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ONDA DURTO Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno XIII, n.4, maggio 2011 www.liceoporporato.it/studenti/onda/onda_d'urto.htm ins. resp. Antonio Denanni/ Joram Gabbio Indice: editoriale p. 2 Giallo : un modo d’essere p 2 L’essenza del giallo p. 2 Sherlock e altre storie p. 3 Perché proprio il giallo? p. 3 Giallo come Tour p.4 Lo sport ha cambiato.. p.4 Bicicletta che passione p.5 Is yellow a romantic colour?p. 6 Pace e zafferano p..6 Sole cuore amore p. 7 Porporato music p.7 Montale e i limoni p. 8-9 Gialli irrisolti p.10-11 Il gruppo Amnesty p.12 Artisti e campioni p. 13 Ex 7 in condotta p. 14 Splash p. 15 Inglese-piemontese p. 16 Frutti di baobab p.17 L’Italia invecchia p.17 Febbre del sabato sera p.18 Bee Gees p.18 Prof. Pozzi p.19-20 La mia America p.21

Onda d'urto maggio 2011 - Liceo Porporato di Pinerolo...2011/05/04  · Passerà da Pinerolo la gara che veste di giallo il suo vincitore 4 Il Tour de France è uno tra i più importanti

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ONDA D’URTO Periodico degli studenti del Liceo ‘Porporato’ di Pinerolo - Anno XIII, n.4, maggio 2011

www.liceoporporato.it/studenti/onda/onda_d'urto.htm ins. resp. Antonio Denanni/ Joram Gabbio

Indice: editoriale p. 2 Giallo : un modo d’essere p 2 L’essenza del giallo p. 2 Sherlock e altre storie p. 3 Perché proprio il giallo? p. 3

Giallo come Tour p.4 Lo sport ha cambiato.. p.4

Bicicletta che passione p.5 Is yellow a romantic colour?p. 6 Pace e zafferano p..6 Sole cuore amore p. 7 Porporato music p.7 Montale e i limoni p. 8-9 Gialli irrisolti p.10-11 Il gruppo Amnesty p.12 Artisti e campioni p. 13

Ex 7 in condotta p. 14 Splash p. 15 Inglese-piemontese p. 16 Frutti di baobab p.17 L’Italia invecchia p.17 Febbre del sabato sera p.18 Bee Gees p.18 Prof. Pozzi p.19-20 La mia America p.21

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Non è un giallo che al centro di quest’ultima edizione di Onda d’urto ci sia un colore. È il colore dei daffodils di Wordsworth e dei limoni di Montale. Quello dei libri dal ritmo mozzafiato. Il colore del sole e della maglia gialla del Tour de France, che nell’imminente luglio solcherà le strade di Pinerolo. Ma anche, e soprattutto il colore dell’estate, ormai alle porte. Un pensiero di particolare in bocca al lupo ai maturandi, ormai prossimi a coronare il percorso liceale. A tutti i lettori, da parte della redazione, l’augurio di un’estate spumeggiante e luminosa, come il giallo.

JG

Se ci viene richiesto di associare il colore giallo con un elemento della nostra vita quotidiana la maggior parte di noi risponderà molto probabilmente il sole. Recenti studi hanno dimostrato che i colori influiscono sul nostro comportamento giornaliero, cosa di cui si era già accorto Pablo Picasso, che in un suo famoso aforisma sosteneva: “I colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni.” Prendiamo in esame il colore giallo. Esso è utilizzato nella cromoterapia per indicare l’estroversione, la crescita, il cambiamento, stimolando l’attenzione e la concentrazione (possiamo infatti ben notare l’utilizzo di questa tonalità cromatica nelle nostre aule scolastiche). Alcune ricerche sostengono che possa aiutare persino in malattie quali l’anoressia od in disturbi come l’eczema. Per quanto riguarda l’abbigliamento si sostiene che chi indossa capi gialli è sicuro di sé, denotando inoltre una forte personalità. Continua a pag. 21

Giallo: un modo d’essere? L’ essenza del giallo Secondo il luogo comune il colore giallo significa solarità,gioia, spensieratezza, gelosia; il punto di vista artistico non si discosta molto da queste attribuzioni e cerca nel colore essenza e spirituali-tà . Credo che le espressioni artistiche contribuiscano alla valorizza-zione delle cose semplici ed il colore, nell’espressione pittorica, possa determinare un’immediata emozione. Per comprendere l’essenza dell’ Arte è necessario andare oltre le apparenze e cercare di interiorizzare e assaporare, non soltanto con lo sguardo, l’aspetto cromatico. Siccome il tema è il GIALLO, propongo di osservare due pittori che hanno dato significati diversi a quel colore:Vincent Van Gogh e Wasilij Kandinskij Vincent fece del giallo il suo colore prediletto, attribuiva ad esso significati importanti quali l’amicizia, la luce, la speranza, la positività: era il colore della sua amata Provenza, nella quale si tra-sferì e visse gli ultimi anni della vita. In molti dei suoi dipinti è pre-sente il giallo, nei “Girasoli”,nei”Campi di grano” e”Nella sua stan-za”. Drammatica curiosità,”il giallo nel giallo”: proprio quel pig-mento che Vincent amava molto, nelle sue opere si sta imbrunendo. E’ stato un gruppo di ricercatori europei a constatare che il colore giallo, usato da Vincent, essendo a base di cromato di piombo, si modifica e reagisce agli agenti atmosferici sia a livello chimico che fotochimico:perciò deve essere tutelato! Speriamo che trovino al più presto una si è mantenuta soluzione! Chissà perché il colore dei“I girasoli” che si trovano alla National Gallery non si è modificato. Kandinskij, invece, dà un significato più spirituale al colore che può generare un effetto fisico e un effetto psichico: secondo lui il colore ha un odore , un sapore , un suono. Il giallo è l’emblema della follia prorompente ,dell’irrazionalità cieca, è paragonabile alla melodia che produce una tromba ed è accostabile alla figura geometrica del triangolo: ogni colore si associa ad una forma e ad un suono. Nell’opera “Giallo,Rosso,Blu”i colori sono paragonati al suono di vari strumenti musicali, l’artista afferma che proprio gra-zie alle sue risonanze interiori ogni colore produce un effetto parti-colare di intensa spiritualità. Il giallo presente nelle opere di Wasi-lij è dotato di un andamento orizzontale che lo fa protendere verso chi lo guarda, si allarga verso l’ esterno, abbaglia, respinge. Questo senso di motricità,di vitalità lascia trapelare la forte spiritualità ed essenza del colore, che non è inerte, non è statico ma è vita, è sentimento…..che passione il giallo!

LISA NOTA 5 A spp

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I libri gialli sono probabilmente i tipi di libri in cui ci si trova più coinvolti, già perché quando si inizia a leggere un giallo ci si ritrova immediatamente trascinati in una storia che quasi sempre sembra di avere chiarissima, ma ad un certo punto, per di-diversi motivi, ti ri-trovi a leggere un intreccio di differenti elementi e cosa fai??...ti cali immediatamente nella parte dell’investigatore o del ficcanaso di tur-no . La differenza tra noi

e loro? Bhè noi lettori, nonostante innu-merevoli sforzi, arriviamo ad un punto in cui il nostro cervello fuma, ma purtroppo non è servito a molto perché di solito ap-pena ti sei convinto d’aver trovato il colpevole ti accorgi che i tuoi erano solo castelli in aria e infatti il colpevole era ovviamente tutta un’altra persona. Il merito di queste impossibili soluzioni va tutto ai grandissimi autori come Aga-tha Christie e Sir Arthur Conan Doyle che sono capaci d’intrecciare vite, dissemina-re innumerevoli indizi di cui, solitamente, i più importanti sono anche i più imper-cettibili, far comparire nuovi personaggi nel bel mezzo d’un indagine che probabil-mente hanno un buon motivo per aver compiuto il crimine. Ammettiamolo, il desiderio di riuscire a risolvere uno di questi innumerevoli mi-misteri attira tutti. Affascina potersi senti-re, immedesimandosi nel protagonista una specie di eroe capace di smascherare sem-pre i più spietati assassini. Ne è un’esempio concreto l’adorabile e buffissima vecchietta Miss Marple (creata da Agatha Christie), sempre accompagna-ta dal suo fedele amico il Signor Sprinter, che finirà per far impazzire il povero ispettore Cradock. Martina Rostagno 4°B gin.

Sherlock Holmes e altre storie

Perché proprio il giallo? Il giallo… scommetto che non vi siete mai chiesti come mai questo genere letterario abbia come nome un colore. Questa denominazione nasce grazie alla collana di roman-zi pubblicati dalla Mondadori “Il Giallo Mondadori” che cominciò a essere pubblicata nel 1929.Infatti questa categoria letteraria è così definita solamente in Italia. Negli altri paesi viene denominata in altri modi: in Francia l’espressione più diffusa è roman policier, in Germania viene chiamata Detektivliteratur o Kriminalroman enel Regno Unito e negli altri paesi anglosassoni detective novel se è incentrato più sull’ambito delle indagini,thriller se fa da padrone la tensione psicologica e infine suspense nel caso un forte senso di angoscia prevalga all’interno del romanzo.Il giallo ha caratteristiche tipiche: il fulcro della storia di solito si basa su un crimine commesso o che si è tentato di commettere; l’investigatore o il poliziotto è uno dei personaggi principali, il quale deve svelare il colpevole del reato e la trama centrale è solitamente dominata dalla descrizione delle indagini e delle deduzioni del protagoni-sta. Un giallo molto bello che segue queste regole, ma contem-poraneamente le cambia facendo ruotare tutti i personaggi in tutti i ruoli che sono presenti nella storiaè“Dieci piccoli indiani” , film tratto dall’omonimo romanzo di Agatha Christie “Ten Little Indians”. La vicenda comincia con un invito da parte di un fantomatico signor Owens a sette o-spiti e tre membri della servitù in un gigantesco palazzo nel deserto; nelle camere di tutti però si trova una filastrocca appesa al muro che comincia così: “Dieci piccoli indiani se ne andarono a mangiar, uno fece indigestione, solo nove ne restar. Nove poveri indiani fino a notte alta vegliar: uno cadde addormentato, otto sol ne…” essa sarà poi il filo conduttore della trama… non vi racconto altro per non rovinarvi la sorpresa. Dunque, per concludere, un giallo è un racconto, un film o uno sceneggiato televisivo che ci trasporta all’interno della vicenda quasi interattivamente, alla ricerca della verità e che ci descrive e ci svela i sentimenti meno nobili e più reconditi dell’animo umano, come la rabbia, la possessività e la gelosia. Poter indagare in modo indiretto queste emo-zioni eticamente negative, ma che appartengono a tutti noi, stimola curiosità e interesse, determinando un alto numero di estimatori di questo genere letterario.

