettera ai Romani. Il solo modo con cui posso esprimere la nostra opinione su tale discussione, è che essa non era per nulla offuscata da un’ottica riformata. Non dissero nulla che costituisse un problema per me. Fu una riunione particolarmente non confessione. Si concluse quando Pat ed io domandammo che tutti si unissero alla nostra preghiera di ricevere il battesimo nello Spirito Santo. Essi si separarono in molti gruppi perché pregavano per varie persone. Mi domandarono semplicemente di fare un atto di fede, perché la potenza dello Spirito operasse in me. Io pregai in lingue molto agevolmente. La cosa non ebbe nulla di particolarmente esaltante o di spettacolare. Provavo una certa - o almeno un certo bisogno di pregare - e onestamente ero piuttosto curioso di sapere a che cosa mi avrebbe portato tutto ciò. In seguito venne portato qualcosa da mangiare per una piccola festa. […]. Per me il fatto di pregare in lingue era un aspetto secondario, un fenomeno puramente concomitante, naturale componente di tutto il resto. Mi interessava, soprattutto perché sentivo che la mia fede aveva bisogno di essere vivificata. Questa era la mia prima preoccupazione: parlare in lingue non presentava nessun problema intellettuale, perché dal punto di vista storico, sapevo che il fenomeno era stato largamente accettato nella Chiesa primitiva. E per quel che sapevo della storia della Chiesa, questo fenomeno tipico del Nuovo Testamento, non si era limitato soltanto al periodo neotestamentario. La mia difficoltà personale invertiva i termini del problema. Non potevo comprendere perché questo fenomeno carismatico non si fosse verificato più frequentemente, come ci si sarebbe dovuto attendere. Ciò che vivevo sembrava più conforme a ciò che mi aspettavo dal cristianesimo del Nuovo Testamento” (da Il ritorno dello Spirito).

Nella settimana seguente il professore impose le mani anche agli altri due colleghi non presenti quella sera e anch’essi ricevettero il battesimo nello Spirito. Alcune testimonianze - tra cui quella degli stessi coniugi Ranaghan - riferiscono come il cambiamento in questi professori fosse visibile e palese. Qualcosa era successo in loro.

L’associazione interna dell’università denominata Chi-Rho - della quale i due professori erano anche consiglieri - aveva previsto, nel calendario di quell’anno, un weekend di spiritualità e preghiera dal 17 al 19 febbraio. Il tema doveva essere il discorso sulla montagna in Matteo. Durante una delle riunione di preparazione dell’associazione, i due professori, avendo da poco fatto un’esperienza così forte, proposero un cambio del tema: gli Atti degli Apostoli, pur non citando mai espressamente il battesimo nello Spirito e l’esperienza fatta in ambito non cattolico.

“Il venerdì 17 febbraio del 1967, circa venticinque studenti si avviarono al ritiro con il cappellano dell’Università, un sacerdote dello Spirito Santo, i due professori della facoltà e una delle loro mogli. Andarono all’Ark and the Dove, cioè l’Arca e la Colomba, un luogo delizioso immerso in un bosco di sedici acri nelle North Hills, solo quindici miglia a nord del centro di Pittsburgh. Una casa di campagna a tre piani, con ventitré stanze, serviva da residenza principale e una casetta adiacente di più piccole dimensione serviva per eventuali altri partecipanti al ritiro” (da Come da una nuova Pentecoste).

Il ritiro proponeva, grazie all’intuizione dei due docenti, un approfondimento e una rilettura dei primi quattro capitoli degli Atti, con un chiaro riferimento allo Spirito Santo. L’aria è elettrica e piena di attesa. Ogni intervento e sessione è anticipato dal canto solenne del Veni Creatori Spiritus. Il venerdì sera, dopo l’introduzione, l’attenzione si concentra su Maria, la Sposa dello Spirito Santo. Segue una celebrazione penitenziale. Il sabato, giorno centrale del ritiro, l’attenzione si sposta sullo Spirito e sulla sua azione. Venne invitata a tenere l’intervento Florence Dodge, la sorella presbiteriana già incontrata dai due professori. Patti Gallagher, nel ricordare quel momento, ammette che era “molto scettica” al riguardo. Ma ascoltandola parlare è trascinata da questa novità che annuncia e “prima che lei finisse, avevo anch’io un gran desiderio di possedere quello che lei diceva”. Durante i lavori a gruppi che seguirono, David Mangan, un ex-studente, propose al gruppo di terminare il ritiro, l’indomani, con una rinnovazione della cresima. Durante questa giornata Patti ammette che “pur conoscendo e amando Gesù, non lo avevo messo al centro della mia vita”. La proposta non fu comunque approvata da tutti con entusiasmo.

Quella sera era prevista una festa di compleanno per alcuni studenti. Si avvertiva però una “specie di svogliatezza nel gruppo; la gente circolava disordinatamente” (Patti Gallagher). David nel frattempo è fuori a passeggiare e discutere sulla giornata passata con un suo amico. Questa la sua testimonianza al suo rientro, scoprendo un intoppo che rischiava di far terminare prima del previsto il ritiro. David è il primo a fare esperienza dello Spirito in quel famoso weekend:

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“Al nostro ritorno ci attende una notizia seccante: siamo rimasti senza acqua. La fonte si era seccata oppure la pompa si era guastata, insomma non avevamo più acqua. Sul posto eravamo in cinque, e uno dei dirigenti del ritiro domandò che cosa contavamo di fare. La nostra reazione fu: «non possiamo far niente!». Allora egli suggerì di metterci a pregare. Al momento mi sentivo veramente uno stupido. Mi sentivo come dovevano sentirsi gli Apostoli quando dopo essere stati con Gesù, facevano delle osservazioni ridicole. Chiamammo gli altri e ci mettemmo a pregare. Ci sentivamo così sicuri che la volontà di Dio non era il ritorno anticipato a casa, che gli rendemmo grazie dell’acqua che ci avrebbe reso, per permetterci di restare. Dopo la preghiera si riprese a fare le cose normali aspettando il risultato. In serata facemmo prima una veglia biblica, che poi doveva essere seguita da una festicciola per il compleanno di tre dei nostri. Cinque minuti prima dell’inizio della veglia, fui preso dalla certezza che se fossi sceso avrei visto l’acqua. Subito dopo scesi dunque in cucina e aprii il rubinetto. L’acqua c’era e la pressione era più forte del solito. Ciò che mi sorprese veramente, era che non mi sentivo affatto stupito. Mi dissi semplicemente: «certo c’è l’acqua, e perché no?». Entrai nella sala e annunciai che avevamo l’acqua. Quelli che avevano pregato con me (alcuni non sapevano nemmeno che non avevamo più acqua) furono veramente felici. Salii allora ai piani superiori e informai altre persone davanti alla cappella; poi, senza rendermi conto di quello che facevo, entrai in cappella. Subito mi trovai davanti all’altare e subito dopo ero disteso per terra, piangente, in un’estasi che non avrei mai più provato. Piangevo più forte di quanto non avessi mai pianto in vita mia, ma non versavo una lacrima. Improvvisamente Gesù Cristo era così reale e così presente che potevo sentirlo tutt’intorno a me. Ero invaso da un sentimento d’amore tale, che mi sentivo assolutamente incapace di dire la più piccola parola. Dopo un certo tempo (non so quanto), mi ritrovai in piedi e scesi da basso sapendo che lo Spirito di Dio aveva operato in me. Scendendo la scala vedevo solo amore sui volti, e non avevo coscienza di ciò che si diceva attorno a me. Vacillando mi appoggiavo al muro, e la mia prima reazione fu di mettere in dubbio ciò che mi era accaduto. Ma allora compresi che ciò che era accaduto non si adattava affatto a me. Non sono emotivo, normalmente non piango e non mi lascio convincere facilmente. Riflettendo compresi che dovevo tornare in cappella a pregare. Entrando avevo un po’ di paura - ma entrai. Mi ritrovai coricato sulla schiena, con le braccia stese a forma di croce. Pregavo, ma era una sensazione molto strana. Non pensavo alle parole prima di pronunciarle. Ascoltando ciò che dicevo, mi accorgevo di sentirlo per la prima volta. Era come se ascoltassi un altro che parlava. Nel frattempo qualcuno entrò nella cappella, ma io me ne resi conto a stento. Poi mi sedetti e mi accorsi che era una delle mie amiche. Guardandola pregare mi sentivo così felice che non sapevo come trattenermi; la guardai e le dissi: «io ti amo» ed ella rispose «anch’io ti amo», e mi domandò se poteva leggermi qualche cosa. Aprì la Bibbia e cominciò a leggere. Non so di che cosa si trattasse perché dopo le prime tre parole, feci un incontro con Cristo ancora più intenso del precedente. Quando cercai di parlare con quelli che erano entrati, mi accorsi che pronunciavo solo suoni incomprensibili, come un muto che si sforza di parlare. Provavo tanta gioia e tanto amore che avrei voluto dire la mia incapacità ad esprimerlo” (da Il ritorno dello Spirito).

Poco dopo sarà la stessa Patti a fare una profonda esperienza. Entrando in cappella si mette in ginocchio e per la prima volta in vita sua avverte la Presenza reale davanti a lei.

“Quando pregavo così, ero inginocchiata davanti all’altare, un attimo dopo ero distesa, il volto a terra, davanti al tabernacolo. Nessuno aveva imposto le mani su di me. Non avevo mai visto niente di simile. Non so esattamente come accadde, ma le scarpe mi si erano sfilate da sole dai piedi. Più tardi capii che, come Mosè davanti al roveto ardente, mi trovavo su un terreno sacro. Distesa là, mi sentivo inondata dalla testa ai piedi da un profondo senso dell’amore personale di Dio per me, il suo amore misericordioso. In modo particolare, mi colpiva la follia del suo amore. Così immeritato, così generosamente profuso. Non c’è niente che tu e io possiamo mai fare per guadagnarci o meritare l’amore di Dio. E’ dato gratuitamente, generosamente dall’abbondanza della sua misericordia. Il nostro Signore è un Dio d’amore. […]. Quello fu probabilmente il più breve seminario per l’Effusione che ci sia mai stato!” (da Come da una nuova Pentecoste).

Ciò che avvenne quella sera è qualcosa di meraviglioso. Ciò che non era previsto, accadde. Ciò che da più parti era invocato ora finalmente si realizzava. La preghiera di Giovanni XIII e il rinnovamento auspicato dal Concilio Vaticano II trovava ora esaudimento. Sappiamo dalle testimonianza che non tutti gli studenti presenti a quel ritiro fecero tale esperienza, ma circa la metà di loro. Alcuni ritennero matti questi ultimi, qualcun altro abbandonò il Rinnovamento continuando però il proprio apostolato e cammino nella Chiesa Cattolica. L’evento, inaspettato e sorprendente, fu un vero e proprio miracolo, una libera iniziativa di Dio destinata ad espandersi, in breve tempo, in ogni angolo del mondo; un vento travolgente di risveglio spirituale, una provocazione per l’intera Chiesa.

Occorre anche richiamare alla mente un secondo weekend, meno famoso ma non meno importante che avvenne dal 4 al 5 marzo del 1967. Uno dei due professori, amico dell’ambiente universitario della Notre Dame, giunge a casa dei coniugi Ranaghan mentre vi è un incontro di preghiera con una trentina di studenti. Sono proprio i coniugi a raccontare l’accaduto:

“Non sapevamo che quella serata avrebbe profondamente cambiato la nostra vita. La riunione era già ben avviata con trenta persone circa, tra ragazzi e ragazze, quando giunse il nostro amico. Parlò verso la fine della serata ma quando lo fece, testimoniò con forza e con gioia, le meraviglie della Pentecoste di oggi, e raccontò come egli avesse fatto, letteralmente l’esperienza dei doni dello Spirito Santo, così come vengono riferiti nel

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Nuovo Testamento: «io non ho bisogno di credere alla Pentecoste - disse - perché l’ho vista». Forse alcuni dei presenti rifiutarono questa storia come una curiosità marginale, ma altri non lo fecero. La sera dopo, 5 marzo, nove persone - tra cui noi -, che avevano deciso di continuare a discutere del battesimo nello Spirito Santo, si riunirono in un altro appartamento di South Bend. Dopo un bel po’ di conversazione, dibattito, domande, l’intero gruppo chiese di potere pregare per ricevere l’imposizione delle mani, affinché fossero riempirti dei doni e dei frutti dello Spirito Santo e la vita di ciascuno divenisse più pienamente cristiana” (da Il ritorno dello Spirito).

Da quel momento, in breve tempo, il desiderio di fare un incontro vivo con Gesù porta numerosi studenti, professori, religiosi e sacerdoti ad avvicinarsi a questa novità spirituale, sorta all’improvviso. Non mancarono, ovviamente, da parte degli ambienti più conservatori, le prese di distanza e dissenso per quanto stava avvenendo tanto che il cappellano dell’università di Duquesne, ben presto, richiese che gli incontri che si facevano settimanalmente nelle aule universitarie si spostassero all’esterno. Anche entrambi i professori, strumento dello Spirito, con profondo sconcerto da parte degli studenti, si trasferirono in altre sedi nell’estate di quell’anno.

“I cattolici di tutto il mondo - scrive Patti nel suo libro - che sono stati battezzati nello Spirito in questi ultimi venticinque - ora cinquanta! - anni, hanno un debito di gratitudine verso questi due professori”. Ricordare questa storia è l’unico modo per non dimenticare chi siamo.

5. Lo Spirito soffia… anche in Italia!

In questa rapida e incontrollabile espansione, anche il nostro Continente viene investito.

“In brevissimo tempo, l’eco di questa rinnovata esperienza della presenza e dell’azione dello Spirito raggiunge ogni angolo della terra e coinvolge intere generazioni di giovani, di famiglie e di sacerdoti. Una vera sorpresa, capace di stupire e di trasformare ogni ambiente con cui il Rinnovamento entra in contatto. Una straordinaria, capillare e rapidissima diffusione, senza fondatori o propagandatori di sorta: la forza della testimonianza di un evento vissuto - l’effusione dello Spirito - raccontato nei suoi effetti e nelle molteplici novità sociali ed ecclesiali derivanti. Questo il segreto dell’impressionante sviluppo del rinnovamento! Oggi sono oltre 100 milioni, in 205 paesi del mondo, i cattolici che testimoniano la grazia propria del rinnovamento e la gioia di una vita cristiana rinnovata dallo Spirito” (Salvatore Martinez).

L’inizio, “la miccia viene accesa da padre Gaudet nel 1971 ma già nel 1969 qualcosa del genere avviene a Campobasso nella parrocchia di San Leonardo attorno alla figura del parroco don Giovanni Battista: ancora una volta una diffusione non lineare” (Andrea Monda). Padre Valeriano Gaudet, missionario canadese degli Oblati di Maria Immacolata, fece l’esperienza dello Spirito e ricevette lui stesso la preghiera di effusione nell’Università di Notre Dame, già citata. Tornato in Italia, sulla scia di ciò che aveva visto, contribuisce a fondare un gruppo, il primo gruppo carismatico in Italia del quale padre Mario Panciera, dehoniano, dirà:

“stranamente il primo gruppo italiano non è sorto a Roma, ma in un piccolo paese della Romagna, San Mauro Pascoli” (da Il Rinnovamento nello Spirito in Italia).

Casualmente la data del primo incontro di preghiera fu la prima domenica dopo l’Epifania del 1971, giorno in cui la liturgia celebra il battesimo di Gesù, esattamente come avvenne per i due professori di teologia nella casa della sorella presbiteriana.

Ben presto, nello stesso anno, “l’epicentro del terremoto carismatico” (Andrea Monda) si sposta a Roma, presso la Pontificia Università Gregoriana. Protagonisti accoglienti sono alcuni docenti, gesuiti: Francis Sullivan, Carlo Maria Martini, Mario Delmirani, Robert Faricy. Il primo gruppo è denominato Lumen Christi, è un gruppo pluriforme, sia per lingua che per denominazione. Ben presto si ha l’esigenza di dividere il gruppo, ormai divenuto numeroso, per lingua e nel 1972 nasce il gruppo italiano denominato Emmanuele. Tra i nomi di spicco, che accompagnarono in questo primo periodo il gruppo, emerge padre Domenico Grasso, gesuita e insigne teologo oltre che perito conciliare. “Padre Grasso fu inviato dal cardinale Ugo Poletti, vicario del Santo Padre per la città di Roma, a vedere cosa facessero quei carismatici che si riunivano a pregare nella chiesa di Sant’Ignazio nel 1974 e finì per diventare il principale punto di riferimento teologico per l’intero movimento carismatico” (Andrea Monda).

E’ interessante leggere i primi resoconti degli incontri di quegli anni:

“Intanto il Rinnovamento, oltre a diffondersi, andava anche prendendo in Italia una sua fisionomia, che il gruppo Maria di Roma così delineava scrivendo al cardinale Suenens: «Si insiste nei seminari, nelle riunioni di

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preghiera e nella catechesi su un cammino di fede e di carità; sulla conversione interiore più che su dubbi doni delle lingue; più sui sacramenti che sugli esorcismi. Insomma si vuole promuovere un rinnovamento, non trionfalistico e psicologico, ma solido, soprattutto interiore». Questa forma di Rinnovamento punta sull’elemento interiore anziché su quello esteriore, sulla grazia più che sulla potenza dello Spirito Santo” (da Il vero volto del Rinnovamento nello Spirito in Italia).

6. III Congresso Internazionale del RCC

Nel weekend del 16-18 maggio 1975 si svolse il terzo incontro internazionale presso le catacombe di San Callisto a Roma. I partecipanti, da circa ottanta Paesi, sono oltre diecimila e capitanati dal cardinale Leon Joseph Suenens. E’ un incontro destinato a creare uno squarcio benefico all’interno della stessa curia e gerarchia. A conclusione del Congresso, infatti, è previsto nel lunedì di Pentecoste, 19 maggio, un incontro con Paolo VI a San Pietro; incontro che molti, attorno al Santo Padre, tentarono di dissuadere. Nel “diario” dei cerimonieri pontifici, stilato da mons. Virgilio Noè, allora Maestro delle cerimonie pontificie, si possono leggere alcune annotazioni che mostrano con quale preoccupazione si seguivano gli sviluppi del Rinnovamento. Della Messa di Pentecoste, domenica 18 maggio, annoterà:

“…alla Messa di Pentecoste erano presenti i carismatici o pentecostali. Essi hanno fatto avvertire la loro presenza perché all’inizio, mentre la Sistina aveva intonato il Salmo d’introito, questi avevano incominciato a cantare un alleluia, per cui tutta l’assemblea si era associata a essi, e la Sistina era stata costretta a tacere” (da Paolo VI umanità e spiritualità).

Quell’incontro fu “galeotto” per due sacerdoti che già si conoscevano e che diventeranno faro teologico e pastorale per il ventennio successivo dell’intero RnS: padre Mario Panciera e don (mons.) Dino Foglio. E’ lo stesso padre Panciera che, ironicamente, riporta la sorpresa dell’incontro:

“A volte si dice: il caso! Ma non fu, certo, per caso che due vecchi amici, uno all’insaputa dell’altro, fossero lì al convegno dei carismatici. Un convegno tipico di un movimento nuovo nella Chiesa e al quale, di norma, partecipano solo gli addetti ai lavori e pochi altri interessati. All’improvviso, mi apparve tra la folla la inconfondibile figura di don Dino. La mia sorpresa fu enorme: come mai si trovava là? Faceva forse parte di quel movimento? Come mai non me ne aveva parlato? Mi avvicinai e: «Che cosa fai qui?», gli chiesi tra il serio e il faceto. «E tu?». Rispondere ribaltando la domanda è la tipica reazione di chi non vuole esporsi. Prudenza comprensibile, perché trovarsi tra i carismatici, allora, equivaleva a un’etichetta nera. Tanto più per un monsignore, come il mio amico. Io, comunque, avevo una solida giustificazione: «Sono qui per la mia rivista che mi ha inviato a vedere che cosa succede a questo convegno. Ma tu, come mai sei qui?». La sua risposta fu molto generica e sbrigativa. Evidentemente mi nascondeva qualcosa che non voleva dire” (da Il Rinnovamento frutto del Concilio).

Don Dino, in realtà, aveva già conosciuto il Rinnovamento attraverso alcuni suoi amici romani e aveva già ricevuto, poche settimana prima, la preghiera di effusione; esattamente il lunedì di Pasqua di quell’anno. Quell’incontro lascia qualcosa di nostalgico in padre Panciera, il quale si chiede: “se questa effusione dello Spirito Santo è un dono così efficace, perché non chiederlo anche per me?”. Padre Mario rimane affascinato dal clima e dai testimoni d’eccezioni presenti sul palco, già citati precedentemente: i coniugi Ranaghan, Stephen Clark e Ralph Martin. Il suo iniziale distacco diviene partecipazione, tanto che, la sera di Pentecoste, facendosi coraggio e vincendo una parte di sé che ancora dubitava, si avvicina al palco per chiedere che si preghi su di lui. Di questo fondamentale momento egli stesso scrive:

“Mi fecero salire sul palco e tutti si misero a cerchio intorno a me. Volevano che mi sedessi, ma io mi misi in ginocchio sulle assi polverose del palco. Tanto - mi dicevo - in due minuti ce la sbrighiamo. Una scelta di cui ben presto dovetti pentirmi. Non tanto perché mi si sporcavano i pantaloni, ma perché la cosa non fu poi così sbrigativa. Sentivo le loro mani sulla testa e sulle spalle. Dopo qualche istante di silenzio intensissimo, partì una preghiera meravigliosa, calorosa, con canti e lode in lingue. Non dimostravano alcuna fretta, ma andavano avanti tranquillamente. A un tratto, però, mi parve che si fermassero come se attendessero l’avverarsi di qualcosa che tardava a venire. Intanto la mia posizione diventava sempre più scomoda. […]. Un fatto, questo, che mi rendeva teso e rigido. «Rilassati», mi dicevano. Ma il massimo che potevo fare era offrire quel dolore perché tutto andasse bene. Invece le cose andavano per le lunghe. Per colpa mia. Che cosa succedeva? La preghiera era arrivata a un nodo decisivo. Da più parti mi si diceva che il Signore mi dava il dono delle lingue, ma non succedeva niente. E non c’era verso di sbloccarmi. Il fatto è che a me il dono delle lingue non interessava affatto. Di questo dono non capivo niente. Per loro, invece, doveva essere una cosa importante. Io mi arrovellavo e mi chiedevo: a che serve? Con il Signore ci siamo sempre capiti - almeno così speravo! - senza

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problemi di lingua. Il dono delle lingue! Magari mi servisse per il mio lavoro di traduzione da diverse lingue che dovevo svolgere per la rivista! Come si vede, ero completamente fuori strada. Si doveva concludere. Mi raccomandarono di chiedere al Signore l’abbandono necessario per ricevere il dono delle lingue che era molto importante. Mi alzai tutto indolenzito e fui sommerso dai loro abbracci. Ma io mi vergognavo da matti, perché avevo fretta di asciugarmi gli occhi umidi. […]. Delle molte cose che furono dette durante quella preghiera mi ricordavo ben poco. […]. Due cose, comunque, non potevo dimenticare: quella faccenda, un po’ inquietante, delle lingue e, soprattuto una parola profetica: «Il Signore ti userà per il RCC in Italia» (da Il Rinnovamento frutto del Concilio).

Fu davvero un momento che gli cambiò per sempre la vita. Inoltre, seguendo il Congresso, egli rimane colpito da come quei “carismatici” rispondessero alle esigenze del Concilio Vaticano II e ne rimane stupito: la preghiera spontanea, il ruolo attivo dei laici, la fraternità gioiosa, la Bibbia tra le mani, la fede nel Dio vivente, l’uso dei carismi.

“Il nuovo popolo del Concilio! Troppo bello per essere vero!” (Mario Panciera).

Lunedì 19 maggio, dopo la Messa celebrata dal cardinale Suenens nella basilica di San Pietro eccezionalmente all’altare della confessione, riservato di norma al Santo Padre, giunge, per la conclusione, Paolo VI. Della celebrazione è sempre mons. Noè che riporta le sue annotazioni al riguardo, testimoniando l’ombra di uno scetticismo generale:

“dirò che la celebrazione lascia molto a desiderare, per la manomissione delle cerimonie, per l’interpolazione di alcune preghiere, create al momento sia dal celebrante che dai fedeli che sono presenti e che parlano, essi dicono, ispirati dallo Spirito Santo” (da Paolo VI umanità e spiritualità).

In quell’occasione, Suenens nell’omelie pronunciò parole importanti che ben definiscono, se vogliamo, il vero “carisma” del Rinnovamento:

“Possa il Rinnovamento carismatico sparire come tale e trasformarsi in una grazia pentecostale per tutta la Chiesa: per essere fedele alla sua origine, il fiume deve perdersi nell’oceano. […]. Il primo errore che si deve evitare è includere il Rinnovamento carismatico nella categoria di movimento. Non è un movimento specifico, il Rinnovamento non è un movimento nel senso sociologico comune, non ha fondatori, non è omogeneo e include una gran varietà di realtà, è una corrente di grazia, un soffio rinnovatore dello Spirito per tutti i membri della Chiesa, laici, religiosi sacerdoti e vescovi. E’ una sfida per noi tutti. Uno non fa parte del Rinnovamento, piuttosto il Rinnovamento diventa una parte di noi, a patto che accettiamo la grazia che ci offre”.

Paolo VI si era già incontrato con un gruppo di leader storici in udienza privata nel 1973, durante il I Congresso Internazionale. Ora la sua è una scelta coraggiosa è quella di esporsi, pubblicamente, nonostante un’ampia parte della Chiesa conservatrice sia contraria. “La decisione di Paolo VI di ricevere nella basilica di San Pietro i responsabili del Rinnovamento appariva quantomeno ardua” (Salvatore Martinez). Paolo VI entra mentre i convenuti, dopo aver cantato l’Alleluja, sprofondano in un meraviglioso canto in lingue. Dirigendosi alla cattedra, prende la mano del cardinale Suenens e la eleva al cielo; a detta sua quel canto costituisce “l’anticamera del Paradiso”. Rivolgendosi al cardinale dirà:

"nel nome del Signore La ringrazio per aver portato il Rinnovamento carismatico nel cuore della Chiesa”.

Il suo discorso - inizialmente letto e poi dettato a braccio, ispirato dall’assemblea che aveva di fronte - ai partecipanti offre una prima bussola orientativa per l’intero Rinnovamento:

“Cari figli e figlie, in quest'Anno Santo avete scelto la città di Roma per celebrare il vostro III Congresso Internazionale; ci avete chiesto di incontrarvi oggi e di rivolgervi alcune parole; con questo avete voluto indicare il vostro attaccamento alla Chiesa istituita da Gesù Cristo e a ciò che per voi rappresenta questa sede di Pietro. Questa preoccupazione di situarvi in modo giusto nella Chiesa è un segno autentico dell'azione dello Spirito Santo [...]. Nell'ottobre scorso dicevamo ad alcuni di voi che la Chiesa e il mondo hanno bisogno più che mai che “il prodigio di Pentecoste continui nella storia”. [...] Come potrebbe questo “rinnovamento spirituale” non essere una chance per la Chiesa e per il mondo? [...] Abbiamo dimenticato lo Spirito Santo? No, certo! Noi lo vogliamo, lo onoriamo, lo amiamo, lo invochiamo; e voi con la vostra devozione, il vostro fervore, voi volete vivere nello Spirito. Questo deve essere un “rinnovamento”. Deve ringiovanire il mondo, deve ridare una spiritualità, un'anima, un pensiero religioso al mondo, deve riaprire le sue labbra chiuse alla preghiera e aprire al canto, alla gioia, all'inno, alla testimonianza e sarà veramente una grande fortuna per il nostro tempo, per i nostri fratelli, che ci sia tutta una generazione di giovani che grida al mondo le glorie e le grandezze di Dio nella Pentecoste”.

Per San Paolo VI questo Rinnovamento rappresentava davvero una chance per l’intera Chiesa e per il mondo!

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7. I primi incontri nazionali

Dopo l’indimenticabile incontro con Paolo VI, il fervore italiano cresce. Tanto che uno dei primi frutti è la nascita della rivisita bimestrale Alleluja come organo del Rinnovamento carismatico in Italia. Il consiglio della rivista organizzerà poi un primo incontro degli animatori dei gruppi a Triuggio nella primavera del 1976 con la presenza di oltre duecento persone in rappresentanza di sessantacinque gruppi. In questa occasione emerge don Dino Foglio come coordinatore del neonato comitato organizzativo.

E’ proprio don Dino a convocare la I Conferenza Nazionale Animatori che si tenne il 22-25 aprile del 1977 a Milano Marittima con la presenza di circa settemila aderenti. “La crescita appare esponenziale ma è anche ricca di crisi, come ogni crescita che si rispetti” (Andrea Monda). A Roma, ad esempio, ci fu il caso emblematico di due coniugi che, contrari a forme istituzionali e animati da una sorta di monopolio carismatico, si dimettono dal coordinamento del Gruppo per dare avvio, assieme ad altri gruppi, alle “comunità Maria”. Anche la stessa Conferenza è agitata tra coloro che “sentivano la necessità di un efficace coordinamento nazionale e una tenace minoranza contraria a ogni forma di strutture” (da Il Rinnovamento nello Spirito in Italia). Dalla Conferenza si avrà un primo e proprio Comitato Nazionale e una prima decisione storica sulla quale torneremo più avanti: la denominazione italiana del RCC sarà Rinnovamento nello Spirito (RnS). Sempre nello stesso anno si tennero due congressi: uno per il centro e il nord Italia a Brescia (25-26 giugno) e uno per il sud a Salerno (29-31 ottobre). A Brescia, alla presenza di don Dino, al termine del congresso ci fu una dichiarazione conclusiva che riportiamo per alcuni nodi tematici che ci interessano:

“Noi fratelli del Rinnovamento nello Spirito, riuniti in congresso a Brescia, nell’amore del Signore Gesù, nostra pace, lodiamo e ringraziamo il Padre per i doni che ha dato alla Chiesa e che abbiamo conosciuto nella gioia durante questi giorni […]. Abbiamo sperimentato una volta ancora tutti insieme la potenza della lode e del ringraziamento, la forza della Parola profetica, l’efficacia delle guarigioni, la gioia del trovarci insieme intorno all’unica mensa, centro della nostra unità […]. Perché questi frutti dello Spirito si approfondiscano in noi e si irradiano verso gli altri, chiediamo al Signore, con cuore semplice e povero, che tutti i nostri gruppi: diventino fermento sempre più valido nelle comunità ecclesiali nelle quali sono inseriti; abbiano animatori capaci di guidarli nella vita secondo lo Spirito; possano usufruire di una catechesi che li introduca sempre più nella conoscenza di Cristo, fondamento della lode e del ringraziamento e centro di tutta la nostra vita; vedano svilupparsi ministeri e carismi per un autentico contributo all’edificazione del Corpo di Cristo; si trasformino in esperienza di vita comunitaria affinché la preghiera sia espressione di vita fraterna. Perché questa nostra preghiera diventi realtà, il Congresso, fiducioso nell’aiuto del Signore, dà mandato ai fratelli del Comitato nazionale di servizio di promuovere: incontri tra fratelli in sede locale, regionale e nazionale; corsi di formazione per animatori; pubblicazioni e altri mezzi idonei per la crescita dei gruppi del Rinnovamento”.

Nell’aprile del 1978, poi, si tenne il Primo Congresso Nazionale a Rimini. Eventi che hanno mantenuto, da quell’anno, cadenza annuale. Il 24 giugno del 1979, poi - di cui quest’anno celebreremo il cinquantesimo - ci fu, al santuario di Oropa, un Convegno Mariano Nazionale con la presenza di cinquemila persone e del cardinale Suenens. La scelta è ben chiara: il Rinnovamento è cattolico, in tutto e per tutto! Si chiede la protezione di Maria e la sua intercessione. Così si espresse il cardinale nell’omelia:

“Ora vorrei dire perché la Chiesa è una speranza per il rinnovamento. Perché il rinnovamento non sarà e non vivrà se non nell’ambito della Chiesa, nella piena integrazione nella Chiesa, nella mediazione della Chiesa”.

Sempre in quegli anni - esattamente nel 1977 - a fare esperienza viva sarà un altro illustre testimone mondiale del Rinnovamento: padre Raniero Cantalamessa. Giovane frate minore dei cappuccini, già insegnante presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore a Milano, riceve da una signora della città meneghina dei biglietti per andare in America ad assistere ad un Convegno carismatico ecumenico che si teneva a Kansas City. Padre Raniero è perplesso, considerato un “criticone” nei confronti degli avvenimenti che avevano preso ormai piede. Di fronte allo spettacolo di quarantamila persone che in ginocchio cantano e pregano “Jesus is the Lord” resta profondamente colpito: “fu lì che cominciai a scoprire il mondo della signoria di Cristo, cioè che cosa vuol dire che Cristo Gesù è il Signore”. Del momento della sua effusione egli confessa:

“C’era in me qualche paura che tutto questo fosse una realtà emozionale, superficiale, miracolistica. In quel momento capii, invece, che era un modo per andare diritti al cuore del Vangelo, che è precisamente la croce di Cristo. […]. C’è poi un altro fatto: in questa preghiera non succede nulla di particolare; alcuni si effondono in lacrime esprimendo pentimento e gioia. Per me, apparentemente, non successe nulla, se non che alcuni fratelli pronunciarono delle parole profetiche: «Tu proverai una nuova gioia nel proclamare la mia Parola»”.