Matteo Villosio

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Passerà da Pinerolo la gara che veste di giallo il suo vincitore

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Il Tour de France è uno tra i più importanti eventi sportivi al mondo, a partire dal 1903 la corsa si è svolta ogni anno, ad eccezione dei periodi tra la prima e la seconda guerra mondiale, durante tre settimane nel mese di luglio, su un percorso ogni volta diverso attraverso la Francia ed i paesi confinanti. Il primo Tour fu organizzato su cinque tappe, dal 31 maggio al 5 luglio, con partenza e arrivo a Parigi e tappe intermedie a Lione, Marsiglia, Bordeaux, e Nantes. Tolosa fu aggiunta in seguito per interrompere la lunga traversata del sud della Francia, dal Mar Mediterraneo all’Oceano Atlantico. Le tappe iniziavano durante la notte e terminavano il pomeriggio successivo, con giorni di riposo per permettere ai ciclisti di recuperare le energie. La durezza della corsa ed i costi elevati per molti, portarono a sole 15 iscrizioni. Il primo Tour de France partì all'esterno del Café Reveil-Matin, il via fu dato dallo starter Georges Abran il 1° luglio 1903 alle 3 del pomeriggio circa. Il vincitore di questa prima edizione fu Maurice Garin che dominò quell’edizione. Sono, per altro, i francesi ad essersi ag-giudicati più volte il Tour, seguono il Bel-gio, la Spagna, l’USA e l’Italia, anche se negli ultimi anni il do- minio franco belga è andato in calando. Nonostante la sua glo- riosa storia il Tour de France è stato colpito da svariate crisi dovute alla morte di qualche ciclista, e, più recen-temente, uno scandalo che fa traballare tutto il mondo del ciclismo da molti anni: il do-ping. Il primo organizzatore fu Henri Desgrange, anche se fu Lefèvre a seguire la corsa nel 1903, in moto e in treno. Nel 1936 Desgrange dovette sottoporsi a due operazioni e il Tour doveva es-sere disputato tra queste, riuscì a persuadere il chirurgo a lasciargli seguire la corsa ugualmente. La corsa passò nelle mani di altri organizzatori tra cui uno dei più importanti fu sicuramente Jacques God-det che fondò il quotidiano sportivo l’Equipe il quale, ancora oggi, è l’organizzatore principale della manifestazione; anche se una delle grandi inesattezze riguardo al Tour de France è che sia stato creato dal giornale francese L’Equipe. In realtà, la corsa è stata ideata da l’Auto, una pubblicazione che può essere considerata l'antenata di quello che viene ritenuto il giornale sportivo più importante del mondo. La maglia gialla ha sempre rivestito uno spazio di risalto in quanto maglia più importante e colui che riesce a indossarla fino alla fine è il vincitore del Tour, anche se il vincitore del primo Tour de France non indossò questa maglia bensì un braccialetto verde. La prima maglia gialla fu indossata da Eugene Cristophe nell’edizione del 1919 ma l’unico ciclista che riuscì ad indossarla dall’inizio alla fine fu l’italiano Ottavio Botecchia nel 1924. La prima compagnia a sponsorizzare e a dare un premio giorna-liero al corridore che l indossava fu la “Sofil” una compagnia di lana , nel 1948.

Luca Margaglione

Giallo come Tour

„Wie Sport mein Leben verändert hat. Von Cecilia Salvai“

“Come lo sport ha cambiato la mia vita”… questo è il titolo del concorso internazionale indetto dal Goethe Institut di Monaco per promuovere lo sport femminile in generale, in occasione del Campionato Mondiale di calcio femminile che avrà luogo in Germania la prossima estate, a cui io ho partecipato scrivendo un testo di alcune pagine in cui ho raccontato le mie esperienze vissute, le sensazione ed emo-zioni provate, l’incontro di persone per me importanti, che uno sport come il calcio mi ha dato da quando ho iniziato a giocare fino ad oggi.

Continua a pag 10

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La bicicletta che passione Intervista prof Filippucci

Ci hanno detto che è un grande appassionato del ciclismo e di tutto ciò che riguarda la bicicletta. Ci parli un po’ di questo suo interesse. La mia passione è nata in modo abbastanza progressivo. Inizialmente, avendo la fortuna di non abitare molto distante dal luogo di lavoro, ho incominciato a re-carmi qui a scuola utilizzando la bicicletta, cosa che, nel frattempo, è diventata un’ abitudine. Al mattino, infatti, mi si vede mentre cerco di farmi largo tra fiumi di studenti con la mia fedele “compagna” accanto. Dopodiché è cresciuta anche una certa sensibilità ambientale ed ecologica, fino a quando la bicicletta si è trasformata in un vero e proprio stile di vita che ben si concilia con un’ altra mia grande passione, la montagna. Personalmente, ritengo che usare la bicicletta per andare in montagna non solo sia un’ ottima maniera per godersi il panorama e praticare sport, ma che diventi anche una sfida con se stessi, un inseguire i propri limiti e cercare di superarli, che altro non potrebbe dare se non soddisfazione. Preferisce andare in bicicletta da solo oppure in compagnia? Naturalmente in compagnia, quando c’è! E’ un bel modo per stare insieme e condividere dei momenti spe-ciali con coloro a cui si tiene e cui si è legati. E spesso, infatti, queste passeggiate le faccio con un paio d’ amici con cui ho in comune questa passione. Da un certo periodo a questa parte, poi, anche mio figlio ha cominciato a dedicarsi a questo salubre passatempo e quindi, contento del fatto di avergli trasmesso questo che, per me, è anche un valore, siamo già usciti insieme alcune volte. Mi piace l’idea che si stia avvicinando a questo mondo, mantenendo però anche i suoi impegni, e spero di poterlo coinvolgere sempre più. Come ben saprà, quest’anno il Tour de France attraverserà anche le strade di Pinerolo. Seguirà con ardore, oppure no, queste tappe? Premetto che non sono un fanatico di sport, ma seguo molto volentieri quelli legati al ciclismo. E di conse-guenza, quest’anno seguirò con altrettanto piacere il Tour de France. Anche perché Pinerolo non solo è stata tappa del Giro d’Italia, non solo lo sarà di quello francese, ma è anche teatro di un’iniziativa molto importante legata alla mountain bike e a uno sport che amo molto seguire: l’Iron Bike. L’Iron Bike consiste nell’ eseguire un determinato percorso che si snoda su sentieri impervi e su dislivelli notevoli. L’intera gara, a volte, può durare intere giornate e i dislivelli spesso ammontano a 20 000 metri. E so che, qui in valle, vi so-no anche alcuni ragazzi che vi si dedicano con successo e che, l’anno passato, in gare locali si sono classifica-ti in modo ottimo. Cosa che mi rende molto felice ed entusiasta. Ciò che al contrario, questa volta in senso negativo, mi colpisce abbastanza e che vorrei cambiasse, magari anche in vista di questo luglio, è il fatto che sul territorio sono presenti poche zone adibite alla circolazione di biciclette. Mi piacerebbe che vi fossero più incentivi da parte della regione per la realizzazione di spazi appo-siti dove si possa circolare in tranquillità e senza pericolo.

Selene Evangelisti e Lucrezia Simondi, VA Ginn

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According to the Romantic poet William Wordsworth, author of “Daffodils”- written in 1804 and published in 1807- it certainly is!

“Daffodils” treats a major theme of Ro-manticism: the relationship between man and nature, through the chromatism of the yellow flowers that excite the poet : “ I wandered lonely as a cloud that floats on high o’er vales and hills, when all at once I saw a crowd, a host of golden daffodils”. The poet, like the clouds, wandering alone, with no appar-ent purpose, “floats” between the hills and valleys. Then his eye catches the multitude of yellow flowers in a sooth-ing and harmonious landscape. The golden daffodils shine like stars in the Milky Way: the corollas of flowers-Wordsworth speaks of heads, a new humanization – create a gay dance. Wordsworth’s soul is filled with joy and gladness, heart-ened by that “jocund company”. Then, when he is alone, “vacant” and thoughtful, he thinks of the yellow flowers dancing with the wind again and his heart fills with deep emotions, perceiving the “bliss of solitude”. In this poem William Wordsworth deals with his “meeting” with these wonderful flowers. He recounts the experience of a walk in which he was inspired by the sight of a field full of yellow daffodils waving in the wind. He was fascinated, not so much by the flowers them-selves, but by the excitement that they caused to him: as soon as he saw them, he immediately felt a stronger power which gave him great joy. This feeling could not be com-pared to anything else, so that the poet could not break away from this place. After the initial extreme joy, the poet realizes that he needs this kind of silence to feel well enough to compose poetry. Thus, daffodils can be consid-ered the cause of the poet’s artistic creation. This demonstrates how a simple yellow flower can move a noble mind to go beyond the boundaries of reality to touch imagination which is a unique in all of us. The colour of the flowers is indeed of great importance for the poet. Through it, we can enjoy both the beauty of the flower and of the poem. There is nothing more romantically …..yellow! Micaela Lombardi

Greta Falcone IVAspp

«Is yellow a romantic colour?

Missioni di pace e zafferano? Ebbene sì, infatti la

coltivazione di questa spezia è una delle principali risorse degli abitanti dei paesi in guerra.

Parlando con il Tenente Colonnello Laurenti, sono venuta a conoscenza di questa importante missione: attualmente molti soldati italiani sono impegnati in missioni di pace in Afghanistan e dall’Italia è partita l’idea di donare ai villaggi dello stato dei bulbi di zafferano, appunto, in modo che i contadini possano trarre un gua-dagno, sebbene questo sia molto inferiore all’effettivo ottenuto dalla vendita nei nostri paesi, a-deguato per la loro sopravvivenza.

Questa operazione anche se può sembrare irrilevante, a differenze delle grandi missioni proposte dagli americani che pe-rò risultano inutili, è spesso sog-getta ad alti rischi, come mi spiega il tenente, infatti i carichi sono sovente soggetti ad attac-chi e le persone a bordo sono uc-cise.

I bulbi di zafferano hanno inoltre sostituito le coltivazioni di oppio; alla conse-gna c’è una specie di cerimonia in cui i bulbi vengono dati al capo villaggio che provvederà a distribuirlo ai contadini.

Il tenente conclude dicendomi che a suo parere que-sta idea è buona ma probabilmente non sostenibile nel tempo.

Martina Rostagno

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Sole cuore amore Sole, caldo, mare, ma soprattutto... vacanza. Chi non ama i giorni di riposo sotto l'ombrellone? E' assodato che l'estate sia la stagione più amata dai giovani ed il momento più atteso dell'anno poiché segna l'inizio della libertà! Libertà di orari, doveri limitati ed in particolar modo libertà dalla scuola. Ma non dallo studio, ovviamente, grazie ai compiti delle vacanze che tanto amiamo... A parte questo dettaglio non trascurabile, l'estate è un periodo fantastico: si conosce gente nuova, ci si reca in vacanza al mare o in montagna o, più semplicemente, si rimane in casa a riposarsi. E poi, bagni, serate, falò sulla spiaggia e ghiaccioli a gogò. D'estate tutto cambia, si ha la possibilità di svolgere tutte le attività che si sono rimandate durante l'anno, di rivedere gli amici di sempre e di farsene di nuovi. Si possono chiarire incomprensioni e malintesi,

la vita è più leggera ed anche noi ci sentiamo più leggeri e più sereni. L'estate è il momento in cui ci si può riscattare, si può crescere ed amare. Le giornate sono scandite da lunghi pisolini, scorpacciate di gelati, tanta musica e spensieratezza. Questo più o meno fino all'ultima settimana prima del rientro, durante la quale le strade si svuotano di ragazzi, che si sono ricordati improvvisamente di avere i compiti delle vacanze ancora in buona parte da svolgere... Ma, riflettendoci bene, se fosse sempre vacanza dopo un po' ci annoieremmo. E chi, dopo tre mesi di vacanza, non ha voglia di mettere di nuovo piede nell' amata scuola? Voi direte: “Nessuno!!”. La risposta è ovvia! Tuttavia, secondo me, una vita senza versioni di greco, interrogazioni di latino o verifiche di matematica, non sarebbe la stessa. E, nonostante ci facciano tribolare tutto l'anno, ci mancherebbero anche i prof. (bhè... almeno un pochino,no?).

La vacanza è bella e si gusta proprio perché il resto dell'anno si fatica e si lavora. E se adesso non ce la fate più, non demordete, l'estate è davvero dietro l'angolo!

Beatrice Roux 4CG

Oggi vorrei parlarvi di una canzone che ha suscitato sia successo che critiche a una delle band più famose dell’xx secolo: il brano si intitola “ yellow submarine”. Come avrete ben capito….(almeno spero) la band di cui stiamo par-lando sono i Beatles, i re del beat inglese! La band era composta da John Len-non , Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr…. 4 grandi artisti che messi insieme riuscivano a conquistare molto apprezzamento sia da un pubblico giovane che da un pubblico più adulto. La canzone “yellow submarine” è stata scritta da Paul McCarney e pubblicata un po’ prima del loro settimo album “Revolver”: la sua struttura era molto semplice, sia dal punto di vista musicale sia dal punto di vista dei contenuti e fu proprio quest’ ultima caratteristica a scatenare scandalo in Inghilterra, poiché molti sostenevano che fosse il risultato di un delirio causato dall’assunzione di LSD. Le parole utilizzate nel brano

evocano situazioni puramente fantastiche, in modo molto elementare. Alle accuse di far uso di droghe Paul McCartney rispose di averla scritta per i bambini. Nonostante questa e altre critiche di vario tipo, la canzone ha scalato le classifiche di molti paesi, tra cui anche l’Italia: negli Stati Uniti il picco massimo lo raggiunse con il 2° posto della Billboard Hot 100, il 1° della Record World e il 2° in Cashbox, mentre nel Regno Unito è stata per ben 4 settimane al 1° posto di tutte le più importanti classifiche nazionali ed in Italia ha raggiunto il 2° posto della Hit Parade, restandoci per ben 14 settimane. Queste che vi ho scrit-to sono delle brevi informazioni che vi possono aiutare nell’ascolto della canzone, io vi saluto e…… BUON ASCOLTO!! Davide Alovisio 3B SPP

PORPORATO MUSIC : Un sottomarino giallo

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Montale, poeta scabro ed essenziale nell'uso della parola, descrive il paesaggio ligure, che ama, ripudiando richiami elevati e nomi difficili: ecco apparire ai nostri occhi fossi, pozzanghere, ciuffi di canne, ossi di seppia e all'improvviso, a dar vita e luce, ecco l'esplosione cromatica del giallo dei li-moni, immagine gioiosa offerta a tutti coloro che sanno comprenderla, anche a chi non possiede nulla. Questa visione concreta non è solo gradita agli occhi, infatti insieme all'aspro odore che si emana da questi alberi, il poeta sembra voler svelare i segreti della natura, anche se è solo un'illusione. Nelle città verrà la triste pioggia d'autunno, il rigore dei freddi inverni, ma potrà bastare forse l'immagine, attraverso una porta socchiusa, dello sfolgorio giallo di un limone, per scorgere, in

quell'oro solare, un raggio di speranza.

E' come cercare nei paesaggi quotidiani, tra il rumore delle onde che cullano i pensieri e il profumo di salsedine, l'unica speranza possibile. Serve una realtà semplice da poter sfiorare, serve un varco da oltrepas-sare. Senza più barriere, per potersi immergere nell'infi-nito. Dentro alla difficile e misteriosa natura a volte si nascondono quegli "anelli che non tengono". Errori, in-terruzioni da cui è possibile penetrare nel concreto e for-se trovare il vero. Quel giallo dei limoni abbaglia. Giallo pieno di vita, giallo che sa sciogliere per un attimo l'inverno. Giallo che diventa melodia.

I limoni: profumo aspro, profumo d’estate. Per Montale nessuna pian-ta è importante quanto quella dei li-moni. Nel suo profumo è racchiusa la sua forza, la sua essenza, la spe-ranza per l’uomo. Si parte dalla concretezza e dalla familiarità dei gialli limoni per arrivare al varco attraverso il quale riusciamo ad en-trare dentro alla realtà. L’uomo attraverso questa pianta prova spe-ranza che il mondo in cui vive , soffocato senza alcuna revoca, possa cambiare.

Giallo limone La VB spp riflette sui limoni di Montale

Notevole rilievo è assunto dal giallo dei limoni. La pianta di quest’ultimi, a livello estetico, è solare e provoca sensazioni gioiose e trasmette allegria; nello stesso tempo, però, la bellezza del colore si contrappone al gusto aspro del frutto stesso. I limoni e, per riflesso, il colore di questi ultimi, diventano il simbolo della poetica di Montale. Egli, nel suo componimento, scrive di povere e sempli-ci cose e tende a instaurare un rapporto diretto con gli oggetti e le piante. Il poeta preferisce gli orti ravvivati dal giallo dei limoni dove hanno tre-gua il conflitto di sentimenti e delle sofferenze che vengono distratte dal loro profumo, anziché una realtà falsata da poeti laureati che la rappresentano con uno stile aulico. Infine, per Montale, la visione del giallo vivido dei limoni, e-vocando un piacevole insieme di profumi, suoni, e colori familiari e festosi che per un istante riconciliano con la vita, permette al cuore di riscaldarsi e di far sciogliere il gelo che, per quotidiane ragioni, lo ricopre.

Se pensiamo al colore giallo che cosa ci viene in mente? Il sole, la vitalità, l'ottimismo, la viva-cità, la leggerezza e tantissime altre cose posi-tive. Perchè Montale poeta pessimista per eccellenza dovrebbe parlare del giallo dei li-moni? Vivere, per lui, è come trovarsi di fronte a una muraglia che ha in cima dei cocci aguzzi di bottiglia e che non permette di vedere al di là di questa. Non c'è niente che può consolare l'angoscia esistenziale dell'uomo, secondo l'autore ligure. Neppure la poesia che, per Ungaretti e per i poeti del Decadentismo, era strumento per conoscere la realtà può più offri-re all'uomo alcun tipo di aiuto. Montale osservando la realtà delle città rumorose, la pioggia, l'inverno freddo e noioso, le piccole vie in cui l'azzurro del cielo appare a squarci, comprende la delusione della vita e il suo animo si riempie di tristezza e angoscia. Da un portone semiaperto appare dal cortile il giallo vivido dei limoni, ed ecco che si accende una luce improvvisa che scioglie il gelo e crea un piacevole mix di profumi e colori, per un istan-te tutto questo dona una sensazione di spe-ranza, anche se aspra .