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E così avvenne: dal 1980 diviene il Predicatore della Casa Pontificia e il suo ministero lo ha portato in ogni parte nel mondo. Egli è un altro “ambasciatore” della grazia dell’effusione dello Spirito. Invitato alla Prima Convocazione Nazionale del 1978 ebbe a dire:

“Il segreto del Rinnovamento è nell’equilibrio tra entusiasmo, o abbandono all’azione dello Spirito, e impegno personale fattivo. Dall’ebbrezza per Dio si deve poter passare con naturalezza alla sobrietà per i fratelli, cioè a uno stato di vigilanza in cui si ha l’occhio e l’orecchio ben aperti per scorgere il bisogno del fratello. Noi non vogliamo essere chiesuola, ma Chiesa! Abbiamo un tetto, una casa, un seno: quello della Santa Madre Chiesa; una madre non può respingere chi vuole attaccarsi all’orlo della sua veste. Dobbiamo annidarci nel seno della Chiesa; lì è il posto di chi cerca lo Spirito Santo. Tutto quello che dobbiamo fare è amare la Chiesa ed essere disposti a soffrire per essa”.

Come non citare qui anche altre figure che hanno accompagnato, da questi anni, la crescita del Rinnovamento in Italia, divenendone dei veri e propri padri? Essi sono stati punto di riferimento fondamentali sia sul piano teologico che pastorale: padre Tomaso Beck e padre Giuseppe Bentivegna, entrambi gesuiti; il laico Salvatore Cultrera e padre Matteo La Grua, conventuale ed esorcista, carismatico della prima ora in Sicilia; padre Natale Merelli, eccellente predicatore cappuccino. Questa è la nostra meravigliosa storia della quale andare fieri.

Infine il primo Comitato Nazionale sente la necessità di affidare ad un gruppo di teologi del RnS la stesura di un Profilo teologico-pastorale del RnS nel quale si legge una prima definizione:

“ciò che caratterizza il RnS ovunque si realizzi è il costituirsi di gruppi di cristiani, che pregano insieme e chiedono nella preghiera, per ognuno dei proprio membri, una nuova effusione dello Spirito Santo, in virtù della quale si aggiunga alla grazia della iniziazione cristiana, una nuova presa di coscienza della Signoria di Gesù, una nuova esperienza dei doni e dei carismi dello Spirito, e una nuova disponibilità ad usare a servizio dei fratelli e della Chiesa tutti i talenti e carismi dei quali Dio ha stabilito di dotarli”.

8. Diversità di giudizi

E’ don Dino a fare una carrellata nella sua inchiesta sui gruppi di RnS in Italia e che riportiamo non solo per curiosità ma anche per contezza degli inizi e di come non fu facile continuare perseveranti il cammino intrapreso.

Egli nota, infatti, che dopo l’incontro con Paolo VI a San Pietro questo Rinnovamento non poteva più essere ignorato dalla stampa. Nel giugno del 1975, infatti, su Famiglia Cristiana apparve un articolo dal titolo suggestivo: Una preghiera in seimila lingue. Don Dino, con lieve polemica, sottolinea anzitutto che i partecipanti furono più di diecimila e che “in questo modo non ci fu solo l’annuncio: ci fu anche un particolare tipo di annuncio: del Rinnovamento furono messi in risalto i caratteri, che possono richiamare di più l’attenzione dei lettori, come è proprio dello stile giornalistico”. Quasi contemporaneamente L’espresso, in un tendenzioso articolo di Sandro Magister - suo stile perenne -, giudica i carismatici “foraggiati dalla immancabile CIA, che voleva promuovere misteriosi interessi politici americani nella nostra penisola”!

La stampa cattolica, dopo questi due primi articoli, si chiude in silenzio al riguardo, con qualche eccezione. Con una firma anonima - Peregrinus - sulla rivista Si si No no appare un articolo dal titolo ambiguo: I consiglieri dello Spirito Santo. L’autore giudica severamente il Rinnovamento soffermandosi su quello che chiama il suo “capintesta”, il cardinale Suenens: “Ora che un card. Suenens elemento di punta del ribellismo teologico, della demolizione dei Vangeli, sia oggi il capintesta dei Pentecostali come minimo fa ridere e, dopo tutto, crea sospetti da squalificare tutto il movimento”. Sullo stesso numero della rivista, un altro autore anonimo - Teofilo - scrive: “è un sacramento del diavolo, che prepara a più o meno lunga scadenza la distruzione della Chiesa gerarchica istituzionale”. Seguì la presa di posizione di don Luigi Villa - noto ancora oggi per le sue dichiarazioni poco obbedienti - richiamando l’attenzione “sul grave pericolo che incombeva sulla Chiesa per colpa dei Carismatici e del loro capo il card. Suenens”.

E’ del 1976 la Lettera aperta al movimento carismatico italiano di Andrea Gasparino. Il suo tono è pacato e, secondo don Dino, dedicato però solo a punti marginali: “non fate troppo gli strani; non baciucchiatevi; non datevi del tu; non contentatevi della preghiera comunitaria, ma abbinatela a quella privata, alla contemplazione silenziosa nella propria stanza”. Paradossalmente è la stampa laica che, pur con cauti giudizi, preferisce mettere in luce i lati positivi.

“Purtroppo - nota don Dino - dopo i primi inizi del movimento se ne interessò anche quella pubblicista pietistica, che vegeta ai margini di rivelazioni, visioni, messaggi proveniente dall’Aldilà. Due messaggi «divini», a conoscenza di chi compie la presente indagine, meritano particolare menzione, perché indicano il

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cammino, irto di difficoltà, che il Rinnovamento nello Spirito in Italia dovette percorrere agli inizi”. Fogli che, ci tiene a precisare l'autore, prontamente cestina.

Il primo di questi è del 1975, proveniente da un gruppo di preghiera mariano di Roma, fiorito attorno ad una donna (G.G.) che ha fama di ricevere messaggi dalla Madonna. La veggente, parlando a nome della Madonna, rimproverò Paolo VI per le parole utilizzate nel Congresso Internazionale nei confronti dei carismatici e a proposito dell’imposizione delle mani la Madonna avrebbe detto: “questo è il principio della fine”. Furono ciclostilate molte copie di questo messaggio per il quale, alcuni del gruppo Maria di Roma, impauriti abbandonarono il cammino, segno di immaturità.

Il secondo è datato 1977, anonimo. In questi presunti messaggi, è Gesù stesso che, interrogato dal/dalla veggente più volte sul Rinnovamento, risponderebbe con giudizi severi al riguardo: “La loro pentecoste è quella di Satana […]. Nessun miracolo è avvenuto tra i pentecostali, solo satanici prodigi”; “Ti ho detto che lo Spirito di Dio aleggia nell’ordine, non nel disordine! […]. Ti parlai di musici: eccoli i musici! Tra canti, strilli, ululati che chiamano di gioia, non sono altro che l’ululo del cuculo che chiama i figli alla perdizione al suo regno. Il piffero affascina sempre!”; “Si credono gli eletti dello Spirito, credono di essere seduti nei troni del Cielo, ma dov’è il Cielo, se nelle loro menti c’è solo tenebra?”.

Continua don Dino: “a distanza di qualche anno guardando con serenità i primi passi di questa realtà ecclesiale in Italia, in periodo post-conciliare, cioè in una Chiesa che desidera rinnovarsi, reca dolorosa sorpresa, una presa di posizione che continua, con una certa facilità, a pronunziare giudizi severi, senza addurre ragioni, o giocando solo su cavilli”.

Un atteggiamento più benevolo ha invece avuto la televisione che inviò una troupe al Congresso di Salerno nell’ottobre 1977. Il regista Carlo De Biase produsse con le immagini un interessante documentario proiettato sui teleschermi la domenica 14 gennaio 1978. Così come altri registi chiesero la possibilità di riprendere la preghiera nei gruppi e il canto in lingue da sottoporre allo studio di esperti. Un estratto di tale lavoro fu inviato addirittura all’UNESCO che lo richiese.

Così si mosse anche la CEI nei confronti del Rinnovamento e dei movimenti carismatici in generale. Una prima nota, datata marzo 1977, seppur ferma all’indagine al 1973, e cioè in un momento anteriore ad una diffusione italiana, così sentenzia: “non si dovrebbe dare al Rinnovamento un carattere di ufficialità”. Per don Dino questo serve a spiegare, almeno in parte, l’atteggiamento cauto iniziale della Gerarchia italiana.

9. Una crescita esponenziale

Nonostante le prime contrarietà e perplessità, sia dell’opinione pubblica che della stessa Gerarchia, il Rinnovamento in Italia, grazie al lavoro instancabile dei testimoni e promotori già citati, mostra una maturità ecclesiale. Nel 1978 si entra nel lungo pontificato, “magno”, di San Giovanni Paolo II che incontrerà più volte il RnS. Per Salvatore Martinez “è stato lungo tutto il pontificato di papa Giovanni Paolo II che il Rinnovamento nello Spirito ha visto esplodere le tante parole profetiche legate alle sue origini, in special modo nella risposta convinta a tre sfide determinanti: la nuova evangelizzazione; la formazione dei responsabili e degli animatori; la maturità ecclesiale”.

Una data importante è il 1996 quando, ad experimentum, viene approvato dal Consiglio Episcopale della CEI lo Statuto. Purtroppo non mancarono, anche in questo caso, casi di scissione - e di mancanza di umiltà da parte di alcuni - all’interno del RnS “sempre in ossequio a quella dicotomia già evidenziata tra i carismatici puri e quelli più istituzionali” (Andrea Monda). Occorre dirlo con forza: tutti gli altri “rinnovamenti” che si sono andati a creare, sebbene non esclusi dalla grazia, nascono per una forma di disobbedienza! Lo Statuto serve a ribadire e a confermare, autorevolmente, il cammino avviato circa vent’anni prima.

E’ così - ma torneremo in seguito - che il 14 marzo 2002 lo Statuto viene approvato in forma definitiva. Il 14 marzo diviene celebrazione annuale denominata come Giornata del Ringraziamento. Successivi sono gli aggiornamenti del 2007 e, più recente, quello del gennaio 2019.

Sono definiti gli ambiti e la regolamentazione interna, come avviene per ogni movimento ecclesiale. Si ha così la suddivisone per livello locale, diocesano, regionale e nazionale.

Il 2012 è per il Rinnovamento nello Spirito italiano il Quarantesimo anno di vita. Un anno particolare per la Chiesa intera, Anno della Fede e del Sinodo sulla nuova evangelizzazione. L’anniversario viene festeggiato,

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fuori dai soliti schemi: lo vivremo infatti in Piazza San Pietro insieme a Benedetto XVI che ci concede udienza particolare, agli oltre trentamila presenti.

A cavallo tra il 2012 e il 2013 il RnS propone, con il Patrocinio del Pontificio Consiglio della Nuova Evangelizzazione un’iniziativa senza precedenti: in undici piazze italiane si porta il Decalogo per rifondare una nuova possibilità di umanesimo, da più parti invocato. Frutto di tale cammino è il Manifesto finale del Progetto 10 Piazze per 10 Comandamenti che viene idealmente consegnato al Paese come via “laica” per una possibilità di vita buona ispirata dalla legge d’amore di Dio.

Il 13 marzo 2013 la grande sorpresa per la Chiesa intera: Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires, diviene il nuovo Papa con il nome Francesco, “venuto quasi dalla fine del mondo”. Tutto il mondo si ricorda ancora l’umiltà con la quale il nuovo Pontefice si presentò: “prima che il Vescovo benedica il popolo io vi chiedo che voi pregate il Signore perché mi benedica”. E così dicendo si inchinò davanti al mondo per attendere la preghiera di tutti. Un gesto che si coglie solo conoscendo il passato di Francesco. Egli infatti fu assistente spirituale del Rinnovamento Carismatico in Argentina.

Abbiamo così le due Convocazioni (2014 e 2015) con lui e il Grande Giubileo del 2017, celebrando cinquanta anni di storia. Una storia sacra, degna, santa!

MOMENTO TEOLOGICO

L’elemento carismatico appartiene alla essenza della Chiesa in un modo che è tanto necessario e permanente

quanto lo sono il ministero gerarchico ed i sacramenti.

(Karl Rahner)

1. Un eccezionale padrino

Figura di spicco dell’intera Chiesa fu il già citato cardinale Leon Joseph Suenens, arcivescovo di Malines-Bruxelles e primate del Belgio; suo motto episcopale, provvidenzialmente e profeticamente, era “in spirito sancto”.

“Mai scelta fu più appropriata e dal prelato spiegata con la preoccupazione di superare i conflitti tra Spirito e autorità nella Chiesa” (Andrea Monda).

La figura di Suenens - soprannominato il Leone del Belgio - emerse durante i lavori del Concilio Vaticano II. Fu infatti uno dei quattro moderatori e si impegna, in particolar modo, nella stesura della Costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen Gentium, considerata la magna charta del rinnovamento carismatico auspicato dai Padri conciliari. Si devono proprio a lui - che con insistenza e fermezza volle inserire nella Costituzione - alcuni paragrafi fondamentali per il cammino della Chiesa intera.

“Egli [lo Spirito] introduce la Chiesa nella pienezza della verità, la unifica nella comunione e nel ministero, la provvede e dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce dei suoi frutti” (LG 4).

E’ grazie a lui che ci fu una rivalutazione e una presa di decisione riguardo al lato carismatico della Chiesa che era stato dimenticato, come già accennato in precedenza. Ancora più significativo l’altro paragrafo:

“Inoltre lo Spirito Santo non si limita a santificare e a guidare il popolo di Dio per mezzo dei sacramenti e dei ministeri, e ad adornarlo di virtù, ma « distribuendo a ciascuno i propri doni come piace a lui » (1 Cor 12,11), dispensa pure tra i fedeli di ogni ordine grazie speciali, con le quali li rende adatti e pronti ad assumersi vari incarichi e uffici utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa secondo quelle parole: « A ciascuno la manifestazione dello Spirito è data perché torni a comune vantaggio » (1 Cor 12,7). E questi carismi, dai più straordinari a quelli più semplici e più largamente diffusi, siccome sono soprattutto adatti alle

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necessità della Chiesa e destinati a rispondervi, vanno accolti con gratitudine e consolazione. Non bisogna però chiedere imprudentemente i doni straordinari, né sperare da essi con presunzione i frutti del lavoro apostolico. Il giudizio sulla loro genuinità e sul loro uso ordinato appartiene a coloro che detengono l'autorità nella Chiesa; ad essi spetta soprattutto di non estinguere lo Spirito, ma di esaminare tutto e ritenere ciò che è buono (cfr. 1 Ts 5,12 e 19-21)” (LG 12).

Occorre ribadire che prima, durante e dopo il Concilio Vaticano II da più parti si invocava un rinnovamento spirituale. Così furono avviati movimenti di rinnovamento in campo liturgico, biblico ed ecumenico. Suenens non fece altro che ribadire tale necessità invocandone anche uno di stampo propriamente carismatico.

“Salvo il rinnovamento carismatico, tutti gli altri rinnovamenti sono promanazione della gerarchia, frutto di un’iniziativa dell’autorità ecclesiastica, mentre quello carismatico è un fenomeno che nasce dal basso, dal popolo di Dio, dalla sua pietà popolare; non è un dettaglio ma un aspetto molto importante” (Salvatore Martinez).

Da notare, inoltre, che mentre il cardinale invoca all’interno dei lavori conciliari tale rinnovamento, da lì a poco si sarebbe verificato il risveglio a Pittsburgh. Ed è proprio con gli studenti di quel famoso weekend che il cardinale entra in contatto, incaricato dallo stesso Paolo VI di seguire gli inizi di questo neonato movimento carismatico del quale “ne intuì fin dalle origini le grandi potenzialità e se ne fece convinto assertore presso Paolo VI” (Salvatore Martinez). Di tale incontro è lo stesso Suenens che, nell’introduzione del libro di Patti Gallagher, Come da una nuova Pentecoste, scrive:

“durante uno dei primi incontri dei carismatici negli Stati Uniti, conobbi una giovane donna che si chiamava Patti Mansfield. […]. Fui colpito dalla sua testimonianza calma, equilibrata, serena, ma ancor più da un’osservazione che aggiunse quando disse che il giorno dopo quegli avvenimenti la sua prima reazione personale fu di cercare di sapere quello che le gerarchie della Chiesa pensavano a proposito di questo tipo di fenomeno, e che iniziò a leggere la Lumen Gentium nella quale il Concilio Vaticano II parla dei carismi. Ciò la rassicurò: si sentì una figlia della Chiesa, pronta ad accogliere lo Spirito Santo e le sue sorprese. Arrivò anche a rendersi conto - e ciò è ugualmente importante - che questa grazia del rinnovamento spirituale è per tutta la Chiesa”.