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GIALLO MONTALE Perché proprio gialli? Solitamente il colore utilizzato per la pelle dei cartoni animati non è il giallo. L'utilizzo di questo colore nella serie I Simpson è volutamente ambiguo. Nella simbologia classica e mitologica è il colore contraddittorio e ambivalente: il giallo chiaro è simbolo della luce del sole, intelletto, intuito, fede e bontà (elementi riconoscibili nel carattere della famiglia Flanders); il giallo scuro, invece, in-dica sentimenti contrapposti, ossia gelosia, ambizione, furtività, inganno, perfidia e avarizia (basti pensare a Mr. Burns!). Tra questi due estremi di colore ruotano tutti i personaggi della serie; infatti, non sono mai totalmente buoni, nè tanto meno completamente cattivi. E' l'insieme di queste contraddizioni (un giallo medio) a renderli cosi umani e vicini

alla realtà. Nella poetica di Eugenio Montale è possibile riconoscere la vo-

lontà di non allontanarsi dalla realtà. Prendendo in esempio la poesia "I limoni", tratta dalla raccolta "Ossi di seppia", è evidente il rifiuto di una versificazione aulica e sublime, ufficiale e tradizionale, propria dei "poeti laureati". Ad essa Montale contrappone una realtà comune. Al culmine si pone l'immagine risolutiva e simbolica dei "limoni", emblema di una realtà nuda e aspra, ma intensamente viva e colorata. I Limoni attraggono l’attenzione del poeta perché, al di là del loro aspetto esteriore, essi sem-brano nascondere un significato più profondo, che il poeta si sforza di decifrare. I versi di Montale nasco-no dal desiderio di comprendere il mondo che lo circonda, piuttosto che da un atteggiamento contemplativo o sentimentale: ma questo desiderio di conoscenza è destinato a rimanere inappagato. La poesia esprime tutto il pessimismo razionale del poeta e si ricollega al celebre canto di G. Leo-pardi “Canto Notturno di un pastore errante dell’Asia”. In questo canto il Leopardi chiede alla luna di dire al poeta il significato della vita, ma la luna rimane silenziosa e muta. Allo stesso modo Montale chiede alla Natura di svelare i suoi segreti, ma essa resta muta e silenziosa, lasciando l’umanità priva di senso. Ma gli uomini hanno la possibilità di ritentare di capi-re i segreti in un continuo ed estenuante tentativo di ricerca, che forse un domani non sarà vano ma utile. I limoni rappresentano la forza e il coraggio per gli uomini andare avanti in questa ricerca del significato della vita. Rappresentano anche un momento religioso incluso dal poeta nei versi 34-36:"Sono i silenzi in cui si vede/ in ogni ombra umana che si allontana/ qualche disturbata Divini-tà".

I limoni sono il simbolo della razionalità dell’uomo che pur costretto a vivere in una natura ostile ha a disposizione la mente che " indaga accorda disunisce/ nel profumo che dilaga / quando il gior-no più languisce".

E' una delle poche poesie dì Montale cui si possa attribuire, alla fine, un significato e un messaggio posìtivi, in quanto lasciano aperta una prospettiva di speranza; ma la speranza consiste unicamente nell'estrema riduzione dell'oggetto del desiderio, in un elemento povero e comune, su cui concentrare, simbolicamente, le certezze limitate di un'effimera gioia, senza ulteriori attese di palingenesi e di rinnovamenti.

il giallo solare della spe-ranza, l’agrodolce degli agrumi. Montale nella po-esia “ i limoni “richiama tutto questo e cerca di penetrare nel mistero del-la natura e scoprirne i suoi segreti : " uno sbaglio di natura/il punto morto del mondo,l’anello che non tiene ,il filo da disbrogliare “…ma “l’ illusione man-ca”dunque l’ unica parte di ricchezza che tocca a”noi poveri”è “l’odore dei limo-ni”.

I limoni, semplice pianta, diventano

simbolo dela poetica di Montale che

canta di povere e umili cose e tende a

creare un rapporto diretto con gli ogget-

ti e le piante.

I limoni che rallegrano gli orti e le

viuzze e che danno tregua al conflitto

dei sentimenti e delle sofferenze con il

loro profumo, appaiono al poeta nasco-

sti dentro un portone semiaperto e

diffondono in lui una luce che dissolve

il gelo del cuore ed evoca un insieme di

suoni, colori e profumi familiari che per

un istante provocano serenità

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"SE RICORDASSI COSA VIENE DOPO ABRA VI FAREI SPARIRE TUTTI" Precisamente il 31 ottobre 1926 con le ultime parole alla moglie "Se c'è un modo per tornare dall'aldilà io lo

farò" morì Harry Houdini. Ma torniamo un po' indietro...Harry nacque il 24 marzo 1874 è stato il più grande illusionista-esapologo(deriva da escape significa fuggire) di tutti i tempi. Inizialmente intratteneva il pubblico con

giochi con le carte e divenne così bravo che si fece chiamare "il re delle carte" ma non ottenne grande successo. Più avanti durante uno show si esibì nella fuga delle manette e piacque così tanto che decise di proseguire la sua carriera aumentando la difficoltà. Harry era in grado di liberarsi da camice di forza e da qualsiasi tipo di corda o manetta in qualsiasi posizione, riuscì ad evadere da un carcere di massima sicurezza, da un barile per il latte pieno d'acqua il cui tappo era legato ad un collare da lui indossato; ma tutti conosciamo Houdini per le immersioni nelle vasche ammanettato e legato a testa in giù o per le immersioni a 90 metri nei laghi dentro una cassa di legno.

Poco dopo che morì sua madre iniziò ad affidarsi allo spiritismo per poter mettersi in collegamento con lei ma presto scoprì che erano tutti dei truffatori così iniziò a smascherare tutti i medium, creandosi dei nemici come Conan Doyle(scrittore di Holmes), ma di nascosto cercava ancora qualcuno che lo accontentasse.

Harry si era sempre vantato della sua forza incredibile che possedeva sulle braccia e sull'addome ed è per questo che permetteva a chiunque di dargli dei pugni in pancia ma una sera un boxer, entrato nel suo camerino gli diede un forte pugno in pancia senza permettergli di prepararsi; Harry soffriva già di peritonite ma il pugno aggravò la situazione! Il giorno dopo a-vrebbe dovuto eseguire un numero molto pericoloso! Si volle esibire nonostante il medico gli avesse detto che era urgentemente da operare, ma lui insistette dicendo "Se è il mio ultimo spettacolo, lo farò". Finita l'esibizione venne subito ricoverato e operato ma il 31 ottobre non ci fu niente da fare: Harry Houdini morì. Prima di morire disse alla moglie che ad ogni anniversario della sua morte avrebbe dovuto tene-re una seduta spiritica per provare a contattarlo. Per dieci anni,la moglie tenne accesa una can-dela e fece ciò che gli aveva detto Harry ma alla fine arrendendosi, spense la fiamma e disse "Anche la mia ultima speranza se ne è andata. Non credo che Houdini possa tornare da me o da chiunque altro. Ho mantenuto viva la fiamma accanto alla foto di Houdini per dieci anni, ma è giunto il momento di spegnerla. BUONA NOTTE HARRY!". Ebbene il 24 marzo c'è stato il 137°anniversario della nascita di Harry Houdini.

Noemi Francescon III B P

Gialli

irrisolti

Continua da pag 4 Le speranze erano poche visto che erano stati inviati più di 800 racconti e ne sarebbero sta-stati scelti solamente 30; ma alcune settimane fa mi è giunta una bellissima notizia, sono stata invitata a Monaco di Baviera e a Berlino dall’11 al 27 Giugno! Lì farò parte di un gruppo di 30 ragazze appunto tra i 16 e i 18 anni provenienti da 18 Pae-si. Avrò l’occasione di studiare tedesco presso il “Goethe Institut München” al mattino, men-tre il pomeriggio sarà dedicato alle visite delle attrazioni turistiche di Monaco e dintorni. Il 23 Giungo ci trasferiremo a Berlino dove inizieremo le prove per la cerimonia di apertura del Campionato Mondiale nello Stadio Olimpico di Berlino, dove assisteremo anche alla partita inaugurale Germania vs Canada. Ancora una volta grazie allo sport potrò vivere un’esperienza unica e indimenticabile; avrò la possibilità di conoscere ragazze provenienti da tutto il mondo, visitare luoghi mai visti pri-ma, respirare l’aria di un Mondiale del mio sport preferito e poter studiare in una scuola te-desca molto importante. L’emozione è fortissima, anche se adesso non riesco ancora a rendermi conto di tutto ciò e soprattutto poter assistere alla partita inaugurale è per me la realizzazione di un piccolo-grande sogno e spero un giorno di potervi partecipare anche nelle vesti di giocatrice!!! Un grazie speciale alla professoressa Strollo per il tempo che mi ha dedicato in questo peri-odo.

Cecilia Salvai

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.“Sì, ma… parliamo della paura. Non alzeremo la voce e non ci metteremo a urla-re. Parlerò razionalmente. Voi e io. Parleremo del modo in cui il solido tessuto delle

cose si disfa, a volte, con una subitaneità che ci lascia scossi…” A volte ritornano, Ste-phen King

Dal carcere, 2007/11/12 Robert, sì, è tutto vero. Le tue parole, così banalmente disgustate, non hanno provocato il minimo pentimento in me, anzi mi hanno confermato l’utilità delle mie azioni passa-te. Ciò che ho fatto rappresenta la mia risposta alla disperata richiesta d’aiuto del mondo, di quel mondo malato in cui anche tu vivi. Dunque, non sprecare il tuo tempo con futili discorsi; tu non sai, nessuno sa. Ebbene, hai presente cosa significa essere prescelti? Non credo. Sono nato da una donna, una qualunque donna senza significato. Fui abbandonato e affidato a dei parenti, invasati religiosi. Infine scappai. Sentivo il richiamo della vita, sapevo che aveva qualcosa in serbo per me. Lo ammetto, ho compiuto piccoli crimini sconclusionati, nati dal bisogno compulsivo di infrangere le regole; ero giovane, e chi, in passato, non ha mai com-messo degli errori? In verità, come ho detto, sapevo di avere una missione. Stava arrivando il momento. Si avvicinava con la stessa rapidità con cui il cianuro distrugge le funzioni vitali. Decisi, all’improvviso, di divenire un chitarrista hippy. Una notte mi svegliai e compresi che dovevo farlo. Di conseguenza, armato delle mie limitate conoscenze musicali, mi recai a un importante ritrovo hippy, il “Summer of love”. Ah, eccolo, il cambiamento. Quelle persone non erano altro che tenui riflessivi utopie umane; quell’amore tanto predicato non era altro che l’altra faccia della medaglia d’odio. Li riconobbi subito, come anime perdute che ritornano a casa, come falene attratte dal fuoco. Loro erano il mio popolo, pendevano dalle mie labbra, approvavano, facevano propria ogni mia parola. Conosci il potere del controllo? Io dovevo guidarli. Insieme avremmo creato un mondo nuovo, pulito. Ci siamo riusciti, in parte. Continueremo a provarci.