2. Intervista al cardinale

Nel 1974 Suenens venne intervistato da René Laurentin, considerato un’autorità mondiale nel campo della mariologia e perito durante il Concilio Vaticano II. Nell’intervista il cardinale offre alcuni primi spunti fondamentali per la riflessione teologica che ne scaturirà. Proviamo a sintetizzarli brevemente.

Anzitutto Laurentin domanda a Suenens una prima impressione sul Rinnovamento:

“secondo me si tratta di un’operazione autentica dello Spirito. C’è il dito di Dio”.

Egli non offre un giudizio azzardato ma un’esperienza che anzitutto ha fatto di persona. Riguardo alla denominazione, Laurentin sottolinea l’aspetto dell’ambiguità: movimento pentecostale cattolico? Rinnovamento Carismatico? E’ Suenens a fare ordine:

“il termine pentecostalismo cattolico rischia di generare confusioni con il gruppo protestante che si definisce con questo nome dall’inizio del secolo. Accetto movimento carismatico, a patto che sia chiaro che non si tratta in alcun modo di una monopolizzazione dei carismi; e preferisco Rinnovamento nello Spirito”.

Così come manifesta di essere colpito dalla preghiera:

“innanzitutto, la preghiera di adorazione, il carattere pienamente umano di questa preghiera che impegna tutto l’uomo, anima e corpo, comprese le strutture dell’inconscio, una liberazione interiore, lo sblocco di un certo formalismo. Secondo me, è l’attuazione effettiva della dottrina del concilio, in base alla quale la santità non è appannaggio dei preti. E’ una via di democratizzazione della santità, a cui tutti i cristiani sono chiamati”.

Per Suenens è dunque chiaro che questo Rinnovamento sia l’esaudimento dei lavori del Concilio. Riguardo ai carismi e al suo lavoro in Lumen Gentium afferma:

“l’intervento conciliare a cui lei accenna fu improvvisato in risposta a un intervento del cardinal Ruffini, il quale presentava i carismi come una faccenda del passato, oggi pericolosa, a meno di non riservarla alla gerarchia. M’era parso importante ricordare che lo Spirito e i suoi doni sono offerti a tutti. E fu nel corso di quello stesso intervento che chiesi che anche le donne fossero rappresentate al concilio”.

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Laurentin chiede poi al cardinale cosa lo abbia portato a partecipare al Rinnovamento:

“nelle prove del dopo-concilio vi ho trovato una nuova giovinezza di fede e di speranza. Vedendo tanti cristiani d’oggi vivere gli Atti degli Apostoli alla lettera, mi sono reso conto di credere nello Spirito Santo in un modo troppo limitato. Mi sentivo come un organo con alcune canne fuori uso. Allora ho cercato di vivere, nei confronti di Dio, degli altri e di me stesso, una nuova libertà, una nuova semplicità nella preghiera. Chiedendo a un gruppo di amici di impormi le mani e pregare perché io sia fedele allo Spirito, ho capito meglio quel che S. Paolo diceva a Timoteo: «Perciò ti esorto a ravvivare il carisma d’Iddio, che è in te con l’imposizione delle mia mani… Non uno spirito di timidezza ma uno spirito di fortezza, d’amore e di sobrietà»”.

Riguardo poi l’aspetto più “problematico” - il battesimo nello Spirito o effusione - Suenens anche in questo caso offre lucidità di giudizio che riprenderà più volte:

“certamente non esiste dualità tra battesimo d’acqua e battesimo nello Spirito. Vi è un unico Battesimo: il sacramento che conosciamo. Il battesimo nello Spirito non è un super-battesimo spirituale né un supplemento al Battesimo sacramentale. Si presenta piuttosto come una riaffermazione e una attuazione dell’unico Battesimo: una nuova venuta dello Spirito Santo già presente, un’effusione che non viene dall’esterno, ma scaturisce dall’intimo, secondo la parola di Gesù: «Chi ha sete venga a me e beva. Dall’intimo di chi crede in me scaturiranno fiumi d’acqua viva». […]. Al fine di prevenire ogni ambiguità, credo che per designare questa esperienza religiosa che introduce a un senso totalmente nuovo della presenza onnipotente di Dio, sarebbe meglio evitare l’espressione battesimo nello Spirito e usare un altro termine”.

Anche riguardo al secondo aspetto “problematico” - il dono delle lingue - Suenens offre sintesi mirabile:

“questa preghiera di espressione spontanea, nella quale si modulano sillabe incomprese da chi le pronuncia o le ascolta, ha di che disorientare. Dirò due cose: innanzitutto, il fenomeno non è anormale né patologico […]. E non si tratta neppure di un dono miracoloso, di una lingua straniera sconosciuta che il soggetto parlerebbe senza averla studiata. Si tratta di un’espressione preconcettuale e spontanea che cerca di raggiungere l’ineffabile. La preghiera in lingue sta alla preghiera classica come l’arte astratta sta alla pittura figurativa”.

3. I Documenti di Malines

Suenens avvertì anche l’esigenza di offrire degli Orientamenti teologico-pastorali al Rinnovamento. Fu così che chiese ad alcuni - tra cui Ralph Martin e Kevin Ranaghan, già citati - di formare con lui un’equipe di lavoro e studio a Malines. L’ufficio internazionale ICO (International Communications Office) nato poco prima si spostò nel maggio 1974 a Malines per una prima riunione. A questo primo documento ne seguirono altri cinque, per un lavoro che andrà fino al 1986. Proviamo in breve a sintetizzarli.

I DOCUMENTO: “IL RINNOVAMENTO CARISMATICO”

Come già detto è il primo lavoro, frutto di condivisione e di sinodalità. Nell’introduzione si legge: “la prima parte presenta le radicazioni teologiche; la seconda parte le implicazioni di carattere più spiccatamente pastorale del Rinnovamento Carismatico. […]. Questo documento è proposto come un tentativo di risposta ai principali problemi sollevati dal Rinnovamento Carismatico e dalla sua integrazione nella vita normale della Chiesa”. Principale obiettivo è dimostrare la continuità con la Tradizione della Chiesa Cattolica partendo da un assunto fondamentale: “il fondamento teologico del Rinnovamento è essenzialmente trinitario”. Altro punto fondamentale è che “senza lo Spirito e i suoi carismi non c’è Chiesa. E’ dunque fuori questione che un gruppo o un movimento particolare all’interno della Chiesa rivendichi una specie di monopolio dello Spirito e dei suoi carismi”. In definitiva non c’è contrapposizione tra Chiesa istituzionale e Chiesa carismatica. Un cristiano è ontologicamente un carismatico. Sottolineatura interessante è il legame intrinseco tra l’effusione e l’iniziazione cristiana così come si tende ad incasellare questa esperienza come “movimento”. Il documento poi intende approfondire aspetti più propriamente pastorali: senso ecclesiale, senso strutturale, senso ecumenico. Alcune sottolineature sugli aspetti esteriori quali dono delle lingue, profezia, liberazione e guarigione, imposizione delle mani.

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II DOCUMENTO: “ECUMENISMO E RINNOVAMENTO CARISMATICO”

Nel Secondo Documento di Malines il cardinale Suenens offre un chiaro legame tra l’ecumenismo e il Rinnovamento mosso da un’intuizione: entrambi sono movimenti della grazia, richiami dello Spirito. Suenens muoverà i passi subito affermando che “noi cattolici dobbiamo riconoscere che la nostra apertura ecumenica è stata lenta e che la nostra apertura carismatica, del resto non ancora pienamente acquisita, è venuta anch’essa da altrove, piuttosto che dalle nostre file”. Nel Documento viene ribadita l’esigenza di mostrate un’unità visibile come credibilità al mondo oltre che la natura stessa del Rinnovamento che nasce ecumenico. Da qui l’idea del cardinale che il Rinnovamento sia uno strumento prezioso nell’ottica ecumenica.

III DOCUMENTO: “RINNOVAMENTO NELLO SPIRITO E SERVIZIO DELL’UOMO”

Scritto a due mani, con dom Helder Pessoa Camara, il “vescovo delle favelas”. Il documento ha come obiettivo quello di rispondere ad una critica sollevata da più parti: questo Rinnovamento distoglierebbe gli aderenti all’azione, elevandolo solo spiritualmente. L’intuizione di Suenens è di coinvolgere un testimone del “lato sociale” del Vangelo. Nella prefazione il cardinale scrive: “secondo noi, un cristiano che non sia carismatico - nel senso più ampio del termine, cioè disponibile allo Spirito e docile alle sue mozioni - è un cristiano incurante del Battesimo; un cristiano che non sia sociale, è un cristiano mutilato, dimentico degli imperativi del Vangelo”. La dicotomia tra “impegnati” e “carismatici” risultava quanto mai limitante e poco intelligente. Interessante notare che Camara ispirerà lo stesso Bergoglio nello stile e nell’idea pastorale. Il Documento si apre con una domanda di Suenens: “la preghiera, riabilitata con tanta energia da questo Rinnovamento, è una diserzione o un impulso a servire Dio nel cuore del mondo? Ridare agli uomini il senso del Dio vivo, non è il servizio sociale per eccellenza, necessario alla società perché ritrovi il suo asse, il suo equilibrio fondamentale?”. Tutto il testo prova fino in fondo come l’esperienza spirituale debba portare, inevitabilmente, all’impegno nella storia e nel mondo. Sintetizzando al massimo: non è vero rinnovamento nello Spirito se non diviene anche rinnovamento sociale. Viene così avviata una prima vera e grande riflessione teologica sull’uso dei carismi in vista del bene comune. Tra i sei, questo è probabilmente il Documento più provocatorio e che ancora urge con insistenza la nostra sensibilità

IV DOCUMENTO: “RINNOVAMENTO E POTENZE DELLE TENEBRE”

La presentazione dell’edizione italiana è a firma di uno dei teologi e prelati più eminenti: il cardinale Ratzinger, allora Prefetto della Sacra Congregazione per la Dottrina della Fede. Egli scrive: “là dove lo Spirito si è fatto più vicino, si vede manifestarsi, per contrasto, una coscienza più sensibile a tutto quello che è opposto allo Spirito”. Ratzinger si interroga e riconosce che nel contesto del Rinnovamento vi è una “presa di coscienza delle Potenze del male”. La questione, si intuisce dal titolo, riguarda la preghiera di liberazione riscoperta nella preghiera comunitaria carismatica. Così Suenens inizia: “quale deve essere, in teoria e in pratica, l’atteggiamento cristiano di fronte alla realtà e all’influenza del Diavolo nel mondo?”. Il lavoro verte su due rischi: la sottovalutazione di satana e della sua opera e il fai-da-te nel contrastarla. Dopo un accenno basilare alla demonologia e al comando evangelico di scacciare i demoni, Suenens si sofferma sui sacramenti poiché riconosce che “mediante l’azione sacramentale, la Chiesa è essenzialmente mistero di salute”. Ampia parte è dedicata al peccato e alle sue conseguenze. La seconda parte è dedicata ad orientamenti più pastorali. Fondamentale è la differenza tra esorcismo - preghiera imprecatoria affidata solo ad alcuni sacerdoti per mandato del Vescovo - e preghiera di liberazione - preghiera deprecatoria e dunque di intercessione. Suenens è, giustamente, molto critico, ma non contrario, sul ministero della liberazione sottolineando i vari aspetti psicologici che potrebbero facilmente far deviare. Conclude con un duplice invito ai suoi confratelli sacerdoti e vescovi e ai responsabili del Rinnovamento.

V DOCUMENTO: “CULTO DELL’IO E FEDE CRISTIANA”

Per comprendere le ragioni di tale Documento dobbiamo leggere quanto Suenens scrive all’inizio: “la Chiesa deve navigare incessantemente tra Scilla e Cariddi; tra il doppio scoglio del soprannaturalismo e del naturalismo, cioè tra la tendenza che deforma il soprannaturale per eccesso, e quella che deforma il posto dell’umano esagerandone il ruolo e l’autosufficienza. Equilibrare grazia e natura, è la lotta di ogni giorno, nella storia della Chiesa come nel cuore di ogni cristiano.

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Per trovare una giusta via di mezzo, è necessario prendere le distanze dal soprannaturalismo: questo fu il senso dei precedenti Documenti di Malines, in cui ci si sforzava di dire: non esagerate con gli esorcismi, le profezie, il «riposo nello Spirito», il rifiuto semplicista delle scienze umane. Ma si devono anche prendere le distanze dal naturalismo: questa teoria suppone l’uomo intatto, non ferito, non peccatore, del quale bisognerebbe seguire gli imperativi come regola di vita e di realizzazione”. Il testo introduce ad una lettura seria e approfondita dell’io grazie ad un’antropologica teologica che pone l’uomo quale imago Dei. Tutto il lavoro tende ad arginare una dicotomia lacerante tra natura e grazia.

VI DOCUMENTO: “UN CONTROVERSO FENOMENO”

E’ probabilmente il Documento che fu letto di meno, consigliato di meno e mal digerito. L’intero scritto sviluppa e verifica - il controverso fenomeno - il cosiddetto «riposo nello Spirito». Suenens nella prefazione confessa che tale fenomeno “sta provocando polemiche e reazioni differenti. Come dobbiamo interpretare questo fenomeno?”. Egli riconosce da subito che si tratta di “un tema che divide”. Per la redazione vennero chieste testimonianze a varie persone che avessero una certa esperienza del fenomeno. Suenens, dopo una prima premessa su cosa non è il Rinnovamento (sul quale torneremo), si avvia ad una fase descrittiva del fenomeno: “il termine designa un fenomeno di caduta (di solito all’indietro), e questo è molto spesso connesso con una guarigione o un servizio di preghiera”. Suenens concorda, insieme ad altri studiosi, di non essere frettolosi a riferirlo “nello Spirito” ma di essere prudenti e usare un linguaggio più neutrale come “fenomeno della caduta”. Interessante la lettura più ampia anche al di fuori della sola Chiesa Cattolica. Prima annotazione: la Bibbia, interrogata su questo fenomeno, non dice nulla. Non vi è dunque alcun fondamento biblico. Seconda annotazione: questo fenomeno non ha nulla a che vedere con le esperienze mistiche dei santi. La prima parte è chiusa con un chiaro “tutto questo si deve evitare con attenzione”. Nella parte pastorale Suenens si domanda ragione riguardo al frutto evitando “eccessi di semplificazione della questione”. Per questo viene richiamata la prudenza e la cautela. Il cardinale cita poi la conclusione di un’Assemblea di Gesuiti tenutasi a Parigi nel 1983: “fermo restando il reale pericolo di deviazione, l’atteggiamento assai prudente dei pastori della Chiesa e in ultimo il fatto che la vita carismatica non dipende dal riposo nello Spirito, siamo dell’avviso che sarebbe preferibile non introdurre né incoraggiare questo fenomeno nel Rinnovamento Cattolico Carismatico”. L’autore ammette che è dello stesso parere. La conclusione è chiara: questo fenomeno, oltre che ad essere controverso, “minaccia l’autenticità e la credibilità del Rinnovamento”.

4. Una “bussola" ecclesiale

E’ fuor di dubbio che tali Documenti costituiscano i fondamentali per il Rinnovamento. Il cardinal Suenens ci mise mente e cuore alla causa che sentiva come decisiva per la Chiesa tutta. Inoltre non si limitò a decifrare e incasellare teologicamente l’esperienza ma volle una revisione del documento che affidò a sei teologi di ampia levatura: Joseph Ratzinger, Yves Congar, Walter Kasper, Avery Dulles, René Laurentin, Michael Hurley.

E’ meraviglioso vedere, nelle foto di quegli anni, il cardinal Suenens che, con le braccia elevate al cielo, guida la lode comunitaria nelle assemblee. Nel suo libro Lo Spirito Santo nostra speranza, racconta la sua personale esperienza, vincendo il comprensibile imbarazzo:

“Assistendo a riunioni di preghiera carismatica, sono stato colpito e in principio anche sconcertato da una certa libertà di espressioni somatiche: gesti di mani alzate a certi momenti, e talvolta anche alla fine della riunione il gesto di imposizione delle mani su un membro del gruppo che lo desiderasse. Tale occasionale imposizione delle mani non ha evidentemente nulla di sacramentale, né è questa l’intenzione. Questo gesto, più tradizionale nella Chiesa di quanto non si creda, esprime semplicemente una fraterna solidarietà nella preghiera. Quanto al gesto di alzare le mani, come fa il sacerdote davanti all’altare, non è altro che la traduzione esterna di uno slancio intimo. Questo mi ha costretto ad un esame di coscienza riguardo al mio comportamento esterno: siamo tutti, io per primo, talmente abituati a controllare le nostre emozioni e a non lasciar trasparire nulla di ciò che avviene in noi! […]. Ho sentito dire da amici che essi vedono nel mio comportamento quotidiano un’accoglienza più calorosa e una maggiore gioia di comunicare con gli altri. Io non lo so e lascio a loro quest’osservazione. Tutto quel che so è che l’abbandono di sé e la libertà nella preghiera contribuiscono alla libertà nell’espressione dei propri sentimenti verso gli altri […].