Charles Manson Charles Manson, a capo del suo ristretto gruppo di “prescelti”, il 9 agosto 1969 pianificò e realizzò un'intrusione a Cielo Drive, un ricco quartiere di Los Angeles, con l'obiettivo di en-trare nella villa al momento abitata da Roman Polansky e da sua moglie Sharon Tate. Qui uccise più di nove persone e infierì crudelmente sui loro corpi. Dopo numerosi delitti, Man-son e la sua setta furono condannato all’ergastolo. Il 25 maggio 2007, presso il carcere di Corcoran, l'undicesima udienza richiesta da Manson per ottenere la libertà vigilata è stata respinta. L'uomo, 74 anni al tempo del processo (di cui 42 trascorsi in carcere), non era pre-sente all'udienza, ma dichiarò alla stampa tramite il proprio avvocato che nel 2012 avrebbe presentato puntualmente la sua dodicesima domanda di rilascio.

Lucrezia Simondi VA Ginn

Gialli

irrisolti

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SUPPLEMENTO D’ANIMA Il gruppo di Amnesty International del Porporato

Odissea dei diritti. “Odissea all’alba”, il nome attribuito dalla Nato alla “missione di pace” che è iniziata alle 15 del pomeriggio del sabato 19 marzo. I primi ad attaccare sono stati i caccia francesi che han-no intrapreso una missione di ricognizione su un’area di circa 100-150 chilometri in-intorno a Bengasi, roccaforte dei ri-belli. Alle 17:45 il primo fuoco con quattro raid che hanno distrutto al-cuni carri armati e blindati delle mi-milizie libi- che. In prima serata, alle 20.30, Barack Obama, il nobel per la pace “alle intenzioni”, entra in scena con una portaerei e tre sottomarini. Dietro di lui, da sott’acqua arrivano i guerrafondai inglesi. Passata la nottata, la conta parla di 110 mis-sili Tomahawk lanciati contro le truppe del Colonnello Gheddafi, 20 obiettivi strategici colpiti e fiamme che divampano a Tripoli, Misurata, Zuara, Sirte, Bengasi e Mitiga. Buongiorno Libia, l’attacco è sferrato. Questo è stato solo il primo giorno, il primo di una lunga serie di ulteriori scontri tra mercenari pagati da Gheddafi e ribelli sostenuti dalla Nato, ma solo notizie dell'altro giorno che dodici ribelli sono stati uccisi, per sbaglio, dalla stessa durante un bombar-damento. Una guerra che a oggi conta già diverse migliaia di morti ed un numero im-precisato di feriti e scomparsi e della quale ancora non si vede una fine prossima.

E come in ogni guerra il rispetto dei diritti umani viene ovviamente trascurato: giornalisti arrestati, bombardamenti su civili innocenti, sparatorie sulla massa e condanne illecite.

Amnesty International si sta muovendo per tutelare e difendere ancora oggi, anche in questa situazione, i diritti di tutti e lo fa mediante appelli: firma anche tu! Firmare non costa nulla, ma fa la differenza.

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Artisti e campioni tra noi Elisa Petruccelli e Maria Chiara Maccarone, 2B Cl

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Intervista doppia a Elisa Petruccelli (2B Cl) e Maria Chiara Maccarone, una cantante e l’altra chitarrista del gruppo tutto femminile “Never Named Before”! Parlateci del vostro gruppo. Si chiama “Never Named Before”, siamo cinque ragazze, e siamo molto orgogliose perché non si trovano spesso band for-mate da sole ragazze, e per questo siamo un po’ fuori dagli schemi. Suoniamo insieme da poco (abbiamo provato la prima volta il 7 settembre 2010), ma abbiamo già fatto tre concerti, e modestamente siamo abbastanza brave! Come vi siete conosciute? Noi cinque ci siamo conosciute perché ognuna di noi aveva iniziato a praticare il proprio strumento, e aveva voglia di suo-nare con altre persone. Elisa (scusate la terza persona, ma dato che Elisa e Maria Chiara in questa risposta si alternano…) aveva bisogno di un gruppo, e allora ha chiesto a Maria Chiara (che aveva iniziato a suonare la chitarra da un anno) se poteva aiutarla. Maria Chiara ha fatto entrare nel gruppo una sua amica che suonava la batteria, e quest’ultima ha proposto la stessa cosa a una sua compagna di classe tastierista. Intanto, abbiamo anche conosciuto la nostra bassisita. Qual è il vostro genere? E’ un rock aperto un po’ a tutto: facciamo principalmente cover dei Muse e degli Evanescence, ma il nostro vero genere forse potremo dirlo quando scriveremo dei pezzi nostri. Ogni quanto vi incontrate? E’ importante per noi incontrarci almeno una volta alla

settimana: dopo un po’ non riusciamo più a stare senza suonare! Una volta pensavamo di incontrarci in un giorno fisso, ma con la scuola abbiamo deciso che è meglio decidere volta per volta quale giorno del weekend è più comodo per noi. E’ difficile conciliare le prove con la scuola, ma già all’inizio sapevamo che avremmo dovuto fare delle piccole rinunce per il nostro sogno. Dove provate? Effettivamente, noi proviamo nella cantina di Maria Chiara a Cumiana! Suo papà ci sta aiutando moltissimo, e anche se la mamma all’inizio non era molto d’accordo a sacrificare la can-tina ora la stiamo poco a poco insonorizzando e trasformando in una vera e propria sala prove! Cosa volete comunicare con la vostra musica? Principalmente la nostra passione: la musica comunica cose diverse in base a chi ascolta e all’umore di chi suona. Magari sei più energica quando devi scaricare la tensione, oppure quando è una bella giornata la tua musica ha una grande carica, quindi la parte migliore sono proprio i cambiamenti da un’esecuzione all’altra. Avete progetti per il futuro? Quando potremo venire a sen-tirvi? Per il momento non abbiamo date fisse, ma abbiamo comunque il desiderio di continuare a suonare in giro, soprat-tutto per il fatto che abbiamo in cantiere una serie di nuovi pezzi. Lorenzo Giraudo, 1ACl

Francesco Cirone, 1ACl, campione sul campo di basket!! Quando hai iniziato a giocare a basket? Per iniziare diciamo che il primo sport che ho praticato non e’ sta-to il basket ma il calcio; essendo largamente diffuso come sport ed essendo, a detta di molti, abbastanza divertente, anche io come molti altri bambini della mia eta’ avevo iniziato a giocarci, conti-nuando per circa 8 anni. Successivamente smisi per un certo periodo e decisi di cambiare percio’, dopo aver parlato con un amico che gia’ da diverso tempo giocava a basket, optai per quest’ultimo. Da quel momento fino ad ora, circa 5 o sei anni, non ho mai smesso di giocarci, rapito dalla sua bellezza e velocita’. Perché hai scelto proprio questo sport? Non c’e’ stato un motivo particolare; prima di iniziare conoscevo vagamente questo sport, ma dopo averlo provato mi sono subito appassionato e non ho mai smesso di giocarci. Come/quando ti alleni? Concili bene scuola e sport? Da quando ho iniziato ho continuato a giocare periodicamente quattro volte a settimana, contando tre allenamenti e la partita di campionato. Rispondendo alla seconda domanda invece non ho mai avuto grossi problemi a conciliare la scuola con lo sport; seb-bene sia abbastanza impegnativo organizzarmi con lo studio, so-prattutto in quest’ultimo periodo, riesco comunque a giocare, anzi, il basket e’ diventato anche necessario per me, poiche’ e’ un mo-do per scaricarsi e perdere di vista tutti i problemi, siano essi ri-guardanti la scuola o tutto il resto. Quali sono le qualità che un giocatore di basket deve avere per essere bravo? Indubbiamente la qualita’ piu’ importante che ogni giocatore che

si rispetti dovrebbe avere e’ l’intelligenza di gioco; questa infatti e’ una caratteristica che, a mio parere, non tutti gli sport richiedono, ma che diventa fondamentale nel basket, considerando che quando sei in campo tutti i tuoi compagni dipendono da ogni tua singola mossa, sia essa offensiva o difensiva; oltre a cio’ devi anche essere abbastanza veloce ed avere una buona resistenza e ottimi riflessi. Raccontaci la tua carriera sportiva. Non c’e’ molto da dire, io e la mia squadra ci siamo sempre limi-tati a giocare le fasi regionali ma poche volte siamo andati oltre; in ogni caso considerando che l’impegno non e’ sempre costante sia da parte della squadra ma soprattutto da parte mia (ahah) ci basta questo. E’ uno sport molto praticato nella zona di Pinerolo? A dir la verita’ il basket a pinerolo non e’ molto praticato pero’ possiamo considerarlo come il secondo sport piu’ praticato dopo il calcio. Pensi di continuare a livello professionistico? Non credo proprio, sia perche’ non sono eccezionale a giocare, ma anche perche’ e’ una strada molto complicata da intraprendere per il momento preferisco continuare a questo livello poi si vedra’. Un pregio e un difetto di questo sport. Uno dei pregi del basket e’ che e’ molto divertente ma anche abbastanza difficile; quest’ultimo fatto implica sicuramente, per chi si impegna, continui miglioramenti che, a differenza di molti sport noti

Lorenzo Giraudo, 1ACl

Francesco Cirone, 1ACl, campione di Basket

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Ex 7 in condotta Rilassati dalle vacanze di Pasqua?? Bè, a quan-to pare, questi ragazzi no!! Ecco altre note disciplinari di quest’anno! Ecco cosa hanno fatto alcuni “studenti mo-dello”( non del Porporato!!) che si sono bec-cati un bel 7 (o giù di lì) in CONDOTTA!!

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• “D. dice di andare in bagno: va a fumare e torna con cappucino e brioche a fare colazione in classe!”

• “L’alunno F. viene da me visto tirare e torcere l’orecchio al compagno E. dicendo che fosse uno scherzo di compleanno. E. lamenta dolore

• L’alunno X si scoppia i brufoli mentre lo interrogo”

• “L’alunno M.S. costruisce con impegno la sorpresa trovata dentro l’ovetto kinder, che si è mangiato durante la spiegazione. Prof.M”

• “L’ alunno O. non può rispondere alla domanda da me eseguita in quanto ha sette caramelle in bocca.”

• “La classe tenta di distruggere i vetri con la palla medica • “Desidero comunicare che durante l’ora del compito in classe vostro figlio è rimasto coi glutei fuori dai

pantaloni” • “L’alunno A.F. e D.G. distruggono l’armadio mentre giocano al wrestrling” • “L’alunno A.V. si alza dal posto per entrare nelle tasche del giubbotto di G.P.” • “Perda le speranze di suo figlio in quanto non fa un tubo non gli frega della materia e costantemente chiede di

uscire a fumare. Consiglio di iscriverlo a ragioneria che passano tutti” • “F. invita verbalmente la signora bidella a tornarsene nel suo putrido gabbiotto dopo un animato litigio” • “M.P.sostiene di giustificarsi per lutto familiare, ma risulta che la nonna sia morta e risorta almeno 8 volte” • “La classe con la scusa che i prezzi del paninaro sono aumentati cucina pasta e pesto portando pentolame,

piatti e fornelletto da campeggio” • “Gli alunni P. e A. alle ore 10 e 25 escono dall’armadio” • “L’alunno M.B. sprovvisto di fazzoletti si sente autorizzato a strappare una pagina della Divina Commedia per

soffiarsi il naso” • “Gli alunni P e M gettano cartine incendiate dalla finestra colpendo la Prof. B che riporta bruciature sui capel-

li” • “L’alunno è entrato in aula, dopo essere stato per 20 minuti al bagno, aprendo la porta con un calcio; ha fatto

una capriola e ha puntato un’immaginaria pistola verso l’insegnate dicendo “ti dichiaro in arresto nonnina!”

• “T, L e B chiudono in bagno una loro compagna perché ritenuta da loro “cesso”"

• “L’alunno L.P. durante l’ora di educazione fisica insegue le compagne di classe sventolando in aria lo scopino del water”

Mirjam, 5 b\l

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aforismi “ La bicicletta insegna cos'è la fati-ca, cosa significa salire e scendere - non solo dalle montagne, ma anche nelle fortune e nei dispiaceri - inse-gna a vivere. Il ciclismo è un lungo viaggio alla ricerca di se stessi.”

Ivan Basso Un paese senza cultura e arte, senza i mezzi per fare cultura e arte, è un paese che non si rinnova, che si ferma e non ha accesso a ciò che succede in paesi più importanti, negandosi così ad un futuro vero, autentico e soprattutto libero.

Carla Fracci Senza musica la vita sarebbe un er-rore

Friedrich Niietzsche C’è solo un modo di dimenticare il tempo: impiegarlo

Charles Baudelaire Finchè la guerra sarà considerata una cosa malvagia, conserverà il suo fascino; quando sarà considera-ta volgare, cesserà di essere popola-re.

Oscar Wilde Non tutto ciò che può essere conta-to conta e non tutto ciò che conta può essere contato.

Albert Einstein

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Dizionario inglese-piemontese

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Fair = Ferro Fall = Scemo, infermo di mente Fans-out = Fai/Fare un salto (Fans-out been out, ecc.) Fast-tree = Lett. "Fa schifo" Fee Dick = Fegato Feel = Cordicella, filo Feet = Pigione affitto (An feet cream-in-all / Un canone esorbitante) Few lean = Ragazzino Flip = Filippo (dim.: Flip-hot) Fool-and-run = Zuzzerellone Freak an do = Persona particolarmente ingenua Freezer = (Pron. Americana) briciola

Goes = Gas

Got in = (Pron. Americana) Micetto Got us = (Pron. Americana) Gattaccio

Grease = Grigio, spento Group = Nodo

Harry's pet = "Rispetto a..." He corn = Le corna Hey pence = Ci penso Home = Uomo Human tell... = Lett.: "Li abbiamo nel..." (Human cell-let /Li abbiamo sul letto; Human tell grass / Li conserviamo nel grasso)

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“Frutti di baobab” Tra i meandri dell’ Africa

Una storia scritta “a quattro mani e due cuori”, una giovane coppia di sposi in viaggio di nozze e una serie d’ istantanee sul cuore dell’Africa: sono questi i protagonisti di “Frutti di baobab”. Quando Stefania Raymondo e Joram Gabbio (insegnante nel nostro liceo), au-tori e protagonisti, finalmente sposi, hanno deciso di recarsi in Angola per il loro viaggio di nozze certo non si aspettavano che quei colori, quelle figure e quelle voci avrebbero dipinto nella loro vita un passo importante. Eppure la semplicità dei luoghi e, più di tutto, dei loro abitanti ha lasciato tracce indelebili nel loro cammino. L’ Angola è una terra povera, arida e afosa ma negli occhi dei bambini del posto che giocano a fare i leoni, nelle mani sempre all’ opera di Thiago, nelle lettere di Stefano e nella voce di Susana si riscopre una danza ricca e vivace, che avvolge e fa sentire a casa. Le immagini, man mano, prendono contorno; i

ricordi si colorano; le emo-zioni assumono sapore. Quei giorni non sono più così lontani, ma sembrano d’ una vicinanza incredibile e le fotografie scattate sussurrano, par-lano. “Gioiose, nitide, lucenti”. “Essenziali, terse, precise”. Prima seme e, poi, radici di una nuova vita da costruire in-sieme all’ ombra di quella breve ma densa avventura. I diciassette racconti che “costruiscono” il romanzo sono opera dell’ unione di una mano maschile che scrupolosa ri-porta le memorie di quelle lunghe giornate, di una mano femminile che netta ne traccia i volti e di un “Qualcuno” di

più grande che riempie l’atmosfera d’amore e di meraviglia. I paesaggi prendono finalmente vita e ci parlano di sé, si raccontano come ad un vecchio amico. Basta sfogliare le pagine ruvide di questo libro, chiudere gli occhi, immedesimarsi nel sole di Benguela. E si riscopre una terra viva, “che corre”, in tutti i sensi. No, non è un sogno. Questa è la magia dell’ Africa.

Stefania Raymondo - Joram Gabbio

frutti di baobab Stefania Raymondo - Joram Gabbio impremix edizioni visual gr afika frutti di baobab Il baobab produce frutti spugnosi e dolciastri. Ma anche frutti come questo. ISBN 978-8895816180

L’Italia: società che invecchia Lo dicono anche le statistiche: il nostro è un paese che continua ad invecchiare. Sono questi i dati che emergono dalle recenti ricerche condotte da alcuni enti specializzati nello studio della demografia. Dagli Indicatori Demo-grafici 2010, pubblicati all’ inizio del nuovo anno, si evince che sì, la popolazione italiana ha raggiunto i 60 mi-lioni e 600 residenti, ma che questo incremento non è affatto dovuto ad un aumento delle nascite, quanto piuttosto ai diversi flussi migratori. Al contrario, invece, secondo le stime dell’ Istat risultano in calo le nascite quanto i decessi. Dunque, la vicenda è allarmante: mentre la durata media della vita si allunga sempre più ( 82 anni per gli uomini, 87 per le donne), il tasso di natalità, per il terzo anno consecutivo, diminuisce vertiginosa-mente. Se la situazione continuerà a procedere in questa maniera, il Censis (Centro Studi Investimenti Sociali) afferma che, nel giro di pochi anni, gli ultra 64enni, che ora costituiscono il 20 % della popolazione, raggiunge-ranno circa il 40% e che, al giorno d’oggi, i bambini sotto i 14 anni costituiscono una fetta piuttosto esigua della popolazione, pari al 12%. Quello che, però, più stupisce è la stretta correlazione tra questo fenomeno sociale, che sta acquistando sempre maggior rilevanza, e la suddivisione tra Nord e Sud del mondo. Mentre nei Paesi del Nord del mondo, che, ap-punto, appartengono a quella categoria di Stati in cui si sta facendo particolarmente sentire la crisi economica e politica, si possono riscontrare i fenomeni sopra citati, nei cosiddetti Paesi del Sud del mondo si stanno verifican-do gli eventi opposti.