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Credevo nei doni e nei carismi dello Spirito; tuttavia un certo numero di questi erano praticamente fuori uso nella vita quotidiana della Chiesa e nella mia. Risvegliando la mia fede addormentata nello Spirito operante in tutti i carismi senza eccezione, il rinnovamento mi costringeva a formulare alcune domande precise. Aspettavo veramente che anche oggi lo Spirito parlasse ed agisse attraverso i carismi di profezia, di guarigione, di interpretazione, di miracoli? […]. Ho scoperto che non credevo veramente a tutta la forza della promessa del Maestro […]”.

Che straordinaria testimonianza di prima mano ci viene offerta.

5. Una pro-vocazione per la teologia

Tale fenomeno carismatico oltre che chiedere una presa di posizione pastorale non lascia indifferenti i teologi che sentono la necessità di darne una rilettura che rientri nello studio. E’ da notare, come già abbiamo fatto all’inizio, che scarseggia ancora, nella teologia, una materia di studio dedicata allo Spirito - pneumatologia. Essa infatti, tradizionalmente, è collocata nella cristologia e quindi subordinata esclusivamente a Cristo. Ci sembra che sia giunto il momento di un salto di qualità, anche di tipo scientifico. Un’opera che certamente merita di essere nominata è quella di Yves Congar. Egli pubblicherà tra il 1979 e il 1989 tre volumi sullo Spirito Santo. Nel secondo volume egli dedica un’intera parte al Rinnovamento nello Spirito e nell’introduzione scrive:

“è responsabilità dei teologi - per quanto forte essi abbiamo il sentimento della propria mediocrità e del dovere di essere modesti - di sforzarsi di capire l’opera di Dio, di collegarne le varie parti all’insieme della Rivelazione, di proporre principi di discernimento. […]. La realtà di cui si tratta - «movimento», «corrente»: poco importa l’etichetta - merita un’attenzione fervente. Non si può negare che in essa agisca Dio” (da Credo nello Spirito Santo).

Nel 1975 anche il gesuita Walter Smet offre una rilettura critica del fenomeno:

“il movimento suscita molti interrogativi: non sarà anch’esso uno slancio destinato a esaurirsi, dopo un certo tempo, come è accaduto per altri? Oppure Dio vuole servirsene per il rinnovamento di tutta la Chiesa?” (da Pentecostalismo cattolico).

Per Congar “il Rinnovamento può aprire la via ad una diversa pratica cristiana, in particolare per la comunicazione della fede nel Signore Gesù”. E’ chiaro fin da subito che una vita nello Spirito sia anche una vita profondamente cristiana - in Cristo. Per l’autore il Rinnovamento può essere strumentale per un rilancio di tale portata. Inoltre pone due questioni critiche che debbono essere prese seriamente in discussione: la prima riguarda l’immediatezza e l’altra l’affievolimento degli impegni sociali. Brevemente diremo qualcosa in merito.

Riguardo l’immediatezza, Congar cita il pastore Gérard Delteil: “l’espressione carismatica mi pare legata ad una teologia dell’immediatezza: immediatezza della Parola colta attraverso il testo, immediatezza della Presenza colta attraverso l’esperienza, immediatezza della relazione espressa mediante il parlare in lingue, immediatezza che cortocircuita la storia”. E’ il rischio dell’ingordigia spirituale, che ci fa dimenticare di essere intellighenzia.

Riguardo all’affievolimento degli impegni sociali Congar annota il rischio che “il Rinnovamento alimenterebbe un gusto intimistico”. Egli subito dopo però afferma che “il Rinnovamento testimonia un fatto secondo noi molto importante: la specificità del religioso” e quindi, anzitutto, come ordine verticale. “Ma esiste un problema reale. Come il Rinnovamento si potrebbe collocare in modo tale sul piano della res, da sottovalutare il sacramentum, così potrebbe anche rimanere affascinato dalla relazione verticale all’assoluto, al punto da trascurare la relazione orizzontale, se non nella sua immediatezza, quella del prossimo, almeno nella sua dimensione a lungo termine, propriamente sociale”. Del resto è proprio quello che il III Documento di Malines ha voluto ribadire. E’ il rischio, questo, di dimenticarsi della storia e del reale.

6. La questione della denominazione

Senza ripetere quanto già detto riguardo a quello che il cardinale Suenens ribadiva sulla questione del nome, proviamo ad addentraci ancora di più sulla problematica. Anche Congar è dello stesso avviso di Suenens: “abbiamo mostrato la nostra reticenza, anzi una critica formale, di fronte alla denominazione «Movimento carismatico» attribuita al neo-pentecostalismo cattolico”. E aggiunge:

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“si rischia di attribuire i carismi ad un gruppo particolare e designabile, come se l’insieme dei fedeli ne fosse privo […]. Tutti i fedeli sono carismatici […]. A questo, i membri del movimento rispondono: è vero, però come tutti i fedeli sono chiamati a frequentare la Bibbia e la Liturgia e tuttavia esistono un Movimento biblico, gruppi biblici, un Movimento liturgico, allo stesso modo posso esistere dei gruppi carismatici senza che gli altri cristiani siano discriminati, dequalificati o esclusi da questa prerogativa. […]. C’è il pericolo di ricondurre i carismi ad una manifestazione straordinaria, addirittura eccezionale: questo sarebbe deplorevole sia per gli interessati che per la Chiesa”.

La critica ha ragion d’essere e spiega anche la decisione italiana di non adottare nella denominazione l’aggettivo “carismatico”. Se da una parte esso “ha il vantaggio di mettere in risalto una delle preoccupazioni del rinnovamento - quale - la reintegrazione dei carismi, in tutta la loro ampiezza, nella vita normale della Chiesa” (Yves Congar), dall’altra pone il rischio di una monopolizzazione o di una polarizzazione ingiustificabile e scorretta. Tutta la Chiesa è, infatti, carismatica per natura.

7. Un doppio Battesimo?

La questione che forse crea l’aspetto più problematico, almeno da una visione teologica, riguarda l’effusione dello Spirito, vero e propio caposaldo dell’identità propria del Rinnovamento. Come letto nelle testimonianze riportate nella prima parte storica, è questo aspetto a creare una nuova presa di coscienza in chi lo vive. Ma come conciliare battesimo - o meglio effusione - dello Spirito con il Battesimo sacramento? Lo stesso Congar ammette di preferire l’espressione “effusione” rispetto a “battesimo” per evitare equivoci, non solo letterali ma sostanziali. Egli stesso, per dare una spiegazione, cita Il ritorno dello Spirito dei coniugi Ranaghan:

“il «battesimo nello Spirito santo» non sostituisce né il battesimo né la cresima. Esso appare piuttosto come una riaffermazione e un rinnovamento maturo dei sacramenti, un’apertura personale a tutta la loro grazia. Il gesto della imposizione delle mani che accompagna spesso il «battesimo nello Spirito santo» non è un nuovo rito sacramentale. E’ un gesto fraterno di amore e di preghiera, è un segno visibile della nostra realtà di esseri incarnati […]. Il movimento pentecostale, attraverso una preghiera piena di fede e confidando nella parola di Dio, vuole chiedere al Signore di rendere attuale in modo vivo e concreto ciò che il popolo cristiano ha già ricevuto. La preghiera per il battesimo nello Spirito santo è, molto semplicemente, una preghiera di fede nella speranza che l’iniziazione battesimale di una persona o di una comunità possa rinnovarsi e rendersi attuale in modo esistenziale”.

Questo legame con l’Iniziazione Cristiana è fondamentale per cogliere fino in fondo la novità dell’effusione dello Spirito: “per i cattolici, la effusione dello Spirito porta necessariamente a una vita sacramentale più intensa” (Walter Smet). Ogni riflessione a riguardo dovrà dunque iniziare dal Battesimo e qui ritornarvi.

8. Carismi e corpo

Anche se torneremo biblicamente più avanti su questi aspetti, ciò che il Rinnovamento suscita nella Chiesa è un interesse, come abbiamo già detto, riguardo ai carismi che, fino al Concilio Vaticano II erano entrati nel dimenticatoio. Nonostante qualcuno ponesse ancora dopo - e ancora oggi - riserve al riguardo, è incontestabile il fatto che abbiamo smosso la teologia e la pastorale stessa riguardo a tale realtà “prepotentemente attuale” (Yves Congar). Sono soprattuto i carismi straordinari o spettacoli a destare sorpresa, dubbi e perplessità, quali dono delle lingue, profezia, guarigioni e liberazioni. Anche il modo in cui nelle riunioni si prega desta degli interrogativi leciti: “è qui che si situa la funzione del corpo con i battiti di mani, le braccia alzate, grida e rumori, canti fortemente ritmati, danza, imposizione delle mani”.

“In senso positivo è stato notato che il parlare in lingua ha un effetto di liberazione nei confronti di rimozioni e di blocchi psicologici. Non soltanto ci sono risorse inconscie che trovano uno sfogo, ma l’uomo viene liberato dalle sue inibizioni di fronte agli altri e a Dio stesso: liberato dal suo rispetto umano e dal suo timore di rivolgersi a Colui che supera qualsiasi espressione: e tutto ciò rilancia il dinamismo interiore nella sua duplice dimensione mistica e apostolica. E’ un fatto di esperienza quotidiana” (da Credo nello Spirito Santo).

E’ inequivocabile che l’esperienza del Rinnovamento porti ad una maggiore coscientizzazione del corpo quale luogo teologico dell’esperienza di Dio.

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9. Una triplice realtà

Avendo sintetizzato molto grossolanamente gli aspetti principali, urge dire qui qualcosa sull’identità propria del Rinnovamento, in special modo il suo costituirsi italiano. Per la sua particolarità sui generis, il Rinnovamento ha una tipologia sostanzialmente triplice: corrente di grazia, associazione, movimento ecclesiale. Proviamo a declinare questa triplice identità.

CORRENTE DI GRAZIA

Il Rinnovamento nasce semplicemente così. Non c’è fondatore alcuno se non lo Spirito Santo stesso per Sua libera iniziativa. Essa rappresenta la nostra dignità spirituale. E’ ciò che riconosce il cardinal Suenens quando scrive che

“fintanto che il Rinnovamento Carismatico verrà visto soltanto come uno dei tanti movimenti spirituali, perderemo di vista questa specifica grazia che sta permeando la Chiesa. Esso non forma un insieme omogeneo, ma ha numerose varianti, e non impone obblighi precisi a propri membri. Il miglior modo per descriverlo è come una «corrente di grazia», una «grazia attuale» (per utilizzare un termine teologico), un movimento o un respiro dello Spirito Santo, valido per ogni Cristiano, indipendentemente dal movimento a cui appartiene, indipendentemente dal fatto che sia un laico, un religioso, un sacerdote o un vescovo. Siamo fin dall’inizio sulla strada sbagliata se poniamo la domanda in termini di dipartimenti e chiediamo: puoi essere, allo stesso tempo, un membro particolare del corpo o della comunità e un membro del Rinnovamento? […]. Non si entra nel Rinnovamento: è il Rinnovamento che entra in noi, se noi accettiamo la sua grazia” (VI Documento di Malines).

Non c’è definizione migliore del principio fondativo della nostra identità. Papa Francesco, nelle due Convocazioni Nazionali con lui, ci ribadirà questo aspetto principiale che riprenderemo più avanti.

ASSOCIAZIONE

Che cosa significa? Non è un negare la corrente di grazia che è e rimane il fondamento. Ma è il modo unico con cui la Chiesa, attraverso il Codice di Diritto Canonico, ha garantito un’appartenenza ecclesiale del RnS secondo la sua natura propria: “associazione privata di fedeli laici”. Questa è solo la forma ma non il contenuto che rimane l’azione libera dello Spirito che precede e supera la norma. Questo passaggio segna un’obbedienza filiale al discernimento della Chiesa e avviene in quel 1996 quando viene approvato per la prima volta lo Statuto che ha il compito di fotografare - e non ingabbiare - la realtà. Essa manifesta la nostra dignità ecclesiale e sociale. Dirsi fuori da questa obbedienza ecclesiale - suo dovere proprio - è già un rompere la comunione. Per questo lo Statuto, nel tempo, ha bisogno di conversione, di rinnovamento, di modifiche; è la realtà a precedere sul regolamento. Così come avvenne nel 2007, con l’approvazione del nuovo Statuto e del quale, nella presentazione si legge:

“Nel valutare il nuovo articolato statutario, il Consiglio Episcopale Permanente ha particolarmente apprezzato la chiara riaffermazione del fatto che l'adesione all'Associazione si fonda sulla scelta di intraprendere un cammino di fede e non una generica "esperienza spirituale", secondo un itinerario di preghiera, vita comunitaria sacramentale e carismatica, formazione permanente e fraternità nel sostegno reciproco”.

Così come è avvenuto lo scorso 14 gennaio con l’approvazione delle nuove modifiche. Se la corrente di grazia dice la nostra identità, l’associazione esprime la nostra appartenenza.

MOVIMENTO ECCLESIALE

Frutto del cammino è la maturità riconosciuta da San Giovanni Paolo II nel 1998 al RnS chiamandolo per la prima volta “movimento ecclesiale”. E’ una qualifica dell’identità propria in seno alla Chiesa. Se è davvero un rinnovamento nello Spirito non può che avere come sbocco la Chiesa e non può che essere ecclesiale. Esso segna la nostra dignità storica.

“Il Papa, nel 1998, anno dedicato allo Spirito Santo, ha usato due definizioni all’indirizzo del Rinnovamento nello Spirito: “siete” un movimento ecclesiale e “appartenete” a un movimento

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ecclesiale. Non bisogna avvertire in queste due definizioni, che riguardano il Magistero della Chiesa sul RnS, un discernimento poco felice, forse ingabbiante, destinato a far perdere al Rinnovamento spontaneità e libertà nell’uso dei carismi. È assolutamente il contrario! Quando il Papa dice: “siete” un movimento ecclesiale, si riferisce alla nostra identità; quando afferma: “appartenete” a un movimento ecclesiale, indica invece la modalità attraverso cui si deve esprimere la nostra identità, il nostro specifico cammino” (Salvatore Martinez).

Il RnS si può comprendere nella sua ricchezza solamente sotto tutte e tre le definizioni. Si coglie così anche la straordinaria libertà dello Spirito e la moltitudine dei suoi doni. Sono tre passaggi che portano alla maturità piena e al riconoscimento ecclesiale, ponendoci accanto agli altri movimenti suscitati nella Chiesa.

MOMENTO PASTORALE

Il Rinnovamento è uno e pluriforme, e la pluriformità deve trovare le vie

per coagularsi in unità.

(Mario Panciera)

1. San Paolo VI

Abbiamo già fatto accenno al suo incontrare i convenuti a Roma nella Pentecoste del 1975. Fu il primo incontro pubblico e, di fatto, la prima approvazione implicita ed esplicita del Santo Padre.

“Con tutta la Chiesa voi desiderate un rinnovamento: rinnovamento spirituale, rinnovamento autentico, rinnovamento Cattolico, rinnovamento nello Spirito Santo” (19 maggio 1975).

Paolo VI, nel suo Magistero, si sofferma più volte sul primato dello Spirito affermando che “alla Cristologia e specialmente alla Ecclesiologia del Concilio deve succedere uno studio nuovo e un culto nuovo sullo Spirito Santo” (6 giugno 1973). Fu anche decisivo, come afferma Salvatore Martinez, il suo rapporto con il cardinale Suenens mandato in America per conoscere da vicino quanto stava verificandosi. E’ proprio quel giorno, nel quale Suenens dovrà incontrare Paolo VI per raccontare la sua prima esperienza con i “carismatici” che, durante l’Udienza generale del 21 febbraio 1973, il Papa dirà:

“la religione può nascere da processi spirituali che esulano dai calcoli puramente scientifici. E’ un miracolo […]. L’incontro con Dio può avvenire al di fuori d’ogni nostro preventivo; l’agiografia ce ne offre esempi mirabili, e le cronache del nostro tempo ne registrano alcune clamorose […], e innumerevoli altre silenziose. Siamo nella sfera carismatica, di cui oggi tanto si parla”.