Continua a pag.20

Libri

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Bee gees Sono sicura, tutti abbiamo sentito almeno una volta nella vita il falsetto più famo-so del mondo, la disco music più celebre del secolo, che tutti almeno una volta nella vita abbiamo ascoltato i bee gees. La band era originariamente formata da tre dei quattro fratelli Gibb (il nome deri-va infatti da Brothers Gibb) Maurice, Robin e Barry, il quarto, Andy, preferì la carriera solista fino a quando nell’88 morì per un’infiammazione cardiaca. I tre più grandi hanno oggi un bagaglio formato da 40 pubblicazioni, di cui 26 album in studio, 2 live e 12 raccolte, il quinto posto in graduatoria mondiale per numero di album venduti, il record britannico di numero uno in classifica, 19 hit al primo posto negli States (solo John Lennon e Paul McCartney ne hanno di più), e 8 grammy awards di cui il super-ambito Grammy Legend Award. Per dare due dati biografici si può dire che la talentuosa famigliola visse fino al ’58 nel Regno Unito, fino a quando i pro-blemi con la giustizia dello scapestrato Barry non indussero i genitori a trasferire baracca e burattini in Australia. Qui ebbe-ro i primi successi e le prime apparizioni in televisione, fino al 1966 quando portarono l’album Spicks and Specks anche in Inghilterra. Già il loro primo cd definitivamente internazionale Bee Gees 1st (lo so, titolo molto fantasioso), anticipato da New York Mining Disaster 1941, conteneva canzoncine come Massachusettes e To Love Somebody. In Italia arriveranno solo nel 1968 col 45 giri Words. I tre tentano poi carriere soliste, ma, tornando poi comunque tutti all’ovile senza nessun successo strepitoso, preferirei non usare troppe righe della mia preziosissima pagina al riguardo. La band sforna negli anni successivi qualcosa come sei album e un live, che si piazzano abbastanza bene nelle classifiche di tutto il mondo. La svolta epocale arriva poi nel 1977 con Saturday Night Feaver, che vende più di 30 milioni di copie (occupando tutt’oggi il secondo gradino del podio tra i dischi più venduti nella storia), e si piazza in testa alle classifiche americane per 24, sì 24, settimane consecutive. Dal ’77 all’80 il panorama musicale è invaso da Bee Gees, grazie ad album strepitosi e a singoli del calibro di Tragedy e Too Much Heaven. Se il talento non è acqua, in un’intervista del 1999 Maurice candidamente dichiarerà che la band ha scritto in un pomeriggio le canzoni Tragedy, How deep is your love e Too Much heaven mentre i tre fratelli erano insieme nel cottage di campagna. I primi anni ottanta li vedono poi “solo” come autori, per cantantucoli come Barbra Streisand, Kenny Rogers e Dianne Warwick. Anche gli anni novanta si caricano di successi, e quello dell’Ariston fu, nel 1997, il primo palco in cui fu suonata Alone, che, manco a dirlo, si rivelò un successo. Nel 2003 arriva però la tragedia: Maurice Gibb si spegne a causa di complicazioni dovute a un blocco intestinale. In un primo momento Barry e Robin decidono di abbandonare la musica in memoria del fratello, ma già nel 2009 promettono un ritorno in suo onore. A noi non resta che attendere allora!

Lara

Se una cinepresa riprende un ragazzo che cammina sul marciapiede con una latta di vernice in mano e come colonna sonora si sente Staying Alive dei Bee Gees cosa vi viene subito in mente? Se non siete vissuti su Alfa Centauri fino a cinque minuti fa sicuramente la vostra testa sarà invasa dalle parole SATURDAY NIGHT FEAVER! La storia credo sia universalmente conosciuta: il giovane Tony Manero (un John Travolta con un fisico da urlo) è il ragazzo più popolare della discoteca del quartiere, anche se il suo sogno è quello di attraversare il ponte e andare a Manhattan, non essendo infatti la situazione economica delle sua famiglia del tutto idilliaca, e proprio per questo si allea con Stephanie. Le spacconerie, le mezze risse, la povertà si mescolano alla morte di un amico, portando poi il giovane Manero e la sua com-pagna alla vittoria, che però il ragazzo rifiuterà, non ritenendola meritata. Alcuni critici vedono la storia solo come un pretesto per fare ballare un fantastico John Travolta (che per la sua interpretazio-ne fu candidato all’Oscar) e fare pubblicità ai Bee Gees, altri la elevano ad amaro dramma realistico, personalmente ritengo che le cose possano essere apprezzate anche e soprattutto se non etichettate, e quindi consiglio di guardare il film sotto l’ottica musicale, quella sociale, quella comica, quella tragica, quella filantropica, quella epica, quella apostolica o come preferite non devo essere io a dirvelo. Posso dire che il film svegliò un’epoca e uno stile, diede origine a spettacoli teatrali e a un seguito, Staying Alive che vede il nostro Tony alle prese con Manhattan (con Cynthia Rodes al posto di KAren Lynn Gorney), e che a mio parere non vale co-me il primo, se non forse per la coreografia del balletto finale che è molto caruccia. Lo spazio sulla pagina immagino sia in esaurimento, non posso fare altro dunque che salutarvi, augurare a tutti buona estate e in bocca al lupo a tutti i maturandi, anche perché l’anno prossimo tocca a me. Baci

Lara 2B cl

La febbre del sabato sera

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INTERVISTA ALLA PROFESSORESSA POZZI A settembre i ragazzi e le ragazze che frequentano il corso linguistico rientreranno con una certezza: non troveranno più la professoressa Pozzi ad aspettarli per le ore di conversazio-ne in lingua inglese. Intervistatrice: Mancano pochi giorni alla fine dell'anno scolastico. L'11 giugno rap-presenterà per lei una svolta dopo tanti anni di insegnamento. Come s'immagina quella giornata, che sarà poi la sua ultima qui al Porporato? Prof.ssa Pozzi: Che domanda difficile! Dunque, da un lato sarà certamente una giornata triste, dopo tanti anni di insegnamento: da quando ho iniziato sono 42! Non ho mai avuto nessun problema con nessuno. Ho sempre avuto ottimi rapporti con i miei colleghi, quindi non ho nessun brutto ricordo da portare via con me al punto da farmi dire “meno male che vado in pensione”. Questo no! Dall'altro lato avrò davanti a me altri anni, vista la mia salute, durante i quali mi potrò dedicare a tutto ciò che non ho potuto fare prima...my hobbies: tornare in Sud Africa a ritrovare i luoghi della mia infanzia, della mia giovinezza, badare a mia nipote, fare la nonna, non a tempo pieno, ma quasi! E mi piacerebbe anche tornare a suonare il pianoforte a livello serio, visto che ho do-vuto smettere l'anno della mia maturità perché in quel periodo avrei dovuto suonare almeno 6 ore al giorno...e mi era impossibile preparare un'esame di maturità e suonare 6 ore al giorno. Quindi un'altra cosa da fare è rimettere in funzione il mio pianoforte. I: Si conosce già qualcosa della sua storia, qualche aneddoto qua e là, ma sappiamo che è una storia un po' particolare. Possiamo sapere qualcosa di più su di lei? P: La mia storia è un po' particolare, sì... Perché io sono nata in Italia. Mia mamma è rimasta vedova all'età di 26 anni, si è risposata e ha tagliato di netto con l'Italia; è partita con mio papà, diciamo così perché in fondo ero talmente piccola che per me questo uomo è stato mio papà. Quindi vita nuova, cambiamento, tutto nuovo, tutto diverso. È stata una cosa bellissima e devo dire che è grazie a questo suo coraggio di andarsene così che ho potuto fare quello che faccio, visto che sono considerata un'insegnante madrelingua, anche se il mio cogno-me è italiano. I: Infatti. Come è arrivata poi ad insegnare qui al Porporato? Perché comunque lei l'infanzia l'ha passata in Sud Africa... P: Sì l'infanzia, ma non solo, anche i teenagers, gli anni '60. Sono tornata in Italia perché mio padre si è amma-lato e ha voluto a tutti i costi venire qui. E dovevo fare qualcosa... Visto che all'età di 7 anni ho chiesto una lava-gna, vuol dire che dentro di me c'era già questa volontà di insegnare. Ho cominciato con i corsi serali, con gente molto più vecchia di me, però... Mi è subito piaciuto questo rapporto umano, dal punto di vista non solo come insegnante, ma proprio umano! I: Prima ha già detto che visto che ora avrà più tempo a disposizione, le piacerebbe tornare a vivere in Sud Africa. Che cosa le è mancato in tutti in questi anni durante i quali è stata lontana dal suo Paese? P: Non tornare a vivere, ma vedere la differenza da quegli anni dell'apartheid in cui ho vissuto io, vedere quanto è cambiato, riprendere le amicizie con persone senz'altro stupende con le quali non ho mai potuto parlare. Una volta mi è stato chiesto “se tu potessi scegliere, con chi vorresti trascorrere una giornata?”, io ho detto Nelson Mandela, proprio perché conosco la sua storia e mi piacerebbe capire questa forza interna che ha avuto. Nonostante i suoi 92 anni, ancora adesso riesce a tirare la giustizia dalla sua parte, quindi voglio anche andare a vedere questi luoghi che prima non ho potuto conoscere. I: Qual è stato l'anno più bello di tutti quelli trascorsi qui al Porporato? P: Tutti! Non posso far distinzioni. Ogni anno è stato per me un arricchimento, un imparare... Perché noi insegnamo, ma io imparo anche. Ogni persona, ogni classe ha un profilo diverso, quindi modi diversi di approccio con i ragazzi, con le classi... Tutti mi hanno dato qualcosa. Non posso dire quell'anno è stato miglio-re, questo peggiore. I: Sono belle parole. Dette da una professoressa, poi... Noi abbiamo imparato a conoscerla come un'insegnan-te sempre “sprintosa”, con tanta voglia di fare e soprattutto poco incline alle prediche lamentose. Come impegnerà il tempo libero a disposizione, oltre che a fare quasi la nonna? P: Allora, i miei hobby sono tutto ciò che ha a che fare con le mani, creatività: dipingere, fare uncinetto, cucire, potrei fare anche dei vestitini alla mia nipotina. Adesso poi mi sono buttata a fare collane, orecchini, tutti oggettini così...però non so quanto tempo durerà. Ma questo serve soprattutto per creare, per non far rilassare la mente. Soprattutto per non stare seduti in un parco, da soli. Ieri passeggiavo con mia nipote nel parco e ho visto tante persone sole, senza nessuno intorno e l'ho trovato veramente triste. Triste per quella persona sicura-mente ed è triste vedere che una persona finisca i suoi anni così, aspettando l'arrivo di Godot. Ma vedere queste persone ieri mi ha lasciato veramente triste. Allora mi sono detta “No io così mai!”. Il cervello deve funzionare sempre, fino all'ultimo momento. Sempre salute permettendo, ovviamente!

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I: Anche perché non mi sembra proprio il tipo da stare seduta su una panchina a fare nulla, quindi... In ogni caso, che cosa le man-cherà di più delle giornate trascorse con tutti noi studenti? P: La sorpresa della giornata! Tu hai in mente di entrare in una classe e di fare determinate cose e poi...c'è la sorpresa! Meno male che c'è l'imprevisto! Perché così non è noioso, non è solo program-mare le interrogazioni. E anche ciò che viene di spontaneo che rende belle le lezioni. Una cosa che ho imparato è che la differenza di età non è importante (facendo i conti con le età delle mie figlie e quelle dei miei studenti, potrei quasi essere vostra nonna!): cioè ho imparato dai ragazzi che avere tutti questi anni di differenza non vuol dire nulla. I giovani, quindicenni o sedicenni, non vanno dal

professore trentenne, ma da quello di cui si possono fidare. Alla fine di ogni anno mi faccio un resoconto con la mia mente, mi ripasso che cosa abbiamo creato e mi arriva sempre una risposta po-sitiva. Quindi, sono tranquilla. Niente angosce! I: Bene, questa era l'ultima domanda. È stata molto veloce! Ho saputo che la sua intenzione era quella di scrivere una lettera, ma se vuole aggiungere qualcosa lei adesso, prego... P: Sì approfitto di questa intervista per dire una cosa. Ho appunto trascorso 15 anni in questa scuo-la. Anni che mi hanno insegnato tante cose. Anche lì, devo ringraziare i ragazzi per prima cosa, ma anche i colleghi, che mi hanno fatto vivere questi anni serenamente. Io quando entro a scuola, arrivo qui e mi sento a casa. Sento che sono accettata, che mi ricevono bene e non sento di essere un'intrusa. Non mi sento fuori, mi sento dentro alla struttura, proprio perché anche loro mi hanno dato molto. Quindi voglio ringraziare tutti perché mi fanno veramente andar via serena. Avrò sempre questo ricordo molto bello del Porporato.

Da parte di tutti i suoi allievi un grazie per averci accompagnato fino a qui e un grande in bocca al lupo per la sua nuova “avventura” !!

Francy 4°A/L

DIAVOLI per la VITA Tangenziale Torino sud. Il bimbo coricato nel seggiolino della Opel Kadett nera ha un anno.Con lui il fratello e la madre. Un camionista dietro di loro si addormenta e li colpisce, la macchina sbanda invadendo l’altra carreggiata. Sono momenti di terrore, un incubo, uno slalom tra macchine come la pallina di un flipper. E’ finita. No. Dopo quel terribile zig-zag l’auto è un cartoccio all’esterno, ma stranamente l’interno non ha quasi un graffio: scossi ma salvi. La vita continua, il bimbo nel seggiolino cresce e scopre il calcio appassionandosene; sedienne decide che sarà il Milan la sua squadra del cuore. Perché i rossoneri sono sponsorizzati dalla O-pel, colei che, insieme al destino li salvò. Isabella C.Picotto - IV A Ginnasio

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Continua da pag. 17 La popolazione è in continuo aumento, i giovani costituiscono la maggioranza della popolazione e sono loro stessi che garantiranno un futuro alla propria patria. Basti citare, per esempio, le recenti proteste e spinte seces-sioniste avvenute in quasi tutta l’ Africa settentrionale: ben l’ 80% dei manifestanti aveva un’ età compresa tra i 20 e i 35 anni e quasi tutti gli abitanti appartenenti ad una fascia di età compresa tra i 20 e i 45 anni vi hanno aderito. E’ triste, perciò, pensare che nell’ arco di pochi anni l’Italia sarà un Paese vecchio senza possibilità di poter portare una ventata d’ innovazione e cambiamento. Tuttavia, allo stato attuale, in assenza di politiche che favo-riscano efficacemente un’ inversione di tendenza, tutte le previsioni mostrano una situazione sconcertante, di cui a pagarne le spese saremo soprattutto noi giovani, il futuro.

Selene evangelisti

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LA MIA ESPERIENZA IN AMERICA Ho sempre sognato di poter fare un anno all’estero e

finalmente il 10 Agosto 2010 quel sogno si è realizzato. Quel giorno la mia vita ha preso una diversa piega. Mi sono ritrovata in

un nuovo mondo con persone diverse e abitudini diverse. In più anche una nuova famiglia che mi ha accolto a braccia aperte. Ricordo il giorno che sono arrivata, che è stato il giorno più lungo della mia vita anche dato il fuso orario. Sono arrivata all’aeroporto e la mia host mum mi ha accolto con un foglio con scritto il mio nome, come si vede nei film, e una volta incontrate siamo arrivate alla casa e poi a cena in uno dei tipici bar americani. Mi ricordo che quel giorno non ero riuscita a mangiare tutto il cibo perché era troppo. All’inizio a dire la verità ero anche un po’ disorientata, ma in pochi giorni tutta la paura è volata via. Dopo pochi giorni, il 13 di Agosto sono andata alla scuola per partecipare all’orientation per i nuovi studenti e ho anche fatto la scelta delle mie ma-

terie: adoro poter prendere i corsi che mi piacciono. Ho deciso di prendere corsi utili alla scuola in Italia, corsi che mi piacevano e qualcuno lo hanno pure scelto loro,e sono riuscita a trovare una combinazione perfetta: biologia, diritto americano, psicologia, inglese, francese, matematica, outdoor adventure (una classe di educazione fisica nella quale si fanno un sacco di diverse attività, dalla foto al primo soccorso, dalla palestra di roccia al pescare, al fare aquiloni etc), e il mio corso favorito, giornalismo. Ecco cosa adoro della scuola americana, il poter scegliere i propri corsi e avere corsi a volte inusuali; poi adoro l’avere l’armadietto, dove poter lasciare tutte le mie cose, adoro i professori che non sembrano tali, ma degli amici un po’ cresciuti che ti mettono i voti, e adoro il poter avere una mensa dove poter mangiare senza dover spendere troppo. La scuola americana poi ti coinvolge, tra i vari club, assemblee e attività etra scolastiche come i balli. La scuola qui è il centro della vita dei giovani, in quanto soprattutto qui do-ve sono capitata – nel mezzo del vasto deserto- non c’è molto da fare. Ma qui dai 14 anni hanno tutti la patente il che rende più facile gli spostamenti in altre città o anche solo in città. Nel tempo passato qua, che sembra sempre passare troppo in fretta, ho poi fatto tra amici, famiglia, scuola e chiesa tante nuove attività come rafting, paintball, sci di fondo, andata sui go karts , i balli scolastici, giocato a tennis e poi sono andata a una quinciniera messicana, ho visto le danze basche, ballato musica country. Ho fatto tante diverse e cose e ognuna di queste esperienze sarà sempre un bellissimo ricordo. Ogni singola esperienza mi ha fatto crescere in modo diverso e a contribuito a quello che sono ora: quando tornerò, sarò diversa da come sono partita. Sarà difficilissimo lasciare questo posto che è stato la mia casa in questo anno, e mi mancheranno cose come avere il super-mercato aperto ogni ora del giorno e della notte tutti i giorni della settimana, l’avere diversi compagni per ogni classe, la varietà culturale presente (messicani, spagnoli, inglesi, asiatici …),il dover prendere i pulmini gialli, il poter avere accesso alla base militare ( il mio host dad era un militare, e questa è un città militare), l’avere negozi dove costa tutto un dollaro, e ovviamente le persone. Prima o poi voglio tornarci, non solo per i ricordi, ma perché in fondo adesso un po’ mi sento americana. Sono contenta di non aver mai mollato il sogno di partire, nonostante all’inizio i mie genitori non volevano, e una cosa che ho imparato è che se qualcosa lo vuoi davvero, non importa quanto difficile sia la salita ma la vista dalla cima è qualcosa di splendido.

Alessia Martino

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Lettere alla redazione

Continua da pag 2 Insieme al ciano ed al magenta, il giallo è uno dei colori primari sottrattivi, mentre la sua lunghezza d’onda è compresa tra i 565 e i 590 nanometri. Nella nostra quotidianità questo colore ha assunto molteplici significati tra cui il romanzo giallo di cui un esempio palese può essere Agatha Christie, oppure nella nostra lingua l’espressione “E’ un giallo” indica il mistero di un determinato evento ed, infine, se pensiamo al codice stradale questo colore denota un pericolo a cui il conducente di un veicolo (od il passante) deve porre particolare attenzione. Nell’antica Grecia veniva impiegato per le tonache dei matti, per distinguerli più facilmente dalle persone comuni, cosa ripresa successivamente (nella seconda guerra mondiale) con la stella di David, anch’essa gialla, dandoci così possibilità di riflettere sulla capacità dell’uomo di rendere oggetti o situazioni apparentemente innocue, pericolose e dannose. Secondo il Professor Ruggero Sicurelli il colore ha un ruolo fondamentale nella psicologia soprattutto per le sue sfumature ed associazioni, tesi che sostiene con i numerosi modi di dire presenti nella nostra lingua come l’essere “sbiancato” o “arrossito”, effetti che denotano due comportamenti differenti del soggetto preso in esame. Dunque il colore non è semplicemente una caratteristica di un oggetto, ma è un modo di essere, di intendere la vita e di vivere (per quel poco) liberi dagli schemi come dei fanciulli, nella concezione di Matisse: “ Il colore soprattutto, forse ancor più del disegno, è una liberazione.”

Serravalle Francesca 5°B-Linguistico

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