Ma è forse durante un’altra Udienza generale che Paolo VI si lascia andare in una profezia limpida e chiara, attuale e provocatoria, in uno dei più bei discorsi mai pronunciati e che è rimasto inossidabile, facendoci intravedere la levatura spirituale di Montini:

“Noi ci siamo chiesti più volte quali siano i bisogni maggiori della Chiesa […]. Noi, quale bisogno avvertiamo, primo e ultimo, per questa nostra Chiesa benedetta e diletta, quale? […]. Lo dobbiamo dire, quasi trepidanti e preganti, perché è il suo mistero, e la sua vita, voi lo sapete: lo Spirito, lo Spirito Santo, animatore e santificatore della Chiesa, suo respiro divino, il vento delle sue vele, suo principio unificatore, sua sorgente interiore di luce e di forza, suo sostegno e suo consolatore, sua sorgente di carismi e di canti, sua pace e suo gaudio, suo pegno e preludio di vita beata ed eterna. La Chiesa ha bisogno della sua perenne Pentecoste; ha bisogno di fuoco nel cuore, di parola sulle labbra, di profezia nello sguardo. La Chiesa ha bisogno d’essere tempio di Spirito Santo, cioè di totale mondezza e di vita interiore; ha bisogno di risentire dentro di sé, nella muta vacuità di noi uomini moderni, tutti estroversi per l’incantesimo della vita esteriore, seducente, affascinante, corruttrice con lusinghe di falsa felicità, di risentire, diciamo, salire dal profondo della sua intima personalità, quasi un pianto, una poesia, una preghiera, un inno, la voce orante cioè

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dello Spirito, che, come c’insegna S. Paolo, a noi si sostituisce e prega in noi e per noi «con gemiti ineffabili» […]. Ha bisogno la Chiesa di riacquistare l’ansia, il gusto, la certezza della sua verità, e di ascoltare con inviolabile silenzio e con docile disponibilità la voce, anzi il colloquio parlante nell’assorbimento contemplativo dello Spirito; il Quale insegna «ogni verità»; e poi ha bisogno la Chiesa di sentir rifluire per tutte le sue umane facoltà l’onda dell’amore, di quell’amore che si chiama carità, e che appunto è diffusa nei nostri cuori proprio «dallo Spirito Santo che a noi è stato dato»; e quindi, tutta penetrata di fede, la Chiesa ha bisogno di sperimentare un nuovo stimolo di attivismo, l’espressione nelle opere di questa carità, anzi la sua pressione, il suo zelo, la sua urgenza, la testimonianza, l’apostolato. Uomini vivi, voi giovani, e voi anime consacrate, voi fratelli nel sacerdozio, ci ascoltate? Di questo ha bisogno la Chiesa. Ha bisogno dello Spirito Santo. Dello Spirito Santo in noi, in ciascuno di noi, e in noi tutti insieme, in noi-Chiesa. Come mai si è affievolita questa pienezza interiore in tanti spiriti, che pur della Chiesa si dicono? come mai tante schiere di fedeli militanti nel nome e sotto la guida della Chiesa si sono impigrite e diradate? […]. Dobbiamo avere come prima «devozione» quella allo Spirito Santo (e quella alla Madonna ad essa ci porta, come a Cristo ci porta!). Secondo con il culto dello stato di grazia, si sa. E terzo con la vita tutta penetrata ed al servizio della Carità, che altro non è se non l’effusione dello Spirito Santo. Ecco: di Lui, soprattutto, ha oggi bisogno la Chiesa! Dite dunque e sempre tutti a Lui: vieni!” (29 novembre 1972).

Fu proprio lui, continuando l’operato iniziato da Leone XIII e avviato da Giovanni XXIII, a porre le basi per il RnS riconoscendolo come “chance” per la Chiesa e per il mondo.

2. San Giovanni Paolo II

Il suo fu davvero un pontificato “magno” (1978-2005), e fu un padre per il RnS, accompagnandolo, come già detto, alla piena e decisiva maturità ecclesiale. Molti furono i suoi incontri con i leader italiani, internazionali e tante le lettere indirizzate alle vigilie delle Convocazioni Nazionali. Ne riportiamo, in sintesi, alcuni dei più importanti.

I UDIENZA AL RNS

“A questa «effusione dello Spirito» noi sappiamo di essere debitori di una esperienza sempre più profonda della presenza di Cristo, grazie alla quale possiamo ogni giorno crescere nella conoscenza amorosa del Padre. Giustamente, pertanto, il vostro movimento presta particolare attenzione all'azione, misteriosa ma reale, che la terza Persona della Santissima Trinità svolge nella vita del cristiano [...]. [Cristo] ha affidato allo Spirito Santo la missione di portare a compimento la “nuova creazione”, a cui egli stesso ha dato inizio con la sua risurrezione [...]. Il Rinnovamento nello Spirito, infatti, ho ricordato nell'esortazione apostolica Catechesi tradendae, «avrà una vera fecondità nella Chiesa, non tanto nella misura in cui susciterà carismi straordinari, quanto piuttosto nella misura in cui porterà il più gran numero possibile di fedeli, sulle strade della vita quotidiana, allo sforzo umile, paziente, perseverante per conoscere meglio il mistero di Cristo e per testimoniarlo» (n. 72)” (23 novembre 1980).

IV CONFERENZA INTERNAZIONALE DEI LEADER DEL RINNOVAMENTO CARISMATICO CATTOLICO

“Con gioia particolare abbiamo notato il modo in cui i responsabili del Rinnovamento hanno sviluppato una visione ecclesiale sempre più larga e si sono sforzati affinché tale visione divenisse sempre più reale per tutti quelli che si affidano a loro per essere guidati. E abbiamo visto parimenti i segni della vostra generosità nel condividere i doni di Dio con gli sfortunati di questo mondo in giustizia e carità, di modo che tutti possano sperimentare la dignità inestimabile che appartiene loro in Cristo” (7 maggio 1981).

II UDIENZA AL RNS

“La vostra numerosa presenza in questa basilica, dove avete preso parte alla celebrazione della S. Messa, è per me motivo di gioia non solo per la testimonianza di fede sincera, ma anche perché mi offrite l’opportunità di intrattenermi con voi su alcuni aspetti dell’ideale e del programma del vostro Movimento, a sei mesi dall’enciclica sullo Spirito Santo Dominum et Vivificantem, pubblicata in occasione della scorsa solennità di Pentecoste. […]. La prima dimensione del “rinnovamento” consiste dunque in questo vivere secondo lo spirito, in questo crescere continuamente nello spirito, resistendo alle lusinghe della carne e aprendosi all’attrattiva forte e soave

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di Dio. Questo rinnovamento interiore, questo risanamento delle radici stesse della vita, questa formazione di una mentalità dominata dalle “ragioni dello Spirito” è la vostra vocazione […]. La seconda dimensione del “rinnovamento” si rileva dalla urgente necessità, che voi sentite in modo particolarmente vivo, di riaffermare il valore dei principi e dei criteri del Vangelo come leggi della vita spirituale e fermento di quella sociale” (15 novembre 1986).

E’ l’anno, come ribadito dal Papa, in cui a maggio viene pubblicata l’enciclica sullo Spirito Santo Dominum et Vivificantem. E’ la seconda enciclica sullo Spirito che segue quella di Leone XIII del 1897, Divinum illud munus. Nell’enciclica Giovanni Paolo II implicitamente parla del RnS:

“lo Spirito Santo non solo fa sì che preghiamo, ma ci guida «dall'interno» nella preghiera, supplendo alla nostra insufficienza, rimediando alla nostra incapacità di pregare: egli è presente nella nostra preghiera e le dà una dimensione divina. […]. La preghiera per opera dello Spirito Santo diventa l'espressione sempre più matura dell'uomo nuovo, che per mezzo di essa partecipa alla vita divina. La nostra difficile epoca ha uno speciale bisogno della preghiera. Se nel corso della storia - ieri come oggi - numerosi uomini e donne hanno dato testimonianza dell'importanza della preghiera, consacrandosi alla lode di Dio e alla vita di orazione soprattutto nei monasteri con grande vantaggio per la Chiesa, in questi anni va pure crescendo il numero delle persone che, in movimenti e gruppi sempre più estesi, mettono al primo posto la preghiera ed in essa cercano il rinnovamento della vita spirituale. È questo un sintomo significativo e consolante, giacché da tale esperienza è derivato un reale contributo alla ripresa della preghiera tra i fedeli, che sono stati aiutati a meglio considerare lo Spirito Santo” (DeV 65).

III UDIENZA AL RNS

“Il Movimento Carismatico Cattolico è uno dei tanti frutti del Concilio Vaticano II che, quasi nuova Pentecoste, ha suscitato nella vita della Chiesa una straordinaria fioritura di aggregazioni e movimenti, particolarmente sensibili all’azione dello Spirito. Come non rendere grazie per i preziosi frutti spirituali che il Rinnovamento ha generato nella vita della Chiesa e nella vita di tante persone? Quanti fedeli laici – uomini e donne, giovani, adulti e anziani – hanno potuto sperimentare nella propria vita la stupefacente potenza dello Spirito e dei suoi doni! Quante persone hanno riscoperto la fede, il gusto della preghiera, la forza e la bellezza della Parola di Dio, traducendo tutto ciò in un generoso servizio alla missione della Chiesa! Quante vite cambiate in profondità! Per tutto questo oggi, insieme a voi, voglio lodare e ringraziare lo Spirito Santo. Siete un movimento ecclesiale. Nella vostra vita devono, quindi, trovare espressione tutti quei criteri di ecclesialità di cui ho scritto nella Christifideles laici (cf n. 30), specialmente la fedele adesione al Magistero ecclesiale, la filiale obbedienza ai Pastori e lo spirito di servizio nei confronti delle Chiese locali e delle parrocchie. Uno dei compiti più urgenti della Chiesa di oggi è quello della formazione dei fedeli laici. «La formazione dei fedeli laici ha come obiettivo fondamentale la scoperta sempre più chiara della propria vocazione e la disponibilità sempre più grande a viverla nel compimento della propria missione» (Christifideles laici, n. 58). Questa deve, pertanto, essere una delle vostre priorità. [...]. So che il Rinnovamento nello Spirito si prodiga per rispondere a questa necessità, cercando forme e modalità sempre nuove e più adatte alle esigenze dell’uomo di oggi. Vi ringrazio per quello che fate e vi chiedo di perseverare nel vostro impegno” (4 aprile 1998).

Come già detto, lo possiamo considerare come il discorso che ci riconosce maturi all’interno del cammino ecclesiale e a fianco degli altri movimenti propriamente detti. E fu proprio nella solennità dei Vespri di Pentecoste di quell’anno che furono convocati in Piazza San Pietro tutti i Movimenti Ecclesiali per un momento di meravigliosa comunione visibile. In quell’occasione San Giovanni Paolo II ebbe a dire:

“Alla Chiesa che, secondo i Padri, è il luogo «dove fiorisce lo Spirito», il Consolatore ha donato di recente con il Concilio Ecumenico Vaticano II una rinnovata Pentecoste, suscitando un dinamismo nuovo ed imprevisto. Sempre, quando interviene, lo Spirito lascia stupefatti. Suscita eventi la cui novità sbalordisce; cambia radicalmente le persone e la storia. Questa è stata l'esperienza indimenticabile del Concilio Ecumenico Vaticano II, durante il quale, sotto la guida del medesimo Spirito, la Chiesa ha riscoperto come costitutiva di se stessa la dimensione carismatica […]. L'aspetto istituzionale e quello carismatico sono quasi co-essenziali alla costituzione della Chiesa e concorrono, anche se in modo diverso, alla sua vita, al suo rinnovamento ed alla santificazione del Popolo di Dio. E' da questa provvidenziale riscoperta della dimensione carismatica della Chiesa che, prima e dopo il Concilio, si è affermata una singolare linea di sviluppo dei movimenti ecclesiali e delle nuove comunità” (30 maggio 1998).

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Due importanti aspetti e conseguenze: coessenzialità tra carisma e gerarchia e “sdoganamento” dell’aggettivo “carismatico” a tutti i Movimenti, in quanto suscitati da un’idea originaria dello Spirito. Da quel giorno l’aggettivo “carismatico” non è più sinonimo di stramberia o esuberanza affibbiatoci dai più scettici ma riconoscenza di una libertà divina presente in ogni Movimento Ecclesiale.

IV Udienza al RnS

“Con grande gioia accolgo voi, rappresentanti del Gruppo del Rinnovamento nello Spirito Santo, in occasione del trentesimo anniversario della vostra presenza in Italia. […]. Non posso, inoltre, dimenticare il contributo che il Rinnovamento nello Spirito ha offerto in occasione del Grande Giubileo del 2000, in modo speciale aiutando i giovani e le famiglie, che fin dagli inizi del mio Pontificato non mi stanco di segnalare come ambiti privilegiati di impegno pastorale. […]. Sì! Il Rinnovamento nello Spirito può considerarsi un dono speciale dello Spirito Santo alla Chiesa in questo nostro tempo. Nato nella Chiesa e per la Chiesa, il vostro è un movimento nel quale, alla luce del Vangelo, si fa esperienza dell’incontro vivo con Gesù, di fedeltà a Dio nella preghiera personale e comunitaria, di ascolto fiducioso della sua Parola, di riscoperta vitale dei sacramenti, ma anche di coraggio nelle prove e di speranza nelle tribolazioni. L’amore per la Chiesa e l’adesione al suo Magistero, in un cammino di maturazione ecclesiale sostenuto da una solida formazione permanente, sono segni eloquenti del vostro impegno per evitare il rischio di assecondare, senza volerlo, un’esperienza solo emozionale del divino, una ricerca smodata dello “straordinario” e un ripiegamento intimistico che rifugge dall’impegno apostolico. In questa speciale circostanza desidero idealmente benedire tre progetti, per i quali vi state prodigando, e che proiettano “fuori dal Cenacolo” i gruppi e le comunità del Rinnovamento nello Spirito con generoso slancio missionario. Mi riferisco, anzitutto, al sostegno che state fornendo all’implantatio Ecclesiae in Moldavia in stretta collaborazione con la Fondazione “Regina Pacis” dell’Arcidiocesi di Lecce, costituendo una comunità missionaria legata alla Diocesi di Chisinau. Saluto con affetto i Pastori di quelle Comunità ecclesiali, mons. Cosmo Francesco Ruppi e mons. Anton Cosa, unitamente ai Vescovi che partecipano a questo incontro. C’è poi il progetto “Roveto ardente”, che è un invito all’adorazione incessante, giorno e notte. Avete voluto promuovere questa opportuna iniziativa per aiutare i fedeli a “ritornare nel Cenacolo” perché, uniti nella contemplazione del Mistero eucaristico, intercedano mediante lo Spirito per la piena unità dei cristiani e per la conversione dei peccatori. Si tratta di diversi campi apostolici nei quali la vostra esperienza può fornire una quanto mai provvidenziale testimonianza. Il Signore guidi i vostri passi e renda i vostri propositi ricchi di frutti per voi stessi e per la Chiesa. A ben vedere, tutte le vostre attività di evangelizzazione, in ultima analisi, tendono a promuovere nel Popolo di Dio una crescita costante nella santità. È in effetti la santità la priorità di ogni tempo, e pertanto anche di questa nostra epoca. Di santi ha bisogno la Chiesa e il mondo e noi siamo tanto più santi quanto più lasciamo che lo Spirito Santo ci configuri a Cristo. Ecco il segreto dell’esperienza rigenerante dell’“effusione dello Spirito”, esperienza tipica che contraddistingue il cammino di crescita proposto per i membri dei vostri gruppi e delle vostre comunità. Auspico di cuore che il Rinnovamento nello Spirito sia nella Chiesa una vera “palestra” di preghiera e di ascesi, di virtù e di santità. In modo speciale, continuate ad amare e a far amare la preghiera di lode, forma di orazione che più immediatamente riconosce che Dio è Dio; lo canta per se stesso, gli rende gloria perché egli è, prima ancora che per ciò che fa. Nel nostro tempo, avido di speranza, fate conoscere e amare lo Spirito Santo. Aiuterete allora a far sì che prenda forma quella “cultura della Pentecoste”, che sola può fecondare la civiltà dell’amore e della convivenza tra i popoli” (14 marzo 2002).

Esso è, probabilmente, il testo più bello che il Papa ci abbia lasciato, nel medesimo giorno in cui la CEI approvava definitivamente lo Statuto. E’ lo stesso San Giovanni Paolo II che ci incoraggia in tre speciali progetti: la presenza in Moldavia, il Roveto Ardente e la Cultura di Pentecoste. Sono mandati ecclesiali chiari che attendono, ancora, di essere seriamente e pienamente presi in considerazione.

3. Benedetto XVI

Abbiamo già detto del legame con Ratzinger nel momento in cui vengono presentati i Documenti di Malines. Ma dal 2005 egli diviene Papa. Proprio in occasione del XL anniversario del RnS in Italia, Benedetto XVI ci dedicò un’Udienza Speciale in Piazza San Pietro alla presenza di oltre 35.000 presenti. Fummo motivo di gioia per il Santo Padre, che proprio il giorno precedente vide arrestato uno dei suoi più stretti collaboratori all’interno dell’inchiesta nota come Vatileaks. Benedetto XVI ci donò parole luminose:

“Con grande gioia vi accolgo in occasione del quarantesimo anniversario della nascita del Rinnovamento nello Spirito Santo in Italia, espressione del più vasto movimento di rinnovamento carismatico […]. In questi decenni - quarant’anni - vi siete sforzati di offrire il vostro specifico apporto alla diffusione del Regno di Dio e all’edificazione della comunità cristiana, alimentando la comunione con il Successore di Pietro, con i Pastori e con tutta la Chiesa. In diversi modi avete affermato il primato di Dio, al quale va sempre e sommamente la nostra adorazione. E avete cercato di proporre questa esperienza alle nuove generazioni,

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mostrando la gioia della vita nuova nello Spirito, attraverso un’ampia opera di formazione e molteplici attività legate alla nuova evangelizzazione e alla missio ad gentes. […]. Cari amici, continuate a testimoniare la gioia della fede in Cristo, la bellezza di essere discepoli di Cristo, la potenza d’amore che il suo Vangelo sprigiona nella storia, come pure l’incomparabile grazia che ogni credente può sperimentare nella Chiesa con la pratica santificante dei Sacramenti e l’esercizio umile e disinteressato dei carismi […]. Esprimo compiacimento per quanto fate per diffondere una «cultura della Pentecoste» negli ambienti sociali, proponendo un’animazione spirituale con iniziative in favore di quanti soffrono situazioni di disagio e di emarginazione. Penso in particolare alla vostra opera in favore della rinascita spirituale e materiale dei detenuti e degli ex-detenuti; penso al «Polo di Eccellenza della promozione umana e della solidarietà Mario e Luigi Sturzo», in Caltagirone; come pure al «Centro Internazionale per la Famiglia» di Nazaret, di cui ho avuto la gioia di benedire la prima pietra. Proseguite nel vostro impegno per la famiglia, imprescindibile luogo di educazione all’amore e al sacrificio di sé. Cari amici del Rinnovamento nello Spirito Santo! Non stancatevi di rivolgervi verso il Cielo: il mondo ha bisogno della preghiera. Servono uomini e donne che sentano l’attrazione del Cielo nella loro vita, che facciano della lode al Signore uno stile di vita nuova. E siate cristiani gioiosi!” (26 maggio 2012).

4. Francesco

Dopo le sorprendenti e inaspettate dimissioni rassegnate da Benedetto XVI - il 28 febbraio 2013 inizia la vacanza della Sede - il RnS innalza un “Muro di Fuoco” nelle diocesi per preparare il Conclave alla scelta del Successore. La scelta sorprenderà il mondo: l’argentino, Arcivescovo di Buenos Aires, Jorge Mario Bergoglio. Una scelta non casuale: infatti, da Arcivescovo, negli ultimi anni divenne Assistente Spirituale del Rinnovamento Carismatico Cattolico. Abbiamo già accennato alla sua “prima”, il 13 marzo 2013, quando chiese, prima di benedire, di essere benedetto dal popolo. Come non vedere ciò che si è solito fare nei nostri Gruppi?

Interessante fu una delle risposte durante la Conferenza Stampa del volo papale di ritorno dalla Giornata Mondiale della Gioventù tenutasi a Rio de Janeiro. Alla domanda di uno dei giornalisti - “in Brasile, la Chiesa cattolica ha perso fedeli in questi ultimi anni. Il Movimento del Rinnovamento Carismatico è una possibilità per evitare che i fedeli frequentino la Chiesa pentecostale o altre Chiese pentecostali?” - egli risponde:

“Lei domandava sul Movimento di Rinnovamento Carismatico. Io vi dico una cosa. Negli anni, alla fine degli anni Settanta, inizio anni Ottanta, io non li potevo vedere. Una volta, parlando di loro, avevo detto questa frase: “Questi confondono una celebrazione liturgica con una scuola di samba!”. Questo l’ho detto io. Mi sono pentito. Poi, ho conosciuto meglio. E’ anche vero che il movimento, con buoni assessori, è andato su una bella strada. E adesso credo che questo movimento faccia tanto bene alla Chiesa, in generale. A Buenos Aires, io li riunivo spesso e una volta l’anno facevo una Messa con tutti loro in cattedrale. Li ho favoriti sempre, quando io mi sono convertito, quando io ho visto il bene che facevano. Perché in questo momento della Chiesa – e qui allargo un po’ la risposta – credo che i movimenti siano necessari. I movimenti sono una grazia dello Spirito. “Ma, come si può reggere un movimento che è tanto libero?”. Anche la Chiesa è libera! Lo Spirito Santo fa quello che vuole. Poi, Lui fa il lavoro dell’armonia, ma credo che i movimenti siano una grazia, quei movimenti che hanno lo spirito della Chiesa. Per questo credo che il movimento del Rinnovamento carismatico non solo serva ad evitare che alcuni passino alle confessioni pentecostali. Ma no! serve alla Chiesa stessa! Ci rinnova. E ognuno cerca il proprio movimento secondo il proprio carisma, dove lo porta lo Spirito” (28 luglio 2013).

Francesco confessa che, riguardo al RCC, si “converte” riguardo ad un primo giudizio negativo.

Ed è con lui che prende piede una vecchia intuizione caduta nel dimenticatoio: trasferire la Convocazione Nazionale da Rimini a Roma. E’ il Presidente, Salvatore Martinez, che ricevuto privatamente in Udienza l’8 settembre 2013, avanza la proposta. E il Papa prontamente risponde. Il 1 giugno 2014 lo Stadio Olimpico diviene una moderna piazza di Gerusalemme a cielo aperto, luogo della XXXVII Convocazione Nazionale, radunati da Pietro. Alla presenza di oltre 52.000 fratelli, nel pomeriggio arriva il successore di Pietro. Francesco si espone come mai un Pontefice, fino ad allora, aveva fatto nei confronti di un Movimento. Subito i media hanno rimbalzato le immagini di lui con le mani alzate insieme alle nostre, mentre partecipava al canto, alla preghiera e al canto in lingue! Sono immagini meravigliose, da rivedere senza stancarsi. E come dimenticare la sua umiltà nel mettersi in ginocchio e ricevere la preghiera da tutti? Queste le parole attese d’indirizzo che ci ha rivolto:

“Vi ringrazio tantissimo per la vostra accoglienza. Sicuramente qualcuno ha fatto sapere agli organizzatori che a me piace tanto questo canto, “Vive Gesù, il Signore”… Quando celebravo nella cattedrale a Buenos Aires la Santa Messa con il Rinnovamento Carismatico, dopo la consacrazione e dopo alcuni secondi di adorazione in

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lingue, cantavamo questo canto con tanta gioia e con tanta forza, come voi l’avete suonato oggi. Grazie! Mi sono sentito a casa! […]. Voi, Rinnovamento Carismatico, avete ricevuto un grande dono dal Signore. Voi siete nati da una volontà dello Spirito Santo come “una corrente di grazia nella Chiesa e per la Chiesa”. Questa è la vostra definizione: una corrente di grazia. Il primo dono dello Spirito Santo, qual è? Il dono di Sé stesso, che è amore e ti fa innamorare di Gesù. E questo amore cambia la vita. Per questo si dice “nascere di nuovo alla vita nello Spirito”. […]. Quando penso a voi carismatici, viene a me la stessa immagine della Chiesa, ma in un modo particolare: penso ad una grande orchestra, dove ogni strumento è diverso dall’altro e anche le voci sono diverse, ma tutti sono necessari per l’armonia della musica. […]. Ripetete con me: chi è il capo del Rinnovamento? Il Signore Gesù! […]. Come voi forse sapete – perché le notizie corrono – nei primi anni del Rinnovamento Carismatico a Buenos Aires, io non amavo molto questi Carismatici. E io dicevo di loro: “Sembrano una scuola di samba!”. Non condividevo il loro modo di pregare e le tante cose nuove che avvenivano nella Chiesa. Dopo, ho incominciato a conoscerli e alla fine ho capito il bene che il Rinnovamento Carismatico fa alla Chiesa. E questa storia, che va dalla “scuola di samba” in avanti, finisce in un modo particolare: pochi mesi prima di partecipare al Conclave, sono stato nominato dalla Conferenza episcopale assistente spirituale del Rinnovamento Carismatico in Argentina. Il Rinnovamento Carismatico è una grande forza al servizio dell’annuncio del Vangelo, nella gioia dello Spirito Santo. Voi avete ricevuto lo Spirito Santo che vi ha fatto scoprire l'amore di Dio per tutti i suoi figli e l'amore per la Parola. Nei primi tempi si diceva che voi carismatici portavate sempre con voi una Bibbia, il Nuovo Testamento... Lo fate ancora oggi? […]. Sempre con la Parola di Dio. Voi, popolo di Dio, popolo del Rinnovamento Carismatico, state attenti a non perdere la libertà che lo Spirito Santo ci ha donato! […]. Sì, avete bisogno di organizzazione, ma non perdete la grazia di lasciare a Dio di essere Dio! […]. Un altro pericolo è quello di diventare “controllori” della grazia di Dio. Tante volte, i responsabili (a me piace di più il nome “servitori”) di qualche gruppo o qualche comunità diventano, forse senza volerlo, amministratori della grazia, decidendo chi può ricevere la preghiera di effusione o il battesimo nello Spirito e chi invece non può. Se alcuni fanno così, vi prego di non farlo più, non farlo più! Voi siete dispensatori della grazia di Dio, non controllori! Non fate da dogana allo Spirito Santo!Nei Documenti di Malines, voi avete una guida, un percorso sicuro per non sbagliare strada. […]. Questo è il vostro percorso: evangelizzazione, ecumenismo spirituale, cura dei poveri e dei bisognosi e accoglienza degli emarginati. E tutto questo sulla base della adorazione! Il fondamento del rinnovamento è adorare Dio! Mi hanno chiesto di dire al Rinnovamento cosa si aspetta il Papa da voi. La prima cosa è la conversione all'amore di Gesù che cambia la vita e fa del cristiano un testimone dell'Amore di Dio. La Chiesa si aspetta questa testimonianza di vita cristiana e lo Spirito Santo ci aiuta a vivere la coerenza del Vangelo per la nostra santità. Aspetto da voi che condividiate con tutti, nella Chiesa, la grazia del Battesimo nello Spirito Santo (espressione che si legge negli Atti degli Apostoli). Aspetto da voi un’evangelizzazione con la Parola di Dio che annuncia che Gesù è vivo e ama tutti gli uomini. Che diate una testimonianza di ecumenismo spirituale con tutti quei fratelli e sorelle di altre Chiese e comunità cristiane che credono in Gesù come Signore e Salvatore. Che rimaniate uniti nell'amore che il Signore Gesù chiede a noi per tutti gli uomini, e nella preghiera allo Spirito Santo per arrivare a questa unità, necessaria per l'evangelizzazione nel nome di Gesù. […]. Fratelli e sorelle, ricordate: adorate Dio il Signore: questo è il fondamento! Adorare Dio. Cercate la santità nella nuova vita dello Spirito Santo. Siate dispensatori della grazia di Dio. Evitate il pericolo dell'eccessiva organizzazione. Uscite nelle strade a evangelizzare, annunciando il Vangelo. Ricordate che la Chiesa è nata “in uscita”, quella mattina di Pentecoste. Avvicinatevi ai poveri e toccate nella loro carne la carne ferita di Gesù. Lasciatevi guidare dallo Spirito Santo, con quella libertà; e per favore, non ingabbiate lo Spirito Santo! Con libertà! Cercate l'unità del Rinnovamento, unità che viene dalla Trinità!”.

Che grandioso documento programmatico per l’intero Rinnovamento! E’ lo stesso Pontefice a ribadire il cuore della nostra identità; Pietro che ci conferma.

L’evento si ripete l’anno successivo - XXXVIII Convocazione Nazionale -, e Francesco ci aspetta in Piazza San Pietro, vivendo con noi un momento di preghiera ecumenica. Anche in questo caso si rivolge con parola decisa - richiamando all’inizio il fondamentale ruolo che ebbe il cardinale Suenens - nel sottolineare quanto ci aveva indicato l’anno precedente:

“Allo stadio l’anno scorso ho parlato anche dell’unità nella diversità. Ho fatto l’esempio dell’orchestra. Nella Evangelii gaudium ho parlato della sfera e del poliedro. Non basta parlare di unità, non è un’unità qualsiasi. Non è un’uniformità. Detto così si può intendere come l’unità di una sfera dove ogni punto è equidistante dal centro e non vi sono differenze tra un punto e l’altro. Il modello è il poliedro, che riflette la confluenza di tutte le parti che in esso mantengono la loro originalità e questi sono i carismi, nell’unità ma nella propria diversità.

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Unità nella diversità. La distinzione è importante perché stiamo parlando dell’opera dello Spirito Santo, non della nostra. […]. Esiste cari fratelli e sorelle una grande tentazione per i leader - lo ripeto, preferisco il termine servitori, che servono –; e questa tentazione per i servitori viene dal demonio, la tentazione di credersi indispensabili, qualunque sia l’incarico. Il demonio li porta a volere essere quelli che comandano, quelli che sono al centro e così, passo dopo passo, scivolano nell’autoritarismo, nel personalismo e non lasciano vivere le comunità rinnovate nello Spirito. […]. Diciamo che il Signore Gesù è il Signore, lodiamo Gesù, forte! Gesù è il Signore! […]. Questa corrente di grazia ci porta avanti in un cammino di Chiesa che in Italia ha dato molto frutto, vi ringrazio. Vi incoraggio ad andare avanti. Chiedo il vostro importante contributo in particolare per impegnarvi a condividere con tutti nella Chiesa il Battesimo che avete ricevuto. Avete vissuto questa esperienza, condividetela nella Chiesa. E questo è il servizio molto importante, più importante che si possa dare a tutti nella Chiesa. Aiutare il popolo di Dio nell’incontro personale con Gesù Cristo, che ci cambia in uomini e donne nuove, in piccoli gruppi, umili ma efficaci perché è lo Spirito che opera. Non guardare tanto a fare grandi raduni che spesso finiscono lì, ma alle relazioni “artigianali” derivanti dalla testimonianza, in famiglia, nel lavoro, nella vita sociale, nelle parrocchie, nei gruppi di preghiera, con tutti! […]. C’è un altro segno forte dello Spirito nel Rinnovamento carismatico: la ricerca dell’unità del Corpo di cristo. Voi carismatici avete una grazia speciale per pregare e lavorare per l’unità dei cristiani, perché la corrente di grazia attraversa tutte le Chiese cristiane. L’unità dei cristiani è opera dello Spirito Santo e dobbiamo pregare insieme. L’ecumenismo spirituale, l’ecumenismo della preghiera. […]. Ma adesso è proprio il tempo in cui lo Spirito ci fa pensare che queste divisioni non vanno, che queste divisioni sono una contro-testimonianza, e dobbiamo fare del tutto per andare insieme: l’ecumenismo spirituale, l’ecumenismo della preghiera, l’ecumenismo del lavoro, ma della carità insieme, l’ecumenismo della lettura della Bibbia insieme… Andare insieme verso l’unità. […]. Unità nel lavoro insieme per i poveri e i bisognosi, che pure hanno bisogno del Battesimo nello Spirito Santo. Sarebbe molto bello organizzare seminari di vita nello Spirito, insieme ad altre realtà carismatiche cristiane, per i fratelli e le sorelle che vivono in strada: anche loro hanno lo Spirito dentro che spinge, perché qualcuno spalanchi la porta da fuori.” (3 luglio 2015).

Durante il volo di ritorno dalla Svezia in occasione del Cinquecentenario della Riforma, il 1 novembre 2016, alla domanda di un giornalista riguardo il rapporto tra ecumenismo e Rinnovamento, il Papa risponde:

“A Buenos Aires, per esempio, abbiamo fatto tre incontri al Luna Park che ha una capienza di 7.000 persone. Tre incontri di fedeli evangelici e cattolici nella linea del Rinnovamento Carismatico, ma anche aperta. […]. In due di quegli incontri, se non in tutti e tre, ma in due di sicuro, ha predicato padre Cantalamessa, che è il predicatore della Casa Pontificia. […]. Poi quello che Lei ha menzionato è la celebrazione che organizza l’ICCRS [International Catholic Charismatic Renewal Services], la celebrazione per i 50 anni del Rinnovamento Carismatico, che è nato ecumenico, e perciò sarà una celebrazione ecumenica in questo senso, e si terrà al Circo Massimo. Io prevedo – se Dio mi dà vita – di andare a parlare lì. Mi pare che duri due giorni, però ancora non è organizzata. So che si terrà alla vigilia di Pentecoste, e io parlerò in qualche momento. A proposito del Rinnovamento Carismatico e a proposito di Pentecostali: la parola “pentecostale”, la denominazione “pentecostale” oggi è ambigua, perché si riferisce a molte cose, molte associazioni, molte comunità ecclesiali che non sono uguali, anzi, sono opposte. Allora, bisogna essere più precisi. […]. Il Rinnovamento Carismatico nasce… – e uno dei primi oppositori che c’è stato in Argentina è colui che vi sta parlando – perché io ero Provinciale dei Gesuiti a quell’epoca, quando è iniziato in Argentina, e io ho proibito ai Gesuiti di avere a che fare con loro. E ho detto pubblicamente che quando si faceva una celebrazione liturgica bisognava fare una cosa liturgica e non una “scuola di samba”. Quello ho detto. Ed oggi penso il contrario, quando le cose sono ben fatte. Anzi, a Buenos Aires, tutti gli anni una volta all’anno avevamo nella cattedrale la Messa del Movimento di Rinnovamento Carismatico, alla quale venivano tutti. Quindi, anch’io ho sperimentato un processo di riconoscimento del buono che il Rinnovamento ha dato alla Chiesa. E non bisogna dimenticare la grande figura del Cardinale Suenens, che ha avuto quella visione profetica ed ecumenica”.

Ed è lo stesso Francesco che, in occasione del Cinquantesimo anniversario del RCC nel mondo, Giubileo d’Oro, decide di convocare una Veglia di preghiera alla vigilia di Pentecoste al Circo Massimo. E’ lui stesso a volere tale incontro, tanto che lo preparerà egli stesso. Il messaggio che dal palco vorrà dara alla Chiesa e al mondo intero è molto chiaro: solo nello Spirito è possibile una nuova unità, nonostante le differenze.

“Fratelli e sorelle, grazie della testimonianza che voi date oggi, qui: grazie! Ci fa bene a tutti, fa bene anche a me, a tutti! […]. Oggi siamo qui come in un Cenacolo a cielo aperto, perché non abbiamo paura: a cielo aperto, e anche con il cuore aperto alla promessa del Padre. Siamo riuniti “tutti noi credenti”, tutti quelli che professiamo che “Gesù è il Signore”, “Jesus is the Lord”. […]. Non è tanto facile dimostrare a questo mondo di oggi che la pace è possibile, ma nel nome di Gesù possiamo dimostrare con la nostra testimonianza che la pace è possibile! Ma è possibile se noi siamo in pace tra noi. Se noi accentuiamo le differenze, siamo in guerra tra noi e non possiamo annunciare la pace. La pace è possibile a

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partire dalla nostra confessione che Gesù è il Signore e dalla nostra evangelizzazione in questo cammino [di unità]. […]. Questa parola non dobbiamo dimenticarla ma dirla tutti: diversità riconciliata. E questa parola non è mia, è di un fratello luterano. Diversità riconciliata. Siamo riuniti qui credenti provenienti da 120 Paesi del mondo, a celebrare la sovrana opera dello Spirito Santo nella Chiesa, che prese l’avvio 50 anni fa e diede inizio…a una istituzione? No. A una organizzazione? No. A una corrente di grazia, alla corrente di grazia del Rinnovamento Carismatico Cattolico. Opera che nacque… cattolica? No. Nacque ecumenica! Nacque ecumenica perché è lo Spirito Santo che crea l’unità ed è il medesimo Spirito Santo che diede l’ispirazione perché fosse così. E’ importante leggere le opere del cardinale Suenens su questo, è molto importante. […]. 50 anni di Rinnovamento Carismatico Cattolico. Una corrente di grazia dello Spirito! E perché corrente di grazia? Perché non ha né fondatore, né statuti, né organi di governo. […]. 50 anni è un momento della vita adatto per fermarci e fare una riflessione. E’ il momento della riflessione: la metà della vita. E io vi direi: è il momento per andare avanti con più forza, lasciandoci alle spalle la polvere del tempo che abbiamo lasciato accumulare, ringraziando per quello che abbiamo ricevuto e affrontando il nuovo con fiducia nell’azione dello Spirito Santo! […]. Questa corrente di grazia è per tutta la Chiesa, non solo per alcuni; nessuno di noi è il “padrone” e tutti gli altri servi. No. Tutti siamo servi di questa corrente di grazia. Insieme a questa esperienza, voi ricordate continuamente alla Chiesa la forza della preghiera di lode. Lode che è la preghiera di riconoscenza e azione di grazie per l’amore gratuito di Dio. Può darsi che questo modo di pregare non piaccia a qualcuno, ma è certo che si inserisce pienamente nella tradizione biblica. […]. Battesimo nello Spirito Santo, lode, servizio all’uomo. Le tre cose sono indissolubilmente unite. Posso dar lode in modo profondo, ma se non aiuto i più bisognosi, non basta. […]. Non verremo giudicati per la nostra lode ma per quanto abbiamo fatto per Gesù. […]. Grazie, Rinnovamento Carismatico Cattolico, per quello che avete dato alla Chiesa in questi 50 anni! La Chiesa conta su di voi, sulla vostra fedeltà alla Parola, sulla vostra disponibilità al servizio e sulla testimonianza di vite trasformate dallo Spirito Santo! Condividere con tutti nella Chiesa il Battesimo nello Spirito Santo, lodare il Signore senza sosta, camminare insieme con i cristiani di diverse Chiese e comunità cristiane nella preghiera e nell’azione per i più bisognosi, servire i più poveri e gli infermi: questo si attendono la Chiesa e il Papa da voi, Rinnovamento Carismatico Cattolico, ma da voi tutti: tutti, tutti voi che siete entrati in questa corrente di grazia! Grazie” (3 giugno 2017).

Occorre tenere insieme questi tre discorsi che costituiscono la magna charta del Rinnovamento. Parola di Papa! Possiamo concludere questa terza parte con la risposta che il teologo, già citato, padre Domenico Grasso, dava alla domanda sul perché lo Spirito avesse suscitato questo Rinnovamento nella Chiesa: “perché ci siano uomini disposti ad amarla e farla amare”.

appendice MOMENTO BIBLICO

“Lo Sconosciuto che viene oltre il Verbo”

(Hans Urs von Balthasar)

In questa appendice cerchiamo, brevemente e sinteticamente, di interrogare la Scrittura che è frutto dello Spirito, da Lui ispirata e generata, riguardo la Sua Presenza.

1. Una Presenza costante

Dall’inizio alla fine, lo Spirito è misteriosamente presente:

“La terra era informe e deserta e le tenebre ricoprivano l'abisso e lo spirito di Dio aleggiava sulle acque” (Gen 1,2);

“Lo Spirito e la sposa dicono: Vieni!” (Ap 22,17a).

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La Sua entrata in scena, all’inizio degli inizi, è come ruah, il soffio divino. Yves Congar, nel suo Credo nello Spirito Santo, annota che il termine appare 378 volte nell’Antico Testamento.

“E’ il vento, il soffio d’aria; è la forza viva presente nell’uomo, principio di vita (alito), sede della conoscenza e dei sentimenti; è la forza di vita di Dio, per la quale egli agisce e fa agire, sia nel piano fisico che in quello spirituale” (Yves Congar).

Sebbene non ancora pienamente rivelato, la ruah-YHWH ispirerà Mosè, scenderà sugli anziani (cfr. Nm 11,17) e su Giosuè (cfr. Dt 34,9). Il tempo dei Giudici - vere e proprie guide carismatiche - è tempo dello Spirito (cfr. Gdc 6,34; 13,25). Anche il tempo della monarchia è segnato dalla ruah: Saul (cfr. 1Sam 10,6-13), Davide (cfr. 1Sam 16,13) e Salomone sono investiti dal soffio di Dio.

Manifesta è l’epoca del profetismo - coloro che parlano a nome (al posto) di YHWH - mossi dallo Spirito. Congar sottolinea tale aspetto specialmente in tre autori: Isaia, Ezechiele e Gioele.

ISAIA

Nel bel mezzo dei drammi, Isaia profetizzerà l’Emmanuele (cfr. Is 7,10ss.). Egli - anticipo del Messia - predice:

“Un germoglio spunterà dal tronco di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e d’intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore” (Is 11,1-2).

Il Messia - unto da Dio - riceverà la pienezza della ruah. Confermata dalla profezia del “terzo-Isaia” e che Cristo farà sua:

“Lo spirito del Signore Dio è su di me, perché il Signore mi ha consacrato con l’unzione” (Is 61,1a).

EZECHIELE

Ancora più drammatica è la situazione di Ezechiele che vede la distruzione di Gerusalemme. E’ in quest’ambito che il suo agire servirà a ristabilire speranza nel popolo.

“Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati; io vi purificherò da tutte le vostre impurità e da tutti i vostri idoli, vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo, toglierò da voi il cuore di pietra e vi darò un cuore di carne. Porrò il mio spirito dentro di voi e vi farò vivere secondo le mie leggi e vi farò osservare e mettere in pratica le mie norme” (Ez 36,25-27).

“Mi disse: «Figlio dell'uomo, potranno queste ossa rivivere?». Io risposi: «Signore Dio, tu lo sai». Egli mi replicò: «Profetizza su queste ossa e annuncia loro: Ossa inaridite, udite la parola del Signore. Così dice il Signore Dio a queste ossa: Ecco, io faccio entrare in voi lo spirito e rivivrete». Io profetizzai come mi aveva comandato e lo spirito entrò in essi e ritornarono in vita e si alzarono in piedi; erano un esercito grande, sterminato” (Ez 37,3-5.10).

Congar nota che “la catastrofe dell’invasione e la prova dell’esilio, illuminati dai più grandi tra i profeti, hanno portato ad una visione dello Spirito-soffio di Dio che purifica i cuori, penetra nell’intimo dell’uomo, santifica un popolo di Dio. Sarà un nuovo inizio, un nuovo esodo, una nuova alleanza, un popolo rinnovato”.

GIOELE

E’ lui a profetizzare i “tempi moderni”, tempi escatologici, preannuncio di Pentecoste - tanto che lo stesso Pietro quella mattina intuirà il compimento di tale avvenimento e lo annuncerà -; un’effusione su tutti, senza distinzione alcuna:

“Dopo questo, io effonderò il mio spirito sopra ogni uomo e diverranno profeti i vostri figli e le vostre figlie; i vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni. Anche sopra gli schiavi e sulle schiave in quei giorni effonderò il mio spirito” (Gl 3,1-2).

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Infine meritano un’attenzione particolare gli scritti sapienziali. Sapienza diviene infatti tipologia dello Spirito (cfr. Sap 1,6-7). Concludendo

“il Soffio-Spirito di Dio, nella Bibbia giudaica è l’azione di Dio. E’ ciò per cui Dio si manifesta attivo innanzitutto per dare l’animazione, la vita, e questo nel piano di ciò che noi chiamo la natura. In secondo luogo è ciò mediante cui Dio guida il suo popolo suscitando per lui, degli eroi, dei guerrieri potenti, o dei re, delle guide, o dei profeti, o, infine, dei sapienti. Il Messia annunciato cumulerà, in una eccellenza superiore, tutto questo” (Yves Congar).

Ci troviamo di fronte ad una Rivelazione divina progressiva, che culminerà, come detto, nell’evento-Gesù, il quale diverrà la Parola rivelatrice di Dio-Padre e di Dio-Spirito Santo.

2. Una Presenza rivelata

La massima tensione di tale progressione la troviamo in Geremia:

“Ecco, verranno giorni - oracolo del Signore -, nei quali con la casa d'Israele e con la casa di Giuda concluderò un'alleanza nuova. Non sarà come l'alleanza che ho concluso con i loro padri, quando li presi per mano per farli uscire dalla terra d'Egitto, alleanza che essi hanno infranto, benché io fossi loro Signore. Oracolo del Signore. Questa sarà l'alleanza che concluderò con la casa d'Israele dopo quei giorni - oracolo del Signore -: porrò la mia legge dentro di loro, la scriverò sul loro cuore. Allora io sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo” (Ger 31,31-33).

E’ una nuova Alleanza - nuovo Patto - racchiuso nel mistero - anche se non esplicato - dello Spirito. Il nuovo tempo (cfr. Mc 1,15a) è compiuto in Gesù quale Cristo, cioè l’Unto.

Fin dall’inizio tale evento è sotto il segno dello Spirito (cfr. Lc 1,35). L’incarnazione è nello Spirito Santo. Il Verbo incarnato diviene rivelatore del Padre ma, al contempo, è rivelato dello Spirito. Non per niente Luca farà iniziare l’opera pubblica di Gesù in un contesto cultuale molto preciso con l’aggiunta di un superamento:

“Venne a Nàzaret, dove era cresciuto, e secondo il suo solito, di sabato, entrò nella sinagoga e si alzò a leggere. Gli fu dato il rotolo del profeta Isaia; aprì il rotolo e trovò il passo dove era scritto: Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l’unzione e mi ha mandato a portare ai poveri il lieto annuncio, a proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; a rimettere in libertà gli oppressi, a proclamare l'anno di grazia del Signore. Riavvolse il rotolo, lo riconsegnò all'inserviente e sedette. Nella sinagoga, gli occhi di tutti erano fissi su di lui. Allora cominciò a dire loro: «Oggi si è compiuta questa Scrittura che voi avete ascoltato»” (Lc 4,16-21).

L’opera di Gesù è l’opera dello Spirito. La cristologia è supportata dalla pneumatologia. Nel Vangelo di Giovanni è Gesù stesso ad indicare la necessità (cfr. Gv 3,3-8) dello Spirito consegnando, in cinque discorsi, una vera e propria pneumatologia:

primo discorso: Gv 14,15-18, è Qualcuno che rimane; secondo discorso: Gv 14,25-26, è Qualcuno che insegna; terzo discorso: Gv 15,26-27, è Qualcuno che testimonia; quarto discorso: Gv 16,7-11, è Qualcuno che dimostra; quinto discorso: Gv 16,13-15, è Qualcuno che guida.

Sarà dopo la morte e risurrezione che tutto si compirà la mattina di Pentecoste, come annuncerà Pietro nel primo annuncio pasquale della storia:

“Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato dunque alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire” (At 2,32-33).

Cristo diviene così prototipo della vita nuova, piena libertà d’azione dello Spirito che Lo inabita. Missione definitiva dello Spirito è infatti quella di essere

“trasformati in quella medesima immagine, di gloria in gloria, secondo l'azione dello Spirito del Signore” (2Cor 3,18b).

Dunque essere cristificati.

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3. Una Presenza vitale

Primo segno pentecostale, primo non solo cronologicamente ma ontologicamente, è l’esigenza del vivere insieme - esperienza di ecclesiae.

“Erano perseveranti nell'insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere. Un senso di timore era in tutti, e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli. Tutti i credenti stavano insieme e avevano ogni cosa in comune; vendevano le loro proprietà e sostanze e le dividevano con tutti, secondo il bisogno di ciascuno” (At 2,42-45).

Nasce un nuovo modo di stare insieme e un nuovo modo di intendersi: “fratelli”. E’ nella comunità che si fa esperienza di Spirito ed è alla comunità che lo Spirito spinge per sospingere la comunità alla missione.

Si tratta di una nuova esistenza: “se uno è in Cristo, è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate; ecco, ne sono nate di nuove” (2Cor 5,17). Regime dell’ “uomo nuovo” (cfr. Ef 4,24a; Col 3,10a) testimoniato da Paolo, risonanza delle prime comunità di cristiani.

Egli è il Datore di carismi (cfr. 1Cor 12-14), garante dell’unità nella diversità. Egli è preghiera (cfr. Rm 8,26-27), abitando (cfr. 1Cor 3,16-17) in noi, nostro divino coinquilino. Egli ci da’ contezza di essere figli (cfr. Rm 8,14-17) in un’adozione soprannaturale.

E’ lo Spirito, conosciuto per mezzo di Gesù, che “rimane presso di voi e sarà in voi” (Gv 14,17b), perfetto compimento dell’intera Rivelazione.

Risulta alquanto interessante, alla conclusione di questo breve percorso, leggere il racconto dell’emblematico incontro tra Paolo e alcuni discepoli:

“Mentre Apollo era a Corinto, Paolo, attraversate le regioni dell'altopiano, scese a Èfeso. Qui trovò alcuni discepoli e disse loro: «Avete ricevuto lo Spirito Santo quando siete venuti alla fede?». Gli risposero: «Non abbiamo nemmeno sentito dire che esista uno Spirito Santo». Ed egli disse: «Quale battesimo avete ricevuto?». «Il battesimo di Giovanni», risposero. Disse allora Paolo: «Giovanni battezzò con un battesimo di conversione, dicendo al popolo di credere in colui che sarebbe venuto dopo di lui, cioè in Gesù». Udito questo, si fecero battezzare nel nome del Signore Gesù e, non appena Paolo ebbe imposto loro le mani, discese su di loro lo Spirito Santo e si misero a parlare in lingue e a profetare. Erano in tutto circa dodici uomini” (At 19,1-7).

Che non accada a nessun cristiano un’ignoranza riguardo lo Spirito, vero Animatore della Chiesa.

Vi auguro di conoscere, ogni giorno di più, lo Spirito Santo, Presenza reale in noi, Colui “che dà la vita” (Gv 6,63a) e la porta a compimento!

“Lunga vita ai carismatici!”

(San Giovanni Paolo II, 7 maggio 1981)

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